Aut.ne Tribunale Livorno n° 683 del 02/03/2005 - Spediz. in abb. postale: D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB LIVORNO
Settembre 2014
Anno XIV - n° 147
L’Editoriale
di Enrico Dello Sbarba
Ci perdiamo
anche nelle
cose piccole
Già nell’ultimo numero, prima
delle vacanze, chiamiamole ancora così, vista la grave crisi che
sta attraversando il nostro paese, avevamo sollevato la mancanza di quel senso della solidarietà, componente essenziale in
grado di concorrere seriamente
a facilitare l’uscita dalla crisi nella quale siamo precipitati ormai
da sei anni.
Avvertivamo, con preoccupazione, l’aggravarsi di un clima pericoloso ed inquietante, presente
in diversi ambienti, in particolare
in quello dell’informazione (televisiva e giornalistica) di mettere,
sempre più in evidenza, solo ed
esclusivamente i mali ed i ritardi
del Paese senza dare risalto alcuno ad aspetti positivi che sono
pur presenti nella complessa realtà del paese.
Un riferimento vogliamo farlo
proprio sulla mancanza di uno
straccio di responsabilità nazionale che dovrebbe invece essere un comune denominatore tale
da legare Istituzioni centrali e
periferiche, associazioni di categoria, sindacati ed organi di informazione.
Quando si attraversa una crisi
segue a pag. 2
Un articolo dell’On. Ivo Butini
Smemoranda DC
Il 19 agosto di sessanta anni fa moriva a
Sella di Valsugana Alcide De Gasperi. La
sua stagione politica era finita nel giugno
1953 con il fallimento di una legge elettorale che la sinistra accanitamente chiamò
“legge truffa”. Il 12 agosto di questo 2014
Massimo Teodori, un brillante intellettuale con ascendenze radicali, suggeriva di
tornare a quella legge “onesta e priva di
risvolti truffaldini” (Corriere della Sera). Il
14 agosto seguente Roberto Pertici, sull’intera pagina 5 dell’Osservatore Romano, quotidiano della Città del Vaticano, ricordò episodi ignoti ai più, con una ricostruzione ampia e documentata.
Auditorium di Villa Henderson
segue a pag. 2
Via Roma - Livorno
Venerdì 19 Settembre, h. 17
per ricordare il 60° Anniversario
della morte di Alcide De GASPERI
sarà presentato il libro
De Gasperi
Uno studio
di Giuseppe Sangiorgi
Direttore dell'Ist. L.Sturzo - Roma
Presentazione:
Dott. Enrico Dello Sbarba
Direttore de IL CENTRO
Saluti del Dott. Giorgio Kutufà
Presidente della Provincia
e del Dott. Gabriele Cantù
Presidente Istoreco
Moderatore: Avv. Angiolo Mancusi
Relatori:
Dott. Gianluca Della Maggiore
Istituto Istoreco
Ing. Francesco Butini
Ist. Studi Politici R. Branzi - Firenze
Pertici centra il suo intervento sui rapporti
che De Gasperi ebbe con Piero Treves, figlio del socialista Paolo Treves che negli
anni 1924-1925 visse con De Gasperi l’esperienza dell’Aventino. Paolo Treves andò
in esilio. Le sue ceneri tornarono in Italia,
insieme a quelle di un altro leader socialista, Filippo Turati, nel 1948. De Gasperi,
allora Presidente del Consiglio, rese omaggio a Milano alla loro memoria. Disse fra
l’altro De Gasperi: “nella storia della democrazia più che lo statuto o le costituzioni,
conta l’esperienza”.
Quando nel 1951 De Gasperi tornò a Lonsegue a pag. 2
Sala Don Nardini - Via dei Lavoratori
segue a pag. 2
Rosignano Marittimo
Venerdì 10 Ottobre, h. 21
Presentazione del libro
La mia Dc
Spezzoni di vita politica
e i rapporti con il Sen. Andreotti
di Enrico Dello Sbarba
Editrice «Il Quadrifoglio» - Livorno
Moderatrice:
Elisabetta Arrighi
giornalista de Il Tirreno
Saluti di Alessandro Franchi
Sindaco del Comune di Rosignano M.mo
Relatori:
Francescalberto De Bari
pubblicista
Nicola Graziani
giornalista quirinalista
Paolo Rotelli
ex Capogruppo Consiliare Dc
Comune di Rosignano M.mo.
2
Politica
dalla prima pagina
Ci perdiamo anche
nelle cose piccole
dalle dimensioni sempre più ampie (molti
commentatori assimilano la situazione di
oggi ad una guerra mondiale non combattuta con le armi), la solidarietà dovrebbe
essere presente ad ogni livello.
Purtroppo ciò non sta assolutamente accadendo ed in proposito vogliamo citare
due piccoli esempi di per se “emblematici” che dimostrano e confermano come la
solidarietà nazionale appartenga, in molti
casi, al mondo della favole.
Nel maggio del 2015 sarà inaugurata a
Milano L’Expo - l’esposizione universale
- un evento dalle dimensioni mondiali che
porterà in Italia milioni di visitatori provenienti da tutto il globo.
Di fronte ad un tale avvenimento “un paese normale” dovrebbe sfruttare questa
occasione per mostrare “alcune eccellenze” di cui, magari immeritatamente, ne siamo ricchissimi.
Ebbene erano stati richiesti i due famosissimi “bronzi di Riace” confinati, diciamo
anche giustamente perché recuperati in un
tratto di mare di quella regione, nel Museo Archeologico di Reggio Calabria e
visitati,dicono le statistiche, da non più
di 10.000 visitatori all’anno.
Alla richiesta di un provvisorio trasferimento, circoscritto alla durata dell’Expo,
si è opposto un netto rifiuto giustificato
dalle difficoltà del trasloco. Qualche giorno dopo, il Sindaco di Cremona (città che
dista pochi chilometri da Milano), ha opposto analogo secco rifiuto a trasferire il
dipinto del cinquecento dell’Arcimboldo
(si tratta di un dipinto che raffigura “L’Ortolano che rappresenta Priapo - divinità
degli orti e della fertilità) opera particolarmente indicata al tema dell’Expo che ha
come mascotte “Foody”.
“Chi vuol vedere l’opera - ha dichiarato il
giovane Sindaco della città del torrone venga a Cremona e sarà certamente ben
accolto”.
Se a questi episodi disdicevoli aggiungiamo i continui litigi tra Comune di Milano e
Regione Lombardia su quell’evento, abbiamo un quadro, veramente edificante,
di quale sia il senso di solidarietà presente nel nostro paese.
Vittorio Sgarbi, personaggio strambo ma
valido ed intelligente, ha tentato,negli ultimi giorni, di contattare i direttori dei
musei di Vienna e Stoccolma per vedere
se fosse stato possibile avere la disponibilità di alcune opere del grande pittore:
e-mail: [email protected]
purtroppo, per impegni assunti in precedenza, la richiesta non è stata accolta.
“Purtroppo è tardi”, ha dichiarato il famoso critico d’arte “e così l’Italia rischia di
cadere nel guicciardiano - particulare - con
le città di appartenenza che difendono il
proprio campanile che non è certamente
quello di Milano e della Lombardia, ma
dell’intero Paese”.
Ecco, cari lettori, non ho toccato argomenti
“scottanti “ ma solo due esemplificazioni
del “sistema Italia”e di come funzioni il
senso della solidarietà e degli interessi comuni in questo nostro caro paese.
Purtoppo queste vicende, di ridotto spessore ma significative, accentuano lo sconcerto e lo sconforto per il nostro futuro.
Un’ultima considerazione, proprio nel giorno in cui il Governo Renzi ha presentato il
programma “Sblocca Italia”e sul quale si
stanno già scatenando rilievi e critiche dei
grandi giornalisti e degli economisti italici: sono provvedimenti che, pur nelle gravi difficoltà in cui ci troviamo e che non
possono essere certo “esaustivi”, cercano di rompere l’immobilismo in cui l’Italia
è immersa da troppo tempo.
Anche per questi “eterni soloni della critica” dovrebbe valere e prevalere il messaggio che abbiamo voluto lanciare.
Smemoranda DC
dra trovò una lettera di Piero Treves che
gli ricordava “con orgoglio e vergogna” il
viaggio di De Gasperi, ministro degli Affari
Esteri, nel tragico settembre 1945, quando
un ambiente ostile accolse l’ex perseguitato De Gasperi, chiamato ora a riscattare la
dannosa eredità della dittatura fascista.
Piero Treves tornò in Italia a metà degli
anni cinquanta e scrisse sul quotidiano “La
Stampa” di Torino. Nella “rubrica della
memoria” da lui curata, il 19 agosto 1973
scrisse un saluto a De Gasperi, nel diciannovesimo anniversario della morte. Lo salutò insieme a quelli che, pur non condividendo la fede e l’appartenenza politica di
De Gasperi, collaborarono alla sua opera
“cristiana, cioè di umana e italiana civiltà”.
Piero Treves chiuse il suo saluto scrivendo che “guardando l’Italia del 1973 non si
stupiva che vent’anni di silenzio la separassero da quelle vette”. In quegli anni che
sembravano preparare il compromesso storico, scrive Roberto Pertici, si “appannava” la memoria di De Gasperi, quasi si attendesse una sorta di vittoria postuma dei
suoi oppositori “interni ed esterni alla DC”.
10 agosto 2014. Nel suo domenicale intervento su “La Repubblica”, Eugenio Scal-
fari commentava fatti e propositi delle riforme costituzionali in corso in Italia. Citò,
in conclusione, un lungo intervento dello
storico Guido Crainz, sempre su “La Repubblica”. Si stava entrando nella fase più
tesa della guerra fredda e c’era molta incertezza sulle consultazioni elettorali, aveva scritto il professor Crainz. De Gasperi, e
non solo lui, il monocameralismo lo temeva come il possibile annuncio di “un governo dell’assemblea” giacobino e nefasto. Scalfari ne spiega il senso: “avrebbe
seguito le decisioni del demagogo di turno”.
E avverte: “il parere di De Gasperi non è
certamente un parere da poco perché De
Gasperi è stato il vero costruttore della
Repubblica”.
E, aggiungo io, sperimentò la fatica della
governabilità del Paese e avvertì la debolezza dell’impianto costituzionale dei partiti.
Quattro giorno dopo l’articolo di Scalfari,
Roberto Pertici, ricordate “le vette” della
memoria degasperiana di Piero Treves del
1973, concludeva che “a quelle vette l’Italia del 2014 non riesce più nemmeno a sollevare lo sguardo”. Cattolici compresi, purtroppo.
Periodico mensile
del Circolo Culturale
Aut.ne Tribunale Livorno n° 683 del 2/3/2005
Redazione ed Amministrazione:
Via Trieste 7, tel. 0586/427137 - Livorno
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DIRETTORE RESPONSABILE:
Enrico Dello Sbarba
COMITATO DI REDAZIONE:
Massimo Cappelli,
Laura Conforti Benvenuti
Alberto Conti, Salvatore D’Angelo,
Francescalberto De Bari,
Davide Livocci, Mauro Paoletti,
Marisa Speranza, Franco Spugnesi.
Hanno collaborato a questo numero:
Paolo Arzilli, Marcello Battini, Jacopo Bertocchi, Ettore Bonalberti, Ivo
Butini, Massimo Cappelli, Laura
Conforti Benvenuti, Nicola Graziani, Luca Lischi, Mario Lorenzini,
Antonio Melani, Silvia Menicagli,
Franco Spugnesi.
STAMPA: Editrice «Il Quadrifoglio»,
Via Pisacane 7, tel. 0586/814033 - Livorno
Giornale chiuso in tipografia il 4/9/2014
periodico online www.circoloilcentro-livorno.it
Politica
3
Cosa rimane oggi
dell’insegnamento degasperiano ?
di Ettore Bonalberti
Avevo nove anni quando, il 19 Agosto 1954,
moriva a Borgo Val Sugana, Alcide De Gasperi.
Nella mia casa e in parrocchia, che frequentavo da giovane “aspirante”, si respirava da
tempo aria di DC e il drappo del “comitato
civico” era sempre pronto ad essere steso
sul balcone del centro sociale parrocchiale
ad ogni vigilia di consultazione elettorale
politica o amministrativa.
