Anno IV - Numero 116 - Domenica 17 maggio 2015 Direttore: Francesco Storace Roma, via Giovanni Paisiello n. 40 Regionali Medio Oriente Roma S’allunga la lista degli impresentabili Blitz Usa in Siria: il quadro si complica “Orgoglio nomade”: sassate ai pompieri a pag. 3 a pag. 8 a pag. 5 NON SI PLACA LA POLEMICA DOPO IL CASO DELL’INTERVISTA FASULLA AL ROM CHE È COSTATA IL POSTO DI LAVORO AL GIORNALISTA DI MEDIASET A GAD LERNER PIACE LA BUGIA L’ex direttore del Tg1 è stato l’unico a difendere l’autore del falso scoop. Si usava lo stesso metodo anche ai suoi tempi? di Roberto Buonasorte iamo davvero indignati per quello che abbiamo appreso da “Striscia” l’altra sera. Parliamo del caso di Fulvio Benelli, il giovanotto dai modi apparentemente cortesi, quello sguinzagliato da Paolo Del Debbio in cerca di scoop per la sua trasmissione in onda su Rete4 in prima serata. Benelli, sempre con camicia bianca aperta e atteggiamento da cronista d’assalto, pagava falsi testimoni per creare falsi scoop. Ancora più indignazione però, l’abbiamo provata nell’ascoltare le parole di Gad Lerner che, controcorrente, ha commentato il fatto difendendo il collega imbroglione. Gad sostiene che “sono gli autori e i conduttori e i direttori di rete a spingere in questa squallida direzione. Chi oggi lo licenzia - scrive su Twitter - ne conosceva benissimo e incoraggiava il metodo di lavoro nella pseudo-tv-verità”. A chi si riferisce Gad? Che cosa ne sa lui? Parla per esperienza vissuta? Egli stesso usava lo stesso metodo quando dirigeva il Tg1? S Sono degli irresponsabili, sia lui che il giovane cronista d’assalto. Un microfono e una telecamera possono essere strumenti molto pericolosi in mano a personaggi senza scrupoli, il cui unico scopo è quello di sfondare, a qualsiasi prezzo. Noi che facciamo informazione ogni giorno su questo nostro Giornale d’Italia sappiamo bene quanto è dura la professione, sappiamo quanto costa in termini di sacrificio rendere a chi ci legge la corretta percezione di quanto accade intorno a noi. Non è facile: dietro ogni articolo, dietro ogni speciale ci sono ore, a volte giorni, o mesi addirittura di lavoro. Fare informazione è una grossa responsabilità, un messaggio distorto, oltre ad essere eticamente scorretto, può causare squilibri sociali: bisogna rendersene conto. Lo abbiamo conosciuto, Benelli, quando inseguiva politici che avevano l’unico torto di aver servito onestamente le istituzioni... Con il suo fare aggressivo, il suo atteggiamento volto a provocare nello spettatore rabbia, disgusto, odio. Con la sua megalomania, il suo voler apparire ad ogni costo, il suo IL TOUR ELETTORALE DI STORACE volersi mettere in mostra, la sua smania di protagonismo. Più che una persona lo definiremmo un “personaggio”, una “maschera” più che un volto. Nulla a che vedere con Oriana Fallaci, Montanelli, Bocca. Questa più che una professione è una missione, bellissima, onorata, e non merita di essere insozzata in questo modo. Pensiamo a giornalisti coraggiosi che ci hanno lasciato la pelle: Almerigo Grilz, con la sua macchina fotografica sempre in prima linea; Ilaria Alpi, inviata speciale che per il suo lavoro ha perso la vita, e tanti altri ancora. Che spessore! Che uomini e che donne! E loro, il giovane, e quello che vorrebbe apparire come l’eterno giovane, a disonorare, a screditare, ad aizzare. Quanto accaduto con il falso scoop è gravissimo, perché ha contribuito ad alimentare quell’odio, già così diffuso in Italia, e istigato alla reazione, suscitato rabbia e violenza, approfittando biecamente e irresponsabilmente del malessere diffuso che si percepisce da Nord a Sud. Un Paese che soffre, soprattutto in questo momento storico in cui ha a che fare con questioni come Isis, sbarchi, disoccupazione, vessazioni di ogni sorta. Sono loro i veri delinquenti, quelli che inseguono solo gli ascolti. Oltre al giovanotto oscuriamo anche Lerner, cattivo maestro che lancia messaggi ambigui, non si sa perché e verso chi. O parli e faccia i nomi, oppure è meglio che taccia. Ad un’Italia così debole e insicura non serve l’ennesimo uomo che manda pizzini all’indirizzo, forse, dei potenti di turno. PROVA AD APRIRE UN DIBATTITO “SOCIAL” SULLA RIFORMA MA VIENE SUBISSATO DALLE CRITICHE Renzi non fa scuola. Neanche su twitter scolta, Renzi. Anzi legge: su Twitter, naturalmente. Che può essere uno strumento utile di dialogo per un politico e anche per un governante, ma con l’attuale presidente del consiglio sembra essere diventato l’unica cifra rimasta di democrazia diretta in Italia. E fino a un certo punto. Perché se il premier si è messo comunque a disposizione dei suoi “followers”, accettando sulla piattaforma social un dibattito sulla riforma della scuola, non ha certo perso l’occasione di tradire la sua vera natura. Tra chi gli chiede chiarimenti, chi ha solo da rivolgergli giudizi ormai prossimi all’insulto, chi invece (pochi) mostra compiacimento per la “buona scuola”, c’è innanzitutto chi solleva un questione di metodo. Sostenendo che per ascoltare gli insegnanti si doveva cominciare prima. L’obiezione è frequente e Renzi si ripara dietro un primo scudo: “Lei sa che abbiamo fatto una A Ieri Marche, oggi Campania a pag 4 consultazione pubblica da settembre 2014”. A questo punto qualcuno gli consiglia di “ripassare il concetto di democrazia perché parlate tanto e non ascoltate nulla”. Qui, evidentemente, Renzi non è riuscito a trattenersi: “Ascoltare significa ascoltare, non assecondare per forza. Non è che o facciamo ciò che dice lei o non siamo democratici...”. È ieri pomeriggio che ha voluto chiudere la partita e dedicarsi al week end con un messaggio da libro Cuore: “Sto leggendo le risposte dei prof. Faremo tesoro di suggerimenti e critiche. La scuola è LA sfida per riportare l'Italia a fare...l'Italia”. Seguono però sberleffi a profusione e… tanti riferimenti alla cultura “umanista”: testuale passaggio dal suo spot alla lavagna per la riforma, laddove è scivolato (dopo l’inglese – shish) anche sull’italiano. Insomma: Renzi potrà cambiare la scuola finché vuole. Ma se ci dovesse tornare da alunno, non d’è dubbio: lo boccerebbero subito. Robert Vignola 2 Domenica 17 maggio 2015 ATTUALITA’ TRAGEDIA “BUFALA” CHE METTE IN DUBBIO I RACCONTI DEI NEO-SBARCATI Naufragio inventato per salvare gli scafisti Gli immigrati hanno confessato di essere stati costretti a raccontare la storia: avevano detto che i membri dell’equipaggio erano morti per fargli evitare l’arresto di Barbara Fruch IL PING-PONG MORTALE anno inventato un naufragio per evitare l’arresto degli scafisti. Succede anche questo ormai nei viaggi che portano in Italia, giornalmente, frotte di clandestini. Sono stati i 294 immigranti soccorsi dal pattugliatore della Marina Militare tedesca “Hessen” e sbarcati venerdì a Pozzallo a raccontare quella che sarebbe stata l’ennesima tragedia del mare. A detta degli stranieri cinquanta persone erano annegate. Peccato che era tutto falso. La ricostruzione fornita alla polizia di Stato non era credibile, e dopo un paio d’ore è venuta a galla la verità. Sarebbe stata l’organizzazione di trafficanti di esseri umani che opera in Libia ad avergli imposto di raccontare del naufragio per ‘salvare’ l’equipaggio. “Abbiamo inventato tutto. C'era stato ordinato - hanno affermato - di dire così perché non avreste arrestato gli scafisti. Nessuno di noi è caduto in acqua, siamo tutti sani e salvi grazie al vostro aiuto. Scusateci”. Parole che non cancellano la menzogna e fanno inevitabilmente sorgere parecchi dubbi sulla veridicità dei racconti forniti dagli stranieri. “Spesso capita – spiega la polizia – che ai migranti venga imposto di raccontare una versione dei fatti che poi non corrisponde al vero, ma questo stratagemma, ormai un po’ vecchio per gli investigatori, è stato subito scoperto. Di contro Thailandia respinge un barcone di profughi H Migliaia di musulmani rohingya lasciati in mare al largo dell’Indonesia entre le unità navali italiche vanno a recuperare le ‘carrette del mare’ sulle coste africane, ci sono Stati pronti a ‘cacciare’ le imbarcazioni lasciando in mare gli immigrati. Succede, ad esempio, in Thailandia, dove un’unità della Marina ha rimorchiato un barcone pieno di profughi al largo delle isole meridionali, nel Mar delle Andamane, per portarlo fuori dalle sue acque territoriali verso l'Indonesia.Non è chiaro se si tratti dello stesso barcone con a bordo 400 musulmani della minoranza Rohingya in fuga dalle persecuzioni in Myanmar e Bangladesh che era stato respinto nei giorni scorsi. Sono migliaia infatti i profughi abbandonati su imbarcazioni sovraccariche da scafisti senza scrupoli nel Mar delle Andamane, alla deriva senza cibo, né acqua. M ha distratto di sicuro energie ed ha fatto perdere diverse ore di tempo. I migranti dopo essere stati scoperti hanno collaborato, in poche ore sono stati raccolti gravi indizi di reato a carico di tre eritrei”. Il presunto scafista, un eritreo, trovato in possesso di 1.700 dollari custoditi in una tasca appositamente cucita all’interno dei pantaloni, è stato fermato su disposizione della Procura di Ragusa. La squadra mobile della Questura ha anche individuato altri due eritrei accusati di essere tra gli uomini armati che si occupavano della vigilanza sui ‘partenti’ in Libia. Sono un maggiorenne, che è stato arrestato, e un minorenne che è stato denunciato in stato di libertà. È la prima volta che le indagini portano al fermo di due soggetti che hanno operato prevalentemente in Libia, anche perché di solito rimangono nel loro paese e sono tutti libici. Gli investigatori invece hanno accertato in questo caso la presenza di una organizzazione mista, fatta di libici ed eritrei. “Questi due - hanno riferito testimoni, dopo esser stati smascherati - erano quelli che appena ci alzavamo all'interno del capannone ci picchiavano con dei grossi bastoni ed erano armati di pistole, dovevano vigilare affinché nessuno allontanasse attirando controlli sul capannone”. Racconti che si susseguono e che, ora, vengono inevitabilmente messi in discussione. Quante stragi del mare saranno state inventate? E mentre l’Onu ha lanciato un appello perché venga rispettato l’obbligo di salvataggio in mare previsto dal diritto internazionale e perché i governi della regione facilitino sbarchi tempestivi con un'operazione coordinata, le autorità thailandesi hanno ribadito di non voler più accogliere rifugiati in arrivo via mare. Questa settimana anche la Malaysia aveva respinto due barconi di Rohingya e bengalesi e in precedenza l’Indonesia aveva deviato un altro barcone verso la Malaysia, in un drammatico ping pong navale che rischia di causare una strage. Intanto Bangkok ha convocato un summit regionale per il 29 maggio per affrontare l'emergenza ma il Myammar minaccia di boicottarlo perché non riconosce l'uso del termine Rohingya per designare B.F. la sua minoranza. L’INCONTRO IN VATICANO CON IL PRESIDENTE ABU MAZEN Palestina: il Papa crede nell’angelo “della pace” n incontro di venti minuti tra Papa Francesco e quello che lo stesso Pontefice ha definito “angelo della pace”. Si tratta di Abu Mazen, presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, ieri a Roma per un colloquio che ha avuto al centro il processo di pace tra Israele e Palestina e l'intesa U raggiunta con il Vaticano. Nel corso dell'incontro, riferisce la Santa Sede, “è stata manifestata grande soddisfazione per l'intesa raggiunta sul testo di un accordo comprensivo tra le parti circa alcuni aspetti essenziali della vita e dell'attività della Chiesa cattolica in Palestina, che sarà della Comunità internazionale, israeliani e palestinesi prendano con determinazione decisioni coraggiose a favore della pace". Infine, con riferimento ai conflitti che affliggono il Medio Oriente, "nel riaffermare l'importanza di combattere il terrorismo, è stata sottolineata la necessità del dialogo interreligioso". L'udienza privata, durante la quale Abu Mazen e papa Francesco si sono scambiati dei doni in un'atmosfera molto calorosa, è durata una ventina R.V. di minuti. firmato in un futuro prossimo”. Successivamente, si è parlato del processo di pace con Israele, esprimendo "l'auspicio che si possano riprendere i negoziati diretti tra le parti per trovare una soluzione giusta e duratura al conflitto". A tale scopo si è ribadito "l'augurio che, con il sostegno CONTROCANTO DI SPIDERITA Delirio Serracchiani er la serie principessine cadute dal pero ma da uno a mille quanto ci sta antipatica la Serracchiani? Più di duemila, certo, con quell’aria da ex combattente anti conformista suonata, onnipresente nei talk show dall’audience assicurata e molto assente da Serracchiopoli, ovvero la sua regione che la elegge alla presidenza nel 2012, ma che oggi la vede poco perché spogliatasi dalle vesti di lottatrice indefessa è divenuta per incantesimo dirigente molto filo governativa del suo partito il Pd. La contestatrice