n. 45 - agosto 2009
Indice
1.
CAPITOLO GENERALE OFM
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“Verbum Domini nuntiantes in universo mundo” - Assisi 2009
1.1 Con autenticità e aperti al futuro
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Frati Minori missionari nel mondo con il cuore rivolto al
Signore
dalla Relazione del Ministro Generale fr. J.R. Carballo ofm
1.2 Messaggio ai Ministri dell’economia del G8
1.3 Incontro di preghiera con le sorelle del Protomonastero
S. Chiara
- Saluto di Madre Chiara Damiana Tiberio osc
- Saluto di fr. Juan Zuriarrain Urretabizkaia Telesforo ofm
- Riflessione di sr. Maria Daniela Rolleri osc
- Riflessione di fr. Michael Anthony Perry ofm
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2. DALL’UFFICIO PRO MONIALIBUS
2.1 Il CTC ha compiuto 22 anni
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Ripercorriamone insieme la storia e proseguiamo il
cammino - la Redazione
3. ARTICOLI
3.1 Francesco d’Assisi patrono dell’ecologia
fr. Bienvenido Baisas, ofm – Sri Lanka
3.2 Uno studio approfondito delle caratteristiche letterarie
della Quarta Lettera di S. Chiara a S. Agnese di Praga
fr. Fan Lawrence Gangzhen, ofm – Cina
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4. NOTIZIE
4.1 Convegno dell’Ordine dell’Immacolata Concezione Toledo (Spagna)
4.2 Incontro delle Presidenti delle Federazioni delle Clarisse
d’Italia – Assisi
4.3 Assemblea della Federazione S. Chiara – Regno Unito
4.4 Seminario ad Assisi: “Creazione nel cuore della missione”
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PRO-MANUSCRIPTO
Monastero S. Chiara - Cortona (Ar)
Italia
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1.
1.1 Con autenticità e aperti al futuro
Frati Minori missionari nel mondo con il cuore rivolto al
Signore
dalla Relazione al Capitolo 2009 del Ministro Generale
fr. José R. Carballo ofm
INTRODUZIONE
7. […] Vi invito, cari Fratelli, ad avere un triplice sguardo
sulla nostra vita e missione. Uno sguardo riconoscente,
perché c’è molto bene da raccontarci e da dire al mondo.
Uno sguardo critico, perché c’è molto da migliorare. Uno
sguardo pieno di speranza, perché siamo comunque
chiamati a sognare e, per la fede, i motivi per un tale
sguardo non mancano.
In questo contesto, vi esorto a cantare alla vita, perché la
riconosciamo come un grande dono di Dio. Al compiersi di
questi 800 anni dall’approvazione della nostra forma di vita
e, con essa, della fondazione dell’Ordine, desideriamo
celebrare il dono della vita da Frati Minori, la vocazione a
cui, per pura grazia, siamo stati chiamati. In questo canto ci
sono note melodiose e stonate, nella nostra vita ci sono luci
e ombre, c’è grazia e peccato. Per le luci e la grazia, di oggi
e di ieri, intoniamo il nostro magnificat all’«altissimo,
onnipotente, bon Signore». Per le ombre e il peccato, di
oggi e di questi 800 anni di storia della Fraternità
universale, umili e fiduciosi, chiediamo perdono al Padre
delle misericordie. [...]
UNA FRATERNITÀ
CHE È E SI MANIFESTA COME
FAMIGLIA
139. Facendoci eco della confessione grata di Francesco al
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termine della sua vita (cf. Test 14), anche noi sentiamo la
gioia e il dovere di confessare: il Signore ci diede dei Fratelli
e delle Sorelle. Sì, il Signore ci ha dato la grazia di seguirlo
in seno ad una famiglia, la Famiglia Francescana, formata da
fratelli e sorelle che, con noi Frati Minori, fanno tesoro
dell’esperienza spirituale di Francesco e Chiara.
Con loro condividiamo lo stesso carisma, quello
francescano, e la stessa missione, quella di testimoniare con
le parole e le opere «che non c’è nessun onnipotente
eccetto Lui» (LOrd 9), anche se il modo e la forma di questa
testimonianza possono essere diverse.
Unità nella reciprocità, perché abbiamo bisogno gli uni degli
altri; unità nelle differenze che si integrano e completano;
unità nella diversità, che è ricchezza carismatica. Tutto
questo è ciò che caratterizza la nostra identità come
famiglia, come Famiglia Francescana. In quanto tale, siamo
chiamati a vivere e ad esprimere una spiritualità di
comunione, perché il carisma che abbiamo abbracciato
nasce nella comunione, nella condivisione e nella
partecipazione. […]
La relazione con le Sorelle Clarisse
143. La relazione dell’OFM con le Sorelle Clarisse (= OSC) è
stato un tema che personalmente ho cercato di potenziare il
più possibile. In questo sforzo mi sono sempre sentito
molto appoggiato da tutto il Definitorio e dall’Ufficio Pro
Monialibus della nostra Curia.
Tra gli strumenti usati per incrementare questo rapporto ne
ho privilegiati soprattutto due: una lettera che ho scritto
ogni anno alle Sorelle in occasione della festa di santa
Chiara; l’incontro con le Federazioni e, a volte, con i singoli
Monasteri, durante le mie visite alle Entità OFM in cui vi è la
presenza delle Sorelle. I temi più affrontati nei miei incontri
con le Sorelle e nelle lettere che ho loro indirizzato sono
stati: la relazione fraterna tra OFM e OSC e gli aspetti
concreti dell’identità carismatica delle Sorelle Clarisse, in
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cTc - comunione e comunicazione
particolare il tema della contemplazione e della vita
fraterna. Ho anche insistito molto sulla formazione iniziale e
permanente.
Nel mio servizio di animazione all’Ordine mi sono sempre
sentito sostenuto dalla preghiera delle Sorelle e nelle mie
visite ai Monasteri e alle Federazioni mi sono sentito molto
ben accolto in ogni momento. D’altra parte mi consta che le
mie lettere sono state frequentemente utilizzate come
materiale di formazione permanente in molti Monasteri e
Federazioni e che le Sorelle hanno seguito molto da vicino il
cammino dell’Ordine in questi anni, soprattutto il progetto
La grazia delle origini. Dalla mia esperienza posso
affermare che le Sorelle si sentono molto unite
spiritualmente a noi e che ci amano come veri fratelli.
Oltre ai vari servizi di amministrazione e animazione offerti
dall’Ufficio Pro Monialibus della nostra Curia –
presentazione di pratiche riguardanti la vita dei Monasteri e
delle Federazioni alla Congregazione degli Istituti di Vita
Consacrata e le Società di Vita Apostolica, visite ai vari
Monasteri e alle Federazioni, lettere, materiale formativo… –
l’attività più importante di questo sessennio in rapporto alle
Sorelle Clarisse è stato il I Congresso Internazionale delle
Presidenti OSC, celebrato ad Assisi dal 26 gennaio al 6
febbraio 2008, voluto dal nostro Definitorio generale,
convocato dal Ministro generale e organizzato da una
Commissione internazionale sotto il coordinamento
dell’Ufficio Pro Monialibus.
Il Congresso è stato un incontro che si può ben considerare
storico, dato che è il primo di questo tipo che si celebra
nella storia otto centenaria dei nostri Ordini. Vi hanno
partecipato tutte le Presidenti delle Federazioni (in tutto 54)
e alcune Sorelle invitate. Vi hanno partecipato anche i
membri del Definitorio generale. L’incontro è stato
veramente fraterno, di riflessione e di formazione per tutti
coloro che vi hanno partecipato. Sono convinto che grazie a
questo incontro, valutato da tutti e tutte le partecipanti
come molto positivo, i rapporti tra OFM e OSC si sono molto
rafforzati.
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La relazione con l’Ordine delle Concezioniste francescane
144. La Provvidenza volle che l’Ordine dell’Immacolata
Concezione di Santa Beatrice da Silva (= OIC) o
Concezioniste francescane di vita contemplativa facessero,
fin dalle origini, un cammino di comunione fraterna con il
nostro Ordine. Un cammino fatto di rispetto nella diversità
(non sono del Secondo Ordine) e di profonda unità in Maria
Immacolata, come riconosciuto dalle loro Costituzioni.
Con loro, come con le Clarisse, ho cercato di favorire una
vera relazione fraterna. Per questo mi sono servito di una
lettera che ho indirizzato loro ogni anno per la festa di
Santa Beatrice da Silva e degli incontri fraterni con le
Federazioni durante le visite alle nostre Entità. Anche in loro
ho trovato un grande appoggio spirituale nel mio ministero
a favore dei Frati e ho anche potuto aver prova in diverse
occasioni del grande amore che hanno per noi e di quanto
hanno sofferto per restare unite al nostro Ordine.
Anche qui, oltre ai vari servizi che l’Ufficio Pro Monialibus
svolge in loro favore, l’attività più importante realizzata con
loro in questo sessennio è stato il I Congresso
Internazionale delle Presidenti OIC, voluto dal nostro
Definitorio generale, convocato dal Ministro generale e
organizzato da una Commissione congiunta di Frati e di
Suore. Il Congresso si è svolto a Toledo (Spagna), nella Casa
Madre delle Concezioniste Francescane e vi hanno
partecipato, oltre a tutte le Presidenti, 12 in tutto, una
Delegata per ogni Federazione. Insieme al Ministro generale
hanno partecipato anche alcuni membri del Definitorio
generale e alcuni Assistenti. I temi trattati riguardavano la
vita delle Sorelle: rapporti con l’OFM, contemplazione,
formazione iniziale e permanente, vita fraterna, ruolo delle
Federazioni… la valutazione è stata molto positiva. [...]
È
TEMPO DI SOGNARE
277. Il peggio che possa succedere ad una persona è di
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cTc - comunione e comunicazione
smettere di sognare. Significa che ha perso la capacità di
creare futuro, che rinuncia a vivere il presente con passione,
che, in definitiva, la morte si avvicina a passi da gigante. Per
questo voglio sognare e voglio pensare che tutti i Frati
desiderino sognare, perché desideriamo vivere e creare
futuro. Per questo vi invito a sognare con me. Quando si
sogna da soli, il sogno può restare pura utopia, ma quando
due sognano insieme, il sogno ha la possibilità di convertirsi
in realtà. E se invece di essere due a sognare, fossero circa
16.000? Vi invito, cari Fratelli, a condividere alcuni sogni
che, grazie a Dio, non sono solo miei.
Sogno una vita francescana più contemplativa in cui noi
Frati ci muoviamo con passione, aperti al soffio dello Spirito.
Una vita radicata nell’incontro pieno di stupore ed
entusiasmo con Gesù Cristo che ci chiama a seguirlo con
tutto il cuore, a tempo pieno e giocandoci tutto. Sogno una
vita francescana che si converta in grido profetico
dell’assoluto di Dio, in un mondo in cui si moltiplicano gli
idoli e la fede si diluisce o si svia.
Sogno una vita francescana che viva permanentemente sotto
l’azione dello Spirito e sia fedele alle proprie ispirazioni.
Sarà una vita francescana capace di esplorare nuove vie del
Vangelo, aprendo nuove presenze là dove Egli suggerisce.
Sogno una vita francescana in cui la passività, la paura, il
sistemarsi e il conformismo, per quanto mascherati dalla
logica e dalla prudenza, cedano il passo all’audacia e alla
creatività evangelica, segni della presenza dello Spirito in
noi.
Sogno una vita francescana che, seguendo la forma di vita
che ci ha lasciato Francesco, sia capace di cogliere le
disumanizzazioni del nostro tempo ed abbia il coraggio di
andare alla periferia, alle frontiere, verso i chiostri inumani,
là dove nessuno vuole andare, per abbracciare i lebbrosi e
presentarli al Dio amore.
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Sogno una vita francescana profetica che, da una profonda
identificazione con Cristo, si converta in passione ed
esperienza fondante di vita, senta l’urgenza di annunciare il
volto misericordioso di Dio, la fraternità, la riconciliazione,
la pace e la solidarietà. Sogno una vita francescana che si
converta in memoria testimoniale della tenerezza del nostro
Dio e della forza del suo Spirito.
Sogno una vita francescana samaritana, in un mondo di
gente abbandonata lungo la strada, ferita, mezzo morta,
violentata, insicura. Sogno una vita francescana dedita alla
missione, inserita e inculturata, frutto di molta
contemplazione, di un esigente distacco e di un grande
amore alla gente, perché solo così potrà generare una
cultura di vita e della civiltà dell’amore.
Sogno una vita francescana che sia profezia di fraternità che
interpella tutti e che, in mezzo ad un mondo lacerato da
rivalità e violenze di ogni tipo, offra spazi di incontro, di
accoglienza, di gratuità, di festa, di condivisione serena e
gioiosa. Una vita francescana che sia memoria che provoca il
desiderio vitale presente nel cuore di ogni persona, fatta per
vivere con gli altri e non ai margini degli altri.