Siamo cresciuti, noi della generazione DC a
cavallo tra la terza e la quarta, nel ricordo e
nel mito dello statista trentino. I nostri democristiani più anziani erano stati partecipi e
testimoni dei suoi comizi nelle piazze gremite
delle città del Veneto e quelli della terza generazione che ci accolsero nel partito agli
inizi degli anni’60, seppur già divisi, dopo la
rottura della corrente di “ Iniziativa Democratica” e l’avvento dei “pallidi salmodianti” dorotei della Domus Mariae che posero
fine all’egemonia fanfaniana sulla DC, ci parlavano di De Gasperi come del padre fondatore nel cui ricordo tutti ci si ritrovava uniti.
Era stato De Gasperi, infatti, a redigere un
opuscolo clandestino a firma di Demofilo il
26 luglio del 1943 quelle che passeranno alla
storia della DC come “le idee ricostruttive
della DC”; di fatto, il primo schema programmatico della futura Democrazia Cristiana, all’indomani della caduta del fascismo e dell’apertura di una nuova stagione di confronto politico in Italia.
Non si potrebbe comprendere il senso autentico del capolavoro storico-politico di De
Gasperi se non si tenesse conto, da un lato,
delle condizioni internazionali in cui si collocava il caso italiano e, dall’altro, della specificità del tutto particolare di una nazione che,
seppur inserita all’interno del mondo occidentale, in virtù delle scelte compiute dai
Grandi alla conferenza di Yalta, vantava, altresì, la presenza del più forte partito comunista dell’Occidente: il più grande partito comunista al mondo, dopo quelli dell’URSS e
della Cina, per capacità di consenso elettorale liberamente e democraticamente acquisito, e per organizzazione di quadri e di militanti inseriti stabilmente nel partito e nelle
organizzazioni sociali di diretta emanazione
del partito stesso.
Alcide De Gasperi (Pieve Tesino, Trento, 1881 Borgo di Valsugana 1954).
E’ all’interno di questa realtà effettuale che
si concretano le scelte degasperiane decisive, destinate a garantire alla DC un ruolo
fondamentale e centrale per gli equilibri politici dei successivi decenni:
- il coinvolgimento di tutto il mondo cattolico su una politica democratica di moderato
riformismo e, dunque, l’azione da lui svolta
per garantire l’adesione della Chiesa alla rinascente democrazia italiana. Di qui il tentativo, in larga parte riuscito, di mobilitare l’unità dei cattolici attorno alla DC;
- la scelta atlantica ed europea da una lato,
con tutte le implicazioni di ordine economico e sociale che esse comportavano e, dall’altro, quella delle alleanze con i partiti di
ispirazione laica, liberale e del socialismo democratico, quale base dell’equilibrio centrista anche dopo e nonostante la maggioranza assoluta conquistata dalla DC nelle elezioni del 18 Aprile 1948.
- Una politica di apertura e di collaborazione
con le forze laiche, socialiste democratiche
e liberali in un clima di grande tolleranza e di
intelligente moderazione aperta alle istanze
delle classi popolari da tenere in equilibrio
con gli interessi del ceto medio.
Sono queste le fondamentali scelte dega-
speriane destinate a caratterizzare la realtà
di un partito che, proprio in virtù delle stesse, finirà con il rappresentare e rappresenterà oggettivamente, l’alternativa democratica, fondata su un vasto consenso popolare,
al polo comunista che egemonizzava specularmente ed in maniera indiscutibile l’area
delle forze di opposizione di sinistra del Paese.
Un’opposizione che per molto tempo non
mancherà di caratterizzarsi nel senso di una
autentica alternativa al “sistema di potere
dominante” con continui richiami alla costruzione di una futura società “democratica e socialista”.
Divisione del mondo in blocchi; presenza di
un fortissimo partito comunista che, per molti
anni, conserverà i caratteri di partito rivoluzionario di derivazione terzinternazionalista,
legato indissolubilmente alle direttive del
Cominform; politica delle alleanze al centro,
anche come conseguenza di un sistema elettorale fondato sulla proporzionale rigida:
sono questi gli elementi entro i quali si impernia la figura e l’opera politica straordinaria di Alcide De Gasperi che, possiamo a
buon diritto, annoverare tra i grandi Padri
della Patria e, sicuramente, tra i massimi esponenti politici di tutta la nostra storia unitaria.
Se sul fronte politico De Gasperi lega indissolubilmente il suo nome e la sua epoca a
quella del centrismo, su quello del partito,
l’età di De Gasperi è il tempo in cui si assiste
al passaggio del primato dalla prima alla seconda generazione democratico-cristiana e,
dunque, all’avvento alla guida della DC di
Amintore Fanfani. Una guida, quest’ultima,
destinata a segnare profondamente la natura, la struttura organizzativa e gli stessi caratteri di un partito che, pur tra fasi alterne e
successivi adattamenti e modificazioni, giunse pressoché inalterato, praticamente sino
alla fine.
Cosa rimane oggi dell’insegnamento degasperiano?
Per quelli come me, che si considerano “ DC
non pentiti”, al di là delle cerimonie celebrative, sentono impellente l’esigenza di un ritorno agli insegnamenti popolari sturziani e
degasperiani per superare questa brutta fase
segue a pag. 4
4
Politica
da pag. 3
di stallo e di mistificante trasformismo della
politica italiana.
Ecco perché sono impegnato in prima persona, con altri autorevoli amici a concorrere
alla costruzione del nuovo soggetto politico laico, democratico, popolare, liberale, riformista, europeista, transnazionale ispirato ai valori dell’umanesimo cristiano, nella
quale far confluire in rete tutte le associazioni e gli italiani che si riconoscono nei valori
del PPE e intendono declinarli secondo gli
insegnamenti delle encicliche “Caritas in
veritate” e “ Evangelii Gaudium”.
Si tratta di attualizzare il pensiero sturziano
e degasperiano non come operazione nostalgica e rievocativa, ma come recupero
della nostra migliore tradizione passata, inverarla nel presente e concorrere con quanti sono interessati a costruire una prospettiva politica futura, in grado di uscire dai limiti
di questa lunga stagione di transizione, subentrata dopo la fine della cosiddetta Prima
Repubblica: questo l’ambizioso obiettivo
che ci si propone.
In sintesi si tratta di:
1) trarre ispirazione dalla dottrina sociale
della Chiesa: sussidiarietà e solidarietà stelle polari dell’iniziativa politica dei cattolici
insieme alla difesa strenua dei “valori non
negoziabili”: difesa vita umana dalla nascita
alla morte; valore della famiglia fondata sull’unione di un uomo e di una donna; difesa
della libertà di educazione;
2) concorrere alla ricostruzione dell’unità
culturale e politica dei o di cattolici essendo consapevoli che:
- il mondo cattolico ha una potenza superiore a qualsiasi altra presenza culturale, sociale e politica di questo periodo in Italia, anche se non certo a livello massmediatico. Al
tempo stesso, tuttavia, essa non è incanalata e compattata in logiche unitarie (De Rita)
e-mail: [email protected]
- ci sono tre componenti diverse e per ora
non convergenti:
a) c’è la componente del popolo di Dio che
si ritrova nei momenti rituali e comunitari e
che solo da poco tempo assume atteggiamento sociali e culturali di stampo extra ecclesiastico;
b) c’è la componente delle grandi organizzazioni di rappresentanza e di azione sociale
che avvertono la necessità di rinnovare
(quelli degli incontri di Todi: ACLI-MCLCISL-CL-CdO-Sant’Egidio sin qui poco costruttivi);
c) c’è la componente della diaspora della DC
con i diversi rami partitici in cui i cattolici
fanno azione politica cercando di collegarsi
con la realtà ecclesiale o almeno interpretarne le attese. Ci sono “i cattolici adulti alla
Rosy Bindi e Prodi” e i cattolici ubbidienti e
non sempre coerenti del centro-destra. Anche all’interno della Chiesa ci sono differenziate sensibilità e competenze non sempre
convergenti . Ci sono quelli dei “DC non
pentiti” e popolari che lavorano per la ricomposizione dell’area popolare.
d) Ci sono due estremi opposti da evitare:
l’appartenenza obbligata in un solo partito
come si trattasse di un dogma di fede, impossibile dopo il Concilio Vaticano II e la diaspora, ossia l’altrettanto dogmatica tesi della negatività di qualsiasi forma di unità e raccordo
politico dei cattolici. Il criterio più convincente potrebbe/dovrebbe essere quello dell’“Unità possibile”. Il che significa che: l’unità è fattibile e che la si attuerà secondo il responsabile giudizio prudenziale relativo ai
tempi, alle situazioni e alle scelte in gioco.
Si tratta di adoperare, citando Mons Crepaldi, arcivescovo di Trieste, il motto: “ In essentialibus unitas, in dubiis libertas, in omnibus caritas”. Ossia sulle questioni fondamentali ci vuole unità, in quelle dubbie è lecito adoperare il libero giudizio personale, in
tutto ci vuole la carità
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La danza
del
Peshmerga
di Nicola Graziani
Una cosa colpisce, nell’accellerazione della crisi siriana che si è verificata a metà' agosto: la superficialità con
cui si è arrivati alla conclusione che
era ineluttabilmente necessario armare i peshmerga. Ultimo baluardo contro la follia dell’autoproclamato califfato sunnita nel nord dell’Iraq, i
guerriglieri indipendentisti curdi
hanno finalmente ottenuto dall’Occidente cio' che generazioni si erano
visti rifiutare: mitragliatrici e missili
da sparare sui sunniti.
Bene, l'Isis probabilmente non merita trattamenti di riguardo. La lotta del
popolo curdo per l’indipendenza invece sì. Ma al mondo non c’è peggior politica dell'abbracciare una causa giusta nel modo sbagliato, e per
di più sotto la spinta dell’emergenza. Ragion per cui, in un caso come
quello curdo, abbiamo posto le premesse sia per la possibile soluzione
del problema Isis, sia per il peggioramento di una crisi che va avanti da
cent’anni, dal 1918. Anno in cui vennero stabiliti i confini dei paesi mediorientali, sulla base di un’enorme
ingiustizia.
Di tutti i popoli della zona, solo i curdi non si videro riconoscere il diritto ad uno stato. Anzi, vennero sparpagliati tra Iraq, Iran, Siria e Turchia.
Da allora, con tanta encomiabile pervicacia e - per l'appunto - grande
scarsità di armi, hanno condotto una
battaglia solitaria contro i gas di
Saddam Hussein e di Assad e l'efficienza letale dell'esercito curdo.
Grazie alla decisione ferragostana del
nostro parlamento ora la lotta -una
volta luquidato l’Isis - tornerà a concentrarsi sui vecchi obiettivi. Con
armi nuove e peshmerga più agguerriti. Non stupiamoci allora che danzassero di gioia, qualche settimana
fa.
E prepariamoci ad una nuova fase
della crisi iniziata dalla dissennata invasione dell’Iraq del 2003.
periodico online www.circoloilcentro-livorno.it
Politica
5
Alcuni esponenti continuano a dire “noi non siamo né di destra né di sinistra”
Movimento 5 Stelle: chi sono?
di Massimo Cappelli
Non c’è giorno che Grillo e esponenti del
movimento 5 Stelle cerchino di attirare l’attenzione dei media e del pubblico con
uscite ad effetto, spesso sconcertanti, a
volte contraddittorie.
Abbiamo capito che il loro credo si basa
sulla contestazione delle istituzioni e del
sistema politico ma, facendo anche loro
politica, dove si collocano?
Occorre allora esaminare i pochi fatti concreti ufficialmente compiuti e tra questi
c’è, di indubbia importanza, l’adesione a
livello europeo al Gruppo “Europa della
Libertà e della Democrazia diretta”. L’adesione presuppone una condivisione degli obiettivi, del modo di agire e di pensare, delle idee nelle quali gli aderenti trovano un comune sentire.
Questo gruppo è formato da partiti con
un programma contrario al centralismo dell’Unione Europea, favorevole ai nazionalismi e viene identificato negli schieramenti politici europei tra la destra e l’estrema
destra.
