La Chiesa in Italia
MESSAGGIO DEI DIRIGENTI DI AREA
Ma Son Io Che Ho Scelto Voi
Anz. Gérald Caussé, Primo consigliere della
Presidenza dell’ Area Europea
U
na delle sorprese più
inaspettate della mia
vita l’ho avuta una sera
di gennaio del 2008, quando il
presidente Thomas S. Monson
mi telefonò a casa. Ricordo
ancora le sue parole: “Lei è
chiamato a servire nel Primo
Quorum dei Settanta fino
all’età di settant’anni”. Feci
un rapido calcolo mentale
e mi resi conto che questa
chiamata sarebbe durata più
di 25 anni, o in altre parole:
un’eternità!
Da quel giorno ho meditato spesso sull’importanza
e la durata delle nostre chiamate. A volte sentiamo qualcuno dire: “È ora che io venga
rilasciato” oppure “Servo in
questo incarico già da troppo
tempo”. In realtà, la questione
non va posta in questi termini.
Contare la durata di una chiamata significa dimenticare la
vera natura del nostro impegno
come membri della Chiesa.
Quando il Salvatore dette le
istruzioni finali ai Suoi apostoli
disse loro: “Non siete voi che
avete scelto me, ma son io che
ho scelto voi, e v’ho costituiti”. 1
Ricordo l’espressione di stupore sul volto di un giovane
padre a cui non molto tempo fa
estesi la chiamata di presidente
di palo. Non aveva condotto
alcuna campagna per essere
scelto. Non aveva cercato né
Anz. Gérald Caussé
onore né potere. Si sentiva del
tutto inadeguato a far fronte a
tante responsabilità. Tuttavia
accettò la chiamata con fede e
umiltà, sapendo che proveniva
dal Signore.
Le nostre chiamate sono la
manifestazione temporale e visibile di un più duraturo impegno
interiore. Gesù, sapendo che la
Sua morte era imminente, lasciò
un compito ai Suoi discepoli
dicendo: “Come il Padre mi ha
mandato, anch’io mando voi”. 2
Quando entriamo nelle acque
del battesimo, diventiamo gli
“inviati” del Salvatore, o addirittura i Suoi “rappresentanti”. Ci
assumiamo il solenne impegno
di essere strumenti nelle Sue
mani per compiere l’opera di
salvezza.
Di quale tipo o durata sia
una chiamata poco importa,
perché la nostra è una
missione di natura eterna.
Continua molto al di là di
questa vita, come descrisse
nella sua visione il presidente Joseph F. Smith: “Vidi
che i fedeli anziani di questa dispensazione, quando
lasciano la vita mortale, continuano le loro fatiche… nel
grande mondo degli spiriti
dei morti”. 3
Ha poca importanza chi
e con chi serviamo. Non
scegliamo i nostri compagni
di servizio o le persone che
aiutiamo in base alle affinità personali. Similmente
al Salvatore, predichiamo il
Vangelo e rendiamo il nostro
servizio a tutti, incondizionatamente e senza riguardi personali.
Il presidente Monson di
recente ci ha esortati con questa domanda: “Cosa ho fatto
oggi per il prossimo?” 4 Questo
invito profetico ci riporta alla
vera essenza della nostra missione di discepoli di Cristo.
Non dipende dall’incarico che
svolgiamo in questo momento
o dal compito che ci è stato
assegnato. È uno stile di vita.
Dà senso alla nostra esperienza
terrena e alla vita eterna.
Sì, siamo i guardiani dei nostri
fratelli, che siano o no membri
della Chiesa. Se scopriste una
cura per il cancro, la vostra prima
G e n n a i o 2 0 1 1 C1
reazione non sarebbe quella di
dirlo a tutti immediatamente per
salvare vite umane? Noi crediamo
che il Vangelo sia un rimedio
universale contro le moltissime
malattie del mondo moderno.
Ecco perché per noi è così
importante diffondere la Buona
Novella.
La Presidenza di area ha
stabilito l’obiettivo di raddoppiare nei prossimi dieci anni
il numero dei membri attivi in
Europa. Questa visione non
ha bisogno di programmi, né
di organizzazioni complesse o
strumenti speciali per realizzarsi.