Sogno una vita francescana in cui la povertà non genera
tante discussioni ma è una realtà del cuore che genera
gioia; in cui l’obbedienza non si vive come lotta e
rassegnazione, ma come un’appassionata ricerca di dialogo
e di discernimento del volere di Dio; dove la castità e il
celibato siano vissuti con cuore aperto a tutti e distaccato e,
perciò, gioioso.
Sogno una vita francescana dotata di lucidità, capace di
guardare lontano, per vedere quello che gli altri non
vedono, piena di immaginazione e coraggio, capace di
impegnarsi nella ricerca di forme alternative di vita. Sogno
una vita francescana che, sullo stile di Francesco, ami con
fedeltà creativa la Chiesa e sia essenzialmente pasquale:
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segno, simbolo, parabola e profezia del Regno.
Sogno una vita francescana che sappia spogliarsi di tutto
quello che le impedisce di camminare nella direzione
segnata da Francesco 800 anni fa. Sogno una vita
francescana capace di creare otri nuovi per un vino nuovo,
che sappia dare risposte nuove alle sfide nuove, che scelga
strutture nuove, capaci di veicolare vita e vita in
abbondanza.
Sogno una vita francescana che avanzi, con un bagaglio
leggero, verso il futuro, seguendo il Signore della storia, con
il fuoco della passione che arde dentro, sapendo che Lui
può fare oggi grandi cose con gli umili di cuore, come le
fece 800 anni fa con Francesco e Chiara d’Assisi.
Il profeta annunciò che sarebbero arrivati giorni in cui i
giovani avrebbero suonato e gli anziani profetizzato. E se
questi giorni fossero già arrivati?
1.2 Messaggio ai Ministri dell’economia
del G8
Noi Francescani, Frati Minori (Governo dell’Ordine, Ministri e
Custodi), riuniti in Assisi per il 187° Capitolo generale in
questo anno 2009, VIII centenario della fondazione del
nostro Ordine, e provenienti da 110 Paesi del mondo in
rappresentanza
di
15.000
frati
che
condividono
direttamente e concretamente le sorti dei nostri popoli,
desideriamo inviare a Voi, Ministri dell’economia del G8, il
saluto francescano di “pace e bene!” e un nostro fraterno,
accorato messaggio.
Testimoniamo, nella nostra società, il non sufficiente
riconoscimento di alcuni inalienabili diritti della persona
umana a livello economico, sociale, culturale, civile e
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cTc - comunione e comunicazione
politico, tra i quali il diritto alla vita in ogni suo momento,
alla libertà nelle sue molteplici manifestazioni, al lavoro e
allo studio, i diritti della donna e dei bambini, senza
trascurare il problema cruciale della disoccupazione e della
mancanza di sostegno alle famiglie in difficoltà.
Constatiamo
con
crescente
inquietudine
come
la
globalizzazione, retta dalle pure leggi di mercato, porti
come conseguenze: l’attribuzione di un valore assoluto
all’economia, la disoccupazione, la diminuzione e il
deterioramento dei servizi pubblici, la distruzione
dell’ambiente e della natura, la produzione e la vendita
indiscriminata delle armi, l’aumento delle differenze tra
ricchi e poveri, la concorrenza ingiusta che pone le nazioni
povere in una situazione di inferiorità sempre più evidente,
costringendo milioni di persone ad una disperata
emigrazione dai propri territori.
Per superare la crisi economica, noi crediamo nell’impegno
per trasformare l’attuale stile di vita attraverso una
sobrietà più responsabile, la condivisione come alternativa
alla competizione, il rispetto dell’ambiente e la nonviolenza
attiva.
Alla luce di quanto sopra proponiamo che i governi:
• programmino una economia che rappresenti un cambio
di paradigma, il passaggio, cioè, da un modello di
economia di libero mercato a un modello di economia
della sostenibilità, che dia il primato alla dimensione
sociale e ambientale su quella prettamente economica e
che garantisca i bisogni fondamentali a tutti con il
contributo di tutti;
• favoriscano politiche produttive che evitino produzioni
inquinanti;
• attuino
politiche energetiche basate su energie
rinnovabili rispettando gli ecosistemi;
• mantengano gli impegni già solennemente presi
relativamente allo stanziamento dello 0,7% del PIL per il
raggiungimento degli otto obiettivi di sviluppo del
millennio.
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Seguendo l’insegnamento di Francesco d’Assisi, patrono
dell’ecologia, conosciuto in tutto il mondo quale testimone di
pace e di fraternità, sollecitiamo di porre al centro la
persona umana in tutte le sue dimensioni, chiedendo che
venga promosso ulteriormente:
• il rispetto della dignità e della uguaglianza della persona
umana, con l’impegno conseguente della costruzione del
bene comune e della destinazione universale dei beni;
• un rinnovato sforzo verso uno sviluppo sostenibile che
garantisca la realizzazione dei bisogni delle attuali
generazioni
senza
compromettere
possibilità
e
soddisfazioni alle future;
• una crescita economica coniugata con la salvaguardia
ambientale e la distribuzione dei benefici tra tutti i paesi.
Per questo chiediamo che con sollecitudine Vi possiate
adoperare per soddisfare nel miglior modo possibile le
attese e i bisogni dell’uomo d’oggi.
Come Frati Minori Vi assicuriamo tutto il nostro appoggio
per questo cammino e Vi salutiamo con le parole di
Francesco d’Assisi, fondatore del nostro Ordine: “Il Signore
Vi doni la sua pace!”
Assisi, 12.06.2009
1.3 Incontro di preghiera con le sorelle
del Protomonastero S. Chiara
La sera del 16 giugno il Ministro Generale e i fratelli riuniti
in Capitolo si sono recati alla Basilica di S. Chiara in Assisi
per un momento di preghiera con le sorelle Clarisse.
La celebrazione clariana, presieduta da fr. Michael Anthony
Perry, nuovo Vicario Generale ofm, ha voluto esprimere la
profonda unità spirituale e carismatica tra il Primo e
Secondo Ordine.
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cTc - comunione e comunicazione
SALUTO
DI
MADRE CHIARA DAMIANA TIBERIO
OSC
Carissimo Padre Generale, carissimo Padre Vicario
e carissimi Confratelli, il Signore vi dia pace!
È con gioia grande che viviamo assieme a voi questo
momento di preghiera, quasi al termine dell’intenso
itinerario del vostro Capitolo Generale.
Mi sembra tanto significativo che questo incontro orante tra
i figli di Francesco e le Sorelle Povere di S. Chiara, tra la
ricchezza e complementarietà carismatica del I e II Ordine,
si compia qui ai piedi del Crocifisso di San Damiano.
Sappiamo bene che cosa significhi, a livello spirituale ed
esistenziale, questo Crocifisso per i nostri Santi: è la
sorgente limpida ed ispirazionale del loro procedere sulle
vie del Signore, del loro radicalismo nell’incarnare la Forma
del Santo Vangelo, del loro rimotivarsi nella scelta
dell’Altissima Povertà.
Anche voi vi fermate davanti a Lui con le numerose
prospettive scaturite dall’evento capitolare, di rinnovato
impegno nella sequela Christi, di ascolto della sua Parola nel
primato della vita interiore, di purificazione e rinnovamento
per una testimonianza evangelico-francescana ancora più
efficace, di richiesta di luce e di grazia per le nuove guide
dell’Ordine. Anche noi Clarisse ci fermiamo con un sincero
desiderio di adesione al nostro carisma, in questo primo
anno dell’itinerario verso l’VIII Centenario della Fondazione
del nostro Ordine, anno che ha come tema la vocazione.
Davanti al Cristo Crocifisso e Risorto di San Damiano i nostri
Santi ci rimandano al centro pulsante della nostra vocazione
francescano-clariana, a quel mistero di conformità che lo
Spirito ha operato in loro scolpendo nella loro anima e nel
loro corpo i tratti del Vangelo vivo, tanto da fare di
Francesco un “alter Christus” e di Chiara un’“altera Maria”.
L’ascolto – il discernimento – la missione, che sono i tre
momenti della nostra preghiera della sera, hanno come
scopo non tanto quello di proporci un mandato esterno, ma
di calarci nel segreto di conformazione contemplativa al
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cTc - comunione e comunicazione
Signore Gesù e alla sua Madre Poverella.
Come ci ricordava il Santo Padre Benedetto XVI nella sua
visita ad Assisi il 17 giugno 2007: «Nella disputa sul modo
retto di vedere e di vivere il Vangelo, alla fine, non decidono
gli argomenti del nostro pensiero; decide la realtà della vita,
la comunione vissuta e sofferta con Gesù, non solo nelle
idee o nelle parole, ma fin nel profondo dell’esistenza,
coinvolgendo anche il corpo, la carne». Come tutto ciò è
divenuto eloquente realtà nel corpo stimmatizzato del Padre
san Francesco, nel corpo della Madre santa Chiara
radicalmente donato nell’esperienza claustrale a San
Damiano! Siano loro a intercedere per noi, in quest’ora di
grazia, quella santa operazione dello Spirito che ci renda,
davvero, persone consacrate in cui risplenda la bellezza e
bontà del volto di Cristo!
SALUTO DI FR. JUAN ZURIARRAIN URRETABIZKAIA
TELESFORO OFM
Care Sorelle Clarisse, cari Fratelli:
pace a tutti voi!
Ottocento anni fa, qui in Assisi, Francesco e Chiara si
incontravano per cercare insieme e discernere la volontà del
Signore; si cercavano reciprocamente per scoprire con
maggior chiarezza le vie del Signore e così mettere in
pratica “il suo santo e verace comandamento” in obbedienza
d’amore.
Anche noi, Fratelli minori riuniti a Capitolo, questa sera
veniamo da voi, Sorelle di Chiara e di Francesco, Sorelle
anche nostre, per riconoscere insieme a voi e per celebrare
insieme la nostra vocazione. La nostra forma di vita è
certamente diversa dalla vostra, ma la vocazione a cui siamo
stati chiamati è sostanzialmente la stessa: seguire le orme
del Signore nostro Gesù Cristo.
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cTc - comunione e comunicazione
Abbiamo in comune l’identico tesoro: il Signore Gesù, che ci
ha amato e ha dato se stesso per noi; siamo impegnati nella
stessa missione: testimoniare e costruire il Regno di Dio.
Voi attraverso la rinuncia all’attività esterna, dirigendovi
direttamente al cuore di Gesù sommamente amato, unico
Mediatore, affidando a Lui l’efficacia evangelizzatrice,
proclamando con la vostra stessa vita che una sola cosa è
necessaria: vivere nello spirito di orazione e devozione con
il cuore rivolto costantemente a Lui, aspettando tutto da Lui
solo.
A noi è invece chiesto di andare per tutto il mondo ad
annunciare e a guarire, ma prima di tutto ci viene chiesto di
avere lo Spirito del Signore e la sua santa operazione. In
questo Capitolo stiamo scoprendo una volta di più che la
nostra attività evangelizzatrice deve essere radicata nello
spirito di orazione e devozione. È la stessa cosa che
impariamo da voi ogni volta che veniamo ad incontrarvi
come Fratelli in questo Monastero o nei tantissimi altri
luoghi clariani dei nostri Paesi. Per noi e per tutta la Chiesa
voi siete memoria permanente del fatto che se il sale perde
sapore non può più servire a nulla. Grazie, Sorelle, per il
vostro contributo così essenziale!
La lettura che abbiamo ascoltato (1 Cel 9,22) è la stessa che
ci è stata rivolta una settimana fa, in occasione del rinnovo
della nostra professione, sulla Tomba di san Francesco.
Allora ci aveva interpellato con forza; oggi torna a risuonare
e a provocarci con identica intensità. Perché? Perché
Francesco riesce a trasmettere sino a noi l’originale
messaggio evangelico:
per annunciare il Vangelo è necessario mettersi alla sequela;
per annunziare il Vangelo è necessario ogni giorno
diventare discepoli di Gesù; .
per annunciare il Vangelo è necessario essere chiamati
dall’Amore e impegnarsi perché l’Amore sia amato.
E tutto questo comporta il diventare simili a Gesù.
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Allora anche noi potremo esclamare con gioia e slancio di
innamorato: ”Questo voglio, questo chiedo, questo bramo di
fare con tutto il cuore!”.
RIFLESSIONE
DI SR.
MARIA DANIELA ROLLERI
OSC
IL DISCERNIMENTO
Lo Spirito della verità con la sua azione umile e paziente di
guidare ogni generazione alla verità, con la sua incessante
arte di accendere dialoghi interiori, di risvegliare la Parola
dentro la storia, agisca così in questo momento di
preghiera, inserito nella grazia del vostro Capitolo di
Pentecoste. Sia Lui stesso a consegnarci questo frammento
di verità del cuore di Francesco, custodito nel brano di
Bonaventura che ci ha introdotto nella parte dedicata al
discernimento.
