~he altro ci fu alla .b~sedella .brevest~gionemi-
Appendice
lazzzana se non una revzvzscenzadz separatzsmo?
Ma bastanoancheminimi pretestiperchéil fuoco
si ravvivi. L'anno scorsodopo essereandatoa Randazzoil 17 giugno,nel ventesimoanniversariodella
su
.
Antomo
uccisionedi Canepaper assisterealla cerimonia commemorativa davanti al cippo eretto sul luogo dell'eccidio e averne riferito ai lettori di questo giornale, ho
ricevuto moltissime lettere di separatisti provenienti
dai più diversi angoli della Sicilia. Successivamente
il
nostro é un altro giornale palermitano hanno ospitato
Izelle rispettive rubriche dei lettori le battute di una
interessantepolemica fra il vecchio MIS e il nuovo
FNS (Fronte Nazionale Siciliano) che ha mostrato la
reviviscenza degli ideali separatisti in alcuni strati
delle giovani generazioni.
Nel corso di questa inchiesta infine, parlando come ho fatto con tanti protagonisti delle vicende rievocate, non mi sono imbattuto in nessunaripulsa o
sconfessionedi quegli ideali che venti anni fa spinsero
tanti giovani siciliani alla lotta politica e in molti casi
a impugnare le armi e a sfidare il carcere.
- 13° -
I
Canepa
Il professoreguerrigliero(1965)
!
:
l
Sicilia 1945. Un anno cruciale, un anno pieno di
drammatici avvenimenti, di angoscioseincertezze, di
pieghe oscure che ancora aspettano di essereilluminate, se mai lo saranno. Una storia tutta da scrivere
al di fuori delle opposte passioni che impregnano i
documenti dell'epoca e si perpetuano nelle rievocazioni dei protagonisti.
L'anno si apri con le rivolte esplose quasi contemporaneamentein vari centri dell'Isola come reazione ai nuovi bandi di arruolamento obbligatorio nel-
r
l'esercitoitaliano di alcuneclas~idi leva. Il tradizionale rifiuto della leva militare che subito dopo il 1860
aveva provocato le prime sanguinoserepressioni unitarie, venne ora rinverdito e riacceso dalla parola
d'ordine separatista «non un soldo, non un soldato
all'Italia ». Nelle province di Ragusa,Siracusae Agrigento ci vollero delle vere e proprie operazioni militari condotte dall'esercito per ristabilire l'autorità
dello stato italiano. Comiso rimase nelle mani degli
insorti per otto giorni e dopo ripetuti scontri poté
essereoccupata dalle truppe solo con la minaccia di
un 'bombardamentodistruttore. Un giornale catanese
riferi poco dopo che nelle operazioni condotte a Co- 133 -
~
miso erano caduti 18 militari {fra cui due ufficiali}
e 19 rivoltosi.
Il principale protagonista di queste vicende era il
movimento separatista entro cui convergevano, non
senza confusione e contraddizioni, filoni disparati di
malcontento, di reazione al passato,di aspirazioni per
il futuro.
Dietro le quinte vi era un preciso piano conservatore dei tradizionali ceti latifondistici e un gioco
equivoco delle potenze alleate che occupavano militattnente l'Isola.
Dopo i drammatici avvenimenti del gennaio i separatisti cominciarono a preparare il loro maggiore
« exploit» politico: l'invio di un memoriale con la
richiesta dell'indipendenza a quella Conferenzadi San
Franciscoda cui doveva nascerel'ONU, e naturalmente intendevano arrivarci a caldo.
liana «libera, pacifica, laboriosa, ricca, felice, senza
tiranni e senzasfruttatori ». Queste sono le parole con
cui si conclude un suo scritto, l'unico organico scritt<r
rivoluzionario da lui lasciato, pubblicato clandestinamente a Catania già nel 1942 sotto il titolo « La Sicilia ai siciliani ».
L'opuscolo - firmato Mario Turri - era violentemente antifascistae separatista.Non contenevasemplice propaganda,bensl analisi e impostazione,e inoltre un programma di azione abbastanzapreciso. Si
badi bene alla data: il 1942 non era ancora il '43 e
tanto meno il '45. Il suo ideale separatistaera dunque
antico. Il suo antifascismopoi datava dalla primissima
gioventù ed era stato tutt'altro che platonico. Lo dimostra questo lontano episodio.
