21º anno - n. 213 - marzo 2012 “... incisioni eseguite con una punta su una superficie dura, per lo più mettendo allo scoperto un sottostante strato di colore diverso...” Direzione, Redazione, Amministrazione: Darfo Boario Terme, vicolo Oglio - Direttore responsabile: Tullio Clementi - Autorizz. Tribunale di Brescia n.3/92 del 10.01.92 - Spedizione in abbonamento postale, art. 2 comma 20/d legge 662/96 - Filiale Bs - Ciclostilato in proprio, Darfo Boario Terme. no amianto: mobilitazione plurale «È inutile / Non c’è più lavoro / Non c’è più decoro / Dio o chi per lui / Sta cercando di dividerci / Di farci del male / Di farci annegare / Com’è profondo il mare / Com’è profondo il mare». (Lucio Dalla) di M. Moles e A. Domenighini Continua la mobilitazione contro la possibile installazione del mega impianto di inertizzazione dell’amianto a Gianico. Come si sa il problema di fondo è certo quello dello smaltimento di questa sostanza molto pericolosa e disseminata su tutto il territorio italiano. Ma questo, ovviamente, non può trascurare un dato irrinunciabile e cioè la sicurezza e i controlli necessari per garantirla. Il progetto presentato non offre, su questo versante, alcuna garanzia. Poiché l’impressione netta, supportata da molti segnali, ci dice che la Regione, soprattutto attraverso i suoi funzionari, stia spingendo perché la struttura venga realizzata e su tempi brevi, è convinzione ormai diffusa che una delle possibili barriere contro questo potere centralistico e molto interessato sia la mobilitazione dei cittadini che in vari modi manifestino il loro dissenso. Per questo il Comitato “No amianto in Valle Camonica” sta organizzando, spesso anche insieme ad alcune Amministrazioni locali, quella di Gianico in particolare, delle iniziative di informazione e mobilitazione. Tre recenti appuntamenti sono stati particolarmente significativi. La prima si è svolta a Pisogne venerdì 17 febbraio nella sede dell’associazione culturale Kag. C’erano molti ragazzi e ragazze, interessegue a pagina 2 una macroarea di montagna per mettersi in proprio? Bruno Bonafini, a pag. 6 BILANCIO DELLA CAMPAGNA “L’ITALIA SONO ANCH’IO” voto e cittadinanza, basta paura! di Liliana Fassa Con la presenza alle fiere per le feste patronali di Breno e di Darfo, il Comitato “L’Italia sono anch’io” di Valle Camonica-Sebino ha concluso la raccolta delle firme per la presentazione di due leggi di iniziativa popolare: la prima mirante alla riforma del diritto di cittadinanza, la seconda indirizzata ad assicurare la partecipazione alla vita politica e amministrativa ai migranti regolarmente presenti in Italia. Costituitosi nell’autunno scorso con il concorso di 18 diverse associazioni del territorio, nei quattro mesi di durata della campagna il Comitato ha allestito VENERDÌ 30 MARZO, ORE 20.45 Capo di Ponte, Cittàdella Cultura: serata di chiusura della rassegna “Fratelli d’Italia” con on. JEAN-LÉONARD TOUADI (parlamentare Pd) IL PUNTO DI VISTA DELLA FIOM-CGIL Delvecchio: la crisi morde di Michele Cotti Cottini Dopo Donato Bianchi (Graffiti di febbraio), incontriamo un altro neoletto segretario di categoria: Gian Luca Delvecchio, a capo della Fiom camuno-sebina. Alla vigilia dello sciopero del 9 marzo, gli chiediamo innanzitutto di darci un quadro della crisi nel settore metalmeccanico nel nostro territorio. Sono ancora numerose le aziende nel nostro comprensorio che hanno aperti percorsi di cassa integrazione. Ed in alcune realtà, purtroppo, situazioni che apparivano temporanee stanno divenendo strutturali, non lasciando presagire nulla di buono. Citando alcune situazioni specifiche, qualche giorno fa è stato sottoscritto un accordo di mobilità per i lavoratori della ditta Besenzoni di Sarnico. Di punto in bianco, qualche settimana prima, l’azienda – pur avendo usufruito sino a quel momento di pochissimi ammortizzatori sociali - aveva segue a pagina 4 più di trenta punti di raccolta in tredici diversi paesi, così da coprire l’intero territorio camuno-sebino da Edolo a Cortefranca. Sono state raccolte 864 firme per la riforma delle norme sulla cittadinanza e 861 per il diritto di voto; di esse solo una trentina non sono state validate o per trasferimento di residenza dei firmatari o per tardivo invio delle certificazioni di iscrizione alle liste elettorali da parte degli uffici anagrafe di alcuni comuni. Al Comitato Regionale della Lombardia sono perciò state consegnate 827 firme valide per la legge sulla cittadinanza e 825 per quella sul voto amministrativo: un contributo importante nel panorama regionale che ha registrato la raccolta di ventimila firme (nello specifico: 19435 valide per la cittadinanza e 18756 per il voto, cui vanno aggiunte altre 2180 firme non certificate). Si sarebbe potuto fare di più? Probabilmente sì, se tutti gli aderenti al comitato avessero partecipato alla campagna con il medesimo impegno e se le forze disponibili avessero consentito un ampliamento dei punti di raccolta. Ma è comunque un risultato importante segue a pagina 5 lavori edili in... 3 dimensioni Guido Cenini, a pag. 3 prosegue il dibattito sui siti archeologici Angelo Fossati e altri, a pag. 8-9 foibe e confine orientale Morandini e Moratto, a pag. 10-11 marzo 2012 - graffiti 2 dalla prima pagina no amianto: mobilitazione plurale sati a conoscere e soprattutto a giocarsi in prima persona per aiutare il Comitato nella sua azione. Si è trattato di una serata davvero importante con la presentazione di alcuni aspetti tecnici specifici, ma anche con riflessioni sociali e culturali, a cui hanno partecipato anche cittadini adulti di altri paesi della Valle. I ragazzi e le ragazze del Kag sono la dimostrazione concreta che anche qui esistono rappresentanti delle giovani generazioni impegnati, consapevoli e soprattutto disponibili ad uscire dall’indifferenza o dal puro dissenso verbale per impegnarsi concretamente sul terreno culturale e sociale. Davvero un esempio lodevole. Sabato 25 febbraio si è svolta invece una manifestazione di massa. Organizzata soprattutto da alcune amministrazioni e concordata col Comitato si è svolta una camminata con cartelli e slogan che ha percorso la strada del fondovalle da Pian Camuno a Darfo. Molti i sindaci presenti con la fascia tricolore, tantissimi i cittadini: complessivamente si pensa poco meno di duemila persone. Presenti persone “normali”: famiglie, bambini, anziani. Insomma una quota significativa di questa Valle si smuove. Ad Artogne, lungo la strada, attendevano il corteo i ragazzini della scuola media col loro Preside e diversi insegnanti. Gridavano alcuni slogan, partecipavano con gesti significativi. Insomma, anche questo è un modo di stare e “fare scuola”: cominciare a sentirsi cittadini di un territorio. A Darfo anche alcune classi della scuola media e della scuola superiore si sono unite al corteo. Il tutto si è concluso con gli interventi dei sindaci di Darfo e di Gianico. Questi ci sembrano gli aspetti da sottolineare: anzitutto la massiccia presenza e condivisione della protesta da parte di molti cittadini. La presenza della stampa e dei mezzi di comunicazione locali, ma anche del telegiornale regionale di RAI 3. Spiace che il servizio sia stato trasmesso solo sul TG delle 14, mentre la sera non si è data neppure la notizia. Il terzo aspetto importante ci pare consista nel fatto che il tutto si sia svolto nella più assoluta tranquillità, senza alcun gesto eclatante o atteggiamenti inutilmente provocatori. «Si può anche discutere, allora, se i termini destra e sinistra hanno ancora un senso. Se bisogna andare “oltre” la destra e la sinistra. O se il governo Monti, per venire alla politica italiana di oggi, è di destra o di sinistra. Ma, a partire proprio dalla comunicazione, dai suoi strumenti e dai suoi contenuti, quello che uno schieramento progressista - laico e cattolico certamente non deve fare è perdere di vista i valori fondativi della propria “constituency”: e cioè l’equità, la giustizia sociale, la solidarietà. Altrimenti, si rischia di sostituire il vecchio catto-comunismo con un cripto-liberismo di nuovo stampo. E potrebbe anche essere peggio». (Giovanni Valentini) Ultimo appuntamento (nel momento in cui scriviamo) lunedì 27 febbraio a Darfo al cinema Garden: un’assemblea informativa sul problema rivolta agli studenti dell’Istituto Olivelli e Alberghiero. Qualche centinaio i presenti, che hanno ascoltato le relazioni di un tecnico del Comune di Gianico, quella di un medico e le conclusioni a cura del Comitato. Ci sembrava importante coinvolgere anche i giovani nella presa di coscienza di un problema che riguarda tutti gli abitanti della Valle. Portarli fuori dalla non conoscenza e dall’indifferenza è un dovere di chi sta lavorando per sensibilizzare su un tema che riguarda la salute e la vivibilità di un territorio. Queste tre iniziative hanno affiancato la campagna di raccolta firme che continua in tutti i paesi, presso gli uffici comunali, nei AVANTI GRAN PARTITO! mercati, nelle feste locali: in particolare, molto proficui sono stati i banchetti per la festa di S. Valentino a Breno e di S. Faustino a Darfo. Sono molto importanti le reti dei collaboratori diffusi sul territorio. A tutt’oggi le firme raccolte sono quattordici mila. L’impegno del Comitato continua, nuove scadenze sono allo studio con il coinvolgimento, anche, della media ed alta Valle, che finora hanno stentato a decollare a livello dei cittadini, mentre tutti i Consigli Comunali hanno deliberato la loro opposizione all’impianto di trattamento dell’amianto. La mobilitazione continua e si concentrerà soprattutto sulla prossima venuta dei responsabili della Regione, che dovrebbero eseguire un sopralluogo sul sito dell’ipotetico impianto. C’è bisogno dell’aiuto di tutti. (a cura di Michele Cotti Cottini) operazione trasparenza (e curiosità) 5 Redditometro. Sono stati pubblicati i redditi 2010 dei Consiglieri e Assessori provinciali. Tra i camuni, Pierluigi Mottinelli (Pd) con i suoi 28.714 euro è uno dei più “poveri”: più bassa della sua dichiarazione solo quella dei leghisti Ruggero Marchioni di Edolo (14.326 euro) e Giuseppe Donina di Ceto (21.348 euro). Più o meno appaiati Corrado Ghirardelli del Pdl (65.094 euro), Mario Maisetti della Lega (68.886 euro), Diego Invernici del Pdl (73.440 euro). Le vette sono raggiunte da Francesco Mazzoli (Udc) con 101.794 euro e Giuseppe Romele (Pdl) con 126.711 euro. Spostando l’attenzione dal Broletto alla Loggia, spicca il reddito di Aldo Rebecchi (153.240 euro), secondo, in casa Pd, solo all’avvocato Alfredo Bazoli (200.657 euro). 