ha dismesso i panni del bastian contrario vocato alle critiche verso l’allora nomenclatura del Pd per mutare, come un baco diventa farfalla, con altrettanta passione in convinta sostenitrice del P Renzino e dei cavoletti suoi. Come ogni principessa che si rispetti, la Serracchia, nuova specie autoctona del boschetto fatato del Renzino, adora cavalcare, nel mero significato del termine, nella sua immensa generosità e tra un viaggetto e l’altro ha dovuto trovare il tempo, dati gli impegni che sovente la chiamano altrove, di stanziare la somma di 40.000,00 euro dalla sua regione, Friuli Venezia Giulia, per dar vita al suo bel maneggio di Serracchiopoli. Eh sì una regione a sua immagine e somiglianza, dove tutto è possibile, dove i sogni, come il suo di fare politica, diventano realtà e dove i maschietti diventano femminucce e viceversa e imparano a farlo sin da bambini, a scuola con animatori pagati ad hoc con i fondi di Serracchiopoli, invertendo quell’assurda normalità di genere. Ma in che mondo fatato fa vivere i suoi sudditi, la principessa Serracchia! Perciò siamo pervasi da sana invidia per coloro che, dominati dalla ex pasionaria del Friuli, non sanno che noi esseri intrisi di normalità non abbiamo l’onore di essere contaminati da cotanto innovativo pensiero unico e delirio d’onnipotenza maniacale condito da una presunzione al limite dello scibile umano. De rif o de raf s’impone mediaticamente e le sue alterazioni verbali, da tempo ridotte a mesto gracchiare, riescono a fermare ogni avversario che le si presenti a tiro, ma in quanto a contenuti zero. Tutto quello che predicava negli anni dell’ascesa al potere, è andato bellamente a farsi strabenedire per lasciare il posto ad una cieca acrimonia tout court verso tutti e tutto a meno che non si tratti di buone svolte del suo Renzino. Che dire, fortunati si nasce, non lo si diventa e la Serracchia diciamo che lo nacque, come direbbe qualcuno di memoria partenopea. Il suo è un abbaglio continuo e tra una volta buona e l’altra potrebbe rischiare di cadere e non dal pero ma… da cavallo. Buona domenica gente. Rita di Rosa Via Giovanni Paisiello n.40 00198 Roma Tel. 06 85357599 - 06 84082003 Fax 06 85357556 email: [email protected] Direttore responsabile Francesco Storace Amministratore Roberto Buonasorte Capo Redattore Igor Traboni Progetto grafico Raffaele Di Cintio Società editrice Amici del Giornale d’Italia Sito web www.ilgiornaleditalia.org Per la pubblicità Responsabile Marketing Daniele Belli tel. 335 6466624 - 06 37517187 mail: [email protected] -----------------Autorizzazione del Tribunale di Roma n° 286 del 19-10-2012 3 Domenica 17 maggio 2015 ATTUALITA’ L’AFFONDO È DI MARA CARFAGNA, PORTAVOCE DI FORZA ITALIA A MONTECITORIO “Con De Luca un condannato per abusi su minori” A Corrado Gabriele, capogruppo del Psi in Regione e all’epoca dei fatti nel partito di Renzi, è stata inflitta una pena in primo grado di quattro anni e tre mesi asserà alla storia per la tornata degli “impresentabili”. A tirarne fuori un altro dal cilindro ci ha pensato Mara Carfagna, portavoce di Forza Italia alla Camera dei deputati. Nel mirino dell’esponente forzista è finito Corrado Gabriele, capogruppo del Partito socialista italiano in Consiglio regionale e candidato nelle file di Vincenzo De Luca, condannato in primo grado a 4 anni e 3 mesi nel 2011 quando era consigliere del Pd per abusi sulle figlie della sua compagna, una delle quali minorenne all’epoca dei fatti. Una macchia, quella dell’ex assessore regionale nella giunta Bas- P solino, che ha attirato inevitabilmente su di sé l’attenzione della grande stampa. “Pur ritenendo la vicenda degli impresentabili e dei trasformisti una questione seria che non va sminuita e svuotata di significato politico, ritengo che il tema che merita una riflessione attenta, profonda e coraggiosa è un altro. La mia storia personale, le mie battaglie mi impongono un intervento. Non posso tacere. Devo però fare una premessa: sono garantista e non cambio idea. Nelle liste di Vincenzo De Luca c’è un condannato in primo grado per violenza sessuale su minori”, ha spiegato la parlamentare azzurra. “Il processo deve fare il suo corso - ha aggiunto - ma pur non rinunciando al garantismo, non si può far finta di nulla. Conosco Vincenzo De Luca, ha mille difetti, ma non può di certo accettare per pura convenienza politica di essere sostenuto da una persona su cui pende un'accusa di questo tipo. Sono però certa che - ha sottolineato la Carfagna - sia lui che il premier Renzi troveranno il modo di prendere le distanze da questa scelta”. Una conclusione al vetriolo: “Mi auguro con tutto il cuore che la presa di distanza non sia un banale ‘non sapevamo nulla’ e che arrivino parole nette e scuse a tutte le donne italiane e campane”. ANCORA UNA VOLTA LA CAMPAGNA ELETTORALE IN TOSCANA MACCHIATA DA DISORDINI Il Pd si prende gli avvisi, Salvini e Fdi le contestazioni Il sindaco di Siena indagato. Ma i “compagni” si organizzano solo per aggredire gli avversari empre peggiore l'aria per il centro-sinistra toscano. Il sindaco di Siena Bruno Valentini (foto a sinistra), del Pd, è stato raggiunto da un avviso di garanzia della procura di Siena con le accuse di falso in atto pubblico e omissione d'ufficio. Valentini è indagato per fatti che risalgono al 2009 e 2010, quando era primo cittadino del Comune di Monteriggioni. Insieme a Valentini sono stati raggiunti da avviso di garanzia S altre quattro persone che nel periodo oggetto dell'inchiesta erano dipendenti comunali nel paesino della provincia. Tra inchieste, Mps, Banca Etruria, Chil Post e altre questioni che meriterebbero un'attenzione particolarmente critica da parte della gente toscana, che sta per andare a votare, la "piazza" di sinistra trova il modo di far parlare di questa regione per altre faccende. A Massa nel primo pomeriggio sono scoppiati NEI GIORNI SCORSI LA PRESENTAZIONE DELLA LISTA ALLA PRESENZA DI STEFANO CALDORO violenti incidenti durante la manifestazione di Matteo Salvini a sostegno del candidato a presidente Claudio Borghi. I manifestanti hanno rotto il cordone cercando di raggiungere il palco, le forze dell'ordine ha reagito e vi sono stati almeno tre feriti, due dei quali sottoposti a stato di fermo. Replica intorno alle 18 a Viareggio: quindici manifestanti hanno accerchiato l’auto del candidato alla presidenza del- la Regione Toscana per Lega e Fratelli d’Italia, lanciando oggetti e colpendola ripetutamente. Nessun danno per gli occupanti della vettura, che è uscita però malconcia dall’episodio. In serata a Pisa altre tensioni per il "presidio anti-fascista" organizzato per impedire di parlare e incontrare la cittadinanza a chi non la pensa come loro. E agli indagati? Solo inchini... R.V. IERI IL COMIZIO PER ACQUAROLI AL FIANCO DELL’EX MINISTRO GUIDI “Vittime della giustizia e del fisco”, Nelle Marche Storace in piazza i presentabili della Campania Arturo Diaconale, responsabile del movimento, ha proposto “un condono fiscale per chi ha debiti nei confronti dello Stato fino a 50mila euro” nche il movimento “Vittime della giustizia e del fisco” parteciperà alle elezioni regionali campane a sostegno di Stefano Caldoro. Una lista, di cui è responsabile Arturo Diaconale, ricca di “presentabili” rispetto alle tante polemiche scaturite in questi giorni circa il passato poco felice con la giustizia degli altri schieramenti. Il movimento non ha candidati condannati, spiegano gli organizzatori, ma un candidato assolto definitivamente dopo mesi e mesi di ingiusta detenzione. Intanto nei giorni scorsi si è svolta la presentazione della lista alla presenza del governatore uscente e candidato presidente del centrodestra. “Questa lista - ha detto Diaconale - è la grande novità” perché se “questa campagna elettorale è stata caratterizzata da una grande discussione sui candidati ‘impresen- A tabili’, i nostri candidati, tra cui vittime di giustizia e del fisco, sono ‘presentabili’ e non hanno bisogno di cercare lavoro perché ce l’hanno”. Chiare anche le motivazioni che hanno spinto il movimento a scendere in campo al fianco di Caldoro. “Perché si è impegnato con noi a migliorare le condizioni di vita nelle carceri e combattere le ingiustizie del fisco”, ha spiegato Diaconale, che ha poi lanciato la proposta di “un condono fiscale per tutti coloro che hanno debiti nei confronti dello Stato fino a 50mila euro”. Caldoro ha invece lanciato qualche stoccata ai suoi avversari, De Luca e De Mita: “Si prende un vecchio democristiano come De Mita che dice ‘io voglio rifare la Dc’ e de Luca dice ‘rifacciamo la Dc’ ma Renzi dice ‘non voglio morire democristiano’”. a Destra in piazza nelle Marche, a sostegno di Fratelli d’Italia. Francesco Storace, accompagnato da Roberto Buonasorte, ha girato ieri la regione dove l’accordo di Ncd e Forza Italia a sostegno del presidente uscente (ex centro-sinistra) Gian Mario Spacca rappresenta esattamente quel tipo di operazione che l’elettorato di destra dovrebbe mobilitarsi per smontare. Così, Storace ha partecipato alla conferenza stampa presso il bar "Stile libero", in via Trieste 75 a Porto Sant’Elpidio, in provincia di Fermo, e si è poi recato Francesco Storace e Antonio Guidi a San Benedetto del Tronto (in provincia di Ascoli Piceno) per difendere le radente, alla presenza dell’ex ministro gioni del progetto politico che canAntonio Guidi. dida Francesco Acquaroli a presiOggi, invece, nuova serie di appundente delle Marche. Qui ha tenuto tamenti per il leader de La Destra, un comizio con il candidato presiquesta volta in Campania. L 4 Domenica 17 maggio 2015 ATTUALITA’ LA DESTRA VERSO LE ELEZIONI REGIONALI Da Nord a Sud Storace a fianco di Fratelli d’Italia CALENDARIO ELETTORALE STORACE - 17/23 MAGGIO 16,10 - corso Trieste, 229, incontro presso il comitato elettorale di Marco Cerreto, candidato Fratelli d’Italia alle Regionali; - intervista televisiva con Campania Notizie. Parteciperà l’on. Nicolò Antonio Cuscunà. CAMPANIA Oggi 9.40 - Napoli, p.zza Garibaldi, c/o Hotel Mediterraneo - incontro con l’on. Stefano Caldoro, presidente della Regione Campania; - incontro con emittenti televisive e con la stampa. 10,30 - Varcaturo (fascia costiera del comune di Giugliano, Na) via Vicinale Pacchianelle, 59 c/o ex tenuta Marrandino: - inaugurazione del Parco Urbano e degli Orti Sociali; tenuta Fondo Italia, bene confiscato alla camorra, preso in gestione dal Centro Nazionale Sportivo Fiamma; - incontro pubblico con la partecipazione dei candidati (a consigliere comunale) Antonio Arzillo, indipendente de La Destra nella lista Fratelli d’Italia, (a sindaco) dott. Vincenzo Basile, (a consigliere regionale) Marco Nonno. 11,30 - Giugliano centro (Na), aperitivo e incontro pubblico con la partecipazione della stampa locale; 12,30 - Ercolano (Na) - via IV Novembre, 48: - incontro pubblico e presentazione del candidato sindaco G. Miranda e della lista di Fratelli d’Italia al consiglio comunale; - incontro con emittenti televisive e stampa locale; presenzieranno fra gli altri: Luigi Rispoli, comp. direttivo nazionale FdI e presidente FdI di Napoli, Arturo Sorrentino, presidente provinciale FdI di Napoli, on. Marcello Taglialatela. 15,30 - Caserta - via Isonzo 9, Tele Luna, con il componente la direzione nazionale de La Destra, Antonio Mazzella, intervista televisiva: “Le ragioni de La Destra”; 18,00 - Comune di Montella (Av), incontro pubblico con cittadini e amministratori a sostegno della lista Fratelli d’Italia alle Regionali con i candidati Genoveffa Pizza (assessore al Comune) ed Ettore De Conciliis (già consigliere provinciale). ore 19,30 - Avellino - corso dei Platani - incontro pubblico al gazebo con i giovani; - aperitivo al “Bar dei Platani” e incontro pubblico; - intervista con la stampa locale. Parteciperà Ettore de Conciliis, candidato alla Regione. ore 22,00 - Napoli, via Brin, incontro conviviale presso “Eccellenze campane” con l’on. Luciano Schifone, candidato alla Regione. 20,00 - Gioia del Colle (Bari), manifestazione a sostegno di Pinuccio Gallo presso il Comitato elettorale, in corso Garibaldi 35. 21.30 - Turi (Bari), comizio con Marcello Gemmato. Martedi 19 10,00 - Taranto, conferenza stampa con Giandomenico Pilolli capolista FdI alla Regione nel collegio di Taranto. 12,00 - Castellaneta Marina (Ta), incontro elettorale a sostegno di Giandomenico Pilolli. 12,00 - Bari, conferenza stampa con il candidato presidente Schittulli presso la sede di FdI, via Cairoli 137. Partecipano Daniele Milella segr. prov. Di Bari La Destra, Filippo Melchiorre capogruppo FdI Comune di Bari, Marcello Gemmato portavoce Regionale Puglia FdI e capolista alle elezioni Regionali. 15,30 - Trani (BAT), incontro pubblico con Raimondo Lima consigliere comunale e capolista alla Regione nel collegio BAT. 17,00 - Corato (Bari), incontro pubblico a Sostegno di Giuseppe D’Introno consigliere comunale e candidato Fratelli d’Italia. 