Per dare significato a tale collocazione
esaminiamo i singoli partiti e movimenti
che fanno parte del raggruppamento che
conta 48 deputati di sette paesi europei
così suddivisi:
- Movimento 5 Stelle Italia: 24 seggi
- UKIP Gran Bretagna: 17 seggi
- Ordine e Giustizia Lituania: 2 seggi
- Democratici svedesi Svezia: 2 seggi
- Unione dei Verdi e Contadini Lettonia:
1seggio
- Partito Cittadini Liberi Rep. Ceca: 1seggio
- Deputato indipendente uscito dal Fronte Nazionale Francia: 1 seggio.
Per poter partecipare al lavoro delle Commissioni europee il Raggruppamento deve
rappresentare almeno 7 stati membri dell’Unione Europea. Sino all’ultimo questo
Raggruppamento è stato in bilico e solo
l’adesione di una deputata francese fuoriuscita dal partito di Marine Le Pen ha
impedito questo fallimento. Anche questo può essere un indicatore della valutazione che tali partiti hanno da parte degli
altri rappresentanti europei.
Vediamo ora i principi ispiratori degli alleati del Movimento 5 Stelle.
L’UKIP è un partito politico britannico
euroscettico, fondato nel 1993 da un gruppo di scissionisti del Partito Conservatore con l’obiettivo di far uscire il Regno
Unito dall’Unione Europea.
Nel 2014 ,alle elezioni europee l’UKIP,
guidato da Nigel Farage, ha ottenuto il
27,5% risultando il primo partito , superando Laburisti e Conservatori. Dobbiamo però dire che i risultati delle europee,
sino ad oggi, non sono stati ripetuti nelle
elezioni politiche dove l’UKIP non è mai
riuscito ad ottenere seggi.
Il Partito Ordine e Giustizia della Lituania
è un partito conservatore e nazionalista,
caratterizzato da una ideologia populista
di destra e dall’euroscetticismo. Dal 2012,
pur essendo uscito fortemente ridimensionato dalle elezioni politiche ( dal 12,7% al
7,3%) fa parte del governo di coalizione
con Laburisti e Socialdemocratici.
Il Partito dei Democratici Svedesi è un
partito di matrice nazionalista. Il partito
(secondo Wikipedia) è stato “fondato nel
1988 tramite l’unificazione della vasta galassia dei gruppi neo-nazisti svedesi con
l’obiettivo di contrastare fenomeni quali
l’immigrazione e l’islamizzazione . Pur
avendo rinunciato la dirigenza del partito
alle idee esplicitamente neo-naziste, si
qualifica come partito di estrema destra.
Il partito Unione dei Verdi e dei Contadini
della Lettonia è una federazione di partiti
ruralisti, conservatori e euroscettici attivi
sin dal 2002. Alle elezioni europee del 2014
hanno ottenuto per la prima volta 1 seggio. Ideologicamente si colloca tra il centro e il centrodestra con tratti conservatori e nazionalisti.
Il Partito dei Cittadini liberi della Repubblica Ceca è un partito liberale conservatore fondato nel 2009. Impegnato a destra,
ha come obiettivo la riduzione delle tasse
e la soppressione delle sovvenzioni pubbliche. A livello europeo è contrario alla
introduzione dell’euro e dichiaratamente
euroscettico.
La deputata francese che proviene dal
Fronte Nazionale della Le Pen è ovviamente di destra.
Questa è la compagnia del Movimento 5
Stelle in Europa. Perché allora alcuni esponenti continuano a dire “noi non siamo né
di destra né di sinistra”?
Perché sorgono proteste e distinguo quando vengono definiti di destra?
A livello locale, passando dall’Europa a
Livorno, quale coerenza ritroviamo nell’appoggio dato ai 5 Stelle da una lista di
sinistra quale Buongiorno Livorno?
Molto più coerente, a mio modesto avviso, quello avuto da Fratelli d’Italia della
signora Amadio.
Penso che tutto sia lecito e consentito in
democrazia, se fatto nel rispetto delle leggi e delle regole, tuttavia le contraddizioni
che abbiamo visto e vediamo destano forti perplessità e fanno pensare che la superficialità spesso la fa da padrona. Non
lamentiamoci poi delle conseguenze.
6
Attualità
e-mail: [email protected]
Ormai le notizie sono trasmesse 24 ore su 24
Velocità dell’Informazione. Senza rischi?
di Luca Lischi
La velocità domina la nostra era della
globalizzazione. Bisogna andare obbligatoriamente veloci e schiacciare sull’acceleratore perché abbiamo realizzato strumenti e mezzi che lo permettono
e che sono indispensabili per dare notizie in tempo quasi reale. Tali mezzi offrono la possibilità di collegamenti immediati dai luoghi in cui avvengono i
fatti. Quello che accade in una qualsiasi parte del globo è possibile che venga
alla luce con un sms, un twitter, o un
video trasmesso in internet. Tutti potenzialmente diventano dispensatori di
informazioni e di notizie. Si insinua così
in ogni individuo l’esigenza di sapere
che cosa accade minuto per minuto.
Basta accendere il pc o la tv o la radio e
le notizie sono a raffica. Addirittura 24
ore su 24. Sempre connessi e in prima
linea, per dare informazioni, per suscitare interesse con flash veloci e accattivanti. Sempre connessi, con internet a
disposizione senza limiti. E così siamo
permanentemente in attesa e pronti per
ricevere notizie, per voler essere i primi
a sapere che cosa accade nel mondo
globale e con la presunzione di essere a
conoscenza del tutto quando invece si
hanno informazioni “ad intermittenza”
che colgono solo in minima parte i fatti.
I media, gli organi di informazione, selezionano le notizie “che vanno”, che incuriosiscono, che suscitano attenzione
da parte del pubblico che diventa sempre più esigente perché vuole sapere,
sempre di più, desidera instancabilmente andare nel privato dei fatti, aspira ad
entrare nella vita della gente, nell’intimità più profonda degli individui.
Così per accontentare il pubblico che
segue e che assolutamente non bisogna perdere, per far crescere lo share, e
per essere così i veri protagonisti dell’informazione e incrementare il proprio
appeal, le trasmissioni che dispensano
notizie vanno sempre più veloci, senza
mettere limiti, senza pudore, senza porsi dei dubbi sul “premere l’acceleratore” e sulle conseguenze che ne derivano. La velocità diventa indispensabile,
Una delle svariate testate televisive che grasmettono notizie 24 ore su 24.
altrimenti la notizia invecchia e non “ti
prende più”, passa subito nel dimenticatoio perché le notizie sono un’infinità, si
susseguono infatti in modo continuo e
frammentato tanto che non “fanno memoria”, passano veloci nella nostra mente e raramente si soffermano ad interpellare la sensibilità del cuore. Solo in pochi, rarissimi casi quando gli organi di
informazione tornano ripetutamente sulla notizia si realizza un pensare, un andare più a fondo, un memorizzare, una condivisione del fatto e una sua partecipazione.
Basta cambiare canale o sintonizzarsi sui
vari media con un click e non trovare
notizie attraenti che subito si perde interesse e si cambia velocemente con uno
zapping continuo e nevrotico. La velocità richiede prontezza, essere sempre al
passo, essere sempre connessi, senza
pausa, ogni secondo è buono per cogliere qualcosa da offrire agli altri. Bisogna
fare in fretta, guai meditare troppo, perdere secondi significa perdere posizioni,
arrivare dopo gli altri. Qualsiasi cosa,
qualsiasi notizia per non lasciare troppo
vuoto il contenitore dell’informazione
può potenzialmente andare bene.
Meglio però è trovare per primi la notizia
che piace, che suscita fascino e attrattività. E così accanto alla velocità si insinua l’altro aspetto dell’era della globalizzazione: l’eccesso, l’eccesso delle cose,
delle notizie, l’eccesso di tutto, senza al-
cun pudore.
Un mondo che si allarga e può permettere di dare più notizie è una grande occasione da non perdere. Il problema è che
l’eccesso provoca un riempimento traboccante della nostra capacità di ricezione delle cose. Si diventa sopraffatti
dalle cose, incapaci di governare bene le
notizie e così si rischia fortemente di
recepire tutto come giusto, vero e necessario.
Diventa sempre più difficile fare discernimento. E l’eccesso porta a non fare
memoria, a dimenticare presto tutto quello che si coglie in modo istantaneo e
immediato perché le notizie sono veloci,
brevi e accattivanti ma poco approfondite. Si condensano in 140 caratteri o al
più in pochi minuti di messaggi video e
verbali che non penetrano nella mente e
nel cuore.
Restano in superficie e si perdono presto fino a divenire scarti per far posto ad
altro. La dimenticanza e l’oblio sono la
conseguenza dello scarto, di quel bisogno di gettare via quello che si è colto
velocemente, di passaggio.
Ogni giorno riparte un treno e qualcosa
bisogna lasciare a terra, pochi bagagli e
poco contenuto. Qualcosa bisogna per
forza scartare e gettare. Ecco che la velocità produce “rifiuti” e i rischi di inquinamento aumentano. Possiamo permetterci notizie che non fanno memoria, che
segue a pag. 7
periodico online www.circoloilcentro-livorno.it
da pag. 6
si soffermano sulla superficie e sull’immediatezza, senza andare a fondo, basandosi su frettolose constatazioni? E’ possibile che la velocità sia meno priva di
rischi? Il rischio più preoccupante è quello
dell’accumulo senza ritegno di notizie,
che inondano in modo invasivo con una
miriade di informazioni e che costringono la nostra corteccia cerebrale a pensare poco o a non pensare affatto. Cogliere frettolosamente i fatti e assorbire in
modo acritico le opinioni e dire, solo
dire, e ri-dire e non trovare mai quel
tempo necessario per approfon-dire. Così
i nostri cervelli saranno sempre più poveri di stimoli costruttivi e quindi più manipolabili, più penetrabili “da altro e da
altri”, più ricchi di prodotti di scarto che
non fanno storia, che dimenticano prestissimo e che non instaurano legami
solidi con la realtà e neppure con se stessi.
Internet ha potenzialmente dato voce a
tutti (anche se il 40% delle famiglie nel
2013, secondo l’Istat, non ha ancora un
accesso al web). E ha dato il via alla moda
del blog: chiunque ha potuto scrivere i
propri pensieri e le proprie opinioni rendendoli visibili (potenzialmente) a tutto
il mondo di internet.
E’ nata l’editoria fai da te e la “libera”
circolazione delle idee. Nel 2011 si contano 156 milioni di blog nel mondo e il 3%
in Italia, che equivalgono a 4.680.000 testate! Numeri che fanno riflettere. Se è
pur vero che tale cifra è da “rivedere”
tenendo conto dei tanti blog sperimentali che hanno avuto durata limitata nel
tempo, e che i blog operativi sono circa
mezzo milione, siamo ancora su cifre che
fanno sobbalzare.
Come allora far fronte a questa eccessiva offerta e imparare a selezionare le informazioni per accrescere il nostro pensiero, per governare in modo costruttivo
la nostra mente e sviluppare una crescita
del nostro cervello? Almeno quattro sono
le parole su cui concentrare la nostra attenzione:
1. Limite (superare l’onnipotenza di internet, meno internet e più incontri, più
relazioni vere, più contatti e confronti
diretti, più dialogo, quindi meno relazioni virtuali). Il sociologo Bauman afferma
che “siamo inondati di informazioni, ma
consumare tutto è impossibile”. Di fronte al bombardamento di informazioni occorre munirsi di un “solido paracadute”.
2. Lentezza (la velocità che caratterizza il
nostro vivere ha bisogno sempre di più
di momenti in cui “facciamo sosta”, ci
fermiamo, per riflettere, per approfondire, per pensare).
3. Lealtà (informazione corretta, giusta,
onesta, che non ricerca la platealità, che ha
rispetto per le persone, che ha pudore nel
dare notizie e pertanto, prima di gettarle nella
rete, si fa assalire dal dubbio costruttivo
della “vera e attendibile” notizia, distinguendo bene i fatti dalle opinioni).
4. Libertà (aspirare a quello che rende le
persone libere, anche di non farsi dominare da una informazione eccessiva e invadente, liberi per poter esercitare i nostri “no”, liberi nel saper spegnere l’interruttore e essere capaci di rimanere in
silenzio con noi stessi, liberi di confrontare più informazioni su più mezzi, liberi
di prendere la vita nelle nostre mani e
governarla e alimentarla saggiamente,
ponendosi interrogativi e sani dubbi che
aiutano a far crescere la nostra corteccia
cerebrale.
