FILIPPO 'rURATI
Discorso detto il 7 ottobre 1919
al Congresso Socialista di Bologna
(f;-;i A!'l'ENJJrcg: La mozione di Reggio Emilia)
Prezzo cent.
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PRESSO LA PRAZIONEJ DI
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Q11a11clo 1'1lippo Turnli 1n·onunziò al Congresso di
Bolo~11a, ncll'ullohre dello scorso anno, il discorso
::\hlano - Cooperativa Grafie" degli Operai - Via Spartaco, 6.
qui pubblic.alo in upuscolo, anche a molti di noi, i
quali pur ne .approv:11ano senza riserve il contenuto
sost..anziale, pane che la .-.na eflìcacia pcr,.;uasirn potcssC' es..;ere incleholita dalla crudezza od eccessiYilà
di rcrli apprezzamenti e giudizì. Oggi, a chi Io ri!cgg.a dopo I'esperienrn dci tredici mesi che son
passati da allura, q11-cl clisrorso <1pparisce come J'1>,sprcssione cli uu pen-;icro che, infklmmalo da u11"<wdm1le passione cli sinrerilà, guidato dalla luce di una
dollrina Inngamcnil,c medit.at.a, è r iuscilo a Yedere piÌI
IPnl.ano e più .a fondo che non 'edessel'o aillor.a J.r
menti di Lu lli noi. L'impossibilità che l 'InLertwzionalc di Mosca potesse raccogliere aLLorno a >-è le
forze <li Lnlli quei socialisli che pur mantennero fede
ai loro Ideali in mezzo all:a bufera dcli.a guerra, è
atLeslaLa in questi giorni dall.a Iolla che I.a stess.a Di1·czionc del no..;lro Partilo è costrett.a .a sostenere per
conciliare con le richic ..te di :.\losca le esigenze dell~
autonomi.a, che è quanlo dire della vita, dÒl Partito.
Oggi le difficoltà tragiche della rirnluzionc russa
1
pur degn.a, anche per qu-csto, di un gr.ande rhpetl.o)
e l'insuccesso dci suoi sforzi per creare l'assetto comunisl.a sono .attestali e confessali cl.agli stessi atti del
Cov-0rno dei Sovictv e dalle dichiarazioni di Lenin
r di altri clir i ~enli. dPl mO\ irnenlo bolsreYiro; e il
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Not·c1111JrP, 1920.
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Sotialismo e Massimalismo al Congresso sotialista di Bologna
La voce delle tombe.
TURATI. - Compagni ! Gli amici della frazione
che, con la nome nclatura sciocca e superata con cui
ci calunniamo reciprocamente, vien e indicata come
« riformis ta », mi ha incaricato ieri sera dt portare
per e&sa la parola nell'ultima fase d i questa, che è la
discussione centrale del Congresso .
io parlo. dunqu e, per i codini (ilarità) per i vecchi,
per gli oltrepassati, per le mummie (ilarità); per coloro che stanno an cora più indietro dello stesso ultratradizionalista Costantino Lazzari; parlo per i sepolti.
E domando a voi la revere nza che si deve alla voce
delle tombe (ilarità).
Ed è mio còmpito ch iarirvi, molto rapidamente,
perchè noi manteniamo intere le nostre idee, nel
fermo convincimento che solo in esse sia il socialismo; e, al tempo s tesso, per quali cons ide razioni non
di opportunis mo ma di opportunità. per 1'amore grande cioè che portiamo alla causa del proletariato, la
quale ben può consigliare transazioni, purchè motivate e dignitose, noi potremo tuttavia ripiegare -malgrado un dissenso che dobbiamo non diss imulare
- sopra la mozione Lazzari, non già, che sarebbe
cosa ben miserevole, a semplice fine di Congresso,
per ottenere cioè una votazione meno esigua, ma a
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tutela di quella unità del proletariato militante che è
sempre in cima dei nostri pensieri e che lo sgretolamento o la scissione del nostro Partito metterebbe
a gravissimo repentaglio.
puì, anzichè allont:rnare o compromettere il tutto per
Il massimalismo esiste ?
Noi non crediamo al « massimalismo ». Per noi un
massimalismo » semplicemente non esiste e non è
mai esistito. Infatti dove è il s uo contrapposto? Perchè un massimalismo avesse qualche ragione di esistere nel Partito, vi dovrebbe essere, di fronte ad
esso, nel Partito, un minorismo o un minimalismo.
Orbene, vi è qualcuno fra noi che si senta, o che
consenta a farsi chiamare, minorista o minimalista?
Vi è qualcuno che consenta a un ideale socialista ridotto, che si contenti di conquiste mediocri, che, sulla
via del socialismo, sia disposto a fermarsi a mezza
strada? Se ce n'è uno solo, è pregato di alzare la
mano! Ma, se nessuno alza la mano, se non c'è uno
solo di noi che possa intitolarsi minimalista, è evidente che non vi può essere ch i abbia diritto di vantarsi massimalista. Tutte queste denominazioni non
sono che dei bluffs, creati, magari in buonissima fede,
dallo spirito settario.
Quelli che in buona fede affermano tali distinzioni
sono degli « autobluffati »! (si ride). Quec::te distinzioni, come quelle, ugualmente sciocche, di rivoluzionari e riformisti, di transigenti e di intransigenti.
non sono che equivoci, coi quali si specula sulla ignoranza delle masse a fini di supremazia e di sopraffazione interna nel Partito, la cui attività, anzichè venire diretta a concrete conquiste sulle classi avversarie, viene invece deviata e dispersa contro i compagni di fede, ossia contro il Partito e contro il proletariato. Non vi è socialista serio ed onesto che, in
dati ca~i, .non sia disposto a transigere, ossia a contentarsi d1 un meno in attesa e in preparazione del
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volerlo conquistare d'un colpo: chi lo nega mentisce
a se stesso e sopratutto calunnia indegnamente se
stesso. Non \i è cosidetto rivoluzionario che creda di
poter respingere le utili riforme, che preparano la
rivoluzione; e, infatti, se voi accusate i rinluzionari
di disdegnare le riforme, essi l'rotestano impetuosamente; come non vi è cosidetto riformista - alludo
ai riformisti del Partito, non a quelli che hanno varcato all'altra riva, che cioè sono usciti fuori dal socialismo - non vi è dunque nel Partito un solo riformista serio, il quale dichiari di non credere alla
rivoluzione socialista, o di rinunciarvi, o di volerla
dilazionata. Tutta la questione si ridurrà sempre a
vedere, caso per caso, quali sono, e come si oitengono
e si mantengono e si sfruttano, le riforme veramente
socialiste.
Vi è dunque un solo socialismo. O, in 2ltr; termini,
vi possono essere bensì due scuole socialiste, come
vi sono, secondo il vecchio motto di Pantalecni, due
scuole economiche. Quella di chi sa che cosa è il
socialismo e quella di chi non lo sa; que:la di chi
professa il socialismo in buona fede, e quella di chi
si serve di una male appresa fraseologia socialista
come di un trampolino elettorale, come di una scaletta per sal ire. Vi è insomma il socialismo òei socialisti, e quello degli imbecilli e dei ciarlatani. Senza
dubbio esistono cd esisteranno sempre differenze nella valutazione, in determinati momenti, d: determinate
situazioni, e quindi di ciò che è più o meno utile, più
o meno urgente. Ma cosiffatte differenze è difficilissimo teorizzarle per elevarle a tendenze: per lo più
dipendono da corrispondenti differenze di ambienti
di momenti, di temperamenti, di cultura, e non si
cristallizzano in formule. Di qui il curioso chac;sezcroisez. per cui è frequentissimo il caso di vedere dei
terribili e intransigentissimi rivoluzionari piegarsi,
quando l'interesse del Partito lo esige (e ahimè! anche, troppo spesso, quando lo consigliano altri e ben
-Smino11 interessi ai contatti, alle transazioni. alle più
umili pratic'le del cosidetto riformismo; ~c·me ~on
è affatto infrequente il caso opposto, d1 \'edere cioè
qualcuno che, secondo le etichette conv.!nzional i, su~J
essere gabellato per riformista di marca, pr1!c:cntars1,
agli occhi degli spettatori superficiali, nella pelle di
un rivoluzionario intransigente, unicamente r~rchè ha
valutato la situazione in modo diverso d~l quello che
i sullod.lti spettatori si attendevano da it:i. Ciò è avvenuto infinite volte anche a mc che vi parlo; per
esempio all'epoca dei moti dei e< Fasci >i di Sicilia.
Allora alcuni mi scambiarono per 1111 ultrarivoluzionario. "nicamente perchè affermavo la semplice ed
ovvia verità che è bensi vero che essi :lon erano ancora il socialismo. ma, presentandosi c:ime una prima
affermazio 1e di ribellione schiettam..!ntc proletaria in
una region~ primitiva ed oppressa ciel fJudalismo, appartenev::nJ potenzialmente r.I s0cial:s1110 cd era stupido e vile che, per non essere rnodr:Jlati sul figurino
del Partito. ii Partito Socialista li rinnegasse o, semplicemente, li svalutasse.
LAZZARI. - E verissimo.
TURATI. -- Il medesimo mi avvenne recentemente, quando ptfoblicai il noto articolo contro l' « enorme delitto n - il delitto di Versailles - nel quale
articolo augurnvo che un grande movimento rivoluzionario di insieme, in tutta l'Europa proletaria, cancellasse dalla storia quella pnce menzognera. quella
pace di guerr-a; la qual cosa alla miopia degli « etichettisti
parve che sconfinasse dai limiti di quel
riformismo ben pensante e di maniera, che essi si
erano foggiati nelle loro piccole menti : un riformismo che in fond) non è altro che vigliacd:eria ed
amore dei propri comGdi - ciò che non ha niente da
fare col sociali.smo.
9 -
Il preteso antagonismo tra riforme
e rivoluzione.
Dunque il massimalismo non esiste. Come non
esiste la pretesa antitesi fra riformismo e . ivoluzionarismo. Non vi è rivoluzione che non sia composta
di riforme, come non vi sono riforme socialiste che
non abbiano un contenuto e uno sbocco rivoluzionario.
Vi sono bensì atteggiamenti antisocialisti, anarchici
od anarcheggianti, che pretendono sostituirsi al socialismo di cui sono la diametrale negazione. E sempre
lo stesso dibattito che si riproduce ! Ah ! quale eterna
giovinezza è la nostra ! Felice giovinezza. per la
quale, dopo oltre un quarto di secolo, ci c:i ritrova
qui a ribalbettare gli stessi identici discorsi che facemmo a .Milano nel 1891, alla Sala Sivor1 di Genova nel 1892, a Reggio Emilia nel 1893. Nel Partito Socialista, come a tavola, evidentemente non si
invecchia.
A giustificare il preteso antagonismo fra rivoluzionarismo e riformismo, si diceva allora, si ripete oggi,
che i rifo1111isti si contentano delle piccole riforme,
mentre i rivoluzionari vogliono soltanto le grandi!
Quali sono le riforme piccole? Quali le grandi? Confesso di non raccapezzarmi. Io conosco soltanto le riforme utii1, le inutili, talvolta le dannose: ma, se sono
riforme socialiste, tutte, a tempo e luogo, sono da coltivarsi. Quando vi è bisogno di un abito completo, e
al tempo stesso di un paio di scarpe. che sono più
piccole dell'abito ma ugualmente necessarie, sarebbe
uno scervellato colui che, per parere più massimalista, camminasse scalzo.
Si dice ancora: la differenza è nel modo della conquista. Per i rivoluzionari le riforme si strappano
colla paura agli avversari, gli avversari sono costretti
a concederle : i riformisti invece vorrebbero ficcarci
il loro naso e farle essi stessi. Io penso che le riforme
*·:':
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largite dagli avversari. sia pur e sotto l'incubo della
paura. sarnnno sempre le loro riforme, non saranno
le nostre; che noi soli possiamo imprunerc ad esse
il suggello socialista; che, solo conquistandoli.! così.
sapremo apprezzarle, difenderle; adoperarle. E mi
pare che l'intransigenza sia dalla mia parte. Ma, in
astratto, sono tutte questioni senza senso comune.