18,30 - Terlizzi (Bari), incontro pubblico a sostegno di Marcello Gemmato con Ninni Gemmato sindaco di Terlizzi. 21,00 - Fabro (Tr), incontro pubblico con i simpatizzanti a sostegno della candidatura al Consiglio Regionale di Andrea Sacripanti. L’appuntamento è fissato alla sala Polivalente di Fabro Scalo sita in via del Campo Sportivo. Nel tour umbro Storace sarà accompagnato dal segretario regionale Stefania Verruso. LAZIO 15,00 - Fasano (Brindisi) - caffè con i militanti e con il candidato Cavaliere. Venerdì 22 17,00 - Lecce, conferenza stampa con Pierpaolo Signore Capogruppo F.d.I. Comune di Lecce e Capolista alla Regione nel collegio di Lecce. PUGLIA Domani 19,30 - Torgiano, incontro conviviale con amici e sostenitori con il candidato Andrea Lignani già consigliere e vicepresidente del Consiglio Regionale dell’Umbria presso il “L’U Wine Bar”. 18,30 - Novoli (Lecce), comizio con Pierpaolo Signore. 20,00 - Monteroni di Lecce (Lecce), incontro con Pierpaolo Signore. 19,30 - Albano - Ariccia Incontro elettorale con i candidati nella lista di Fratelli d’Italia a sostegno della candidatura a sindaco di Albano di Marco Silvestroni presso il centro sportivo “Danilo Boxe”, che si trova in via Quarto Negroni ad Ariccia. LOMBARDIA UMBRIA Sabato 23 Giovedì 21 16,00 - Terni, incontro pubblico con militanti e simpatizzanti locali a sostegno del candidato al Consiglio Regionale Marco Squarta presso il locale “Cucinaa” in via del Plebiscito 15, organizzato dal segretario provinciale de La Destra Daniela Cirillo. 18,00, Todi (Pg), incontro pubblico a sostegno dei candidati al Consiglio Regionale Claudio Ranchicchio e Raffaella Pagliochini presso l’hotel Euro Palace in località Pian di Porto. 16,30 - Seregno (Monza Brianza) - visita sede circolo di Seregno di FdI - passeggiata dalla sede al gazebo Fratelli d’Italia col candidato sindaco Mauro Di Mauro. 17,00/17,15 - intervista con la stampa e tv al gazebo 18,00 - Lecco - saluto al gazebo di piazza XX Settembre e incontro con il candidato sindaco Alberto Negrini sostenuto da LnFI e FdI-An, Interviste con la stampa e a seguire aperitivo 5 Domenica 17 maggio 2015 ESTERI SEMPRE PIÙ COMPLESSA LA SITUAZIONE NEL MEDIO ORIENTE: IL PENTAGONO METTE I “BOOTS ON THE GROUND” Adesso è caccia agli uomini dell’Isis I commandos Usa irrompono in un campo e uccidono il dirigente jihadista Abu Sayaf Blitz anche dei siriani: eliminato il “ministro del petrolio” di Daesh. Tensione con la Turchia di Robert Vignola oots on the ground, scarponi sul suolo nemico. Dopo aver dapprima incoraggiato le rivolte antiAssad e poi guardato da lontano la mala pianta delle primavere arabe fiorire nell’Isis, i commandos Usa sono entrati in azione in Siria. Con un’azione elitrasportata condotta nella notte, le forze speciali americane hanno ucciso Abu Sayaf. Si tratta di un uomo considerato dirigente dello Stato Islamico, per conto del quale gestiva i traffici di petrolio e gas finalizzati ad alimentare l’armata terroristica che ha instaurato il Daesh in un’ampia porzione di Medio Oriente. Secondo quanto reso noto dalla Cnn, la prima a dare la notizia, lo scopo dell’operazione lanciata dal Pentagono era quello di catturare Abu Sayaf. L’incursione è tuttavia sfociata in uno scontro a fuoco che si è concluso con l’uccisione del bersaglio. I soldati statunitensi hanno però arrestato la moglie del terrorista e sequestrato molti documenti. Dai quali, ora, vorrebbero risalire sia agli aspetti militari che all’approvvigionamento economico dell’Isis. Potrebbero pure spuntare, fanno capire da oltre oceano, particolari importanti su uno degli aspetti più agghiaccianti dell’attività del Califfato, B cioè la tratta di prigioniere da rendere schiave sessuali per i miliziani che arrivano qui a combattere, prevalentemente attraverso la Turchia, da ogni parte del mondo. Dal punto di vista, per niente marginale, delle autorizzazioni a procedere (si tratta pur sempre di un’invasione) è stato Obama a dare il via all’intervento. Richiesto però dagli Usa non già a Damasco, sul suolo della quale è avvenuto, ma all’Iraq, cioè da dove le forze speciali sono partite. Ad esser preso di mira è stato infatti un campo petrolifero nell'est della Siria, dove sono stati uccisi venti militanti dello Stato Islamico. La portavoce della Casa Bianca ha comunque espresso l’opinione che l'azione si è svolta "con il consenso delle autorità irachene e rispettando le leggi internazionali". L’operazione potrebbe infine segnare secondo alcuni analisti uno spartiacque nella gestione della vicenda Isis fin qui tenuta dagli Usa. Nel recente passato, il Pentagono aveva sempre preferito affidare l’eliminazione di uno o più personaggi a droni telecomandati, velivoli senza pilota. Questa volta invece sono arrivati gli elicotteri, con a bordo i commandos. Un lavoro sporco che finora era stato lasciato all’odiato Assad e al suo alleato libanese, il partito di Hezbollah. Che proprio in Siria in questi giorni ha messo a segno alcune vittorie militari assai significative: tra queste l’uccisione del “ministro del Petrolio” dello Stato Islamico, avvenuta poche ore dopo il blitz americano, anche se in un’altra parte del Paese. L'esercito siriano ha ucciso 40 militanti islamici dello Stato, tra cui un alto comandante incaricato di giacimenti petroliferi, nella provincia orientale di Deir ez-Zor del paese. Secondo il rapporto, Abu Taeem, un cittadino dell'Arabia Saudita, sarebbe stato appunto il "ministro del petrolio" del Daesh. Inoltre l’esercito regolare della Siria e il movimento di resistenza islamico libanese hanno preso il controllo della regione di Qalamoun, che collega la capitale siriana Damasco alla città di Homs, e ad est della capitale.“I soldati siriani e combattenti di Hezbollah sono riusciti a strappare l'area di Jabal al-Barouh dai gruppi armati antigovernativi, che collega la città siriana di Ras Maara con la periferia della città libanese di Nahle”, ha riferito ieri mattina la tv AlManar. Infine, si registra un altro incidente alla frontiera con la Turchia. Un caccia siriano che era impegnato in operazioni contro l’Isis è stato abbattuto con il lancio di due missili da un F16 delle forze armate di Ankara, che hanno lamentato due violazioni dello spazio aereo da parte del velivolo.Velivolo che però è poi caduto sul suolo siriano. DESTRE EUROPEE EGITTO Morsi e Mubarak, Udc svizzera: diffidate delle imitazioni... due diversi destini N L’ex leader islamista condannato a morte per evasione di massa, l’ex presidente assolto dall’accusa di eccidi in piazza ncredibili le sorti toccate ai leader egiziani. Hosni Mubarak assolto per la morte delle centinaia di manifestanti durante le proteste del 2011 e condannato a tre anni per aver usato fondi pubblici per il suo palazzo presidenziale. Mohamed Morsi, primo presidente egiziano eletto democraticamente dopo le rivolte della Primavera araba e deposto dal golpe militare, è stato condannato a morte per aver orchestrato un'evasione di massa dalle carceri durante le rivolte. La condanna, il capo della Fratellanza, la condivide con altri 100 imputati. Mentre per la famiglia Mubarak, padre e i figli la macchia è quella della corruzione, per il presidente islamista, agli arresti domiciliari dal 2013, l'accusa è di aver portato, con violenza, alla caduta del nemico. Diversi punti di vista, decisioni così antitetiche che sono il segnale di una controrivoluzione che da tempo aleggia nel Paese dei Faraoni. I Morsi, leader della Fratellanza, era stato condannato in Aprile dalla Corte d'assise del Cairo a 20 anni di carcere, per la morte dei manifestanti che il 5 dicembre del 2012 protestavano davanti al palazzo presidenziale. Anche allora, su di lui pendeva la pena capitale per l'istigazione all'omicidio di due manifestanti e di un giornalista durante la protesta, ma fu assolto. Ora Morsi è scampato alla condanna capitale in un secondo e parallelo processo – conclusosi nello stesso giorno - per 'spionaggio': l'accusa era quella di aver 'tramato' con Hamas, Iran e Hezbollah per destabilizzare l'Egitto. In questo secondo procedimento la condanna a morte - con conseguente deferimento al Gran Mufti' - è scattata per 16 persone mentre il verdetto, appellabile, per il leader islamista sarà pronunciato il 2 giugno. La sorte processuale di Morsi è stata duramente criticata da e Amnesty: "La pena di morte e' diventata lo strumento favorito dalle autorità egiziane per purgare l'opposizione politica", ha denunciato Said Boumedouha, vicedirettore del programma Amnesty per il Medio Oriente e il Nordafrica. Chantal Capasso el 1971 nasce l’Unione democratica di centro (Udc), un partito politico svizzero moralmente conservatore ed economicamente liberale. Considerato il partito maggiormente di destra nello spettro politico del paese, l’Udc s’identifica nel nazionalismo, nella sovranità nazionale e nell’euroscetticismo. L’Udc si crea dopo la fusione di tre partiti: il Bgb (Partito dei contadini, degli artigiani e dei borghesi) e altri due partiti moderati della Svizzera tedesca. Dal 1979, a seguito dell’elezione di Christoph Blocher al Consiglio Nazionale, l’Udc si orienta ancor di più a destra ponendosi dalla parte della classe rurale, della classe agricola, delle famiglie, e delle imprese. La vittoria del 1992 nel referendum contro l’adesione al See (Spazio economico europeo) lascia un segno indelebile nella politica svizzera. Per quanto riguarda i risultati elettorali, i migliori sono stati ottenuti nel 2003 (26,7%), nel 2007 (29%) e nel 2011 (26,8%). Fino agli anni 2000, l’Udc è presente unicamente nella parte tedesca del paese mentre nelle elezioni federali del 2003 registra un avanzamento progressivo anche nella zona della Svizzera francofona. L’attuale Presidente del partito è Toni Brunner, agricoltore di professione, e in carica dal 2008. Ad oggi, il partito di destra ricopre i seguenti seggi: 1 seggio su 7 nel Consiglio Federale (l’organo esecutivo della Svizzera) ricoperto da Ueli Maurer, 54 seggi su 200 al Consiglio Nazionale (Camera bassa del Parlamento), 5/46 al Consiglio degli Stati (Camera dei Cantoni e cioè la Camera più alta del Parlamento), 567/2,608 al Gran Consiglio (nome che definisce i Parlamenti dei 26 Cantoni Svizzeri) e infine 21 seggi su 156 al Consiglio di Stato ( nome dato al governo di ogni singolo Cantone, essendo esso uno stato sovrano). La politica dell’Udc si basa sulla tutela dei pilastri che hanno consentito i successi della Svizzera e cioè: l’indipendenza, la democrazia diretta, la neutralità come concetto di sicurezza, e il federalismo. Alcuni punti chiave che caratterizzano la linea politica del partito sono: Integrazione. L’integrazione non è un libero-servizio. L’economia svizzera richiede lavoratori qualificati provenienti dall’estero. L’immigrazione controllata è dunque utile a entrambe le parti. Detto ciò, chi rifiuta l’apprendimento della lingua nazionale e non rispetta le leggi, non è il benvenuto. Gli stranieri non devono essere un peso per il sistema sociale del paese e non devono danneggiare la coesione sociale. Chi viene in Svizzera deve attenersi all’ordinamento giuridico, adeguarsi e provvedere personalmente alla propria sussistenza. L’integrazione non deve essere un compito dello Stato ma la conseguenza logica della scelta di vivere e lavorare in Svizzera. Immigrazione di massa. La libera circolazione delle persone non deve essere permessa. I negoziati e gli accordi riguardanti la libera circolazione delle persone all’interno dell’Ue devono essere rinegoziati. L’introduzione di controlli alle frontiere per impedire l’immigrazione illegale è un “must”. Nel 2014, il popolo svizzero e i cantoni hanno votato (durante un referendum) contro l’immigrazione di massa. Ordine e Sicurezza. Una volta la Svizzera era uno dei paesi più sicuri al mondo. Una politica indulgente e miope (adesione al trattato di Schengen) ha portato ad un aumento radicale della criminalità. L’Udc ha come obiettivo l’espulsione dei criminali stranieri, l’uso d’interventi decisi nei confronti del turismo criminale e la garanzia che i tribunali diano maggior peso agli interessi delle vittime e non dei delinquenti. Politica estera. L’indipendenza, la sovranità e l’auto determinazione sono concetti imprescindibili. L’Udc si schiera contro l’adesione all’Ue e contro l’adozione della moneta unica. L’obiettivo supremo della politica estera dell’Udc è il rafforzamento della libertà della Svizzera. Il diritto svizzero deve prevalere su quello internazionale e straniero. Insomma, l’Udc dà l’impressione di essere perfettamente in linea con gli interessi del paese e il suo popolo. La destra è presente anche in Svizzera. laudio Pasquini Peruzzi 6 8 Domenica 17 maggio 2015 STORIA GRANDE GUERRA / 43 - MUSSOLINI: “E SE DOMANI I TEDESCHI MARCERANNO SU MILANO, GIURIAMO TUTTI DI TRASFORMARCI IN FRANCHI TIRATORI” Interventismo, i giorni di maggio 1915 D’Annunzio: “Ogni eccesso della forza è lecito, se