E’ grazie alla libertà che possiamo instaurare legami solidi con testate e giornalisti
che danno fiducia, che favoriscono il dialogo, il confronto rispettoso e accogliente, la relazione vera, che costruisce, che
infonde senso, che dona vita.
Il limite, la lentezza, la lealtà e la libertà.
Sono queste quattro “elle” che possono
aiutarci a regolare la velocità dell’informazione e a ridurre i rischi.
Quattro parole per saper guardare un po’
più lontano del presente.
Vieni alla CISL
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Attualità
77
INIZIAL’ANNO SCOLASTICO 2014-15
Una sola
prima classe
al ‘Buontalenti’
di Mario Lorenzini
L’anno scolastico 2014-2015 inizia
il 15 settembre e per la prima volta
nella storia della scuola livornese
in un istituto secondario cittadino
è stata istituita una sola prima classe.
Trattasi dell’Istituto Tecnico per Geometri Buontalenti.
E’ un dato negativo che deve preoccupare non solo l’Istituto interessato ma anche le istituzioni cittadine come la Camera di Commercio e
la Confindustria in primo luogo.
Nel giro di cinque anni verranno a
mancare quei giovani che un Istituto come il Buontalenti ha, nel suo
lungo passato, formato e messo a
disposizione del mondo del lavoro
cittadino.
Il motivo di questo abbandono,di
questa mancata scelta lo devono
cercare oltre all’Istituto scoastico
anche le Istituzioni che pur nel passato hanno collaborato con la formazione professionale.
E’ vero che la situazione cittadina
non è brillante,che l’edilizia è in crisi come sono in crisi anche altri settori produttivi ma non si spiega il
boom di alcuni indirizzi che invece
si registrano in altri Istituti e la crisi
del Buontalenti.
La nostra è una segnalazione che
riteniamo necessaria.
Ci auguriamo che venga presa in
considerazione da chi ha la responsabilità per la formazione e il futuro
dei nostri giovani.
Una domanda: con la soppressione
della PROVINCIA chi si occuperà
della SCUOLA?
Leggo su IL CORRIERE DELLA
SERA del 14 agosto ISTRUZIONE:
le novità che troveremo sui banchi. Informatica dalla primaria e
alla maturità si parlerà in inglese.
Nel prossimo numero ce ne occuperemo.
8
Attualità
e-mail: [email protected]
Una favoletta di fine estate
(fino ad un certo punto)
di Marcello Battini
1) una comunità costituita da 100 individui che vivono serenamente producendo 100 Kg. di pane al giorno, (il PIL
giornaliero della comunità), Kg.1, al giorno, a persona (il livello di produttività
del sistema);
2) improvvisamente, appaiono nel villaggio 100 “nuovi” individui che dichiarano di voler vivere anch’essi nel villaggio;
3) i “vecchi” del villaggio discutono tra
loro, poi decidono di accettare la richiesta dei “nuovi” con le seguenti precisazioni:
a) il villaggio non può produrre più di quanto già non produca e non abbisogna di
altri lavoratori per la produzione abituale
(no risparmio, no investimenti);
b) poiché il livello di sopravvivenza individuale è di gr. 300 giornalieri (diritto di
cittadinanza), essi offriranno questa
quantità a ciascun nuovo concittadino,
trattenendo la restante parte di gr. 700
ciascuno, come compenso dovuto per la
fatica del lavoro produttivo, ma non si
impegnano ad insegnare il mestiere;
c) per sdebitarsi di quanto loro assegnato,
i “nuovi” dovranno offrire alla comunità
dei produttori, alcuni sevizi utili;
d) i “nuovi” accettano la proposta e si dedicano ad intrattenere i “vecchi”, secondo le loro capacità e competenze: chi balla,
DAL 1° SETTEMBRE RYANAIR COLLEGA IL TIRRENO ALLO IONIO
Ora anche Pisa-Crotone
La meravigliosa costa ionica della Magna Grecia è raggiungibile
dal Galilei con tre frequenze settimananli a partire da soli E.19,99
Ryanair, la compagnia aerea leader in Italia, ha inaugurato a partire dal 1° settembre il nuovo collegamento da Pisa a Crotone, antica città fondata dai coloni greci
e affacciata su un litorale meraviglioso,
ora facilmente raggiungibile, alle tariffe più
basse d’Europa, grazie a Ryanair.
Il nuovo collegamento da Pisa avrà tre frequenze settimanali (lunedì, mercoledì e
venerdì) fino al 24 ottobre, che passeranno a quattro a partire dal giorno 26 dello
stesso mese, con l’aggiunta del volo domenicale. Grazie a questo nuovo importante collegamento, Ryanair prevede di
trasportare oltre 50.000 passeggeri nel primo anno di operatività.
Ryanair ha festeggiato l’avvio dei collegamenti Pisa-Crotone mettendo a disposizione posti in vendita su tutto il suo
network europeo a prezzi a partire da soli
E.19,99 per viaggiare tra settembre e dicembre. Questi posti a tariffe basse sono
disponibili per la prenotazione entro la
mezzanotte di venerdì (5 settembre).
Il taglio della torta per il nuovo volo PisaCrotone da parte di Gina Giani, Amm. Delegato e Direttore Generale di SAT SpA e Giuseppe
Belladone, Sales and Marketing Executive di
Ryanair per l’Italia.
chi recita, chi canta, chi suona, chi si offre
per lavori di pulizia e di cucina, qualcuno
arriva ad offrire servizi di tipo sanitario.
Nessuno, non a caso, si propone per fare
l’insegnante;
e) con questo accordo, la produttività di
sistema, scende a gr. 500 giornalieri,
pro capite;
4) i “nuovi” ed i “vecchi” sembrano aver
raggiunto un buon livello di cooperazione, ma le apparenze, talvolta, ingannano.
I “vecchi” devono fare più attenzione agli
sprechi alimentari, ma possono sostenere la fatica del lavoro. I “nuovi”, invece,
con quelle razioni da sopravvivenza, non
sono soddisfatti e, avendo tempo a disposizione, si organizzano politicamente per conquistare una maggiore razione alimentare;
5) l’azione ha successo. Dapprima, i “nuovi” riescono ad ottenere razioni da gr.
400 giornalieri, poi arrivano a gr. 450 e,
sulle ali del successo, conquistano quota gr. 500;
6) i “vecchi” sembrano incapaci di reagire,
ma intanto, vuoi per la perdita di fiducia
in se, vuoi perché la minore quantità di
cibo riduce le loro forze fisiche (meno
forza lavoro), la produzione complessiva del sistema (PIL)scende a Kg. 80 giornalieri (gr. 400 pro capite), per cui se il
gruppo dei “nuovi” non vorrà far morire
i “vecchi”, sostituendoli, poi, nel processo produttivo, cosa alla quale non sembrano tenere molto, dovranno, da subito, rinunciare a larga parte delle loro
conquiste (non più di gr.350 giornalieri)
ed impegnarsi ad aiutare i lavoratori produttivi nelle loro incombenze tecnologicamente più semplici, per poter ritornare, il più rapidamente possibile, ad un livello di produttività non inferiore a gr.
500 giornalieri a persona.
La parte economica di questa favola finisce qui.
Il completamento della storia è squisitamente politico ed ogni lettore ha il diritto
di scriverlo come meglio crede. Questo,
fino alla fine della storia dell’umanità.
periodico online www.circoloilcentro-livorno.it
La scivolata
di Guido Guastalla
Sono bastati solo pochi giorni a comprimere “i peana” che Guido Guastalla -già
candidato a sindaco di Livorno e consigliere comunale di Forza Itaslia, a fargli
cambiare idea sul sindaco di Livorno -Filippo Nogarin.
In una dichiarazione, apparsa sulla
stampa,dello scorso mese, Guido Guastalla lanciava un messaggio di “irrefrenabile
entusiasmno” nei confronti del nuovo
Primo cittadino, eletto, in circostanze fortunose ed irripetibili.”
Un saluto caloroso, un augurio di buon
lavoro, la confessione di averlo votato e
fatto votare e la disponibilità “completa”
ad aiutarlo nell’immane compito di amministrare questa città in caduta libera.
Ma qualche giorno dopo, nel corso dell
sanguinoso scontro tra Gaza ed Israele e
proprio durante lo svolgimento di Effetto
Venezia, i Centri Sociali e la Sinistra Estrema, grandi elettori di Nogarin,insieme al
dott. Guastalla, hanno affisso uno striscione lungo via Borra nel quale compariva la scritta “Israele criminale”.
Alle proteste della Comunità Ebraica, della stesssa Ambasciata di Israele e di larga
parte dell’opinione pubblica livornese,
Nogarin -il sindaco grillino”, in un primo
momento,
offerto “un niet” alla richiesta di togliere
quella odiosa scritta, affermando, novello Ponzio Pilato,” che lui non c’entrava
niente con l’episodio”.
Poi montando le proteste è stata tolta.
Resta il fatto che il comportamento del Sindaco di Livorno è stato chiaramente “equivoco”.
All’amico Guastalla il consiglio del Manzoni “Adelante, Pedro, sed con juidicio.
... ma anche Cannito
e Raspanti gli fanno
buona compagnia
Tra gli imprevidenti che pensavano che
Nogarin rappresentasse “il sole dell’avvenire” dobbiamo aggiungervi anche anche Marco Cannito di Città Diversa, Andrea Raspanti di Buongiorno Livorno, entrambi convinti sostenitori dell’uomo nuovo che avrebbe rovesciato Livorno “come
un calzino”.
Di tutte le eclatanti dichiarazioni, fino ad
e
r
u
t
lo a
g
i
Sp
oggi, rilasciate alla stampa, quella che mi ha
maggiormente sconvolto e che acuisce la
mia preoccupazione riguarda l’ipotetica realizzazione del “lotto zero”: il traforo del Romito che “il nostro” ha posto tra le sue priorità.
Ignaro, “il poveretto” della storia degli ultimi cinquantanni che hanno arricchito le vicende ed i fallimenti di quest'opera così necessaria ma,allo stato dei fatti, irrealizzabile.
Forse la sua “esperienza di uomo dello spazio” (con quarantanove sic!) deve avergli
dato alla testa.
Massimo Ciacchini:
ora il nemico
è addirittura
“Papa Francesco”
Pubblichiamo integralmente la lettera dell’ex consigliere comunale di Forza Italia, clamorosamente trombato nelle ultime elezioni comunali a Livorno, apparsa su Il Tirreno di domenica 17 agosto.
Non vogliamo aggiungere nessun commento, solo osservare come questo “impavido
gladiatore” abbia avuto “la spuderatezza” di
accusare perfino Papa Francesco di una quasi connivenza con gli estremisti islamici.
- A fronte dell’ennesimo genocidio perpretato nei confronti dei cristiani e non, ora
in Irak, Nigeria, Pakistan, chiese fatte saltare in aria in Egitto, discriminazioni
ovunque comandano loro, donne rapite e
rese schiave per essere islamizzate, ma
anche nella ospitale Italia incitano alla
guerra santa contro Israele e l’occidente,
altri mussulmani che partono dalle basi
europee e compiono atti terroristici in
America, in Palestina si fanno giocare i
bambini in zone di guerra per rivendicare
il loro sangue contro i cattivi ebrei e ame-
Spigolature
9
ricani; ma il nostro presidente del consiglio, papa-boy e scout non pentito, cosa
aspetta a prendere posizione anche in
virtù del tanto agognato scranno di presidente di turno della comunità europea?
Perfino il presidente Obama,nonostante
il premio Nobel, non ha esitato a bombardare i responsabili iracheni e a sostenere il sacrosanto diritto di Israele a
esistere.
E infine mi piacerebbe che anche papa
Francesco, in visita in Corea, mettesse
in pratica quanto a suo tempo voleva fare
il suo predecessore San Woytila. Allora
era il comunismo sovietico che opprimeva il popolo polacco e Giovanni Paolo II
voleva andare nella sua terra per sostenere la lotta di liberazione di Solidarnosc. Oggi Francesco sarebbe bello si
mettesse anche fisicamente al fianco di
quel popolo sofferente e povero cristiano che scappa dalle sue case sotto i colpi vigliacchi degli oppressori islamici.
