(V P0COIANTI GIUSEPPE DANTESCHI SAGGI LIBRI I DI ALLEGORIA DANTE DI VISIONE E IL LA DELLA « SECONDA «GREVE CITTA CASA « » J«ORTB DEGI,! » DI DANTE « « TEISTE SPIRITI DOLENTI DANTESCO. CASTELLO TIPOGRAFICO-EDITRICE 1911 RIVIERA ». DAHTESCO. TUONO» DI » PETRARCA, DELLA PASSAGGIO INFERNO DANTE. DANTE. DI SECONDA MORTE NELL' IL « SKMinCHL. ITALIA. DI DEL SONNO IL LA IN NOVA VITA « «CANZONIERE» NEL DANTE. LINGUE LE ELOQUIO» NELLA DONNA E E LINGUA DI «VOLGARE DEL LA DANTE UNITÀ DELLA DI «MONARCHIA» DELLA BEATRICE. S. LAPI » PROPRIETÀ LETTERARIA LETTORI AI Il agli e di di nome perché periodici è ! : a di o io del e non intero da i)ubblicazioni mi inganno, certo poi pensiero, di erudizione, E poi, quante o han Puccianti insieme si che è tuttavia « di molti questi e Saggi tanto escon esercitato molte fior del anni, e a già luce cosa vecchie, : zioni osserva- verde », ^el loro tale tezza acu- eleganza fresca molti le tra molta rivelano viva anzi parranno scritture anzi quali molte su ormai alcune, da rare, sui frutto, fatta vecchie o argomenti Certo, di bisogno raccolga, e senza insigni. bisogno dimenticate ad sempre trattate Lo accolga intorno non critici parran di Collezione e qui questioni la lia non io studi agli caro nostre, dunque, né, saggi lungo, acume ma, e suoi questi lettere delle studiosi presentazione: dire Pucciantij Giuseppe nuova. da' cer- velli di lia a luce le di pregio del molti lo dantologlii alcuni tra' pur, scalpello sostanza Marina e lianno riconosceranno, d' di un Pisa, compiti, quand' anticaglie, Puccianti vi suoi di ! E contemporanei quello otfrano esse forma. E anticaglie di buono, la Maestro. «ettembre 1910, G. L. lor qualche dubbio, senza lezione Col- rimettere queste tanto ancor di la Passerini. clie mano e DELLA LIBRI 1 V. italiana, G. PucciANTi, Firenze, Celimi, MONARCHIA Introduzione 1862. DI allo studio DANTE della Letteratura ' della libri I da* giudicati critici. manifesto il Il della il e dei sappia, dalle dell'opera pili che Dante di sarà ci scrittore primo dichiarazione qualche retta intelligenza del tociò che vi in dell'autore, Nel od si 1^ del di la che mondo l'ufficio del la monarca materia mostrare della 2® le tutta è che il monarchia dipende popolo senz'altro nel altri in al Dio, e : benessere T non parti, cioè di che tempo^ tre attribuì 3'^ da nostri. seguenti, si tempi monarchia necessaria universale; i tempi l'opera Romano tut- infine proposizioni universale monarchia ; di via alla per gli ma via temporale tutti sopita sì, necessaria pei la remo fa- Noi breve nuova inconcussa principato dividendo scienza definita libro, un propone ed l'Alighieri nel- italiano. torni mi io fondamenti raccoglieremo e ; di ha certa ma primo impero Dante esso libro altri aggiungendo volta ogni grande salutarono esposizione esatta, possibile i e politico una pio esem- quanto per società, della moderna ad mentre ; quest'opera in parte, ingegno setta di fu, scòrsero recò gli un anco di un'opera e Carmignani primi, il Ghibellini, può variamente furono trovò passioni prof. scienza Dante vi cui a condotto scrittori, Balbo de' politico dell'aberrazione essere di Monarchia diritto autorità già da 10 alcun ministro suo dimostra delle tre una 1. Come la Ora, separatil'uno dall' Dall'altra ridurre né della pace, conseguita,se E qui è Dante di monarchi un debba età. Ma a se può essere come il papa che la alla società civiltà,intesa a perché potenza umana dell'uomo sulla ed nel di Villari,ch'egli, i E servono del tutto cosa ; e viene se ch'esso ecco il diritto dalla ragione umana, o dall'autore è umana, la civiltà è conseguirla, ed medesima, che la veramente il diritto di proveniente non pieno esplicamento ? ne quella tempo, suo al ragione terra, tutti i di i cervelli moderna è la Oggi evo. monarca fu del questo modo, è non l'imperatore ; eppure o Carmignani di fondamento avere il sogno ragione, presentissei principiiche dell'umana il fine il civiltà consiste umano monarchia La ; ma si lambiccavano al il benefizio di tutto il medio se versale. uni- monarchia. c'è dubbio questa parte Dante in particolari genere considerazione. non essere dagli uomini senza dal della mezzo al certo ricerca voi, ponendo potenze, una sogno, genza intelli- può esplicare o non sue sibbene soltanto, così strana pare fare ricercherebbe ninno in per civiltà, la necessità della monarchia le pace non da è universale la è la stretti in parte l'uomo in atto tutte ciò al terra di tutta la far neanche altro,e al fine,ma un questa su questa terra su potendosi non viene congregazioni,ne fu perviene uomo è non quale consiste nel ridursi all'atto umana. tre libri sia necessaria monarchia l'uomo fine. Il fine dell' suo universale La pel quale mezzo dei In ciascuno proposizioni enunciate. monarchia la del mondo. benessere un vicario. o ha da uniano della Iddio. di Dante, Monarchia sulla Carmignani, Dissertazione strano Pisa, Nistri,1865 ; Villari, Antiche leggendee tradizioni che illuCommedia Divina la precedute da alcune osservazioni. 1 « « Pisa, Nistri, 1865. ?» , » Il questo punto, che pìglieràmaggior riprendiamo V esposizione.Fin qui il Fermato progresso, udiamo ha da lo scolastico ora perché uno, essere r intelletto dell' uomo, è Dio, uno che è che eguali, spesso offende teme o solo. Un un solo né da timore. Fa — del degli Umanitari Un re Saprà può che si faccia farsi per più per : universale può da ranza spe- Giusti: del globo limiti. star ne' un solo, ragion vuole perfezione è nell'unità la giusto, quellagraziosascappata a pensare del e commosso non abbia che monarca inviolate,perché mantenerle Ciò il dal moto monarca leggi dell' onesto le spera; coltà, le altre fa- postiin sono uno umano, dirige e governa tutti i cieli e primo mobile perché è il genere uno tore, pensa- egliprosegue, Il monarca, : luce in l'imperfezione: dunque tiplicità ha da che non ; nella mol- essere il uno monarca. che Vedete fil di logica, considerati rispettoalla l'idee Ma cosa, forma di la possibileo così no puro, e a tutti dell'amore,ed il l'intelletto curarsi che un quale governasse, D' altra tutto ideale, e al si l'ottima a marsi for- nulla per se fatto,dalla di nulla al certo quanti gliuomini in pace. considerata era dall' idea potevasi immaginare, giusto e buono, concludono priori, quale fosse senza di passare speculazione alla pratica.Ora bello politica reggimento, sforzando ideale un a ; speculativao affatto determinare a così una dedotti quanto perché ragionare sulpolitici sugli ordinamenti que' tempi a scienza riduceva fosse è per sé stessi,nulla in da dimostrare cosa astratte un'altra. come questi argomenti, mente più idealnarca mo- supremo fettuoso, qual padre af- stretti insieme coi vìncoli parte, credevasi ciò es- 12 cosicché avere la dottrina riponendo in rinunziare per le necessità la trascinano secolo risponde popolo ed fatti pei consoli, né ed popoli. in fra con vivono la sotto alla notte. Il migliore. Ecco in non tal la con monarchi le libertà modo ad dà alcuna altri possa perché una risposta; co' suoi del astrazione tempi polo? po- non di i Garamanti, luce la ai popoli di monarca non — ; e non la sposta ri- le zionalità na- tutto tutti i si ridurrebbe Lo scolastico sospettanemmeno aver tollerabil da in- conciliare ? gli poteva dar non universale anzi i hanno sono hanno come movergli tale domanda crede e altrimenti restituite autorità vana ciascun governare clima Montesquieu ? E la monarchia esser derà confon- nazioni bisogna proprie. Ma suprema simamente mas- quali bisogna governarle settimo dunque è cittadini de' di l'equinozio,e sempre — Dante universale le filosofo, ed oppressati, abitano questo del le al contrario ma le nazionalità le suo distruggere i ministri monarchia forzata lo lotta col i cittadini re, stimare fuori freddo e ma ve quando vive genti pei leggi differenti; altrimenti eguale utopie ; questa domanda A — proprietà per loro certe Sciti che che ? No, risponde il gran — politiche, sembra ella non le Ma — unità una dovrà aggiunge doversi i re e vinto. ottimamente libero; consoli fare, e gigante che un universale 1' uomo che non violentemente vincitore,ora ora libertà di ciascun de' ma vecchie tempi, quasi daccapo. Egli è monarchia La e conoscere le preoccupazioni della scuola, e fors'andei n'esce e pio princi- esattezza conoscere e alle sempre sul bel ad molta classe le questa seconda ogni tratto che può l'uomo quelle che modo qualche storia. Dante lavoro,distinguendo con l' uomo può semplicemente fare, da voler nella in suo che cose veniva Augusto; buono del tempi ai ideale conferma una del ad realmente avvenuto sere lo storia che sospetta, romana 13 dalla cosi sicuro e sua, air intricato laberinto della dimostrazione la Tant'è dappertutto. — 0 Figliolodi il ad Dio egli dice, che stato assumere E così ragionavano Come 2. il del popolo da discesi Inoltre è evidente da si fanno Dio dai di miracoli E — della padre il miracolo per delle tempi. comune, vuole reale mirarono sempre — tra uomo torneremo al bene ad dal cantare di fuga anche Dante, Campidoglio. era Chi pur e sempre vuole uonio, Mii il bene una la porzione pro- quale corrotta,si sovverte. i RoOra mani poi. — degli uomini, dunque al fine del diritto. intendevano caduta diritto. Il diritto è si conserva; sempre universale civiltà,celebro tempi, proseguiamo. questa definizione mirarono suoi fu visibilmente nella e Dante, del aiutate nel Numa, fn Virgilio. romano nella Campidoglio, personale osservata,la società Su ai il fine del e di salvatrici oche Ma e sono popolo istupite se quanto superiore de' suoi il ma che poesia, della nostra nostra femminino e cose ii regno del non imperare, generosissimi, perché e fu manifesto sotto qui genti, perché tutti su mano Ro- popolo conquista dell' impero come liberatrici delle oche Clelia. alla Dio, — di diritto Omero, Tito Livio di diritto ; scudo cielo dello altri deve tutte le come aiutato delle l'impero attestano nobilissimo,come Il — dal lato mascolino che Enea narchia mo- d'Augusto. si attribuisse nobilissimi furono i Romani aspettò, tempi, cioè, la universale. popolo pilinobile degli ed narchia mo- umano, umana universale Romano giustamente si prese la genere carne trare en- teologi di quell'età. i monarehia della Vufficio il la pace e appunto teologiadoveva meglio dispose, ta pienezza de* universale — la tro en- per conchiude ricorrendo vero, è l'ottimo universale che tesi prima cacciarsi a e dialettica, della teologia,che alla alla storia ed sé, torna di Difatti,i loro acquistarsilode difendendo gistrati ma- le 14 Provincie Senato gli alleati e porto era nazioni; dunque Oltre mondo. rifugio de' e ebbero essi ciò, essi a genti, combattendo di la questi,che A Dante quale conchiude col monarchia la se aggiunge Gesù Cristo essa e morto dal fermerò avanti recati tutto con si vorrebbero santificare della divinità. Da tutti su sofismi che del dalla dense ch'egli re- la scienza 3. Come gli argomenti questo parte ad medio un son fatti scuola, questa del diritto Vautorità Ed sentenza, la quale una del de' a come dal da gnoreggia si- possibile duti rica- eccoci nel è mezzo un come I sofismi genio dello mostreremo più moderno. monarca dipende la popolo le tenebre. sentenza popoli essere ciascun Senonché evo. mano popolo ha che solo. un la quelle specialidi di un ambizione si crede qui errore: questo in precedente abbiamo del libro intravede, anzi crea, scrittore,che giù, in improvvisamente rompe vengono che gli altri,i quali questi sofismi c'è lampo sui sarebbe non umano, cercando signoria universale nei a cessa con- sotto di nascere dell' umana le opere delle autonomie conciliazione la dizio giu- sulla fede, rispettate le nazionalità Il solito con il fondati la massima per si stabilisce in ; ma imperare questa lor rigore della scuola il passo un sì volessero diversi volle dimostrarvi a pretto sofisma, pel quale creduto le — fondato il genere libro, si riducono secondo tutte peccato. mi Non fu Dio quella morire, tutto di opera per di al libro, affermando, che fosse stata de jure^ non Romani giudice un per di uno Signore, che nostro legge in ma argomenti il secondo dei di il delle e specialmente popoli. chiama principiirazionali,ne di dar duello; giudizio per popoli l'impero di tutti i di signoria ottennero fede, ed con de' re, si manifesta Dio; quindi e il diritto modo a di combattere maniera equità con senza mezzo 15 Dio da è come quello die alla vede Dante la combatte ponteficeche cioè, il sommo specie di oppositori, tre dottrina chiavi, i pastori della chiesa sante zelo delle per che di zelo da anch'essi mossi una menti. le oggidì occupate anche sua meglio ragionato, il e Il terzo vicario. o argomenti saldissimi sciogliecon tiene che ministro suo un più importante il certo libro questione da già non e le si oppongono parte le religione,parte superbia e cupidità ostinata, i quali chiamarsi figliuoli del padre diavolo^ osano essendo i decretalisti ignoranti al della chiesa; e finalmente stan contro pari che per sfacciati,i quali insegnano della chiesa il fondamento il fondamento dacché che altro la parola decreti, dai due cavati 2^ da argomenti e maniere empia ed la chiesa rità pigli auto- non chiesa. dalla i decreti che argomenti di essere possa non da ciò che fecero sere es- assurda, possono 1^ interpretazione de' libri mala cavati decreti ch'egli sostiene, cioè: la tesi contro arrecarsi Dio, viceversa ma Distingue poi chiesa della di : cosa i loro menti argosanti : rispetto i Romani alla chiesa. da' Cominciando della paragone la con la assomigliando dal chiesa. tolse il ma Sole chiesa Vero vicario di Dio, ma è ma chi che Signore ne di signore delle per via di il Pontefice le non della di spiritualie lo adunque viene a racolosa mi- e non divina e dote, sacer- come insomma il Pontefice medesime, détte Samuele è vicario cose che principato esso straordinaria il fece nunzio l'altro e rale principato tempo- il fece ; ma come inferisce che il il sacerdote Dio; tutte e luce, dipendenza principato a Saul perché n'ebbe è pure Dio Levi a la la il famoso principato civile del e riceve è che l'officio da Vero col Sole Giuda, inferiva a dalla chiesa che luna tritamente primi, confuta come volontà. Dio, e che temporali, ha da sere es- pareggiare a 16 stesso,argomentando Dio L'autorità insieme. può non alle alla seconda ha il diritto che umano impero. esso il dono, contro dicendo : Nolite peauniam neque hoe de di possidere Se (usurpatio enim fosse, potrebbesi per l'autorità della chiesa poiché Ottone Dimostrato dalla dipende ricerca dall'autorità il fine dell'uomo. cettare ac- Gesù di porali tem- argenmeum regnum da ebbe viene papa per seguenza con- legittimamentedal diritto modo fa non che ritto di- cosi se sostenere che quella dell'impero, Leone e papa, depose Sassonia. così d'onde della può i beni così che l'autorità dell' impero chiesa, Dante sia ne esilio in in il principio dell'autorità qual da imperatore restituì Benedetto, mandandolo « faeitjus); lo stesso integrità neque Carlomagno juris non l' al- parola aurum, la anzi non possedere dignità dell' impero, non che r impero sì conferisca Pontefice, perché l'usurpazione del Adriano al chiesa,parola che 'vestris in zonis mundoy". alla detta di a' sacerdoti divieto severo est far contro la parte mento fonda- ratore l'impe- che serbare dall'altra è il fondamento Cristo, che di umano, Ora far fondamento; il dovere senza Cristo. la pure est) il l'impero, senza chiesa La lo ha humanum è il quel dono. è il diritto parola di ne incombe imperatore l' impero, jus divider può non ricevere dell'impero è la chiesa della non anco- di poteva fondamento suo {imperii fundamentum non estendersi tino argomenti, Costanparte alcuna dell'impero a la chiesa il fondamento chiesa: tum^ Gesù que spirituali;dun- cose Pietro specie alienare chiesa, né della Come fa alle di successore poteva non di empiamente temporali. Venendo prò nel ed scioglieree legare,data da riferisce solamente Pietro,si a di goffamente imperiale venga. e viene non — A nettamente chiesa, è mestieri vare trostinguerla di- ricercare L'uomo, composto com'è di 17 immortale anima mortale, partecipa al tempo di corpo e rato stesso dell'incorruttibilitàe della corruttibilità.Conside- questo duplice aspetto,l'uomo è ordinato a due ultimi fini,l'uno è la felicità in questavita,che consiste nella operazionedella propria virtù,o meglionell'esplil'altro delle proprie potenze,ossia nella civiltà; camento in nella vita ò la beatitudine di Dio. fruizione i dettami secondo delle di e spirituali teologali.Custode virtù nali cardi- quattro virtù bisogno di ha 1'uomo conseguire l'altro, ; per ramente libe- filosoficie di operare bisogno di ammaestramenti maestramenti am- le tre secondo operare ha l'uomo conseguireil primo Per nella consiste che futura, rispettoalla cipato conseguirsi,è il prin- guida dell'uomo e può in questa vita temporale o l'Impero ; custode e guida dell'uomo tura, rispettoalla beatitudine cui è ordinato nella vita fufelicità che è la chiesa. L'autorità da Gesii che la fondò dell' impero umana col ciò che è nella voluto,così l'autorità senza della chiesa. Difatti mezzo 4. Dalla breve di sangue torità ; l'au- natura natura è da Dio da Dio deriva prima che chiesa la luce l' impero. sua fedele ma diatamente imme- dalla impero esso tutta la in fosse,splendeva suo viene immediatamente viene siccome ; ma della chiesa esposizione che abbiamo fatta di è chiaro che si debban quest'opera dell'Alighieri, in essa due parti, l'una proveniente come distìnguere dalle idee dei tempi, l'altra dall'ingegnodello scrittore ; la prima nante rappresentante il passato, l'altra vatici- l'avvenire. deriva che sorge accanto maestosa scienza? Sebbene e del lavoro questa speciedi duplicità Da al falso sta il vero, severa la scienza. dalla stessa un voglio con concetto un breve da Quale all'utopia si è analitica esposizione fatto del libro possa, chi porsene allato ne sé,pure a biamo che ab- raccolga le parti,comscemargliene la fatica, epilogo darne Collezione di opuacoli danteschi, u. questa un'idea 9C-97-98-99. più chiara 2 18 anche possibile, che mi sia clie ripetizione.. appartiene L'uomo cioè, ed è religiosasul diritto divino, è nel che è nella natura da su delle la è sia e sulle la eose, si questa in del di degli altri; e un al può impedire non lo stato ha quindi il diritto fra iiomini società si serva; con- della può è come una da da una darla la e ad moderna politica non non non le altre proposizioni mecon al Villari Carmignani, le investiture sociale,0 meglio libero esser diritto,la quale insi propria natura, e sovrano nelle rischiarano, sta veramente, la che privilegioottenuto Il del sé, ma da Chiesa, la quale insomma da ha quale serbata^ la società. Difatt) l'autorità è esplicare personale degli e definizione libro parve la egli ciascuno, insigni,il fondamento dalla di sovverte. vuoisi considerare siccome di tutti. Dunque il bene prescrivere questi limiti,perchè di corrotta, Ora fine un stretta que' limiti però ne' quali, ri- l'azione l'azione società la sacrosanto potenza, dunque sua proporzione reale loro dipendente sia in- religiosa ha fatto per umane il diritto ha menomare una stessa,sebbene tico pra- potenze il diritto mutabile im- l'esplicamento questa terra, la civiltà, che 0 sima. mede- della fondamento un società ciò e ha cittadino, dentro come civile ha quella. La umana, autore Dio la chiesa ciò civile l'uomo opere società natura terra,la beatitudine; della fine da voluto divino, come e un è la Dunque fuori è nella diritto umano, che chiesa. rivelazione.. Ma sulla vile, ci- la società sul diritto umano, fondata alla alla ed qual- in insieme, religiosa,all' impero alla società civile La società due a di cadere rischio a parte scienza viene al altrui senza libertà rescritti altri scrittori de' della monarca noscere disco- popoli, non imperiali. Cadono e i l'altra. privilegi dal- del diritto personificazione eletta a rappresentare persona una 20 finche Ma la chiesa si attraverserà col sarà sempre in discorderà dal del fosse 0 di priì, perché una disapprovazionedel frivola causa fa 0 riferire ad che allor chiamavasi nel possesso di dei chi Marco, agli altri. « il mondo nel Chi sia sosso- si riferisce (Marco) interlocutori voglia leggere quel Italia,bensì in da signori quella celebri che quello consisteva non tutti i su delegati come papi, temporale, attribuisce suoi pontefice non reggimenti, vede temporali ».^ Nelle cose ci de' piccol territorio considerandoli delle Dante temporale poter temporale del della mediata im- papi sugl'imperatori; che un supremazia nella la caduta che in sé due dominio uno dei dote sacer- si unirà peggio, grandissimieffetti. Bensì egli a prevalenza alla anche confonde Roma il conseguenza crede Cantii) che il (dice è una al dominio farlo credere Dante dolersi il diritto divino : Dante. Cantii avverso dì si sforza è chiesa temporale, umano, popoli. Quindi i Cesare tutto quelloche o re, delle dottrine Nulladimeno col diritto guerra della potestà temporale allo stato sempre sotto tener per re sovranità papi abbiano i vicenda. c'è stiani, cri- al governo parole di scritto,non specificatamentela supremazia del pontefice tutti i signori cristiani,ma semplicemente il si condanna su connubio mostruoso « Soleva (fJie runa e e l'altra Col pastorale; e mal eonvien terne. — e ; sé duo pastorale. Eccole: col soli aver, tempo feo, Due Faeean vedere, e spento, ed e Chiesa di reggimenti, Cade Valtro Roma, nel Per C. non fondere con- fango Cantò, L'Europa a' tempi dì Dante. V. Dante Secolo,voi. I, Firenze, tipografiaG-alileiana,1865. 1 forza viva Peroeehé, giunti, Vun la del m,ondn giunta la spari l'altro insiem.e, Per oggimai che DV in strada Vun cJie vada spada il buon l'aitilo ha L'un Beo. di ehe Roma, della e e " il suo 21 brutta ^ Né destramente risponda,come questa l'egregioscrittore,che in ogni modo un'opinione di Marco, perchè Dante la fa sua la e accenna sarebbe soma. — si soggiungendo immediatamente bene E argomenti. canto del VI devota, E lasciar ciò che Per alla mano predella; Roma Cesare che l'illustre trova scrittore)era Papa città una sconveniente il dubitare che di che quasiché tutti del successor disputava condanna stantin sìon ma Trojani Piero. mal per — un a quella chiaina ne : segue (prodal alieno papi la veder Dante — sputare disolo non abusino Matelda, cosi larga i beni e da esaltato del lesti, ce- fossero Lazio città Dante ove siede dunque territorio? averglielodonato fu anatre. quella dote. Che 2xilre! L'avere ^ città od una Costantino di quanto i ponesti con notte dispensavano grandeggiasse la maggior al papa ì est pensiero di filosofia della storia, un i fatti de' affinché coordinati se coloro gli balenò ma 0 a Poiché e tendi in- fatta fella, che territorio, un o solo esalta terreni e talmente {De Mon., Ili,v. 12), non beni di m' accompagne bene non in fine piagne, Vedova, sola,e non mio, ;oerc/ié al bestia conchiudendo esser meum all'imperatore: Vieni pateticainvocazione tua sella,Se dagli sproni^ e persona dovresti regnum com'' està corretta esser non prima ehe nella (cioè: ti nota Guarda mundò) hoc de Dio nulla, nel signoria temporale gente Cesar seder fosse in esplicitamente la Ah io) (diss' mio ciò tutto se ponteficiesclamando: de* Marco Purgatorio parlando molto condanna come 0 ; Non te prese la il tua il non Come? : 0 Co- conver- primo ricco Matelda, che fece tanti doni alla Chiesa, non conclude, perché esalta,e molto pili. Costantino medesimo, sebbene Io consideri la cacome 1 2 Dante, Purg., Canto loc. cit. Opera cit., XVI. 22 Ed io di davvero comprendo non all'illustre mente si accorga i che pontefice, altro al concetti, per modo altro sia il dire che come la ad al tempo un a* disputare stia contraddizione in il dominio il di fine,agli occhi noi Ma Dante Dante del inconveniente. « donò per De Monarchia faccia Dico che la Dante esalta Difatti del segno altro che sia dato neutica. dell' Erme- la luogo: Dire lei deputato cos'è che zione spiega- alla la che molto e questo patrimonio Chiesa? diamo Ve- risposta a queste domande di Silvestro pone l'Imperatore dell'Aquila. allora molto pontefice, Chiesa, con più la Contessa nel : dalla mondato alla Roma Costantino mentre dere difen- imitarlo, del luogo deputò dell'Imperio, cioè di Matelda. parte lo tutto di vede Costantino, essendo terrestre, colloca far Chi la intercessione che a dubitabili in- e sa il tutto di prima Chiesa? la sedia 1 patrimonio della alcuni Dicono lebbra E Il Cantù tanto sé tre delle al- e chiederemo Ecco una da presa esame che intendiamo non medesimo. abusi nel più cura gole re- da più chiare papi, non Sig. Cantù dal citato a Chiesa che Le trattandosi ma de' trova — intiero autore. dal alieno santissimo,e purché gli suoi si sistema toglie in me, temporale conseguirlo, non di si di meglio sede essere e' insegnano questa frase tutte del medesimo questo molto nel come n'abusino. le sentenze con dell'operache opere sanno dell' Ermeneutica quando meno Roma territorio che un giudicare d'un tanto frase,e non politicamente talmente ch'essi elementari si dee non città od una che voleva dovesse Cantù) è il assai all' impero. e il dubitare più le che (dice papi sconveniente tutti la città eterna papato Dante 6. Ma Dante voleva signoreggiata dal pontefice. Ora pensiero di Dante passato maraviglio mi i sacerdotali, ciò sia come scrittore,e confondere ch'egli possa sede cupidigie ed ambizioni delle prima gione cielo che nel di Giove non radiso paa 23 molte altre poteva far Costantino dignità dell'Imperio. Ma questo dono, perché l'Imperatore non giurisdizione imperiale. modo nessun manifesto di che possessione, né conferire aonferre dunque Chiesa {Fatet igitur quod » modum per in non possessionis, nec alienationis sodo che pure la l' Imperatore signoriadi zione aliena- JEedesia re- {imperator) poterai).È .posto ille può non città una di nee è per modo modo per in Dunque ricevere poteva non parte temporali, cose lo vieta. l'Imperatore modum cipere per ricevere a espressamente la Chiesa che dall'altra Chiesa La disposta era precetto il per può particella(aliquam particulam) della alcuna separare non dare di o alla ritorio, ter- un temporali,né la Chiesa può ricevere queste cose. Ma dunque che cosa poteva dare l' Imperatore alla chiesa,e che cosa poné ma anche questa ricevere, esclusa tea Dante della stando risponde così : Chiesa il quale divisione il il possesso l' Imperatore in ed suo altre spendere, cose il vicario poteva e ? aiuto superiore dominio, l'unione patisce; non beni signoria ed la Poteva « patrimonio fermo sempre di il possesso del di Dio come ma come dispensatore ricevere,non possessore^ de' frutti a' poveri di Cristo per la Chiesa; la qual stata cosa sappiamo essere dagli Apostoli fatta. Mi vesse pare che l'esempio che qui si cita degli Apostoli dotogliere ogni dubbio, se pure le altre sentenze lasciassero luogo a dubitare,dacché, per quanto io mi sappia, gliApostoli città il possesso di (standoalla sentenza e territori. di Dante) proprio, né una beni temporali, ma soltanto in di in questi questo che Ma a benefizio de' caso la può le può esser un trimonio padi possesso l'uso concesso poverelli di Cristo. Solamente abusi ha adunque avere signoria, né del sconveniente patrimonio quanto tutto questo abbia temporale chi signoria,né la Chiesa La non egli giudica molto Chiesa né mai avessero non fior di senno che il dubitare a fare lo dica. putato. lei de- col minio do- ALLEGORIA 1 Vedi 1865. : Dante e il DI suo Secolo, BEATRICE Firenze, ' tipografia leiana, Gali- 28 insieme rappresentati mai non false seguendo dopo ha Egli gli si che Beatrice, gli danno di lo ma padri suoi della studio l'alto ufficio a ma dell' in e la pena del alla vita Malespina nel di qui l' ira Paradiso : Argenti, contro taccia avversi qua e Ma tutto del Dante Cacciaguida sebbene di : nel- poeta contro lippo Fi- dì questo furono mente fiera- qui la dolce speranza di l' dal- essere battesimo suo adunque Divina^ forza rispettivo sua cingersi le tempie della a a Farinata commosso Commedia (come tutti dal di nel su cui si fonda è non poeta, è al bel suo un cetto con- metafisica, è specchio fedelissimo e i sommi) se stesso nel delle un un episodio dei suoi tempi. poema morali della Come dal fatto per versale. giungere all'uni- suo condizioni più specialmente degl'Italiani move particolare per Quindi egli fa generale, tessitura La poeta. giungere all' idea, in intima altri che parte sua trovato universale e a primo concetto della invenzione vita dilungato. del ed fonte del sul Il Giovanni. della erasi Donati, richiamato sospirata fronda fatto reale cui feroce colà si mostra ingrata Firenze San rappresentandosi qui tutte quelle allusioni il nome, lui ed a bruti, come Purgatorio, da Corso studiosamente onde Di nel dei religione poeta, l'esilio predettogli da l' Inferno, dal : egli meditando e è nella purificazione di Dante. una la da adunque cadere a rei, ed il premio dovuto a' al bene Commedia Divina la vivere a conoscenza, serbata buoni, fa ritorno ai non virtù, degli occhi è presso : aiuto ; ed nato della lume e filosofia, suo uomo seguire virtù alla mente guerra morale la persona passioni intemperanti, il dolce aspra vengono le : boli, sim- come Vediamolo. il sentiero di bene nascose e campeggia poema smarrito immagini vere solamente. del tessitura Dante. persone simboli come Neil' intima di come e come uno dell'uomo condizione vile ci- ne' dialetti delle 29 sentiva italiane Provincie illustre d' lingua la la miserissima così nel proprio esilio ravvisava Italia, zione condi- nieri. degli Italiani de' suoi tempi nella patria loro straAllora propria alla amici virtù egli alcuni canta Virgiliocanta Enea la vita scompare così Turno l'Alighieri. come Ulisse; canta l'Alighieri solamente ; rispettoall'idea l'uomo niun mente ampia- uomini, Achille,Agamennone, e agli della Quindi abbracciò umana, in viso tempi intiera. tutta poeta ai nemici ed de' suoi moderno, egliconsidera Ed l'uomo. né antico rappresentò e guarda più non suoi, bensì agli amici luogo all'umanità poeta, né Omero : del allusioni le poema patria. L'uomo della e dar per persona nemici 0 nel cessano del bene, intiera,nella patria ed in sé stesso. che ha perduto il bene, Inferno, che nella società tutta lo descrive Quindi si studia nel trova le tornare la bene Purgatorio,che purificandosi. al bene beatitudine, Paradiso. insomma l'esattezza del filosofo, dall'Alighieri rappresentatecon la scultoria con e poeti,perché dei quante potenze, tutti quanti gli affetti umani, tutte nelle qualipuò l'uomo le condizioni trovarsi, umane ono Tutte dalla scienza, anzi tutto r universo Cosi in lui la poesia massimo discompagna si non in al divino poesia poesia, anzi trice. di Bea- sorriso purificazione di sé medesimo nella esempla quella dell' uomo. Egli canta virtù rinnovellato, si fa stelle. La poeta, del si trasmuta la scienza do venta Dante del evidenza Divina Commedia sentiva di è una mistica dalla che disposto a e puro l' uomo salire alle purificazione dell'uomo. Dante ma il cantore essere disconosceva non la civiltà d'una antica. viltà, ci- nuova E mente vera- egli è rispettoalla italiana poesia primitivo, ma è al le tempo istesso l'erede somiglianze Omero non ha con Omero dinanzi della e a le sapienza latina. Di qui dissomiglianzeprofonde. sé esemplare alcuno ; egli è 30 al tutto: nuovo l'apprenderanno da ma Ha Padri, e dire della monarchia la viaggio dipinto era un entro per solamente dell' Impero secondo a' è Ed la condizione sopra fedelissimo al intento, anco suo Virgilio della procede il sapienza. umana dal fatto Virgilio a dalla come la mente qui al cosa presenta uomo della Divina tutta in la V. lui sua (eglidice) li parenti miei furon E mantovani patria ambedui. sub vissi Al 1 già E E lo scritto ghieri, l'Ali- facciano ci ritrasse simbolo del poeta simbolo, giusta : Nacqui E sopra. cominciare si noi che e vera, anco aU'idea, princìpio fermato Difatti in sul Ed così si alzasse attenne, tantoché si gilio Vircome evo e tradizioni persona come e alle questa a medio la guida sua degli uomini. comune sempre questa a del mago, tenesse grande sapiente,che di reggimento Ma regni spirituali.