5 Dibattito in rete. Mentre la segreteria di zona del Pd è impegnata a partorire quel riassetto politico-organizzativo in gestazione ormai da mesi, i militanti spesso trovano in Internet lo strumento per la discussione e il confronto. Per carità di patria trascurerò di citare le irose invettive fatte circolare via e-mail da alcuni componenti dell’assemblea camuna. Preferisco volare alto riportando alcuni stralci di riflessioni che alcuni compagni di partito hanno consegnato nelle scorse settimane al blog pierangeloferrari.it, commentando uno scenario politico sempre più fluido e al contempo poco rassicurante. Sergio Bonomelli (Darfo), ad esempio, prende la parola all’indomani dello scandalo Lusi: «Abbiamo almeno due gigantesche questioni politiche: la questione morale e la selezione della classe dirigente (non solo delle candidature). E siamo, il nostro partito dico, deboli e reticenti: Tedesco, Frisullo, Penati, Lusi: saranno solo mele marce? […] Serve una riforma radicale degli strumenti della politica. Diversamente verremo anche noi travolti dall’onda dell’antipolitica. E non saremo immuni da colpe». Bettino Patti (Ono S.Pietro) critica la linea montiana di Ferrari: «Sono necessari cospicui investimenti in formazione, ricerca ed innovazione di cui non si vede traccia. Anche per questo, oltre che per ridurre il debito, è necessaria una patrimoniale “pesante”. […] Detassando stipendi e pensioni, si creerebbero le condizioni per una redistribuzione del reddito in grado di far ripartire i consumi, stimolando la crescita e reintroducendo un minimo di equità. Questi dovrebbero essere gli obiettivi di un partito appena appena un po’ riformista. Perché il Pd, compreso il suo gruppo parlamentare, dopo averne parlato a lungo, ora tace su tutto ciò?». Sulla stessa lunghezza d’onda Clemente Facchini (Braone): «Che si possa rivedere l’art. 18, mantenendo però i diritti della persona e del lavoratore scritti nella Costituzione, penso si possa anche fare. Ma se si pensa davvero che il problema di questo Paese sia l’art. 18, o non si è in buona fede o si è fuori di testa. […] Fino a prova contraria ho stima di Monti (forse perché non ne posso più di politicanti arroganti), ma sto ancora aspettando il coraggio di una norma equa. Almeno una. Spero che anche lui non sia servo della ricchezza, come purtroppo se ne vedono tanti nei palazzi della politica». Da Edolo infine arriva addirittura un’autocandidatura al Parlamento; così Federico Armanini: «Se si apriranno le primarie per determinare i candidati alle elezioni politiche, ne vedremo delle belle, altro che correnti interne, sarà un vero uragano… E personalmente, così, per rappresentare in futuro, con umiltà, la bontà delle idee socialdemocratiche – ma senza pretese dogmatiche o di primato ideologico – o almeno ciò che ho capito di esse, mi piacerebbe proprio candidarmi. […] Cordiali saluti, socialisti e pertiniani!». graffiti - marzo 2012 3 MOBILITÀ VALLIGIANA: SUPERSTRADA E FERROVIA avanti come i gamberi quando eravamo ottimisti Nonostante il costo del titolo di viaggio abbia subito un incremento del 20% solo nell’ultimo anno, la politica del trasporto pubblico locale della Vallecamonica e del Sebino, sembra non rispondere alle esigenze dei cittadini. Situazione che rischia di aggravarsi con la soppressione di due Stadler dalla nostra linea, scelta che non permette di potenziare la competitività e lo sviluppo del nostro territorio. Riteniamo pertanto che nel rispetto dell’ammodernamento della flotta, vista l’attuale situazione, sia opportuno garantire e promuovere ai cittadini e ai lavoratori, la piena effettività al diritto della mobilità che non può essere messa in discussione in nome di interessi economici e di prese di posizione che nulla hanno a che fare con gli interessi della Collettività stralcio della lettera inviata all’assessore regionale e provinciale ai trasporti da Cgil e Cisl (confederali e di categoria) del comprensorio camuno-sebino «Ricordo una vecchia storiella di montagna, dove una contadina, assistendo al parto della scrofa, e già pronta a far di conto su quanto avrebbe dato in soldoni l’intiera cucciolata, cominciò a contare i porcellini: e uno..., e l’evento finì lì, con grande delusione per tutti gli astanti. L’Anas comunque in Valle Camonica è già arrivata a due. Sembra ormai certo infatti che in questi giorni verrà inaugurato il secondo lotto della Superstrada (l’unica vera incognita sembra permanga sul tipo di festeggiamento in onore di questo “eccezionale e grandioso” avvenimento e su chi debba tagliare il nastro, mentre è già scontato che per tagliarlo si userà la forchetta). Potenza della tecnologia e del progresso! [...] E intanto i lotti sono già due! Di questo passo, anche se Nostradamus non l’ha previsto, è facile presumere che entro il 2000 si arriverà almeno a Capodiponte, così i turisti potranno ammirare estasiati, assieme alle arti rupestri, anche una costruzione stradale durata oltre un quarto di secolo..., mentre gli economisti appassionati alle evoluzioni sul costo del lavoro potranno esercitarsi sui meccanismi della revisione dei prezzi». “La montagna (camuna) partorisce il topolino”, febbraio 1983, in Tullio Clementi, Il pungolo. Ps: Null’altro da aggiungere, se non un breve ma significativo stralcio dell’altrimenti ottimo Tonino Zana (Giornale di Brescia, 25 febbraio 2012) che, dopo l’esilarante “quadretto di famiglia” («C’è un bel pacchetto di mischia della politica bresciana sul palco blu in mezzo alla galleria, se giocano tutti insieme si aggiudicheranno la partita dell’onore e non si potrà titolare questo articolo con “Scoppio ritardato”, ma, invece con “Anticipo di primavera”...»), aggiunge che, dopo i dovuti accorgimenti tecnici e finanziari «potremmo pensare di sbucare sul Tonale e quindi verso le Svizzere...». Proprio negli stessi giorni in cui, oltre al diaframma sulla Ceto-Capodiponte, esplode anche il... petardo sulla linea ferroviaria Brescia-Iseo-Edolo con il sabotaggio di alcune fra le più importanti innovazioni sull’unica alternativa possibile... verso la Svizzera, appunto. (t.c.) un kaki di Nagasaki, come messaggero di pace anche a Sonico Mentre il giornale è ormai in fase di stampa giunge in Redazione l’articolo di Giacomo Fanetti sulla messa a dimora, il prossimo 6 aprile, di un giovane kaki anche a Sonico (dopo quelli di Bienno e Pisogne, come i lettori certamente ricorderanno), figlio di un sopravvissuto all’immane tragedia di Nagasaki, nell’agosto del 1945. L’apprezzabile iniiziativa – di cui parleremo più diffusamente sul prossimo numero – è promossa e coordinata dal “Tavolo della pace Franciacorta-Monte Orfano”. AMBIENTE & DINTORNI (di Guido Cenini) lavori edili in... 3 dimensioni In Svizzera ci vado da quaranta anni e conosco l’Engadina, per motivi famigliari, ormai abbastanza bene. Già negli anni sessanta nei prati diventati edificabili si mettevano dei pali e delle assi con l’intento di indicare larghezza ed altezza della casa in costruzione, in modo tale da evidenziare ai vicini ed ai passanti interessati quali erano le dimensioni e la fattura del fabbricato. Negli anni, con l’avvento dei computer, oltre ai soliti paletti sono stati collocati dei pannelli illustrativi del progetto in esecuzione. Quindi ogni cittadino era ed è in grado di proporre osservazioni in quanto conoscitore di quel che si vuole realizzare. Sia pubblico che privato. Da noi, in Italia, ma è meglio se parliamo solo della nostra valle, basta un cartello con prestampato il nome del committente, l’esecutore materiale ed il direttore dei lavori. Ah sì, c’è anche la data di inizio e fine lavori. Adesso facciamo due conti. Spesso il cartellone è vuoto, ci sono solo i prestampati, ma non appaiono nemmeno i nomi degli addetti ai lavori. Spesso i nomi non sono i veri mandatari ed i veri esecutori, soprattutto negli appalti pubblici, perchè nel frattempo ci sono stati uno o più subappalti. Non parliamo delle date di inizio e fine lavori. Non si sa mai quando si inizia, figuriamoci se sappiamo quando finisce. Basta pensare allo svincolo dell’ospedale di Esine. Senza acennare alla superstrada. Ma è la stessa cosa per i piccoli appalti nei comuni, dalla fogna alle ristrutturazioni, tanto per citare qualcosa. In Svizzera, come in quasi tutto il resto d’Europa, la ditta che si aggiudica un lavoro ha dei tempi di esecuzione ben precisi. Se va oltre il termine prefissato paga una multa per ogni giorno di ritardi. Questo vale sia per il falegname che monta tre finestre sia per l’impresa che costruisce un tunnel ferroviario (salvo imprevisti eccezionali, sempre citati nei contratti). Se questo valesse anche in Italia tutti gli artigiani e tutti gli imprenditori sarebbero pieni di debiti nei confronti dei privati e degli enti pubblici. Per ultimo, ma non meno importante, nell’era dell’informatica non si capisce perchè non si debba mettere in cartellone anche il disegno, magari anche in 3D, dell’opera in realizzazione, sia essa una casa, una piazza, un parcheggio, uno svincolo, una rotatoria, una superstrada. Con tutti i dati sopracitati a disposizione. Siamo o non siamo entrati nell’era della trasparenza dopo aver visto la denuncia dei redditi dei ministri di Monti? ABBONAMENTO 2012 ordinario: • 15,00 - sostenitore: • 25,00. Gli abbonati sostenitori riceveranno in omaggio un libro sulla Valcamonica. Versare sul c.c.p. 44667335 (intestato all’Associazione culturale Graffiti), tramite l’allegato bollettino. Tanti piccoli sforzi personali possono trasformarsi in una grande risorsa per le prospettive di Graffiti! Ricordiamo inoltre che il bollettino per l’abbonamento al giornale può essere utilizzato anche per l’iscrizione all’omonima Associazione culturale (30 euro), che darà diritto non solo a ricevere il giornale stesso ma anche a farne giungere una copia per l’intero 2012 ad un’altra persona (che dovrà essere indicata, con l’indirizzo). «Dagli anni ’50 e fino ai ’90 - aggiunge - si è costruito a dismisura, con l’obiettivo di vendere il più possibile, senza preoccuparsi del risparmio energetico e neppure di trovare logiche urbanistiche: il risultato sono stati quartieri cresciuti in modo disordinato, con tante piccole aree produttive affiancate da abitazioni, e zone residenziali energivore che sono invecchiate in fretta. Per alcune abitazioni di 40 o 50 anni non è neppure conveniente intervenire con un recupero perché sarebbe enormemente costoso. Allora prendiamo esempio da altri Paesi: si individui ciò che valga realmente la pena ristrutturare, per il resto si entri nella logica di demolire e ricostruire in modo migliore». Ermes Mazzoleni (membro di giunta dell’Associazione artigiani bergamaschi e capo area costruzioni) 4 marzo 2012 - graffiti dalla prima pagina il punto di vista della Fiom-Cgil... da una parte, permettono alle RSU di valutare comunicato di voler procedere al licenziamento Le politiche di Marchionne stanno avendo ril’andamento delle trattative e la qualità delle collettivo di 38 lavoratori su un totale di 130. percussioni anche nelle aziende del nostro