vale ad impedire che la Patria si perda. Voi dovete impedire che un pugno di ruffiani e di frodatori riesca ad imbrattare e a perdere l’Italia” di Emma Moriconi ono giorni tesi al fronte, quelli del maggio 1915, ma lo sono anche per l'Italia, ancora divisa tra neutralisti ed interventisti. Il 13 maggio Salandra si dimette, provocando reazione decisa degli interventisti, a cominciare da Benito Mussolini che in piazza del Duomo a Milano, nel pomeriggio del 13 maggio, pronuncia un acclamatissimo discorso: "Lo spettacolo che offre oggi l'Italia dice - se da un lato ci umilia per il mercato ignobile a cui si presta una parte dei suoi pretesi rappresentanti, dall'altro ci conforta per le vibranti e formidabili manifestazioni di sdegno che il complottato tradimento ha suscitato. Non è dunque ancora tutto putrido, tutto falso, tutto giolittiano! Ci sono ancora delle forze che non rinunziano all'onore, alla dignità, all'avvenire! Le dimostrazioni di questi giorni costituiscono un monito che non si presta ad equivoci; esso è diretto principalmente al re. Se voi, o monarca, non vi servirete dell'art. 5 dello Statuto proclamando la guerra contro i nemici della civiltà europea, se voi vi rifiutate, ebbene voi perderete la corona. Non è lecito né possibile tornare indietro; il dado è tratto, la guerra c'è ormai in ogni coscienza; domani sarà affidata alla forza dei fucili. Proponiamoci a lottare con ogni mezzo fino a che il pericolo del tradimento parlamentare non sarà scomparso. Occupiamo ancora le piazze. E se domani malgrado le cospirazioni dei profeti della vigliaccheria nazionale, i tedeschi marceranno su Milano, giuriamo tutti si trasformarci in franchi tiratori e di S massacrare i massacratori del Belgio". Ma c'è anche un altro che arringa le folle, oltre a Mussolini: celebre il discorso pronunciato da Gabriele D'Annunzio in quello stesso giorno: "Compagni, non è più tempo di parlare ma di fare; non è più tempo di concioni ma di azioni, e di azioni romane. Se considerato è come crimine l'incitare alla violenza i cittadini, io mi vanterò di questo crimine, io lo prenderò sopra me solo. Se invece di allarmi io potessi armi gettare ai risoluti, non esiterei: né mi parrebbe di averne rimordimento. Ogni eccesso della forza è lecito, se vale ad impedire che la Patria si perda.Voi dovete impedire che un pugno di ruffiani e di frodatori riesca ad imbrattare e a perdere l'Italia [...] Il tradimento si compie in Roma, nella città dell'anima, nella città di vita! Nella Roma vostra si tenta di strangolare la Patria con un capestro prussiano maneggiato da quel vecchio boia labbrone le cui calcagna di fuggiasco sanno la via di Berlino. In Roma si compie l'assassinio. E se io sono il primo a gridarlo, e se io sono il solo, di questo coraggio voi mi terrete conto domani [...] Noi siamo sul punto d'esser venduti come una greggia infetta. Su la nostra dignità umana, su la dignità di ognuno, su la fronte di ognuno, su la mia, su la vostra, su quella dei vostri figli, su quella dei non nati, sta la minaccia d'un marchio servile. Chiamarsi italiano sarà nome di rossore, nome da nascondere, nome da averne bruciate le labbra [...] È necessario che non sia consumato in Roma l'assassinio della Patria.Voi me ne state mallevadori, o Romani. Viva Roma Vendicatrice !". A Roma, lo stesso giorno i partiti interventisti votano per acclamazione un ordine del giorno: "L'assemblea unanime conferma il proposito di manifestare contro, qualunque sia per essere, il nuovo Ministero, e indipendentemente dal fatto costituzionale della crisi, la volontà nazionale della guerra contro gli Imperi centrali e di non permettere a nessun costo che rappresentino e governino l'Italia uomini venduti allo straniero e traditori della Patria". Gli interventisti ce l'hanno con Giolitti, che D'Annunzio accusa di essere "in commercio con lo straniero, in servizio dello straniero, per avvilire, per asservire, per disonorare l'Italia a vantaggio dello straniero". Contemporaneamente molte sono le manifestazioni interventiste nel Paese, come accade in piazza Montecitorio, dove la Camera è assalita dai dimostranti. Il 15 maggio a Milano Filippo Corridoni informava la piazza piena di manifestanti che "par proprio che il Re si sia rivolto ancora a Salandra per ricostituire il Ministero che ci porterà alla guerra. Però non bisogna disarmare - ammonisce - È bene ricordare la responsabilità di coloro che volevano tradire la nostra nobile Nazione, la quale, se si salva, lo deve al popolo. Sonnino e Salandra, due conservatori, avevano condotto con mano maestra la barca della Nazione e ci avevano portato verso il momento supremo. Ricordate che Sonnino aveva già denunciato il patto della "Triplice Alleanza" e stretto quello di fraternità con la "Triplice Intesa". Scalzando Sonnino e Salandra non solo si mettevano alla porta due uomini onesti, non solo si tradiva la Nazione, ma si tradivano anche le nazioni alleate. Per fortuna l'insurrezione è stata immediata. Uomini di tutte le fedi si sono dichiarati pronti a ribellarsi. Ed il monito è stato compreso. Adesso speriamo, ma vigiliamo". Il giorno successivo Salandra viene riconfermato, tra gli applausi degli interventisti. D'Annunzio esulta: "Prima di domani la notte occupi i fori e gli archi, splendendo ancora sul Quirinale i due cavalier gemelli, i due giovani combattenti di Regillo, auguriamo che cessino gl'indugi estenuanti, auguriamo che la parola della risoluzione estrema sia detta, auguriamo il più lungo volo alla vittoria latina". BOLOGNA: L’ARCHIGINNASIO E LE INIZIATIVE PER IL CENTENARIO DEL PRIMO CONFLITTO MONDIALE Scrittori, giornali e documenti dal fronte Una mostra di manoscritti e materiale autografo e, on-line, il contenuto del Fondo Guerra Europea e dei giornali dell’epoca na mostra che, attraverso un percorso tra documenti originali dell'epoca, consente ai visitatori di vivere l'esperienza dei soldati in trincea attraverso documenti originali che danno alle vicende di quegli anni una luce particolare. E' “1915: scrittori in guerra”: un evento organizzato dalla Biblioteca dell'Archiginnasio di Bologna (presso la sede di Piazza Galvani) in collaborazione con la Casa Rossa di Alfredo Panzini (Comune di Bellaria – Igea Marina). L'esposizione, che oggi chiude i battenti dopo un mese di apertura, propone una curata serie di manoscritti autografi, lettere, cartoline, libri, giornali, album illustrati e fotografie di autori che, lasciando le proprie città d'origine, sono partiti per il fronte. I percorsi allestiti consentono di cogliere le tre anime della U mostra: “una romagnola, tra Cesena e Bellaria; una bolognese e una più estesa a nordest, nei luoghi delle trincee e della guerra. Qui – si legge in un articolo di presentazione dell'esposizione sul sito ad essa dedicato - fra le migliaia di combattenti, troviamo scrittori importanti”, che vestono la divisa e imbracciano le armi, ma non smettono di usare la penna. I nuclei attorno ai quali i curatori dell'evento hanno lavorato sono diversi: innanzitutto i quaderni autografi di Alfredo Panzini, sui quali lo scrittore descrisse, come in un diario, gli eventi accaduti tra il 1914 e il 1915. A completare questa prima sezione vi sono poi gli scritti di Renato Serra, cesenate, intellettuale caduto in trincea nel luglio 1915. Seguono le testimonianze di altri autori che hanno vissuto l'esperienza del fronte, come gli interventisti toscani Giovanni Papini e Ardengo Soffici, i lombardi come Clemente Rebora. E poi ancora Giuseppe Ungaretti, Sicpio Slataper, Umberto Saba, Riccardo Bacchelli. Il percorso inoltre espone, “insieme a preziose prime edizioni, anche interessanti documenti visivi (disegni e fotografie) e rari materiali di propaganda conservati nei fondi dell'Archiginnasio”. Da segnalare, insieme a questo interessante evento culturale, altre due iniziative realizzate a cura della Biblioteca dell'Archiginnasio di Bologna in occasione del centenario della Grande Guerra: la catalogazione, disponibile on line, del “Fondo Guerra Europea”, composto da volumi, opuscoli e periodici raccolti dall'Ente durante il conflitto per “rappresentare ciò che è accanto alla guerra, e soprattutto la va- lutazione della guerra quale risulta dal popolo, dalla sua vita, dalle sue manifestazioni”, con particolare attenzione agli aspetti legati alla vita quotidiana e all'anima popolare dell'Italia in guerra. Nella raccolta sono quindi presenti “manifesti, cartoline, periodici: dai canti di guerra alla propaganda per finanziare le spese belliche attraverso i prestiti nazionali, dalle pubblicazioni sugli asili per i figli dei combattenti a quelle sul nuovo ruolo delle donne nelle retrovie, sino ai giornali di trincea. A completare il quatro c'è poi il sito web “1914 – 1918 la Guerra in prima pagina”, in cui sono consultabili i numeri del Resto del Carlino di quegli anni e numerosi documenti provenienti dagli scaffali della Biblioteca, da guardare, sfogliare e leggere. Cristina Di Giorgi 7 Domenica 17 maggio 2015 ECONOMIA ALTRI 16 MILIARDI DI TRIBUTI NEL 2016 SE NON SI DOVESSE SCONGIURARE LO SCATTO DELLE CLAUSOLE DI SALVAGUARDIA Promesse a vuoto, nuove tasse in arrivo La medicina della Cgia: taglio agli sprechi, alla spesa pubblica e agli enti inutili. Ma Renzi non ci sente di Giuseppe Sarra e nuove tasse sono dietro l’angolo. Gli italiani corrono il serio rischio di dover pagare altri 16 miliardi di tributi nel 2016. Una somma direttamente proporzionale alle risorse che il governo dovrebbe trovare per scongiurare che dal prossimo anno scatti la clausola di salvaguardia, ossia l’aumento automatico dell’Iva (e quindi a pagare pegno saranno sempre i consumatori) nel caso non fossero stati recuperati 6,5 miliardi l’anno con il riordino dei bonus fiscali e assistenziali, che innalzerebbe le aliquote sull’imposta del valore aggiunto e ridurrà le detrazioni/ agevolazioni fiscali in capo ai contribuenti italiani, con un conseguente aumento delle imposte. A rivelarlo è la Cgia di Mestre, spulciando i dati del Documento di economia e finanza. Ma gli impregni assunti con la legge di stabilità 2015 non terminano qui. Nel 2017 la clausola di salvaguardia sfiorerà i 25,5 miliardi euro, mentre nel 2018 aumenterà di ulteriori 2,7 mld. Il che significa più tasse e meno detrazioni e agevolazioni fiscali. Con l’aggravante della lievitazione dei costi di produzione, dei beni e servizi e, di conseguenza, una sostanziale riduzione dei consumi. Uno scenario inevitabile. Anche alla luce degli impegni presi in Europa coi “vincoli di bilancio che non sarà facile onorare - chiarisce L la Cgia - senza mettere mano nella tasche dei contribuenti”. Ma gli sviluppi potrebbero essere anche peggiori. Un altro campanello d’allarme riguarda le sei raccomandazioni da adottare entro e non oltre il 2015 inviateci da Bruxelles, col serio rischio di un’altra manovra. Insomma, al peggio non c’è mai fine. Gli italiani saranno chiamati a stringere ancora la cinghia, come se non bastasse. Privandosi defi- nitivamente - per i pochi che potevano permetterselo - dei loro piaceri. Misure che inevitabilmente avranno un impatto devastante con la realtà. Soprattutto sul ceto medio-basso, già costretto a fare i conti col paniere sempre più vuoto. E il boom di presenze nelle mense delle associazioni caritatevoli, in particolare nelle grandi città, va proprio in questa direzione. Per non parlare della disoccupazione È QUANTO EMERGE DA UN’INDAGINE EFFETTUATA DALL’ADNKRONOS giovanile, ormai alle stelle, e del debito record che ha registrato un altro massimo storico sotto la gestione renziana. L’aumento dell’Iva ridurrà inevitabilmente la domanda interna, con un conseguente incremento della povertà ed effetti negativi su famiglie e imprese. Una tassazione disumana rispetto alla reale ricchezza del Paese. Eppure dovremmo far tesoro dagli errori del passato. Ad esempio, la mancata “sterilizzazione” delle clausole di salvaguardia nell’ottobre del 2013, portarono al ritocco all’insù dell’aliquota ordinaria dell’Iva dal 21 al 22 per cento, con un incremento del carico fiscale per gli italiani di 4 miliardi. Infatti nel caso in cui non fossimo in grado di sterilizzarle, dal primo gennaio del 2016 - secondo i calcoli della Cgia - l’aliquota Iva del 10 per cento aumenterebbe di 2 punti e, dal 2017, di un altro punto, attestandosi così al 13 per cento. Quindi l’aliquota ordinaria, attualmente è al 22%, dall’inizio dell’anno prossimo si alzerebbe di 2 punti, dal primo gennaio 2017 di un altro punto e dal 2018 di un altro pezzo punto. Pertanto, l’aliquota si attesterebbe al 25,5% fra tre anni. “Il meccanismo - fa notare il segretario della Cgia di Mestre, Giuseppe Bortolussi - che giustifica l’impiego delle clausole di salvaguardia è a dir poco diabolico”. La Cgia di Mestre indica una strada chiara per scongiurare nuove tasse: tagli agli sprechi e alla spesa pubblica, quindi agli enti inutili. “Se il governo non