Nel 1933 Antonio Canepa, studente universitario
a Palermo dove viveva la sua famiglia, faceva parte
In questoquadrofu creatol'EVIS {Esercitovo-
di un gruppo di altri studentiuniversitaritutti anti-
lontario per l'indipendenza della Sicilia}. Non si trattava più di suscitare rivolte popolari, ma di dare
avvio ad una vera e propria guerriglia con reparti organizzati e appositamenteaddestrati. I primi guerriglieri separatisti cominciarono a salire in montagna
nella primavera. Il creatore dell'EVIS e suo primo,
comandantefu un giovane professore dell'Università!
di Catania: Antonio Canepa.Il suo nome di battaglia
era Mario Turri. Aveva 35 anni e tutto quel che si sa
di lui concorre a comporre la sua figura come quella
di un capo rivoluzionario in piena regola, di un uomo
coraggioso,capacedi vivere, operare e morire in completa coerenzacon le proprie idee e di trascinare altri uomini a lottare per un ideale.
i
~
fascisti. Con essi organizzò il piano di una clamorosa
azione dimostrativa: un colpo di mano per cacciare
dal potere i fascisti di San Marino e « tenere » la piccola repubblica il più a lungo possibile come un faro
di riconquistata libertà agli occhi del mondo.
I congiurati - ricorda uno dei componenti del
gruppo che vive tuttora a Palermo - si trovarono
ciascuno un pretesto per giustificare agli occhi della
polizia i loro spostamenti,nella zona adiacenteai confini di San Marino. Furono presi contatti con gli antifascisti sammarinesi.Finalmente fu stabilita l'ora X
e il punto di concentramento.Senonchéall'ora X meno
sessantaminuti furono tutti arrestati nelle loro basi
di partenza. Vi era stata una spia, probabilmente fra
L'idealedi Turri era quello della repubblicasici-
t
quelli di SanMarino. Evitarono la condannafacendo
,
- 134 -
- 135 i
,
l
f
!
credereche il colpo di mano era diretto a reintegrare
San Marino nel Regno d'Italia.
Dieci anni dopo, ai primi del 1943, un'altra azione antifascistadi Canepadi ben maggiore portata che
non la ragazzatadi San Marino: un sabotaggioin piena regola effettuato all'aeroporto catanesedi Gerbini,
allora utilizzato dalla aviazionetedesca.Secondoalcuni
questaazionefu condotta in collegamentocon l'Intelligenceservice inglese. In seguito a ciò, probabilmente
per sfuggire alle ricerche dei servizi di sicurezzaitaliano e tedesco,Canepafu costretto a scomparire da
Catania. Si recò in Toscanadove partecipò per qualche
tempo alla lotta partigiana e dove i repubblichini misero una grossataglia sulla sua testa. Tornò a Catania
dopo lo sbarco degli alleati in Sicilia e riprese il suo
incarico all'Università dove insegnavaStoria delle dottrine politiche.
Ecco come lo descrive una persona che in quell'epoca aveva con lui frequenti rapporti: alto, slanciato, elegante nel portamento, aveva il tipico aspetto dell'intellettuale, con la testa ovale, quasi calva,
parlava con estrema precisione e con raffinate into-
putava adatti li inseriva nel lavoro cospirativo che
svolgeva con estrema precisione. Ogni tanto scompariva per alcuni giorni. Quando ricompariva capitava di
coglierlo con addossoabbigliamenti militareschi (allora peraltro abbastanzacomuni per via della disponibilità di residuati delle truppe alleate) e con le scarpe
infangate. Solo pochi sapevanoo intuivano dove fosse
stato in quei giorni: in montagna ad organizzare,dirigere, addestrarela sua formazione di guerriglieri siciliani che si andavacostituendo nella zona montagnosa
e boscosadi Cesarò,ai confini fra la provincia di Catania e quella di Messina. I volontari erano tutti giovani e veramente volontari. Nessuno vi era fra essi
che fosse stato costretto ad andare in montagna per
sfuggire a qualche conto con la giustizia. In questo
era rigorosissimo. Nell'EVIS, come Canepa lo concepiva, non c'era posto per banditi di nessun genere.