terofferte della azienda e, dall’altra, garantiscono Con accordo sindacale, siamo riusciti a concorritorio? Qual è la posta in gioco? ai lavoratori la possibilità di esprimersi tramidare quanto meno che solo lavoratori volontari Non parlerei di espulsione della Fiom: per noi te referendum sugli eventuali accordi che si e incentivati possano essere posti in mobilità, nelle aziende non sono le imprese che possoraggiungeranno. Può sembrare cosa da poco, ma l’utilizzo di altri ammortizzatori sociali no decidere di espellerci, ma, se mai, sono i lama questi percorsi decisi e concordati tra tutte avrebbe tutelato meglio tutti i soggetti coinvolvoratori. Noi esistiamo nelle fabbriche finché le organizzazioni presenti purtroppo non ti. Vi sono anche situazioni diverse, certo. Foresistono i lavoratori che vogliono la nostra sempre vengono applicati. tunatamente in molti casi riusciamo a portare le rappresentanza. Le scelte della Fiat fanno aziende sulle nostre posizioni. Ad esempio alla sentire il loro effetto in tutta Italia ed il nostro Quali principali obiettivi ti poni per il tuo O.m.m.c. di Malonno (22 dipendenti) all’inizio territorio non è escluso. Per il momento ci nuovo incarico? di gennaio si è riusciti a concordare l’utilizzo sono stati solo alcuni tentativi di voler metteLa Fiom in questi mesi è tutta impegnata ad del contratto di solidarietà. re in discussione il nostro ruolo e la nostra evitare che la rappresentanza venga cancellata Il numero delle aziende coinvolte in difficolagibilità sindacale, ma credo che in un futuro e si riduca la democrazia, ed è per questo che tà, pur diminuito rispetto al 2009, è cresciunon molto prossimo, ci saranno sempre più è stata presentata la piattaforma per il rinnoto rispetto al primo semestre del 2011. aziende che tenteranno di metterci ai margini. vo del CCNL, per noi primo strumento di tuCome metalmeccanici della Cgil, nel corso del Da una parte con il pretesto delle divisioni tela per i lavoratori. Inoltre non si può certo 2011 abbiamo sindacalizzasindacali che hanno prodotto “... se passa la logica diversi accordi separati e dal- considerare chiusa la vicenda delle pensioni. to 28 nuove realtà, e nella Prima o poi qualcuno dovrebbe spiegare il per cui le imprese maggior parte dei casi prol’altra con la strumentalizzaperché le aziende condividono l’idea che si possono scegliere con zione della crisi, che genera possa rimanere al lavoro fino a oltre i 70 anni prio perché si era in presenza di una richiesta di utilizchi discutere... sono a preoccupazioni e insicurezze. di età, ma poi chiedono di poter attivare i cozo degli ammortizzatori sorischio la democrazia Se passa la logica per cui sono siddetti prepensionamenti per chi di anni non ciali. In 57 aziende sulle 160 le imprese possono scegliere e la libertà...” ne ha nemmeno 60. Non solo è sbagliato alrealtà dove siamo presenti, con chi discutere, i lavoratori lungare gli anni di lavoro, ma è ancora meno nel corso del 2011 e per molte ancora anche non possono più scegliere i propri delegati o sopportabile quando a farne le spese sono nel 2012, si è fatto ricorso a cassa integraziovotare gli accordi fatti dal sindacati, sono a rimaggiormente i lavoratori dipendenti che ogni ne o contratti di solidarietà. A queste realtà si schio la democrazia e la libertà. mese versano il 33% di contributi per la loro sommano circa altre 50 aziende dove non abpensione futura. Ribadisco che questa misura Quali sono le vertenze più spinose aperte in biamo una presenza di iscritti, ma che hanno non era necessaria, visto che lo stesso INPS questo momento? fatto degli accordi sugli ammortizzatori sodichiara di avere i propri conti in regola. Abbiamo fronti aperti sia per la gestione di siciali con la nostra categoria nel 2011. Per quanto riguarda il nostro comprensorio, la tuazioni di crisi - con accordi quotidiani di rinÈ evidente che la crisi economica non ha ancopriorità è quella di far sentire il nostro sostenovi delle casse integrazioni o più in generale ra placato i suoi effetti. Nei prossimi mesi, se gno ai lavoratori che stanno vivendo situaziosugli ammortizzatori sociali, come dicevo prinon vi sarà una decisa inversione di marcia, ni di difficoltà, oltre che tentare di non perdema -, sia per la definizione di accordi di seconverosimilmente molte aziende che ormai da re ciò che abbiamo conquistado livello, sia in merito al rinanni vivono una situazione di difficoltà di novo di alcune RSU. In que- “... la priorità è quella to. Dobbiamo continuare ad mercato e finanziaria si vedranno costrette a sto momento le vertenze più di far sentire il nostro estendere la contrattazione fare scelte drastiche come quelle di chiudere o aziendale che può permettere delicate e complicate sono sisostegno ai lavoratori di dare delle risposte che punridurre il numero dei lavoratori. Per queste racuramente quella aperta per gioni continuiamo ad insistere che se si deve che stanno vivendo tino al miglioramento delle la Dalmine Tenaris di Costa parlare di riforma del lavoro, è necessario situazioni difficili... ” condizioni di lavoro e a quelle Volpino e quella alla Tassara estendere a tutti le tutele esistenti, limitando il economiche. Ritengo, inoltre, di Breno, dove pur con un ricorso alla precarietà e rafforzando il ruolo importante riuscire a dare le risposte alle donotevole ritardo, stiamo tentando di ottenere del contratto nazionale. Troppo spesso fino mande individuali oltre che a quelle collettive, un rinnovo della contrattazione aziendale. ad oggi ha pagato chi ha già poco o nulla. e, proprio per questo, sto lavorando per auFortunatamente, per entrambe le vertenze, si La Fiom è stata espulsa dalle fabbriche Fiat. mentare la presenza della Fiom nelle varie sono concordati dei percorsi democratici, che, sedi. A tale proposito abbiamo già un recapito nella sede di Iseo tutti i venerdì pomeriggio e nella sede di Darfo il mercoledì e il giovedì postralcio di un comunicato sindacale della Fiom-Cgil meriggio. Fondamentale il contributo di alcuni volontari, in particolare Angelo Rinaldi e AlAbbiamo appreso che la Direzione Aziendale della Mamé sta chiedendo tramite un “questiofredo Zanardini. Altro obiettivo è quello di nario” se i lavoratori si sentono rappresentati dalle Rsu (rappresentanze sindacali unitarie). sfruttare la tecnologia, per migliorare gli Questa richiesta, come già detto nell’incontro avuto nelle scorse settimane, non trova alcuna aspetti comunicativi e recuperare efficienza legittimità ed è addirittura antisindacale. Per spiegare le ragioni sarebbe sufficiente ricordare organizzativa. Dobbiamo riuscire a far capire che tutti i lavoratori si possono candidare nelle elezioni delle Rsu e che queste, sia per diritto meglio alle persone ciò che facciamo e ciò che contrattuale che per le leggi presenti nel nostro paese, sono l’unico soggetto legittimato a svolvogliamo fare. Certo non sarà facile, ma io ho gere il compito di rappresentare i lavoratori. Se questo non bastasse sarebbe opportuno ricorla fortuna di avere nella mia squadra molte darsi che i delegati delle Rsu sono dipendenti dell’azienda e che le regole sono state faticosapersone, primi tra tutti Franco Ballerini e Barmente conquistate per evitare che i sindacati “gialli” o di comodo, cioè quelli che rispondono alle aziende e non hai lavoratori, potessero avere legittimità di rappresentanza. bara Distaso, che con me si stanno impegnan[...] fare i delegati di fabbrica non significa essere in una posizione comoda e non è certo facile) do per dare le giuste risposte. Come dice il ma, come è bene ricordare, qualcuno questo compito lo sta svolgendo e ci mette la faccia... vecchio detto “l’unione fa la forza”. la sindrome “Marchionne” contagia anche la Mamé di Cividate? graffiti - marzo 2012 5 I NUMERI DELLA CRISI IN PROVINCIA DI BRESCIA nel 2011 più di 45mila lavoratori in “cassa” a cura di Osvaldo Squassina (stralcio) La crisi è pesante. Lo sanno bene le lavoratrici ed i lavoratori che hanno già perso il lavoro. Lo sanno bene coloro che sono sospesi dal lavoro in cassa integrazione. È necessario ricercare risposte ai problemi immediati vissuti da migliaia di persone, e individuare le vie da intraprendere per uscire dalla situazione attuale, governando i cambiamenti in corso in modo da evitare che il costo della crisi sia pagato ancora una volta dai lavoratori e dai ceti sociali più deboli. Per fare questo è necessario uno sforzo di conoscenza della realtà in cui ci muoviamo, delle dinamiche che ne hanno caratterizzato l’evoluzione e dei dalla prima pagina voto e cittadinanza... e da non sottovalutare, se si tiene conto che non si è trattato di una campagna “facile”. Per diversi motivi. Innanzitutto perché i temi oggetto della campagna erano scarsamente conosciuti a livello di opinione pubblica diffusa. È stato tangibile l’innalzamento del livello di attenzione allorquando la stampa e i media hanno evidenziato la presa di posizione e le dichiarazioni del Presidente della Repubblica (che ha dedicato ai nuovi cittadini anche un passaggio del suo messaggio di fine anno). Secondariamente per la complessità delle norme che oggi regolano la concessione della cittadinanza a chi non è nato italiano. Non è stato facile ridurre in pillole (cosa indispensabile in una campagna di informazione diffusa) che cosa e perché non funziona nell’attuale ordinamento e quali sono i correttivi proposti. In terzo luogo perché l’ottica con cui sono state avanzate le proposte di legge ha contemplato un ribaltamento della prospettiva con cui sono stati sino ad ora considerati i migranti. Sinora percepiti e presentati quale corpo estraneo portatore di disordine e devianza, la campagna ha invece evidenziato il contributo positivo che già oggi essi danno alla vita economica e sociale del Paese. Dunque non si sono solo raccolte delle firme, ma si è fatta informazione e sensibilizzazione e si è molto discusso. Se ne è ricavata la percezione che una parte significativa della popolazione incontrata è pronta a guardare più in là dell’immediato, anche modificando il proprio modo di porsi nei confronti con lo “straniero”, superando paure e diffidenze, pur in un particolare frangente economico in cui le difficoltà e le ristrettezze potrebbero far insorgere più marcati atteggiamenti di chiusura autodifensiva. Nei prossimi giorni le firme saranno consegnate alle Camere; il già avvenuto incontro di alcuni membri del Comitato Nazionale con la Commissione Affari Costituzionali della Camera fa ben sperare circa l’iter parlamentare delle due proposte di legge. cambiamenti che potranno essere indotti dalla fase di transizione in corso. Questo lavoro è necessario anche per la realtà a noi più vicina, ovvero quella di Brescia e della sua provincia. [...] Se guardiamo i dati storici della Cassa Integrazione della Provincia di Brescia emerge che le ore di cassa integrazione, considerate “normali” e quindi non preoccupanti complessivamente, sono circa 5 milioni annue, coinvolgendo mediamente meno di 5.000 addetti. Dal 2009 (tre anni consecutivi) siamo attorno alle 50.000 persone coinvolte; Nel 2011 le ore di cassa integrazione nella provincia di Brescia sono state quasi 47 milioni e coinvolgendo oltre 45 mila lavoratori (dato medio). La perdita economica dei lavoratori sospesi dal lavoro è stata pesantissima. Le ore di cassa integrazione per la categoria dei metalmeccanici incide sul totale della provincia di Brescia nella misura del 62,15%, coinvolgendo 28.142 lavoratori su un totale complessivo di 45.277 [...]