Nella pratica, le persone sensate, caso per caso, vedono quello che è da fare, data la situazione, per quel
dato obiettivo. Si può, per amor di polemica, fantasticare un riformismo lillipuziano, come quello - lasciatemi evocare l'allegra imagine dcl nostro compianto De Franceschi - di colui che voleva applicare la museruola alle pulci, perchè non mordessero,
invece di adoperare la razzia (ilarità). 1\fa, se qui c'è
qualche fautore di questo riformis.no ridicolo, io lo
prego, un 'ultima volta, di alzare la mano !
massimalismo non è altro che l'apologia e l 'esa!tazione della violenza, come il migliore, se non l 'unico, mezzo per la più pronta attuazione del! 'ideale
socialista.
L'ho già detto e lo ripeto: tutto ciò non è che il
rinculo di 30 anni; non è che la ripetizione ad litteram della discussione che facemmo al Congresso di
Genova, 28 anni or sono. Gli anziani lo ricordano;
pei giovani sarà forse opportuno rievocare.
Allora, nel 1892, si presentava quasi identica la
stessa odierna situazione. Mutati appena alcuni nomi,
ed aggiunti i nuovi ingredienti, che oggi ci forniscono
le rivoluzioni russa ed ungherese e l'ultima guerra,
il fondo è sempre quello. Anche allora vi erano tre
correnti, che ::;i Jisputavano il campo.
Da un lato un partito anarchico, schiettamente
bakunista, che proclamava l'astensione dalle urne. la
inutilirà, la corruzione e l'inganno del suffragio e
dei Parlamenti, l'incapacità della borghesia a darci
qualunque seria e concludente riforma, l'assurdo del
volersi servire di quelli, che sono organi e strumenti
di oppressione di classe, sia pure in maschera democratica, per preparare il socialismo, e quindi la necessità della violenza popolare che attacchi. esclusivamente dal di fuori, gli istituti economici borghesi.
Chi ha l'abilità di tagliare un capello in quattro potrà
trovare che fra il Galleani d'allora e la corrente attualmente impersonata nell 'ing. Bordiga vi sia qualche
differenza. Per mio conto, sul terreno pratico, a me
non riesce di vederla.
C'era poi, come v'è oggi, una corrente, anch'essa
anarcheggiante, ma al tempo stesso elezionista, per
la quale il Parlamento e ra bensì una porcheria, però
si doveva lottare per entrarci, perchè le elezioni e
la tribuna parlamentare e la tessera ferroviaria e la
immunit l parlamentare sono pur sempre un ottimo
mezzo dr propaganda. Quello che aìlora ern il cosidetto « Partito operaio », è diventato, con I oche modificazioni, la m.aggioranza di questo Congresso. Non
Ciò che si atteggia a massimalismo.
Un rinculo di trent'anni.
Nel sedicente massimalismo, quale oggi si presenta, si annida invece una questione di metodo. Per
me è massimalista, come è rivoluzionario, quel metodo, che sviluppa il massimo di energia proletaria,
che pone il proletariato in grado di combattere più
energicamente la propria lotta di classe e lo conduce
il più rapidamente possibile, secondo la legge del minimo sforzo per il massimo risultato. alla rivoluzione
socialista - senza delusioni, senza ritorni, senza
sperperi di forze. Sul terreno dell'attuazione, ciò che
oggi si battezza massimalismo suppone il p·-~polo maturo, e quindi lo incita, alla sovversione • iolenta e
immediata dello Stato, per la rivo Iuzi<,ne economica.
alla sostituzione del Soviet al Parlamento e rigetta
in un canto, come armi superate, tutti i ~rincipii, i
metodi, gF organismi, che da trent'anni lavorammo
ad affermare, a conquistare a perfezionare. Questo
13 12 -
pt..r nulla questo nostro è essenzialmente un . Congresso d1 candidati ! (ì/arità. applausi). 0 erc1ò , la
odierna maggioranza si dichiara al tempo sresso heramente contraria al Parlamento, ma non meno strenuamente favorevole alle elt.:zioni al Parlam~nto. Naturalmente il Partito operaio era < operaìsr:l » : poneva la blouse al di sopra della casacca d1 panno. I
cosidctti intellettuali erano appena tollerati. Qui vi
sono troppi avvocati e professori e piccoli borghesi
perchè quel criterio possa avere la stessa pr-:-valcnza.
Tuttavia ho sentito dire che tendenze dello !'tesso geneic fecero capolino, quest'ultime sere, nelle riunioni
dei massimalisti elezionisti. Questa, comum1uc, del1'antiparlamcntarismo elezionista, è la te11dt>nza che
prevarrà nel Congresso.
E v'era infine. come oggi vi è, il Partito Sociali5ta.
Eravamo noi. la vecchia guardia, che avev.:tmo letto
qualche libro, che masticavamo, almeno a.cuni, un
po' di tedesco \in quei tempi non t!ra am·;.xa antipatriottico fornicare cogli autori tedeschi), e i quali
penetrammo nel movimento mondiale dei lavoratori e,
dapprima sospettati, da ultimo vincitori, trascinammo
quel Partito operaio - che del resto, per quei te·npi
e per le condizioni dell'Italia d'allora, era pure .ma
grande e gloriosa :lffermazione politica di classe, della
quale Costantino Lazzari è ancora fra noi la testimonianza vivente - lo trascinammo, dicevo, a P•)CO
a poco, verso la conquista del potere, verso una molto
più alta comprensione di concetti politici nazionali e
internazionali, insomma verso il socialismo. Ne uscÌ,
per allora, quel programmino, che trovate ancora sulla
tessera del Partito, al quale Lazzari s1 aggr:ippa con
COSÌ mirabile tenacia.
L'evoluzione socialista.
Ritorno alla preistoria.
Quel programma, caro Lazzan, è oggi molto invecchiato, come noi, pur troppo, siamo molto invee-
chiati ~ Quel socialismo, che si reggeva su due gambe. una gamba economica ed una politica, oggi apoare una concezione alquanto ridicola. Il socialismo
piuttost(' un gran torso, con un solo cuore ed una
testa sola. Ogni fe110111eno economico, appena assuma
una tal quale importanza, diventa essenzialmente po
litico, e viceversa. Le formule dei programmi sono
sempre effetto di transazioni, che servono per un determinato momento della storia. Poi la storia le seppellisce. Ma nella formula di Genova, per puerile
che apparisse, la linea maestra era segnata !
Ebbene, o compagni ! Dopo il 1892 c'è stat~ ...
tutta la storia dci successivi ventott'anni del Partito.
Certamente noi non siamo più quelli : nous avorzs
grandi, come rispondeva Victor Hugo a chi gli rimproverava di avere abbandonato la fede della sua
prima giovinezza per farsi repubblicano e diventare
il più grande poeta del secolo scorso. Tutta l 'esperienza accumulata nelle lotte sindacali, politiche, elettorali, nei Comuni, nelle Provincie, con la propaganda
indefessa, con l'azione parlamentare, con l'azione nei
Comizi e nei corpi consultivi per la legislazione sociale, nei Congrcs;Si nazionali e internazionali, a traverso le persecuzioni fortemente patite, tutto ciò ha
dato i suoi frutti, ha ampliato la nostra visione, ha
fatto di noi uno dei più forti partiti all'interno ed al1'estero. Sopratutto si è formato e si venne consolidando - per quanto siamo ancora ben lontani dalla
importanza eh 'esso assunse in Belgio, in Inghilterra,
in Germania - il fenomeno dell'organizzazione economica, che è la base fondamentale, il nucleo midollare di ogni Partito Socialista, senza cui il Partito
Socialista non sarebbe che una maschera vuota,
un 'ombra senza sostanza, uno scenario dipinto.
E, mentre il Partito e l'organizzazione proletaria
si venivano cosÌ formando ed acquistavano forza e
coscienza e metodo d'azione, essi projettavano intorno a sè, nelle masse non organizzate. nell'opinione
di tutti i partiti, in Parlamento, nei Governi, nella
è
-
11 --
propria e nelle altre classi. tutto LIII vasto alone di
suggestione e di influenza politica. che. modificando a
mano mano l'ambiente. è il pi[1 grande risultato
che l'azione di un partito possa ottenere. Poichè le grandi rivoluzioni non sono mai il fatto di
un partito e neppure esclusivamente di una classe;
sono il fatto della nazione, o di pit1 nazioni congiunte :
sono una tappa della storia. Il programma riassun tivo
del maggio 1917, che può vantare una madre e due
padri, caso del resto non infrequente nella vita (ilarità), poichè vi concorsero d'accordo la Confederazione Generale del Lavoro, il Partito ed il Gruppo
socialista. sigrifica e riassunìc in qualche modo il
risultato di 27 anni di esperienze, di battaglie, di
sconfitte, di trionfi - insomma di azione socialista.
Ed ora tutto questo dovrebbe andare per aria. tutta
questa esperienza sarebbe stata in pura perdita! Una
nuova rivelazione s'è fatta improvvisamente. come per
prodigio. Al socialismo si sMtituisce il comunismo,
affinchè di tanto travaglio non rimanga neppure il
nome ed il ricordo; alla elevazione della classe proletaria che, via via, secondo le leggi naturali, come
più acquista di compattezza. di capacità, di valore. e
più impara a farsi valere, a improntare di sè l'evoluzione storica. a instaurare nello Stato e nella nazione
e n~i rapporti internazionali la grande, la vera democrazia, quella del Lavoro, con le armi della intelligen~a .. della civiltà. della libertà più sconfinata. si
sostituisce un gretto ideale di violenza armata e brutale., la cosidetta dittatura del proletariato. che esci ud~, d un ~ol ?olpo_ dalla vita sociale tutte le altre capacita, tutti gli altri contributi, tutte le altre classi. e la
st~ssa gran~e maggioranza dei lavoratori ; onde è
chiaro che m realtà essa non sarebbe, non potrebbe
ess~re, p~r . lunghissimo tempo, che la dittatura di alcuni uommi sul proletariato. ossia la dittatura contro
lo stesso proletariato ! E il Partito e la classe sarebbero annegati nella fazione !
Noi, uomini sepolti, troviamo che tutto questo è
-
15 -
della preistoria, che era sepolto anche prima di noi.
Quando noi eravamo vivi, negli antichi tempi, abbiamo sentito parlare di tutta questa rigatteria, la
quale fu appunto maridata in solaio dal sorgere luminoso del social ismo . Sissignori ! II socialismo non fu
che la reazione dottrinale e pratica contro questi vecchiumi: parlo, s'intend e, del socialismo scientifico
moderno, di quello che è il socialismo del secolo XIX
e del secolo XX. Il guaio è che, in generale, noi
non leggiamo più nulla, si direbbe che il Partito viva
di scienza infusa, da decennii il socialismo italiano non ha più prodotto un solo libro di dottrina serio : ma soltanto se voi vi deste la briga
di ricercare quegli opuscoletti da due sold i o da cinque soldi che stampavamo e diffondevamo a diecine
di migliaia nei primi anni della nostra propaganda. se
leggeste soltanto, e vi riescisse di capire e di meditare,
il Manifesto del Partito Comunista di Marx, che passava allora per la tavola fondamentale del Partito
Socialista, o quel libriccino di Engels, intitolato e< Socialismo utopistico e socialismo scientifico ii, opuscoli
che si leggono con tanta facilità e con tanto diletto,
vi accorgereste che le cose che ic, i dico hanno tanto
di barba e rappresentano proprio 1. '·"hecè del socialismo marxista, ossia del socialismo. ....,..:ma di esso
dominava ancora il concetto che il socia!. ·10 potesse
improvvisarsi in virtù della bontà della , ·sa che
esso rappresenta. per un atto di volontà. e o. ;,idi. o
per decreto imperiale, o per concessione generosa
delle classi dominanti, oppure per un atto di violenza
delle masse; che una rivoluzione economica - economica. non soltanto politica. intendiamoci bene ! una rivoluzione socialista, che interessa i più profondi tessuti dell'organizzazione sociale, potesse instaurarsi, trionfare, mantenersi prima della completa
elaborazione di tutti gli elementi tecnici, morali. economici. politici, che rendono questa nuova formazione possibile.