sarà in grado di chiudere gi enti inutili, di risparmiare sugli acquisti, di tagliare gli sprechi e gli sperperi che si annidano nella nostra Pubblica amministrazione, a pagare il conto ci penseranno i contribuenti italiani che già oggi subiscono un carico fiscale tra i più elevati d’Europa”. Ma, questa volta, il conto rischia di essere salatissimo. INTANTO SI VOCIFERA DI UNA MANOVRA CORRETTIVA DA PARTE DELL’ESECUTIVO Non paga più nessuno, Province e Città metropolitane, neanche le imprese i sindacati contro il governo Tre pmi su quattro faticano a saldare facilmente i crediti vantati nei fornitori agherò. Nel Belpaese è sempre più difficile onorare i debiti, soprattutto quelli tra aziende, un modus operandi molto diffuso nelle piccole e medie imprese. E’ il quadro che emerge da un’indagine effettuata dall’Adnkronos, approfondendo la realtà di un campione di oltre mille imprese. Non poteva essere altrimenti in uno Stato che resta il cattivo pagatore numero uno delle imprese. Quindi anche i piccoli e medi imprenditori hanno dovuto fare i conti con le difficoltà del momento storico: fornitori da pagare, contratti firmati e non rispettati. La crisi lascia in eredità così una prassi ormai consolidata: non paga più nessuno, o quasi, nei tempi e nelle forme stabilite. Entrando nel dettaglio dell’indagine, il 61 per cento (tre imprenditori su quattro) dichiarano di non aver onorato almeno un contratto nell’ultimo anno. Quasi tutti, l’80%, hanno P fatto almeno una transazione, nei panni del creditore o del debitore, per risolvere un contenzioso altrimenti destinato alle vie giudiziarie. Un sistema malato precipitato negli ultimi tre anni di gravi difficoltà finanziarie, abbassando così il tasso di affidabilità piena dei contratti che, secondo i dati raccolti, è sceso sotto il 50%. La fotografia scattata trova co- munque riscontro nel rapporto 2014 appena diffuso da Unirec, l’associazione che rappresenta le società di recupero credito. Da una parte, aumentano le pratiche gestite, oltre 40 mln (+4% sul 2013), i debiti affidati raggiungono i 56,2 mld di euro (+16%) e gli addetti le 19.000 unità (+12%). Dall’altra, la capacità di recupero si attesta al 17,2% (-12%), anche se sono quasi 17 milioni le soluzioni trovate per i debitori e 9,67 mld le somme recuperate (+2%). Chiara, dunque, la tendenza di fondo: aumentano i debiti non onorati e diventa più difficile, anche ricorrendo alle società specializzate, recuperare il credito vantato. In pericolo stipendi e servizi essenziali per i cittadini. Spauracchio dissesto finanziario per tantissimi enti l pasticciaccio delle nuove Province e delle Città Metropolitane agita le parti sociali. A causa dei pesanti tagli, è in pericolo il pagamento degli stipendi ai dipendenti e l’erogazione dei servizi ai cittadini, oltre al default di tantissimi enti come preannunciato dalla Corte dei Conti. Una condizione allarmante, con la mobilitazione delle organizzazioni sindacali che hanno lanciato un sasso nella palude dell’immobilismo auspicando un vero processo di riordino che tuteli servizi e professionalità. Nella lettera inviata ai capigruppo parlamentari, CgilCisl-Uil denunciano la situazione fortemente critica in cui versano i nuovi enti, figli della riforma fortemente voluta da Renzi-Delrio e vittime delle pesanti riduzioni dallo Stato centrale nascosti nella legge di stabilità 2015. “Il sovrapporsi dei tagli lineari fissati dal governo e i ritardi I accumulati sempre dall’esecutivo renziano e dalle regioni sull’originario cronoprogramma, stanno cancellando i servizi e compromettendo il mantenimento dei livelli occupazionali e salariali”, attaccano le sigle. Una sonora bocciatura per la legge Delrio, presentata un anno fa dal premier come la regina dei risparmi. Ma la riforma è un flop, anzi un bluff. Di fatto, proseguono i sindacati, “dopo oltre un anno dall’approvazione della legge Delrio, ancora nessun trasferimento di funzioni è stato materialmente realizzato ed ogni gior- no di ritardo comporta dei negativi effetti: per gli enti di area vasta che inesorabilmente si avviano al dissesto finanziario (il Mef prevede che 40 di essi non avranno risorse per giungere a fine anno); per i cittadini, privati di servizi essenziali; per i lavoratori del sistema che rischiano il posto di lavoro e il mancato riconoscimento delle competenze”. Molto probabilmente il governo sarà chiamato a una manovra correttiva per salvare centinaia di enti dal dissesto finanziario. Ad un anno dall’ok alla legge Delrio, i risparmi effettivi sono ridotti al lumicino. 8 Domenica 17 maggio 2015 DA ROMA E DAL LAZIO È STATO COLPITO AL VOLTO MENTRE STAVA EFFETTUANDO UN INTERVENTO ALL’INTERNO DEL CAMPO ROM DI VIA DI SALONE Pompiere preso a sassate, Marino in silenzio Un mese fa, la stessa accoglienza era stata riservata a una vigilessa, ferita da un sampietrino ell’indifferenza dell’amministrazione capitolina, troppo spesso miope in queste circostanze, un vigile del fuoco è stato ferito da un sasso mentre stava effettuando un intervento per spegnere un incendio nel temutissimo campo nomadi di via di Salone, sempre più oggetto di azioni di violenza. L’episodio è accaduto nella tarda serata di venerdì, poco dopo le 22. Il pompiere stava rifornendo di acqua l’autocisterna quando improvvisamente è stato raggiunto al volto da un sasso. L’uomo è stato prontamente soccorso dai colleghi e portato successivamente al policlinico Casilino, dove è stato medicato con 15 giorni di prognosi. Un gravissimo episodio che non ha stimolato, almeno ufficialmente, nessun esponente del Campidoglio a esprimere solidarietà alla vittima ed a condannare il gesto. Niente di niente. Fortunatamente, l’uomo se la caverà con due settimane di prognosi. Ma l’atto di violenza improvviso poteva avere esiti ben peggiori. Il vigile del fuoco ha rischiato la vita. Una struttura, quella di via Salone, nota ad azioni di questo tipo. Nelle scorse settimane, erano stati aggrediti anche diversi agenti della polizia locale di Roma Capitale. La stessa accoglienza era stata riservata a una vigilessa, ferita dal lancio di sampietrini un mese fa. Un campo rom molto chiacchierato, finito N ultimamente nell’occhio del ciclone della polizia municipale che ha smascherato 68 finti poveri residenti nella struttura, i quali potevano vantare in alcuni casi conti da nababbi. Conti correnti e depositi postali con centinaia di miglia di euro. Tesoretti che sono costati l’allontanamento per una decina di rom. Meglio tardi che mai, verrebbe da dire. Perché soltanto adesso sono stati scoperti? I finti poveri sono diventati ricchi solo negli ultimi anni? Strutture fatiscenti, che costano fior di quattrini ai romani, ma “ricche” di delinquenza. Una situazione insostenibile diventato un cavallo di battaglia per Fratelli d’Italia. Il movimento di Giorgia Meloni ha infatti messo in campo la delibera d’iniziativa popolare per chiedere lo smantellamento definitivo di tutti i campi nomadi romani. Cinquemila firme per dire “basta” e mandare un chiaro messaggio all’Assemblea capitolina, che sarà chiamata a dare il via libera definitivo. Giuseppe Sarra SCOPERTO UN ALTRO GIRO DI BABY SQUILLO NELLA CAPITALE Studentesse tuttofare, relax e sesso per i clienti mascherato un altro giro di baby squillo nella Capitale. Da qualche tempo era facile vedere sulle mura degli stabili di viale Marconi e via Oderisi da Gubbio pubblicità ammiccanti che reclamizzavano possibili momenti di relax, con chiare allusioni sessuali, effettuate da 16enni studentesse. Pubblicità finite sotto l’occhio del ciclone degli agenti della polizia, che hanno effettuato una serie di verifiche sui numeri di telefono affissi e, fingendosi interessati alle offerte, hanno contattato le donne le quali, senza mezzi termini, hanno messo subito a conoscenza gli pseudo utenti della vera natura delle prestazioni. A questo punto i poliziotti si sono appostati nelle vicinanze dell’indirizzo indicato dall’interlocutrice al telefono, scoprendo, dopo qualche minuto di osservazione, un discreto andirivieni, prettamente maschile, nello stabile ove è ubicato l’appartamento. Gli agenti sono quindi entrati in un piccolo locale, dove due donne, in abiti succinti, sono andate loro incontro af- S LE VITTIME NON SONO IN PERICOLO DI VITA Tivoli: sedici coltellate alla figlia nel sonno Con lei anche la madre, che ha avuto la forza di reagire. L’uomo era caduto in depressione dopo una truffa a qualche tempo soffriva d’insonnia, per questo dormiva in camera da solo. Nel cuore della notte si è alzato e ha ferito a coltellate la moglie e la figlia di 7 anni. In un attimo ha iniziato a trafiggere con diversi fendenti sia la donna che la bambina, quest’ultima colpita ben 16 volte. A quel punto, la moglie si è svegliata e ha avuto la prontezza di reagire, cercando istintivamente di proteggere la ragazzina. Subito dopo è riuscita a scappare da quella violenza, trovando riparo dai vicini che, immediatamente, hanno dato l’allarme. E’ quanto accaduto alle prime luci dell’alba di ieri a Tivoli, una cittadina di 56mila anime nella provincia di Roma. Sul posto si sono recate diverse volanti a sirene spiegate del commissariato di Tivoli. L’uomo, un italiano di 49 anni, si trovava ancora nell’appartamento, appena in tempo per farlo desistere dal tentativo di suicidarsi gettandosi dalla finestra. Gli agenti della polizia di Stato l’hanno quindi bloccato e arrestato. Le due vittime, invece, sono state trasportate d’urgenza D all’ospedale cittadino San Giovanni Evangelista. Non sono in pericolo di vita. Secondo quanto riscontrato dagli inquirenti l’uomo, un promoter finanziario, da qualche tempo soffriva d’insonnia, per questo dormiva in camera da solo a causa di alcune difficoltà economiche che avevano probabilmente destabilizzato gli equilibri familiari e personali. Sempre secondo quanto riportato dalla polizia, il 49enne era entrato in depressione dopo aver subito una truffa da 300mila euro. Il 49enne si trova ora nel carcere di Regina Coeli, dovrà ora rispondere di duplice tentato omicidio e lesioni personali. Intanto le indagini proseguono. Da chiarire i motivi del gesto. IL SETTANTENNE È STATO DENUNCIATO E SEGNALATO Adesca ragazzino sul web, denunciato un pensionato ovrà scrollarsi di dosso l’accusa di adescamento di un minorenne. E’ l’accusa nei confronti di un pensionato 70enne, che ha adescato un adolescente attraverso un noto social network. L’uomo, però, è stato individuato, perquisito e denunciato all’autorità giudiziaria. L’indagine aveva preso il via con la denuncia della madre dell’adolescente, allarmata dal gran numero di sms ricevuti dal figlio negli ultimi tempi da parte di uno sconosciuto che invitava il ragazzino a recarsi presso la sua abitazione per effettuare incontri a carattere chiaramente erotico. Il figlio, del resto, le era parso particolarmente turbato negli ultimi tempi e, per cercare di capire quale fosse il motivo di questo stato d’animo, la donna ha cercato di parlargli. Il giovane, dopo un’iniziale chiusura, ha rivelato di essere stato contattato attraverso un social network da un signore a cui aveva fornito la sua utenza telefonica al fine di confidare la sue inquietudini adolescenziali e le sue problematiche personali connesse D fermando, salvo poi essere smentite dagli investigatori, di essere studentesse e di esercitare la prostituzione per pagarsi gli studi. Una terza ragazza, invece, è stata sorpresa in un’altra stanza intenta a rispondere alle telefonate dei potenziali “clienti”. Dotato di tutti gli accessori tipici delle case dove si svolge l’attività del sesso a pagamento, gli agenti hanno accertato che l’appartamento in questione era stato preso in affitto da un uomo, legato sentimentalmente ad una del- le tre prostitute. Questi, un italiano di 30anni, convocato negli uffici del commissariato, ha dichiarato di essere a conoscenza dell’attività della propria fidanzata e delle altre due donne, nonché di essere l’intestatario del contratto di affitto, regolarmente pagato con i soldi ricavati dalla prostituzione. Anche le tre ragazze hanno riferito di aver perso il lavoro e che da circa un anno si prostituivano poiché molto più redditizio. L’appartamento è stato sottoposto a sequestro. alla separazione dei suoi genitori. Lo stesso, secondo il racconto del giovane alla madre, avrebbe iniziato un’opera di manipolazione dialogando con lui e invitandolo, dopo aver ottenuto la sua fiducia, a incontrarlo. L’attività investigativa immediatamente attuata dagli investigatori del Commissariato Appio ha permesso di individuare il possessore della utenza telefonica fornita, identificato per un pensionato di 70 anni. L’uomo, su disposizione della locale Procura, è stato quindi sottoposto a perquisizione domiciliare nel corso della quale gli è stato sequestrato il personal computer al fine di ricostruire le conversazioni con il minore e soprattutto per verificare se altri giovani siano stati destinatari delle attenzioni dell’anziano pedofilo. A una prima analisi degli investigatori, il pc è risultato contenere numerose foto a carattere pedopornografico. Con l’ausilio dell’ufficio minori della questura e dei servizi sociali sarà predisposto un piano di ascolto e sostegno psicologico del minore. 