. La maggioranza delle ore di Cassa Integrazione, per oltre i due terzi, riguarda la cassa speciale o in deroga. Questo fatto determina una grande inquietudine sul futuro occupazionale di migliaia e migliaia di lavoratori della nostra provincia. [...] Inoltre i dati della Cassa Integrazione da un «... Nel 1974 ai lavoratori andava il 74% della ricchezza prodotta, la percentuale era scesa al 53% a metà degli anni Novanta e nell’ultimo decennio è ulteriormente diminuita attorno al 45%...». (Rinaldo Gianola) PROFONDO NORD lato evidenziano che la realtà bresciana è caratterizzata da dinamiche e tendenze che sono coerenti con la realtà più generale dell’Italia, ma dall’altro lato in rapporto alla Lombardia, vengono evidenziano maggiori debolezze e criticità della nostra provincia che si uniscono a elementi di debolezza strutturali note. Si tenga presente inoltre che dal 1993 al 2009 l’occupazione in provincia (occupati dipendenti) è cresciuta di 101.000 unità prevalentemente occupate nei servizi, mentre nello stesso periodo l’occupazione nell’industria e nella manifattura è rimasta sostanzialmente stabile. [...] In poche parole negli ultimi vent’anni l’occupazione è cresciuta di oltre 100 mila unità nel campo dei servizi, generando una trasformazione in diversi settori e ciò è avvenuto grazie alla crescita dell’immigrazione. [...] I fattori principali di debolezza posso essere individuati nella dimensione media d’impresa che vede un prevalere di piccole e piccolissime realtà, nel tasso medio di scolarizzazione tra i più bassi della Lombardia, accompagnato da un età media corrispondente all’avviamento al lavoro tra le più basse, nella maggioranza di imprese attive in settori merceologici caratterizzati da uno scarso contenuto tecnologico e di innovazione, che va di pari passo con il dato sul numero di brevetti presentati tra i più bassi a livello lombardo, nonostante Brescia sia una tra le realtà più industrializzate della regione [...]. Il testo integrale (comprese le tabelle) della ricerca di Osvaldo Squassina sul nostro sito internet: http://www.graffitivalcamonica.it (di Michele Cotti Cottini) Cup-Asl: un percorso a ostacoli Vi è mai capitato negli ultimi mesi di dove prenotare una visita medica in Valcamonica? Vi sarete allora accorti dei prodigiosi cambiamenti conseguenti al trasloco del CUP dell’ASL da Ceto a Paternò (CT)... Il Circolo Pd di Ceto s’è preso la briga di annotare su un comunicato la combinazione cervellotica cui sono costretti pazienti di ogni età per arrivare alla mete: «Lo sventurato utente che chiama, prima di giungere ai servizi per la Valcamonica, deve risolvere questi 3 passaggi obbligatori: 1° Passaggio: digitare 1 Milano Città; 2 provincia di Milano o altre province (selezioniamo il 2!). 2° Passaggio: digitare 1 Garbagnate Legnano Monza Melegnano Desio Vimercate; 2 altre province lombarde; 3 altre strutture sanitarie Milano città (selezioniamo ancora il 2!). 3° Passaggio: digitare 0 Bergamo; 1 Brescia; 2 Como; 3 Cremona; 4 Lecco; 5 Lodi; 6 Mantova; 7 Pavia; 8 Sondrio; 9 Varese (questa volta selezioniamo 1!) Tutto questo per sentirci chiedere, dall’operatore finalmente raggiunto (4° passaggio), su quale provincia lombarda intendiamo richiedere il servizio. Poi resta da spiegare all’operatore che noi non abitiamo vicino a Brescia, ma in Valcamonica dove competente per territorio non è l’ASL di Brescia ma quella di Valcamonica-Sebino…». I democratici di Ceto, esprimendo preoccupazione per le sorti del CUP camuno a rischio dismissione e la prospettiva di un centro unico per tutta la Regione, si chiedono: «È questo il modo di valorizzare chi con competenza e alta professionalità ha creato una nicchia occupazionale degna del terzo millennio? Possiamo permetterci di perdere posti di lavoro (che oltretutto coinvolgono soggetti emarginati) in Valcamonica in questo periodo di crisi? Perché dobbiamo avere contemporaneamente in essere due realtà che attuano medesimi servizi pagando due volte? Perché scegliere un servizio che costa di più ed è di qualità inferiore?». marzo 2012 - graffiti 6 LA PROVOCAZIONE DI MACULOTTI NON CADE (NON CADA) NEL VUOTO una macroarea per mettersi in proprio? di Bruno Bonafini nei momenti di crisi (economica sociale e cultuLa macroarea della montagna, propone Giancarlo Maculotti, al posto delle province (davrale, come l’attuale). Ed è stata ampiamente sdoganata anche nelle sue esasperazioni e degevero moriture?). Un’area lombarda vasta, tutto l’arco alpino lombardo, omogenea (?!), quindi nerazioni con l’arrivo sulla scena politica della più forte nel rivendicare attenzione politica, nel Lega Nord, portata, dai voti e dagli opportunismi politici, da sintomo di malessere settoriale determinare gli equilibri e le scelte amministrative, capace di chiedere e di gestire in proprio, (comprensibile) al rango di proposta politica di governo di una società complessa (più difficile al meglio e per sé, le sue risorse, prima fra tutte l’acqua e la ricchezza di energia che ne deriva. da comprendere). Giancarlo dà per scontato che Che accada si può capire (nel “... l’unità infatti è senso che si può analizzare la proposta scatenerà le ire dei benpensanti, trasversalmente. stata possibile anche razionalmente come fenomeGlielo auguro: la discussione no); perchè debba diventare con l’attuale confila nostra cultura, si può capiaccesa dà forza al tema. Ma gurazione istituziore di meno. Almeno per chi credo che lo scetticismo, più nale, quando la che lo stupore scandalizzato, non ama le chiusure particomontagna ha saputo laristiche. E ne vede le velleipossa essere la reazione prima smuovere sensibilità tà e l’anacronismo. dei “benpensanti”. e trovare alleanze. ” Ma siamo nel generale. Che Non stupisce innanzitutto che però può trovar forza anche ognuno, nell’Italia di oggi, cercon qualche osservazione più “pratica”. chi di “tirare l’acqua al suo mulino”. Ovvero L’omogeneità prima di tutto. Le aree alpine che chi si ritiene detentore di una risorsa, o di sono davvero omogenee? A parte l’orografia, i una rendita di posizione, la voglia prima di tutloro bisogni ed il loro tipo e grado di sviluppo to per sè. E ne enfatizzi il valore specifico a coincidono? Vivono la stessa emarginazione e scapito di quanto valga il contesto, la collettivilo stesso spopolamento? Le Valli come i comutà più ampia, alla valorizzazione delle risorse ni? Ponte di legno come Lozio? particolari. Non stupisce perchè in una certa La logistica poi. Un’unità amministrativa è misura è una pulsione istintiva, che si acuisce le montagne si parlano «[...] È indispensabile che vi sia un ente intermedio di natura politica ad elezione diretta tra la Regione e i Comuni. Non è credibile una proposta, in una Regione come la nostra dalle dimensioni pari a quelle di diversi stati europei, di un assetto istituzionale che preveda solo due livelli: il Comune e la Regione. Il ragionamento sull’ente intermedio va però sviluppato intorno a una logica di area omogenea geograficamente e socialmente. La provincia alpina lombarda è una ipotesi da indagare. Le Comunità Montane, come centri decisionali decentrati di una macroprovincia alpina, come centri di sintesi delle istanze delle Unioni dei Comuni, come istituti che assorbono i Bim, possono continuare a svolgere un ruolo fondamentale. Il tutto in un regime di vera autonomia dove, fissati i confini e i costi massimi tollerabili, ognuno si gestisce con le regole e gli statuti che ritiene più validi e opportuni per il suo territorio. [...] Si ritiene assolutamente importante rivendicare per la montagna la piena attribuzione delle sue risorse fondamentali come l’acqua e l’ambiente. In tal senso la montagna rivendica per la produzione di energia idroelettrica la titolarità del demanio idrico. Per quanto riguarda la valorizzazione dell’ambiente si ritiene importante avere deleghe piene per la pianificazione e programmazione del proprio territorio. [...] L’auspicio è che le valli si parlino e comincino a stabilire una piattaforma comune per poter diventare interlocutori seri ai livelli più alti (ciò che oggi frantumate, divise, scoordinate, pianurocentriche non sono). dal documento che verrà presentato e discusso a Edolo, nella mattinata di sabato 10 marzo, nell’ambito del convegno sulla montagna, con una relazione del sociologo Aldo Bonomi anche centro di servizi, di pianificazione e di gestione, come lo è la Provincia oggi, territorialmente centrata sulla città che ne è storicamente e logisticamente baricentro burocratico ed economico: la nuova configurazione trasversale quali e quanti problemi porrebbe, dall’individuare il centro prima di tutto al renderlo davvero funzionale poi? Il peso politico. Se vale il principio del voto uguale per tutti, e non si vede come possa non valere, comunque lo si aggreghi il peso elettorale della montagna lombarda quello è e quello rimane, in termini quantitativi: meno di un terzo dell’elettorato lombardo. Unito può valere di più? Certo, l’unità infatti è stata possibile anche con l’attuale configurazione istituzionale, quando la montagna ha saputo smuovere sensibiltà e trovare alleanze, imprescindibili, con altre rappresentanze culturali e geografiche, quando istituzioni e partiti si ponevano il compito di mediare tra bisogni e interessi diversi non di lisciare il pelo ai più forti tra questi. La politica per la montagna degli anni ’90 ( e la legislazione conseguente) sono lì a dimostrarlo. Occorre cambiare tutto dell’ingegneria istituzionale periferica perchè questo accada di nuovo? Se pur ci si riesce, nulla ci dà certezza del risultato per la montagna, che anzi potrebbe perfino in tal modo formalizzare la sua diversità e la sua marginalità. Questo non comporta che si debba difendere l’attuale pletora di Enti così come sono, Province e Comuni, con le conseguenti insopportabili diseconomie. O che non serva un Ente intermedio tra Regione e Comuni. Urgono coraggiose sforbiciate e intelligenti messe a punto, che possono far meglio e prima di palingenetiche formule, tutte da verificare. Infine, ragionando più prosaicamente, e guardando alla