^ del glio vo- dell'Alighieri, popoli. tradizione nella tista, l'ar- romano, forma la mente tre ai gliezze, sotti- Virgilio. su ragione precipua per la quale e' lo prende nel la dei e aride corca considera felicità duratura potesse dare l'antica loro universale, sola politico, che, dalla egli sa esistere un'arte, amore il cantore a tempo per lulio Roma degli lombardi ancorché sotto Dei precedente. i la civiltà cristiana, sopra alle ; Virgilionon in anche ben ma Platone grande con che non canta sapienza ereditata traverso a spesso antica, Se l'arte,e tutti crea fondata vuol con scienza, quella degli scolastici una bene e alla egli anzi ; sente, indovina Parte un'arte,mentre lui. Dante rinunziare senza civiltà antica nuova. ci sia spontaneità dell' ingegno ia divina secoli ignora che fosse il buono falsi e tardi, Augusto, bugiardi. Commedia, storica rità ve- 31 fui, e cantai Poeta di quel il superbo Poiché Questa è tal indi Ma gentilche dubbi che prima che tulio . . venne da Ilion fu combusto, nel tuttavia d'esser della rivelazione idealeggiato,è Virgilio, comeché di alla idealità si leva al tutto essere dell'Alighieri,arte r arte mentre cessi di che guisa, dal E ecco umana ed ecco di Dante questo per veramente media Com- Divina nella una in sìmbolo mai vera persona più alta,disdegna separarsi sulle robuste poggia la terra. Di perde d'occhio Commedia. l'efficacia grande della Divina Dante è solamente della metafìsica lo chiama come metafisica della e il Gioberti ; fisica,della r e unisce, universo, le Dante e è scienza in confonde, il non leggi sue della divina e insieme; egli comprende che qui non il vate ; squisitamente italiana, reale ; mentre vero ali all' empireo, cessi si converte Virgilio,non sempre pur Ed : poema che senza indi in sapienza personaggio isterico. un i anche ; da fede^ di opra divina significazionesimbolica, che e personaggioisterico acquistinel un una dell'alunno poss*io ti il simbolo della ; vede senno teologicagli risponde: Dir Beatrice^ eh' lume dal il savio terrogato e inmanifestarglieli, a materia volta sopra quel in di tutto mare la bocca qui divenuto aiutata i egli si tramuta via via nella mente a Troja, vano. biografìa del poeta manto- la ragion qui vede eh' egli è come poco questi apra Quanto non a seppe, t'aspettaPur là quale sorgono una . e giusto che Figliold'Auchise, cagioni, za, scien- il vate divina una reale 1' uomo, non della e sintesi e l'umana delpiente sa- l' ideale, il mondo Dio. Ma il del Poema, personaggio è 1 Inf.,Canto 2 Ptirg.,Canto che senza I. XVIII. muove dubbio e governa Beatrice : tutta l'azione è Beatrice che, Dante di soccorso lo cielo, commette dal discesa radiso ; è del all'estremo tutto il proseguire e te questo e della in Beatrice Ed di è sì ch'egli Vita vi è resta egli s'ar- possente Beatrice tra : al nome fiamme.^ le a ogni somma, In- l'azione, non un Furg., seconda Convito, I, la 4. donna e storia è Ed di nel Vita Convito che nuova, in parte giovare.^ Ora nella non un nascesse e morisse XIII, che il numero, teologia o d'altro,chi secolo una Boccaccio, passionata, vera, teologia del una vergognasse dichiarò anzi quello alla della metà XXVII. Canto si muove nuova del novella una cata toc- Vita la Portinari. fervida è simbolo che sostanza, è maggiormente Beatrice la vero pervenuto con tutta dell'artista nel per piace, età derogare, ma nella 2 vista fine di tutta mente E quel libro, che voglia credere 1 nanzi di- risplende la legge la Dante di opera nuova, nove, tra la e nella ma, intendeva non egli chiama alcuna nuto Perve- rinfrancato animoso quale matura a composto aver tutto all' idea. leva meglio se 0 Dante che la degli amori bugia, Dante principio romanzo, un intima nuova sempre non dicendo luminosamente per sopra, fatto,e non maledetti dell'azione. l'anima dal il l'empireo altasia fan- alla Virgilio,uscitogli vano getta si è virtù sua ma ; e isfera in cammino. cotal a ; ammonisce muro donna, sua fuoco ; pfi- Purgatorio, gli si stende ; la lo Beatrice e di viaggio argomento, altro dell'aspro del giro smarrito sfera bolge de' le per che terrestre lei arridendo di guerra muraglia una nel di su in muovere ; è Beatrice selva monte, gli porge sacro la sostenere a leva immagine cara balze le lena lo poeta peregrinante del per nella rinnovellato che Beatrice La e smarrito accoglie purificatoe Virgilio di a non a renze Fi- della teo- 33 Dante lo^ia s'innamorasse a anni, nove che teologia la panni vestita e in compagnia di due altre donne di età maggiori di lei,passeggiassea diporto per le vie della città,salutasse benignamente il poeta, poi gli d'onestissimi il saluto ; negasse ingegno in studiare a ciò che Poema un altra.i E anche della Vita Beatrice della perché ispiratrice nella Divina anche Ed Vita della medesima alcun quale sostenne tempo che giovinetti, occhi salita di a carne la tutte come dacché vera, Di il vera Beatrice trimenti al- non quella sia fatti,ella è colei, la poeta, mostrandogligli innamorandolo fuori della schiera traevano Commedia nuova. che Commedia. Divina Virgilioè persona che di tra, piligloriosa d'ognial- d' Eva, sebbene figliuole le altre noi, siamo fermo, per donna una padrone non lettori, invece è nuova queste cose il fatto sta che ma i nostri teniamo ma numero, stato detto d'alcuna tutte a dire di lei teologia, per mai era l' le forze del- tutte con la streghe!); alle che confidiamo questo non vogliacredere chi (e'è chi crede e appunto dalla il poeta accorato che finalmente teologia,si mettesse della morte e d'ogni bontà volgare. spirito,le crebbe lo sì tosto che Ma bellezza fu virtii, e il quale seguendo imagiovane Alighieri, gini false di bene, mise il piede sulla via del vizio, meno cara tanto che al alla salute di lui non c'era altro mostrarglile gentiperdute. Allora ella,mossa da che la fa visita l'ascio parlare,scende dal cielo, e lacrimando prega sventurato parola con e animo tutto che faccia con più pronto nuova fine. Collezione di opvscolidanteschi, n. e alla santa poeta ch'ella si loderà in dei morti 96-97-98-99. E opera, di lui al allo l'ornata con all'uopoaiutarlo. si rechi amore incontro muovere poeta impedito nel cammino, al latino Vita Virgilio a che mezzo perché mette pro- cospetto 34 deir Eterno. torna in Paradiso E siede ove l'antica con Rachele.! 0 d'altro. E Lucia? e fra al che fatto al Questo che di fermarmi forma donna E Perdonami, amori e di mia difficoltà del prima trice BeaPoema. Cantica, Commedia. con Canto dir di la la soave in ho e piana, interrompo prosa, alle ella tutta stella di qual la stella, favella. siia persona adorna Dante), più che povera si nomina bella e 1' la richiesi. suoi voce che la clie piliche Purg.. della beata lettore, se la con pienamente siero, pen- sospesi, son a angelica o (che cosi che gli occhi dalla materia splendono mio leggitore,credo protasi della Divina cominciommi Con beata, il nell' azione di comandare Lucevan questi versi, al considerare a canto cliiamò mi che Tal donna color tra era E sforzato stanze, so- parla: Io paradiso la Ra- a vere alcune del poco apparire col primo È Virgilio che la mente secondo nel avviene e immortale corona togliervia alcun primo suo fra eh' io possa meglio medesimo tempo ? ? potrebbero ingombrare ben di fanno Dio dichiarare per e di astratta rebbe sa- pagano accanto si assiderebbe spiritiche veri seggio della Madre Ma Virgilio poeta idea teologia teologia cristiana la con una come delia simbolo non come o parlare a e teologia cristiana la ctiele persona veramente discesa come è Beatrice Qui donna quest'armonia perché ci sono Raccogliesi da mani. discesa a trice Virgilio, Bea- piligiù), è stessa bellezza, i voce d'angelo, XXX; Inf.,Canto a lui soavemente nella ma II, ri- occhi (allusione agli Venere parla cui una propria fa- 30 a Nembrod dare per parlando (ed a si lasci scappar Ulisse ed Diomede che volgare, la proprio lomhardi parenti furon li cui a il ciascuno a Babele,^e finalmente, di torre della autore di Virgilio chi bocca mai !) qualche parola lombarda/^ Dante, come volgare, era, di che mezzo ignoranza quando la dinotare linguaggi cadessero ci non il si suona, dove colla egli affermazione, facendo mico la perifrasi segna bolognesi contras- i letto dia- quel Cacciani- Venedico a a de' distinzione alla significa in dire che an- : E non n' è questo Che tante Vedete che tanti i Bolognesi lungo giro egli ruffiani! Ma quel sipa: d'una in porre 1 Maphel mondo non mai amech 0 2 : 3 tu a Issa zabi almi lo per (Inf.,Canto cui io drizzo t^n Inf.,Canto cui VA, PIÙ NON XXXIII La mal esempio, quando parte, a quanto stesso lllgli ceto, Pure s'accusa : sti Que- un linguaggio nel mo lombardo, XXXI). voce, che parlavi t'adizzo,ecc, e bolgia de' pililunga. il suo .... eran brevità, prese della amico non c'entrasse modo ogni fatto eh' è d'altra un s'ausa ad che nella i dannati imitato forse sodo Nembrotto, è dire a particella la strada abbiamo noi E che cosi e apprese '1 Beno.* venirci per voleva ora son Savena quanti sebbene e amore per vivi non pieno, tanto luogo lingue (licer sipa tra A bolognese; io qtii piango pur Anzi a potevano proposito.Così a ed che particella sipa cognizioni, nel poema, particellaaffermativa,usa dalla bel paese di mostra molto stando Toscana, ed italiani, rozzezza, e logo, filo- tempi, dialetti tesoro peregrine, volle farne sembrare del tanta a ne' fatto questa materia in i quanto lo consentivano per Eloquenza della il trattato posto grande studio avea avendo fa fede ne ce Canto XVIII. (Inf.,Canto cendo Di- XXVII). 37 è che Chi « è Beatrice — in Sì grande importanza, bastava di crediamo, ? Beatrice — Firenze Di — parla Dunque — ? fiorentino in aiutata non umana, salire sì alto. può non intenderebbe ne non pagani in virtù i col Demonio, Commedia nella a effetto per cavarne giunta per iota,perché della la perché avviene negromanzia eh' e' discese spiritodel uno pienza sa- rivelazione, avessero mercio com- più su, dicemmo che, un'altra volta cerchio di degli scongiuri di Eritone, maga le erede- pò* del negromante, tanto un gli fa dire, l'Alighieri rinferno parlasse se e Virgilio,come e favella ? sua che paese Virgilio comprende se di » ; lume parole di Pluto, ciò diaboliche vasi che Che in uomo un dal di che E — Parla — lingua angelica, Virgilio,eh' è pagano, ha parla ? forse domandare al- Giuda di Tessaglia, i Ripigliam quale ci siamo O anima Di cortese cui L'amico Si nel E che Ch'io mi muovi, di loco Vengo non altra 1 . cruda, . . . mi è per è invece piaggia che sia già al si fermo il è per smarrito. levata, soccorso Cielo udito. parola ornata, al suo campare, ti faccio andare tornar disio, mi fa parlare. che il paura; sia consolata. ne ove mosse ventura, di lui nel che dura, lontana. volto la tua si eh' io Beatrice son Aìnor Questo con : linguaggio d'un essere linguaggio dell'affetto: qui fiataquaggiù fui Congiurato che richiamava : è impeiìito ciò eh- è mestieri con L'aiuta I' della non sia tardi e mondo il mondo quel eh' i'ho Por E non nel ancor cammin, temo Or e deserta scesa di- mantovana, quanto mio, Nella lingua fiorentina così in la fama durerà E esposizione, dalla po' troppo dilungati.Beatrice un Virgiliogliparla a nostra il filo della ora l'ombra a' da non gorico, allee' è quella JEriton corpi sui(Inf.,Canto IX). 38 ci senti la donna teologia,qui spirituale,non dimentica l'amò, pietosa move e la dagli affetti levata c'è tanto fior di di ; la tardi in divina della lode teologia ella di soccorso di lava par- in fiorentino; parla amico ghieri l'Ali- suo tirar fuori di via teologiainfine udito le bellezza ed sì santamente vita a temerebbe non lui. Insomma negromanzia; qui chi ha e vegga. Virgilio,com'ebbe alla chiamerebbe puri sei che latino,ed in teologia quanto senno venuta La ch'egli sì lascia allora non suo che soccorrerlo. a teologia non appunto dì essersi l'amico bene) fn parla (e e amata, alla di cara lei,e di parole alla dolcezza ancora preso del promessa Beatrice,rapito guiderdone, le rispose : O donna vii viriti,sola cui per ' L'umana spezie eccede ogni contento li cerchi sui quel ciel eh' ha minor Da Tanto m'aggiada Che l'ubbidir, Più non I comentatori il tuo già fosse, se t'è uopo ; comandamento, m'ò tardi ; aprirmi il tuo talento. si accordano vedere a nella zina ter- prima figurata la teologia cristiana,esposizione che, io vado non errato, si adombra qui se si adombri che ivi pure la si di di virtil legge trattato Dante che fu e tutti la compose dimostrato Vita la nella anco chiama Nuova, passim. della volte ramente ve- vuole Nuova, poiché che delle e sua non la cui (e donna radice sarà Dunque nuova, fu virtil i^edesimo) fu miracolo fervida all'entrata le mille un il Vita la Vita reina e trinitadeA ìnirahile critica. E gentilissima Beatrice i vizi fu alla teologia, ragion significaappunto teologico medesimo la che cortesia,e finalmente solamente la teologiaanche distruggitricedi donna istà salda non se operetta passionata, e un che dice gioventù f Eppure è. Ma sia nulla 39 ciò tutto proviamoci ; vediamo teologica, e Se di luna dunque che dico contro parte chi si adunino tutti i in cioè, sulla terra tirar fuori in soltanto. tutti sanno a pare regina delle 0 umana queir avanza sotto commentatori da si la luna, sciati la- sono specie^ pigliandol umana grammaticalmente sé, mentre significainvece ! ce lo dice c'era un'altro Eppure memoria mi siderato con- quasi significassequi gli uomini scioglieva il nodo che che mi ma create considerata, come umana, « specie cose de' più vero davvero, tutti considerati Beatrice la collettivo,come per è del bene so uomo mortali,nella quale fra le donne le altre Il ». tre alle al- forse era non Eccola pregi, onde perfezione tutte virtù que' versi è pianissima di sappia leggere Dante. sei la sola tutti del senso. la sentenza virtù, che teologia. uomini Lo la sotto Virgilio (ma commentatori, di il bon mia ? passa tra- umana sono superiori in cristiano esercito un dalla D'altra per fosse che prima tenza sen- cavare. possa stesso lo nella cristiana ? l'uomo sulla terra create ne che della forse erano non versi specie grandi ?) in generale gli de' cose se la che meno Aristotile,Platone, paganesimo d'aver cosa effettounicamente Ma anche che le altre creature tutte virtù per stan piliné né cava ne spiegare que' a e giunta per : Eccolo se' colei, che l'umana era la tura na- quel sola^in luogo di Dante, di quelli che qui ; si parla della gine Ver- ; Tu Nobilitasti Non Qui non si, clie il disdegnò si vuol già di Fattore suo farsi dire natura sua che fattura. Maria nobilitò la tura na- negli altri uomini, bensì nella persona propria solamente, accogliendone in sé tutte le possibili umana perfezioni; concetto che segue : che lega tanto bene con tro quest'al- 40 In ed in virtù^ spezie ecceda l'umana essendoché dalla riceve è ella qui adunque Fin nobilissima, e sopra le da altre è basta sola sotto donna, sono perché la luna, quanto di tutte sebbene diamo privilegiata.Ve- Dio simbolo di che. e pigliare necessario vai umano.^ il debito è questa indagine In virtù perfettissima, in Beatrice doventi com'ella ora rore quell'er- le virtù eontenuta oltre bontà di eui a Donna eosa in Donna signora o ogni cadde non cosi: creatura divina ò di bontatc. Giuliani quale virtuosissima La serve. in te s'aduna creatura la sentenza delle reina quanto Batt. Gìov. espose te piotate, magnifìceuza, te Quantunque Il Padre in misericordia, le In in esame la seconda chiudesi particolarmente la visione onde cantica, perché in quella, come sapientemente nota il la parte e Tommaseo, sta il nodo dell'intero poema, allegorica di Beatrice si fa più che altrove manifesta. Il Poeta di procedendo Lete, vede foresta la divina per melodia, soave luce una con Matelda che a del terrestre procedere fiammeggianti d'uno a intender a' candelabri scorge ammirando, Dietro che vecchio coronati di fiordaliso le figliuoled'Adamo, dipoi quattro animali sei ali occhiute destra 1 V. ruota benedette cose non ci arriva. bianchissima, Benedetta eterno fronda da tre 4. tace poeta pagano le tue un tu fra bellezze; incoronati poi ciascuno, (gliEvangelisti), Convito, 1. Ili, e. cramenti), sa- roga meravigliato inter- veste in in verde danzano una d'oro, (i sette cantando trionfale,(la Chiesa),tirato alla si diffondo ventiquatto vecchioni, (i venir di : queste testamento), libri del poco paradiso, ode il sguardo Virgilio, ma il fiumicello a poco sette candelabri vede lungo un con carro grifone, (ilCristo): donne, le virtù cristiane. 41 e sinistra,le virtù cardinali alla quattro veglio dormente, tuono, Salomone A questa cento angeli si voce Benedictus nihus tre volte qui venis, corteggiata dagli angeli velo, coronata candido veste rossa vegga il sente dire volto, la possanza a carro verde, da volgesi alla e Ma- : donna una che virtù : discende Poeta, sebbene Il viva. i sof^ni dell'antica Virgilio è scomparso, la protervo Guardami in in e le non lei move, sinistra per e i canti Comandato dicendo tra Ella ». ; egli ; piange ne donna ben ben son, : « Le Beatrice de' suoi presenti passi, Tosto sebbene ripiglia, giù '1 Si udirai Muover non dolo affissan- ; errori. che cose Col il vostro Egli seme del come in doveati contraria mia t'appresentò Piacer, quanto Kinchiusa fui, carne natura le belle e ed piangere ch'or ascolta sepolta. ed arte membra son : parte t«rra in eh' io sparte. falli si più mitezza, i con solano. con- falso lor viso : Mai amare degli angeli preganti per lui Io da Beatrice, confessa i propri miei Pon con gli dice son rimprovero le lacrime piacer volser fiamma ; ben acerbo gli move ed mistica partita.La in atto piange, dicendo carro Virgilio virgilianamente. lacrime e mistico d'amore, Conosco ma sul levano occulta per un Libano. de sponsa d'olivo, in manto fiamma come Veni : queste invocazioni sul un ode gittando fiori aggiungono lilia plenis.A date 0 e ultimo si arresta. processione esclama Luca san apostolo. Si Giovanni san la mistica e quattro dottori, ed i Paolo, quindi san ; dietro scose na- proveri rim- 42 E '1 se la mia Per Dovea poi Delle ti dovea Xon Ad altra Matelda sul braccio lo passa lo di al bellezza Il di di là dal fiume, tuffandolo l'oblio delle al fiera. virtù Le il velo lei, e santa tre tiri circondano fronde e di si col heceo discinde di il fronde di fiori: cantano e carro i sensi del vince alla di voce la guarda, e le sette donne ella : Vedi Nuova sedersi vede seduta Furg., Canto coi su la come candelabri XXXI. stra de- e grifone al dolce di : e più che gusto. si riveste celeste di melodia, sì addormenta Beatrice sua conda se- spogliato sono il le domanda lei sotto la discende che su questo poeta,il quale Matelda, la pregano d'Adamo, beato inno un ispec- man a nome quel legno ov'è Ed cristiane Beatrice più onde all'albero, Egli lega in come d'altezza, ma gli angeli chiamano si dilatano: il nanzi grifone, di- muove il fiori,i cui rami tro quat- squarcia. d'arco. mirabile albero un colla gli passano egli discerna si schiera le colpe; petto del tutti sommessamente mormorano ^ uso. fedele, sicché la con carro giiiGo Beatrice,ne' quali suo avanzatosi ; che si brev' con menano raggia la doppia si sveli in danzandogli attorno capo, agli occhi cbio più talo. le penne gravar vanità cardinali virtù suso era non ov'egli beve nell'acqua, testa non clie strale aspettar pìi\ colpi, o pargoletta Od di per me desio ? suo lo primo fallaci,levar a mortale cosa te nel trarre cose Diretro Allora morte, qual ti dovevi, Ben si ti fallio piacer sommo gliatosi : sve- : ? la fronda radice a ; custodia ardenti,che del carro, i beati erano e 44 fantastico animale tutti sanno, come Testamento che L'aquila le non le diverse congiungono, è vecchio nuovo l' Uomo-Dio. Cristo lo e percuote, adombra imperatori alla Chiesa; di musi si è tutti i il bestie co' regi » col uscenti ; della gigante da ai serva le drudo suo simbolo vile mi di la feroce. e in ciò sappia, concordano. questo concetto, cerchiamo simbolica fu vista e è cosa quale, vizi,figurati dal carro, qual la generale dell'allegoria;e senso commentatori, ch'io movendo travagliarono; si fé' mondani, sfacciata femmina Tale la Chiesa che puttaneggiare noi sul da guidata Romani de' beni que' in « de' eresie amore per Chiesa, che si di Costantino donate, la favoleggiata donazione favoleggiated'altri potenti ; la volpe e il drago, penne e nature impeto violento con persecuzioni le la fonda, si due cui in Beatrice,che in Or la ficazione signi- questa visione ha parte sì grande. discende Ella sapientissimode' alle quelle altresì con le con veste carità: sue di color le ancelle di quattro virtii virtù cristiane Chiesa pure poeta; al finché che è in quella la è come Adamo si scorge dal la e da la pregano carro Cristo che che lo didissimo, can- bene fanno e la e la ordinate mondo, del coronata speranza al sul scienza mormorare gli spiritiallora rata ono- e verde subito s'infronda un accolto velo manto venisse condotta della d'un furono lieto trionfo spogliato,che di È questo l'albero il servono, È Marcello. cardinali ella fu Gerusalemme, denotare a il detta cantici,beneonde è velata fede ; ha fiamma, prima de' Salomone, quali Virgilio,il cantore di di sapienza; simbolo di porte dell'impero, piange la morte d'ulivo, simbolo da parole istesse colle trionfante invocata la sposa come re, dagli angeli il Cristo cocchio sul per le tre e di larsi sve- figurante la legata e l'albero al- e s' infiora. e del il accerchiano, e nome male, di dalle al- 45 lusioni nel canto; qui l'albero del ma consideri, V impero lo ben sede che alla dette non dolce il Grifone deve pero, l'im- comincia dell'albero imperio umana bri cele- l'ossequio all'autorità religiosa ed imperiale nelle parole : romani; mie parole, ai viventi morte l'albero Che avrebbe senso secolo 1 XIV, di Contro V l' umana adunque imperio, come pervenute, vero per Iddio, con un alla correre quell'albero. Con Ora ». l'albero toccare non sia ad volere uno è lecito allo non che a Dante se della ? In- è dividere l'imperio ; e ad uno nel come scienza del imperadore sendoché es- volere tenere non libro primo dividere strammo: dimo- l'imperio. Costantino fussino alctme dignità alienate dallo eglino dicono,e fussino nella podestà della Chiesa sarebbesi ARDIKE è tu ripetile e simboleggiasse l' impero? non dell' imperatore all'ufficio però te le porgo che Nota poeta: questo ammonimento, generazione soggiogata, e al schianta e l'albero: dal- discende questo divieto,dato agli uomini suo ufficio Se EBBERO ruba si discorre di che Dio a e figura dell'impero. io come agli uomini recato avrebbe così fatto offende Dio di bestemmia volta è anche quella vita di Chiunque « : e l'altra e visione, dice la Beatrice, terminata queste una adunque l'albero è di Cesare, che L'aquila è figura degl'imperatori ». l'aquilaT ma quel Cesare a è di Dio che quello Date « a sé,e quindi volle per non il lega teto questo epi- a tocca non e temporale, che è pur ambizione, ma predicò del pari Chiesa alla cosa Dio, il Grifone cristianesimo gusto, perché Cristo al da Cristo di Chiesa (ponete mente effetto del fiori. Ma e origine avente caso),simboleggiante quindi a quale per frutti dolce c'è non il dar robusto all'albero cocchio Dante, pari della Chiesa, al romano, ricorrono spesso simboleggia,chi imperiale; perciò Roma a che Genesi inviolabile^. La la Chiesa aver di il concetto secondo come vietato al pomo poeta del divisa DIVIDERE la lancia. veste la I COLORO, M. inconsutile L. QUALI III. ; VULNERARONO la quale non CrISTO, 46 in accoppiare si possano qui in altra immagine quanto più al cielo lasciata Beatrice, nella perocché del scienza, alla trovarsi nell'albero del si cioè, della carro, lato: rinnovel- Sapienza Cristiana più molto del siede stode cu- ha dice ra- essa che la scienza, accoppia la pratic. vero scorgete l'errore dei commentatori ravvisano non busto, ro- più cielo tanto dal dell'impero: è ma quali altro i la speculazione Quindi bene. può non essere si avvicina. all'ombra Chiesa della da ha ci non questa in sulle radici dell'albero che significa, che lo vien guardia a Cristo, siede di Chiesa reggimenti simboleggiato che fronda, perché la cui dilata questo e Impero e sola. Ora persona l'Impero; anche figurato una i due figuratala Chiesa; dunque c'è visione insieme, sebbene stare da hanno pensiero dell'Alighieri,Chiesa il giusta fine: la che Beatrice in tichi, an- Teologia nella significazionescolastica della parola, senza por mente ché la che la Coìnmedia pratico di Dante operativo, e si fa di parte si filosofia sotto in è stato alcun luogo di l'allegoria come la verità la è un tutto in a modo a ciò è di fatto un da è mera a sebbene zione, specula- non bitarsene, du- del poema, non ripugna, continuazione. figura in in quella di Virgilio, alla naturale e la per speculare,ma grazia di si continua Poeta Il « nella e speculazione,ma compimento il mantovano che nel Scala. operazione morale, cioè tratti soprannaturale questa scienza, si Oltre Beatrice mente espressa- della penetrato nelle segrete cose sia che come ». Cane sima mede- intrapreso. Perciocché passo, o istesso quale qui la per avviene non chi non il tutto grazia adoperare è di Dante tutto della ogni pagina procede, egli dice, ciò ma il intendimento un epistolaa nella Etica, perciocché pratiea ha come e speculazione, dovec- mera da come manifesto, confessa genere è Teologia sé non contemplazione, ma Ora, solamente altresì la 47 dalla di quel più poema sapienza Virgilio,perché a Ed la della bellezza le virtii all'alto nel della e volo, luce donna Donati, che ingresso del arde che un ch'ebbe in tiene de' pur l'antico come che il in tutto suo verso dal divino terra, di che non bellezza di questa incontrarlo non Pie- riconosce non appena sul primo dalle lei bianze sem- Beatrice, scorge nella corte cielo,che del risveglia potente. Dante, cosi sensibile vede ragioni dell'arte, e concreto, si esercitasse dottrinale, che virtuosa giovinetto di affetti dimentica sé per questo il poema mal la il cui fiorentina, e solamente di per dell'artista;e Beatrice, ch'è di tutto e che la trasmuta delle intime più ideale, non leggiadra all'amore accrescimento mortale a si fanno fede,e seconda la poeta primi seggi all'intenzione figura il in se appartandosi perderebbe d'efficacia, astratto vero dono accen- ch'egliaduna la un ridente in lui si amore mortale, im- di paradiso, perché nell'aspetto profondo conoscitore sul è muove che so la gli veste le l'arte potente a con perché mentre celeste non lo gentili congiungendosi sopraggiunto alla bellezza carda che affetti Gli nuova; Quindi, Beatrice in serene in Beatrice trasumanata nasconde. Virgilio mana, dell'arte,la virtii ro- Virgilio gli dà e e Vita ispiròla in ama patria. Beatrice divino. poema pilisoavi insieme della Dante si rispondono mortale, raggio dell'anima persona Virgilio si santificano che loro. giardi. bu- e simboli due questi cose ispirazioni potenti e della ritrarlo tempo degli Dei falsi dell'impero: ama idea grande nel necessariamente mancò dell' ingegno, la bellezza l'altezza diata irra- non cielo, adombra del che al altre capello fra a piume vissuto molte in cittadina fatta e mente in leggiadra figliadel Portìnari ; la rivelazione cristiana nata può capirne quanto sapienza, per pensieri santi. sponde ri- non nella il personaggio donna amore vera, la lo nobilitò Quindi in quel 48 luogo stesso del morale figura la sapienza appunto vita sua piliche altrove terrena dalla che ora la fa dissertare 0 delle voto, • fu la donna che pria serba il Difatti quando in è folla umiltà di tanta occhi, né rispondere al pare a si la beati,e son far proprio che de' fede fa chiamano, gentile quando si è desiderano in giorno una di tutto volta ciò cielo si non e al secolo in e può gii la veggono Beatrice-^ cielo amore, in terra perché qual'ella pare né tenere dire gentile; gli angeli al loro immortale, la Signore. Il il poeta ha il cielo scorge dine moltitu- paradiso, ed hanno dinanzi verso angeli tornanti levar che di mira; la chiedono guardando XXX ch'ella miracolo passò Purcj., Canto venuta vrumano: so- traggono il nome, negli occhi sorride e quei di cosa alcuno, questi ad saperne cosa una nuovo ch'ella visione: senza miracoli; ha alcuna mente, a sia venta ella di- si ardisce non saluto ; suo di medesimi Nuova Vita è presso che Quel « Beatrice via, le persone per contemplarla; s'ella a tocco passa viva, e La poeta qualche del stanza so- più luminosi, più splendidi, nella anco fantasia nell'accesa petto». i lineamenti quindi quella della Vita Nuova^ sebbene divini. vera in la chiama nominarla, scaldò mi d'amor tito avver- è non fu che del materie di fare altro donna di invece Commedia più create, cose importanza e cura ideale l'apoteosid'una allora delle natura che allora anco dell'ordine vinetti, gio- rinchiusa, tempo un Dante E lunari, o della lettore, che sol che in che fa bene ne viso, gli occhi suo scolastiche,ha