Valerio Cutini
a.a. 2013 / 2014
Università degli Studi di Pisa
insegnamento di
Tecnica Urbanistica
• Corso di laurea triennale in Ing. Edile
Ingegneria del Territorio
• Corso di laurea magistrale
in Ing. Idraulica,Trasporti e Territorio
Lezione n° 16.
La crisi della pianificazione
e la deregulation urbanistica
La crisi dell’urbanistica moderna
valerio cutini
a.a. 2013-2014
Il 12 luglio 1972 è una data importante nella storia
moderna dell’urbanistica
Pruitt-Igoe era stato realizzato nei primi anni ’50 come
centro residenziale per classi disagiate e salutato come
una grande realizzazione architettonica di impronta
lecorbuseriana, e un’opera urbanistica illuminata
Dopo pochi anni le sue condizioni di degrado –
soprattutto per l’esclusiva destinazione residenziale e
per l’omogeneità sociale degli abitanti - ne avevano
fatto un quartiere fatiscente, temuto per le condizioni di
insicurezza e abbandonato dalla popolazione
All’alba del 12 luglio 1972 i 30 edifici di Pruitt-Igoe,
nell’area di St. Louis, vennero demoliti con la dinamite
La crisi dell’urbanistica moderna
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Quell’evento segnò per molti la fine del sogno
dell’urbanistica moderna, la morte del razionalismo e
dell’illusione di creare una città nuova, da realizzarsi in
opposizione rispetto alla città storica, secondo tipologie
nuove, in ossequio al dominio della razionalità e alla
conformità fra gli spazi e le funzioni
La data della demolizione di Pruitt-Igoe è per molti la
data di nascita dell’urbanistica post-moderna, ovvero di
quell’articolato approccio alla progettazione degli spazi
urbani che, in opposizione dialettica con l’urbanistica
moderna, cerca di ricucire il filo spezzato con la
continuità della città storica
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La crisi dell’urbanistica moderna
Le cause
A partire dagli anni ‘80, il processo pianificatorio è
investito da una crisi epocale
Varie sono le cause che concorrono a determinare tale
crisi:
La crisi economica e sociale degli anni Settanta
La crisi della visione positivista dello sviluppo socio-economico
La crisi del modello urbanistico razionalista
L’evidenza dei guasti urbanistici del territorio
L’interruzione della dinamica espansiva della città
La trasformazione dell’assetto funzionale della città
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La crisi dell’urbanistica moderna
Le cause
A partire dai primi anni Settanta, venne celebrato un
lungo processo all’urbanistica moderna
Sul banco degli imputati, tutti gli autori che avevano
promosso la nascita e la prosperità di circa 50 anni di
razionalismo, ma soprattutto i principi cui si erano ispirati
il rapporto con la storia
la morfologia
la tipologia
l’urbanistica quantitativa
gli elementi della sintassi dello spazio urbano
lo zoning
il Piano e la pianificazione
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La crisi del Piano
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Imputato principale, nel processo alla pianificazione
urbanistica, è il suo strumento principe, il Piano
Regolatore, con vari capi di imputazione
È uno strumento costruito per rispondere a problemi di quantità,
ed è incapace di fornire qualità urbana
È uno strumento costruito per disegnare la crescita della città, ed
è incapace di gestirne la trasformazione
È uno strumento rigido, costruito per lunghe prospettive
temporali e incapace di adattarsi alla mutevolezza delle
situazioni economiche e sociali
È uno strumento autoritario, fondato su un processo
deterministico, in cui ogni strumento si adegua a quello di livello
iperscalare
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La crisi del Piano
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Emergono pertanto nel dibattito nazionale alcune
istanze di revisione del Piano
Si nega l’opportunità di utilizzare lo strumento dello zoning,
responsabile della compartimentazione urbana
Si nega l’opportunità di gestire il territorio con gli indici
urbanistici, incapaci di cogliere la qualità insediativa
Si nega l’opportunità di applicare gli standard, incapaci di
tutelare la qualità insediativa
Si nega l’opportunità di affidare la trasformazione urbana ad
uno strumento di livello generale, superando la distinzione fra
PRG e strumenti attuativi
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La crisi del Piano:
gli effetti
La crisi del Piano ed il dibattito intorno ad essa
determinano effetti in vari ambiti:
effetti sul modo di concepire la pianificazione,
ovvero sulla prassi pianificatoria
effetti sulla progettazione urbanistica