Valle, è probabilmente più confortante essere membro povero di una famiglia larga e ricca (come la nostra Provincia), se in essa si riesce a tener vivo il senso dell’appartenenza e la solidarietà, piuttosto che far famiglia a sè, coltivandosi legittime speranze e l’orgoglio delle proprie risorse, ma anche col fardello di ritardi e bisogni pesanti in un mondo che corre veloce. Edolo: “Quale futuro per l’ospedale di montagna?” È il titolo con il quale Cgil e Cisl di Valcamonica Sebino hanno promosso un convegno a Edolo, nella serata di venerdì 2 marzo u.s. per discutere, appunto, sulle prospettive del piccolo ospedale di Edolo che pare stia entrando in una pericolosa prospettiva di “smobilitazione”, come afferma il segretario della Cisl valligiana, Francesco Diomaiuta il quale, dopo aver denunciato una riduzione di professionalità in seguito agli ultimi pensionamenti non sostituiti, paventa il rischio che l’«unica struttura sanitaria in un territorio montano ricco di Comuni di gronda e di valli laterali» possa trasformarsi in un puro e semplice «ricovero riabilitativo». Prospettiva non certo allettante, che fa quindi chiedere al sindacalista se «è davvero questo l’esclusivo bisogno di Sanità dell’alta Valcamonica?» graffiti - marzo 2012 l va a r a e a v a f la FISCO BRESCIANO qualcosa si muove... È vero, qualcosa si muove, anche a Brescia, finalmente, sul decisivo e doloroso terreno del contrasto all’evasione fiscale. Non solo in Emilia Romagna, che dai dati ricordati sul numero scorso risultava quasi l’unica realtà ad avere risposto nel 2011 in modo adeguato alla chiamata nazionale perchè i Comuni collaborassero alla segnalazione degli evasori di maggior evidenza. Collaborazione tra l’altro “compensata”. Per necessità (i tagli, ahimé) o per virtù (sopraggiunta, a contagio, col nuovo governo) sono ben 64 i Comuni della nostra provincia che hanno aderito per il 2012 all’invito alla collaborazione avanzato dall’Agenzia delle finanze. Che oltretutto fornisce “formazione” al personale che ogni Comune vuole adibire all’accertamento. Una vigilanza ed una segnalazione, quelle dei Comuni, che si vuole non grossolana o umorale, ma basata su raccolta e analisi di dati, economici fiscali contributivi, su attività economiche e professioni del Comune stesso, che la territoralità e l’informatica rendono di facile reperimento e confronto. Per legge, quanto così recuperato nel 2012 entrerà integralmente nelle casse del comune. Una possibilità concreta di integrare risorse sempre più magre senza far pagare sempre gli stessi. E un impegno di equità di buona sostanza civica. (b.b.) SERVIZI REGIONALI il costo del risparmio Si può anche capire la scelta ultima della Regione Lombardia sull’assistenza agli anziani nelle strutture pubbliche. Che, s’è deciso, dovrà vedere il contributo delle famiglie al costo sostenuto dal pubblico, là dove la famiglia (coniuge o figli anche fuori casa) abbia una si- GRAFFITI via Silone, 8 (c/o Tullio Clementi) 25040 DARFO BOARIO TERME [email protected] http://www.graffitivalcamonica.it 7 tuazione di reddito o di patrimonio adeguato. Decisione valida per ora solo parzialmente e in via sperimentale per 15 comuni della Regione, già individuati e coinvolti. Quel che non quadra, in una logica di risparmio, è il costo sconcertante della sperimentazione. L’agenzia Ernst & Young e la società Axteria spa di Milano, al “modico” compenso di 4 milioni e 150mila euro più Iva, hanno fornito «assistenza tecnica a supporto dell’attuazione delle politiche regionali di evoluzione dei Servizi sociosanitari e sociali». Uscendo da burocratese, vuol dire che hanno elaborato le norme del provvedimento, cosa che di solito fanno gli uffici e i funzionari della Regione stessa, stipendiati per questo, appunto, come hanno rilevato gli stessi sindacati interni e molti addetti ai lavori, dall’Anci regionale alla minoranza di centrosinistra. Un incarico esterno inutile e costoso nel contesto di provvedimenti in cui si cerca il risparmio perfino sui disabili. Un costosissimo risparmio, insomma. In cui alla generosità per alcuni fa riscontro il rigore per altri. (b.b.) VALSAVIORE (E VAL MALGA) la Resistenza... continua Prendendo spunto dalle ultime iniziative volte alla costituzione del Museo della Resistenza in Valsaviore, Pier Luigi Fanetti (già noto ai lettori per alcuni significativi contributi) ha suggerito alla Proloco di Sonico di «collaborare al progetto per la parte che riguarda la Resistenza in Val Malga, dove è caduto il partigiano Francesco Troletti». Aggiungeremmo, di nostro, che la Val Malga è stata anche uno dei luoghi da cui sono passati i primi partigiani – salendo i ripidi crinali verso il “Pian della Regina” e, quindi, scendendo verso le malghe sul ZUCCHERO, PEPE E SALE (a cura del cuoco) ZUCCHERO Devono essere contente e felici le ragazze del CCTC, Ninì e Bibi, dopo aver visto il loro Sciamano e Showman riconosciuto a livello nazionale tra gli eventi di maggior prestigio e davanti a manifestazioni molto più note. SALE Minini commissariato? La Lega di Angolo sotto osservazione per le beghe interne con Maisetti? Bossi contro Maroni a livello locale. Sembrerebbe da non credere. PEPE Manella, il sempre promettente sindaco di Capo di Ponte, non riesce a far smantellare una stalla ed un parco fangoso con qualche mucca ridotta all’osso dal centro del paese, proprio a ridosso del cartellone dell’UNESCO: Capo di Ponte, centro turistico culturale. Manca solo il Gabibbo a denunciare lo stato di obbrobrio con cui si presenta la capitale mondiale delle incisioni rupestri. versante della Valsaviore –, per partecipare alla costituzione della 54ª Brigata Garibaldi, nell’autunno del 1943. (t.c.) CERVENO la “Via Crucis” e le fonti Il Comune e la Parrocchia di Cerveno organizzano un corso di approfondimento per accompagnatori turistici avente come tema “Le rappresentazioni della Passione e le fonti evangeliche”. Il corso comincerà lunedì 16 aprile e si svolgerà dalle ore 20.30 alle ore 22.00. Si articolerà in 5 incontri a cadenza settimanale presso la Biblioteca Civica di Cerveno. Alla fine del corso, previa frequenza almeno di almeno il 90% delle lezioni, verrà rilasciato un attestato di partecipazione. Le iscrizioni, su apposito modulo, dovranno pervenire agli uffici comunali (segreteria organizzativa: Michela Taboni) entro mercoledì 31 marzo versando la quota di 30 euro. Il numero massimo di iscritti ammesso è fissato a 50, il minimo a 15. «Acquistare una maglietta a qualsiasi ora del giorno e della notte, certo, è una bella comodità. Ed è anche un bel vantaggio pagarla meno del solito, se si può comprarla in un grande esercizio commerciale che ha forti economie di scala. Ma tutto questo ha un costo. In termini di alterazione degli stili di vita, di deterioramento dei processi di socializzazione, di lacerazione della trama del tessuto produttivo, di riduzione delle reali opportunità di scelta, di incisione nelle garanzie effettive e concrete (quelle che contano davvero) dei lavoratori». (Massimo Luciani, “L’Unità”) È aperta la campagna di abbonamenti 2012. Quest’anno c’è un modo in più per rinnovare l’abbonamento a Graffiti: rivolgersi al referente del proprio Comune o della propria zona. Qui riportiamo un primo elenco dei lettori e redattori che hanno dato la loro disponibilità a fare da antenna e punto di riferimento del giornale (si accettano nuovi volontari a : [email protected]). Alta Valle: Monica Chiappini Artogne: Marino Cotti Cottini Berzo Inferiore: Gabriele Scalvinoni Bienno: Maurizio Gino Morandini Breno: Guido Cenini Ceto: Agostino Mastaglia Capo di Ponte: Francesco Ferrati Darfo Boario Terme: Tullio Clementi Edolo: Rosy Masnovi Gianico: Alessio Domenighini Lozio e Malegno: Fabio Baffelli Malonno: Felice Bona Ono S.Pietro: Valerio Moncini Ossimo: Wilma Francesetti Pisogne: Ernesto Fenaroli Piancamuno: Roberto Bariselli Maffignoli Valsaviore: Valerio Gozzi 8 marzo 2012 - graffiti pitoti/1: soldi spesi male, questo è il problema di Angelo Fossati* Gentile direttore, dopo l’articolo I have a israeliani e per l’arte rupestre della Valca- moso periodo della “cultura assediata”? dream dell’amico G. Maculotti e della re- monica che, malgrado i più di 100 articoli A me sono sembrati solo espedienti in plica di U. Sansoni, Le chiedo di dare pubblicati prima del 1956, in cui si elenca- fondo usati anche dai politici per farsi spazio anche a me. Non condivido le loro no quasi tutti i siti con arte rupestre cono- propaganda e alcuni ricercatori ci hanno riflessioni. Come studioso non sono af- sciuti e frequentati dagli studiosi anche marciato sopra pure loro. fatto “impegnato a denigrare” i colleghi, oggi, a leggere nelle pubblicazioni di Anati E intanto non si finanzia la ricerca e i solnon parlo male di nessuno dal punto di pare che la “civiltà camuna” sia stata sco- di vengono impiegati per pubblicare rivivista personale, ma se mi si chiede che perta da lui. Peccato che il Parco Nazionale ste patinate che non servono a nulla se cosa pensi delle loro proposte scientifi- di Naquane venisse istituito l’anno prima non a farsi vetrina e pubblicità. Soldi speche, allora sì, mi sarò anche espresso cri- del suo arrivo in valle (1955). si per nulla, a mio avviso, quando oggi ticamente, ma la denigrazione è ben altra Nel 1988 Mila Simões de Abreu, Ludwig Internet è lo strumento migliore (e gratuicosa. Piuttosto sono impeJaffe ed io lasciammo il to) per queste operazioni di sola facciata. gnato a divulgare le ricer“... siamo riusciti, in Centro Camuno di Studi Vogliamo parlare dell’UNESCO? Che cosa che mie e dei miei allievi atPreistorici perché non ne si è fatto sino ad ora? Il piano di gestione è questi 24 anni di traverso pubblicazioni e condividevamo più l’espe- rimasto al palo, dopo quasi sette anni dalla esistenza de “Le convegni scientifici. Orme dell’Uomo”, ad rienza scientifica e i metodi sua conclusione: abbiamo visto ben pochi Meno male che la pensiagestionali. Non abbando- risultati e non credo sia solo colpa della criorganizzare convegni nammo però la valle, come si economica. Il biglietto unico per poter acmo diversamente tra le vainternazionali, gior- avevano sempre fatto i ri- cedere ai diversi parchi è rimasto un sogno. rie “scuole di pensiero arnate di studio, mostre cercatori che non erano più I corsi di formazione per le guide sono stati cheologico”, altrimenti saitineranti in Italia e remmo ancora fermi alle d’accordo con i metodi di organizzati e vengono spesso svolti senza all’estero..” cronologie di Anati (cioè al Anati. Restammo qui per l’aiuto di chi dovrebbe favorirli. Si finanzia1975) o, magari, penseremcambiare le cose. Da allora no progetti per creare imprese turistiche e mo ancora che tutto sia da datare in bloc- le differenze scientifiche tra le nostre scuo- didattiche invece di