Anzi nella zona di Cesaròuno dei primi effetti della
costituzione della formazione guerrigliera fu l'allontanamentodei banditi che vi allignavanofin dalla fine
della guerra e fu questa una delle ragioni per cui il
campo dell'EVIS era circondato dalla solidarietà delle
nazioni,flemmatico«< non l'ho mai visto agitato»),
popolazioniin maggioranza
composteda contadinie
rifletteva dagli occhi l'incessantelavorio della sua non
comune intelligenza, tutto quel che diceva e faceva
appariva come il frutto di un ragionamento. Non si
faceva molto notare al di fuori degli ambienti politici
e universitari, dove esercitava un fortissimo ascendente sui giovani.
Di questo ascendentepersonale il professore Canepa si servi largamente quando si trattò di iniziare
il reclutamento per l'EVIS. Fra i giovani che gli erano
vicini faceva una giudiziosa selezionee quelli che re-
pastori fino allora vittime delle prepotenze banditesche.Doveva morire il comandanteTurri prima che la
bandiera dell'EVIS tosse affidata a SalvatoreGiuliano!
L'alba del 17 giugno 1945. Appena fuori dall'abitato di Randazzosulla strada che conduce a Cesarò,
un motofurgone dell'EVIS che già tante altre volte
aveva percorso senza incidenti quell'itinerario, viene
bloccato dal fuoco micidiale di una pattuglia di carabinieri. Resta un mistero perché proprio quella volta
e proprio quel motofurgone, cosi come resta avvolto
-
136 -
i
- 137-
.0,o
nel mistero il dettagliato svolgimento del fatto. Fu
dato l'alt? Vi fu conflitto? O fu una vera e propria
imboscata ordita al fine preciso di uccidere il fondatore dell'EVIS, Antonio Canepa, il capo della più
avanzataala sinistra del separatismo?
Dei sei occupanti il motofurgone, quattro rimangono feriti e due riescono a dileguarsi. La sera stessa
tre dei feriti sono morti (dissanguati a quanto pare),
il quarto sembra ancheegli morto. Vengono chiusi in
bare e consegnatinottetempo dai carabinieri al custode
del cimitero di Giarre per il seppellimento. Si tratta
di banditi uccisi in conflitto - dicono i carabinieri per giustificare la fretta e la mancanzadi formalità. D
custodevuole accertarsialmeno che si tratti veramente
di morti e scoperchiale bare. Tre sono davvero morti,
il quarto invece respira ancora. Anziché nella tomba
viene rinchiuso in prigione. D suo nome è Armando
Romano. I tre morti erano Antonio Canepa, professore universitario, Carmelo Rosano e Giuseppe Giudice, ambeduestudenti universitari. I due sfuggiti al
fuoco della pattuglia si chiamanoPippo Amato e Nino
Velis. Erano tutti guerriglieri dell'EVIS. Dopo la morte del comandanteil campo di Cesarò fini col disciogliersi ed ebbe così termine per i volontari quella
emozionante avventura vissuta all'insegna dell'idealismo e del coraggio.
Matteo Farina (mi ha autorizzato a fare il suo
nome) era un guerrigliero al comandodi Canepa.Oggi
è il dottor Farina, ha famiglia, vive a Siracusa,viaggia in macchina.Non ricorda più neancheil suo nome
di battaglia. Era un dirigente della gioventù separatista
di Catania. Nella primavera del 1943 rimase in montagna per circa un mese.La formazione era ben orga-
- '38 ,,"
I
nizzata. Facevanoesercitazionidi guerriglia, con molte
marce notturne nei boschi. Nel mese di maggio vi fu
un grande rastrellamento condotto da carabinieri e
fanteria. Canepaera stato avvertito in tempo e aveva
mandato i volontari a casa.Nella zona non fu trovato
nessuno, ma solo dei depositi di armi e dei documenti che permisero l'identificazione di alcuni guerriglieri. Matteo Farina fu tra questi. Arrestato il 16
giugno, mentre all'indomani veniva interrogato seppe
della morte di Canepa e degli altri. In carcere si incontrò poi con Romano, il ferito di Randazzo.Farina
ricorda di Turri soprattutto il trascinante idealismo.
A pensarciora - dice - forse era addirittura un visionario. Ma era un uomo straordinario.