Sarebbe un modo per far capire che l’aiuto agli immigrati ed ai sofferenti non è
solo per chi, mussulmani in testa, sbarca
sulle nostre coste.
firmato:
Massimo Ciacchini
50 anni
dalla morte
di Togliatti
Nei giorni scorsi si sono svolte le cerimonie per ricordare i cinquantanni dalla morte di Palmiro Togliatti alle quali, per la vecchia guardia, erano presenti solo Macaluso e Sposetti.
Ed è toccato proprio al vecchio, ma ancora arzillo esponente del PCI, Emanuele Macaluso, smentire la proposta “sciagurata”
di Beppe Fioroni che, scrive Alessandro
Trocino, sul Corriere della Sera di venerdì 22 agosto a pag.13: Beppe Fioroni, che
ha un'altra storia alle spalle (è stato democristiano, poi popolare, poi margheritino
ed ora pieddino) ha chiesto di dedicare la
Festa dell’Unità ad Alcide De Gasperi.
“La stupidità - replica Macaluso - non ha
limiti. De Gasperi si starà rotolando nella
tomba. Bisogna saper rispettare i morti, la
storia, l’Unità e De Gasperi stesso”.
Sapete cosa pensa lo spigolatore, così, d'intuito?
Quasi quasi accoppio Beppe Fioroni a
Massimo Ciacchini!!
10 Livorno
e-mail: [email protected]
Dopo 90 giorni dall’insediamento del nuovo sindaco e con le vacanze, almeno quelle canoniche, terminate
Ora c’è da lavorare sul serio…
di Franco Spugnesi
Trascorsi tre mesi dal quel fatidico 8 giugno che incoronò Filippo
Nogarin sindaco di Livorno, anche se sarebbe prematuro tracciare un bilancio, è sicuramente
opportuno fare il punto specie in
presenza di pubbliche dichiarazioni di disagio e perplessità manifestate da personalità o associazioni cittadine, alcune della
quali pubblicate in questo numero del giornale.
Da pochi giorni è stata finalmente completata la Giunta comunale. Se fino a ieri ci lamentavamo
delle lungaggini che accompagnavano questo momento, causate dalla difficoltà di determinare con esattezza gli assessori che
spettavano ai partiti della coalizione (e più ancora alle varie correnti del Partito democratico), il
movimento 5 stelle, che ha la
maggioranza assoluta, ha avuto
bisogno di tre mesi per selezionare i suoi uomini (e donne), sicuramente dotati delle competenze necessarie, ma nella maggior
parte del tutto estranei alla realtà territoriale che dovranno governare, così che corre il sospetto
che l’unico vero requisito per superare la commissione di valutazione fosse l’immacolata fede nel
verbo penta stellato.
Questi 8 “cittadini” che impareremo a conoscere, poiché in città
l’unico noto è Serafino Fasulo,
sono, per quanto ne sappiamo,
del tutto slegati tra di loro, non
hanno l’abitudine alla ricerca della collegialità che si apprendeva
una volta nella vita politica, maturata nella condivisione e più
ancora nella formazione e nello
sviluppo di un progetto politico.
Attitudine che da sola non assi-
Serafino Fasulo, Assessore alla Cultura.
cura il buon governo, come dimostrato dalla giunta precedente.
Anche il programma di mandato
presentato dal sindaco, ed evidentemente elaborato senza tutti
i suoi assessori assomiglia più a
uno spot elettorale che a un percorso utile e percorribile.
Discorso del tutto simile si può applicare al gruppo consiglieri di
maggioranza. Venti cittadini senza alcun legame tra loro che solo
parola del capo (certamente non
Nogarin ma Grillo) che non possono avere un parere personale,
che non possono esprimere un
giudizio collettivo diverso da quello previsto dal movimento, difficilmente almeno per ora potranno
rappresentare le istanze dei livornesi.
Infatti, non consigliano il sindaco
ma semmai lo giudicano sulla sua
osservanza precisa delle regole
interne del movimento. Filippo
Nogarin in questi mesi, non solo
per colpa sua, è sottoposto a una
sovraesposizione mediatica, dovuta all’eccezionalità del fatto
non che abbia vinto a Livorno ma,
come abbiamo scritto più volte, Il
PD sia riuscito a perdere a Livorno. Però anche ne gode, sia per
un evidente narcisismo sia perché maschera, a colpi d’interviste, una quasi toltale mancanza
d’iniziative significative.
E’ vero c’è l’estate e il Sindaco,
da buon Livornese, corre a indossare l’infradito, simbolo di livornesità e della mentalità che di
fronte al mare e al sole il resto
può aspettare (solo che il sole
sembra se lo sia portato via Cosimi). Ora che le vacanze, almeno quelle canoniche, sono finite
c’è da lavorare sul serio… Speriamo bene.
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Livorno
11
Il segretario della Cisl in un intervento a La Nazione «attacca» il programma del sindaco
Giovanni Pardini «boccia» Nogarin
Volendo aprire un dibattito “sul modo di
essere livornesi” lanciato da
[email protected] pubblichiamo questa
nota di costume che ci sembra molto
esemplificativa sull’urgenza per questa
città “in piena deflazione” secondo gli ultimi dati Istat, di cambiare decisamente
strada.
Una meta che “le fantasticherie” del
Sindaco Nogarin e dei “bravi ragazzi” che
compongono la giunta , difficilmente saranno in grado di realizzare. Una prospettiva,
dopo il fallimento dell’ultimo decennio, accresce, in maniera incommensurabile, la
generale preoccupazione dei livornesi.
Ma le perplessità che sta suscitando il
neosindaco alle prese, riteniamo, con un
compito superiore alle sue forze, hanno
cominciato a provocare, quasi quotidianamente, puntuali prese di posizione, l'ultima quella di Giovanni Pardini - segretario generale della CISL - apparsa sul quotidiano La Nazione di lunedì 11 agosto e
che riportiamo integralmente.
Non poteva rimanere in silenzio il segretario provinciale della Cisl Giovanni Pardini dopo aver letto linee di governo presentate dal sindaco Filippo
Nogarin all’ultimo consiglio comunale. «L’essenza del progresso nel cambiamento» ha spiazzato il segretario di via
Goldoni. «Sono rimasto molto perplesso - dice Pardini senza girarci tanto intorno - non tanto perché non c’è stato
carenaggio, sullo stabilimento Eni, per
non parlare di Finmeccanica e del collegamento di area con Collesalvetti
dove insiste l’interporto”
Giovanni Pardini, Segretario Cisl Livorno
confronto con le confederazioni, non
era un atto dovuto anche se gradito.
Parte di quello che ho letto è
condivi-sibile, e mi riferisco alla necessità di valorizzare la città trascurata: il
turismo, la storia, la cultura...». Insomma vada per l’impegno alla riscoperta
della bellezza di Livorno, ma «quello che
invece mi sembra preoccupante è che si
elude e si trascura, in questa città ideale, il settore industriale e quello legato
alla portuale se non, un breve e del tutto insufficiente trafiletto». Insomma
«non una parola sulla componentistica, sull’azienda Azimut, sui bacini di
Il Sindaco Nogarin con la sua giunta quasi al completo.
PARDINI SUGGERISCE al sindaco
Nogarin «un po’ più di umiltà»: «Ascolti anche le forze che lavorano a Livorno perché la vera sfida che il sindaco
non coglie è come attrarre investimenti, altrimenti non c’è lavoro». La Cisl
ha la mano pesante: «Io non credo che
si possa trovare lavoro nelle cose che
Nogarin scrive sul piano: qui servono
milioni di investimenti. Ha fatto la mitizzazione partecipativa, ma si è dimenticato di dire di che cosa camperanno i
cittadini livomesi nei prossimi anni.
Qui la cultura industriale, per fortuna,
esiste eccome, non è un orpello! Ma Nogarin, nel suo programma, l’ha proprio
dimenticata». Il tasto dolente è sempre
lo stesso: lavoro. «Il comune deve stimolare politiche per attrarre risorse, a
partire dai bandi della Regione per
milioni di euro che serviranno a promuovere innovazione delle piccole e
medie imprese» e passa all’affondo:
«Nel programma del sindaco ho letto
di politiche del riciclo rifiuto, vanno
bene ma che portino tutta questa occupazione... Insomma, una bottiglia potrà diventare un paralume, ma qui c’è
fame di posti di lavoro». E ancora: “Instaurare un sito comune per il baratto”, “centri commerciali naturali”, “il
piano del colore dei fabbricati”, “orti
urbani e il piano dei chioschi”,«Chiedo
al sindaco quanta occupazione creerà
il piano del colore dei fa-bricati o gli
orti urbani. Tutto questo è un po’ nell’ideologia di Grillo, la visione bucolica urbana dell’orto in casa».
INFINE PARDINI lancia la sfida: «Mi
ricrederò se Nogarin riuscirà a riconvertire nelle piste ciclabili, tutti i posti
di lavoro dell’industria». E chiude:
«Mi sembra che il nuovo sindaco sia
venuto dallo spazio... Vediamo cosa
saprà fare senza dimenticarci delle
nuove disoccupazioni e anche delle
vecchie, Ex Delphy, Giolfo e Calcagno....». Nessuno ne parla più, ma sono
sempre lì.
12 Livorno
e-mail: [email protected]
ANCORA QUALCHE RIFLESSIONE SULLE ELEZIONI AMMINISTRATIVE DELL’8 GIUGNO
Duplice lettura per la sconfitta
della sinistra e il successo del M5S
di Antonio Melani
La sconfitta del centro sinistra alle elezioni amministrative dell’8 giugno, e la
vittoria del candidato del movimento
pentastellato a Livorno, si prestano ad
una duplicità di lettura. La prima, piana e semplice, fatta dei numeri, che
dice chi ha perso e chi ha vinto. La
seconda un po’ più sofisticata e analitica, che assegna la sconfitta senza
nessuna misericordia all’intero gruppo
di direzione del Pd di Livorno, nessuno
escluso, alleati compresi. Ma assegna
anche la sconfitta ai vincitori, i numeri
che ha raccolto il movimento pentastellato, sono infatti inferiori a precedenti
occasioni, quindi in verità, non il movimento è stato votato con intenzione,
bensì il candidato nella fase di ballottaggio, e sempre con la volontà di negare il voto al pd, piuttosto che di assegnare il voto al M5S. Insomma un
voto che ha saldato la sopravvenuta
insopportabilità del pd con una sorta
di rivolta dei privilegiati a cui non si
poteva più garantire ciò che era stato
offerto finora.
Sconfitta seria e grave anche del centro destra, che in una sorta di follia
collettiva e di smanie di protagonismo
individuali, si è frazionato oltre ogni
misura e si è condannato all’irrilevanza.
Chi ha vinto senza nessun dubbio, è il
giovane movimento di Buongiorno Livorno, rappresentato con intelligenza
e misura dal giovane Andrea Raspanti,
e così, per le particolarità e le provenienze di quel movimento, lette assieme ai risultati delle Europee, si può
concludere che la città ha bocciato un
partito ed il suo esteso gruppo dirigente, senza modificare i punti di riferimento ideali di sinistra che l’elettorato livornese tradizionalmente esprime.
Da queste considerazioni i punti di partenza dell’attività consiliare, sia di governo che di opposizione.
Certo avrà bisogno di parecchio tempo
Filippo Nogarin, Sindaco di Livorno.
il pd per riequilibrarsi, in questo momento l’unico gruppo di persone che
hanno una propria legittimità sono ovviamente gli eletti, troppo poco, e sovrastati dalla sconfitta amministrativa
per assegnare a loro la ricostruzione.
Troppo vicine le elezioni regionali perché si possa sperare di avere un dibattito vero, quell’appuntamento è un inquinante della purezza formidabile, per
cui, anche se continuo a sperare in una
rapida rigenerazione, credo che ci sarà
da aspettare anni e, soprattutto da auspicarsi un vasto e complessivo cambio della guardia.