favorire quelle già esico all’età del Ferro come credevano Bat- le sono andate via via evidenziandosi. stenti. Si continuano a produrre cartelloni taglia, Laeng, Marro e Süss. Tutto ciò è ben noto in campo nazionale pubblicitari dei siti, ma non si fa nessuna Non ci sono tante scuole in Valcamonica, ed internazionale, ma pare che la valle non seria politica per attirare il turismo culturale se parliamo degli studi sull’arte rupestre. se ne sia accorta: lo testimonia l’impari so- in Valcamonica. I parchi ormai ci sono, ci Solo due come è evidente dalla produzio- stegno economico offerto da sempre dalla sono i musei, ci sono anche le guide formane scientifica prodotta. La scuola di Anati politica locale e regionale al Centro Camu- te che potrebbero portare i turisti a visitarli. (Centro Camuno di Studi Preistorici) e no, e spesso non per finanziare la ricerca, Quello che manca sono i turisti e questi quella di de Marinis (e della Cooperativa ma per coprire i debiti causati da politiche non verranno se non si fa qualche azione Archeologica Le Orme dell’Uomo). Le de- di spesa dissennate. Malgrado gli scarsi o importante. È questo quello che non va, cine di tesi di laurea prodotte da quest’ul- inesistenti finanziamenti a nostro favore, caro Giancarlo, altro che divisioni tra le tima sono a disposizione nella biblioteca siamo riusciti, in questi 24 scuole. E non credo che in “... si continuano a della Cooperativa a Cerveno. Sono anche anni di esistenza de Le Orme valle ci sia bisogno di perprodurre cartelloni numerosi gli articoli su riviste scientifiche dell’Uomo, ad organizzare sonalità “aristocratiche” o pubblicitari dei siti, ma carismatiche. Ne abbiamo nazionali ed internazionali. Ogni anno ab- convegni internazionali, giorbiamo diversi laureandi che seguiamo, nate di studi, mostre itinerannon si fa nessuna seria già avuta una che non ha anche insegnando i metodi di studio nelle ti in Italia e all’estero, a pubpolitica per attirare il creato sequela scientifica, campagne scuola a Paspardo. A questi blicare articoli, libri e monoa mio avviso. turismo culturale in studenti viene data l’occasione di contri- grafie e a costruire una delle Anni fa facemmo girare in Valcamonica...” buire alle ricerche anche in altri progetti e pagine web di arte rupestre Valcamonica un questiodi pubblicare articoli. più viste nel mondo (www.rupestre.net). nario sull’arte rupestre, per capire cosa Il nostro lavoro scientifico consiste pro- Penso che le novità apportate dalla nostra pensassero davvero gli attuali camuni dei prio in questo: ricerca (con concessioni scuola siano stati il motore del rinnovato “pitoti”. Ne emerse un quadro confortandate dagli organi dello Stato preposti) e interesse per la ricerca anche nell’altra te, sia dal punto di vista delle conoscenze pubblicazione dei dati attraverso lavori scuola, facendo riaccendere il dibattito sia da quello della comprensione del posspecifici, di sintesi, in mostre, convegni, sull’arte rupestre, dopo che dal 1975 si era sibile traino per l’economia della valle. Ma conferenze. Senza questa sequela non assopito per circa 20 anni. se si va a vedere quanti visitatori avesse il esiste lavoro scientifico. [...] Devo confessare che mi ha un po’ Parco di Naquane nel 1983, dopo la grande Forse il nostro lavoro non è abbastanza stupito l’accusa della presunta litigiosità mostra di Milano dell’anno prima, e si noto, ma il problema è che la ricerca seria tra i vari gruppi archeologici, soprattutto guardano i numeri di oggi, si capisce non desidera farsi pubblicità, al contrario perché viene da chi fa politica, ramo che quanto poco sia stato fatto in termini di indi chi in Valcamonica continua a dare in don Sturzo amava definire il campo delle vestimenti in questo settore. Perché? Crepasto ai giornali notizie su meravigliosi ri- “divisioni”. Il problema che vedo è che do di avere elencato sopra le risposte. trovamenti, anche se spesso si tratta di tante volte l’arma della litigiosità e della Angelo Eugenio Fossati cose già scoperte tempo prima, oppure mi- polemica è stata usata proprio dalla politi- * Docente di Preistoria e Protostoria presso nori ma la cui importanza viene ingigantita ca per contrastare questo o quel ricerca- l’Università Cattolica del S. Cuore sedi di a dismisura per motivi pubblicitari. tore. Non faccio nomi ma tutti sappiamo a Milano e Brescia. Presidente della Cooperativa È successo per siti archeologici nei deserti cosa mi riferisco. Vogliamo parlare del fa- Archeologica “Le Orme dell’Uomo”, Cerveno. graffiti - marzo 2012 9 pitoti/2: dopo Anati ci serve un tecnico (lettera firmata) Negli scorsi numeri di Graffiti Giancarlo Maculotti, Umberto Sansoni (ed in parte anche Alessio Domenighini) hanno riflettuto sullo stato di salute della ricerca archeologica in Valle e sulle potenzialità ancora inespresse del turismo culturale. Tutti ragionamenti interessanti ed utili, ma solo di striscio è stato toccato l’argomento forse più importante della questione legata alla ricerca, ovvero lo stato di salute dell’ente deputato per antonomasia allo studio dell’arte rupestre, grazie al quale nel 1979 il nostro patrimonio è entrato a far parte della prestigiosa lista Unesco. Il Centro Camuno di Studi Preistorici, nel silenzio dei media e nel totale disinteresse dell’opinione pubblica, sta infatti attraversando il momento più difficile dalla sua nascita: come tutti forse non sanno è al minimo dell’attività culturale, della credibilità internazionale ed è pure in una crisi economica paurosa, con debiti imponenti verso le banche e con finanziamenti a fon«Da dove ripartire, per fermare la dittatura dell’incuria? Dalla scuola: da lì occorre ricominciare. Se è vero che la nostra stessa identità è definita dai nostri tesori artistici e paesaggistici al punto che noi italiani per gli altri “siamo” la torre di Pisa e Rialto e Pompei, la storia dell’arte via via più maltrattata (“sarà possibile diplomarsi in Moda, Grafica e Turismo senza sapere chi sono Giotto, Leonardo o Michelangelo”, si indigna Tomaso Montanari sull’ultimo bollettino di Italia Nostra) deve essere materia di interesse nazionale. E permeare i nostri figli fin dalle elementari. Investiamo sulla bellezza e sulle teste: è un affare». (Gian Antonio Stella) ridateci la rosa! La notizia l’ha trasmessa il TG3 regionale. Su proposta di Renzo Bossi, il coltissimo figlio del grande padrone, la Lega sta facendo una battaglia, udite, udite, culturale, storica e politica.Vuole cambiare il simbolo della Regione. È impegnata a far togliere la rosa camuna, un simbolo molto presente nelle nostre incisioni rupestri, per sostituirla con l’immagine di un santo che, secondo i leghisti, sventolava su un vessillo del carroccio. Certo, è troppo pretendere che i seguaci di Renzo Bossi sappiano cosa rappresenti la rosa camuna o cosa siano le incisioni rupestri della Vallecamonica. Ci piacerebbe sapere cosa ne pensano di questa eroica battaglia i leghisti camuni che contano: i vari Caparini, Monica Rizzi, Maisetti, Minini, Ghiroldi e magari anche le migliaia di camuni che hanno votato il figlio del capo. Tutti inginocchiati e obbedienti ai piedi del grande Trota? Alessio Domenighini do perduto da parte degli enti comprensoriali (circa 50mila euro annui) per evitarne il collasso e dover portare i libri in tribunale. Inoltre, di recente – prima volta nella storia – si è dimesso dal ruolo di direttore il fondatore Emmanuel Anati, per alcuni a causa di motivi personali (la manifesta intenzione di avviare un contenzioso contro la sua creatura circa i diritti d’autore delle pubblicazioni autografe), per altri a causa di incomprensioni e scarso sostegno, soprattutto dal mondo politico, attorno alla sua (logorata) leadership. Indipendentemente dalle vere motivazioni, che fare di fronte a questo stallo che rischia di fare più male che bene e che continua a sprecare risorse pubbliche che sono peraltro destinate a finire alla luce dei tagli e delle sempre meno disponibilità economiche in capo agli enti locali? Chi dopo la gestione Anati sarà in grado di guidare il CCSP? Nel Consiglio di gestione – in cui peraltro siedono anche i rappresentanti delle istituzioni a fare da garanzia agli impegni economici coraggiosamente assunti dagli enti comprensoriali – pare si prospettino due soluzioni: da una parte promuovere uno studioso di lungo corso appartenente alla vecchia guardia, già operativo ed in vista all’interno della struttura, e dall’altra una soluzione esterna, un papa stranie- FUOCO FATUO ro fuori dalle beghe locali, che sappia portare novità, cambiare aria, dare un’impronta nuova e metaforicamente svecchiare quegli uffici che, nonostante la moderna sede alla Cittàdella Cultura di Capo di Ponte, sanno ancora di marcio e continuano a puzzare anacronisticamente di fumo. Meglio se in silenzio, in punta di piedi e con discrezione. Non un contabile atto solo a tenere a bada i cordoni della borsa (a questo, da anni, con uno spirito di abnegazione totale e con numeri da prestigiatore, ci pensa il presidente Umberto Cerqui), bensì ad un rilancio totale nei contenuti e nelle forme. Certo la struttura (il Governo Monti insegna), dovrà essere più snella, con il personale strettamente necessario e l’esternalizzazione secca delle progettualità tecniche e grafiche, oltre che alla totale eliminazione del distaccamento/ filiale di Niardo, quel Dipartimento Lombardia frutto di incomprensioni (e compromessi) dei galli del passato, che moltiplica i costi e crea sovrapposizione di ruoli e di competenze (non dimentichiamoci che a ben altri livelli istituzionali l’ardua impresa di superare il dualismo di Bim e Comunità Montana è stata raggiunta con successo). Chi dopo Anati allora? Sicuramente il miglior identikit è un Monti tecnico, un uomo parco, umile e pacato, ma molto, molto deciso. (a cura di Stefano Malosso) la nave-slitta racconta Il Carnevale è, nella tradizione popolare e letteraria, la festa che inverte i poli opposti. Ciò che solitamente rappresenta l’alto scivola, per un giorno, verso il basso; per conseguenza, ciò che è comunemente catalogato come “basso” e che viene relegato agli ultimi posti della scala sociale ottiene la sua rivincita e si può innalzare verso il vertice. Il garzone di bottega può disporre del proprio re come di un suddito qualsiasi. Il riso e l’umorismo caratterizzano questa giornata che, attraverso l’uso del paradosso, serve a ricordarci come funziona la nostra società, ieri come oggi, dando voce – attraverso una risata inarrestabile – a chi è vittima dell’ingiustizia, del sopruso e del pregiudizio. A questo, inevitabilmente, ho pensato quando ho saputo del laboratorio creativo di maschere e costumi di Carnevale voluto dalla Cooperativa Sociale K-Pax per coinvolgere 14 profughi che, dopo l’inverosimile esperienza nella struttura