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La scienza per tutti
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078 – 083
006
Editoriale
di Charles Landry
022 – 025
Smart Cities:
Londra
054 – 061
Photoreport
di Alessandra Viola
Casette
a forma di casa
084 – 087
di Michele De Lucchi
Le città sostenibili
007
Le città come seme
del cambiamento
di Peter Droege
026 – 029
040 – 044
Smart Cities:
Malaga
L’alba della
sociologia digitale
di Michele Calcaterra
di Andrea Vaccari
008 – 009
Verso le città
del futuro
030 – 033
Intervista a Marta Vincenzi
Illustrazione
di Raimondo Di Persio
Smart Cities:
Genova
di Francesco Ferrari
010 – 014
La città del benessere
di Gennaro De Michele
016 – 020
Zero-Emissions Cities:
Masdar
di Pino Buongiorno
021
Zerofootprint
versus CO2: la filosofia
di Ron Dembo
Nuove reti
per nuove città
046 – 050
La città possibile:
progettazione
partecipata e
cittadinanza attiva
di Marco Rainò
034 – 035
Traveller
di Nicola Nosengo
di Livio Gallo
062 – 063
I luoghi della scienza
La casa del futuro?
Sugli alberi, o
in fondo al mare...
088 – 091
Intervista a Paolo Costa
Serenissimo
Porto Verde
di Claudio Pasqualetto
064 – 069
Sustainable
Connected Home
092 – 093
La scienza dal giocattolaio
di Federico Casalegno
Gli ingegneri
che giocavano
al Meccano
051
Tataki, San Francisco:
il sushi sostenibile alla
conquista del mondo
Better City,
Better Life
070 – 071
Oxygen versus CO2
di Uberto Siola
Casa Passiva,
ambiente in attivo
094 – 095
Photoreport
036 – 039
052 – 053
Future Tech
072 – 077
Le città sono
la forma del tempo
Una città
può funzionare
come un’auto
da Formula Uno?
di Carlo Ratti
Sustainable
Dancefloor:
se la sostenibilità
fa anche tendenza
Soluzioni mobili
sostenibili
Illustrazione di Daniel Egnéus
di Carlo Falciola
e Manuela Lehnus
096 – 127
English version
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Oxygen 2007/2010
immagine di copertina
Illustrazione di Matteo Pericoli
Oxygen nasce da un’idea
di Enel, per promuovere
la diffusione del pensiero
e del dialogo scientifico.
Zhores Alferov, Enrico
Alleva, Colin Anderson,
Paola Antonelli, Andrea
Bajani, Pablo Balbontin,
Philip Ball, Ugo Bardi,
Paolo Barelli, Vincenzo
Balzani, Roberto Battiston,
Enrico Bellone, Carlo
Bernardini, Tobias
Bernhard, Michael Bevan,
Piero Bevilacqua, Andrew
Blum, Albino Claudio
Bosio, Stewart Brand,
Luigino Bruni, Giuseppe
Bruzzaniti, Massimiano
Bucchi, Pino Buongiorno,
Tania Cagnotto, Paola
Capatano, Carlo Carraro,
Stefano Caserini, Ilaria
Catastini, Marco Cattaneo,
Corrado Clini,
Co+Life/Stine Norden &
Søren Rud, Ashley Cooper,
George Coyne, Paul
Crutzen, Partha Dasgupta,
Mario De Caro, Giulio De
Leo, Freeman Dyson,
Richard Ernst, Monica
Fabris, Carlo Falciola, Paolo
Ferri, Tim Flach, Stephen
Frink, Antonio Galdo,
Attilio Geroni, David
Gross, Julia Guther, Søren
Hermansen, Thomas P.
Hughes, Jeffrey Inaba,
Christian Kaiser, Sir David
King, Hans Jurgen Köch,
Manuela Lehnus, Johan
Lehrer, François Lenoir,
Jean Marc Lévy-Leblond,
Ignazio Licata, Armin
Linke, Giuseppe Longo, L.
Hunter Lovins, Tommaso
Maccararo, Giovanni
Malagò, Mark Maslin,
John McNeill, Joel
Meyerowitz, Marcella
Miriello, Antonio Moccaldi,
Patrick Moore, Richard A.
Muller, Helga Nowotny,
Robert Oerter, Alberto
Oliverio, Sheila Olmstead,
Rajendra K. Pachauri,
Mario Pagliaro, Francesco
Paresce, Federica Pellegrini,
Emanuele Perugini, Telmo
Pievani, Michelangelo
Pistoletto, Viviana Poletti,
Giovanni Previdi, Filippo
Preziosi, Jorgen Randers,
Henri Revol, Marco Ricotti,
Sergio Risaliti, Kevin
Roberts, Lew Robertson,
Kim Stanley Robinson,
Alexis Rosenfeld, John
Ross, Marina Rossi, Jeffrey
D. Sachs, Gerge Saliba,
Saskia Sassen, Steven
Shapin, Clay Shirky,
Antonio Sofi, Robert
Stavins, Bruce Sterling,
Stephen Tindale, Chicco
Testa, Mario Tozzi, Nick
Veasey, Jules Verne,
Umberto Veronesi,
Gabrielle Walker, Carl
Zimmer.
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Pagina 003
direttore responsabile
Gianluca Comin
direttore editoriale
Vittorio Bo
art direction
e impaginazione
coordinamento editoriale
studiofluo
Giorgio Gianotto
comitato scientifico
Enrico Alleva
presidente
Giulio Ballio
Roberto Cingolani
Fulvio Conti
Derrick De Kerckhove
Niles Eldredge
Paola Girdinio
Piero Gnudi
Helga Nowotny
Telmo Pievani
Francesco Profumo
Carlo Rizzuto
Robert Stavins
Umberto Veronesi
Luca Di Nardo
Paolo Iammatteo
Dina Zanieri
ricerca iconografica
studiofluo
managing editor
Stefano Milano
collaboratori
Simone Arcagni
Davide Coero Borga
Andrea Milano
Giorgia Scaturro
traduzioni
Susanna Bourlot
Laura Culver
Gail McDowell
Michelle Nebiolo
rivista trimestrale
edita da Codice Edizioni
stampa
Officine Grafiche
Artistiche Grafart,
Venaria (Torino)
distribuzione
esclusiva per l’Italia
Arnoldo Mondadori
editore
via Bianca di Savoia 12
20122 Milano
t +39 02 754 21
f +39 02 754 22 584
sede legale,
direzione, pubblicità
e amministrazione
Oxygen c/o Codice
Edizioni
via Giuseppe Pomba 17
10123 Torino
t +39 011 197 00 579
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[email protected]
www.oxygenmag.it
© Codice Edizioni. Tutti
i diritti di riproduzione e
traduzione degli articoli
pubblicati sono riservati.
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Hanno contribuito a questo numero
Pino Buongiorno
Paolo Costa
Gennaro De Michele
Vicedirettore del settimanale
“Panorama”, è stato inviato speciale, corrispondente dagli Stati
Uniti e capo della redazione
romana. Di recente ha curato la
raccolta di saggi Il mondo che
verrà. Idee e proposte per il dopo
G8 (Università Bocconi Editore),
tradotto anche in inglese.
Docente in diverse università
italiane ed estere e rettore
dell’Università Ca’ Foscari di
Venezia dal 1992 al 1996, è stato
ministro dei Lavori pubblici del
governo Prodi e nel 2004 è stato
eletto deputato al Parlamento
europeo, dove è presidente della
Commissione per i trasporti e il
turismo (TRAN) e membro di varie
altre commissioni. È stato sindaco
di Venezia dal 2000 al 2005 ed
è l’attuale presidente dell’Autorità
portuale veneziana.
È Responsabile Politiche
di Ricerca e Sviluppo Enel
Ingegneria e Innovazione, oltre
che membro dell’Advisory
Council della Technology Platform
for the Zero Emission Fossil Fuel
Power Plants dell’Unione Europea,
del Clean Coal Science Group
dell’IEA (International Energy
Agency) e General Secretary della
IFRF International Flame Research
Foundation. È autore di oltre
200 pubblicazioni e titolare
di 11 brevetti. Ha ricevuto vari
riconoscimenti tra cui il “Premio
Philip Morris per la ricerca scientifica e tecnologica”, il “Premio
Industria e Ambiente” del
Ministero delle Attività Produttive
e il “Premio Innovazione Amica
dell’Ambiente” istituito da
Legambiente e Università Bocconi.
Michele Calcaterra
Corrispondente de “Il Sole 24
Ore” da Madrid e vicedirettore
del giornale economico spagnolo
“elEconomista”. In passato è
stato caporedattore centrale e
corrispondente da Londra, Tokyo
e Parigi de “Il Sole 24 Ore”, oltre
che caporedattore del settimanale
“Mondo Economico”.
Federico Casalegno
Federico Casalegno è direttore
del MIT Mobile Experience Lab e
direttore associato del MIT Design
Laboratory al Massachusetts
Institute of Technology. Dal 2006
dirige la Green Home Alliance tra
il MIT e la Fondazione Bruno
Kessler in Italia. Scienziato sociale
che studia l’impatto delle tecnologie digitali collegate in rete sul
comportamento umano e sulla
società, Casalegno insegna al MIT,
dove è anche a capo di ricerche
avanzate e progetta media interattivi che promuovono i contatti
tra persone, informazioni e luoghi
fisici grazie a una tecnologia dell’informazione all’avanguardia.
Michele De Lucchi
Negli anni dell’architettura
radicale è stato tra i protagonisti
di movimenti come Cavart,
Alchymia e Memphis. Ha disegnato lampade ed elementi d’arredo
per le più conosciute aziende italiane ed europee ed è stato
responsabile del design Olivetti
e incaricato della riqualificazione
di alcune centrali elettriche Enel.
Per Deutsche Bank, Deutsche
Bundesbahn, Enel, Poste Italiane,
Telecom Italia, Intesa Sanpaolo e
altri istituti italiani ed esteri ha collaborato all’evoluzione dell’immagine, introducendo innovazione
tecnica ed estetica. Ha progettato
edifici espositivi per musei come
la Triennale di Milano, il Palazzo
delle Esposizioni di Roma, il Neues
Museum di Berlino. Una selezione
dei suoi oggetti è esposta nei
più importanti musei del mondo.
Ron Dembo
Fondatore di Zerofootprint,
organizzazione canadese non
profit che – tramite la rete, il
social networking e i software
dedicati – si rivolge alle grandi
organizzazioni (come le città,
le scuole, le università, le multinazionali e le comunità internazionali) fornendo loro le infrastrutture per misurare, registrare, aggregare dati e controllare l’impatto
individuale e collettivo.
Peter Droege
Ha insegnato alla School of
Architecture and Planning del MIT
e in diverse università in Giappone
e in Australia. Ha lavorato con le
amministrazioni delle città di
Amsterdam, Singapore e Pechino,
e ha collaborato con la task force
del governo australiano sul design
urbano. Dopo aver ottenuto prestigiosi riconoscimenti internazionali per i suoi lavori a Chongqing
(Cina), ha diretto Solar City®,
un progetto sviluppato in collaborazione con l’Agenzia internazionale per l’energia. Attualmente
è presidente del World Council
for Renewable Energy per l’Asia
e il Pacifico. Il suo libro La città
rinnovabile è pubblicato in Italia
da Edizioni Ambiente.
Carlo Falciola
Giornalista freelance, fotografo
e autore televisivo, si occupa da
vent’anni di divulgazione e comunicazione scientifica. Ha realizzato
programmi televisivi e documentari per i canali Mediaset e per La7.
Ha collaborato con testate dei
gruppi editoriali Mondadori,
RCS e L’Espresso. Per dieci anni
ha fotografato la natura italiana
e africana, collaborando con agenzie fotografiche ed enti di ricerca.
Francesco Ferrari
Capo della redazione economica
de “Il Secolo XIX” dall’ottobre
2008, in passato ha scritto per
“la Repubblica”, “Il Corriere della
Sera”, “Il Mondo” e “Italia
Oggi”.
Livio Gallo
Direttore della Divisione
Infrastrutture e Reti Enel.
Dal 2004 al 2005 è stato
Responsabile dell’Area
di Business Rete Elettrica
di Enel Distribuzione.
Dal 2002 al 2004, Responsabile
Commerciale Clienti Vincolati
di Enel Distribuzione. Dal 1999
al 2001, Responsabile
Area Mercato delle Generation
Companies-Gencos, cedute
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da Enel. È stato amministratore
delegato e membro dei consigli
di amministrazione di varie
società in Italia e all’estero.
Charles Landry
Fondatore di Comedia
(www.comedia.org.uk), società
di consulenza che dal 1978 si
occupa delle relazioni tra cultura,
creatività e pianificazione territoriale. Tra le sue pubblicazioni,
The Creative City, The Intercultural City e City Making –
L’arte di fare la città (Codice
Edizioni, 2009).
Manuela Lehnus
Ha collaborato alla realizzazione
di documentari e servizi scientifici
per il programma televisivo Sfera,
su La7. Nel campo della comunicazione ha lavorato con l’Istituto
Hoffman ed è consulente di
Paramount Home Entertainment
e DreamWorks. Dal 2002 scrive
articoli di carattere divulgativoscientifico per diverse testate
periodiche nazionali, tra cui “D la Repubblica” del gruppo Espresso
e magazine editi da Mondadori,
Hachette-Rusconi RCS.
Nicola Nosengo
Giornalista scientifico, scrive
per “Nature”, “Wired”,
“La Stampa”. Ha curato le voci
di tecnologia per diverse opere
dell'Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Ha pubblicato i libri
L'estinzione dei tecosauri – Storie
di tecnologie che non ce l’hanno
fatta (2003) e, con Daniela
Cipolloni, Compagno Darwin –
L’evoluzione è di destra o di sinistra?, entrambi pubblicati da
Sironi Editore.
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Claudio Pasqualetto
Marco Rainò
Andrea Vaccari
Dal 1999 si occupa del nord-est
d'Italia per “Il Sole 24 Ore”.
In passato ha lavorato a lungo
per l’Ansa, di cui è stato per
un decennio responsabile della
sede regionale per il Veneto, e ha
collaborato per numerose testate,
a cominciare da “Il Corriere della
Sera”. Ha pubblicato Dialoghi sul
Nordest (Marsilio), una raccolta
di interviste a personaggi simbolo
dell’area.
Socio fondatore di brh+, uno studio costituito a Torino nel 2002
con l’intento di affrontare il tema
del progetto attraverso un approccio sperimentale ad ampio spettro
e intuire l’architettura come nodo
di sintesi tra molteplici circostanze
del sapere. Interessato all’aspetto
di riflessione critica, approfondisce
i rapporti tra architettura, design e
arti visive come curatore di eventi
pubblici, esposizioni e in numerosi
scritti. È fondatore e Presidente di
TURN, la prima design community
italiana.
Scienziato e ingegnere in ambito
informatico e nelle nuove tecnologie, studia lifestyle e zeitgeist
della società moderna attraverso
l’analisi delle interazioni umane
con le tecnologie digitali e i sistemi pervasivi: da Internet ai telefoni cellulari, per arrivare ai sistemi
di trasporto pubblico. Ha collaborato con il Massachusetts Institute
of Technology e il Santa Fe
Institute. Alcuni dei suoi lavori
sono stati esposti al MoMA
di New York e al Design Museum
di Barcellona.
Carlo Ratti
Marta Vincenzi
Ingegnere e architetto, insegna
al MIT - Massachusetts Institute
of Technology di Boston, dove
dal 2004 dirige il SENSEable City
Laboratory. Tra i suoi molti innovativi progetti, ci sono Real Time
Rome, Trash Track, Copenhagen
Wheel, EyeStop e l'ambizioso The
Cloud, grande nuvola trasparente
sospesa nell'aria proposta per
le Olimpiadi di Londra 2012.
Sindaco di Genova dal 2007,
dal 2004 al 2007 è stata parlamentare europeo e dal 1992
al 2002 presidente della Provincia
di Genova. Sta lavorando
al progetto per la candidatura
di Genova a smart city europea.
Matteo Pericoli
Architetto e disegnatore, collabora regolarmente come illustratore
con “La Stampa” e scrive per
“L’Unità”. I suoi lavori sono stati
pubblicati, tra gli altri, sul “New
York Times” e sul “New Yorker”.
Con Random House ha pubblicato nel 2001 Manhattan Unfurled,
nel 2003 Manhattan Within e nel
2009 The City Out My Window:
63 Views on New York. Pericoli ha
esposto il suo lavoro in varie gallerie e musei a New York e a
Roma, ha disegnato la copertina
di To the 5 Boroughs dei Beastie
Boys e ha realizzato lo Skyline
of the World al JFK International
Airport di New York.
www.matteopericoli.com
Uberto Siola
Professore ordinario presso
la Facoltà di architettura
dell’Università Federico II
di Napoli, direttore del Centro
Interdipartimentale di
Progettazione Urbana “Luigi
Pisciotti”, presidente della
Fondazione Internazionale per
gli Studi Superiori dell’Architettura
e presidente del comitato
scientifico del padiglione italiano
all’Expo 2010 di Shanghai.
Alessandra Viola
Giornalista freelance, scrive
di scienza per diverse testate
italiane e straniere tra cui
“L’Espresso”, “la Repubblica”,
“Wired” e “Wired UK”, “Il Sole
24 Ore”, e collabora con la
Rai come autrice di programmi
televisivi. Nel 2008 è stata premiata come miglior giornalista scientifica italiana dalla Fondazione
Armenise-Harvard e dall’Unione
Italiana Giornalisti Scientifici
(UGIS). Realizza reportage e
documentari sui temi dell’energia,
della ricerca e dello sviluppo
sostenibile.
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Editoriale
Charles Landry
Ogni strategia o visione urbana contiene immancabilmente una frase: «Saremo sostenibili».
Troppo spesso, però, non se ne vedono le prove.
Leggiamo questo tipo di dichiarazioni nella letteratura promozionale, eppure non crediamo
che i loro autori faranno quel che dicono.
Le città dovrebbero comunicare il loro intento
tramite ogni fibra della loro esistenza fisica. Dovrebbero creare una potente estetica verde che
sia emblematica delle loro intenzioni riguardo
all’aspetto di edifici, strade e infrastrutture e al
modo in cui gestiscono le cose. Il sistema segnico di una città è un ottimo modo di promuovere
un cambiamento nei comportamenti, perché
nel condurre la nostra vita quotidiana riceviamo
dei messaggi. Sempre più persone vogliono essere verdi, ma non per questo gradiscono le prediche. La persuasione più profonda spesso avviene a livello subliminale.
Naturalmente sappiamo che alcune città stanno
facendo cose eccezionali. Friburgo, Stoccolma,
Malmö, Portland e Copenaghen, ad esempio,
hanno ridotto le emissioni, e in modo radicale.
Nel 2010 Stoccolma si è aggiudicata il premio di
prima città verde d’Europa, e nel 2011 il trofeo
andrà ad Amburgo.
Ma come possiamo sapere che Stoccolma è verde? L’intero distretto di Hammarby Sjöstad è
come un circolo chiuso: i rifiuti organici vengono trasformati in biogas, l’immondizia viene
bruciata per ottenere energia, l’acqua è riciclata. Nell’ingresso di tutte le case ci sono degli
sportellini, ognuno collegato a un tubo pneumatico. In uno va l’umido, in un altro la carta o
l’indifferenziato e così via, e dei sensori controllano che non vengano commessi errori. Negli
alloggi non ci sono lavatrici, perché per risparmiare energia si ricorre a un’unica grande lavanderia, in comune tra più edifici. Viene usato
meno spazio e gli alloggi sono piccoli; in compenso, c’è un grande centro ricreativo aperto a
tutti. Il parcheggio è costoso, ma siccome il traghetto è veloce e il tram passa ogni pochi minuti, che bisogno c’è dell’auto? Se abitate lì, sape-
te di essere verdi, ma il resto del mondo lo sa
che state cercando di passare al one world living,
cioè il vivere tutti bene in un equilibrio sostenibile? Quelle meravigliose innovazioni sono comunque all’interno della città.
Friburgo è meglio. Famosa per essere la città
verde d’Europa, la stessa disposizione fisica di
Riesefeld e Vauban, due quartieri, vi fa subito
capire che siete in un luogo particolare. Quasi
non s'incontrano macchine, i bambini giocano
in strada e gli spazi verdi s'intersecano con la superficie edificata e i palazzi dall’aria interessante. Una realizzazione su grande scala è la Sonnenshiff, la nave solare. Il nome già dice di cosa si tratta: è un quartiere in cui ogni struttura
produce più energia di quanta ne usi. Ciascun
abitante è un eco-imprenditore che rivende
energia alla rete di distribuzione nazionale. È
stata co-progettata da artisti e architetti, ecco
perché in quest’area variopinta vi sembra di avere davanti qualcosa di diverso, e a un esame più
ravvicinato noterete la raffinatezza tecnica grazie a cui Sonnenshiff funziona.
Il Western Harbour di Malmö è un altro esempio
di area a emissioni zero. La sua icona è il grattacielo Turning Torso progettato da Santiago Calatrava, ma ci sono anche centinaia di appartamenti alimentati dal riscaldamento prodotto nel
quartiere e molto altro. Se passeggiate per Western Harbour, vedrete tante micro-innovazioni,
come i canali di scolo per riciclare l’acqua. Vi accorgerete che è un posto molto speciale.
BedZED, nel borough londinese di Merton, è un
quartiere alquanto selvaggio e molto colorato. È
caratterizzato da tetti scanalati alla Gaudí e giardini pensili. Vi spinge a chiedervi in che strano
posto siete finiti.
E per quanto riguarda Milano e l’Expo 2015? Il
tema è la sostenibilità e la restituzione di qualcosa al mondo. Come verrà espressa l’esposizione?
E quando cammineremo per Milano, nel 2016,
ci troveremo in una città verde?
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Le città come seme del cambiamento
Peter Droege
Osservate da prospettive diverse, l’antica Babilonia e la moderna Houston possono presentare
una miriade di differenze, oppure di similitudini. Ma un fattore, di certo, le accomuna inscindibilmente: sono il frutto dei propri regimi energetici. L’antica città e la moderna metropoli condividono, insieme a tutti gli altri insediamenti
umani, un comune destino: la loro conformazione, la loro funzione e il loro futuro sono da sempre, e sempre saranno, il risultato diretto delle
loro prerogative e disponibilità energetiche.
In un’epoca in cui i cambiamenti, a livello di politiche nazionali e internazionali, sono tanto vaghi quanto lenti, le città possono svolgere un
ruolo chiave, e fare la differenza, mettendo in atto azioni incisive in tempi brevi. Promuovere
un’autonomia energetica fondata sull’impiego
delle energie rinnovabili è l’imperativo del momento. Città, regioni urbane, piccoli centri e comunità rurali di ogni parte del mondo hanno già
intrapreso questa strada. Se adottate senza ritardi, le strategie in tal senso consentiranno, da qui
al 2050, di aprire nuovi scenari, offrendo incredibili prospettive e opportunità.
I principi su cui si fonda questa trasformazione
non sono affatto utopici, ma delineano un quadro futuro plausibile e perfino necessario. I sistemi e le tecnologie rinnovabili oggi disponibili sono l’espressione di uno spostamento generalizzato verso un futuro caratterizzato da una
maggiore autonomia dei centri urbani.
In tutto il mondo, svariate comunità urbane,
grandi e piccole, hanno compreso che i programmi volti a promuovere su larga scala l’efficienza e il risparmio energetico, nonché l’introduzione di tecnologie rivoluzionarie per lo sfruttamento delle fonti energetiche rinnovabili,
contribuiscono tangibilmente a favorire una visione più rosea del futuro, opposta all’incubo di
una catastrofe globale determinata dall’attuale
modello di sviluppo.
Città come Adelaide, Barcellona, Chicago, Curitiba, Friburgo, Londra e Monaco hanno compreso che la riforma dei sistemi di trasporto, dei
modelli di mobilità, della struttura urbana, del-
le forme degli insediamenti e delle pratiche di
gestione del territorio costituisce un altro aspetto della sfida posta dalla progettazione di una
città in termini rinnovabili. Impianti, infrastrutture, sistemi di collegamento e combustibili rinnovabili rappresentano solo una frazione del
grande piano di riprogettazione della città sulla
base di modelli rinnovabili. Dallo smog dell’impostazione urbanistica “fossilista” sta emergendo un nuovo paradigma, vettore di un innovativo
ed elettrizzante quadro teorico e pratico. Un approccio che investe tutti gli aspetti della rivoluzione energetica rinnovabile delle città, delineando l’iter dello spostamento culturale ed
economico verso una maggiore autosufficienza
a livello locale e regionale. Uno spostamento che
è riflesso nella maggiore misura e sobrietà della
pianificazione del territorio, dell’efficienza dei
trasporti, nonché in ambiti come quello della finanza, amministrazione, gestione della domanda e distribuzione delle tecnologie per la generazione di energie rinnovabili.
Gli insediamenti urbani rappresentano il miglior teatro, il substrato più tangibile, per mettere in atto questa rivoluzione globale. La realizzazione di una Città Rinnovabile si traduce in una
maggiore compartecipazione della comunità alla gestione locale, conferisce un maggior potere
decisionale ai cittadini e costituisce un pilastro
fondamentale delle politiche a favore della pace,
della sicurezza e del benessere a livello mondiale. Le iniziative prese oggi, e già in atto, innescheranno un importante processo di cambiamento che darà ampio spazio alla creatività, e
metterà nuovamente al centro del discorso la
qualità della vita, il piacere dell’essenzialità e
della condivisione.
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Verso le città
del futuro
Itinerari urbani, circuiti digitali, mappe culturali, percorsi innovativi:
la vita nelle città del futuro sarà una conversazione fra oggetti,
strumenti e filosofie... Sociali, ambientali e tecnologici.
Le prove generali per l’inte(g)razione sono cominciate.
illustrazione
di Raimondo Di Persio
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La città
del benessere
di Gennaro De Michele
illustrazioni di Matteo Pericoli
Il 2008 è stato l’anno in cui la popolazione che vive nelle città ha superato
quella delle campagne. Le città stanno diventando “sistemi aperti”,
creando nuovi equilibri tra competizione e cooperazione che determinano
nuove opportunità e nuovi pericoli. Ma quali sono i nuovi modelli verdi
delle “città di smeraldo” del futuro?
Quando L. Frank Baum, giornalista, commesso viaggiatore e
scrittore, pubblicò nel 1900 Il mago di Oz, uno dei libri per ragazzi più famosi e venduti del mondo, non immaginava certo che una sua idea potesse dopo più di 100 anni servire a indicare un’importante aspirazione per gli uomini del XXI secolo: vivere in una città che metta il benessere dei cittadini al
primo posto.
È stata una ricercatrice della Northeastern University, Joan
Fitzgerald, a utilizzare il nome inventato da Baum, “Emerald
City”, per indicare la città in cui tutti vorrebbero vivere. Ma
che cos’è per la Fitzgerald una città di smeraldo?
Molte città vogliono essere “verdi”, ma spesso il verde è solo
una vernice e sotto c’è poco o niente; gli smeraldi, invece,
sotto la superficie verde hanno ancora materia verde, e verde
ancora sotto, e sotto ancora. In altre parole, il “verde” delle
città di smeraldo non è di facciata, ma profondo e totale proprio come negli smeraldi.
Per capire se questa idea ha concrete possibilità di successo
è necessario analizzarne non solo gli aspetti tecnologici, ma
anche, e forse soprattutto, quelli sociali, poiché la città di
smeraldo non è soltanto una città sostenibile dal punto di vista energetico, ma gode anche di una totale integrazione
informatica e comunicativa. Un’integrazione che quando
coinvolgerà la maggior parte delle città determinerà una trasformazione epocale. Vediamo perché.
Il 2008 è stato l’anno in cui la popolazione che vive nelle città
ha superato quella che sta nelle campagne. Si è trattato di un
processo rapidissimo che ha avuto conseguenze importanti
non solo sulla qualità della vita in città, ma anche sull’idea
stessa di città. I dati parlano da soli: 200 anni fa solo il 3% della gente risiedeva in contesti urbani organizzati, mentre solo negli ultimi 50 anni un terzo della popolazione mondiale
si è trasferita dalle campagne nelle città, determinando il
sorpasso del 2008. Questo movimento ha dimostrato come
la città più che “un sistema territoriale” sia “un sistema vivente” che, a differenza dei sistemi fisici, cambia forma e
struttura secondo una dinamica evolutiva. Quindi, se prima
l’elemento territoriale faceva in modo che i modelli di comportamento fossero caratterizzati dal contesto e dalla cultura locale e le aree urbane si configuravano come sistemi
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chiusi, ora invece esistono relazioni forti tra elementi diversi in un ampio territorio, collegati in una sorta di rete attraverso la quale si sostengono reciprocamente. Così, per alimentare le loro funzioni vitali, le città stanno diventando “sistemi aperti” creando nuovi equilibri tra competizione e
cooperazione che determinano nuove opportunità e nuovi
pericoli. L’intensificarsi di questa tendenza inoltre non è
ostacolato da processi di globalizzazione, anzi si può dire
che proprio la globalizzazione ne aumenta la velocità in
quanto riduce il ruolo della dimensione nazionale e valorizza quello locale, tanto che la stessa Europa tende a divenire
“l’Europa delle città” piuttosto che “l’Europa delle Nazioni”.
I pericoli maggiori sono inquinamento e rischio sociale. Per
l’inquinamento basta un dato: l’80% della CO2 immessa nell’ambiente dalle attività umane proviene oggi dalle città dove, in particolare per l’autotrazione, a tale prodotto di per sé
non inquinante, si accompagnano composti ben più insidiosi come idrocarburi e polveri fini emessi a livello del suolo.
La trasformazione che si richiede qui è radicale: le città che
erano state, a partire dalla Rivoluzione industriale, luoghi di
produzione di beni con fabbriche e industrie inserite direttamente nel tessuto urbano, sono diventate prevalentemente,
con l’industria più pesante scacciata in periferia, luoghi di
servizi e commercio e, grazie al diffondersi delle automobili,
del riscaldamento e delle macchine domestiche, luoghi di
forte consumo energetico. Mentre si cerca di ridurre questi
consumi attraverso politiche di “efficientamento” e di risparmio, si affaccia concretamente un nuovo modello di
città: la città sostenibile ed energeticamente autosufficiente.
Non è impossibile. Infatti se efficienza e risparmio consentiranno di ridurre drasticamente i bisogni di energia, basterà
produrre quella che serve direttamente nelle città in maniera distribuita – c’è qualcuno che ipotizza addirittura una produzione a livello domestico – da fonti rinnovabili o comunque pulite. Saranno principalmente le tecnologie del solare
termico e fotovoltaico, e in parte quelle eoliche, che, con una
massiccia applicazione, consentiranno di raggiungere l’autosufficienza energetica. Le reti elettriche contemporaneamente diverranno bidirezionali, le famose smart grids, e consentiranno ai consumatori-produttori anche di scambiarsi
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energia o di accumularla per un impiego successivo. Si
creerà così un impianto di generazione virtuale composto da
migliaia di piccoli e medi impianti di generazione rinnovabile, collegati tra loro e ai grandi impianti di generazione fossile a emissione zero o nucleari, oltre che agli impianti virtuali delle altre città del territorio. Completamente elettrici
saranno i sistemi di condizionamento costituiti da pompe di
calore geotermiche ad alta efficienza. Elettriche o a idrogeno
(prodotto negli impianti nucleari o direttamente dal sole) saranno le automobili che circoleranno silenziose per le strade, finalmente libere da inquinanti e rumori.
Ma non è tutto. Con le nuove tecnologie di trasporto i veicoli non saranno estranei alla rete energetica, poiché, grazie alle batterie e agli accumulatori di idrogeno che li equipaggeranno, potranno agire come punti di accumulo energetico
distribuito e concorrere alla stabilità delle reti e del sistema
energetico territoriale.
Una città insomma dominata dal vettore elettrico che si pone in prospettiva come il più pulito, il più sicuro e il più economico per la grande rivoluzione che si annuncia.
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La città del benessere
La città di smeraldo non è soltanto
sostenibile dal punto di vista energetico,
ma gode anche di una totale integrazione
informatica e comunicativa, che, quando
coinvolgerà la maggior parte delle città,
determinerà una trasformazione epocale.
Non meno rivoluzionario l’obiettivo di una completa ri-pianificazione funzionale e gestionale delle città. Qui si tratta di
realizzare una completa integrazione delle tecnologie di comunicazione con quelle informatiche ed elettromeccaniche
e con sistemi di controllo avanzati, ridisegnando gli attuali
servizi e creandone di nuovi. Un sistema ubiquitario in cui
ogni cittadino avrà, in ogni momento e in ogni luogo, la piena accessibilità a qualsiasi dato, sempre aggiornato in tempo reale, e la possibilità di prendere decisioni e attuare le
azioni conseguenti. La particolarità di questa visione non è
nell'informatizzazione dei diversi comparti, che in molte
città è stata già in gran parte effettuata, ma nella loro integrazione in un sistema unico.
Non si tratta di idee astratte, come dimostra il progetto sudcoreano U-City, dove “U” sta per “Ubiquitos”, da poco avviato. La prima U-City sarà la nuova città di Sejong in Corea del
Sud, che rappresenterà un modello di integrazione e di armonizzazione in grado di assicurare un largo utilizzo di energie alternative, aree verdi, controllo dell’inquinamento.
Sejong non sarà solo un laboratorio per la dimostrazione di
tecnologie ambientali, ma anche un laboratorio sociale. Sì,
perché se sulle tecnologie ci sono già certezze tangibili è difficile fare previsioni sul comportamento degli individui e
della società in un così mutato contesto. Le organizzazioni
sociali sono infatti sistemi complessi che, secondo la classica definizione di Le Moigne, sono «intrinsecamente imprevedibili». La città come sistema sociale è infatti nello stesso
tempo “acentrata” (funziona cioè in maniera anarchica attraverso interazioni spontanee), “policentrica” (caratterizzata cioè da numerosi centri di controllo e organizzazione) e
“centrata” (dispone cioè di un centro decisionale). Le città si
auto-organizzano nello stesso tempo a partire da un centro
di comando e di decisione (lo Stato, il governo), da molteplici centri di organizzazione (le autorità regionali, comunali,
partiti politici, ecc.) e da interazioni spontanee tra gruppi e
individui. Diventa così inevitabile che si generi uno stato
d’incertezza in cui la corrispondenza tra i comportamenti
certi (perché necessari) e quelli possibili è indefinita. È in
questa situazione che si genera rischio sociale, ovvero diventa più probabile che un comportamento possa andare non
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nella direzione voluta bensì in un’altra indesiderata, producendo così effetti negativi e danni.
Data la distribuzione della popolazione, è ovvio che il rischio
sociale si vada concentrando nelle città. Non è stato sempre
così: nel XIX secolo tale rischio era limitato, i rapporti erano
regolati da fattori di classe e le gerarchie sociali erano nette.
Nel giro di due secoli tutto è cambiato e molto ancora cambierà. Che si tratti di una Emerald City o di una U-City, si tratterà di ridefinire i concetti di contesto, ambiente e costruzione sociale, e di trovare soluzioni, non in termini generali ma
attraverso la costruzione di relazioni tra specificità locali e i
nuovi processi messi in atto. I rischi potranno nascere dalla
difficoltà di difendere la privacy delle persone, dall’incontrollata diffusione delle informazioni che potrà dar luogo a
reazioni collettive ed emergenze, dall’emarginazione di
gruppi sociali, come ad esempio anziani e ceti meno acculturati, avversi all’uso delle tecnologie informatiche e alla tecnologia in generale. In altre parole, la rivoluzione tecnologica delle città potrebbe essere percepita come un attentato
alla sicurezza, alle virtù civiche e a valori consolidati e con-
divisi. Evitare la nascita di tali pregiudizi è una delle sfide che
istituzioni, scienziati, tecnologi e comunicatori devono affrontare e vincere insieme.
Torniamo, per concludere, al libro di Baum, e per la precisione al Capitolo XI, dove Dorothy e i suoi amici hanno inforcato gli occhiali dai vetri verdi e vanno in giro per la città: «Le
strade erano fiancheggiate da begli edifici, tutti di marmo
verde tempestato di pietre preziose. I vetri delle finestre erano verdi, […] per le vie si vedeva molta gente, uomini, donne
e bambini, tutti a passeggio e tutti invariabilmente vestiti di
verde. Le vie erano abbellite da molti negozi, e Dorothy osservò che tutta la merce nelle vetrine era del colore degli smeraldi. […] Non si vedevano né cavalli né altri animali, la gente trasportava la merce su piccoli carrelli verdi che spingeva
da sola. Tutti avevano un aspetto prospero e felice».
Ebbene, se sostituiamo al verde immaginato da Baum il “verde” nel suo significato simbolico di oggi – vale a dire pulito,
ecosostenibile, efficace ed efficiente – avremo subito un’idea
di quale sia la città a cui sta lavorando Joan Fitzgerald: la città
del benessere.
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È L’INNOVAZIONE DI OGGI
A SOSTENERE
IL BENESSERE DI DOMANI.
IL NOSTRO FUTURO È COSTRUITO SUL CORAGGIO E LA RESPONSABILITÀ DELLE SCELTE
DI OGGI. Crediamo che il benessere vada costruito giorno dopo giorno, pensando sempre ai bisogni di oggi
e di domani. È per questo che riteniamo determinante investire su tutte le fonti energetiche. Anche sul
nucleare. Enel infatti, è uno dei principali operatori del settore già oggi in Spagna e Slovacchia. Il nucleare è
una fonte diffusa in tutto il mondo e che grazie ad una tecnologia sperimentata, ci aiuta a costruire un futuro
in modo pulito e sicuro, con meno emissioni inquinanti e più energia per crescere ed essere competitivi.
Perché solo la responsabilità nelle scelte di oggi può garantire un benessere sostenibile domani.
enel.com
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Zero-Emissions Cities:
Masdar
di Pino Buongiorno
La nascente ecocittà-laboratorio di Masdar City, a pochi chilometri da Abu Dhabi, capitale
degli Emirati Arabi Uniti, è il primo esempio di urbanistica sostenibile, il modello più
vivido di come dovremo vivere domani, senza consumare troppo le già scarse risorse
del Pianeta e limitando al massimo i danni ambientali grazie alle energie rinnovabili.
Ma non è solo un giocattolo per far divertire il mondo: serve anche a sviluppare un solido
business verde.
L’autobus con i vetri oscurati per proteggere i
passeggeri dal sole abbacinante si ferma nel parcheggio polveroso di questo deserto lunare. Indossiamo tutti occhiali UV al 100%, scarponi Caterpillar forniti dall’organizzazione e un casco
protettivo. Siamo accompagnati da due guide
che urlano i loro ordini e non ammettono la minima variazione sul tragitto. Due giorni prima
eravamo stati scelti fra un gruppo già ristretto di
giornalisti per partecipare all’avventura, che non
è una gita nel deserto.
Superiamo i controlli ed entriamo emozionati
nel mondo descritto già nel 1987 da Richard Register, che per primo coniò il termine eco-city
parlando di Berkeley e della costruzione delle
città per «un futuro più sano». Siamo a Masdar
City, 17 chilometri a sud-est di Abu Dhabi, la capitale degli Emirati Arabi Uniti, accanto all’aeroporto internazionale. È qui che sta nascendo il
primo esempio di urbanistica sostenibile, il modello più vivido di come dovremo vivere domani, senza consumare troppo le già scarse risorse
del Pianeta e limitando al massimo i danni ambientali grazie alle energie rinnovabili.
Sembra un miraggio questa oasi che di verde ha
solo le fonti di energia. Lo pensi, trattieni il dubbio, ma gli ingegneri e gli architetti che accolgono il gruppo di visitatori anticipano la domanda
e iniziano le loro presentazioni invariabilmente
così: «Non è affatto un miraggio. È piuttosto una
visione che sta diventando realtà e che presto potrebbe allargarsi ad altre metropoli del mondo».
«Un giorno tutte le città saranno costruite così»,
recita l’opuscolo che ci viene donato all’inizio
del viaggio.
Gli esempi internazionali sono già numerosi. In
Australia, Moreland, a nord di Melbourne; in Canada, Calgary; in Cina, Dongtan, vicino a Shanghai; in Danimarca, il parco industriale di Kalundborg; in Ecuador, Loja; in Corea del Sud,
Songdo; in Nuova Zelanda, Waitakere; e in Gran
Bretagna, St. Davis, la più piccola città del Regno
Unito che vuole battere tutti i record già alla fine
del 2010.
Masdar City è però la punta avanzata, l’eco-città
laboratorio, con tutti i suoi pregi e difetti, i successi e gli insuccessi. Agli ipercritici sembra un
parco di divertimenti per snob dell’ambientalismo, fanatici del nuovo trend ecologico, miliardari con abiti di carta riciclata, secondo i criteri
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di alcuni stilisti londinesi. Agli scettici può dare
l’impressione dell’ennesima trovata dei geni del
marketing che, in una confederazione di sette
Emirati, hanno già inventato le isole a forma di
palma con la sabbia tutta importata dal deserto
e le piste da sci nei fantasmagorici centri commerciali di Dubai.
Eppure l’esperimento lanciato dal principe ereditario di Abu Dhabi – il generale Mohammed Al
Nayan, 48 anni – è annunciato e pubblicizzato
come “strategico”. Gli Emirati, quinti produttori
di greggio al mondo e terzi per riserve accertate,
che estraggono 2,42 milioni di barili di petrolio
ogni giorno (diventeranno 3,5 milioni nel 2011),
non possono accontentarsi di continuare a produrre reddito basandosi sempre sulle risorse
fossili, destinate comunque a esaurirsi fra 80100 anni. Non possono più gloriarsi di essere i
migliori al mondo per quanto riguarda le emissioni di CO2 pro capite (gli abitanti sono appena
cinque milioni), secondo la classifica del Living
Planet Report del WWF. Non possono più salire
a bordo di SUV da 6000 di cilindrata che consumano un litro di benzina a chilometro. Hanno
bisogno di un’altra way of life, di un nuovo modello di sviluppo avveniristico che lasci l’impronta in tutto il Pianeta.
Ecco quindi l’idea della Silicon Valley del nuovo
secolo da creare nella capitale Abu Dhabi, dove
la cultura, rivisitata e adattata all’ambiente locale, si mescola con le energie alternative di ultima
generazione. Una parte di questa visione è costituita dal polo di attrazione culturale, con tanto di
Guggenheim nel deserto, firmato da Frank
Gehry, del Louvre, disegnato da Jean Nouvel, del
teatro dell’Opéra, a cura di Zara Hadid, e del museo nazionale intitolato allo sceicco Zayed, il fondatore degli Emirati, che porta la firma dello studio di architettura inglese Foster & Partners.
Ma il fulcro di questo disegno complessivo per
realizzare qui il centro globale di eccellenza per
l’innovazione, lo sviluppo e la ricerca sulle energie verdi è un altro ancora. È l’Iniziativa Masdar,
in arabo “la fonte”, una società totalmente controllata dal fondo sovrano locale Mubadala Development. È questo il braccio operativo della famiglia reale per tutti gli investimenti all’interno
e soprattutto all’estero con proprietà e partecipazioni dirette che si aggirano sui 200 miliardi di
dollari (fra cui il 5% della Ferrari e il 35% della
Piaggio Aero Industries, una delle più importan-
ti aziende aeronautiche italiane).
L’uomo incaricato di trasformare i sogni visionari in realtà è Sultan Al Jaber, l’amministratore delegato di Masdar, un tecnocrate dal perfetto accento oxfordiano che ama presentarsi con kefiah e tunica immacolata. «La crescita del nostro
emirato deve avvenire attraverso la diversificazione del PIL», mi aveva spiegato Al Jaber in un
precedente incontro del maggio 2007. «Intendiamo muoverci velocemente e con la massima efficienza per ottenere risultati concreti in partnership con le migliori università del mondo e
con le multinazionali come General Electric, Siemens, BP, Total e Rolls-Royce. Le nostre aspirazioni sono vaste e le nostre ambizioni globali».
Ben 15 miliardi di dollari sono stati messi sul
piatto all’inizio, nel 2006. Sono saliti a 22 già nel
2010, di cui 4-5 nelle infrastrutture.
Il primo colpaccio per dare credibilità a Masdar
è stato messo a segno quando il sultano Al Jaber
ha ottenuto di trasferire ad Abu Dhabi il quartier generale della nuovissima Agenzia internazionale per l’energia rinnovabile (IRENA), costituita a Bonn nel gennaio 2009, a cui finora hanno aderito 144 paesi, fra cui l’Italia. È stata la
prima volta che un’organizzazione internazionale di alto livello ha scelto il Medio Oriente come sede centrale.