10 stesso dottor Farina mi ha fornito una precisa notizia sulla morte del guerrigliero FrancescoDardi. A questo punto occorre dire che erroneamentesi
afferma, anche in qualche documento contemporaneo
delle organizzazioniseparatiste,che i cinque dell'EVIS,
dei quali si è l'altro giorno commemoratala morte,
siano tutti e cinque caduti nell'imboscata tesa a Canepa alle porte di Randazzo.In realtà solo tre - come sopra ricordato - sono stati uccisi a Randazzo.
D quarto - appuntol'Dardi di cui mi parla il dottor
Farina - è stato ucciso nel piccolo paesedi Militello
Rosmarino. Dardi, assieme ad un altro guerrigliero
dell'EVIS, 'Vi si era recato secondogli ordini del coniandante Turri per catturare un certo Porcelli, un
rozzo pastore addetto ai servizi della formazione, il
quale aveva effettuato delle sopercherie «private»
ai danni di cittadini della zona e doveva per ciò essere punito. All'approssimarsi dei guerriglieri il Porcelli, intuendo di che cosa si trattava, sparò senza
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... p
preavviso e uccise l'Ilardi il cui nome ben a ragione
è incluso fra quelli dei caduti dell'EVIS.
Il quinto, RaffaeleDi Liberto, è l'unico volontario
separatistamorto in seguito alle ferite riportate nello
scontro di San Mauro, presso Caltagirone, quando negli ultimi giorni del 1945 la formazione di Concetto
Gallo, succeduto a Turri nel comando dell'EVIS fu
attaccatada ingenti forze dell'esercito al comand~ di
ben tre generali. Ma questo è un altro capitolo nella
storia della guerriglia separatista, ben diverso da
quello chiuso dalla morte di Canepa.Alla battaglia di
San Mauro sotto le bandiere dell'EVIS vi erano anche
i terribili della banda Niscemese,che dovevano poi
massacrareal fondo Nobile otto carabinieri prigionieri, mentre nello stesso tempo agiva nel palermitano
con incredibile audacia il colonnello dell'EVIS Salvatore Giuliano, il futuro massacratore di Portella
della Ginestra.
la guerra in corso, la presenzadi eserciti alleati in Sicilia e la opposizione generale dei circoli dirigenti e
delle massepopolari verso il governo centrale di Roma ». « Secondolui - aggiungeD'Onofrio - i baroni, i feudatari siciliani, che pur stavano dietro il
movimento indipendentista, ne sarebbero stati travolti sul piano sociale e quindi politico. In questo
sensoegli interpretava e riteneva utile la sua presenza e la sua attività di comunista nel movimento indipendentista».
A sua volta Ivo Reina, allora dirigente del movimento giovanile separatista,all'indomani della morte di Canepascrisserispondendo ad un articolo difIamatorio che «nessuna contraddizione vi era nel comunismo indipendentista di Canepa-Turri». «Il mio
assunto- aggiungeReina - trova ulteriore conferma nell'articolo a firma Turri su " Sicilia Indipendente" del 1 maggio 1945 dal titolo " Noi lavoratori"
Guardando oggi agli avvenimenti del 1945 col distaccodel ventennio trascorso,si ha quasi l'impressione che la morte di Antonio Canepa abbia rappresentato una svolta cruciale nella storia del separatismoe
della Sicilia. Senzaquella morte molte cose sarebbero
forse andate diversamente.
Sul programma politico di Canepa il giornalista
Filippo Gaia, in un suo documentato libro sugli avvenimenti siciliani dal '43 al '47 riporta questa signifi-
che celebravala data della festa proletaria ».
Era dunque separatistae comunista ad un tempo?
Che cosa poteva diventare Canepa per la Sicilia se
non fosse morto in quella tragica alba del 17 giugno 1945?
Ci sarebbeproprio da scrivere non solo una storia,
ma anche una fantastoria della Sicilia 1945.
,.