sempre e che fatte alla predestinazionee simigliantialtre della 0 il della beata,la quale il cathedra ex macchie teologiche come donna sparte,i terra son religiosainsieme, ivi e frequenti le allusioni le belle membra e e civile ricordo, rammemorando spesso piiì apertamente Beatrice ove poema XXXI. 49 Osanna. donna sua era lei,disegna di pensando gloriosamente giorno che la fatta cittadina della eterna città,egli nell'anno ricorre quando E cantano bianchissima, e nuvoletta una il certe tavolette su gioli. figured'an- 1 E santi mani nella Commedia e Beatrice si mostra dagli angeli,sotto l' sopra di lei e al- in alto ricadono angeliche gittati intorno ; ed luminoso aere un cinge dalla nota mosso luce: melodia; i suoi occhi gittano vivissima di divina velo, sul verde ella sotto al candido di fiumicello,vince quando la dalle di fiori che nembo un da' festeggiata al mondo era vede in Dante vede in sé bellezza margine stessa del santo antica, le altre donne. vinceva come Virgilio ella i pensieridi Dante pensieri, prima che pensi il suo pensiero è istesso i Dio, ove divina presente.La di lei sul possanza poeta si rivela, terra,specialmentenegliocchi ; ella vivo fiammeggia, glifissacolà dove l'etereosplendorepili traendo seco il poeta così a salir su e ne attinge valore quando come veloce,che in era la si accendono folgore è più tarda di mano peregrinando,e delle alte cose se a ne del i mano fanno ; della bellezza di lei pianetipe' qualivanno più lucenti. Quando cielo,le arde nel viso parla cosi vivido un lo possono lume, che gli occhi del poeta non spesse volte sostenere,e vinti si abbassano. Ella ha negliocchi in il paradiso,tanto quellicrede alcuna volta che si si avviva appresenta come si avvicina di bellezza,ed le immagini 1 Vita a ; e la lei è un della grazia sorriso onde gloria del cielo riso dell' universo. un al termine poeta guardando toccare il fondo il linguaggiodi concessagli; tutto il creato il poeta Quanto piti d'ogni desio,e pili e pilicresce tale perviene che a Dante rappresentarla, perocché ella a al Nuova, passim. Colltziom di opuscolidanteschi, n. 96-97-98-99. mancano trasmodi 50 cotanto di là da solamente noi, che il Fattore suo può godersela intera. piena d'amore, fra dal su' e poi fiori, che ecco di ed dispostiin forma con una sederà l'alma e il coloro Bonifazio che si addicono alla a cui santa ora pilialto seggio guida che san che i suoi a Bernardo, le gradi quello a eh' ivi Italia di santo a sdegno Clemente di V Simon parole di Beatrice,le quali ci riconducono sua ordini siastici eccle- il poema, ben negli riforma tutto civile donna. l'occhio contemplare meriti ; disposta; è indirizzato appunto neve seggio vuoto drizzare a e del Vultima gurata religiosa,fi- quale perché La contemplazione teologica, come mera di sopra, sia sapienza morale alla viva, mille mentre e patria terrena dall'Alighierinella è faville si che un l'impero, ed le ultime sono civili che ch'ella avversano predicendo quella e Vede dire, si accende suo in forma domandata, gli dice Arrigo prima vedere, ed pontefici predice la bolgia Vili Queste in patria celeste dalla non rosa. come e fiamma pili di per imperiale, dell'alto continuando Mago. e sedenti corona di bianco figura più di candida Verrà contro il sole, le le facce gli occhi. Beatrice,non tiene e della i beati i fiori sono sopra luminosa; del di d'ogni parta gli s' incurva pili ampio il resto fiume primavera; scendono poco angeli aventi in e a poco a cerchio, troppo l'ali d'oro di mirabile gore vi- nuovo un quella, fattoglisipiù acuto il fiume trasmutano come profondano nell'onda si in egli guarda ferisce,e vede ; e faville che vive escono lo lampo vestite sponde luce, luce intellettual pura negli occhi due fiume subito un gli accende fuoco ch'è al cielo Pervenuto toccammo poeta deve salute,torna fissarsi afal sortirono, inviandogli ultima simbolo d'essa contemplazione e rargli quando a fra che il le sensi la unico nobili di e bellezza della persona che della cielo mostrò i e la alle di Dio ci rendete nella che opprime, che innocenza ed su dalla stoltamente di polvere feroci,e il dolce acquistar gloria che ne' gli su' nostri luogo, della amate virtù ! Non da ponete e terra la debile caro mercé, sua di e vi levaste gli uomini pupille petti, i quali ad gliavano voi, si trava- impavidi sulle il vostro sia lesse predi- Voi alla cieca avevano impero ci guerra, vostro E, vinezza, gio- eterna nome vi le e' incuorate ; voi vita. degni alle opere sprone schiudete ci dà magnanimi facesse degnamente; e il dal prime parole della la perigli, affrontando cuori gore ful- raggio delle vostre Deh, ripigliatequesto santo e voi guerra gettato dipoi l'impero de' prese dura madre. ove vivo immortale. che rilevare sua la sorriso la nostra dolore fece e adornano un cose le d'etereo a piange, glorioso nel dolore delle dichiarar a d'alti vereconda come fanciulli meno tal o donne, sortiste, parlate nel età venuto Gesù, forza ; abbellite tarda che notizie ci confortate grazie che siano tente po- In come la dell'anima noi prime stesso se le potenza migliori. A frase l'ingegno ispiratrice del- e eccitatrice dura, primi affetti,voi patria e in purezza invero gnosa; sde- queta d'amore. sia non innocente menti tenere affetti passa farci a fiamma donna, quando grande è E (dice con splende modesta l'Alighierici modo impeti dell'anima dell'odio vampe Tommaseo) suo i fieri quando a la morte. nostre menti affetto in basso l'amor vostro premio generose. Nota. " Noi supporre che sostejiiamo in Dante, costruita senza o in una sarebbe un assoluto di altri scrittori base di fatto. La anacronismo il goria quell'età, un'alleloro natura poetica 53 aborrito avrebbe oggi da ed significato nella di meditazione naturale menti WordesAvorth sentiva ordinarie più del della la mente, aWaltra le tutte soltanto non fatto, che, menti a doveva librarsi venire (Edward Clarendon dovrebbe lo ha da Moore, press., espresso, uno nell'aria, slancio Studies 1899, p. preso in 132). la l' pronte spinta Dante, sulla second terra nostro contro assioma un che cioè base reale di Dante (Puccianti, prima di attività di una assioma, una quanto per quelle quest'abito psicologico, scrittore recente era il che fatto; sopra piene e alle e tuttavia diremmo fosse precisamente cose vedute di specie quali modo questo doppie vedeva poggiare volo a alle le metafora della delle sul quasi ma un gravi un rono occor- con altre d'insistere una che alle Adesso cosi fatti abitudine naturale. esigeva cose come Secolo) suo quale poetico, allegoria ogni quello è ai rebbe sa- cioè tale In cuore unire persone l'uso rispetto mondo essenziale punto nel di una orientale. vedere di e come scrittore uno pensavano come poetiche quell'età, di per menti il alle alle e sebbene c'incontriamo, naturale cosi allegorico giornaliera irregolare meno opposto, processo vita nostra Non vuoto. intendimento un giornalmente il noi per simile un quelle fossero per reale series, e quel e volo stente. consi- Oxford, DANTE E LE LINGUE SEMITICHE A 1 PROPOSITO Ciel conserve et au DI Enfer Musée ou suivie d'un Comédie de Dante Dresde il solo et OPUSCOLO du description Supplóment globe royal des de Supplementi che è 1866, Commenlaires tirato a in-8 qui (en latin sur la Charles grande, parte. 1 celeste arabe Dresde Alighieri (en frangais),^a,r Lipsie, Teubner, SCHIER CARLO DI mathématique allemand) » UNO pagg. H. « et est en Divine Schier. 28 per • molti, è ella cosa luce vera per non fuori di la difficile tentare tutti,i dire dubbio; fitte di ancora materia di si cui trascinati il scusi da eh. vollero il suo in sig. Carlo tributo calce tenne lungo lingue * Fausto al È mio mio che per Poeta, alle oscuri di e il di questo (si per controversi Alighieri. letterario mondo recare leggesi egli pur in potuto scritto. cui titolo, di Dante, 1' illustre che ha il conoscenza trovato lettore suo e alla aver salute, non dottissimi chiarire a di della nell'opuscolo,di intorno avvertire bozze al scritterello pretende ragioni luce, lena, pensò maggior fra orientalistico nostro del ragionamento Lasinio, occhiata alcuni Schier, noto presente debito in e padroni anche cosi mettere all'Altissimo semitiche talvolta dirò Poema di volte, spesse abbastanza non lingue semitiche altri lavori per più giusto soggetto di rado occuparono, passi dell'Immortale 11 falso un tenebre le mente in non fanatismo termine) delle mezzo e uomini, talvolta risa, che non e interpretazioni, svariatissime cozzanti, bizzarre loro ma veniva mi infinite le strani^ una prima. Questo pensiero leggendo nel guisa che di succedano bagliore, dissipato il quale, scibile, oziando, vuoisi i versi sopra dello rami ma correre con- possano adoperare impresa, spanda si Commedia la Divina illustrare ad Che dare prof. tima l'ul- [IlPirettobb]. 58 intorno alla Commedia^ a' e di illustrazione quali stimò che versi rilevasi dal terzetto dantesco Aguzza Che qui, lettor, ben 'I velo è Certo, che dallo messo che tutti pur È notissimo cultori del Canto il mi non investigarese Canto abbiasi non a sembrami non è non mio ora forse in ne Solo la voglio ; ne al tutte a verrebbe appropriato al contesto. intendimento porre 67" verso gine, inda- tarle, quasi rigetfuori Che disamina a che e però se le varie fermarmici ricuserei interpretazioni proposte,non dove 67^ e prima, senz'altra ne senso 1° accogliersisotto che del causa stare a v. che, quanto Cantica della XXXI VII, possano risguardo linguistico;credo del gite, sfug- lui siano s' ingegna confutare fin dove e a ne ni qui parola delle interpretazio- far riportae dai Cantica). medesima propongo lo Schier adesso della XXXI Inf,,Canto inteso. sig. Schier il forse altre che versi ciò tentarono si interpretazioni varie celebri abbia accordargli mancheranno di due che che leggiero, malagevole l' intendere cosa vorranno non è degli studi orientali,e varie riporta,né Io sottile, tanto frontespizio particolaredel Sup~ nel credè plémentf egli non do che, secon- al vero, '1 trapassar dentro Schier l'ebraico del- (Purg.^Canto Vili,v. 19). gli occhi ben ora notare a della il soccorso gioverebbe dell'arabo. Ed è anzi tutto e vocaboli e sopra fossi richiesto. mi fermerò sull* interpretazionedel sig.Schier, al quale parmi, quanto al fuori, appropriata abbastanza oltre la esaminerò che senso egli vuole luogo del cavarne verso ; rispetto. Satan aleppe, io al Pape Satan, pape Intorno evidente credo necessario trattenermi,sembrandomi che debbasi tranne quale mi sotto spiegare al non altro per pilil'ultima si accorderà non più mezzo esser lingue ad intendere d'uopo che tiche, semi- delle parola, non la conoscenza la 60 lettore compiacersi di volger l'occhio a qui, affinché pongo difendere scorga lo creda lo Schier come derivare il suo alla nota aleppe da ^ che poter nDH/n (^^^' lehàbàh). Altro mente in aggiungo se non addurre legarmi impugnate e ammettere, come done e volendell'ebraico, singolarmenteil nostro verso, se contrario,e del argomento sperto l'ine- contro difesa sì ritorcerebbero a viene ardi maneggiarle. che Basti volendo efficace cavare che riflessione, conoscenza prova a potrebbe ne la la se naturalissima, che Schier, in Dante fa lo non però quanto al passiamo tanto al povero 1^ del VII canto, verso variamente stranamente tanto e interpretato: Rafel Ecco detto O y in scrive che elmai Raf Le 1 avec la ainsi : zabi nDn^^n mot /^ lehahe aalmi, aggiungendo che, sans hallehahe lahebeth,flamine, confond lettre du substantif halehabe (sic) prononcó nDH /H T V (sic),et sécutives pour aleppe, e' est le sub- d' rapport un l'article avec première se (sic) est antécédent (sic),comme lettre T aleabe amech deuxième la,dontla il Oì yO y nostre: fìlDn/ d'annexion (pag. 23) renderebbe /? lettere septième nnn stantif almi. parole arabiche: con verso zabi sig. Schier il come amech mai moyennant qu' il sert à un à hai /M daghesch déterminer, 1' italienne (sic), - élision éviter par fort commun non chez les anciens. un faite l'une l'hiatus, alebe. changement seulement P. de 15. chez deux des Quant du les 6 en à la voyelles conpronunciation jp et modemes meme mais en pp aussi 61 forcer ni la grammaire faut) tradurre cosi : Stimma darne Che ragione d'une RAF' sia y del / il è anche pensa e satisfaisante. della prima forma /f verissimo; che Schier, /ever,èlever \in altum scrive lui adottato dantesco, verso di azione è -sj rafa^a^^ verbo da arabo maniere nome bisogna (il mots gloria mundua. il testo corrispondente al come de sens cecidit vis 'infundum meco poi ad analizzare Passa poter le ni sebbene, vero; tutto a valga, sustulit rigore, per come (Freytag)] la versione dello che raf {un) significa osservare Schier, convenga lo innalzare^ il portare in piuttosto transitivamente La 1 trascrizione parola araba nostro corrispondendo arabica. solito tutti in in adottarsi elementi i suoi ad sempre Quantunque unico da differisca segno di la rappresenta solo grafici,un il sistema poi assai corsivo carattere segno della grafia da trascrizione quello del me chiarissimo dei lettori del signor conte Miniscalchi, pure, a comodo giornale, io qui, con piccole modificazioni, lo adotto. Quanto il Fatha ai segni vocalici, io rendo con a, il Kasra sempre e, il Damma i, e con quel che cose, progrediti mi Ùber bel lavoro u. w. s. il e se il Brockhaus di detta al I, delPEwald. a voi. l'Ewaid Alpìmhet und scienze nel suo Umschrift deren di Berlino il Fleischer e il 2 maggio e tant'altri è poi principalmente. Non bandomi, giustificare questo procedere, e risera parlarne altra volta, e in genere olandesi alla pronunzia alla Accademia, pag. stri gli studi noQuanto agli esempì, Standard e natura che Sprachlaute il lettore degli Atti e a intorno io rimando 1862 nello delle e ed occorra, discorso tenere vere. esempì, dalla indotto dimostrato die Arabischen il luogo opportuno ciò intrinseche Lepsius orientalisti,tedeschi a ragioni letto all'Accademia 1861, qui seguendo autorevolissimi essendo per hanno citare serva u, più monta, delle stessa con 42, nota pag. nel 147 e trascrizione del tomo citato 2* della scritto l'arabo, del- edito nel del sius, Lep- (TraiOT?7ia^ica critica 62 alio^ e cioè samente altra a accozzate formare a il nostro porre che Nembrotte purezza che governano dal Divino di da verso di severa incastrare in potrebbe giovare anzi col contesto, troppo tenero sia proprietà ed e con trattandosi grammaticali arabiche, o armonìa non specialidi necessità senza un in verso però diver- di azione piliche italiano ; molto poema intransitivo, pel correre, leggi lessicali delle poste insieme un nomi lasceremmo insieme osservanza valore verbo, vocalizzato *9. rajVa ha - foggia. Pure parole arabe ma natura sua il medesimo anzi quale di ha non obbedienza di parlare alle piena mettere am- leggi l'arabo, il linguaggio ìnessogliin bocca Poeta. bisognerebbe dunque Non cosi pel sottile,e potremmo accettare pili sotto, in Schier, la quale anzi la guardarla proposta dello modo diverso dal praticato da lui, difenderemo. Ma ugualmente comportabile sembrami, non il dare sarebbe lima'' vorrebbe. che dubiterei 0 (un) può a possa voluto La vocabolo volonté^pouvoir arbitraire,come di traslato al successivo dallo valere adoperarsi nel lo che j.xs 'AMQ, al sostantivo lo Schier ma cato signifi- Schier. parola è, secondo terza il valore della mano^ cenno .dirittura ganno, m'in- o Schier,corrispondente il Freytag traduce che 'AMIQ funditas, o all'aggettivo Pro- Profundus vale: (Freytag). Il quarto vocabolo y del verbo y è il di azione nome della P forma /' col ^^^ ssaba^a^ di: svenar senso sta giugueillir^ lo Schier. La quinta l'arabo con ALEM, e che personale ultima P il dovere per lui da Jls ''àlam (un), nella le monde, persona sing. traduce di parola è egli cosi non V — tarsi rappresen- lingua parlata univers,col Osservo, che tenere conto suffisso sciando trala- alcuno 63 della e media, e ciò per egli chiarisce de dire, le monde dans mattrey tutti a non le souverain pour felice nella passata, col sig. prof. Pisa, intorno in Commedia a si vollero che lingue semitiche, io, che la mente a illustrare dir a l'aiuto con non vero delle valermi al opuscolo un soggetto de' mi apparisse al senso, lui nostri la lingue aveva a riferite,pure un dello senza del che senso importanza di verso fosse nella altri fosse signor prof. Puccianti farla e pubblica; solo me la mia appropriata sembrando di al ma, nel a nuova la più di quello anco il Poeta. anzi segno, Quindi nessuna fatica,e povera randomi augu- più felice,proposi interpretazione, che, a contesto, tolsi animo, ripeto,senza nell'intendimento degli studiosi dato,per varne sforzo,ca- senza e lo collocava mia fosse più, lievissimamente Dante, io sebbene altre da come se appropriato, colto aver mettendo che stesso o, al Schier, al luogo dove pretesa di intorno Schier, quanto al contesto meco mutare vulgata lezione pensai senza ricordai ragionamenti, lo lessi,e, interpretazione dello dilette pre- me di Dresda sig. Schier così disdicente non avventura, del seppe Giu- vina quei passi della Di- di quei luoghi, mi nell'interpretazione esistere e'est : il voulut doni parrà espressione troppo nell'estate Puccianti rivolto così nell'araba. lingua nostra e Ragionando, mai le monde Nembrod, verso fundum in difendere tenta e del meus impiétèse faire reconnaìtre son delle alla misura servire rima, l'espressionemundus alla ceciditjche h e di e al lui liberai de- fallibilità arrogarmi l'inzione volgere l'atten- illustrazione di quel passo dantesco. Ecco le com'io parole farei corrispondere al verso di Dante arabe: y ^aJ.5^xS^ ^'C**( vil^JI«J . 64 che testo dantesco nel esprimerei con Eafe elmai amoch zabi almi; Rafe 'Imai amech zabi almi. ovvero traduco Lo latino in letteralmente dizione): Exeehus dus ceteris) . . mie ora dar conto a che della mia potrebbe ottenersi rappresentazione arabica dei scelta delle {Genesi, capo differenza muterebbe che che senso se non 1 La all'araba - preteritodella prima Kasra, Dante e nulla,in sostanza, il la mia ha forma del verbo radicale nazionale differenza di in Giggeio, Golio Ascendit anche, intransitivamente, partem, e anche in GÌ' intendenti conto sarebbe di arabo il « fra rafe io lo ». Fatha alla transitivo ; rità auto- rafa^a stesso vale altiorem regionis ; ma per do capiranno facilmente, tenenl'arabo scritto e ilparlato,l'ultimo seguito mi dal Poeta. i prendo, Castell sopra in del Castell fondati Freytag,Altitudine superava della differenza quali e del significaElatus, valore cosi in Freytag che e erro, «^i. munito rafa^acon propria natura per io trovi sebbene non i.,rajVa 3* pers. sing. masc. alla media intransitivamente,a che se spondente proposta,corri- nohilis fidt,etc. (Golioe altus,excelsusy sopra autorità nativa),e in tale senso media, bocca 9),piccola potè certo rappresentarlocon col Kasra *.3. X, versetto per sarebbe, secondo voce in di luogo dantesco. al * messi fuori, il quale parmi, trae ne accomodabile de' parole altra maniera con vocaboli al potente cacciatore 1 (prae mea e delle corrispondentialle adottate dairAlighieri, ancora interpretazioni qualche piccola ; accennando differenza Ora scientia mea, . Eccomi arabe la inelegante splendormeuSj profun- erat (factus; fuit; superbia (siscusi 65 (che tradusse e ampliò solo,ma non Caspari,tanto del lavoro § 170, e al I, § 345). critica dell'Ewald, anche, oltre al suo proprio (un)y nome di azione in altiorem regionispartem, e Dictionnaire nel mirski di trovo che rafa^a nel della favore che il RAF' ancora dall'accogliere elatio Elatio 0 sarei non simile;quindi in di azione de io stesso addurrei sig. Schier egliaddotto, e Ascenda s'élever au-dessus sicché surpasser: rafa^àn Biberstein-Kazinome essere di ancora proposta del ha non raf^un) può essere autorità nativa ; ciò sopra e di I, édition, T azione valore di arabe-francais senso quelqu'un^ le di nome rafa^acol di voi. raf{un} può «J. che Golio in Wright i, miglioròil dotto ginale) all'oripreferibile Sacy (Grammaire arabe^ De poi e da renderlo alla Grammatica Trovo del illettore alla bella Grammatica rinvio rafi^a in quelle citazioni del tutto alieno intransitivo di in senso si tradurrebbe tal caso, il verso : mei profunda o simile,splendoris suhlimitas, (facta)fuit (inprofundum cecidit), superbiamea, scienla versione data tia mea (praeceteris) .; ma preferirei 0 . . sopra. Potrebbesi anco, proporre il senso e corrispondenteal come primo l'arabo uJ. rafa^ eh' è della 1* sing. masc. muterebbe non forma. il Secondo . In tal caso 1 Vedi tradurrei Wright' Shone « : or . . pers. Freytag,vale: Secondo — vale: vocabolo 3* preterito, un Nituit^fulxitjsplenduit,coruscavit. {An Arabie English Lexicon London, 1867) zialmente, sostan- Book il Lane I, Part. 3^ gleamed». glistered, Fulgebatsplendormeus (deinde of the Arabie Language, translated from witìi numeof Caspari, and edited, additions and and rous corrections,etc, London, Williams Norgate, 1862,2 voi. in-8,al paragrafo199 del volume primo. », A the German Grammar Collezione di opuscoli danteschi, n. 96-97-98-99. 5 66 etc. : sed) profundus (factus) fiùit, 0 effulsit splendor meus — in arabo poteva seconda il preterito ha sima notis- cosa poi ''amiqa,che Che servire seguenti sebbene possa, che il sono ne regole sintattiche arabiche. corrispondereall'arabo la farei lo come simile,che il and Alien London, — dore significatodi splen- possiede.Nel lessico del Johnson infatti {A Dictionary^ Persian, Arabie^ and Johnson. deb- che credo Schier, ma sbai, 0 m' inganno, attribuirle qui English, by Co., 1852. Francis fol.) ILMÀ' tradotto,fra gli altri modi, così : Shining,making viene a (prae voi. Il, § 399, arabe, 2' édit., io voce precisamente 0 (in pro- grammatiche. La ^\A alle Grammaire Sacy, altre e sostantivi due (Jam) mea parola, essendo quella lingua. è contrario soggetto,non Db di tener scientia valori che esprimere amechy singolare, a' Vedi diversi è mestieri non agli studiosi Dante a' Intorno ceteris). in sunt profundae (factae) ; cecìderunt) superbia mea, fundum anche ovvero hrilUant a riscontro Quanto al valore Pongo 1 verbo (pag. 150). ^ appearance arabico, della e vero al renderla e terza proprio nelle con r^^c!^ l'arabo voce della nostre del quarta forma lingue verbi coi le bellissime osservazioni, ricche intransitivi,si consultino di esempì, del grande arabista professore Fleischer, nel suo prezioso scritto : Beitrcigezur arahischen Sprachkunde, il quale 146 pagine, un necessario supplemento contiene, nelle sue alla celebre di correzioni e copia grammatica araba del gran De Sacy. I Beitr"ge del Fleischer stanno nei : Bericlite sommo Uber die Verhandlungen der Kón. sdchs. Gesellschaft der Wissen- schaften zu È 2 noto Leipzig,Philosophisch historische Classe,1863 che nella (adoperato però con valore Chi del allora alla ebraico Bibbia abbiamo solo nel profundus 'àmèq plurale 1865. costrutto e traslato). volesse nostro in anco e tener versetto potrebbe per anche prima parola questa via, e di mezzo proporre del nostro tentare più lingue dall'ebraico verso, 1' interpretazione cioè fra le un EAÌ'EH semitiche, corrispondente che in ebraico 08 Noto adottare la sua alterazione voce araba, Men, V ensemble che interpretazione, confacente mia debole lettori povere altre parole, di studiosi fra di porteranno esso come per molteplici ai che fra tempi l'Oriente culto che nel sacro di le e e in ottobre cui relazioni l' Italia l'ebreo o consultare ispecie fra i sone per- seguaci 1867. Fausto revano cor- caldeo, giudaico. Firenze, di nembrottìano, verso musulmano idioma, modo caldee, di o ricordare conoscere alcuno dove avesse dell' Ailighieri,e, per frequenti occasioni pratiche che quello scritto ebree il cavarne l'arabo, farei, per o più sempre giudizio. Poeta arabiche, gli censura; mano competente il Divino accozzo un in ghi luo- parecchi desidero chiudere, aggiungo quelle voci con potrei, volendo," silenzio ebraico, che un dimandasse non di tesi cor- parole. noi, prendendo di si formò del e ai arrecato loro meriterebbero quali i autorità, perdono avrò sotto passo i Solo, prima conoscere le ma arabo aumentino io disadorne più una verso. dimandare certo che e medesimo del nostro lamia invito, se ; anzi all'opuscolo del sig. Schier Intorno dire tedio del mie queste col resto, qualche aver sul punto, nel proponga ne univers, lascerei non come mai studiare a qui faccio E se può voce arabisti dotti mi contesto al io V e world the traduce: ma quando, Freyt.) that ihing every créées; choses des ^_^A'i (un) Mundus, ^àlam Kazimirski e veruna leggere anch'egli creatae, mundus creatures, (Johnson); contains far senza meus, come (Giggeo); Res world. The poteva, volendo sig.Schier mundus ^almiun) vale omnia creata il versione alla ^ahnt, mentre la che qui di passaggio Lasinio. 11 io prof. Fausto dello Schier, Ciel che non ad di verso una spettanti e verrò alla ha e poi alla medesimo, al del famoso Dirò prima particolareggiata una in nostra lingua che voluto dantesco. pigliandone invece ma rassegna, ete., interpretazione già facendone scolo l'opu- conoscere intorno nell'Inferno non fatto Enfer et nuova sua Nembrotte dell'opuscolo, ha mi sentimento il mio dicessi gli Lasinio alcune esame tenze sen- media^ Com- alla Divina ed interpretazione del professore Lasinio. Gran colte lo che miracolo questo nostro vogliono conoscere, hanno una accademie ed coli' unico gloria italiana, come Italia è il poeta è scienziati lui qualche che scienza il cantore gli astronomi, pensano che i e faccia della divina, gli storici a' come tutti studi: loro il per poeta storico i fisici quanto e lo per una In umano. è d'Italia i letterati tuiscono isti- di studiarlo genere fuori le lingue stranieri il poeta in trovano i filosofi lo i teologi il filosofia, matematici, egli fosse, tutte intendimento nazione, sapienti. Gli chiamano i dotti gloria del una della in le nazioni considerato, anziché de' cosa ^i traduce letteratura; interpretarlo. Egli ! Tutte poeta vate della eccellenza, perfino i medici comportavano i 70 tempi, piliche mezzanamente scritto del Lo signor Schier come stranieri. Mi sembra del e ed taluno del darò volgare. lingua ben di un dimostrato niun danno con di là de' veri al favella, quando quel popolo con i vocaboli vero di sviluppo lingua arabi entrati avvenga non dacché essa, (i quali crederei lo dice come la in conosce come l' italiano lo un'analisi,tino sviluppo quindi i vocaboli che si modo vi aggiunsero entrare ragione che in di cotale venivano o la di le leggi. È omai sostanza, del latino lare popo- potevano non sviluppo, una guistica lin- qualsiasi altra fuori, di dimento), impe- scienza sia, in non d' stessa, per quale analitico arabi, lupparsi svi- piuttosto che, sotto parola altro nella l'aggiunzione per parte gran stro no- buirono contri- scarsissimo, e numero allo esterni oggi da saggio. sulla nostra cèrta esplicazione intima, della ; tezze inesat- tandosi chiarire,perché trat- pilisecoli per in poco ma, che alcune lingua, sviluppo iati développement) del sono una i dotti della rispetto,a questo svilupparsi fossero certo ferente indif- (pag. 10) che le molteplici relazioni nel E in breve un degliarabi allo contribuirono nostre ch'egliestenda tutto ricisamente di elementi l'ebraico del- poema leggiermente accolti ebbero gl'italiani nostra Schier, dottrina,potrebbero per adunque confini r influenza che lo riuscire cose caduto utile di torna troppo innanzi afferma può delle sia autorevole uomo Ne Credo Poeta, che essere vero. studio ? Or e giudicando però ch'egli, nostro errori d' di quel in non pensino la conoscere nostra materia italiani,perché, com' è naturale, ci piace noi a gli orientalisti anco altri,scorgono loro dell'arabo. e di molti di tacere per nelle Lanci, il Fliigel,il D'Ammon l'ab. bene: che Commedia Divina nella trovino crederebbe chi discipline.Ma addottrinato per fuori. Lo la vella fain cissima sempli- Schier non 71 adunque abbastanza si tiene davasi tanto r italiana che genio, di potuto trascurare attrattivo di argomentare che tutte le Ma V uomo io m' priori a Dante dovea di sostenere. indubitato per è che golare sin- alquanto di trarre il lettore può quale si doveva tanto questo modo anco strare dimo- a siriaco, il caldaico e veva dico delle lingue ? do- che ; ma abbia con giungerebbe il sapere^ aver o un s'impadroniva quale inganno, impadronito di d'onde il sapere lingue di Babel essersi pere. il studio uno lui. 0 per Dante, ciò che tutto rotto, cor- probabile^egli dice, che poGo di quello come ardore con E opinione. sua tenere egli s' ingegna onde il modo nella mostra latino quelle col di cognizione dell'arabo,ed avesse considerare oggi oserebbe nessuno scrittore 11 dotto straniere,da mischianza una come dottrina Dante alle favelle peso errore, dell'originedella lingua nostra ricerca pel quale nella dal vecchio lontano tutto eiò ehe l'uomo può sa- eglipotuto attingere(domanda avrebbe lo Schier) la notizia delle costellazioni dell'altro emisfero, se non da sorgenti arabe tutto,rispondo, saper si tratta dotti, 0 anni dalle di avrebbe fu di innanzi lette stelle. di notizia che Dante di Prima — arabe senza dell'operadi catalogo di Tolomeo, anco alla seconda dice luogo la dal e equinoziale, 3ura 82; p. può attingere a sorgenti relazioni di viaggio oltrepassò(come suo un a chi lo mostra re ave- quattro stelle del polo antartico {Purg., I) poteva averla a' (V. nota l'arabo, voglio dire,valendosi sappia ; in secondo di ì ritorno cioè che in allora notissimo tutti patria l'anno il poeta Si formarsi egli in sa una pure, dice lo bella di questo seguitato il 1295, parecchi posto mano avesse si fa Schier,che mano — di cenno Dante scritto; ebbe or non precetto arabo, applicatevialla calligrafia^ perché essa è un f sussistenza L'argomentazione si ridurrebbe ; in la linea sanno) cantica,nella quale appunto — Polo, che Marco che mezzo in so- stanza seguente. alla doveva l'arabo. conoscere scrittore non il valore di può Schier Lo nulladimeno si non volentieri farei all' istesso egli potuto di non la Croce in un la logica è modo, sola. è il Pape di oscuri chiari dello Ora stile usato che sa ognun personaggi del 0 parlavano avessero Satan pape da erudizione, conoscitore all'ebraico in l'arabo, del- ragionare altro? un ì Eppure il Secondo a intendere i raffrontarli d'uopo e esso verso Lanci di sistema di ingegnarsi luoghi ratamente accu- ghi co' luo- acquistare si possa perfetta del modo' scrittore in casi simiglianti. l'Allighieriè solito di far parlare nella poema parlato nella seconda avrebbe non aleppe 1 che quanto