n. 45 - agosto 2009 Indice 1. CAPITOLO GENERALE OFM 3 “Verbum Domini nuntiantes in universo mundo” - Assisi 2009 1.1 Con autenticità e aperti al futuro 3 Frati Minori missionari nel mondo con il cuore rivolto al Signore dalla Relazione del Ministro Generale fr. J.R. Carballo ofm 1.2 Messaggio ai Ministri dell’economia del G8 1.3 Incontro di preghiera con le sorelle del Protomonastero S. Chiara - Saluto di Madre Chiara Damiana Tiberio osc - Saluto di fr. Juan Zuriarrain Urretabizkaia Telesforo ofm - Riflessione di sr. Maria Daniela Rolleri osc - Riflessione di fr. Michael Anthony Perry ofm 9 11 12 13 15 18 2. DALL’UFFICIO PRO MONIALIBUS 2.1 Il CTC ha compiuto 22 anni 22 22 Ripercorriamone insieme la storia e proseguiamo il cammino - la Redazione 3. ARTICOLI 3.1 Francesco d’Assisi patrono dell’ecologia fr. Bienvenido Baisas, ofm – Sri Lanka 3.2 Uno studio approfondito delle caratteristiche letterarie della Quarta Lettera di S. Chiara a S. Agnese di Praga fr. Fan Lawrence Gangzhen, ofm – Cina 26 26 4. NOTIZIE 4.1 Convegno dell’Ordine dell’Immacolata Concezione Toledo (Spagna) 4.2 Incontro delle Presidenti delle Federazioni delle Clarisse d’Italia – Assisi 4.3 Assemblea della Federazione S. Chiara – Regno Unito 4.4 Seminario ad Assisi: “Creazione nel cuore della missione” 47 47 36 53 55 57 1 cTc - comunione e comunicazione PRO-MANUSCRIPTO Monastero S. Chiara - Cortona (Ar) Italia 2 1. 1.1 Con autenticità e aperti al futuro Frati Minori missionari nel mondo con il cuore rivolto al Signore dalla Relazione al Capitolo 2009 del Ministro Generale fr. José R. Carballo ofm INTRODUZIONE 7. […] Vi invito, cari Fratelli, ad avere un triplice sguardo sulla nostra vita e missione. Uno sguardo riconoscente, perché c’è molto bene da raccontarci e da dire al mondo. Uno sguardo critico, perché c’è molto da migliorare. Uno sguardo pieno di speranza, perché siamo comunque chiamati a sognare e, per la fede, i motivi per un tale sguardo non mancano. In questo contesto, vi esorto a cantare alla vita, perché la riconosciamo come un grande dono di Dio. Al compiersi di questi 800 anni dall’approvazione della nostra forma di vita e, con essa, della fondazione dell’Ordine, desideriamo celebrare il dono della vita da Frati Minori, la vocazione a cui, per pura grazia, siamo stati chiamati. In questo canto ci sono note melodiose e stonate, nella nostra vita ci sono luci e ombre, c’è grazia e peccato. Per le luci e la grazia, di oggi e di ieri, intoniamo il nostro magnificat all’«altissimo, onnipotente, bon Signore». Per le ombre e il peccato, di oggi e di questi 800 anni di storia della Fraternità universale, umili e fiduciosi, chiediamo perdono al Padre delle misericordie. [...] UNA FRATERNITÀ CHE È E SI MANIFESTA COME FAMIGLIA 139. Facendoci eco della confessione grata di Francesco al 3 cTc - comunione e comunicazione termine della sua vita (cf. Test 14), anche noi sentiamo la gioia e il dovere di confessare: il Signore ci diede dei Fratelli e delle Sorelle. Sì, il Signore ci ha dato la grazia di seguirlo in seno ad una famiglia, la Famiglia Francescana, formata da fratelli e sorelle che, con noi Frati Minori, fanno tesoro dell’esperienza spirituale di Francesco e Chiara. Con loro condividiamo lo stesso carisma, quello francescano, e la stessa missione, quella di testimoniare con le parole e le opere «che non c’è nessun onnipotente eccetto Lui» (LOrd 9), anche se il modo e la forma di questa testimonianza possono essere diverse. Unità nella reciprocità, perché abbiamo bisogno gli uni degli altri; unità nelle differenze che si integrano e completano; unità nella diversità, che è ricchezza carismatica. Tutto questo è ciò che caratterizza la nostra identità come famiglia, come Famiglia Francescana. In quanto tale, siamo chiamati a vivere e ad esprimere una spiritualità di comunione, perché il carisma che abbiamo abbracciato nasce nella comunione, nella condivisione e nella partecipazione. […] La relazione con le Sorelle Clarisse 143. La relazione dell’OFM con le Sorelle Clarisse (= OSC) è stato un tema che personalmente ho cercato di potenziare il più possibile. In questo sforzo mi sono sempre sentito molto appoggiato da tutto il Definitorio e dall’Ufficio Pro Monialibus della nostra Curia. Tra gli strumenti usati per incrementare questo rapporto ne ho privilegiati soprattutto due: una lettera che ho scritto ogni anno alle Sorelle in occasione della festa di santa Chiara; l’incontro con le Federazioni e, a volte, con i singoli Monasteri, durante le mie visite alle Entità OFM in cui vi è la presenza delle Sorelle. I temi più affrontati nei miei incontri con le Sorelle e nelle lettere che ho loro indirizzato sono stati: la relazione fraterna tra OFM e OSC e gli aspetti concreti dell’identità carismatica delle Sorelle Clarisse, in 4 cTc - comunione e comunicazione particolare il tema della contemplazione e della vita fraterna. Ho anche insistito molto sulla formazione iniziale e permanente. Nel mio servizio di animazione all’Ordine mi sono sempre sentito sostenuto dalla preghiera delle Sorelle e nelle mie visite ai Monasteri e alle Federazioni mi sono sentito molto ben accolto in ogni momento. D’altra parte mi consta che le mie lettere sono state frequentemente utilizzate come materiale di formazione permanente in molti Monasteri e Federazioni e che le Sorelle hanno seguito molto da vicino il cammino dell’Ordine in questi anni, soprattutto il progetto La grazia delle origini. Dalla mia esperienza posso affermare che le Sorelle si sentono molto unite spiritualmente a noi e che ci amano come veri fratelli. Oltre ai vari servizi di amministrazione e animazione offerti dall’Ufficio Pro Monialibus della nostra Curia – presentazione di pratiche riguardanti la vita dei Monasteri e delle Federazioni alla Congregazione degli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, visite ai vari Monasteri e alle Federazioni, lettere, materiale formativo… – l’attività più importante di questo sessennio in rapporto alle Sorelle Clarisse è stato il I Congresso Internazionale delle Presidenti OSC, celebrato ad Assisi dal 26 gennaio al 6 febbraio 2008, voluto dal nostro Definitorio generale, convocato dal Ministro generale e organizzato da una Commissione internazionale sotto il coordinamento dell’Ufficio Pro Monialibus. Il Congresso è stato un incontro che si può ben considerare storico, dato che è il primo di questo tipo che si celebra nella storia otto centenaria dei nostri Ordini. Vi hanno partecipato tutte le Presidenti delle Federazioni (in tutto 54) e alcune Sorelle invitate. Vi hanno partecipato anche i membri del Definitorio generale. L’incontro è stato veramente fraterno, di riflessione e di formazione per tutti coloro che vi hanno partecipato. Sono convinto che grazie a questo incontro, valutato da tutti e tutte le partecipanti come molto positivo, i rapporti tra OFM e OSC si sono molto rafforzati. 5 cTc - comunione e comunicazione La relazione con l’Ordine delle Concezioniste francescane 144. La Provvidenza volle che l’Ordine dell’Immacolata Concezione di Santa Beatrice da Silva (= OIC) o Concezioniste francescane di vita contemplativa facessero, fin dalle origini, un cammino di comunione fraterna con il nostro Ordine. Un cammino fatto di rispetto nella diversità (non sono del Secondo Ordine) e di profonda unità in Maria Immacolata, come riconosciuto dalle loro Costituzioni. Con loro, come con le Clarisse, ho cercato di favorire una vera relazione fraterna. Per questo mi sono servito di una lettera che ho indirizzato loro ogni anno per la festa di Santa Beatrice da Silva e degli incontri fraterni con le Federazioni durante le visite alle nostre Entità. Anche in loro ho trovato un grande appoggio spirituale nel mio ministero a favore dei Frati e ho anche potuto aver prova in diverse occasioni del grande amore che hanno per noi e di quanto hanno sofferto per restare unite al nostro Ordine. Anche qui, oltre ai vari servizi che l’Ufficio Pro Monialibus svolge in loro favore, l’attività più importante realizzata con loro in questo sessennio è stato il I Congresso Internazionale delle Presidenti OIC, voluto dal nostro Definitorio generale, convocato dal Ministro generale e organizzato da una Commissione congiunta di Frati e di Suore. Il Congresso si è svolto a Toledo (Spagna), nella Casa Madre delle Concezioniste Francescane e vi hanno partecipato, oltre a tutte le Presidenti, 12 in tutto, una Delegata per ogni Federazione. Insieme al Ministro generale hanno partecipato anche alcuni membri del Definitorio generale e alcuni Assistenti. I temi trattati riguardavano la vita delle Sorelle: rapporti con l’OFM, contemplazione, formazione iniziale e permanente, vita fraterna, ruolo delle Federazioni… la valutazione è stata molto positiva. [...] È TEMPO DI SOGNARE 277. Il peggio che possa succedere ad una persona è di 6 cTc - comunione e comunicazione smettere di sognare. Significa che ha perso la capacità di creare futuro, che rinuncia a vivere il presente con passione, che, in definitiva, la morte si avvicina a passi da gigante. Per questo voglio sognare e voglio pensare che tutti i Frati desiderino sognare, perché desideriamo vivere e creare futuro. Per questo vi invito a sognare con me. Quando si sogna da soli, il sogno può restare pura utopia, ma quando due sognano insieme, il sogno ha la possibilità di convertirsi in realtà. E se invece di essere due a sognare, fossero circa 16.000? Vi invito, cari Fratelli, a condividere alcuni sogni che, grazie a Dio, non sono solo miei. Sogno una vita francescana più contemplativa in cui noi Frati ci muoviamo con passione, aperti al soffio dello Spirito. Una vita radicata nell’incontro pieno di stupore ed entusiasmo con Gesù Cristo che ci chiama a seguirlo con tutto il cuore, a tempo pieno e giocandoci tutto. Sogno una vita francescana che si converta in grido profetico dell’assoluto di Dio, in un mondo in cui si moltiplicano gli idoli e la fede si diluisce o si svia. Sogno una vita francescana che viva permanentemente sotto l’azione dello Spirito e sia fedele alle proprie ispirazioni. Sarà una vita francescana capace di esplorare nuove vie del Vangelo, aprendo nuove presenze là dove Egli suggerisce. Sogno una vita francescana in cui la passività, la paura, il sistemarsi e il conformismo, per quanto mascherati dalla logica e dalla prudenza, cedano il passo all’audacia e alla creatività evangelica, segni della presenza dello Spirito in noi. Sogno una vita francescana che, seguendo la forma di vita che ci ha lasciato Francesco, sia capace di cogliere le disumanizzazioni del nostro tempo ed abbia il coraggio di andare alla periferia, alle frontiere, verso i chiostri inumani, là dove nessuno vuole andare, per abbracciare i lebbrosi e presentarli al Dio amore. 