9 Domenica 17 maggio 2015 DALL’ITALIA NAPOLI IN LUTTO FINO AI FUNERALI DELLE VITTIME Strage, il killer non ha problemi psichici Giulio Murolo, che ha ucciso fratello e cognata e poi ha fatto fuoco in strada ammazzando altre due persone e ferendone sei, aveva in casa un kalashnikov. Restano gravi le condizioni del vigile urbano di Barbara Fruch essun disturbo psichico. Sarebbe stato un “semplice” raptus di follia a scatenare la furia omicida di Giulio Murolo, l’autore della strage avvenuta venerdì pomeriggio alla periferia di Napoli e costata la vita a quattro persone. Appassionato di armi e di caccia, Giulio, l’infermiere 45enne celibe e incensurato,viene descritto come un uomo freddo, silenzioso e introverso. “Si è chiuso nel silenzio – ha raccontato il questore di Napoli Guido Marino – durante le telefonate con l’operatore del 113 è apparso naturalmente in stato di eccitazione, ma non di alterazione psichica”. I reati contestati dall’autorità giudiziaria all’uomo, che è stato arrestato in flagranza e condotto nel carcere napoletano Poggioreale, sono: duplice omicidio volontario nei confronti del fratello e della cognata; strage per gli altri due omicidi e per il ferimento delle sei persone; spari in luogo pubblico e resistenza a pubblico ufficiale. Proseguono i rilievi – Proseguono, intanto, i sopralluoghi della scientifica sul luogo della strage, in via Napoli a Capodimonte. Sarebbero almeno 16 i colpi di fucile esplosi da Murolo, tanti i bossoli ritrovati dalla polizia, ma la ricostruzione, definita “molto complessa”, è ancora in corso. Murolo avrebbe sparato con una pistola e un fucile calibro 12, armi regolarmente detenute ad uso sportivo, in seguito ad una lite per bucato steso in cortile dalla cognata, Concetta Uliano, 51 anni, la prima delle N Gli agenti, dopo aver arrestato Giorgio Murolo, hanno faticato a salvarlo dal linciaggio vittime. A cadere, nel palazzo, è stato anche il fratello dell’omicida, Luigi Murolo, 52 anni. Tra i tre, che vivevano nella stessa palazzina a due piani e condividevano un ballatoio (dove ci sarebbe stato il filo del panni alla base della tragedia) ci sarebbero vecchi dissapori, legati pare a un’eredità. Poi l’infermiere, cacciatore e titolare di una licenza di tiro a segno, si è spostato sul balcone e ha cominciato “il tiro al bersaglio su chiunque si muovesse”. Uccisi così il tenente della polizia municipale Francesco Bruner, sessant'anni, vicino di casa di Murolo, e Luigi Cantone, 59 anni, che stava rientrando a casa dal lavoro a bordo di uno scooter. Ferite inoltre altre sei persone, ricoverate all’ospedale San Giovanni Bosco le cui condizioni sono stabili. Il più grave è un agente della Municipale napoletana,Vincenzo Cinque, 53 anni, che è stato colpito alla gola mentre stava fermando il traffico, per difendere i passanti dal fuoco dei proiettili. Feriti inoltre l’ispettore di Polizia Cristoforo Cozzolino colpito alle braccia; l’assistente capo di Polizia Umberto De Falco colpito all’addome e orecchio, il carabiniere Luigi Christian Infante, ferito alla mano e alla coscia, nonché due passanti: Salvatore Michele Varriale, ferito di striscio alla testa e Luigi Capasso, ferito al braccio. Dopo la strage l’uomo si è arreso. A un certo punto ha chiamato il 113, “sono quello del macello di Miano”. L’operatore lo ha mantenuto al telefono, per quaranta interminabili minuti, e alla fine lo ha convinto ad arrendersi senza opporre resistenza. L'uomo si è consegnato a poliziotti e carabinieri che lo hanno protetto dalla furia di decine di persone radunate in strada. In casa un kalashnikov e un machete – Dagli accertamenti della polizia è emerso che in casa l’uomo aveva in casa anche un fucile mitragliatore AK 47 Kalashnikov, nascosto sotto il letto, con matricola abrasa e illegalmente detenuto oltre a due machete e a munizionamento vario. Mentre sulle armi sono in corso verifiche balistiche Murolo, oltre ai reati già contestati, è stato denunciato per detenzione illegale di arma clandestina e ricettazione. De Magistris incontra i parenti delle vittime - Il sindaco di Napoli Luigi de Magistris si è recato ieri mattina a portare la sua “solidarietà e vicinanza” alla famiglia di Luigi Cantone, il passante rimasto ucciso mentre era in sella al suo scooter.“Il Comune – ha riferito all'Ansa il primo cittadino – ha dato la propria disponibilità alle famiglie di Cantone e di Bruner colpite dal lutto per tutto ciò che attiene ai funerali e alle procedure cimiteriali. Quanto accaduto è una tragedia che ha colpito persone oneste, perbene, famiglie della nostra terra e questo mi scuote particolarmente”. De Magistris nella serata di venerdì si era recato al Cardarelli dove era stata allestita la camera mortuaria per Francesco Bruner il capitano della polizia municipale rimasto ucciso e a seguire si era recato nei diversi ospedali in cui sono ricoverati i feriti della sparatoria. Intanto ieri a Napoli è il primo giorno di lutto, la città andrà avanti fino ai funerali delle vittime, presumibilmente a metà settimana, dopo gli esami autoptici. LE INDAGINI SULLA TRAGEDIA AL TRIBUNALE DI MILANO GENOVA “Il metal detector suonò, ma Giardiello fu fatto passare” Cade nella fuga: ladro in coma Secondo l’ultima ipotesi degli investigatori, l’immobiliarista non entrò dall’ingresso degli avvocati ma da un varco controllato I cittadini esasperati hanno organizzato ronde di volontari per controllare la zona n passaggio con un metal detector perfettamente funzionante, che avrebbe dato l’allarme. Un segnale tragicamente caduto nel vuoto. Sarebbe stato un buco nella sorveglianza dell’ingresso principale del palazzo di giustizia milanese a consentire al killer di entrare armato in aula e fare una strage. È la nuova clamorosa versione sulla strage al Tribunale di Milano. Claudio Giardiello, l’immobiliarista che ha ucciso tre persone lo scorso nove aprile, sarebbe entrato, secondo un’ipotesi della procura di Brescia, che indaga, da un varco controllato. Non sarebbe passato, come si è sempre sostenuto, da quello degli avvocati, privi di metal detector. Una ricostruzione che, se confermata, getta luci ancora più inquietanti sulla sicurezza. Gli investigatori, sin dai primi U giorni, avevano forti dubbi sul fatto che Giardiello potesse essere entrato mostrando un falso tesserino o confondendosi con gli avvocati dall'ingresso di via Manara riservato a magistrati, legali e personale amministrativo. A confermare la nuova tesi sarebbe un fotogramma delle immagini registrate dal circuito di videosorveglianza del palazzo di giustizia milanese. Giardiello sarebbe stato filmato sia mentre parcheggia il suo scooter in via San Barnaba, sia mentre passa sotto il metal detector che suona e poi viene lasciato andare senza il controllo con lo scanner. Quella mattina del 9 aprile, tra l’altro, il metal detector dell’ingresso di via Freguglia è rimasto non funzionante fin verso le 9,30 e dunque il pubblico è stato dirottato agli accessi di San Barnaba e di corso di Porta Vittoria. È possibile, quindi, che il killer possa aver approfittato del maggiore afflusso di persone al varco e che i controlli su di lui siano stati frettolosi. Le immagini abbastanza ‘nitide’, infatti, mostrerebbero una persona davanti a Giardiello che entra e che viene sottoposta allo scanner manuale, mentre l’immobiliaristakiller non viene fermato. Una persona dietro di lui, invece, viene bloccata perché il metal detector ha suonato. Se confermata questa ipotesi in- vestigativa, porterebbero novità anche sul fronte processuale. La responsabilità ricadrebbe, infatti, sulle guardie di via san Barnaba e non più su quelle di via Manara. Ma, soprattutto, potrebbero essere lette sotto un'altra luce e avere un senso quindi le parole dette dal killer poco dopo la strage. La frase “Quando ho superato il varco ho pensato: se mi fanno passare con la pistola, lo faccio” dimostrerebbero una volontà più o meno inconscia di essere scoperto e quindi fermato. Intanto il ministro Alfano ha invitato la “magistratura a fare chiarezza” a annunciato che “da settembre il sistema che garantisce la sicurezza dei tribunali passa sotto il diretto controllo del ministero della Giustizia, mentre prima era responsabilità dei procuratori generali”. B.F. tanchi delle continue razzie che da mesi si susseguono, hanno organizzato ronde di cittadini volontari. Sono stati proprio quest’ultimi che, sorprendendo una banda di ladri, hanno iniziato l’inseguimento per cercare di fermare i topi da appartamento. Un bandito, nel tentativo di fuggire, è caduto da sette metri, battendo la testa e si trova ora ricoverato in gravi condizioni. È successo a Genova, in particolare nel quartiere Staglieno: lì, la rabbia della popolazione è palpabile. Furti e rapine sono ormai all’ordine del giorno. L’ennesimo episodio venerdì mattina, quando il 29enne bosniaco Daniele Sajtic - insieme ad altri tre complici stava ‘ripulendo’ alcuni ap- S partamenti del luogo. I quattro, scoperti dalla ronda di quartiere, sono scappati in macchina, fino allo schianto dopo aver quasi investito un poliziotto della pattuglia che nel frattempo aveva raggiunto la zona. A quel punto il 29enne con numerosi precedenti penali, per scappare è saltato da un muro alto circa 7 metri e cado sbattendo la testa contro una pietra di un giardino sottostante. L’uomo è ora ricoverato in rianimazione all’ospedale Galliera. I tre compagni sono invece riusciti scappare, anche se i poliziotti sono riusciti a recuperare la refurtiva: un borsone era in macchina, mentre nel marsupio del bosniaco sono stati ritrovati orologi, bracciali e anelli in oro e contanti. 10 Domenica 17 maggio 2015 DALL’ITALIA A FIRENZE LA REQUISITORIA DEL PROCESSO SUGLI ABUSI AVVENUTI NELLA COMUNITÀ DI RECUPERO Forteto: chiesti 21 anni per il guru Fiesoli Avrebbe maltratto i bambini a lui affidati “come regola di vita”. Chieste pene anche per altri venti imputati. Durissimo attacco del pm anche alla magistratura e ai servizi sociali di Barbara Fruch entuno anni di condanna per Rodolfo Fiesoli. È questa la pena richiesta dal pm Ornella Galeotti venerdì al termine della lunghissima requisitoria (durata quasi nove ore) nel processo del Forteto. Pesanti le accusa per il fondatore della comunità di recupero, detto ‘il Profeta’: violenza sessuale. E maltrattamenti che, secondo il pm, l’uomo ha perpetrato “come regola di vita” agli ospiti della comunità. Sono quindici invece gli anni richiesti per Luigi Goffredi, il principale collaboratore di Fiesoli considerato una specie di ideologo dei crimini commessi, per reato di maltrattamento. Durissimo attacco anche alla magistratura e ai servizi sociali. Secondo il pm lo scandalo del Forteto sarebbe potuto scoppiare già nel 1978 quando Gabriele Chelazzi, magistrato rigoroso, accusò e fece arrestare sia Fiesoli che Gofredi per atti di libidine violenta. Nel 1985 i due furono condannati ma l'opinione pubblica affossò i risultati del processo insinuando l'esistenza di “un complotto di cattolici integralisti”. Sia Fiesoli che Gofredi si presentavano come psicologi plurilaureati a Berna e Zurigo, mentre Fiesoli non ha neppure il diploma di scuola superiore. Nonostante ciò il Forteto ha goduto per decenni di una “opzione di fiducia incondizionata” ed V è stato ritenuto una “eccellenza educativa”. “Per un lungo periodo al Forteto le leggi dello Stato hanno subito una sospensione per colpa di un'azione criminale” ha spiegato il pm affermando come “tutti i diritti al Forteto avevano poca fortuna”. Lo Stato italiano ha di fatto ignorato anche la sentenza del 2000 della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che nel 2000 ha condannato l’Italia, affermando che affidando bambini al Forteto vi era il rischio di una “amputazione” definitiva fra loro e le famiglie di origine. “Anche dopo la sentenza della Corte europea dei Diritti dell'Uomo hanno continuato come prima eludendo con accorgimenti le visite degli ispettori – ha detto il pm – Gli imputati hanno pervicacemente proseguito il proprio disegno criminoso”. Il Forteto negli anni ha infatti continuato a riscuotere fiducia dalle istituzioni, ad essere giudicato un rifugio, un luogo di calda accoglienza per chi aveva subìto abusi e traumi in famiglia. Ma si è trattato, spiega Galeotti, di una “falsificazione della realtà” che è costata molte sofferenze, perché nei fatti gli affidatari non avevano nessuna competenza e al Forteto i traumi subìti dai minori tolti alle famiglie non venivano riparati: anzi i bambini erano costretti a ricordare perennemente, con le pratiche ossessive dei chiarimenti, le sofferenze subìte, e in alcuni