Masdar ha diverse unità operative. C’è Masdar
Carbon, che investe in tutto il mondo nei progetti per la riduzione delle emissioni di gas serra e
per la cattura e il sequestro della CO2. C’è Masdar
Venture Capital, che, attraverso due fondi, ha
speso già 500 milioni di dollari per acquistare
quote o intere società attive nel business verde.
E c’è Masdar Power, specializzata nella costruzione di centrali per la produzione di energia
elettrica, alimentate da fonti rinnovabili. La prima sarà quella solare, la più grande del mondo,
costruita ad Abu Dhabi in joint venture con la
francese Total e la spagnola Abengoa. Nella vicina Madinat Zayed sorgerà invece un impianto di
solare termico, simile ad Archimede, il campo
solare che Enel ed Enea hanno in costruzione a
Priolo Gargallo, in provincia di Siracusa. Il funzionamento è lo stesso: il calore del sole non viene trasformato immediatamente in elettricità,
come nel fotovoltaico, ma concentrato da specchi parabolici e conservato da una miscela di sali. Il calore può poi essere convertito in vapore
che alimenta una normale turbina per la genera-
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zione elettrica. Questo sistema ha il vantaggio di
produrre energia da immettere nella rete anche
quando non c’è sole o vento. È la soluzione ideale per un’assolata area desertica come Abu Dhabi, dove si può disporre di grandi spazi liberi. Anche nell’eolico Masdar pretende di essere all’avanguardia. Masdar Power ha comprato il 20% di
London Array, destinato a essere il principale
campo eolico offshore del mondo con 341 turbine per una potenza di 1000 MW, situate sull’estuario del Tamigi. Due miliardi di dollari sono
stati investiti inoltre per realizzare un impianto
a idrogeno da 400 MW. L’impianto trasformerà
una quota dell’abbondante gas naturale di Abu
Dhabi in idrogeno da usare per produrre elettricità, mentre la CO2 sarà catturata e sequestrata.
Altri due miliardi di dollari sono infine destinati a un gigantesco progetto in tre fasi di produzione di pannelli fotovoltaici di nuova generazione con una capacità di 210 MW, da vendere anche sul mercato europeo.
Ma le ambizioni vere sono concentrate sulla
quarta divisione della Masdar Initiative. È la città
di Masdar, dove, in un’area di 6,5 chilometri
quadrati, dove risiederanno 50.000 persone e saranno ospitate 1500 imprese incentivate dall’esenzione fiscale e dalla protezione dei brevetti,
c’è un solo numero che conta. È lo zero, secondo la teoria degli insiemi, il numero cardine
dell’“insieme vuoto”, in questo caso liberato da
tutto ciò che sta uccidendo il Pianeta: le emissioni di gas inquinanti, i rifiuti, le auto, gli sprechi.
Masdar, il cui partner strategico è la General
Electric, è progettata per consumare solo il 20%
di elettricità rispetto a una città convenzionale e
per essere autosufficiente in tutto e per tutto grazie all’uso di energia prodotta dal vento, dal sole e da biocombustibili ricavati dalle alghe o da
altre coltivazioni. L’acqua verrà dal mare e sarà
trattata da un impianto di desalinazione a energia solare. Infine, grazie al sistema di riciclaggio,
l’impatto dei rifiuti sarà nullo.
Il cervello di tutto questo sforzo lungimirante,
ma anche assai complesso e rischioso, è il Masdar Institute of Science and Technology, gemellato con l’illustre MIT (Massachusetts Institute
1 — 3 Masdar, la prima
città completamente
sostenibile sorge a pochi
chilometri da Abu Dhabi,
in una zona strategica
per i collegamenti
ferroviari e aereoportuali.
L’attenta pianificazione
di Masdar City (Foster &
Partners) ha fissato i
nuovi parametri di riferimento per le città sostenibili del futuro e grazie
all’integrazione di energia
eolica, solare, fattorie,
piantagioni e centri
di ricerca consentirà la
completa autosufficienza.
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of Technology) di Boston, che ospiterà laboratori e centri di ricerca per la progettazione di nuovi sistemi ecocompatibili. I primi 100 studenti
sono stati già prescelti e dovrebbero iniziare presto i corsi. L’istituto è anche il primo edificio attualmente visibile dell’intero progetto che, in un
primo tempo, doveva essere finito nel 2016, ma
che attualmente è previsto per il 2020. Grande
come un intero quartiere, il fiore all’occhiello di
Masdar City è parzialmente rivestito da pannelli curvati, color terracotta, che ricordano la tradizione musulmana delle finestrelle per proteggere la vista delle donne. Servono certamente per
decorare, ma anche per scopi più pratici, in modo da limitare la luce del sole. Il genio di Gerard
Evenden, l’architetto dello studio britannico Foster & Partners che ha disegnato il “master plan”
di Masdar City, è stato quello di mettere assieme
il vecchio e il nuovo, la tradizionale architettura
del deserto, come i vicoli stretti orientati in diagonale per bloccare il caldo e massimizzare le
brezze notturne, con le moderne tecnologie del
XXI secolo. L’esempio più citato sono i giganteschi ombrelli Lava, progettati sui principi dei girasoli, che forniranno l’ombra di giorno, cattureranno il calore e lo rilasceranno di notte nelle
piazze di Masdar. Una tecnologia che presto sarà
esportata in tutto il Medio Oriente e l’Africa.
L’obiettivo degli sceicchi degli Emirati è proprio
questo: la città di Masdar non è un giocattolo per
divertire e far divertire il mondo. Non è l’ultimo
gadget di chi ha tanti petro-dollari da spendere.
Serve anche a fare soldi. Ecco perché negli ultimi
mesi è iniziato un profondo processo di revisione per evitare che le spese fuori controllo possano far deragliare l’interna iniziativa. «È un lavoro
in corso d’opera», ripetono i portavoce di Masdar. «Dobbiamo valutare di volta in volta la compatibilità non solo ingegneristica, ma anche finanziaria». Sulla carta alcune idee sembrano vincenti. Messe poi in pratica, assai meno. Tutto
questo può portare a mugugni, a dimissioni anche eccellenti, a voci catastrofiche sulla fine del
sogno, ma è il prezzo che di solito si paga alle
opere dei pionieri. Prendiamo, per esempio, il sistema di trasporto urbano. Si basava sul cosiddetto PRT, il trasporto personale rapido, affidato
a minuscoli veicoli senza guidatori, tutti elettrici, pilotati da sensori collocati lungo la rete stradale. Ebbene, questo sistema assai costoso e di
difficile realizzazione è stato in parte ridimensionato, in pratica attorno al campus dell’Istituto Masdar, dal momento che stanno per essere
fabbricate e commercializzate tante auto elettriche. «Dobbiamo avere un approccio pragmatico,
altrimenti che sostenibilità è questa?», si domanda Sultan Al Jaber. E non è solo retorica,
mentre scruta ossessivamente i bilanci.
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Zero-Emissions Cities: Masdar
Zerofootprint versus CO2
La filosofia di Ron Dembo
«Ok, Houston, abbiamo avuto
un problema», trasmisero i tre
astronauti dell’Apollo 13, 55
ore dopo l’inizio della missione
lunare, l’11 aprile 1970. “Uomini e donne di tutto il pianeta,
abbiamo un problema”, ripete,
40 anni dopo, Ron Dembo,
già professore all’università
di Yale, fondatore e amministratore delegato di Zerofootprint,
organizzazione canadese non
profit che, tramite Internet,
il social networking e i software
dedicati, si pone l'ambizioso
obiettivo di ridurre le emissioni
di CO2 nel mondo e di informare e sensibilizzare organizzazioni
e individui, soprattutto i più
giovani, sui temi del riscaldamento globale.
Oggi come allora il grido d'allarme rischia di essere sottovalutato. Sulle pagine di benvenuto
di Zerofootprint.net c’è una
sorta di contatore di anidride
carbonica che ha già superato
la quota impressionante di 165
milioni di tonnellate. Era a zero
quando la società fu fondata
nel 2005 e continua a schizzare
all’insù man mano che l’impatto dei gas velenosi si amplifica
sulla nostra Terra. Ogni secondo il mondo rilascia 864 tonnellate di emissioni che vengono immesse nell’atmosfera,
arrivando a 27.245.758 tonnellate l’anno. «Tante cose possiamo fare per risolvere questa
concentrazione di gas»,
avverte Dembo, secondo il quale gli edifici sono la parte principale del “problema”. Solo
negli Stati Uniti, per esempio,
il 40% di consumo di energia
può essere attribuita alle operazioni che si svolgono nei palazzi: riscaldamento, illuminazione, raffreddamento e acqua
calda. A New York,
la quota raggiunge il 79%
e a Londra il 52%. Tutto questo
perché gli edifici sono vecchi:
«Non è un problema di isolamento termale», continua
il guru americano-canadese,
«quello che dobbiamo fare
è rimodernare intere città. Dovremo rivestire palazzi e grattacieli, cioè ripensarli».
Zerofootprint si rivolge a città,
scuole, università, imprese multinazionali e comunità, fornendo loro le infrastrutture
e i software per misurare, registrare, aggregare dati e controllare l'impatto individuale e collettivo. E mettendoli in rete
con il mondo. Le proposte di
Dembo e dei suoi collaboratori
sono pionieristiche, come quella lanciata di recente affinché
«ogni spina possa parlare.
Se potessimo rendere tutte
le spine che abbiamo in casa
o in ufficio intelligenti e capaci
di parlare, potremmo controllare e ottimizzare le operazioni
delle nostre macchine», afferma Dembo, che immagina
un mondo dove ogni spina
e ogni presa della corrente sia
in grado, via wireless o via Internet, di segnalare esattamente
quale apparecchio o elettrodomestico è collegato, se è acceso o no, e quanta energia
sta usando. «Contemporaneamente noi potremo interagire
tramite lo stesso collegamento
per stabilire se è proprio necessario tenere acceso l’uno
o altro impianto, il frigorifero,
il forno, il computer o la TV».
Un esperimento di questo tipo,
in corso nella Carolina del Nord,
ha permesso di tagliare del 15%
la bolletta elettrica. Ma l’esempio più recente di come si possa combattere efficacemente
il cambiamento del clima Ron
Dembo lo ha scoperto in Italia,
in Toscana, alla Petraia,
nella zona del Chianti classico,
in un agriturismo gestito
da una coppia di canadesi.
«Producono autonomamente
il 90% del cibo, il vino, l’olio,
il grano, fanno il pane in un forno a legna e quello che manca
lo comprano dai produttori
locali», si entusiasma il fondatore di Zerofootprint, plaudendo
a Susan e Michael McKenna
Grant. «Il loro è un progettopilota, un lavoro d’amore,
ma in grado di provare
che il vivere sostenibile può essere un’esperienza eccezionale.
È un modello da apprendere
e adattare altrove. E non è per
ricchi. I locali che lavorano
per Michael e Susan vivono vite
semplici dello stesso tenore.
Questa è la sostenibilità: bella,
saporita e leggera». (P.B.)
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Smart cities: Londra
di Alessandra Viola
Le Olimpiadi sono portatrici di grandi cambiamenti o di colossali sprechi.
Londra 2012 non si accontenta di un bilancio positivo: il suo sindaco
Boris Johnson vuole dare alla città la leadership europea tra le capitali verdi.
Ecco il suo ambizioso progetto.
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Secondo le moderne interpretazioni di un’antica profezia Maya, il 2012 è l’anno che cambierà
per sempre il Pianeta. Segnerà una qualche imprecisata trasformazione dell’umanità, o addirittura la fine del mondo. Sia come sia, è chiaro che
il 2012 sarà un anno speciale. Ma probabilmente l’evento in grado di tenere il Pianeta col fiato
sospeso, più che l’allineamento dei pianeti o la
fine di uno dei cicli del calendario Maya, saranno semplicemente… le Olimpiadi.
Quelle del 2012 sono infatti destinate a cambiare profondamente il volto di Londra, non solo in
senso architettonico (come è già accaduto a Pechino), ma in un modo completamente nuovo. Il
sindaco della capitale inglese, Boris Johnson,
non ha dubbi: le sue saranno le Olimpiadi più
“verdi”, eco-compatibili e sostenibili della storia.
Questa tappa inglese dei Giochi calza infatti a
pennello nelle strategie del sindaco che ha fatto
dell’abbattimento delle emissioni di CO2 e del
lancio di un’economia low carbon i punti cardine
della sua campagna elettorale.
Si tratta decisamente di una scommessa, per
una delle metropoli più inquinate d’Europa, famosa da mezzo millennio per il suo pestilenziale e velenosissimo “fumo”. Al punto che solo poche settimane fa la Commissione Europea ha inviato al governo inglese il suo final warning per il
miglioramento della qualità dell’aria londinese,
con minaccia di elevare sanzioni fino a 300 milioni di sterline (oltre 300 milioni di euro) se Gibilterra e l’intera area urbana di Londra continueranno a eccedere i limiti di PM10 fissati dall’Unione. Eppure, trainati dalle Olimpiadi, molti
cambiamenti sono già in arrivo.
«Oltre 9,3 miliardi di denaro pubblico verranno
spesi per preparare e organizzare le Olimpiadi di
Londra 2012 – ha dichiarato Johnson –, e ogni
sforzo deve essere fatto per cogliere la maggior
parte delle opportunità che si offrono, realizzando la visione dei Giochi più eco-compatibili del-
la storia, ma soprattutto consegnando un lascito
durevole e sostenibile all’intera città». Una
preoccupazione condivisibile, perché le Olimpiadi, a seconda dei casi, sono famose per i monumentali e avveniristici palasport, per le superbe ed elegantissime piscine, per i fuochi d’artificio e le cerimonie, ma anche per i faraonici
sprechi, per le colossali strutture incompiute e
inutilizzate, per i danni ambientali.
E quello del “lascito” per la città dei grandi eventi rimane un problema sempre aperto (che anche in Italia si dibatte per l’Expo di Milano). «Voglio che entro il 2012 Londra sia la più pulita e la
più verde città del Pianeta», ha detto Johnson.
«La costruzione del Parco Olimpico offre una imparagonabile opportunità di assicurare un radicale miglioramento a tutta l’area est della città, e
allo stesso tempo fornirà un ottimo esempio di
cosa può essere ottenuto anche in altri piccoli e
grandi quartieri. Lavoreremo per trasferire alla
città l’ampio potenziale di competenze e tecnologie che verrà convogliato a Londra dai Giochi,
per assicurare ai miei concittadini un’eredità
duratura».
L’eredità dei londinesi è garantita dalla firma di
Richard Burdett, architetto “guru” della sostenibilità che ha già stilato un progetto per il restyling dei 1450 ettari di città che verranno adibiti
a Parco Olimpico. Subito dopo la fine dei Giochi,
quello spazio verrà trasformato in un parco lungo tre chilometri, lo stadio da 80.000 posti verrà
trasformato in uno da 25.000 e altri edifici verranno trasformati in uffici e centri culturali. In
totale, il 90%, delle strutture realizzate per le
Olimpiadi (già costruite riciclando parte del materiale ricavato dalle demolizioni) verranno
smontate e riutilizzate dopo i Giochi.
Il 72% dei londinesi, secondo una recente indagine pubblicata dal “Times”, è sensibile ai problemi ambientali. Così l’impegno di Johnson
per la riduzione dell’inquinamento e delle emis-
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sioni di anidride carbonica è partito proprio dai
quartieri, con un concorso bandito per scegliere
10 zone low carbon alle quali sono stati assegnati finanziamenti per progetti sulle energie rinnovabili e l’edilizia verde. I vincitori hanno accettato di tagliare le emissioni del 20,12% (una percentuale non scelta a caso, in linea con la recente
mania londinese di combinare i quattro numeri che compongono la fatidica data olimpica in
ogni modo possibile) entro il 2012 e hanno presentato un piano degli interventi da adottare, in
base a una propria “ricetta energetica”. Così
Queens Park e Barking istalleranno punti di ricarica per auto elettriche, mentre Muswell Hill
istallerà un piccolo parco solare sul tetto di un
centro commerciale, e Archway, Wandle Valley e
Peckham si concentreranno sulle azioni a favore della riduzione del consumo energetico nelle
abitazioni private.
Quartieri vecchi e nuovi sperano così di rinascere trainati dalla green economy, come già è accaduto ai sobborghi meridionali di Londra grazie a BedZED, un intero quartiere costruito seguendo esclusivamente le logiche sostenibili e
utilizzando tecnologie basate sull'energia rinnovabile. «Scegliere tra i vari progetti in gara è stato difficile – ha commentato Johnson – perché
ogni quartiere ha presentato proposte interes-
santi e all’avanguardia. Ma i vincitori stanno sperimentando le ultime tecnologie disponibili e ci
aiuteranno a diventare leader tra le città a basso
impatto ambientale».
Il concorso è solo l’ultima di una serie di iniziative lanciate dal sindaco, che ha dichiarato di essere pronto a intervenire praticamente su ogni
aspetto migliorabile della città, per assicurarle la
leadership europea tra le capitali verdi. S'inserisce in questo sforzo, per esempio, il progetto di
un ampio network di biciclette in affitto, che vede nello stesso Johnson, ciclista assiduo, il miglior testimonial pubblicitario: «Sono certo che
la rivoluzione su due ruote che sto preparando
nella capitale sarà ben presto l’invidia del mondo intero», ha detto orgoglioso del piano da 140
milioni di sterline che prevede di portare in città
nei prossimi sei anni ben 6000 biciclette, da affittare e restituire in 400 punti-noleggio, generando un “traffico” di oltre 40.000 nuovi cicloutenti al giorno.
Per chi non ha voglia di sgambettare ma ama comunque l’aria pulita, Johnson non trascura comunque di occuparsi anche di taxi e bus. Saranno 20, entro il 2012, i black cab alimentati a idrogeno (i primi due circolano in città già da alcune
settimane): in tutto uguali ai tradizionali taxi neri londinesi, questi nuovi veicoli funzioneranno
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Smart cities: Londra
Le Olimpiadi più verdi della storia?
Per le “Olimpiadi più verdi della storia”, Londra ha messo in campo diverse
soluzioni innovative. Il villaggio olimpico ridurrà del 44% le emissioni di CO2
e del 30% il consumo di acqua potabile grazie alla raccolta di quella piovana,
che verrà usata per l’irrigazione e lo scarico delle toilette. Molti dei materiali
ricavati dalle demolizioni verranno riutilizzati per la costruzione dei nuovi edifici:
dai vecchi tubi del gas (per il tetto dello stadio olimpico) al calcestruzzo (per
le fondamenta), dalle travi in legno (per le palizzate) ai marmi. Gli altri materiali
arriveranno in loco via acqua o su rotaie, sempre per ridurre le emissioni
inquinanti. Oltre agli ampi spazi verdi già previsti, anche i tetti saranno coperti
di piante e saranno costruite delle casette per uccelli e pipistrelli. Il ricorso
all’illuminazione artificiale sarà ridotto, dove possibile, dall’introduzione
di corridoi di luce, mentre nel velodromo un accurato studio della ventilazione
consentirà di affidarsi quasi al 100% a quella naturale.
grazie a un motore a celle a combustibile, ed
emetteranno come gas di scarico unicamente…
Vapore acqueo. Il progetto pilota segna la prima
fase di un ambizioso programma che entro il
2020 mira a rimpiazzare tutti i 20.000 taxi londinesi grazie anche alla costruzione in città di un
network di stazioni di rifornimento per l’idrogeno, realizzato nei prossimi due anni.
E pure un altro simbolo di Londra, stavolta reinventato in un look energeticamente più efficiente fino al 40%, sta per diventare low carbon e a zero emissioni. Il primo bus a due piani alimentato a idrogeno potrebbe circolare già entro il
2010: «Questa parte del nostro trasporto urbano
non è solo bellissima, ma ha anche un cuore verde che batte sotto e al di là dello stile che rappresenta», ha detto Johnson.
«I nuovi bus taglieranno le emissioni e daranno
ai londinesi un autobus del quale essere fieri:
pulito ed elegante». Johnson ha tentato di applicare la sua intelligenza e la sua verve a ogni
aspetto del traffico cittadino e ha già dichiarato
di voler anche sostituire le lampadine di oltre
300 semafori cittadini con sistemi LED in grado
di ridurre emissioni e bolletta elettrica. Tutto fa
brodo, nell’ambizioso obiettivo di tagliare in
città i gas inquinanti del 60% (entro il 2025) e di
sostenere la nascita di una nuova economia low
carbon. «Un secolo fa guadagnavamo col carbone, – ricorda Johnson – oggi ci sono interessanti
opportunità per una nuova economia tesa a sbarazzarsene. Voglio che Londra sia in testa alle
economie che trarranno vantaggio dal cambiamento. Che ottenga per i suoi cittadini una significativa percentuale dei posti di lavoro e delle opportunità economiche che arriveranno da questa nuova generazione di merci e servizi a basso
impatto ambientale».
Per riuscirci, il sindaco punta su un distretto per
l’energia verde spalmato su sei quartieri della zona est, basato su energia rinnovabile, basse
emissioni, riuso e riciclo di materiali, gestione
eco-compatibile dei rifiuti.
Ma per ripulire l’aria di Londra e renderla più
verde, Johnson punta anche a un sistema più
“attivo”: seminare piante e costruire interi giardini sui tetti inutilizzati della città, lungo ferrovie
e dentro scuole e cortili privati. Obiettivo secondario, cibare gli olimpionici con vegetables made in London coltivati – neanche a dirlo – in 2012
nuovi orticelli urbani.
Le dichiarazioni di Boris Johnson sono tratte da interviste
rilasciate a BBC.co.uk, Businessgreen.com, Guardian.co.uk,
Telegraph.co.uk, Timesonline.co.uk.
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1 Rendering del Velodromo
Olimpico.
2 Il quartiere ecosostenibile
BedZED.
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Smart cities: Malaga
di Michele Calcaterra
La capitale della Costa del Sol cerca il riscatto attraverso una rivoluzione verde
che la renda energeticamente autosufficiente, grazie alle rinnovabili, in forte crescita
in tutta la Spagna (nonostante la crisi).
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Se i fenici hanno avuto il merito di fondare Malaga, Endesa ha la missione di rinnovarla e di
spingerla all’avanguardia delle nuove tecnologie. Malaga è diventata così capitale mondiale
dell’energia intelligente: quella vicina all’utente, facile da utilizzare, amica dell’ambiente, a
buon mercato per gli utenti e per i produttori,
nemica degli sprechi e delle emissioni dannose.
Malaga, capitale della Costa del Sol, affacciata
sul Mediterraneo e prospiciente il Marocco. Simbolo della Spagna, per parafrasare la Milano degli anni '70, da “bere e da mangiare”. Quella degli anni del boom economico, degli investimenti
immobiliari a tappeto, dei campi da golf come
quelli, splendidi, di Torremolinos. Oggi a un soffio da Madrid, dato che il treno ad alta velocità
(l’AVE) collega la capitale alla città andalusa in
poco più di due ore. Quanto basta perché la Costa del Sol sia oggi la “spiaggia” di Madrid, in attesa che l’AVE a fine anno arrivi a Valencia.
Malaga città dalle grandi tradizioni, ricca di storia e di cultura, che ha dato i natali al genio della
pittura, Pablo Picasso, all’attore Antonio Banderas e allo scultore Miguel Berrocal. Malaga che
ha visto passare fenici, romani, musulmani
(sconfitti da Federico il cattolico nel 1487) e la
guerra civile spagnola (gli aerei di Mussolini
hanno bombardato la città) e che ha dato all’Europa generazioni di emigranti, data la povertà
galoppante dell’epoca franchista.
Una città che da alcuni anni cerca il riscatto. Con
il turismo, ovviamente, con qualche industria,
con l’agricoltura, ma anche con la tecnologia.
Dapprima l’idea di costituire “Malaga Valley”,
un cluster per raccogliere aziende di punta nella
ricerca e nell’innovazione, e da ultima “SmartCity”, l’iniziativa promossa da Endesa nell’ambito delle energie rinnovabili.
Una città nella città che s'inserisce in un progetto di più largo respiro che unisce Malaga ad altre
“smart” ed “eco” cities internazionali come
Boulder in Colorado, Columbus in Ohio, Malta,
Dubai e Stoccolma. Europa, dunque, ma anche
Stati Uniti e Oriente. Una sorta di “filo d’Arianna” fortemente tecnologico che lega poli virtuosi, ma anche aziende di primissimo livello nel
mondo, come General Electric e IBM.
“Energia nelle tue mani” è lo slogan creato per
SmartCity. Di che cosa si tratta? L’idea di Endesa per questo progetto pilota, che gradualmente
verrà allargato ad altri centri spagnoli, è quella di
unire aziende, governi locali e centrali per creare città via-via sempre più energeticamente autosufficienti, sfruttando le risorse naturali che
l’ambiente fornisce e la sofisticatezza delle nuo-
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ve tecnologie. In breve, un intero quartiere di
Malaga, quello di Playa della Misericordia, affacciato sul mare, sarà il “laboratorio” di un'esperienza innovativa di città efficiente in materia
energetica. L’obiettivo è quello di conseguire un
risparmio energetico del 20%, la riduzione delle
emissioni di 6000 tonnellate di CO2 all’anno e un
aumento sensibile del consumo delle energie
rinnovabili.
Grazie a un investimento complessivo di 31 milioni di euro, 300 clienti industriali, 900 commerciali e oltre 11.000 utenti privati, cioè domestici, utilizzeranno oltre all’energia “classica”
fornita dalla rete, anche quella delle rinnovabili,
grazie ai pannelli fotovoltaici installati sugli edifici pubblici, all’uso di micro-generatori posti in
alcuni alberghi e a sistemi micro-eolici situati
nella zona. Una sorta di rivoluzione verde che si
spingerà ancora più in là. Il progetto prevede infatti il riutilizzo dell’energia prodotta in eccesso
o di quella immagazzinata in speciali batterie.
Così come si potenzierà l’utilizzo di veicoli elettrici, con l’installazione di speciali postazioni
per la ricarica delle auto.
Ma il progetto è soprattutto un “esercizio” di
educazione e di nuova cultura nei confronti del
cittadino: di risparmio energetico e di ottimizzazione delle risorse, in un’ottica di sempre maggiore sostenibilità del sistema. Così facendo,
grazie all'installazione di contatori intelligenti,
sarà il cliente a gestire e a programmare il proprio consumo d’energia. Un apporto attivo, dunque, e non più passivo come è stato finora. È del
resto proprio questo il salto di qualità che ci si attende dalle prossime generazioni, quelle più
sensibili ai consumi e all’ambiente.
Grazie a quest'azione, per il momento ancora
embrionale e “pionieristica”, con l’aggiunta dei
sistemi avanzati di telecomunicazione e di telecontrollo, sarà un domani tutta la rete energetica della Spagna a essere costantemente sotto
controllo, a dispensare energia solo quando ce
n’è bisogno, evitando inutili sprechi e quindi co-
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Smart cities: Malaga
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sti. Come a dire che la rete sarà sempre più intelligente, vicina a chi produce e a chi consuma:
grandi utenti e famiglie. Così come sarà sempre
più di qualità ed efficiente il servizio.
Appare quindi logico e naturale che per questo
progetto pilota Endesa si sia affidata a partner di
prestigio di livello internazionale come Enel
(sua “casa madre”), Acciona, IBM, Sadiel, Ormazabal, Neo Metrics, Isotrol, Telvent, Ingeteam e
Green Power. Cui bisogna aggiungere la collaborazione di varie università e centri di ricerca nazionali. Insomma un pool di primissimo livello.
E tutto questo ci porta a parlare del fatto che la
Spagna è diventata negli ultimi anni uno dei paesi di riferimento nel mondo per quel che riguarda le energie rinnovabili. Dapprima l’eolico e ora
il fotovoltaico. L’obiettivo è quello di ridurre il
più possibile la dipendenza dall’estero, che è rilevante, nonostante la presenza sul territorio del
nucleare. La parola d’ordine è dunque: diversificazione delle fonti, ma con un occhio al risparmio energetico e all’innovazione.
Una politica, questa, che parte da lontano e che
sicuramente ha dato i suoi frutti, anche se lo sviluppo nelle rinnovabili è stato in qualche modo
caotico e ha favorito qualche sacca speculativa di
troppo e di sovrapproduzione. Come a dire che
ci sarà bisogno di una razionalizzazione nel medio termine. Al di là di queste considerazioni, va
detto che la Spagna sta attraversando una fase
piuttosto delicata della sua economia, con una
crescita sostanzialmente piatta, consumi in sensibile calo e disoccupazione al 20%.
Così come preoccupano la scarsa liquidità in
circolazione, il deterioramento dei conti pubblici, per quel che riguarda non solo l’indebitamento, ma anche e soprattutto l’esplosione del
disavanzo. Quanto basta per capire che per almeno questo e il prossimo anno il paese vivrà in
una sorta di fase di stallo, sperando che le riforme di carattere strutturale (lavoro e pensioni)
e la ripresa internazionale facciano da volano a
un'inversione della tendenza e l’economica torni a crescere.
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Intervista a Marta Vincenzi
Smart cities: Genova
di Francesco Ferrari
Genova si candida a diventare smart city europea, e il progetto del sindaco Vincenzi
è allo stesso tempo ambizioso e complesso: intende rivoluzionare e rendere sostenibili
l’area portuale così come il centro storico, puntando anche a un netto cambio
di rotta per quanto riguarda i trasporti ferroviari e su gomma.
La creazione del primo quartiere italiano interamente green. Un porto commerciale capace di ridurre le emissioni
e riaprire i suoi varchi alla cittadinanza,
sul modello dei grandi scali nord-europei. E ancora: il recupero sostenibile del
centro storico, il potenziamento del trasporto merci e passeggeri su rotaia, un
sistema di illuminazione pubblica a
bassissimi consumi. Sono le sfide che
Genova dovrà vincere per essere ammessa al bando europeo Smart Cities,
“città intelligenti”. Sul piatto, investimenti che l’Unione europea ha stimato
in 11 miliardi nei prossimi 10 anni. «Genova è la città ideale per un esperimento pilota così ambizioso», spiega il sindaco Marta Vincenzi. «Il progetto ha già
avuto il supporto di Enel. Entro dicembre ne definiremo tutti gli aspetti. Poi
sarà Bruxelles a decidere».
Sindaco Vincenzi, perché la candidatura di Genova a smart city europea?
Genova ha la caratteristica di fornire le
soluzioni e porre i problemi, è un interessante laboratorio di città intelligente. Le spiego perché. Da una parte possiede forti competenze nella ricerca,
nelle tecnologie, un’industria attenta ai
temi delle energie rinnovabili, una volontà condivisa di una governance pubblica e partecipata del processo di sviluppo. Dall’altra, presenta aspetti critici
legati alle sue caratteristiche orografiche, a una storia antica e recente che ha
portato situazioni critiche dal punto di
vista ambientale e, non da ultimo, a una
sorta di vischiosità che da anni ne impedisce il rilancio e il ricollocamento tra le
città in crescita economica. Sappiamo
che a Genova le riforme coraggiose si
arenano nelle sabbie mobili dei consociativismi, della conservazione dei poteri (piccoli), del mantenimento delle
posizioni acquisite. Ancora una volta
noi vorremmo smuovere questa città e
il progetto Smart City ci dà una grande
opportunità di rimuovere le staticità
storiche.
E tutto questo come si concilia con il
concetto di “città intelligente”?
Noi vogliamo una Genova smart, che
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©Enrico Martino
vuole dire sì intelligente, ma anche bella, scaltra. Crediamo che il processo innescato con la candidatura di Genova a
città intelligente possa davvero consentirci di proseguire nel percorso fissato
di rilancio della città e innescare un circolo virtuoso che porti sviluppo economico, riforme, liberalizzazione e rispetto delle regole della concorrenza. Io
penso che la volontà dell’Unione europea sia proprio quella di individuare alcune città pilota, che infatti vengono
chiamate ambiziose o pioniere, e noi intendiamo diventare una di queste. L’entusiastica adesione alla nostra idea mi
conferma che la proposta di un processo guidato dal Comune cui tutti sono invitati a prendere parte per un avvicina-
mento alla neutralità climatica attraverso la crescita economica è un’idea vincente.
Genova è conosciuta in Italia e all’estero come città portuale. Il porto dà lavoro a 15.000 persone, eppure è considerato da buona parte della cittadinanza
come un elemento ingombrante, spesso di fastidio, a causa del traffico pesante generato dalla movimentazione delle merci. Come pensa di conciliare questo senso di distacco, ancora oggi
molto diffuso, con il modello di città intelligente?
Il porto è croce e delizia, ricchezza e futuro potenziale di Genova. Ma è anche
fonte di inquinamento e terreno adatto
per soluzioni innovative e sperimentali migliorative dell’uso dell’energia. Come ho sostenuto sin dalla campagna
elettorale, il porto dev’essere il punto di
partenza per lo sviluppo economico
della nostra città. Se da una parte intendiamo continuare a restituire alla città
gli spazi non più adatti alle operazioni
portuali, dall’altra sosteniamo fortemente la necessità di intervenire in maniera radicale sullo sviluppo dell’attività
economica, promuovendo le riforme
auspicate sia a livello locale sia legislativo, la realizzazione delle infrastrutture
necessarie. La nostra collaborazione
nella pianificazione urbanistica, che
tocca temi quali il porto lungo e i legami con il basso Piemonte, la gronda, il
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©Alberto Incrocci , Getty images
nodo ferroviario, ma anche la improcrastinabile realizzazione del terzo valico,
fondamentale per ridurre il traffico su
gomma e liberare la città e l’Appennino,
si accompagna a un’azione politica e comunicativa che prevede maggiore e migliore informazione e partecipazione
della popolazione, come è stato per il débat public sulla gronda. Lo sviluppo del
porto dev’essere vissuto dall’intera città
come una mission strategica. La smart
city è quella che sa appunto sfruttare le
sinapsi e mettere a frutto i collegamenti
per migliorare il prodotto finale, ovvero
la qualità di vita degli abitanti.
Fra le reti intelligenti sulle quali dovrete concentrarvi ci sono anche i trasporti. Genova in questi anni ha realizzato
una piccola rete metropolitana ma, dopo avere rinunciato al tram, continua a
concentrare la gran parte del trasporto
pubblico sulla gomma. Su quale modello di mobilità sostenibile vi state orientando, per invertire questa tendenza?
Le caratteristiche fisiche e della popolazione richiedono soluzioni innovative e attente all’inquinamento per consentire spostamenti fluidi, efficaci e
rispettosi dell’ambiente. Sono diversi
gli aspetti su cui stiamo intervenendo
per arrivare alla mobilità sostenibile, e
una parte consistente del progetto
Genova Smart City è legata a queste
tematiche. Cito alcune azioni: la trasformazione del nodo ferroviario in
metropolitana di superficie, la reintroduzione dei tram in Valbisagno e nell’asse Fiera-Brignole, il piano comunale
della mobilità elettrica, le eco-rimesse,
il sistema di rilevazione e mappatura
dei flussi di traffico e l’interessante
progetto “Città porto veloce e sostenibile” per un nuovo modello di mobilità
portuale.
Fra le caratteristiche delle smart cities,
una riguarda la promozione di edifici e
interi quartieri a impatto zero. Un obiettivo che non si preannuncia facile per la
città con il più grande centro storico
d’Europa...
Il nostro splendido centro storico prevedeva già nell’antichità misure di edilizia ecologica con alti edifici, tetti di ardesia e strade strette, che sono state
abbandonate negli sviluppi urbani più
recenti, spesso caotici e privi di riferimento all’impronta ambientale; ancora una volta si tratta di una criticità sulla quale è necessario intervenire ma
che consente ampi spazi a iniziative e
azioni innovative e mirate alla salva-
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Smart cities: Genova
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Io penso che la volontà dell’Unione europea
sia proprio quella di individuare alcune città pilota,
ambiziose o pioniere: noi intendiamo diventare
una di queste.
guardia ambientale. Tra le iniziative che
intendiamo inserire vi è un progetto pilota tratto da un altro progetto europeo,
che prevede la sperimentazione a Voltri
del quartiere mediterraneo sostenibile
“Mela Verde”, che sarà magro (minor
uso di energia), pulito (fornitura efficiente di energia) e verde (uso di energia
rinnovabile), e altri edifici e complessi
residenziali sostenibili e in classe A. Intendiamo effettuare diagnosi energetica degli edifici; non dimentichiamo gli
impianti solari nelle scuole e negli impianti sportivi e l’uso di pitture riflettenti e fonti di illuminazione a basso consumo. La partecipazione di Assedil al
nostro progetto è proprio legata alla
consapevolezza che occorra individuare soluzioni innovative per gliedifici esistenti. La collaborazione con la ricerca
e con l’alta tecnologia industriale consentirà di proporre progetti concreti e,
soprattutto, trasferibili.
Quale sarà il ruolo dei privati, nella candidatura genovese?
Fondamentale: la candidatura genovese raccoglie l’adesione delle istituzioni
e dei privati, della ricerca e delle associazioni. Dopo una prima fase di presentazione ai diversi stakeholders, stiamo ora passando alla fase operativa
chiedendo alle imprese di “mettere il
chip per giocare”, ossia di impegnarsi
concretamente per consentire a una
struttura snella ed efficace di predisporre la candidatura, attraverso la
selezione delle azioni da inserire nel
progetto, l’analisi e la definizione degli
aspetti economici, le iniziative di
lobbying a livello nazionale ed euro-
peo. All’indiscusso ruolo di promotore
del Comune s’aggiunge la forte partecipazione e condivisione richiesta alle
imprese e alle istituzioni e la ricerca.
E quali saranno le conseguenze per la
vita dei cittadini?
L’obiettivo finale del progetto è proprio
il miglioramento della qualità della vita
degli abitanti, non solo genovesi, poiché, come sa, lo sviluppo sostenibile
prevede una crescita che non danneggi
altri né nel tempo né nello spazio. Riteniamo pertanto che il progetto debba
mirare anche a modifiche comportamentali importanti che realizzino risparmi ed efficientamenti energetici e
che, soprattutto, ci educhino a un rispetto dell’ambiente nelle nostre azioni
quotidiane. La comunicazione e informazione, così come la formazione in
questi temi, saranno parte integrante
della nostra candidatura. Genova Smart
City consentirà di realizzare in maniera
organica e coordinata iniziative di riduzione dell’impatto ambientale, ma noi
vorremmo anche costituire una best
practice e un esempio trasferibile di
azioni, proposte e, non da ultimo, modelli comportamentali che portino verso la città climaticamente neutrale. I nostri cittadini, specialmente i nostri figli,
respireranno un’aria più pulita, sentiranno meno rumori e saranno più sani;
ma avranno anche maggiori opportunità di lavoro.
Lei, prima di diventare sindaco, è stata
europarlamentare. Quanto è grande, a
suo avviso, il gap che separa l’Italia dall’Europa in termini di vivibilità dei gran-
di centri urbani?
Non a caso ho scelto di tornare qui: si ricordi che la domenica amo zappare il
mio orto e non sono molte le città delle
nostre dimensioni e caratteristiche in
cui possiamo correre nel lungo mare o
coltivare zucche dopo aver visitato una
mostra. Ma la strada è molto lunga. Come ho detto all’inizio partiamo da una
posizione molto svantaggiata perché il
nostro porto è strozzato dalla città, le
colline sono eccessivamente inurbate
senza le adeguate infrastrutture di collegamento, l’Appennino (o i governi
che si sono succeduti) ci separano dalla pianura padana. In passato non c’è
forse stata attenzione a questa parola
così importante, la vivibilità, cui noi invece puntiamo e la partecipazione al
progetto Genova Smart City, su cui stiamo investendo energie e risorse, ne è la
prova: vorremmo che gli autobus fossero adatti ai passeggeri, anziani, col passeggino o che si recano al lavoro; che
le allergie dei nostri bambini legate all’inquinamento fossero drasticamente
ridotte; che il porto diventasse un modello che i cinesi ci copino per unire sviluppo economico e sostenibilità ambientale; che, grazie anche ai vantaggi
del nostro clima, le nostre abitazioni si
avvicinassero alle “case passive”. Devo,
con grande sincerità, riconoscere che
vi sono città, soprattutto nel Nord Europa, nelle quali la vita è più facile, ma
credo che disponiamo degli strumenti
culturali, tecnici, scientifici e della
creatività e competenza per raggiungerle in tempi non biblici.
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Traveller
di Stefano Milano
Tataki, San Francisco:
il sushi sostenibile alla conquista del mondo
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Quella di Kin Lui e Raymond Ho è la storia di molti new americans immigrati negli
States: originari di Hong Kong, sono approdati a San Francisco e hanno aperto un
ristorante di sushi. Il loro era un sushi bar
tra i tanti, finché un giorno un articolo sul
giornale non ha cambiato le cose: i due
hanno scoperto che negli ultimi 30 anni la
popolazione presente negli oceani di maguro e hamachi – due pesci tipici serviti nei
sushi restaurant – è precipitata del 90%. Se
si pensa che lo scorso anno nel mondo sono stati consumati 225 milioni di pasti a
base di sushi, e nei soli Stati Uniti l'incremento è stato dell’11%, è facile intuire l'enorme pericolo per la biodiversità marina.
Dopo averne preso coscienza, Lui e Ho
hanno quindi deciso di reinventare l’arte
del sushi, puntando sulla sostenibilità. Ed
è avvenuta la seconda svolta: l'incontro
con Casson Trenor, ambientalista di Santa Cruz che si batte per la pesca sostenibile con l’ONG FishWise (fishwise.org). «Già
nel 2007, mentre stavo scrivendo il mio libro Sustainable Sushi, avevo avuto l'idea di
aprire un ristorante, perché volevo dimostrare che era possibile realizzarlo e la mia
non era solo una bella idea», spiega Trenor, con aria supercool, cappello sulle
ventitré e un dente di squalo appeso al collo. «Non volevo che l'industria del sushi
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Traveller
©
Viola Berlanda
“tradizionale” mi attaccasse dicendo che
il mio fosse un progetto impossibile e irrealizzabile. L'unica maniera di rispondere alle critiche era avere un ristorante già
operativo al momento dell'uscita del libro. Quasi per caso ho incontrato Kin e
Raymond, che avevano in mente la stessa
cosa».
Il primo incontro tra i tre “pionieri” del sushi sostenibile (che un anno più tardi si
sarebbero ritrovati nella prestigiosissima
lista degli Eroi dell’ambiente di “Time
Magazine”) è stato curioso: Casson si è seduto a un tavolo del ristorante di Lui e Ho
e ha chiesto loro un menù. «Volevo vedere
se i miei due futuri soci facevano sul serio,
e allora ho preso una penna rossa e ho iniziato a cancellare tutti i piatti che contenevano pesci non in linea con la missione
del ristorante sostenibile che volevamo
aprire: la maggior parte. Dopo un attimo
di silenzio, Kin e Raymond si sono messi a
confabulare tra di loro in cinese, e poi Kin
mi ha detto: “Si può fare”. Sono rimasto
colpito, perché avevo cancellato il salmone di allevamento, l'anguilla, il tonno pinna blu e un sacco di altri prodotti convenzionalmente usati per il sushi. A quel punto ho preso una penna nera e ho scritto i
nomi di altre sei o sette specie, tra cui sardine, merluzzo nero e cozze. Kin, terroriz-
zato, mi ha detto: “Non possiamo usare
neanche queste?!”. Gli ho detto che per
quelle non c'era problema, e ha tirato un
sospiro di sollievo».
E così nel febbraio del 2008 è nato Tataki
(tatakisushibar.com), il primo ristorante
di sushi sostenibile degli USA («E forse del
mondo, ma non siamo sicuri», si vanta
Trenor) in cui l'intera filiera dall’acquisto
del pesce al piatto servito in tavola è stata
ridefinita in funzione della sostenibilità e
della difesa della biodiversità marina. «Abbiamo informato i nostri fornitori che, se
non possono dimostrare la provenienza
sostenibile del pesce che vendono, non
possono lavorare con noi. Sono molto
contento, perché alcuni di loro hanno modificato il loro modo di scegliere il pesce,
e non solo per Tataki, ma per tutti i loro
clienti».
Grazie alla scelta della sostenibilità, Tataki non solo è diventato il ristorante più
di moda di San Francisco, ma ha fatto
scuola: negli Stati Uniti è sorto un ampio
movimento in difesa della pesca sostenibile, delle specie a rischio e della biodiversità degli oceani, che ha coinvolto catene
di supermercati (come Whole Foods) ed
enti come il Blue Ocean Institute o il Monterey Bay Aquarium (Seafood Watch Program), che hanno creato una vera e pro-
pria organizzazione di controllo attraverso internet.