7 cTc - comunione e comunicazione Sogno una vita francescana profetica che, da una profonda identificazione con Cristo, si converta in passione ed esperienza fondante di vita, senta l’urgenza di annunciare il volto misericordioso di Dio, la fraternità, la riconciliazione, la pace e la solidarietà. Sogno una vita francescana che si converta in memoria testimoniale della tenerezza del nostro Dio e della forza del suo Spirito. Sogno una vita francescana samaritana, in un mondo di gente abbandonata lungo la strada, ferita, mezzo morta, violentata, insicura. Sogno una vita francescana dedita alla missione, inserita e inculturata, frutto di molta contemplazione, di un esigente distacco e di un grande amore alla gente, perché solo così potrà generare una cultura di vita e della civiltà dell’amore. Sogno una vita francescana che sia profezia di fraternità che interpella tutti e che, in mezzo ad un mondo lacerato da rivalità e violenze di ogni tipo, offra spazi di incontro, di accoglienza, di gratuità, di festa, di condivisione serena e gioiosa. Una vita francescana che sia memoria che provoca il desiderio vitale presente nel cuore di ogni persona, fatta per vivere con gli altri e non ai margini degli altri. Sogno una vita francescana in cui la povertà non genera tante discussioni ma è una realtà del cuore che genera gioia; in cui l’obbedienza non si vive come lotta e rassegnazione, ma come un’appassionata ricerca di dialogo e di discernimento del volere di Dio; dove la castità e il celibato siano vissuti con cuore aperto a tutti e distaccato e, perciò, gioioso. Sogno una vita francescana dotata di lucidità, capace di guardare lontano, per vedere quello che gli altri non vedono, piena di immaginazione e coraggio, capace di impegnarsi nella ricerca di forme alternative di vita. Sogno una vita francescana che, sullo stile di Francesco, ami con fedeltà creativa la Chiesa e sia essenzialmente pasquale: 8 cTc - comunione e comunicazione segno, simbolo, parabola e profezia del Regno. Sogno una vita francescana che sappia spogliarsi di tutto quello che le impedisce di camminare nella direzione segnata da Francesco 800 anni fa. Sogno una vita francescana capace di creare otri nuovi per un vino nuovo, che sappia dare risposte nuove alle sfide nuove, che scelga strutture nuove, capaci di veicolare vita e vita in abbondanza. Sogno una vita francescana che avanzi, con un bagaglio leggero, verso il futuro, seguendo il Signore della storia, con il fuoco della passione che arde dentro, sapendo che Lui può fare oggi grandi cose con gli umili di cuore, come le fece 800 anni fa con Francesco e Chiara d’Assisi. Il profeta annunciò che sarebbero arrivati giorni in cui i giovani avrebbero suonato e gli anziani profetizzato. E se questi giorni fossero già arrivati? 1.2 Messaggio ai Ministri dell’economia del G8 Noi Francescani, Frati Minori (Governo dell’Ordine, Ministri e Custodi), riuniti in Assisi per il 187° Capitolo generale in questo anno 2009, VIII centenario della fondazione del nostro Ordine, e provenienti da 110 Paesi del mondo in rappresentanza di 15.000 frati che condividono direttamente e concretamente le sorti dei nostri popoli, desideriamo inviare a Voi, Ministri dell’economia del G8, il saluto francescano di “pace e bene!” e un nostro fraterno, accorato messaggio. Testimoniamo, nella nostra società, il non sufficiente riconoscimento di alcuni inalienabili diritti della persona umana a livello economico, sociale, culturale, civile e 9 cTc - comunione e comunicazione politico, tra i quali il diritto alla vita in ogni suo momento, alla libertà nelle sue molteplici manifestazioni, al lavoro e allo studio, i diritti della donna e dei bambini, senza trascurare il problema cruciale della disoccupazione e della mancanza di sostegno alle famiglie in difficoltà. Constatiamo con crescente inquietudine come la globalizzazione, retta dalle pure leggi di mercato, porti come conseguenze: l’attribuzione di un valore assoluto all’economia, la disoccupazione, la diminuzione e il deterioramento dei servizi pubblici, la distruzione dell’ambiente e della natura, la produzione e la vendita indiscriminata delle armi, l’aumento delle differenze tra ricchi e poveri, la concorrenza ingiusta che pone le nazioni povere in una situazione di inferiorità sempre più evidente, costringendo milioni di persone ad una disperata emigrazione dai propri territori. Per superare la crisi economica, noi crediamo nell’impegno per trasformare l’attuale stile di vita attraverso una sobrietà più responsabile, la condivisione come alternativa alla competizione, il rispetto dell’ambiente e la nonviolenza attiva. Alla luce di quanto sopra proponiamo che i governi: • programmino una economia che rappresenti un cambio di paradigma, il passaggio, cioè, da un modello di economia di libero mercato a un modello di economia della sostenibilità, che dia il primato alla dimensione sociale e ambientale su quella prettamente economica e che garantisca i bisogni fondamentali a tutti con il contributo di tutti; • favoriscano politiche produttive che evitino produzioni inquinanti; • attuino politiche energetiche basate su energie rinnovabili rispettando gli ecosistemi; • mantengano gli impegni già solennemente presi relativamente allo stanziamento dello 0,7% del PIL per il raggiungimento degli otto obiettivi di sviluppo del millennio. 10 cTc - comunione e comunicazione Seguendo l’insegnamento di Francesco d’Assisi, patrono dell’ecologia, conosciuto in tutto il mondo quale testimone di pace e di fraternità, sollecitiamo di porre al centro la persona umana in tutte le sue dimensioni, chiedendo che venga promosso ulteriormente: • il rispetto della dignità e della uguaglianza della persona umana, con l’impegno conseguente della costruzione del bene comune e della destinazione universale dei beni; • un rinnovato sforzo verso uno sviluppo sostenibile che garantisca la realizzazione dei bisogni delle attuali generazioni senza compromettere possibilità e soddisfazioni alle future; • una crescita economica coniugata con la salvaguardia ambientale e la distribuzione dei benefici tra tutti i paesi. Per questo chiediamo che con sollecitudine Vi possiate adoperare per soddisfare nel miglior modo possibile le attese e i bisogni dell’uomo d’oggi. Come Frati Minori Vi assicuriamo tutto il nostro appoggio per questo cammino e Vi salutiamo con le parole di Francesco d’Assisi, fondatore del nostro Ordine: “Il Signore Vi doni la sua pace!” Assisi, 12.06.2009 1.3 Incontro di preghiera con le sorelle del Protomonastero S. Chiara La sera del 16 giugno il Ministro Generale e i fratelli riuniti in Capitolo si sono recati alla Basilica di S. Chiara in Assisi per un momento di preghiera con le sorelle Clarisse. La celebrazione clariana, presieduta da fr. Michael Anthony Perry, nuovo Vicario Generale ofm, ha voluto esprimere la profonda unità spirituale e carismatica tra il Primo e Secondo Ordine. 11 cTc - comunione e comunicazione SALUTO DI MADRE CHIARA DAMIANA TIBERIO OSC Carissimo Padre Generale, carissimo Padre Vicario e carissimi Confratelli, il Signore vi dia pace! È con gioia grande che viviamo assieme a voi questo momento di preghiera, quasi al termine dell’intenso itinerario del vostro Capitolo Generale. Mi sembra tanto significativo che questo incontro orante tra i figli di Francesco e le Sorelle Povere di S. Chiara, tra la ricchezza e complementarietà carismatica del I e II Ordine, si compia qui ai piedi del Crocifisso di San Damiano. Sappiamo bene che cosa significhi, a livello spirituale ed esistenziale, questo Crocifisso per i nostri Santi: è la sorgente limpida ed ispirazionale del loro procedere sulle vie del Signore, del loro radicalismo nell’incarnare la Forma del Santo Vangelo, del loro rimotivarsi nella scelta dell’Altissima Povertà. Anche voi vi fermate davanti a Lui con le numerose prospettive scaturite dall’evento capitolare, di rinnovato impegno nella sequela Christi, di ascolto della sua Parola nel primato della vita interiore, di purificazione e rinnovamento per una testimonianza evangelico-francescana ancora più efficace, di richiesta di luce e di grazia per le nuove guide dell’Ordine. Anche noi Clarisse ci fermiamo con un sincero desiderio di adesione al nostro carisma, in questo primo anno dell’itinerario verso l’VIII Centenario della Fondazione del nostro Ordine, anno che ha come tema la vocazione. Davanti al Cristo Crocifisso e Risorto di San Damiano i nostri Santi ci rimandano al centro pulsante della nostra vocazione francescano-clariana, a quel mistero di conformità che lo Spirito ha operato in loro scolpendo nella loro anima e nel loro corpo i tratti del Vangelo vivo, tanto da fare di Francesco un “alter Christus” e di Chiara un’“altera Maria”. L’ascolto – il discernimento – la missione, che sono i tre momenti della nostra preghiera della sera, hanno come scopo non tanto quello di proporci un mandato esterno, ma di calarci nel segreto di conformazione contemplativa al 12 cTc - comunione e comunicazione Signore Gesù e alla sua Madre Poverella. Come ci ricordava il Santo Padre Benedetto XVI nella sua visita ad Assisi il 17 giugno 2007: «Nella disputa sul modo retto di vedere e di vivere il Vangelo, alla fine, non decidono gli argomenti del nostro pensiero; decide la realtà della vita, la comunione vissuta e sofferta con Gesù, non solo nelle idee o nelle parole, ma fin nel profondo dell’esistenza, coinvolgendo anche il corpo, la carne». Come tutto ciò è divenuto eloquente realtà nel corpo stimmatizzato del Padre san Francesco, nel corpo della Madre santa Chiara radicalmente donato nell’esperienza claustrale a San Damiano! Siano loro a intercedere per noi, in quest’ora di grazia, quella santa operazione dello Spirito che ci renda, davvero, persone consacrate in cui risplenda la bellezza e bontà del volto di Cristo! SALUTO DI FR. JUAN ZURIARRAIN URRETABIZKAIA TELESFORO OFM Care Sorelle Clarisse, cari Fratelli: pace a tutti voi! Ottocento anni fa, qui in Assisi, Francesco e Chiara si incontravano per cercare insieme e discernere la volontà del Signore; si cercavano reciprocamente per scoprire con maggior chiarezza le vie del Signore e così mettere in pratica “il suo santo e verace comandamento” in obbedienza d’amore. Anche noi, Fratelli minori riuniti a Capitolo, questa sera veniamo da voi, Sorelle di Chiara e di Francesco, Sorelle anche nostre, per riconoscere insieme a voi e per celebrare insieme la nostra vocazione. La nostra forma di vita è certamente diversa dalla vostra, ma la vocazione a cui siamo stati chiamati è sostanzialmente la stessa: seguire le orme del Signore nostro Gesù Cristo. 13 cTc - comunione e comunicazione Abbiamo in comune l’identico tesoro: il Signore Gesù, che ci ha amato e ha dato se stesso per noi; siamo impegnati nella stessa missione: testimoniare e costruire il Regno di Dio. Voi attraverso la rinuncia all’attività esterna, dirigendovi direttamente al cuore di Gesù sommamente amato, unico Mediatore, affidando a Lui l’efficacia evangelizzatrice, proclamando con la vostra stessa vita che una sola cosa è necessaria: vivere nello spirito di orazione e devozione con il cuore rivolto costantemente a Lui, aspettando tutto da Lui solo. A noi è invece chiesto di andare per tutto il mondo ad annunciare e a guarire, ma prima di tutto ci viene chiesto di avere lo Spirito del Signore e la sua santa operazione. In questo Capitolo stiamo scoprendo una volta di più che la nostra attività evangelizzatrice deve essere radicata nello spirito di orazione e devozione. È la stessa cosa che impariamo da voi ogni volta che veniamo ad incontrarvi come Fratelli in questo Monastero o nei tantissimi altri luoghi clariani dei nostri Paesi. Per noi e per tutta la Chiesa voi siete memoria permanente del fatto che se il sale perde sapore non può più servire a nulla. Grazie, Sorelle, per il vostro contributo così essenziale! La lettura che abbiamo ascoltato (1 Cel 9,22) è la stessa che ci è stata rivolta una settimana fa, in occasione del rinnovo della nostra professione, sulla Tomba di san Francesco. Allora ci aveva interpellato con forza; oggi torna a risuonare e a provocarci con identica intensità. Perché? Perché Francesco riesce a trasmettere sino a noi l’originale messaggio evangelico: per annunciare il Vangelo è necessario mettersi alla sequela; per annunziare il Vangelo è necessario ogni giorno diventare discepoli di Gesù; . per annunciare il Vangelo è necessario essere chiamati dall’Amore e impegnarsi perché l’Amore sia amato. E tutto questo comporta il diventare simili a Gesù. 14 cTc - comunione e comunicazione Allora anche noi potremo esclamare con gioia e slancio di innamorato: ”Questo voglio, questo chiedo, questo bramo di fare con tutto il cuore!”