-
1G --
Socialismo scientifico e utopistico.
La marcia del proletariato.
Il socialismo scientifico ci imparò che cotesta è
pretta utopia; che il socialismo si elabora lentamente
e fatalmente nello sviluppo progressivo della stessa
società borghese; che la volontà dell'uomo ,~ dei partiti non può che agevolare e accelerare il processo,
rendendolo cosciente; che solo quando cotesta elaborazione è compiuta in tutte le sue fasi, di cui nessuna può essere soppressa, solo allora può intervenire utilmente l'atto di violenza liberatore, che risolve
il contrasto fra il contenuto sociale e l'involucro politico. Allora soccorre la classica imagine di Marx,
del pulcino che, quando è ben formato, rompe il guscio dell'uovo con un colpo violento del becco; ma,
se il pulcino non è formato, voi potrete rompere
l'uovo, ma farete la frittata (ilarità).
In questo senso deve intendersi l'altra frase di
Marx, che viene spesso e volentieri citata, secondo
cui la violenza è stata sempre la grande levatrice dei
parti della storia. Adottiamo pure questa imagine
ostetrica : essa suppone pur sempre non occorre
certo invocare l'autorità dei tanti medici che abbiamo
fra noi - che il feto sia pervenuto al nono mese, o
almeno al settimo mese. Nel secondo caso avremo
un socialismo settimino e malinghero. che tuttavia
polrà essere vitale: ma, se voi fate venire la levatrice __prima, questo si chiama il procurato aborto
ltfan~al. Ah! ~e si tratta m "interrompe J3ombacci
:-- d1 ~al~a:e 11 proletariato, anche l'aborto procurato
e amm1ss1b1le! Dica piuttosto : se si tratta ·ii salvare
la D!rezione del Partito!!!... applausi, ilarità)
d E appunto quello che sostengo. Certo si tratta
d~ parte v~stra di salvare qualcuno e qualche cosa :
salvare 11 vostro amor proprio e la vostrn propaganda; ma col mandare in malora Socialismo e Pro-
17
letariato. La compagine sociale è un prodotto storico complicatiss1mo. di clementi economici, tecnici,
morali, politici. Essa evolve sotto la pressione della
lotta delle classi. La borghesia sostituì nel dominio
il clero e la nobiltà, quando queste classi divennero
inutili, anzi dannose, ed essa fu matura e capace.
Lo stesso avverrà del proletariato. Esso deve addestrarsi alla gestione sociale : deve preparare l 'agricoltura e l'industria dei collettivismo; e tutto ciò non
si improvv isa. Il proletariato, come organizzazione e
come cìasse cosciente e indipendente, è, si può
dire, nato ieri - sopratutto in Italia. 1:'.sso lutta
e si prepara appena da qualche decennio. Non
ha perduto il suo tempo. Ha conquistato le armi di
lotta più necessarie, la libertà di coalizione t il suffragio universale ad esempio; e no11 ha ancora appreso a ben manovrarle; ha introdotto, cogli scioperi,
coi probiviri, colle leggi sociali, colle assicurazioni, cogii arbitrati, ccc., un principio di regime costituzionale
nella fabbrica, al posto dell'antico dispotismo padronale; ha conquistato migliaia di Comuni, è penetrato
largamente nei Parlamenti; comincia appena ad influire sulla politica dell'emigrazione, sulla politica
doganale. sulla politica estera, ecc., ecc. Ognuna di
queste conquiste gli permette d i accelera r ;> il suo
passo con progressione geometrica.
Quando esso, come il << terzo stato » dell'abate
Siéyés, ài nulla che era, sarà tutto, o sarà quasi tutto,
getterà in un canto la borghesia, divenu ta parassitaria. Prima di quel! 'ora, lanciandosi innanzi a carofìtto, non potrà che rompersi la testa : lo capirebbe
un bambino!
Il Soviettismo.
Ma si dice: tutto questo andava bene un ten1po,
andò bene per trent'anni. Oggi è situazione nuova.
Non sentite? Da ogni parte crollano i troni e le domi-
-
18 -
nazioni; repubbliche più o meno sociali ne prendono il
posto. Siamo in una fase rivoluzionaria. 1n Russia, in
Unght;;na. avemmo già la dittatura dd proletanato.
L'esempio dell'Ungheria, veramente, non 1111 sembra
molto incoraggiante; e anche della Uussia, chi non
si contenti del comunismo sulla carta, saret.>be prudente rinviare ogni giudizio a quando l'esperime nto
sarà un po' megl!o conosciuto. Ma, insomma, in Hussia si tien duro. Vi può essere quindi una maturità
prepostera, improvvisa, una, starei per dire, maturità prematura. E quindi evviva il Su1·iet uf11versale!
Il Soviet! Ecco una parola taumaturgica che fa
grande impressione sulla folla ...
MARTELLI. - li Soviet è cosa da ride:·(! forse?
VOCE. - Evviva il Soviet! (applausi ca10rosi).
LEONE. - Lo grida uno che conosce il socialismo : Evviva il Soviet! (applausi e rumori vivaci).
TURATI. - Caro interruttore, non ho detto nè
viva nè muoia. Dicevo altra cosa, colla quale la tua
interruzione non ha nessun logico rapporto.
(LEONE dal fondo della sala urla qualclze cosa elle
non si riesce a captre, dato il tumulto irzdescnv1b1le
che si è scatenato nella sala Hattìbecclzi si accendono
da ogni parte. Il Presidente cerca di ricondurre l'ordine, :na non vi riesce. SERRA TI e altri della Presidenza scendono nella platea per calmare gli animi. Si
odono grida, come : « Non s iamo al caffè-concerto >>;
«Basta colle spiritosaggini»; «Viva Nitti »; «Viva
il bolsce\ ismo >>; « Viva il Soviet ».
PRESIDENTE. - Parli Turati, il quale ~piegherà
la frase che ha dato motivo a questo tumulto.
VOCE. - E cambi sistema ... (nuovo e più forte tu-
mullo).
BORDIGA. - Signori unitari congratulazioni pel
bel risultato!!
'
RI!A MAIEROTTI. - Turati è un galantuomo:
egli e serrpre stato coerente. Sono gli altri che non
sono galantuomini, perchè non hanno il coraggio di allontanarlo. (Il tumulto a poco a poco si calma. SER-
-
19 --
HATI .Lui mrzw della sala l'orrcbbe parlare, ma il Presidente lu prega di tornare sul palcoscenico e ridà sen:::altro la parola a TURATI che, durante tutto il baccano, è rimasto acl attendere alla tribuna).
TURATI. - Compagni! Consentitemi una brnve
e leak spiegazione, che dimostrerà l'assoluta infondatezza di questo tumulto (si riaccende qualche battibecco, subilo sedato dalle scampanellate del Presidente).
Compagni dcli 'altra riva! Non adottiamo reciprocamente la tattica di Tecoppa. Non c è nessuna intenzione in me... (nuovo tumulto, proi•ocato questa
rolla dal J!.ruppello degli astensionisti. La sala intera
urla: « Silenzio! »).
Non poteva essere in me nessuna intenzione di
offendere il sentimento di chicchessia. Non è mio
interesse e non è nella mia psicologia. Francamente,
potete pensare sul serio che io non senta un rispetto
profondo verso la rivoluzione russa? Dovrei semplicen1t::nte essere un idiota! In Italia sono stato io il
primo ad aver l'onore di ricevere i rappresentanti dei
Sovieti russi a Milano e di pronunciare in quel! 'occasione parole che certo nessuno di voi pote
disapprovare - di saluto e di augurio alla rivoluzione
russa. Se dunque io mi sono permesso, se ancora mi
permetto, perchè è nel mio temperamento, un tenue
sorriso a proposito di una parola esotica entrata nel
nostro gergo - a proposito della parola e non della
cosa - non vedo come e perchè ciò vi abbia da offendere. Se credete che io debba essere lugubre
come un necroforo, obbedirò al vostro malinconico
desiderio, ·mi guarderò bene da lasciar trapelare un
minimo sprazzo di sorriso nelle mie parole : parlerò
come un notaro che vi legga un testamento... (interruzioni).
Io dicevo dunque, senza alcuna intenzione offensiva - e mi studierò di non irritare questa ipersuscettibilità per non perdere tempo, poichè .:i11esti tumulti disorientano e fanno perdere il filo a chi parla
ed a chi ascolta ... (rumori e battibecchi).
-
~t)
-
PHESIDENTE. lo raccomando ai pacieri d1
smettere la loro opera, perchè sono l.!Ssi eh·~ contribuiscono maggiormente al tumulto.
TUHATI. - l o dicevo s0mplice111e11tl! che. secondo
il mio concetto, il Sùl'iet - equivalenti.! russo del
vocabolo italiano Consiglio - non \:! l.!Ssenzialmt..ntc
altra cosa, tenuto conto della div0rsit1l delle condizioni storiche, demografiche, ccc., che la nostra as::iociazione operaia; e il complesso dei Soiii<'I}'. o
So11iet centrale, è in qualche modo la nostra Confederazione generale del Lavoro, a cui la nvoluzì;me
politica ha accordato uno speciale riconoscimento e
più ampì poteri. Se domani - comL: noi vagheggiamo
- il no~tro attuale Consiglio superiore del Lavoro
diverrà una più grande organizzazione 011.!ttiva uscente dalle organizzazioni, e munita di poteri legislativi,
ecco che, in qualche modo, noi avr0mmo il nostro
So1•1et centrale. Vero è che noi non escludiamo da
esso la rappresentanza degli elementi industriali o
chiamateli pure borghesi, come avviene in Rus~ia:
che ripudi~mo il voto plurimo accordato agli operai
sopra, ossia contro, i contadini; che alla base del
~ostro Soviet preferiamo le organizzazioni anzichè
11 vot_o. atomis~ico dei disorganizzati e degli stessi
kr~mm; che ~I metodo della elezione di quarto e
~mnto gra?o. npu~na alla nostra psicologia democratica. e ant1d1ttatona, come quello che rende statico
ed immobile il sistema, ecc., ccc. Hesta da vedere se
queste d~fferenze non sieno il segno e la con.;;eguenza
n_ecessa:1~ della nostra grande superiorità di evo Iuz10ne CIVIie dal punto di vista storico... (nuovo tumulto chf. interrompe l'oratore).
. Ora, questa infatuazione, secondo me, di fenomeche avvengono in un mondo così diverso com 'è il
mondo russo, e in genere il mondo orientale di fronte
al mondo occidentale ed europeo e la in~enua credenza. che essi possano trasportar~i di peso in Italia,
non dim?~trano altro che l'assoluta mancanza di ogni
senso critico e sto neo.
·
In I talia
. il. congegno pesante
ni
.
~1
-
e tutto meccanico dei Sovieti non durerebbe una settimana, sarebbe rovesciato dagli stessi operai e contadini, ben lontani dalla fatalistica e mistica rassegnazione dei poveri m11.fZicchi.
Miracolismo postbellico.
L'idea che da noi s i abbia una situazione affatto
nuova, generata dalla guerra, e che richieda organi
affatto nuovi, ricalcati s ul modello russo, -è l'effetto
della falsa mentalità generata dalla guerra. La guerra, fra gli altri infiniti bluffs, ha prodotto anche il
massimalismo, ossia la fede nel miracolo, che il Partito Socialista adotta, proprio quando la borghesia,
ammaestrata dalle delusioni, sta per guarirne interamente.