E naturalmente sono spuntati altri “piccoli Tataki”: «Uno a Seattle, uno a Portland e uno a New Haven, e altri sei stanno per aprire. Certo, ci hanno copiato, ma
va bene così: è meraviglioso vedere come
la nostra idea si stia diffondendo», sottolinea Casson. «Il sushi sostenibile ha a che
fare con la consapevolezza local e la creatività: i menù dei ristoranti di Seattle e
New Haven sono molto differenti dal nostro, ma i principi da rispettare sono gli
stessi. La cosa più interessante è proprio
vedere come i diversi chef possono interpretare in maniera creativa i principi di
sostenibilità e reinventare l'arte del sushi
in modi meravigliosi, specialmente per il
palato». Anche in Europa qualcosa si sta
muovendo. A Londra c'è Moshi Moshi
(www.moshimoshi.co.uk), che si sta muovendo nella direzione giusta, così come
due altri ristoranti a Parigi e Reykjavik, ma
non c'è ancora un vero e proprio ristorante di sushi sostenibile che abbia aperto i
battenti. «Se qualcuno che sta leggendo
Oxygen vuole aprirlo, mi contatti: sarei felice di aiutarlo!», scherza (ma dicendo sul
serio) Casson.
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Una città può funzionare
come un’auto
da Formula Uno?
«La rivoluzione digitale non ha finito per uccidere le nostre città, ma non le ha neanche
lasciate inalterate. Uno strato di elementi, collegati tra loro in una rete, ha ricoperto
come un manto uniforme ogni minimo aspetto, ogni atomo del nostro ambiente, [...]
influenzando aspetti complessi e dinamici della città e migliorando la sostenibilità
economica, sociale e ambientale del luogo in cui viviamo». La città del futuro immaginata
da Carlo Ratti, direttore del SENSEable City Lab del MIT.
di Carlo Ratti
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Nel 1995 gli studiosi provarono a immaginare
l’impatto che la rivoluzione digitale avrebbe avuto sulle città. Solo 15 anni fa la tesi più diffusa era
che siccome i media digitali e internet avevano
ammazzato le distanze, avrebbero ammazzato
anche le città.
George Gilder proclamò che «le città sono un bagaglio rimasto dall’era industriale» e concluse
che «ci stiamo dirigendo verso la morte delle
città», a causa della crescita continua di personal
computer, telecomunicazioni e produzione distribuita. Nello stesso periodo, Nicholas Negroponte scrisse su “Being Digital” che «l’era della
post-informazione eliminerà le limitazioni imposte dalla geografia. Nella vita digitale, conterà
sempre meno essere in un certo posto a una certa ora, e comincerà a essere possibile trasmettere le proprie coordinate».
1
Col senno di poi, sappiamo che le cose sono andate in modo piuttosto diverso. Anzi, le città non
hanno mai prosperato tanto quanto negli ultimi
due decenni. Oggi la Cina è avviata a costruire più
tessuto urbano di quanto ne sia mai stato costruito dall’umanità. E lo scorso anno ha segna-
to un momento particolarmente importante: per
la prima volta nella storia, oltre la metà della popolazione mondiale, 3,3 miliardi di persone, viveva in aree urbane. Secondo le previsioni, nel
2030 questa cifra si avvicinerà ai cinque miliardi.
La rivoluzione digitale non ha finito per uccidere le nostre città, ma non le ha neanche lasciate
inalterate. Uno strato di elementi, collegati tra loro in una rete, ha ricoperto come un manto
uniforme ogni minimo aspetto, ogni atomo del
nostro ambiente. Sempre di più, sensori, videocamere e micro-controller vengono usati per gestire le infrastrutture cittadine, ottimizzare i trasporti, monitorare l’ambiente e far girare applicazioni di sicurezza.
I progressi della microelettronica permettono
oggi di diffondere reti smart dust di sensori, robot
o dispositivi MEMS (piccolissimi sistemi microelettromeccanici) wireless.
Il cambiamento più evidente è il boom della telefonia mobile avvenuto su tutto il pianeta. Nel
2007 nel mondo si usavano più di 3,5 miliardi di
telefoni cellulari. Nelle diverse classi socioeconomiche e nei cinque continenti, i cellulari sono
onnipresenti: non solo ci permettono di comuni-
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care tra noi in modi inediti, ma creano una rete
pervasiva di rilevazione che copre l’intero globo.
Una conseguenza di questo processo è particolarmente importante: le città possono cominciare a funzionare come sistemi di controllo in tempo reale, regolati da una serie di feedback circolari. Nei decenni passati, sono stati sviluppati
sistemi di controllo in tempo reale per numerose applicazioni ingegneristiche. Questo ha radicalmente aumentato l’efficienza dei sistemi
grazie al risparmio di energia, alla regolazione
delle dinamiche, alla maggiore robustezza e tolleranza ai disturbi. Insomma: possiamo avere
una città che funzioni come un sistema di controllo in tempo reale?
Esaminiamo le quattro componenti-chiave di un
sistema di controllo in tempo reale, per esempio
un’auto da FormulaUno, di quelle successive alla grande trasformazione tecnologica vissuta dal
settore delle macchine da corsa alla fine degli anni Novanta:
1. un’entità da controllare in un ambiente caratterizzato da incertezza (ad esempio l’auto da Formula Uno);
2. sensori capaci di acquisire in tempo reale
informazioni sullo stato dell’entità (da dieci anni
a questa parte, le auto da Formula Uno sono dotate di migliaia di sensori wireless che aiutano a
monitorarle);
3. un’intelligenza capace di valutare la performance del sistema in rapporto agli esiti desiderati (tutti quei computer spuntati nei box della
Formula Uno);
4. azionatori fisici che agiscano sul sistema per
realizzare la strategia di controllo (ad esempio,
una pompa che aumenti la pressione nel motore dell’auto o un elemento mobile che ne modifichi il profilo aerodinamico).
Senza dubbio una città collima con la definizione del punto 1, e il punto 2 non sembra porre
particolari problemi. Per fare un esempio, molti
dei nostri progetti adoperavano telefoni cellulari e dispostivi GPS per raccogliere i pattern di
spostamento delle persone e dei sistemi di trasporto, e il loro uso spaziale e sociale delle strade e dei quartieri. Ma come creare un feedback
circolare e far reagire la città?
La città contiene già varie classi di “attuatori”, come i semafori, i cartelli elettronici aggiornati a distanza, ecc. Ma un’azione più profonda risulta
problematica: ad esempio, non possiamo raddoppiare in tempo reale la dimensione di una
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Una città può funzionare come un’auto da Formula Uno?
Il progetto The Cloud,
proposto per le Olimpiadi
di Londra 2012 da un
team internazionale di cui
fanno parte, tra i tanti,
Carlo Ratti e Walter
Nicolino, ingegneri della
Arup, designer del Massachussets Institute of
Technology, artisti come
il tedesco Tomas Saraceno
e consulenti del calibro
di Umberto Eco
(www.raisethecloud.org).
strada se rileviamo degli ingorghi. Gli atomi urbani hanno un’inerzia.
Tuttavia, diversamente da altri sistemi di controllo in tempo reale, le città possiedono una caratteristica speciale: i cittadini! Se ricevessero in tempo reale le informazioni, adeguatamente visualizzate e disseminate, i cittadini potrebbero
diventare degli attori intelligenti e distribuiti, che
perseguono i loro interessi individuali nella cooperazione e competizione con gli altri, e assurgere quindi ad attori principali della scena urbana.
Elaborare informazioni urbane, catturate in tempo reale, e renderle pubblicamente accessibili
può consentire alle persone di prendere decisioni migliori riguardo all’uso delle risorse urbane,
alla mobilità e all’interazione sociale.
Questo feedback circolare di rilevazioni ed elaborazioni digitali può cominciare a influenzare veri aspetti complessi e dinamici della città, migliorare la sostenibilità economica, sociale e ambientale del luogo in cui viviamo. Ad esempio, un
trip planner automatizzato che usi informazioni
in tempo reale sulla posizione di autobus, treni
e taxi, oltre che sui livelli di traffico e inquinamento, può aiutare i cittadini a trovare non solo
il percorso più veloce e adatto al loro budget, ma
anche quello col minore impatto sulla qualità
dell’aria. Un semplice meccanismo di feedback
in tempo reale tra cittadini e unità di soccorso
potrebbe evitare il ripetersi di tragedie come
quella di New Orleans nel 2005.
Infine, lo scambio di profili basato sullo spazio e
in tempo reale – grossomodo un misto tra Twitter e Facebook, con l’aggiunta di informazioni
geografiche – rivoluzionerà il modo in cui incontriamo le persone che ci interessano, rendendo
la città uno spazio delle opportunità ancora più
interattivo.
Tutte queste ricche informazioni possono essere
catturate e trasmesse non solo tramite sensori e
computer integrati nell’ambiente urbano: grazie
a dispostivi digitali personali come i telefoni cellulari, gli stessi cittadini possono diventare delle
sonde, e riferire quel che sta accadendo intorno
a loro sfruttando in modo intelligente la capacità
elaborativa e la larghezza di banda che si portano
dietro pressoché dovunque vadano. Di conseguenza, la nostra esperienza degli spazi urbani
ne esce trasformata, perché non sono più soprattutto i progettisti e gli sviluppatori urbani a dare
forma ai luoghi cittadini: infatti, praticamente
chiunque può contribuire a formare lo strato digitale del nostro ambiente.
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L’alba della sociologia
digitale
di Andrea Vaccari
Un sistema di misurazione sfaccettato derivato dalle azioni della gente nello spazio urbano
può offrire uno strumento utile a valutare l’efficacia delle decisioni politiche: l'analisi delle
tracce digitali può aiutare i policy-maker a rendere le città più vivibili, sostenibili ed efficienti.
Il decennio passato ha visto uno straordinario
sviluppo di sistemi pervasivi come le reti di telefonia mobile e gli aggregatori di contenuti su
internet che, come prodotto secondario della loro interazione con gli utenti, producono enormi
quantità di dati. Ogni giorno, gli esseri umani generano una miriade di dati comportamentali,
codificando in tal modo i loro spostamenti, la
trasmissione di informazioni e, forse, le loro
convinzioni. Questi dati sono correlati alle azioni e alle opinioni delle persone e quindi alla dinamica generale delle città, al modo in cui funzionano e si evolvono nel tempo.
Nonostante questa nuova ricchezza di dati, gli
scienziati sociali si basano ancora sui dati delle
indagini qualitative per misurare intenzioni che
potrebbero indicare o prevedere le mutevoli tendenze sociali, o sugli esperimenti di laboratorio
per verificare i comportamenti a partire da convinzioni manipolate. Tuttavia, le metodologie
esistenti hanno dei limiti intrinseci, e identificare le correlazioni tra convinzione e azione non è
affatto un’impresa facile. È noto che le indagini
su grande scala sono costose, e che è difficile aggiornarle di frequente; gli esperimenti di laboratorio limitano artificialmente il decision-making
e quindi non riescono a catturare le complesse
interrelazioni del mondo reale.
In altre parole, le attuali misure sono costose e
tediose perché esigono una raccolta e un’analisi
manuali, e non permettono di monitorare le opinioni in modo istantaneo e continuo. Inoltre,
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l’affidabilità dei dati di indagini basate sul selfreport è stata molto dibattuta; secondo certi studi, i comportamenti riferiti sono sorprendentemente deboli rispetto ai dati osservati. Infine, il
costo di un’indagine spesso rende difficile raccogliere dati che siano sufficientemente “raffinati”
e longitudinali rispetto al campo d’interesse.
Credo che l’uso delle nuove tracce digitali oggi
disponibili possa fornire nuove informazioni
sulla vita e le preferenze delle comunità nel corso del tempo, a un costo assai più contenuto delle self-report survey. Ad esempio, la ricostruzione
algoritmica di dataset diversi potrebbe essere
usata per misurare le opinioni sui temi politici,
o per prevedere la popolarità e il tasso di adozione di un nuovo prodotto, o per studiare le dina-
miche spaziali del governo e l’influenza dei media, così da regolare quasi in tempo reale le campagne di sensibilizzazione e le operazioni di
marketing.
Queste opportunità sono già state discusse da
Bruno Latour in un articolo intitolato Beware,
your imagination leaves digital traces, per il “Times Higher Literary Supplement” (6 aprile
2007). Nell’articolo, Latour spiega che «è come se
il lavorio interno degli universi privati fosse stato scoperchiato perché i suoi input e output sono ormai del tutto tracciabili. […] Le conseguenze per le scienze sociali saranno enormi: potranno finalmente avere accesso a una moltitudine
di dati che sono dello stesso ordine di grandezza di quelli delle loro sorelle maggiori, le scien-
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Differenti visualizzazioni
dei dati raccolti
dai ricercatori del MIT
SENSEable Lab
nell’ambito del progetto
Obama One People
(senseable.mit.edu/obama): attraverso l’analisi
del traffico telefonico,
sono stati rilevati gli
spostamenti nel centro
cittadino delle persone
arrivate a Washington
dal resto degli USA
e del mondo in occasione
della cerimonia di insediamento di Barack
Obama alla Casa Bianca,
e la destinazione della
loro attività telefonica.
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L’alba della sociologia digitale
ze naturali». Oggi la sociologia digitale è una
realtà. In questo articolo, intendo presentare
due importanti applicazioni di queste idee che
ho sviluppato durante il mio lavoro al Massachusetts Institute of Technology, al Santa Fe Institute e alla University of Illinois di Chicago. La prima illustra come possiamo usare i dati delle comunicazioni per studiare la mobilità dei
visitatori e dei turisti nelle grandi città e durante eventi pubblici. La seconda spiega invece come, prendendo in considerazione i milioni di
opinioni non sollecitate e di transazioni inosservate sul web, possiamo capire meglio la mentalità delle centinaia di milioni di persone che producono questi dati, e le società in cui vivono.
luppato ispirandoci agli indicatori finanziari e
alla teoria delle reti.
Ad esempio, confrontammo l’attrattività dei
maggiori punti di interesse di New York basandoci sulla rispettiva densità di tracce digitali.
Analizzammo anche i flussi di visitatori tra diversi punti di interesse a Lower Manhattan per individuare l’evoluzione della centralità dell’area
delle cascate in confronto ad altri punti di richiamo. Mappando questi nuovi tipi di analisi delle
tracce digitali, si capisce quanto un evento riesca
a portare gente in parti meno battute di una città
nel corso del tempo, informazione che può essere estremamente preziosa per la progettazione
urbana e gli studi sul turismo.
Il primo progetto fu sviluppato al MIT SENSEable City Lab nell’estate del 2008. Si tratta di uno
studio d’impatto sulle New York City Waterfalls,
un’installazione pubblica da 20 milioni di dollari, costituita da quattro cascate artificiali che si
buttavano dal New York Harbor (nell’East River), e che dovevano attrarre gente sulla banchina della città. Analizzando i log elettronici delle chiamate al cellulare e le fotografie geo-taggate, dimostrammo che i dati digitali possono
fornire nuove informazioni sul modo in cui la
gente vive la città, rivelando aspetti diversi della mobilità, dei viaggi e del turismo, e permettendo di studiare i diversi attrattori dell’ambiente urbano.
Le nostre analisi permisero di definire l’evoluzione dell’attrattività di varie aree di interesse a
Lower Manhattan e West Brooklyn. Le nuove
informazioni furono usate per completare uno
studio che si avvaleva di mezzi tradizionali, come
calcoli manuali e indagini, per quantificare l’impatto delle Waterfalls in mostra in vari punti della banchina newyorchese dal giugno all’ottobre
del 2008. Il nostro approccio si basava su diversi
indicatori di attrattività urbana che avevamo svi-
Il secondo progetto è invece un’iniziativa di ricerca tuttora in atto in collaborazione con la University of Illinois di Chicago e il Santa Fe Institute. Il progetto intende misurare le intenzioni dei
consumatori direttamente dalle azioni delle persone, usando quel che riteniamo essere uno dei
più grandi dataset del comportamento umano
mai studiato: le registrazioni delle transazioni
con carte di credito, la mobilità e i pattern di comunicazione estratti dai log delle telefonate al
cellulare, e opinioni ricavate dai social media
creati da decine di milioni di utenti sul web.
Come parametro, la fiducia del consumatore è
fondamentale per una chiara comprensione
dello status finanziario di una nazione, ma è anche un indice cruciale del decision-making nei
settori finanziario, governativo e industriale. Per
tradizione, la fiducia nell’economia è sempre
stata valutata tramite costose indagini periodiche su un piccolo sottoinsieme di unità familiari. Usando solo dati comportamentali, proponiamo di inferire un indice dell’intenzione di
spesa dei consumatori modellato sul Consumer
Sentiment Index (CSI) della University of Michigan. Pensiamo che questo lavoro non solo of-
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Il futuro sembra luminoso. La sociologia digitale
può aiutare le autorità e le organizzazioni a stabilire
una relazione causale tra il benessere dei gruppi
sociali, il loro coinvolgimento in uno scambio di opinioni
salutare e attivo e la loro disposizione a cambiare
opinioni e comportamenti consolidati.
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frirà un’alternativa alle indagini come misura
dell’intenzione dei consumatori, ma permetterà anche una comprensione senza precedenti del movimento, la comunicazione e i pattern
di spesa della popolazione americana. Inoltre,
questa ricerca ha il potenziale per aiutare organizzazioni pubbliche e private a capire meglio i
comportamenti dinamici di clienti ed elettori, e
per prendere decisioni politiche e commerciali
che tengano conto delle tendenze economiche
derivate dai dati.
I log elettronici delle chiamate al cellulare e le
fotografie geo-taggate sono esempi di digital
footprint che oggi permettono ai ricercatori di
capire meglio come si muovano le persone nello spazio urbano, e in definitiva potrebbero aiutare chi gestisce e vive nelle aree urbane a configurare città più vivibili, sostenibili ed efficienti. Inoltre le notizie e le descrizioni di eventi,
oltre ai post sui blog e alle recensioni on-line di
prodotti e servizi, sono forme di buzz quantificabile che spesso può essere geo-codificato così
da costruire degli indici semantici delle diverse
parti di una città.
I nuovi mezzi per misurare la fiducia dei consumatori hanno il potenziale di influenzare fortemente i dibattiti politici. Attualmente, i policymaker dipendono da un’unica, limitata metodologia per raccogliere informazioni sulle
intenzioni economiche; un sistema di misurazione sfaccettato derivato dalle azioni – e non
solamente dalle affermazioni – della gente può
offrire una comprensione inedita, utile a ispirare la pianificazione economica e prevedere l’efficacia delle decisioni politiche, oltre che a
prendere concrete decisioni commerciali in un
clima economico in continua e rapida evoluzione. So bene che il telefono cellulare e i dati finanziari includono informazioni estremamente sensibili, e voglio precisare che tutti i dati usati negli studi descritti furono resi anonimi in
osservanza della Direttiva sulla privacy e le comunicazioni elettroniche del 2002 del Parlamento europeo. Tuttavia è chiaro che, se vogliamo che i vantaggi sociali di queste applicazioni
non entrino in conflitto con importanti requisiti di riservatezza, i ricercatori e gli sviluppatori
di questo campo dovranno adottare misure
chiare, scrupolose e inderogabili per proteggere
la privacy delle persone.
Eppure, il futuro sembra luminoso. Da una prospettiva sociologica, la sociologia digitale può
aiutare le autorità e le organizzazioni a stabilire
una relazione causale tra il benessere dei gruppi sociali, il loro coinvolgimento in uno scambio
di opinioni salutare e attivo e la loro disposizione a cambiare opinioni e comportamenti consolidati. Da una prospettiva computazionale, la sociologia digitale può migliorare la nostra capacità di raccogliere e analizzare grandi quantità di
tracce digitali, dati che sono il sottoprodotto dell’interazione degli utenti con sistemi pervasivi
come i sistemi di pagamento con carta di credito, le reti di telefonia mobile e gli aggregatori di
contenuti generati dagli utenti sul web.
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È L’INNOVAZIONE DI OGGI
A SOSTENERE
IL BENESSERE DI DOMANI.
IL NOSTRO FUTURO È COSTRUITO SUL CORAGGIO E LA RESPONSABILITÀ DELLE
SCELTE DI OGGI. Crediamo che il benessere vada costruito giorno dopo giorno, pensando sempre ai
bisogni di oggi e di domani. È per questo che investiamo in tutte le fonti energetiche, ricercando e
usando le tecnologie più avanzate per rendere anche quelle tradizionali come il carbone, fonti
all’avanguardia. Per produrre energia più pulita, compatibile con l’ambiente e capace di soddisfare
subito la richiesta di energia necessaria ad un Paese per crescere, svilupparsi, essere competitivo.
Perché solo la responsabilità nelle scelte di oggi può garantire un benessere sostenibile domani.
enel.com
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La città possibile:
progettazione partecipata
e cittadinanza attiva
di Marco Rainò
Nato negli anni Sessanta, il metodo operativo-partecipativo riconosce la condivisione
di opinioni tra utenti e il confronto delle esigenze dei cittadini come fattori utili a innescare
importanti trasformazioni materiali e sociali nei contesti urbani, portando all’elaborazione
e adozione di nuovi modelli di governance, validi per migliorare le condizioni ambientali
e la qualità della vita in città.
©Dennis Van Tine, Corbis
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©Dennis Van Tine Corbis
La progettazione partecipata, processo culturale interdisciplinare capace di esprimersi attraverso azioni di riqualificazione e rigenerazione
urbana condivisa e ragionata con gli utenti finali, si configura come uno strumento di pianificazione territoriale di grande importanza la cui
applicazione, in tempi recenti, sembra aver assunto nuova e significativa considerazione.
Nato negli anni Sessanta negli Stati Uniti, il metodo operativo-partecipativo riconosce la condivisione di opinioni tra utenti e il confronto delle esigenze dei cittadini come fattori utili a innescare importanti trasformazioni materiali e
sociali nei luoghi urbani, qualificandosi anche
come un complesso di riflessioni teoriche e di
azioni pratiche capaci di influenzare in maniera
diretta e determinante il quadro delle condizioni ambientali generali e, di conseguenza, la qualità del vivere dei singoli individui.
In principio furono alcune rivendicazioni sociali collegate al manifestarsi di opinioni espresse
da collettivi di cittadini in tema di qualità ambientale: a Manhattan, nel 1963, il registrarsi di
un forte dissenso pubblico riferito a decisioni
politiche di governo del territorio suggerì il costituirsi di una realtà associativa inedita – l’Architectural Renewal Commitee di Harlem – che
propose azioni di trasformazione di parcelle di
tessuto urbano secondo le pratiche di ciò che, a
breve, sarebbe stato identificato come l’advocacy planning. Il termine, coniato dal sociologo
americano Paul Davidoff nel 1965, individuava
una modalità alternativa di pianificazione territoriale, ponendo in essere nuove pratiche attraverso le quali promuovere il coinvolgimento effettivo dei cittadini nel dialogo con gli amministratori locali e i pianificatori incaricati. Il
tentativo di dare corso a inediti modelli urbanistici con finalità marcatamente sociali dava
nuovo carattere e significato al “dialogo” tra le
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parti in causa, suggerendo la considerazione
dell’opinione degli abitanti nei processi decisionali di trasformazione dei luoghi urbani come
necessariamente determinante.
Attraverso azioni di community design si puntava
a garantire l’ascolto delle esigenze quotidiane
dei cittadini, assistendo i più deboli nella rivendicazione di migliori condizioni di vita nei quartieri; nascevano così gruppi volontari di professionisti con esperienze nella progettazione e
gestione del territorio, che si rendevano disponibili ad assistere le unità di vicinato generalmente costituite da minoranze economicamente e socialmente svantaggiate.
Le esperienze originariamente affrontate in questo senso nei soli Stati Uniti si tradussero in Europa nella pratica del community planning, il cui
punto di forza restava fortemente connesso alla ricerca di forme di partecipazione delle comunità in materia di pianificazione urbana.
Il community planning si colloca tra urbanistica
e politiche sociali: se da un certo punto di vista la
comunità è l’esperto designato a fornire indicazioni ai progettisti per sviluppare soluzioni complessivamente più rispondenti ai bisogni reali,
dall’altro il consolidamento della comunità in
quanto tale è uno degli scopi del processo di piano. Per la prima volta, le iniziative di governo in
materia di gestione e trasformazione del paesaggio pubblico, le logiche di disegno della rete infrastrutturale e le decisioni connesse ai piani riguardanti l’abitare diventano più “trasparenti”,
aprendosi a recepire i pareri dei cittadini – che diventano attori attivi – come opinioni preziose,
privilegiate dall’esperienza diretta.
La prassi della partecipazione implica il tentativo di superare una logica procedurale più marcatamente tradizionale, gestita in modo esclusivo dall’urbanista o dal pianificatore incaricato,
per arrivare a codificare un modello basato su
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un approccio intersettoriale e multiculturale,
che prevede il coinvolgimento di un ampio spettro di consulenti che, a vario titolo, co-producono proposte attorno a cui mobilitare consenso
per l'individuazione delle priorità e delle prerogative dell’azione.
Negli anni Settanta si registrano le prime, più
concrete esperienze europee, che non mancano
di prendere direzioni diverse tra loro e manifestarsi con esiti distinti da quelli raggiunti negli
USA. Nel Vecchio Continente, tra le tante figure
impegnate nell’esercizio della pratica collegata
alla progettazione partecipata si distinguono i
nomi di Giancarlo De Carlo e Lucien Kroll.
La lezione, non solo italiana, di De Carlo parte
dalla convinzione che la professione dell’architetto, quando si confronta con il pubblico, sia
«definita e delimitata dalla delega che le istituzioni le affidano»; in una condizione di partecipazione collettiva, questo mandato «non viene
dalle istituzioni ma dall’intera collettività o –
più esattamente – non si tratta più di delega ma
di un accordo che continuamente si rinnova attraverso un confronto continuo. L’esercizio della critica non solo è ammesso, ma diventa necessario e non può essere circoscritto agli aspetti tecnici dei problemi ma esteso a tutto l’arco
che va dalle motivazioni alle conseguenze di
ogni decisione, sul filo di una permanente verifica che sempre rimette in discussione anche gli
obiettivi generali».
Il quadro di riferimento delle azioni partecipate
è sempre complesso e il processo che s'investiga
e pone in essere è sempre bottom-up, utile a catalizzare e canalizzare le spontaneità di espressione e le istintive rivelazioni di necessità dei cittadini. Una progettazione che sappia ricorrere
in maniera costruttiva al dialogo tra specialisti e
cittadini è caratterizzante una nuova e più piena
dimensione del fare architettura; a questo pro-
posito, De Carlo rileva che «per uscire dalla sterile situazione di isolamento in cui si trova l’architettura, è importante che la gente partecipi ai
processi di trasformazione delle città e dei territori, ma è anche importante che la cultura architettonica si interroghi su come rendere l’architettura intrinsecamente partecipabile».
Lucien Kroll, architetto belga da molti indicato
come padre fondatore della corrente più sensibile e radicale del progettare in modalità partecipata, assume il dialogo con i cittadini come
strumento privilegiato di comprensione del
sentire sociale, del manifestarsi delle genuine e
necessarie esigenze dell’uomo che abita gli agglomerati urbani. Fortemente critico nei confronti della monotonia e della generale inospitalità che troppo spesso connota il paesaggio
delle città, Kroll punta a “coltivare” habitat ad
alto tasso di adattabilità e trasformabilità: il suo
pensiero è interessato al “recupero urbano”,
che si articola anche in operazioni di delicata
cucitura di porzioni esistenti del territorio costruito con frammenti di nuova edificazione, secondo un piano complessivo che esprime vocazione nei confronti di una progettazione inclusiva, aggregativa, organica, vitale, varia, che ha
espressione visiva in una "estetica del conflitto”
nella quale trovano continuità anche le disomogeneità linguistiche di un’architettura risultante dall’autocostruzione.
Le significative esperienze di De Carlo e Kroll,
associate e completate da quelle di molti altri,
percorrono un tratto temporale che, oltre ai Settanta e Ottanta, comprende periodi più prossimi al nostro: è in questo lungo percorso che la
storia della progettazione concertata e realizzata insieme agli abitanti ha acquistato non solo
dignità, ma anche credibilità.
Negli anni, gli esiti delle azioni compiute sul territorio perdono progressivamente il carattere di
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La città possibile
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provvisorietà, di prova sporadica o esperimento
proprio delle esperienze pilota, assumendo la
solidità e l’importanza di progetti che, sempre
più spesso, vengono confermati per la loro
estrema validità. E la pianificazione partecipata moltiplica i casi-studio e l'eterogeneità dei risultati. All’interno della macro-disciplina partecipativa trovano posto teorie riferite ad ambiti
distinti e prima non collegati tra loro; ipotesi,
metodi operativi e prassi di vario tipo vengono
collegate, influenzandosi reciprocamente e miscelandosi in formulazioni innovative, inaspettate e sorprendentemente funzionali, esercitate nel campo della costruzione di ambienti abitativi più ospitali e a misura d’uomo. Prende
corpo l’ipotesi di una contemporanea disciplina
“di convergenza”, che trae maggior forza dall’attrazione simultanea di una grande quantità di
pensieri che, seppur caratterizzati da una propria autonomia, risultano capaci di entrare in
relazione in seno a un discorso aperto dedicato
alle nuove figurazioni di città.
Tra questi pensieri, ad esempio, si segnala l’innovativa Open Space Technology (OST) dell’antropologo Harrison Owen, uno strumento di
apprendimento informale che agevola la circolazione di informazioni, conoscenze ed esperienze all’interno di organizzazioni di vario tipo,
utilizzando la leva del cambiamento come risorsa utile per risolvere i problemi e preferendo la
creazione di ambienti “liberi” dalle regole rigi-
de e dai tecnicismi che caratterizzano altre dinamiche partecipative.
Altro riferimento interessante ed esemplificativo
riguarda le teorie di Scott E. Page, docente di
scienze politiche ed economiche presso l’Università del Michigan, che si concentrano sullo studio
dei sistemi complessi introducendo il concetto di
“potere della diversità” nell’analisi della struttura dell’interazione sociale: entro la cornice della
progettazione partecipata, questo punto di vista
trova rilevanti applicazioni nel dimostrare come
gruppi di utenti composti in maniera non omogenea – per capacità dei singoli, estrazione sociale, interessi personali – riescano a sviluppare processi decisionali di grande concretezza, raggiungendo obiettivi ambiziosi e non banali.
Nel novero degli altri contributi importanti, ci
sono le teorie che nutrono la formulazione di un
pensiero riguardante il principio di “democrazia diretta”, della “democrazia partecipativa” e
di quella “deliberativa”: vale a questo proposito
ricordare la voce di James S. Fishkin, ma anche
quella di Carolyn Lukensmeyer, fondatrice e
anima di AmericaSpeaks, fondazione che si
dedica a sostenere il coinvolgimento attivo dei
cittadini nei processi decisionali pubblici, credendo che più alti gradi di democrazia possano
essere raggiunti solo prendendo in seria considerazione l’espressione delle volontà e delle necessità dei singoli cittadini.
Tutti i pensieri a cui si è sinteticamente accen-
2
La Place de la République vue par les petits è
una mosta in corso a Parigi,
al Pavillon de l’Arsenal.
Architetti e urbanisti sono
stati invitati a contribuire
alla futura sistemazione
della piazza, secondo le
proposte creative e
sorprendenti dei bambini
delle scuole elementari.
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nato, collegati dialetticamente tra loro per corrispondenze spesso sottili ma significative, risultano anche connessi – con diversi gradi di relazione – alla riflessione teorica in materia di
city making presentata da Charles Landry, ricercatore che insiste sul ricorso all’inventiva e alla
creatività come strumenti privilegiati e insostituibili per trasformare progressivamente le città
in luoghi di solidarietà reale e di condivisione
tanto funzionale quanto quotidiana tra individui e tra gruppi.
Le teorie e le tecniche comprese nel complesso
sistema della pianificazione e progettazione
partecipata, producono da sempre modelli di
governance contraddistinti da un riferirsi costante all’argomento della sostenibilità. Dalle
rivendicazioni di matrice marcatamente ecologica, sino alle riflessioni odierne riguardanti il
consumo delle risorse disponibili e la minimizzazione dell’impatto sull’ambiente delle azioni
di trasformazione dei territori, il discorso sulla
salvaguardia e sulla riqualificazione dell’ecosistema è sempre stato considerato centrale nel
garantire il bene comune nelle collettività.
Limitandosi a riferire delle esperienze più recenti a questo riguardo, il caso delle Transition
Towns sembra essere di particolare interesse. Nato in Inghilterra nel 2005 su impulso delle riflessioni di Rob Hopkins, il Transition Network, mediante un sistema di azioni pianificate, mira ad
affrancare le collettività dal consolidato modello
economico legato ai consumi delle risorse naturalmente disponibili. Quello della Transizione
può essere definito come un movimento cultura-
le, animato da collettività di individui che, attraverso una ripianificazione energetica che rifiuta
il consumo di combustibili fossili e un generale
ripensamento dei comportamenti quotidiani di
rispetto ambientale, fondano comunità in cui vivere secondo modelli alternativi green oriented.
I transition townies, come vengono chiamati gli
abitanti di queste cittadine di nuova fondazione
(alcune anche italiane), sperimentano la condivisione delle risorse e si orientano a consumare
prodotti rigorosamente locali, costituendo
gruppi di acquisto secondo pratiche solidali. Le
famiglie, aspirando all'autosufficienza alimentare, tornano alla coltivazione diretta dei terreni
e attivano programmi di salvaguardia energetica installando pannelli solari o impianti fotovoltaici in abitazioni realizzate con il ricorso a tecniche di edificazione eco-compatibili.
In sostanza, con il ricorso al coinvolgimento democratico dei cittadini, si è sempre aspirato alla costruzione di un paesaggio urbano capace di
esprimere qualità ambientali vicine alle loro
reali necessità e aspirazioni: una modalità di
progettazione cooperativa, ispirata anche dal
dialogo tra individui, ambisce a identificare
nuove configurazioni per i territori urbani del
presente e del futuro.
Nel tentativo di smorzare le rigidità e lo schematismo dei tradizionali piani di regolamentazione
territoriale riferiti a un modello non più attuale
di società industrializzata, la pianificazione partecipata si candida, sin dalla sua comparsa, a sviluppare energie adattative inedite, e potenziare
i connotati di resilienza delle società.
4
Progettazione partecipata in rete
Alcuni link di approfondimento
su recenti tematiche di dibattito
relative alla progettazione
partecipata:
www.beingcitizen.eu
www.americaspeaks.org
www.transitiontowns.org
www.transitionculture.org
www.seednetwork.org
www.comedia.org.uk
Gli esempi italiani:
www.abcitta.org
www.avventuraurbana.it
www.marraiafura.com
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Better City, Better Life
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di Uberto Siola
L’Expo di Shanghai, con il suo titolo
Better City, Better Life, si realizza
in un momento quanto mai opportuno con riguardo al dibattito sulla
trasformazione della città contemporanea. Dopo che per lungo tempo le nostre città sono diventate
la “vetrina” di un nuovo presunto
stile internazionale, la convinzione
che questa fosse la strada da seguire
per la modernizzazione delle città
in ogni parte del mondo sta mostrando con evidenza i suoi limiti.
Anche per Milano, nella prospettiva
dell’occasione offerta dalla prossima Expo, si è aperta una discussione
in tal senso e anche il convincimento che la sostenibilità ecologica e
ambientale dello sviluppo dei nostri
territori debba tradursi in forme
architettoniche e urbane innovative
sembra non appartenere più a tutti.
Certo c’è un ritardo imbarazzante
e pericoloso nello scoprire che ogni
città è diversa dall’altra, che ogni
città è sostanzialmente, anche se
dialetticamente, continua con il suo
passato, che ogni città è, nella sua
bellezza, un’opera d’arte collettiva.
Il ritardo è imbarazzante se si pensa
all’Europa e ancor più all’Italia, che
sembra talvolta aver dimenticato la
specificità e il valore della propria
esperienza come Paese “costruttore di città”, ed è pericoloso perché
rischia di farci perdere questo primato e di distruggere le identità
locali che, nella struttura fisica delle
strade, delle piazze, degli edifici,
dei monumenti, trovano comunque
una maggiore inerzia rispetto a
quanto accade per molti altri aspetti
della vita contemporanea, già
travolti dalla globalizzazione.
Ecco allora che all’Expo di Shanghai
va riconosciuto il merito di aver
portato all’attenzione di un ampio
pubblico la discussione su questi
temi, una discussione che non vuole
essere rivolta nostalgicamente al
passato ma, al contrario, parte dalla
storia e dalla tradizione per disegnare scenari possibili e sostenibili
per la città del futuro. Il progetto
Italy of the Cities – un’installazione
multimediale, una “macchina tecnologica” ad alto contenuto artistico
supportata però da un “progetto”
scientifico che vuole mettere
in evidenza la relazione che esiste
tra architettura e città – si carica
della responsabilità di dare una
risposta alla domanda su come
disegnare le nostre città del futuro.
A questa domanda potremmo
rispondere, con Peter Greenaway,
dicendo che una città di oggi,
per essere espressione del nostro
tempo, deve coniugare i valori e
i sogni della storia con quelli della
tecnologia non pervasiva. E, in tale
direzione, la scuola italiana, che
ha sostenuto e dimostrato che
senza un riferimento continuo alla
città nel suo insieme è impossibile
costruire spazi urbani ed edifici
in cui una collettività possa riconoscersi, è chiamata a dare un contributo importante. Per far ciò c’è
bisogno che tutti gli attori coinvolti
dimostrino di essere culturalmente
preparati a ricoprire i loro specifici
compiti e che, ad esempio, la committenza, pubblica o privata che
sia, rinunci al ricorso – sintomo
di un estremo provincialismo – alla
griffe e rinunci, aderendo a logiche
di rapido consumo del bene architettonico trattato come un qualsiasi
prodotto di mercato, a produrre
oggetti uguali in ogni dove e incapaci di assolvere alle esigenze della
vita dell’uomo.
Design, restauro, architettura, città
sono invece tutti termini, autonomi
ma connessi, che devono restituirci
una capacità di progettare e realizzare città della nostra epoca in ogni
parte del mondo.
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Future Tech
di Simone Arcagni
Sustainable Dancefloor:
se la sostenibilità fa anche tendenza
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Si sa che ballare fa bruciare molte energie... E se venissero riutilizzate per illuminare le piste da ballo? Chi l’anno
scorso ha partecipato a “Uniamo le
energie” a Torino ha potuto vedere all’opera il dancefloor Sustainable Dance
Club, approntato dalla crew di Xplosiva,
che permetteva di riutilizzare i battiti
dei piedi dei ballerini per alimentare
una piccola pista da ballo. L’idea nasce
a Londra, grazie a Sir Andrew Charalambous, dell’associazione Club4climate
per un ballo a zero impatto ambientale
chiamato “Dr. Hearth”.
Nasce così il Sustainable Dance Club
che, tramite a una pressione meccanica, produce energia elettrica che viene
immagazzinata con batterie riciclabili,
garantendo al locale più del 50% del suo
fabbisogno. Un’idea che presto si è diffusa in tutto il mondo: famoso il Watt
Club di Rotterdam, che oltre a convertire l’energia cinetica in energia elettrica
pulita, provvede a servire cibo e drink in
recipienti in policarbonato, mentre usa
l’acqua piovana recuperata per le toilette. E, come se non bastasse, se volete en-
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Future Tech
trare dovete dimostrare di aver raggiunto il locale a piedi, in bicicletta o con
mezzi pubblici.
Ma alla lista si possono aggiungere il
Green House di New York, il Surya di
Londra (che si alimenta con energia eolica e solare), il Temple Nightclub di
San Francisco, il Butterfly Social Club di
Chicago e il Beta Nightclub di Denver
(che oltre al riciclo prevede il giardino
esterno in grado di compensare le emissioni di CO2).
È interessante che anche i luoghi del divertimento e gli spazi pubblici comincino a progettarsi in senso sostenibile.
Un bell’esempio arriva anche dall’Italia,
più precisamente a Roma, dove è nata
Ecos Natural Disco, uno spazio realizzato all’interno del progetto Ecosphere
nel quartiere EUR di Roma: una discoteca dalla forma avveniristica e realizzata con materiali e tecnologie improntate all'eco-sostenibilità. Il locale prevede
serate musicali con dj nazionali e internazionali, ma anche proiezioni video e
serate vijng, il tutto sempre con un occhio di riguardo ai temi ambientali di
cui la discoteca si fa carico anche a livello di informazione e sensibilizzazione.
Progettare ambienti ecosostenibili per
lo svago è davvero un passo in avanti,
anche perché la sensibilizzazione verso
i temi ambientali diviene diretta e interessa un pubblico sempre più vasto, offrendo un corretto modo di godere del
tempo libero.
In questa direzione si è mossa anche la
ristrutturazione di uno storico locale di
Milano, l’ATM (così chiamato in quanto
ex biglietteria dei trasporti pubblici milanesi), da poco riaperto e realizzato
con accorgimenti tecnici, scelta di materiali e finiture tutti nel segno del rispetto di criteri di eco-sostenibilità. Progettato dallo studio BPM (Bertero-Panto-Mazzoli, ma anche acronimo di
“battiti per minuto”, cioè la velocità di
un brano musicale), ATM Bar utilizza
un sistema di pannelli fotovoltaici, un
eco-rivestimento a pavimento e un sistema di eco-pittura, oltre ad arredi realizzati con materiale di riciclo.
E infine come non citare il PAV (Parco
d’Arte Vivente) di Torino, dove ambien-
te e arte si incontrano per offrire un posto di svago per tutti, un parco per l’appunto dove le esigenze dell’ambiente
vengono prima di ogni cosa e dove opere di land art si sposano al verde per
creare un ambiente unico, rilassante e
allo stesso tempo donano alla città un
posto per riflettere e informarsi sui temi ambientali. Per entrare nel centro
direzionale del parco (ottenuto da un'ex
area industriale) bisogna letteralmente
immergersi nel verde (anche il tetto dell’edificio propone vialetti e aiuole artistiche) e all’interno si trovano sale riunioni, percorsi didattici, scientifici e
informativi.
I luoghi pubblici possono trasformarsi
in spazi sostenibili e creare così una diversa fruizione delle nostre metropoli,
proprio come “dal basso” fanno i “guerriglieri” del guerrilla gardening, che occupano zone abbandonate e creano orti e giardini per il divertimento dei bambini, la pace degli adulti e, perché no,
l’approvvigionamento di frutta e verdura dei volenterosi che si mettono a coltivare nel tempo libero.
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Casette a forma di casa
«Sono casette di legno pieno, trovate dentro ai tronchi degli alberi morti, abbattuti dal vento.
Queste casette sono piene perché non sono state svuotate; sono state ricavate dalla forma
del legno e costruite senza muri e solai, con un procedimento che svela l’atteggiamento mentale
di accettare e valorizzare quello che la natura ci mette davanti e quello che i contesti specifici
definiscono. Il segno dell’architetto non è astratto rispetto alla specificità della materia, del luogo
e della funzionalità richieste dall’intervento. Non sono necessariamente case da costruire,
non sono state fatte per aggiungere case alle case. Sto ancora pensando perché faccio queste
casette e perché sono belle così piccole e tutte storte e sarebbero invece così brutte realizzate
in scala reale, tutte diritte e perfette, con le gronde e le finestre sigillate, con gli scuri e i balconi
e gli interruttori per accendere le lampadine».
di Michele De Lucchi
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1 Casetta 152, 2008
(noce, lavorazioni varie).
2 Torre 107, Torre 108
e Torre 109 (ciliegio,
lavorazioni varie).
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Photoreport – Casette a forma di casa
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Photoreport – Casette a forma di casa
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3 Casetta 130, 2008
(kauri, lavorazioni varie).
4 Casetta 185, 2009
(rovere e noce, lavorazioni
varie).
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Photoreport – Casette a forma di casa
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5 Torre T3, 2007 (rovere,
lavorazioni varie).
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I luoghi della scienza
di Giorgia Scaturro
La casa del futuro?
Sugli alberi, o in fondo al mare...
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Un rifugio nella natura: non solo “casa
dolce casa”, ma anche una casa che sia
più ecologica possibile. Non è certo roba
da Tarzan il Fab Tree House, il sofisticato concetto elaborato da Joachim Mitchell, fondatore di Terreform 1, tra i più
visionari studi di architettura ecologica
e design urbano del mondo – con sede a
New York – che sfruttando la tecnologia
3D riesce a dare agli alberi la forma di
perfette abitazioni all’interno delle quali acqua potabile, calore ed energia elettrica sono interamente prodotte da fonti rinnovabili.