. RIFLESSIONE DI SR. MARIA DANIELA ROLLERI OSC IL DISCERNIMENTO Lo Spirito della verità con la sua azione umile e paziente di guidare ogni generazione alla verità, con la sua incessante arte di accendere dialoghi interiori, di risvegliare la Parola dentro la storia, agisca così in questo momento di preghiera, inserito nella grazia del vostro Capitolo di Pentecoste. Sia Lui stesso a consegnarci questo frammento di verità del cuore di Francesco, custodito nel brano di Bonaventura che ci ha introdotto nella parte dedicata al discernimento. Nel racconto precedente del Celano (1 Cel 9,22) abbiamo colto Francesco nella sua ricerca iniziale che, attraverso l’ascolto della Parola e la concretezza della sua fede ecclesiale, assume i tratti affascinanti di una gioiosa e creativa determinazione, di una immediata e radicale sintonia con la volontà di Dio. L’orecchio del cuore, la memoria, la volontà, tutto della sua persona viene coinvolto nell’incontro con il Signore. Non meno affascinante è questa altra pagina delle Fonti (LegM 12), che continua a testimoniarci il suo costante atteggiamento di ricerca, di coinvolgimento, la libertà d’imparare per tutta la vita, in ogni età e stagione, da ogni persona, dalla propria comunità, dai fratelli e sorelle, dalle cose ordinarie e straordinarie, dalla preghiera come dalla fatica apostolica, nella gioia e nella sofferenza… (cf RdC 15). La sua filosofia suprema, il suo supremo desiderio è un’esigenza che appartiene alla natura stessa della vita consacrata, come ci ricorda nel contesto della formazione permanente 15 cTc - comunione e comunicazione l’istruzione “Ripartire da Cristo”. La Leggenda Maggiore, al di là del progetto redazionale del suo autore e riprendendo le stesse espressioni di Tommaso da Celano, ci tratteggia Francesco dentro il respiro di questa apertura formativa e contemplativa, dentro questa esperienza di alterità. Ed ecco come lui accoglie questa stagione, in cui il volere, la risposta di Dio emerge nel suo cuore come tormentosa questione. L’esistenza di Francesco, la sua libertà, la sua relazione con il Signore e con i fratelli sembrano esigere una nuova disponibilità, un passaggio pasquale: “Padre… non sia fatta la mia, ma la tua volontà” (Lc 22, 42). Gesù stesso in quel momento storico della sua Passione ha avuto bisogno della presenza dei suoi, avrebbe desiderato che vegliassero con Lui nella preghiera e un angelo dal cielo lo ha infine confortato. Anche Francesco non si è chiuso nella sua lotta interiore e ciò che poteva apparire come momento riduttivo della sua esperienza di Dio si è trasformato in un momento di espansione, di vita risorta nella gioia della comunione. Un autore del nostro tempo definisce il discernimento come “l’arte della vita spirituale in cui io comprendo come Dio si comunica a me”, grazie alla “pasqua di Cristo che riapre la comunicazione tra Dio e l’uomo e tra l’uomo e Dio”; per questo “le realtà in me, nel creato, nelle persone attorno a me, nella storia mia personale e in quella più generale smettono di essere mute per cominciare a comunicarmi l’amore di Dio” e ancora “riesco ad evitare l’inganno, l’illusione, e a decifrare e leggere la realtà in modo vero, vincendo i miraggi che esse possono presentare per me”. È bello vedere in particolare come Francesco percepisca che Chiara e le sorelle non sono mute per lui, possono riaprire la comunicazione tra lui e la Parola che si fa carne dentro la storia, dentro la realtà del suo oggi, possono aiutarlo a fare memoria del suo “Questo voglio..!” e rinvigorire la sua corsa, libera da ogni illusione. Nel vostro affacciarvi di questa sera dal grande chiostro del mondo sul chiostro della nostra interiorità di Sorelle Povere, avete scelto un brano che narra un episodio significativo di 16 cTc - comunione e comunicazione comunione, di aiuto e stima vicendevole tra Francesco e Chiara, che narra la verità e bellezza dell’uno e dell’altra. Un testo del Magistero di Giovanni Paolo II può gettare un’ampia luce sul mistero di relazionalità dei nostri santi e dei loro primi compagni e compagne, così come può essere donato di viverlo anche a noi oggi: “… nel paradigma biblico della donna, viene iscritta, dall’inizio sino al termine della storia, la lotta contro il male e il Maligno. Questa è anche la lotta per l’uomo, per il suo vero bene, per la sua salvezza. La Bibbia non vuole dirci che proprio nella «donna», Eva Maria, la storia registra una drammatica lotta per ogni uomo, la lotta per il suo fondamentale «si» o «no» a Dio e al suo eterno disegno sull’uomo?… La forza morale della donna, la sua forza spirituale si unisce con la consapevolezza che Dio le affida in un modo speciale l’uomo, l’essere umano. Naturalmente, Dio affida ogni uomo a tutti e a ciascuno. Tuttavia questo affidamento riguarda in modo speciale la donna – proprio a motivo della sua femminilità – ed esso decide in particolare della sua vocazione” (MD 30). Francesco si è affidato a Chiara e alle sorelle, forte e consapevole lui stesso di questo affidamento, dono di Dio. Lui, continua ad essere mediatore della luce di Dio nel cuore di Chiara, dell’ispirazione divina dentro la vita e la femminilità delle sorelle. Lui, che ha promesso loro cura e sollecitudine, sa affidarsi. Lui, donato come piantatore, nutre e coltiva la sua pianticella, provocandola a un autentico dono di sé, alla restituzione del talento moltiplicato, alla consapevolezza del dono grande della vocazione. Un ultimo testo vicino ai nostri giorni, tratto dal documento “Il servizio dell’autorità e l’obbedienza”, evidenzia non solo l’attualità dei nostri santi, ma questa loro dinamica di discernimento, vissuta nella reciprocità e complementarietà: “… il discernimento è momento tra i più alti della fraternità consacrata, ove risaltano con particolare chiarezza la centralità di Dio quale fine ultimo della ricerca di tutti, come la responsabilità e l’apporto di ognuno nel cammino di tutti 17 cTc - comunione e comunicazione verso la verità… una comunità non può essere in stato di discernimento continuo. Dopo il tempo del discernimento c’è il tempo dell’obbedienza… entrambi sono tempi in cui è necessario vivere con spirito obbediente” (n. 20 e. f.). Quante volte Chiara ha obbedito a Francesco, certa che le sue parole vive e scritte e ancor più l’esempio della sua vita, tracciavano per lei e le sorelle la via privilegiata del Figlio di Dio, obbedienza che rilanciava Francesco stesso nella sua responsabilità e illuminava l’altezza della loro fraternità di frati e donne poverelle guidati da un solo e medesimo spirito. Discernimento e obbedienza sono davvero due realtà che si richiamano vicendevolmente, sono la motivazione, l’oggetto e l’obiettivo della filosofia suprema, del supremo desiderio della vita di Francesco, della via e del servizio intrapresi per piacere a Dio. Lui impara giorno dopo giorno che l’Altissimo, glorioso Dio illumina le tenebre del suo cuore attraverso gli eventi, le persone, l’intera Creazione, ma chiede una risposta altrettanto concreta, visibile. Per questo lo Spirito di verità in lui - e oggi anche in noi - continua a pregare: damme fede dritta, speranza certa e caritade perfetta, senno e cognoscemento, Signore, che faccia lo tuo santo e verace comandamento. Amen. RIFLESSIONE DI FR. MICHAEL ANTHONY PERRY OFM Quando ascolto la lettura del capitolo XVI della Regula non bullata di san Francesco mi vengono in mente tre parole; le stesse parole mi vengono in mente quando sento il brano della I Celano (IX, 22: FF 356) sull’ascoltare il Vangelo e quello della Legenda Maior XII (FF 1203 ss), che riguarda il “discernimento”; le tre parole sono: Vangelo dell’Incontro. Nel terzo capitolo dell’evangelista Giovanni veniamo rimandati ad uno dei significati fondamentali della parola Vangelo, attraverso la solenne e inequivocabile affermazione: Dio ha tanto amato il mondo… Benedetto XVI 18 cTc - comunione e comunicazione ha colto molti di sorpresa, scegliendo queste parole come tema centrale della sua prima lettera pastorale. Non c’è dubbio che questo stesso tema sia stato centrale nella vita di Francesco, che ha intimamente vissuto la sua esperienza dell’amore di Dio all’interno del suo personale itinerarium, sino ad includere l’abbracciare il (e anche l’essere abbracciato dal) lebbroso. Questa esperienza sconvolgente nella vita di Francesco lo ha reso capace di riconoscere sempre più chiaramente che attraverso l’incarnazione Dio non ha “giocato” con l’umanità, quasi divertendosi per condurci ad accettare il suo Regno e la sua autorità sulle nostre vite... No: Dio ha realizzato proprio quello stesso movimento, Dio ha abbracciato in un atto di assoluta libertà e di dono di sé totale ogni essere umano, uno per uno, e ogni creatura, tutte e singole. Se guardassimo a questo movimento, questo gesto di Dio con gli occhi di san Paolo, o di Francesco, troveremmo il coraggio di dire che Dio stesso costruisce la sua “tenda” tra di noi, Dio “lega” se stesso e il suo futuro a noi. Forse, il pericolo di ammettere questo movimento (che è Vangelo) in Dio consiste nel fatto che questo comporta un movimento anche per noi, un movimento in direzione di quello stesso mondo che Dio ama e abbraccia; ma questo movimento non può limitarsi ad un esercizio spirituale superfluo o casuale, alla fine del quale possiamo tornare alla sicurezza di una vita di preghiera e di fraternità alienata e alienante. Ascoltando la Parola del Signore, cercando di discernere quali sono i luoghi specifici verso i quali siamo invitati ad andare come figli – fratelli e sorelle della penitenza – amati e riconciliati, possiamo udire la voce di Dio che viene a noi dal cuore del mondo: i pianti di milioni di madri i cui figli muoiono per l’ingiustizia della fame o per cause di morte che sarebbe possibile evitare; le lacrime dei bambini costretti a seppellire le proprie madri e i propri padri morti a causa dell’AIDS; il sangue di quanti sono stati colpiti a causa di guerre politiche o etniche o per l’incontrollato commercio delle armi; gli incendi, le tempeste, i terremoti (L’Aquila) e le alluvioni che sono la voce dell’ambiente tragicamente ferito 19 cTc - comunione e comunicazione e sempre più minacciato. Il documento del Concilio Vaticano II sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, Gaudium et Spes, parla dello stesso movimento quando dice: “Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo” (Proemio) In questo nostro Capitolo del 2009, come “fratelli della penitenza”, dobbiamo domandarci quanto ci siamo allontanati dalla nostra vocazione che ci porta verso il mondo. Se abbiamo orecchie per intendere e cuore per sentire e comprendere il Vangelo dello Spirito in questo nostro mondo, allora saremo condotti all’incontro con i miliardi di fratelli e sorelle che già contemplano il volto e il cuore di Dio e dell’umanità attraverso forme autentiche di esperienza spirituale o religiosa. Come noi, anch’essi si impegnano a conoscere ed amare quell’Unico che ci conosce e ci ama, quello stesso Unico che può appagare il nostro desiderio profondo di libertà, verità, giustizia e pace. Il nostro primo movimento sarà quello di provare a portare gli altri a fare esperienza di Gesù Cristo, quel Gesù vivo e operante nella nostra vita. Dobbiamo esserne certi: la nostra esperienza di Gesù, il prediletto di Dio, e la nostra pratica di amore e giustizia nei nostri cuori, nelle nostre Fraternità, nella nostre attività, in tutta la nostra vita, sono qualcosa di più rispetto a una pura retorica spiritualista. Come Francesco, anche noi desideriamo arrivare a conoscere, attraverso uno scambio sincero ed onesto, che come abbiamo una Buona Notizia da condividere a partire dalla nostra amicizia vitale con Gesù Cristo (il nostro abbracciare gli altri), così noi “riceviamo” anche una Buona Notizia presente e operante nella vita di quanti incontriamo nel cammino (lasciandoci abbracciare dagli altri). È questo duplice movimento – abbracciare e lasciarsi abbracciare – che Francesco cerca di insegnare ai suoi Frati nel capitolo XVI della Regula non bullata, che ci richiama a annunciare e, insieme, ad essere soggetti ad ogni essere umano, creato da e destinato a Dio. L’invito di Francesco ad ascoltare la Parola del Signore e a 20 cTc - comunione e comunicazione discernere le modalità per esprimere l’amore e la benevolenza di Dio non riguarda solo coloro che esplicitamente chiedono di andare “tra i Saraceni e gli altri infedeli”: funziona anche come orientamento per tutti coloro che seguono Gesù povero là dove Gesù va. Essere un membro del corpo di Cristo, far parte dell’Ordine dei Penitenti - Frati, Clarisse, Francescani secolari – esige da noi che viviamo le nostra vita in modo tale che possiamo abbracciare lo stesso mondo che Dio abbraccia in Gesù e nello Spirito. Attraverso l’abbraccio di Dio nei nostri confronti (eco della Parola originaria di Dio presente in ogni essere umano e in tutta la creazione), e attraverso un processo di scoperta del significato e della verità della parola originaria di Dio così come si rivela nel nostro vivere l’incontro con Gesù in comunità e fraternità, siamo spinti da Cristo ad abbracciare chiunque arrivi sino alla nostra vita, in un gesto di riconciliazione e di speranza, e a lasciare che la sua vita funzioni come un potere trasformante per la nostra vita, le nostre Fraternità, le nostre Province e il nostro Ordine. Questo è la vita del Vangelo a cui siamo chiamati e dalla quale non dobbiamo allontanarci, un Vangelo dell’Incontro con il mondo attraverso il quale la potenza e la misericordia di Dio diventano più visibili in noi. 21 2. 