Dipende dal desiderio e dalla
fede di ognuno. Se ogni membro porterà o riporterà un’anima
a Cristo sarà sufficiente a raddoppiare la frequenza in tutti i
rioni e rami dell’Europa.
Non dovete essere missionari
a tempo pieno per trovare le
persone che stanno cercando
la verità. Non dovete essere
un vescovo, una presidentessa
della Società di Soccorso o un
insegnante familiare per mettervi in contatto con un membro
meno attivo. Ci sono innumerevoli possibilità che dipendono
solo dalla nostra fede, perché
il Signore “sta preparando le
persone ad accettare [voi] e
il vangelo restaurato. Egli [vi]
condurrà da loro oppure loro
verranno da [voi]”. 5
Ecco alcune cose semplici e
concrete che tutti possiamo fare:
• Portare sempre con noi
le cartoline missionarie e
distribuirle
C2 L i a h o n a
• Fare un elenco di persone che
possiamo aiutare a ritornare in
Chiesa e invitarle a ricevere i
missionari
• Mettere il nostro profilo e
la nostra testimonianza su
Mormon.org (in inglese)
• Invitare in Chiesa i nostri
familiari e amici a un evento
che riguarda la famiglia, come
un battesimo, un’ordinazione,
una riunione spirituale in
occasione di un matrimonio,
la partenza di un missionario,
e così via
• Accompagnare i nostri amici
in un centro genealogico della
Chiesa
• Incentrare il consiglio di
rione o le riunioni di presidenza delle ausiliarie sulle
persone piuttosto che sui
programmi o le attività
• Andare con i missionari
agli appuntamenti in cui
insegnano
In più, condividere il
Vangelo accende la gioia
nel nostro cuore. Con Alma
possiamo esclamare: “Sì, questa è la mia gloria: che forse
io possa essere uno strumento
nelle mani di Dio per condurre
qualche anima al pentimento;
e questa è la mia gioia”. 6 ◼
NOTE:
1.Giovanni 15:16.
2.Giovanni 20:21.
3.DeA 138:57.
4.Conferenza generale di ottobre 2009,
sessione del sabato mattina.
5.Predicare il mio Vangelo, 165.
6.Alma 29:9.
EFY: un luogo adatto
per lo Spirito Santo
T
Alessandra Balestra
recento paia di occhi sbarrati e bocche
semiaperte, seduti sulle loro valige sotto il
sole forte dell’ultima settimana di luglio, i
ragazzi ci guardavano fare il balletto di benvenuto come se stessero vedendo degli alieni. “No,
no, io torno a casa”—sentivamo dire in mezzo
alla folla—“questi sono tutti matti!”. Eppure c’era
già qualcosa di molto particolare fin da quel
primo istante in cui, cantando e ballando, noi
dirigenti dello staff invitavamo tutti a divertirsi
insieme a noi. Perchè anche se a molti, non
conoscendolo, l’EFY può sembrare una delle
tante attività dei Giovani della Chiesa, c’è invece
qualcosa in più che lo rende speciale. Specialmente per i giovani. O, in inglese, “Especially
For Youth”. Questo infatti è il significato della
“strana” sigla che mi sono divertita a sentire
pronunciare in tutti i modi possibili, arrivando
persino a scriverla su pezzi di carta volanti e
fazzoletti per far capire a chi mi stava di fronte
da quali lettere fosse composta.
Tutto nuovo per noi. Nessun retaggio da
seguire se non le direttive che ci arrivavano dagli
Stati Uniti, un manuale, tanti moduli da studiare e
un bel po’ di fede: così siamo partiti l’anno scorso
con il primo EFY in Italia, senza ben sapere che
ci stavamo preparando a vivere non una semplice
settimana divertente, ma un’esperienza spirituale
molto profonda. Ora siamo testimoni del secondo
anno.