Fotografia di Alasdair
Jardine tratta da Case
sugli alberi di Andreas
Wenning (Edizioni
L’Archivolto).
Il volume illustra 25
progetti di case sugli
alberi realizzate in
Germania e nel resto
d’Europa e 10 progetti
di case avveniristiche
ancora da realizzare
(www.baumraum.de).
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I luoghi della scienza
L’habitat arboreo è realizzato a partire
da un’impalcatura sviluppata con la tecnica del CNC (Computer Numerical
Control) che consente di sagomare la
geometria delle piante e impostare gli
intrecci dei rami. La tecnologia è assistita dalla chimica e in particolare dal
principio aeroponico delle radici, che se
cresciute in assenza di aria restano morbide e quindi possono essere modellate senza rompersi.
Queste poi s’induriscono una volta
piantate nel terreno grazie alla citochina, un ormone delle piante che ne stimola la crescita. Da oltre dieci anni,
Gordon Glaze, Ezekiel Golan e Yael Stav
fondatori di Treennovation, centro di
orticoltura e design di Tel Aviv, stanno
studiando (come Mitchell) questo principio e ideando applicazioni creative,
come alberi che crescono a forma di fermate dell’autobus o di panchine. L’idea
è che in un futuro non troppo lontano
potranno sorgere interi villaggi naturali, fatti di alberi, totalmente autosufficienti e... Commestibili.
L’idea di Joachim Mitchell è infatti
quella di avere «case al 100% biologiche
in modo che uomini, animali e organismi possano ricavare da queste il proprio cibo, nel pieno rispetto dei cicli dell’ecosistema». Per esempio, pensate a
pomodori che crescono sulle pareti della vostra casa-albero.
«Più che case eco-compatibili, saranno
parte della stessa ecologia locale», dice
Joachim. La sperimentazione abitativa
di Mitchell si spinge però al di là dei vegetali: insieme ai ricercatori Eric Tan,
Maria Aiolova e Oliver Medvedik del
Bioworks Institute di Brooklyn, sta lavorando a una “casa di carne”, un modello di habitat fatto interamente di pelle.
Si tratta di un’abitazione organica composta di cellule di maiale, cresciute in
vitro (dunque nessuna tortura sugli animali) con tessuti sviluppati in laboratorio usando il sodio benzoato come
agente per uccidere batteri e funghi e
una matrice composta di materiali tra
cui polveri di collagene, gomma xantana, pirosolfato di sodio e impalcature di
PET (Polietilene tereftalato) riciclato.
Queste case di pelle non sono forse così promettenti come le case-albero, che
costituiscono invece una vera e propria
nuova tendenza del vivere naturale.
Sono molte infatti le compagnie che ne
stanno promuovendo la costruzione in
tutto il mondo: basti pensare ai modelli futuristici esposti nel volume Case sugli alberi di Andreas Wenning. In Italia
già dal 2002 è sorto il primo “villaggio
arboricolo” ai piedi della montagna “la
Bella Addormentata”, tra i boschi dei
Monti Pelati in Piemonte, che sta continuando a espandersi con nuove abitazioni costruite su castagni: palafitte a
sei metri da terra, collegate tra loro da
passerelle di legno e costruite secondo
i principi della bioedilizia, usando materiali riciclati e il più possibile offerti
dal bosco.
Se vi avventurate invece nella foresta
di Qualicum Beach, sull’isola di Vancouver in Canada, rimarrete con il naso
per aria: Eve, Eryn e Melody sono infatti gigantesche sfere di 500 chili che pen-
dolano dagli alberi, legate a delle corde,
facendo provare l’effetto rimbalzo a chi
ci cammina dentro, dal letto alla cucina.
Queste Free Spirits Spheres, le “sfere degli spiriti liberi”, sono state ideate dall’ingegnere canadese Tom Chudleigh,
che le ha modellate come grossi occhi
di legno e fibra di vetro (3,2 metri di diametro) che ti guardano dall’alto della foresta. Chudleigh le ha dotate di elettricità, frigorifero e forno a microonde, e le
affitta come un bed ma senza breakfast
per una notte di meditazione.
Dalle vette degli alberi ai fondali marini.
C’è chi, pur non essendo un pesce o una
sirena, ha dimostrato che è possibile vivere in una casa sotto il mare. Quantomeno per 13 giorni.
Nel 2007, l’australiano Lloyd Godson ha
sperimentato il primo habitat sottomarino autosufficiente e autosostenibile
dotato di un sistema di supporto alla vita basato completamente sulle piante.
Il suo progetto BioSub consisteva in una
capsula grande quanto un container da
spedizione, all’interno della quale l’ossigeno che lui respirava era per la prima
volta interamente prodotto dal processo di fotosintesi delle alghe. A generare
elettricità erano celle solari fuori dal
container e, all’interno, pedalando sulla sua bicicletta Lloyd produceva la luce
artificiale necessaria alle alghe e alla
crescita di alcune verdure. Le avventure
dell’“uomo pesce” australiano stanno
ora continuando con Life Amphibious:
non una casa, ma un sottomarino a propulsione umana che imita l’efficienza
del nuoto dei pinguini.
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Sustainable
Connected Home
di Federico Casalegno
Il gruppo di ricerca guidato da Federico Casalegno lavora da due anni al prototipo di una casa
ecologica e tecnologica, utilizzando soluzioni innovative per migliorare le interazioni tra
persone, spazi architettonici e ambiente naturale: componenti robotiche, finestre dinamiche,
domotica, energia solare e delle biomasse, cucina e frigorifero intelligenti, e materiali naturali.
Tra gli architetti e i designer, la sostenibilità critica radicale è un concetto emergente. In questo
settore, la maggior parte degli sforzi riguarda l’uso di materiali edili sostenibili e l’energia verde.
Noi stiamo tentando un approccio più ampio. La
nostra idea è incentrata su una casa che non solo sia costruita con materiali sostenibili e che usi
energia verde, ma che sfrutti anche appieno tutto quello che il mondo digitale ha da offrire, così da avere un edificio che possa rispondere in
modo più intelligente al suo ambiente e ai bisogni dei suoi abitanti. Si tratta di usare le ultime
novità nel campo dell’intelligenza artificiale, oltre che della robotica avanzata, per migliorare la
qualità della vita di chi in quella casa ci abita. E,
guardando ancora più lontano, è una casa che,
per il solo fatto di esserci e grazie al modo in cui
“funziona”, soddisfa il comportamento umano e
quindi promuove la sostenibilità sociale.
Sappiamo che le risposte intelligenti sono, per
loro natura, le risposte più efficaci. Immaginate
una casa capace di funzionare con semplici riflessi e risposte a degli stimoli, e che possa addirittura imparare nel tempo. Immaginate una casa che crei un flusso dettagliato di informazioni
sul modo in cui l’edificio sta rispondendo ai suoi
abitanti e viceversa, e a quello che quegli abitanti fanno nel corso del tempo. Immaginate una
casa che da questi dati sappia estrarre dei pattern. E poi immaginate una casa con una memoria come quella che abbiamo noi umani, una casa capace di accumulare esperienze nel tempo e
di imparare da quelle esperienze, e che alla fine
rifletta e decida di fare dei compromessi tra
obiettivi in competizione tra loro. È questa l’immagine della Connected Sustainable Home. È
l’immagine di un futuro in cui l’architettura e
l’urbanistica sono davvero sostenibili, non solo
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in virtù dei materiali che usano ma anche di quel
che gli edifici possono fare e della migliore qualità di vita che offrono ai loro abitanti.
I quattro principi fondanti
La Connected Sustainable Home si basa su quattro principi progettuali che pongono dei quesiti
essenziali:
- Architettura sostenibile: come progettare delle
case che posseggano una prospettiva estetica e
funzionale d’insieme e che si integrino bene nel
paesaggio e nell’ambiente urbano?
- Energia verde: come progettare delle case che
per ottenere l’energia di cui hanno bisogno
sfruttino le nostre risorse naturali, come il sole,
il vento, l’acqua piovana e le biomasse?
- Tecnologie dell’informazione e della comunicazione: come progettare delle case che adoperino le
tecnologie digitali per creare un sistema altamente responsivo tra utenti, architettura generale, sistemi energetici e tutti gli altri aspetti dell’edificio?
- Sostenibilità sociale: come progettare delle case che siano utili non solo agli interessi dei loro
abitanti, ma anche a quelli sociali di intere comunità – e che quindi intensifichino i rapporti
umani?
Scheletro, sistema interno
e sistemi elettronici in tempo reale
Cominciamo a rispondere a queste domande
dal punto di vista della progettazione architettonica. Per farlo, pensiamo alla Connected Sustainable Home come a un edificio formato da uno
scheletro, da un sistema interno e da sistemi
elettronici in tempo reale. Lo scheletro è costruito in modo tale da durare decenni, e da incarnare per tutto quel tempo principi di sostenibilità.
Come l’unità di elaborazione centrale del personal computer, lo scheletro della casa è la struttura portante su cui s'innesta tutto il resto. Il suo
progetto tiene conto delle particolari condizioni
fisiche della zona, come la topografia, l’accessibilità, il clima e i materiali locali, e della cultura
del posto, così da creare un senso del “luogo”.
Il sistema interno della casa consiste di elementi
modulari dalle interfacce standardizzate. Questi
elementi, che hanno una configurazione iniziale, possono essere adattati nel corso del tempo
dagli abitanti della casa, con le loro scelte intelligenti sull’ambiente in cui vivono e sulle condizioni mutevoli della loro vita (ad esempio le condizioni economiche); inoltre possono integrare
nuove tecnologie e nuovi prodotti. Sono gli elementi di sistema interno della Connected Sustainable Home che accrescono la sostenibilità,
perché consentono un’integrazione e un adattamento rapidi ed efficaci. Eliminano ogni rigidità
e inerzia dalle condizioni e dai processi abitativi,
e mettono gran parte del potere decisionale nelle mani degli abitanti stessi. Spalancano anche
la possibilità di comunità innovative e open-source di utenti/designer.
I sistemi elettronici in tempo reale si avvalgono di
sensori, processori, display, azionatori e reti integrati in apparecchiature portatili – che fanno
parte del sistema interno – e del software. Questi
sistemi controllano la risposta di display e azio-
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Sustainable Connected Home
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natori alle condizioni rilevate dai sensori, oltre
che tramite i comandi degli utenti. Permettono
di automatizzare molto del decision-making a
breve termine che altrimenti ricadrebbe sulle
spalle degli abitanti della casa. Migliorano la sostenibilità fornendo risposte istantanee ai cambiamenti dinamici che si verificano nelle esigenze e nel comportamento degli utenti, oltre che al
clima esterno e alle condizioni di luce, e così via.
Consentono livelli molti alti di personalizzazione dell’ambiente abitativo. Il software di questi
sistemi viene aggiornato di continuo tramite un
network.
Attuazione tramite semplici idee progettuali
Per realizzare la Connected Sustainable Home
dobbiamo adottare alcune idee semplici ma
fondamentali. Partiamo dall’idea dell’edificio
stesso, e delle sue forme potenziali. Le prime
forme cui abbiamo pensato comprendono un
edificio lungo e stretto, a forma di lingotto; un
edificio cubico dal basamento molto spesso; un
edificio cilindrico e piatto e infine un edificio alto, a forma di tubo. Tutte queste forme posseggono delle proprietà architettoniche particolari,
adatte a usi particolari in particolari contesti urbani: in questo modo ci permettono di progettare un’architettura sostenibile, come definita in
precedenza.
La seconda idea è di coniugare queste forme architettoniche fondamentali alle tecnologie per
l’energia verde. Ad esempio, l’edifico a forma di
lingotto, se orientato nella giusta direzione,
consente di usare l’ampia superficie del tetto
per i pannelli solari. Un edificio cubico dal basamento spesso offre un’utile area centrale dove
bruciare biomasse; e se il perimetro è isolato, il
calore generato non si disperde. Associare una
determinata tecnologia verde a una determinata forma architettonica non è difficile: sappiamo che certe tecnologie funzioneranno meglio
con certe forme.
La terza idea ci porta invece a capovolgere alcuni precetti dell’architettura e a portare l’edificio
in un regno innovativo dove le tecnologie dell’informazione e della comunicazione vengono
usate per creare un nuovo ambiente domestico
di connettività e sostenibilità.
Pensate ad esempio all’idea radicata secondo
cui le finestre debbano avere una posizione fissa. Ebbene, nella Connected Sustainable Home
le finestre sono dinamiche: sono programmabili e si muovono a seconda delle esigenze degli
abitanti. Una finestra potrebbe seguirvi mentre
vi spostate da una parte all’altra della casa; oppure le dimensioni della finestra sono determinate da come la casa “interpreta” il vostro umore o il vostro bisogno di privacy in un certo momento. Le finestre controllano quel che vedete e
il passaggio della luce, del calore, dell’aria attraverso i muri perimetrali. Siccome le condizioni
esterne e le attività interne variano in modo dinamico, dovremmo regolare di continuo le finestre se vogliamo mantenere il rapporto più
confortevole ed energeticamente efficiente tra
interno ed esterno. Ma le capacità di regolazione di una finestra tradizionale sono limitate: la
sua apertura ha una dimensione e una posizio-
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ne fissa, e le proprietà di trasmissione variano
grazie a scomodi dispositivi meccanici, come
tende e persiane. Con le finestre dinamiche, invece, la dimensione e la forma della finestra viene controllata elettronicamente, e può variare liberamente. La variazione può avvenire sotto il
diretto controllo degli abitanti della casa; oppure può rispondere automaticamente agli input
dei sensori; o può attuare delle strategie per minimizzare il consumo energetico dell’edificio.
Un’altra idea diffusa è che la produzione di energia eolica debba avvenire su una scala di grandezza inaccessibile per una singola casa. Gli aerogeneratori a misura di singola abitazione sono
molto vulnerabili alle turbolenze. Tuttavia, stiamo cominciando a individuare delle opzioni
che, una volta integrate nel progetto architettonico, potranno risolvere il problema e creare
un’altra fonte di energia verde per la Connected
Sustainable Home.
I progressi tecnologici ci permettono di ripensare i sistemi energetici urbani. Possiamo situare
la Connected Sustainable Home in ambienti
adatti a un certo tipo di edificio e a particolari
forme di energia verde. Ad esempio, una casa
con aerogeneratori sarà adatta alle zone ventose,
una con pannelli solari a luoghi soleggiati e dovrà essere orientata nella giusta direzione, e una
casa che usa l’energia derivata dalle biomasse
andrebbe situata in prossimità delle fonti di
quelle biomasse. Nel modello della Connected
Sustainable Home, cominciamo a raggiungere
una correlazione ambientale tra i principi sopra
citati, i tipi di edificio e i luoghi di costruzione.
Uno dei modi in cui la connettività entra in gioco riguarda questi sistemi energetici ecologici.
Immaginate una rete di distribuzione della corrente basata non su una centrale elettrica, ma su
connessioni simmetriche tra i vari edifici, che
vendono l’elettricità in eccesso in un sistema dinamico dei prezzi. Ad esempio, la notte, quando
soffia il vento, la casa a energia eolica può vendere l’energia in eccesso a quella a energia solare
– che invece sfrutta la luce diurna. Un altro concetto fondamentale è che le case s'ispirino all’idea di connettore USB (Universal System Bus),
come quello che trovate sul vostro personal computer. Il connettore USB è un’interfaccia standardizzata che genera simultaneamente una
connessione strutturale, una elettrica, una meccanica e una di dati. Immaginate di tradurre tutto questo in architettura: la Connected Sustainable Home possiede delle unità intelligenti che si
attivano insieme, dando non solo una struttura
all’edificio, ma stabilendo anche immediati collegamenti elettrici, idraulici, ecc.
Il primo prototipo
Con questi principi guida e queste idee in mente, abbiamo cominciato a realizzare il prototipo
della Connected Sustainable Home. Le nostre
prime interazioni riguardano la cosiddetta “architettura robotica” e la nozione di “casa come
personal trainer”.
La robotica è essenziale per la Connected Sustainable Home. L’obiettivo è di costruire una struttura che risponderà roboticamente all’interazione umana e all’ambiente. Questo implica che la
casa sia personalizzata per i suoi abitanti e che
sia completamente integrata nell’ambiente. Nel
nostro prototipo, i dispositivi robotici sono stati installati nei pavimenti e nei muri. Il “robofloor” (pavimento robotizzato) include unità
HVAC (Heating, Ventilation and Air Conditioning) “tagliate” su misura per il cliente, con sensori che rispondono agli abitanti della casa. Queste unità raccolgono anche i dati sul comportamento degli esseri umani, permettendo al
sistema di diventare sempre più intelligente e di
rispondere agli abitanti della casa senza che
questi debbano fare delle azioni specifiche. I
“robo-walls” (pareti robotizzate) consentono in-
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Sustainable Connected Home
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vece un uso personalizzato della luce, oltre che la
riconfigurazione programmabile dello spazio
dentro casa. Una stanza, ad esempio, può essere facilmente configurata per l’uso di una persona sola, di tutta la famiglia o per una riunione
più affollata con altri membri della comunità.
L’idea della “casa come personal trainer” prevede la costruzione di una struttura che educhi i
suoi abitanti e la comunità così da incoraggiare
un comportamento consono alla sostenibilità.
Le tecnologie dell’informazione e della comunicazione sono decisive per raggiungere quest’obiettivo. Nel nostro prototipo, i robo-wall possono funzionare come centro medico o clinica a distanza, e consentire interazioni in tempo reale
con medici e ospedali. Se uno degli abitanti della casa sta seguendo un programma di esercizio
fisico, i robo-wall possono raccogliere dati sulla
prestazione fisica e regolare il programma di
conseguenza (e di concerto con il medico). Possono anche trasformare la casa in una palestra o
in una sala per i giochi virtuali. L’unico limite alle possibilità è l’immaginazione.
Sulla strada per la vera sostenibilità
Sappiamo che la vera sostenibilità dipende dalla
nostra intelligenza, che va usata al massimo grado possibile. È così che gli esseri umani si adattano a comportarsi in nuovi modi, e ci serve questa capacità di adattamento se vogliamo preservare energia e conservare risorse, in un mondo
dove sono sempre più sotto attacco.
La Connected Sustainable Home non solo impiega le ultime innovazioni della tecnologia e
dell’architettura sostenibile per raggiungere
quest’obiettivo, ma fornisce anche un ambiente
in cui le persone possono rafforzare i legami
con gli altri, con la loro cultura e con il luogo in
cui vivono.
La visione della connected sustainable home è parte della Green Home Alliance, alleanza triennale nata nel 2008 tra il MIT – Massachusetts Institute of Technology, Mobile Experience Lab, e la Fondazione Bruno Kessler in Italia (http://mobile.mit.edu.fbk). Il professor William J. Mitchell
ha ampiamente contribuito al progetto e a questo testo, e a lui va tutta la
nostra gratitudine e riconoscenza per il contributo fondamentale.
Questo articolo e le immagini che ne fanno parte nascono dalla nostra visione sul progetto e da un lavoro d’équipe (per una lista dei ricercatori che
vi partecipano: http://mobile.mit.edu/fbk/about/team/).
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Oxygen versus CO2
di Andrea Milano
Illustrazione di Andrio Abero
Casa Passiva, ambiente in attivo
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Oggi tutti parlano di risparmio energetico, ecologia, energie rinnovabili, salvaguardia dell’ambiente, ma la recente
catastrofe ambientale del Golfo del
Messico ci ricorda che siamo ancora
troppo dipendenti dai combustibili
fossili. In realtà tutti possiamo fare
qualcosa di concreto, e subito. L’edilizia è responsabile del 40% dei consumi
energetici mondiali e ognuno di noi
abita in una casa. Il consumo medio
degli edifici in Italia è di 160 kWh/mq
annui, che nella classificazione energetica attuale corrisponde alla settima
classe: la peggiore. Quindi lo spazio per
un miglioramento c’è, e ha proprio senso partire da qui.
Migliorare la qualità del costruito fa subito venire un dubbio: quanto costa? A
differenza di quel che si possa credere,
l’attuale fase storica viene in aiuto anche sulle spese: il Protocollo di Kyoto
obbliga i paesi aderenti a ridurre del 5%
le emissioni di gas serra entro il 2012,
rispetto al 1990, e ne deriva una cascata di bandi e incentivi comunitari, nazionali e regionali per favorire in ogni
forma il risparmio energetico.
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Oxygen versus CO2
Dunque un miglioramento non è solo
sensato e sostenibile, ma anche realizzabile, per tutti. Come si fa e da dove s'inizia questo restyling energetico-ambientale dei nostri edifici? Partendo da
quell’ultima classe G si può arrivare all’efficiente classe A, e anche oltre, con
la Casa Passiva e consumi che tendono
a zero, attraverso alcuni passi progettuali fondamentali.
Il primo passo si può applicare solo se
si sta realizzando un nuovo edificio, e
si tratta della progettazione bioclimatica. Ciò significa ottimizzare le relazioni
tra l’uomo – bios – e il clima grazie a un
perfetto orientamento delle facciate,
una geometria compatta e meno disperdente, lo sfruttamento di ventilazione e irraggiamento naturali, la
schermatura del calore quando indesiderato. Il secondo passo si concentra
sull’elemento che separa l’uomo dal
clima circostante, ossia l’involucro o
“pelle” dell’edificio, nuovo o esistente
che sia. Si parla di pareti perimetrali
ben isolate, traspiranti e dotate di una
certa inerzia, superfici trasparenti che
trattengono il calore d’inverno, coperture ventilate ma non ponti termici
continui. Una casa che disperde poco
può essere di conseguenza riscaldata
meno, e questo permette di ridurre l’utilizzo degli impianti di riscaldamento,
devastanti per l’ambiente.
Il terzo passo verso la casa del “futuro
già presente” è proprio l’evoluzione impiantistica, con la progressiva eliminazione della vecchia caldaia. Per la climatizzazione degli ambienti questa è
sostituita dalla pompa di calore geotermica, che sfrutta l’energia gratuita e le
temperature costanti del sottosuolo
per alimentare un riscaldamento radiante a pavimento. Il consumo elettrico di questo sistema, oltre che quello
quotidiano per l’illuminazione e l’utilizzo della casa, è garantito dai moduli
fotovoltaici, mentre i collettori solari
termici producono l’acqua calda sanitaria di cui necessitiamo. Infine la ventilazione meccanica controllata garantisce il ricambio d’aria dei locali, recuperando l’energia del flusso uscente a
favore di quello entrante.
Un edificio progettato in questo modo
è energeticamente autosufficiente, con
emissioni di CO2 pari a zero e con tempi di ritorno economico dell’intervento
davvero brevi (mediamente una decina
d'anni, ma dipende da vari fattori). Vi-
sto lo stato generale dell’edilizia da cui
si parte, tuttavia, avrebbe un impatto
ambientale notevole già un intero Pianeta costruito in classe B!
Per arrivare a certi risultati in breve
tempo, la partita si gioca su tre campi:
politico, tecnico e sociale. Significativa
è quindi la Nuova Direttiva UE sul rendimento energetico in edilizia, che prevede entro il 2020 la realizzazione di sole nuove costruzioni a “energia quasi
zero”. Imprescindibile è poi l’evoluzione della tecnologia e la formazione di
progettisti, imprese, artigiani e impiantisti, nonché degli enti pubblici responsabili dell’approvazione di opere pubbliche e private. Infine è importante
ampliare il volume dei soggetti coinvolti, l’aspetto sociale e la mentalità delle
persone. Chiunque d’ora in poi compri
una casa avrà a disposizione il relativo
“Attestato di Certificazione Energetica”, che ne esprime la prestazione globale congiunta edificio-impianto. Solo
quando questo avrà valore quanto le finiture interne di un appartamento, il
Pianeta potrà finalmente respirare un
po’ meglio e bere meno petrolio.
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Soluzioni mobili
sostenibili
di Carlo Falciola
e Manuela Lehnus
illustrazioni di Paddy Mills
Qualità dell’aria e traffico congestionato ci impongono un cambiamento radicale.
Il progresso tecnologico, ma soprattutto un nuovo modo di pensare, possono aiutarci
a ridisegnare questo scenario.
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Muoversi costa fatica. Quando il mezzo utilizzato è il nostro corpo, l’impegno viene ampiamente ripagato dai benefici per l’organismo. Quando
il veicolo utilizzato invece è un altro, più tecnologico, la “fatica” si traduce in un costo per l’ambiente, per le risorse energetiche e per la qualità
della vita. Nel tempo, la nostra specie, ha imparato a spostarsi ovunque sempre più facilmente
e velocemente, ma da alcuni anni le nostre abitudini a riguardo si sono rivelate dannose e ormai insostenibili. L’aria che respiriamo non è
delle migliori. Secondo i rilievi dell’Istat, dal
2005 sono state mediamente 60 le giornate in
cui il particolato nelle città italiane ha superato
i limiti consentiti dalla legge, un dato che appare in lieve discesa, ma che rimane ancora allarmante. Poco incoraggianti anche i dati del traf-
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fico automobilistico. L’Italia, infatti, detiene il
primato europeo del maggior numero di vetture
pro-capite, con 60 auto ogni 100 italiani (il 20%
in più della media UE). Certo, la percentuale di
auto Euro 4 è quadruplicata dal 2005 a oggi, però
si continua a viaggiare con i veicoli praticamente vuoti: in media 10 automobili non trasportano
più di 12 persone.
Negli ultimi anni, sono state studiate e proposte
numerose soluzioni per rendere la mobilità più
sostenibile. Benché nessuna di queste per il momento si sia rivelata quella vincente, molte di
esse hanno dimostrato una certa efficacia e, soprattutto, stanno costruendo un’importante base di informazioni e di esperienze utili a delineare i nuovi paradigmi per la mobilità.
Secondo Alberto Colorni, professore ordinario di
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Modelli per le decisioni presso il Politecnico di
Milano, esperto di mobilità dell’ateneo milanese, «oggi cominciamo ad avere a disposizione
strategie e strumenti che ci consentono di arginare il problema nell’immediato e di costruire
scenari promettenti per il futuro».
Già nel 1988, proprio Colorni si era occupato della realizzazione del primo servizio di trasporto
pubblico a chiamata in Italia, realizzato sull’Appennino piacentino in collaborazione con il
CNR. In seguito, ha realizzato diversi progetti di
car pooling (l’utilizzo condiviso e organizzato di
veicoli privati) e di car e bike sharing (il servizio di
prestito di un veicolo a costi estremamente vantaggiosi, gestito da enti o associazioni, per utenti abbonati). Queste modalità di condivisione dei
mezzi di trasporto potrebbero essere tra gli strumenti più efficaci per migliorare la mobilità: «Per
noi italiani possedere un’automobile è una comodità e uno status symbol a cui si rinuncia con
difficoltà. Abbandonare questa concezione e
pensare, invece, al veicolo come lo strumento di
un servizio da condividere con altri, potrebbe
portare notevoli vantaggi. Tra l’altro, pensandoci
bene, il car pooling è una cosa che si fa comunemente tra amici, in occasione di eventi, gite o vacanze. Il punto di svolta è trasformare un’opportunità sporadica e improvvisata che utilizziamo
nel tempo libero in una modalità consueta e ben
organizzata da applicare, ad esempio, ai tragitti
per raggiungere il luogo di lavoro».
Colorni e il suo gruppo si stanno occupando proprio di due progetti di car pooling, uno nell’ambito del Politecnico, l’altro finanziato dalla Regione Lombardia. «Nel nostro ateneo, come in
tutti gli enti e le aziende di grandi dimensioni,
c’è un gruppo dedicato al mobility management,
di cui faccio parte anch’io, e che si occupa proprio di studiare e ottimizzare gli spostamenti
delle persone che gravitano attorno alla struttura. Nel nostro caso si tratta di oltre 40.000 stu-
denti e di alcune migliaia di lavoratori, tra docenti ordinari, professori a contratto e personale
amministrativo e logistico. Abbiamo già analizzato i percorsi del personale e presto faremo
un’indagine anche su quelli degli studenti. È
fondamentale che domande e risposte siano
molto accurate per poter delineare le caratteristiche e le esigenze dell’utenza ed elaborare,
quindi, un modello di organizzazione adeguato.
Per prima cosa è importante suddividere gli
utenti per categorie basate su provenienza, orari e tragitti, ma anche sulle preferenze di utilizzo del mezzo. Sappiamo che esistono “guidatori
puri”, che sono disposti a portare qualcuno ma
non rinuncerebbero mai al loro veicolo, “passeggeri puri” che non hanno un’automobile o comunque non possono o non sono interessati a
utilizzarla, e infine gli “utenti misti” che possono essere indifferentemente conducenti o passeggeri. Dai primi dati abbiamo riscontrato che
c’è un notevole interesse all’iniziativa. A questo
punto, il passo successivo sarà quello di studiare un modello per organizzare e mettere in contatto gli utenti, sulla base delle effettive disponibilità ed esigenze».
I vantaggi delle iniziative di car pooling, in termini di riduzione dell’inquinamento e della
congestione del traffico, sono evidenti, ma come superare le eventuali resistenze di chi vuole
un autoveicolo a sua completa e illimitata disposizione? «Nell’ambito del progetto che stiamo
elaborando per la Regione e il Comune di Milano stiamo valutando la creazione di particolari
incentivi per chi partecipa all’iniziativa. Ad
esempio l’individuazione di parcheggi dedicati
e, magari, gratuiti per chi arriva con un auto in
pooling. Oppure l’accumulo di “crediti di mobilità” da convertire ad esempio in sconti o abbonamenti gratuiti per i servizi di bike sharing e
per il trasporto pubblico». Le iniziative per la
mobilità sostenibile risultano davvero efficaci
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se sono integrate e coordinate fra loro e se rispondono in maniera sempre più precisa alle
esigenze degli utenti. «È importante organizzare e governare complessivamente queste attività, collegandole fra loro. Ad esempio i percorsi di car pooling possono essere studiati per facilitare l’accesso ai mezzi pubblici. Ma dobbiamo
anche migliorare le singole iniziative, tenendo
conto delle necessità dei potenziali fruitori. È il
caso dei sistemi di bus a chiamata che spesso
prevedono fermate precise, mentre potrebbe essere opportuno, in particolare nelle ore serali,
offrire la possibilità di accompagnare le persone sotto casa. Si tratta di soluzioni facilmente attuabili che incentivano l’utilizzo di trasporti alternativi e, soprattutto, contribuiscono a migliorare la qualità della vita degli utenti». Nel nostro
paese queste iniziative sono in crescita lenta ma
costante. Gli abbonati ai servizi di car sharing
sono raddoppiati negli ultimi tre anni, passando da 9000 nel 2006 a 18.000 nel 2009. Sul fronte del bike sharing, invece, i sistemi attualmente attivi in Italia sono circa 130 con un totale di
5500 biciclette. Il più grande è quello di Milano,
che offre 1300 bici in circa 100 postazioni e che
prevede presto l’aggiunta di altre 170 stazioni
per un totale di 5000 biciclette. Risultati importanti, ma ancora lontani dai traguardi raggiunti in altri paesi europei. In Francia, ad esempio,
il bike sharing è organizzato in soli 34 sistemi
locali, ma offre più di 35.000 biciclette comples-
sive. Per avere un’idea della dimensione del fenomeno basta raffrontare il numero di biciclette per abitante disponibili a Milano, una ogni
mille, con quelle della capitale francese, una
ogni cento. In Olanda, dove tra l’altro la bicicletta è già tra i mezzi più diffusi, le ferrovie nazionali hanno appena concluso un accordo con
una grande compagnia di car sharing: in 85 stazioni verranno installati punti di prelievo delle
automobili, riservati ai possessori di un abbonamento ferroviario, con l’obiettivo di raddoppiare il numero di utenti, in particolare nel settore
degli affari.
Tra le iniziative promosse in molte città europee
per ridurre il traffico e l’inquinamento c’è il road
pricing, l’ingresso a pagamento in determinate
aree della città, regolato sulle caratteristiche del
veicolo. In Italia è in funzione il sistema Ecopass
a Milano, che fino ad ora ha suscitato enormi polemiche e opinioni contrastanti sulla sua reale
efficacia. Occorre, probabilmente, considerare
che si tratta di un esperimento in corso da troppo poco tempo e su un’area molto limitata per
poter essere valutato oggettivamente. In realtà
iniziative del genere in altri paesi esistono da parecchi anni e in diversi casi sono stati riconfermati da referendum popolari. Il primato spetta a
Singapore, che ha introdotto la prima tassazione
sulla congestione del traffico addirittura nel
1975, con la riscossione manuale. Nel tempo a
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Singapore il traffico si è ridotto del 45% ed è aumentato del 20% l’uso del trasporto pubblico. Simili operazioni hanno consentito una riduzione
del traffico di circa il 30% a Londra e del 15% a
Stoccolma, mentre sul fronte delle emissioni di
CO2 le due città hanno ottenuto una diminuzione del 15% circa.
«Il road pricing è sicuramente un argomento delicato, ma può essere anche un valido strumento, a condizione che venga applicato per un certo periodo di tempo e in modo dinamico», aggiunge Alberto Colorni. «Occorre monitorare la
variazione nella tipologia dei veicoli e delle
utenze e adeguare di conseguenza il sistema
con l’obiettivo di ridurre la congestione e controllare le emissioni. Inoltre è essenziale che i
proventi siano effettivamente reinvestiti in
strutture e iniziative che favoriscono concretamente la mobilità sostenibile». Un altro dei
grandi temi collegati alla sostenibilità dei trasporti è quello dei combustibili. Attualmente i
veicoli in circolazione su tutto il pianeta sono circa un miliardo e i loro serbatoi sono riempiti essenzialmente da benzina e diesel. In Europa il
settore dei trasporti dipende per il 97% dai prodotti petroliferi ed è responsabile del 24% delle
emissioni dei gas serra. I sistemi di alimentazione alternativi, meno impattanti dal punto di vista
ambientale, rappresentano una percentuale ancora irrisoria.
Dal punto di vista delle emissioni di monossido
di carbonio e di polveri sottili, si ottengono importanti riduzioni utilizzando veicoli alimentati
a biodiesel, etanolo, gas gpl e metano. Secondo il
Dipartimento dello sviluppo sostenibile dell’ONU, i biocombustibili, come il biodiesel e l’etanolo, potrebbero arrivare a coprire il 25% del fabbisogno energetico mondiale entro i prossimi 30
anni. Una soluzione che avrebbe degli effetti
estremamente positivi è l’impiego di auto elettriche che potrebbero ridurre almeno della metà le
emissioni di CO2. Le emissioni potrebbero addirittura avvicinarsi allo zero se l’energia elettrica
destinata all’autotrazione venisse prodotta con
fonti rinnovabili o attraverso il nucleare.
I veicoli ibridi, presenti da qualche anno, si
stanno lentamente diffondendo sul mercato,
mentre adesso è giunto il momento delle auto
completamente elettriche. Entro un anno diversi grandi produttori commercializzeranno i loro
primi modelli elettrici. Nel frattempo, una serie
di importanti accordi tra il settore energetico e
quello automobilistico favoriranno lo sviluppo
di una rete di strutture di ricarica. In particolare Enel ed Endesa (il suo equivalente spagnolo)
hanno appena siglato un accordo con l’alleanza Renault-Nissan per lo sviluppo di queste tecnologie in Europa e America Latina. I veicoli
proposti potranno mediamente raggiungere
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una velocità di oltre 100 chilometri orari, con
un’autonomia di 130 chilometri e un tempo di
ricarica di circa 6/7 ore. «Stiamo studiando anche un sistema di ricarica rapida con una potenza di 40 kw capace di concludere l’operazione in
20 minuti», spiega Andrea Valcalda, Responsabile innovazione e ambiente della Divisione ingegneria e innovazione di Enel. Secondo Carlos
Ghosn, numero uno del gruppo automobilistico
franco-nipponico: «Entro il 2015 prevediamo
che il 10% della produzione mondiale sarà costituito da auto elettriche».
I progressi nel settore dei veicoli che possono favorire una mobilità più sostenibile non sono solo quelli che riguardano la propulsione. Un notevole contributo può arrivare dall’integrazione
nella strumentazione di bordo di dispositivi interattivi per la localizzazione e lo scambio di dati e di informazioni in tempo reale. I veicoli potranno, così, comunicare tra loro e con i sistemi
di gestione del traffico centralizzati, ricevendo
indicazioni continue sui percorsi migliori, la velocità ottimale, i parcheggi, i punti di connessione con altri sistemi di trasporto e tutte quelle
informazioni che possono rendere un tragitto
più efficiente e confortevole. «Le nuove tecnologie di comunicazione abbinate alla diffusione di
internet e all’utilizzo sempre più esteso del meccanismo di social newtork aprono interessanti
prospettive per migliorare la situazione, proprio
a partire dal contributo dei singoli utenti», conclude Alberto Colorni. «Ad esempio, potrebbero
essere gli stessi automobilisti ad aggiornare in
tempo reale la situazione del traffico nelle singole aree, inviando via web le informazioni a una
centrale in grado di filtrarle, organizzarle e distribuirle. Inoltre, i principi di condivisione e comunicazione che caratterizzano la rete sono perfetti anche per l’ottimizzazione e la diffusione di
iniziative come il car pooling».
Ma tutto ciò dove ci porterà in futuro? La risposta arriva dall’Australia. Peter Newman, docente
di Politiche della sostenibilità e responsabile
del Programma di sostenibilità australiano, il
primo del genere mai adottato da uno stato, dipinge uno scenario incoraggiante: entro il 2050
il traffico sulle strade si sarà ridotto del 50%, aumenteranno considerevolmente gli spostamenti a piedi e in bicicletta, le ferrovie saranno più
veloci, più diffuse e alimentate da elettricità
prodotta con fonti rinnovabili, il trasporto merci avverrà su veicoli alimentati a gas naturale,
prodotto con energia solare, mentre il petrolio
sarà destinato essenzialmente all’aviazione. Secondo Newman, i primi segnali di questi cambiamenti sono già in atto in Australia e negli Stati Uniti, dove da alcuni anni l’utilizzo dell’automobile è in calo, a fronte di un aumento del
trasporto pubblico.
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Nuove reti
per nuove città
di Nicola Nosengo
illustrazioni di Daniel Egnéus
La rete elettrica ha contribuito più di ogni altra cosa a trasformare le città a partire
dalla fine dell’Ottocento. E l’attuale rivoluzione delle smart cities non può prescindere
da una rete elettrica intelligente che garantisca una città silenziosa grazie ai veicoli
elettrici e che sia capace di garantire tutta l’energia necessaria per vivere e lavorare
senza sprecarne una goccia, e rispettando l’ambiente.
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In un libro del 1963 divenuto presto un classico
degli studi sull’urbanizzazione, Le città nella storia, lo storico e urbanista statunitense Lewis
Mumford criticava aspramente il modello urbano contemporaneo, la megalopoli votata a una
continua espansione attorno al proprio centro.
Una struttura (o meglio, un’assenza di struttura)
che considerava responsabile di molti mali e disagi della modernità, e lontanissima dalla città
ideale. In futuro, scriveva, la città avrebbe dovuto ispirarsi piuttosto alla città medievale, non votata all’espansione continua ma basata su un
equilibrio organico tra persone e spazi vitali, tra
la città stessa e l’ambiente in cui è immersa. Oggi molti urbanisti sottoscriverebbero, anche se in
modo meno drastico, alcune idee di Mumford.
Decentralizzazione, equilibro con l’ambiente naturale, città progettate attorno all’uomo, che abbiano nella qualità della vita e non nell’aumento delle dimensioni il loro scopo: tutte diventate
parole d’ordine dell’urbanistica. Ma questo ripensamento del tessuto urbano deve passare per
forza per un ridisegno del suo fondamentale sistema circolatorio: la rete elettrica.
Più di ogni altra cosa, la rete elettrica ha contribuito a trasformare le città a partire dalla fine
dell’Ottocento, e un ripensamento della città deve passare per forza da un ripensamento di quella infrastruttura. Volendo sintetizzare in uno slogan: una città intelligente ha bisogno di una rete elettrica intelligente. Lo hanno ben presente
tanto gli Stati Uniti quanto l’Europa, che hanno
lanciato da anni ambiziosi programmi multidisciplinari per ripensare dalle fondamenta le reti
del futuro. Negli USA, già nel 2003, un gruppo di
esperti del United States Department of Energy
Office of Electric Transmission and Distribution
ha redatto “Grid 2030”, una sorta di roadmap per
il ripensamento della rete elettrica nordamericana. A partire da una constatazione impietosa:
obsolescenza tecnologica e continuo aumento
del consumo e della corrente generata hanno
prodotto colli di bottiglia che oggi compromettono seriamente la funzionalità della rete, portando a dispersioni di corrente che ormai si aggirano sul 10% e disfunzioni o interruzioni di
corrente: con black out a volte clamorosi, come
quello epico dell’agosto 2003 negli stati nordorientali degli USA e l’Ontario, che lasciò senza
corrente 55 milioni di persone.
Il tutto costa all’economia statunitense circa 180
milioni di dollari l’anno. A questo quadro, “Grid
2030” ha contrapposto una visione, appunto
quella di come dovrebbe essere la rete nel 2030.
Una rete in cui i progressi tecnologici nello sfruttamento dei materiali superconduttori (quei materiali capaci di farsi attraversare dalla corrente
elettrica praticamente senza dispersione) permettono di portare grandi quantità di corrente
su lunghe distanze, raggiungendo le aree più
congestionate senza dispersioni. Una rete in cui
sistemi di immagazzinamento dell’energia e
una migliore gestione della domanda hanno eliminato il problema dei picchi di consumo. Una
rete in cui le parole d’ordine diventano intelligenza distribuita (sistemi di controllo dell’erogazione su tutti i punti della rete), sfruttamento
delle comunicazioni a larga banda per scambiare informazioni tra centro e periferia, fornitura
di corrente tagliata su misura per le esigenze di
ogni singolo utente in ogni momento.
È simile lo spirito che ha animato la Commissione Europea al momento di lanciare, nel
2005, il progetto “Smart Grids”. L’attuale rete
elettrica europea, è la diagnosi della Commissione, è inadatta a sostenere le sfide della lotta
al cambiamento climatico e del superamento
della dipendenza dai combustibili fossili. È basata sulla presenza di grandi centrali di produzione, connesse a sistemi di trasmissione ad alto voltaggio, che a loro volta forniscono energia
a sottosistemi a basso o medio voltaggio. A fronte di un settore della produzione sempre più
competitivo, la distribuzione è in gran parte gestita in modo monopolistico. Il sistema non prevede che l’energia possa scorrere in due direzioni: non solo dal produttore al consumatore, ma
anche viceversa. Al contrario, le reti di distribuzione del futuro dovranno essere “attive”, gestire e facilitare lo scambio di energia elettrica in
più direzioni: assecondare un mercato aperto in
cui la produzione è distribuita in modo intelligente, mettendo al centro le fonti di energia verdi e rinnovabili. In concreto, in entrambi i casi
si pensa a una rete che sia in grado di non sprecare un solo kilowatt di energia, individuando i
surplus di energia e indirizzandoli verso le aree
in quel momento più assetate.
E qui veniamo al primo elemento tecnologico
fondamentale di una città “elettricamente” in-
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telligente: i contatori, che si trasformano da
semplici “tassametri” del consumo di corrente
in veri e propri terminali di comunicazione, capaci di dialogare in tempo reale con i nodi della
rete, comunicando la domanda o al contrario la
disponibilità di energia in eccesso, in modo da
indirizzare i flussi. Al suo minimo, il contatore
intelligente si può definire come un contatore
che tiene conto del fattore tempo. Ovvero che
non solo misura quanta corrente è consumata,
ma come il suo consumo cambia nel tempo, e restituisce questa informazione alla rete per “negoziare” in tempo reale il fabbisogno di energia,
e magari anche il suo prezzo. Per la cronaca, il
nostro Paese è patria della più ampia esperienza
finora intrapresa di installazione di contatori intelligenti, che Enel ha fatto arrivare a oltre 32 milioni di utenze.
Il contatore intelligente non basta da solo a fare
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una smart grid, ma ne è il primo tassello fondamentale. Grazie ad esso, e al suo accoppiamento a tecnologie in gran parte già esistenti, ogni
singola abitazione può diventare una rete elettrica su piccola scala, in parte autonoma e soprattutto “intelligente” a sua volta nel gestire flussi
e consumi. Si pensi per esempio al controllo a distanza di elettrodomestici e illuminazione. Appoggiandosi all’altra rete intelligente per eccellenza, quella delle telecomunicazioni mobili, e
abbinandole a un contatore intelligente, diventa
relativamente banale sviluppare applicazioni
per cui l’accensione, per esempio, di una lavatrice o di un impianto di riscaldamento viene controllata a distanza con un semplice SMS, evitando una delle più classiche fonti di sprechi.
