IL MESSAGGERO SARDO Cultura 32 I REPORTAGES DI VIAGGIO DI NICOLA LECCA Dover in da bambini siamo stati stimolati a credere che Dover fosse un luogo bellissimo e grandioso: immaginavamo le sue bianche scogliere estendersi per chilometri e chilometri a strapiombo sul canale della Manica: e con gli occhi della fantasia vedevamo i tanti traghetti fare laboriosamente la spola tra la costa inglese e quella francese. I più bravi a scuola conoscevano anche la storia del suo antico castello, mentre i più golosi, arrivata l’ora della merenda, non resistevano alla tentazione di abbondare, splamando il suo tradizionale formaggio bianco sulle fette di pane tostato. Ve lo ricordate il formaggio “Dover”? Lo vendevano in un barattolo di vetro abbastanza elegante: il tappo era bianco e blu, mi pare. Insomma a differenza di Nyon, Port Bou, Dortmund, Busto Arsizio e di tutte quelle altre città che nessuno sceglierebbe mai per la propria luna di miele, Dover non è mai passata inosservata alla nostra attenzione e, seppure in pochi ci siamo presi la briga di andare a visitarla, quasi tutti, però, abbiamo finito per avere una certa dimestichezza con il suo nome: abbiamo immaginato le sue “bianche scogliere” e perfino desiderato, un giorno, di andare a visitarle. Come è capitato a me ieri mattina quando – dopo 32 anni di attesa – ho potuto finalmente cedere a questa tentazione. Mi trovavo a Ramsgate, in Kent, una città che, essendo passata di moda, ormai, è perennemente fuori stagione (le spiagge enormi, ma deserte, i negozi pure...). La vicinanza con la Francia ha ingentilito i nomi di certi suoi alberghi. Soltanto questo. Nel suo piccolo, comunque, la stazione è rimasta monumentale e un gruppo di muratori sta occupandosi di stuccare i muri e i soffitti danneggiati dall’umidità. Il viaggio per Dover dura soltanto mezz’ora. I binari sono vuoti. Ci sono molti gabbiani, però. Uno di loro è fermo davanti al treno. Lo guarda e lo riguarda: sembra stia decidendo se partire o meno. “Ramsgate, stazione di Ramsgate: il treno in partenza al secondo binario è diretto a Londra Charing Cross. Ferma a: Sandwich, Deal, Dover Priory, Tunbridge e London Charing Cross. Si ricorda che i signori viaggiatori in possesso d’un biglietto di Seconda classe non potranno viaggiare in Prima”. Una precisazione inutile, penso: soprattutto perché il treno è vuoto. Fin dall’arrivo in stazione, Dover appare subito una città fantasma. Il suo castello oscuro, sullo sfondo, è opprimente. Tetro. Meglio camminare in discesa verso il porto, e verso il mare. Fa freddo: il vento soffia forte, ma dappertutto c’è una bella luce. Sui tetti delle case cresce uno strano muschio giallo: sembra una specie di muffa, probabilmente è causata dall’umidità. Le vetrine dei negozi sono spesso trascurate (i vetri sporchi di salsedine). Tutti gli articoli esposti nella cartoleria sono F ormai sbiaditi dal sole: da troppi mesi, ormai, fanno mostra di sé, senza trovare acquirenti. Il caffè-libreria della parrocchia, invece, è pulito: ha le tovaglie rosa confetto (anch’esse molto sbiadite) e, al centro dei tanti tavoli vuoti, ci sono vasetti con crisantemi bianchi, un po’ appassiti. La cioccolata in tazza costa poco: è calda, ma annacquata. La serve una signora molto anziana e in sovrappeso (la poggia sul tavolo bruscamente, senza troppi salamelecchi). C’è un forte odore di chiuso e una stufa a gas dispensa un tepore flebile, insufficiente alla stagione. Insieme alle albicocche secche, in questo caffè “Dei Cristiani”, già si vendono i calendari dell’avvento: “Sono quelli speciali: con i cioccolatini dentro le finestrelle” spiega orgogliosa la proprietaria e prevede che, come ogni anno, finiranno per andare a ruba. Invece i biglietti augurali per i 25 anni di matrimonio sono in saldi. “Beh... con i tempi che corrono, cosa vuole – commenta la singora – alla prima difficoltà subito il divorzio...”. E aggiunge: “La domenica ci riuniamo in gruppi di preghiera se le potesse interessare...”. La passeggiata verso il porto continua. Così come la decadenza. Mancano lettere alle insegne dei negozi (perfino a quelle dei musei!) e le tradizionali cabine telefoniche sono sporchissime (i vetri unti dal mare e incrostati di cacca di piccione). La maggior parte dei negozi hanno chiuso per sempre. “Cedesi attività” recitano i tanti cartelli, ignorati dai più. Si continua in discesa, fino al porto. Dagli altoparlanti giunge sonoro l’annuncio delle navi in partenza. Viene fatto sia in inglese che in francese: ma i passeggeri ad ascoltarlo sono ormai pochissimi. Ed eccole, sulla sinistra, le Bianche Scogliere di Dover (ormai grige per il troppo inquinamento). Sono belle, sì: ma circondate da tanta disarmonia che il cuore non riesce a emozionarsi. Nel vederle lì, soffocate da un porto enorme e dai fumi nerissimi provenienti dalle navi, si prova addirittura un po’ di pena per loro. Le Bianche Scogliere che per anni e anni ci siamo immaginati, alla fine sono una delusione (ce ne sono di altrettanto belle tra Broadstairs e Dumpton Park: non saranno così alte, è vero, ma sono perfettamente isolate. Protette da tutto il resto). Dover è così: una città morente in cui i prezzi delle case scendono di giorno in giorno e in cui, spesso, i vetri delle finestre sono sostituiti da pezzi di cartone. Ci sono cinema in disuso con le porte murate, bed and breakfast con le tende ammuffite: aiuole con le piante morte. Nell’edicola della piazza principale, per 70 centesimi, si può comprare il “Dover Express”, un quotidiano locale involontariamente divertente. Fra le sue tante notizie colpisce l’assurda lettera della signora Kate Fowler Reeves. È una lettera lunga e sarebbe di certo piaciuta a Ionesco. S’intitola: “Le vittime nascoste della guerra”. Parla dei tanti animali morti durante i due conflitti mondiali. “Piccioni e cani venivano usati per scambiare messaggi tra le trincee: ne sono morti a centinaia...” spiega la signora Fowler Reeves, e suggerisce che per commemorare il loro sacrificio sarebbe opportuno che ognuno di noi indossasse una spillina a forma di papavero (e di color violetto). Tale spillina (ci viene comunicato nella lettera) è addirittura in vendita al prezzo di una sterlina e verrà spedita per posta (a chiunque ne farà ordine) insieme a un indispensabile opuscolo intitolato “Animali: le vittime nascoste della guerra”. Non è tutto. Tra le colonne del Dover Express, per far fronte alla crescente crisi economica (la stessa che costringe i ristoranti a disporre offerte speciali per gli anziani), gli avvocati dello studio “Rona Doyle & Co” propongono uno speciale sconto per la stesura del testamento: non si pagheranno più 50 sterline come nel passato, ma (iva inclusa) soltanto 29 sterline e 95 pence. Un’offerta veramente straordinaria che nessuna persona di buon senso dovrebbe lasciar passare inosservata. © Copyright Nicola Lecca. Tutti i diritti riservati trattati da Agenzia Letteraria Internazionale, Milano. www.ilmessaggerosardo.com