Nel racconto precedente del Celano (1 Cel 9,22) abbiamo
colto Francesco nella sua ricerca iniziale che, attraverso
l’ascolto della Parola e la concretezza della sua fede
ecclesiale, assume i tratti affascinanti di una gioiosa e
creativa determinazione, di una immediata e radicale
sintonia con la volontà di Dio. L’orecchio del cuore, la
memoria, la volontà, tutto della sua persona viene coinvolto
nell’incontro con il Signore. Non meno affascinante è questa
altra pagina delle Fonti (LegM 12), che continua a
testimoniarci il suo costante atteggiamento di ricerca, di
coinvolgimento, la libertà d’imparare per tutta la vita, in
ogni età e stagione, da ogni persona, dalla propria
comunità, dai fratelli e sorelle, dalle cose ordinarie e
straordinarie, dalla preghiera come dalla fatica apostolica,
nella gioia e nella sofferenza… (cf RdC 15). La sua filosofia
suprema, il suo supremo desiderio è un’esigenza che
appartiene alla natura stessa della vita consacrata, come ci
ricorda nel contesto della formazione permanente
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cTc - comunione e comunicazione
l’istruzione “Ripartire da Cristo”. La Leggenda Maggiore, al
di là del progetto redazionale del suo autore e riprendendo
le stesse espressioni di Tommaso da Celano, ci tratteggia
Francesco dentro il respiro di questa apertura formativa e
contemplativa, dentro questa esperienza di alterità. Ed ecco
come lui accoglie questa stagione, in cui il volere, la
risposta di Dio emerge nel suo cuore come tormentosa
questione.
L’esistenza di Francesco, la sua libertà, la sua relazione con
il Signore e con i fratelli sembrano esigere una nuova
disponibilità, un passaggio pasquale: “Padre… non sia fatta
la mia, ma la tua volontà” (Lc 22, 42). Gesù stesso in quel
momento storico della sua Passione ha avuto bisogno della
presenza dei suoi, avrebbe desiderato che vegliassero con
Lui nella preghiera e un angelo dal cielo lo ha infine
confortato. Anche Francesco non si è chiuso nella sua lotta
interiore e ciò che poteva apparire come momento riduttivo
della sua esperienza di Dio si è trasformato in un momento
di espansione, di vita risorta nella gioia della comunione.
Un autore del nostro tempo definisce il discernimento come
“l’arte della vita spirituale in cui io comprendo come Dio si
comunica a me”, grazie alla “pasqua di Cristo che riapre la
comunicazione tra Dio e l’uomo e tra l’uomo e Dio”; per
questo “le realtà in me, nel creato, nelle persone attorno a
me, nella storia mia personale e in quella più generale
smettono di essere mute per cominciare a comunicarmi
l’amore di Dio” e ancora “riesco ad evitare l’inganno,
l’illusione, e a decifrare e leggere la realtà in modo vero,
vincendo i miraggi che esse possono presentare per me”. È
bello vedere in particolare come Francesco percepisca che
Chiara e le sorelle non sono mute per lui, possono riaprire
la comunicazione tra lui e la Parola che si fa carne dentro la
storia, dentro la realtà del suo oggi, possono aiutarlo a fare
memoria del suo “Questo voglio..!” e rinvigorire la sua corsa,
libera da ogni illusione.
Nel vostro affacciarvi di questa sera dal grande chiostro del
mondo sul chiostro della nostra interiorità di Sorelle Povere,
avete scelto un brano che narra un episodio significativo di
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cTc - comunione e comunicazione
comunione, di aiuto e stima vicendevole tra Francesco e
Chiara, che narra la verità e bellezza dell’uno e dell’altra. Un
testo del Magistero di Giovanni Paolo II può gettare
un’ampia luce sul mistero di relazionalità dei nostri santi e
dei loro primi compagni e compagne, così come può essere
donato di viverlo anche a noi oggi: “… nel paradigma biblico
della donna, viene iscritta, dall’inizio sino al termine della
storia, la lotta contro il male e il Maligno. Questa è anche la
lotta per l’uomo, per il suo vero bene, per la sua salvezza.
La Bibbia non vuole dirci che proprio nella «donna», Eva Maria, la storia registra una drammatica lotta per ogni
uomo, la lotta per il suo fondamentale «si» o «no» a Dio e al
suo eterno disegno sull’uomo?… La forza morale della
donna, la sua forza spirituale si unisce con la
consapevolezza che Dio le affida in un modo speciale
l’uomo, l’essere umano. Naturalmente, Dio affida ogni
uomo a tutti e a ciascuno. Tuttavia questo affidamento
riguarda in modo speciale la donna – proprio a motivo della
sua femminilità – ed esso decide in particolare della sua
vocazione” (MD 30).
Francesco si è affidato a Chiara e alle sorelle, forte e
consapevole lui stesso di questo affidamento, dono di Dio.
Lui, continua ad essere mediatore della luce di Dio nel cuore
di Chiara, dell’ispirazione divina dentro la vita e la
femminilità delle sorelle. Lui, che ha promesso loro cura e
sollecitudine, sa affidarsi. Lui, donato come piantatore,
nutre e coltiva la sua pianticella, provocandola a un
autentico dono di sé, alla restituzione del talento
moltiplicato, alla consapevolezza del dono grande della
vocazione.
Un ultimo testo vicino ai nostri giorni, tratto dal documento
“Il servizio dell’autorità e l’obbedienza”, evidenzia non solo
l’attualità dei nostri santi, ma questa loro dinamica di
discernimento, vissuta nella reciprocità e complementarietà:
“… il discernimento è momento tra i più alti della fraternità
consacrata, ove risaltano con particolare chiarezza la
centralità di Dio quale fine ultimo della ricerca di tutti, come
la responsabilità e l’apporto di ognuno nel cammino di tutti
17
cTc - comunione e comunicazione
verso la verità… una comunità non può essere in stato di
discernimento continuo. Dopo il tempo del discernimento
c’è il tempo dell’obbedienza… entrambi sono tempi in cui è
necessario vivere con spirito obbediente” (n. 20 e. f.).
Quante volte Chiara ha obbedito a Francesco, certa che le
sue parole vive e scritte e ancor più l’esempio della sua vita,
tracciavano per lei e le sorelle la via privilegiata del Figlio di
Dio, obbedienza che rilanciava Francesco stesso nella sua
responsabilità e illuminava l’altezza della loro fraternità di
frati e donne poverelle guidati da un solo e medesimo
spirito. Discernimento e obbedienza sono davvero due
realtà che si richiamano vicendevolmente, sono la
motivazione, l’oggetto e l’obiettivo della filosofia suprema,
del supremo desiderio della vita di Francesco, della via e del
servizio intrapresi per piacere a Dio. Lui impara giorno
dopo giorno che l’Altissimo, glorioso Dio illumina le tenebre
del suo cuore attraverso gli eventi, le persone, l’intera
Creazione, ma chiede una risposta altrettanto concreta,
visibile. Per questo lo Spirito di verità in lui - e oggi anche
in noi - continua a pregare: damme fede dritta, speranza
certa e caritade perfetta, senno e cognoscemento, Signore,
che faccia lo tuo santo e verace comandamento. Amen.
RIFLESSIONE
DI FR.
MICHAEL ANTHONY PERRY
OFM
Quando ascolto la lettura del capitolo XVI della Regula non
bullata di san Francesco mi vengono in mente tre parole; le
stesse parole mi vengono in mente quando sento il brano
della I Celano (IX, 22: FF 356) sull’ascoltare il Vangelo e
quello della Legenda Maior XII (FF 1203 ss), che riguarda il
“discernimento”; le tre parole sono: Vangelo dell’Incontro.
Nel terzo capitolo dell’evangelista Giovanni veniamo
rimandati ad uno dei significati fondamentali della parola
Vangelo,
attraverso
la
solenne
e
inequivocabile
affermazione: Dio ha tanto amato il mondo… Benedetto XVI
18
cTc - comunione e comunicazione
ha colto molti di sorpresa, scegliendo queste parole come
tema centrale della sua prima lettera pastorale. Non c’è
dubbio che questo stesso tema sia stato centrale nella vita
di Francesco, che ha intimamente vissuto la sua esperienza
dell’amore di Dio all’interno del suo personale itinerarium,
sino ad includere l’abbracciare il (e anche l’essere
abbracciato dal) lebbroso. Questa esperienza sconvolgente
nella vita di Francesco lo ha reso capace di riconoscere
sempre più chiaramente che attraverso l’incarnazione Dio
non ha “giocato” con l’umanità, quasi divertendosi per
condurci ad accettare il suo Regno e la sua autorità sulle
nostre vite... No: Dio ha realizzato proprio quello stesso
movimento, Dio ha abbracciato in un atto di assoluta libertà
e di dono di sé totale ogni essere umano, uno per uno, e
ogni creatura, tutte e singole.
Se guardassimo a questo movimento, questo gesto di Dio
con gli occhi di san Paolo, o di Francesco, troveremmo il
coraggio di dire che Dio stesso costruisce la sua “tenda” tra
di noi, Dio “lega” se stesso e il suo futuro a noi. Forse, il
pericolo di ammettere questo movimento (che è Vangelo) in
Dio consiste nel fatto che questo comporta un movimento
anche per noi, un movimento in direzione di quello stesso
mondo che Dio ama e abbraccia; ma questo movimento non
può limitarsi ad un esercizio spirituale superfluo o casuale,
alla fine del quale possiamo tornare alla sicurezza di una
vita di preghiera e di fraternità alienata e alienante.
Ascoltando la Parola del Signore, cercando di discernere
quali sono i luoghi specifici verso i quali siamo invitati ad
andare come figli – fratelli e sorelle della penitenza – amati
e riconciliati, possiamo udire la voce di Dio che viene a noi
dal cuore del mondo: i pianti di milioni di madri i cui figli
muoiono per l’ingiustizia della fame o per cause di morte
che sarebbe possibile evitare; le lacrime dei bambini
costretti a seppellire le proprie madri e i propri padri morti a
causa dell’AIDS; il sangue di quanti sono stati colpiti a causa
di guerre politiche o etniche o per l’incontrollato commercio
delle armi; gli incendi, le tempeste, i terremoti (L’Aquila) e le
alluvioni che sono la voce dell’ambiente tragicamente ferito
19
cTc - comunione e comunicazione
e sempre più minacciato. Il documento del Concilio Vaticano
II sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, Gaudium et Spes,
parla dello stesso movimento quando dice: “Le gioie e le
speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei
poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure
le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli
di Cristo” (Proemio) In questo nostro Capitolo del 2009,
come “fratelli della penitenza”, dobbiamo domandarci
quanto ci siamo allontanati dalla nostra vocazione che ci
porta verso il mondo.
Se abbiamo orecchie per intendere e cuore per sentire e
comprendere il Vangelo dello Spirito in questo nostro
mondo, allora saremo condotti all’incontro con i miliardi di
fratelli e sorelle che già contemplano il volto e il cuore di
Dio e dell’umanità attraverso forme autentiche di esperienza
spirituale o religiosa. Come noi, anch’essi si impegnano a
conoscere ed amare quell’Unico che ci conosce e ci ama,
quello stesso Unico che può appagare il nostro desiderio
profondo di libertà, verità, giustizia e pace. Il nostro primo
movimento sarà quello di provare a portare gli altri a fare
esperienza di Gesù Cristo, quel Gesù vivo e operante nella
nostra vita. Dobbiamo esserne certi: la nostra esperienza di
Gesù, il prediletto di Dio, e la nostra pratica di amore e
giustizia nei nostri cuori, nelle nostre Fraternità, nella nostre
attività, in tutta la nostra vita, sono qualcosa di più rispetto
a una pura retorica spiritualista. Come Francesco, anche noi
desideriamo arrivare a conoscere, attraverso uno scambio
sincero ed onesto, che come abbiamo una Buona Notizia da
condividere a partire dalla nostra amicizia vitale con Gesù
Cristo (il nostro abbracciare gli altri), così noi “riceviamo”
anche una Buona Notizia presente e operante nella vita di
quanti incontriamo nel cammino (lasciandoci abbracciare
dagli altri). È questo duplice movimento – abbracciare e
lasciarsi abbracciare – che Francesco cerca di insegnare ai
suoi Frati nel capitolo XVI della Regula non bullata, che ci
richiama a annunciare e, insieme, ad essere soggetti ad ogni
essere umano, creato da e destinato a Dio.
L’invito di Francesco ad ascoltare la Parola del Signore e a
20
cTc - comunione e comunicazione
discernere le modalità per esprimere l’amore e la
benevolenza di Dio non riguarda solo coloro che
esplicitamente chiedono di andare “tra i Saraceni e gli altri
infedeli”: funziona anche come orientamento per tutti coloro
che seguono Gesù povero là dove Gesù va. Essere un
membro del corpo di Cristo, far parte dell’Ordine dei
Penitenti - Frati, Clarisse, Francescani secolari – esige da noi
che viviamo le nostra vita in modo tale che possiamo
abbracciare lo stesso mondo che Dio abbraccia in Gesù e
nello Spirito. Attraverso l’abbraccio di Dio nei nostri
confronti (eco della Parola originaria di Dio presente in ogni
essere umano e in tutta la creazione), e attraverso un
processo di scoperta del significato e della verità della
parola originaria di Dio così come si rivela nel nostro vivere
l’incontro con Gesù in comunità e fraternità, siamo spinti da
Cristo ad abbracciare chiunque arrivi sino alla nostra vita, in
un gesto di riconciliazione e di speranza, e a lasciare che la
sua vita funzioni come un potere trasformante per la nostra
vita, le nostre Fraternità, le nostre Province e il nostro
Ordine. Questo è la vita del Vangelo a cui siamo chiamati e
dalla quale non dobbiamo allontanarci, un Vangelo
dell’Incontro con il mondo attraverso il quale la potenza e la
misericordia di Dio diventano più visibili in noi.