Il vero salto alla città del futuro e alla rete intelligente si ha però nel momento in cui la singola
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abitazione diventa a sua volta una piccola centrale elettrica, produttrice e non solo consumatrice
di energia. Fotovoltaico e solare termico sono le
parole d’ordine, parole che comportano una trasformazione radicale della rete elettrica. Una
possibilità già esistente e sfruttata in Italia da
qualche migliaio di cittadini che si collegano alla rete elettrica con pannelli solari installati sulle proprie abitazioni, spesso vendendo al gestore l’energia in eccesso. Ma è una possibilità, come tutti sanno, che dipende ancora in modo
fondamentale dai regimi di agevolazione fiscale
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o incentivazione garantiti dai governi. Per il vero
salto di qualità del fotovoltaico, che porti questa
tecnologia a costi effettivamente competitivi nei
confronti dei combustibili fossili, saranno necessarie vitali innovazioni tecnologiche nel campo del materiali.
Un grosso aiuto, si spera, verrà dalla scienza dell’infinitamente piccolo. Non a caso “Technology
Review”, la rivista del Massachusetts Institute of
Technology di Boston, indicava tra le 10 tecnologie emergenti più promettenti del 2010 i lavori della ricercatrice australiana Kylie Catchpole,
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Nuove reti per nuove città
che ha scoperto una tecnica per aumentare in
modo esponenziale l’efficienza di conversione
della luce in elettricità con l’aggiunta di nanoparticelle di argento alla superficie delle cosiddette celle solari thin film, quelle più economicamente abbordabili. Trasformare l’intuizione in
un processo di produzione su larga scala non
sarà semplice, ma in principio potrebbe essere
“la soluzione” (o una delle soluzioni, per lo meno), per fare compiere al fotovoltaico il salto di
qualità e avvicinare quel sogno, proposto in modo visionario da autori come Jeremy Rifkin, di
una rete elettrica “delocalizzata”. Una prospettiva, se procederanno ricerche come quella di Catchpole, che sarà parte integrante dello scenario
delle città del futuro.
Naturalmente, a una rete intelligente in una città
intelligente, si appoggerà una mobilità... Non da
meno. Oggetto per decenni di incrollabile scetticismo, la propulsione elettrica per autoveicoli e
mezzi pubblici si sta ormai facendo strada, e da
promessa eternamente rimandata appare ormai
solo questione di tempo. Per ora l’auto ibrida, in
cui un motore elettrico dà una mano a quello a
combustione interna recuperandone parte dell’energia, la fa da padrona. Ma i tempi appaiono
maturi per la diffusione su larga scala dell’auto
elettrica “pura”. Le batterie al litio consentono
autonomia di percorrenza fino a 130 km circa
(ben entro la media quotidiana percorsa da chi
usa l’auto in città), e una ricarica “veloce” di 3-4
ore collegandosi a una qualunque presa elettrica. Progetti pilota di diffusione di veicoli elettrici in ambito urbano sono ormai all’ordine del
giorno in molte città europee. Si veda per esempio il progetto “e-mobility Italy”, che vede Enel e
Mercedes collaborare per mettere in piazza 100
autovetture Smart elettriche, noleggiate agli
utenti che ne faranno richiesta, a Roma, Pisa e
Milano. Ma esperienze analoghe sono in corso
anche a Berlino e Londra.
Anche se tali autovetture possono benissimo ricaricarsi con una normale presa di corrente, tipicamente in garage, è ovvio che la presenza diffusa di punti di ricarica rimane il nodo cruciale da
sciogliere per una effettiva diffusione delle auto
elettriche, particolarmente in ambiente urbano
dove solo una minoranza degli automobilisti
possono disporre di un garage o dove non è possibile far arrivare prolunghe dall’interno delle
abitazioni con troppa disinvoltura.
Per questo motivo, i progetti di questo tipo prevedono l’installazione di colonnine attrezzate:
dotate, non serve dirlo, ognuna di un contatore
intelligente che possa informare in tempo reale
gli automobilisti sui punti di ricarica liberi più
vicini, di riconoscere i dati dell’auto e del cliente e quindi di prelevare dalla bolletta dell’utente
il costo di ricarica. Infine, la città intelligente
passa anche per un ripensamento dell’illuminazione pubblica, che, è bene ricordarlo, fu la prima fondamentale applicazione dell’elettricità in
ambiente urbano e ne rimane un elemento chiave. Anche il buon vecchio lampione deve diventare “intelligente”, sostituendo l’ormai obsoleta
lampada a incandescenza con i più efficienti
LED (Light Emitting Diode).
Oltre a essere di gran lunga più efficienti da un
punto di vista energetico, garantiscono un’illuminazione più diffusa, più in sintonia con la fisiologia dell’occhio umano, trovando il compromesso ideale tra basso inquinamento luminoso
e massima “resa”. Appartengono tra l’altro a
questa famiglia i lampioni “Archilede” di Enel,
già diffusi in oltre 470 comuni italiani.
Silenziosa grazie ai veicoli elettrici, capace di garantire in ogni suo angolo tutta l’energia necessaria per vivere e lavorare senza sprecarne una
goccia, e rispettando così l’ambiente in cui è immersa: questa città del futuro sarebbe piaciuta
persino a Mumford.
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Le città sostenibili
di Livio Gallo
Marco Polo descrive un ponte, pietra per pietra.
– Ma qual è la pietra che sostiene il ponte? – chiede Kublai Kan.
– Il ponte non è sostenuto da questa o quella pietra, – risponde Marco,
– ma dalla linea dell'arco che esse formano. Kublai Kan rimane silenzioso, riflettendo.
Poi soggiunge: – Perché mi parli delle pietre? È solo dell'arco che mi importa.
Polo risponde: – Senza pietre non c'è arco.
Questo passaggio di Le città invisibili di Italo
Calvino descrive in modo chiaro l’importanza
delle singole parti che compongono un arco e
allo stesso tempo dell’arco in se stesso, perfetto e funzionale solo nella sua interezza.
Il concetto può essere applicato alla multiforme
realtà che sono oggi le città, insieme di innumerevoli complessità e produttrici di opportunità
e ricchezza anche se attraverso un consumo elevato di risorse. Molteplici sono le azioni, in particolare nel campo a più alto impatto come
quello energetico, che potrebbero contribuire a
far si che il benessere prodotto non si riduca
senza allo stesso tempo bruciare irrimediabilmente le risorse, sempre più limitate, a nostra
disposizione.
Prima di tutto deve essere ripensato il modello
di consumo energetico vigente, in particolare
nei Paesi sviluppati, progettato per funzionare
senza troppa attenzione all’efficienza, anche
grazie a costi relativamente bassi delle fonti
energetiche. Sul livello dei consumi pro capite
l’Italia è un Paese sufficientemente virtuoso, e
che ha imparato a esserlo per sua tradizione e
per l’alto costo della produzione energetica; in
altri Paesi “occidentali” il livello di consumo
pro capite sale considerevolmente sia per abitudini diverse che per poca attenzione agli sprechi: ciò apre la strada ad ampi margini di miglioramento.
Tutte le azioni necessarie ad acquisire la consapevolezza sull’importanza di quale impatto abbiano le nostre azioni di consumo, sulle risorse
limitate a nostra disposizione e sull’ambiente
che ci circonda, devono essere rese altresì facili
e di comprensione immediata; viviamo in una
società dell’informazione, dove tutto è facilmente reperibile, acquisibile, consumabile e
dove spesso si fa fatica a fare delle rinunce su diritti acquisiti, come quello di consumare.
Il cambio culturale nelle nostre abitudini di
consumo è necessario, ma non può che essere
per sua natura un’azione di medio-lungo periodo, che educhi le nuove generazioni a un rispetto verso le risorse attorno a loro che già i nostri
nonni avevano per necessità.
Sul breve, e per avere benefici significativi nelle
azioni di miglioramento del quadro energetico
urbano, dove si concentra l’80% delle emissioni
totali di anidride carbonica, è possibile portare
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innovazioni e automatismi che rendano di applicazione immediata meccanismi di riduzione
degli sprechi energetici negli usi finali: fondamentali, e forse pietra di volta del tutto, sono dispositivi come i misuratori di energia e tutte le
applicazioni automatiche a loro collegabili, che
fanno da punto nodale di questa nuova rete nervosa e intelligente, in grado di misurare e controllare i flussi energetici.
Partendo da questi “mattoni di base”, si possono costruire una molteplicità di interventi con il
medesimo fine di renderci più facile il minor
consumo senza rinunce: mobilità elettrica, massimo sfruttamento delle fonti rinnovabili, alimentazione efficiente di punti di consumo pubblici, come l’illuminazione fatta coi LED, dispositivi per conoscere e regolare i nostri consumi in
modo facile o addirittura automatico.
Ma così come per un arco, tutte queste pietre
possono funzionare in modo ottimale solo se in
equilibrio assieme, coordinate tra loro, in modo
da poterne sfruttare non solo i singoli vantaggi
ma anche quelli da un uso congiunto: pensiamo
alle auto elettriche, auto che usiamo solo per il
10% del nostro tempo, che si ricaricano quando
è disponibile l’energia rinnovabile che altrimenti non verrebbe usata, perché prodotta in modo
intermittente, o a un contatore intelligente che
regola i flussi energetici in casa in modo automatico dando priorità alle fonti meno costose per
l’ambiente, i pannelli sul tetto o l’idroelettrico
dalla rete.
Andando verso un orizzonte più ampio, una città
smart deve promuovere uno sviluppo sostenibile
che ha come paradigmi la riduzione dell’ammontare dei rifiuti, la differenziazione della loro
raccolta, la loro valorizzazione economica; la riduzione drastica delle emissioni di gas serra tramite la limitazione del traffico privato, l’ottimizzazione delle emissioni industriali, la razionalizzazione dell’edilizia così da abbattere l’impatto
del riscaldamento e della climatizzazione; la razionalizzazione dell’illuminazione pubblica; la
promozione, protezione e gestione del verde urbano; lo sviluppo urbanistico basato sul “risparmio di suolo”, la bonifica delle aree dismesse.
L’aspetto “energetico” caratterizza direttamente
o indirettamente tutti questi interventi, ed è questo il motivo per cui non possiamo prescindere
dal portare avanti un'azione coordinata tra pubblico e privato, tra istituzioni, università, centri
di ricerca e realtà industriali di eccellenza che
possono sfruttare in modo immediato la loro ramificazione territoriale, così come possono
sfruttare una rete di dipendenti che vivono il territorio, che sono “cittadini Enel” ma non solo:
sono “cittadini”, che in quel territorio vivono e
del quale conoscono aspirazioni, peculiarità,
vocazioni.
Così come le pietre di un arco e la sua pietra di
volta, tutti questi contributi assieme sono essenziali perché le nostre città aprano la strada
verso un loro sviluppo ambientale, economico e
culturale sempre più sostenibile.
Smart Grid Gallery,
installazione luminosa
realizzata dall’eclettico
artista e designer
spagnolo Jaime Hayon,
in collaborazione con
Enel, e presentata
in occasione della mostra
“Interni Think Tank”
del FuoriSalone
del Salone del Mobile
2010, a Milano.
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I numeri di Enel
per la rete elettrica del futuro
Rete elettrica
Archilede
1 miliardo di euro
all’anno
di investimento
in Italia
50.000 lampioni
a LED venduti
in Europa
Contatore
elettronico
36 milioni di contatori
installati in Italia,
11 milioni in Spagna
e un milione in altri
paesi
Automazione
2 miliardi di euro
investiti entro
il 2020 su progetti
europei
di automazione
della casa e della rete
Per vedere il video “Smart Grids”
inquadra il QR code con il tuo cellulare
o con la webcam del pc.
Se non hai il software, puoi scaricarlo
gratuitamente da Internet oppure
vedere il video su
www.enel.com/reti_intelligenti
Mobilità
100 veicoli elettrici
in test con 500
colonnine di ricarica
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Intervista a Paolo Costa
Serenissimo Porto Verde
Il grande progetto del “porto verde” di Venezia non è solo una scelta in linea
con il Protocollo di Kyoto per l'abbattimento delle emissioni di CO2: apre
anche importanti scenari futuri nei traffici marittimi attraverso il Mediterraneo.
Paolo Costa, presidente dell’Autorità portuale veneziana, ci spiega perché.
di Claudio Pasqualetto
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Voglio fare chiarezza subito: la scelta di
Venezia di fare del suo scalo marittimo
un “porto verde” all’avanguardia nel panorama mondiale dei porti non è certo
una di quelle scelte che seguono una
moda o che cercano una sorta di etichetta “trendy”. È vero che la green economy
sembra essere il futuro in cui tutti, almeno a parole, credono, ma è altrettanto
vero che Venezia ha fatto bene i suoi
conti e ha scoperto che il vantaggio non
è certo solo di immagine, ma che l’operazione, oltre a consentire notevoli risparmi, apre anche scenari importanti
nelle strategie di sviluppo dei traffici
marittimi. Paolo Costa – un passato da
docente di Economia dei trasporti, sindaco di Venezia, ministro per le infrastrutture, presidente della Commissione trasporti del Parlamento europeo – è
oggi il presidente dell’Autorità portuale
veneziana e in questa veste ha siglato
con Enel un protocollo d’intesa per dare
il via al cosiddetto “Porto verde”.
Professor Costa, perché questa scelta?
Non è una decisione estemporanea, ma
s'inserisce nel contesto di un piano ben
più vasto sia come obiettivi che come
durata temporale. Venezia ha il dovere
di tutelare non solo la sua area portuale,
ma l’intero sistema lagunare, per questo
punta a diventare il primo scalo carbon
neutral, un programma ambizioso che
oltre al cold ironing prevede la progettazione di impianti fotovoltaici nell’area
marittima e un piano di riqualificazione
del sistema energetico delle aree portali per permettere un abbattimento dei
costi e una sensibile riduzione delle
emissioni nocive in linea con le esigenze espresse dal protocollo di Kyoto.
Un programma impegnativo, ma spesso bisogna partire dalle piccole cose per
far capire che oltre le parole c’è anche la
concretezza dei fatti. Voi queste piccole
cose le avete fatte?
Abbiamo cominciato proprio da lì. È
stato fatto una sorta di check-up dello
stato di salute energetica del nostro
porto e abbiamo visto che già solo attraverso interventi minimi avremmo
potuto abbattere i consumi del 60%.
Questi interventi sono quelli più tradizionali, dall’uso delle lampadine a risparmio energetico alla diversa coibentazione degli infissi, dall’attenzione
nello spegnere le luci a un uso attento
di riscaldamento e raffreddamento.
Giusto in queste settimane si stanno
installando delle torri-faro sul molo di
ponente del terminal crocieristico.
Un’opera importante per il risultato atteso, ma anche per i costi previsti, considerato che si tratta di torri dove le luci sono accese per circa 2700 ore l’anno. Nel progetto originale erano previste
sorgenti di luce tradizionali con una
potenza di 148 kW. Noi abbiamo deciso
di cambiare e ci siamo orientati sulla
tecnologia LED diventando i primi in
Europa a fare una scelta di questo tipo,
grazie anche alla collaborazione di
un'impresa italiana leader nell'illuminazione di grandi superfici. La potenza
complessiva dei LED sarà di 65 kW e alla fine abbiamo calcolato che avremo
un risparmio di CO2 pari a circa 87 tonnellate l’anno, ma anche un risparmio
economico in bolletta di 2500 euro
l’anno.
Su cosa punta in particolare il protocollo d’intesa che avete siglato con Enel?
Come ho già detto, l’impegno comune
è quello di realizzare un porto a basso
impatto ambientale. Le torri d'illuminazione a LED sono un primo passo,
ma l’obiettivo principale è il cold ironing. Significa rifornire da terra di
energia elettrica le navi, attraverso una
specifica rete, durante la loro sosta in
porto, evitando così che siano costrette a tenere accessi i motori ausiliari di
bordo. Giusto per dare qualche numero, si può ricordare che una nave da
crociera sosta mediamente in porto
una decina di ore. Passando dai motori di bordo all’energia fornita da terra si
abbattono del 30% le emissioni di CO2 e
di oltre il 95% quelle di altre sostanze
inquinanti e del particolato.
A raccontarla così sembrerebbe una cosa semplicissima, si fermano i motori e
si attacca la spina…
Il problema è decisamente più complesso. Qui stiamo parlando di consumi pari a quelli di una cittadina di
30.000 abitanti, e già questo è un primo
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Serenissimo Porto Verde
Venezia ha il dovere di tutelare non solo
la sua area portuale, ma l’intero
sistema lagunare: per questo punta
a diventare il primo scalo carbon neutral.
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problema. Una nave in sosta nel porto
richiede 7 MW di energia. Poi bisogna
non solo che il porto sia attrezzato per
fornire l’energia sufficiente, ma che soprattutto la nave sia attrezzata per riceverla. Solo le navi più moderne oggi
hanno un sistema adeguato, ma bisogna vincere anche la diffidenza degli armatori. Finora li abbiamo in qualche
modo costretti a usare combustibili più
puliti all’interno dell’area portuale, ma
serve un passaggio successivo e sarebbe molto utile una norma europea che
dettasse degli standard, un po’ come
già avviene negli Stati Uniti. Su questo
terreno siamo decisamente in ritardo.
Avendo degli standard già ben definiti
è chiaro che ci si può muovere con più
sicurezza, se poi c’è anche il supporto
di una norma europea con tempi e modi fissati sia l’Autorità portuale che gli
armatori possono avere un riferimento
su cui investire.
Tornando all’accordo con Enel, oltre al
cold ironing, cosa prevede?
Almeno altre tre cose, tutte molto importanti. La prima è una nuova attenzione al fotovoltaico e non a caso in tutte le
progettazioni che riguardano recupero
o nuovi edifici all’interno dell’area portuale già prevediamo in maniera obbligatoria la predisposizione per l’installazione di pannelli fotovoltaici. La seconda è uno studio che stiamo andando a
realizzare sulla mobilità di merci e passeggeri all’interno del porto, fondamen-
tale per individuare elementi di scarsa
efficienza. Infine, un monitoraggio dei
consumi dell’intero porto per valutare il
potenziale efficientamento energetico.
A Venezia, comunque, questa sensibilità
verso i problemi ambientali trova anche
altre espressioni. Che fine ha fatto il progetto che avevate annunciato tempo fa
per produrre energia dalle alghe?
È un progetto sperimentale, ma che ha
solide basi. Stiamo facendo una prima
sperimentazione nell’area di Pellestrina. In fondo servono solo due cose:
alghe e acqua. Con Elnag abbiamo costituito una società per sfruttare una
tecnologia brevettata dal gruppo americano Solena. Da un processo di fotosintesi delle microalghe si arriva alla produzione di energia e noi abbiamo stimato che a Venezia si possa arrivare a
produrre fino a 40 MW a impatto zero.
Abbiamo detto che questa comunque
non è una strategia fine a se stessa o
modaiola, ma che guarda lontano. Quali sono gli obiettivi di lungo periodo?
Il porto di Venezia ha un'importante
centralità geografica che deve diventare
anche economica. Abbiamo in corso un
piano quadriennale che andrà a concludersi l’anno prossimo e che prevede investimenti per 870 milioni di euro. Da
un lato siamo il primo home port del Mediterraneo per le crociere, dall’altro siamo in una posizione privilegiata per tutti i traffici da e verso l’Asia che attraver-
sano il Mediterraneo e sfruttano il Canale di Suez. Non solo. Abbiamo alle spalle il più importante bacino economico e
produttivo italiano, dobbiamo poter
sfruttare adeguatamente infrastrutture
stradali e ferroviarie, ma soprattutto siamo in grado di garantire direttrici verso
l’Europa che, rispetto ai grandi porti del
Nord del continente, che oggi sono ampiamente i più trafficati, assicurano
grossi risparmi sia di tempi sia in termini di consumo energetico. La tratta “diritta” che passa da Venezia consente abbattimenti straordinari di CO2 e quando, come in certi casi già avviene, questo
consumo diventa anche un costo è chiaro che Venezia diventa una scelta quasi
obbligata.
Il porto verde, quindi, è un passaggio
straordinario per le nostre strategie future: prima dobbiamo pensare, come
stiamo facendo, a rendere ambientalmente compatibili le nostre attività quotidiane, ma poi abbiamo in prospettiva
un'opportunità importante da andare a
cogliere, forti appunto di un'esperienza
e di un'attenzione che andranno a consolidare la nostra offerta e la nostra leadership. Non illudiamoci che sia un percorso breve, ma ormai anche in questo
settore si corre e bisogna porre oggi le
basi per un futuro migliore per il porto
di Venezia, ma anche per l’eccezionale
ambiente che lo circonda.
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La scienza dal giocattolaio
di Davide Coero Borga
Gli ingegneri che giocavano al Meccano
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Barrette di metallo perforate, viti, piatti
e travi con le rotelle, pulegge, ingranaggi, collari e assi per meccanismi in movimento, e dadi e bulloni per assemblare i pezzi tra loro. Semplice “ferraglia”
per i profani, oggetto di culto per coloro
che hanno speso l’infanzia a montare,
smontare e rimontare il contenuto di
quelle scatole. Un gioco senza età. L’unico, peraltro, ad aver conquistato gli
scaffali di improbabili paradisi della
brugola: le ferramente.
Inventato e brevettato nel 1901, il celeberrimo Meccano ha da poco festeggiato i cent’anni di produzione. Frank
Hornby, umile impiegato di Liverpool
che inventò e brevettò il nuovo giocattolo, lo chiamò “Mechanics Made Easy” –
come a dire “la meccanica per tutti” –
perché si basava sui principi elementari dell’ingegneria meccanica.
Nel set erano contenute le ben note strisce di metallo colorate. Le perforazioni
seguivano lo standard di mezzo pollice
(12,7 mm), gli assi erano calibro 8 e i dadi e i bulloni con un filetto da 5/32 di
pollice BSW. Gli unici attrezzi necessari
per montare e smontare i modellini erano chiavi e cacciavite. Una palestra per
le mani e per il cervello che improvvisa-
va di volta in volta nuove sofisticate
combinazioni. Più che un giocattolo, il
Meccano si è rivelato uno strumento
utile per insegnare a generazioni di
bambini e ragazzi i principi fondamentali della meccanica: leve, innesti, linee
di forza e contrappesi.
La confezione portava i numeri da 1 a
10, a seconda del numero dei pezzi contenuti. La scatola numero 10, un sogno
irraggiungibile, era ovviamente alla sola portata dei benestanti: conteneva
tutti i pezzi per costruire una gru a motore alta due metri. Ma a ben vedere
ogni singolo set del Meccano, anche il
numero 1, permetteva di costruire moltissime cose, tutte realmente funzionanti. Cosa che, ancora oggi, non è per
niente banale.
Arrivato sul mercato nel primissimo
Novecento, il prodotto ha rivelato immediatamente le sue caratteristiche di
originalità e in breve tempo la richiesta
ha superato le forniture. Tanto che
Hornby ha dovuto fondare una propria
fabbrica in Duke Street. Presto il Meccano è diventato popolare in tutto il
mondo: nel 1908 il primo stabilimento,
nel 1914 una nuova fabbrica in Binns
Road, sempre a Liverpool, che ha tra-
sformato la giovane azienda nella Meccano Ltd. – vero quartier generale dei
60 anni seguenti.
Nel corso degli anni, il giocattolo preferito da ingegneri e architetti è stato più
volte riprogettato. Tante le combinazioni di colori scelte, ma il vero boom si è
avuto negli anni Sessanta. Tra il 1958 e
il 1964 sono state prodotte almeno 90
nuove parti del Meccano, l’imballaggio
è stato modernizzato e sono stati realizzati 10 nuovi set con l’introduzione dei
primi pezzi di plastica. La vera novità,
tuttavia, è rappresentata dalla comparsa del diagramma esploso con le istruzioni. Un libretto che suggeriva alcuni
dei modelli che si potevano costruire
con i pezzi contenuti nella scatola: un
mulino a vento, una locomotiva, una
scavatrice, un camion a rimorchio, una
bilancia, un’elica a manovella, il martello battipalo. Piccoli progetti per piccoli cantieri.
La Meccano Ltd. annovera fra i suoi progettisti numerosi laureati in ingegneria
e architettura. Un’équipe di creativi che
si è messa alla prova esaurendo tutte le
combinazioni possibili con il numero
di pezzi limitato delle confezioni del
gioco. Un modello educativo con dupli-
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La scienza dal giocattolaio
ce finalità: da una parte quella di costringere i bambini a interpretare e seguire un progetto, e dall’altra uno stimolo a inventare nuove combinazioni
nel rispetto della meccanica.
Il gioco delle costruzioni ha avuto così
tanto successo che tra il 1916 e il 1963
ha avuto una rivista dedicata: “Meccano Magazine”. Fra gli architetti che si
sono ispirati al concept grafico del gioco c'è Richard Rogers, che ha progettato il complesso della Lloyd’s Bank di
Londra come una sofisticatissima architettura di strisce metalliche. Di fatto, il Meccano rientra tuttoggi nel materiale didattico in uso presso i
politecnici italiani e del mondo. E poi
dicono che sono giochi da ragazzi.
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© Daniel Egnéus per O2/Thorogood Illustration
photoreport
Le città sono
la forma del tempo
illustrazione
di Daniel Egnéus
«Di una città non godi le sette o le settanta meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda.
Le città sono la forma del tempo. Chi rifiuta l’inferno per cercarvi il riflesso del cielo edificherà
la “città ideale”. Ma che cos’è una città? Un luogo complesso, un rombo lontano in fondo
all’orecchio, un brusio di voci, un ronzio di ruote. Quando nel palazzo tutto è fermo, la città
si muove, le ruote corrono le vie, le vie corrono come raggi di ruote, i dischi ruotano sui grammofoni,
la puntina gratta un vecchio disco, la musica va e viene, a strappi, oscilla, giù nel solco rombante
delle vie, o sale alta col vento che fa girare le ventole dei camini. La città è una ruota che ha
per perno il luogo in cui tu stai immobile, ascoltando. Le città non sono solo scambi di merci,
sono scambi di parole, di desideri, di ricordi». (Italo Calvino, Le città invisibili)
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La divulgazione è fondamentale
per la scienza; se rimane isolata
la scienza perde i legami con la società
e fallisce nel suo obiettivo
Umberto Veronesi
Codice Edizioni s.r.l.
via G. Pomba 17
10123 Torino
t +39.011.19700579/580
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I libri di Biennale
Democrazia
“Fare la città” significa inoltrarsi
in un nuovo spirito dei tempi
che sappia vedere sia il dettaglio
sia il quadro d’insieme. Significa
comprendere la dinamica dialettica
della nostra ecologia creativa
e immaginativa in quanto individui,
organizzazioni e città.
Claudio Magris,
Stefano Levi Della Torre
Democrazia, legge
e coscienza
pp. 56, euro 56
Giorgio Napolitano,
Gustavo Zagrebelsky
L’esercizio
della democrazia
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pp. 72, euro 17,00
Charles Landry
City making.
L’arte di fare la città
pp. 568, euro 37,00
Due sono i modi di prosciugare
la democrazia: chiuderne le condotte
e spegnerne il desiderio. Rendersi
conto di questa implicazione che
ci riguarda tutti e mettere in gioco
le nostre responsabilità è lo scopo
e il presupposto di ogni discorso
sulla e per la democrazia.
Gustavo Zagrebelsky
Oliver James
Il capitalista egoista
pp. 184, euro 18,00
Elisabeth Rogers,
Thomas Kostigen
Green Book
pp. 232, euro 9,90
Ogni essere umano è un designer.
Norman Potter
Che cos’è esattamente
questo corpo in cui cerchiamo di vivere?
Quale parte di noi rappresenta?
Come dovremmo relazionarci con esso?
Susie Orbach
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Cos’è un designer
pp. 224, euro 16,00
Susie Orbach
Corpi
pp. 160, 17,00 euro
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English version
Contributors
Works in Prodi’s government and
including the “Philip Morris Prize
programs and documentaries for
in 2004 became a member of the
for
Mediaset and La7. He has collabo-
European Parliament, where he is
research,”
and
rated with newspapers published
Pino Buongiorno
President of the TRAN Committee
Environment Prize” from the Min-
by Mondadori, RCS and L’Espresso.
Deputy director of the weekly
on Transport and Tourism and a
istry of Productive Activities and the
He has been photographing Italian
magazine “Panorama,” he has
member of other committees. He
“Innovazione Amica dell’Ambiente”
and African nature for ten years,
been special correspondent from
was Mayor of Venice from 2000 to
(literally, “environment friendly inno-
cooperating with photography
the United States and editor-in-
2005 and is currently President of
vation”) award from Legambiente
agencies and research institutions.
chief of the editorial team in Rome.
the city’s Port Authority.
and Bocconi University.
collection Il mondo che verrà. Idee
Michele De Lucchi
Ron Dembo
Business editor for “Il Secolo XIX”
e proposte per il dopo G8 (Univer-
One of the leading figures of move-
Founder of Zerofootprint, a Cana-
since October 2008, in the past he
sità Bocconi Editore), which was
ments such as Cavart, Alchymia
dian non-profit organization that
wrote for “la Repubblica,” “Il Cor-
also translated into English.
and Memphis during the years of
– through the web, social network-
riere della Sera,” “Il Mondo” and
radical architecture, he designed
ing and dedicated software – offers
“Italia Oggi.”
Michele Calcaterra
lamps and interior design items for
large organizations (such as cities,
Madrid correspondent for “Il Sole
the most well-known Italian and
schools, universities, multinational
Livio Gallo
24 Ore” and deputy director of the
European companies. He was head
companies and international com-
Enel’s Networks and Infrastructures
Spanish business newspaper “elE-
of design for Olivetti and was com-
munities) the infrastructure they
Director, he was Executive Vice
conomista.” He has been central
missioned for the requalification of
need to measure, record and
President of the Business Area Elec-
editor-in-chief and correspondent
some of Enel’s energy plants. He
aggregate data to monitor individ-
tric Network of Enel Distribuzione
from London, Tokyo and Paris for
has contributed, with technical and
ual and collective environmental
from 2004 to 2005. From 2002 to
“Il Sole 24 Ore,” as well as editor-
aesthetic innovation, to the evolu-
impact.
2004, he was Executive Vice Presi-
in-chief of the weekly “Mondo
tion of the image of Deutsche
Economico.”
Bank, Deutsche Bundesbahn, Enel,
Peter Droege
Enel Distribuzione. From 1999 to
Poste Italiane, Telecom Italia, Intesa
Is an expert on the role of renew-
2001, he was Executive Vice Presi-
Federico Casalegno
Sanpaolo and other Italian and for-
able energy within the fields of
dent of the Sales Area of Genera-
Director of the MIT Mobile Experi-
eign institutes. He has designed
urban design, development and
tion Companies – Gencos – priva-
ence Lab and associate director of
exhibition buildings for museums
urban infrastructure. He has direct-
tized by Enel. He was CEO and a
the MIT Design Laboratory at the
such as Milan’s Triennale, Palazzo
ed and developed Solar City, a
member of the Board of Directors
Massachusetts Institute of Technol-
delle Esposizioni in Rome and the
research development effort con-
of several companies in Italy and
ogy. Since 2006, he is the director
Neues Museum in Berlin. A selec-
ducted under the auspices of the
abroad.
of the Green Home Alliance
tion of the objects he designed is
International Energy Agency.
between MIT and the Fondazione
on exhibit in the most important
Droege has performed academic
Charles Landry
Bruno Kessler in Italy. A social sci-
museums in the world.
roles at major universities in the
Founder of Comedia (www.come-
United States and Japan, and is
dia.org.uk), a consultancy firm
scientific
the
and
technologic
“Industry
Francesco Ferrari
He has recently edited the essay
entist with an interest in the impact
dent of Regulated Sales Area of
of networked digital technologies
Gennaro De Michele
presently holding professorial posi-
developing projects concerned
in human behavior and society,
Head of Research and Develop-
tions at the Universities of Newcas-
with city life, culture and creativity
Casalegno both teaches and leads
ment Policies of Enel’s Engineering
tle, Australia and Beijing, China. He
since 1978. Amongst his publica-
advanced research at MIT, and
and Innovation Division, he is a
is a Chair of the World Council for
tions, The Creative City, The Inter-
designs interactive media to foster
member of the Advisory Council of
Renewable Energy, for Asia Pacific,
cultural City and The Art of City
connections
people,
the European Union’s Technology
and directs Epolis, a Sydney-based
Making (published in Italian by
information and physical places
Platform for the Zero Emission Fos-
consultancy active in sustainable
Codice Edizioni).
using cutting-edge information
sil Fuel Power Plants and of the IEA’s
urban change worldwide
technology.
(International Energy Agency) Clean
between
Manuela Lehnus
Coal Science Group, as well as
Carlo Falciola
Involved in documentaries and sci-
Paolo Costa
General Secretary of the IFRF Inter-
Freelance journalist, photographer
entific reports for “Sfera,” broad-
Professor at various Italian universi-
national Flame Research Founda-
and television author, he has
cast on La7 in Italy, she has worked
ties and Chancellor of Venice’s Ca’
tion. He is the author of over 200
worked in the field of popular sci-
in the field of communications
Foscari University from 1992 to
published works and 11 patents.
ence and scientific communication
with the Hoffman Institute and is a
1996, he was Minister of Public
He has received several awards,
for twenty years. He has created TV
consultant for Paramount Home
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10 – 07.2010
Entertainment and DreamWorks.
design and visual arts, and he is the
President of the Province of Genoa
Freiburg, Stockholm, Malmo, Port-
She has been writing popular sci-
curator of public events and exhibi-
from 1992 to 2002. She is current-
land or Copenhagen. They have
ence articles since 2002 for various
tions and a prolific author. He is
ly working on Genoa’s application
reduced emissions, for example,
national publications such as Grup-
founder and President of TURN, the
to become a “smart city.”
dramatically. Stockholm has been
po Espresso’s “D - la Repubblica”
first designer community in Italy.
green city in 2010 and Hamburg
Carlo Ratti
Science journalist working as a
will follow in 2011. But how do
Engineer and architect, he teaches
contributor for many newspapers
you know it is green? The whole
Claudio Pasqualetto
at Boston’s MIT – Massachusetts
and magazines (including “L’E-
Hammarby Sjostad district is a
North-Eastern Italy editor for “Il
Institute of Technology, where he
spresso,” “la Repubblica,” “Wired
closed loop—food waste is turned
Sole 24 Ore” since 1999, in the
has been Director of the SENSEable
Italy,” “Wired UK,” “Il Sole 24
into biogas, rubbish is burned for
past he worked for Ansa, where he
City
2004.
Ore”). In 2008, she was awarded
energy, water is recycled. Each
was head of the regional office for
Amongst his many innovative proj-
the Armenise-Harvard Foundation
apartment lobby has portholes in
Veneto, and cooperated with vari-
ects, Real Time Rome, Trash Track,
and UGIS (Italian association for
their walls, each connected to a
ous newspapers, starting with “Il
Copenhagen Wheel, EyeStop and
science journalists) Prize for Sci-
pneumatic tube. You put food
Corriere della Sera.” He is the
the ambitious The Cloud, a large
ence
writes
waste in one, paper or rubbish in
author of Dialoghi sul Nordest
transparent cloud suspended in the
reportages and documentaries
the next and so on and a sensor
(Marsilio), a collection of interviews
air, which he suggested for Lon-
about energy, research and sustain-
monitors any errors. There is no
with iconic people from the North-
don’s 2012 Olympics.
able development.
washing machine in your flat as
dadori, Hachette-Rusconi and RCS
098
awarded the prize as Europe’s first
Alessandra Viola
and magazines published by Mon-
Laboratory
since
Journalism.
She
Eastern area of Italy.
energy is saved by having a wash
Uberto Siola
house shared by a few buildings.
Matteo Pericoli
Professor at Naples’ Federico II Uni-
Architect and illustrator, he regular-
versity’s Architecture faculty, he is
ly draws for “La Stampa” and
the Director of the Interdepartmen-
writes for “L’Unità.” His work has
tal Center for Urban Planning “Luigi
by Charles Landry
by all. Parking is expensive but
been published, to mention but a
Pisciotti,” President of the Interna-
Every urban strategy or vision has
with a fast ferry to town and a
few, in “The New York Times” and
tional Foundation for Higher Stud-
one constant phrase: “We will be
tram every few minutes who
“New Yorker.” Random House
ies in Architecture and President of
sustainable.” Too often you can-
needs a car. When you live there
published his Manhattan Unfurled
the scientific board for Shanghai’s
not see the evidence. You read
you know you are being green but
(2001), Manhattan Within (2003)
2010 Expo Italian pavilion.
their claims in promotional litera-
does the outside world know it is
ture yet somehow you do not
trying to move to one world liv-
and The City Out My Window: 63
Less space is used and the flats are
Editorial
small; instead, there is an extended home recreation centre shared
Views on New York (2009). Peri-
Andrea Vaccari
believe they are “walking the
ing? The wonderful innovations
coli‘s work has been exhibited in
Scientist and engineer in the field
talk.” Cities should communicate
are inside.
various galleries and museums in
of informatics and new technolo-
their intent through every fibre of
Freiburg is better. Renowned as
New York and Rome. He drew the
gies, he studies modern society’s
their physical being. They should
Europe’s green city, the physical
cover for the Beastie Boys’ To the 5
lifestyle and zeitgeist by analyzing
create a powerful green aesthetic
layout of Riesefeld or Vauban
Boroughs and created the Skyline
human interactions with digital
that emblematically shows their
immediately tells you that you are
of the World for New York’s JFK
technologies and pervasive sys-
intentions in what buildings,
in a different kind of place. Hardly
International Airport (www.mat-
tems: from the Internet to mobile
roads, infrastructure look like and
a car in sight, children playing in
teopericoli.com).
phones, all the way to public trans-
how the city goes about its busi-
the streets, green spaces inter-
port systems. He cooperated with
ness. The sign system of the city is
weaving with the built fabric and
Marco Rainò
the Massachusetts Institute of
a powerful way of fostering
interesting looking buildings. One
Partner of brh+, which he co-
Technology and Santa Fe Institute.
behaviour change as you are
large-scale development is the
founded in Turin in 2002 to tackle
Some of his works are on exhibit at
receiving messages by simply
‘Sonnenschiff’ – the sun ship. The
the issue of design through a far-
New York’s MoMA and Barcelona’s
negotiating daily life. More and
name itself tells you what it is
reaching experimental approach
Design Museum.
more people want to be green but
about and indeed it is solar pow-
do not want to be lectured. Deep-
ered, with each structure produc-
and to gain insight into architecture
as a crucial hub between different
Marta Vincenzi
er persuasion often happens sub-
ing more energy than it uses. Each
knowledge instances. His interests
Genoa’s Mayor since 2007, she
liminally.
owner has become an eco-entre-
are critical reflection and the rela-
was a member of the European
We know, of course, some cities
preneur selling energy back to the
tionship
Parliament from 2004 to 2007 and
are doing exceptional things like
national grid. It was co-designed
between
architecture,
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English version
by artists working in collaboration
direct result of their prerogatives
the challenge involved when plan-
with architects so the multi-
and energy availability.
ning the city in renewable energy
coloured fabric tells you this is
In an age in which changes on the
terms. Power plants, infrastruc-
something different and close up
national and international levels
tures, transportation networks and
you notice the technical sophisti-
are as vague as they are slow, cities
renewable fuels represent only a
cation that makes it work.
can develop a key role and make all
fraction of the great plan for
Malmo Western Harbour is anoth-
the difference by putting incisive
redesigning cities based on renew-
er example of a carbon neutral
actions into practice swiftly. At the
able models. From the smog to the
development. There is the icon –
moment, it is imperative to pro-
“fossil fuel” based city planning, a
the turning torso by Santiago
mote autonomous energy based
new paradigm is emerging, carrier
Calatrava and then several hun-
on the use of renewable energies.
of an innovative and exciting theo-
dred apartments fed by district
Some cities, urban areas, small
retical and practical framework.
heating and much else. You wan-
towns and rural communities all
This is an approach that involves all
der around and can see many
over the world have already under-
aspects of the renewable energy
micro innovations, such as gullies
taken this route. If put into effect
revolution in cities, outlining the
for recycling water. You know this
without delay, between now and
process of the cultural and eco-
a special place.
2050, such strategies would open
nomic shift towards greater auton-
The BedZED development in Mer-
up new scenarios offering incredi-
omy on a local and regional level. A
ton in London is aesthetically quite
ble prospects and opportunities.
shift that is reflected in the greater
wild and very colourful. It is dis-
The principles that this transforma-
extent and sobriety of territorial
tinctive with its fluted Gaudi-like
tion is based upon are not at all
planning and transportation effi-
roof and gardens in the sky. It
utopian, but rather, outline a plau-
ciency as well as in areas such as
leads you to ask “what is this place
sible, even necessary, picture of the
finance, administration, demand
about.”
future. The renewable systems and
management and the distribution
What about Milan and Expo
technologies
of the technologies for the genera-
2015? Its theme is sustainable liv-
express the general shift towards a
tion of renewable energies
ing and giving something back to
future characterized by a greater
The urban settlements represent
the world. How will the exhibition
autonomy of the urban centers.
the best theatre, the most tangible
be expressed? And will we be able
Many large and small urban com-
substratum, for putting this global
to wander around Milan in 2016
munities around the world have
revolution into act. The creation of
and know that this is a green city?
understood that the programs
a Renewable City translates into a
aimed at promoting large-scale
greater participation of the com-
energy efficiency and savings, as
munity in local management, con-
well as the introduction of revolu-
ferring greater decisional power to
tionary technologies for exploiting
the citizens and constituting a fun-
renewable energy sources, have
damental basis of the policies in
tangibly contributed to fostering a
favor of worldwide peace, safety
by Peter Droege
rosier vision of the future, as
and well-being. The initiatives
If seen from diverse standpoints,
opposed to the possible nightmare
undertaken today, and those
ancient Babylon and modern-day
of a global catastrophe caused by
already underway, will trigger an
Houston either have a myriad of
the present models of develop-
important process of change that
differences, or else, similarities. But
ment.
allows lots of space for creativity,
they definitely have one factor in
Cities such as Adelaide, Barcelona,
and once again the quality of life,
common: they are both the results
Chicago, Curitiba, Freiburg, Lon-
the pleasures of existence and
of their energy regimes. The
don and Munich have understood
sharing, will be the core issues.
ancient city and the modern
that the reform of the transporta-
metropolis, along with all other
tion systems, the models of mobili-
human settlements, share a com-
ty, the urban structures, the forma-
mon destiny: their formation, their
tions of the inhabited areas and
functioning and their future have
the territorial management prac-
always been and will always be the
tices constitute other aspects of
Cities as the Seeds
of Change
available
today
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TODAY’S INNOVATIONS ARE THE BASIS
FOR TOMORROW’S SUSTAINABILITY.
OUR FUTURE IS BUILT ON THE BOLD, RESPONSIBLE CHOICES WE MAKE TODAY.