effetti sugli strumenti urbanistici
effetti sulla tecnica redazionale del PRG
effetti sulla normativa urbanistica regionale
effetti sulla fase attuativa del processo di pianificazione
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La crisi del Piano:
gli effetti sulla prassi pianificatoria
La crisi comporta effetti sul modo di concepire la
pianificazione, aprendo la stagione della deregulation
Una diffusa disaffezione verso il Piano Regolatore,
considerato un ostacolo al libero espletamento delle attività
economiche e imprenditoriali sul territorio
La considerazione del PRG come uno strumento facilmente
emendabile con varianti, riferimento tenue e non prescrittivo
L’introduzione del cosiddetto “pianificar facendo”, ovvero la
sostanziale rinuncia al Piano territoriale e la sua sostituzione ad
opera di una miriade di progetti urbani di limitate dimensioni
Si afferma la visione secondo cui è opportuno lasciare che
“fioriscano i fiori” dell’iniziativa privata e confidare che da
tale fioritura di operazioni non coordinate scaturisca
l’interesse collettivo e, a posteriori, emerga il Piano
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La crisi del Piano:
gli effetti sulla progettazione
Al Piano Urbanistico si contrappone il Progetto Urbano
previsioni immutabili,
dipendenti dalla
pianificazione sovracomunale
da attuarsi in tempi lunghi
previsioni modificabili, in
relazione al mutare delle
condizioni locali
da attuarsi in tempi brevi
di livello generale, non
dettagliato
dettagliate a scala
architettonica
estese all’intero territorio
comunale
su limitati contesti
infraurbani
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La crisi del Piano:
gli effetti sugli strumenti urbanistici
Le istanze di revisione del Piano comportano a partire
dagli anni Novanta 3 effetti:
Una diffusa rivisitazione della tecnica redazionale
dei Piani Regolatori Generali, ad opera dei Comuni
La modifica della concezione del Piano Regolatore
Generale, ad opera delle singole Regioni
L’introduzione di nuovi strumenti urbanistici, detti
strumenti complessi, mirati a superare la distinzione
fra disegno dell’assetto urbano e fase attuativa
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La crisi del Piano:
le nuove tecniche redazionali
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Nel tentativo di controllare la qualità morfologica degli
insediamenti, il PRG a partire dagli anni ‘90 assume
connotati che in precedenza erano tipici dei piani
attuativi
Le tecniche di rappresentazione simboliche e
convenzionali vengono sostituite con rappresentazioni
di tipo iconico
Il dettaglio delle previsioni si spinge fino alla morfologia
architettonica dei fabbricati ed alla precisazione di
volumi e superfici sui singoli lotti
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La crisi del Piano:
le nuove tecniche redazionali
a.a. 2013-2014
Nel tentativo di controllare la qualità morfologica degli
insediamenti, il PRG a partire dagli anni ‘90 assume
connotati che in precedenza erano tipici dei piani
attuativi
Le tecniche di rappresentazione simboliche e
convenzionali vengono sostituite con rappresentazioni
di tipo iconico
Il dettaglio delle previsioni si spinge fino alla morfologia
architettonica dei fabbricati ed alla precisazione di
volumi e superfici sui singoli lotti
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La crisi del Piano:
le nuove tecniche redazionali
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Grosseto
PRG 1971
Stralcio da una delle
tavole planimetriche
di Piano
Stralcio dalle NTA di Piano
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La crisi del Piano:
le nuove tecniche redazionali
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Grosseto Stralcio da una delle
PRG 1991 tavole planimetriche
di Piano
Stralcio dalle NTA di Piano
Le difficoltà del processo di pianificazione
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a.a. 2013-2014
Punto debole del processo pianificatorio è la fase
attuativa, resa difficile dalla onerosità degli interventi, e in
particolare dal costo della acquisizione dei suoli
Nel caso dell’assenza di interesse degli operatori privati,
l’ente pubblico non può far altro che attuare in proprio il
Piano, affrontando le difficoltà legate all’esproprio delle
aree
In particolare, la questione si presenta complessa per gli
ambiti urbani degradati, di proprietà privata o mista, con
destinazione a servizi, impianti e infrastrutture
Il caso più tipico e ricorrente è quello delle aree dismesse,
deprivate dalla originale funzione e abbandonate
all’incuria e al degrado