21
2.
2.1 Il CTC ha compiuto 22 anni
Ripercorriamone insieme la storia e proseguiamo il cammino
la Redazione
Quando è nato il cTc?
Nel gennaio 1987, p. Dario Pili, l’allora Delegato ProMonialibus, volle riprendere in
modo nuovo la
pubblicazione di un Bollettino “Pro-Monialibus” che a suo
tempo aveva curato il p. Omaechevarria, in lingua latina,
ma che poi era stata sospesa negli anni 1981-1985.
Perché questo titolo? Cosa significa cTc?
La sigla sta per comunione e comunicazione. Voleva essere
un invito alla collaborazione, l’inizio di un dialogo da aprire
tra le sorelle clarisse delle varie parti del mondo. Il primo
numero fu definito da p. Dario un “numero di attesa”: «non
il primo numero di un nuovo programma di comunicazione
tra l’Ufficio Pro-Monialibus e le sorelle clarisse, nemmeno
l’inaugurazione di un nuovo strumento di collegamento fra
le sorelle, ma un numero di attesa. Infatti, un vero
programma di collegamento, in segno e come strumento di
comunione e comunicazione dovrà essere studiato e
realizzato dalle monache stesse: esse sanno pensare e
parlare di se stesse; non hanno bisogno di pensare e parlare
per procura» (cf. Editoriale n° 1, gennaio 1987). Padre Dario
si augurava che il numero successivo del cTc potesse
«uscire direttamente dalle mani delle monache addette
all’Ufficio Pro-Monialibus». Questo invito fu come un sasso
lanciato nel mondo delle sorelle clarisse che ebbe subito
delle risonanze.
Quali risonanze?
All’inizio era un numero unico che ospitava articoli nelle
22
cTc - comunione e comunicazione
diverse lingue in cui venivano inviati. Ci fu però una
crescente accoglienza, tanto che le sorelle di Arundel in
Gran Bretagna ne curarono una edizione in lingua inglese;
una edizione in lingua inglese fu anche curata dalle sorelle
delle Federazioni degli Stati Uniti e una edizione in lingua
fiamminga dalle sorelle di Leuven in Belgio. Certo non
mancarono anche i dissensi: si videro le diverse sensibilità
sul rapporto tra primo e secondo ordine, sul modo di
intendere la vita in clausura…; le diverse lingue non erano
capite in certi monasteri che non potevano assumersi
l’impegno delle traduzioni… Il sasso comunque era lanciato
e i cerchi nell’acqua del mondo delle clarisse si stavano
allargando.
Quale collaborazione da parte dei monasteri?
Fin dall’inizio alcuni monasteri insieme alla comunità delle
clarisse di Cortona, Italia, a cui venne chiesto dalla Curia
Generale un lavoro di Segreteria dell’Ufficio Pro-Monialibus,
offrirono la loro collaborazione per le traduzioni dei testi,
per esaminare i notiziari federali che dalle varie parti del
mondo venivano inviati all’Ufficio Pro-Monialibus e
ricavarne notizie, idee, iniziative che potessero far conoscere
la vita delle sorelle attraverso le pagine del Bollettino cTc. Il
monastero di Cortona come Segreteria collaborava nella
redazione e nella spedizione. I primissimi numeri (1-4)
furono ciclostilati in Curia, i numeri successivi (5-11)
vennero stampati dalla Tipografia Porziuncola di Assisi.
La collaborazione al bollettino è cresciuta nel corso
degli anni?
Con l’arrivo di p. Herbert Schneider come delegato ProMonialibus il dialogo è continuato proprio perché se ne
vedevano dei frutti. Con p. Herbert sono state affrontate
alcune difficoltà che la rivista presentava: il problema di un
unico numero contenente articoli in varie lingue, il
problema dei costi della stampa fatta in Tipografia. Furono
prese delle decisioni che sono portate avanti anche
attualmente. A Cortona si redige il bollettino in 4 lingue
23
cTc - comunione e comunicazione
(italiano, francese, inglese e tedesco) e si cura anche la
stampa e la spedizione dell’edizione italiana e tedesca. Le
clarisse di Vandoeuvre (Francia) si occupano della
riproduzione e spedizione dell’edizione francese nelle zone
francofone, mentre l’edizione inglese è curata per le diverse
zone anglofone da Hawarden (Gran Bretagna), da Greenville
(Stati Uniti) e da Campbelltown (Australia). L’edizione
spagnola viene tradotta da queste quattro lingue, stampata
e spedita dalle clarisse di Cantalapiedra (Spagna). Per
l’edizione portoghese il centro di diffusione è il monastero di
Porto Alegre in Brasile. All’edizione fiamminga provvede il
monastero di Leuven in Belgio.
Negli anni la collaborazione è quindi cresciuta. Tra il
monastero di Cortona e altri monasteri sparsi nelle varie
parti del mondo si è creata una buona rete di collegamento
e di aiuto, attualmente le sorelle di Vandouvre in Francia e
la Madre Presidente dell’Irlanda offrono il loro aiuto anche
per la rilettura delle bozze prima della stampa definitiva di
ogni bollettino. La possibilità di poter usare la posta
elettronica facilita oggi lo scambio e l’aiuto. Padre Herbert,
inoltre, nella cura e sollecitudine dimostrata con le sue
visite ai vari monasteri ha potuto contattare sorelle che si
sono rese disponibili (e a tutt’oggi lo sono) per le traduzioni
nelle varie lingue e che ogni volta offrono questo prezioso
servizio con grande generosità e gioia.
Quali le difficoltà incontrate?
La difficoltà più grossa è forse di non sentire ancora
“nostro” questo bollettino, di collaborare poco nell’inviare
articoli, notizie, materiale per la pubblicazione di ogni
numero, sarebbe bello che da più monasteri, da più
federazioni, da più parti del mondo venissero contributi,
anche se brevi sarebbero comunque piccoli segni di
partecipazione e condivisione.
Questo problema era stato affrontato anche nel sessennio di
p. Enrique González. Padre Enrique aveva inviato nel 2002
una lettera alle Presidenti e agli Assistenti delle Federazioni
e Associazioni di Clarisse e Concezioniste in cui si
24
cTc - comunione e comunicazione
chiedevano suggerimenti e proposte per promuovere una
maggiore partecipazione dei monasteri e delle federazioni
alla rivista cTc, le risposte giunte alla Segreteria di Cortona
erano state riassunte e pubblicate sul cTc n. 37 del febbraio
2003. Però la collaborazione è a tutt’oggi limitata e forse
anche poco sollecitata tra le varie comunità e federazioni.
Un’altra difficoltà è quella di trovare sorelle disponibili per
le traduzioni: se ci fossero più persone i tempi potrebbero
essere più brevi. Soprattutto le traduzioni in tedesco
potrebbero essere meglio distribuite. Attualmente ci sono
poche sorelle e per non caricarle di troppo lavoro talvolta
certi articoli sono pubblicati in inglese anche sul bollettino
tedesco.
Come vediamo il cTc oggi che è giunto al suo 45mo
numero?
Un sasso lanciato e che abbiamo continuato a rilanciare.
Un segno in cui abbiamo creduto e in cui stiamo credendo
perché anche p. Rafael e p. Joy lo stanno portando avanti e
perché le sorelle credono in un dialogo che è vita, in un
confronto che ci fa crescere, in una comunione che va al di
là del piccolo e limitato orizzonte di ogni monastero, che ci
fa essere famiglia, parte della Chiesa. Un piccolo seme che è
cresciuto e che ancora può crescere grazie alla
collaborazione di tutte.
25
3. Articoli
3.1 San Francesco, patrono dell’ecologia
fr. Bienvenido Baisas, ofm – Sri Lanka
Circa quaranta anni fa, nel 1967, Lynn White jr. scrisse il
tanto discusso articolo “Le radici storiche della crisi
ecologica”1, accusando la cristianità, specialmente
nella sua forma occidentale, di portare un enorme
fardello di colpa. Affermava che “la cristianità, in
contrasto assoluto con l’antico paganesimo e con le
religioni asiatiche (ad eccezione, forse, dello
zoroastrianismo), non solo stabiliva un dualismo tra
l’uomo e la natura, ma insisteva anche che lo
sfruttamento della natura da parte dell’uomo per
propri fini corrisponde alla volontà di Dio”2.
Che affermazione radicale! Da allora molto è stato
scritto
sull’argomento3.
Credo
che
possiamo
concordare con Lynn White jr. sul fatto che non si può
rispondere completamente alla crisi ecologica con più
scienza e più tecnologia, poiché, come molti hanno
già verificato, la nostra scienza e la nostra tecnologia
arroganti si sono sviluppate molto a partire da una
lettura e da un’interpretazione sbagliata delle nostre
fonti giudeo-cristiane. Abbiamo bisogno di una visione
che ci metta in grado non semplicemente di
sopravvivere alla crisi, ma soprattutto di vivere e far
vivere altri in modo più significativo in questa creazione
che è in cammino verso la pienezza del Regno di Dio.
26
cTc - comunione e comunicazione
Tutti sanno, forse, che lo stesso Lynn White jr., che da
una parte castigava la cristianità per i danni ecologici
del nostro tempo, dall’altra considerava Francesco di
Assisi come “il più grande rivoluzionario spirituale della
storia occidentale”, proponendo una visione cristiana
alternativa della natura e delle relazioni degli esseri
umani con essa. Per questo, non si sbagliava
proponendolo come santo patrono degli ecologisti.
Tredici anni più tardi, il 6 aprile 1980 il passato
pontefice Giovanni Paolo II lo proclamò tale
ufficialmente.
La proposta di Lynn era giusta, ma per una ragione
sbagliata, poiché affermava: “La chiave per
comprendere Francesco è la sua fede nella virtù
dell’umiltà – non semplicemente dell’individuo ma
dell’uomo (sic!) come specie. Francesco cercò di
deporre l’uomo (sic!) dalla sua monarchia sopra la
creazione e stabilire una democrazia tra tutte le
creature di Dio”4.
La
coscienza
ecologica
è
una
istanza
contemporanea, che non possiamo attribuire a
Francesco. Tuttavia, egli fu capace di averne
l’intuizione in un momento della sua vita in cui ogni
cosa sembrava andare in fumo. Non aveva quasi più
in mano la sua vita: portava le stimmate, che gli
causavano pene senza numero, era afflitto
interiormente dai ricordi dei suoi passati peccati e
dalle agitazioni del movimento francescano con le sue
divergenze interne, soffriva per varie malattie, una
delle quali lo aveva reso quasi cieco. Come un cigno
che canta al meglio di sé quando la vita viene meno,
27
cTc - comunione e comunicazione
così Francesco, tanto entusiasta della vita, non poteva
che far sgorgare da sé il suo canto del cigno. Una
notte, pur essendo ancora nella carne, gli fu assicurata
la promessa del dono del Regno di Dio. Un biografo
racconta che egli disse: «Voglio a lode di Lui e a mia
consolazione e per edificazione del prossimo,
comporre una nuova Lauda
del Signore per le sue
creature. Ogni giorno usiamo
delle creature e senza di loro
non possiamo vivere, e in
esse il genere umano molto
offende il Creatore. E ogni
giorno ci mostriamo ingrati
per questo grande beneficio,
e non ne diamo lode, come
dovremmo,
al
nostro
Creatore e datore di ogni
bene» (LegPer 43: FF 1592).
Da ciò risulta chiaro che il
punto di partenza della
relazione di Francesco con le
creature sue compagne è la
fede in Dio Creatore e
datore
di
ogni
bene.
Francesco lo dimostra nel cantico nuovo, “Il Cantico
delle Creature”, con una sovrabbondanza di titoli divini
in
apertura:
“Altissimo,
onnipotente,
bon
Signore” (Cant 1). Il primo titolo è ripetuto tre volte (vv.
1.2.4). Il Dio che egli incontrò in Gesù il Cristo, la Parola
vivente e il Pane della vita, è lo stesso che egli trovò in
se stesso e attraverso di sé e con sé nei suoi fratelli e
28
cTc - comunione e comunicazione
nelle sue sorelle nella creazione. Davanti a Dio,
l’Altissimo, gli esseri umani devono fare esperienza di se
stessi come di un’assoluta piccolezza, del tutto indegni
“di menzionare il tuo nome” (cf. Cant 2b; Rnb 23,5).