We believe that sustainability has to be achieved day by day, constantly balancing today’s
needs with tomorrow’s. Which is why we invest in all energy sources, researching and using
the most advanced technologies. We believe in using gas and coal, in an environmentally
compatible way, to meet today’s immediate energy needs. At the same time, we’re investing
in renewable sources to make them more competitive and efficient. For example, Archimede,
the world’s most advanced solar thermodynamic power generating project. The fact is, we
can only ensure sustainability tomorrow by making bold, responsible choices today.
enel.com
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English version
A City of Wellbeing
sustainable in terms of energy but
regarding pollution is that 80% of
CO2 emissions due to human activ-
Cars will run on electricity or
create a total integration of inforby Gennaro De Michele
matics and communication. An
ities now comes from cities, where
plants or directly from the Sun),
2008 was the first year in which
integration that is bound to deter-
(especially for transportation) these
and will silently zoom around the
more people lived in the cities
mine a historic turning point once
gases are combined with much
streets, finally free of pollutants
than in the country. Cities are
it is embraced by most cities. Let us
more noxious compounds such as
and noise.
becoming “open systems,”
see why.
hydrocarbons and particulate. We
But that is not all. New transporta-
creating new balances between
2008 was the first year in which
need a radical transformation: with
tion technologies will bring vehi-
competition and cooperation,
more people lived in the cities than
the Industrial Revolution, cities had
cles into the energy grid, as their
which determines new oppor-
in the country. This was the result
become the place where goods
batteries and hydrogen storage
tunities as well as new dangers.
of a very rapid process which had
were produced, in factories built
units might also serve as diffused
But what are the new green
an impact on both the quality of
within the urban layout; now they
energy storage points and help
models for the “Emerald
life in cities and on the very con-
have turned into the place for serv-
make the system and network
Cities” of the future?
cept of the city. The figures speak
ices and trade, with the industry
more stable.
for themselves: 200 years ago, a
pushed out to the outskirts, and
All in all, we envision a city where
In 1900, when journalist, traveling
mere 3% of people lived in organ-
for warming due to the growing
the energy vector – what we come
salesman and writer L. Frank Baum
ized urban contexts while, in the
number of cars and the energy
to realize is the cleanest, safest and
published The Wizard of Oz –
past 50 years, one third of the
consumption of the many appli-
cheapest for the great revolution in
which would become one of the
world population has moved from
ances in our homes. While we try
store – is dominant.
most famous and best-selling chil-
country to city, until the balance
to reduce consumption with effi-
Completely reengineering cities in
dren’s books in history – he surely
tilted in 2008. This phenomenon
ciency policies and energy saving,
terms of function and manage-
could not imagine that his idea,
proved that cities are not a “territo-
a new model of city is emerging:
ment will not be less revolutionary.
over 100 years later, would help
rial system” as much as a “living
the sustainable and energy self-
What we need is a thorough inte-
people describe an important aspi-
system” which, unlike physical sys-
sufficient city.
gration of communication tech-
ration of theirs in the 21st century:
tems, changes shape and structure
It is not impossible. In fact, when
nologies with informatics and elec-
to live in a city that puts citizens’
according to evolutionary dynam-
efficiency and energy saving will
tro-mechanics, and with advanced
wellbeing at the top of its priorities.
ics. Hence, while in the past the
allow us to reduce our energy
control systems, redesigning cur-
Joan Fitzgerald, a researcher from
element of territory kept behavior
needs dramatically, all we will have
rent services and creating new
Northeastern University, was the
models linked to the local culture
to do is generate what we need
ones. In this capillary system, every
first to use the name made up by
and context and urban areas were
right inside the cities in a diffused
citizen will have full access to any
Baum, “Emerald City,” for the
closed systems, now we can see
way – some even suggest house-
data, updated in real-time, anytime
place where we would all like to
strong relations between different
hold generation – from renewable
and anywhere, and the opportuni-
live. But what did Fitzgerald mean
elements in a vast territory, con-
or, in any case, clean sources. Ener-
ty to decide and act accordingly.
by emerald city?
nected in a network that allows
gy self-sufficiency will be the result
What is important in this vision is
Many cities strive to be “green,”
them to support each other. To sus-
of the mass-application of mainly
not the different compartments’
but often we find that it is just a
tain their vital signs, cities are
solar, solar thermal and some wind
digitalization, which has already
coat of color under which there is
becoming “open systems,” creat-
technologies. Also, power grids
started in many cities, but their
little or nothing to be found; emer-
ing new balances between compe-
will turn into the so-called two-way
integration into a single system.
alds, instead, are green under their
tition and cooperation which
“smart grids,” allowing consumer-
These are not only abstract ideas,
green surface and then are still
determine new opportunities as
producers to exchange energy or
as proved by the South Korean U-
green below that. In other words,
well as new dangers. Globalization
store it for later use. A virtual gen-
City project that has just started, in
the “green” of an emerald city is
processes do not hamper this
eration plant will appear, made up
which “U” stands for “Ubiqui-
not only in its appearance: it goes
growing trend; in fact they seem to
of thousands of small and medium
tous.” The first U-City will be the
deeper and colors everything, just
speed it up as they reduce the
renewable generation units con-
new Sejong, which will represent a
like the green in emeralds.
importance of nations in favor of
nected to each other and to the
model of integration and harmo-
In order to understand whether
local entities – so much so, that
larger zero-emissions fossil fuel or
nization ensuring widespread use
this idea has a fair chance of suc-
Europe itself is leaning toward
nuclear plants, as well as to the vir-
of alternative energy, green areas,
cess, we need to analyze both its
becoming a “Europe of cities”
tual plants in other surrounding
and pollution control.
technical and social aspects; the
rather than a “Europe of nations.”
cities. Conditioning systems will be
Sejong will be a laboratory for envi-
latter are particularly important
The biggest dangers are pollution
completely electric, thanks to high-
ronmental technologies as well as
because emerald cities are not only
and social risk. All we need to say
efficiency geothermal heat pumps.
social phenomena. That is right:
hydrogen (produced by nuclear
101
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Zero-Emissions Cities:
Masdar
because while we have tangible
difficulties we will encounter in
certainties about technologies, we
defending people’s privacy from
can hardly make any real forecast
the out-of-control diffusion of
about how people and society will
information – perhaps yielding col-
by Pino Buongiorno
mizing damage to the environment,
behave in such a different context.
lective reactions and emergencies –
Masdar City, the nascent avant-
thanks to renewable energies.
Social organizations are complex
and in the marginalization of social
garde eco-city just a few kilo-
This oasis seems like a mirage,
systems that, according to Le
groups, such as the elderly and
meters from the United Arab
although the only thing green
Moigne’s classical definition, are
uneducated, who will resist using
Emirates’ capital, Abu Dhabi, is
about it is its source of energy. As
“essentially unpredictable.” In fact,
informatics and technologies in
the first example of sustainable
you consider this doubtfully, the
the city as a social system is at the
general. In other words, the cities’
city-planning, the most vivid
engineers and architects welcom-
same time “a-centric” (functioning
technological revolution might be
model of how we should live
ing the group of visitors invariably
through an anarchy of sponta-
perceived as an attack on safety,
tomorrow: without too much
begin introducing themselves this
neous interactions), “polycentric”
civil virtues and solid, shared val-
consumption of the Planet’s
way, before you have a chance to
(with many control and organiza-
ues. Avoiding this kind of prejudice
already scarce resources
ask: “No, it is not a mirage at all.
tional centers) and “centric” (since
is one of the challenges that insti-
and minimizing damage to
Instead, it is a view of what is
it has a decision center as well).
tutions, scientists, technologists
the environment, thanks
becoming a reality and may soon
Cities self-organize starting from a
and communicators must face and
to renewable energies. But this
spread to cities around the world.”
command and decision center (the
win together.
is not just some toy for the
“All the world’s cities will be made
State, the government), from many
Finally, let us go back to Baum’s
world’s amusement: what must
like this one day,” declares the
organizational centers (regional
book, and precisely to Chapter 11,
be developed now is a solid
brochure that was given to us at
and municipal authorities, political
in which Dorothy and her friends
business of green energy.
the beginning of the trip.
parties, etc.) and from sponta-
have put on green glasses and are
neous interactions between groups
walking around the city: “The
The bus, its windows darkened to
tional examples: in Australia, More-
and individuals at the same time.
streets were lined with beautiful
protect the passengers from the
land, north of Melbourne; in Cal-
Therefore, they inevitably create a
houses all built of green marble
bright sun, stops in the dusty park-
gary, Canada; in China, near
state of uncertainty in which the
and studded everywhere with
ing lot of the lunar desert. We are
Shanghai in Dongtan; in Denmark,
link between certain (necessary)
sparkling emeralds. [...] The win-
all wearing 100% UV sunglasses,
the industrial park in Kalundborg;
behaviors and possible ones is elu-
dow panes were of green glass
Caterpillar boots and a protective
in Loja, Ecuador; in Songdo, South
sive. This is the situation in which
[…]. There were many people –
helmet provided by the organiza-
Korea; in Waitakere, New Zealand;
social risk emerges: there is an
men, women, and children – walk-
tion. There are two guides accom-
and in the smallest city in Great
increased chance that behavior will
ing about, and these were all
panying us who are shouting out
Britain, St. Davis, which wants to
go in a different direction than the
dressed in green clothes and had
orders and who do not allow the
beat all of the records already by
one we desire, with negative
greenish skins. [...] Many shops
slightest variation in the route. Two
the end of 2010.
effects and damage.
stood in the street, and Dorothy
days before, we had been chosen
However it is Masdar City that is at
Given the demographic distribu-
saw that everything in them was
from among a very small group of
the forefront, this eco-city labora-
tion, it is obvious that social risk is
green. […] There seemed to be no
journalists to participate in this
tory with all its pros and cons, suc-
concentrating in cities. That is not
how it always was: in the 19th cen-
horses nor animals of any kind; the
adventure, which is no mere jaunt
cesses and failures. To those who
men carried things around in little
in the desert.
are highly critical, it seems like an
tury there were limited risks, rela-
green carts, which they pushed
We pass the controls and excitedly
amusement park for environmen-
tionships defined by classes and
before them. Everyone seemed
enter into a world described back
talist snobs, the fanatical followers
stark social hierarchies. In two cen-
happy and contented and prosper-
in 1987 by Richard Register, who
of new ecology trends and million-
turies everything has changed and
ous.”
was the first to coin the term eco-
aires wearing recycled-paper cloth-
more will change soon. Whether
If we substitute the green of
city in reference to Berkeley, for the
ing, according to the criterion of
we talk about an Emerald City or a
Baum’s
the
building of cities for “a healthier
some London fashion designers. To
U-City, we need to redefine the
“green” we can think of today
future.” We are next to the airport
the skeptic, it can seem like the
concepts of context, environment
– symbolic of something clean,
in Masdar City, 17 kilometers
umpteenth gimmick by the mar-
and social construction, and to find
environmental, effective and effi-
southeast of Abu Dhabi, capital of
keting geniuses who, in a confed-
solutions not in general terms but
cient – we can easily understand
the United Arab Emirates. This is
eration of seven Emirates, have
by building relations between local
the kind of city Joan Fitzgerald is
where the first example of sustain-
already
specifications and new processes.
working on: a city of wellbeing.
able city-planning is taking shape,
islands with all the sand imported
the most vivid model of how we
from the desert and ski slopes in
There may be risks entailed in the
imagination
with
should live tomorrow: without consuming too much of the Planet’s
already scarce resources and mini-
There are already many interna-
invented
palm-shaped
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the shopping centers in Dubai.
an excellent global center for the
chosen the Middle East for their
Thames River. Two billion dollars
And yet the experiment launched
innovative research and develop-
headquarters.
have been further invested for
by the Hereditary Prince of Abu
ment of green energies is some-
Masdar has several different opera-
building a hydrogen power plant
Dhabi
General
thing else: it is the Masdar Initiative
tional units. There is Masdar Car-
with 400 MW. The plant will trans-
Mohammed Al Nayan – has been
– in Arabic “the source,” a compa-
bon, which invests in projects for
form a quota of Abu Dhabi’s abun-
announced and advertised as
ny that is wholly owned by the
dant natural gas into hydrogen to
“strategic.” The Emirates, the
local sovereign fund, Mubadala
the reduction of greenhouse gases
and to capture and seize CO2 emis-
world’s fifth largest producer of
Development. This is the operative
sions; Masdar Venture Capital,
be used for the production of electricity, whereas the CO2 will be cap-
crude oil and the third for ascer-
branch of the royal family for inter-
which using two different funds
tured and retained. Another two
tained reserves, which extract 2.42
nal investments and, above all, for
has already spent 500 million dol-
billion dollars have been allocated
million barrels of oil every day
those abroad, with ownership and
lars for the purchase of shares of
for a gigantic three-phase project
(increasing to 3.5 million in 2011),
direct holdings totaling around 200
businesses or whole companies in
for producing new generation
cannot allow themselves to contin-
billion dollars (including 5% of Fer-
the field of green energy; and then
photovoltaic panels with a capacity
ue to produce revenue that is
rari and 25% of Piaggio Aero
there is Masdar Power, specialized
of 210 MW, also to be sold on the
always based on their fossil fuel
Industries, one of Italy’s most
in building power plants to pro-
European market.
sources, and that at any rate, are
important aviation companies).
duce electricity that are run by
But the real ambitions are focused
destined to be depleted within the
The man in charge of making these
energy from renewable sources.
on the fourth sector of the Masdar
next 80 – 100 years. They can no
visionary dreams come true is Sul-
The first one will be solar energy,
Initiative, and that is the city of
longer pride themselves on being
tan Al Jaber, the CEO of Masdar, a
the largest in the world, built in
Masdar where, in an area of 6.5
the best in the world concerning
technocrat with a perfect Oxford
Abu Dhabi in a joint venture with
square kilometers where 50,000
the CO2 emissions per person
accent who likes to wear a keffiyeh
the French company, Total and the
people live and which will host
(there are just five million inhabi-
and an immaculate tunic. “The
Spanish Abengoa. In nearby Madi-
1,500 businesses stimulated by fis-
tants), according to the classifica-
growth of our emirate has to hap-
nat Zayed, instead, a solar heating
cal exemptions and the protection
tion in the WWF’s Living Planet
pen through the diversification of
plant will be built that is similar to
of patents, there is only one num-
Report. They can no longer climb
the GDP,” Al Jaber explained to me
Archimede, the solar field that Enel
ber that counts. And that is the
into their 6,000 cylinder SUVs that
at our previous meeting in May,
and Enea are building in Priolo Gar-
number zero, according to the set
guzzle a liter of gas per kilometer.
2007. “We mean to move quickly
gallo, in the province of Syracuse,
theory, the cardinal number of the
They need another way of life, a
and with maximum efficiency to
Italy. It functions in the same way:
“empty set,” in this case, freed
new model of futuristic develop-
obtain concrete results through
the heat from the sun is not imme-
from everything that is killing the
ment that will make its mark upon
partnerships with the best universi-
diately turned into electricity, as it is
Planet: emissions of polluting
the entire Planet.
ties in the world and with multina-
in the photovoltaic system; instead,
gases, refuse, cars and wastage.
Hence, the idea of creating the Sil-
tional companies such as General
by using parabolic mirrors, it is con-
Masdar, whose strategic partner is
icon Valley of the new century in
Electric, Siemens, BP, Total and
centrated and then conserved with
General Electric, is designed to
the capital Abu Dhabi, where the
Rolls-Royce. Our aspirations are
a salt mixture. The heat can then
consume only 20% of the electric-
culture, revised and adapted to the
great and our ambitions are glob-
be converted into steam to run a
ity that a conventional city would
local environment, combines with
al.” 15 billion dollars were put into
normal turbine for generating elec-
use and to be self-sufficient in
the alternative energies of the lat-
the pot right at the start, in 2006.
tricity. This system has the advan-
everything, thanks to the use of
est generation. Part of this vision
This figure has already risen to 22
tage of producing energy to be
energy produced by the wind, the
consisted of a pole of cultural
billion in 2010, 4-5 of which were
emitted within the network even
sun and bio-combustibles made
attractions, complete with desert
invested in the infrastructures.
when there is no sun or wind. It is
out of algae or other crops. The
versions of the Guggenheim Muse-
The first coup for giving credibility
the ideal solution for sunny desert
water comes from the sea and will
um, designed by Frank Gehry, the
to Masdar happened when Sultan
areas like Abu Dhabi, where there
be treated by a desalination system
Louvre, designed by Jean Nouvel,
Al Jaber requested transferring the
is an availability of vast open space.
that runs on solar energy. Lastly,
the Opera Theatre, under Zara
headquarters of the brand-new
Masdar is also in the avant-garde
thanks to the recycling system,
Hadid’s direction and the National
International Agency for Renew-
with regards to wind energy. Mas-
there will be practically no refuse.
Museum named after Sheik Zayed,
able Energy (IRENA), established in
dar Power has bought 20% of
The brains behind this farsighted
the founder of the Emirates, which
Bonn in January of 2009 and
London Array, which will surely
yet complex and risky effort is the
was designed by the English archi-
which so far has 144 member
become the main offshore wind
Masdar Institute of Science and
tectural firm Foster & Partners.
countries including Italy, to Abu
field in the world with its 341 tur-
Technology, paired with MIT (Mass-
But here, the main focus of this
Dhabi. This was the first time that
bines for a capacity of 1000 MW,
achusetts Institute of Technology)
overall design for the creation of
an international organization has
located on the estuary of the
in Boston, which will house labora-
–
48-year-old
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10 – 07.2010
Zerofootprint versus CO2:
Ron Dembo’s Philosophy
tories and research centers for cre-
progress,” Masdar’s spokesmen
ating new eco-compatible systems.
repeat. “From time to time we
The first 100 students have already
have to evaluate the compatibility,
been selected and the courses
not just from an engineering
“Ok, Houston, we have a prob-
whole cities. We have to cover (or
should be starting soon. The Insti-
standpoint, but also from a finan-
lem,” announced the three astro-
re-clothe) the buildings and sky-
tute will also be the first building of
cial one.” On paper, some ideas
nauts of the Apollo 13 on April 11,
scrapers, that is to say, to rethink
this whole project to take shape.
may seem great. Then when put
1970, 55 hours after the start of
them.”
Originally, it was to be finished by
into practice, not so very great. All
their moon mission. 40 years later,
Zerofootprint
2016 but now its completion is
this can lead to people grumbling,
“Men and women of the Planet,
schools, universities, multinational
predicted to be in 2020. As big as
high-level resignations, catastroph-
we have a problem,” reiterates Ron
businesses and communities, pro-
an entire neighborhood, this feath-
ic predictions of the end of a
Dembo, a former professor at Yale
viding them with the infrastruc-
er in the cap of Masdar City is par-
dream, but that is the usual price
University who is the founder and
tures and the software for measur-
tially coated with curved, terracot-
to be paid for pioneering work. For
CEO of Zerofootprint, a non-profit
ing, recording, gathering data and
ta-colored panels that recall the
example, take the urban trans-
Canadian organization with the
controlling the individual and col-
Muslim tradition of tiny windows
portation system. It is based on the
ambitious objective of reducing
lective impact. And then all this
to protect women’s eyesight. Of
so-called PRT, rapid personal trans-
CO2 emissions around the world
information is put on the network
course, these panels are used as
port, entrusted to tiny cars without
and of informing and sensitizing
for the rest of the world. The pro-
decoration but they also have more
drivers, all of them running on
organizations
individuals,
posals by Dembo and his associates
practical purposes, such as limiting
electricity and driven by sensors
especially the very young, about
are pioneering ones, such as the
the amount of sunlight. Gerard
placed along the road network.
global warming issues through use
one launched recently so that
Evenden, an architect with the
Well, this extremely expensive sys-
of the Internet, social networking
“each outlet can speak.” ”If we
British firm Foster & Partners who
tem that is quite difficult to make
and specific software.
could make all the plugs and out-
designed Masdar City’s “master
has had to be partly re-dimen-
Today as before, the shouts of
lets we have at home or at the
plan,” had the brilliant idea of
sioned, to basically just around the
alarm risk being underestimated.
office become smart and capable
combining the old and the new:
Masdar Institute campus, since
On the welcome pages of Zero-
of speech, we would be able to
traditional desert architecture, such
many, many electric cars are soon
footprint.net there is a sort of car-
control and optimize the opera-
as the narrow streets placed diago-
going to be produced and sold.
bon dioxide meter that has already
tions of our machines,” states
nally so as to block the heat and
“We have to have a pragmatic
surpassed the shocking quota of
Dembo, who can imagine a world
make the most of the nocturnal
approach, otherwise what kind of
165 million tons. It was at zero
where every plug and every outlet
breezes, and modern technology
sustainability would it be?” Sultan
when the organization was found-
would be able, by wireless or the
of the 21st century. Cited most
Al Jaber asks. And he is not being
ed in 2005 and it continues shoot-
Internet, to signal just exactly
often is the example of the gigan-
rhetorical, since he meticulously
ing upwards little by little as the
which device or appliance is con-
tic Lava umbrellas, designed along
scrutinizes the budgets.
poisonous gases spread over our
nected, whether it is turned on or
the sunflower principle, that pro-
Earth. Every second, the world
not and how much energy is being
vide shade by day, and capture and
releases 864 tons of emissions that
used. “We can simultaneously
release heat at night in Masdar’s
go into the atmosphere, reaching
interact by means of the same con-
public squares. This kind of tech-
up to 27,245,758 tons a year.
nection to establish if it is really
nology will soon be exported all
“There are a lot of things we can
necessary to keep on one kind of
over the Middle East and Africa.
do to resolve this concentration of
system or device or the other: the
The aim of the Emirates’ sheiks is
gas,” admonishes Dembo, accord-
refrigerator, the oven, the comput-
precisely this: the city of Masdar is
ing to whom our buildings are the
er or the TV.” An experiment of
not a toy for the world’s amuse-
main part of the “problem.” For
this kind is underway in North Car-
ment. It is not the latest gadget for
example, in the United States
olina and has allowed for a 15%
somebody with plenty of oil money
alone, 40% of energy consump-
cost reduction on electricity bills.
to spend. It also serves for making
tion can be attributed to opera-
But Ron Dembo found the most
money. That is why in recent
tions that take place in buildings:
recent example of how to efficient-
months they began a thorough
heating, lighting, air-conditioning
ly combat climate change in Italy, in
revision process in order to keep
and hot water. In New York, the
Tuscany in the zone of the classic
the whole initiative from being
quota reaches 79% and in London,
Chianti wine, at the Petraia, a place
derailed due to expenses spiraling
it is 52%. All this is because the
for farm holidays that is run by a
out of control. “It is an artwork in
buildings are old: ”It is not an insu-
Canadian couple. “They produce
lation problem,” the AmericanCanadian guru continues, “what
we have to do is re-modernize
and
addresses
cities,
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90% of their own food, wine, olive
made up: his Olympics will be the
sterling example of what can be
built according to sustainable crite-
oil and grain and make bread in a
“greenest,” most eco-compatible
achieved across the capital in other
ria and using renewable energy
wood-burning stove and whatever
and sustainable in history. It is a
developments, small and large. We
technologies. “There was a high
is lacking is purchased locally,” the
perfect fit for his strategies to
will be working to tap the potential
caliber of bids from across the bor-
founder of Zerofootprint says
lower CO2 emissions and launch a
springing from the Games to ensure
oughs and it was a difficult
enthusiastically, applauding Susan
low carbon economy – both crucial
a lasting legacy for Londoners.”
choice,” Johnson commented,
and Michael McKenna Grant.
to his electoral campaign. It surely
Londoners’ legacy has the seal of
“but the winning entries are cham-
“Theirs is a pilot project, a work of
is a challenge for one of the most
approval of Richard Burdett, the
pioning the latest technologies,
love, but it shows that sustainable
polluted metropolises in Europe,
sustainability guru architect who
which will help us become a lead-
living can be an exceptional experi-
known for over half a millennium
has already planned the restyling of
ing low-carbon city.”
ence. It is a model to learn from
of noxious and poisonous “fog”:
the 1,450-hectare area where the
The competition is only the latest in
and to adapt elsewhere. And it is
just a few weeks ago the European
Olympic Park will be. As soon as
a series of initiatives fostered by the
not just for the rich. The local resi-
Commission sent the British gov-
the Games are over, this space will
mayor, who stated he is ready to
dents who have worked for
ernment its final warning over Lon-
turn into a 3-chilometer-long park
act on any aspect of the city that
Michael and Susan have the same
don’s air quality, threatening fines
and the 80,000-seat stadium will
can be improved to make it the
simple lifestyle. This is sustainabili-
up to 300 million pounds (over 300
be downscaled to 25,000, as other
leader amongst green capitals in
ty: lovely, delicious and light.” (P.B.)
million euros) if Gibraltar and the
buildings will be transformed into
Europe. One example of this is the
London Urban Area continue to
offices and cultural centers. All in
extensive bike rental network set
exceed the limit values for PM10
all, 90% of the infrastructures built
up: Johnson, an avid cyclist, is its
set by the UE.
for the Olympics (recycling part of
best advertising: “I’m sure that the
However, thanks to the Olympics, a
the material from torn-down build-
cycling revolution taking place in
number of changes are ready to
ings) will be dismantled and
the capital will rapidly become the
by Alessandra Viola
happen: “Over 9.3 billion pounds
reused.
envy of the world,” he proudly
The Olympics will bring great
of public money is being spent to
According to a recent inquiry by
commented on the 140-million-
changes, and huge waste. For
prepare for and stage the 2012
“The Times,” 72% of Londoners
pound plan that will bring 6,000
London 2012, a positive balan-
Games,” said Johnson, “so it is
care about environmental issues.
bikes into town over the next six
ce is not enough: the mayor,
vital that this funding provides an
So Johnson’s effort to reduce pollu-
years, to be rented and returned to
Boris Johnson, wants to turn
environmentally sustainable legacy.
tion and carbon emissions started
400 stations with an overall “traf-
the city into the greenest capi-
Every effort must now be taken to
from the streets, with a competi-
fic” of over 40,000 cyclists a day.
tal in Europe. Here is his ambi-
make the most of opportunities
tion to pick the 10 low carbon
For those who are up for the clean
tious plan.
and realize the vision of the most
zones that should receive funding
air, but not for the exercise, John-
eco-friendly Games ever.” An
for renewable energies and green
son thinks about taxis and busses,
According to the modern interpre-
understandable concern, consider-
architecture. Winners agreed to cut
too. By 2012 there will be 20 black
tation of an ancient Maya prophe-
ing the Olympics are famous for
emissions by 20.12% (in step with
cabs running on hydrogen (the first
cy, 2012 is the year that will
monumental and futuristic sports
London’s latest trend – the date of
two are already on the streets):
change this planet forever: human-
arenas, superb and elegant swim-
the Olympics turning up at every
apparently identical to the tradi-
ity is up for some mysterious trans-
ming pools, fireworks, ceremonies,
chance) by 2012, and presented an
tional models, these new vehicles
formation, if not the end of the
but also wondrous waste, unfin-
action plan according to their own
will have fuel cells instead of a reg-
world itself. 2012 will certainly be a
ished and unused colossal projects
“energy recipe.” Queens Park and
ular engine, so their tailpipes will
special year. But the event keeping
and environmental damage.
Barking will install electric car
produce only... steam. This pilot
the planet on its toes will probably
Great events’ “legacy” in cities is
charge stations, while Muswell Hill
project is only the first phase of an
not have anything to do with celes-
always an open issue (in Italy,
will put a small solar park on a
ambitious program aiming at
tial alignments or the end of a cycle
Milan’s Expo is now a point of dis-
shopping center’s roof, and Arch-
replacing all the 20,000 cabs in
in the Maya calendar: it might be,
cussion). “I want London to be the
way, Wandle Valley and Peckham
London by 2020, as well as build-
more simply, the Olympics.
cleanest and greenest city in the
will focus on energy saving in pri-
ing a network of hydrogen stations
The 2012 Olympic Games are des-
world by 2012,” Boris Johnson has
vate housing.
within the next two years.
tined to change London forever,
stated. “The construction of the
Old and new neighborhoods are
There is another London icon that
not only in terms of architecture
Olympic Park offers an unparalleled
hoping to be born again thanks to
is about to become low carbon and
(like Beijing) but in a completely
opportunity to secure a radical
the green economy, following in
zero emissions, but with a new
new way. The British capital’s
improvement to east London’s
the steps of the southern boroughs
look that is up to 40% more ener-
mayor, Boris Johnson, has his mind
environment, whilst providing a
of London with BedZED, entirely
gy efficient: the first hydrogen dou-
Smart Cities: London
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Smart Cities: Malaga
ble-decker could be a reality by the
Boris Johnson’s statements
end of 2010. “This iconic new part
are from interviews for:
of our transport system is not only
BBC.co.uk
by Michele Calcaterra
inhabitants have contributed gen-
beautiful, but also has a green
Businessgreen.com,
The Sun Coast capital tries to
erations of emigrants to the rest of
heart beating beneath its stylish,
Guardian.co.uk
renew itself through a green
Europe, due to rampant poverty
swooshing exterior,” said Johnson.
Telegraph.co.uk,
revolution for energy self-suffi-
during the Franco era.
“It will cut emissions and give Lon-
Timesonline.co.uk
ciency, thanks to renewable
It is a city that has been trying for
doners a bus they can be proud of,
energy, which is used increasin-
years to renew itself: with tourism,
complete
gly throughout Spain (despite
obviously, with a few industries,
the crisis).
with agriculture but also with
with
cutting
airplanes bombed the city) and its
edge
design, and the freedom of an
106
open platform.” Johnson has been
The Greenest Olympics
trying to bring his intelligence and
in History?
the Spanish Civil War (Mussolini’s
technology. First came the idea of
enthusiasm to every aspect of city
If the Phoenicians had the merit of
building “Malaga Valley,” a cluster
founding Malaga, Endesa has a
bringing together leading compa-
traffic and has already said he
For “the greenest Olympics in his-
mission to renew it and with new
nies in research and innovation,
wants to change the light bulbs in
tory,” London has chosen an array
technologies push it to the fore-
and lately, “SmartCity,” the initia-
over 300 traffic lights with LED sys-
of
The
front. So Malaga has become the
tive promoted by Endesa in the
tems that can cut emissions and
world capital of smart energy: of
field of renewable energy.
costs.
Olympic village will reduce CO2
emissions by 44% and waste 30%
the kind that is tailored to the
A city inside a city that is part of a
Every little bit helps towards the
less drinkable water, using rainwa-
user’s needs, easy to use, environ-
larger project uniting Malaga with
ambitious goal of cutting air pollu-
ter to water the lawn and flush toi-
mentally friendly, inexpensive for
other international “smart” and
tants by 60% in the city by 2025,
lets. A lot of the construction
users
a
“eco” cities such as Boulder in
supporting a new low carbon
materials from torn-down build-
declared enemy of waste and toxic
Colorado, Columbus in Ohio,
economy. “A century ago, we were
ings will be reused: old gas pipes
emissions.
Malta, Dubai and Stockholm;
cashing in on carbon,” Johnson
(for the stadium’s roof), concrete
Malaga is the capital of the Sun
therefore, Europe but also the
says, “yet now there are clear eco-
(for the foundation), wood beams
Coast overlooking the Mediter-
United States and Asia. A sort of
nomic opportunities coming from
(for fences) and marble, just to
ranean Sea, facing Morocco. A
highly technological “Ariadne’s
getting rid of it. I want London to
name a few. The rest of the mate-
symbol of Spain, to paraphrase
thread” binding virtuous poles and
be ahead of the queue, grasping a
rials will be transported to the con-
Milan’s slogan in the ‘70s, of
also the highest quality companies
significant share of the jobs and
struction site by boat or train, in
“food and drink”: of those years
in the world, such as General Elec-
economic booty arising from this
order to contain emissions. Not
of the economic boom, real estate
tric and IBM.
new generation of low carbon
only will there be large green areas,
investments and splendid golf
“Energy is in your hands” is the
goods and services.” In order to
but also roof gardens and bird and
courses, like the one at Torremoli-
slogan that was created for
make it, the mayor is promoting a
bat houses. Artificial lighting will
nos. Just a breath away from
SmartCity. So what does it mean?
green energy district overarching
be dialed back thanks to light tun-
Madrid, seeing as today the high
Endesa’s idea for this pilot project,
six East London neighborhoods,
nels, where possible, while a care-
speed train (the AVE) linking the
which will gradually spread to
based on renewable energy, low
ful study of ventilation will allow
capital with the Andalusian city
other Spanish cities, is that of unit-
emissions, reuse, recycling and
the cycle track to rely almost entire-
takes just a little over two hours.
ing companies and the central and
environment-friendly waste man-
ly on nature, not air conditioners.
Just enough so that the Sun Coast
local governments to create cities
agement.
has
Madrid’s
that gradually become more and
But to clean London’s air and make
“beach,” awaiting the end of the
more self-sufficient with regards
the city greener, Johnson also takes
year, when the AVE train will reach
to energy by taking advantage of
a more “hands-on” approach:
Valencia.
the natural resources provided by
planting seeds and building gar-
Malaga, a city of great traditions,
the surrounding environment and
dens on the unused roofs in the
is rich with history and culture and
the sophistication of the new
city, along railways and inside
the birthplace of that genius of
technologies.
schools and private courtyards.
art, Pablo Picasso, the actor Anto-
In short, an entire neighborhood in
With the collateral goal of feeding
nio Banderas and the sculptor
Malaga, Playa della Misericordia,
made-in-London vegetables, grown
Miguel Berrocal. Malaga has seen
which overlooks the sea, will be
in (of course!) 2012 new urban
the
Phoenicians,
the “laboratory” of an innovative
gardens, to the Olympic athletes.
Romans and Muslims (defeated by
experience of an efficient city as
Frederick the Catholic in 1487),
far as energy matters are con-
innovative
solutions.
and
producers
now
passage
become
of
and
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cerned. The aim is to attain energy
pensing energy only when it is
flat, with consumption dropping
over the next 10 years. “Genoa is
savings of up to 20%, reduce the
needed and thus avoiding useless
considerably and unemployment
the ideal city for such an ambitious
6,000 tons of CO2 emissions per
wastage and, therefore, costs. That
up to 20%. Likewise of concern is
pilot project,” says Mayor Marta
year and considerably increase the
is like saying the network will
the lack of liquidity in circulation
Vincenzi. “The project already has
consumption of renewable energy.
become smarter and smarter, and
and the deterioration of public
Enel’s support. By December we
Thanks to a total investment of 31
more and more attentive towards
accounts, with regards not only to
will have all the details. Then the
million
industrial
those who produce it and those
indebtedness but also and most of
decision will be up to Brussels.”
clients, 900 business customers
who consume it: large users and
all, to the explosion of the deficit.
and more than 11,000 private
families. Just as it will be of increas-
Enough for this nation to under-
Mayor Vincenzi, why is Genoa
users, that is to say, households,
ingly higher quality and with more
stand that it will have to live
running for Smart City?
along with the “classic” energy
and more efficient service.
through a sort of stalemate this
Genoa typically offers solutions
supplied by the energy network,
So naturally it seems logical that
year and the next while hoping
and poses problems, so it is an
will also use renewable energy
for a pilot project like this Endesa
that structural reforms (work and
interesting laboratory for smart
coming from photovoltaic panels
has relied on prestigious partners
pensions) and the international
cities. Let me explain why. On the
installed on public buildings, from
of international caliber such as
recovery will steer it towards an
one hand, Genoa has strong skills
micro-generators placed in some
Enel (its “parent company”),
inversion of tendencies and its
in research, technologies, renew-
hotels and a micro-wind power
Acciona, IBM, Sadiel, Ormazabal,
economy will start growing again.
able energy industries and a public
system located in the area.
Neo
This is the kind of green revolution
Ingeteam and Green Power. To
ticipates
that goes even further. In fact, the
which we must add collaborations
process. On the other hand, it pres-
project plans on the re-utilization
from many universities and nation-
of the energy produced in excess
al research centers. In short, a tal-
or which is stored in special batter-
ent pool of the highest level.
ies. Likewise, the use of electric
And all this leads us to bring up the
by Francesco Ferrari
scenarios for the environment –
cars will be encouraged, since spe-
fact that, with regards to renew-
As Genoa runs for European
and, last but not least, because of
cial places will be installed for re-
able energy matters, in the last few
Smart City, Mayor Vincenzi’s
a certain “stickiness” that has
charging the cars.
years Spain has become one of the
plan is both ambitious and
stopped it from really taking off
But above all, the project is an
countries of reference for the rest
complex: her intention is to
and reclaiming its place amongst
“exercise” in education and new
of the world. At first, wind power
revolutionize the port area and
growing cities. We know that in
culture for the citizens: energy sav-
and now, photovoltaic power. The
old town in order to make
Genoa, brave reforms tend to sink
ings and resource optimization,
aim is to reduce its dependency on
them sustainable, with –
into the quicksand of associativity
with a view to increasing the sus-
foreign countries as much as possi-
among other things – a sharp
and (small) power conservation,
tainability of the system.
ble, which is considerable despite
change in direction for train
with the powers that be holding on
Thereby, thanks to the installation
the presence of nuclear energy in
and road transport.
to their roles. But once again, we
of smart energy meters, customers
the territory. Therefore, the watch-
will manage and schedule their
word is diversification of sources
The first entirely “green” neighbor-
Smart City project gives us a great
own consumption of energy.
but with a view to energy savings
hood in Italy. A commercial port
opportunity to get rid of Genoa’s
Therefore, it is an active contribu-
and innovation.
that can reduce emissions and
historical immobility.
tion, and not passive as it has
This policy, which was begun some
open up to the public, like the
always been until now. Actually,
time ago, has certainly paid off,
great Northern European hubs.
How does all of this tie in with
this is the breakthrough that is
even though the development of
Plus: the sustainable restoration of
the concept of “smart city”?
expected by the next generations,
renewable energy has been some-
the old town, the improvement of
We want a smart Genoa – i.e. an
which are more aware of con-
what chaotic and has encouraged
freight and people transport by
intelligent city, but also a beautiful
sumption and the environment.
a bit too much speculation and
train, an efficient energy saving
and shrewd one. We believe that
Thanks to this undertaking - at the
over-production. That is to say that
public lighting system. These are
running for Smart City has started
moment still germinal and “pio-
a medium-term rationalization is
the challenges that Genoa will
a process that can really help us re-
neering” - with the addition of
needed.
need to win in order to be admit-
launch the city and spark a virtuous
advanced telecommunication and
Beyond these considerations, it
ted to the European Smart Cities
cycle bringing economic develop-
control systems, tomorrow the
must be noted that Spain is going
initiative. At stake, there are invest-
ment, reforms, liberalization and
entire energy network in Spain will
through a rather delicate phase as
ments expected by the European
healthy competition. I think the
be under constant control, dis-
to its economy, which is basically
Union to reach 11 billions Euros
European Union’s goal is to pick a
Euros,
300
Metrics,
Isotrol,
governance that supports and par-
Telvent,
Interview with Marta Vincenzi
Smart Cities: Genoa
in
its
development
ents critical issues because of its
orography, its ancient and recent
history – which has led to critical
want to shake up the city and the
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few pilot cities they can call ambi-
more and better information and
roads. More recent developments –
the lobbying initiatives on both the
tious or pioneer – and we want to
public participation, as the Gronda
more chaotic and less mindful of
national and European levels.
be one of them. The enthusiastic
public debate proves. The whole
environmental impact – ignored all
While City Hall will be the most
response our idea received con-
town must see the port’s develop-
of that. Once again, this is a critical
important promoter, we ask com-
firms that a process led by City
ment as a strategic mission. A
issue we must do something
panies and research institutes to
Hall, in which everyone is invited to
smart city, in fact, should be able to
about, but also an opportunity for
participate actively.
take part, with the goal of moving
put every interaction and connec-
a number of initiatives and innova-
towards becoming carbon neutral
tion to good use in order to
tive actions to safeguard the envi-
What will the consequences be
through economic growth, is a
improve the final result, i.e. peo-
ronment. One of the actions we
for the people living in Genoa?
winning suggestion.
ple’s quality of life.
plan on implementing is a pilot
Our final goal is to improve their
project from a different European
quality of life, and not only theirs:
108
Genoa is known in Italy and
Transportation is one of the
program, starting up with the
it is obvious that sustainable devel-
abroad as a port city. Although
smart networks you will have
“Mela Verda” (literally, “green
opment requires growing without
there are 15,000 people
to focus on. In the past few
apple”) sustainable neighborhood
harming anyone else, in any place
working in the port, it is consi-
years, Genoa has built a small
in Voltri – which will be light (ener-
or time they may be. Therefore, we
dered by many residents a
subway but, after giving up
gy-saving strategies), clean (effi-
believe that the project should tar-
cumbersome, often botherso-
trams, most of its public tran-
cient energy supply) and green (use
get important behavioral changes
me, element because of the
sport is by bus. What sustaina-
of renewable energy) – and other
leading to energy saving and effi-
heavy traffic generated by frei-
ble mobility model are you lea-
sustainable, class-A buildings and
ciency, which, most importantly,
ght transport. How will you
ning towards to turn the situa-
complexes. We want buildings to
can educate us to think about the
bring this sense of detachment
tion around?
undergo an energy check-up, and
environment
into the smart city model?
The geography and demography
schools and sports facilities to
habits. Communication and infor-
The port is a mixed blessing. It rep-
of Genoa require innovative and
install solar panels and use reflec-
mation, as well as education on
resents Genoa’s wealth and poten-
environment-friendly solutions for
tive paint and energy-saving lights.
these subjects, will be essential to
tial future, but also a source of pol-
fluid, effective and “green” trans-
Assedil’s involvement in our project
our campaign. Genoa Smart City
lution. It is the perfect test field for
port. We are working on different
was motivated by the awareness
will foster the organic and coordi-
innovative and experimental solu-
aspects in order to reach sustain-
that we need to find innovative
nated implementation of many ini-
tions to improve energy use. As I
able mobility and an important
solutions for existing buildings.
tiatives to reduce our environmen-
said during my campaign, the port
part of the Genoa Smart City proj-
Working with research and high
tal impact, but we also want to set
should be the starting point for our
ect relies on our actions in this
industrial technology will allow us
a best practice, with examples of
city’s
development.
field. Let me just mention a few:
to suggest concrete projects which,
actions, suggestions, and also
While we want to continue to give
transforming the railway hub into
most importantly, we can later
behavioral models which can help
back to the city any areas that are
an above-ground subway; bringing
transfer to different situations.
a city become carbon neutral. Our
no longer fit for port activities, we
back trams in Valbisagno and on
also strongly support the need to
the Fiera-Brignole axis; the munici-
What role will private citizens
will breathe cleaner air, hear less
do more to aid economic develop-
pal electric mobility plan; the traf-
have in Genoa’s campaign?
noise and be healthier; but they will
ment, with both local and law
fic-flow-tracking and -mapping
A crucial one: the city’s decision to
also have more job opportunities.
reforms, by creating any necessary
system; and the interesting “Fast
run for Smart City is supported by
infrastructure. We work with urban
and sustainable port city” plan for
institutions and private citizens, by
Before being elected mayor,
planners to tackle everything from
a new port mobility model.
research companies and associa-
you were a member of the
tions. After an initial phase during
European parliament. What is
economic
the “long port” issue (creating an
in
our
everyday
citizens, and our children especially,
intermodal hub around the port) to
Another requirement for smart
which we presented the project to
the gap between Italy and
the relationship with Southern
cities is to support zero-impact
different stakeholders, we are now
Europe, in your view, in terms
Piedmont, from the “Gronda” (a
buildings and neighborhoods.
entering an operative phase in
of large cities’ livability?
new motorway) and the railway
Not an easy goal for the city
which we ask companies to “chip
It is not by chance that I decided to
hub to the third mountain pass –
with the largest old town in
in to play” – i.e. to make a real
come back here: I like to work in
which is vital to reduce road traffic,
Europe...
effort to allow a swift and effective
my garden every Sunday and there
freeing the city and the Apennine.
From its ancient beginnings, our
structure to define our application
are not many cities of our size and
All this goes hand in hand with our
gorgeous old town already had an
by selecting the actions to include
type where you can run along the
political action and communica-
environmental urban plan with tall
in the project, the analysis and def-
beach or plant pumpkins right
tion, which goes in the direction of
buildings, slate roofs and narrow
inition of economic aspects, and
after seeing an art exhibition. But
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there is still a long way to go. As I
in the newspaper changed things:
menu. “I wanted to see if my two
defend sustainable fishing, espe-
mentioned earlier, we have a
the two of them learned that in the
future partners were serious and so
cially for species in danger of
beginning handicap because our
last thirty years, the ocean popula-
I took a red pen and began cross-
extinction, threatening the oceans’
port is suffocated by the city, the
tion of maguro and hamachi – two
ing off all the dishes with fish that
bio-diversity. As well as sustainable
hills are too populated for the few
kinds of fish typically served in
weren’t in line with the mission of
sushi bars, the movement has also
infrastructures they have, and the
sushi restaurants - has declined by
the sustainable restaurant we
involved supermarket chains (such
Apennine (or our past politicians)
90%. If you think that 225 million
wished to open: it turned out to be
as Whole Foods) and institutions
separate us from the Po valley. Per-
meals based on sushi were con-
almost all of them. After a moment
like the Blue Ocean Institute and
haps in the past we did not consid-
sumed all over the world last year,
of silence, Kin and Raymond talked
the
er livability as much as we should
11% of which in the United States
in rapid Chinese to each other and
(Seafood Watch Program). It has
have, but we are now – and our
alone, it is easy to comprehend the
then Kin said to me, ‘It can be
also created an actual organization
Genoa Smart City campaign proves
extreme
done.’ I was definitely impressed
for activating controls and checks
it. We want to invest in energy and
marine bio-diversity.
because I’d crossed off bred
through the Internet.
resources; we want busses made
So after their having become
salmon, eel, blue-fin tuna and a lot
And naturally, other “little Tatakis”
for their passengers, whether they
aware of this, Lui and Ho decided
of other products that are usually
have sprung up. “There’s one in
are elderly, new parents pushing a
to re-invent the art of sushi, aiming
used for sushi. At that point, I took
Seattle, one in Portland and one in
stroller, or going to work; we want
at sustainability. And thus, the sec-
a black pen and I wrote the names
New Haven, and six others about
a sharp decrease in our children’s
ond change came about: they met
of six or seven other species,
to open. Sure, they’ve copied us
allergies caused by pollution, and
Casson Trenor, an environmentalist
including sardines, black cod and
but that’s all right: it’s great to see
the port to become a model of
from Santa Cruz who is involved in
mussels. Kin, looking shaken, said,
how our idea is spreading,” Cas-
both economic development and
the fight for sustainable fishing
‘We can’t even use these?!’ I told
son stresses. “Sustainable sushi has
environmental sustainability, that
with the non-profit organization
him it wouldn’t be a problem to
to do with local awareness and cre-
everyone will want to copy. We
FishWise (fishwise.org). “Already in
use them and he sighed with
ativity: the menus of the restau-
want our homes to become similar
2007, while I was writing my book
relief.”
rants in Seattle and New Haven are
to “passive houses” thanks to our
Sustainable Sushi, I’d had the idea
Hence, the opening in February
very different from ours, but the
favorable climate. To be honest, I
of opening a restaurant because I
2008 of Tataki (tatakisushibar.com),
principles respected are the same.
must admit there are cities where
wanted to show that it really could
the first sustainable sushi restau-
The most interesting thing is seeing
life is easier – especially in Northern
be done and wasn’t just some nice
rant in the United States (“And
how the different chefs creatively
Europe – but I think we have all the
idea of mine,” explains Trenor,
perhaps in the whole world, but
interpret the principles of sustain-
cultural, technical, scientific and
whose supercool attitude is reflect-
we’re not sure,” boasts Trenor), in
ability and reinvent the art of sushi
creative means, as well as the skills,
ed in his tilted hat and shark’s
which the entire supply chain -
in marvelous ways, especially for
to reach their level within a reason-
tooth pendant.
from the purchasing of the fish to
our palate.”
able timeframe.