di Montecampione, risiedono attualmente nei paesi di Artogne, Piancamuno e Pisogne grazie al progetto Accoglienza Diffusa e all’impegno di tanti volontari. Un laboratorio creativo, quello ideato e seguito passo per passo da Paolo Geroldi e dalla sua compagna Marisa, che ha coinvolto attivamente i ragazzi nella realizzazione delle maschere per la creazione di un gruppo di Carnevale incentrato sulla figura della nave-slitta, che racchiude metaforicamente l’esperienza di questi profughi: da un lato la nave (il viaggio dalla loro terra d’origine fino a Lampedusa), dall’altro la slitta, che rappresenta il viaggio, decisamente più costruttivo, che dall’esilio di Montecampione li ha portati nei paesi della vallata. Quattro incontri pomeridiani che sono stati così per i ragazzi non solo l’occasione per sperimentare tecniche creative e artistiche attorno a materiali “poveri” come il cartone o vari tipi di stoffa recuperati, ma anche – e soprattutto – di riflettere sulla propria storia personale, sulla propria condizione di “profughi”, sul proprio futuro: un nuovo strumento per raccontare e raccontarsi. Racconto che, lo scorso 19 febbraio, è diventato pubblico quando i ragazzi hanno partecipato come gruppo mascherato alla sfilata di Carnevale di Darfo Boario Terme, sfilando nelle strade del paese in mezzo ad una vasta folla di curiosi che li hanno accolti prima con sorpresa, e poi con entusiasmo. Cavalcando cammelli e mucche di cartapesta, agitando la nave “Lampedusa Crociere”, con la testa infilata dentro una televisione di cartone, e soprattutto vestiti da poliziotti italiani, ci hanno ricordato, mentre lanciavamo loro qualche coriandolo, che il Carnevale esiste esattamente per sovvertire gli ordini precostituiti e per dare una voce a chi troppo spesso viene zittito. marzo 2012 - graffiti 10 INCONTRO CON LA STORICA ALESSANDRA KERSEVAN A PISOGNE foibe: tra storia, mito e revisionismo storico di Maurizio (Gino) Morandini Si è tenuto lo scorso 12 febbraio, presso la sala civica “A. de Lisi di Pisogne”, l’incontro di approfondimento sul tema delle foibe, organizzato dagli Amici di Radio Onda d’Urto di Valle Camonica in collaborazione con l’associazione culturale Kag. La decisione di trattare un argomento così scomodo è venuta dalla constatazione che, a partire dall’istituzione del Giorno del Ricordo di alcuni anni fa, è iniziata una massiccia campagna mistificatoria, volta a stravolgere i fatti storici per riabilitare una delle tante pagine buie del ventennio. Vecchi e nuovi fascisti, partiti della cosiddetta destra moderata, televisioni e giornali compiacenti, ma anche una certa parte della sinistra istituzionale: tutti si affannano, nei giorni precedenti il 10 febbraio, a condannare, ricordare, vendere come un motivetto buono per ogni stagione il mito degli italiani brava gente, esprimere cordoglio per le migliaia di nostri connazionali infoibati o costretti all’esilio. Così le cifre si sprecano e si rincorrono, mai certe, sempre vaghe, pompate, ritrattate, e dimostrano soltanto che l’operazione non è di recupero della memoria storica, ma di pura demagogia. E la sinistra tace, si vergogna, vittima di una sorta di inferiorità culturale che da troppo tempo la porta a rincorrere le parole d’ordine della destra, quasi dovesse chiedere scusa per il proprio passato, da nascondere o rinnegare. Invece delle foibe è necessario parlarne, con pacatezza e con fermezza, ricercando i dati e mostrando i documenti, ricollocando il fenomeno nel contesto storicopolitico che gli è proprio. È quello che si è cercato di fare durante la serata di Pisogne, in cui è intervenuta la storica friulana Alessandra Kersevan, che da molti anni si occupa di questo tema. La Kersevan ha fin da subito spazzato via uno dei luoghi comuni più conosciuti, e lo ha fatto rispondendo a una semplicissima domanda: perché, per oltre sessant’anni, in Italia non si è parlato di foibe? La Kersevan ha definito il fiume Tagliamento una specie di muro di Berlino del silenzio; a Trieste e in Friuli in generale si è discusso intorno alle foibe fin da subito, a cominciare già da prima della fine della guerra. E perché allora nel resto del nostro Paese nessuna eco di questo dibattito è giunto prima del nuovo millennio? Perché quello delle foibe non è stato altro che un fenomeno locale, conseguenza della violenza generata dalla guerra voluta dal nazismo e dal fascismo, di dimensioni pressoché analoghe a episodi simili accaduti negli altri territori occupati a Liberazione avvenuta. Perché a Roma non si parla mai di Cevo o di Rovetta? Semplicemente perché sono fatti, seppur importanti, di carattere locale. La Kersevan ha argomentato le sue tesi con documenti originali, quasi tutti tratti dall’archivio del Regio Esercito Italiano, oppure da quelli degli eserciti alleati. I corpi nelle foibe sono stati cercati, e trovati, già allora, e i dati che si possono tranquillamente consultare conteggiano circa tra i 700 e gli 800 ritrovamenti. Qualcuno potrà ribattere che sempre di morti si tratta: questo è vero, però se si considera che molti erano combattenti regolari caduti in azione, e che processi sommari, comunque tutti a fascisti, sono stati comuni a tutto il continente europeo, la teoria dei barbari comunisti slavi crolla miseramente. È ovvio che morti innocenti ce ne saranno stati, che si saranno commessi sbagli e consumate vendette personali, ma tutto nel clima particolare di una guerra cruda e feroce come quella. Oltre a queste considerazioni, va ricordato che gli italiani si erano resi colpevoli di vessazioni e discriminazioni verso le popolazioni slave e croate, non solo dopo l’occupazione del Regno di Jugoslavia, ma da molto tempo prima. Questo e tanto altro è stato raccontato dalla Kersevan, che ha mostrato come la storia del confine orientale, storia controversa e meritoria di essere conosciuta meglio, in Friuli venga studiata con rigore e passione da molti decenni; è in questo modo che si possono combattere le bugie politiche e mediatiche che, in modi differenti, provano a riabilitare il fascismo, anche quello nella veste della Rsi. Al termine del dibattito, infine, si è accennato anche al tema dell’esodo, altro grande cavallo di battaglia di mistificatori truffaldini: senza entrare nei dettagli, vista la mancanza di tempo, la Kersevan ha smascherato le menzogne più lampanti e grossolane su questo fenomeno, che è senz’altro nostra intenzione approfondire ulteriormente. Perché, per resistere, è necessario informare ed essere informati. «Pietro Citati giustamente deplora l’impoverimento della nostra lingua a base di metafore abbastanza moderne come “staccare la spina”. Ma nel caso di metafore che precedono addirittura la Disfida di Barletta o Cristoforo Colombo – tipo “scendere in lizza”, “spezzare una lancia”, “guanto di sfida”, “a fil di spada”, “armi pari”, “ferri corti”, “alzata di scudi” e simili – come le recepiranno Oltralpe e Oltreoceano? “Gettare la spugna” e “alzare l’asticella”, pazienza. Sui giornali, viene automaticamente. Ma nel prestigioso estero, “gotha” e “guinness” saranno popolari come da noi?». (Alberto Arbasino) COOPERATIVA SOCIALE Pro-Ser Valcamonica Onlus Piazza don Bosco, 1 - DARFO BOARIO TERME 0364.532683 CONSULENZA PROGETTAZIONE E VENDITA DI SISTEMI INFORMATICI ANALISI E SVILUPPO SOFTWARE PERSONALIZZATO ASSISTENZA TECNICA Via Quarteroni, 16 25047 - DARFO BOARIO TERME Tel. 0364.535523 - Fax 0364.534788 Internet: www.ecenter.it e-mail: [email protected] 5 pulizie uffici, scale condominiali, negozi, bar, ristoranti, civili abitazioni. Preventivi gratuiti! 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Due racconti: uno sulla storia dell’esodo che, è stato detto, ha visto per oltre una decina d’anni trecentomila persone abbandonare quelle terre, perse a causa della guerra scatenata dal fascismo. L’altro è stato il racconto di come la guerra è stata vissuta dall’altro lato dell’Adriatico. Una memoria fatta nel ricordo di occupazioni, violenze, saccheggi, rappresaglie, deportazioni di donne, vecchi e bambini ad opera delle truppe nazi-fasciste e delle milizie loro collaborazioniste. Non è stato un caso che i relatori fossero due giovani di trent’anni. Le vecchie generazioni continuano a dimostrare di essere ancora chiuse nel proprio dolore e nel ricordo solo delle proprie sofferenze. Non possiamo dimenticare che la storia di quelle terre è stata profondamente segnata da componenti irredentistiche xenofobe e razziste dei primi del ’900 che poi sono confluite nelle crescenti politiche anti-slave del fascismo fino all’invasione della Jugoslavia nel 1941 e al campo di sterminio nella risiera di San Sabba a Trieste. Ben venga, dunque, il confronto tra due giovani storici che riescono a dialogare senza gli steccati ideologici dei vecchi nazionalismi, in un’epoca di globalizzazione in cui il futuro sembra essere nelle mani delle agenzie di valutazione economica e finanziaria (“rating”). Dopo 60/70 anni da quelle vicende, è venuto il momento di ricordare le vittime di entrambe le parti. Non si fa memoria negando il diverso ruolo di aggrediti e aggressori, ma cercando di capire le radici e le dinamiche che hanno portato a tanta reciproca violenza. Ad esempio, è in questo senso che abbiamo vissuto la scelta di Manlio Milani per il suo non capito e discusso incontro con Casa Pound. Si può capire la sorpresa di chi, scopre per la prima volta il racconto “dimenticato” della crudeltà e delle sofferenze inflitte agli altri. Meno si può capire chi di una storia di parte si è fatto pretestuoso paladino, raccontando solo ciò che gli fa comodo per ragioni di interesse e di facile consenso. L’aver voluto ricordare la complessità di quelle vicende, proponendo il punto di vista che emerge anche dai documenti degli archivi di Belgrado, non può essere che un titolo di merito per la Casa della Memoria. In un’Europa in cui spariscono i confini, è il tempo che anche la nostra storia si confronti con la storia degli altri, non per negare, ma per confrontare e condividere pagine del nostro comune passato... RITRATTO (a cura di Tullio Clementi) Giovanni Biondi (Cuchì) A Giovanni Biondi (Cuchì) avevamo dedicato una pagina nel luglio del 2006, a commento di un intervista in cui, fra l’altro, si parlava con dovizia di particolari della sua lunga campagna d’Africa (quasi sei anni, dei quali più della metà prigioniero degli inglesi in seguito alla disfatta italiana di El Alamein). E la disfatta di El Alamein era appunto il leitmotiv di tutta l’intervista – depositata poi presso l’archivio diaristico di Pieve Santo Stefano come “Memorie di un protagonista di El Alamein” –, con ricordi particolarmente dettagliati sul modo rocambolesco in cui il giovane attendente Biondi aveva salvato la pelle al tenente Antonino La Russa («... gli ho fatto una buca, grande all’incirca come quelle che si fanno nel camposanto, profonda un metro, larga 80 centimetri, poi, fino a metà qualche rottame di macchine per traverso, e sopra un mucchio di sacchi di sabbia, che sarebbero serviti per le cannonate e per i mitragliamenti aerei...»). In quell’articolo di sei anni fa (La stirpe dei La Russa salvata da un comunista) Giovanni raccontava anche dell’incontro con la famiglia La Russa, a Milano, cinquant’anni dopo il “provvidenziale” salvataggio e, quindi, del modo in cui l’intera famiglia («Antonino, i suoi tre figli, Vincenzo, Ignazio e Romano e la figlia Emilia») s’era come squagliata nel sentire il “salvatore” affermare con orgoglio, che sì – oltre ad aver fatto il consigliere comunale per dieci anni in un Comune di sinistra (Cevo, appunto) – «sono cinquant’anni che voto a sinistra». Quasi uno sberleffo! Cuchì ci ha lasciato alla vigilia della candelora, quando già si prospettavano i sintomi e le aspettative di una nuova stagione (in tutti i sensi, forse). Abbonato a Graffiti da sempre, ci mancherà anche come attento lettore di tutte le sue pagine. 