E questo percorso di rigenerazione e
di cambio della guardia sarebbe auspicabile anche nel centro destra. Queste realtà sono state paradossalmente speculari: come il centro destra si è
diviso in piccoli gruppi, così il pd era
diventato una federazione di potentati
avulsi dalla realtà cittadina e con una
sicurezza di vincere che è stata fatale.
Naturalmente questi problemi sono sco-
nosciuti a BL che sembra essere molto puntuale nelle affermazioni e poco
polemico, anche perché sembrano
esserci parecchi punti di contatto con
quanto viene indicato nelle intenzioni
di governo del Sindaco.
E qui si viene alla realtà di governo.
Non credo sia giusto già da ora dare
un giudizio. Troppo presto e non sono
ancora un giudice troppo imparziale,
la partecipazione alla campagna elettorale è ancora troppo recente, perché
possa dire di avere metabolizzato i risultati.
Però curiosità mista a preoccupazione lasciano quelle venature un po’ ideologiche contenute nelle dichiarazioni
e nel programma di governo. Penso alla
dismissione di investimenti che avrebbero invece una qualche utilità, penso
alle dichiarazioni sull’estendersi del
controllo di proprietà pubblica, penso
all’impegno indicato esplicitamente su
nuove procedure e su nuovi regolamenti di partecipazione ma l’assenza di linee industriali, e insediative di imprese, come se il solo turismo ed il solo
commercio potessero raggiungere
l’obiettivo del rilancio economico della
città. E infine preoccupa questa non
dichiarata disponibilità a fare un quadro d’insieme con le altre realtà locali
e con i livelli istituzionali.
Questione questa, assieme a quelle
portuali, logistiche, insediative e di visione dell’area, sulle quali il candidato
del centro sinistra, Marco Ruggeri, aveva speso molto della sue proposte
Tuttavia è presto e vedremo più avanti,
adesso il Sindaco deve vincere una battaglia che viene prima ed è quella della sua autonomia e della sua responsabilità. I livornesi hanno eletto lui e
dato meno voti al M5S, la legge concede al Sindaco questa capacità di
essere l’interlocutore attraverso atti e
scelte della città che lo elegge, dunque, come lo invita giustamente don
Paolo Razzauti, governi e sia autonomo, e se ci fosse qualche livornese di
più e qualche architetto di meno….
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Livorno
13
Dopo la pesante sconfitta del PD locale
Solo Ruggeri ci mette la faccia
di Enrico Dello Sbarba
La stampa nazionale continua ad
occuparsi,senza soluzione di continuità,
del caso Livorrno all’indomani dello sconvolgente risultato elettorale delle ultime
amministrative che ha visto, inopinatamente, salire sul proscenio del Comune di Livorno, sede storica della nascita de P.C.I ,
Filippo Nogarin - ingegnere spaziale - a
Sindaco di una delle città più comuniste
d’Italia.
.
Lo shock è stato di una tale drammaticità
che ancora la classe dirigente, o quella che
era del PD, non sì è ripresa e latita sperduta in un anonimato che sta assumendo
aspetti sempre più preoccupanti.
All’indomani della clamorosa sorpresa, ne
parlarono le televisioni e gli organi di informazione di tutto il mondo, non si osservano sintomi di ripresa: lo stordimento, la
Marco Ruggeri
sorpresa sono stati così violenti che ancora, la ex classe dirigente del PD, non riesce, probabilmente, ancora, a farsene una
ragione.
E’ rimasto, praticamente, solo, come lo fu
durante la sfortunata campagna elettorale, il candidato sconfitto - Marco Ruggeri
- già segretario provinciale e attualmente
consigliere regionale - a tentare, in consiglio comunale, di rialzare la testa dopo il
violento trauma: nessuno, compreso il senatore Marco Filippi, degli ex dirigenti livornesi del PD, ha avuto, fino ad oggi, il
coraggio di “metterci la faccia” e di porsi
degli interrogativi di come affrontare un
futuro denso di difficoltà e di prospettive.
Tutti attoniti ed intontiti, ancora sconvolti da quel terrificanìte trauma che ha
sconvolto la storia della città labronica.
Nemmeno il quotidiano locale - Il Tirreno testata storica della città - ha assunto una
posizione precisa e puntuale di fronte alle
inquietanti prospettive che l’inesperienza
assoluta del Sindaco Filippo Nogarin e
della schiera dei giovanii grillini livornesi,
cresciuti e politicamente formatisi nelle
“movide” di Calafuria e della Baracchina
Rossa di Ardenza Mare, rischia di mandare, definitivamente, in default, la città di
Livorno.
Il pressapochismo, la superficialità, elementi negativi, emersi nelle prime sporadiche e
velleitarie uscite e dichiarazioni, del neosindaco, l’incredibile “scenaggiata” sulle
nomine, degli assessori e dell'alta burocrazia municipale, testimoniano una scarsa
dimestichezza con la gestione della cosa
pubblica che non può lasciare sconcertati
e preoccupati tutti i livornesi: sulle spiagge di questa triste estate, anche coloro che,
in buona fede, avevano optato
per “il nuovo” stanno cominciando a rimpiangere, addirittura, “l’usato datato”.
Non vogliamo aggiungera altro a questo
“cahiers de doleances”, solo sperare in
una sana riflessione sulla realtà livornese
pregando, però, il Sindaco Nogarin,
di evitare infelici battute come quella annunciata sulla realizzazione del “lotto
Zero”-, il famoso buco del Romito-.
Siamo seri e realistici - signor Sindaco anche se siamo costretti a fare nostra la
battuta del grande Montanelli: “i sogni
muoiano all’alba”.
“Vivere
il centro”
Se un vecchio proverbio avverte che
“il buon giorno si vede dal mattino”
un altro replica che “Roma non fu fatta in un giorno”. Quest’ultimo però
lo prestiamo ai dirigenti del M5S come
prevedibile risposta al primo. Perché
se è vero che giudicare l’operato della nuova amministrazione è prematuro è altrettanto vero che per quanto
“riguarda lo stato della città” non si
avvertono benchè minimi segnali di
controtendenza e qualcuno già si dichiara pentito di aver votato Nogarin
al ballottaggio.
Da rivelazioni attendibili sembra che
nel corso di un colloquio tra l’assessore Gordiani e un gruppo di cittadini
che si lamentavano del traffico sempre più insostenibile e privo di regole
in centro, lo stesso abbia risposto che
non si possono cambiare le abitudini
dei livornesi e, per quanto riguara
l’annunciata “chiusura shock di v.
Grande” si era trattato di una esagerazione giornalistica. ll che presupporrebbe invece di un buon mattino,
una notte fonda. Se l’ospedale nuovo non si farà, se la Porto 2000 non
sarà privatizzata, se il Caprilli sembra
aver trovato una sua collocazione, ci
sarà chi ne trarrà risvolti positivi.
Ma per quanto riguarda: vivibilità, risanamento ambientale, lotta al rumore, degrado urbano, per il momento
non si riscontra un briciolo di progresso. Anzi nell’ordine, strade e piazze sono sempre più incontrollate e intasate di veicoli e di comportamenti
arbitrari, la sporcizia diffusa è la stessa e a livello infrastrutturale la mancata cura dei particolari, non di discosta dagli standard consueti.
Segno che la macchina comunale non
ha subito nessuna apprezzabile "rivoluzione”. La sera dell'8 Giugno quando ormai si delineava la vittoria dei 5
Stelle in p.za Cavour qualcuno gridò:
W Livorno libera!- Già, ma da cosa?
Paolo Cascinelli - Ivo Lenzi
Mario Cuconato - Marcello Bendinelli
14 Livorno
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Il 12 ottobre verrà eletto il successore di Giorgio Kutufà e il nuovo Consiglio Provinciale
La Provincia al voto
ll Presidente della Provincia Giorgio
Kutufà ha convocato le elezioni di secondo grado del nuovo Presidente della Provincia di Livorno e dei dodici componenti del Consiglio Provinciale per il
giorno domenica 12 ottobre 2014.
Le operazioni di voto inizieranno alle
ore 08.00 e si chiuderanno alle ore
20.00 e si svolgeranno presso i due
seggi istituiti: uno presso la Sala Consiliare di Palazzo Granducale (Piazza
del Municipio n. 4 – Livorno) e l’altro
presso la sottosezione istituita pres-
so il Palazzo della Provincia all’Isola
d’Elba (V.le Manzoni n. 11 – Portoferraio).
Sono elettori i Sindaci e i Consiglieri
comunali di tutti i Comuni della Provincia in carica alla data della consultazione elettorale.
Possono essere eletti alla carica di Presidente della Provincia i Sindaci dei
venti Comuni del territorio della provincia di Livorno in carica e i Consiglieri
Provinciali uscenti.
Possono essere eletti, invece, alla ca-
Giorgio Kutufà
rica di Consigliere Provinciale i Sindaci ed i Consiglieri dei Comuni ricompresi nel territorio della provincia di Livorno
e i Consiglieri Provinciali uscenti.
La presentazione delle candidature è
fissata nei giorni domenica 21 settembre (con orario 08.00 – 20.00) e lunedì
22 settembre (con orario 08.00 –
12.00).
Sul sito della Provincia di Livorno
www.provincia.livorno.it è stata aperta
una specifica sezione dove sono inseriti i dettagli tecnici per le elezioni di
secondo grado del nuovo Presidente
della Provincia di Livorno e dei dodici
componenti del Consiglio Provinciale.
FRATELLI NERI
S.P.A.
LIVORNO - ITALY
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Livorno
15
GIUSTO RICONOSCIMENTO AL “GRANDE PEDIATRA”
Al Prof. Luciano Vizzoni
la “Livornina d’oro”
realtà livornese, è stato insignito della più significativa onoreficenza della città “La Livornina d’oro”.
Disponibile in ogni ora ed in ogni momento, ha messo a disposizione la sua
eccezionale professionalità, il suo impegno e la sua grande passione per
intere generazioni di livornesi e non
solo.
Esponente di rilievo del PSI, più volte
consigliere comunale ha svolto, anche
questa funzione pubblica, con grande
serietà e competenza.
Luciano Vizzoni è un livornese che si
è distinto, in ogni circostanza, per la
sua proverbiale disponiblità in favore di
iniziative benifiche di grande valenza sociale : quella della “Livornina d’oro”ha
voluto essere un meritato riconoscimento per le sue poliedriche attività
che hanno contribuito ad elevare il prestigio della città.
LA CULTURALIVORNESE PERDE UNO DEI SUOI PRINCIPALI PROTAGONISTI
La scomparsa
di Franco Ferrucci
Prof. Luciano Vizzoni
Giovedì 16 agosto, nel corso di una cerimonia svoltasi nella sala del Consiglio Comunale, il prof. Luciano Vizzoni, “il grande pediatra” per antonomasia, una figura di grande rilievo nella
Ci uniamo alla generale commozione di
tutta la città per la improvvisa scomparsa di Franco Ferrucci, fondatore delle librerie Gaia Scienza in via di Franco ed
Erasmo in viale Avvalorati, quest’ultima
anche come casa editrice, uno dei principali protagonisti della cultura livornese
e con il quale, da anni, avevavamo intrapreso un comune percorso culturale.
L’ultimo evento che avevamo organizzato insieme, avvenuto martedì 22 luglio
scorso, è stato la presentazione alla Libreria di Cala de’ Medici a Caletta, del libro
di Massimo Nava “L’infinito amore”.
Il Circolo “Il Centro” porge ai familiari le
più vive condoglianze per la grave perdita.
Franco Ferrucci
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16
Rosignano
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E’ stata la località “più mossa e la più vivace” di questa pazza estate
La palma del migliore
spetta al Capoluogo
Da un po’ di tempo, di fronte ad uno
stato generale di crisi che attanaglia, purtroppo, anche il comparto turistico del
nostro comune, Rosignano M.mo, in
questa estate così contrastata, merita indubbiamente la palma del migliore: è stata la località “più mossa e la più vivace”.
Questa sensazione trova conferma anche da un buon incremento degli esercizi commerciali diversamente alla preoccupante tendenza alla chiusura che si
registra nelle località “marine”.
Si sta, insomma, riproponendo la tradizione del “borgo antico” dove la vivibilità
è sicuramente migliore rispetto “agli smodati arrembaggi” che sono, ormai, una
costante negativa delle frazioni marine.