2.1 Il CTC ha compiuto 22 anni Ripercorriamone insieme la storia e proseguiamo il cammino la Redazione Quando è nato il cTc? Nel gennaio 1987, p. Dario Pili, l’allora Delegato ProMonialibus, volle riprendere in modo nuovo la pubblicazione di un Bollettino “Pro-Monialibus” che a suo tempo aveva curato il p. Omaechevarria, in lingua latina, ma che poi era stata sospesa negli anni 1981-1985. Perché questo titolo? Cosa significa cTc? La sigla sta per comunione e comunicazione. Voleva essere un invito alla collaborazione, l’inizio di un dialogo da aprire tra le sorelle clarisse delle varie parti del mondo. Il primo numero fu definito da p. Dario un “numero di attesa”: «non il primo numero di un nuovo programma di comunicazione tra l’Ufficio Pro-Monialibus e le sorelle clarisse, nemmeno l’inaugurazione di un nuovo strumento di collegamento fra le sorelle, ma un numero di attesa. Infatti, un vero programma di collegamento, in segno e come strumento di comunione e comunicazione dovrà essere studiato e realizzato dalle monache stesse: esse sanno pensare e parlare di se stesse; non hanno bisogno di pensare e parlare per procura» (cf. Editoriale n° 1, gennaio 1987). Padre Dario si augurava che il numero successivo del cTc potesse «uscire direttamente dalle mani delle monache addette all’Ufficio Pro-Monialibus». Questo invito fu come un sasso lanciato nel mondo delle sorelle clarisse che ebbe subito delle risonanze. Quali risonanze? All’inizio era un numero unico che ospitava articoli nelle 22 cTc - comunione e comunicazione diverse lingue in cui venivano inviati. Ci fu però una crescente accoglienza, tanto che le sorelle di Arundel in Gran Bretagna ne curarono una edizione in lingua inglese; una edizione in lingua inglese fu anche curata dalle sorelle delle Federazioni degli Stati Uniti e una edizione in lingua fiamminga dalle sorelle di Leuven in Belgio. Certo non mancarono anche i dissensi: si videro le diverse sensibilità sul rapporto tra primo e secondo ordine, sul modo di intendere la vita in clausura…; le diverse lingue non erano capite in certi monasteri che non potevano assumersi l’impegno delle traduzioni… Il sasso comunque era lanciato e i cerchi nell’acqua del mondo delle clarisse si stavano allargando. Quale collaborazione da parte dei monasteri? Fin dall’inizio alcuni monasteri insieme alla comunità delle clarisse di Cortona, Italia, a cui venne chiesto dalla Curia Generale un lavoro di Segreteria dell’Ufficio Pro-Monialibus, offrirono la loro collaborazione per le traduzioni dei testi, per esaminare i notiziari federali che dalle varie parti del mondo venivano inviati all’Ufficio Pro-Monialibus e ricavarne notizie, idee, iniziative che potessero far conoscere la vita delle sorelle attraverso le pagine del Bollettino cTc. Il monastero di Cortona come Segreteria collaborava nella redazione e nella spedizione. I primissimi numeri (1-4) furono ciclostilati in Curia, i numeri successivi (5-11) vennero stampati dalla Tipografia Porziuncola di Assisi. La collaborazione al bollettino è cresciuta nel corso degli anni? Con l’arrivo di p. Herbert Schneider come delegato ProMonialibus il dialogo è continuato proprio perché se ne vedevano dei frutti. Con p. Herbert sono state affrontate alcune difficoltà che la rivista presentava: il problema di un unico numero contenente articoli in varie lingue, il problema dei costi della stampa fatta in Tipografia. Furono prese delle decisioni che sono portate avanti anche attualmente. A Cortona si redige il bollettino in 4 lingue 23 cTc - comunione e comunicazione (italiano, francese, inglese e tedesco) e si cura anche la stampa e la spedizione dell’edizione italiana e tedesca. Le clarisse di Vandoeuvre (Francia) si occupano della riproduzione e spedizione dell’edizione francese nelle zone francofone, mentre l’edizione inglese è curata per le diverse zone anglofone da Hawarden (Gran Bretagna), da Greenville (Stati Uniti) e da Campbelltown (Australia). L’edizione spagnola viene tradotta da queste quattro lingue, stampata e spedita dalle clarisse di Cantalapiedra (Spagna). Per l’edizione portoghese il centro di diffusione è il monastero di Porto Alegre in Brasile. All’edizione fiamminga provvede il monastero di Leuven in Belgio. Negli anni la collaborazione è quindi cresciuta. Tra il monastero di Cortona e altri monasteri sparsi nelle varie parti del mondo si è creata una buona rete di collegamento e di aiuto, attualmente le sorelle di Vandouvre in Francia e la Madre Presidente dell’Irlanda offrono il loro aiuto anche per la rilettura delle bozze prima della stampa definitiva di ogni bollettino. La possibilità di poter usare la posta elettronica facilita oggi lo scambio e l’aiuto. Padre Herbert, inoltre, nella cura e sollecitudine dimostrata con le sue visite ai vari monasteri ha potuto contattare sorelle che si sono rese disponibili (e a tutt’oggi lo sono) per le traduzioni nelle varie lingue e che ogni volta offrono questo prezioso servizio con grande generosità e gioia. Quali le difficoltà incontrate? La difficoltà più grossa è forse di non sentire ancora “nostro” questo bollettino, di collaborare poco nell’inviare articoli, notizie, materiale per la pubblicazione di ogni numero, sarebbe bello che da più monasteri, da più federazioni, da più parti del mondo venissero contributi, anche se brevi sarebbero comunque piccoli segni di partecipazione e condivisione. Questo problema era stato affrontato anche nel sessennio di p. Enrique González. Padre Enrique aveva inviato nel 2002 una lettera alle Presidenti e agli Assistenti delle Federazioni e Associazioni di Clarisse e Concezioniste in cui si 24 cTc - comunione e comunicazione chiedevano suggerimenti e proposte per promuovere una maggiore partecipazione dei monasteri e delle federazioni alla rivista cTc, le risposte giunte alla Segreteria di Cortona erano state riassunte e pubblicate sul cTc n. 37 del febbraio 2003. Però la collaborazione è a tutt’oggi limitata e forse anche poco sollecitata tra le varie comunità e federazioni. Un’altra difficoltà è quella di trovare sorelle disponibili per le traduzioni: se ci fossero più persone i tempi potrebbero essere più brevi. Soprattutto le traduzioni in tedesco potrebbero essere meglio distribuite. Attualmente ci sono poche sorelle e per non caricarle di troppo lavoro talvolta certi articoli sono pubblicati in inglese anche sul bollettino tedesco. Come vediamo il cTc oggi che è giunto al suo 45mo numero? Un sasso lanciato e che abbiamo continuato a rilanciare. Un segno in cui abbiamo creduto e in cui stiamo credendo perché anche p. Rafael e p. Joy lo stanno portando avanti e perché le sorelle credono in un dialogo che è vita, in un confronto che ci fa crescere, in una comunione che va al di là del piccolo e limitato orizzonte di ogni monastero, che ci fa essere famiglia, parte della Chiesa. Un piccolo seme che è cresciuto e che ancora può crescere grazie alla collaborazione di tutte. 25 3. Articoli 3.1 San Francesco, patrono dell’ecologia fr. Bienvenido Baisas, ofm – Sri Lanka Circa quaranta anni fa, nel 1967, Lynn White jr. scrisse il tanto discusso articolo “Le radici storiche della crisi ecologica”1, accusando la cristianità, specialmente nella sua forma occidentale, di portare un enorme fardello di colpa. Affermava che “la cristianità, in contrasto assoluto con l’antico paganesimo e con le religioni asiatiche (ad eccezione, forse, dello zoroastrianismo), non solo stabiliva un dualismo tra l’uomo e la natura, ma insisteva anche che lo sfruttamento della natura da parte dell’uomo per propri fini corrisponde alla volontà di Dio”2. Che affermazione radicale! Da allora molto è stato scritto sull’argomento3. Credo che possiamo concordare con Lynn White jr. sul fatto che non si può rispondere completamente alla crisi ecologica con più scienza e più tecnologia, poiché, come molti hanno già verificato, la nostra scienza e la nostra tecnologia arroganti si sono sviluppate molto a partire da una lettura e da un’interpretazione sbagliata delle nostre fonti giudeo-cristiane. Abbiamo bisogno di una visione che ci metta in grado non semplicemente di sopravvivere alla crisi, ma soprattutto di vivere e far vivere altri in modo più significativo in questa creazione che è in cammino verso la pienezza del Regno di Dio. 26 cTc - comunione e comunicazione Tutti sanno, forse, che lo stesso Lynn White jr., che da una parte castigava la cristianità per i danni ecologici del nostro tempo, dall’altra considerava Francesco di Assisi come “il più grande rivoluzionario spirituale della storia occidentale”, proponendo una visione cristiana alternativa della natura e delle relazioni degli esseri umani con essa. Per questo, non si sbagliava proponendolo come santo patrono degli ecologisti. Tredici anni più tardi, il 6 aprile 1980 il passato pontefice Giovanni Paolo II lo proclamò tale ufficialmente. La proposta di Lynn era giusta, ma per una ragione sbagliata, poiché affermava: “La chiave per comprendere Francesco è la sua fede nella virtù dell’umiltà – non semplicemente dell’individuo ma dell’uomo (sic!) come specie. Francesco cercò di deporre l’uomo (sic!) dalla sua monarchia sopra la creazione e stabilire una democrazia tra tutte le creature di Dio”4. La coscienza ecologica è una istanza contemporanea, che non possiamo attribuire a Francesco. Tuttavia, egli fu capace di averne l’intuizione in un momento della sua vita in cui ogni cosa sembrava andare in fumo. Non aveva quasi più in mano la sua vita: portava le stimmate, che gli causavano pene senza numero, era afflitto interiormente dai ricordi dei suoi passati peccati e dalle agitazioni del movimento francescano con le sue divergenze interne, soffriva per varie malattie, una delle quali lo aveva reso quasi cieco. Come un cigno che canta al meglio di sé quando la vita viene meno, 27 cTc - comunione e comunicazione così Francesco, tanto entusiasta della vita, non poteva che far sgorgare da sé il suo canto del cigno. Una notte, pur essendo ancora nella carne, gli fu assicurata la promessa del dono del Regno di Dio. Un biografo racconta che egli disse: «Voglio a lode di Lui e a mia consolazione e per edificazione del prossimo, comporre una nuova Lauda del Signore per le sue creature. Ogni giorno usiamo delle creature e senza di loro non possiamo vivere, e in esse il genere umano molto offende il Creatore. E ogni giorno ci mostriamo ingrati per questo grande beneficio, e non ne diamo lode, come dovremmo, al nostro Creatore e datore di ogni bene» (LegPer 43: FF 1592). Da ciò risulta chiaro che il punto di partenza della relazione di Francesco con le creature sue compagne è la fede in Dio Creatore e datore di ogni bene. Francesco lo dimostra nel cantico nuovo, “Il Cantico delle Creature”, con una sovrabbondanza di titoli divini in apertura: “Altissimo, onnipotente, bon Signore” (Cant 1). Il primo titolo è ripetuto tre volte (vv. 1.2.4). Il Dio che egli incontrò in Gesù il Cristo, la Parola vivente e il Pane della vita, è lo stesso che egli trovò in se stesso e attraverso di sé e con sé nei suoi fratelli