E’ difficile tradurre con poche parole il processo di un cuore che si trasforma, che comincia
a sentire di più, a provare di più, un cuore che
entra in comunione con tutti gli altri cuori che
battono intorno. Difficile è anche riassumere
una settimana fatta di tanti momenti pieni di
ispirazioni dal cielo, sensazioni nuove, attimi
di euforia alternati ad angoli di sacralità. Però,
così come spesso accade con i simpatizzanti
che vogliono sapere quali sono le differenze
FOTO DI A. BALESTRA
NOTIZIARIO ITALIANO
fra la nostra Chiesa e tutte altre, anche in questo caso mi sono trovata a dover rispondere
a quesiti come: “Cosa c’è di diverso tra l’EFY
e le altre attività?”. Ho cercato dentro di me la
risposta a questa domanda, e tanti sono stati i
pensieri e le immagini che sono comparsi nella
mia mente. Eppure la vera peculiarità che ho
trovato è questa: lo Spirito Santo riesce a parlare
continuamente.
Ciò è possibile perchè ogni momento della
giornata all’EFY è stato pensato e studiato da
fedeli discepoli del Signore che hanno permesso
allo Spirito Santo stesso di guidarli passo passo
nell’organizzazione, ispirandoli a trovare le soluzioni adatte che potessero permetter Gli di essere
sempre presente. Una cosa che amo molto del
processo dell’ispirazione è che il Signore riesce
straordinariamente a lasciare che ognuno di noi
metta a frutto e realizzi il proprio potenziale, la
propria creatività e la propria unicità riuscendo
allo stesso tempo a governare e ad incanalare le
cose importanti del Suo piano eterno nella direzione che Egli desidera.
All’EFY i Giovani Uomini e le Giovani Donne
possono sperimentare situazioni probabilmente
mai provate prima con la stessa costanza: molte
preghiere personali e di gruppo durante la giornata, lo studio delle scritture ripetuto e focalizzato sugli elementi fondamentali del Vangelo,
l’ascolto di esperienze spirituali forti da parte di
Giovani Adulti che hanno scelto di dedicare la
loro vita alla diffusione del Vangelo di Gesù Cristo e che condividono momenti di vita missionaria, la possibilità di portare loro stessi la propria
testimonianza e poter così realizzare quali sono
le cose in cui credono, quali sono le loro paure,
quali invece le benedizioni della loro vita.
Inoltre, essi partecipano a molte classi che
Futuri
missionari
G e n n a i o 2 0 1 1 C3
Studiamo
insieme
C4 L i a h o n a
prendono via via confidenza con lo Spirito e,
senza accorgersene, riescono a sentirlo molto più
spesso di quanto sono solitamente abituati a fare
e si rendono conto di essere, oltre che più felici,
anche più consapevoli e più forti.
“Il coraggio di ergersi forti” è stato il tema
di quest’anno, ispirato dal noto versetto che
si trova in Giosuè 1:9: “Si forte e coraggioso,
non ti spaventare e non ti sgomentare, perchè
il Signore, il tuo Dio, sarà con te dovunque
andrai”. Proprio come Giosuè, ogni giovane ha
la grande benedizione di poter avere il Signore
al suo fianco, se si mantiene fedele.
“L’Efy è un programma troppo rigido, eccessivamente pieno di regole e restrizioni”: anche
questo mi sono sentita dire più volte. Come mai
allora i ragazzi alla fine della settimana piangono
perchè non vogliono più andare a casa e dicono
che è stata una delle esperienze più belle della
loro vita? Sappiamo come si può comprendere
con certezza la bontà o meno di una persona o
di una cosa: “Voi li riconoscerete dai loro frutti—
dice Gesù—Si raccoglie uva dalle spine
o fichi dai rovi? Così,
ogni albero buono
produce buoni frutti,
ma l’albero malvagio
produce frutti cattivi”
(Matteo 7:16–17). La
luce negli occhi dei
ragazzi che hanno
partecipato all’EFY è il
frutto buono e visibile.
Così come i comandamenti sono delle
opportunità di crescita e un aiuto per la
nostra vita, allo stesso
modo le ormai già
“leggendarie” regole
di EFY, che in realtà
altro non sono che le
norme dell’opuscolo
“Per la forza della
gioventù” che ogni giovane della Chiesa è tenuto
a rispettare, sono esattamente ciò che permette
allo Spirito Santo di albergare dentro ognuno dei
partecipanti. In questo modo l’Efy diventa una
reale occasione in cui essi possono ricevere rivelazioni dal cielo.