(L Ora, 19 giugno 1965).
cativa testimonianzadel dirigente comunista Edoardo
D'Onofrio su alcuni colloqui avuti nei primi del 1945
col fondatore dell'EVIS in merito ai suoi rapporti
col PCI: «... Canepa mise in rilievo quel che gli
stavapiù a cuore: la possibilità di risolvere alcuni problemi sociali della popolazione lavoratrice sfruttando
- 140 -
- 141 -
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Trent'anni
dopo (1975)
li :
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aveva lo ~copo di ~arci trovare i ca~abinieri sul posto ». AggIunge pero: «secondo me SI volevano avere
delle persone in galera, non credo proprio dei mar.
tiri... ».
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Dice l'on. Pezzino,comunista: «Canepa fu sacrifi-
i
I
Càtodalla destra separatista.Non morì per casoma
gli fu tesa una imboscata.Fu aspettato. Quando passò
Antonio Canepa,il professore guerrigliero dell'indipendenzasiciliana, era un idealista, un avventuriero,
un anarchico, un comunista, un pazzoide? E come,
perché, da chi fu ucciso?
A trent'anni daUasua morte basta riproporre questi interrogativi e subito si riaccendono passioni, si
accavallanodubbi, suonano misteriosi segnali di allarme. L'ultima occasionel'altro giorno a Catania per
la presentazionedel libro « Una rivoluzione mancata»
di Salvo Barbagallo, editore Bonanno. È un libro pieno di documenti e testimonianze,ma anchedi misteri
insoluti, di ipotesi e interrogativi. I più drammatici,
si capisce,£01:10
quelli riguardanti Ja morte di Canepa;
fu per caso o per disegno che quel 17 giugno del
1945 Canepa e la sua pattuglia di guerriglieri indipendentisti passaronodal bivio Randazzoproprio mentre vi era un posto di blocco dei carabinieri? E perché
i carabinieri spararono per uccidere mentre dall'altra
parte neanche un colpo fu sparato?
Barbagallo ha raccolto nel suo libro alcune risposte. Dice Pippo Amato, che era con Canepaquel giorno e sfuggì fortunosamente all'agguato: «se c'è stato
un tradimento questoè venuto dall'esterno, cioè a dire
a bella posta ci avevano organizzato una azione che
- 142 -
gli spararono».
Altri testimoni che hanno voluto restare anonimi
hanno riferito a Barbagallo che vi fu la ricerca di un
compromesso con le «autorità» da parte dei capi
del movimento per l'indipendenza della Sicilia. «Le
autorità
-
scrive Barbagallo
-
si mostrarono dispo-
nibili. In cambio chiedono che sia consegnato loro
l'esponenteche ritengono più pericoloso, Antonio Canepa. Più volenti che nolenti questi capi del MIS
accettano la proposta ».
Nel dibattito dell'altro giorno seguito alla presentazionedel libro di Barbagallo, queste accusesono
state respinte con toni duri e aspri dai capi indipendentisti intervenuti in gruppo serrato: c'erano fra gli
altri Attilio Castrogiovanni, Concetto Gallo, il duca
di Carcaci, Bruno di Belmonte, il professore Zambataro, il professore Nicolosi Tedeschi.
CASTROGIOVANNI:
«Chi era ministro degli Interni il 17 giugno 1945, data dell'assassiniodi Canepa?
Mancavano due giorni perché ministro dell'Interno
fosse Parri. Chi era Alto Commissario per la Sicilia
con poteri civili e militari? Era Salvatore Aldisio.
Chi poteva dare l'ordine al maresciallodei carabinieri
Rizzotto e ai tre carabinieri che erano con lui di
appostarsi al bivio di Randazzo?Erano questi due.
- I43 -
c
I
Chi poteva dire a costoro: uccidete anche se non
trovate reazione?Erano questi due. Attribuire a Tizio
o Filano, alle destre o alle sinistre o al centro l'assassinio di Canepaè distorsione degli avvenimenti storici,
è non conoscerela storia, non volere conoscerela storia, distorcere i fatti e gli avvenimenti di quel giorno,
di quel tragico e glorioso giorno ».
Cosi parlò con voce tesa e tono alto Castrogiovanni l'altro giorno, parole' letteralmente trascritte
dalla registrazione su nastro. Certo, i carabinieri avevano licenza di uccidere, forse anche ordine di uccidere, anche se non proprio da Parri il quale diventò
presidente del Consiglio e ministro dell'Interno non
due ma quattro giorni dopo l'uccisione e precisamente il 21 giugno. Ma il dubbio non riguarda chi
sparò. Il dubbio è su come e perché proprio quel
giorno c'erano i carabinieri con l'ordine di uccidere,
proprio in quel posto da dove Canepa e i suoi uomini dovevano passare: qualcuno li avverti o fu per
puro caso? A questa domanda non hanno risposto
neanchegli altri intervenuti.