realmente, illustre nella suo un quattro stelle dette delle preoccupazione cognizione per una e Satan, medesimo, del un qui grido di Pluto: senza e di Commedia scrittore, fa uno della per valersi qual'è poi l'intiero legge d'Ermeneutica E comporre valersi quanto Ma Divina della per mai all'arabo quanto e una Schier Io e f Perché del sud Or potè perché egli ebreo qualche Dante ebreo almeno acquistar notizia per ebraico o modo arabo, qualche di Se qualche l'ebraico,e quella lingua». in quella lingua, in verso se di erudizione della dicono crederlo, salvoche a domanda; una ciò Per non familiarisé con intiero verso un comporre un été parole sue p. 82. a delV erudizione prevalso qui alle biografidi Dante I condotti siamo sia « prosegue. nota V. caso. ch'egli alt nemmeno dare il dotto proprio ragionamento. e farne che è chiaro Ma = callìgrafo,dunque era voluto aver vero un dobbiamo non Dante = cantica lingua istessa nella quale o egli almeno vita mortale. trovatore per di ben i supponeva Così Provenza, nove Arnaldo che niello, Da- parla appunto versi in proven- 73 tempi ne' quali visse in il cantica latino; la e in parla nella prima Diomede, di e diversi. Fu i Oltre notare dove Farinata morte Io popoli mide di Semiraa i segnare contras- bolognesi. cura di s'incontra via al dialetto la farci nel città parlare col maestro fu non Mi fui troppo cruda, gli dice chi 80 se' sembri tu sie, né quaggiù, per che 0 che voce, Dicendo : che fa Dante : Issa tu, a avrebbe cui parlavi ten modo parlare ciascuno Pluto, il quale .... narrargliquanto quand' i' t'odo. propria favella,perché mai ebraico a ; florentino ma veramente dunque La molesto pisano, facendosi Venuto in la i patria natio, qual forse il fiero conte Posto sipa piglia udendolo quella nobil Alla sua questi alle lingue loquela ti fa manifesto tua Di la del lom- ; La ed si spesso viaggio, riconoscano nacque. gli dice gente di trattato sul un dice suona nei quali via gli spiriti, come dialetto dice favelle, il si toscani, e chiama mistico suo scrivere a ombre le del frase di molte Ih dove ciò'egli bene a terza Dante, di importanza grandissima imperatrice il bel paese gnavano sde- Portinari Beatrice dialetti, contrassegnando da ai : nella l'anacronismo una usa volgare, dava ed Poeta che favella,cioè, in fiorentino a Boccaccio e quellodel Giuliani); bardo.i Dante, primo in Italia nuovo grado parenti lombardi^ licenziando di Ulisse d'alto al fiorentina Virgiliostesso che, secondo nacque colui come sua Virgilio(Oommento del e le persone volgare, parla nuovo in Dante, di Cacciaguida,trisavolo zale ; egli fatto ho mai io drizzo lombardo, mo va' non : più non nella t' adizzo ; lare par- saputo 74 che in avesse è divinitcà greca Pluto lo stesso e mal delle uso tre dalle tragitta fitti nel il fatto nel anche ed greca, quale ai greca, cipi prin- parlo, di Satana, ; il nome nome come della greca; da tutti il zione l' interie- che considerato principio nicia fe- diventò sanno, la medesima sostanza in aUppe,^ sieno e (direbbe quindi anche e il fiumo ché prima lettera dell'alfabeto,dac- della aleph^ alpha tauri cen- nostro greca anch'essa, come nome gli altri 1' uomo. che parola, sebbene la terza ove guardia citato sopra, lingue Cerbero palude divinità indubitatamente ebraica con caso Pluto ; golosi, Fle- la in bestia la verso di tutte le finalmente e Nesso che de' per hanno primitivamente ebraico, proprio, è le ricchezze, degli avari tiranni, i quali più nel stesso anime spiegatifin qui, perché appunto in greco ripetuta è gua? lin- gli altri fecero guardia a i risponde la guardia eh' è e modo uomini) velli) usarono Macchia al le gemono ove sangue E che in uni gì'iracondi,e limo (pilibestie di ha cerchio gli sta bramose gias iracondo son del terzo ricchezze, gole studiasse ne tuXoOto^significaricchezza prodighi, essendoché de' o che nome suo quindi egli è custode e Mosé venerazione cosa. miscuglio di pililingue, ma non so al vedere « La frase discendere che da fatta . giusta. E Dante che stesso ì o simili la frase nel proprietà sua verso un . di sia meraviglia o il Fraticelli, Satanasso^ mortale io tronca, lo eomineiò, anziché trare pene- osa che seguente, adoperando il verbo de' morti. dice esposizione di Pluto dano, concor- regno eoìne, audace : » nel un vocazione specie d'in- una tronca, Satanasso o principe dell'Inferno. entro è reticenza per significa: come, qua vivo come senso Pluto, preso uomo un verso al quanto riconoscervi nel come, Satana a questo considerano I commentatori credo accenna con la esclamò lita so- od 76 poeti, dato I il loro bolge, seguitando del che pozzo che in da avvinti eterno i su in immani che tiri 11 primo che è Nembrotte, di evidenza la mole amech Cominciò mio Quand' Che vedi lui che disse me a il gi-an linguaggio un Lasciamlo Che è '1 suo Come Ora stare, cosi sia io credo quelle strane con ad da Tale voci? ch'ei in tiene disfoga, confusa nel s'accusa mondo voto a a nullo ; è noto. abbia Dante che Nembrotte babelica coto s' usa, linguaggio, altrui, eh' di non parliamo ritenere ; mal lo cui delle dare voluto come un lingue, della quale manda: principalecagione. Ciò posto, si dodi sua testa quelle coniato egli Dante supposizione sarebbe, mi puerilità,certo giunta sciocca, la quel superbo avrà per non parole ; petto ti doga. lui ciascun a saggio delia confusione fu e la consueta con la soga, anima Questi è Nembrotto, Pure dell'Allighieri passion ti tocca. egli stesso : in bocca, quel ti con legato,o '1 tien più più dolci salmi. troverai e sono almi, la fiera e altra o al collo Corcati Toi ira Giove, prosegue Ini: anima vèr col corno, Tienti E gridar a il Duca E zabi si convenien non torreggiano il solo Anteo la mente ; indi a empie battaglie. nelle ci descrive smisurata all'orlo moveranno non e Male- cerchio pozzo contro menarono il Poeta mai Cui del guerra sé gli occhi a cui Raphel all' ottavo Dall'orlo nella di pervengono mezzo catene, onde le braccia vallone giganti: essi, tranne parte ebbe non cammino, si apre inghiottire i traditori. dalla cintola all'ultimo il dorso indegna cosa di questo luogo si sarebbe sempre di fare che in sembra, quasi Dante, il quale discostato somiglianti casi, che ciascuno parlinel mondo dal è, come una per modo demmo, ve- degli spi- 77 quindi è il Poeta se da Se una, babelica ? Ed seioeea confusa^che e vuoto, perché egli come altri,così gli altri Difatti Nembrotte se i caldei arabo, della il fatto di cenno che a il di compagni torre, ed è che e linguaggiodi nessun da altre di coloro gli son ora dice compagni fa non benché esplicitamentee che Nembrotte è noto non parole, esclude tutti,e all'inferno. il menomo assolutamente a quella negazione, quando e uomo, è inintelligibile mabile quel superbo nell'operainconsu- Virgilio costoro, già dire vuol all'ombre in dere. inten- di Nembrotte linguaggio solamente tutti,ma a già furon il suo? es., od la dovrebbero gliarabi o che quelle parole Ma caldaico, per in parla a gli linguaggio de- sillaba del intendono non almeno il parlare un Virgilio (risponde lo Schier) non Ma con intende non egli in è un'anima è lui con della avrebbe Nembrotte parlare più ? da o immagine esse Virgilioche a cora: an- quelle voci, lingua semitica oltre, come in vivi: domanda si Ma renderebbero fatto dire caso sola una come or confusione tal da de' mondo bizzarramente inventò non egli tolte le avrà senz'altro. eliminare da parlò nel che linguaggio stesso riti il non nullo, cioè, sia non già mitata li- alcuni solamente. Nembrotte parla Or qui è inteso non linguaggionon un popolo. adunque parlato si domanda: ma questo linguaggio? E, badate è è e da inteso da non Ora solamente, uomo nel caso bene che che sa d'intenderle. onora le il simbolo la parole tutti i Se che, stando non Virgilio istesso,il ogni scienza ed mar non non umana. fossero zate raccoz- un lio, Virgi- senso, venire al contesto di tutto egli ragione di Nembrotte linguaggi, dovrebbe domanda Commedia della pililinguaggi ed esprimessero da che che ma nessun Virgilio lo intende assurda, perché Virgilionella Divina un cioè, nessuno, il senno, a capo parrebbe eolui che arte^ che può dire quanto ragion 78 vede (li arrivi non cavare a cui fiero Nembrotte, al risponde lui, non ver di vero, se io mi poiché che, veggo ignota al vuoto, Nembrotte, del si Ma, lui, che Virgilioignori il linguaggio questi ignora cioè,parole che parlar familiare,vuol si onanifesta, confuso da parlare a per gante gi- da la la senso stesso? se propria cusa, ac- esprimano, iraslato,comune naturalissimo e al può dire come e della discepolo. aceusa col loro linguaggio quella significagià proferire non bellissimo con si il notizia al l'intese non discorso quel con accusarsi nel si parliamo a risposte avute risponderà,se dire ma le quel frase, ìion ; spiegar poi fosse non significatodi anco poiché, se Virgilio avea nembrottiana, poteva parlare in e Qui la che invece ma poeta latino favella di che significagià che non Pluto, il cioè seppe, si dica taciuto, parole di delle E quelle parole, subito, chiamandolo maestro, soggiunge quelle parole. Né di quella lingua come tutto confusa. e senso che stato lo avrebbe non proposito a il capito intendere gentil ehe savio sciocca anima Dante che penso bocca gran sarebbe che proprio Virgilio avesse egli, a farci di lui a dalla grido risponde (e badate perso) chiamandolo tempo costrutto un conoseere quel con l'autore Nembrotte che dire invece strano suo e delle confusione della che an- lingue. Questo la confusione babelica, ha cioè da di ricondotti,dal progresso terza supposizione posta sopra. vari possa sembrar le cui rime mescolata abbiamo di versi strana, una Scrivere non canzone è lo in provenzali, latini questo luogo del poema, per accusa una le fusione, con- linguaggi; verso un già ed analisi,alla quanto considerato linguaggi, per cosa diversi della nostra eccoci di appunto essere mischianza una appalesa,che che linguaggio adunque in scolato me- in Dante sé fra lingua trina, cioè^ ed italiani,ed ragioni dette sopra, in un 79 di la confusione che è che quel fuso è che questo in ad siffatto verrebbe verso è ma ; è un connette bestione passioni violente: far altro come doga una terribilmente dì piglio ad di dar che che sonò non è Nembrotte che ma è piuttosto la gridi. E sua questa rotta famosa chiunque dice comincia a vorrà dantesco, non Dico osservazione. è non o, in altri ciò che gli viene sé hanno un diventano Scrissi prof. che bocca sua alla bocca. queste Lasinio. ma Le voci sue raccozzate stando cavandosene Vedendolo una pur sempre differirebbe da quella che dell'arabo. mente, grida a vere son da ciascuna casaccio a a quel al contesto. unicamente parole prima stampa, raccomando nella quale si afferma interpretarsi anco per mezzo lendosi teria pedan- termini, egligrida senz'altro pensare di prove di gioni ra- a mente guazzabuglio inintelligibile un Ciò concludo umana. del senso, que' nelle tacciare parole tolte da più linguaggi;quindi presa 1 gridare, adunque, insistendo,che la egli proprio, ma quel modo, modo che nean- più riposte le conosca pure fuori manda dare gri- a è sì stupido,si sbalordito,sì privo di Nembrotte non più suonare poeta non che bocca gran sa gli cinge lingua, e penetri addentro nostra dello stile il che proprio certo che son proprietà di che favella. Anzi ogni umana non soltanto che nella Orlando zofanti, Mez- un spalanca la fiera bocca Roncisvalle; oppure che allo stesso Virgilio, parole inintelligibili intende al dall'ira, non corno, un è non petto,e sfogarsi a il gran st'altro, que- cervello che è tocco quando in cui vivono in smisurato non solamente anco bene, storto,un cervellaccio un Se viluppo quanto un Nembrotte, ricordiamocene senso. le più lingue, ma eon confusione, una consiste non verso ^ bellezza. una essere ora di per la al lettore che di il V articolo conoscere prima la nota in verso più lingue sentenza il Lasinio che tra volta 7* del sulle desimo, me- quistione può le semitiche, sostanzialmente stesso ottiene va 80 Perché il se ci dice che potrebbero la Per c'è ; non costretti siamo credere a anco essere mettere per egli è ma si me sembra non che i spesso i di parla d'interpretarle parole Lanci le nell'abisso,siccome Orci puer mundi mei! Flugel nant Esalta == scuola? A s'est splendor lo mio lo mondo. stulte incedit flumina engouffré,voici mainte- Quam = éclat Mon = piano accop- listi, que' dotti orienta- a rifolgorò per Dresda della si nembrottiane. spiega di D'Ammon nel poema un alla difficilissima opera tempi in vari si posero L'abate sembrò non serbare Nembrotte, o fordotti. È torse assurda più sottili artifizi come quali le poeticoper quale alle più stupende ispirazionidel genio bene non di impiccio questa supposizione quando noi e parole, sue artificio carattere in poeta, un qui alle un verosimiglianza del s'anche varne ca- a spondo, acquistar piena certezza, ricostrutto c'è o no. È vero però che Dante costrutto? un taluno, affaticarsi domanderà dunque monde. mon Schier Summa = cecidit fundum in mea vis gloria mundus. Lasinìo teris)..; . doris Elatio anche: 0 splendor erat (factus) fuif, superbia dus mea Exeelsus == mea, profun- meus, seientia (prae ce- mea sublimitas^o simile,splen- o fuit,superbia mea, seientia (facta) splendor meus, : (Jam) effulsit {prae eeteris)ovvero Tnei profunda profundae faetae seientia mea, (in profundum sunt ceciderunt) {prae eeteris). mea Tutti questi filologiinterpretano dall'arabo. in quella lingua potranno testo sul quale mi sembri Quella del preghiera, ma io paragonare le varie le considererò in I dotti pretazioni inter- sé, e dirò più dantesca. Lanci i : perbia su- contiene dannati,invece una invocazione di pregare, ed una bestemmiano. 81 Essi troppo bene che sanno Ihmiverso,né loro il re del- a anima Francesca pregheràegli quel superbissimoe amore; di Ricordiamoci che Capaneo Nembrotte Si dirà che di il Lucifero che non ferocissimo? torto i fulmini di Giove. Dio, invoca non piena di giacendodispettosoe pioggiadi fuoco,disfida ancora sotto la se di pregare osa è amico non Lucifero; ma è là confìtto nella Dante ghiaccia dei traditori,né altro può che dirompere co' riote: denti a guisa di maciulla Cassio, Bruto e Giuda Scae l'invocarlo sarebbe tempo perduto. In quelladi del cammin di nel essere trebbe ^lier in ogni altra cosa, come designare l'età, esattissimo. Forse quéipuer mundi mei "po- Poeta suole Dante,il quale era giànel mezzo nostra vita,cioè nel 35^ anno stro ; e il no- si chiama D'Ammon intendersi anco del figlio un della un fanciullo figlio^ fece che paragonarsi chiamarlo fanciullo. a nella concordano, Dante ; e mi degnissima poi l''perché nello stesso tutti e parla; sembran Nembrotte se 2® gagliardie tale è per e numero non statura,certo potè tutte l'ultima,e colo pic- un altre tre spiegazioni quanto alla sentenza Le ; terra. E Dante mondo mio rale gene- indegne di non ciò per due ragioni: di cetti parole aduna più connaturali e spontanei in chi il carattere dello stile dantesco fermo perchéin quellasi contrappone (ciòche non si fa nelle la ignoranza presente alla scienza passata, altre) le parole di Virgilio, e quindilega più d'ogni altra con nelle quali si rinfaccia appunto a quel superbo la confusione e = la stoltezza. Ecco splendore e (dicequel grande caduto) della la scienza per mortali è divenuta che mia quale la nel mondo oscurità ci richiama dello stesso Divino su gloria; ed mia = e la gli altri Sublime mento la- qua* terribili versi Poeta: Colltzione di opuscolidantt$chi,n. superbia superava abisso! alla memoria l'eccesso del mio 96-87-88-99 82 Quanti si Glie Di Il come lasciando orribili della che istesso che Francesca strappa le lacrime stesso che l'immagine colli del Casentino : Io ebbi Ed miseria. che in Il verso del darà scuoprire a sublime di più fosse dannazione essendovi non nella felice tempo negli altri gigantiche più conto della mente fiera- zione spiega- sua : quanto a me, rispettolinguistico che i dotti l'accolgano,poiché cuore si verrebbe la i dolori morali. professoreLasinio tutto più le vie ! bramo fisici,tanto tormenti da abbondare sotto il un ricordarsi Arno lo fa esclamare e dannazione, Nembrotte, come cruciati sono perché vera giù in i' volli ; goociol d' acqua un di ruscelletti de' canali, asciuga Adamo, da dagli occhi discendono di quel che essere dolore Ora assai fosse debbono di i loro lasso ! pur compiuta, cioè maggior vivo ora così dovea non molli e dolorosamente E quale è caduta, al modo Poeta freddi a inebriarsi a al dell'idropicomastro fauci più duramente sentire orgogliosa, avvezza nel gloria e pietosa storia de' dolci sospirinarrata da' verdi facendo della la al modo Paolo: dispregi. fa pili, son non potenza, l'avvilimento della regi, gran porci in brago, passata grandezza, quell'anima altera ed che lassù or qui staranno sé pensiero della scienza tengon nell'eterno essa per più, anzi poema.i bellezza una desidero Giuseppe di un Pucoianti. Firenze, 1867, tipografiaFodratti. 1 Nota. « Gli grande Tina dei cita di Elementi più astronomici diffusione che mss. volte » di testimonia (come Alfragano, in ebbero nel lo straordinario M. E. mero nu- li Dante tramandati) e anche Libro d. aggregazione d. stelle Campani, E questa Collezione,voli. 87-90,pp. 7-8. ce Ji anno « . Alfragano » chiesto sole miova, che nuovo. darà e Manzoni finita Convito, Ministro della il Manzoni al lingua, nazione, la Istruzion che quel che ripetere più pratico la per la gli stessi e fiorentino e non lingua vidi le dimostrati, la è vero con e con che stesse le distrutte, italiana altrove. La e si tesi dee di volta Il Manzoni, — può non — al rena, Ca- Lessi poi damente avi- ingannato sostenuti la manzoniana unità già ero cercare di essa obiezioni infine unità con ha ragioni stesse porre pro- lettera mi non il intendimento della solo. uno me un ch'egli ragione relazione, tra que cin- che una ancora gli argomenti il combattute e da Ministro, al grazie dissi forme e ed ottenuto agli Italiani. — — appunto darci a udire far dal uomini, egregi infinite a nuove cose principi che adatti al Ministro potente vero, pili venerata e sotto le altri me prima giorni pregato aveva abbiamo grande autorevole voce nel di Italia in questi con finalmente rispondendo colto mezzi dentro resi invitava sua i a pubblica insieme Governo ora seppi la per 3. meravigliato agitava si I, indirizzata esclamai che allorché volere a italiana Carena, e ; — letto ebbi anni, lingua quistione una secoli che sulla Giacinto a Ecco alcuni sono Lettera la volta or coloro a tenebre. in Dante, Quando, luce luce . . sono sarà fiorentino) (il volgare e : minosament lu- mente invincibilstessa sione, conclu- nell'idioma mi pareva 86 sì certa, sì potenti le ragioni allegatea evidenti infine già dico glisi,non stessi da cui muove, dopo tante e faticosissimo neanche se mosso in alla méta un che e lì da a persone alla del proposta voglio pigliare in nel esame eh' io tengo venire che risoluta,disse che una intenderci, per altra ricerchiamo alla E prima lingua domando comune ancora : una e buona a una alla che cosa facciamo tutti soltanto nel non vero d'accordo. cosa una difficoltà alla ché volta, fin- fine. ricerchiamo gl'Italiani. cerchiamo posto, l'op- voce noi volta allora anco alta più che metà è per ordine, discutendo con tutti a vero. il vero, che arrivati di tutto breve mio quella proposta a protestiamo ad metterci adunque siamo se questo spessissimo. Dunque volta, rispondendo non argomenti appunto quistioni avviluppate in carità,tanto possiamo realmente Procediamo tro speciosicon- meno verità, della quale e cosa in che ci dimentichiamo ad veder a qualche inciampo dall'errore gran lo crediamo meno gannato in- ero versate più quistione posta bene una avere ad questa, l'apparenza del disse derci cre- mettere piglia talvolta,specialmente Chi mi trovai lo di corso dorrebbe mi a ricominciare di sapientissima,e da doversi per effetto,potesse come o Tali Manzoni. scritto,perché troppo ostinare per mente final- lunghissimo un mi poco mi non accorti per nulla di studi, parecchi argomenti più tali d' questa volta Ma di pratica a pervenuti obbligo ci fossimo passo. campo, in e cipi prin- sui ragionamento: suo per oppor- per conclusione ci dovessimo mosse non davvero, mettere il giravolte sulle daccapo, come sulla e cammino, sempre altri fosse verosimile,dico, che poteva sembrare ritenevo qualche particolare,ma su è rivolto unicamente cui discorso,che suo all'impossibileche vicina cosa del i modi e sì sostenerla, — noi una Sta noi ? bene. lingua Una — — che Ma, già 87 Italia? esista in li mica da' questa lingua la Certo, che le piedi, né si due su i milioni come — forestieri. quistione sarebbe quella come (chiamatela d'Italia. Badate d'Italia ma bene ci sia non lingua una è non il (come dice intiera una è non che è certo d'una confonde la più bensì lingua; dacché una il (dice quantità una zione tentano tal modo : che noi da' giorni, non delle per sue solo ad voi possiamo attitudini a di fu, ma non importa loeuzionijma intera una gua lin- lingua una con ciò che umana. comuniea- glioppositori Ora — questo concetto, ragionandoci sopra avete delle forse al quella scarsa scrittori pochi viva al Manzoni (dicono costoro) si accomoda conoscendone lingua viva, lingua morta di combatterlo Il concetto d'una con società buono invece perati ado- cercando. andiamo quantità una una menano è una adeguata non di pensieri tra non ma Manzoni) di vocaboli gua pensieri,e questa lin- lingua che parte modificarsi con ed che sino piena che non ci fu a* morte e non in si presta particolare in cognizione accrescersi; che generale al greco servata con- nostri questo bisognerebbe potere interrogareCicerone Sallustio. Ma in lingue morte latino,se pervenuti giudicare ; società effettiva una che e comuni lingua proprio, d'una morta, confonde, dico, ciò è da questa definizione dire quanto in tutte di vocaboli di manca, parte le parti d'una numero numero Manzoni) ciò che concede davvero, certo un ci non di vocaboli numero comunicazione appunto Chi già un che si nega non certo un senz'altro,è bensì ad : la dunque Italia,ma volete) proprio come Italia, letto idioma, loquela,dia- ci esiste come comune, se trovato già cercando: in che in avremmo andiamo prestito chiaro, comune come esiste bensì cerchiamo lingua che esiste che appunto cosa è Ora finita; noi cano si fabbri- non pigliano in — esistesse comune lingue a tutte antico. le e gue lin- Difatti,se 88 lingua una morta antico greco fosse non sarebbe lingua viva, una rivivere, perché essendo atta ad di sufficiente le cose potrebbe farsi o ticale gramma- pensiero, nuovo società. mirabilmente basta nuove, dite, il piena manifestazione alla dell'adattarsi e voi struttura sua qualsiasi delle moderne in questo la per esprimere qualunque al certo pensieri ciò che che del rebbe sa- de' in prova E a greco citare le scienze che gnificare si- pliscono sup- grecizzando alla povertà delle lingue moderne. Certo, se nella potrebbe fare che le vita far sia viva di appunto trova parlarla. Promessi perché tutto, egli non chiama è tutto la tutto, 0 un pensiero questa condizione di detta società. ignorante, di parte d' una per anco dire una sufficiente preme il latino come maggiore si dice, di che giunti sino a non è il volta una numero che sto que- meno pioso, co- piena nifestazione maa quanti) saper società al lingua, mentre una gua lin- una rozza consti d' minore lingua un tutto,cioè esprimente bisogni (non fu alla o non effettiva,che solo società immensamenie che e importa cagione d'esempio,sebbene una intese. a' nostri parte scarsa un pare tende latino,in- sino assolutamente, più sia a parte di lingua, scarsa Quindi la lingua d'una voci tutto, cioè e a i del lingua, perché può chiamarsi pensieri,tutti state bene è nulla. Poco che mi luogo pervenuti una vera non soltanto di tutti i è sia, considerato basta primo Sposi parla poelii scrittori dire sufficienza,si sua sieno parlare di quella nei alla In — di occorre privata,ma non antico, perché il greco non giorni, e appunto 0 saprebbe significare nella lingua, oltre una l'autore dei si mondo, rivivere parole del Manzoni Quando che al pubblica quanto al certo 1' uso richiede che tornasse elegantissimo attico quanto oggi in tanto Tucidide e un mero nu- latino, è non che è che una E fosse degli scrittori noi, il loro latino sarebbe un è più, non lingua morta. e pur mani ro- sem- 89 tera un lingua intutto, perchè una parte e non che è quanto dire una lingua proprio,non si trova tutta quanta né si può trovare negli scrittori per la una pre nella Lettera ragione (sono parole dello stesso Manzoni mento potendo scrittori Sallustio e si tratta di il latino bastevole dì invece i sentimenti questa Cicerone potrebbero ci non mentre mondo, loro noi avuto già modificarsi a del latino bastevole fino ai nostri giorni, ma scritture,che son il per e era alterazioni la massima si mere espri- e effettiva, di sicuro neanche si il che che in il latino non liamo par- vivendo giornisuoi fino ai nostri al cerca doventato ai e tornassero se parlato giunto romano i sentimenti a giunte fino all'età nostra. latino, 0 meglio, il modificazioni quale era noi, anzi Sallustio sa quale sarebbe — certo, ma accrescersi,che ed o scritto,cioè quello questo luogo di giudicare delle attitudini avrebbe tempi pensierie i nulla, è insufficiente. E rimastoci latino di ciascuno da dir quella cade, perché non società una fare possiamo no o d' le idee e la ricerca libri,sia sui ci esserlo al il latino se sapere e lingua. una parlato a' quella età, che doveva ci è rimasto che non esprimere compiutamente a di tratta se cercare ci essendo scrittori e si chiama L'interrogareCicerone Tistru- essere quella totalità più produce vocaboli,che di grande meno può sociale,non tra essere di relazioni, che totalità è né non pieno commercio d'un ci non lo scrivere che al Carena) Del con nelle resto le sue giorni, è appunto cioè,gli parte l'italiano, idiomi italiani. secondo In di dire luogo, il Manzoni tutto ciò che sia una non ha avuto lingua morta, e in animo tanto meno d'investigar le cagioni per le quali le lingue muoiono; egli ha voluto solamente, ed è ciò che faceva al suo toccare scopo, viva e una la differenza lingua morta, ed che ha vi è tra riposto tale una lingua differenza 90 nell'essere la prima libri di superstitenei è Non di intera,e tutto che un detto da che seconda, la fu,ma glisi avrebbero parte è presentemente. non vero rimpro- muova altre cose, Inoltre essa. la che molte tesi,e sua pensiero compito, adeguato cioè, giusto adunque aver non nella il società bisogni d'una al tutto un che vano cade- non dilungato invece qui si frantendono anco le che le lingue parole del grande uomo, quasi egli affermasse le quali più non si parlano, per questo fossero morte, perché constano mentre al constano esse d'una di perché appunto morte, son parte che è né antico tener fosse un dietro al dirò anche come tutti desideriamo. talvolta d'un argomentare sia dide gloriose macerie la libri,è da la la lingua greca al certo il da piliricco meno il di resto,se a a tentemente po- un non più dal risolverla mucchio di rovine e ficenza magni- la toglieche, quanto a quelle spen- casuccia. umile Fuori anco di sui la conosciamo moderno devono lo stato di tutta de' meno assolutamente compire) è senza quella a significarecompiutamente pensiero della società Del vi non il greco questo modo copiosi considerati rispetto all'ufficio che adatto parte, splendido idioma e copiosi (e dico più a quanto in qualsiasiidioma dubbio dico vie, ed sue preporre più ma l'antichità, non quella attissimo e ricchezza ciò palazzo che fu, ma non dell'abitarvi, metafora: le sempre Anche all'uso e ; non lingua. Che una si falsa quistione,discostandoci può se chi l'ignora? Ma, significarlo volta, una essendo negli scrittori tutte pensiero per della si esse linguaggio copiosissimo durevolmente e lo quanta lui, insufficiente vocaboli di sopra, tutta di altri termini in o ciente, suffi- non la sentenza dagli scrittori osservammo esservi di rimane non conservata come può quantità una nell'uso,altro perché vocaboli di contrario, secondo morte fu quantità Platone che e oggi lo parla. Tucidide tornassero a vivere 92 tica, è tutt'altro clie credere vista; è prima a nientemeno versa il Manzoni secondo i suoi è sebbene d' il sia non in riconosce voglia la del bocca idioma popolo, dagli idiomi volgare illustre al secondo il Monti del da ci sarebbe la lingua siamo dire a che come di poiché per essa, la medesima idioma d'una nazione, cosa, e voglia si dì avere ma di basta certi seguenze con- cìpi; prin- abbattuti, costringendovi finita per piedi un sempre. inciampo, pietrone, ripigliamo il cammino. un (e noi altro esiste in non non idiomi) di come idioma e Italia,certo adottato una deve parte in sé lingua significano essendo una lingua particolareparlato primitivainentein nazione, la falsità mi da forma, tolto dì fra i idioma na alcu- come delle idee ed alle credevate cerchiamo esisterci un derlo, d'inten- parte ora scaturiscono un'altra che guerra, da loquela di Toscana, alla connessione una che Ora la italiana lingua altrove; che per presentano sotto rinnovare come in quali,allorquando voi credete i si la sola una dì necessità che Se ciò di vince senso che da già non accennato avere a il buon dalla cortigiano di Dante, e Perticari,o finalmente, se sistema, concludere tutte. Ma vi il e avviene, prendere quanta l'intendevano, o forse mostravano che volta aulico errore già non è vita, se sua libri,anziché di tutta non totalità che e desumersi debba o parte una nel vecchio da' pigliar 1' italiano solo, ma tornando cadere o lingua, una è la stessa essenziale,che de' qui. Difatti chi unità lingua questa coerente, deve esser il greco morto, è tutta il non se o individuo, ma vivo lingua. Indivisibile, quanto dire quistione sta una si possa che tutto un carattere suo è tutto un il latino quanto dire il greco tutto. Ora un lingua è antico, che della stesso oppositori invece il greco libri,che Invece una taluno potrebbe perché essenzialissima, sul concetto che Secondo latino accidentale,come poi dalle altre che una che un parte consen- 93 tono preporlo di che sarà cosa un'altra sotto de' comuni solo che quarto piliidiomi è sia d' poetica vivo, normale vero, ; idioma, da e non e nel fosse intera. un Farmi di l' insieme stro mo- organismo un basterebbe porre com- fiorentini, cene, torinesi,a persuader- e necessario, (che poco l' insieme o di vocaboli lucchesi, napoletani,veneziani se già nostro caso curo lingua, è il non