“I didn’t want to be under attack
its being served at the tables - has
Something is happening now in
from the ‘traditional’ sushi industry
been redefined in terms of sustain-
Europe, too. In London, there is
saying that my idea would have
ability and the defense of marine
Moshi Moshi (moshimoshi.co.uk),
been impossible and impractical.
bio-diversity.
which is headed in the right direc-
The only way to respond to the
“We informed our suppliers that if
tion, as are two other restaurants,
critics would be to have a restau-
they couldn’t vouch for the sus-
one in Paris and one in Reykjavik,
rant already in operation by the
tainable origins of the fish they
but still no truly sustainable sushi
time the book was published.
sold, they could no longer work
restaurant has opened. “But if
Almost purely by chance, I met Kin
with us. I’m very pleased because
someone reading Oxygen wants to
and Raymond, who had the same
some of them have changed their
open one, just contact me: I’d be
by Stefano Milano
thing in mind.”
way of choosing the fish, and not
happy to help out!” Casson says
The story of Kin Lui and Raymond
The first meeting of the three “pio-
just for Tataki, but for all of their
jokingly (but he seriously means it).
Ho is similar to that of many new
neers” of sustainable sushi (who
clients.”
Americans who have immigrated
just a year later would find them-
Thanks to their choice of sustain-
from Asia: originally from Hong
selves on the list of "Time Maga-
ability, not only has Tataki become
Kong, they came to San Francisco
zine"’s Heroes of the Environment)
the most fashionable restaurant in
and opened a sushi restaurant.
was quite strange: Casson sat
San Francisco but it has also set an
Theirs was just another one among
down at a table in Lui and Ho’s
example. In the United States, a
the many, until one day, an article
restaurant and asked them for a
vast movement has developed to
Traveller
Tataki, San Francisco:
Sustainable sushi conquers
the world
danger
threatening
Monterey
Bay
Aquarium
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Can a City Act as a Formula
One Racing Car?
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more urban fabric than has ever
can you have a city that performs
control systems, cities have a spe-
been built by humanity. And a par-
as a real-time control system?.
cial feature: citizens! By receiving
ticularly
moment
Let us examine the four key com-
real-time information, appropriate-
by Carlo Ratti
occurred last year: for the first time
ponents of a real-time control sys-
ly visualized and disseminated, citi-
“The digital revolution did not
in history more than half the
tem, for instance a Formula One
zens themselves can become dis-
end up killing our cities, but
world's population, 3.3 billion peo-
racing car as it emerged after the
tributed
neither did it leave them unaf-
ple, lived in urban areas. By 2030,
major IT transformation that hit the
which pursue their individual inter-
fected. A layer of networked
this figure is expected
racing industry in the late Nineties:
ests in cooperation and competi-
digital elements has blanketed
almost 5 billion.
1 entity to be controlled in an envi-
tion with others, and thus become
our environment, blending bits
The digital revolution did not end
ronment characterized by uncer-
prime actors on the urban scene.
and atoms together in a seam-
up killing our cities, but neither did
tainty (say the Formula One racing
Processing urban information cap-
less way […] influencing
it leave them unaffected. A layer of
car);
tured in real time and making it
various complex and dynamic
networked digital elements has
2 sensors able to acquire informa-
publicly accessible can enable peo-
aspects of the city, improving
blanketed our environment blend-
tion about the entity's state in real
ple to make better decisions about
the economic, social, and envi-
ing bits and atoms together in a
time (since a decade ago, Formula
the use of urban resources, mobili-
ronmental sustainability of the
seamless way. Sensors, cameras
One racing cars have been blanket-
ty, and social interaction.
places we inhabit.” The city of
and microcontrollers are used ever
ed with thousands of wireless sen-
This feedback loop of digital sens-
the future, as imagined by
more extensively to manage city
sors that help monitor them);
ing and processing can begin to
Carlo Ratti, Director of the Sen-
infrastructure, optimize transporta-
3 intelligence capable of evaluating
influence various complex and
seable City Lab at MIT.
tion, monitor the environment and
system
against
dynamic aspects of the city,
to
applications.
desired outcomes (all of those
improving the economic, social,
In 1995, scholars speculated about
Advances in microelectronics now
computers that have appeared
and environmental sustainability of
the impact of the ongoing digital
make it possible to spread “smart
next to the Formula One pits);
the places we inhabit. For example,
revolution on the viability of cities.
dust” networks of tiny wireless
4 physical actuators able to act
an automated trip planner that
Only 14 years ago, the mainstream
microelectromechanical systems
upon the system to realize the con-
relies on real-time information
view was that, just like digital
(MEMS) sensors, robots, or devices.
trol strategy (for instance, a pump
about bus, train, and taxi location,
media and the Internet had killed
Most noticeable is the explosion in
that increases pressure in the car's
as well as congestion and pollution
distance, they would also kill cities.
mobile phone use around the
motor or a moveable element that
levels, can help transit riders not
George Gilder proclaimed that
globe. More than 3.5 billion cell
modifies its aerodynamic profile).
only find the fastest travel route
"Cities are leftover baggage from
phones were in use worldwide in
the industrial era" and concluded
2007. Across socio-economic class-
A city certainly fits the definition of
which also has the least impact on
that "we are headed for the death
es and throughout the five conti-
point 1, and point 2 does not seem
air quality.
of cities," due to the continued
nents, mobile phones are ubiqui-
to pose particular problems. As an
A simple real-time feedback mech-
growth of personal computing,
tous: they not only allow us to
example, several of our projects
anism between citizens and emer-
telecommunications and distrib-
communicate with each other in
used cell phones and GPS devices
gency rescue units could avoid the
uted production. At the same time,
unprecedented ways, but create a
to collect the movement patterns
repeat of tragedies like that of
Nicholas Negroponte wrote in
pervasive sensing network that
of people and transportation sys-
New Orleans in 2005. Finally, a
Being Digital that "The post-infor-
covers the whole globe.
tems, and their spatial and social
space-based and real-time profil-
mation age will remove the limita-
One consequence of this process is
usage of streets and neighbor-
ing exchange - some kind of mix
tions of geography. Digital living
particularly important: cities can
hoods. But how to create a feed-
between Twitter and Facebook,
will include less and less depend-
start to work as real-time control
back loop and actuate the city?
with the addition of geographic
ence upon being in a specific place
systems, regulated by a number of
The city already contains several
information - will revolutionize the
at a specific time, and the transmis-
feedback
past
classes of actuators such as traffic
way we meet the people we
sion of place itself will start to
decades, real-time control systems
lights, remotely updated street sig-
care about, making the city an
become possible."
have been developed in a variety of
nage, etc. But more profound actu-
even more conducive space of
With hindsight we all know that
engineering applications. In so
ation is more problematic: for
opportunities.
the story turned out quite differ-
doing, they have dramatically
instance, we cannot double the
Such rich information can be cap-
ently. In fact, cities have never pros-
increased the efficiency of systems
size of a street in real time if we
tured and transmitted not only
pered as much as they have over
through energy savings, regulation
detect traffic congestions. Urban
through ambient sensors and com-
the past couple of decades. China
of dynamics, increased robustness
atoms have inertia.
puters embedded in the urban
is currently on the road to building
and disturbance tolerance. Now:
However, unlike other real-time
environment. Through personal
run
noteworthy
security
loops.
In
to reach
the
performance
intelligent
actuators,
that matches their budget, but
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digital devices such as mobile
survey data to measure sentiments
in a piece entitled Beware, your
digital data can provide novel
phones, people themselves can
that might indicate or predict
imagination leaves digital traces,
insights into how people experi-
become probes, reporting on what
changing social trends, and on lab
for the Times Higher Literary Sup-
ence the city, revealing different
is happening around them by intel-
experiments to test behavior given
plement (6th of April 2007). In the
aspects of mobility, travel and
ligently harnessing the processing
manipulated beliefs. There are,
article, Latour explains that “it is as
tourism, and allowing the study of
power and bandwidth they carry
however, inherent limitations in
if the inner workings of private
different attractors in the urban
almost everywhere they go. As a
the existing methodologies and
worlds have been pried open
environment.
result, our experience of urban
teasing
correlations
because their inputs and outputs
Our analyses tracked the evolution
spaces is transformed: it is no
between belief and action is no
have become thoroughly trace-
of the attractiveness of different
longer predominantly city design-
simple feat. Surveys are notorious-
able. [...] The consequences for the
areas of interest in Lower Manhat-
ers and developers who give shape
ly expensive to scale and difficult
social sciences will be enormous:
tan and West Brooklyn. The new
to our urban spaces, but almost
to conduct frequently; lab experi-
they can finally have access to
information was used to supple-
anyone can participate in forming
ments artificially constrain deci-
masses of data that are of the
ment a study which used tradition-
the digital layer of our environment.
sion-making and thus fail to cap-
same order of magnitude as that
al means like manual counts and
ture the complex dependencies of
of their older sisters, the natural
surveys to quantify the impact of
real-world actions.
sciences.”
the New York Waterfalls public
In other words, current measures
Today, digital sociology is a reality.
exhibition on show around the
are expensive and tedious because
In this article, I set out to present
New York waterfront from June to
they require manual collection and
two major applications of these
October 2008. Our approach
analysis, prohibiting the computa-
ideas that I developed during my
relied on several indicators of
by Andrea Vaccari
tion of a continuous, instanta-
work at the Massachusetts Insti-
urban attractiveness which we
A system of multifaceted mea-
neous snapshot of opinions. More-
tute of Technology, the Santa Fe
developed inspired by financial
surements derived from the
over, the reliability of self-report
Institute, and the University of Illi-
indicators and network theory.
actions of people within cities
survey data has been the subject
nois at Chicago. The former illus-
For instance, we compared the
could become a useful instru-
of much debate, with studies
trates how we can use communi-
attractiveness of major points of
ment for evaluating the effecti-
showing that reported behaviors
cation data to study the mobility
interests in New York based on the
veness of political decisions.
are surprisingly weakly related to
of visitors and tourists in major
relative density of digital foot-
Analyzing the digital traces
observational data. Finally, the cost
cities and during public events.
prints. We also analyzed the flows
could help policy makers make
of conducting a survey often
The latter illustrates how, by con-
of visitors between several points
cities more livable, sustainable
makes it difficult to collect data
sidering the millions of unsolicited
of interest in Lower Manhattan to
and efficient.
that is sufficiently fine-grained and
opinions and unobserved transac-
track the evolution of centrality of
longitudinal over the domain of
tions on the Web, we can better
the waterfront area in comparison
Over the past decade there has
interest.
understand the mindsets of the
to the other points of interest.
been an explosion in the deploy-
I believe that mining the new digi-
hundreds of millions of people
Mapping this new type of digital
ment of pervasive systems like cell
tal traces available today can pro-
producing this data, and the soci-
footprint
phone networks and content
vide new insight into the lives and
eties in which they live.
capacity of an event to drive peo-
aggregators on the Internet that
preferences of communities over
produce massive amounts of data
time, at a fraction of the cost of
The first project I want to discuss
over time, information which can
as by-products of their interaction
self-report surveys. For example,
was
be highly valuable for urban
with users. Every day, humans
the algorithmic reconciliation of
SENSEable City Lab during the
generate huge amounts of behav-
diverse datasets might be used to
summer of 2008. The project was
ioral data, encoding our popula-
measure opinions on policy issues,
an impact study of the NYC
The second project I want to pres-
tion’s movement, transmission of
to predict the popularity and
Waterfalls, a $20 million public
ent is an ongoing research initia-
information and, perhaps, our
adoption rate of a new product, or
exhibition in New York of four
tive in collaboration with the Uni-
beliefs. This data is related to the
to study the spatial dynamics of
man-made waterfalls rising from
versity of Illinois at Chicago and
actions and opinions of people
government and media influence
the New York Harbor (in the East
the Santa Fe Institute. The project
and thereby to the overall dynam-
in order to adjust awareness cam-
River) aimed at attracting people
aims to generate measurements of
ics of cities, how they function and
paigns and marketing operations
towards the waterfront of the city.
consumer sentiment directly from
evolve over time.
in near real-time.
By analyzing electronic logs of cell
the actions of people, using what
Despite this newly-found wealth
These opportunities were already
phone calls and geotagged photo-
we believe to be one of the largest
of data, social scientists still rely on
discussed by Bruno Latour in 2007,
graphs, we demonstrated how
datasets of human behavior ever
The Dawn of the Digital
Sociology
out
the
analysis
shows
the
ple to less explored parts of a city
developed
at
the
MIT
design and tourism studies.
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studied: credit card transaction
quantifiable buzz that can often
that is the by-product of the inter-
actions that can directly and defini-
records, mobility and communica-
be geocoded to build semantic
action of users with pervasive sys-
tively influence the general frame-
tion patterns extracted from cell
indexes of different parts of a city.
tems like credit card payment sys-
work of the environmental condi-
phone call logs, and opinions
The new means of measuring con-
tems, mobile phone cellular net-
tions, and consequently, the quality
mined from the social media creat-
sumer confidence have the poten-
works, and user-generated con-
of life of each and every individual.
ed by tens of millions of users on
tial to impact policy discussions in
tent aggregators on the Web.
In the beginning, there were some
the Web.
big and meaningful ways. Policy-
social demands of citizens related
As a metric, consumer confidence
makers currently depend on a sin-
to the emergence of collective
is central not only to a clear under-
gle, constrained methodology for
standing of a nation’s financial sta-
gathering information about eco-
tus, but also a key index for deci-
nomic sentiment; a multi-faceted
sion-making in the financial, gov-
metric derived from the actions -
ernment and industrial sectors.
and not merely the statements - of
Traditionally, confidence in the
people can offer unprecedented
by Marco Rainò
formation of a novel associative
economy
assessed
insight to inform economic plan-
The operative-participatory
reality – the Architectural Renewal
through expensive, periodic sur-
ning, predict the effectiveness of
method, created in the ‘60s, is
Committee of Harlem – which pro-
veys of a small subset of house-
policy decisions, as well as to make
based on the fact that the sha-
posed action for transforming por-
holds. Using only behavioral data,
practical business decisions in a rap-
ring of views among the users
tions of the urban fabric in accor-
we propose to infer an index of
idly-changing economic climate.
and the matter of the citizens’
dance with what soon would
consumer sentiment modeled on
On a side note, I am well aware
needs are considered to be
become known as advocacy plan-
the University of Michigan Con-
that cell phone and financial data
relevant factors for triggering
ning. Coined by the American soci-
sumer Sentiment Index (CSI).
include extremely sensitive infor-
important material and social
ologist Paul Davidoff in 1965, the
We believe this work will not only
mation; all the data used in the
changes within the urban con-
term individuated an alternative
offer an alternative to surveys as a
above studies was anonymized in
text, leading to the elaboration
way of territorial planning by put-
measure of consumer sentiment,
compliance with the 2002 Direc-
and adoption of new valid
ting into act new practices with
but will also generate unprece-
tive of the European Parliament
models of governance for
which to promote the effective
dented insight into the movement,
and Council on Privacy and Elec-
improving the environmental
involvement of citizens in a dia-
communication, and spending
tronic Communications. It is clear,
conditions and the quality of
logue with the local administrators
patterns of the American popula-
however, that in order to ensure
life in the city.
and planners in charge. The
tion. In addition, this research has
that the social advantages of these
the potential to help public and
applications are not in conflict with
Participatory planning, the interdis-
models for city planning with
private organizations better under-
important privacy requirements,
ciplinary cultural process that can
markedly social purposes gave new
stand the dynamic behaviors of
researchers and developers in this
be expressed through urban re-
character and meaning to the con-
customers and constituents, and
field will have to take conscientious,
qualification and re-generation
cept of “dialogue” among the par-
to make business and policy deci-
principled, and evident measures to
actions that are shared and rea-
ties involved, suggesting a new
sions informed by economic trends
protect people’s privacy.
soned out with the end users, fig-
consideration of the inhabitants’
derived from data.
Nonetheless, the future appears
ures as a very important tool for
opinions in the decisional processes
bright. From a sociological per-
territorial planning, the application
for changing urban places as being
Electronic logs of cell phone calls
spective, a digital sociology may
of which, in recent times, seems to
necessarily decisive.
and geotagged photographs are
help authorities and organizations
have acquired new and significant
The aim was to ensure that the cit-
examples of digital footprints that
establish a casual relationship
consideration.
izens’ daily needs would be lis-
today allow researchers to better
between the welfare of social
The operative-participatory method
tened to, by assisting the weaker
understand how people flow
groups, their involvement in a
was created in the United States in
categories in their demands for
through urban space and could
healthy and active exchange of
the ‘60s and is based on the sharing
better living conditions in their
ultimately help those who manage
ideas and opinions, and their dis-
of views between the users and the
neighborhoods, through commu-
and live in urban areas to config-
position for changing strongly held
constant checks of the citizens’
nity design actions. Thus, groups
ure more livable, sustainable, and
opinions and behaviors. From a
needs as relevant factors for trigger-
arose of professionals with experi-
efficient cities. Moreover, news
computational perspective, a digi-
ing important material and social
ence in planning and managing
and descriptions of events, as well
tal sociology may improve our abil-
changes in urban areas, and also
the land, who were available to
as blog posts and online reviews of
ity to gather and analyze massive
applies to a whole complex of theo-
assist neighborhood units generally
products and services, are forms of
amounts of digital traces, data
retical reflections and practical
consisting of economically and
has
been
views about the quality of the envi-
The Possible City:
Participatory Planning and
Active Citizenship
ronment: in Manhattan, in 1963,
the demonstration of strong social
dissent related to policy decisions
of the local government led to the
attempt to provide untried urban
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socially disadvantaged minorities.
off in different directions and
in the transformation processes of
progressively lose their imperma-
This concept, originally addressed
achieved results that were distinct-
the cities and territories, but it is
nent nature of a sporadic attempt
in this sense only in the United
ly different from those in the U.S.A.
also important that the architectur-
or another experiment of the pilot
States, was translated in Europe
Among the many distinguished fig-
al culture should question itself as
experience and eventually take on
into the practice of community
ures in the Old Continent involved
to how to render the architecture
the solidity and importance of proj-
planning, the strength of which
in practices tied to participatory
intrinsically participatory.”
ects that are acclaimed more and
remains strongly connected to the
planning, mentioned here are
Lucien Kroll, a Belgian architect
more often for their extreme valid-
search for forms of community
Giancarlo De Carlo and Lucien
considered by many to be the
ity. And the participatory planning
participation in matters of urban
Kroll.
founding father of the most sensi-
increases with the case-studies and
planning. Community planning lies
De Carlo’s lesson, and not only for
tive and radical school of thought
the heterogeneity of the results.
somewhere between the concepts
Italy, is one that starts from the
for participatory planning, regards
Within this participatory macro-dis-
of urban planning and social poli-
conviction that the profession of
the dialogue with citizens as a priv-
cipline, there is room for theories
cy: on the one hand, it is the com-
the architect, when dealing with
ileged tool for understanding the
related to distinct areas that have
munity that becomes the appoint-
the public, is “defined and delimit-
social feeling, the emergence of
never been linked to one another
ed expert providing guidance to
ed by the delegate the institutions
the genuine needs and necessities
before:
the designers for developing solu-
have entrusted to him;” in a condi-
of the human beings living in the
methods and practices of various
tions that on the whole would be
tion of collective participation, this
urban agglomerations. Highly criti-
kinds have become connected,
more responsive to the real needs,
mandate “does not come from the
cal as to the monotony and gener-
mutually influencing one another
and on the other, the very consoli-
institutions but from the whole col-
al inhospitality that all too often
and mixing together as innovative
dation of the community in and of
lectivity or – more exactly – it is no
connotes city landscapes, Kroll
formulations, quite often unex-
itself is one of the aims of the plan-
longer a delegated matter but an
aims to “cultivate” habitats of
pected and surprisingly functional,
ning process. For the first time, the
agreement
constantly
high-level adaptability and trans-
and applicable to the construction
governmental initiatives in man-
renewed through continuous con-
formability: he is interested in
of more hospitable and humane
agement and transformation of
frontation. Not only is criticism
“urban recovery” that also consists
living environments. The hypothe-
the public landscape, the logical
allowed, it is also necessary and
of delicate operations to “sew”
sis is taking shape for a contempo-
design of the network’s infrastruc-
cannot be circumscribed by the
existent buildings in portions of the
rary discipline “of convergence”
tures and the decisions related to
technical aspects of the problems
area together with the new con-
that draws greater strength from
plans for the living area had
but is extended to the whole, rang-
structions, according to a compre-
the simultaneous attraction of a
become more “transparent” and
ing from the motivations to the
hensive plan that expresses a voca-
large number of thoughts, which
open to acknowledging the views
consequences of each decision, on
tion towards planning that is inclu-
even if characterized by their own
of citizens – who became active
the edge of a verification that
sive, composite, organic, vital and
autonomy, are able to enter into a
protagonists – as precious opin-
always calls the general objectives
varied, that has a visual expression
relationship within an open discus-
ions, privileged through direct
into question.”
in an “aesthetic conflict” where
sion devoted to a new representa-
experience.
The frame of reference for the par-
there is a continuity also of the
tion of the city.
The practice of participation plan-
ticipatory actions is always complex
non-homogeneous languages of
Among these thoughts, for exam-
ning implies the attempt to over-
and the process that investigates
an architecture resulting from the
ple, there is the innovative Open
come a markedly more traditional
and puts them into act is always
self-construction.
Space Technology (OST) of the
procedural logic, managed exclu-
bottom-up, useful to catalyze and
These significant experiences of De
anthropologist Harrison Owen, a
sively by the city planner in charge,
channel the spontaneity of expres-
Carlo and Kroll’s have been associ-
sort of informal learning tool that
so as to achieve the codification of
sion and the instinctive revelation
ated with and supplemented by
aids the circulation of information,
a model based on an intersectoral
of the citizens’ needs. The kind of
those of many others, over a peri-
knowledge and experiences within
and multicultural approach that
planning that is effective in creat-
od of time that, besides the
organizations of all kinds, using the
includes the involvement of a
ing constructive dialogue between
decades of the ‘60s and ‘70s,
incentive of change as a useful
broad spectrum of advisers who,
the specialists and the citizens is
includes periods closer to ours: and
resource for solving problems and
for various reasons, co-produce
characterized by a new and fuller
through this long journey, the his-
preferring the creation of environ-
proposals around which to mobi-
dimension of making architecture.
tory of concerted planning and
ments that are “free” from the
lize consensus for identifying the
In this respect, De Carlo reveals
building with the inhabitants has
rigid rules and technicalities that
priorities and the prerogatives of
that “in order to come out from
acquired not only dignity but also
characterize other participatory
the action.
the situation of sterile isolation in
credibility.
dynamics.
The first concrete experiences in
which architecture finds itself, it is
Over the years, the results of
Another
Europe, reported in the ‘60s, took
important that people participate
actions performed on the territory
regards the theories of Scott E.
that
is
hypotheses,
interesting
operative
reference
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Better City, Better Life
Page, a political science and econ-
tional solidarity and sharing take
ly local products by forming buying
omy professor at the University of
place daily among individuals and
groups that support fair practices.
Michigan, who has concentrated
groups.
The families, aspiring to food self-
by Uberto Siola
on the study of complex systems
The
techniques
sufficiency, are going back to
The Shanghai Expo, entitled Better
that introduce the concept of
included in the complex system of
directly cultivating the land and
City, Better Life, happened at an op-
“power of diversity” in the analysis
participatory planning and design-
activating programs for safeguard-
portune moment with regards to
of the structure of social interac-
ing have always produced models
ing energy by installing solar panels
the public debate on the transfor-
tions: in a participatory planning
of governance that are marked by
or photo-voltaic systems in their
mation of our contemporary cities.
framework, this point of view finds
constant references to the topic of
homes, made with the use of eco-
After a long period of time when
relevant applications to demon-
sustainability. From the claims of a
friendly building techniques.
our cities were the “showcases” of
strate how groups of users that are
decidedly ecological matrix, up to
Essentially, with the recourse to the
a presumably new international
not homogeneous in composition
the current reflections on the con-
democratic involvement of citizens,
style, the conviction that this was
– due to the capabilities of the indi-
sumption of the available sources
there has always been the aspira-
the way to go for modernizing cities
viduals, social extraction, personal
and the minimizing of the environ-
tion of building an urban land-
all over the world has obviously
interests – manage to develop
mental impact of the territorial
scape that can deliver environmen-
shown its limitations.
decisional processes that are highly
transformation operations, the
tal quality that is closer to their real
This subject has arisen in view of the
concrete and can achieve ambi-
matter of safeguarding and re-
needs and expectations: a mode of
next Expo in Milan. Also, the convic-
tious, not banal, objectives.
qualifying the eco-system has
cooperative planning, also inspired
tion that ecological and environ-
Among other important contribu-
always been considered essential
through dialogue between individ-
mental sustainability in the develop-
tions are the theories that feed the
for ensuring the common good of
uals, that aims to identify new pat-
ment of our territory should be
formulation of thought concerning
the collectivity.
terns for urban territories of the
translated into innovative urban
the principle of “direct democra-
Merely to report recent experiences
present and for the future.
forms and architectonic shapes no
cy,” of “participatory democracy”
in this regard, the case of the Tran-
In an attempt to soften the
longer seems to be a commonly
and the “deliberative” kind of
sition Towns seems especially inter-
schematic rigidity of the traditional
shared opinion. And of course,
democracy: with regards to this,
esting. Created in England in 2005,
regulation plans that refer to an
there has been an embarrassing
we should remember the voice of
at the instigation of Rob Hopkins’
outdated territorial model of an
and dangerous delay in discovering
James S. Fishkin and also that of
reflections, the Transition Network
industrial society that no longer
that each city is different, that each
Carolyn Lukensmeyer, the founder
aims at freeing the community
exists today, participatory planning
city is essentially, even dialectically, a
and the heart and soul of Americ-
from the established economic
is a candidate, and has been ever
continuation of its past and that
aSpeaks, a foundation dedicated
model linked to the consumption
since it first appeared, to develop
every city is, in all its beauty, a col-
to supporting the active involve-
of the natural resources available
novel kinds of adaptive energy and
lective work of art.
ment of the citizens in public deci-
through a system of planned
enhance the characteristics of soci-
The delay is embarrassing if you
sional processes. She believes that
actions. That of Transition could be
ety’s resilience.
think of Europe and even more so
the highest degree of democracy
defined as a cultural movement,
can be reached only by seriously
one which is animated by the col-
Participatory Planning
times seems to have forgotten its
taking into consideration the
lectivity of individuals who -
on the Internet
uniqueness and the value of its ex-
expression of the will and needs of
through a re-vamping of the ener-
Some links with further informa-
perience as the country known as
the individuals. All these thoughts
gy system to become one that is
tion on recent topics of discussion
the “city builder.” This is dangerous
that we have touched upon briefly,
not based on fossil fuels and a gen-
related to participatory planning:
because Italy risks losing its preemi-
dialectically linked together by sub-
eral rethinking of their daily behav-
www.beingcitizen.eu
nence and is facing the destruction
tle yet often meaningful similari-
ior in order to respect the environ-
www.americaspeaks.org
of the identity of these places, even
ties, are also related – in varying
ment - establish communities in
www.transitiontowns.org
though the physical structuring of
degrees – to the theoretical reflec-
which to live according to alterna-
www.transitionculture.org
the roads, squares, buildings and
tion on the matter of city making
tive green oriented models.
www.seednetwork.org
monuments is met with more iner-
as presented by Charles Landry, a
The transition townies, the so-
www.comedia.org.uk
tia than in many other aspects of
research scholar who insists on the
called inhabitants of these newly
www.abcitta.org
contemporary life, which is already
use of inventiveness and creativity
established cities (there are also a
www.avventuraurbana.it
overwhelmed by globalization.
as privileged and irreplaceable
few in Italy), experience the sharing
www.marraiafura.com
That is why the Shanghai Expo de-
tools for progressively transforming
of resources and are oriented
serves acknowledgement for having
cities into places where truly func-
towards the consumption of strict-
brought these matters to the atten-
theories
and
if you think of Italy, which some-
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tion of a broader public. Rather
us back the capability of designing
also include the Green House in
Panto-Mazzoli but is also an
than intending to create nostalgia
and building the city of our time,
New York, the Surya in London
acronym for “beats per minute,”
for the past, it presented the part of
anywhere in the world
(which is run with wind and solar
or that is to say, the speed of
our history and tradition which can
energy), the Temple Nightclub in
tunes), the ATM Bar utilizes a sys-
help design possible and sustain-
San Francisco, the Butterfly Social
tem of photo-voltaic panels, eco-
able scenarios for the future of our
Club in Chicago and the Beta
logically sustainable floor coverings
Nightclub in Denver (which, as well
and a kind of eco-painting, as well
as recycling, also has an outdoor
as furnishings made out of recycla-
garden that can compensate for
the CO2 emissions).
ble materials.
It is interesting that places for
PAV (the Park of Living Art) in Turin,
cities. The multi-media installation
Future tech
entitled Italy of the Cities - a sort of
highly artistic “technological machine,” sustained by a scientific
“project,” that highlights the rela-
Sustainable Dance Floor:
and if sustainability is also
a trend?
And finally, we must mention the
entertainment and public spaces,
where the environment and art
chitecture – undertakes the respon-
by Simone Arcagni
too, are beginning to be designed
come together to offer a place for
sibility of finding an answer to the
We know that dancing burns a lot
in a sustainable way. A good exam-
leisure that is open to everyone. It
question of how to design our cities
of energy… And what if it were to
ple also comes from Italy; more
is a park where environmental
in the future.
be re-used to illuminate the dance
precisely, from Rome, where the
needs come first and where works
We could answer this question as
floor? Those who went to the con-
Eco Natural Disco was created as
of land art are integrated into the
Peter Greenaway did, when he said
vention “Let’s Unite Energy” in
part of the Ecosphere project in the
green areas to create a unique
that for a city today to be an expres-
Turin last year were able to see the
EUR district: this futuristic-shaped
ambience for relaxation, while at
sion of our time, it must combine
dance floor prepared by the Xplosi-
discotheque is made of materials
the same endowing the city with a
the values and dreams of history
va crew of the Sustainable Dance
and technologies inspired by eco-
place for reflecting upon and learn-
with those of our technology that is
Club at work, enabling the re-uti-
sustainability.
hosts
ing about environmental issues.
not pervasive.
lization of the beating of the
evenings of music with nationally
Visitors to the park’s headquarters
And the Italian school, which has
dancers’ feet to operate a small
and internationally renowned DJs,
(recuperated from an ex-industrial
sustained and demonstrated that
dance floor. Thanks go to Sir
as well as video projections and VJ
area) are literally immersed in the
without a constant reference to the
Andrew
nick-
evenings, all the while with an eye
greenery (even the roof of the
city as a whole it is impossible to
named
the
on environmental issues, for which
building is covered with walkways
construct urban spaces and build-
Club4climate Association in Lon-
the club takes on the responsibility
and artistic flowerbeds) and inside
ings in which the community recog-
don, who had the idea of creating
of spreading information and
there are meeting rooms and edu-
nizes itself, is now called upon to
a dance floor with zero environ-
awareness.
cational, scientific and information-
make an important contribution. To
mental impact. Thus, the Sustain-
Designing eco-sustainable environ-
al tours or “pathways.”
do this, all the main figures who are
able Dance Club was created; by
ments for entertainment is truly a
Public places can be transformed
involved have to demonstrate that
means of mechanical pressure, it
step forward, also because aware-
into sustainable spaces, thus creat-
they are culturally prepared to carry
produces electrical energy that is
ness of environmental issues then
ing different ways to use our cities:
out their specific assignments. For
stored in recyclable batteries, thus
becomes direct and interests and
such as that which comes from
example, clients, whether public or
guaranteeing more than 50% of
affects an increasingly wide public
“the bottom” by the “guerillas”
private, must renounce the appeal
the club’s needs.
while offering a correct way of
who undertake guerrilla gardening
of brand names - a sign of extreme
This idea has quickly spread
enjoying one’s free time. Another
and occupy abandoned areas to
provincialism. Likewise, in adher-
throughout the world: there is the
move in this direction is the remod-
create flower and vegetable gar-
ence to the logic of the rapid con-
famous Watt Club in Rotterdam
eling of a historical landmark in
dens which become a place where
sumption of architectural goods
which not only converts kinetic
Milan, the ATM (thus named
children can have fun, adults can
that are treated like any other mar-
energy into clean electric energy
because it is located in what was
find peace and quiet and, why not,
ket product, they must stop the
but also serves food and drinks in
formerly Milan’s public transporta-
can even provide a supply of fruits
widespread production of the same
polycarbonate containers and uses
tion building). It has re-opened just
and vegetables to those who are
objects, which are in any case un-
recovered rainwater for the toilets.
recently and was made with tech-
willing to cultivate the plots in their
able to fulfill the needs of human
And as if that were not enough, if
nical features, materials and details
spare time.
life.
you want to get into the club you
that have been chosen in compli-
Design, restoration and city are
must prove that you reached the
ance with eco-sustainable criteria.
terms that are all autonomous, yet
club on foot, by bicycle or public
Designed by the architectural firm
they are connected and must give
transportation. But the list must
BPM (which stands for Bertero-
tionship between a city and its ar-
Charalambous,
“Dr.
Earth,”
of
The
club
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oxygen
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Science’s Sites
they grow. The idea is to create
The village continues to expand
of the container and, on the inside,
entire “nature” villages made out
with new dwellings in the chestnut
by pedaling on a bicycle. Lloyd thus
of trees in the near future which
trees: pile dwellings six meters
produced the artificial light neces-
will
above the ground, connected to
sary for the algae and for growing
and….edible.
one another with wooden foot-
vegetables. The adventures of the
Joachim Mitchell’s idea is, in fact,
bridges and built according to eco-
Australian “Fish-man” continue
by Giorgia Scaturro
to construct “houses that are
logical
principles,
with the “Amphibious Life” proj-
A “nature” refuge: not only is it
100% biological so that the ani-
using recyclable materials and,
ect: it is not a house but rather a
“home sweet home,” it is also a
mals and organisms can even get
when possible, whatever can be
non-propeller submarine that imi-
house that is as ecologically com-
their food from them while fully
found in the woods.
tates the efficient swimming style
patible as possible. This is not just
respecting the cycles of the eco-
Instead, if you go into the forest at
of penguins.
some Tarzan stuff we are talking
system.” For example, imagine
Qualicum Beach on the island of
about; it is the Fab Tree House, the
tomatoes growing on the walls of
Vancouver, Canada, you will be
sophisticated concept developed
your tree-house. “More than sim-
craning your neck to see Eve, Eryn
by Joachim Mitchell, the founder
ply eco-compatible houses, they
and Melody, which are actually
of New York-based Terreform 1,
are an integral part of the local
gigantic 500-kilo spheres hanging
one of the most visionary ecologi-
ecology itself,” says Joachim.
from the trees by ropes, which
cal architecture and urban design
Mitchell’s experiments for living
gives the people inside them the
by Federico Casalegno
firms in the world. Through the use
spaces go beyond that of the
feeling that they are bouncing as
For two years, the research
of 3D technology they have man-
sphere of vegetation: together
they walk from their bed to the
group headed by Federico
aged to turn trees into a perfect
with the researchers Eric Tan, Maria
kitchen.
Casalegno has been working
space for indoor living, equipped
Aiolova and Oliver Medvedik of the
Spheres,” 3.2 m in diameter, were
on the prototype of an ecologi-
with drinkable water, heating and
Bioworks Institute in Brooklyn, he is
created by Tom Chudleigh, a Cana-
cal and technological house
electric energy produced from
working on a “house of meat,” a
dian engineer, and are shaped like
that uses innovative solutions
entirely recyclable sources.
model of a habitat made entirely of
big eyes made out of wood and
to improve the interaction
The tree habitat was created start-
skin. It is an organic living space
fiberglass looking down from on
between people, architectonic
ing from a framework developed
made out of swine cells grown in
high in the forest. Chudleigh has
spaces and the natural environ-
with a CNC technique (Computer
test tubes (therefore no animals are
equipped them with electricity, a
ment: robotic components,
Numerical Control) that permits
tortured), with tissues developed in
refrigerator and a microwave oven
dynamic windows, domotics,
the geometrical shaping of the
the laboratory by using sodium
and rents them as a “bed without
solar energy and biomass, intel-
plants and that sets the interweav-
benzoate as an agent for killing
breakfast” for overnight medita-
ligent kitchens and refrigera-
ing of the branches. This technolo-
bacteria and fungi, and a matrix
tion.
tors and natural materials.
gy is aided by chemistry and, in
composed of materials including
From the treetops to the bottom of
particular, by applying the aero-
powdered collagen, rubber, xan-
the sea: although neither a mer-
Among architects and designers,
ponic root principle, according to
than, sodium pyrosulphate and a
maid nor a fish, there is someone
the notion of critical radical sus-
which roots remain soft if grown in
framework made of recycled PET
who has demonstrated that it is
tainability is an emerging notion.
the absence of air and therefore
(Polyethylene Tereftalato).
possible to live in a house under
Most efforts in this area focus on
can be shaped without breaking.
Perhaps these skin-houses are not
the sea. At least for thirteen days.
the use of sustainable building
Once they are planted in the
as promising as the tree-houses,
In 2007, the Australian Lloyd God-
materials and green energy. We are
ground, they harden thanks to
which instead really and truly do
son conducted an experiment with
taking a broader approach; we call
their cytokine, a plant hormone
constitute a new trend in natural
the first self-sufficient underwater
it the Connected Sustainable Home.
that stimulates growth.
living. In fact, there are many com-
habitat equipped with a life-sup-
Our vision is of a home that is not
For more than ten years, Gordon
panies promoting their construc-
port system completely based on
only built with sustainable materi-
Glaze, Ezekiel Golan and Yael Stav,
tion all over the world: just think of
plants. His Bio-Sub project consist-
als and that uses green energy, but
the founders of the TreeNovation
the futuristic models shown in the
ed of a capsule as large as a ship-
also takes full advantage of all the
Center of Horticulture and Design
book Treehouses by Andreas Wen-
ping crate, inside which, for the
digital world has to offer to create
in Tel Aviv, have been studying this
ning. Already in 2002, the first
very first time, the oxygen he
a building that can respond to its
principle (as has Mitchell) and they
“arboreal village” in Italy came into
breathed was completely produced
environment and to the needs of
have conceived various applica-
being at the foot of “Sleeping
by the photosynthesis process of
its inhabitants more intelligently. It
tions, such as trees that take on the
Beauty” mountain in the woods of
algae. Electricity was generated by
employs the latest in what we
shape of a bus stop or benches as
the Pelati Mountains in Piedmont.
means of solar cells on the outside
know about artificial intelligence,
The House of the Future?
In The Treetops or
at the Bottom of the Sea…
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be
totally
self-sufficient
construction
These
“Free
Spirit
The Connected
Sustainable Home
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English version
as well as advanced robotics, to
needed energy?
integration. They remove rigidity
technologies to these fundamental
improve the quality of life for those
Information and communication
and inertia from housing stocks
building forms. For example, a
who live in the home. And, going
technologies – How can homes be
and processes and they put a lot of
long, bar-shaped building facing in
even further, it is a home that by
designed employing digital tech-
decision making directly in the
the right direction affords a
its very existence and the way
nologies to create a highly respon-
hands of inhabitants. They also
tremendous amount of roof area
it “works” can satisfy human
sive system between users, overall
open up the possibility of innova-
that is extremely well-suited for
behavior and thus promote social
architecture, energy systems and
tive, open-source user/designer
solar panels. A deep floorplate,
sustainability.
all other aspects of the building?
communities.
cubic building offers a very useful
We know that intelligent responses
Social sustainability – How can
The real-time electronic systems
core area in which to burn biomass
are, inherently, the most efficient
homes be designed so that they
are
sensors,
to insulate the perimeter; with an
responses. Imagine a home capa-
serve the interests not only of the
processors, displays, actuators and
insulated perimeter, the heat gen-
ble of functioning with simple
immediate inhabitants but also the
networking embedded in portable
erated can be conserved for the
reflexes and simple responses to
social interests of entire communi-
devices, as part of the infill and in
home.
stimuli, and that can even learn
ties – including enhancing human
software. The systems control the
The association of green technolo-
over time. Imagine a home that
connections?
response of displays and actuators
gy with building shape is relatively
to conditions detected by sensors,
straightforward: we know that
creates a detailed stream of infor-
implemented
in
mation about how the building is
Chassis, infill, and real-time
as well as through user commands.
some technologies will work better
responding to its inhabitants, and
electronic systems
They make it possible to automate
with certain shapes. The third basic
vice versa, and what those inhabi-
From an architectural design per-
much of the short-term decision
idea involves overturning some of
tants are doing over time. Imagine
spective, we begin to answer these
making required of a home’s
the fundamental assumptions of
a home that can extract patterns
questions by envisioning the Con-
inhabitants. They enhance sustain-
architecture and taking the build-
from these data. And then imagine
nected Sustainable Home as com-
ability by providing instantaneous
ing into an innovative realm where
a home with a memory similar to
prising chassis, infill and real-time
responses to dynamic changes in
information and communication
what we humans have, that can
electronic systems.
user needs and behavior, external
technologies are used to create a
accumulate experiences over time
The chassis is built to last for
weather and lighting conditions,
new home environment of connec-
and learn from those experiences,
decades and to embody principles
and so on. They enable very high
tivity and sustainability.
and can ultimately reflect on mak-
of sustainability over that period.
levels of personalization of the liv-
Consider, for example, the funda-
ing intelligent tradeoffs among
Like the central processing unit of
ing environment. Software for
mental assumption that windows
competing goals.
the personal computer, the home’s
these systems is updated continu-
are in fixed locations. In the Con-
That is the vision of the Connected
chassis is the major structure into
ally over a network.
nected Sustainable Home, win-
Sustainable Home. It is a vision of a
which everything else plugs. Its
future in which architecture and
design responds to the particular
Implementation through
grammable and move in response
urbanism are truly sustainable, not
physical conditions of a location,
simple design ideas
to the needs of the inhabitants. A
only by virtue of the materials they
such as topography, access, climate
To achieve the Connected Sustain-
window might follow you as you
use but also by what buildings can
and local materials, to the endur-
able Home, we adopt a few simple
walk in the home from one place
do and the better lives they enable
ing local culture to create a sense
and basic ideas. We begin with the
to another. Perhaps the dimensions
their inhabitants to live.
of local place.
idea of the building itself and its
of the visible window are deter-
The home’s infill are modular ele-
potential shapes. Our initial set of
mined by the home’s understand-
Four main principles
ments with standardized inter-
elementary shapes includes a long,
ing of your mood, or your need for
The Connected Sustainable Home is
faces. These elements can be con-
narrow, bar-shaped building; a
privacy, at a given moment.
built on four main design principles
figured initially and then adapted
deep floorplate, cubic building; a
Windows control the passage of
that pose fundamental questions:
over time by inhabitants making
flat, cylindrical building; and finally,
light, view, heat, and air across the
Sustainable architecture – How can
intelligent choices about their living
a tall tube-shaped building. Each of
exterior walls of buildings. Because
homes be designed with an overall
environments and the changing
these shapes has particular archi-
exterior conditions and internal
aesthetic and functional perspec-
conditions of their lives (e.g., eco-
tectural properties and is appropri-
activities vary dynamically, win-
tive and be well integrated into the
nomic conditions), and integrating
ate for particular uses in particular
dows require continual adjustment
landscape and urban setting?
new technologies and products. It
urban contexts, thus satisfying our
to maintain the most comfortable
Green energy – How can homes be
is the infill elements of the Con-
need to design with sustainable
and energy-efficient relationships
designed to leverage our natural
nected Sustainable Home that
architecture as defined above.
of interiors to exteriors. But capa-
resources – including solar, wind,
enhance sustainability by allowing
The second simple, basic idea is to
bilities for adjustment of traditional
rainwater and biomass – for their
this quick, efficient adaptation and
relate a number of green energy
windows are limited: window
dows are dynamic: they are pro-
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openings are of fixed size and loca-
around a central power plant but
sensors that respond to the inhabi-
attack. The Connected Sustainable
tion, and cumbersome mechanical
with
connections
tants. These units also collect data
Home not only employs the latest
devices, such as shutters and
among buildings that sell their
on inhabitant behavior, which
advances in technology and sus-
blinds, are used to vary the trans-
excess electricity in a dynamically
enables the system to become
tainable architecture to achieve this
mission properties of openings.
priced system. When the wind is
increasingly intelligent and respond
objective but also provides an envi-
With dynamic windows, the sizes
blowing at night, the wind-pow-
to those who live in the home with-
ronment in which people can
and shapes of windows are elec-
ered home has an excess of energy
out the inhabitants having to take
strengthen the connections they
tronically controlled, and they can
it can sell to the solar-powered
specific action. The “robo-wall”
have to other people, to their cul-
vary freely. Variation can be under
home that relies on daylight for its
installations provide for the use of
ture and to their place.
the direct control of building users;
power, for instance.
customized light, as well as pro-
This paper is part of a vision and
it can respond automatically to
Another basic concept involves
grammable reconfiguration of the
research conducted in close col-
sensor input; and it can implement
construction that is closely analo-
space in the home. A room, for
laboration with Professor William
strategies for minimizing building
gous to the notion of a Universal
example, can be easily configured
J. Mitchell, and part of the Green
energy use.