Non c’è dubbio che solo sulla base della relazione con
l’Altissimo c’è la possibilità per le persone di relazionarsi
in modo giusto con gli altri esseri umani e con le
creature. Ci riconosciamo insufficienti in noi stessi,
perché senza le creature siamo condannati a perire
(cf. LegPer 43: FF 1592 supra). Dal momento che noi
creature siamo legate da una relazione reciproca e in
definitiva siamo in relazione con l’Altissimo, di
conseguenza siamo fratelli e sorelle. Riconoscere Dio
come l’Altissimo è riconoscere tutti come fratelli e
sorelle. Senza tale visione, tendiamo ad essere e ad
agire come dèi e non come figli dell’Altissimo e fratelli
e sorelle gli uni degli altri.
Ma c’è più che un vedere semplicemente le nostre
esistenze interconnesse: c’è la realtà divina che ci
pervade. Messer lo Frate Sole, com’è bello e radiante
con grande splendore! Ci riempie di luce. Ha una
somiglianza con l’Altissimo. Di conseguenza, noi ci
vediamo l’un l’altro semplicemente come immagini,
come somiglianze, come segni della presenza di Dio.
Colui che è trascendente è, perciò, immanente, è qui,
in noi e attraverso di noi, ci riempie di vita e di energia.
Questo è veramente essere in cielo, quando lasciamo
che la santità di Dio ci permei, come Francesco
esprime nella sua parafrasi del Padre nostro (Pater 2).
L’umanità o anche l’intera creazione non possono
essere complete senza l’integrazione maschile/
29
cTc - comunione e comunicazione
femminile. Se nella mitologia vi era battaglia tra i sessi
(corpi astrali), ora nella creazione di Dio c’è invece
collaborazione tra di essi: Fratello Sole-Sorella Luna,
Fratello Vento-Sorella Acqua, Fratello Fuoco-Sorella
Madre Terra. Ora possiamo vedere veramente nella
prima coppia di creature i simboli di Gesù Cristo, il Sole
di giustizia, e di Maria, la sua perfetta discepola e
compagna di vita e di missione. E in loro, Francesco
deve aver visto significati anche se stesso e Chiara, la
sua controparte assisana nel movimento evangelico.
Si riconosce propriamente che i quattro elementi
primordiali della creazione, che si credeva costituissero
la corporeità di noi esseri umani, formano un unico e
medesimo universo: Fratello Vento-Sorella Acqua,
Frate Fuoco-Sorella Madre Terra. Davvero senza questi
elementi nessun essere umano può continuare a
vivere: ci sostengono completamente. Il ‘nutrire’
inclusivo sia di Frate Vento che di Sora nostra Madre
Terra dei vv. 6 e 9 implica l’uguale nutrimento di Sora
Acqua (v. 7) e di Frate Fuoco (v. 8) secondo lo stile
letterario dell’inclusione. Ma essi possono continuare a
sostenerci nella misura in cui noi ugualmente li
sosteniamo affinché siano naturalmente sereni, preziosi
e casti, belli e giocondi e robusti e forti, variamente
fecondi e colorati. Più di sempre la sopravvivenza
umana è al palo, data ogni sorta di inquinamento
ambientale. La salute e le buone condizioni di ventoacqua-fuoco-terra fuori di noi non possono che essere
collegate in modo simbolico con quel vento-acquafuoco-terra che noi esseri umani siamo! Progrediamo
insieme nella vita come creature di Dio e insieme
anche ci disintegriamo nella morte. La creazione non
30
cTc - comunione e comunicazione
deve essere vista semplicemente come una merce da
cui trarre profitto, che possiamo sfruttare a cuor
leggero per i nostri scopi egoistici; essa ha delle qualità
intrinseche indipendentemente dai nostri bisogni e
soprattutto dalle nostre esigenze5.
Se Francesco più tardi, in occasione della controversia
tra il vescovo Guido e il podestà di Assisi, aggiunse una
strofa (vv. 10-11) sulla necessità di perdonare per
amore, ciò deve essere a motivo delle sue esperienze
in guerra precedenti la sua conversione. A causa delle
aspre guerre tra il papato e l’impero, tra i maiores di
Assisi-Perugia e i minores a cui egli stesso apparteneva,
tra i musulmani e i crociati cristiani in Medio Oriente, di
cui fu direttamente testimone, si perdevano non
soltanto vite umane, ma anche piante ed alberi
preziosi
e
sicuramente
anche bestiame.
E noi sappiamo
che tali guerre
avevano luogo in
vaste estensioni
per brama di
potere
e
di
controllo,
di
denaro
e
di
prestigio di un
gruppo sull’altro.
L’altra
nuova
strofa (vv. 12-14),
composta
da
31
cTc - comunione e comunicazione
Francesco morente, testimonia la sapienza di chi ha
trovato non solo il significato della vita, ma anche
della stessa morte. Nella morte, noi ci lasciamo
ritornare al vento, all’acqua, al fuoco e alla terra che
sono stati nostri fratelli e sorelle. E’ perfetta stupidità
quella di pensare che essi ci appartengano,
impacchettandoli o rivendicando diritti su di essi,
specialmente sulla terra. Siamo noi che apparteniamo
ad essi, come è dimostrato in pratica da tutti i popoli
indigeni. Coloro che l’atteggiamento superficiale della
vita tecnologica ha alienato dalla creazione non
possono che essere ostili alla morte. Costoro
dimenticano che, in quanto esseri umani e creature,
c’è una fine per ogni cosa che è limitata e
condizionata. Dalla morte, nullo homo vivente po’
scappare (v. 13). L’atteggiamento sapiente verso di
essa è quello dell’abbandono amoroso. Se siamo stati
compagni degli elementi primordiali della nostra
fisicità, se ci siamo presi cura di essi durante il viaggio
della vita, la disintegrazione fisica attraverso la morte
non è che un’altra condizione trasformata dell’umana
esistenza. La morte è accolta e diviene perfino uno
strumento di lode, di benedizione e di ringraziamento
al Signore Iddio. La morte diviene sorella e viene essa
stessa lodata! Per gli sciocchi la morte è terribile. Per
chi ha mente e cuore lucidi, la morte diviene una
realtà intima. Sorella Morte è la forma conclusiva del
riconoscimento che si è fragili in modo assoluto
(humus, cioè della terra). E così, l’accettazione umile
della morte come parte integrante di questa vita
terrena rovescia il paradigma stabilito dai nostri
progenitori, i quali non furono felici del loro essere di
terra, sebbene creati a immagine e somiglianza di Dio,
32
cTc - comunione e comunicazione
ma vollero essere come dèi per non morire mai. Con il
finale ‘lasciar andare’, davvero lasciamo che Dio sia il
Sovrano, a cui ogni cosa deve essere restituita, poiché
ogni cosa è stata creata da Dio e viene da lui. Noi
siamo sorpresi, perciò, se di Chiara d’Assisi,
sopravvissuta per 27 anni a Francesco, le sorelle
rendono la testimonianza che alla fine della vita essa
benediceva Dio suo Creatore, al quale infine stava
ritornando:
Anche disse essa testimonia che, essendo la
preditta madonna et santa Madre presso alla
morte, una sera de notte seguendo el sabato, essa
beata Madre incominciò a parlare, dicendo così:
“Va’ secura in pace, però che averai bona scorta:
però che quello che te creò, innanti te santificò; e
poi che te creò, mise in te lo Spirito Santo e sempre
te ha guardata come la madre lo suo figliolo lo
quale ama”. Et aggiunse: “Tu, Signore, sii
benedetto, lo quale me hai creata”. E molte cose
disse parlando de la Trinità, così sutilmente che le
Sore non la potevano bene intendere. (ProcCan
3,20: FF 2986)
Non ci sorprende, di conseguenza, se Francesco, che
aveva cercato di vivere il Vangelo senza reclamare
nulla come suo proprio (sine proprio), si sentiva
obbligato a comandare ai suoi fratelli di cospargerlo
con la cenere al momento della morte, poiché presto
doveva divenire polvere e cenere (cf. 1Cel 110).
Anche la sua insistenza di essere poi steso nudo sulla
nuda terra una volta morto (cf. 2Cel 214.217), non
deve essere vista semplicemente come la sua
33
cTc - comunione e comunicazione
identificazione con il Crocifisso nudo, il suo Amato, da
cui deriva la fedeltà a Madonna Povertà (2Cel 215),
ma significa anche la sua totale co-fraternizzazione6
con tutti gli elementi di questa terra. Se prima
Francesco chiamava Sorella Terra ad essere anche
Madre, non deve essere soltanto a motivo del
sostentamento con cui essa nutre, ma anche perché
egli sapeva di essere uscito nudo da un grembo,
quello di sua madre Donna Pica, e anche da un altro
grembo, quello di una caverna vicino ad Assisi dove
egli discerneva la volontà di Dio per lui che lo portò a
spogliarsi nudo durante il giudizio davanti al Vescovo
di Assisi e a rinascere come figlio del Padre celeste; e
di conseguenza, sarebbe dovuto presto entrare in un
altro grembo – il grembo di ciascuno! – quello della
Madre Terra, per nascere attraverso di lei là dove la
seconda morte non poteva fargli alcun male.
Certamente
l’eco-femminismo
è
un
tema
contemporaneo con il sorgere di nuove esperienze e il
conseguente sviluppo di una nuova coscienza.
Sebbene siamo distanti 800 anni da Francesco d’Assisi
e il suo tempo, non di meno i suoi scritti e soprattutto il
suo classico canto del cigno “Il Cantico delle
Creature” e la stessa vita di questo universale fratello ci
danno valide ispirazioni per occuparci del nostro
malessere ecologico.
1
L’articolo fu pubblicato inizialmente in Science 155 (no. 3767), March
10, 1967, 1203-1207 [on line: <http://www.etsu.edu/writing/elit_s07//
ynnwhitejr.htm]
2
White jr, “Historical Roots”.
34
cTc - comunione e comunicazione
3
Anthony R. Ceresko (“Ecology and Genesis 1:26-28: An Interpretative
Strategy” in Prophets and Proverbs: More Studies in Old Testament
Poetry and Biblical Religion [Quezon City: Claretian Publications, 2002]
98-103), per esempio, considerando detto testo una chiave nel dibattito
sull’ecologia, identifica tre traiettorie tra i commentatori del testo. Due di
esse accettano il retroterra regale del linguaggio, con la prima che accetta
il termine in tutta la sua forza senza alcuna limitazione dell’autonomia e
dell’autorità umana sul mondo naturale, mentre la seconda cerca di porre
ad esse qualche limite. La terza entra nel dibattito e sfida la visione del
retroterra regale.
4
White jr, “Historical Roots”.
5
Roger D. Sorrell, St. Francis of Assisi and Nature: Tradition and
Innovation in Western Christian Attitudes toward Environment (New
York: Oxford University Press, 1988) 123. Questa intuizione di
Francesco sarebbe sviluppata infine da Giovanni Duns Scoto nella
nozione di haecceitas (l’essenziale ‘essere questo’). Ilia Delio (A
Franciscan View of Creation 37-38) così scrive: “la nozione di
haecceitas in vista del primato di Cristo significa che Gesù è il modello
su cui Dio plasma ogni aspetto della creazione: il sole, le stelle, i
serpenti, le gocce di pioggia, l’ossigeno, i protoni del magnesio, i chicchi
d’uva. A questo riguardo, le più piccole cose della creazione, per
esempio un piombino o un granello di sabbia, divengono cariche di un
significato divino. Ciascuna fa qualcosa, e ciò che fa è ‘essa stessa’.
Questo ‘fare essendo’ è fare Cristo. Una tale visione della natura conduce
a una poesia in cui le cose non sono simboli specifici, ma tutti
significano l’unica e medesima cosa: la bellezza di Cristo nel quale esse
sono create”.
6
Siamo debitori del termine “co-fraternizzazione con la natura” o “la
democrazia cosmica” a Leonardo Boff, Saint Francis, A Model for
Human Liberation, trans by John W. Dircksmeier (New York: The
Crossroad Publishing Company, 1982) 34.
35
cTc - comunione e comunicazione
3.2 Uno studio approfondito
delle caratteristiche letterarie della Quarta Lettera
di S. Chiara a S. Agnese di Praga
fr. Lawrence Fan Gangzhen, ofm - Cina
INTRODUZIONE
S. Chiara ha interpretato un ruolo molto importante nella
storia e nella spiritualità francescana. Può essere considerata
fondatrice, insieme a Francesco, dell'ordine francescano.
Seppure da una prospettiva femminile, ella cercò quella stessa
perfezione evangelica di Francesco che esercitò una
grandissima influenza nella storia religiosa. Francesco divenne
il cavaliere del Signore dei signori, ed ella divenne la sposa
del Re dei re. Francesco praticò l'altissima povertà nella
fraternità, ed ella praticò l'altissima povertà fra le sue sorelle.
I francescani fecero un grande lavoro nella vita attiva e le
Sorelle Povere piacquero a Dio nella vita contemplativa.
Perciò è molto importante esplorare la spiritualità dei primi
albori di Chiara leggendo in particolare i suoi Scritti. In
questo saggio intendo analizzare la Quarta Lettera di Chiara
ad Agnese di Praga considerandone le caratteristiche
letterarie, per offrire - almeno spero - ai lettori la
comprensione della sua spiritualità. Dopo una breve
esposizione del contesto storico, lo studio approfondito delle
caratteristiche letterarie sarà suddiviso in quattro sottotitoli: il
tema dello specchio, il carattere escatologico all’interno del
testo, la retorica femminile e il gioco di parole. Tutte le
citazioni delle Lettere di Chiara in questo trattato sono prese
dalla traduzione del libro di Regis J. Armstrong, Chiara di
Assisi: Primi Documenti.