ZAMBATARO:«L'unica cosa che mi dispiace nel
libro del mio amico Barbagalloè la favola delle destre.
In ogni movimento politico ci sono delle frazioni. I
miliardari ci sono anche nei partiti di sinistra, nei
movimenti rivoluzionari, cosi come ci sono anche nei
partiti di destra. Lasciamo stare l'ipotesi accreditata
da Barbagallo che la morte di Canepa provenisse da
destra. lo penso che in Europa non ci sia nessungiornalista serio, nessunpoliziotto di terza tacca che non
sappia che quello fu un fatto ufficiale, un fatto determinante e determinato per risolvere un certo nodo ».
- 144-
Smentita assiomatica,come si vede, ma non persuasiva.
NICOLOSI-TEDESCHI:
«lo sono venuto qua al solo scopo di chiarire dei fatti. Antonio Canepa, alias
Mario Turri non appàrteneva affatto al Movimento
per l'indipendenzà della Sicilia. .Né era tesserato né
mai aveva professato pubblicamente queste idee in.
dipendentiste, anzi, come s'è detto, era un tipo molto
chiuso e misterioso. Prese contatti con il Movimento
per l'indipendenza della Sicilia quando si preparò
a questa avvenrurà dell'EVIS. lo a quel tempo ero
presidente provinciale della Lega giovanile separatista
ed essendofiglio dell'avvocato Luigi Nicolosi Tedeschi,
del Comitato per l'indipendenza della Sicilia, tenevo
praticamente i contatti con gli anziani dai quali venivo considerato un giovane schivo dal prendere decisioni d'impulso. Quando ci si parlò di questo EVIS
(la notizia venne portata da Concetto Gallo) si restò
molto perplessi. Noi avevamocreduto alla autodeterminazione dei popoli e volevamo semplicementeun
referendum sulla indipendenza della Sicilia. Noi eravamo pacifisti.
Allora io sono stato nel campo dell 'EVIS vicino
a Cesarò. Ci sono stato niente affatto come aderente
all'EVIS ma soltanto per vedere di che cosa si trattava. Ebbene, signori, vi debbo dire che questo campo dell'EVIS sia per la posizione, sia per il numero
degli uomini... Mario Turri, cioè Antonio Canepa,
non aveva nessunocon sé, erano rutti giovani mandati
dalla Lega giovanile separatista...Lo scopo della mia
indagine era di vedere se era convenienteo non di fare
affluire altre ..forze perché noi disponevamo di tanti
."'-~45-
giovani pieni di entusiasmoche avrebbero aderito ma
che non potevamo mandare allo sbaraglio.
Ebbene, io riferii al Comitato provinciale per l'indipendenzache questo campoera in una posizionetale
per cui non c'era affatto bisogno di fare un'imboscata
se li volevano uccidere tutti in poche ore, perché la
posizione strategica del campo era quanto di più
incredibile si possa pensare. Uno spiazzo disalberato
con uno stagno, con tende o case senzariparo, tutto
circondato da boschi su montagne che degradavano...
Mi sembrò - dissi - che questo Mario Turri non
avessemai fatto una guerriglia, un esercito clandestino, e che per l'accozzagliaeterogeneadelle armi che
c'erano non fosse assolutamentequel che lui aveva
detto., perché lui aveva fatto intendere di esseredell'lntelligence service. D'altro canto anche noi avevamo preso le nostre informazioni e ci risultava che
Mario Turri non solo era di inclinazione marxista, il
che non ci interessava affatto, ma che aveva anche
avuto dei contatti in Alta Italia con dei gruppi addirittura sovietici. Credevamo anche che fosse collegato con qualche servizio segreto sovietico. Avevamo le
più grandi perplessità. In seguito a questa mia visita
non affluirono altri ragazzi e si ebbe la morte, veramente misteriosa, veramente misteriosa perché anche
allora, non ora a distanza di trent'anni, non riuscimmo a capire dove, come e quando Canepaera morto ».