periodo solo mescolato un mi Ora una Orazio^ e tornasse finalmente o gente una impossibile. babilonia una però e difatti E che pitiidiomi, ciascun in caso errore di eletto,adottato idioma della l' insieme proprio. (non vorrei ? il solito forma vocaboli un lingua una breve) o d'esser all' idioma ciascuna è),fare non questo anco a ogni idioma esperimento.L'insieme de' vocaboli comuni costituisce una non un'astrazione, al modo lìngua, ma stesso l' insieme delle costituisce già che non di astratta albero. vanzati)come che affatto,perché ciascun idioma intera stione sarebbe mai, perché beli' e ciascun vede a nato Reggio, scrive Tacito il italico de' vocaboli un lo se toscani in non traduce ; il Passavanti dal fiorentino in a la quicostituisse, cominciata sarebbe vero. ; a di cosa casa più, il che ; il Bembo, l'Ariosto,nato del fiorentino nella la a velli Machia- volgare fiorentino traduce sua Il Tasso, nato inchiostri i suoi stesso non comuni d' Italia avrebbe sia lontano non tutto adeguato a' bisogni propri scritti latini,e Dante, stizzosa del a comune lingua e qualche nell' idioma ; il Davanzati i la Venezia, scrive a di parte quanto Sorrento, chiama uscio, né pare finita,anzi ciascuna lingua,anzi uscio : nazione, che, tutta la l' idea reale, ma (secondo il Da- l' insieme costituisce non beri glial- italico è a poco tutti a ma (sevino qui significalingua), brilla non è vino della comune Egli ha detto comuni albero un limosinato vino brilli ». è vino che Il « qualità la storia tina lingua fiorencui volgareeloquio dette origine a sentenza tanti errori 94 e tante a di scritto il avere ciuole, chiama che si muove delle do io quelloe lo fo atto in avere palese e è manifestare l'usato darà che sono loro più coloro a sole che Domando lingua comune un la colpa sulle è non del orme tutti i nostri scrivere tant' è sua, casa in che ho venuti e' non a molti, i loro trarre volete anco il secondo dire a la come scritto E a creduto o ; continuare adunque, dicono dunque a lui, e bero potreb- e osato prenderli in essi,che mente specialda ingegnosi io, poiché ho a casa a questo sostiene appunto dotti, dissentono errore, ; que Firenze, dun- fra' sono di fiorentino questa conclusione argomenti sento, Insomma ciascuno è solamente sere es- tesi, che della sostenere. trovato Firenze. caso, questo debba che in Ma altri in debbo Voi e — e oscurità,per (Convito,I, 10). pigliarlo a Firenze è, dunque il Manzoni. il nuovo, in verità preso V hanno non Questo sole solo,cioè,nell' idioma idioma che o voler a della ma bisogna pigliarloda perché e nobili scrittori hanno sono loro mia, razione ope- debba, cioè, pigliare si solo che non Manzoni un vero luce. non idioma il fiorentino. Se podere, sentenza. nuova, in tenebre terzo, che nel gare) vol- propria sua se, esaminando perdono sdrucciolato sono a a in avea nella dezza gran- (cioèal amico mio luce questa E — (cioè il latino) tramonterà, quale sorgerà ove luce volgare volgare fiorentino, concepita (ilvolgare fiorentino) sarà il in latino il commento non (eglidice) a questo che l'usato il magnificarlo. per amico suo quanto quello egli di boutade in io in canzoni e genitori, cioè i suoi calma, confessa parlare delle donnìc- nel poema benefattore scrivere a sue suo suo congiunse è in pettegole,quando guerre di minciare, co- esame. si accetti per lingua comune, per lingua nazionale, l' idioma fiorentino, che a questo modo si verrebbe, secondo il pensiero vostro, a sostituire l'unità alla moltiplicitàcome tutti de- 95 sideriamo. s' intende ? Essi persone sono le da s' esce non esclude non lingua all' Italia del stranezze altrimenti perché dei 0 lingua quale vi ho de' che, gira gira, ci troviamo suoi e oramai quella dottrina falsissima deve da servire scano, to- istruite tendono in- il solito rore, er- contado Toscana, ma studiano Ma còlte ? Ma dai sui miseria di dal non Ma di creda tornerebbe, si per dunque già mestieri e ria arbitrala lingua le voci non nostra solamente parlare che di scrivere sta appunto la stessa darle an- peggio che anco l' Italia le persone al certo cietà so- proprie tutti dovremo ciò è libri. Eppoi popolo dal ? Anco come dotti ? Ma parlare, o arrabattiamo anziché pensanti. quasi in tutta la ci non si popolo intero, cercare di lì all' idea, sempre riconosciuta prendere delle arti e lingua, del da imparare a altrimenti tutti i della : di tutta la dalle persone l'andarle ci l' idioma alla piena manifestazione italiana,è modo. alle le proponete non seguaci, sebbene essendo a voi lungo di sopra; ma di quellalunghezza, a scusiate mi ora ; che del voi caso sino riboboli,ecco lontani ma scende le persone Toscana esserne che primo ma fiorentino, parlato forse troppo dico, del Perticari e che quel falso concetto a darsi che anco vedendo Nel secondo ; nel fiorentino libri,o in altri termini,della gente còlta si torna che può lo lustre comparisce sotto altra forma, del parlare il- che ecco una la solita paura Ecco Ca- la stessa favella. parlano e dei meritarsi il vostro o : gli esclude. tutta in scana la to- degli Italiani. Dunque comune il dialetto il parla si quanta certamente o Burchiello tutta per dilemma questo che le frasi stranissime e possono i riboboli proponete còlte voci non di divenire peculiari onde distingue dall' idioma dalle maldoli, le^quali onore i caratteri sono fiorentino si dialetto e quali Ma còlte in si all'istesso qui, che lingua, pigliandola effettivamente la parla. 96 pigliandone di viva. il cioè grammatica dalla parte una ciane parlare delle pilidiffuso, ed a gli strani la la parlari dei come dialetto un immensamente riconoscersi lingua dello Zannoni, Camaldoli ci dette la lingua una quello. Chi dice dialetto di San loquela del Boccaccio, del Il Davanzati è tasse trat- luogo, perché dialetto separarsi da e dice fiorentino,non ha ci non altro un di già non dire, si se qualitàcosì spiccate da ha giunta prima e di Firenze specialissimo dentro quanto tutta, come de' riboboli paura è libri,che non e lingua morta una La dai Friano, Machiavelli nervosissima dice non dice ma di Dante. e originalissima e dera consiTacito,la quale come più Tuomo pilidispera d' imitare,perché,dice il Leopardi, fu traduzione di assoluto padrone la Ora dello se o cari) potrebbero,come levarsi via, si tolgano Né che si dica ha del non nel di in di nostro la un non solo diversità quello che e sia ci cerchiamo Ma del Davanzati fiorentino. usato in tutta Toscana, taluni,perchè parecchi idiomi, sebbene nulla E diversità la poca contro molti, perché sia, per il fiorentino. avere stata. mai nell' idioma dall'altro. Ma non gere aggiun- con volgarizzamento comunemente conclude lieve con Firenze, purificatodi quel vi hanno l'uno diversi solamente di volgare Toscana eleggerne che il che (non il Perti- bellezza,e troppo leggermente asseriscono molto caso il anzi alla Dino riboboli Ugo Foscolo, e quella di e credere scemare, dettato sempre Camaldoli,è come anco pur che riboboli, e i pure sarà nulla più meravigliosa la traduzione di mostrava forza, alla brevità assai alla de' sono asserisce senza è al certo non quella di Dante là vi e qua quanti però credeva cura Davanzati è invece ma Che tina. quella onnipotente lingua fiorendel lingua Zannoni, Compagni. di escluderli anco ; noi cerchiamo la necessità a noi sta ba- tuato tutti,eccet- qui ricordiamoci un mezzo solo 97 da sostituirsiai molti solo questo mezzo a dunque quando abbiamo Firenze, l'opera nostra è trovato : al tutto remmo compita, e continuandola guasteremmo ogni cosa, tornetare di evida capo a quei molti che ci studiavamo lettera citata al (Vedi Manzoni Carena). Quando una a Firenze registrato voce, per esempio bambino io pigliarmila briga di andare e bambina^ perché dovrò a a Siena prenderne le voci citto e eitta che unico hanno lo stesso significato ? perchè a un segno ho sostituirne due ? forse dovrò scrive facoltà di scegliere? dare per a chi parla questa facoltà di Ma o gliere sce- (come notò argutamente il Manzoni)è appunto la nostra miseria appunto come del de' la lingua sola da che sette sette o o che ricchezza possibile raccozzare otto idiomi otto vocaboli manifestare a avere, la conseguenza liberi dalla ci il una modo diversi,per dinotare a questa cosi detta lingua sarebbe nascondere non congetturareè di fosse se e del conseguenza Dio sapere. sinonimi; cosa, è facoltà la non avesse : ciascuna piliacconcia a pensiero.Questa è la i sinonimi sono ragione, perché nelle lingue davvero così rari, che qualcuno ha osato perfino di negarli : lingue davvero, cioè, nelle lingue parlate, le quali sono non già nelle scritte, spesso come frammenti di pililingue,anziché una lingua intdra. dico nelle Gettate un'occhiata sopra coir intendimento di e antichi, vedrete una fra e nostro vocabolario un fatto raccoglieretutta la linguabuona, cioè,quelladegliserittori aurei dai primissimiai meno nuove vecchie, tanto volete,e scrivere ai schiera come viventi,ma infinita di voci che vi in purissima.I profani che hanno scritto dettato in buona non sia peso e non in un OoUezione di opuscoli danteschi,n. come modo sissimo noio- linguaclassica, aurea, la pretensione che linguasia leggibilee faccia morire di frasi potete abbellire vi pare, anco sempre e e neanche 96-97-98-99. per uno giunta addormen- 98 si mette idea !) chi (beli' tare (secondogli umori) 0 importar deve si rideranno di tutto nulla di testi forza a usato, vocaboli mille il si come alla francese ha gusto i come oppure insieme stemperati No, io non è nome priva. soliti tre la da e ci tirare nostra avanti, che prose pilio spiace sempre deve non e sul poema il pilici piacciono, poesia moderna Tantica) ma i Convito, epico, piacerci (non dico come fare altro I che la di confessare nella poesia, ; e chi ne essere e scorsi i Di- antichi antichi sono molti, perché e' è più profonda, più vera prosatoriquanto più glia vo- vina leggere la Di- che più che antichi; sono prosa i deriva impiccio poeti possono affermano che impicciati Gerusaleìmne quanto di conoscono molto nostro nella razione ammi- con leggere, noi, detti da ci troviamo meno togliqualche ci domandano se ci dà l'animo non zionale, na- prosa ne appena e lista finisce li. Questo CoTTwiedia gli altri e studiano maggiori poeti, ma quattro nomi, prova non trecentisti, una ciò, che i nostri più insigniscrittori mentre ci spiace sempre non l'antichità, una e I dotti stranieri loro delle buone 0 ha giorni (se qualche nostro prosatore; proponiamo mania legge gli uni Francia La esagero. i nostri li i come scrivono per chi e come fra e ! r Italia de' nostri ma saggio)n' cinquecentisti,o munemente co- stile. Que' suo lode invece è se vono leggere, scri- suona barbaramente, alla frasi senz'arte;oppure scrivere Bisogna ! il fanno si spesso mostrare di- quel a vocabolo, specie che che (frase non dice, fermarsi si ingemmarne e parla, scrivono biasimare)scrivono di a meglio prosatori moderni pochi appuntino trascegliere tra cento ma voi a autorevolissimi,che come osteria,cioè, al primo prima ma questo, poiché potrete scrivere dirlo si stizziranno di voi ; tutti e deve gusto davvero modo, non deve, per ha chi leggerlo,o a e moderni più e una bella del- sono, tanto 100 certo da tutta V Italia,perché allora lingua sola, ma ? solo. dal popolo ignorante, ma si risica caso intero, di o comunicazione se di vocaboli delle cose neanche effettiva ; ne a ste que- piena una molti, avremo rispondere alle nostre mande do- centomila spettanti alle che mente sola- sé, perché da arti, industrie,mestieri sare scan- a ci diranno insufficienti le frasi e cogliendolo rac- intero, o avremo ne sanno di prima solo uno còlte saranno un le voci adoperarci : non persone società una còlte le persone su' feriscano dif- No, in quest'ultimo dobbiamo le frasi che e idioma neanche l'altro come queste frasi e scana To- importa che non — averne non codeste se le voci voci parti della un còlte. persone si l'un male uno avremo diversi, mentre averne (e una piliidiomi raccogliendo Avremo — dalle di idiomi varie avremo noi cerchiamo gli uni dagli altri), e poco idioma più avremo ma dalle più. Forse non ignorano affatto, ciascuno interrogheranno (e dovranno pure interrogarli) i contadini, gli artefici, i commercianti e gli operai del proprio paese. città sola una quella come di Toscana, scelta la Toscana, è che Ma bastasse esso, tanto la lo andremo capo non a al Firenze lingua,tutta armata può da di ad Ma città sola la Firenze? bastare Se cosi vi ogni modo vigorosa come e Minerva acque più a renze Fi- e lamente so- non e essa, agli altri sarà alle il se poi piace ; che qualche mescolato non qualsiasi è certo nel resto della Toscana, se città è la : cognizione di di dubbia, esser manchi, perché manchi anco da prendere secoli il fiorentino pioggia mescolate uscì una potrebbe meno cercare fiorentino da poi l'idioma ma mondo, vuol non stata fatta vocabolo cosa, stille di Da città potente di tutti. e qualche in già si se e italiano, che idioma copioso della basterà Firenze. altro l'idioma Dunque come noi anco bolo voca- che po- dell'oceano. potentissima la nuova dal cervello di Giove : 101 da si diffusero Firenze i primi raggi che civiltà, sapienza nella nelle lettere maledetti dura della confortarono più un E Desti Che udivi amore, D'un velo Eendea Firenze nudo carme grembo fuggiasco, nudo e Roma, celeste. Venere a finalmente avranno in adomando, candidissimo nel tutti denti gl'Italianire- quella lingua,eh' è loro necessaria veri fratelli in Venendo ora più opportuno dell'uso vivo dire il mio pensiero quanto al modo speditodi dare fiorentino,parmi e all'Italia il vocabolario da avvertire siffatta è difficile sia condotta opera l'aiuto,anzi senza d'un fatto da idioma solo un ciascuno nel compilare d'una che Ma è non uomo del loro d'una solamente caso di si trovano ciascuno trattandosi in uno numero un di noi di una possa che mettere In termine tal può esser lavorino poi modo lingua morta in fare che più una Il vocabolario Governo. da fatiche. che buon a libro un neanche e delle lingua viva che libri, banco. vivo il vocabolario in tal modi, l' iniziativa proprio studio, per i frutti di a da stringersi a famiglia. sola una a Calliope labro, Grecia in animo l' idioma e di quel dolce a il al Ghibellin parenti i cari tu E ci dettero glorioso avvenire. e allegrò l'ira Che secoli stranieri, ci patria nostra prima, Firenze, tu schia ma- in breve nei liberali,che servitù, e lieto renze Fi- ghieri, poesia dell'Ali- Machiavelli, e tutte nella fummo che in arti nelle e didissima splen- Italia nella nuova del civile trade con- civiltà latina. A della la nostre sorgeva Compagni, nella divina del prosa da nuova presentie preparò si E tutte le divise il tramonto dopo sperare della per in mune co- si può anche o tandosi quanto è scritta,trat- spoglio di voci maggiore tenere o e di minore aperti sul suo lingua parlata, ci vuole 102 eletta una (o schiera pili sinceri esser per cólte di persone che però (riserbandosi sanno l'uso),aiutandosi largo la città corrano di tutti i di dall'incisore dall'intagliatoreal dall'orefice allo all'erbaiola dal stdrpiaturee l'uso costante poi si mettano Ma chi sobbarcarsi gloria? Basterà da conferirsi credo che che a chi può e o tanta dello e fatica per sola la scrivere. premio un ? capo a uomini tanto consumar legge, e riuscire,privo sia venuto ne ferrare af- coso, lungo, fati- stanzi il Governo si troveranno possano tali, acciden- dar deve questo lavoro meglio difficilmente vogliano fannia del luogo quanto utile possa forse che discorrendo, io, s'ingegnino ad so a cati mer- gli artisti, e alle diversità all'opera dell'ordinare vorrà i roghino botteghe, inter- così via e solo che tedioso, e, per di che per e chino, pittore all'imbian- così sulla raccolte simi pochis- scalpellinodelle vie, gliopportuni raffronti,badando alle le con lungo rivenditori legnaiolo, sulle voci facciano tutte negozianti,i pietre dure de' per che cosa Firenze, visitino fiere, penetrino per le e ogni discernimento il contado e il registratoquel aver già abbiamo, che lavori pienamente confermare a molto con sistematiche non accettino sistema),le quali dopo nostro ma Io di lettere tempo ed incerta frontar af- e speranza di premio. un essendo Non resta che dotti uomini questo adunque il Governo tali in infuori che debbono tutti di Firenze o anni, la quale si troncherà mi e pur — bene : a che evitar d'un caso elegga d'altre due forse nel le parole più il Governo? de' di tre o da il difficile incarico. assuma corso, con- l' al- parti d' Italia,nativi ivi dimorino almeno vero Commissione una operosi, da e essere troppo, Paga cose il in bocca parecchi cuno qual- Ma col simo notis- gramma epi- casi, verissimo Lavoro questo guaio, si dovrebbe eterno. porre — un Or ter- 103 mine, stretto,ma tanto non (per esempio tre il dentro sufficienti) compiuto. onorevoli quando E anni lei dal in Pisa, 18 Governo sotto condizioni bene già di Firenze intorno a' libri del ad cose di Dante. avrebbe dimostra, ricercando intende di anzi parlare invece che solamente loro scritti e credersi che città privo di modi rendeva quello i un un e in rustici una immagine a trattando quei brevità. e Il Dante cortigiano, lingua, una della poesia, me, non mi ero mai volgare il quale dà odore di si annida, un nessuna gare vole contadineschi, un volgare lingua davvero di poche che saldissimi, di ciò e particolare di poesia, genere sapienti abbiano solamente Bonghi qualche aver della poco nella Dante, linguaggio quanto E canzone. eiaseuna a del al aggiungere potesse anco argomenti con di volgare illustre italico,aulico potuto persuadere sé in se vidi Manzoni per certo al quello proprio cioè, alla penna parlare né punto né intende non ma il del Volgare Eloquio ripigliarla pregio, non al certo quando scritto, lettera una articolo,che un Manzoni il mio in torchio a minate deter- della nazione. Volgare Eloquio " Nazione mMndusse uomini alla fiducia meno nome „ Era vorrebbe ser es- 1868. marzo Del cificato spe- dovesse di a e si crederanno Commissione nobilissimo,non quell'ufficio la propria dignità e venir offendere riposta se quale il lavoro una accettato avesse quattro o chiaro sempre pur vescovi il diritto di argomenti ; ma che usare ne' vesse ottimi^ do- piuttostoesso mi vescovi so- son 104 lamente partihus^ cioè, che, allo stringere del nodo, in niente hanno Ma di domandare di da lingua, d'onde dialetto un tali domande cesso, tragico, con- lingua, ma una Dante io mi propongo che potrò. sia non si meglio 0 cioè, trattato un prima parte assai alla materia che cioè,le rr^Tole le cose secondo sul di in comporre (come di lingua italiana, stili poetici tragico , cose essere discorre lingua,per poesia volgare. libro Dante le libri,che alla si Dico adunque tipo massima, ideale che di dare, Ora bene seb- applichi poesia; plicarle ap- cessano non generali su' volgari delle volgare illustre italiano rispondere di proposto era : e noi di ritrarre vincie Pro- tali dobbiamo come dell'autore; e cosi facendo, verremo a poi egli stesso)dovesse considerarle, studiandoci stesso nella venir gli è propria, ci afferma esclusivamente di comporre, e di negli altri due anco sulla tre generali del primo e questo de' strettamente più il libro piuttosto un'arte poetica, ma largamente dere rispon- quantunque elegiaco, nulladimeno ed eomieo che crede, di appunto trattato vero un generalmente come un le dottrine mai, secondo tutto è da avvertire Innanzi per stile toglierlogì'illustri scrittori italiani? solo o da più? pilibrevemente nel di modi e dirla nel gergo per sia non Volgare il quell'insieme di voci pre sem- Dante, dovevano A di fatto)che un questo volgare d'una potrà si manzoniana, o altissimo, Volgare eloquio nello che dico, parte nome. nello stile usare scolastico del una sia che non il (ed è Concesso : italico altro eletti da la lettera dopo anco che vescovo il mento ragiona- al tempo domande poste sopra. l'Alighieri vagheggiava nella mente alle elocuzione (non rimota, cioè, da ogni rozzezza di lingua)nobile, e rusticità vocaboli, da ogni perplessità di costruzioni, ma da Gino eletta e gentile,come Pistoja e V amico di tutta suo 105 (cioèDante) stesso questa nobile e nelle loro canzoni eloGuzione uomini (eglidice) altri nostri dimostrano^ (I,47) o volgare illustre rieerea ancora fanno gli sé, eome simili ed costumi a abiti potenti, la porpora ricerca uomini ancora questo vuole di uomini ma T canzoni niente vi è d' chiaro ed nelle inintelligibile aperto. Se perché, comparare; or misurare ? Ma — talvolta qui uomo diverso e Commedia; da nel genere cose di astratta. Ora comparare e a anche è qui procede le vogliono volgare illustre nel quello che Dante tale si suoi nei ciò che è è ammiriamo de' fiorentini un fin' a a co' toscani e turpiloquio^senza colle cose con reali e non idee queir indecoroso dettato la Vita la astratte. Divina a priori,paragonando ad un' idea esso a quel loro co' il semplice ragione che Certo che e a nella la e chiama è stranezza che a (e come con linguaggio cui il Convito fa specialmente epiteto la lingua Nuova^ altro un volgariprovinciali accorgersi reali,per lingue son questo metodo, egli si tutti,il cose quello semplicissimoe perfettissimo arrovellandosi uno, a una tempi suoi, e tipo di perfezione,e trovandoli inferiori ad altrimenti?) quasi si sdegna poteva essere gli scarta è non nella ragionamenti tutti i misurare misurare come ciascuna, ossia,paragonandole attenendosi mincia, inco- carità,che per Convito scolastico uno è tutto si debbono dimentichiamo, non qui stre questo volgare illu- gli altri volgari, che comparare e Dante come a (domanderà taluno) come fin ; e la difficoltà allora che il se parlata, parole, ma sue gare vol- atto specialmente in di Gino e gli altri volgari italici tutti davvero che non egli afferma quando lingua, proprie sue cellenti ec- suo lingua reale lui, recato cosi : di seienza e Alighieri nel una tipo ideale,secondo un nelle e considera non nobili uomini ingegno (II,I). Fin qui adunque illustre magnificenza grande la : gliarla pison qualificare quale Commedia avea ed 106 vilipendere due a nel (e poema, sdegnoso contro e deve qual parte del in stato esservi cittadini,che i le finezze dì certi verseggiatori che notaio da Gostriizioni solevano scrivevano nel conoscitore tollerare il è volgo,che volgare proprio, anziché modo un ciò di Mti, dottrine certe Stando di vocaboli nostra: fino amore la seconda madonna, — ititrocquee manicare nel si parlava, che Di quei credendo manicar, di voglio madonna, lui da certo tutt'e il introcque, d' Canio eh' il fessi per levorsi, Ugolino voglia ecc. : pili di per — fermo due : nel sùbito sono lare par- al tutto vi dir usate andavamo ed dà gliano pi- fatti. questo o in da spesso da' che ne — XX Canto nientemeno E che saggi sì lietamente prima bene togliersidi Firenze, eccoli: Si mi e domanda rimotissime e un precetti: né co' altro agli esempi, parrebbe vo l' Inferno : la un precetti si pigliano dì fatti i : casa Sono i e dovesse di Toscana in e illustre è diversi, cioè, risponde astrattissime dunque scelto e lustre, il- volgare questa A loro maravigliarci, perché gli esempi vorremo da' 1 gli esempi con dove? modi risponde in due Dante di scelto Ma lo stile quanto dire, nel scelta senza meglio, scrivevano artificio di stile,perché il parlare parlare seelto. era nelle Arezzo 0 senza che Bonaglunta Urbiciani, il di (Juittone imitare menticare di- bisogna non poteva come fra e giusta ira repubblica gli nella ma l'esilio; e non dell'arte, Lentino usate !) quell'animo sospinto dalla da quel profondo ch'egli, di tutte lui stesso poema tenuti povertà la dato da premio dell' ingegno altissimo in degli uffici degnamente avevan i fiorentine voci nel- 108 hospitatur asylis libus . (prosegue)abbiamo noi Se — corte una Gorporalmente dispersa, perché che Germ^ania in dal congiunte Ottimamente grazioso lume ! questo modo, lingua una neanche lingua parlata.Che solamente che tutti di ed parlar di lingua, ma di perché quel volgare è, che altro a Ubicata fare 2^ perché e regno tutti abiti, né tanto abitatore tanto dignum che dirò in una habitante est e che volta) una tale come pesata qua il l'altissimo comuni di tutto il niuno^ in regola e di là per sé de' vari solo,sebbene dialetti versi con- di degna habitaculum . lingua girovaga una stanza volgare illustre (lo Il come e i di stile modi è che nobilissimo, precetti di dello stile che tutto); ma scelta uno lingua una un una è l'Italia, doveva essa è aliud dunque parlare, linguaggioproprio volgare, esso, tale che esser può pigliar ferma è (cioè per parti di le — aristocratico, cortigiano. Secondo adunque sunt); (loc.cit.) non non è si hanno casa aliquod neque per peragenda abitazione palazzo imperiale? un vagano altra mandate gli do- se che si trova di proprio tende in- non linguaggiopalatino cose comune ciò che alcuna — zingare, anco esista la mostra di- fa si non (eurialitas) quae a una avverrebbe ciò d' dite,pazienti lettori, ne le e mi il sarebbe delle reggia è che cosa a ed come la essere stile. Difatti eorum — nessuno, Dante l'augusta governatrice di tutte comune Che regula essendo conveniente sia regola pesata una Dante che curiale^vi risponde che ragioni: 1* perché la curialilà due di e che 0 sono peregrinando va secondo cosa una quella (I, 18). ragione l'obiezione anzi di 2^^inGÌpe,qui un è che guisa ella sia le membra della lingua una davvero doveva non ma certa in quantunque da unite sono che non Dante altissimo,cioè, scegliersi dagli elementi anziché italici, da un dialetto dagli esempi ch'eglireca, appariscaTop- 109 il Convito il poema, e di dubbio ci attesta come ch'egli desimo, egli me- volgare fiorentino,è altresìcerto che nel d'altri idiomi Convito nello stesso scrivesse v' inserì necessità) (e per lo più senza italiani e qualche volta anche parecchi vocaboli sebbene di lingua gar potrebbe ne- sì poco un con fatto in anco non all'ecletismo, ragione, perché, se è fuori pendesse dettò Dante che resto Del posto. stranieri, tero capìtolo in- un pressione dee (trat.I, cap. 11) «a perpetuale infamia di Italia, che commendalli malvagi uomini dano volgare altrui lo e lo ciechi, mentitori e gli abominevoli cattivi conchiudendo che d'Italia, prezioso volgare, lo quale è non se tricia di Ciò in non mandoli chia- proprio dispregiano » ch'essi « hanno vile questo a è vile in alcuna se nella quanto egli suona sono cosa, bocca mere- questi adulteri». posto, mi Volgare eloquio di Dante parte precettivadel nella che pare nella appalesi come sì anco maggiore opera del sommo italiano, il desiderio della unità nazionale, quasi egli volesse pure teratura in fatto di letsostituire 1*Italia. al rappresenta e e vagheggiando quanti Mentre di Firenze questa s'a aprirebbe non sto Roma che son figlidella de' loro odii perché mio l'unità stessa dre, ma- fraterni m^aecompagne non fa letteraria, correggendo materia questa la via fosse tempo come cosa ad bello del di finirla. scritto leggo di e molto considerazioni e f mento fonda- a' suoiconsulla Nazione Crino Capponi su egli dice presmeglio di me ; e mi volgare eloquio.Ivi medesima altre le prove, un e che loro intendere l'italianità'^ quasi dicendo (4 aprile) un stessa poco tutti i dialetti italiani hanno comune, 1 che Cesare chiama tutti Firenze signoria papale piange vedova, sola, e di della mala notte a pero politicafondata nell' imtendere possibiledi restaurare, fa in- ch'eglicrede agi'Italiani nazione, l' unità Vagheggiando latino la municipio se, quanto a me, 110 cittadini vedete, : trattarvi meglio, lui, per da questa neanche poiché di dello scuola del di di e alte già grande ufficio Cosi quio elò- si tien più lo di del deve scrittore italiani, un questo compiere il alla di pensiero che fiorentina lingua rola pa- quella servire debba all'Italia dare a pili grande numento mo- letteratura. nazionale nostra il anco che parlari si possa Manzoni si tutti molti. parlavano che che medesima quella vulgari dialetti varii che la 1868. marzo clegl' Italiani hello da' al volete, se o contro quando tutto proprio lingua de anche manifestazione stesso della 1 e vito Con- nel recare libri s' intende lingua La Dante a essi, libare quasi è de' poeta il piena e intiero. 30 che una popolo servi canzoni, affetto di volta in italiano, può di necessaria zione na- generale, le tanto forse certamente, No anco con o intera in poesia? sempre una perché lingua cose, non bastava scrivere in ché per- ; comune, della parlare l'autorità Manzoni Volgare di parte finisca Dante, di lingua lingua dello predisse fratelli splendore. si Dunque del fiorentino in il futuro di scrivere dice vi questa Ma quello volgare questo i comune a scrisse ? lingua all'uso dico soltanto ma nemici parte non e la anco t Eppure te preporre coro in uccidono Magnanima a nel egli dice Carmagnola fraterna guerra : or quand'è un che benissimo sapeva menzogna, f del il vero guaggio linne si " LA DONNA NELLA VITA NOVA DI DANTE „ " E NEL DEL PETRARCA CANZONIERE „ Donne Io intelletto avete che ve' della voi con d'amore, donna mia . .... spiritai bellezza Divenne Dante, Ove sia chi Vita nuova, per prova Spero trovar Se mal viva e morta brevemente, Nuova Vita di nobile L'argomento alti più Dante al delicati e devea ne pari che poeti il ciò che cuore severo la ; e alla Ciò nostri, la della nella Petrarca. tolto sembra della mente almeno imperfezione e, forse dere richie- critica. Di tutto la dolore, si offusca in tutta secondo operiamo del della e Ma buono e umana che bene o del reo mente, di ; novità la unita tutto perché male sulla generalmente all'età CoUeziom di delle terra, il del a loro co- quella di bene n. 96-97-98-99 e male o bitro ar- signore del vero è amore. si usa pili come Vero tenero spunta inavvertito trepide speranze opuscoli danteschi, a amiamo. 1' uomo, dinotare degli affetti,che umani che questa potente parola, quando suole gli presso l'accompagna, esprime vita la il dilegua e parte, anche, parola gran quale cosi spesso compendio cuore la ! Ecco Amore è interprete d'amore. intelletto hanno che da' pittricedell'arte, degno scusare, a donna dell'affetto. fiamma vivida 5. s. stile, il quale è più specialmente indirizzato mio sé, solo cuore . pace. !