casi sono stati indotti ad accusare di gravi reati i genitori, alcuni dei quali – innocenti - hanno scontato anni di carcere. “In questa vicenda – ha sottolineato Galeotti - non sono coinvolti solo gli imputati di ora, ma anche magistrati e addetti ai servizi sociali”, in relazione all'affidamento dei ragazzi da parte del tribunale dei minorenni. “Abbiamo compreso che punto centrale erano i maltrattamenti fisici e morali inflitti a persone deboli, sfortunate, già abusate”, ha anche detto il pm, tanto che “la paura di essere ‘svergognati’ era la vera forza di Fiesoli. La punizione per chi non si adeguava ai suoi ordini era l’emarginazione da parte di tutti”. Anche in riferimento ai ‘chiarimenti’ serali, le riunioni plenarie al termine della giornata di lavoro nelle quali Fiesoli esprimeva con autorità il suo credo di ‘profeta’ del Forteto, spesso a sfondo sessuale, il pm Galeotti ha affermato che “Fiesoli ha usato la sua superiorità morale fisica e psi- cologica, sociale ed economica per ottenere ciò che gli piaceva in nome di una sua asserita purezza”. Durissima l'accusa anche nei confronti di altri operatori del Forteto, che il pm ha definito “anime belle che credevano che (Fiesoli, ndr) avesse strane facoltà”. Tra cui quella di togliere la materialità dai ragazzi, abusando di loro. Per questo, secondo l'accusa, avrebbero fatto di tutto per assecondare le sue pratiche. Oltre a Fiesoli e Gofredi sono quindici gli anni richiesti per Daniela Tardani, la quale è accusata di aver costretto un minore - a lei affidato dal tribunale dall'età di 5 anni - a subire atti sessuali dagli uomini del Forteto. Per maltrattamenti, richiesti inoltre tra 10 e 11 anni di reclusione per altri 12 imputati (Elisabetta Sassi, Doriano Sernissi a 10 anni e 10 mesi; Luigi Serpi a 11 anni; Francesco Bacci, Stefano Pezzati, Gianni Romoli, Stefano Sarti, Sauro Sarti, Mariella Consorti, Francesca Tardani, Elena Maria Tempestini, Mauro Vannucchi, a 10 anni); 8 anni per Andrea Turini e Silvano Montorsi; 7 per Domenico Premoli. Le richieste minori hanno riguardato Angela Bocchino e Marida Giorgi (3 anni e 3 mesi) e un altro imputato, Elena Lascialfari (2 anni). Il pm ha chiesto anche due assoluzioni, per Matteo Pizzi e Marco Ceccherini, questa per prescrizione perché essendo malato dal 1996 ha interrotto la partecipazione alla vita della comunità. MILANO - INCASTRATA DALLE TELECAMERE NASCOSTE PIAZZATE DALLA SQUADRA MOBILE LOCALE Picchiava e terrorizzava i bimbi: arrestata una maestra U na triste storia di maltrattamenti su minori ha finalmente trovato la giusta fine. Giustizia è stata fatta, anche se per le piccole vittime non sarà facile dimenticare quanto subito. È successo in una scuola materna a Buccinasco, nel milanese. L’artefice dei soprusi, la persona alla quale un genitore ripone la propria fiducia affidando il suo bambino: la maestra. Una signora di 60 anni, finalmente arrestata, incastrata dalle immagini delle telecamere nascoste, installate dai carabinieri nell’istituto, che hanno ripreso le angherie subite dai piccoli alunni per mano della donna. Botte e vessazioni, alcuni piccoli cominciavano a fare la pipì addosso, altri si coprivano gli occhi se qualcuno alzava la voce e qualcuno di loro aveva smesso anche di parlare. Tutte conse- guenze dei maltrattamenti subiti in cui pare fosse complice anche una collega della maestra 60enne che, pur sapendo, ha taciuto per cui ora è indagata anche lei. La segnalazione è partita il 18 Febbraio quando alcune madri, notando lo strano comportamento dei propri figli, si accorgono dei maltrattamenti. «Mio figlio era terrorizzato , racconta una delle donne che per prima ha segnalato la situazione, da alcuni mesi dava segni di insofferenza davanti alla scuola, ma ho avuto la conferma che qualcosa non andava quando una volta l’ho sgridato alzando leggermente la voce. A quel punto è scoppiato in un pianto disperato e mi ha detto: “Io non sono monello... poi tu mi picchi come fa la maestra”. Gli ho chiesto spiegazioni e lui mi ha descritto gli schiaffi col rovescio della mano che la maestra dava a lui e ad altri bambini sul sedere e sulla bocca». La triste conferma è arrivata quando gli investigatori hanno guardato le immagini riprese dalle telecamere nascoste installate nell’istituto. «Mi hanno solo detto - continua la mamma - che quella maestra è una pazza squilibrata che ha fatto tante cose brutte». Molti gli episodi violenti raccolti nei mesi. «A gennaio ha fatto uscire i bambini con meno quattro gradi affinché “si schiarissero le idee”. Una volta invece sono andata a prendere mio figlio in anticipo e l’ho trovato in un angolo in lacrime. Lei gli stava dicendo con voce bassa «adesso smettila, devi stare zitto, sennò quella bocca te la chiudo io per sempre». In quell’occasione la donna è intervenuta sgridando a sua volta la maestra che le ha chiesto scusa per i suoi modi e si è così giustificata: «A volte ho dei modi che non sono consoni a bambini così piccoli ma i bambini sono veramente discoli. Suo figlio non sta alle regole del gruppo». Lo stesso bambino che ha raccontato alla madre che un compagno che aveva fatto la pipì addosso è stato costretto a salire in piedi su una sedia mentre gli altri bambini lo deridevano. Dopo la sua denuncia invece, la donna ha sentito la maestra minacciare i bambini con questa frase: «Adesso se non fate i bravi vi faccio venire a prendere da quell’uomo brutto che conosco solo io che porta via i bambini monelli e non li riporta più dai Chantal Capasso genitori». DOPO IL DELITTO, LUCA GIUSTINI, AVEVA DETTO DI AVER AGITO SU ORDINE DI UNA VOCE DIVINA Uccise la figlia: assolto, ma è socialmente pericoloso Il tribunale di Ancona ne ha disposto il ricovero in psichiatria per almeno tre anni ell’estate di un anno fa , un padre uccideva brutalmente a coltellate la sua figlioletta di 18 mesi, poi prendeva il telefono e chiamava la moglie per raccontarle quanto accaduto. Ora viene assolto per quell’atroce delitto perché “non è sano di mente”. Stiamo parlando di una vicenda accaduta nell’agosto 2014 a Collemarino, una frazione di Ancona. N L’assassino è il 36enne Luca Giustini, la piccola vittima sua figlia Alessia. Dopo aver confessato l’accaduto, la moglie e i soccorritori arrivarono in casa, la piccola giaceva senza vita nella sua culla mentre il padre era in evidente stato confusionale. L’uomo, descritto da tutti come un padre, marito e lavoratore modello, fu poi ricoverato nel reparto di psichiatria dell’ospedale di Ancona, dove ai medici raccontò di aver agito spinto da alcune voci che gli avrebbero chiesto di ucciderla. Giovedì scorso il tribunale di Ancona emette sentenza: Giustini è stato assolto dall’accusa di omicidio volontario per vizio totale di mente dal gup Paola Moscaroli cha ha disposto nei suoi confronti la misura di sicurezza della libertà vigilata per tre anni, durante i quali dovrà dimorare presso una struttura psichiatrica, in quanto l’uomo è stato ritenuto socialmente pericoloso. Il giudice ha stabilito che l’uomo dovrà rimanere presso la casa di cura finché permane lo stato di pericolosità sociale. In aula non c'erano né l’imputato e né la moglie Sara, che con l'altra figlioletta, si è costituita parte civile chiedendo un risarcimento danni di due milioni di euro. La parte civile si era op- posta alle conclusioni della consulenza dell'accusa, sostenendo che la capacità mentale di Giustini non fosse del tutto annullata bensì grandemente scemata per la presenza di "elementi residui di natura coscienziale". Sulla misura "non detentiva" applicata, il legale di parte civile non ha nascosto le proprie perplessità, proprio in base alle condizioni di salute di Giustini. Ch.C. Domenica 17 maggio 2015 11 SPORT FROSINONE PROMOSSO NELLA MASSIMA SERIE (PROPRIO COME IL CARPI) E IN TUTTA LA CIOCIARA ESPLODE LA FESTA Cenerentola al gran ballo della serie A La favola di un piccolo grande club e di una città che vive questa passione anche come “riscatto sociale” di Igor Traboni l Frosinone ha battuto il Crotone e, quando manca ancora una giornata alla fine del campionato di serie B, è stato matematicamente promosso in serie A. Al triplice fischio dell’arbitro Maresca di Napoli, nel capoluogo ciociaro, ma un po’ in tutta la provincia, è scoppiata la festa, andata avanti per tutta la notte: roba da far tremare i sismografi, con “epicentro” al Matusa, il caro e vecchio stadio proprio nel cuore (della città e dei frusinati), strapieno nei suoi 10mila posti (ma le richieste di biglietti, esauriti da dieci giorni, erano almeno doppie). I L’AVVENTO DI MAURIZIO STIRPE Frosinone sogna. E non svegliateli i tifosi canarini. Perché è un sogno che dura da 87 anni, compresi quelli un po’ da incubo di tanti anni tra i dilettanti della serie D, campionati anonimi con poche persone sugli spalti, un paio di fallimenti societari. Finché nel 2002 spunta all’orizzonte Maurizio Stirpe, figlio di quel Benito già presidente del Frosinone e a cui i tifosi ora vorrebbero intitolare il nuovo stadio. Maurizio Stirpe, assieme ad altri imprenditori, viene messo attorno a un tavolo dall’allora presidente della Regione Lazio Francesco Storace, per cercare di fare del club ciociaro qualcosa di importante, fuori dall’anonimato della vecchia serie C. Il club assume subito una “garanzia” professionale da far invidia a squadre e città più blasonate. Tempo tre anni e nel 2006 arriva la prima, storica promozione in serie B, con Ivo Iaconi in panchina. L’anno che segue è quello delle sfide tremende ma affascinanti con Juventus (gente in fila due giorni per i biglietti) e Napoli. Frosinone destinata a retrocedere subito. E invece le scelte sagge di Maurizio Stirpe, 56 anni, imprenditore a capo del gruppo Prima (componentistica in plastica per auto ed elettrodomestici) e dell’allora dg Graziani, portano il club a restare per cinque campionati consecutivi tra i cadetti. LA BUONA STELLA DI… STELLONE La retrocessione fa male, ma a Frosinone c’è gente abituata a rimboccarsi le maniche ogni mattina, a sfidare tanti luoghi comuni. E anche chi arriva da queste parti, assume subito animo, fisionomia e contorni da ciociaro. Ad iniziare dalla generosità. Come Roberto Stellone, 300 partite in A e B, ultima stagione proprio con i giallo-azzurri, ancora un anno di contratto ma l’onestà di ammettere che è ora di smettere. “Troppi infortuni, non posso più andare avanti” confida a Stirpe. E il presidente, in una di quelle intuizioni che definirla “felice” è dir poco, gli propone di prendersi cura della formazione giovanile della Berretti. Stellone, allora 33enne, accetta e si cala subito nel ruolo di padre-allenatore di ragazzini di 16-17 anni. Poco importa se, dopo i fasti della critica che lo riteneva tra i migliori attaccanti italiani e i gol a Torino, Napoli, Genova sponda rossoblu, ora c’è da giocare alle 11 della domenica mattina sul campetto di Supino, a due passi da Frosinone. I “ragazzini terribili” di Stellone quell’anno vincono tutto, campionato e supercoppa, e Stirpe lo promuove allenatore della prima squadra, nella vecchia C1. Il primo anno è di transizione, ma utilissimo a fa crescere proprio quei ragazzini anche in prima squadra. Il secondo anno è invece quello della cavalcata trionfale verso la serie B, conquistata ai play-off contro il Lecce. Stellone ha già gli occhi addosso di tanti club di A, come alcuni di quei ragazzini terribili della sua “banda”, da Gori a Paganini, da Altobelli a Frabotta. Ma basta una stretta di mano con Stirpe e si va avanti, con un nuovo campionato di B, il sesto della storia giallazzurra. “Durerà poco” dicono i più… benevoli: la squadra è per 10/11 quella della Lega Pro e Stellone non ha esperienza. E invece, ecco il campionato formidabile, grazie anche agli innesti di uomini d’esperienza come Dionisi o Santana. Una cavalcata trionfale impreziosita dalle due vittorie contro gli avversari di sempre del Latina o con quelli della nuova rivalità Dall’alto, in senso orario, la squadra sotto la curva; Robert Gucher con la maglietta dedicata al padre; il presidente Stirpe e il mister Stellone; il portiere Zappino del Perugia; ecco il Matusa che si fa fortino inespugnabile (nessuna squadra professionistica ha raccolto tanti punti in casa), ecco una tifoseria calda con il muro della Nord che fa paura ai giocatori avversari, sempre presente in massa anche in trasferta, ma non asfissiante. Ecco una città che la dimensione di questa squadra: cuore e grinta, umiltà e fantasia. DALLA A ALLA Z DI ZAPPINO Ecco i giocatori: impossibile, per motivi di spazio, scrivere di ognuno di loro. Proviamo a prendere dei simboli, allora. Come Massimo Zenildo Zappino, un ragazzone arrivato da una favela brasiliana che aveva 9 anni: troppo poveri i suoi e allora viene adottato da due meravigliose persone di Siracusa. Finisce a Frosinone per giocare al calcio, si innamora della città e della sua gente, va via per “fare carriera”, tra il Chievo e la