È una testimonianza,come si vede, che porta qualche cosadi nuovo e di molto interessante.Quei ponti
tagliati prima della morte, quei sospetti sui legami
sovietici, quella morte veramentemisteriosa.Altro che
filo diretto Parri-Aldisio-Carabinieri. Il filo della morte
sembra aver seguito altri oscuri passaggi.
- I46 -
~ATO:: «Non intendo assolut~ente parlare in
polemica con nessuno. Intendo soltanto intervenire
sulla figura di Canepa come colui che meglio lo ha
conosciuto fra i presenti. lo sono stato il discepolo
che più gli è stato vicino, che più lo ha seguito... lo
vi posso parlare di Antonio Canepacome io l'ho visto, con questi occhi, con questi miei sentimenti...
posso dirvi quanto anelito ci fosse in quest'uomo nel
cercaredi fare vivere una idea nella mente dei giovani
che potess~ro portare ancora la fiaccola laddove lui
l'aveva purtroppo deposta ucciso dal piombo... non
si sa da chi... ».
A questo punto si levano dalla sala voci con tono
aspramenteintimidatorio. Si percepiscela frase: ucciso da piombo italiano, devi dirlo. Si avverte nell'aria
una tensione estrema piena di sottintesi polemici.
AMATO: «Lasciatemi dire le cose che voglio e
intendo dire. Parliamo di libertà e poi... questaè coercizione. Mi sono battuto per la libertà. Per la libertà
anche di dire le cose che vogliò ».
Il mistero della morte di Canepa resta insoluto.
,.
(L Ora, 1 aprile 1975).
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- I47 -
Un'intervista
con la figlia (1978)
Perchéquest'anno
per la primavolta?
-
Perché-
risponde
finora ho creduto che il
ricordo politico di mio padre fosse custOdito soltanto da pochi nostalgici, staccati da ogni realtà attuale. Peraltro durante la mia infanzia e adolescenza
~
l
avevo molto sentito parlare di lui, delle sue qualità
personali, il forte carattere, l'intelligenza, il coraggio,
specialmente da mio nonno paterno, mai dei suoi
ideali politici.
Ora però mi sono resa conto che quegli ideali
- gli ideali di un indipendentismo progressista, socialista - sono come un fermento presente sempre
nel popolo siciliano, come un fuoco sotto la cenere.
Domani alle cinque della sera nel luogo dove morì
sarà ricordato Antonio Canepa, il primo comandante dell'EVIS (Esercito volontario per l'indipendenza
della Sicilia). Cade oggi infatti il trentesimo terzo anniversario della sua uccisione (17 giugno 1945) i cui
retroscenafinora sono rimasti misteriosi. Certo è dove:
il bivio della strada Randazzo-Cesarò,
a cavallo fra le
province di Catania e Messina. Certo è come: in un
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zione commemorativa la figlia di Antonio Canepa,
Teresa. È una giovane donna che nei tratti e nel carattere riproduce molti elementi del modello paterno; vive a Cefalù, sposata con due figli, lavora in
banca, militante del PSI e dell'unI (Unione donne
italiane).
L1.l11mlrava
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A Randazzo converranno domanl. da varIe
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della Sicilia i rappresentanti dell 'indipendentismo siil ..
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Dove viveva tuo nonno?
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molto
politica.
romantica,
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Mio
padre
infatti
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la
metteva mai a parte delle sue attività, anzi cercavadi
non coinvolgerla. Da qui il carattere misterioso, per
la famiglia, delle sue improvvise partenze, dei suoi
trasferimenti di domicilio. Perfino dopo la sua morte,
ricordo, fu molto difficile trovare la sua tomba che i
carabinieri tenevano segretissima.Mamma mi raccontò che soltanto dopo un anno e precisamentenell'ot- 149 -
tobre 1946 ottenne dal pretore di Giarre l'autorizzazione di visitarIa sotto scorta di carabinieri, per appena dieci minuti, sotto giuramento di non rivelare a
nessunoil posto e sotto la minaccia che altrimenti la
salma sarebbe stata portata via.
E dov'è questo luogo").
improvvisamente
e loMavidi
portaQuando
gridai: tornò
mamma,
mamma, c'è papà!
devesulla
es-
Era il cimitero di Giarre. Ora la tomba è nel viale dei grandi uomini, nel cimitero di Catania.