Un paio di anni fa, mentre all’Istituto stavamo
studiando il Nuovo Testamento, tutta la classe
fu colpita da un semplice aggettivo. Il manuale
recitava così: Gesù era obbedientissimo. Quell’
“issimo” entrò così profondamente nel mio cuore
da insegnarmi, con il tempo, che c’è un prezzo
da pagare per essere veri discepoli del Salvatore e che essere obbediente è una cosa molto
buona per vivere una vita retta e felice, ma essere
obbedientissima è ciò che mi permetterà di sviluppare abbastanza fede da poter riconoscere
Gesù il giorno in cui tornerà sulla terra in gloria
per governare. Se sarò obbedientissima non avrò
bisogno di sapere qual è il suo aspetto fisico per
riconoscerlo, perchè saprò nel mio cuore chi è il
mio Maestro.
Il Vangelo di Gesù Cristo e la possibilità di
conoscerlo personalmente sono accessibili a tutti.
Ciò che però rende possibile la vera conversione
è l’umiltà. Ascoltare davvero. Sentire col cuore.
Permettere a Dio di mostrarci la nostra natura
umana debole e lasciare che Lui ci insegni che
ci sono tante cose che ancora non abbiamo
valutato. Un giorno mia mamma mi ha insegnato un principio che, a sua volta, le era stato
insegnato da un fratello della Chiesa: “Chi cede,
cresce”. All’EFY i ragazzi imparano a “cedere
ai richiami del Santo Spirito”, come viene insegnato in Mosia 3:19, e a diventare sottomessi,
miti, umili, pazienti, pieni d’amore gli uni per gli
altri, disposti a sottomettersi a ciò che il Signore
ritiene conveniente infliggere loro. E imparano
anche a cedere alle continue raccomandazioni
dei dirigenti.
Possiamo stare ore, giorni, addirittura anni a
razionalizzare e a trovare valide giustificazioni
che dimostrino che essere un po’ obbedienti
è sufficiente, oppure che alcune regole sono
eccessive. Noi all’EFY insegniamo invece che,
con l’umiltà, il Signore ci fa capire nel cuore
Desiderosi
di imparare
FOTO DI A. BALESTRA
FOTO DI A. BALESTRA
rispondono davvero alle loro domande, non a
quelle che altri hanno pensato per loro, realizzano cos’è e come si svolge una Serata Familiare,
piantano nel loro cuore il desiderio di costruire
un domani una famiglia eterna, cantano insieme,
ballano insieme, scoprono che si può essere felici
con cose molto semplici perchè non è quello che
fanno che li rende felici, ma è proprio lo Spirito
Santo che cammina insieme a loro, anche se
non possono vederlo. Incredibilmente, i ragazzi
G e n n a i o 2 0 1 1 C5
VOCI DEI SANTI
Una preghiera sotto la pioggia
E
FOTO DI A. BALESTRA
Giorgio Plescovich, Palo di Alessandria
C6 L i a h o n a
Il coraggio di
ergersi forti
l’approvazione di Dio è più importante di quella
degli uomini, e il Suo amore cura una moltitudine
di ferite.
Tutto questo “Portalo a casa”, abbiamo detto
ad ognuno di loro. Nella speranza che ogni casa
sia in grado di riconoscere, sostenere e rafforzare
i principi acquisiti dai ragazzi, e nell’augurio che
essi possano trovare nei genitori, nei fratelli e
sorelle, nei membri della chiesa dei rispettivi rioni
e rami la stessa fermezza d’animo, lo stesso entusiasmo e le stesse motivazioni che hanno visto
e appreso all’EFY, per non dimenticarle. Perchè
essere discepoli di Cristo non è una prerogativa
di EFY, è una cosa che coinvolge tutti noi nella
quotidianità, nessuno escluso.