36
cTc - comunione e comunicazione
CONTESTO
STORICO DELLA LETTERA
E' molto importante conoscere il contesto di questa Lettera al
fine di ben comprendere la spiritualità delle prime Sorelle
Povere, specialmente l'intuizione di Chiara della santa
povertà e la lotta per ottenerla. Potremmo anche esaminare
le sfide che Chiara via via andava affrontando in altri ambiti:
la sede papale, i fratelli o le situazioni politiche.
Un'indicazione della data è fornita alla conclusione di questa
Lettera al versetto 38. Possiamo dedurne che la sorella di
sangue di Chiara, Agnese di Assisi, che era stata al convento
di Monticelli vicino a Firenze ed era ritornata a S. Damiano
nei primi mesi del 1253, fosse al suo fianco. Era più di
quarant’anni che Chiara ed Agnese di Praga stavano
combattendo per tentare di vivere la povertà ispirata da
Francesco. Non comprendendo l'unicità della visione di
Chiara della povertà la sede papale fece pressione sulle
sorelle povere imponendo loro la Forma di Vita del
Cardinale Ugolino e La Forma di Vita di Papa Innocenzo IV,
entrambe basate sulla Regola di S. Benedetto. La visione di
Chiara della vita religiosa non era ancora stata approvata
dalla Chiesa quando i monasteri delle Sorelle Povere
cominciavano ad espandersi sempre di più. Esse furono anche
trascurate dai Frati Minori a causa della loro vita di
predicazione itinerante e dell'esitazione degli stessi frati
nell'assumere l’impegno verso la povertà e la responsabilità
della cura delle Sorelle Povere. Gli sconvolgimenti politici
recarono gravi privazioni ai monasteri. L’invasione dei
Saraceni nel 1240 ne fu la prova evidente. Inoltre il
pregiudizio verso le donne era un fenomeno particolare di
quel tempo. Il sesso femminile, precisamente perché più
debole, era considerato facile preda del peccato. Persino il
Cardinale Ugolino e Tommaso da Celano nutrivano un
antifemminismo istintivo, di cui è testimonianza evidente la
37
cTc - comunione e comunicazione
Leggenda di S. Chiara. Perciò possiamo immaginare le
difficoltà che Chiara e Agnese affrontarono. Se paragoniamo
l’esterna amarezza del mondo e l’interna dolcezza spirituale
di Chiara, dobbiamo solo stupirci davanti alla sua spiritualità
Cristocentrica e alla introspezione della sua originale e unica
visione della povertà.
LE CARATTERISTICHE LETTERARIE DELLA LETTERA
1. Il tema dello specchio
Una delle più affascinanti immagini nella letteratura europea
medioevale è quella dello specchio o speculum. Chiara, come
si confà ad una nobile donna, ricevette un’ottima educazione
nei suoi primi anni di vita e sicuramente ebbe modo di ben
conoscere questo metodo di scrittura popolare medioevale.
In questa Lettera le manifestazioni dello specchio includono
per prima cosa la designazione dello specchio nel testo;
secondariamente lo specchio in senso metaforico e in terzo
luogo i riferimenti dello specchio citati nel testo.
Nel testo latino di questa Lettera la parola speculum compare
9 volte, cioè nei versetti 14, 15 (2 volte), 18 (2 volte), 19, 22,
23 e 24. Dapprima Chiara designa direttamente Cristo: “Egli
è ... lo specchio senza macchia” nel versetto 14. Poi, nel
corpo centrale della Lettera, l'attenzione si focalizza sullo
specchio per spiegare la visione di Chiara della
contemplazione. Il tema dello specchio ricorre nel versetto 15
e Chiara ne continua la riflessione nei versetti 16 e 17. In
secondo luogo dal versetto 18 al versetto 23 Chiara muta
l'espressione dello specchio di Cristo nell'immagine
metaforica. Il versetto 18 può essere considerato il passaggio
dall’immagine concreta di Cristo quale specchio all'immagine
38
cTc - comunione e comunicazione
figurativa di Cristo quale modello e il tutto può essere visto
anche come introduzione ai versetti seguenti 19-23. “Il
principio di questo specchio”, “nel mezzo dello specchio”, e
“alla fine dello stesso specchio” esprimono in metafora tre
periodi della vita di Cristo: l’incarnazione, la vita nel mondo
e la crocifissione che contemporaneamente implicano le tre
virtù di Cristo: povertà, umiltà e carità, centro della
contemplazione dello specchio di Chiara. Il versetto 24 può
essere ritenuto il prolungamento di tale specchio metaforico
che mette a fuoco particolarmente le sofferenze di Cristo. In
terzo luogo Chiara cita nei versetti 10-13, come tipico
specchio della divina sposa di Cristo, la Leggenda di S.
Agnese di Roma, una lettura popolare nella liturgia
medioevale della Solenne Consacrazione delle Vergini.
Chiara si serve del riferimento dello specchio per elogiare
Agnese di Praga quale altra divina sposa di Cristo. Chiara
dunque dal versetto 30 al versetto 32 cita le parole della
sposa dal cantico di Salomone per esprimere l'abbandono
puro del suo cuore a Cristo lo sposo divino. L'espressione
d'amore tra Salomone e la sua amata diviene l'espressione
d'amore tra Chiara e Cristo quando ella usa la sua ricca
abilità letteraria nello scrivere sull'immagine dello specchio.
Paragonato con l'immagine dello specchio nella Terza Lettera
di Chiara ad Agnese il tema dello specchio nella Quarta
Lettera è presentato con una comprensione molto più
profonda e più ricca della contemplazione.
2. Il carattere escatologico all'interno del testo
Il carattere escatologico permea quasi tutti i paragrafi della
Lettera. Questa particolare caratteristica letteraria derivava
probabilmente dalla condizione fisica di Chiara e ancor più
39
cTc - comunione e comunicazione
dalla contemplazione della morte di Cristo attraverso il
Crocifisso di San Damiano. Mentre Chiara scriveva questa
Lettera, era già stata più volte vicina alla morte a causa della
malattia. L'ultima volta, esattamente nel momento della
composizione di questa Lettera, era abbastanza sicura che il
tempo fosse vicino. Al versetto 39 Chiara, per salutare
Agnese, cita i passi della Rivelazione creando così per noi
direttamente
una
atmosfera
escatologica.
Chiara
“chiaramente” dice: “stai bene, figlia carissima, insieme alle
tue figlie fino al trono di gloria del grande Dio...” Inoltre la
contemplazione della Croce di San Damiano deve avere
influito tantissimo sulla spiritualità di Chiara e favorito in lei
una meditazione più escatologica specialmente negli ultimi
momenti della vita. I versetti 23-26 sono la prova evidente
di quanto profondamente Chiara ponesse la sua riflessione
sulle sofferenze di Cristo contemplando il Crocifisso di San
Damiano e su come ella si fosse così unita nel momento
culmine della “ineffabile carità” con Cristo che era “posto sul
legno della croce”.
La visione escatologica di Chiara era tanto viva, gioiosa e
colma di speranza e confidenza! “Se Chiara vedeva la morte
come l'identificazione con il Crocifisso, vedeva anche la
risurrezione come l'ultimo abbraccio del suo amato che le
aveva promesso la vita” (M. Bartoli). Ella crede che “il
nuovo cantico” e “il seguire l'Agnello” costituiscono la
ricompensa speciale per le vergini e gli eletti nella vita eterna
e che “l'Agnello immacolato” “al cui profumo i morti
torneranno in vita” “renderà’ beati tutti i cittadini della
celeste Gerusalemme”. Crede che Cristo la porterà nella cella
del vino, abbracciandola e baciandola. La mano sinistra e la
mano destra nel versetto 32 ricordano il giudizio finale
annunciato da Cristo in Mt 25,31-46. Tuttavia Chiara
promuove il significato della mano sinistra come segno del
40
cTc - comunione e comunicazione
passaggio dalla condanna alla misericordia e della mano
destra come ricompensa dell'amore dolcissimo. “La tua
sinistra sia sotto il mio capo” deriva dalla commiserazione
sulla debolezza umana. “la mano destra mi abbraccerà”
proviene dalla profonda passione per l'amato. Ella crede che
il suo sposo la stia aspettando e perciò gode ed esulta nella
gioia dello spirito; è “veramente felice”, “corre al profumo
dei suoi unguenti” e desidera incontrare il Dio grande.
3. La retorica femminile
A. Il linguaggio dell'amore
A motivo della sua naturale femminile idiosincrasia
dell'amore, Chiara usa espressioni affettive potenti nel testo,
che principalmente presenta due aspetti: l'amore per Agnese
e l'amore per Cristo. “Alla metà della sua anima e scrigno
prezioso colmo di intimo amore”, la prima frase della Lettera
va subito al punto: I'amore di Chiara per Agnese è molto
profondo. I differenti titoli rivolti ad Agnese, che permeano il
testo, sono pieni di ammirazione ed affetto. Chiara usa
parole come “madre”, “figlia”, “regina”, “sposa” e
“fidanzata”, e volendo enfatizzare il suo amore utilizza
aggettivi come: “la più cara fra tutte”, “prediletta”, “illustre”,
“benedetta”, e “carissima”. Quando parla di Cristo, Chiara si
serve di titoli come “futuro Sposo”, “Agnello”, “Re”,
“Signore”, “Sposo”, e “Dio” che vincolano l’unico amore di
Chiara e ai quali ella attribuisce, per enfatizzare il singolare
stato di chi ama, aggettivi come “eterno”, “senza macchia”,
“celeste”, “Altissimo”, ecc. Ella dunque cita il passo dal
Cantico dei Cantici per esternare il suo amore per Cristo.
Inoltre, Chiara usa nel testo 8 volte il vocativo per esprimere
con emozione il suo amore per entrambi: Agnese e Cristo.
41
cTc - comunione e comunicazione
Parlando di se stessa Chiara utilizza il termine di “indegna
serva di Cristo e ancella inutile”. La parola indegna serva, “a
prescindere dalla nozione di servizio, implica il concetto di
famiglia; Chiara appartiene alla famiglia di Gesù ed è un
membro della famiglia che lo serve” (J.F. Godet). La parola
latina ancilla “è un diminutivo affettivo. Essa presuppone che
la serva sia amata” (J.F. Godet). Perciò possiamo vedere che
Chiara colloca chiaramente le persone menzionate nella
Lettera nella famiglia amata.
B. Il matrimonio mistico
L'idea della verginità e l'idea del matrimonio mistico con
Cristo sono state congiunte per secoli. Si tratta di un tema del
tutto popolare al tempo di Chiara. Nel primo versetto Chiara
scrivendo ad Agnese usa l’espressione “Regina, Sposa
dell'Agnello, Re eterno”, che mette in evidenza il matrimonio
mistico celeste. In tutto il testo Chiara si rivolge ad Agnese
sette volte definendola regina o sposa di Cristo e del Re. Sia
Chiara che Agnese abbandonarono il matrimonio terreno e
scelsero il matrimonio celeste con il Re, Gesù Cristo. Perciò
hanno qualcosa di speciale in comune: il matrimonio mistico.
Tuttavia un matrimonio perfetto deve essere basato, per
prima cosa, sulla comprensione reciproca e secondariamente
sull'amore eterno. La visione di Chiara del matrimonio
mistico è esattamente di questo tipo. In questa Lettera Chiara
manifesta la sua comprensione dello sposo mediante la
profonda contemplazione dello specchio su cui ogni giorno
tiene fisso lo sguardo, all'inizio, nel mezzo e alla fine. Con ciò
ella è “sempre più accesa dall'ardore della carità”, e “come
l'altra santissima vergine, Santa Agnese” diviene la vera sposa
di Cristo, fino al martirio per amore dello sposo. Questa
visione di Chiara deve avere le radici nella riflessione ricca,
profonda e spirituale della Croce di San Damiano e nella
42
cTc - comunione e comunicazione
liturgia dell'ufficio divino.
C. Il concetto del corpo
II corpo è una realtà importante negli Scritti di Chiara,
specialmente nella Quarta Lettera. Chiara considera il corpo
sia dal punto di vista spirituale che mistico. Spiritualmente
per la sensibilità tipica della donna, misticamente perché al
tempo in cui Chiara compose questa Lettera aveva sofferto
dolori fisici lancinanti e aveva contemplato per lunghe decadi
il corpo di Cristo sulla croce di San Damiano. Il digiuno
giornaliero le procurò laceranti sofferenze corporali. Perciò la
sua sensibile spiritualità riguardo agli organi sensoriali era
stata ben formata. In questa Lettera Chiara usa i verbi “bere”,
“aderire con tutto il cuore”, “toccare”, “introdurre”,
“collocare lo sguardo”, “piangere e lamentarsi”, “sospirare”,
“correre”, “abbracciare” “baciare”, per esprimere l'amore di
43
cTc - comunione e comunicazione
Cristo, “bellezza”, “mano” “bocca” “sofferenza”, e l'amore
delle “vesti di tutte le virtù”, “volto”, “voce”, “lingua”,
“cuore”, ecc. Queste parole sono tutte implicate con i sensi
del corpo e danno al lettore una vivace atmosfera d'amore.