e 28 cTc - comunione e comunicazione nelle sue sorelle nella creazione. Davanti a Dio, l’Altissimo, gli esseri umani devono fare esperienza di se stessi come di un’assoluta piccolezza, del tutto indegni “di menzionare il tuo nome” (cf. Cant 2b; Rnb 23,5). Non c’è dubbio che solo sulla base della relazione con l’Altissimo c’è la possibilità per le persone di relazionarsi in modo giusto con gli altri esseri umani e con le creature. Ci riconosciamo insufficienti in noi stessi, perché senza le creature siamo condannati a perire (cf. LegPer 43: FF 1592 supra). Dal momento che noi creature siamo legate da una relazione reciproca e in definitiva siamo in relazione con l’Altissimo, di conseguenza siamo fratelli e sorelle. Riconoscere Dio come l’Altissimo è riconoscere tutti come fratelli e sorelle. Senza tale visione, tendiamo ad essere e ad agire come dèi e non come figli dell’Altissimo e fratelli e sorelle gli uni degli altri. Ma c’è più che un vedere semplicemente le nostre esistenze interconnesse: c’è la realtà divina che ci pervade. Messer lo Frate Sole, com’è bello e radiante con grande splendore! Ci riempie di luce. Ha una somiglianza con l’Altissimo. Di conseguenza, noi ci vediamo l’un l’altro semplicemente come immagini, come somiglianze, come segni della presenza di Dio. Colui che è trascendente è, perciò, immanente, è qui, in noi e attraverso di noi, ci riempie di vita e di energia. Questo è veramente essere in cielo, quando lasciamo che la santità di Dio ci permei, come Francesco esprime nella sua parafrasi del Padre nostro (Pater 2). L’umanità o anche l’intera creazione non possono essere complete senza l’integrazione maschile/ 29 cTc - comunione e comunicazione femminile. Se nella mitologia vi era battaglia tra i sessi (corpi astrali), ora nella creazione di Dio c’è invece collaborazione tra di essi: Fratello Sole-Sorella Luna, Fratello Vento-Sorella Acqua, Fratello Fuoco-Sorella Madre Terra. Ora possiamo vedere veramente nella prima coppia di creature i simboli di Gesù Cristo, il Sole di giustizia, e di Maria, la sua perfetta discepola e compagna di vita e di missione. E in loro, Francesco deve aver visto significati anche se stesso e Chiara, la sua controparte assisana nel movimento evangelico. Si riconosce propriamente che i quattro elementi primordiali della creazione, che si credeva costituissero la corporeità di noi esseri umani, formano un unico e medesimo universo: Fratello Vento-Sorella Acqua, Frate Fuoco-Sorella Madre Terra. Davvero senza questi elementi nessun essere umano può continuare a vivere: ci sostengono completamente. Il ‘nutrire’ inclusivo sia di Frate Vento che di Sora nostra Madre Terra dei vv. 6 e 9 implica l’uguale nutrimento di Sora Acqua (v. 7) e di Frate Fuoco (v. 8) secondo lo stile letterario dell’inclusione. Ma essi possono continuare a sostenerci nella misura in cui noi ugualmente li sosteniamo affinché siano naturalmente sereni, preziosi e casti, belli e giocondi e robusti e forti, variamente fecondi e colorati. Più di sempre la sopravvivenza umana è al palo, data ogni sorta di inquinamento ambientale. La salute e le buone condizioni di ventoacqua-fuoco-terra fuori di noi non possono che essere collegate in modo simbolico con quel vento-acquafuoco-terra che noi esseri umani siamo! Progrediamo insieme nella vita come creature di Dio e insieme anche ci disintegriamo nella morte. La creazione non 30 cTc - comunione e comunicazione deve essere vista semplicemente come una merce da cui trarre profitto, che possiamo sfruttare a cuor leggero per i nostri scopi egoistici; essa ha delle qualità intrinseche indipendentemente dai nostri bisogni e soprattutto dalle nostre esigenze5. Se Francesco più tardi, in occasione della controversia tra il vescovo Guido e il podestà di Assisi, aggiunse una strofa (vv. 10-11) sulla necessità di perdonare per amore, ciò deve essere a motivo delle sue esperienze in guerra precedenti la sua conversione. A causa delle aspre guerre tra il papato e l’impero, tra i maiores di Assisi-Perugia e i minores a cui egli stesso apparteneva, tra i musulmani e i crociati cristiani in Medio Oriente, di cui fu direttamente testimone, si perdevano non soltanto vite umane, ma anche piante ed alberi preziosi e sicuramente anche bestiame. E noi sappiamo che tali guerre avevano luogo in vaste estensioni per brama di potere e di controllo, di denaro e di prestigio di un gruppo sull’altro. L’altra nuova strofa (vv. 12-14), composta da 31 cTc - comunione e comunicazione Francesco morente, testimonia la sapienza di chi ha trovato non solo il significato della vita, ma anche della stessa morte. Nella morte, noi ci lasciamo ritornare al vento, all’acqua, al fuoco e alla terra che sono stati nostri fratelli e sorelle. E’ perfetta stupidità quella di pensare che essi ci appartengano, impacchettandoli o rivendicando diritti su di essi, specialmente sulla terra. Siamo noi che apparteniamo ad essi, come è dimostrato in pratica da tutti i popoli indigeni. Coloro che l’atteggiamento superficiale della vita tecnologica ha alienato dalla creazione non possono che essere ostili alla morte. Costoro dimenticano che, in quanto esseri umani e creature, c’è una fine per ogni cosa che è limitata e condizionata. Dalla morte, nullo homo vivente po’ scappare (v. 13). L’atteggiamento sapiente verso di essa è quello dell’abbandono amoroso. Se siamo stati compagni degli elementi primordiali della nostra fisicità, se ci siamo presi cura di essi durante il viaggio della vita, la disintegrazione fisica attraverso la morte non è che un’altra condizione trasformata dell’umana esistenza. La morte è accolta e diviene perfino uno strumento di lode, di benedizione e di ringraziamento al Signore Iddio. La morte diviene sorella e viene essa stessa lodata! Per gli sciocchi la morte è terribile. Per chi ha mente e cuore lucidi, la morte diviene una realtà intima. Sorella Morte è la forma conclusiva del riconoscimento che si è fragili in modo assoluto (humus, cioè della terra). E così, l’accettazione umile della morte come parte integrante di questa vita terrena rovescia il paradigma stabilito dai nostri progenitori, i quali non furono felici del loro essere di terra, sebbene creati a immagine e somiglianza di Dio, 32 cTc - comunione e comunicazione ma vollero essere come dèi per non morire mai. Con il finale ‘lasciar andare’, davvero lasciamo che Dio sia il Sovrano, a cui ogni cosa deve essere restituita, poiché ogni cosa è stata creata da Dio e viene da lui. Noi siamo sorpresi, perciò, se di Chiara d’Assisi, sopravvissuta per 27 anni a Francesco, le sorelle rendono la testimonianza che alla fine della vita essa benediceva Dio suo Creatore, al quale infine stava ritornando: Anche disse essa testimonia che, essendo la preditta madonna et santa Madre presso alla morte, una sera de notte seguendo el sabato, essa beata Madre incominciò a parlare, dicendo così: “Va’ secura in pace, però che averai bona scorta: però che quello che te creò, innanti te santificò; e poi che te creò, mise in te lo Spirito Santo e sempre te ha guardata come la madre lo suo figliolo lo quale ama”. Et aggiunse: “Tu, Signore, sii benedetto, lo quale me hai creata”. E molte cose disse parlando de la Trinità, così sutilmente che le Sore non la potevano bene intendere. (ProcCan 3,20: FF 2986) Non ci sorprende, di conseguenza, se Francesco, che aveva cercato di vivere il Vangelo senza reclamare nulla come suo proprio (sine proprio), si sentiva obbligato a comandare ai suoi fratelli di cospargerlo con la cenere al momento della morte, poiché presto doveva divenire polvere e cenere (cf. 1Cel 110). Anche la sua insistenza di essere poi steso nudo sulla nuda terra una volta morto (cf. 2Cel 214.217), non deve essere vista semplicemente come la sua 33 cTc - comunione e comunicazione identificazione con il Crocifisso nudo, il suo Amato, da cui deriva la fedeltà a Madonna Povertà (2Cel 215), ma significa anche la sua totale co-fraternizzazione6 con tutti gli elementi di questa terra. Se prima Francesco chiamava Sorella Terra ad essere anche Madre, non deve essere soltanto a motivo del sostentamento con cui essa nutre, ma anche perché egli sapeva di essere uscito nudo da un grembo, quello di sua madre Donna Pica, e anche da un altro grembo, quello di una caverna vicino ad Assisi dove egli discerneva la volontà di Dio per lui che lo portò a spogliarsi nudo durante il giudizio davanti al Vescovo di Assisi e a rinascere come figlio del Padre celeste; e di conseguenza, sarebbe dovuto presto entrare in un altro grembo – il grembo di ciascuno! – quello della Madre Terra, per nascere attraverso di lei là dove la seconda morte non poteva fargli alcun male. Certamente l’eco-femminismo è un tema contemporaneo con il sorgere di nuove esperienze e il conseguente sviluppo di una nuova coscienza. Sebbene siamo distanti 800 anni da Francesco d’Assisi e il suo tempo, non di meno i suoi scritti e soprattutto il suo classico canto del cigno “Il Cantico delle Creature” e la stessa vita di questo universale fratello ci danno valide ispirazioni per occuparci del nostro malessere ecologico. 1 L’articolo fu pubblicato inizialmente in Science 155 (no. 3767), March 10, 1967, 1203-1207 [on line: <http://www.etsu.edu/writing/elit_s07// ynnwhitejr.htm] 2 White jr, “Historical Roots”. 34 cTc - comunione e comunicazione 3 Anthony R. Ceresko (“Ecology and Genesis 1:26-28: An Interpretative Strategy” in Prophets and Proverbs: More Studies in Old Testament Poetry and Biblical Religion [Quezon City: Claretian Publications, 2002] 98-103), per esempio, considerando detto testo una chiave nel dibattito sull’ecologia, identifica tre traiettorie tra i commentatori del testo. Due di esse accettano il retroterra regale del linguaggio, con la prima che accetta il termine in tutta la sua forza senza alcuna limitazione dell’autonomia e dell’autorità umana sul mondo naturale, mentre la seconda cerca di porre ad esse qualche limite. La terza entra nel dibattito e sfida la visione del retroterra regale. 4 White jr, “Historical Roots”. 5 Roger D. Sorrell, St. Francis of Assisi and Nature: Tradition and Innovation in Western Christian Attitudes toward Environment (New York: Oxford University Press, 1988) 123. Questa intuizione di Francesco sarebbe sviluppata infine da Giovanni Duns Scoto nella nozione di haecceitas (l’essenziale ‘essere questo’). Ilia Delio (A Franciscan View of Creation 37-38) così scrive: “la nozione di haecceitas in vista del primato di Cristo significa che Gesù è il modello su cui Dio plasma ogni aspetto della creazione: il sole, le stelle, i serpenti, le gocce di pioggia, l’ossigeno, i protoni del magnesio, i chicchi d’uva. A questo riguardo, le più piccole cose della creazione, per esempio un piombino o un granello di sabbia, divengono cariche di un significato divino. Ciascuna fa qualcosa, e ciò che fa è ‘essa stessa’. Questo ‘fare essendo’ è fare Cristo. Una tale visione della natura conduce a una poesia in cui le cose non sono simboli specifici, ma tutti significano l’unica e medesima cosa: la bellezza di Cristo nel quale esse sono create”. 6 Siamo debitori del termine “co-fraternizzazione con la natura” o “la democrazia cosmica” a Leonardo Boff, Saint Francis, A Model for Human Liberation, trans by John W. Dircksmeier (New York: The Crossroad Publishing Company, 1982) 34. 