Ce_rtamcnte, vi è anche qualchecosa di nuovo, e
vedremo in che senso, nella situazione creata dalla
guerra. La guerra ha denudato, anche agli occhi dei
ciechi, tutto l'orrore del profondo cannibalismo che
sta in fondo al regime capitalista; la delusione profonda del trattato di Versailles, il fallimento della
pace, la truffa americana del wilsonismo, la tragica
farsa in cui va a sboccare la tanto strombazzata Lega
delle nazioni, il nuovo fermento di guerre che prorompe dapertutto, la dimostrazione sempre più nitida
che la vera causa del conflitto non fu che una miserabile gara di rapina premeditata sulle materie prime
e sulle colonie, e un fatto di brigantaggio organizzato contro la civiltà e l'industria germanica, tutto ciò
n.on. P?trebbe non fornire elementi nuovi e prezios1ss1m1 alla causa del socialismo e all 'effìcacia della
nostra propaganda. Durante la guerra, la borghesia
st~ss~ ha dovuto calpestare i sacri principi della proprteta .e della libertà economica, ed essa è costretta
a contmuare a calpestarli durante la pace. Tutto ciò
che fu la ragion d'essere e, diciamo pure l'onore e
la nobiltà della rivolu~ione borghese, dell'~conomia e
-- :!~ -
della politica borghese. è stato violentemc11tc e 11-reparabilmcnte negato e sovvertito. D'altro canto, l 'enorme impoverimento che la guerra ha prodotlo, lt
cui riparazione esigerà dci decenni, ha r-osto la stessa
be rgllcsia nella necessità dt :>opprimere c<:.rti para<:·
sit1sm i. di introdurre fra le classi sociali l'Ila maggiore armonia, di riconoscere nei iavorato1 i maggiori
diritti e di interessarli non c;olo nc~li utili. ma nella
gE:stione della produzione. affìnchè questa rossa essere ripresa con ritmo accelerato e la crisi possa superarsi. Il principio cooperativo, J'inùipcndcnzn e il potere delb classe lavoratrice potrnnno averne - se
questa sappia giovarsene - immen.;;i cd immediati
vantaggi.
Or. tutte queste sono conseguenze della guerra e
conseguenze socialic;te; ma queste conseguenze
cero il p11nto centrale della queo..,tionc -- per importanti e decisive che siano, hanno tutte un carattere
essenzialmente riformistico ed esigono uno spirito
audac~mente ma prettamente :-iformist'co per ec;;sere
sf:u_ttat~ ~ valorizzati.:. In altri termini, la guerra. fra
~II mfìrnt1 mali che ha prodotto. ha gcnerntn per reazione questo di bene. che ha favorito il prodursi di
talnne condizioni prnpizie a riforme rad:cali in dirczio~e rivoluzionaria; ma nl tempo stesso ha piìi che
n:a1 ~llontanata, tanto nei paesi vinti quanto nei \inc1t~r;, la possibilità di una instaurazione immediata.
o~~ta. n:assimalistica. del regime socialista. ~: nulla è
p1u racile che fornirne la prova.
11 mito della terza Internazionale. · 1'
La rivolta nella rivoluzione.
I ntan_to, la gue rra ha dimostrato la enorme potenza,
la persistente saldezza, assai 111aggiore che noi non
. Il
,,
'J, 1 lue,f.d. parte l I <l'
IL
.·
.
le
JSCOr~o, "Ollw nknui arcon11i pl'Ì111a "-' poi.
r1vol11z1ono <'.Osidetta sm·i. 'tr.-;to, dsoi.tono iuillu. J'onn•t. uat.11
23 -
pensassimo. dello Stato borghese. Quando avete visto,
per ben cinque anni, milioni e milioni di proletari armati marciare al cenno dcl carabiniere, dell'cc ardito»,
ralmente, rlellii imprecisione delle notiziti. rbe di essa, o dalla
III Intornazioniilo, si 1wov1tno noll'ott,ohre Hll!l, allorchè il ètiscorso
fu pronunciato. Qnant,o 11lla sn,ç/nnzn, non temi><mo di riaffermare,
anche sn qnosti punti speciali , che le m11ggiori e ormai concordi
notizie avute in seguito su llo s perimAnto rnsso, e gli stessi rlsnl·
tnti del Congresso di Mosc•a dolio scorso Agosto, per <Jl10l tanto
che giii no ò tr11pnl 1tto, pur fr:t gli st11d i1tt,i si l enzi dei nostri esperti
oèt emiss11rì. ralforz11no anl.i. e pongono In pi\1 "hiara 111~e. la esatte?.za di <Jll011A nostre cosi ovviP intuizioni e provi•i•>ni. Di fronte
a nnit II Int >rnazion:olo O\'irnta ed osanstll. per non dire pntrefsttta
e sepolt1t, e 11d una pretosit TII Int •rn11zion l\.le. che ò la dire il
meno) Internazionnln cli esiguo minoranze. di fazi.>ni p11scinte di
mitiche o mistiche chimPro clit,fntorie e psendocomnnisle. a cui le
mnggiori e le più c.onsiipAvoli for?.e proletarie del mondo sono o
indifft-renti o strnnit"tro o A. dirittunt ignorn.te, e che si rliYerte, in
un momento cosi trilgÌ<'.nmunte s~rio e òecisivo delln vita dei popoli, nel pneril•• ostracismo dei piit nohili e fedeli esponenti dell1i
grande tr1lllizione sooialista marxista .J1turès. se non fosse stato
assi»;sinato, sarebbo nn • trnditore ., come Kautsky, da appiccarsi
>11le pallido 111ntorno della '"""'-'liY Pe>"sperti,.-!), noi 11ttencliamo
e<l affrettiamo sempre piiL ~on tutti i ''oti del nostro cuore, la....
IV Internn:r.lonale
l'ult ima, la \'era. la s intetic... la definiti,·a
- C]Uoll>• cho non pnù non ris<>rgere, e g-li eventi dovrebbero inCRl7.arla
composti• di tutti i g randi partiti soci1tlisti che non
tradiscono il soci,.lismo per In su.i fosca parodia
<Juelht <li tutti
i proletariiiti org1inizz>tti e mil!t1111ti d ci Paes i d~mocrnticamente
Jlilt nvanznti d ol vecchio mondo e del nuovo, in sorg-enti compat.ti,
sul tPTreno dassico clellll l ott.tt delle classi. in confor mità alla
natnrale evolu7.ion e delle forme sociali nE1lle diverse nazioni (non
già secondo un nnico figurino esotico ed .irtificiale) e coi metodi
che ci appresero i santi padri che giammai non rinnegheremo.
dell.i nostra glori osa 1lottrina seri:tmente e scientificamente rivol uzionaria, contr o il mondo capitnlìstico, naufrago nAll'impotenza
della propria inane prepotenza, e risospingente stoltamente lo nazioni verso unn specie cli peggiorato e più sanguinoso Medio Evo.
Se questi ardenti nostri voti dovessero essere lung.imente delusi, se l 'ora fat11lo che traversiamo, isterilita da u n vento desertico di incoscienza e di folli A, dovesse t,rascorrerò infeconda fnorchè
di vnoe convulsioni e di effimeri nuovi dispotismi personali, riproducenti lo spirito czarist:t. sin pure riverniciato di rosso sanguigno - noi sentiremmo, desolai.i, di assistere al più disastroso
f'ttllimento , non dlcit\1110 delle nostre s peranze semisecolari. ma
dell'umanità, dolla civiltà e 1lella storia .
(Nota della CRITICA SOCIALN).
-
:!I -
senza quasi una ribellione; quando avete vi~to le fucilazioni, le decimazioni, tutto ciò che di più orribile
ci ha dato la giustizia di guerra, essere, in fondo, tollerato dai vari proletariati; quando avete visto una
guerra, che fu la più odiosa espressione degli ar.tagonismi cannibaleschi delle varie borghesie, non già
rianimare, rafforzare, rinnovellarc, ma soffocar~ e
disperdere I' Internazionalc proletaria; ebbene, voi
siete onestamente costretti a tener conto di questa
esperienza nelle vostre previsioni, nelle vostrc valutazioni.
La guerra ha disperso e soffocato l'lntcrnazionalc.
E' triste, ma pur troppo è la vcritì1. Oggi voi dite di
aderire al 'Internazionale di Mosca. i cui statuti, a qu•:I
che raccontate. ci sarebbero venuti nelle scarpe di
un misterioso pellegrino. Io posso professare per essa
il più profondo rispetto. ma mentirci a voi e a me
stesso se non dicessi subito che siffatta Internazionale.
pe" oggi, non è altro che un mito: cotesta Internazionale. colla quale non ci è neanche dato di scambiare una lettera, di avere un rapporto qualsiasi, non
ha la più iontana somiglianza con l'Internazionale
qu~le l'abbiamo sempre pt.!nsata e vaghc~giata, unione
attiva e formidabile, sotto un 'istessa bandiera, di tutti
i proletariati dei paesi economicamente più evoluti, per
I~ sol.uzione concreta di tutte le grandi questioni che
li assillano e che debbono affratellarli. La vostra terza
Internazionale, praticamente, e chi sa per quanti anni
anco.ra, non è che un sogno, un miraggio, campato
negli spazi interstellari. Ora, senza una I ntcrnazionale salda e vigorosa, ma pensate davvero che un
socialismo qualsiasi possa instaurarsi in Europa? Il
socialismo n~n può nascere - anche questo concetto
appartenne smo a ieri ali 'abbecè della nostra dottrina
- ~e n~n dalla pletora del capitalismo, dalla crisi
cr~mca dt superproduzione, da uno sviluppo del capitalismo, con tutti i suoi antagonismi, così esuberante
e. pr?r_ornpente, da spezzare, come già dissi, l'involucro
giuridico del capitalismo medesimo, fondato sulla pri-
-
:.!ii -
vata proprietà. E la guerra, purtroppo, ha essiccate
le fonti produttive, ha ridotto tutti, vinti e vincitori,
in tale uno stato di miseria e di prostrazione, in tali
difficoltà di approvvigionamento, con debiti pubblici
così enormi, che è la condizione la più contraria, direi
per definizione, alla possibilità di una immediata nvoluzione socialista.
In Italia sopratutto, che non ha le sterminate risorse della Russia, che è tributaria di tutti pel grano,
pel ferro, pel carbone, noi abbiamo Ja fame sicura
oggi col Governo borghese; noi avremmo una più
sicura e triplice fame con un Governo socialista, che
sarebbe immediatamente boicottato dagli Stati nostri
creditori. Onde aHemmo la rivolta immediata delle
mas$e affamate nei primi giorni della stessa rivoluzione socialista. Questi sono fatti di plateale evidenza.
E' perciò che la liquidazione della guerra deve essere
fatta da coloro che l'hanno voluta. Delle miserie che
essa ci lasciò noi dobbiamo profittare per la nostra
critica, per la nostra opera di propaganda e di preparazione; ma noi saremmo il più malaccorto dei partiti
e consumeremmo il nostro volontario suicidio, se ci
disponessimo a sostituirci ad essi in questo momento,
liberandoli (e ne sarebbero ben felici) delle loro responsabi lità ed ereditando tutte le conseguenze terribili della guerra che non fu nostra, per rivolgerle a
nostro danne, e a danno del proletariato.
Noi neghiamo insomma che la guerra abbia preparato la rivoluzione, che la guerra abbia avuto mai
virtù rivoluzio11ane, coerenti in questo con quello che
abbiaffo sempre sostenuto. Se avessimo pensato I 'opposto, noi saremmo stati degli idioti ad avversari~ e
rinnegarla, come abbiamo fatto.
Il programma del 1917.
Suffragio universale e dittatura proletaria.
Ed allora voi vedete che la situazione è bensì
nuova, ma in che senso? E' nuova nel senso, ripeto,
- 2iì
.:he essa rende possibile un ritmo accelerato di riforme, l'elevamento, l'irrobustimento dcl proletariato. la
sua più rapida preparazione a una successione futura.
ma su un terreno tipicamente anti-insurrczionale. Se
aYessimo tempo da pi;rdere, se potessimo rileggere
assieme il nostro programma dcl maggio 191 7, voi
vi tron::restc appunto tutta una serie di riforme profonde. politiche ed economiche, ma riforme, niente
altro che riforme.
SEHRATI. - Debbo ricordare al compagno Turati. a proposito dcl programma dcl 1917, che si era
votato prima di tutto un ordine del giorno in cui,
essendo tutti d'accordo circa In sìtuazione rivoluzionaria J 'Italia, si diceva che il programma era la rivoluzione (applausi).
TURATI. - Il compagno Serrati mi consentirà,
poichè fui io che l'ho redatto. eh 'io possa ricordarmene meglio di lui. Basti dire che era intitolato:
« Pro!!,falìt111a delle ri1•endicazwni immediate dr/ Partito Socialista per il Jopo-guem1 ».