•, H, s. del cosi linguaggio ideale luce valga eruditi freddo dal muove dinanzi in e tòr gentile,com'è piuttosto la parola arcanamente che . Canzoniere nel e amore, che non Signori, della o XXXIV. XIX, Canz., I, Petearca, Parlerò grande. intenda pietà, . perdono. il ciel se qui nulla ne piace noi quella beltà si vide. per Cerchiamo Che dire. beltade, veduta, il piacere della sua dalla Partendo nostra se de' dolci cosi e da videnziale prov- ne' petti affanni, 8 114 e pigliando a tutta che patto è di viverla sentirlo,è a che umana il splendore note voci modulate dagli eruditi, de' d' poche le con meravigliando ^ di natura. tracce in Così caos può la scuola viepiù all'errante carme questa Amore dell' come del medio pittura della Dante del e lampi della greca allude che seno vide e tanti tesori che per e le della il Parini apre la provvisame im- rompono Grazie Grazie la materia in prima Petrarca, questi che le a mezzo Ma evo. antichissima, Pordinatore notte luce, notte, facendolo dell'amore, universo, la ripetersi pellegrino. Solo dottrina in crearsi luce, di poesia, di come tandolo fomen- sopra dagli astri sulla terra, sceso di di modo vano si trol'eterno come grembo suo certo di Amore, l'orrore A solo per quale posò suscitarsi dal in raggi di poesia furono il della vi teologico-scolastico sorgesse 1 che reciso, Esiodo, insegna amore schiudersi primi raggi i modulare mente general- dapprima ali, senti d' improvviso appunto uscirono che furono musa afferma greca, generatore, sentì moto opera lo dottrina primitivo, allorché quel di amore. non un lontana fu creduto XIV e Dante e italica volgari fosse trovato versi Un'antichissima caos eterno ripeterne che e lontana dalla nei secoli XIII anzi amorose, dire un'eco l'arte e di parola può rapirne fuggevoli, come prime Le uso divina; la con in tutta ,.pre- voglie, e proprio a ogni affetto temperatamente basse vestire solo armonia. celeste r arda di pensiero, non vita la cara in altrui. Ora e poesia sa pure ci fa quando gentile,schiva un'anima poche altrui per vigore suir anima nuovo abbandona, l'amore ma mano a lui si a poesia, sente mano fine quarta sentire possono sorri- non quale derava consi- prima e a quella parte del chitetto l'arpenda stusuo 116 Dante il Petrarca e i due ecco : primi cosi di tempo come di il Canzoniere i due più della potrà erotica musa nomi, due due ecco ecco : grandi Nuova Vita la gloria; ideali,che dèi l'ombra e Laura, secoli non dell'eterna vivono e menti gentilimonu- e cristiana; Beatrice coprire, perché essi mai poetid'amore, veri vinezza gio- dell'arte. Questi tipi di bellezza dal reale vero concreto concreto, e sì l' uno ; storica della Beatrice Ogni tipo è di che della di Quelli che poesia dal Chi nella che il Nuova Vita simbolo, della efficacia e loassionato 3 O fiate Che Di Io issa veggio di e io. delle . . Aolce stil ben fantasia nostre e sen certo quel sul capace libro vido fer11 cuore. me ritenne eh' i' odo. novo le vostre come emana vederci non farsi e terra. il nodo Guittone al Dittator Diretro Che vegg' dal qua la lettura sulla ha il notaio modo su, sentimento.;^ per alcun in dalla è idea e la mente andare volo il la donna in se amorosa possente che raggio che mediato l'obietto im- poesia di di divenire può grande della magnanimo nega non che verità accorti sono è l' ideale. Ma al reale, e prima vero si non spiccare L'affetto si accende e sformato tra- ha la negato ideale,e Dante mestieri sempre che dell'arte ^ Dante coli' istinto è nata l'è pur di reale (qual pili,qual meno) massime e il vero sono hanno natura sua quella a' tempi nostra di entrambi tolti son non lavorio gran la realtà. ma l'altro come l'effetto d'un sono poetica penne strette ; vanno .non avvenne. Purg., XXrV. 1 confutati stati Filelfo,il Biscioni, il Eossetti ed le mille volte. Vedi, fra i molti il Farono potrei citare, la Prefazione Vita Nuova. 2 Vedi sopra 3 Cosi della del Allegoria di la chiama Dante Fraticelli alla sua altri. Sono scritti clie edizione Beatì'ice. medesimo nel Convito,tratt. 1**. 117 c'è,ma simbolo la poi: vien è il fondamento, non esso dell'edifìzio. corona del Canzoniere Nel fino all'ideale converte più splendido un'allegoria,in in mai del tutto umana che più e è, ; In in parte, l'arte si è lasciato il addietro divina, è entrata nell'età moderna, nell'età degli uomini. splendide creazioni e stesse se parola, è vera: la e che parte dantesco, così quindi Ella di storia una vide, fu amore gli comandava E là dove nulla tal in lo di e poeta veri tosto e ancora sofferse molte la la volte che a fosse di era del bile no- gesse reg- ». grande cuore umano d'affetto — si quelle in udire un danza bal- mi amore è vivezza gine, imma- sua stava, amata vero. alla ehe quelVangiola giovanissima. consiglio fosse utile epopea ed com'egli e sua; meco questa misteriosa è sentimenti. guisa (egli dice) donna conto rac- prosa, uscito alla ; donna del consiglio della ragione della la suona colore^ umile di rivedere volta l'umano; e non non ornata dipinge con quella che può venir solo dal colorito, e appunto nella come aonvenia Vico, queste due signoreggiarmi,tuttavia primo saluto Dante ed l'età dall'arte,è nobilissimo cercare il fedele senza 11 si al vece in- dirla col fondamentale fatti avvegnaché a virtù,che cose verso quale continuamente d'amore evo, riodo pe- quello. signore dell'anima di » la nel di età tenerissima sua dirsi cinta sanguigno, onesto di può di veri vestita puerizia, medio che sublimata fanciulletta apparve Petrarca per rovescio perfezionamento Beatrice, sebbene La nel sempre Laura, e ancora gentili, rappresentano e nostro, a caso un è non periodi dell'arte,il divino due questo, nel Beatrice e freddo, Nel divino. si non simbolo un l'arte chiamerebbe il Vico sublima ma puro, Dante almeno si donna la Petrarca dottrinale,scolastico. in ma Ella venimento av- ; e di passando 118 via per in più lunga etade, ov' io molto era la salutò è quale volse gli occhi pauroso, e, per tanto tutti i termini della è, saluto agli occhi almeno si anzi facea mi allora mi mi rispostasarebbe Ed faccia accurati io non I e e mi nimico offeso ri- : chi e la mia viso vestito con tenermi posso grandi poeti aver e mente di si non e in verità tutto ciò leggere agli ci desta noi ne loro, perché è il altri ripetiamo ci non c'è buio, : vero : in questo della mondo essi rivelano la melodiosa accorgiamo definiti in- essi osservano potente nell'anima, e un'eco dono nascon- paroloni sonanti con ! aride, più meno o gli eroi d'Omero, dell'anima, che ci fanno grandi pur metafisiche sottigliezze con umano, come noi non dire, filosofidavvero per capito,quando stessi se son che sapientie leggono profondamente stessi ; a sacra, indefinibili. Nulla infinito mondo dietro sublime e alcuna, Amore^ dall'intendere di ingannano perché traccia una caritade,la quale cosa ingegnose, più meno 0 le viste noi di di la nostra nebbia una e a : queste gentiliparole fiamma una stata solamente lontane poesia, come Nuova appariada parte alcuna, per addimandato istancano non in non cuore saluto, nullo considerazione. una fanno Vita chiunque m'avesse a questo punto a meno la ». più 0 più notevole, vedere : filosofi, e, quasi quasi stavo Essi fatto gì'ispirail più soave ella giugnea avesse allora tutta sulle labbra quando perdonare d'umiltà ; dell'ammirabile speranza manea, nel e profondo senso che Dico « la un secolo, mi parve può dire, il mente sonetti, e gli pone piene di mi poeta, di profonda, incancellabile de' grande tesia cor- beatitudine. del gli lascia nella esso che ineffabile sua nel di quella parte verso la meritata oggi virtuosamente Questo gentildonne,le quali erano di due mezzo di sentire noi parola, andiamo ciò che 119 sentono, di volere ciò che essi nostri benefattori. veri come D'allora in poi il della eortesia spera da ella donna la e beatitudine la lei che gente, tutto dalla in darsene sa nel si pace, dolore suo terra la altro saluto, e quando del si chiude solingo luogo, bagna niente salute ; della donna la Beatrice chiama poeta giorno glielo toglie,non un parte vogliono ; e gliamiamo essi tosi reca- e amarissimo di pianto.i Poco molte gentildonne l'usanza nuova il lo sposo. con dalla di fiorentina sposa parte primo Ad del nel ch'era stanza veduto avea e lo riconduce Pochi molte 1 non cadere. il Beatrice ne mi « In poco ragionava pesava ciò, perché Tutto sorridono, Esse : e l'amico casa. suo questegentildonne che di perche cuore tolse il saluto l'opinionedella gente Portinari, fingeva di amare linguaggio di lui,la faceva lui. dipintura una smarrimento suo ciascuna seonfitte (sonproprio le sue ad fra le altre donne. quel mensa tutta la persona, per appoggia una cominciatogli tremore si e giorni dopo alcune sapevano a a per di lui per a giorno ch'ella si poneva viso, Beatrice gabbano si ad un ove tenere, secondo per gli si stende cuore casa una que' tempi, compagnia tratto un si fa bianco nella adunate erano ad lo conduce amico un appresso tempo oltre a che svm i termini soverchievole E per che della parole e bisogna ma tanto cortesia m'infamasse o usare per sentiamo che : questa cagione che della innamorato donna, difesa ; difesa stata era esse perché egli,per ingannare lo sapeva un'altra la feci mia duramente. Dante sue di il proprio troppa gente onde cioè molte di fiate questa viziosamente, voce, parea quella gentilissima la quale fa distruggitrice di tutti i vizi e regina delle virtù, passando per alcuna parte mi negò il bellissimo salutare,nel quale stava suo tutta la mia tudine. beatiF. Parrebbe che Dante ( si difendessetroppo, iV.,X) ». o fingesse proprio al naturale. 120 le sconfitte crederci,perché via, per poiché non di amore tale dee ch'ella ora la indi in che senza che della sua ed parole che ne' di lodarla ella soggettiva veduta ma perda le condizioni Ella porta ciò che che si fa degna del questi è tocco gli occhi, dì Quelli che passata esclama benedetto Muore, sua sia e tutta Signore la Beatrieej e hanno virtù prima ch'ella oscurarsi, e le di far n'è piangere farsi di tal colore ad alcuno, di sospira d'ogni e la gente si Egli guarda in Costei « : ha non il su di poeta, vede che le vede paradiso ed lei, poco stelle piangano morti, e e ; che perduto dire possono gli pare in è operare» sa Ella altrui. E che fetto. di- suo angeli del cielo dolente. che levar beati. Quando son l'aria cadono angeli che tornavano quello a core osa non morisse, rapito in visione orribilmente. di il sì mirabilmente parole per e gli uomini passa che videro che l'ama, propria sua è presso ella bellissimi città gli uccelli volando si scote la de' uno il Se meraviglia per ma natura tremare fa il viso prima è risplendenti,perché tutto umiltà, tanta abbassa anzi femmina, saluto. suo che poeta gentile. Dovunque e poeta, contemplazioni ideali. alle tempi contemplarla, a dal per negli occhi amore rimira girano de' del va dell'arte. Essa vita dipinta questo poeta è inchinevole per la si quella specie ancora è che e donna potente fantasia nella questo per donna, vera e che donna, sua altro l' immagine qua di sussistenza la della fine è nelle cerca piliidealizzando sempre si ingenuità con secolo,risponde il saluto non il fine ? Certo Dante, suo loro, questa donna, la presenza glie l'ha tolto,il fra versi. Da è fu suo tu ami del buon poeta lodano, cioè, egli suoi fine novissimo. esser d'un sorridendo e puoi sostenere ne dell'amor il fine clie A : degna proprio e ammiccandosi e gli domanda una trano s'inventano)l'incon- non la terra una titudine mol- avevano 121 dinanzi bianchissima, e cantavano nuvoletta una samente glorio- Osanna.^ la al poema Nuova Vita Ora nella anzi s' innalzi,non e qui, anzi cessi di non sarebbe l'abbiam lo tira a ; rimpinzare la tutta mente va è non tutto finire a (o che intiero ci Beatrice si rileva 3287, ci cada di il sole di si leva dal essa giugno Dante la morte sua sono Mi due come Portinari va mettere venirci per o dal sotto. a Egli nella siccome fatto,ma spiego : nel lavorìo istanti ; nel di primo poi della vede nell'apriledel 1266,e, come Folco suo padre, il 15 gennajo Simone de' Bardi, e mori nel nacque testamento di già moglie era del sistema. che Commedia preconcetto. Ma mosse sta que- dico, preconcetti, anzi ha sistema un Tolomeo e di vanità no) di o logia teo- cabala; poco parte della terza sgombro nel mente 1 (un brama poeta, è Dante, così piglia le sua specie di una è solamente scolastica,nella quella stessa brama, l'astronomia semplicemente Dante non ispide quistioni metafisiche,e perfino a insomma è in anco falsa dottrina a sacco dire nella tutti) di far pompa sua tante dotto que' fermato si sarebbe giunto fin qui, ma smaniosa una di stato Egli è artista,ma anche piace, ha giunta Dante, amata donna una fosse non nemmeno fermare. vi se e, stato fosse non artista,è che di e Beatrice,per quanto di quelladi esser zione narra- fatti di veri storia intima poeta che ci si vuol per propria sostanza, una sua l' immagine spiritualmente.Un non esposizionespero si scorga damentale, Nuova sia nella parte sua fon- quasi direi,una sentimenti,e tempi divino. Vita la come e, unisce che nesso questa breve da anco manifesto veri il l'apoteosidi Beatrice, ecco Ecco a 1290. la compose di Vita Nuova Beatrice,che di 26 o 27 anni. vuol un dire anno nel o 1291 due o al nel più dopo l'età 1292,nel- 122 il reale, lo sente, se vero tutto lui in più in stesso, cioè se i metafisici acciocché e la quello ma quel benedetto sistema ; e certo,quella della poesia, e Ma, fortunatamente si confondono non hanno del mostra fatto la teoria ha Beatrice, poi quando che poi per veduto ella si per la degnò di semplicitàefficacissima dipintoin propri questa vita ; che il sentimenti, affetti abbiamo, dico, veduto appunto il dell'animo prima volta salutarlo, poi nuziale,e finalmente ha i teoria, una stato ella occasioni poeta, chi inventa lo quando con il trasformarli, stia d'accordo quel banchetto di che sopra la rivide passò (ciòche fatti ad onta veramente E non rimangono ingegnoso quando a fuori rimangono quale fosse ch'ebbe subito della scuola. mente. in osservato poeta fondarci modo per che Abbiamo del inventati. c'è vita, o azioni poeta : fa del continuo qualsiasiper della donna critici)esse i lo sforzo anzi sono non inventarlo cerca con che del la critica secondo essere simbolo il freddo e quelloche non la infine i fatti : commentatore divenuto un ed commento, poesia dovrebbe notato dall'altra l'una distinte trovarci mente nella abbastanza la ci fa che l'arte,queste due per che parti,o meglio, il testo dire,parallele, a ci cosìj, è metafisico. due medesimo, che gorie) cate- sue il sistema le considerazioni e l'analizza,la disfà, per veramente, le somma sono come storia ha traverso fatto sempre in ; ci lo storico vìa via torto procedono, commento, sopra che che a sistema, perché al Nuova ma storpiandolo (tutti occorre, Hegel hanno a aver Vita nella azioni il può non e se adattarsi possa deve Cosi Platone da Kant poi come e, trasferisce si sta parola potentissima ; è artiquesto vero, non guardandolo immediatamente, modificandolo e due su (perchè egli al sistema non torna secondo nel : nella lo rifa e innamora, ne testo,ma non e poeta stesso ci queste diverse pensieri. Noi il commento. 124 la storica verità l' incominciata già s'intende, di dissimulare sua la anni, nove grande potendoci finalmente fermamente era ha nel sogno un gli parla come (eglidice) che notte che Ma dell'anno. se è il basta : ? nono il secondo l'usanza mese (eglidice)è ivi Tismin^ Ciò e vai T secondo quanto dire troverete il sofistico che fin da era : Il fattore un principio tre è fattore Nove miracolo, un in accompagnare sonetto E pensava alla egli sua ed al par che della sia nove donna : è questa nove Beatrice ed è era la doveva numero voi, quando una cielo in terra che morte. in scriveva Di del gegnosissim in- pareva poeta, ed del miracoli, ma domanderete dunque, Ma vita e E tutto conclusione una dunque questo ; dall'ottobre, noi medesimo de' medesimo se per è ottobre. dell'anno. mese a noi a contar a mente se fiorentina,è quale fa sorrider per menta: sgo- il nono nella si non nono Siria,perché il primo venire allora, per poeta il di cominciate : giugno è che questo sforzo usanza entrare di giugno muore Dunque il da è davvero non ore mo (proseguia- ci ha Beatrice vai tro- stamente manife- ultime nove numero e apparita appare delle ora bensì nono notte, la pensare, manifestamente appare Dunque non gli giunse visione notte ; sicché prima non a questa allo stile fiorentino stando mese la Sicché ogni modo. in saluto cominciai questo benedetto noi), che zioni, restri- ingegnose un della quarta ». sistematico, quel giorno. Venuta quale m'era ch'ella fu della sa aspetto signore di pauroso gli spiritiin latino. « Fui disvegliato quale l'ora nella stata la era di immantinente ed di compiacenza quel dolcissimo nona salto, un saluto, né al viene e assicurare,senza l'ora che come narrazione, fa cosa a donna sua al a pensare viglioso quel mera- : venuta miracol o in mostrare, quadrato a' del tre ?|No, sava pen- quadrati e alle radici 125 de' numeri quadrate fa tollerabile. A* verso un si risolve problema, un quadrati come ma si non alla trinità, pure ci ha parlano in latino, l'ispirazionepoetica,egli che agli spiritie spiritelli cessata pensato poi, quando scolastico è tornato uno Sì,l'alito scolastico del medio medio tempi, del de' suoi quando a appanna evo quando questo cristallo tersissimo della Vita allora la cara immagine di Beatrice comincia a E de' la nettezza do ventando sentimento vero bietto reale ; a dal questo sentimento dere per- dileguerà, si diverrà e di Dante L'amore ch'ebbe, almeno ma Nuova. poi fredda splendidissima ma luce Commedia. Divina nella Convito, nel nome raggiante di idolo un vuoto un contorni, finché suoi evo. fu certo ob- principio,un dal un passando cuore ci trovò tutta quella farraggine di simboli, all'intelletto, di di astrologia che allegorie, in e della vita e del Petrarca gentile,si mantiene mai di idolo per obietto essere della mente, scuola .1 11 Petrarca I Laura de Noves poco tarono lo trasmu- anch'esso puro vero, quello che dal principio alla reale,che persona una e sebbene principio alla fine più come idolo un invece dal pilivivo, piliumano, fine ha a dell'arte. intima L'amore poco ideale,spogliandolodelle forme dottrina una a del cuore per tanto meno in cessa non trasmutarsi un della sistema un in è il 1307,andò Avignone verso ad Ugo De Sade, gentiluomo avignonese il 16 gennaio sposa 1325, e mori di quella terribile pestilenza descritta poi dal Boccaccio il di 6 II Petrarca nella chiesa aprile vide di santa in nacque 1348. Laura Chiara per la prima il di 6 volta Avignone in aprile 1327, e ne fu preso di grande passione, ch'eglinon potò mai domare, per quanto di togliersela dal cuore cercasse con sempre gli studi e co' Della realtà di viaggi. questo suo quando anche non amore, ne avessimo egli stesso un nelle eterno sue monumento opere nel minori, dove Canzoniere,ci con ingenuo fa certi dolore 126 quel dolce Che Kendea nel Nel Canzoniere si, ma in non amore velo celeste, della senso D'altri amori — luogo vergognando) ardentissimo,del quale più lungo ancora stato il travaglio,se l'ardore che lo confessa volte. più solo a lettera d'una Giacomo » altra ; né che fuori è de' onore faccio si scorge Laura viva cosa preso, simulati e Laura vera non, molta senza coi e essere tutta com'è pur fatica di troppo, Dici del sai tu arte bene corpo e dalla rebbe fu, sa- a a scire riu- qui tale su un mento argo- di cui cui l'amor desideri e quella in studi ch'io ma l'altra ; bellezza dico mi io finti i versi che tu, scherzando, mio fosse ! Ma, credi infingersilunga altro me da molti Laura piace parlar di a di cuore dai di nome invenzione, che con e {Let.farti.II, 9 il miei prò, perché gli altri ti stimino la più grande. Arroge che sarebbe movimenti poeta nel frenesia ad tempo recar altri occasione il ciel volesse una tro in al- abbia di quella una de' mera e solo un non non che quale, cima nel vero, si riesce non la spirante, sospiri. Oh! i fingerci ad E in donna dal star me poeti: essere cogliessiin questo e a di ^ di Giuseppe Fracassetti). io mi son finto,perché fosse tutt' agli parlare, e quella che porge me mi già cominciava di Lombez vescovo ma non un che contenterò mi indirizzata Colonna a nota questa lunga, indiscretamente luogo Perché anzi degni confessa quello onesto e ed parola; comunemente, si dice giovinezza (affettimeno mia trad. i donna, velato di pudore squarcia.^ si in Eoma adornando, Venere a per proprio nudo e ai posteri)che (egli dice nell'Epistola accesi nella grembo luogo solo,come un pili il in c'è nel amore nudo candidissimo velo D'un Calliope labro, Grecia in amore di a pezza pazzo, giuoco, un senza me, ; di tutte e faticar le pazzie essendo, possiamo simulare la malattia, ma sani pallidi,emaciati, questo no, qual sia il mio pallore, quali le non pene possiamo. mie. ché Per- quella socratica piacevolezza tu, imitando la stesso tu non che chiamano ironia, nella quale a Socrate dei mali miei. cedi, voglia prenderti spasso 1 Ugo Foscolo, 7 Sepolcri. io penso 2 che Canzoniere,sest. 1*, canz. 1^, sest. 7* 127 venir estinto testo sì chiaro un l'esistenza negato ha Chi A — di alla Un nega nulla, è frase arguta da e che può, Quindi sente. di cerca suo amore che con vivere per persuadere è al tutto conciliare una poetico ; ed stesso della increata col ed Tartufi è Ora il la bensì mortale moderni, dottrina un fondamento è non che a dire passa e a non se alla quello gl'in- insomma la fede. con cielo; non l'amore, del- in teoria vero pericoli nella appunto amo come più sublime ma senza dura, e zione contempla- Cerca di stesso: sa questo platonica cristiana poeta, attenendosi quasi viene che creata l'amore col e (purché c'intendiamo),ma pratica. egli coscienza,egli bellezza dovere, antichi infine ha donna una Questo eterna. mule for- in certi luoghi ama la a modo di amore agli altri la mente gli solleva e l'amore che cosa con specie di accomodamento quello de' e se pace che non immateriale, purissimo, come bellezza della È in contemplazione la gentiliscel'anima di a Se La posso in certo per il Petrarca : amore mi non alla lettera preso è non donna.^ una io ma l'onestà,riamarlo. salva scrittore quel concetto, ha Ecco Canzoniere. non a è stato sistematiche del fortuna, poeta stesso, che, il occasione in sbagli cosi grossi. quella frase, o meglio, data dell'ingegno Petrarca del si ferma e far ammettere ad indurre via sbaglia la che Dio l'amore che dice ma soltanto si ricorda elegante ed dere chiu- fabbricare fatti, per di traviamento forme metafisico moderno umano. di tante delle una come trarre dovuto ha allegorico e settario, che sistema un commenti. potuto ha Laura de* evidenza avesse ghieri parole stesse dell*Ali- dalle di non si fanno non Beatrice qualche apparente argomento ha : chi negata quella gli occhi la morte opportuna, acerba, ma meno, a trina, questa dot- Si, io una amo donna una che 128 tutta m'ha quale con ingombrata l'anima, ed il donna ne' la via che una di affetti cuore occhi cui arde tutto, senza del nell'anima la bellezza le con e in cose ! il sistema dopo le notti per mia e lor Rammenta 0 — preghi mio vita non ho parole sue ti piaccia tornare pilisante e desio donna, una deh e ! Deh riduci i miei sieri pen- migliore ; oggi come io sparso maggiore invano ! e Dal fosti in croco. alla è stata di l'anima. solo per giorno dell'Arno, vagando di gli atti tutta sublime Madonna: Vergine, quante lagrime, quante lusinghe,quanti danno sponda belle di Canzone quel miracolo in Ed al vivo quel fiero rimirare indegno, e affanno mio e grazia, io possa imprese più sviati ad obbietto E prima. alle gentile: e tua dalla ad cose giorni perduti i con dal al cuore, illuminato vita ciliar con- (egli dice piangendo cielo vaneggiando spese pietà del abbi del sventura, cosi bella altra ad fede negar giovedì santo) dopo si apprese che omai Padre — del sonetto mi delle di il contrasto durava componimenti tali,che che le viste di quello di prima, voglio dire che poeta follia. è scala sono lo stato : mostra mortale ingenuitàdi linguaggio affettuoso tanta sarebbe nel nulla lontana al- ; una che mi lume sincero,dipinge questo contrasto cosi è egli,che e conciliar in sostanza rimaneva mi di pensieri — era e dolce un Ottimamente Fattor, chi ben l'estima bello,splendidamente poetico,e facea al la leggiadrie magnanimi dell'immortale,perché parvenza virtù la mente cielo,perché al mena donna una grandi sue volgo, nobilitandomi dal santi delle gli esempi è ma paese altro che affanno. creatura mortale una Una donna, ora che La mia io in e pena nacqui paese, per sulla la mia le parole bellezza, m' hanno divenuta ingombrato terra, mi ha 129 lasciato il lei,non per Ma dell'anima morte senza tu, 0 su fine al mìo Che a e altrimerti infamia senza te onore ed a e propriaconfessione. donna una Platone e vera Ecco l'ama e temendone moda, almeno dalla più Laura, con il a non e cuore di umano secondo Griosuè e a stema si- que' tempi Dio ; a ma vorrebbe il cuore suo qui sulla terra perché abbia sbagliatola via,ma perché è fatto così,anzi perché vuol rimanere nella chiamar Guido era un parole,e vola col pensiero scorto sua via. poeta d'amore come incontrastabilmente potremmo 1 nelle vera Canzoniere, Ama che poetico, qui il vantaggio che ha una passione, e fin qui egli stesso quest'amore, non lungo ch'egli appunto E in conto di vera con fede di cielo in cielo fino rimane propria. sua tenta di purificarlo con gli effetti, ideale sublimemente di poteva non l'animo del Petrarca il poeta del c'entra: condanna non di verso fia salute. me luoghi,chi conosce secolo,si vogliono avere suo quanto per lungo dolore. Questi due ed il e stata sempre per mia mille ; Cielo,tu sola vedi il tutto,tu sola del Donna puoi metter uno sapeva fu, che trattarmi quello che me ne neva tanti mali eh' io soste- E de' miei saputo,sarebbe avesse finché visse,lo tenne affanno, e in lacrime. similmente ne in cuore sui poetidella la quale metafisica, si chiude Carducci con il Petrarca scuola che incomincia col Dante i. Egli,il Petrarca, chiama ontologicala poesia amorosa de' due Gi^uidie di Dante, e psicologica ed elegiacaquella del Petrarca,e dice che Gino da Pistoia segna il passaggio dalla prima alla seconda {Prefazionealle Rime di Gino, Barbèra, 1863).A me pare che egliabbia ragione ; ma voglio però aggiunger qui (ciò che di lui)che la poesia contraddice per nulla alla sentenza è profondamente petrarchesca,mentre non ed elegiaca, psicologica e ritrae ColUzione di opuscolidanteschi,n. in modo meravigliosolo 96-97-98-99. 9 stato 130 quel lambiccato a tempi, il dircene per com^egli arda donna come ha davvero, vuoto un di il E come e però e tempo poeta e ora analizzare suo ad la animata luogo vive ci dipinge questo e elegia divina ; ed suo fa ne de' vediamo la col poeta, mentre a che lacrime dolci in a dell' animo In di cielo ; del proprio sono sparsi sono avvolge, quando o la gli porge e anche Ed lei finalmente sta al qnantq di queste di molto sentimento solo come e di le siata de- mano quando gli e appoggia fiori, i classici di della cuore, e Fvir trionfò Ma per di sé realtà antichi fiamme poi eh' io m'avvidi l'un l'appalesò,l'altro tuo l'ascose. fare. 2) Laura poeta che fa non amorose, del e. e affetto al dell'onestà amore esterna, sapevano stessa quasi eguali in noi Almen quella degli {Trionfodella Morte, visioni affetto,ma suo quegli alberi a sopra grande apparisce più viva di prima, parla con che piange e, interrogatane da lui, confessa al pre, sem- contempliamo siede all'ombra e poeta, la natura una timenti sen- accanto, gli terge erbette di smaltata quel ramo, altri rimatori 1 quando o coi soave. la : li nodi sogni, gli siede i; cuore quella vallicella irrigatada chiare, fresche acque, il fianco dipinge dolci quella visione apparisce e ne' lo consola e in mille lei. queste circostanze capelli di i biondi come guisa nella parola, che di ch'egliama donna in lui discesa e quadri spiranti grazia veri noi all'aura animare stanze circo- a ed i suoi versi questa donna rappresentare ed sa solitaria malinconici e lo commovono, ora mente mezzo reali di variamente in dir può nella e e il poetica,la sua cuore religiosie terreni,affettuosi che Chi non impassibile, non ideale,ma suoi Ecco nel sempre buto tri- un galanterìa de' perché. il pieciolfoco. in e poetica.Egli vera della gergo assottiglial'ingegno si non amore, una pochi versi co' quali paga toglietealcuni ne se foco ; vinse sensibile in- il 132 di irradiandola Oltre pili del di questi le col ideali Pisa, i e Tip. Nistri, passati 1880. non affetti gli due ammira cari nomi, consoleranno idea teneri della e due questi su questi Laura, coireterna degli Newton mondo il e sublimi, cuori incanto già italiano; soavemente di l'accresce. son e gloria La ma Beatrice menti dolce Galileo, genio prima. due novella. secoli cinque monumenti e di quella iseema luce pre sem- bellezza gentili.