Le difficoltà del processo di pianificazione
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Agli inizi degli anni ’90, si è affacciata sul panorama
urbanistico una diversa possibilità, fino a quel momento
ritenuta estranea ad un corretto procedimento
pianificatorio
Rendere di fatto remunerativi
per gli operatori privati anche
gli interventi che, in base al
PRG, non lo sarebbero
A tale scopo si utilizza la pratica
della concertazione
(contrattazione) dell’intervento
stesso, eventualmente in
variante delle previsioni del PRG
La concertazione urbanistica
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In sostanza, l’ente pubblico si dichiara disponibile ad
accordare modifiche alle previsioni del PRG purché
l’operatore privato si accolli gli oneri anche della
attuazione delle previsioni non remunerative
in pratica introduzione di destinazioni d’uso
remunerative sul mercato (residenziale o commerciale)
oppure premi di cubatura alle destinazioni già previste
servizi, impianti, opere di urbanizzazione, opere di
riqualificazione urbana, risanamenti e miglioramenti
ambientali
La concertazione urbanistica
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La pratica della contrattazione urbanistica, illecita, è
sempre esistita, e in particolare in uso fuori da ogni
contesto normativo negli anni ‘80
Successivamente, anche a seguito di processi ad
amministratori e imprenditori, la concertazione è stata
introdotta nel quadro pianificatorio con una serie di
strumenti che, a partire dal 1993, hanno segnato l’avvio
della stagione della cosiddetta deregulation urbanistica
Sono i “nuovi strumenti” della pianificazione, detti anche,
per l’articolazione dei soggetti interessati e della
procedura, “programmi urbanistici complessi”
I “nuovi” strumenti della pianificazione
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L’introduzione di tali strumenti avviene non a seguito di
provvedimenti legislativi di natura specificatamente
urbanistica ma in leggi di natura essenzialmente
economica, (in genere all’interno delle leggi di bilancio)
A ciascuno di tali strumenti sono infatti correlati specifici
finanziamenti di sostegno pubblico cui i vari progetti
accedono a seguito di una specifica valutazione
comparativa
Sono quindi strumenti urbanistici “a termine”, nel senso
che la loro redazione e presentazione è vincolata al
rispetto di scadenze temporali prefissate e non
dilazionabili
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Gli strumenti urbanistici complessi
I motivi
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A partire dagli anni ‘80 emergono istanze di revisione
del processo pianificatorio, che si concentrano sul Piano
Fra i motivi di inadeguatezza del Piano sono da ricercare
le cause dell’affermazione dei programmi complessi:
La necessità di strumenti urbanistici flessibili e adattabili alla
mutevolezza delle condizioni economiche
La ricerca di strumenti idonei a controllare l’assetto
morfologico e la qualità insediativa degli abitati
La difficoltà dell’acquisizione dei suoli da parte dei
Comuni e la necessità di coinvolgere i privati
La necessità di strumenti idonei a gestire la trasformazione
(fisica e funzionale) della città
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Gli strumenti urbanistici complessi
Le caratteristiche
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I programmi complessi sono una serie di strumenti
urbanistici che si affermano a partire dai primi anni ‘90
Nonostante le differenze che li distinguono, è possibile
riconoscere alcune caratteristiche comuni:
Prevedono la partecipazione congiunta di operatori pubblici e
privati
Non prevedono l’esproprio per l’acquisizione delle aree
Si riferiscono ad aree già urbanizzate
Consentono la concertazione delle previsioni progettuali fra gli
operatori privati interessati e gli enti pubblici
Prevedono in genere la possibilità di operare in variante al
PRG, riunendo così in sé la fase pianificatoria e la fase attuativa
Dispongono di specifiche forme di finanziamento pubblico
valerio cutini
Gli strumenti urbanistici complessi
Un elenco
a.a. 2013-2014
I vari programmi complessi vengono introdotti
nell’ordinamento nazionale secondo una concitata
successione temporale
1993
PRU
1994
PRIU
1996
CdQ
1997
1998
STU
PRUSST
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La fase attuativa del processo di pianificazione:
la situazione attuale
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PST
...
PTP
PTCP
PRA
PTAM
PUT
PRG
PCP
PU
P
PRU
PRIU
CdQ
PIP
PL
PP
PZ
PR
STU
PRUSST
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lezione 16