SERRATI. - Leggi l'ordine del giorno di Rigola.
TURATI. - Ricordo perfettanwttc. Esso accennava - e fu u11 punto su cui ci separammo - alla
necessità della repubblica. Rivoluzione politica, in
ogni caso. niente affatto socialista, tanto mL.:no massimalista. Un Rigola massimalista! Eh! via! Non facciamo la burletta. Si diceva dunque in quel programma che tutti i proletariati uniti internazionalmente il
più strettamente po~sibilc: dovranno tendere a com~e­
~ui~e una serie di riforme: riforme politiche, di politica..est~ra, avocata al Parlamento ed al popolo, di
P?l.Jtic~ mt.e:ni?, c?n tutte le più ampie libertà possibih,. di poht1ca dei lavori pubblici, di politica dei consumi, di cultura e via via - inutile ve Io stia a rileg?ere - . tutt~ un elenco di riforme ardite, na;,ionali e
mternaz1onah ; ma essenzialmente di riforme. Or questo programma, io voglio concederlo è oagi
infinita0
mente
., attua b'I1 e che non fosse ieri,
' per
. . ·piu
le condizioni economiche che la guerra ha lasciato, per il
27
bi:;ogno che pr\!me ia borghesia di dim111uirc il malcontento, di riattivare la produzione, ecc. ecc. Perciò
essa ci dà le otto ore (che poi cerca di rimangiarsi. e
ciò è perfettamente logico), perciò sente la necessità
di a\'erci compartecipi al Governo, di placare, di conciliare, di concedere. Noi siamo dunque in un periodo
essenzialmente riformatore. Tutto sta nel saperne
profittare. Viceversa, tutto ciò dovrebb'essere gettato
al letamaio
E, per saperne profittare, noi abbiamo oggi la grande arme dcl suffragio universale maschile, e quandochessia Io avremo anche per le donne. Ma del suffra~io univc1 ~aie 11 massimalismo non parla riù. Evidentcn;ente anch 'L.::>so è sospetto di riformi::.mo ...
VOCE. - II suffragio ai soli proletari!
Tl.JRATI. - Spetterà e si potrà dare ai soli proletari, quando la borghesia avrà esaurito il suo còmpito, cd i proletari, anuati di tutti i mezzi tecnici, intellettuali, morali, roiitici, potranno sostituir:'l interamente nella gestione della Società. In altri term:ni,
quando il proletariato, come classe, avrà cessato di
esistere, e tutte le classi non ne faranno più che una
soia. Altr:menti operando, noi ~cimmieggeremmo Lenin; il quale, in condizioni terribilmente tragiche, si
trovò nella necessità, o si potè lusingare, di abolire
teoricamente la borghesia - quel quasi nulla di borghesia che esisteva nella Russia degli Czar - ma poi
è costretto a rivolgersi agli altri Stati di Europa e
invocare che gli siano mandati dei borghesi. degli
ingegneri, dei tecnici, pagati borghesissimamente, che
gli siano mandati dei quattrini, dei capitali, prodigando in compenso ogni sorta di concessioni, offrendo in
pegno il Paese, perchè no:i può far a meno del capitalismo, visto che il vero e completo socialismo, che
non debba rimanere sulla carta, nè somigliare a un
ergastolo, in Russia è lontano un carro di refe da ogni
possibilità di css<;,re anche soltanto iniziato ...
GENNARI. - Sono cose convenzionali!
TUHATI. - D'altronde, compagno Gennari. mi sai
dire quale sia la grande. la tkcisiva differenza fra
ii suffragio quale noi lo possediamo e un suffragio
esclusivamente proletario? Appelliamoci alle statistiche, amici! La statistica non ha preconcetti! Quanti
sono i borghesi che votano in Italia, che potranno votarf' domnni? Su 22 o 23 mili1in1 d1 futuri elettori ed
elettrìci, saranno 2 o 3 milio111. Otto a nove d1.:cimi
degli elettori sono proletariato autentico, cioè a dire
operai industriali, lavoratori dci campi, lavoratori del
mare, piccoli impiegati, insomma tutta gente sfruttata, tutte cl~ssi oppresse ad un modo. Questa è I 'en?rme maggioranza del suffragio univcr~nlc. Ora, un
dilemma s'impone: o voi credete al suffrauio universale, alla capacità e alla coscienza <lt:lle 1~iasse. già.
come vantate. mature, e allora, a disp1;;tto di quei due
o tre milioni di voti borghesi, che non possono port~r~ uno spostamento s ... rio. il suffragio universale vi
da m mano la conquista dello Stato, tutte le conquiste
c.~e vorr~ste ~aggiungere con l'insurrezione, e c.he
1 ms~rrezw.n~ mvece allontanerà; o voi credete questo 11nposs1b1le. p"rche'
, te ( e 1r1
. ciò
. '.:lvete per...
pensa
fettamente
ragione)
eh
h'
.
..
e mane 1 ancor: la coscienza
po~Jtica ~ g.r~n parte di quelle masse, tuttora serve
dei preg1ud1z1 : serve dt:•i pre t'i, serve
.
cJ c1. padroni,• ecJ
allora
.
come mstaureretc una dittatur·1 del prolctanato che
•
. non sia con tro 1a grande magg10ranza
Jel
proletanato? (applausi, rumori).
CAROTI. - Il proletariato è
d' h'
va al potere!
sempre servo 1 c 1
tu
L'am1·c o
TURATI
.
· t erruz1one
preziosiss·
ima.
.
C arot1. 1111. fornisce una inEg l'1 ha detto : « La grande
ma~gl ioranza del proletariato è sempre serva di chi
.
.a 1 potere >. · II ehe e· 1a traduzione
esatta - fatta
nser~a. per quel cc sempre n che davvero è troppo
pess1rn1sta e antiprolet
. e d anzi. ant1socialtsta
.
d'
.
ano
.1 qu~ 11 o che io affermavo . h
. .
situazione ital'
· e e cioè, nella presente
,
tana, la dittatura del proletariato non
puo essei re che la dittatura di alcuni uomini sopra ed
eventua mente contro 1
.
•
letariato (rumori).
' a grande maggioranza del pro-
h
VOCE. -
Però in favore del proletariato...
1ru-
mori vivissimi).
TURA TI. -
i'v1a avete mai conosciuto ... (interru-
zioni e battibeccl1i).
PHESIDENTE. - Vi sono parecchi oratori iscritti
che rispo11dcranno alle argomentazioni di Turati. Lasciate che Turati esprima il suo pensiero. In questo
modo non si va avanti.
TURATI. - Avete mai sentito pariare di una tirannide qtialunque, la quale non abbia preteso di esercitarsi per il bene dcl popolo? Non fu mai despota
che non giustificasse il suo diritto divmo come una
difesa pron'idenziale delle classi più povere ... (LEONE scatta interrompendo l'oratore, ciò che provoca
u11 n110JJ0
tumulto).
La verità è che il suffragio universale, quando di\'enti consapevole, e questa non può essere che questione di p1 opaganda e di evoluzione economica e civile, è I 'ai me più formidabile e più direttamente efficace per tutte le conquiste. E bensì vero, nè io certo
me lo dissimulo, che un giorno o l'altro, quando
diventasse immediatamente pericoloso per essa, la
classe borghese potrebbe tentare violer.temente di ritoglierlo. Questo lo capiscono tutti, e si è già qualche
volta verificato. Ma l'argomento, che è proprio degli
anarchici, prova a mio favore. Perchè il giorno che
il suffragio universale sarà tanto pericoloso per gli
oppressori da indurli alle estreme difese colla \iolenza, quel giorno la violenza borghese avrà cessato
di essere essa stessa pericolosa. La forza, la forza
prevalente non sarà già più dalla loro parte. Quando
il suffragio universale sarà voluto, sentito e saputo
fortemente manovrare dalle nostre masse, se la classe
borghese follemente tentasse di rapirglielo colla violenza per ricondurle in servitù, allora, allora sì, che
l'atto di violenza difensiva del proletariato sarà non
soltanto legittimo, ma necessario e vittorioso (rumori,
interruzioni vivaci e prolungate).
-
La rivoluzione russa ed il_suo domani.
La impazienza e la evidente stanchezza del Congresso mi consigliano ad auto-sopprimermi. lo avrei
voluto qui chiarire molti altri co11cctti. che rni paiono
fondamentali in questa discussio11e. Ma converrebbe
che una discussione pacata fosst.: possibik - e evi·
dentemente non è. · · Consentitemi allllcno di respingere una accusa che Serrati mi si d 1ssc aver fatto
mentre 10 non ero in qucs t 'a ula, quando egli rimproverò alla Critica Sociale di :n ~re denigrato con qualche pubblicazione !a rivoluzione russa.
VOCI. - Sì, sì, è vero .. .
PRESIDENTE. - Vi prego di s tare z1t11.
ALTRA VOCE. Non la leggete la Critica Sociale!
TURATI. Ciò è assolutame nte contrario, non
solo alle mie intenzioni, ma anche alla realtà obiettiva dei fatti. La verità è s oltanto ques ta : che ho
ospitato un articolo di un s ocialis ta rivoluzionario russo, che era stato fino a pochi giorni prima redattore
e corrispondente cieli 'A vanti!, il nos tro ottimo e t.en
noto compagno Vassily Soukhomline articolo che
metteva in luce alcuni aspetti foschi d~l Ieninic:; mo. E,
malgrado l'insospettabilità del! 'autore che è uno dei
nostri più v~lorosi compagni, io spin~i la cautela fino
~d anteporvi una premessa, nella quale avvertivo che
aavo ~uel.l 'articolo a titolo di semplice informazione,
pa.:enao~11 necessario che il Partito e il pro!etariato.
prm~a d1 prendere posizione pro o contro il leninismo,
s~nt1ssero le varie campane. Cons iderare il proletariato come un orbetto, a cui si debba sistematicamente celar~ la verità e di cui sia lecito !Jourrer le crline
con ?gn.i sorta di panzane, impedendogli di formarsi
u.n ~JUdmo proprio, mi è sempre parso una mancanza
1
d. nspett.o ~d un tradimento al proletariato medesimo
(interruzwm, rumori vivaci).
31
ZANETTA. - Fate come la stampa borghese. E'
infernale il sistema!
BORDIGA. Come quell'altro rinnegato di Labriola! (MODIGLIANI ed altri scattano contro il palchetto ove sono ra[!JJ,ruppati gli asterzswnisti. Succede
un pandemonio grandissimo. Nella sala i battibecchi
so110 vivacissimi).
NORLENGHI. Libertà di parola a tutti, per
dio!. .. (applausi).
TURATI. - Io devo dolorosamente constatare ancora una volta che lo stato d'animo del Congresso non
consente la esposizione pacata, serena ed intera di
un pensiero, che io avrei contenuto nel limite massimo di un'ora. lo devo dunque rinunciare ... (VOCI:
No, no, parla quanto vuoi! ! Applausi prolungati) ... a
sviluppare completamente il mio concetto.
Io volevo parlare della Russia come la vedo, con
tutto il rispetto con cui vedo la tragica situazione della
Russia. Questo non è possibile ...
ZANARDI. Quelli che non sono congressisti
vadano via dalla platea. Sono loro quelli che disturbano!!
VOCE. - Sospendiamo la seduta. !:'.' meLzogiorno
(rumori, proteste).
UN CONGRESSISTA. - Domando la parola per
una mozione d 'orci ine. Che siano messi alla porta i
disturbatori.
PRESIDENTE. - · La parola è al compagno Tu:-ati
per la continuazione del suo discorso, ed esorto ancora una \Olta alla calma. (Ma i battibechi nella sala
riprendono ancora piiì violenti, e sono costretti a scendere in platea Zanardi e i membri del Comitato).
TURATI. Transigiamo! Vi domando un solo
quarto d'ora di pazienza ... (Interruzione da un pale~,
c/1e provoca il risentimento di tutti. Si urla : « Fuori.
fuori i disturbatori! »).