System Bus (USB) connector, like
for individual use, use by the family
Home Alliance, with the Fon-
Another assumption has been that
the ones you find on your personal
group of inhabitants, or even to
dazione Bruno Kessler in Italy
wind power can be harnessed,
computer. The USB connector is a
host a larger gathering that includes
(http://mobile.mit.edu/fbk).
generally, on a scale that goes
standardized interface that simul-
people from the community.
beyond the individual home. Wind-
taneously forms a structural con-
The idea of having a home as per-
mills that might be scaled for the
nection, an electrical connection, a
sonal trainer involves building a
home are highly susceptible to tur-
mechanical connection and a data
structure that educates its inhabi-
bulent conditions. However, we are
connection. Imagine this in the
tants and the broader community
beginning to see some options that
context of architectural construc-
so as to encourage behavior con-
can be integrated into architectural
tion. The Connected Sustainable
sistent with sustainability. Informa-
design to solve that problem, which
Home has intelligent units that
tion and communication technolo-
creates yet another source of green
snap together, not only giving
gies are central to achieving this
energy into which the Connected
structure to the building but also
objective. In our prototype, the
Sustainable Home can tap.
establishing immediate, USB-like
robo-walls can function as a med-
Advances in technology give us the
electrical, networking, plumbing
ical center or remote clinic, project-
opportunity to rethink urban ener-
and other links.
ing interactions with healthcare
symmetrical
gy systems. We can locate Con-
providers in real time. The robo-
nected Sustainable Homes in set-
First prototype
wall can interact with the inhabi-
tings that make sense for the type
With these guiding principles and
tant as she or he goes through an
of building and for particular forms
concepts in mind, we have begun
exercise regimen, collecting data
of green energy. For instance, a
to prototype the Connected Sus-
on the exercise performance and
home with windmills can be in
tainable Home. Our first iterations
adjusting the regimen accordingly
windy locations; a solar-based
involve what we call robotic archi-
(and in concert with healthcare
home can be built in a sunny loca-
tecture and the notion of the home
providers). It can also transform the
tion, with the proper orientation;
as personal trainer.
home into an athletic center or vir-
and a home that employs power
Robotics are key to the Connected
tual game room. The possibilities
from biomass can be sited in prox-
Sustainable Home. The objective is
are limited only by the imagination.
imity to the sources of that bio-
to build a structure that will
mass. In the Connected Sustain-
respond robotically to human inter-
On the path to genuine
able Home model, we begin to
action and to the environment.
sustainability
achieve a landscape relationship
This requires that the home be cus-
We know that genuine sustainabil-
between the principles articulated
tomized for its inhabitants and be
ity is predicated on using our intel-
above, building types and building
completely integrated into the
ligence to the greatest degree pos-
locations.
environment.
sible. This is how humans adapt to
One of the ways in which connec-
In our prototype, robotics are
behave in new ways and we need
tivity comes into play involves these
installed in the floors and in the
that adaptation to conserve energy
green energy systems. Imagine an
walls. The “robo-floor” includes
and conserve resources in a world
electrical
custom-designed HVAC units with
where they are under increasing
grid
organized
not
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English version
Oxygen versus CO2
Sustainable Mobile
Solutions
planning a few fundamental steps.
perating the exiting flow of energy
The first step can be applied only if
in favor of that which is entering.
the building is a new one and this
A building that is designed this way
is a matter of bio-climactic design.
is energetically self-sufficient, with
zero CO2 emissions and truly brief
by Carlo Falciola
This means optimizing the rapport
by Andrea Milano
between man - bios – and the cli-
times of economic return (an aver-
Air quality and traffic issues are
Today everyone talks about saving
mate, thanks to a perfect orienta-
age of 10 years’ time, but this
forcing us towards radical
energy, ecology, renewable energy
tion of the façade, compact geom-
depends on various factors). See-
change. But technological pro-
and safeguarding the environment
etry and less dispersion, the
ing the general state of the build-
gress, and a new way of
but the recent environmental
exploitation of the ventilation and
ing trade to start with, however,
thinking first of all, can help us
catastrophe in the Gulf of Mexico
natural radiation and the screening
there would already be a consider-
redesign this scenario.
reminds us that we are still too
of undesirable heat.
able environmental impact if the
dependent on fossil fuels. In reality,
The second step focuses on the
entire planet were constructing
Moving is hard work. When our
there is something we can all actu-
elements that separate man from
according to the class B category!
body is our means of transporta-
ally do, starting immediately. The
the surrounding climate, or rather,
To achieve certain results in a short
tion, it is immediately repaid by the
building trade is responsible for
the covering or “skin” of the build-
time, the game has to be played in
physical benefits of moving. But
40% of the consumption of ener-
ing, whether it is a new or already
three fields: political, technical and
when a different, more technolog-
gy world-wide and each and every
existent one. This means well-insu-
social. So it is significant that the
ical means of transportation is
one of us lives in some kind of
lated
can
EU’s New Instructions on the ener-
used, its “hard work” translates
house. The average consumption
“breathe” and are equipped with a
gy yield in the building trade fore-
into a cost for the environment,
of the buildings in Italy is 160
kind of inertia, transparent surfaces
sees that by the year 2020 there
energy sources and our quality of
kWh/square meter, which in the
that capture the heat in winter,
will be the creation of only new
life. Over time, our species has
current energy classification corre-
ventilated coverings but not a con-
“practically zero energy” construc-
learned to move anywhere more
sponds to the seventh class: the
tinuous thermal bridge. A house
tions. This cannot be set aside from
and more easily and quickly but in
worst. So there is lots of room for
with little dispersion can conse-
the evolution of technology and
the past few years our habits have
improvement and it makes sense
quently be heated less and this
the education of designers, busi-
turned out to be harmful and even
to start here.
allows for a reduction of the use of
ness concerns, craftsmen and plant
impossible to sustain. The air we
Improving the quality of buildings
heating systems, which are devas-
engineers, as well as the public
breathe is not exactly the best we
immediately raises the question:
tating for the environment.
institutions responsible for the
can get. According to Istat (the Ital-
how much will it cost? Contrary to
The third step towards a house of
approval of public and private
ian statistics institute), during 2005
what one may think, the current
the “already present future” is
works. In the end, it is important to
particulate in Italian cities exceeded
historical phase is even helping out
exactly that of the evolution of
broaden the volume of the subjects
the limits set by law for an average
on costs: the Kyoto Protocol
plant engineering, with the pro-
involved, the social aspect and
of 60 days. The situation seems to
requires that its member countries
gressive elimination of the use of
people’s mentality. From now on,
have slowly improved since then
reduce their emission of green-
the old boiler. For the air-condition-
anyone who buys a house will have
but it is still alarming. Data regard-
house gases by 2012, compared to
ing of rooms, it is substituted by
a “Proof of Energy Certification” at
ing car traffic is not encouraging
1990, and the result is a cascade of
the geothermal heat pump, which
their disposition, testifying to the
either, since Italy holds the Euro-
national and regional grants and
exploits free energy and the con-
overall services of the building’s
pean record for number of cars per
EU incentives to aid all kinds of
stant temperatures of the soil
engineering design. Only when this
person (60 cars every 100 Italians,
energy savings.
underground to fuel radiating
will have as much value as an
20% more than the EU average).
Therefore, improvement is not only
heating of the floors. The con-
apartment’s interior details will the
Sure, the proportion of Euro 4 cars
sensible and sustainable but it is
sumption of electricity of this sys-
planet finally be able to breathe a
today is four times what it was in
actually being made possible for
tem, beyond that which is used
bit better and drink less oil.
2005 but we still travel in almost
everyone. How do we do it and
daily for lighting and use in the
empty vehicles: on average, 10 cars
where do we begin this restyling of
home, is guaranteed by photo-
carry no more than 12 people.
the energy used in our buildings?
voltaic modules, whereas solar
In the past few years, a number of
Starting from that last class G, you
thermal collectors produce the san-
solutions to make mobility more
can get to the most efficient class
itary hot water that we need.
sustainable have been studied and
A, and beyond, with the Passive
Finally, mechanically controlled
suggested. Although none has
House and consumption that tends
ventilation guarantees the replace-
proven to be the winning one until
to be practically zero, by means of
ment of the air in the rooms, recu-
now, many have been quite effec-
Passive House,
Active Ambience
outer
walls
that
and Manuela Lehnus
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tive and, most importantly, have
body or company, there is a group
portation.” Sustainable mobility
service has just signed an agree-
helped build an important knowl-
focused on mobility management,
initiatives are really most effective
ment with a major car sharing
edge base that can be used to
which I am part of, too, to study
when integrated and coordinated
company: car pick-up stations will
define the new paradigms of
and optimize how people having
with each other, and when they
be set up in 85 train stations,
mobility.
to do with the structure move
match users’ needs precisely. “It is
reserved for railway pass-holders,
According to Alberto Colorni, pro-
around. In our case, this means
important to organize and manage
with the goal of doubling users
fessor of Decision Models at the
over 40,000 students and another
these activities as a whole, con-
especially in the business segment.
Politecnico di Milano and mobility
few
professionals,
necting them one to the other.
Road pricing – charging a fee,
expert at the city’s university, “We
between professors and staff. We
Carpooling routes, for example,
which varies according to the vehi-
are now starting to have the strate-
have already analyzed the person-
can be planned to facilitate access
cle, for entrance in certain areas of
gies and tools we need to curb the
nel’s journeys and we will soon
to public transportation. But we
town – is another initiative that
problem in the near future and
start research about the students’.
also need to improve single initia-
many European cities have promot-
build promising scenarios for the
It is essential that questions and
tives, keeping the needs of poten-
ed to reduce traffic and pollution.
future.”
answers be accurate, in order to
tial users in mind. For example, on-
In Italy, we have Milan’s Ecopass
In 1988, Colorni created the first
define users’ features and needs
demand buses usually make cer-
system, which has sparked huge
on-demand public transportation
and to create a fitting organiza-
tain set stops; sometimes, especial-
discussions and contrasting opin-
service in Italy, in the Apennine
tional model. Firstly, we must
ly at night, it would help if they
ions about its true effectiveness.
area around Piacenza, in coopera-
divide
categories
could take people right to their
We probably need to keep in mind
tion with CNR (Italy’s National
depending on where they come
front door instead. These solutions
that it would be impossible to
Research Council). Later, he started
from, at what time, and along
would be easy to implement,
objectively evaluate this experi-
a number of projects for carpool-
which route, but also on what their
would promote the use of alterna-
ment at the moment, since for
ing (sharing private vehicles) and
preferred means of transportation
tive transportation and, most
now it is limited to a short time and
car or bike sharing (in which sub-
is. We know there are ‘pure driv-
importantly, would help improve
to a very small area. Similar initia-
scribers can borrow a vehicle at an
ers,’ who are willing to drive some-
users’ quality of life.”
tives actually have existed in other
extremely convenient fee from a
one but would never give up their
In Italy, this kind of initiative is in
countries for many years and in
company or association). These
own vehicle, as well as ‘pure pas-
slow but constant growth. Car
some cases have been confirmed
ways of sharing means of trans-
sengers,’ who do not have a car or
sharing members have doubled in
by popular vote. Singapore is the
portation could be some of the
cannot or do not want to use it,
the past three years, going from
record holder, introducing its first
most effective options to improve
and finally ‘mixed users,’ who can
9,000 in 2006 to 18,000 in 2009.
taxation against traffic in 1975
mobility: “For us Italians, having a
be both drivers and passengers.
Bike sharing, on the other hand,
with manual collection. Over time,
car is both a matter of convenience
According to our first results, there
can count on about 130 active sys-
Singapore’s traffic decreased by
and one of status, and is difficult to
is a strong interest in the initiative.
tems in Italy at the moment, with
45%, while use of public trans-
give up. Changing our mindset and
The next step is to study a model to
5,500 bicycles overall. The biggest
portation increased by 20%. Simi-
starting to think about every vehi-
organize and put users in touch,
one is Milan’s, offering 1,300 bikes
lar operations allowed London to
cle as the instrument of a service
according to their actual availability
in about 100 stations (with plans to
cut traffic by 30% and Stockholm
we can share with others could
and needs.”
add another 170 stations soon,
bring remarkable benefits. If you
Carpooling initiatives have obvious
reaching a total of 5,000 bikes)
by 15%, both with around 15%
fewer CO2 emissions.
think about it, by the way, we reg-
benefits in terms of pollution and
– but that is still far from the results
“Road pricing is definitely a touchy
ularly carpool with friends for
traffic, but how could we over-
achieved in other European coun-
subject, but might be a valid instru-
events, short trips or holidays. The
come the resistance of those want-
tries. In France, for example, bike
ment, if implemented for a certain
turning point will be changing
ing a vehicle at their complete and
sharing is organized in just 34 local
period of time and in a dynamic
what is a sporadic and impromptu
unlimited disposal? “In the project
systems but offers over 35,000
way,” Alberto Colorni adds. “We
opportunity we take during our
we are working on for the Region
bikes overall. To get a better idea of
need to monitor how the types of
free time into a regular and well-
and the Municipality of Milan, we
the size of the phenomenon, just
vehicles and users change, and to
organized habit we can adopt, for
are considering particular incen-
compare the number of bikes per
change the system accordingly in
example, to commute to work.”
tives for those who participate.
person in Milan (one every thou-
order to reduce traffic and keep
Colorni and his group are working
Reserved, if not free parking
sand people) to that in the French
emissions under control. It is essen-
on two carpooling projects, one for
spaces, for example, or ‘mobility
capital (one every hundred people).
tial that profits be reinvested in
the Politecnico and one funded by
credits’ one can collect and convert
In the Netherlands, where bikes are
structures and initiatives that favor
the Lombardy Region. “In our uni-
into discounts or free membership
one of the most popular means of
sustainable mobility.”
versity, just like in any major public
for bike sharing or public trans-
transportation, the national train
Fuel is another important theme
thousand
users
into
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that regards the sustainability of
working on a quick charge system
ever to be implemented by a State
transportation. At the moment,
with 40 Kw power, which will take
– has an encouraging outlook: by
there are about one billion vehicles
only 20 minutes,” says Andrea Val-
2050,
around the planet, with tanks usu-
calda, Head of Innovation and
decreased by 50%, with a strong
ally filling up on gasoline or diesel.
Environment of Enel’s Engineering
increase in bikes and pedestrians;
In Europe, the transportation
and Innovation Division. According
trains will be faster, more capillary
industry relies on oil derivatives for
to Carlos Ghosn, the French-Japan-
and powered by electricity generat-
97% of its fuel and is responsible
ese automotive group’s top man-
ed by renewable sources; freight
for 24% of greenhouse gas emis-
ager, “We estimate that 10% of
transport will be carried out using
sions. Alternative systems, deter-
the world’s car production will be
vehicles running on natural gas,
mining a smaller environmental
electric models by 2015.”
produced with solar energy, while
impact, are still an irrelevant
The progress made by the automo-
oil will be mainly used for aviation.
percentage.
tive industry to favor sustainable
According to Newman, the first
In terms of carbon dioxide emis-
mobility is not limited to the area
signs of these changes are already
sions and fine particles, using vehi-
of propulsion. Integrating interac-
visible in Australia and the United
cles running on biodiesel, ethanol,
tive devices for localization and real
States – where the use of cars has
lpg gas and methane determines
time data or information exchange
been decreasing in the past few
remarkable reductions. According
could also make a large contribu-
years and public transportation has
to the UN Commission on Sustain-
tion: vehicles could communicate
increased.
able Development, biofuels like
with each other and with central-
biodiesel and ethanol could cover
ized traffic management systems,
up to 25% of the world’s energy
constantly
needs for the next 30 years. Using
about best routes, optimal speed,
electric cars that could cut CO2
parking, connection points with
emissions in half would also be a
other transportation systems and
solution with extremely positive
all the other information that can
results. Emissions could even come
make for an efficient and comfort-
close to zero if the electricity they
able journey. “New communica-
use is generated from renewable
tion technologies, paired with the
sources or nuclear plants.
Internet’s
Hybrid vehicles, launched a few
increasingly wide use of social net-
years ago, are slowly making their
work mechanisms, create interest-
way into the market but it is time
ing opportunities to improve the
for completely electric cars now. A
situation, starting with single users’
number of different manufacturers
contributions,” Alberto Colorni
will launch their first electric mod-
sums up. “For example, car drivers
els within a year. Meanwhile, a
themselves could update the traffic
range of important agreements
situation in different areas in real
between the automotive and ener-
time, sending information through
gy industries will favor the develop-
the web to a central system that
ment of a network of recharge sta-
can filter, organize and distribute
tions. Enel and Endesa (the for-
them. Moreover, the web’s sharing
mer’s equivalent in Spain), in par-
and communication principles are
ticular, have just signed a contract
perfect to optimize and promote
with the Renault-Nissan alliance to
carpooling initiatives.”
develop these technologies in
But where will all of this take us in
Europe and Latin America, with
the future? The answer comes
vehicles reaching an average speed
from Australia. Peter Newman,
of over 100 kilometers per hour, a
professor of Sustainability Policies
range of 130 kilometers and 6-7
and head of the Australian Sustain-
hours charge time. “We are also
ability Program – the first of its kind
receiving
popularity
directions
and
the
road
traffic
will
have
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New Grids for New Cities
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perforce pass by way of its basic
gested areas without dispersion: a
where it is most needed at the
circulatory system: the electric
network in which energy storage
time.
by Nicola Nosengo
energy network or grid.
systems and a better management
And this is where we come to the
The electric energy network
The electric energy network has
of the demand have eliminated the
first fundamental technological ele-
has contributed more than
contributed more than anything
problem of peak consumption. A
ment of an “electrically smart” city:
anything else to changing our
else to changing our cities, starting
network in which the watchwords
the meters, which are transformed
cities, starting at the end of the
at the end of the 1800s, and
have become distributed intelli-
from simple devices for counting
1800s. The current revolution
rethinking the city means needing
gence (systems controlling delivery
consumption into real communica-
of the smart cities would not
to specifically rethink this infrastruc-
at all points of the network),
tions terminals, able to converse in
be possible without an intelli-
ture. To synthesize with a slogan:
exploitation of broad-band com-
real time with the network nodes
gent electric energy network
“a smart city needs a smart electric
munications for exchanging infor-
and communicate the demand, or
that can guarantee the city
grid.”
mation between the city center and
on the contrary, the availability of
silent electric vehicles and that
Both the United States and Europe
the outskirts and a supply of electric
extra energy, so as to direct the
is able to provide all the
are quite aware of this and over the
current tailored to the needs of
flow. At the very least, the smart
energy necessary for living and
years ambitious multi-disciplinary
every single user at any given
energy meter can be defined as a
working without wasting any,
programs have been launched to
moment.
counter that includes a time factor.
all the while respecting the
fundamentally rethink the future
This is similar to the spirit that ani-
That is to say, not only does it meas-
environment.
networks. Already in 2003, a group
mated the European Commission
ure how much current is being con-
of experts from the United States
when it launched the "Smart
sumed but also how the consump-
In a book dated 1963 which soon
Department of Energy Office of
Grids" project in 2005. As diag-
tion changes over time. This infor-
became a classic of urban studies,
Electric Transmission and Distribu-
nosed by the Commission, the pres-
mation is then returned to the net-
The City in History, the American
tion drafted “Grid 2030,” a sort of
ent European electricity network is
work to “negotiate” the energy
historian and city-planner Lewis
roadmap for the network. From the
inadequate regarding the challenge
needs, and perhaps even the cost,
Mumford bitterly criticized the con-
ruthless challenge of obsolescent
of climate change and overcoming
in real time. For the record, our
temporary urban model, the mega-
technology to the constant increase
dependency on fossil fuels. It is
country has the most experience so
lopolis devoted to continuous
in consumption and the generated
based on the presence of large
far in undertaking the installation
expansion around its center. A
current, bottlenecks have been cre-
power plants connected to a high
of smart meters, with which Enel
structure (or better yet, an absence
ated today that are seriously impair-
voltage transmission system, which
has reached 32 million users.
of structure) that has been consid-
ing the functionality of the net-
in turn supplies energy to low or
The meter alone is not enough for
ered to be the reason for many of
work, leading to current leakage
medium voltage subsystems. Com-
making a smart grid, although it is
modernity’s ills and troubles and
now ranging around 10%; mal-
pared to an increasingly competi-
the first fundamental step. Thanks
which is a far cry from the ideal
functions or current interruptions
tive industrial sector, distribution is
to it, and pairing up with the tech-
city. In the future, he wrote, a city
sometimes cause enormous black-
largely managed as a monopoly.
nology that already largely exists,
should draw its inspiration from
outs, such as the epic one in
The system does not provide for
every single dwelling can become a
cities of the Middle Ages; not
August 2003 in the northern states
energy that can flow in two direc-
small-scale electric energy network,
devoted to continuous expansion,
of the U.S.A. and Ontario, leaving
tions: not only from the producer to
partly autonomous and, above all,
but based on an organic balance
55 million people without electrici-
the consumer but also vice versa.
“smart” in managing flow and
between the people and their habi-
ty. And all told, it costs the United
On the contrary, the distribution
consumption. An example might
tats, between the city itself and the
States about 180 million dollars per
networks of the future will have to
be the remote control of appliances
environment surrounding it.
year.
be “active,” to manage and facili-
and lighting. Supported by that
Today, many city-planners would
Contrary to this picture is the vision
tate the exchange of electricity in
other smart network par excel-
agree with some of Mumford’s
of "Grid 2030," which precisely
many directions: to indulge an
lence, mobile telecommunications,
ideas, although perhaps less drasti-
depicts how the network should be
open market in which production is
and coupled with a smart meter, it
cally. Decentralization, balance
in the year 2030. A network in
distributed in an intelligent way,
becomes relatively simple to devel-
with the natural environment,
which
focusing on sources of green and
op applications where, for example,
cities planned around Man’s needs,
exploits super-conductive materials
renewable energy.
a washing machine can be turned
the purpose of which is the quality
(those materials capable of passing
In both cases, what specifically
on or a heating system can be
of life and not increasing its size:
electric current with hardly any dis-
comes to mind is a network that
remote-controlled simply with a
these have become the key words
persion) that enable large amounts
would not waste a single kilowatt
phone text message, to avoid one
for urban planning. But this
of power to be carried over long
of energy, while pinpointing sur-
of the more traditional sources of
rethinking of the urban fabric must
distances, reaching the more con-
plus energy and sending it to areas
waste.
technological
progress
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The real leap to the city of tomor-
al writers, including Jeremy Rifkin.
why projects of this kind include
row and the smart grid will happen
A perspective, if research like
plans for installing adequately
when the single habitat, in turn,
Catchpole’s continues, that will be
equipped columns: it goes without
becomes a small electric power
an integral part of the scenario of
saying that each one is to be
plant that produces and does not
the city of tomorrow.
equipped with a smart meter that
just consume energy. Photovoltaic
Naturally, a smart grid in a smart
can inform the drivers of the clos-
and thermal solar are the watch-
city will have supporting mobili-
est available recharge point, recog-
words, words implying a radical
ty…that is just as smart.
For
nize the data of the car and cus-
transformation of the electric ener-
decades the object of unwavering
tomer and therefore withdraw the
gy network. This possibility already
skepticism, electric propulsion for
recharge cost from the user’s ener-
exists in Italy and is exploited by a
cars and public transportation vehi-
gy bill, all in real time.
few thousand citizens who connect
cles is making headway by now
After all, a smart city also rethinks
their electric energy system to solar
and after promises that are eternal-
its public lighting which, it should
panels installed in their homes,
ly postponed, it now seems only a
be remembered, was the first fun-
often selling the excess electricity to
matter of time. For now, the hybrid
damental application of electricity
the energy operator. But as every-
car, in which an electric motor
in an urban environment and still is
one knows, this is a possibility that
assists the internal combustion
a key element. Even the good old
still depends fundamentally on tax
motor, recovering part of the ener-
street lamp has to become “smart”
breaks or incentives guaranteed by
gy, is the host. But the time is ripe
by substituting the now obsolete
governments. The true break-
for a large-scale diffusion of the
incandescent bulb with the more
through of photovoltaic energy,
“purely” electric car. Lithium bat-
efficient
leading this technology to actually
teries permit independent travel of
Diode). As well as being much
compete in cost against that of fos-
about 130 km (well within the daily
more efficient in terms of energy,
sil fuels, calls for some vital techno-
average of whoever uses a car in
LEDs guarantee a more diffuse
logical innovation in the field of the
the city) and a “quick” recharge of
lighting that is more in tune with
materials.
3-4 hours by plugging it into any
the physiology of the human eye,
A big help, one hopes, will come
outlet. Pilot projects for the diffu-
the ideal compromise between low
from the science of the infinitely
sion of electric cars in an urban
light pollution and maximum
small. Not surprisingly, "Technology
context are taking place every day
“yield.” This category also includes
Review," the magazine of the Mas-
in many European cities. For exam-
the Enel “Archilede” street lamps,
sachusetts Institute of Technology
ple, take the "e-mobility Italy"
which are already located in more
in Boston, cited as one of the 10
project, in which Enel and Mer-
than 470 Italian cities.
most promising kinds of emergent
cedes are collaborating to place
Silent thanks to the electric car,
technology in 2010, that of the
100 Smart electric cars in piazzas in
which is able to provide all the nec-
Australian researcher Kylie Catch-
Rome, Pisa and Milan to be rented
essary energy everywhere for living
pole, who has discovered a tech-
to those who request them. And
and working, without wasting the
nique for exponentially increasing
analogous experiences are also
slightest bit, and is, therefore,
the efficiency of converting light
underway in Berlin and London.
respectful of the surrounding envi-
into electricity with the addition of
Even though these cars can be
ronment: even Mumford would
silver nanoparticles to the surface
recharged perfectly well with just a
have liked this city of tomorrow.
of the so-called thin film solar cells,
normal outlet, usually in the
the most affordable kind. Turning
garage, it is obvious that the wide-
an intuition into a large-scale pro-
spread presence of recharging
duction will not be a simple
points is still the crux of the matter
process, but it could, in principle,
for creating an effective diffusion
be “the solution” (or at least, one
of electric cars, particularly in
of the solutions) to make a quality
urban areas where only a minority
breakthrough in photovoltaic ener-
of car-owners actually have a
gy and bring about the dream of a
garage or where cars cannot be
“delocalized” electric energy net-
reached very easily with extension
work, a visionary proposal of sever-
cords from inside the home. That is
LED
(Light
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Emitting
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Sustainable Cities
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be this way through its tradition
different applications, all of which
doned areas. The “energy” aspect
and also because of the high cost
will make it easier for us to con-
directly or indirectly characterizes
by Livio Gallo
of producing energy. In other
sume less energy without having to
all these actions and this is why we
Marco Polo describes a bridge,
“western” countries, the level of
make sacrifices: electric mobility;
must not neglect coordinated ini-
stone by stone.
consumption pro capita is consid-
completely exploiting renewable
tiatives between public and pri-
“But which is the stone that
erably higher, in part because of
energy sources; efficient power
vate, between institutions, univer-
holds up the bridge?” asks
different customs and in part
supplies in points of public energy
sities, research centers and indus-
Kublai Khan.
through wasteful distraction. This
consumption, such as using LEDs
trial realities of excellence that can
“The bridge isn’t held up by
paves the way for broad margins of
for public lighting; devices that rec-
immediately exploit their ramifica-
one stone or another,” replies
improvement.
ognize and regulate our consump-
tion throughout the territory and
Marco, “but by the line of the
All the actions that can help us
tion in an easy or even automatic
which can also exploit a network of
arch that they form.”
acquire an awareness of the impact
way.
employees living in the territory.
Kublai Khan reflects silently.
of our consumption habits, of the
But, just like an arch, all these
These people are “Enel citizens”
Then he adds, “Why do you
limited resources at our disposal
stones can only function perfectly
but they are also “citizens” who
speak to me of the stones?
and of the surrounding environ-
if they are in joint equilibrium,
live in that territory and who know
It is only that arch that matters
ment, must also be made easy to
inter-coordinated in order to make
the local aspirations, peculiarities,
to me.” Polo replies, “Without
understand. We live in an informa-
the most not only of the single
vocations.
the stones there is no arch.”
tion society, where everything is
advantages but also of the shared
Just like the stones of an arch and
easy to find, to buy, to consume,
advantages.
for
its keystone, all of these contribu-
This passage from Invisible Cities by
and where it is often difficult to
instance: cars which we only use
tions together are essential so that
Italy Calvino clearly depicts the im-
renounce acquired rights, such as
for 10% of our time, which can be
our cities can pave the way toward
portance of each single component
the right to consume.
recharged when a source of
environmental, economic and cul-
that forms an arch and, at the same
We need to make a cultural
renewable energy is available that
tural development that is increas-
time, the importance of the arch it-
change of course in our consump-
otherwise would not be used
ingly sustainable.
self, perfect and functional only in
tion habits but, by its very nature,
because it is produced in an inter-
its totality.
this is an action with medium- to
mittent manner. Or an intelligent
This concept can also be applied to
long-term consequences, which
meter that automatically regulates
the multiform reality of cities today,
teaches new generations more
the flows of energy at home, giv-
conglomerations of countless com-
respect for the resources around
ing priority to the sources that
plexities and producers of opportu-
them, something our grandparents
weigh less heavily on the environ-
nities and wealth, albeit through an
were forced to learn.
ment, such as solar panels on the
elevated consumption of resources.
In the short-term, and in order to
roof or hydroelectricity supplied by
1 billion Euros per year in inve-
There are many actions that could
reap significant benefits from
the network.
stments for the Italian grid
be taken, in particular in the field
actions to improve the urban ener-
Broadening our horizon, a smart
of energy resources, which has the
gy network (where 80% of all car-
city must promote sustainable
36 million electronic meters
highest impact, which could help
bon dioxide emissions are concen-
development whose paradigms
installed in Italy, 11 million in
ensure that the wellbeing which is
trated), innovations and automatic
include reducing the amount of
Spain and one million in other
produced can be maintained with-
mechanisms can be activated
garbage; sorting waste and valoriz-
countries
out at the same time irremediably
which can immediately reduce
ing it economically; drastically
depleting the increasingly limited
energy waste by end consumers.
reducing the emission of green-
50,000 Archilede LED street
resources at our disposal. First of
Of fundamental importance, and
house gasses by limiting the circu-
lights sold in Europe
all, we must rethink the way ener-
perhaps the keystone to the entire
lation of private cars; optimizing
gy is now being consumed, in par-
process, are devices such as energy
industrial emissions; rationalizing
100 electric vehicles now being
ticular in developed countries,
meters and the many automatic
the construction industry in order
tested with 500 recharging sta-
which are designed to function
applications that can be connected
to radically lower the impact of
tions
without paying much attention to
to them,
making them a nodal
heating and air conditioning;
efficiency, in part thanks to the rel-
point to this new, incisive and intel-
rationalizing public illumination;
By the year 2020, 2 billion
atively low cost of the energy
ligent network which can measure
promoting, protecting and manag-
Euros will have been invested
sources. On the level of pro capita
and control energy flows.
ing green areas in the city; urbanis-
on European projects for the
consumption, Italy is a fairly virtu-
Starting with these “basic building
tic development based on “saving
automation of the home and
ous country and it has learned to
blocks,” we can construct many
the land” and upgrading aban-
the grid.
Electric
cars,
Enel Smart Grids:
Smart Grids for the cities
of the future
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Interview with Paolo Costa
Green Port Project
in “Serenissima” Venice
context of a broader plan, both as
kW. We changed our minds and
the most modern ships have an
to its objectives and its length. Not
focused
technology,
adequate system and even the dif-
only does Venice have to protect
becoming the first in Europe to
fidence of the shipbuilders must be
the port area, it also has to protect
make a choice of this kind, also
overcome. Until now, we have
by Claudio Pasqualetto
the entire lagoon: that is why its
thanks to the collaboration with a
somehow made them use cleaner
With its great “green port”
aim is to become the first carbon
leading Italian company for light-
fuels inside the port area, but the
project, not only has Venice
neutral port. This is an ambitious
ing large areas. The total power of
next step is needed and a Euro-
made a choice that is in line
project which, along with the proj-
the LEDs will be 65 kW and we
pean regulation that sets the stan-
with the Kyoto Protocol
ect regarding cold ironing, also
dards would be very useful, sort of
for the reduction of CO2 emis-
calls for designing maritime photo-
have calculated that in the end
there will be a savings of CO2 emis-
sions: it also opens up impor-
voltaic systems and plans for the
sions equal to around 87 tons a
the United States. We are definite-
tant future possibilities in mari-
re-qualification of the port areas’
years and even a savings of 2,500
ly behind in this matter. If there
time trade across the Mediter-
energy systems, resulting in the
Euros a year on the power bill.
were well-defined standards, clear-
ranean Sea. Paolo Costa, the
reduction of costs and a consider-
Venice Port Authority’s Presi-
able reduction of harmful emissions,
What is your particular aim in
security and if these were sus-
dent, tells us why.
as well as being in line with the req-
your agreement with Enel?
tained by a European standard
uisites of the Kyoto Protocol.
As I already mentioned, the city’s
establishing times and ways, then
commitment is to create a port
both the Port Authority and the
It is best to clarify at once: Venice’s
on
LED
like what is already happening in
ly one could move with greater
choice to turn its port into an
That is a challenging project
with a low impact on the environ-
shipbuilders could have supplies in
avant-garde “green port,” fore-
but it is often necessary to start
ment. The towers lit with LEDs are
which to invest.
most in the panorama of the
off with some small steps in
just the first step, but the main
world’s harbors, is certainly not one
order to make people under-
objective is the so-called "cold
Going back to the agreement
of those choices that is made just
stand that beyond the mere
ironing." This means supplying
with Enel, besides the cold iro-
to follow some style or an attempt
words, there are also concrete
shore-side energy, by means of a
ning, what else is planned?
to be labeled as “trendy.” It is true
facts. Have you taken some of
specific network, to the vessels
At least three other things, all of
that in the future it seems that the
these steps?
during their stay in the port, thus
which are very important. The first
economy will be based on a
That is right where we started.
avoiding the need to turn on the
is the attention given to photo-
“green” economy, which people at
There was a sort of check-up on
ships’ auxiliary onboard engines.
voltaic or solar energy, and not by
least say they believe in. But it is
the state of the “energy health” of
Just to cite a few numbers, remem-
chance all the plans for remodeling
likewise true that Venice has calcu-
our ports and we found that with
ber that a cruise ship, on the aver-
or constructing new buildings
lated wisely, discovering that it is
even the smallest interventions we
age, stays in the port for ten hours.
inside the port area already require
not just a matter that will be
would be able to reduce consump-
Switching from onboard engines to
a predisposition for the installation
advantageous for its image but
tion by 60%. These interventions
energy supplied shore-side would
of photo-voltaic panels. The sec-
that this operation will also open
were of the most traditional kinds:
reduce the CO2 emissions by 30%
ond is a study we are conducting
up important opportunities for
from the use of energy-saving light
and those of other pollutants and
on the mobility of vessels with
developing strategies in maritime
bulbs to the insulation of different
particles by 95%.
goods and those with passengers
trade and traffic. Paolo Costa, who
frames, from remembering to
is a former professor of Transport
switch off the lights to the careful
In those terms, it sounds very
essential for pinpointing inefficient
Economics, Mayor of Venice, Min-
use of the heating and air-condi-
simple: turn off the engines
elements. And the last thing is
ister of Infrastructures and Presi-
tioning systems.
and plug in the plug…
monitoring the consumption of the
dent of the European Parliament’s
weeks, some lighthouse towers are
The problem is much more com-
entire port, to evaluate the poten-
Transportation Commission, is now
being installed on the west pier of
plex. Here we are talking about
tial energy efficiency improvement.
the President of the Venice Port
the cruise terminal. This undertak-
consumption equal to that of a
In Venice, however, this sensiti-
Authority and as such, has signed
ing is an important one, regarding
town with 30,000 inhabitants and
vity towards environmental
an agreement with Enel to kick off
both the expected results and the
this is already the first problem. A
problems has also found other
the so-called “Green Port.”
estimated costs, considering that
ship staying in the port needs 7
expressions. Whatever happe-
these are towers where the lights
MW of energy. And not only does
ned to the project you announ-
Professor Costa, why was this
are on for about 2,700 hours a
the port need to be equipped to
ced a while ago for producing
choice made?
year. The original project had
supply enough energy, but first and
energy from algae?
It was not an extemporaneous
planned on traditional light sources
foremost,
be
It is an experimental project but
decision, but rather part of the
with the power capacity of 148
equipped to receive it. Today, only
one that has a solid basis. We are
In these very
within the port area, which is
the
ship
must
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oxygen
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doing our first experimentation in
make. Therefore, this green port is
cal engineering.
ties. Between 1958 and 1964, at
the area of Pellestrina. Basically,
an extraordinary passage for our
The set contained the well-known
least 90 new Meccano parts were
two things are needed: algae and
future strategies: first of all, we
colored metal strips. The perfora-
produced, the packaging was
sunshine. Together with Elnag, we
have to think, as we already are,
tions were standard half-inch (12,7
revamped and 10 new sets were
have created a company using
about how to make our daily activ-
mm), the axles were 8-gauge and
created using the first pieces made
technology patented by Solena, an
ities compatible with the environ-
the nuts and bolts of a 5/32 BSW
out of plastic. The real novelty,
American group. Energy can be
ment. Then, we must seize this
thread. The only tools needed to
however, was the appearance of
produced from the process of pho-
opportunity, strengthened by our
assemble and take apart the mod-
the blown-up diagram with the
tosynthesis of the micro-algae and
experience and awareness, and
els were wrenches and screw-
instructions. There was also a
we estimate that Venice will be
consolidate our offer and our lead-
drivers. Gymnastics of the hands
booklet that suggested some mod-
able to produce up to 40 MW with
ership. We must not have any illu-
and the brain for improvising
els that could be made with the
zero environmental impact.
sions that the path will be brief but
sophisticated new combinations
pieces in the box: a windmill, a
by now, even this sector is off and
over and over again. More than a
locomotive, an excavator, a trailer
We have mentioned, though,
running. Today, we need a basis for
mere toy, Meccano proved to be a
truck, scales, a propeller crank and
that this is not just some kind
a better future for Venice’s port but
useful tool for teaching genera-
a pile driver. Small projects for
of fashion or trend; instead, it
even more so, for the unique envi-
tions of little children and young
small construction sites.
is quite far-sighted. What are
ronment surrounding it.
boys the fundamental principles of
The personnel of Meccano Ltd.
the long-term objectives?
mechanics: levers, clutches, power
includes many graduates in engi-
The Port of Venice has an impor-
lines and balances.
neering and architecture: a creative
tant geographical centrality and it
The box had a number from 1 to
team that has tested every possible
10 printed on it, according to the
way of putting together the pieces
number of pieces inside. Box 10, a
contained in any given box. It is a
dream come true, was obviously
two-fold educational model: on
one only the well-off could afford:
the one hand, it forces children to
it had all the pieces for building a
interpret and follow a project, and
must also become central for the
Science at the toy store
economy. We have a four-year plan
underway that will conclude next
year and involves an investment
Engineers Who Play
with Mechancal Toys
estimated at 870 million Euros. On
the one hand, we are the first
by Davide Coero Borga
motorized crane that was 2 meters
on the other, it stimulates the
home port in the Mediterranean
Perforated metal bars, screws,
tall. But actually, with every single
invention of new mechanical com-
for cruise ships and on the other,
plates, beams with wheels, pulleys,
set, even Box 1, you could build
binations.
we are in a privileged position for
gears, couplings and axles for mov-
lots of things that all worked.
The construction game was so suc-
all the traffic travelling across the
ing mechanisms, and nuts and
Which is by no means trivial, even
cessful that from 1916 to 1963 it
Mediterranean, coming from and
bolts for assembling the pieces.
today.
had its own magazine: “Meccano
going to Asia, thus avoiding the
Simply “scrap metal” to the unini-
First introduced in the very early
Magazine.” Richard Rogers, one of
Suez Canal. And that is not all.
tiated but cult objects for those
twentieth century, the product
the many architects inspired by the
What you see behind us is Italy’s
who spent their childhood erecting
immediately revealed its character-
concept of the game’s graphics,
most important economic and pro-
and taking apart and putting back
istics of originality and shortly the
has designed a sophisticated archi-
ductive basin and we need to make
together the contents of those
demand exceeded the supply. To
tecture of metal strips for the
the maximum use of the infrastruc-
boxes. An ageless game: the only
the point that Hornby had to
Lloyd’s Bank complex in London. In
tures of the roads and railways.
one, however, to have conquered
establish his own factory on Duke
fact, today Meccano is used as
Most of all, we can provide guide-
the shelves of those unlikely para-
Street. Soon Meccano became
educational material at the Poly-
lines for Europe which, compared
dises of Allen wrenches: the hard-
popular throughout the world: the
technic Institutes in Italy and
to the great northern ports of the
ware stores.
first establishment in 1908, then in
around the world. And then they
continent with much heavier traffic
This famous “Meccano” toy has
1914, another new plant in Liver-
say games are for kids.
today, would guarantee huge sav-
just recently celebrated its hun-
pool at Binns Road turned the
ings both in terms of time and
dredth year of production: Frank
young company into Meccano Ltd.
energy
Hornby, the humble employee of
– the general headquarters for the
“straight” path through Venice
Liverpool
next sixty years.
allows for an extraordinary elimination of CO2 and when this con-
patented the new toy in 1901,
Over the years, this favorite toy of
called it "Mechanics Made Easy" –
engineers and architects has been
sumption, as sometimes happens,
that is to say “mechanics for every-
re-designed many times - lots of
also becomes an expense, it is clear
one” - because it was based on the
color combination choices - but the
that Venice is the only choice to
elementary principles of mechani-
real “boom” happened in the Six-
consumption.
The
who
invented
and
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carta UPM Fine 120 gsm,
certificata EU Flower.
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Il marchio EU Flower
garantisce che l’intero ciclo
di vita del prodotto ha un
impatto ambientale limitato, a partire dalla scelta
delle materie prime fino
alla lavorazione, e dal
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autorizzazione n. 76 del
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La scienza per tutti
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