35 cTc - comunione e comunicazione 3.2 Uno studio approfondito delle caratteristiche letterarie della Quarta Lettera di S. Chiara a S. Agnese di Praga fr. Lawrence Fan Gangzhen, ofm - Cina INTRODUZIONE S. Chiara ha interpretato un ruolo molto importante nella storia e nella spiritualità francescana. Può essere considerata fondatrice, insieme a Francesco, dell'ordine francescano. Seppure da una prospettiva femminile, ella cercò quella stessa perfezione evangelica di Francesco che esercitò una grandissima influenza nella storia religiosa. Francesco divenne il cavaliere del Signore dei signori, ed ella divenne la sposa del Re dei re. Francesco praticò l'altissima povertà nella fraternità, ed ella praticò l'altissima povertà fra le sue sorelle. I francescani fecero un grande lavoro nella vita attiva e le Sorelle Povere piacquero a Dio nella vita contemplativa. Perciò è molto importante esplorare la spiritualità dei primi albori di Chiara leggendo in particolare i suoi Scritti. In questo saggio intendo analizzare la Quarta Lettera di Chiara ad Agnese di Praga considerandone le caratteristiche letterarie, per offrire - almeno spero - ai lettori la comprensione della sua spiritualità. Dopo una breve esposizione del contesto storico, lo studio approfondito delle caratteristiche letterarie sarà suddiviso in quattro sottotitoli: il tema dello specchio, il carattere escatologico all’interno del testo, la retorica femminile e il gioco di parole. Tutte le citazioni delle Lettere di Chiara in questo trattato sono prese dalla traduzione del libro di Regis J. Armstrong, Chiara di Assisi: Primi Documenti. 36 cTc - comunione e comunicazione CONTESTO STORICO DELLA LETTERA E' molto importante conoscere il contesto di questa Lettera al fine di ben comprendere la spiritualità delle prime Sorelle Povere, specialmente l'intuizione di Chiara della santa povertà e la lotta per ottenerla. Potremmo anche esaminare le sfide che Chiara via via andava affrontando in altri ambiti: la sede papale, i fratelli o le situazioni politiche. Un'indicazione della data è fornita alla conclusione di questa Lettera al versetto 38. Possiamo dedurne che la sorella di sangue di Chiara, Agnese di Assisi, che era stata al convento di Monticelli vicino a Firenze ed era ritornata a S. Damiano nei primi mesi del 1253, fosse al suo fianco. Era più di quarant’anni che Chiara ed Agnese di Praga stavano combattendo per tentare di vivere la povertà ispirata da Francesco. Non comprendendo l'unicità della visione di Chiara della povertà la sede papale fece pressione sulle sorelle povere imponendo loro la Forma di Vita del Cardinale Ugolino e La Forma di Vita di Papa Innocenzo IV, entrambe basate sulla Regola di S. Benedetto. La visione di Chiara della vita religiosa non era ancora stata approvata dalla Chiesa quando i monasteri delle Sorelle Povere cominciavano ad espandersi sempre di più. Esse furono anche trascurate dai Frati Minori a causa della loro vita di predicazione itinerante e dell'esitazione degli stessi frati nell'assumere l’impegno verso la povertà e la responsabilità della cura delle Sorelle Povere. Gli sconvolgimenti politici recarono gravi privazioni ai monasteri. L’invasione dei Saraceni nel 1240 ne fu la prova evidente. Inoltre il pregiudizio verso le donne era un fenomeno particolare di quel tempo. Il sesso femminile, precisamente perché più debole, era considerato facile preda del peccato. Persino il Cardinale Ugolino e Tommaso da Celano nutrivano un antifemminismo istintivo, di cui è testimonianza evidente la 37 cTc - comunione e comunicazione Leggenda di S. Chiara. Perciò possiamo immaginare le difficoltà che Chiara e Agnese affrontarono. Se paragoniamo l’esterna amarezza del mondo e l’interna dolcezza spirituale di Chiara, dobbiamo solo stupirci davanti alla sua spiritualità Cristocentrica e alla introspezione della sua originale e unica visione della povertà. LE CARATTERISTICHE LETTERARIE DELLA LETTERA 1. Il tema dello specchio Una delle più affascinanti immagini nella letteratura europea medioevale è quella dello specchio o speculum. Chiara, come si confà ad una nobile donna, ricevette un’ottima educazione nei suoi primi anni di vita e sicuramente ebbe modo di ben conoscere questo metodo di scrittura popolare medioevale. In questa Lettera le manifestazioni dello specchio includono per prima cosa la designazione dello specchio nel testo; secondariamente lo specchio in senso metaforico e in terzo luogo i riferimenti dello specchio citati nel testo. Nel testo latino di questa Lettera la parola speculum compare 9 volte, cioè nei versetti 14, 15 (2 volte), 18 (2 volte), 19, 22, 23 e 24. Dapprima Chiara designa direttamente Cristo: “Egli è ... lo specchio senza macchia” nel versetto 14. Poi, nel corpo centrale della Lettera, l'attenzione si focalizza sullo specchio per spiegare la visione di Chiara della contemplazione. Il tema dello specchio ricorre nel versetto 15 e Chiara ne continua la riflessione nei versetti 16 e 17. In secondo luogo dal versetto 18 al versetto 23 Chiara muta l'espressione dello specchio di Cristo nell'immagine metaforica. Il versetto 18 può essere considerato il passaggio dall’immagine concreta di Cristo quale specchio all'immagine 38 cTc - comunione e comunicazione figurativa di Cristo quale modello e il tutto può essere visto anche come introduzione ai versetti seguenti 19-23. “Il principio di questo specchio”, “nel mezzo dello specchio”, e “alla fine dello stesso specchio” esprimono in metafora tre periodi della vita di Cristo: l’incarnazione, la vita nel mondo e la crocifissione che contemporaneamente implicano le tre virtù di Cristo: povertà, umiltà e carità, centro della contemplazione dello specchio di Chiara. Il versetto 24 può essere ritenuto il prolungamento di tale specchio metaforico che mette a fuoco particolarmente le sofferenze di Cristo. In terzo luogo Chiara cita nei versetti 10-13, come tipico specchio della divina sposa di Cristo, la Leggenda di S. Agnese di Roma, una lettura popolare nella liturgia medioevale della Solenne Consacrazione delle Vergini. Chiara si serve del riferimento dello specchio per elogiare Agnese di Praga quale altra divina sposa di Cristo. Chiara dunque dal versetto 30 al versetto 32 cita le parole della sposa dal cantico di Salomone per esprimere l'abbandono puro del suo cuore a Cristo lo sposo divino. L'espressione d'amore tra Salomone e la sua amata diviene l'espressione d'amore tra Chiara e Cristo quando ella usa la sua ricca abilità letteraria nello scrivere sull'immagine dello specchio. Paragonato con l'immagine dello specchio nella Terza Lettera di Chiara ad Agnese il tema dello specchio nella Quarta Lettera è presentato con una comprensione molto più profonda e più ricca della contemplazione. 2. Il carattere escatologico all'interno del testo Il carattere escatologico permea quasi tutti i paragrafi della Lettera. Questa particolare caratteristica letteraria derivava probabilmente dalla condizione fisica di Chiara e ancor più 39 cTc - comunione e comunicazione dalla contemplazione della morte di Cristo attraverso il Crocifisso di San Damiano. Mentre Chiara scriveva questa Lettera, era già stata più volte vicina alla morte a causa della malattia. L'ultima volta, esattamente nel momento della composizione di questa Lettera, era abbastanza sicura che il tempo fosse vicino. Al versetto 39 Chiara, per salutare Agnese, cita i passi della Rivelazione creando così per noi direttamente una atmosfera escatologica. Chiara “chiaramente” dice: “stai bene, figlia carissima, insieme alle tue figlie fino al trono di gloria del grande Dio...” Inoltre la contemplazione della Croce di San Damiano deve avere influito tantissimo sulla spiritualità di Chiara e favorito in lei una meditazione più escatologica specialmente negli ultimi momenti della vita. I versetti 23-26 sono la prova evidente di quanto profondamente Chiara ponesse la sua riflessione sulle sofferenze di Cristo contemplando il Crocifisso di San Damiano e su come ella si fosse così unita nel momento culmine della “ineffabile carità” con Cristo che era “posto sul legno della croce”. La visione escatologica di Chiara era tanto viva, gioiosa e colma di speranza e confidenza! “Se Chiara vedeva la morte come l'identificazione con il Crocifisso, vedeva anche la risurrezione come l'ultimo abbraccio del suo amato che le aveva promesso la vita” (M. Bartoli). Ella crede che “il nuovo cantico” e “il seguire l'Agnello” costituiscono la ricompensa speciale per le vergini e gli eletti nella vita eterna e che “l'Agnello immacolato” “al cui profumo i morti torneranno in vita” “renderà’ beati tutti i cittadini della celeste Gerusalemme”. Crede che Cristo la porterà nella cella del vino, abbracciandola e baciandola. La mano sinistra e la mano destra nel versetto 32 ricordano il giudizio finale annunciato da Cristo in Mt 25,31-46. Tuttavia Chiara promuove il significato della mano sinistra come segno del 40 cTc - comunione e comunicazione passaggio dalla condanna alla misericordia e della mano destra come ricompensa dell'amore dolcissimo. “La tua sinistra sia sotto il mio capo” deriva dalla commiserazione sulla debolezza umana. “la mano destra mi abbraccerà” proviene dalla profonda passione per l'amato. Ella crede che il suo sposo la stia aspettando e perciò gode ed esulta nella gioia dello spirito; è “veramente felice”, “corre al profumo dei suoi unguenti” e desidera incontrare il Dio grande. 3. La retorica femminile A. Il linguaggio dell'amore A motivo della sua naturale femminile idiosincrasia dell'amore, Chiara usa espressioni affettive potenti nel testo, che principalmente presenta due aspetti: l'amore per Agnese e l'amore per Cristo. “Alla metà della sua anima e scrigno prezioso colmo di intimo amore”, la prima frase della Lettera va subito al punto: I'amore di Chiara per Agnese è molto profondo. I differenti titoli rivolti ad Agnese, che permeano il testo, sono pieni di ammirazione ed affetto. Chiara usa parole come “madre”, “figlia”, “regina”, “sposa” e “fidanzata”, e volendo enfatizzare il suo amore utilizza aggettivi come: “la più cara fra tutte”, “prediletta”, “illustre”, “benedetta”, e “carissima”. Quando parla di Cristo, Chiara si serve di titoli come “futuro Sposo”, “Agnello”, “Re”, “Signore”, “Sposo”, e “Dio” che vincolano l’unico amore di Chiara e ai quali ella attribuisce, per enfatizzare il singolare stato di chi ama, aggettivi come “eterno”, “senza macchia”, “celeste”, “Altissimo”, ecc. Ella dunque cita il passo dal Cantico dei Cantici per esternare il suo amore per Cristo. Inoltre, Chiara usa nel testo 8 volte il vocativo per esprimere con emozione il suo amore per entrambi: Agnese e Cristo. 41 cTc - comunione e comunicazione Parlando di se stessa Chiara utilizza il termine di “indegna serva di Cristo e ancella inutile”. La parola indegna serva, “a prescindere dalla nozione di servizio, implica il concetto di famiglia; Chiara appartiene alla famiglia di Gesù ed è un membro della famiglia che lo serve” (J.F. Godet). La parola latina ancilla “è un diminutivo affettivo. Essa presuppone che la serva sia amata” (J.F. Godet). Perciò possiamo vedere che Chiara colloca chiaramente le persone menzionate nella Lettera nella famiglia amata. B. Il matrimonio mistico L'idea della verginità e l'idea del matrimonio mistico con Cristo sono state congiunte per secoli. Si tratta di un tema del tutto popolare al tempo di Chiara. Nel primo versetto Chiara scrivendo ad Agnese usa l’espressione “Regina, Sposa dell'Agnello, Re eterno”, che mette in evidenza il matrimonio mistico celeste. In tutto il testo Chiara si rivolge ad Agnese sette volte definendola regina o sposa di Cristo e del Re. Sia Chiara che Agnese abbandonarono il matrimonio terreno e scelsero il matrimonio celeste con il Re, Gesù Cristo. Perciò hanno qualcosa di speciale in comune: il matrimonio mistico. Tuttavia un matrimonio perfetto deve essere basato, per prima cosa, sulla comprensione reciproca e secondariamente sull'amore eterno. La visione di Chiara del matrimonio mistico è esattamente di questo tipo. In questa Lettera Chiara manifesta la sua comprensione dello sposo mediante la profonda contemplazione dello specchio su cui ogni giorno tiene fisso lo sguardo, all'inizio, nel mezzo e alla fine. Con ciò ella è “sempre più accesa dall'ardore della carità”, e “come l'altra santissima vergine, Santa Agnese” diviene la vera sposa di Cristo, fino al martirio per amore dello sposo. Questa visione di Chiara deve avere le radici nella riflessione ricca, profonda e spirituale della Croce di San Damiano e nella 42 cTc - comunione e comunicazione liturgia dell'ufficio divino. C. Il concetto del corpo II corpo è una realtà importante negli Scritti di Chiara, specialmente nella