BACCI. - Compagni! La Presidenza del Congresso ha già detto la propria opinione su questi troppo
prolungati incidenti . Aggiungo una solii parola in no-
me del l'ancora esistente Direzione dcl Partito. E' un
rappresemante roi della minoranza che parla! Pare
impossibile che. nel campo socialista. la maggioranza
voglia schiacciare la minoranza! (applausi).
Compagni! (Altra interrnzione e gnda di. « Fuori,
fll(m, cacciafl'/O juori! n). Gcncral111cnt1.! quc.;;ti incidenti avvengono così: C'è uno chi! interrompi!. Lasciatelo solo. Invece, per sorfocarc la voce dcli 'interruttore. sorgo110 cento voci e l'incidente s1 prolunga.
Ma lasciate che l 'interruttorc sia lui solo ad interrompere! L'oratore scntir:t. Quindi a11dian10 avanti
con la regola dcl Congresso e continui a parlare il
compagno Turati (applausi).
TURATI. - Anei giì1 finito se le continne interruzioni non mi a,·essero allungato il cai11111in0. Ho già
detto che rinuncio a un completo sviiuppo dcl mio
pensiero. Vi domando un quarto d'ora di pazienza per
compiere il debito mio, che è un oner.:: che io ho assunto.
Avrei potuto portarvi il pcm.iero della mia frazi0ne
- e avrebbe dovuto, mi pare, interessarvi - Sl.lila
rivoluzione russa; ma il Congresso è 1roppo inquieto
per ascoltarmi. Noi consideriamo con illimitato rispetto quei tragici avvenimenti, ma constatialllo che lo
scacco toccato alla rivoluzione in Ungheria. e che probabilmente, crepi pure l'astrologo, 11011 risparmierà
neppure la Russia, è la cons.;guenza preveàibile ed
inevitabile della sventura di aver voluto, o. poniamo
pure, di aver dovuto, per fatalità di circostanze. forse
s~periore alla volontà degìi uomini. passar:! improvvisamente da un regime di oppressione zar•stico, tirannico, da un regime di miseria e da u'no stadio economico semifeudale e medioevale al cosiJetto bolsc~vismo. ci~è ad un regime di pret~so socialismo, alla
cui effettuazione mancano talune delle condizioni essenziali.
E questa è, secondo noi, la più grande sventura
che ~ossa toccare ad un Partito Socia! ista e ad un i:;roletariato. Sarà stato fors 'anche inevitabile, per un
complesso di ragioni storiche che avrei potuto accennarvi, se la calma dell'ambiente lo avesse conce~so.
Saril stato inevitabile, ma fu anche la tragedia e il
disastro. In Ungheria voi sapete quello che è avvenuto. Anche in Ru sia si ebbero dapprima importanti
sebbe.ne parziali trionfi. E un parziale ma importante
trionfo sarebbe stato avere abolito, per sempre, lo
zarismo per arrivare a una repubblica borghese, sia
pure a base di piccola proprietà ... (interruzi:mi). Probabilità di trionfo completo? Nessuno di noi è tanto
dotto da poter fare prognostici sicuri. Probabilmente
avremo questo triste effetto: che la miseria, il terrore, la mancanza di ogni libero consenso (basti ricordare che in Russia non esiste libertà di stampa, il
diritto di riunione è conculcato, il lavoro è militarizzato, e i più presi di mira dalla persecuzione governativa sono i socialisti di tutte le scuole) e infine la
pretesa irrazionale di forzare l'evoluzione economica,
tutto ciò ha portato e porterà ineluttabilmente lo scoraggiamento di quasiasi attività produttiva e avverrà
questo paradosso : che un paese così vasto, ricc:ì di
tutte le "risorse, che ha l'enorme vantaggio di non
essere tributario dell'estero, che quindi non può essere boicottato, che ha dovizia di miniere, di cereali,
di ogni. ben di dio, che avrebbe potuto, con sapiente
gradualità di provvedimenti, diventare l'antesignano
della nuova civiltà, per avergli imposto una rivoluzione ad oltranza per la quale è manifestamente immaturo dovrà varcare attraverso una infinita odissea
di dolori, forse di ritorni verso il passato, e nel miglior caso dovrà soffrire, per l'adattamento necessario
al nuovo regime, decenni di patimenti e di povertà,
mentre fin d'ora è costretto a creare una immensa
macchina militaristica, quale non ha alcun altro Stato,
e che è un permanente pericolo per qualunque presente o futura democrazia!
-
3.1
Il socialismo e la teoria della violenza.
l\la, checchè sia per essere della Russia, quel che
è incontt;stabile è che k condizioni della Russia non
le abbiamo in Italia! In Italia noi possiamo procedere
per una via radicalmente diversa, senza passare ' per
quei dolori e per quegli orrori. Ecco p1;rchè la ten:ia
delìa violenza - se anche fosse plausibile in Ru5sia
- non si potrebbe applicare in Italia.
Parliamo anche di quest'ultimo argomento. I.a violenza è l'argomento centrale. L'appello alla violenza
- di cui ha parlato ieri il Lazzari, ampiamente - è.
in fondo, la caratteristica dcl progrnmma che noi
combattiamo. Noi non abbiamo mai crednto alle virtù
taumaturgiche della violenza. Ci risovviene il paragone d1 Plechanow. Qnando si fa apr-ello alla rivoluzione. poichè le rivoluzioni furono spesso accornr agnate o precedute da atti di violenza, rinasi inevitabilmente la gente superficiale, che si arresta al fenomeno esteriore, sporadico, all'epifenomeno. è condotta
a confondere la violenza con la rivoluzione. Sar0bbe
come - osservava Plechanow - se, pcrchè quando
piove si aprono le ombrelle, se ne concludesse che
basta aprire le ombrelle per ottenere la pioggia.
Ma poichè, a sostegno della tesi opposta, il compagno Gennari credette di poter evocare nientemeno che
i nostri grandi precursori, il .Marx e l'Engels del '48.
io mi permetto di apostrofarlo col motto usato dal
Gi~sti i~ un suo celebre Screrzo: cc Collega. riformatevi: siete antidiluviano! ». Dal '48 al 900 è trascors? me.z~o secolo e, durarlte questo mezzo secolo,
~u~~h alti mtelletti. che non si pretendevano infall1bll1: hanno segnato una larga impronta nel nostro
pensiero e nel nostro movimento, hanno tratto profitto dalla esperienza e sono venuti a conclusion i
aI.9u~nto diverse. Gran parte della loro prima ideologia e stata ripudiata e, poichè Gennari fa segni di
- B5 -
diniego, mi basti citarvi la celebre prefazione del
1895 di Engels, il collaboratore, l'illustratore e il
continuatore pili autorizzato di Marx, alle «Lotte di
classe in Francia dal 1848 al 1850 », nella quale egli
ripudiava interamente quella teoria suila opportunità,
anzi sulla possibilità, della violenza, che, nell 'illusione infantile di prossimi sconvolgimenti profondi che
non si a\ vcrarono perchè non potevano avverarsi, a
lui ed a Marx era sembrata accettabile 40 anni prima.
Dopo avere lamentato l 'enormo salasso di sangue
e Ji forze che l'esperimento della Comune parigina
aveva costato, onde in Francia si ebbe per parecchi
decenn! l'anemia e J'arresto di ogni movimento prnletario: dopo aver dimostrato come la tattica rivoluzionaria ave~se dovuto subire una profonda mutazione
per effetto della conquista del suffragio universale,
transformé dr moyen de duperie, qu'il a été ;usqu' ici.
en instrumcnt d'émanripation; dopo aver chiarito
come, anche nelle rivoluzioni del passato, il fenomeno della violcn7a non avesse avuto che un 'influenza
occasionale e pili apparente che effettiva: dopo avere
ili ustrato i progressi meravigliosi del ~ocial ismo germanico, dovuti unicamente a una tattica legalitaria,
per cui borghesia e Governo giunsero a spaventarsi
assai più dell'azione legale che non dell'azione illegale del partito operaio, assai più dell'esito delle elezioni che non di quello delle ribellioni; e dopo aver
dichiarato che, per le mutate condizioni del!'.'! lotta. la
ribellione di vecchio stile, la battaglia delle barri.::ate
sulle strade, erano state completament~ soverchiate:
egli dà la dimostrazione documentata, invincibile, irrecusabile. delle ragioni politiche, militari, morali, delle
ragioni socialiste, per le quali nessuna insurrezione
vittoriosa è oggimai concepibile, e ogn• insurrezione,
ai fini del socialismo - (per i semplici mutamenti di
stemma il caso può essere diverso) - non può che
riuscire ad un danno e ad un ritardo dell'avanzata
proletaria. E notate che, quando Engels vi dava questa dimostrazione - ricordando fra l'altro la moderna
B7 -
disposizione delle strade e delle piazze cittadine, per
cui ai poteri pubblici borghesi spazzar via qualunque
insurrezione è divenuto un gioco da fanciulli - egli
conosceva soltanto il fucile ad ago e lo c/111ssepnt, le
granate a percussione e i cannoni di piccolo calibro,
o tutt'al più le cartuccie di dinamite : ma ! cannoni
da 420, ma le « Berte » che possono diroccare Parigi da una distanza di 80 chilometri, ma i « tanks ll,
ma la bal1&tite, ma i gas-lacrimogeni e asfissianti, ma
i « camions >> autoblindati che possono decuplicare.
con la loro velocità, la forza effettiva di poche migliaia
di soldati o di gendarmi, trasportandoli in pochi minuti ai punti più lontani, ma gli aeroplani sterminatori dall'alto, tutto ciò ed il resto gli erano perfettamente sconosciuti. Onde segue che la sua tesi è oggi
cento volte più irrecusabile che non fosse allorquando
egli scriveva; e cento volte più irrefutabili diventano
le sue conclusioni.
cc Comprende ora il lettore (consentitemi di citarvi queste poche righe) - per qual motivo lt: classi
dominanti ci vogliono ad ogni costo trascinare colà,
dove il fucile spara e fende la sciabola? (Engels non
immaginava affatto potesse nascere questa singolare
collaborazione, per cui il desiderio clellP. clas,,i reazionarie venisse secondato da una parte riel Partito Socialista). Comprende ora il lettore perchè ci si accusa
oggi di vigliaccheria, quando non scendiamo senz'altro nelle strade, dove siamo in precedenza sicuri della
sconfitta? E perchè con tanta insistenza si invoca da
noi, che abbiamo una buona volta da prestarci a far
la. parte di carne da cannone? Questi signori vanno
s~mpando i loro inviti e le loro provocazioni. No, non
starno così grulli! ».
Se scrivesse oggi in Italia povero Federico
Engels! - pur troppo dovrebbe correggere e scrivere: cc ~o'. no~ eravamo così grulli! ll. Poichè pare
che moltt d1 noi lo siano ridiventati.
E, dop? ave:e !nsistito nel concetto che è passato il
tempo dei colpi d1 mano, delle rivoluzioni condotte da
piccole minoranze coscienti alla testa di masse mcoscienti, e che, dove si tratta della completa trasformazione del! 'organismo sociale, è necessario avere con
sè le masse, le masse contadine sovratutto, già conscic di che si tratti e del perchè del loro conrnrso, ciò
che non può essere se non l'opera di un lungo cd
assiduo lavoro ùi propaganda e di organizzazione nel
popolo e di azione parlamentare, come la storia degli
ultimi 50 anni ci ha definitivamente insegnato; egli
così prosegue e conclude :
1c L'ironia della storia mondiale capovolge ogni cosa. Noi, i « rivoluzionari », i cc sovversivi », noi caviamo ben maggior profitto dai mezzi legali che dagli
illegali e ùalle vie di fatto. I partiti dell'ordine, come
essi si chiamano. trovano il loro abisso in quello stesso ordinamento legale che si son dati. Ridotti alla disperazione, gridano con Odilon Barrot: la legalité
nous t:ie, la legalità è la nostra morte; la legalità, che
invece a noi tende i muscoli e ravviva il sangue.
quasi promettitrice di vita eterna. E, se noi non commetteremo l'insigne follìa di lasciarci trascinare in una
,guerra nel le strade per dar loro piacere, non rimarrà
ad cs~i du ultimo che spezzare colle proprie mani
questa legalità così fatale ».
Il massimalismo è antirivoluzionario.