Romania, ma torna in Ciociaria per la seconda promozione in serie B e ora per questa storica in A, idolo dei tifosi, un cuore da ragazzo buono. Oppure Alessandro Frara, il capitano “c’è solo un capitano”. E il suo gol storico l’anno scorso ai play off: il papà scomparso da pochi mesi, la partita sull’1-1 ai supplementari, lui che si spinge in area di rigore su un calcio d’angolo, i compagni che lo sentono urlare: “Papà, aiutami”, l’inzuccata vincente - lui che non è altissimo - la palla in rete e il pianto di gioia mostrando la maglietta “Per te papà”. O Robert Gucher, arrivato a Frosinone dall’Austria che era ancora minorenne e che adesso, dopo 7 anni, parla solo il ciociaro, oltre all’austriaco, spassoso con le sue gag su facebook in dialetto ma così serioso in mezzo al campo che è conteso da mezza serie A, squadre blasonate comprese, ma lui resterà a Frosinone perché questa maglia l’ha indossata in fondo al cuore. O i fratelli Ciofani, Daniel e Matteo, due talenti puri (e una coppia dalla disponibilità assoluta fuori dal campo, soprattutto se c’è da regalare un sorriso a un disabile o a bambino) che il grande calcio non ha mai capito e che mai avevano giocato assieme, prima della doppia cavalcata canarina. O Danilo Soddimo, che dona il suo tempo libero agli ospiti del carcere cittadino, perché anche due tiri a un pallone aiutano a respirare profumo di libertà. SCONFITTI ANCHE I LUOGHI COMUNI Frosinone in serie A è la vittoria anche fuori dal campo, “contro” certi luoghi comuni. Lasciando stare la simpatia del povero Rino Gaetano (“Mio fratello è figlio unico perché è convinto che Chinaglia non può andare al Frosinone”), ci sono poi le frasi fatte dei vari Moggi e Doni: il primo a dire che “la Juve gioca a Barcellona, mica a Frosinone” e che pochi mesi dopo al Matusa ci finì sul serio, per via del calcioscommesse. Stessa brutta vicenda che coinvolse anche l’ex atalantino Doni, felice come un bambino perché i bergamaschi tornavano in A “e così non ci toccherà più giocare a Frosinone”. Oppure la storia recente della strana telefonata di Lotito (e chissà perché nessuno ha fatto chiarezza su quelle parole così pesanti) che il Carpi e il Frosinone in serie A proprio non ce li voleva. E che tra qualche mese invece si ritroverà davanti ad entrambe, perfino all’Olimpico. Frosinone in A è anche la trasformazione in principe del brutto anatroccolo, quello delle ridicole barzellette da avanspettacolo sui “ciociari pecorari” o sulle cioce ai piedi, calzari peraltro bellissimi ma chissà perché accostati a simbolo di arretratezza. È un momento magico per questa terra, che nei giorni scorsi ha visto un suo figlio, Luciano Fontana, diventare direttore de Il Corriere della Sera e, come lui stesso ha detto in alcune interviste, è proprio grazie alla proverbiale testardaggine ciociara che ha raggiunto questo prestigioso incarico. Attorno a questa serie A c’è anche la voglia di una città di riscattarsi, di provare ad uscire dalle secche di una crisi industriale senza precedenti; il calcio (e poi dicono che non serve a niente… ) porterà movimento di gente, nuove opportunità, ricchezza. E già ora sta generando simpatia, per il Frosinone come per il Carpi, in tutta Italia. E cenerentola-Frosinone peraltro ha tanta voglia di restare a lungo nel grande ballo: “È stato un anno fantastico - dice il presidente Stirpe - Il futuro? Faremo le cose per bene”. Magari sempre al Matusa, il fortino che probabilmente ancora per un anno (basteranno pochi ritocchi e 400 posti in più) ospiterà i canarini. “Portaci in Europa” gridano quelli della Nord a Stirpe. Vabbe’, piano con i sogni, anche se… non era un sogno pure quello del Frosinone in serie A? Roba che se Chinaglia fosse ancora tra noi, c’è da scommetterci, con la sua generosità avrebbe finito la carriera proprio in questa terra di pane, calcio e generosità. IL COMMENTO Straordinaria avventura cominciata nel 2002 l Frosinone in serie A mi commuove e ricordo quel giorno del 2002 quando, da presidente di regione, misi attorno a un tavolo Maurizio Stirpe e un gruppo di imprenditori locali. E poi, soprattutto dalla generosità e dal radicamento della famiglia Stirpe, sulle orme del capostipite cav. Benito, è nata in Ciociaria una straordinaria avventura che oggi riscatta una terra popolata da gente buona e innamorata delle sue radici. Francesco Storace I 12 Domenica 17 maggio 2015 SOCIETA’ UMBRIA JAZZ 2015: SI ACCENDONO I RIFLETTORI SULLA GRANDE MUSICA A Perugia una parata di stelle internazionali I duetti più attesi: Tony Bennett con Lady Gaga e Chick Corea con Herbie Hancock di Chantal Capasso Q uesta settimana è stata presentata a Perugia, uno degli eventi musicali più importanti nel panorama nazionale: l’Umbria jazz 15 che promette dieci giorni intensi di musica, contest, workshop dal 10 al 29 maggio. Perugia si animerà da mattina a notte di eventi e concerti con ospiti internazionali, tra cui: Chick Corea con Herbie Hancock, Caetano Veloso con Gilberto Gil, Paolo Conte, Brad Mehldau, Subsonica, Cassandra Wilson, Charles Lloyd, Dianne Reeves, Bill Frisell, Enrico Rava, Stefano Bollani, Paolo Fresu, Danilo Rea . La novità di Umbria Jazz 15 è l’anteprima del 9 luglio in piazza IV Novembre, dedicata ai trent’anni di collaborazione tra UJ e il Berklee College of Music di Boston, con il concerto della Faculty Band di Larry Monroe e Donna McElroy e di Alissia Benveniste & The Funketeers, e la consegna delle lauree ad honorem del Berklee College of Music a due grandi musicisti presenti nel cartellone del Festival, Charles Lloyd e Paolo Fresu. Non solo jazz ma anche black music, pop, soul e canzone d’autore, ritmi latini e musica elettronica tutto questo e molto altro promette l’Umbria Jazz: 250 eventi in 10 gior- ni, da mezzogiorno a tarda notte, come vuole la consueta formula del festival. Lo spazio principale, dedicato ai concerti serali, è l'Arena Santa Giuliana, gli altri eventi si svolgono al Teatro Morlacchi, alla Bottega del Vino, in piazza IV No- vembre, e nei giardini Carducci. Il 14 e il 15 luglio i due concerti evento - in esclusiva italiana - si terranno all'Arena Santa Giuliana: Herbie Hancock, ossia due dei più grandi pianisti viventi per una magica serata di musica, e Tony Ben- nett e Lady Gaga che presentano il loro acclamatissimo album di standard dal titolo "Cheek To Cheek", vincitore del Grammy 2015 come Best Traditional Pop vocal Album. Caetano Veloso e Gilberto Gil nel duo "Two Friends a century of music" si esibiranno invece il 17 luglio, sempre all'Arena Santa Giuliana. Tra le stelle di prima grandezza dell'universo jazz e non solo anche Paolo Conte (10 luglio), Brad Mehldau (11 luglio), Charles Lloyd (10 luglio), Subsonica (11 luglio), Stefano Bollani (12 luglio), Paolo Fresu (12 luglio), Cassandra Wilson (16 luglio), Dianne Reeves (17 luglio), Bill Frisell (17 luglio), Incognito (18 luglio), Enrico Rava (18 luglio) e tanti altri. Chick Corea con Herbie Hancock, Tony Bennett con Lady Gaga e Caetano Veloso con Gilberto Gil sono tra i duetti più attesi all'edizione 2015 di Umbria jazz, in programma dal 10 al 19 luglio a Perugia. Due le peculiarità di questa edizione: l'anteprima del 9 luglio in piazza IV Novembre, dedicata ai trent'anni di collaborazione tra UJ e il Berklee College of Music di Boston, con il concerto della Faculty Band di Larry Monroe e Donna McElroy e di Alissia Benveniste & The Funketeers, e la consegna delle lauree ad honorem del Berklee College of Music a due grandi musicisti presenti nel cartellone del Festival, Charles Lloyd e Paolo Fresu. Altra particolarità dell'edizione 2015 riguarda l'autore del manifesto, anzi dei manifesti ufficiali del Festival: il Maestro Alberto Burri. UN PARCO SOTTOMARINO PER DIRE: “NO ALLA PESCA ILLEGALE” CHIRURGIA ESTETICA A Talamone nasce La Casa dei pesci Un adolescente su due vorrebbe il “ritocchino” Un museo sommerso con opere d’arte per tutelare fauna e fondali inalmente a Talamone (Grosseto) dopo anni di duro lavoro è stata inaugurata “La Casa dei Pesci”, il primo parco sottomarino dell’arte in Italia. Nato per contrastare le attività di pesca illegale, offrirà anche un habitat per il ripopolamento dei pesci e un’attrazione per il turismo subacqueo. L’ideatore è Paolo Fanciulli, pescatore toscano dall’animo ambientalista, che grazie al contributo e al sostegno di tanti cittadini e associazioni, tra cui Greenpeace, ha trovato una soluzione concreta al problema della pesca a strascico sotto costa, che da anni devasta questo meraviglioso tratto di mare. Per contrastare il fenomeno dell’illegalità sono state impiantate delle barriere artificiali a protezione dei preziosi fondali che si estendono ai piedi del Parco naturale della Maremma. Non semplici barriere in cemento, come quelle già posate nel 2006, ma blocchi di risulta di marmo scolpiti da artisti di fama internazionale come Emily Young, Giorgio Butini, Massimo Catalani e Massimo Lippi. Vere e proprie opere d’arte in difesa del mare. «Da anni pochi pescatori disonesti continuano indisturbati a saccheggiare fondali e risorse marine senza che nessuno faccia niente per fermarli», dichiara Serena Maso, campagna Mare di Greenpeace. «Il progetto ‘La Casa dei Pesci’ è un segno di civiltà: dove le autorità latitano, i pescatori onesti e i cittadini si mobilitano per proteggere l’ambiente in F Molti sono insoddisfatti del proprio aspetto, sette su dieci desiderano somigliare a un attore a chirurgia estetica è ormai diventata una al quale sembra che nessuno voglia moda soprattutto tra le donne dello spettacolo. Ma a voler sottoporsi alla chirurgia plastica non sono più solo gli adulti. Uno studio ha dimostrato che quasi la metà degli adolescenti vorrebbe farsi un intervento chirurgico magari per sistemare il naso od il seno. È quanto emerge da un'indagine tra gli studenti delle scuole italiane presentata oggi dalla Società italiana di medicina estetica (Sime) in occasione del suo 36/o Congresso nazionale, su un campione di 2265 adolescenti adolescenti italiani. La statistica ha mostrato che il 78% delle femmine sono insoddisfatte del proprio fisico, mentre i dati relativi ai maschi fanno segnare il 54%. Un altro dato indica che il 17,7% degli adolescenti vorrebbero migliorare una parte specifica del loro corpo oppure il 15,8% delle ragazze in aggiunta al 3,3% dei ragazzi desiderano sottoporsi alla medicina estetica ed ancora il 5,3% dei maschi contro l’1,9% delle femmine vorrebbero sottoporsi alla chirurgia plastica per sistemare il naso ed il seno. Mentre il 12,6% ammette che i familiari lo hanno addirittura 'suggerito' a loro. Un altro dato interessante è che 3 L cui vivono. Adesso chiediamo che le autorità di controllo locali e il Ministero delle Politiche Agricole, che avrebbero il compito di contrastare la pesca illegale, non si sottraggano alle loro responsabilità e si impegnino seriamente per fermarla». Greenpeace sarà sempre attiva nella campagna contro l’illegalità nei fondali, continuando a sostenere attivamente questo progetto. Sempre al fianco dei pescatori artigianali che pescano in modo onesto e sostenibile. In quest’ottica Greenpeace parteciperà al concorso “Foodies’ Challenge 2015” con il cortometraggio “There She Blows”, che vede la partecipazione straordinaria del grande apneista Enzo Maiorca. Diretto dai registi Francesco Cabras e Alberto Molinari, il video prodotto insieme a Ganga Film e ideato da Massimo Catalani intende portare all’attenzione le tematiche della pesca sostenibile e del rispetto per il mare e per i doni che ci offre. «Tutte le scene sono state girate ai piedi del Parco della Maremma, tra Alberese e Talamone, oltre che a bordo del peschereccio di Paolo Fanciulli, uno dei protagonisti del video», spiega Maso. «Con questo cortometraggio vogliamo lanciare un appello, un invito rivolto ai cittadini e ai consumatori e agli stessi chef: pensate al nostro mare e al pesce che mangiate con più semplicità, sostenibilità e rispetto». Elvira Mami ragazzi su 4 prendono come 'modello' per il ritocchino un personaggio del mondo dello spettacolo che nella società attuale non è certo più il 'divo' irraggiungibile del passato, ma un modello 'reale' e quindi 'raggiungibile', spesso contattabile sui social network o che frequenta la stessa discoteca. Ma avere un modello a cui somigliare, avverte la Sime, «toglie forza alla centralità dell'io e consapevolezza di sè e delle proprie caratteristiche individuali». Spiega Emanuele Bartoletti, presidente del Sime: “A volte le richieste sono autonome, a volte i ragazzi sono spinti dagli stessi genitori e arrivano dal medico lamentando un inestetismo non sempre presente. Essendo questo un trend in aumento riferito con preoccupazione da gran parte dei soci della SIME, la Società ha ritenuto opportuno far chiarezza nella situazione con lo scopo - conclude - di proteggerli da interventi inopportuni e, soprattutto, con l'intento di educarli ad Ch.C. accettarsi».