11 recensione di Francesco Zeziola Titolo: Io sono di buona salute come spero anche di voi e di tutti... Autori: don G. Donni, G. Macolutti, F Zeziola Editore: Valgrigna Nel 1996 Bruno Poli Imitatori di Paratico, oggi poco più che settantenne, appassionato ricercatore di documenti e storie antiche, si imbatté in Archivio di Stato di Brescia in un fondo dal titolo “Carteggi della prima Guerra Mondiale”. Tale fondo si era creato nel 1916 per l’idea del funzionario Giuseppe Bonelli, che scrisse a tutte le famiglie dei caduti, offrendo in cambio della consegna della corrispondenza con i loro congiunti caduti, la perenne conservazione e quindi memoria per tutti. L’idea di ricavarne un libro nacque a Poli Imitatori leggendo una lettera di un soldato e trovando tra i documenti agli atti il “tesserino di riconoscimento” che gli misero sul corpo quando morì. Si commosse e decise di dattiloscrivere tutte le lettere dei caduti della Valcamonica, con cui nutriva un legame affettivo, avendola a lungo percorsa per lavoro da ferroviere. Nel 1996 cercò a fatica uno sponsor per la loro pubblicazione ma non trovò interesse. A Rovato ogni sabato mattina da più anni si riuniscono appassionati ricercatori storici, non professionisti, aggregati dal prof. Don Gianni Donni, in un “corso di avviamento alla lettura dei documenti antichi”. Tra questi Poli Imitatori che, spiaciuto di non aver dato luce al carteggio raccolto, lo ha donato alla scuola. Io sono uno dei corsisti e collaboro con diverse realtà della Valcamonica. Ho scritto a più realtà camune proponendo la pubblicazione delle lettere e per un percorso fortuito la richiesta è finita sul tavolo di un “certo” Giancarlo Maculotti che non conoscevo. Il Sindaco di Cerveno a nome del Presidente Tomasi, un anno fa mi disse che le lettere potevano essere pubblicate a cura della Comunità Montana. L’esito di tale faticoso percorso è il testo presentato lo scorso dicembre a Breno: sono circa 450 lettere e cartoline di caduti camuni della Guerra ’15-’18 trascritte in lingua originale con errori di punteggiatura, così come sono. Sono commoventi messaggi di speranza, augurio di ogni bene ai parenti rimasti a casa ed anche desiderio di un futuro per loro e le loro famiglie. Il titolo è la frase con cui iniziano molte lettere. Si è fotografato tutto il carteggio di ogni soldato, ora visibile sul sito del Distretto Culturale. Alcuni collaboratori del corso citato e simpatizzanti hanno offerto gratuitamente la loro collaborazione: R. Gozio, G. Inverardi, C. Santini, M. Paioli, R. Raffelli, D. Bonassi. Il libro è di oltre 600 pagine, privo di fotografie, perché i soli testi riordinati in ordine alfabetico per Comune e per Caduto si commentano da sé. È stato consegnato ai Sindaci, con l’invito a continuare il lavoro, raccogliendo altre lettere a completamento di quest’opera avviata a quasi 100 anni dal primo conflitto mondiale. Mi auguro che la presentazione del testo avvenga anche in territori non camuni come la Città ed altri paesi della “bassa bresciana”, per conoscersi e diffondere la storia marzo 2012 - graffiti 12 ROSSO DI SERA (a cura di Giancarlo Maculotti) giganti e lillipuziani Non condivido (c’è bisogno di scriverlo?) la campagna pro evasori di Mauro Fiora sulla sua radio. Ora è vero che gli italiani sono tartassati e saranno ulteriormente taglieggiati dalle nuove tasse che lo Stato incasserà e che i Comuni dovranno imporre, beccandosi tutte le critiche e gli odi dei cittadini. Ma è altrettanto vero che l’evasione è scandalosa e che gli onesti pagano molto perchè i disonesti eludono o evadono. Dove si annida l’evasione? Basta leggere una statistica per capirlo. Non certo fra i lavoratori dipendenti che pagano al centesimo sullo stipendio e persino quando si recano al lavoro con la loro macchina. Si evidenzia nell’ottanta per cento di coloro che, avendo un’attività in proprio, dichiarano redditi inferiori o pari a quelli di un loro dipendente. Lì sta l’evasione, non v’è dubbio. Ora Mauro sostiene con la consueta foga e con dovizia di insulti distribuiti a destra e a manca, che l’economia del paese è retta da commercianti e artigiani che lavorano senza tregua e senza risparmio di tempo. È vero anche questo. Ma è altrettanto vero che costoro dimostrano nei fatti di avere redditi ben superiori a quelli che dichiarano: posseggono case e auto di lusso, si permettono vacanze costose, riempiono i ristoranti anche se c’è crisi e spesso ricevono i sussidi o le esenzioni dello Stato più del tartassato lavoratore dipendente. Mauro sostiene che l’economia del paese ha girato proprio per questo, perchè evadendo hanno potuto espandersi e creare altra ricchezza altrimenti si sarebbero ridotti al lastrico. Poi si contraddice affermando che gli evasori portano i soldi all’estero, perchè, poverini, sono costretti a farlo. È portando i capitali in Svizzera per sfuggire al fisco che alimentano l’economia del paese? In ogni caso è bene che Monti oggi cerchi di far pagare di più gli evasori. È la sola condizione perchè si riducano le tasse a tutti, compresi commercianti, artigiani, professionisti, imprenditori onesti. Recuperare duecento miliardi di euro di evasione può significare, una volta superata la crisi, avere i soldi per ridurre finalmente le tasse partendo da chi finora le ha pagate centesimo per centesimo. Certo, forse ci sono degli interventi meno rumorosi dei blitz di Cortina (che pure van fatti) che possono fruttare molto. Perchè ad esempio non si controllano sistematicamente gli studi privati dei medici che già lavorano come dipendenti delle Asl? Si fosse continuato il lavoro di Visco oggi non ci troveremmo nella situazione drammatica creata da Berlusconi e dalla Lega. «... La formazione del governo Monti, può Mauro: puoi ammetterlo finalmente e smetavere paradossalmente un effetto provvidenterla di vedere i nostri rappresentanti (Monti, ziale, perché finalmente sono uscite di scena, Bersani) come dei piccoli uomini? Proprio tu almeno per ora, le retoriche, le demagogie, le contorsioni di un bipolarismo sgangherache hai appoggiato con le tue predicazioni e to, e appare in tutta la sua crudezza il vuoto continui a sostenere un uomo, con il suo entudella politica, e la necessità di riempirlo con rage, che non brilla certo né per altezza fisica dei contenuti, con dei progetti... Può essere né morale né politica... Se vuoi un mondo di l’occasione per rimettere la politica con in giganti smettila almeno di stare sempre e sipiedi per terra...». (Riccardo Terzi) stematicamente dalla parte dei lillipuziani. in Redazione: Monica Andreucci, Bruno Bonafini, Guido Cenini, Michele Cotti Cottini, Alessio Domenighini, Stefano Malosso, Valerio Moncini, Federica Nember. hanno collaborato: Liliana Fassa, Angelo Eugenio Fossati, Giuseppe Lollio, Giancarlo Maculotti, Margherita Moles, Adriano Moratto, Osvaldo Squassina, Francesco Zeziola. direttore responsabile: Tullio Clementi. Tel. 030.45670 Fax: 030.3771921 Brescia - Via Luzzago, 2/b www.radiondadurto.org FREQUENZE: dal lago a Capodiponte: 100.100 da Capodiponte a Edolo: 99.90 da Edolo a Pontedilegno: 100.00 Redazione Valcamonica: MERCOLEDÌ 28 MARZO dalle ore 18,30 alle ore 19,20 VALCAMONICA ON-LINE (a cura di Valerio Moncini) cooperativa “Arcobaleno” http://www.cooparcobaleno.com “Il grado di civilizzazione di una società si misura dalle sue prigioni” (Fëdor Dostoevskij). “Oggi le nostre carceri ci parlano solo di immigrati e tossicodipendenti e non sono luoghi di rieducazione. Io le prigioni vorrei vederle vuote, meglio ancora se chiuse e trasformate in luoghi che erogano servizi ai cittadini. (Ascanio Celestini) È successo col vecchio carcere di Breno, dove la Cooperativa Sociale Arcobaleno, fondata nel 1986 dall’A.N.F.F.A.S. e da altri volontari, impegna oggi i suoi 76 soci in attività a supporto di chi, disabile, minore o anziano, si trova è in difficoltà. Il solo recupero e la ristrutturazione dell’ex carcere hanno comportato più di 20 mila ore di lavoro volontario. Superata la fase pionieristica iniziale, quando il peso dell’intervento gravava prevalentemente sulle spalle dei volontari, oggi, a fianco della pur sempre indispensabile opera di volontariato, importante trait d’union tra l’istituzione e il territorio, i servizi si avvalgono del supporto di professionisti qualificati: psicologi, pedagogisti, progettisti. Nel suo percorso pluriennale la Cooperativa è riuscita a realizzare un connubbio virtuoso e vincente tra la dimensione etico-solidaristica e una moderna impostazione imprenditoriale tale da consentirle non solo di sopravvivere (cosa purtroppo non sempre avvenuta per altre analoghe realtà), ma anche di ampliare le aree di intervento chiaramente illustrate nel sito e, ancor meglio, nel delizioso opuscolo illustrato da Nicola Ballarini. Area disabili: Centro diurno; Comunità Alloggio Socio Sanitaria, Pronto Intervento Handicap, Centro Socio Educativo, Appartamenti protetti, Assistenza Domiciliare, Servizio di assistenza specialistica per alunni disabili, Servizio di Formazione all’Autonomia, Attività di formazione, ascolto e consulenza, Laboratorio Arc.h.è dove si confezionano articoli di artigianato che si possono ammirare e acquistate nel punto esposizione/vendita (merita una visita) di P.zza Mercato a Breno. Area minori: Assistenza domiciliare educativa, Servizio di assistenza specialistica per alunni disabili, Centri di Aggregazione Giovanile, Servizi ricreativi-educativi, Sportelli di ascolto nelle scuole, Interventi formativi per la famiglia, CTEE (Centro di Consulenza per l’età evolutiva). Area anziani: Assistenza Domiciliare e Gestione RSA di Capodiponte. Area progettazione: Progettazione di Servizi Socio Sanitari Assistenziali Educativi.