So spracil Frredricil Fngcls · così parlò e parla
tutto il marxismo, ossia il socialismo serio, i! marxismo dopo cinquant'anni di esperienza, il '11arxismo
maturato, allontanatosi per sempre dalle insurrezioni
sentimentali dcl secolo scorso.
Oh! Io non nego la violenza sporadica. Essa può
ben avvenire, non lo nega neanche Lazzari. Non è
il caso di provocarla, ma potrebbe scoppiare spontanea, e potremmo, nostro malgrado, trovarci a doverne
limitare i danni o tentare anche di cavarne qualche
frutto . Ma dico che la violenza potrà, se mai, essere
- 38
adoperata al servigio ùi quakhc rtfonna. non al servigio di miracolose improvvisazioni socialiste. Quando
una r!forma, che segnerebbe un grande passo sulla
via dell'avanzata del proletariato. fosse sentita, voluta,
magari già conquistata, e ci fosse o negata o ritolta
da un atto di violenza governativa, allora una insurrezione può essere inevitabile e fortunata, può attrarre a sè numerose altre classi sociali, :iltri ceti anche
non proletari, può dividere le file dci dirigenti e dell'esercito, può insomma, in dati casi, trionfare. E'
sempre un grave rischio, è sempre qualche cosa di
non necessario; poichè una riforma matura. se anche
non la conquistate con la \'iolenza oggi, la eonquistereste ::on la forza legalitaria domarn e sapreste mantenerla assai meglio Ma, quando imece si pretende
adoperarla per miracolose improvvisazioni socialiste,
la violenza non è altro che il suicidio dcl proletariato,
è fare l'interesse degli avversari, è 11 padto, è la
classe proletaria che si cambiano in setta. Questo ha
detto benissimo Lazzari, ed è perciò che aderiamo
alla sua mozione se anche in alcuni punti ci differenziamo da lui.
Oggi non ci pigliano abbastanza <>ul serio: ma
quando troveranno utile prenderci sul serio, il nostro
appello alla violenza sarà raccolto dai nostri nemici,
cento volte meglio armati di noi, e allora addio per
un bel pezzo azione parlamentare, addio organizzazione economica, addio Partito Socialista! La nqstra
azione sarà un seguito di altrettante Caporetto. la
no.:;tra grande azione storica diventerà la farsa delle
piccole cospirazioni, delle effimere settimane! rosse,
delle buffe repubbliche di Castrocaro, direbbe Graziadei, e il nostro partito diverrà il regno degli agenti
provocatori, e non sapremo più distinguere - come
appunto avviene agli anarchici - il compagno dalla
spia. Parlare poi di violenza continuamente per rinviarla sempre all'indomani, è - lo notava lo stesso
Serrati - la cosa la più assurda di questo mondo.
Ciò non serve che ad armare, a suscitare, a giustifi-
sn can; anzi la violenza avversaria, nulle volte più forte
della nostra. Questa è l'ultima scemenza cui un partito
possa venire, cd implica una vera rinunzia a qualsiasi
rivoluzione (applausi).
Sovratutto, questo vak per voi, ch0 non ammettete
possibilita di alcuna intesa, neppure transitoria, colle
classi avvcr::.arie, che vi atteggiate come un blocco
feroce, senza pil!lìt e senza possibilità di compromessi. Di quali anni materiali voi disponete? Chi di voi
protl!stò contro il decreto che imponeva la denunzia
e la consegna delle armi? Chi di voi ha preso sul serio la rivoluzione armata di cui tanti si riempiono la
bocca? Quando scoppiarono le rivolte della fame in
varie cittìt, io non ho visto che nessuno di voi si ponesse alla testa di quel movimento! Quando assalirono l 'A l'anti!, avete confessato che il Partito e le
masse operaie si guardarono bene di reagire con qualsiasi ritors1ont.:. Protestarono con sottoscrizioni ed ordini del giorno, protestammo noi in Parlamento, ossia
nel modo più legalitario che si possa immaginar(.,. E
m queste condizioni ci venite a parlare di violenza
Vittoriosa immed iata! (applausi). Questo è un inganno mostruoso, è una farsa, che per altro può tralignare in tragedia, preparando i tribunali di guerra,
la reazione più feroce, la rovina del movimento per
mezzo St;colo, non solo sotto la compressione militarista. ma sotto la ostilità di tutte quelle classi medie, quelle piccole classi, quei ceti intellettuali quegli
uomini liberi, che si avvicinavano a noi, che vedevano
nella nostra ascensione la loro propria ascensione e
la liberazione dcl mondo, e che noi - colla minaccia
della .httatura e dcl sangue - gettiamo dalla parte
opposta, regaliamo ai nostri avversari. priva~doci di
un presidio inestimabile di consensi, di cooperazioni,
di forze morali, che in dati momenti sarebbero decisivi a nostro favore.
Ma noi facciamo di peggio: noi allontaniamo dalla
rivoluzione le stesse classi proletarie. Perch~ è chiaro che. mantenendole ncll 'aspettazione messianica del
41 lo àa~liett.t?
miracolo Yiolento, nel quale non credete e pel quale
non lavorate se non ,1 chiacchiere. voi le svogliate dal
la\'oro assiduo e penoso d1 conquista graduale. che
è la sola ri\'oluzione possibile e fruttuosa. Perch~ chi
aspett;t con cieca fede il t::no al . lott~, non si r~m_­
bocca le maniche e non s rndustrin d1 prepararsi 11
pane quotidiano. In altri tt..rmini, \ 01 m:c1dcte il socia·
hsmo voi rn nziate nll 'avvcnirc dcl proletariato. li
massi;nalismo è il nullic;;mo; è la corrente rt.:azionaria
del socialismo.
Socialismo elettoralistico.
L'azione del Gruppo parlamentare.
Ed allora - e concludo - che cosa ne rimane?
Ne rimane I senza intenzione certamente, un fenome·
•
no di puro e semplice elettoralismo Si tratta d1 conservare o di conquistare più agevolmente un ceri.o
numero di mandati elettorali. lo non nego la legittimità di queste nobili ambiziom, sebbene, con un po'
più di sforzo cerebrale, lo stesso risultato c:;i otte.rrebbe aiutando lo sviluppo della coscienza proletaria. lo
posso quindi spiegarmi 1'ncrobutismo del compagno
Graziadei, il quale, a proposito della guerra, a\'eva
architetta~c i suoi famosi due piani, e saltava, come u.no
scoiattolo. dall 'uno all'altro, secondo che doveva giustifica ·e la guerra per le sue convinzioni storiche _e
po!itiche, o rinnegarla per necessità di partito ..capisco l'acrobatismo Ji tanti altri, che, per seguire l.a
voga, impennacchiano di fiocchetti massimalisti i discorsi più antimassimalisti. Ma trovo che siffatte schermaglie, dt:cretamente emiche, attestano sopratutto u~
ben mediocre rispetto del proletariato, e per esse 1
Congresso e il P:i.rtito diventano una miserabile fiera
elettorale! (applausi).
.
Sarebbe più onesto, compagni massimalisti, che ~i
diceste schiettamente: noi vogliamo le vostre cari:
che. Vi risponderemmo semplicemente: prendetevele.
Ma credete sul serio che noi teniamo molto alla me-
Prendetevela. Eccola qui. Non domandiamo
d1 meglio che rilasciarvela. Se anche la massa del
Partito cc la vole~sc ridare, saremmo felici di spogliarcene Credete voi fosse cosa piacevole esercitare il mandato politico r Ile condizioni umilianti che
ci faceste voi de lla D1rez1one e dell'Avanti!? Eravamo ridotti
diceva bene l'amico Mazzoni - la
sputacchiera del l'artito Ularità). Eravamo, noi soli,
il bersaglio di tutte le accuse, l'alibi della mcapacità
della Direzione, In spiegazione dei s uoi insuccessi. Il
giornale piì1 ac0rbamt!nte nostro avversario è stato
sempre precisamente il giornale del Partito: nessun
altro ha così boicottato, svalutato, calunniato la nostra
azione parlamentnrc.
Dopo ciò lagnatevi che il Gruppo parlamentare
lasciasse a desiderare nel suo funzionamento! Chi
a\'eva un pensiero proprio, chi stud iava ed operava.
nel solo modo in cui sia possibi le ed utile lavorare
sul terreno parlamentare. veniva immediatamente scomunicato. Ciè1 non entrava, non poteva entrare, nel
nichili5mo delle vostre direttive parlamentari. o, per
essere piì1 esatti, antiparlamcntari. Soltanto il non fare nulla, il non profossare alcuna opinione sui problemi concreti, lo sfuggire a qualsiasi responsabilità, godeva l'impunità da parte del giornale ... (applausi, approvazioni). Fu detto che il massimalismo non è che
il segno cd il prodotto del! 'incompetenza su tutte le
questioni : certo è che in esso l'incompetenza s i trova
meravigliosamente a s uo agio. E non parlateci, per
carità, dci nostri pretesi « infortunii sul lavoro ». Per
conto mio. io li ri\'cnd ico tutti, come l'espressione più
squisita dcl mio diritto e del mio dovere di deputato
socialista. Ogni nostro voto, ogni nostro discorso in
_Parlamento deve inspirarsi unicamente a quello che è,
m quel dato momento, in quella data s ituazione, il
~aggior interesse del proletariato : solo questo criterio deve deciderci, caso per caso, a votare pro o contro
un Ministero, pro o contro un disegno di legge, ad
allearci o a separarci da altri gruppi. Noi dobbiamo
- ·12
ponderare sempre tutte le c~rnsc~uenze dircttl' ? indirette. prossime e remote. dt og111 noc;1ro atteggiamento: la tattìca non è altro c.he questo, e perciò essa
ricu<:a la formula assoluta e gli imperatn·1 immutabili.
Noi non possiamo adottare la massima del « tanto
peggio tanto meglio! u. Il voto contru un Ministero.
ad ~sempio. è sempre un voto fJl'r 1111 altro Ministero,
e bisogna prcvedert.: dove si casca. Se il nostro atteggiamento peggiora le condizioni del Pne<;e, : '(: chi se
ne infischia allegramente, argon1enta11<lo che per tal
via si sgretolerà tutto piì.1 presto. Venga dunque la
dittatura militare. la soppre">sionc ùi lutte le libertà.
ciò non ci rigu,1rda, anzi ne trnrrcrno vantaggio. Ebbene, chi pe~sa così. chi ag1c:,ce con questa u strafottenza n. J'ensa ed agisce in danno dci hnoratnri
L'unità del Partito e la disciplina.
11 massimalismo è la guerra.
Si parla di scissioni possibili; !lla la più vera scissione è quella di chi si pone contro il socialismo.
Quanto ali 'unità del Partito. non siamo noi, o compagni, che pensiamo di minacciarla. Noi s:amo qui
dispost· a ricevere tutte le peuate. a uiventare gregarii e a rimanere nelle file lapproPaz1on1, applausi
prolungati).
Ma al Congresso. ed alle sue dcliherazioni. domandiamo che esso garantisca il ric;petto uovuto alle nostre opinioni. che è poi il ri">petto verc;o il Partito, il
rispetto del Congresso verso se medesimo.