^ SONNO DI IL DANTE Se Omero, pisolino, nel un nel in stesso ci è che lo ce eome dire quello che vedere visione, nel dei profeti, in quello giorni. Se ciò ha se che il Poeta esplicitamente nella Vita quando quando non a e ci vale a cadremmo caduti, son a nell'errore, dire di di non trattar scerlo ricono- può stesso, che tutto abbraccia particolarità,la prima di tali chiamarsi il poema, sogni particolari,tantoché spesso in dieci a mirabile poema, salda, cosa o singolari,tantoché detto qualcuna il sogno sogna anche tutto anche di fantasia, rapimento sogno. per altri una visione. una si (mirabile visione), estende si tutti i commentatori le ombre Per è sogno avesse ripetesse quasi che soggettiva questo non Nuova che un Dante piuttosto lunghetto, come sia particolaritàal delle di quando proprio, perché meno mirabile sogno, sebbene durata che non si tratta a parola, senso piliné è né quando a della nel sempre non vero un sogno, cui metaforico fa quello degli estatici contemplanti, di ma la senso essa come ma d'Orazio, Commedia che Dico detta dorme poema suo Divina la e a nella visione 2* ora cantica una cosa il di ed generale, si è, come in sé Poeta, sognando, si comprende addormentarsi ora e di un'altra, visioni 136 chiamerò che che speciali,e episodi, l'azione del spingono avanti che poema, è dire come generale stessa,la quale, rispetto ad il carattere perdere a di nuovi con la sione vi- esse, viene visione,pigliando quello della realtà. Un'altra talvolta particolaritàdegna di nota accorgendosi di sognare, lo fa dire stesso,ma insomma : quello che vien sé ed a che Eccola: dir guida (per non sua la descrizione che uno dei suoi lui egli sonaggi per- sognato, è Bernardo San dei è che aiaerone) tronca dell'ordine gli fa lo dice ce qui la singolaritàdi- E sogna. proprio stranezza. r ultima da noi a questa,che pur personaggio da un gli dice non si è a mezzo seggi di paradiso, dicendogliproprio cosi: Ma perché il tempo Qui farem Che Discorso viene che dire a : di lui alla gli occhi sta Ed — Poeta, nella di tutti i giorni, sveglierai,perché mi fermo a questo ragione (già s' intende) aveva Vergine, ebbe mortali ti finire,cosi per il panno, tra poco il Santo appena sartore, fa la gonna. linguaggio Siccome — t'assonna, buon come del ha nel messo questo tuo sogno punto ef^"*. perché, non punto, com'egli che fugge in virtii della impetrata la grazia divina, alla essenza preghiera di fissar sua alia fantasia mancò possa^ vale a dire,la sua alta visione cessòjil suo sogno si dileguò,cioè il poeta si scosse dal sonno. qui E non posso tenermi che faccia non una siderazione con- piligenerale. La che vita poetica di gì'ispira a A Dante diciotto ciascun 'alma anni presa incomincia quel e con mediocre gentil un sogno, sonetto : core proseguendo via via di sogno in sogno (la Vita Nuova è piena),sempre ne più alto, si chiude con la mira- e 137 bile visione, o sogno realtà,quanta L'Ariosto Dante chiusi occhi a proprio di il altro che vide sogno, chi vide me dice recato ; ne ciò per e stile,facile veramente vero. dia qualche per cenno finire,nel luogo potente ragione una intendersi, ed è di ad sia chiaramente, esplicitamente, viaggio sta il il non regni spirituali tre Dante, sebbene quando abbiamo che di altrove, lo fugace anche solo me' viaggio pei suo un non stesso. se Non Che sogni !), aperti (bei sogni, ma vede, e può dire sogna, ma occhi a Quanta sogni di questo poeta! nei concretezza sogna Commedia. Divina della di mare sce- non l' importanza del racconto. e quasi direi, l'efficacia, E veramente, dissi ascolta di chi anzi la cosa tranne perchè il carattere dire fare ; di e si può quella che come tintendersi sot- è chiara. di suo all'efficacia che pilinuocere visione,nel manifesto,quando fosse di sogno, ho ormai detto,e proprio senso ciò non poteva tranne qualche Dante ne' più racconta esplicito. già particolariquel suo singolareviaggio,non meno accenno minuti sognato,ma fra gli altri,un anzi la nega scortesia,se addotte a non è per mio indubitabile; ma me e caro dotto amico recisamente,mi parrebbe accennassi almeno le Fornaciari sia la narrazione di nega un ché, poibita, du- ne peccare di ragioni da lui sostegno d' un'opinione, contraria prof. Raffaello Commedia fatto realmente. come Questa conclusione Il di estetico adunque, questo intento che chiamerò dichiarazione fatta in fine al poequella esplicita ma, Per come parve conda prolunghi,questa seripetendola simile,riuscirebbe, inutile impaccio, un E altro mi il racconto un'altra od frase spesso, che altra forza sull'animo ben feciha legge,che o poco per e che sogno alla mia. la ; essa Divina è per 138 il racconto lui invece immaginato ma già, si quella donnina veronese, inventato, e quindi rappresentato, o reale; ed come viaggio reale,non un intendeva lo capisce, come d' le ecco sue ragioni dette da volge Virgilio(canto 2**) lui desimo me- ; parole Le « ... Dante discesa di Enea alla intorno che Tu dici che di Silvio Corruttibile Ma {corruttibileancora) r si ricava Paradiso del fosse se puro spirito,o S' io se era 70 me Novellamente, Tu Senza di il poema, più e seg.) in il sai, che col tuo che dire a col- cui il seco seguenza con- quel passo Poeta, non il corpo tendosi sen- dere deci- sa ridotto nello quel che Amor vivo ancor da Beatrice, portasse come la medesima chiaramente dietro ancora sol di morti, solo non stesso. E questo momento in dei regno sensibilmente^vale anche cielo ecc. vi discese ma (I, verso rapire al venirvi? nel sensi, col corpo dei uso seguono: discese Enea, ed Enea discese vi immortai» sensibilmente: perché io Dante che provano e Elisi: Campi parente ad fu quelle che con lo ancora, Secolo andò, riscontrate ai a stato di : creasti il ciel lume mi governi, levasti. che spira per tutto di realtà, che, quell'aura dove Dante 1 suoi colloca regni, in luoghi trova sovente reali ostacoli,a causa definiti, il corpo del portar seco mortale, tocca ed è toccato,e da ricordi e affetti reali, animate parla con persone reali e ben reali,e quel parlar di sonno e di sogni, distinti dalla si concilierebbe con un viaggio veglia ordinaria, come puramente fantastico,dove bastasse il volere per fare, 140 Nuova significasogno, Poeta può, si se penso, nel è che Vero altra per nella non perché sogna, il Fornaciari nella « qui k anche negli gli addita e del verso seguitarepiù oltre,dà non Ma al ci sono credere ad un quale egli è della fidato, af- celeste, Rosa ragione quel noto per ; Ma (canto 32, tiene perché il tempo addormentato, Inoltre nel fugge che 39) ossia che verso e canto dopo il e Cotal 8on Nel cuor lo dolce che mi letteralmente. Ora, senso, qui mancò se assai Landino ti prepara possa quel f assonna non che stiracchiato, cioè, che ti mette il ; è sonno da nacque essa: terminò all'alta — la visione. vogliamo spiegarlo,nel gli danno sonno, forza : distilla cioè che — sogno cessa dopo contemplato Iddio, si conclude, che fantasia mentatori, com- riede, non quasi tutta ancor i ti impressa l'altro alla mente io, che che vide, la passione visione, ed Mia addormenta, sonnìando che sonno Rimane, ecc. parla più volte di si è colui ti forza spiegare XXXIII Qual t'assonna spiegano quasi tutti come è pur come E e sto, pre- io. so Paradiso Bernardo, San pacciato im- parole. principali santi i che potrebbero far Dante. di vero sonno molto fare,ben a e del canti ultimi che espressioni, stesse sue ! sogna si trova stesso tesi, ed è costretto sua Soltanto delle ragione, io mi non parecchie distinzioni,restrizioni sentiamo di senso veglia, piuttostoché quelle cose vede Il Poeta sonno. qui nel sione), vi- perché si vuole precisamente dimostrare, non il Poeta che Non dal {mirabile intendere veglia ? nella vedute cose si deve 0 adoperata appunto Commedia Divina la dinotare a è che e ehe supporre il Da Buti e il eolla stanchezza che il Poeta, 141 mentre E Poi piovve Un crocifisso avesse da — immaginazione che colui che di Dante è però stessa regina del cielo,da a contemplazione che di stesso valore XXIX, V 144) a uno Quello le incoerenze a stico mi- sonno scienza Maria la grazia teologica, e di Dio viaggio pe' tre gni re- il come estasi. il E ha sonno sonna, as- qui lo quello attribuito dal Poeta (Purgatorio, Giovanni San Evangelista,autore deì- Venir quando simile la visione tutta Paradiso del vide : nn che visione vera Questo del scopo rapisce in Apocalisse,quando Vedi sognerà ; bi- egregiamente conclude divino, che mondiale, ma è cioè che della immediata questo insomma, Benassuti,un tempo non : di Bernardo, o di Bernardo impetra cui necessario e parla San lui ; dalla dimostrazione stesso,finale mossa — fantastica scena ma passaggio di Dante, dalla del quella di di alla s' informa addormentato. guida per dormisse, non inferirne piuttostol'effetto Beatrice dell'altre pari al addormentato, uomo necessario d'uomo sia là si e ; vede. sonni'ando è Non quella qui presente, d' caso (XVII, 17) fiero nel ciel vedere a concludere e, nel e sostenne, che lume un trarla riscon- fantasia girone degl*irosi,benché del anime disdegnoso mentato. addor- sia vogliamo verso all'alta dentro Dante visione, che vera parole, Purgatorio del quel luogo con r fantasìadeiraltro V alta se tali pronuncia Bernardo San cosa ne ed anche inevitabili. Guarda un a faccia mio avviene, si mette che colla dormendo veglio solo arguta. dotto combattere tocca è la appunto quante ce e amico, caro nando. verità, ragio- il ragionamento le contraddizioni poco » ne : stesse riescono sono in questo 142 tuo il discorso. breve Poeta, mentre come del dici che Prima San Bernardo Purgatorio ; poi neghi Purgatorio, dormisse Poeta, ascoltando San addormentato ma quando nel poi, che dire a del che il sì, addormentato era dormiva, ossia non è non più addormentato proprio della parola, è addormentato che che che dire quando visione questa quindi Bernardo, come che citi, visioìie^ come sveglio; subito dopo torni a dire che Dante, vero davgli parla San Bernardo, è addormentato senso poi, in mentato, addor- sia era mentre : che riesci e ; nella che supporre gli parla, addormentato era è forza egli fa prima davvero d'una effetto del passaggio guida, ma non mistico ; senso un per altra in sveglio; era in ma davvero, cioè è che quanto vide appena San Bernardo, singolare s'addormentò, (effettoveramente di questo santo dottore),poi finalmente dell'apparizione torni a ripetere che Dante di un dorme sonno sì,ma mistico, estatico,simile Evangelista, che solojche è in vide logico sunto il Poeta io ho se del quello del rapito di dipinse appunto nel dormendo venir sostanza, « a tuo eolla ragionamento nella ebbe San Tanta est Anche anzi tutto dormiva fa la è per sogna, Che ma non è Dante sognano la visione non anzi, direi meglio, una più : un che Del resto anche nota al quanto prenderti in fra il gli altri quando Apocalisse, Gesù a proprio mia Bartoli di cosa la Cristo. Dante come tesi, que Dun- non ; la per ! veri prof. Adolfo qualche non per potentia (eglidice) luogo non il seno Giovanni questo argomento tua. in », il combattuta hai xieW narrata si addormentò cena anche e la visione Tale parola intesa : verità,e la verità si è vendicata. veglio dalla faccia arguta^ io posso parola, perchè San Giovanni, come Landino, veglio faccia arguta. la tua ben Palmo un visione mezzo. Dante i suoi invece scusa, Dante e visione La sogno. sia per La — sco, dante- il sogno nega in secondo in verità commentatori. altro che quasi un di prima un — mezzo, omaggio da 143 ; ma d' non in che cose Dante si la visione memoria ; ed E « che Ma « : »... mattina, Forse che la mente in il sogno ecco né meno che Certo dicevasi che cotale ha Nuova « le sempre ciò, se Ora, il suo Dante se men e vale E ». ecc. né più quando vede l'animo questo più in dorme. un per mente, rara- luogo della cammino un Ma » di basti troppo. ci dice con sufficiente chiarezza quando comincia, infinisce,ci dice egli pure quando esso meglio quando egli s'addormenta,o sta per sogno 0 addormentarsi non ciò che l'altr' ier per visioni è presso primi guai, primi esempi fantasia,ma nostro, salvo che sue l'ora Nel- »... dalla carne, di Cavalcando non pure visione anco rapimento due gna so- dell'ultimo. la visione ed il Poeta Vita dei si ver quasi è divina vision sue del sanno rondinella La pellegrina,Più sare pen- tutti che dei suoi memoria Alle pensìer presa. Ed un i tristi lai nostra basterebbe dubitava ciascun anche intende appunto al mattin presso sogno incomincia così sa quando od vere, Commedia Divina suo per E chi e il sogno, cose non il Bartoli come persuadersene a se alla da' poi. avverassero luoghi della ai a chiaramente si vedessero esso sia non Dante, visione garlo ne- il sogno clie di ogni altro, ai tempi quanto prima di lui, dicevasi può che la visione visione, poiché una niuno e nego, meglio o sogno, anco essere meglio sa un tempi, consentire posso non assolutamente possa dei gusto al lui reso ? Secondo me sì,e voglia attenersi al falso assai chiaramente, chi sistema, seguito special- Nota. (Storia della Letteratura Italiana, VI Alighieri,La 1887, p. 181 Divina in nota). delle opere di Dante Commedia, parte I, Firenze, Sansoni, 144 mente commentatori dai letterale per T vellottiche Dante interpretazioni, di lo sa?) ha ciò che in ma r invenzione il d' poi Io Tanto tutti i Ora Matteoli preda al senso il di alle passioni ; morale vuole est oblivisH dire noi ? Non per come sonno per assai naturale per fare la la sempre race ve- Giuliani,al prendere questo Deum. che rimento, smar- si è dato che qualcuno, od alcuni ci fanno delle JSomnus ; bisogna sentire E che aggiungere sentenza i dotti e ! sopra Dante che né d'entrare quel tutto al le più né ? Lui eh' nella sogno ragione che sonno. che comincia dì quello che Dante avesse darsi,ma ci ha Nuova è me di par sonno quanto dire prima appunto semplicissima (1'ho a pien essere nessuno pensato. veramente E 0 sonno, che nella Vita egli dovesse selva, di meno anche commentatori avea sprecata? parole pien così spesso ? Potrebbe Sissignori,Dante di la politica!) il fondamento la ogni altro mortale questi dottissimi prima a sostituire potrebbe darsi che si addormenta cosa al stare meglio, saccenteria, fosse volessero di forza potrebbe darsi, dico, non {nella selva) potrebbe darsi che tutta questa dottrina, o, non dir per grano. dell'uomo lasciando e a lunghi ragionamenti Ma dal Butese sé, proprio interpretazioni è (viilmae quali ai un'allegoria significante lo politico (benedetta loro chiare, ». per l'obblio in al Scartazzini,si ostinano soltanto sonno poema, quel punto, Che su ticolari, par- garbugli, dall'Azzecca- i* v' entrai commentatori, allo e in sonno abbandonai via veniamo cer- certi cose Renzo a e del le senso vanissimi. agli avvocati, com* ridir pien di era racconta raccontare ben so sogni la favola concerne il strane luoghi oscuri, in imbrogliarle. Ma non mille mille consiglio dato si devono « dei generale, egli ci secondo tocca di allegorico,cagione (chi non come, antichi,di trascurare a cou dire ?) la selva, che per 145 bisogna dormire, sognare e Ma si opporrà forse egli detto di non sonno. si fa Se nella avrebbe selva? lo sognando, o che non aver meglio questo modo a giuoco di parole e, quel che è peggio,si falsa un tutto il contesto del Poeta nella bisogna adunque entrò entrato era sognatod'entrarvi. aveva Perché ; come sapere benissimo, v' sapeva dormire per selva,ma sogna Dante : di trovarvisi invece di entrare sogna non dentro,e non entrò,perché questo istante è anteriore al sogno. Insomma, la visione, di Dante, incomincia o sogno non già dal suo entrar nella selva,ma dal suo trovarvisi in mezzo vi entrò,né come senza sapere come dire sa fare ad vi come il chiaramente e si trova congiunge a dir così il vero la Divina che Commedia dire trovarci » egli tener dietro si il Come un non sia più nel che sonno sogno che vo- la precede, non dell'anima dimenticatasi allegorico sonno un metaforico,può senso ! Ad sogno visione,o reale? Il dottissimo addormenti, dentro ma veramente, secondo lui,fa la il mirabile mentatore com- sì che preoccuparsi di questo,ammette senza il Poeta d'una vina la Di- come parte sostanziale nulladimeno di Dio. fine, la alla Vita Nuova nettamente pur vede «nella altro che visione,seppur sé manifesta anello che vede Commedia. poetico racconto un gliam sa n' é di per come G. B. Giuliani che mirabile principiodella m' inganno, non così,si intendendola Soltanto uscirne. selva,nella quale sogno, ha l'alta visione. A è chiaro questo modo fuori dalla visione e E lettore che 0 ciò stessa, ripugnamanifestamente nel vero, in un quanto al il Poeta altro ? che con la selva che primo punto, che abbia avuto stesso. E Collezione di opuscolidanteschi,n. poco senso in sé, tutto il contesto del canto. cosa quel sogno quel che gli preme è il sogno ha tagliata vien veramente importa al in un e luogo mente, unica- poi qual significatoviene 96-97-98-99. 10 146 ad le avere il Poeta luogo nel quale domando che che precede bisogna bene la selva selva dei il il cominci che si possa l'altro ; mentre dove comincia raggi del sole ? Ma dev' nella Beatrice appunto ciò che vuol è, colle si per ma se monte, la altro Esso come, fra i tanti che magnis, volta,per fosse d'ora del trarne bisogno) a un potremmo dei Francescano offre per il que adun- divida dal che sognata colle,le tre si aduna nel in non fiere, Poema sogno, citare,quello dell'umile forse argomento sostegno da immedesimato Fioretti, si parecchie obiezioni,ma dalla tesi l'anti- come viaggio fatto quale dovrò un primi Virgiliosi non è n^eno non è che non è fuori del selva! ed piaggia deserta, Sacro. tutto un questi sta che dalla Virgilio,Beatrice, e tutto ciò che ne se ma unito selva La l'uno vestito de' direbbe, di riesce è, ed condo se- Virgilioè stato mandato salvarlo fu eternamente al salirvi,uscito allora appunto selva ; genio del Poeta. ponere che come finisca la selva se sottigliezzadei commentatori fraticello lo reale, cosa più ; dal colle il Poeta esso di Dante ricadere il è non (eccomi selva essere, di Virgilio? dall'apparizione agli occhi sia tale sonno capire dove questo ? se selva, della quale La nel corre non solo,organico, indivisibile. Infatti ! è sia veduta canto primo pezzi, senza sogno, vizi rale, lette- anch'essa. punto), e vale del come e sonno Tagliando fuori della visione la due ? Né invece fondamento, Inoltre,se la che è perché, tre selva,men- una altrove si tratta qui e essere senz'altro. reale cosa dì prima : in ? E come vizi,perché ciò attiene dei selva metaforico del selva una è la questa metaforico, senso appunto pilicomodamente poteva dormire al si è addormentato io,addormentarsi il dire posta li soltanto sia stata selva,quando non occuparmi indiretto della mia licei parva tra un'al- (se pur tesi. Prevedo le temo. eom- E ciò ce fin non LA VISIONE DI DANTE E IL SUO PASSAGGIO DELLA TRISTE RIVIERA Credo dimostrato aver la Divina di una Commedia se Stazio, di vale che nel più se rendere vuol piace, vi al fantasia, l'anima gusto specie nell'orditura e è che nella appunto lega. Sarebbe anco il saltare quella che quindi potessero rinvenire 1 Vedi p. 135. che una che egli resto in contatto un più altro del concetto cose del tempi; la sua realtà, la con sione vi- nomica, generale, eh' è tutta fisica ed astro- pilidannoso come suoi parte veramente comune Dante la specie d' omaggio è sempre sua mini. valentuo- molti per suo salda, cosa questo, che è non una dei come a da nasce del errore anco (mirahile visione) altro 0, sebbene esplicitadel Poeta, le ombre avvenuto costoro di poetico sogno, medesimo dì trattare è che particolaritàal tutto singolari, delle realmente L'errore scusa, di proprio cadere dire a il racconto fosse la dichiarazione non risicheremmo sostanza in senso abbia sogno tantoché ciò nel visione questo è ^ precedente scritto nel sognate, nel dell'opera sua, umana ci preme errore, a e e, pili ci lui fetti, quanto agli ef- primo, l'applicaresenza di le sogno, diflìcoltà racconto a cessità ne- giustificare o che dantesco. via Mi via si spiego. 152 Chi in commentare nel esempio, per come difficoltà, una in d'immagine partito di al comodo ne* e sarebbe sogni sa ce che ammetterla il Poeta sui si per scrivono, che nostro una importanza che trattandosi tanta che tentazione posto giù non manda di un è,glidà non che Fra Dante, esserci si fanno di damente como- il notte, dopo il se che ne a di sognò altissimo un anteriore, ha faremo, ne Se e non sto piutto- consenta tore il let- pensiero. mattutino, gli venne letto per essere di sassi dormire. condotto pena Ap- da e scheggiati un gli sco- precipizio.E l'angelo,che è spintone, e per lo scheggiato calle in fondo risanatolo e potendo resistere, né non andò de' Dante, agli eruditi mi di quello testo indubitabile. là e qua il capo, uno secolo relativamente, di sonno, monte nel estetica in gli altri sogni perché del notissima cosa una trabalzando Se di può applicazioni che storica ed disuguali suir orlo di che che prima, certo sua alcune per valendogli il pregare, angelo sopra dire a tolgo, è lo compendiarne Ecco il sogno cert'ordine Francesco, lunghetta, almeno — professor Battoli,che tavolino. perché nell'invenzione di dirittura ad- negare davvero, figuratevi' poi vale a di San seguace caso chi sogno, potrei addurre, voglio riferirvi Fioretti^ d'onde nel il un Meglio momento un sì fanno colla penna tal genere lui. generis, un che sogni quelli che un e sogno, questo modo. a è al tutto ne' ci racconta fa visione, come Del resto lasciando di un trapassiinaspettati de' racconterebbe ne la anco è lesioni di pretesto quanti che cercarne fosse,si appigliasse il poema che di continuità,perché chi muta scena ragione, porterebbe lo scompiglio nell'ordine, è la e, col invece che naturalmente sono delle quasi non ci dire spettato passaggio ina- un immagine, ragione, o logica,od artistica la dosi imbatten- il poema, alla col ripa tutto rotto e lo vivo. semi- semplice toccarlo, lo avvia 153 così scalzo di com' era, pietre aguzzate dinanzi e n' in gran era numero, Traversando invero sua una di che comare, dentro un suo l'una sono falsarono la misura ad tal misera volta, non serpenti e e e forte, era che di un a che mezza Il innanzi A via, apre sua in condizione tragico.« Rimanendo giiivedea quelli animali le stesse questa come ; ma ali lucente di vola e posto in veramente avranno d'orrore,nel leggere una stessa naturale mante tre- cima là ad questo brutto tiro, lo sfortunato quanti, ne' tempi andati, nella tutto va, sull'orme innanzi e senza gio, periglioso,adagio ada- piede, gli va di pieno insaponato, sul poverino il passo palagiomeraviglioso altissimo monte. tremato del per piede giunto frate si trova sa su paura, guida celeste verso un passare. viaggio. strettissimo fosse se cesse fa- noi e pauroso, ponte li di questa ultimo suo bene seb- esce l'angelo,anche fiume un un dragoni, con sdruceiolente^come mettendo lo vede se quello il ad arriva quale gli conviene della lui. Difatti anche del stessi,che gli saldasse, toccandole,le ferite ecco sponde tutto condizione,che robusto Ed arder restia, ca- (specie di pena que' dannati da quale so non affocate, interrogare, quasi direi dantescamente, si senta in di del grano taglione).Ciò egli apprende sì ferma l'altra tutte e plice sem- quella di in poi e ve batte si ab- fraticello il povero compare che (molto questo inferno staio, perché al tempo uno ardente, coni. co' loro for- dentro tirano lo dunque nell'anima fornace dall' angelo, eglis' indugia rudimentale) e Traversata sangue. poveretto!)i demoni, ve frate malcapitato d'una alla bocca (merita scusa entrarvi il proprio comandato siccome, sebbene ad del tutta irta campagna che taglienti^ e tinge angosciosamente questa, eccolo vasta una per terribile ; pianto che scena ingenuità,ha pilidel senza guidatore di e e chi pietà o per comico noi, che riguardando tutti terribili stare con li capi 154 dell'acquae fuori divorarlo, modo e rifugiose tutto il con che la per di che : volato (chi non che gli avvenne e il volta due lo pochi istanti dei uno di beati, tutti a dice ma frati mìei A : fra altrimenti frati terzo e frati sonare visione se a non si tutte per io che fra verrò « sicché San del l'anima per bile, mira- e Francesco « : è moltitudine di giù tornare ste, robu- e senz' altro una maraviglie ora questa sicuro, e giungere coronati gidissime ful- stelle palagio, gli nel mondo tua, e la ; nerò me- beata. sveglia (bene perché si il addormentava da volo portinaio cosi le di gliparve più. Ma e a eternamente prima ale paradiso. monache e sarà il ci ricadde questo E così lunghe erano levarsi e propostosi metter anni questo punto il sognatore A cresciute volo, aspettò tanto terzo condottolo e giorni dove al » te conviene qua aspettò egli non Quindi che meno vedere sette elle pericolo quel palagio rilucente a dicendo fa entrare che volte. rimesse niente tanto da gli caddero. cinquanf cento ch'eglipotè finalmente ch'era metter ponte, dov'era stesse potesse il poi le penne in di uscire primo, secondo aspettato avere Dio, rere. soccor- spiccato il volo dal ponte, ben indugiare piliche per ponte, a a sufficientemente le penne per aveva il cominciare ?) fu cagione appena subito, che furia La gli fossero radicate, onde non lo dovesse di là dal volare lo scuserebbe le penne che grande allegrezza aspettava che poter l'angelo,» innanzi. si raccomanda l'orazione,gli parve per ché peroc- : andare abbracciò misericordia a tremore, che si dire che e lacrime con e egli con crescessero fare,né si e tribolazione, santissima sua fatta E ale cuore in tanto era Dio, s'inchinò in non aperte, apparecchiati adddietro, né in tanta veggendosi altro che sapea potea tornare non Onde egli cadesse; ed se nessun per le bocche con non mattutino era a lettore) e sente istato in prima, benché i questa a lui 156 realtà! della Nel suo pensato, tutto è Ma fra se dico Io o che dunque all'orditura lesioni di del racconto, consideri,questo Esaminiamole un ci sono non dal prio pro- lacune, vere notate ingegnoso, ^ articolo un applicazioni Dante, quanto di le due son davvero. i dotti nel sogno e- che continuità, in ben anche spesso che e nelle poi troppo. mente, magistral- accennate cose sebbene dilettanti, ai dimentichino ne sa?) tutto è calcolato; anche e in lo non gli altri,dal prof. Borgognoni, anche note misurato voglio fermarmi non (chi poema gognoni prof. Bor- meritano, non chi nome. dalla cominciando poco più plice sem- : « udita Dante, trovandosi la morto pietosa storia cade. di tornare Al cerchio dormiva? nel secondo sé si trova, in finora Nessuno ha dell* intervento Inferno. ha la Se che non pensato d'un potendo bene Virgilio avrà dal pure in secondo data della ai due preso in non al terzo di papa Vedi Il sé che da dormentato (non adlo porterà cerchio,come la ripa foracchiata simoniaco, viaggiatori dai Malebranche, con lui dalle Biblioteca delle Scuole passaggio dell'Acheronte. mani seco nella suno Nes- : bolgia degli ipocriti,per fuggir la fascio e d'Anteo, seconda e poi caccia poi, per alle vellose n. italiane^ l' del- sogno, proprio bi- svenuto Orsini la anco angelo, per un sveglio, per giù per appigliarsi,traendolo Lucifero; e finalmente, come 1 è facile legge immaginarsi collo Dante mentre luoghi n'era ce condo se- angelo». un due in angelo collo, sebbene infino al rotto al fondo in portò l'opinione,eh' che chi portato corpo più nel ad qui intervenire ragione semplicissima come risposta è molto la far a Inferno, non lo ve pensato Cosi il Borgognoni, deridendo mia, chi dell' cade Francesca, nel terzo. Ora ; ma cerchio e ser es- più coste di cantica,lo 6 l'articolo tolato: inti- 157 prenderà il cammino. suo si è che invenzione, Dante guida; Dante terzo chi : lacuna solo in confema Eccola Dante : è racconto un di qua addormentarsi chi si è in egli a veramente E il discorso il si sogna fatti son del tutti i commentatori il ma il P. Qualche balenato trova V'è di simile mente il P. di finse non il P. essa chi il P. sogna. luogo tenuto assai sta qui, che semplice, invece avrebbe come fatto a artistica ? risponde cosi ciò che dico,dev'esser pur professor Borgognoni, poiché gli faccia tali dimande piuttostodi sua passar invenzione — nella barca una ? ragione morale ? o piutsignificato filosofico, tosto da una ciò consigliato ragione prettamente un è stato a alcuno questa parte della riposta? ha E del ragionevole che Perchè sapere così,ed a di l'Acheronte. con cosa alla senza sarebbe la salta scioglierla difficoltà, appunto appunto il prof. Borgognoni. guaio suo ronte. l'Ache- Borgognoni, questa spiegazione d'un troppo semplice; più dal Borgognoni passare svegliarsidi là portato. I sogni sostanza difficile da di addotta vale, quasi direi, del privilegioconcesso Tale — l'abbia ce facesse ed di e assai quella. come sogno, sua Virgilio. preme perché ? Perché, risponde E suo che la rinviene e bella ! fu isbaglio) di dice non cerchio Oh lo passa e Virgilioche è con l' al- stile,e cosi,tocca fatto portato? attiene allo secondo questa, la quale (se non di non Tacere unicamente all'altra veniamo Ma nulla ciò che nel l'ha ce gione ra- non viaggia si sviene volargli age- qualche singolaritàc'è generale è in il fulmine. come c'era non lacuna, è brevità; non attiene ma stile di Dante di è per detto,la l'ha non minutamente. e dire, non occorre nel quando che descrive ma qui Se questo passaggio in straordinario: tace, Lucia collo,allora addormentato, in — : Sono dimande che si possono fare : 158 quanto io, propenderei facendo il P. e caso lo meno, per nell'Inferno in o tali Io più che che ci due queste al ciò dico io tanto ; di gusto il per lui ! 