A questa gradita inversione di tendenza
poco hanno contribuito le Amministrazioni Comunali che si sono succedute
nell’ultimo ventennio.
Ci riferiamo ad alcune storiche carenze
strutturali, quali la viabilità, lo stato carente delle strade e dei marciapiedi, l’irrisolto problema del traffico in via Antonio Gramsci in particolare la caparbietà
di non voler prendere in esame una sostanziale modifica del passaggio, pieno
di costanti pericoli per la incolumità pubblica, degli autobus pubblici tra quella
via e piazza Carducci. Vogliamo proprio
augurarci che, alla luce di questa inversione di tendenza che sta caratterizzando il capoluogo, la nuova giunta comunale dimostri una maggiore disponibilità, pur all’interno delle scarse disponibi-
lità finanziarie.
Per esempio l’assenza sistematica dei vigili urbani non può trovare giustificazione alcuna una carenza che permette
incredibili abusi da parte degli automobilisti ed impedisce un serio controllo
dei comportamenti degli automobilisti
indisciplinati.
Ma dopo l’elenco delle negatività, dobbiamo registrare l’impegno, la determinazione, l’entusiasmo ed anche alcune
scelte, “indovinate” che la Pro Loco,
presieduta da Silvia Giorgerini - un autentico vulcano - coadiuvata, alla perfezione, dall’insostituibile “uomo ombra”
alias Gabriele D’Avino l’autentico catalizzatore dei programmi dell’Ente, sta
mirabilmente portando avanti.
Nella limitatezza delle disponibilità finanziarie, la Pro Loco ha certamente creato le condizioni per il rilancio turistico
del Capoluogo.
L’azzeccata scelta di accogliere e favorire il Festival dell’Arte di Strada,giunto,
ormai, alla 4° Edizione, ha certamente
favorito questa “escalation” che ha consentito di far conoscere ai tantissimi visitatori (oltre 16.000 nell’ultima edizione), la bellezza di un borgo che meriterebbe una considerazione migliore.
E la presenza della Pro Loco sta trovando finalmente riscontro anche nelle iniziative dei privati che stanno gradualmente entrando nella giusta mentalità e
cioè quella di organizzare, per esempio,
delle azzeccate serate musicali da parte
dei due bar (Carducci e Chiarugi) che
insistono di fronte a piazza Carducci,
che hanno riscosso un vasto consenso
specialmente da parte dei turisti.
Il Centro Feste, razionale ed accogliente, costituisce un altro fiore all’occhiello di questa “primavera rosignanese”.
E.D.S
Il Sindaco
si è sposato
Fabrizio Burchianti, Sindaco di Casale Marittimo, nonché uno dei fondatori
del Circolo Il Centro, è convolato a
nozze con Elena, una bellissima lucchese.
Alla coppia i più fervidi auguri di tutta
la Redazione.
Cultura
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17
Auspichiamo il ripristino di quella bella e significativa riproduzione del passaggio della guerra a Rosignano M.mo
Sconfiggiamo i “barbari”!
(e.d.s.) - Una bella riproduzione
del passaggio della guerra da
Rosignano M.Mo, che fu al centro di un durissimo e sanguinoso scontro tra reparti dell'esercito americano e tedesco, era
stata, opportunamente collocata, alcuni anni fa, in piazza San
Nicola, all'inizio della Via della
Lombarda. La foto riproduceva
l'interno della Chiesa parrocchiale, dedicata a San Nicola
patrono del capoluogo e notevolmente danneggiata per i
cruenti bellici, ed un gruppo di
giovani militari americani che, in
un momento di stasi dai combattimenti, stavano mangiando e riposando.
Ebbene, alcuni mesi fa, “qualche
barbaro” ha ritenuto “cosa giusta” darvi una martellata infrangendola sulla parte sinistra: evidentemente, non soddisfatto, ha
ritenuto completare l'opera, assestando alla foto altre due colpi
rendendola quasi irriconoscibile.
Invito il Sindaco, insieme ai i consiglieri comunali del Capoluogo
ed alla stessa Pro Loco, ad intervenire affinchè la riproduzione di quella memoria storica
venga rapidamente ripristinata:
non possiamo darla vinta a questi nuovi barbari che rischiano
di far rimpiangere, per la loro inciviltà ed intolleranza, quelli
veri che, per la verità, concorsero, così insegna la storia, a valorizzare artisticamente l'Italia.
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18 Cultura
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Presentato con successo il libro di Fabrizio Franceschini
Monicelli e il genio delle lingue
di Marisa Speranza
Che dietro i film di Monicelli ci fosse molto lavoro di preparazione linguistica, non
era certo noto al grosso pubblico che affollava le sale cinematografiche all’uscita
di “La grande guerra” (1959), “L’armata
Brancaleone” (1966), “Amici miei” (1975).
L’occasione per parlarne, presso la Limonaia di Castiglioncello, è stata la presentazione del libro di
Fabrizio Franceschini , “Monicelli e il
genio delle lingue”
(Felici Editore).
Un’iniziativa, questa, che è rientrata nel
progetto di cinema e
di musica “Le notti
del Cormorano”, organizzato dal Comune di Rosignano, dal
Centro Studi ComMario Monicelli
media all’italiana e
dal Cinema Castiglioncello, per ricordare personaggi famosi legati alla storia del cinema che sono
passati da Castiglioncello.
E Mario Monicelli fu uno di questi. Lo ha
ricordato Masolino d’Amico, soffermandosi poi sul contenuto del libro, prezioso
per l’analisi linguistica di quanto nei film
viene detto. Una lingua che era frutto di
un lavoro raffinatissimo. Basti pensare al
finto linguaggio medioevale usato nell’Armata Brancaleone, inventato con maestria dagli autori (Monicelli, Age, Scarpelli) che costruivano i film attingendo alla
loro preparazione culturale e dedicando-
si, una volta scelto un soggetto, a vere e
proprie “campagne di lettura” (“Io , diceva Monicelli, ho letto come pochi al mondo. Tutti i classici antichi e moderni”). Il
volume di Franceschini è dedicato agli studenti universitari. “Fortunati i suoi alunni”, ha osservato Giacomo Scarpelli (figlio dello sceneggiatore Furio Scarpelli).
Il testo è infatti di piacevole lettura, anche
se “scientificamente approfondito”. Quando quei film uscirono, non si pensava certo che sarebbero diventati oggetto di studio. E di serie riflessioni. Come quelle di
Roberta Cella (Università di Pisa) per cui
lo scopo del libro è di “mostrare come la
lingua abbia valore fondamentale per la
ricostruzione dell’identità”. “La grande
guerra” mostra, ad esempio, gli effetti positivi del conflitto sul processo di unificazione linguistica. Attraverso l’incontro di
popolazioni di vario dialetto, là nelle trincee nasce il nuovo italiano. Un momento
di svolta magistralmente rappresentato da
Monicelli che ebbe la straordinaria capacità di mettere in scena le varietà linguistiche dell’epoca.
Così come in “Amici miei” viene proposta
sul grande schermo la comicità toscana ,
attingendo a pieni mani a quella di Boccaccio, fatta di crudeltà delle beffe, gusto
per gli scherzi, i dileggi e gli intrighi. Senza contare il “nonsense” di tono sostenuto (la “supercazzola”) che trova insigni
precedenti nelle novelle decameroniane di
Calandrino,Bruno e Buffalmacco.
La copertina del libro, ha poi concluso
Franceschini, non ritrae Monicelli con la
macchina da presa , ma con il gruppo di
amici (Age, Scarpelli e Luigi Comencini)
riunito in una stanza piena di libri. Così si
procedeva alla costruzione di un film : le
conversazioni tra Monicelli e i suoi
“soci”, la penna e la macchina da scrivere venivano prima della macchina da presa. In quanto alla loro collocazione, i tre
film rientrano nella “commedia” perché
sotto questo nome “generalmente e universalmente si tratta di tutte le cose”.
“Tutto è da commedia” diceva Monicelli.
E Furio Scarpelli non riteneva che fossero due anime separate quella comica e
quella drammatica : “la realtà in sé è sempre drammatica , semplicemente perché
esistere è un’impresa dura anche per chi
ritiene di praticarla allegramente”.
Gli autori sapevano che, per fare ridere, la
storia doveva essere drammatica. I tre film
infatti finiscono male : uno con la fucilazione dei protagonisti ; l’altro con il fallimento di Brancaleone; il terzo con la morte di Pierozzi (interpretato da Philippe
Noiret).
Il libro di Franceschini è illuminante, e
soddisfa le molte curiosità dei cinefili svelando i gustosi retroscena e la genesi laboriosa di film amatissimi dal pubblico. Si
basa infatti su materiali di prima mano ,
inediti o poco noti. E chi legge non può
che provare ammirazione per quel “genio
delle lingue”a cui, nel maggio 2005, l’Università di Udine ha conferito una laurea
ad honorem “per avere fornito uno straordinario contributo alla conoscenza della storia d’Italia”.
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Cultura
19
7
Si è tenuta a Collesalvetti una interessante conferenza sulla vita e le opere della poetessa
DARIA MANICANTI
In una conversazione di Giancarlo Cara
di Laura Benvenuti
In accordo con l’amministrazione
comunale di Collesalvetti,continua
a svolgersi il programma con il
Centro
Culturale
Giorgio
Caproni.di Livorno. Nella sala della Biblioteca comunale si è tenuta, recentemente, una conferenza a cura del presidente del Centro, Giancarlo Cara che ha presentato la vita e le opere della poetessa Daria Menicanti, con letture di alcuni testi per l’interpretazione di Dora Finis e Laura
Conforti.
Lo scopo di queste manifestazioni è quello di riscoprire i poeti relegati ai margini della cultura poetica perché vissuti accanto ai
“mostri sacri” della letteratura contemporanea come Montale, Quasimodo, Ungaretti ecc. La poetessa Erminia Libardo ha già presentato con successo Antonia
Pozzi; la prossima manifestazione,
che si terrà il 2 settembre, sarà una
passerella di poesia all’aperto e il
27 settembre Anna Lucia Buccheri
parlerà di Emily Dickinson.
Il relatore ha iniziato a parlare del
nonno di Daria che pur essendo
un possidente , fu costretto a la-
Da sin. Laura Conforti, Giancarlo Cara e Dora Finis.
sciare Livorno per Trieste a causa
della sua vita dispendiosa.. Comunque, prima di partire fece a
tempo a costruire a sue spese la
scuola di Nibbiaia ed un collegio
convitto in Via Ernesto Rossi.a Livorno. Il padre di Daria, Gastone,
studiò al liceo Classico di Livorno.
Fra gli insegnanti ebbe Giovanni
Pascoli, il quale pronostico un notevole avvenire letterario. al suo
allievo. A Trieste, Gastone si sposò con una ragazza fiumana e si
trasferì a Piacenza, dove nel 1914
nacque Daria (quest’anno cade il
primo centenario della nascita).
Daria visse gli anni della sua ma-
turità a Milano dove insegnò e diventò preside. di scuola media. Ai
tempi dell’Università incontrò un
grande insegnante, il prof. Antonio Banfi, il quale aveva riunito intono a se un cenacolo di allievi
che si affermarono autonomamente in diverse discipline: dalla filosofia alla psicologia ed alla letteratura, compresa la poesia. Suoi
compagni di studi furono Antonia
Pozzi e Vittorio Sereni. Daria trovò nella”Scuola di Milano” l’ambiente adatto per una sua maturità intellettuale .Si sposò col filosofo Giulio Preti, che, nonostante
la separazione, avvenuta nel
1954, continuò a frequentare fino
alla morte di lui. La produzione di
Daria è molto nutrita, Nel 1964
pubblicò la prima raccolta “Città
come” che le valse il premio Carducci. Seguiranno “Nero d’ombra”,
”Poesie per un passante”,”Altri
amici” , “Ferragosto” fino all’”Ultimo Quarto”. Effettuò anche
moltissime traduzioni dall’inglese.
Il pubblico ha apprezzato non solo
le notizie del relatore ma pure le
interpreti, che con garbo hanno
letto un notevole numero di versi
tratti dalle opere di Daria.