Si parla di disciplina. Compagni. non halocchiamoci
con l'equivoco di questa parola. La disciplina è una
cosa santissima, è una necessità ui tutti i partiti. m~
conviene intenderci bene sullo spirito della cosa e_ sm
limiti. La disciplina. si è affermato, consente piena
libertà di opinione (lo ha ripetuto testè Serrati per
correggere l'impressione del suo programma), consente lr. più assoluta libertà di pensiero. ma e~ige la
unità dell'azione. Ma che s'intende per pensiero e
-·iR -
d1e s'intende per azione? Perchè, <;e l 'e8pressione
del pensiero entrasse in ciò che voi chinmatc l'azione,
e dovesse modellarsi su un tipo uniforme, ohhcdire
a un dogma chiesastico, la vostra libertà del pensiero
diventa un sarcasmo. Una tale libertà era consentita
anche dalla Santa Inquisizione, è consentita anche
nel! 'ergastolo. Sissignori : in omaggio alla disciplina,
le ,ninornnze. fìno che restano nel Partito, d<.:vono
avere un ragionevole ossequio per k deliberazioni
della maggioranza e non devono organizzare un 'azion<.:
in diretto e incompatibile contrasto con quella che è
l'azione essenziale dcl Partito : la loro critica non
dovrà essere dissolvitrice, in dati casi essi potranno
astenersi dall'azione della maggioranza. senza porvisi
a traverso. Quella è disciplina dignitosa e civile. Ma
vi è un'altra disciplina, che ora si tenta d'imporre:
quella della bocca tappata. quella della cambiale in
bianco che si voleva far sottoscrivere ai deputati, rendendoli virtualmente dimissionarii a libito dei capricci
della Direzione. quella insomma della soppressione
della dignità. Ehbenc; io dico. e lo dico spec1alment<.:
agli operai, guardatevi da questi superdisciplinati, che
accettano a priori ogni transazione di coscienza e
ogni umiliaziorw, che si adattano a fare il deputatofantoccio. Costoro, come tradiscono se stessi e la
propria coscienza, con uguale facilità saranno i traditori di voi e della rivoluzione. (Applausi 1 il'issi111i).
Ed ceco pcrchè - ed ho finito - noi accettiamo
l'Ordine dcl giorno Lazzari come un terreno di conc_iliazione. Col compagno Lazzari abbiamo leticato vane volte nella vita; ciò non ci impedì di continuare
a stimarci e a volerci bene. Leticheri;mo forse ancora
con lui. per una certa sua intransigenza troppo gretta,
per altri lati del suo pensiero e del suo temperamento.
eh~ lo fanno refrattario a talune nuove esigenze della
odierna politica, più complessa che non fosse a' suoi
temp1.· Let1cheremo
·
forse ancora; ma, insomma. nel
fondo della sua mozione è il socialismo, è veramente
la tradizione social ista e marxis ta, è tutta la nostra
1
-
14
vita di militanti, che non possiamo rinnegare. Le
quali cose, se voi rinnegherete, avrete probabilmente, in forza dei mandati imperativi, la maggi')ranza in
questo Congresso, ma sarete voi stessi, e avrete spinto
il Partito fuori del socialismo. E le migliori forze del
socialismo, le sole veramente attive, saranno, o apertamente od occultamente, contro di voi. Lo saranno
tutti i deputati socialisti, tutti i membri delle Opere
Pie, delle Amministrazioni comunali, della Confede·
razione del Lavoro, la quale oscilla, perchè sente che
ha dietro di sè un esercito ancora troppo caotico, incosciente ed infido, ma che, per gli interessi stessi che
rappresenta, non potrebbe certo seguirvi verso l'abisso
a cui la vorreste trascinare. Insomma voi sapete perfettamente che non è con voi tutta quella che è stata
fino ad oggi la forza, l'attività, lo spirito ed il sangue
del socialismo. Voi la mettete fuori colla vostra intransigenza, coll'intransigenza dogmatica, tirannica e
semplicista del vostro programma. Sarà il Partito
fuori del Partito. Siete voi che vi scinderete e potrete
vantare la maggioranza di un 'ora. Ma rifletteteci bene, poichè la vita di un partito non è soltanto la questione aritmetica del voto di un Congresso.
Finalmente credo che il programma massimalista,
oltre ad essere la rinuncia al socialismo, oltre ad essere il disastro del movimento del proletariato, quando
si tentasse di attuarlo sul serio, isolerebbe il proletariato italiano dall'evoluzione normale degli altri popoli civili, e condurrebbe a un 'altra guerra a breve
scadenza. Questo concetto esigerebbe una spiegazione
un po' lunga. Vedo che il mezzogiorno è scattato.
Permettetemi di darvelo unicamente come tema di
meditazione : « Il massimalismo è, in Europa, una
guerra che si preannuncia ». Viva la guerra o viva
il socialismo?
Scegliete! (Il Congresso scatta con un urlo solo :
Viva 1l Socialismo! Abbasso la guerra! ed applaude
calorosamente).
La mozione di Reggio Emilia
r10-f 1 ollobre
t9:W;
Credi<rnto ulilc l'iprud11r1·c yui, pe1· la più p,.all<l
C<Jllosccnza e p<·t· kt prnpagan<la dPJl1• 110.slrc idei'.
anche la wuzio111· i11 cui a Jteg:gio Elllilia la 110.slr.a
frazione di r11111·<·1ilrazio1w ,-jnlelizzò il proprio JH'llsicro sul 111cl<Jdo dcll 'azione ::;ociulhla net Ili omeni"
alLualc.
<e I.a i'razio111: d1 c<inre11trazionc ::;oci.alisla, 1·iunik1 a
!leggio Eruilia nei giol'Tli 10-11 ottobre l!J:W, ri1P1.1
con compiacenza la upportunilà <lei Co11Ycg110 e J;1
~11.a splcn<lida riuscila.
La frazione di co11ccnlrazionc, pur co11"ape1ulc del
le 11u<11·e <'siqe11zc determinale dal pre{;ipj.[o"o sYnl
gcrsi degli •li H'llimcnti dopo la gucrr.a 111011diGI{~, ri
\Cndiea altcl'amc11Lc il nome .dcl P.artito e gli inlcnli
(;gli spiri I i educali\ i della sua propag.anda, e il bucM1
lm·<n·o <Jt1oli1li:1110 di 01·i.rnnizzazionc amminislratin1,
cooper.ali1a <' sind.acalc.
l.:a sil11:1zio11c formatasi in questi ultimi giorni ne.I
l'nrlilo Socialhla Jtatitrno, fo. maggior-e obbligo ad
ogni isni Ilo I' ad ogni Lcndcnz.a di manifestare espi icil.amcnLc il proprio pensiero pcrchè dal prossimo
Congresso Nazionale il Partilo Socialista Ha.li.ano esca
rnfforzato da una chia rificazione di idee, di intenti e
di programmi.
La frazione cli r.onccnlraz.ionc si dichiar.a riso lulamente uniLaria cd a1 Yersa ad ogni sci,;sionc, tanto
peggiore se pro1 oc.ala da ostracismi pcrsonnli rlw
n.on trovino la loro ragione cli essere in dii e.i-,; i là so;;tanziali su prinripì fondamentali del Socialismo, r
t.anto più 1,cricolosa e d.anno;;.a in qu-esto mumcnlu
per il diYcnirc della ril'OlU7.ionc proletari.a. IA'l di1ersità di rnlutazionc sul periodo storico rhe altraYcrsiamo non è molil'o ~nffìcicntc per una cliYbione di
fol'7.o. La l'l>Csi,.ll'nza di ,e11olc "OCialist-e quali ""n"
-
4G -
scmpre esi;;lite nel P<lI'lilo. come ha consentito il formidabile SYiluppo del fKt-.;safo. prr111ettcrù una fraterna collaborazione tanto più f<>c,0111l<t di risultali,
quanlo più da ogni pal'l<' -"•u·ù il rccipruc:u rispctlo,
la rnlontà comune di af'icl'l11;.11·c la lilw1·fù di giudizio
s11 ogni situazione c I.a massima dis<'iplina nrl m11llif'ormc svolgersi dcli.a !oli.a di f'lass.i-.
La frazione di concenl.razic,110 co1dc1·11w I '<HIC'-iollc
dcl Parlito ulia Terza In~ernaziu11ale, riaffer111anclo
la antonomia intcrprctati1a e l'iapplicazionc dci ·:punti secondo le condizioni <I i ogni J>ar,.,e, domandando kt nelt.a esclusione, dallr sezioni drlla JnterHazionale, dei gruppi ;.111archic'i <' sindar,alisti <} degli
rlemcnli mussoni.
La fruzione di conrcntrazione 111J11 Jw pregiudiziali
rirca il din•nire storico del Socialismo e dri mrzzi
da impiegare per il s110 drfìnitirn trionfo.
La dilta•l11ra del prolewri<tlo, intesa nel sen-.;o rnarxb;tico di una necc;;silà transitoria irnposta da speciali .~iluazioni e non come un obblicro pr(Jgrammolico, non viene negata dalla frn:r.inn;;' di crìncentrnzione.
~Ia tale <liltalura non dc\'c nè può ess~rr modellata per Lnlli i Paesi sn qne,llu cli uno :;olo, e sarebbe
~ram errore il volere prescri1ere a popoli <l<'mocratic.amcnte sviluppali cd insoffcrcnli di a11lorilnrism0,
legl?i ~ sistemi rilcnn ti utili (' necessari per altre
nazioni.
La frazione cli conocntrazione non c.oudanna l'uso
della vio.Jenza e <lei mezzi illegali nella loilla cli clnss·c
e. ~cr. la conquista del potere poi i lioo. I pas;;aggi stc!ric1 eh tale potere, da ima classe .all'altra., sono il nsnlt;ato dcfìnilivo dell'urto di fonc conitr.apposle.
L ~so della violenza per il compiersi di t.1Je pas:
saggio non può venire negato, ma esso non puo
essere che .lo sforzo ultimo mi il prolew.riat.o ricorre
r.ontro la cieca resistenza e com l'1'e<:sione dc.li a cl~sse
!Jorghese., ~ per spezzare un'organizz.azionc sor.1ale
mcompabb1le colla nuova economia e coi 11110\i metodi di produzione.
La frazione di concentrazione ritiene che k1 gu·er~
ra, per. la sua stessa incapacità a ronseguirc i:rli sco~1
per Clll fu scatenata, ha .accelerata la crisi ciel reg1r:ie. capHalistico., ed ha res:a più urgente pcl .prolel~rw.lo I.a soluzione dei problemi cl.a rni dipende
I ~~:·e.nto r~voluzi?nario dcii regimo socialista .
.late pc.rio.do nvoluzionario si è .:rnco.r più acoenl.uato dop.o il cr.ollo dell'lmpcro degli Cz.a.r -0 ?•opo
J.i par.·o eh Vcrsa1Hcs sa.nzion:ante J.c sopraffuzio111 de-
- 47
gli ')(,11.i c;ipilaJi,,fir•<'llllenle
deboli.
jJa sarclJbe puerile J 'asseril'e che
1ol11zi011ario sia giunto .alla fase più
mondo, <' che la possibilitit di scon1
Paesi capila I hl i<'i più ricchi sia da p1·c1e
scadenza.
La f1·a1.io11e cli conccuLr.azionc sosli<l11c cr1
111zionc in Italia, nella form.a \iolcn!.a e d
!l'ice dcsid0rat<1 dai com11nisti colla i111nrndia1
u1azionc di un ordinamculo di tipo rns.so, sia destinala a noll~tl'<' a brc1c scadenza, O\-C m.anchi I.a con<.:~rrcnle ozwnc cconomic<1 o politica dcl prol<ltaitato
d1 qualche Pac;;e più ricco durante l'imm.ancabilc
prccipit.azione economica.
La frazio11c di conc-entr.azione soci.alist.a sostiene
tntli i possibili tentativi di .approssimazione al reg-imc socialista.
Presenta11do,,ene le condizioni, il P<1rtilo non rinuncia ulla conquista del potere politico nelle forme
conscnlilc dal momento e dalla !"ituazione inlcrnazioualc, ntlcndosi della forza di tutti gli organismi
·Politico-sindacali che .agiscono in pi<ino accordo col
Parlilo e in completa indipendenza eia qu.ailsiasi pm. tilo o frazione democratica della borghesia.
La frazione di concen1trazione sorialisla impegna i
propri aderenti a sosLcnere i p9-stul•ati di questa di/'hi::n·azionc ndle assemblee di Sezione ed ;il pros-·
:a>imo c,ingrcsso l\'azionaJ.c, fìd.an.clo che essi conc.orPei·anno ad avvirina·re quel p-eriodo rivoluzionario più
'i11Lenso e pi(1 realizzatore in s•enso soeialista, dia fulti
~uspir.alo e desiderato.
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BALDllSI - D'AR.·\GON\ )).,
..;.crnpl'C esistite nel
mi d.;1 bile svi Iup]JP
lcrnu collaboraz
quaui.cJ più da
la volonlù c;oJ'
"Il ogni sitll'
forme srol
La fra1 "
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