Quarta Lettera. Chiara considera il corpo sia dal punto di vista spirituale che mistico. Spiritualmente per la sensibilità tipica della donna, misticamente perché al tempo in cui Chiara compose questa Lettera aveva sofferto dolori fisici lancinanti e aveva contemplato per lunghe decadi il corpo di Cristo sulla croce di San Damiano. Il digiuno giornaliero le procurò laceranti sofferenze corporali. Perciò la sua sensibile spiritualità riguardo agli organi sensoriali era stata ben formata. In questa Lettera Chiara usa i verbi “bere”, “aderire con tutto il cuore”, “toccare”, “introdurre”, “collocare lo sguardo”, “piangere e lamentarsi”, “sospirare”, “correre”, “abbracciare” “baciare”, per esprimere l'amore di 43 cTc - comunione e comunicazione Cristo, “bellezza”, “mano” “bocca” “sofferenza”, e l'amore delle “vesti di tutte le virtù”, “volto”, “voce”, “lingua”, “cuore”, ecc. Queste parole sono tutte implicate con i sensi del corpo e danno al lettore una vivace atmosfera d'amore. Chiara eleva la funzione degli organi fisici ad un dominio spirituale per godere dell'inebriante divino amore con Cristo. Tuttavia, nella spiritualità di Chiara il corpo fisico non era affatto qualcosa di demoniaco. Nella sua Forma di Vita ella rende chiaro che è necessario vivere una vita povera e ascetica e che ciò non significa la rovina del corpo. Il corpo è un grande dono di Dio, che può dare messaggi e informazioni dell'amore, come il corpo di Gesù fece nella contemplazione di Chiara del Crocifisso di San Damiano. D. La maternità Quando Chiara scrive questa Lettera aveva sessant’anni, ed era una madre degna delle Sorelle Povere. La sua maternità crebbe anche in maturità. Il suo amore materno e la sua pedagogia sono chiaramente presentati in questa Lettera. Nel versetto iniziale ella chiama Agnese “carissima madre” e “prediletta figlia”. Questa espressione paradossale presenta in forma accurata l'unica visione di Chiara della maternità e precisamente: condividere la responsabilità e il mutuo amore. Questo paradosso appare nuovamente al versetto 4, quando Chiara si scusa per non avere scritto frequentemente, il che implica che tutte le sorelle devono condividere gioie e dolori, vittorie e sconfitte. In questa Lettera Chiara insegna ad Agnese il vero significato della maternità e della sororità mediante l’uso di un linguaggio intelligente. Condividendo la contemplazione dello specchio di Cristo, Chiara era come la dolce madre che insegna alla figlia come piacere allo Sposo e come vivere nella famiglia di Cristo. A parte lo Sposo, Chiara chiede ad Agnese di ricordare la “madre poverella”, e 44 cTc - comunione e comunicazione a ricevere le sue parole con “affetto materno”. Questa meravigliosa visione della maternità proviene sicuramente dalla meditazione di Chiara sulla madre di Gesù e sulle Lettere di Francesco. 4. Il gioco di parole Sembra che il gioco di parole fosse un metodo di scrittura popolare nel Medioevo. Nel versetto 3 Chiara gioca sul nome di Agnese, che significa agnello, che seguirà un altro agnello. L'Agnello di Dio. Nel versetto 8 Chiara gioca sulla parola Agnese. Chiara gioisce ed esulta, perché Agnese di Praga è come Santa Agnese sposata all'Agno Imaculato (Agnello immacolato). Dal versetto 15 al versetto 23 Chiara gioca sui vari significati della parola latina speculum che include sia i significati dello specchio fisico che il modello figurativo. Ella comincia col rivolgersi a Cristo, “lo specchio” con il quale la Sorella Povera può guardare il suo volto e rivestirsi; poi nel versetto 18 ella si sposta all'immagine di Cristo come “specchio”. Alla fine della Lettera Chiara menziona i nomi di due fratelli messaggeri. Ancora una volta giocando con il significato dei loro nomi: Amatus, che significa amato e Bonagura che significa buoni auspici. Da questa caratteristica possiamo percepire non solo la meravigliosa saggezza di Chiara, ma anche la sua squisita spiritualità. CONCLUSIONE “Contemplare il volto crocifisso e glorioso di Cristo e testimoniare il suo amore nel mondo” fu la prima frase di invito di Giovanni Paolo II a tutti i consacrati, all'inizio del Terzo Millennio; è l’esatta descrizione della vita di santa 45 cTc - comunione e comunicazione Chiara e delle sue sorelle. Perché la Chiesa dà ancora importanza alla spiritualità di Chiara più di quanto sia stato fatto nei settecento anni dopo la sua morte? Perché il mondo d'oggi ha ancora urgentemente bisogno dello spirito delle Sorelle Povere e della testimonianza religiosa per stimolare le coscienze intorpidite a rivolgere il loro volto a Cristo crocifisso, dal quale si possa imparare la povertà, l'umiltà e la carità. Oggi questo mondo ha bisogno dello spirito di povertà perché è ricco di cose materiali, ma povero di spirito. Il mondo ha bisogno dello spirito di umiltà perché è forte in superficie, ma debole all'interno. Il mondo ha bisogno dello spirito di carità perché possiede di più di quanto non avesse prima, ma ha perso la cosa più importante: l'amore. Tuttavia queste tre virtù sono i punti principali della Quarta Lettera di Chiara ad Agnese. Perciò questa Lettera è per noi di un incommensurabile valore. Bibliografia: Armstrong R.J. (Ed.) Clare of Assisi: Early Documents, New City Press, New York, 2006. Armstrong R.J. & Brady I. Francis and Clare: The Complete Works, Paulist Press, New York, 1982. Bartoli M. Clare of Assisi, translated by F. Teresa, Darton, Longman and Todd Ltd, London, 1993. Godet J. F. Clare of Assisi a Woman’s Life Chicago, 1991. Mueller J. Clare’s Letters to Agnes, text and source, the Franciscan Institute, New York, 2001. Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, Istruzione, Ripartire da Cristo: Un rinnovato impegno della vita consacrata nel Terzo Millennio, online http://www.vatican.va/ roman_curia/congregations/ccscrlife/ documents/ rc_con_ccscrlife_doc_20020614_ripartire-da-cristo_en.html 46 4. Notizie... 4.1 Convegno dell’Ordine dell’Immacolata Concezione - Toledo, Spagna LETTERA DELLE SORELLE PRESIDENTI E DELLE DELEGATE DELLE FEDERAZIONI DELL’ORDINE DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE TOLEDO, 24 MAGGIO-4 GIUGNO 2008 Ave Maria Purissima! A tutte le sorelle: Carissime sorelle “nella gratuità, docilità e santità”, nella Casa Madre, dal cuore del nostro stesso essere concezioniste, ai piedi di ciò che diede inizio e accompagna il nostro cammino vocazionale, abbiamo tenuto presente ciascuna di voi sorelle “chiamate ad uno stesso cammino di sequela” (CC.GG. 99), che avete accompagnato l’incontro fraterno delle Presidenti e delle Delegate delle Federazioni del nostro Ordine in questo Congresso. Come tutte sapete, il nostro incontro è stato il risultato dell’amore del Ministro Generale fra José Rodríguez Carballo e dell’Ordine dei Frati Minori verso il nostro amato Ordine dell’Immacolata Concezione. Varie volte e 47 cTc - comunione e comunicazione in diversi luoghi abbiamo confidato al Padre Generale la necessità e il desiderio di fare un incontro tra le sorelle Presidenti delle Federazioni per conoscere e condividere le preoccupazioni riguardanti il nostro carisma che interpellano personalmente ciascuna di noi e le nostre rispettive Federazioni. Il Ministro Generale vide nell’800° anniversario di fondazione dell’OFM il momento propizio per questo incontro. Con immensa gratitudine accogliemmo la provvidenziale iniziativa e ci siamo riunite nell’amata Casa Madre, pregando e riflettendo insieme, con immensa gioia e non minore responsabilità. Ciò che abbiamo visto e udito, ve lo annunciamo… Attraverso questa comunicazione vi anticipiamo brevemente ciò che troverete negli Atti del Congresso quando saranno editi, e cioè il desiderio di trasmettervi la profonda esperienza carismatica vissuta ogni giorno e il desiderio di contagiare la vostra mente e il vostro cuore della grande grazia e del beneficio di Dio, dei fratelli e delle sorelle. Dall’Ufficio “Pro-Monialibus” sono state organizzate le diverse fasi di preparazione e svolgimento dell’Incontro, e in verità tutto è stato perfettamente coordinato. […] Il programma dell’Incontro è stato molto ricco di contenuti e le relazioni, stupende per esposizione e attualizzazione, hanno riempito del carisma la nostra mente e il nostro cuore; segnaliamo gli interventi del Ministro Generale, tutte conoscete il suo amore per 48 cTc - comunione e comunicazione l’Immacolata e per l’Ordine. Tutto il materiale è stato raccolto grazie alla segreteria dell’Incontro che ha, graficamente e letteralmente, redatto e presentato tutto su Internet (www.ofm.org). Le riflessioni hanno riguardato i seguenti temi: l’informazione sullo stato delle Federazioni dell’Europa e dell’America; come celebriamo e viviamo insieme il mistero dell’Immacolata Concezione di Maria; la formazione permanente e la formazione iniziale; la dimensione ecclesiale dell’Ordine dell’Immacolata Concezione; la mutua solidarietà nell’Ordine tra i Monasteri e le Federazioni; la missione dell’Ordine dell’Immacolata Concezione oggi; la contemplazione della concezionista; nuove notizie riguardo a santa Beatriz de Silva. Alimentando il futuro con la lampada di Santa Beatriz Al termine di queste giornate, riconosciamo e riaffermiamo nei suoi valori fondanti il nostro carisma mariano-immacolista che vediamo definito ed espresso nei seguenti quattro pilastri: • La persona di santa Beatriz de Silva, depositaria del carisma mariano-immacolista suscitato dallo Spirito Santo per la Chiesa, e l’esperienza vissuta da lei con la sua originaria comunità. • La Bolla di fondazione “Inter Universa”, approvata da Innocenzo VIII, accompagnata poi da altre Bolle iniziali. • La Regola dell’Ordine della Concezione della Beata Vergine Maria, approvata da Giulio II con la Bolla “Ad 49 cTc - comunione e comunicazione Statum Prosperum”- che conclude definitivamente il processo di fondazione. • La tradizione di santità vissuta dall’Ordine, che vediamo espressa nelle Costituzioni Generali dell’ordine dell’Immacolata Concezione del 22 febbraio 1993. Confrontandoci con il nostro progetto di vita, hanno meritato particolare rilievo nelle riflessioni e nel dialogo quattro punti, che assumiamo come orientamento per il nostro cammino e servizio e che vi offriamo per un discernimento fraterno: 1. La nostra prima preoccupazione e desiderio è che tutte noi, chiamate a partecipare, perpetuare e manifestare la santità di Maria Immacolata, rispondiamo con fedeltà alla vocazione e al dono del Signore. Proclamiamo l’assoluto primato del Signore, Padre misericordioso, e vogliamo essere a Lui utili con la continua contemplazione, la lode e il servizio. Riprendiamo nelle nostre comunità la Parola di Dio come alimento e luce rispondendo come Maria: “Ecco la serva del Signore, si compia in me la tua Parola”. 2. Sentiamo vivo il desiderio che si fortifichi la solidarietà e la comunione di tutte le federazioni e i monasteri affinché l’Ordine si manifesti nella sua ricchezza spirituale e nell’efficacia della sua missione nella Chiesa. Crediamo necessario per questo che aumenti lo scambio reciproco attraverso i diversi mezzi a disposizione. In particolare crediamo utile che lo stesso Ministro 50 cTc - comunione e comunicazione Generale ci indichi un organo di mutua comunicazione e informazione. Potrebbe essere una rivista propria dell’OIC, impiegando mezzi moderni per la sua elaborazione e diffusione. 3. Abbiamo percepito un forte richiamo alla necessità di lavorare per il miglioramento della formazione a tutti i livelli: permanente, iniziale, preparazione delle formatrici, etc.; solamente così potremo mantenere la fedeltà creativa richiesta dalla Chiesa per superare le difficoltà del presente e del futuro. Vogliamo continuare a riflettere per giungere a criteri e testi che diano un orientamento comune al lavoro formativo. 