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Cultura
21
Ibiza, Mykonos, Hvar, Lloret de Mar rimangono le “mecche” del divertimento
Le mete turistiche giovanili
sono sempre affollate
di Paolo Arzilli
Se c’è qualcosa che questa estate 2014
agli sgoccioli ci ha insegnato, è la certezza che le mete turistiche giovanili più
in voga degli ultimi anni, quelle che, se
per ragioni anagrafiche non si tramandano di padre in figlio, lo fanno magari
da zio a nipote, certamente da fratello
maggiore a minore - sono ancora lì, affollate ed ambite oggi come e più dello
scorso anno e di dieci anni fa.
Mecche del divertimento, capitali della
disco, Ibiza, Mykonos, Hvar, Lloret de
Mar parlano gli stessi dialetti, e anzi
sono la stessa cosa, tanto che dalle loro
sponde riusciamo a differenziarle solo
per certi elementi d’architettura; l’inglese e il nostro italiano - l’immancabile napoletano e il milanese maestrino - rappresentano le lingue ufficiali, tanto delle bionde e svolazzanti americane e olandesi quanto degli abbronzati e sfrontati
giovani di Castel Volturno e di Abbiategrasso.
La regola è una soltanto, ed è sempre
quella: divertirsi, approfittando di ogni
discoteca, club o locale disponibile, insomma di ogni fonte accessibile di musica ballabile; lo slogan, taciuto eppur
universale, è una reinterpretazione contemporanea del più fascista tra i motti
antifascisti: “balliamo tutto e lo balliamo subito!”, ché non vi è tempo di
aspettare, che le gambe fremono, le gonne svolazzano, gli inguini prudono.
Assiepati sui muretti dei lungomari, gli
ultimi anziani rimasti osservano il brulichio ed i polpacci dorati delle vacanziere, e tra loro commentano che se avessero avuto 50 anni di meno altro che!,
quello sarebbe stato tutto cibo per le
loro fauci, dato che - si sa - la passione
non conosce ostacoli linguistici, i ragazzi di oggi perdono troppo tempo, e nel
dopoguerra si sapeva come corteggiare
una donna.
Se avessimo un figlio, sarebbe da portarlo su una di quelle colline che si trovano alle spalle delle coste montenegrine, ed in silenzio osservando la prateria
dorata e vergine dall’alto gli diremmo
“figliolo, un giorno tutto questo sarà un
club”, consapevoli che la vicinanza con
la pericolosamente notturna Croazia finirà prima o poi per contagiare tutto e
tutti.
Così si osserva l’estate 2014: nell’ora dell’aperitivo, quando il macho pescatore
lancia le prime sapienti occhiate a fungere da esca, e di notte, quando i gruppi
di giovani turiste troveranno conforto
in anonimi amplessi - sia chiaro: anonimi non perché irrilevanti, semplicemente perché difficile sarà ricordare il nome
dello stallone che offrì la propria criniera.
Nel frattempo, cisterne di Vermouth e di
rum si riversano sulla città, il mondo appare un luogo finalmente amico, e resistere alla calura che solletica gola, addome e interno coscia non si può più.
22 Cultura
e-mail: [email protected]
Il 12 e 13 settembre a Villa Alma Pace (Antignano) al via la seconda edizione
“Nuove reti, rinnovate professioni”
UCSI e FISC con Ordine dei Giornalisti e
Associazione Stampa Toscana Antignano,
Villa “Alma Pace” (viale Vespucci 50, Antignano, Livorno) 12 e 13 settembre 2014 un
confronto con i comunicatori più giovani sui
temi legati ai nuovi media e alle più moderne
forme di comunicazione.
Quest’anno si discuterà della “forma della
notizia” attraverso internet, i social
network, le tv all-news. Per ogni modulo è
previsto un incontro formativo con un testimone dei nuovi mezzi e un laboratorioguidato dallo stesso formatore.
E’ prevista anche un’introduzione al tema
delle“regole” nell’uso della rete e alla necessità della verifica delle fonti.
Programma provvisorio
venerdì 12 settembre, dalle 15 alle 20
ore 14.30: accoglienza e saluto
ore 15: la forma della notizia
Introduzione al tema a cura di Antonello Riccelli (giornalista Telegranducato).
Analisi delle diverse “forme” della notizia
nell’attuale scenario di comunicazione multimediale, sempre aggiornata.
Presentazione dei laboratori e degli obiettivi formativi del corso.
ore 16: dare notizie su internet
Intervento di Franco Maresca (giornalista Ansa e docente universitario)
La costruzione di una piattaforma di notizie
“on line”. Gli esempi dell’Ansa e di alcuni
quotidiani campani. Le difficoltà nella trasformazione della notizia dalla dimensione
cartacea a quella internet.
Uno sguardo anche all’informazione tecnica
e professionale: l’esempio del sito nazionale dell’Ucsi sul mondo della comunicazione
e del giornalismo (franco Maresca ne è il
curatore).
Ore 17: le regole di internet
Intervento di Claudio Turrini (giornalista di “Toscana Oggi”
Esercitazione sulle regole di scrittura dele
notizie su internet: contenuti e forma, grafica e multimedialità.
ore 18: la notizia multimediale
Intervento di Micaela Nasca (giornalista
Mediaset TgCom 24)
La dinamica di una piattaforma “all news”.
Come nascono le notizie, come si elaborano,
come vengono aggiornate. Il passaggio dalla
televisione alla rete e ai social network.
Dalle 19 laboratori guidati dalla stessa
Nasca e condivisione dei risultati.
sabato 13 settembre, dalle 9 alle 13 e dalle
14.30 alle 18
ore 9: le regole da rispettare, la verifica delle fonti, i rischi della velocità, la neutralità possibile
Intervento di Luigi Cobisi (Consigliere
nazionale dell’Ordine dei Giornalisti)
Il riferimento normativo, codici e deontologia. Analisi delle difficoltà della notizia “in
tempo reale”, delle modalità di verifica, delle questioni etiche.
ora anche on line
www.circoloilcentro-livorno.it
Ore 10: il giornale che cambia
Intervento di Sara Bessi (giornalista “La
Nazione”)
I giornali su internet: come cambia il mestiere del giornalista. Nasce una nuova “professione”: il giornalista multimediale.
Ore 11: il comunicato stampa multimediale
Intervento di Francesco Ceccarelli (responsabile Comunicazione Scuola Sant’Anna)
Come impostare un comunicato stampa multimediale: l’esperienza innovativa ed efficace della comunicazione della Scuola Sant’Anna di Pisa.
Ore 12: la complessità delle fonti e i tempi
dell’informazione
Intervento di Luca Collodi (direttore Rete
italiana Radio Vaticana)
La comunicazione politica e istituzionale nel
contesto attuale, la difficoltà di verificare le
fonti e di rappresentare tutte le fonti.
Ore 14.30: laboratori sui temi trattati al
mattino
Ore 16: la scelta delle immagini, la forma
diventa sostanza
Intervento di Angelo Serantoni (pubblicista cameraman di Telegranducato)
L’importanza di una buona tecnica per la realizzazione delle immagini. La scelta dei diversi mezzi di comunicazione multimediale.
Ore 17: la notizia nella comunicazione
d’impresa, i limiti e le possibilità
Intervento di Graziella Teta (giornalista nel Gruppo Piaggio) e Riccardo Clementi (giornalista in Enel)
Comunicare l’impresa nel rispetto della deontologia professionale del giornalista.
periodico online www.circoloilcentro-livorno.it
Cultura
23
19
Venerdì 5 e Sabato 6 in Fortezza Vecchia incontri letterari condotti e discussi,
accompagnati da musica, pittura e degustazione
“LibrArti”
per parlare di libri, uomo e società
di Silvia Menicagli
Quadratura dei pisani, primo baluardo di quel castrum liburni che prese
avvio in un territorio condiviso tra pisani e labronici. In quel nucleo edificato dalle menti di Puccio da Landuccio e Francesco Giovanni di Giordani,
dove altre menti disquisiranno sull’uomo, espressione di tensioni emotive,
ed elemento ormai debole di un processo evolutivo che non sta al passo
delle capactà di adattamento ad un
mondo che consuma a velocità incredibile le sue risorse. L’uomo in un costante conflitto con se stesso e la
società che a volte lo incanala in meccanismi malati tesi soltanto verso un
egoistico profitto, in un eterno scontro tra bene e male.
Questo spazio conclusus, ospiterà
venerdì 5 e sabato 6 settembre “LibrArti”, una due giorni di incontri letterari, discussi e condotti, accompagnati da musica, pittura e degustazione.
Nei due pomeriggi che inizieranno alle
17,00 confronteranno i loro lavori: Serena Libertà autrice milanese di un
saggio sull’anoressia, Lamberto
Giannini con la sua sfida educativa e
Simone Lenzi con una serie di mali
minori. Lo psicologo Piergiorgio Cur-
ti autore anche di numerose pubblicazioni intorno ai vari disagi umani, articolerà un percorso con i tre autori tra
esposizione e discussione. Il sabato,
secondo giorno, verrà affrontato il tema
di aspetti di una società deviata e nascosta. Due scrittori entrambi romani
Antonella Colonna Vilasi, presidente
del centro studi sull’intelligence presenterà uno dei suoi lavori della trilogia sui
servizi segreti, mentre Francesco Neri,
giornalista collaboratore di “La Grande
Storia”, racconterà del suo lavoro a 4
mani col pm Catello Maresca dal titolo
“l’Ultimo bunker”. Ad articolare i racconti dei due autori ci sarà Piero Giorgetti,
giornalista televisivo di Granducato TV
nonché docente di storia contemporanea.
Le due giornate vedranno la presenza
di artisti quali Maurizio Biagini il venerdì, apprezzato esponente della nuova
pittura labronica, in atmosfere che richiamano i grandi artisti degli anni ’70
del secolo scorso, attraverso i linguaggi
della pop art riproposti con una sensibilità che è sua propria, e che per noi
realizzerà una maxi tela in estemporanea. Il sabato sarà presente la SVS
street band, diretta dal maestro Filippo Ceccarini e formata da 32 elementi
che animerà con tutta la sua energià
la serata. Un aperitivo verrà offerto a
tutti i partecipanti a “LibrArti”.
L’iniziativa creata dall’Associazione
“Terme del Corallo” onlus insieme al
Comune di Livorno, unitamente ai contributi di Autorità Portuale, Associazione Pietro Napoli, Circolo musicale Amici dell’Opera “Galliano Masini”, Associazione Guide Storiche Livorno e Circolo “Il Centro” è gratuita e aperta a
tutta la cittadinanza, e vuole promuovere il colloquio culturale, nell’ambito
di siti di importanza storica cittadina
oltre a pubblicizzare la raccolta firme
“Luoghi del cuore” promossa dal FAI,
incentrata questa volta sul recupero
delle Terme del Corallo, per la quale
saranno presenti i rappresentanti della
delegazione livornese.
Il Centro è in distribuizione anche presso le seguenti punti:
LIVORNO: Libreria Nino Belforte, Via della Madonna; Libreria Edizioni Paoline,
Via Indipendenza; Libreria Erasmo, Viale Avvalorati; Edicola Iacopini Francesco,
Piazza Civica 61; Edicola Cairoli, via Cairoli 18; Edicola Nelli, piazza Cavour 39;
Edicola P.zza Grande, lato Farmacia Ospedale, Edicola Bianchi, via del Porticciolo, di fronte Camera Commercio; Edicola Attias, corso Amedeo; Edicola piazza
Matteotti; Edicola Paolini (Baracchina Bianca, piazza S. Jacopo; Ed. Lo Strillone,
viale Italia 113; Edicola c/o Bar Oasi, Ardenza Mare; Edicola Barcellona, via Goito;
Edicola Borghi, Corso Amedeo, angolo via dell’Origine; Tintoria Rossi, corso Mazzini; Chico Sas, via C. Puini 9; Ed. Martelli Anna Lisa, via Meucci 5 (Coteto).
CASTIGLIONCELLO: Edicola Rossi, P.zza della Vittoria; Edicola Tognotti, Staz. Ferroviaria.
ROSIGNANO SOLVAY: Edicola Giovannoni, via Allende; Edicola Vallini, via O. Chiesa.
ROSIGNANO MARITTIMO: Edicola “Il Punto”, via A. Gramsci.
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Mese di Settembre 2014