Porto testimonianza che quando siamo obbedienti e abbiamo fede nel Signore Gesù Cristo lo
Spirito Santo è un nostro compagno costante e
ci infonde miracolosamente il coraggio di ergerci
forti davanti alle tentazioni e alle difficoltà. ◼
FOTO DI A. GIAMBELLINI
e anche nella mente, attraverso l’esperienza
personale, qual è il reale motivo per cui Egli ci
richiede disciplina. Solo Dio è in grado di farci
comprendere cose così delicate, che pungono
il nostro orgoglio, facendoci sentire totalmente
amati. “Chiedete e vi sarà dato, bussate e vi sarà
aperto” (Matteo 7:7). Ma prima c’è bisogno del
salto di fede: i Giovani Uomini e le Giovani
Donne all’EFY hanno imparato a trovare coraggio e forza sufficienti per applicare prima la
fede e poi attendere la risposta e le spiegazioni,
secondo un processo inverso rispetto a quello
che è insegnato nel mondo.
Si sbaglia? Certo. Si cade? Molto spesso. Ma
l’importante è rialzarsi sempre, pentirsi degli
errori commessi, cercare di nuovo la speciale
guida dello Spirito Santo. Poi, avere il coraggio
e la forza di sostenere i principi del Vangelo
anche se da soli davanti ad una folla che non
crede, anche con il rischio di essere derisi, perchè
ro poco più di un ragazzo,
avevo 27 anni ed ero stato
assunto da poco come
vigile urbano. In ufficio ero
l’ultimo arrivato e quindi mi
venivano affidati i compiti un
poco più noiosi o faticosi. Quel
giorno mi avevano incaricato
di recapitare alcuni documenti importanti a persone
che abitavano a mezza costa
tra Genova e l’entroterra. Era
una bella giornata luminosa e
serena, il paesaggio della mia
Liguria è sempre splendido ed
io mi incamminai di buona lena
per una strada che si inerpicava
sulle alture intorno a Genova.
Naturalmente di macchine
di servizio non se ne parlava
neppure, ma non mi dispiaceva
salire lentamente, circondato
da tanta bellezza. Ero partito
in maniche di camicia, faceva
caldo, e sotto il braccio avevo
Fratello
Plescovich
gli incartamenti che dovevo
consegnare. Non avevo fatto
i conti, però, con il fatto che
in montagna il tempo cambia
rapidamente. Nel volgere di
pochi minuti il cielo si riempì di
nuvole che diventarono sempre più scure e pesanti, finchè
cominciò a piovere. All’inizio
era una pioggia abbastanza
fitta, così, cercando un riparo
continuai a salire su un sentiero
che si faceva sempre più stretto
e costeggiava un ripido pendio. Di rifugi neppure l’ombra
ed in breve tempo la pioggia
diventò sempre più violenta,
tanto che cominciai ad avere
qualche timore, non tanto per
me quanto per i documenti:
se si fossero rovinati sarebbe
stato un problema perchè erano
importanti e la responsabilità
era mia. Presto, però, al timore
per le carte si aggiunse il timore
per me stesso. La pioggia era
diventata una vera e propria
tempesta. Allora mi rivolsi al
Signore in preghiera: il ricordo
del Cristo che, con il potere
della Sua parola e del Suo sacerdozio aveva placato la tempesta
sul mare di Galilea, mi spinse a
chiedere umilmente al Signore
degli elementi di placare anche
quella, di tempesta. Dopo la
preghiera accadde quello che
ancora oggi mi riempie il cuore
di meraviglia e di gratitudine.
Al centro del sentiero la pioggia
si attenuò fin quasi a scomparire, mentre ai lati, a destra e a
sinistra, l’acqua continuava a
scrosciare. Dopo alcune centinaia di metri intravidi una tettoia, alla quale mi diressi e, non
appena mi fui messo al riparo,
la tempesta si scatenò di nuovo
con tutta la sua potenza, fino a
far tremare il mio fragile rifugio.
Dopo un paio di ore la pioggia
cessò ed io potei tornare a valle,
dove i miei colleghi mi dissero
che il nubifragio era stato violentissimo e senza interruzioni.
Non credo che dimenticherò
mai la visione di quelle due
cortine d’acqua ai lati del mio
sentiero. ◼
Lui, il mio
migliore
Amico
Manuela Bertocchi, Como
Lui,
che mi capisce a fondo,
che mi conosce davvero,
che mi consola quando mi
sento giù.
Lui,
che mi ama
incondizionatamente,
che mi guida
quotidianamente,
che mi perdona
sinceramente.