Chiara eleva la funzione degli organi fisici ad un dominio
spirituale per godere dell'inebriante divino amore con Cristo.
Tuttavia, nella spiritualità di Chiara il corpo fisico non era
affatto qualcosa di demoniaco. Nella sua Forma di Vita ella
rende chiaro che è necessario vivere una vita povera e
ascetica e che ciò non significa la rovina del corpo. Il corpo è
un grande dono di Dio, che può dare messaggi e
informazioni dell'amore, come il corpo di Gesù fece nella
contemplazione di Chiara del Crocifisso di San Damiano.
D. La maternità
Quando Chiara scrive questa Lettera aveva sessant’anni, ed
era una madre degna delle Sorelle Povere. La sua maternità
crebbe anche in maturità. Il suo amore materno e la sua
pedagogia sono chiaramente presentati in questa Lettera. Nel
versetto iniziale ella chiama Agnese “carissima madre” e
“prediletta figlia”. Questa espressione paradossale presenta in
forma accurata l'unica visione di Chiara della maternità e
precisamente: condividere la responsabilità e il mutuo
amore. Questo paradosso appare nuovamente al versetto 4,
quando Chiara si scusa per non avere scritto frequentemente,
il che implica che tutte le sorelle devono condividere gioie e
dolori, vittorie e sconfitte. In questa Lettera Chiara insegna
ad Agnese il vero significato della maternità e della sororità
mediante l’uso di un linguaggio intelligente. Condividendo
la contemplazione dello specchio di Cristo, Chiara era come
la dolce madre che insegna alla figlia come piacere allo Sposo
e come vivere nella famiglia di Cristo. A parte lo Sposo,
Chiara chiede ad Agnese di ricordare la “madre poverella”, e
44
cTc - comunione e comunicazione
a ricevere le sue parole con “affetto materno”. Questa
meravigliosa visione della maternità proviene sicuramente
dalla meditazione di Chiara sulla madre di Gesù e sulle
Lettere di Francesco.
4. Il gioco di parole
Sembra che il gioco di parole fosse un metodo di scrittura
popolare nel Medioevo. Nel versetto 3 Chiara gioca sul
nome di Agnese, che significa agnello, che seguirà un altro
agnello. L'Agnello di Dio. Nel versetto 8 Chiara gioca sulla
parola Agnese. Chiara gioisce ed esulta, perché Agnese di
Praga è come Santa Agnese sposata all'Agno Imaculato
(Agnello immacolato). Dal versetto 15 al versetto 23 Chiara
gioca sui vari significati della parola latina speculum che
include sia i significati dello specchio fisico che il modello
figurativo. Ella comincia col rivolgersi a Cristo, “lo specchio”
con il quale la Sorella Povera può guardare il suo volto e
rivestirsi; poi nel versetto 18 ella si sposta all'immagine di
Cristo come “specchio”. Alla fine della Lettera Chiara
menziona i nomi di due fratelli messaggeri. Ancora una volta
giocando con il significato dei loro nomi: Amatus, che
significa amato e Bonagura che significa buoni auspici. Da
questa caratteristica possiamo percepire non solo la
meravigliosa saggezza di Chiara, ma anche la sua squisita
spiritualità.
CONCLUSIONE
“Contemplare il volto crocifisso e glorioso di Cristo e
testimoniare il suo amore nel mondo” fu la prima frase di
invito di Giovanni Paolo II a tutti i consacrati, all'inizio del
Terzo Millennio; è l’esatta descrizione della vita di santa
45
cTc - comunione e comunicazione
Chiara e delle sue sorelle. Perché la Chiesa dà ancora
importanza alla spiritualità di Chiara più di quanto sia stato
fatto nei settecento anni dopo la sua morte? Perché il mondo
d'oggi ha ancora urgentemente bisogno dello spirito delle
Sorelle Povere e della testimonianza religiosa per stimolare le
coscienze intorpidite a rivolgere il loro volto a Cristo
crocifisso, dal quale si possa imparare la povertà, l'umiltà e la
carità. Oggi questo mondo ha bisogno dello spirito di
povertà perché è ricco di cose materiali, ma povero di
spirito. Il mondo ha bisogno dello spirito di umiltà perché è
forte in superficie, ma debole all'interno. Il mondo ha
bisogno dello spirito di carità perché possiede di più di
quanto non avesse prima, ma ha perso la cosa più
importante: l'amore. Tuttavia queste tre virtù sono i punti
principali della Quarta Lettera di Chiara ad Agnese. Perciò
questa Lettera è per noi di un incommensurabile valore.
Bibliografia:
Armstrong R.J. (Ed.) Clare of Assisi: Early Documents, New City Press,
New York, 2006.
Armstrong R.J. & Brady I. Francis and Clare: The Complete Works,
Paulist Press, New York, 1982.
Bartoli M. Clare of Assisi, translated by F. Teresa, Darton, Longman and
Todd Ltd, London, 1993.
Godet J. F. Clare of Assisi a Woman’s Life Chicago, 1991.
Mueller J. Clare’s Letters to Agnes, text and source, the Franciscan
Institute, New York, 2001.
Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita
Apostolica, Istruzione, Ripartire da Cristo: Un rinnovato impegno della
vita consacrata nel Terzo Millennio, online http://www.vatican.va/
roman_curia/congregations/ccscrlife/ documents/
rc_con_ccscrlife_doc_20020614_ripartire-da-cristo_en.html
46
4. Notizie...
4.1 Convegno
dell’Ordine
dell’Immacolata
Concezione - Toledo, Spagna
LETTERA DELLE SORELLE PRESIDENTI
E DELLE DELEGATE DELLE FEDERAZIONI
DELL’ORDINE DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE
TOLEDO, 24 MAGGIO-4 GIUGNO 2008
Ave Maria Purissima!
A tutte le sorelle:
Carissime sorelle “nella gratuità, docilità e santità”,
nella Casa Madre, dal cuore del nostro stesso essere
concezioniste, ai piedi di ciò che diede inizio e
accompagna il nostro cammino vocazionale, abbiamo
tenuto presente ciascuna di voi sorelle “chiamate ad uno
stesso cammino di sequela” (CC.GG. 99), che avete
accompagnato l’incontro fraterno delle Presidenti e delle
Delegate delle Federazioni del nostro Ordine in questo
Congresso.
Come tutte sapete, il nostro incontro è stato il risultato
dell’amore del Ministro Generale fra José Rodríguez
Carballo e dell’Ordine dei Frati Minori verso il nostro
amato Ordine dell’Immacolata Concezione. Varie volte e
47
cTc - comunione e comunicazione
in diversi luoghi abbiamo confidato al Padre Generale la
necessità e il desiderio di fare un incontro tra le sorelle
Presidenti delle Federazioni per conoscere e condividere
le preoccupazioni riguardanti il nostro carisma che
interpellano personalmente ciascuna di noi e le nostre
rispettive Federazioni.
Il Ministro Generale vide nell’800° anniversario di
fondazione dell’OFM il momento propizio per questo
incontro. Con immensa gratitudine accogliemmo la
provvidenziale iniziativa e ci siamo riunite nell’amata Casa
Madre, pregando e riflettendo insieme, con immensa gioia
e non minore responsabilità.
Ciò che abbiamo visto e udito, ve lo annunciamo…
Attraverso questa comunicazione vi
anticipiamo
brevemente ciò che troverete negli Atti del Congresso
quando saranno editi, e cioè il desiderio di trasmettervi
la profonda esperienza carismatica vissuta ogni giorno e il
desiderio di contagiare la vostra mente e il vostro cuore
della grande grazia e del beneficio di Dio, dei fratelli e
delle sorelle.
Dall’Ufficio “Pro-Monialibus” sono state organizzate le
diverse fasi di preparazione e svolgimento dell’Incontro,
e in verità tutto è stato perfettamente coordinato. […]
Il programma dell’Incontro è stato molto ricco di
contenuti e le relazioni, stupende per esposizione e
attualizzazione, hanno riempito del carisma la nostra
mente e il nostro cuore; segnaliamo gli interventi del
Ministro Generale, tutte conoscete il suo amore per
48
cTc - comunione e comunicazione
l’Immacolata e per l’Ordine. Tutto il materiale è stato
raccolto grazie alla segreteria dell’Incontro che ha,
graficamente e letteralmente, redatto e presentato
tutto su Internet (www.ofm.org). Le riflessioni hanno
riguardato i seguenti temi: l’informazione sullo stato
delle Federazioni dell’Europa e dell’America; come
celebriamo e viviamo insieme il mistero dell’Immacolata
Concezione di Maria; la formazione permanente e la
formazione iniziale; la dimensione ecclesiale dell’Ordine
dell’Immacolata Concezione; la mutua solidarietà
nell’Ordine tra i Monasteri e le Federazioni; la missione
dell’Ordine dell’Immacolata Concezione oggi; la
contemplazione della concezionista; nuove notizie
riguardo a santa Beatriz de Silva.
Alimentando il futuro con la lampada di Santa Beatriz
Al termine di queste giornate, riconosciamo e
riaffermiamo nei suoi valori fondanti il nostro carisma
mariano-immacolista che vediamo definito ed espresso
nei seguenti quattro pilastri:
• La persona di santa Beatriz de Silva, depositaria del
carisma mariano-immacolista suscitato dallo Spirito
Santo per la Chiesa, e l’esperienza vissuta da lei con la
sua originaria comunità.
• La Bolla di fondazione “Inter Universa”, approvata da
Innocenzo VIII, accompagnata poi da altre Bolle
iniziali.
• La Regola dell’Ordine della Concezione della Beata
Vergine Maria, approvata da Giulio II con la Bolla “Ad
49
cTc - comunione e comunicazione
Statum Prosperum”- che conclude definitivamente il
processo di fondazione.
• La tradizione di santità vissuta dall’Ordine, che
vediamo espressa nelle Costituzioni Generali
dell’ordine dell’Immacolata Concezione del 22 febbraio
1993.
Confrontandoci con il nostro progetto di vita, hanno
meritato particolare rilievo nelle riflessioni e nel dialogo
quattro punti, che assumiamo come orientamento per il
nostro cammino e servizio e che vi offriamo per un
discernimento fraterno:
1. La nostra prima preoccupazione e desiderio è che
tutte noi, chiamate a partecipare, perpetuare e
manifestare la santità di Maria Immacolata,
rispondiamo con fedeltà alla vocazione e al dono del
Signore. Proclamiamo l’assoluto primato del Signore,
Padre misericordioso, e vogliamo essere a Lui utili con
la continua contemplazione, la lode e il servizio.
Riprendiamo nelle nostre comunità la Parola di Dio
come alimento e luce rispondendo come Maria: “Ecco la
serva del Signore, si compia in me la tua Parola”.
2. Sentiamo vivo il desiderio che si fortifichi la
solidarietà e la comunione di tutte le federazioni e i
monasteri affinché l’Ordine si manifesti nella sua
ricchezza spirituale e nell’efficacia della sua missione
nella Chiesa.
Crediamo necessario per questo che aumenti lo scambio
reciproco attraverso i diversi mezzi a disposizione. In
particolare crediamo utile che lo stesso Ministro
50
cTc - comunione e comunicazione
Generale ci indichi un organo di mutua comunicazione e
informazione. Potrebbe essere una rivista propria
dell’OIC, impiegando mezzi moderni per la sua
elaborazione e diffusione.
3. Abbiamo percepito un forte richiamo alla necessità di
lavorare per il miglioramento della formazione a tutti i
livelli: permanente, iniziale, preparazione delle
formatrici, etc.; solamente così potremo mantenere la
fedeltà creativa richiesta dalla Chiesa per superare le
difficoltà del presente e del futuro. Vogliamo
continuare a riflettere per giungere a criteri e testi
che diano un orientamento comune al lavoro formativo.
4. Nell’anno 2011 ricorrerà il 500° anno dall’approvazione
della nostra Regola da parte di Papa Giulio II. A questo
riguardo, desideriamo animare e stimolare ad un
duplice impegno:
• approfondire spiritualmente la Regola, un testo
tanto ricco e venerabile, fondamento del nostro
Ordine;
• promuovere studi qualificati sulla Regola e sugli altri
documenti su cui si fonda la nostra storia e la nostra
spiritualità, in modo che vengano adeguatamente
presentati il nostro carisma e la nostra missione.
Chiediamo al coordinamento della Confederazione di
Santa Beatriz (Spagna) e alle sorelle Delegate delle
Federazioni d’America, sr. Margarita Parodi e sr. Ligia
Gómez, che promuovano e curino questo lavoro.