Le poche notizie biografiche pubblicate finora su
tuo padre non contengono neancheun cenno alle vic~ndepersonali, alla tua esistenza,per esempio. Puoi
dIre qualcosa tu?
Posso raccontare come io sono nata. Mio padre
una volta è stato presidente di commissioneagli esami di maturità dove mia madre si presentava.Li ha
CQnosciutomia madre che aveva diciotto anni ed è
n~to un rapporto d ~amoredal quale dopo alcuni anni
sono nata io. Allora si erano stabiliti a Catania, ma
io . sono nata a Messina dove viveva la famiglia di
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Per quanto mi si è detto, da Firenze lui teneva
collegamenti con l'Intelligence Service. Perciò faceva
anche viaggi in Svizzera. Noi in Sicilia avemmo le
- 150 -
prime sue notizie da un fratello di mia nonna materna il quale era ufficiale di marina al Nord e ci fece sapere che mio padre era in carcere a Firenze.
sere un ricordo indotto dai racconti ascoltati successivamente, perché in quel momento non avevo neanche
due anni. So che poi mia madre andò a vivere con lui
a Catania mentre io rimasi a Messina con i nonni. Ad
un certo punto mia madre tornò a Messina.Fu - evidentemente- quando lui cominciò l'attività clandestina dell'EVIS, o quando fu messauna taglia su Mario
Turri, ma nessunoin famiglia sapevache questo era
il suo nome di battaglia. Veniva ogni tanto a Messina per incontrare mia madre ma con molte cautele
cospirative.
Siamo già nel 1945?
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proprio il giorno che fu ucciso, mia madre era andata
~ Catania e lui avrc;bbe doY1;l:toandare a prenderIa
alla stazione. Incontrò invece il professore CQsentini
il quale era al corrente di tutto.
.I)
. È una,circostanza.
della quale mai si era parlato
prema. Puo avere attenenzacon la sua morte?
.
Ne ho parlato con qualche suo vecchio amico al
quale ho riferito la mia impressione che mio padre
facesseeffettivamente parte dell'Intelligence Service
e che a un certo momento avendo notato che da parte inglesenon si davano sufficienti garanziealla Sicilia,
ha cercato di uscirne fuori. Forse proprio per la sua
conoscenzadal di dentro aveva capito come sarebbe andata a finire con l'indipendenza siciliana. Questa
sua decisione, io penso, può essere stata la ragione
della sua uccisione. È chiaro infatti che non è che lo
volevano vivo, ,quando lo attaccarono. 10 volevano
~orto.
Mia madre
sempre
stipendio lo spendeva
persostiene
acquistare
armiche
daluiunlogenerale
il mio spirito si identificacon il suo. Mi
.
d.
h
. .
o nonno 1nl
iceva semprec e rassomigliavomolto come carattere
a mio padre. Come lui cerco di nonfarmi condizionare
mai dalla educazioneborghese. I Canepa a Palermo
erano famiglia altoborghese,mia nonna era una Pecoraro. Mio padre però non si lasciava condizionare
d~ ciò e io mi sento in questo perfettamente come
lui. Come lui mi sento di sinistra.
Credo che la sua azione, la sua morte sono stati
det~rminanti per la conquista dell'autonom:iasiciliana,
ma credo anche che questa autonomia è stata trasformata dai governanti in un nuovo strumento di colonialismo a carico della Sicilia.
(L"Ora, 17 giugno 1978).
inglese. Il giorno prima della morte era andato col
furgoncino a prelevare armi. Mia madre sostiene che
sia stato questo inglese a tradirlo. Insomma, doveva
essereucciso poiché essendoa conoscenzadi fatti im.
portanti non poteva uscirsenevivo.
E lui aveva proprio deciso di uscirsene?
Mia madre lo conferma senza incertezza, ed è
provato dal fatto che aveva preparato tutto per il ritorno di mia madre a Catania dove firio a quel momento solt~to due o tre persone sapevano della
esistenzasua e mia.
Quando hai cominciato a sentirti figlia di Antonio Canepa?
Sempre mi sono sentita sua figlia. Forse perché
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Appendice su Antonio Canepa - Istituto Gramsci Siciliano