4. Nell’anno 2011 ricorrerà il 500° anno dall’approvazione della nostra Regola da parte di Papa Giulio II. A questo riguardo, desideriamo animare e stimolare ad un duplice impegno: • approfondire spiritualmente la Regola, un testo tanto ricco e venerabile, fondamento del nostro Ordine; • promuovere studi qualificati sulla Regola e sugli altri documenti su cui si fonda la nostra storia e la nostra spiritualità, in modo che vengano adeguatamente presentati il nostro carisma e la nostra missione. Chiediamo al coordinamento della Confederazione di Santa Beatriz (Spagna) e alle sorelle Delegate delle Federazioni d’America, sr. Margarita Parodi e sr. Ligia Gómez, che promuovano e curino questo lavoro. Care sorelle, la contemplazione del volto glorificato della Madre Santa Beatriz anima in noi la speranza della 51 cTc - comunione e comunicazione permanente presenza e azione dello Spirito del Signore, dando forma ad nostro agire ed essere Concezioniste nella Chiesa. Vi ringraziamo per la preghiera e per l’affetto, per aver accompagnato le giornate del nostro Incontro e vi chiediamo di rimanere aperte allo Spirito per accogliere, alimentare e dare alla luce, con opere di santità, la volontà di Dio sul nostro Ordine e su ciascuna di noi nell’oggi della storia. Un forte abbraccio fraterno a tutte e a ciascuna di voi, da parte di tutte noi, vostre rappresentanti in questo stupendo Incontro tenuto a Toledo dal 24 maggio al 4 giugno 2008. BRASILE: FEDERAZIONE INMACULADA CONCEPCIÓN • Sr. Ma. Auxiliadora do Preciosíssimo Sangue Lopes Leite, oic. Presidente. • Sr. Ma. Teresa de Jesús, OIC. Delegata. COLOMBIA: FEDERAZIONE DE CONCEPCIONISTAS FRANCISCANAS • Sr. Ligia Inés Gómez Gómez, oic. Presidente. • Sr. María Olga Quiceno Restrepo, oic. Delegata. SPAGNA: FEDERAZIONE SANTA MARÍA DE GUADALUPE • Sr. Ma. de la Cruz Alonso Paniagua, oic. Presidente. • Sr. María Brígida Cerrillo Puerto, oic. Delegata. FEDERAZIONE NUESTRA SEÑORA DE ARANTZAZU • Sr. Celina Arranz Hernán, oic. Presidente. 52 cTc - comunione e comunicazione • Sr. Isabel Gil García, oic. Delegata. FEDERAZIONE INMACULADA CONCEPCIÓN • Sr. María del Mar Carballo Fernández, oic. Presidente. FEDERAZIONE SANTA BEATRIZ DE SILVA • Sr. María del Carmen de los Ríos Pérez, oic. Presidente. • Sr. María Asunción Gutiérrez Gutiérrez, oic. Delegata. FEDERAZIONE PURÍSIMA CONCEPCIÓN • Sr. María del Carmen Mariñas García, oic. Presidente. • Sr. María Teresa Val Rouco, oic. Delegata. MESSICO FEDERAZIONE SANTA MARÍA DE GUADALUPE • Sr. Ma. Del Carmen Lozano Juárez, oic. Presidente. • Sr. Dulce María Aguilar, oic. Delegata. FEDERAZIONE SANTA MARÍA DE LOS ÁNGELES • Sr. Ma. Loreto Hernández Hernández, oic. Presidente. • Sr. Ma. Concepción Lozano Rosas, oic. Delegata. PERÚ: FEDERAZIONE DE LA INMACULADA CONCEPCIÓN • Sr. Margarita Aurelia Parodi Carranza, oic. Presidente. • Sr. Renata Mercedes Rentería Rosas, oic. Delegata. 4.2 Incontro delle Presidenti delle Federazioni delle Clarisse d’Italia - Assisi Nei giorni 20 - 24 aprile 2009 si è svolto in Santa Maria degli Angeli, presso la Casa “A. Leonori”, l’annuale 53 cTc - comunione e comunicazione incontro delle Presidenti delle Federazioni delle Clarisse d’Italia, sul tema: La vocazione clariana oggi, tra memoria e profezia. I primi due giorni sono stati dedicati alla formazione, grazie all’eccellente e qualificato contributo di Padre Paolo Martinelli ofm capp, il quale ha sviluppato il tema della vocazione dal punto di vista storico, filosofico, teologico, ecclesiologico, antropologico. Il 22 aprile le Presidenti hanno incontrato Madre Patrizia Nocitra, Presidente della Federazione delle Clarisse Urbaniste e Madre Stefania Monti, delegata dalla Presidente della Federazione delle Clarisse Cappuccine in Italia, per un fraterno scambio e una importante condivisione sui rispettivi cammini federali e sulle problematiche principali, comuni a tutte le nostre realtà monastiche. La giornata successiva è stata riservata principalmente alla programmazione dell’assemblea elettiva del 2010. Infine, durante l’ultima giornata della settimana, le Presidenti hanno incontrato tutti gli Assistenti federali e il Presidente della COMPI con il suo Consiglio. Il tema della riunione: Luci e ombre sul cammino delle Federazioni e della COMPI, ha offerto la possibilità di conoscersi un po’ più a fondo e di confrontarsi su alcune importanti tematiche, per individuare e per impegnarsi a realizzare insieme le possibili soluzioni. L’occasione dell’incontro e della condivisione ci ha 54 cTc - comunione e comunicazione confermati nel comune desiderio di crescere nella passione per Cristo e per l’umanità, in modo particolare in questo tempo di preparazione alla celebrazione dell’VIII centenario della fondazione dell’Ordine, nel 2012. Possa questa nuova esperienza celebrativa condurci sempre più verso l'essenziale della nostra Forma di vita, nella ricerca coinvolgente del volto di Dio. Segreteria Coordinamento Clarisse d‘Italia Monastero “S. Nicolò” - OTRANTO (LE) 4.3 Assemblea della Regno Unito Federazione S. Chiara, La triennale assemblea della Federazione S. Chiara si è tenuta al West Wickham Conference Centre vicino a Londra alla fine di aprile 2009. Erano presenti l’abbadessa e una delegata di ogni comunità e fr. Quentin Jackson ofm, Assistente spirituale della Federazione. Madre Bernadette osc, Presidente della Federazione dell’Irlanda e sr. Paul osc, del loro Consiglio, sono venute a rappresentare le sorelle irlandesi, in uno scambio divenuto abituale e che è molto apprezzato da tutti noi. Sempre dall’Irlanda proveniva fr. Aidan McGrath ofm, che era stato invitato come relatore, ma con la sua presenza a quasi tutta l’Assemblea, egli ha dato un 55 cTc - comunione e comunicazione grande e apprezzato contributo anche in molti altri modi. Alle comunità era stato chiesto di prendere in considerazione come potrebbe/dovrebbe essere vissuta una autentica vita clariana nel 21° secolo, e di arrivare preparate all’Assemblea per fare una presentazione sul tema. Questo ha occupato del tempo. Abbiamo cercato di mettere molta cura per rendere queste relazioni piacevoli e interessanti meglio che potevamo, perciò ci è molto piaciuto ascoltarci reciprocamente. La Commissione liturgica aveva curato la preparazione della Messa e della Liturgia delle Ore per questi giorni e aveva stampato un opuscolo con tutto il necessario, cosa che è stata di grande aiuto. Dopo un paio di giorni passati su questioni relative all’Assemblea abbiamo proceduto alle elezioni. Il nuovo Consiglio è così composto: Presidente sr. Angela (Arundel) 1° consigliera - sr. Aelred (Arundel) 2° consigliera - sr. Irene Joseph (Woodchester) 3° consigliera - sr. Frances Teresa (Arundel/Hollington). Abbiamo espresso apprezzamento e gratitudine per il precedente Consiglio e particolarmente per sr. Anne Marie, la Presidente uscente e – come è divenuto consueto – abbiamo concluso l’Assemblea con una celebrazione e con una festa. 56 cTc - comunione e comunicazione 4.4 Seminario ad Assisi: “Creazione nel Cuore della Missione” LETTERA APERTA ALLE COMUNITÀ RELIGIOSE “La risposta al grido della terra e dei poveri è fondamentale per la sequela cristiana”. Questa idea esprime la nostra preoccupazione: siamo 240 religiose e religiosi appartenenti a 82 istituti e provenienti da 57 paesi dei cinque continenti riuniti ad Assisi dal 12 al 16 maggio 2009. Il seminario, la “Creazione nel Cuore della Missione” è stato sponsorizzato dal SEDOS e dalla Commissione di GPIC dell’UISG/USG. Sia i religiosi che alcuni collaboratori laici sono stati guidati nella riflessione sull’ecologia e sulla vita cristiana da due teologi: Sean Mc Donagh e Denis Edwards. Sean Mc Donagh SSC ci ha presentato le origini dell’universo e gli effetti del cambiamento climatico. Siamo diventati più consapevoli che il processo creativo di Dio è stato evolutivo ed è durato almeno 13.7 miliardi di anni. Quest’opera è ora minacciata dall’attività umana e dall’avidità. Incendi, siccità, estinzioni di specie animali, distruzioni di foreste, desertificazione, inquinamento degli oceani e scioglimento dei ghiacciai sono fenomeni che indicano cambiamenti climatici. Ecologia, economia e giustizia sono realtà legate 57 cTc - comunione e comunicazione intrinsecamente e l’abuso della terra è un grido che esige azioni urgenti per evitare che le generazioni future ereditino una terra sterile. P. Denis Edwards ci ha invece portato a guardare a Gesù che parlava del creato e vedeva in esso la rivelazione di Dio. Ci ha incoraggiato anche a prendere un impegno ecologico al seguito del Maestro di Nazaret. In una sua seconda conferenza su Eucarestia ed ecologia, evidenziando i testi che si riferiscono al creato nelle preghiere eucaristiche, ci ha invitati a lodare e rendere grazie a Dio per la creazione. Come l’Eucarestia è un memoriale dell’evento di Cristo, così anche Dio mantiene tutto ciò che è creato nella memoria Divina, in modo tale che anche un passero ferito è importante per Dio. Infine, il teologo australiano si è soffermato sulla speranza escatologica e sulla trasformazione finale del creato (Rom 8,23). Ricordando il pensiero di Teilhard de Chardin, Edwards ha sottolineato che il nostro futuro implica una trasformazione radicale di tutto ciò che è materia nel Cristo Risorto. Edwards ha ricordato che tutto ciò che è vita creata – umana e animale – sperimenterà una trasformazione deificante, “il Dio della resurrezione è un Dio che porta le creature, ognuna con il suo carattere distintivo, in qualche maniera, nella dinamica eterna della divina comunione”. Ecco la nostra sfida: passare da “uno sguardo arrogante ad uno amorevole”, cioè, accettare di intraprendere un cammino di conversione ecologica nelle nostre attitudini e 58 cTc - comunione e comunicazione stili di vita riguardo al creato. Ci siamo confrontati con la realtà del cambiamento climatico, dello sfruttamento delle foreste e dei minerali, della distruzione delle fonti acquifere e dell’inquinamento dell’aria, degli interessi delle multinazionali che contro ogni norma etica, introducono organismi geneticamente modificati (OGM) che riducono la biodiversità e costringono i contadini a dipendere dalle multinazionali per le sementi. Queste realtà hanno un impatto su tutti noi ma ancor più sui poveri che sono i meno responsabili per il degrado ambientale. Ispirati da questo posto – Assisi di San Francesco – sentiamo la chiamata ad abbracciare un vero impegno ecologico, e ad assumere uno stile di vita che riveli il nostro legame profondo con la terra e con il Dio che crea in Gesù Cristo. E’ necessario vivere secondo uno stile di vita coerente. E’ possibile avere un futuro comune come umanità se viviamo ora una sobrietà condivisa per assicurare dignità alle generazioni future in modo che possano godere della bellezza della terra, “letto di fiori della nostra dimora” (Dante). Riconosciamo l’impegno di molti religiosi nel promuovere la salvaguardia del creato. Durante il seminario alcuni gruppi hanno condiviso la loro esperienza di lavoro con sorgenti di energia alternativa e di promozione di agricoltura biologica e di percorsi educativi sull’ecologia nelle scuole. Incoraggiamo pertanto le nostre congregazioni nei 59 cTc - comunione e comunicazione percorsi formativi, nelle liturgie, nei programmi di formazione permanente, negli impegni apostolici con i giovani, ad assumere la chiamata ad amare la terra e le sue creature come Dio li ama, e a concretizzare queste riflessioni con gesti e pratiche rispettose verso il nostro pianeta. Uniamo le nostre voci e i nostri sforzi con quelle organizzazioni e movimenti che lottano per difendere i diritti del pianeta e i diritti dei poveri e degli emarginati, di coloro che sono derubati, anche violentemente, delle risorse e degli habitat naturali. Ci impegniamo a lavorare con gruppi ecclesiali e organizzazioni della società civile per fare pressione su governi e istituzioni internazionali perché rispondano a queste problematiche importanti. Riconosciamo i nostri peccati ecologici e la complicità nell’abuso della terra e domandiamo perdono impegnandoci con azioni che portano alla riconciliazione e trasformazione dei nostri atteggiamenti e dei nostri stili di vita. Assisi, Italia 16 maggio 2009 http://jpicformation.wikispaces.com/IT_Assisi09 60