Lui, il mio migliore Amico. ◼
Se hai qualche storia o esperienza
nelle quali i principi del Vangelo
ti hanno aiutato, raccontacela
con 200/400 parole e spediscila
a [email protected].
G e n n a i o 2 0 1 1 C7
COME LO SO
L
Grazia Galloni, Merate
a mia testimonianza sul lavoro del Tempio
e sulla genealogia è diventata più profonda
nell’ultimo anno. Ho capito di piu’ in questo
anno, dopo il suggellamento al tempio con mio
marito e i tre figli, che nei dieci che sono trascorsi dal mio battesimo. Posso testimoniare
con tutto il mio cuore che, frequentando il
Tempio con diligenza, acquistiamo conoscenza
e sapienza. Anche la genealogia mi ha aiutato
molto. Durante la mia infanzia e nell’adolescenza ho sempre avvertito un sentimento di
vuoto profondo. Non intendo biasimare i miei
genitori terreni che, occupati come erano a fare
fronte alle difficoltà della vita quotidiana e lontani dalla loro terra di origine, avevano dimenticato di parlare a noi figli dei nostri parenti, ma
questo aveva causato in me la sensazione di non
avere radici e di vagare nel nulla, senza delle
storie, dei ricordi o delle immagini della mia
famiglia. Posso testimoniare che nel momento
in cui decisi di cominciare a lavorare alla mia
genealogia, lo Spirito davvero volse il mio cuore
verso quello dei miei padri. I miei avi, che prima
erano per me dei volti anonimi dai contorni
appena accennati sulle vecchie foto di famiglia,
senza storia, senza una vera personalità, diventarono per me persone reali. Adesso guardo le
foto ed esse mi parlano di Luigi, mio suocero
che aveva grandi ideali, Emma, la mia bisnonna
così forte e coraggiosa nel portare avanti la sua
famiglia, Andrea, mio zio disperso in guerra, e
poi Gaetano, Rosa e
Come hai ottenuto la tua
tanti altri. Ogni viso di
testimonianza su principi
queste care persone si
del Vangelo? Qual è stato
colora, ha un nome,
il tuo percorso? Quanto
mi racconta la sua
è importante per te?
storia e queste storie
Raccontacelo in meno di
stanno riempiendo
400 parole e spediscilo a
quel vuoto, quella [email protected].
tudine che provavo.
C8 L i a h o n a
IL MIO VERSETTO PREFERITO
Il mio Dio è stato
il mio sostegno
Laura Criscione, Roma 2
“Il mio Dio è stato il mio sostegno; Egli mi ha guidato nelle
mie afflizioni nel deserto e
mi ha preservato sulle acque
del grande abisso. Egli mi ha
colmato del Suo amore fino
a consumar la mia carne.”
2 Nefi 4:20–21
ueste parole di Nefi mi
hanno confortata molte
volte nei momenti difficili della mia vita.
Ancora adesso mi stupisco
nello sperimentare l’amore
infinito del nostro Padre
Celeste. Lui è davvero mio
Q
Padre, si preoccupa di ogni
mio più piccolo problema,
mi guida nelle decisioni che
devo prendere, mi è vicino,
sento il Suo amore durante
la mia giornata, non sono
mai sola. Sapere che sono
una Sua figlia ha cambiato
la mia vita, le mie priorità,
i miei valori e sono infinitamente grata per questa
conoscenza. ◼
Condividi con noi le tue scritture
preferite con un massimo di 150
parole e spediscile a [email protected]
SULLE SUE ORME
Se il tuo bambino ha storie od esperienze da condividere sul programma
Fede in Dio aiutalo a raccontarcele in meno di 150 parole e spediscile a
[email protected] ◼
COMMENTI
In questa sezione pubblicheremo le lettere e i commenti agli articoli che
potrai spedire a [email protected]. ◼
Sono grata al nostro Padre celeste della
possibilità che ci da di formare delle famiglie
eterne che comprendono anche i nostri antenati, legati a noi da catene più forti del tempo
e dello spazio. Ringrazio con tutto il cuore il
mio Padre Celeste per l’onore che mi ha fatto
di darmi questa conoscenza. ◼
EUROPE AREA (ITALIAN)
Il lavoro di Tempio
e Genealogia
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