Care sorelle, la contemplazione del volto glorificato della
Madre Santa Beatriz anima in noi la speranza della
51
cTc - comunione e comunicazione
permanente presenza e azione dello Spirito del Signore,
dando forma ad nostro agire ed essere Concezioniste
nella Chiesa. Vi ringraziamo per la preghiera e per
l’affetto, per aver accompagnato le giornate del nostro
Incontro e vi chiediamo di rimanere aperte allo Spirito
per accogliere, alimentare e dare alla luce, con opere di
santità, la volontà di Dio sul nostro Ordine e su ciascuna
di noi nell’oggi della storia.
Un forte abbraccio fraterno a tutte e a ciascuna di voi,
da parte di tutte noi, vostre rappresentanti in questo
stupendo Incontro tenuto a Toledo dal 24 maggio al 4
giugno 2008.
BRASILE:
FEDERAZIONE INMACULADA CONCEPCIÓN
• Sr. Ma. Auxiliadora do Preciosíssimo Sangue Lopes Leite, oic.
Presidente.
• Sr. Ma. Teresa de Jesús, OIC. Delegata.
COLOMBIA:
FEDERAZIONE DE CONCEPCIONISTAS FRANCISCANAS
• Sr. Ligia Inés Gómez Gómez, oic. Presidente.
• Sr. María Olga Quiceno Restrepo, oic. Delegata.
SPAGNA:
FEDERAZIONE SANTA MARÍA DE GUADALUPE
• Sr. Ma. de la Cruz Alonso Paniagua, oic. Presidente.
• Sr. María Brígida Cerrillo Puerto, oic. Delegata.
FEDERAZIONE NUESTRA SEÑORA DE ARANTZAZU
• Sr. Celina Arranz Hernán, oic. Presidente.
52
cTc - comunione e comunicazione
• Sr. Isabel Gil García, oic. Delegata.
FEDERAZIONE INMACULADA CONCEPCIÓN
• Sr. María del Mar Carballo Fernández, oic. Presidente.
FEDERAZIONE SANTA BEATRIZ DE SILVA
• Sr. María del Carmen de los Ríos Pérez, oic. Presidente.
• Sr. María Asunción Gutiérrez Gutiérrez, oic. Delegata.
FEDERAZIONE PURÍSIMA CONCEPCIÓN
• Sr. María del Carmen Mariñas García, oic. Presidente.
• Sr. María Teresa Val Rouco, oic. Delegata.
MESSICO
FEDERAZIONE SANTA MARÍA DE GUADALUPE
• Sr. Ma. Del Carmen Lozano Juárez, oic. Presidente.
• Sr. Dulce María Aguilar, oic. Delegata.
FEDERAZIONE SANTA MARÍA DE LOS ÁNGELES
• Sr. Ma. Loreto Hernández Hernández, oic. Presidente.
• Sr. Ma. Concepción Lozano Rosas, oic. Delegata.
PERÚ:
FEDERAZIONE DE LA INMACULADA CONCEPCIÓN
• Sr. Margarita Aurelia Parodi Carranza, oic. Presidente.
• Sr. Renata Mercedes Rentería Rosas, oic. Delegata.
4.2 Incontro delle Presidenti delle Federazioni
delle Clarisse d’Italia - Assisi
Nei giorni 20 - 24 aprile 2009 si è svolto in Santa Maria
degli Angeli, presso la Casa “A. Leonori”, l’annuale
53
cTc - comunione e comunicazione
incontro delle Presidenti delle Federazioni delle Clarisse
d’Italia, sul tema: La vocazione clariana oggi, tra memoria
e profezia.
I primi due giorni sono stati dedicati alla formazione,
grazie all’eccellente e qualificato contributo di Padre
Paolo Martinelli ofm capp, il quale ha sviluppato il tema
della vocazione dal punto di vista storico, filosofico,
teologico, ecclesiologico, antropologico.
Il 22 aprile le Presidenti hanno incontrato Madre Patrizia
Nocitra, Presidente della Federazione delle Clarisse
Urbaniste e Madre Stefania Monti, delegata dalla
Presidente della Federazione delle Clarisse Cappuccine in
Italia, per un fraterno scambio e una importante
condivisione sui rispettivi cammini federali e sulle
problematiche principali, comuni a tutte le nostre realtà
monastiche.
La giornata successiva è stata riservata principalmente
alla programmazione dell’assemblea elettiva del 2010.
Infine, durante l’ultima giornata della settimana, le
Presidenti hanno incontrato tutti gli Assistenti federali e
il Presidente della COMPI con il suo Consiglio. Il tema
della riunione: Luci e ombre sul cammino delle Federazioni
e della COMPI, ha offerto la possibilità di conoscersi un
po’ più a fondo e di confrontarsi su alcune importanti
tematiche, per individuare e per impegnarsi a realizzare
insieme le possibili soluzioni.
L’occasione dell’incontro e della condivisione ci ha
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cTc - comunione e comunicazione
confermati nel comune desiderio di crescere nella
passione per Cristo e per l’umanità, in modo particolare in
questo tempo di preparazione alla celebrazione dell’VIII
centenario della fondazione dell’Ordine, nel 2012.
Possa questa nuova esperienza celebrativa condurci
sempre più verso l'essenziale della nostra Forma di vita,
nella ricerca coinvolgente del volto di Dio.
Segreteria Coordinamento Clarisse d‘Italia
Monastero “S. Nicolò” - OTRANTO (LE)
4.3 Assemblea della
Regno Unito
Federazione
S.
Chiara,
La triennale assemblea della Federazione S. Chiara si è
tenuta al West Wickham Conference Centre vicino a
Londra alla fine di aprile 2009. Erano presenti
l’abbadessa e una delegata di ogni comunità e fr. Quentin
Jackson ofm, Assistente spirituale della Federazione.
Madre Bernadette osc, Presidente della Federazione
dell’Irlanda e sr. Paul osc, del loro Consiglio, sono venute
a rappresentare le sorelle irlandesi, in uno scambio
divenuto abituale e che è molto apprezzato da tutti noi.
Sempre dall’Irlanda proveniva fr. Aidan McGrath ofm,
che era stato invitato come relatore, ma con la sua
presenza a quasi tutta l’Assemblea, egli ha dato un
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cTc - comunione e comunicazione
grande e apprezzato contributo anche in molti altri modi.
Alle comunità era stato chiesto di prendere in
considerazione come potrebbe/dovrebbe essere vissuta
una autentica vita clariana nel 21° secolo, e di arrivare
preparate all’Assemblea per fare una presentazione sul
tema. Questo ha occupato del tempo. Abbiamo cercato di
mettere molta cura per rendere queste relazioni
piacevoli e interessanti meglio che potevamo, perciò ci è
molto piaciuto ascoltarci reciprocamente. La Commissione
liturgica aveva curato la preparazione della Messa e della
Liturgia delle Ore per questi giorni e aveva stampato un
opuscolo con tutto il necessario, cosa che è stata di
grande aiuto.
Dopo un paio di giorni passati su questioni relative
all’Assemblea abbiamo proceduto alle elezioni. Il nuovo
Consiglio è così composto:
Presidente sr. Angela (Arundel)
1° consigliera - sr. Aelred (Arundel)
2° consigliera - sr. Irene Joseph (Woodchester)
3° consigliera - sr. Frances Teresa (Arundel/Hollington).
Abbiamo espresso apprezzamento e gratitudine per il
precedente Consiglio e particolarmente per sr. Anne
Marie, la Presidente uscente e – come è divenuto
consueto – abbiamo concluso l’Assemblea con una
celebrazione e con una festa.
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cTc - comunione e comunicazione
4.4 Seminario ad Assisi: “Creazione nel Cuore
della Missione”
LETTERA APERTA ALLE COMUNITÀ RELIGIOSE
“La risposta al grido della terra e dei poveri è
fondamentale per la sequela cristiana”. Questa idea
esprime la nostra preoccupazione: siamo 240 religiose e
religiosi appartenenti a 82 istituti e provenienti da 57
paesi dei cinque continenti riuniti ad Assisi dal 12 al 16
maggio 2009.
Il seminario, la “Creazione nel Cuore della Missione” è
stato sponsorizzato dal SEDOS e dalla Commissione di
GPIC dell’UISG/USG. Sia i religiosi che alcuni
collaboratori laici sono stati guidati nella riflessione
sull’ecologia e sulla vita cristiana da due teologi: Sean Mc
Donagh e Denis Edwards.
Sean Mc Donagh SSC ci ha presentato le origini
dell’universo e gli effetti del cambiamento climatico.
Siamo diventati più consapevoli che il processo creativo
di Dio è stato evolutivo ed è durato almeno 13.7 miliardi
di anni. Quest’opera è ora minacciata dall’attività umana e
dall’avidità. Incendi, siccità, estinzioni di specie animali,
distruzioni di foreste, desertificazione, inquinamento
degli oceani e scioglimento dei ghiacciai sono fenomeni
che indicano cambiamenti climatici.
Ecologia,
economia
e
giustizia
sono
realtà
legate
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cTc - comunione e comunicazione
intrinsecamente e l’abuso della terra è un grido che esige
azioni urgenti per evitare che le generazioni future
ereditino una terra sterile.
P. Denis Edwards ci ha invece portato a guardare a Gesù
che parlava del creato e vedeva in esso la rivelazione di
Dio. Ci ha incoraggiato anche a prendere un impegno
ecologico al seguito del Maestro di Nazaret. In una sua
seconda conferenza su Eucarestia ed ecologia,
evidenziando i testi che si riferiscono al creato nelle
preghiere eucaristiche, ci ha invitati a lodare e rendere
grazie a Dio per la creazione. Come l’Eucarestia è un
memoriale dell’evento di Cristo, così anche Dio mantiene
tutto ciò che è creato nella memoria Divina, in modo tale
che anche un passero ferito è importante per Dio. Infine,
il teologo australiano si è soffermato sulla speranza
escatologica e sulla trasformazione finale del creato
(Rom 8,23). Ricordando il pensiero di Teilhard de
Chardin, Edwards ha sottolineato che il nostro futuro
implica una trasformazione radicale di tutto ciò che è
materia nel Cristo Risorto. Edwards ha ricordato che
tutto ciò che è vita creata – umana e animale –
sperimenterà una trasformazione deificante, “il Dio della
resurrezione è un Dio che porta le creature, ognuna con il
suo carattere distintivo, in qualche maniera, nella
dinamica eterna della divina comunione”.
Ecco la nostra sfida: passare da “uno sguardo arrogante
ad uno amorevole”, cioè, accettare di intraprendere un
cammino di conversione ecologica nelle nostre attitudini e
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cTc - comunione e comunicazione
stili di vita riguardo al creato. Ci siamo confrontati con la
realtà del cambiamento climatico, dello sfruttamento
delle foreste e dei minerali, della distruzione delle fonti
acquifere e dell’inquinamento dell’aria, degli interessi
delle multinazionali che contro ogni norma etica,
introducono organismi geneticamente modificati (OGM)
che riducono la biodiversità e costringono i contadini a
dipendere dalle multinazionali per le sementi. Queste
realtà hanno un impatto su tutti noi ma ancor più sui
poveri che sono i meno responsabili per il degrado
ambientale.
Ispirati da questo posto – Assisi di San Francesco –
sentiamo la chiamata ad abbracciare un vero impegno
ecologico, e ad assumere uno stile di vita che riveli il
nostro legame profondo con la terra e con il Dio che crea
in Gesù Cristo. E’ necessario vivere secondo uno stile di
vita coerente. E’ possibile avere un futuro comune come
umanità se viviamo ora una sobrietà condivisa per
assicurare dignità alle generazioni future in modo che
possano godere della bellezza della terra, “letto di fiori
della nostra dimora” (Dante).
Riconosciamo l’impegno di molti religiosi nel promuovere la
salvaguardia del creato. Durante il seminario alcuni gruppi
hanno condiviso la loro esperienza di lavoro con sorgenti
di energia alternativa e di promozione di agricoltura
biologica e di percorsi educativi sull’ecologia nelle scuole.
Incoraggiamo pertanto le nostre congregazioni nei
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percorsi formativi, nelle liturgie, nei programmi di
formazione permanente, negli impegni apostolici con i
giovani, ad assumere la chiamata ad amare la terra e le
sue creature come Dio li ama, e a concretizzare queste
riflessioni con gesti e pratiche rispettose verso il nostro
pianeta.
Uniamo le nostre voci e i nostri sforzi con quelle
organizzazioni e movimenti che lottano per difendere i
diritti del pianeta e i diritti dei poveri e degli emarginati,
di coloro che sono derubati, anche violentemente, delle
risorse e degli habitat naturali.
Ci impegniamo a lavorare con gruppi ecclesiali e
organizzazioni della società civile per fare pressione su
governi e istituzioni internazionali perché rispondano a
queste problematiche importanti.
Riconosciamo i nostri peccati ecologici e la complicità
nell’abuso
della
terra
e
domandiamo
perdono
impegnandoci con azioni che portano alla riconciliazione e
trasformazione dei nostri atteggiamenti e dei nostri stili
di vita.
Assisi, Italia 16 maggio 2009
http://jpicformation.wikispaces.com/IT_Assisi09
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