0 rispondo, molto se volte superarle! E dal il passare acherontea? barca per lasciata lui Anzi che esitare timidamente, che tarsi sgomenle affronti da crea se potevano ? nel rifare aveva stesso rirgli appa- una scena fatto pur Sibilla,guida del questa un'altra era d' imitare il sfuggire.Ch'egli poi suo passaggio qui dove per descriverne 0 la con pensi. Dante : sterci insi- senza troiano Virgilio stesso di Dante, su quella medesima come eroe Enea suo le maestro, che suo ci poeta se (quello quadri troppo sia pure poi dove queste difficoltà straordinarie già immaginata barca senza strane c'è non spesse se crede, avanti, e 0 grandi, di descrivere timidamente, altri,se pensato difficoltà! in volle forse far due messe ipotesi, di pari nave sembrargli. Si potrebbe passaggio suo dall'egregiocritico,sono alle teggiare at- ? Nell'un erano egli stabilito avendo altro ho breve d'anime compagnia potevano che Ma le molte tragittosulla suo le difficoltà dell'artista un somigliante. nel Forse egli e Virgilio passati senz' altra palude Stigia)non sulla del scena ? immaginare anco gli si affacciarono la d'anime nell'altro e Io, come ragione artistica. pura Sarebbero compagnia differente. fece, volle saltare senz'altro come colorire Caronte. di è ben caso una per gravi difficoltà che e 0 il rispondere a uno simile immaginazione di pure da maestro, né non abbia sarebbe se bella la descrìtto stato ripensarci su. sarebbe questo necessario, cinque canti dopo, è non casione oc- Se un' tesi, ipo- Flegias potrebbe parlare, venisse prima siccome dopo, bisognerebbe rovesciare la logica, di fare, dico consapevolmente. Ma intendo non siste ciò, tanto piliche il prof. Borgognoni non e' in- ciò che basti di Caronte, se vien piliche tanto, e fa bene. ne ma 150 Dante Se chi a tanto inteso avesse trista di (che il mistero c'è,e il Borgognoni ce al pari d'ogni altro) questo suo passaggio della mai dato riviera ? Come questo luogo avrebbe tanto da anche a fare ai commentatori, che si affollano lo deve all'orecchio Virgiliogli fa risuonare in tal modo poeti dovessero sia in nella barca di esse, sia traversar il contesto quella rimangono l'onda ci dice di Virgilio Quinci E però Ben Tremò Finito Il e mai passa Caron se puoi saper Finito La non anima di te si che ornai questo la buia si forte mente questo di — che sudore che un tempo perché, secondo E chi poi in propria tutti ne vanno e due su per dice allora — nell' ira di Dio, spronati dalla giustizia e il fiume soggiunge: ; e buona, lagna, il dir suo suona. campagna dello ancor cosa Borgognoni afferma ad che se è che Figliolmio da i due palude Stìgia; ma evidenza ogni paese, pronti a passare divina,son faranno quelliche muoiono — qui la i dannati destino. al loro tutti vengono che stessa delle anime, parlar chiaro mentre qua, bruna all'alunno con vuol quando veramente soli,come quella di Flegias, per sua il solenne l'opposizionedel nocchiero, scendere compagnia Dante ? alla portare alla Gosi,ed egli si acqueta.Parrebbe cessata cosa viva^ gì'impone di partire anima pililieve legno dicendogli che Vuoisi i morti fra malvagia Dante ma sempre poco. un Caronte, vedendo sede ; darebbe ne e qui c'è qualcosa sotto. Che noi ? Dunque Cerchiamo di cessa con- mistero lo vede riva facoltà eglicircondato avrebbe mai come sogna, della di valersi spavento mi bagna. ? Certo invece il discorso di Virgilio. il discorso il passaggio della barca lui,l'una gliel'hadetto e l'altra ? Ne^fsuno cosa : e di vanno a che di Virgilio Caronte, di serva. con- gligiova 160 r immaginarlo ? tanto E anche se gli giovasse gli può mai del concedere Poeta La terra lacrimosa diede vinse caddi l'alto propostosi,chi le proprie immaginazioni E Ter Che è che terra fisso e lacrimosa mossi, proda infiniti guai. tutt'uno la con giù schifosi ; piedi da quei vermi giace aldi qua dell'Acheronte;che al di tanto e che dell'abisso e Insisto fra poco Il P. dunque greve tuono bagliore tien dietro a tion dietro al se lo sveglia ci possa baleno trovare di Mi c'è non pagna cam- c'è soltanto avvengono di qua di si a là il pare preoccupati, non perché. baleno un di qua, ed dell'Acheronte. clie ! è il tuono un tuono Che che che perfettaregola, e che ridire. Ma il sig.Borgognoni sia da là come bella dimanda quel baleno. suo lettori vedrà ne ? Che che quella luce sanguigna. di si addormenta cos'è questo tuono nessuno riviera, questo punto, pe' su evidente, e un al il P. addormenta pagna», cam- campagna il baleno ed trista di là dalla non l' inferno i maledetti. spalanca la inghiottire si dunque Il terremoto buia « lacrimosa, ma meno qui poi raccolte sono e ai loro proprio è degli ignavi, le quali lacrime scendono al sangue trovai (sibadi bene) non » dalle mi dolorosa. fa generale,ma mischiate riscossi, è desta, io fossi. dov' in sulla accoglie d' bagnata mi riguardai d'abisso valle tuono testa forza per piglia. sonno nella lo loco conoscer Della sentimento, riposato intorno levato Yero qua versi vento cui sonno che persona l'occhio Dritto proda co' proseguiamo ciascun tuono, si ch'io greve Come la ! qua vermiglia, l'uom come Ruppemi Un luce una qual mi E in di sostituire ? Ma balenò Che La l'intento per di sempre : La « poeti son Dante di quelle a i due in 161 e assolutamente vuole non mi il P. che oppone dormire, la via lunga lo sospingeva. di lui,non per compiere tuono, vero chiamato greve^ glifaceva da a glia, sveera grande viaggio e un Io — indurmi posso un giacchénon ringraziato, lì per ma che tuono un invece lo avrebbe ma avrebbe non — noioso spiacevole, ossia questo sia che però,con credere buona che ai zia gra- tempi qualic'erano tante e tante cose che ora ci son non più, ci potesseroessere fra le altre dei tuoni così piacevolie gentili, da svegliare buone maniere con farebbe il più compito cameriere come gliaddormentati, Ed avrei anche risparmiato al lettore questo particolare di Dante, ma Ma reale nei Mettendolo — supponiamo succeda qui, per non Turpino anch'io che momento un già un tuono l'ho ad messo. baleno un rico, metafo- reale,ma istà né in cielo né in terra, non (cosache veramente né all'inferno)che cos'è questo tuono per metafora? È il il diavolìo, di frastuono i maledetti che fanno rivare all'ar- turbe di dannati. Così spiega in sostanza sottoscrive a questa nuove il Boccaccio, ed il Borgognoni si sce stare che qui si asserispiegazione.Ma lasciando anco che immediata senza nulla,è di evidenza provar questo frastuono,o diavolìo de' maledetti potrà si,fino certo punto,produrre una a un tafore speciedi tuono,(lemedi maniche il larghe),ma non certamente baleno. Questo poi cogliurli e colle strida,per forti e disperateche sieno non ci ha proprio nulla che fare. Oltre a ciò i maledetti al di là e molto sono più in sono giù, ed il baleno quindi il tuono e muovono Questa ipotesiadunque nulla,e per cervellotica E giunta è non l'Acheronte. di qua daltamente ispiegaassolu- in contraddizione col testo, con- ed assurda. contro queste ragionivalgono anche, ed Sifortiori, quei commentatori il tuono oUezione vero biano (lunga tratta di gente)che scamcol tuono d'infiniti guai che secondo di opiiscoUdanteschi,n 96-97-98-S 102 vien loro dall'abisso su ed a ma così senz'altro. Che che dolorosa « tti di Trarrò strida» dice P. cerchio secondo. a ciò E lo dice Dunque di là ? Un neanche che porta di di mio (e mi si compie nei chi n'è Ma dire che Che a questo, ch'egli è nel ma ce incomincian le superiore com'era, a e sar pas- dal baleno e in come solamente in sono di sublimità che tutto da tutto ciò essere poi ciò sarebbe sia nella fra il congiungono natura, questi del nella un si l'altro;e rapiditàportentosa! ha intercedono che parte scientifica la cagione dire primo la In tal modo elemento poetica. manda il P. addormentato pochi istanti dantesco vantaggia novo in fondo il del Così spiegano dal Butese accetto rate dispe- sospiri.» fenomeni, ottico l'uno ed acustico un proda che nel cerchio di selva: grida dei io, né l' invento, » ; fa spiegazione aggiungendovi sata compiaccio della giunta)che questa traverIo nel racconto ne le Dante, addormentato fiume. ed il tuono. baleno già angelo preceduto dal terremoto là dal i commentatori. nella non soltanto, disceso sentire questa ci occupa udire dalla discende, si toglie in braccio lo che (Canto V): «Ora fece come in Dante che aecogliee dire E udirai le ; Ove luogo suppongo nan pianto ma' avea « non sentirle farmisi a a le ode non egli medesimo dolenti note avvenisse guida a potuto sì lontano, vale comincia ma avrebbe giacché ; nel resto d'abisso la valle di all'altra loco eterno Del fuo7'i0 simili,né dannati sostanza in qui per ecc. che die accenna accoglie d'infiniti guai. Virgilioche glisi offre a non una tuono perifrasi risponde esprimere accidentale gere aggiun- semplice perifrasidell'inferno È la valle d'abisso cos'è l'Inferno? è quel momento, è addormentato, il P. proda citati sopra, versi particolareed fatto un dei l'ultimo come cui svegliarlo.Voglio anche di forza ha sulla ben messo mentre se si scopre poema, parte veramente m'accorgo del e come cielo ! è sublime intenzione due una nella coso, poesia 164 Ed simile una al resto parte) anche in può applicarsi (almeno osservazione del poema. purgatorio (lasciandola vetta 'si divide ed paradiso badate bene e' era non sul anche fine noi avrebbe dei seggi il qui forse paradiso, ha .per confine dei visione Stabiliti » beati che dei egli scegliesse sua Rivedendo ci voleva non ultima della queste molto guida a e contemplazione l'occhio ottenerla divina che fu non regione dell'inferno che 1 Dio passaggio dall'antinferno pel suo una preghiera veramente un che e è al sistema) è suo segnalare a amore luce e paradiso e dalla a pendiare com- stesso. vengono come da mezzi poeta un straordinari anco alla degli ignavi capisco ora capirlo) perché Dante San amoroso di Bernardo Maria, divina Bernardo a della (e abbia : e dire a la Dante stematico si- piliche sembra mai, mi grazia speciale miracolo. divina.^ prima come degli incontinenti, nell'Essenza di San essenza solo prova, maestro mortale senza « seguito costantemente quanto altri grazia la diso, mobili, quasi antipara- veramente questi principi di di nessuno straordinario quella di guida gli spiegasse l'ordine nella cieli nove a (ciòche sempre mezzo solo e il sistema verisimile mortale quieto,o empireo al cielo la gì'impetrasse da Dio e qui (fedelecome passaggio dai suo E celestiale di cambiar chi avere egli volle scegliere un il sta appo- se qual bisogno aves- si vede Bernardo San fatto) per anche scesa vede,ma è che il P. ha voluto la singolarità luogo del trapassocon poter fissare l'occhio Ma Lucia, questo intervento visione,il P. quella di di e passare per : si non dell'alta in di usato. E neanche mezzo Beatrice di almeno ; o segnalare del bene Or gatorio l'antipur- sono porta all' ingresso del purgatorio. lo la necessità : stre) paradiso terre- che all'altroil P. si addormenta, dall'uno dal compartimenti in due purgatorio proprio. il è il che del montagna La esso il vero scelto, a è potenza non gli figura sare di fis- poteva Vergine. Di qui Maria, preghiera che la è 165 scelse le altre poi per l'opposizione di Caronte questo al consista verisimile che il Ma pensi alla il tuono ed ; ed prof. Borgognoni Dante che pare avrebbe intervenire facendoli dico che la frase bene purgatorio (sebVirgilio) ed quid dedeat quid dell' idee nostre, di ma possiamo entra non non è nodo pari d'ogni noi aver proprio circa bel un si tratta non molto essere al nulla quelle di Dante, le quali questo particolare,potevano dalle al questa. Qui come io questo non ; ma gli sconvenienza una polizia infernale.Ed che non^ patto nessun a epigramma. Egli sa un questione di fatto una foco, Cantica; anzi prima arguta sia il concetto come vuole non commessa nella non sciogliersicon altro che an- un'angiola il solo anco parlare d'angelinella sentir anco diverse nostre. detto potevano^ Ho E si più giù. vedremo come in di angelo gli fa aprire le porte della citta del un in nell' intervento pensi che si potesse condurre lo ce poi all' ingresso del porta addormentato lo da probabile quando Che quando rapiditàdel passaggio,fra il lampo piliche vedemmo come fatale andare. suo straordinario mezzo angelo è più un cessata necessità,essendo senza gli scegliesseanche che regioni, e nel a vero, poeta come con lui che segno ammetteva la discesa doveva è molto più che gli angeli stessi rendono quando sotto una nuvola di un cui • Eppure sul misterioso ella » di scriveva de- e quel « sente Pos- il quale è nientemeno parere niente, sconve- potesse occorrergli, celeste. essere Beatrice credente all'inferno quando lo provo. e erano, come Cristo,non il farci discendere qualche dico ora di vittoria incoronato Gesù che ed non angelo, omaggio fiori da cocchio nel isdegna discendere essi come e quella a fanno festa parisce gettati com- paradiso terrestre. dal cielo nel P cer- 166 chio lui d'un fatto che favella: vostra al un'obiezione dal ora del che di dessimo ed abbia a tardi suo lacrimosa, fino alle scende e che rampognati della la di vista che tante faremmo convenienza, può se stioni queo invisibile ed tutti,nella a il non che un potrà ? dico del Poema, vi altri, ed Borgognoni ricalcitranti, apre sia pili negano personaggio il quale, quel misterioso fuoco buia angelo potrà scendere un che Se dere scen- Virgilio,nel primo cerchio, a Ma i demoni città del nostro, voglio dire anch'essi,e studiosissimi ricisamente dal che poema. porte" di Dite. realmente. dottissimi Dante. tutto,e a diverso lui,non a scendere angelo può pensato espressa dì poema Insomma Beatrice, salva se prevenire sé,perché perdendolo visibilmente, almeno campagna dio incen- migliore interpretazionedi questo alla quel luogo del un la riferirsi sulla dottrina così mondo un po' piliretta Dunque sua queste parole con applicata al smarrire. a intorno di in d'esto Beatrice, volesse sua tutto, quanto un il P. lettore,fondata per ci abbiamo non strano, mercé, tale,che sua tange, né fiamma questo poeta conducendoci faccia anche angelica voce con Dio, assai parole queste ultime, da alla Borgognoni Pare sembrare pur proprio che bocca in meraviglia fu qualificato dal Manzoni, è, come anche all'inferno davvero. inferno, ma Sembra Singolare ! poste » ; si limbo, che miUo un da mi non m' assale solo potrebbe fatta son miseria non non Io « questi le altre cose, fra gli dice ella siccome Virgilio, e a angelo. ai poeti le porte Come ! è non un angelo quello ? State i le rive a : Ora viene passi, spaventoso della purità, alla non sentire è puro, come palude tremano sua maestà le anime ; un fracasso ne pagna accom- quello della tempesta ; ; innanzi alla sua celeste terribile,fugge tutto ciò che dannate si nascondono come le 167 biscia ; il alla dinanzi rane la vista del Celeste. bruttura dell'abisso lo non è preso al vederlo avanti, la egli va miseria tangono, rimane puro s' imbratta quelletenebre, non in Dante Ed può soffrire peccatore non da in e giante rag- quel fango. si insolito; sentimento un parlare e domandare; volge a Virgilio, vorrebbe muto inchinarsi. Qui non e quegli lo fa rimanere ma curiosità, vuol i diavoli Quando divina. .-esistono più ; bisogna tacere il benefìzio umilmente ricevere e h venerazione vedono il lungo, a la del cielo repentino è impareggiabile imponenza d' che lo circondano ha che coloro guardare, spalle senza le volta ma protetti, agitazione, lotta, minaccia : poeti entrano i due disegna maestà la bassezza e giù viene asciutte dal maestoso come per la schifosa l'aer grasso abbiamo situazione V città e contrasto bruttura le torbide del fra prima cessa lamente tranquilOgni accesa. fetto l'ef- quella purità e luogo ; con ribile ter- come onde, passa palude, rimovendo suo si nella e pace, del messo subito e tutto. grandezza di questa figura; ma la specialmente nel sta disprezzo di presenza; egli viene, pili; attenzione, sua sparisce il sua mento movi- si ferma per ogni resistenza; egli parte, e regna atto ci non ufficio è altro lo occupa venne, l'effetto della rimane la non perché Cosi misteriosamente, come cielo; ma attirano non un il suo ; xlnito,la porta sta aperta,ed egli già non e grazia sua parlare, ai poeti; questo ritorno cose ci vergbetta basta ad aprir senza e si volta indietro, egli sgridai riottosi, porte ; le ma rare, ado- e della messo la e a la piante mano volto, abituato alla luce delle sfere, rivolge « per apparizione del cielo la in strada mezzo lorda ». Qui all' inferno, di sublimità unica, quale dopo la Bibbia,poteva rappresentarla solo la poderosa fantasia di Dante. ^ 1 GrASPARY, Storia della letteratura tradotta italiana, garelli,Torino, Loescher, 1887, voi. I, p. 276. da Zin- 108 tal In vede la intende modo questo misterioso in vederci Enea, vero è non del messo le parole sante del è degno ancor maestà era lo chiama e tissimo san- anche mica del messo tal sia v^oderli solamente di là li vede. di mente loro. che accoi^ ne Gli angeli Virgilioglie e vedrai Oma' — dunque ; qui di se l'essere nell'accorgersidel- veramente più complesso che cia paradisiache,comin- qualsiasi,c'è sempre cosa una E se non mente ben Si ponga egli, accorsi mi purgatorio : nel in tutta già vidi, o dice poi senta perciò che non eielo. Se commentatori, — gliangeli semplicemente ma del messo rispondo appunto parole, le pesar a Dante, di vedere è celeste. Ed un accorge, della dalle santo taluno, questo Perché ali? di siffatti ufficiali. 0 lì,non che 0 cielo del chiama il P. dice, additandogliene il primo. ne nei ìo chiami più ? di i messi non fermo ma dir angeli, cioè nelle loro forme a E eielo. alcuni come Dante. appunto ! Poteva io che anch' ! So com'è quello sero dire parole parola simile, altra di insieme angelo) e qualifica sue esitare,non solito che (che vuol cielo è sfornito la loro angelo: a/ un noi lingua stessa perché, domanderà Ma a egli/ il P. Catone, lo la gli angeli se sono messo toccava tedesco ; un angelo quello? Eppure cielo sante cosa un Gaspary, personaggio Mercurio o latte succhiammo col il nel un semplice lavoro conoscerla vederla. Sulla il di vedere il miracolo sponda; di d'Acheronte riviera e lui, ma celeste che messo se ne l'accompagnano. che in due ed altri di mostra neanche che ziano è solo ancor può portarlo dormente di ben egli dall'una se degno compiuto all'altra accorgersi della discesa dai quei fenomeni luoghi della stessa accompagnano aver il lettore accorge Difatti meno l'intervento fenomeni terribili cantica, prenundi un angelo e 169 Gesii stesso dello ed pronunziassero di un poeta più è che poeta che descrivere Egli certamente. ciò tutto inventa, qui dal che trarre per somiglianza degli effetti avvenuto) spiegarli i a commentatori Se m' non assurdo è inganno, che addursi può antica ed in parte m' ingegno di provar vera, illustratori di Dante. Quanto in essa, che misteriosi sublimità, parte di Dante, si attiene modo in ogni in dal un colmare Poema dove compiuta tutto neir come che che lacuna, una è mai a se sua parte sarebbe del dall' quale umana per anni alle al mi ora e taggio, van- quasi stematic sistesso tempo ordinato V la norme la sola e immagine fantasia. io agli questo proprio è per avvantaggia ne riesce sua. proporre ha che e tre pili insigni mirabilmente universo, uscisse dei Insomma esposizione da miei (com'è prova almeno occhi P., di che me altro, cagion della torno luogo un seguite a a che quali dalla cagioni. specie che e i condotti per nuova, perché agli spiegando stati una no punto ap- per lettori, conferma a in acquieto i smarriti questa ciò di ragione Non somiglianti sarebbero si ? egli discostato sarebbero con piacere una ordinario? errore poeta un tutto : un tale parte fondamen- la si sarebbe in ? senz'altro sempre concerne sistema suo che pare, ha ? il così far posti troppo per così di dice perché E Poema. forse solito che ciò in potente, specie del è che poco naturale non avrebbe il lettore Dante? fenomeno un dir non vento l'inter- qui li ve molto chiama si che a pensar morti, anche a inchinevole far vuol che insomma mi celeste, veri dei regno accompagnassero messo un nel Cristo in nesso con- più canto Nel l'orditura esponendo gli dica ch'ei condurrà lo dell' Inferno perché e i tre coi più frequente maniera fa meglio, intendere si E Ov' Che Tutti di udirai quegli Di la dure, anime pregano loro con ». alte Siffatta dai qui per sia, beati; gli di nominare invece propri, giusta poeti, ce la li descrive, e quanto o l'Inferno al- luogo eterno, strida spiriti dolenti, ciascun morte da Buti grida. consultati, salvo me che lasciano rnorte espongono non torio, Purga- ' questa seconda dannati, nel che gli effetti loro; seconda dell'anima, ed «I nomi antichi da Francesco indecisa, per loro le disperate i commentatori e che così: trarrotti quando non usata per esprime contenti detti male- pilidegna (Beatrice),che Se morti dei regni Virgilio gli spiriti son essere, anima Paradiso. al guida di sperano ad vedere a Dante, che fa il poema, quelliche e poi lo lascerà sarà tutto di Commedia^ Divina della primo intendono il in verso comportare potendo grida Iddio la a volere esposizione parmi il Boccaccio quistione lamento l'annultale tenza: sen- sì pene le annullare ripugnare non 174 salo al conte.sto di che accogliere la speranza si comprende questo. modo martirii ; che come potessero condursi che Per niuno il cessi una, non la seconda caduto versi, eh' dell' Inferno legge scritti ei si me Per me Per me Giustizia La nell'eterno si va tra me a rebbe sa- ribili ter- porta caduto poter V Nulla Non esce .sp»'i:inzu che la seconda la terza volta col colle parole verso mica a ma sciate La- sarebbe i maledetti annullati. essere dire li couloila di posa, ; porta dell'abisso,se cesserebbero il Poeta duro voi eh' entrate. il quale oli'entrate, voi di non o duro, sulla Amoiu. create cose ogni speranza, o gente. Fattore, ed io eterno eterne, non dolore, '1 Primo e fùr non scritto invano canto della al sommo alto Sapienza speranza, sperassero nel vi : Potestate dolore,eterno ogni qui volte questa questi pochi in la perduta il mio la Divina vi sarebbe eterno E in traddirsi con- doleiiti;, va Lasciate stato città si Somma Dinanzi Se nella va mosse Pecemi eli'ei cepirsi, con- : Per Dico la terza e altro di dato parecchie ma di consente. avrebbe Ed non può non l'Alighiericapace così grossamente. contraddizione, noi nel pur qualunque dolore, che potessero pregarlo a in o suo stimerà certo essi tale speranza senza prega, la contraddizion per filosofia e sana volesse,tornandoli i loro domanda Ora Iddio disperato che Un alla disperate strida,quando sarebbero nulla, cessare anche ma contesto,poiché quelle dei maledetti al teologìa.Ripugna non Dante, le contraddizioni,che dei lussuriosi: inai di minor pena. 175 Dunque volta una 0 solo non più confortabile. farsi di sarebbe verso in quale si di rappresentano bestiale furore mente che importa) poiché tale versi speran di della produca perché anche nell' Inferno. esponendo dovesse non pena che avrebbe ben esser abbia nazione, dan- fu non cessare ; sopportarli. notato pochi si fuono^ e perché ? perehé produrre di il che un da assurdo la speranza cada civiltà, di contraddizione, aver dannato con- a del sti que- la speranza, loro nelle calamità; mentre avrebbe cosi farebbe perché lasciando tolto, lasciando sentissero che la nostra deplorabilmente assurdo a loro privazione. TAlighieri,il Alighieri,padre della nostra lingua, della della nostra ; non come gli spiriti magni tolto ogni cosa, conforto notiire di se conforto dantesco, si gravissimo quasi pili dura qualche è pur verso desio^solo perché meglio ne è egli possibile,domando, in di a gli scellerati dell' Inferno non quelli anche Ma nel Senza nel l'Alighieri inestimabile il chi quest'effettonel Purgatorio, io quel modo a a non a volta animo loro speranza contenti son veggo Limbo, potessero una a di tutto anche (anche falsamente sperassero darebbe Dio venire, quando che sia, alle beate genti. Ora la speranza cader preghi cesserebbe atti con scontra, vi si ri- non passandomi Ma be-. giustizia, al cielo che nella che divina ; ma del il quale degli spiritiche dall'Alighieri, dice purgano, Pucci veruno i loro tormenti speranza sotto la molto, è manifestissimo effetto questo sappia, i maledetti se cantica: volgono si la dannazione che sana, prima non ma spiritimaledetti Vanni nel nulla. è pur questo,che luogo, sfidano come io mi a luogo la bensì ed altri che tornare volerlo di stoltamente Capaneo, ? la contraddizione che tutta con possa momento, un per posare Ma verso, quistione che E a verso stemmiano, e come ueancho ma cessare, il loro martirio che isperano non divino poesia, di contraddizione in assurdo ? Né mi 176 si dica che solamente concetti che nell'altro,serve agli antipodi, è sia mai caduto di Omero e ; ma anzi il ed ora della Iddio violare senza essi sciolti mai a a nostro, mezzo per rivedere le stelle più Camoens sono sé alcuna che cosa le sono il Ciclope nulla un che ardito dimodoché umana, scendere di- al Poeta il concetto Dante anche era al paragone ripugni leggi del piliche teologo filosofo. filosofia scolastica non le Dallo con vero, filosofo, come studio dunque aveva può distruggere le anime dei della appreso reprobi, leggi dell'eterna giustizia.E veramente, sono condizioni nelle abbia non n'ebbe poeta niuQ pensiero, che meritano come in qualche stesso. vero aggiungo — mente del che che dubbio ha non ch'ei dico peli di scala gigante di il leggi teologiae se in non disputazioniscolastiche, quindi risalire e senza detto Ho suoi centro, ; anzi vero nell'emisfero mezzo coi il è non altro è il falso. Il suo l'ardito, petto fuori della ghiaccia dei del esce traditori,e stando al è altro ma anzi mondo, teologoinsigne; e Non vero. arditissimi,che pari di lui; l'eterne in certe esempio il sa anche bello,ma preferisce il Lucifero come il ad bello rigore dei filosofi nelle filosofo volta,come al il poeta, è anche solamente cerca mettere voglio poeti, poiché Dante, dei cose io pena, la dai loro necessarie nella eterna, perocché meritano corpi, più al libero non si trovano arbitrio; quindi volontà, con la quale si dalla vita. Come Iddio non potrebbe porre separarono alla termine beatitudine cosi non dei giusti, un trebbe poalla dannazione dei reprobi. Chi poi opponesse non drebbe potere Iddìo la prima cosa, perché giustissimo,canell'errore di dar più alla clemenza che alla giustiziadivina, e d'attribuire a Dio due potenze che perseverano non stessa si accorderebbero Ma nutrire si i rea insieme. risponderà che Dante reprobi quella speranza può di avere essere immaginato o poter es- 177 ma che quando sere, cotal loro un per Sia per cerca. secondo non sia,annullati, ora; la errore in tal ma pilidannati, perché, come del causa e' caso può non la verità, quale si non sarebbero non darsi beatitudine negli eletti che la felicitàloro sia per durare eternamente, così non può darsi dannazione mento. certezza nei reprobi che sarà eterno il loro torsenza sicurezza senza anima «Omnis in rationalis lib. sent. dist. Sec. (dice 19) nata est tura Bonaven- San ad beatitudi- pervenire,ubi autem beatitudo,ibi perfectasecuibi immortalitas. Ubi ritas,et ubi perfectasecuritas, est timore ». Questo enim mors potestaccidere necesse stesso ragionamento che il Santo Dottore fa dei beati può dei reprobi. I quali d'altra parte ripetersi per converso se potesseroconcepire vane speranze, sarebbero ingannati intorno ai propri destini ; e tale inganno non potendo da essi,perché privi come venire del corpo sono nem e del libero errori della arbitrio,esser vita eccoci in Ed qui, come E sola,con mortale; rimane altro un in la debbono pur che immuni venisse da mostruoso assurdo,e pili ogni altra essendo cosa, filosofia si accorda la dagli Dio. dei precedenti. la verità teologia, della quale fu Dante scrupolosissimo checché osservatore, biasimo possano dire in contrario coloro che glidanno una d'aver collocato Catone e Stazio nel sana Purgatorio. A' quali detrattori del Poeta piacemi rispondere con le parole del prete Cesari,« che essendo il Purgatorio il purgativo da mezzo alla vera macchia adombrare ordinato Dio libertà,cioè al condurre a le anime perfetto purgamento d'ogni che bene ; per impedisce il possesso del sommo ha posto il Purgatoriosotto la questo vero signoria di Catone,amatore la virtii di quest'uomo fortissimo di libertà. E perché fu veramente ed egli finge sopra singolarissimo, un esempio il fondamento Collezioni di opuscoli danteschi, 96-97-98-99 n "^ 12 •' 178 bontà, come divina Dio per per essa altresì la questo di lamentassero privazione Gonda così : Che dannazione, morte, essendo vedevo prima la nebbia della di ci dichiari dando ai di della Vaura non dannate già senso, per ma : questo gli detto struet neir te morte alla somma è la vita della cioè, dopo sempre; dell'anima, — la — più che legge dice chiama va spiegato avrebbe corpi, che che gli occhi lirico che poco grazia che della stessa, cioè dell'anima al che — parole qua l'ac- è la ledette ma- Scrittura,nella quale troviamo senso finem risponde gora uscitone, e assai loro istesso le distrutte, lo anime è modo in modo con che qualsiasimodo in contristato aveva dai per ed d'abisso ; ci egli morta morta (come migliore espositore il Ed pra, so- suaso per- domanderemo chiama disciolte beatitudine,che morte scritta petto ; quindi le anime E ove sempre Dante se- menti, com- che tutto che a dannati. porta di morta Lessi i più morte. morto Stige, chiama sommo la ripensandoci stesso la intelletto,in difatti,se E Dante a seeonda l'epitetodi appartenga il noi questa cioè ma tornai e spiegazione. Dante, rissimo, chia- trovai nebbia degli espositori) disparve, mia avevo gridassero, dell'anima. limpidissima; a fanno quale è veramente la ripete l'egregioprof. Giuliani) è ci ora luce che morte, dell' e Dante). non i maledetti bene la morte (gran mercé e io grida la seconda con di parevami e verso, Dio, il perduto la parola una di questo a intanto questo gridare che fede, la il ponesse ? Confesso morte lo intendeva e e adunque letto il commento cioè lui simile,che a (Cesari,Bellez. » regno la seeonda i dannati mai qualche altro salute, e qui intendere Come al di singolarissimo privilegiogli donasse guardia si fa peccatore vuol morte la dire del morte Iddio disse di sé medesimo Deus de- Sarai morto per ti sovrasta Ideo : — corpo, eterna, la Io son — morte la vita la conda. se— ISO spiritualmorte essi la que la avere ragione li dannati intendere noj mortali se li perder l'essere. volte vediamo, chiamiamo alcun puossi 0 più spezie teologi essere la di a : è morte che credo tere po- Tiensi per morte, delle quali è angoscia e dannato di grida sono: dimandandola, non L'egregio prof. Giuliani a Commedia la tare co' Firenze la seconda così « « la fuori in che scun cia- dell'anima. è di coloro morte ciascun dono inten- che grida morte seconda, la morte Desiderahunt » più hanno non {Ptirg.,23), mori et rimedio di vita tanto a cioè essere fugiet mors è che dell'essere, morti già veri sono poiché dolore, bramano . dell'anima. ad alte voci la seconda dannati E » commeìi- e perciò la perduto Dio, hene delV intelletto, avendo bolazione tri- quest'anno dell'anima, l'annullamento distruzione ramente ve- : Chiama, invoca perocché i di l'annullamento per la seconda Che dato io dolendosi ma metodo suo Monnier, morte Egli commenta nel Dante di tipi Le questo è quello e la conda se- tanta in dannati, la ; miseria, la quale infissa ne' essere quale nostro prima, della quale tutti corporalmente moriamo dicono come la prima, così sporre dunque morte, dubbio tendola po- alcuna per Dessi la seconda senza fuggiremmo. perciò non perciocché chiamar spesse la venir la vorrebbono, vorrebbero non domandino, nullati an- ab eis XX, 14).Questi due secunda, (ibid., (Ap.f IX, 6). Mors il sig.Giuliani,indotto in erche rore luoghi dell'Apocalisse, forse dall'autorità del allegaa conforto della falsa,e me pongono esposta. Difatti faglet ab morti, ma sua vivi. la frase Perché e del Lombardi, riscono spiegazione,senz'altro la chiaun come suggelloa quella da eis nel testo di San ai Venturi desiderabant Giovanni ciò sia non inori et mors si riferisce ai manifesto,recherò di 181 pilialto da dal la stella caduta del chiave la 2. Ed si oscurò dal 3. E dell'abisso di gran pel fumo del fumo terra,alle quali e lui fu a il sole e : del l'aria e : locuste uscirono pozzo dato sali il fumo ; e fornace pozzo del fu terra, vidi e dell'abisso. pozzo il fumo come la cielo, sopra il pozzo apri tromba, die fiato alla quinto angelo il 1. E pozzo, italiane Martini. Mons. data fatte dell'evangelista stesse parole le potere, quale li lo hanno la per pioni scor- della terra: fu loro 4. E terra, né della solo ma hanno nulla a 5. E dato fu morde un morte, né in la la morte volta chiarissima ma che è che e mesi e di il tormento e : che noi)^ma come scorpione, quando lo qui posta di brameranno morire, girà fug- e parte chi ha ella E l'esponeper la dannazione generale resurrezione. se- di e prima surrezione; re- ifor^e Cristo,e /S'econ ». alla cosi la intende nella potere la di Dio essere antitesi dannazione? ha anni (mors modo: questi non mille seconda è Ed chiarissima. alla morte questo santo può in la gli uomini cercheranno sacerdoti per cosa in di saranno lui regneranno Ora cinque altresì quanto sopra : vivi l'Apocalisseè anco 6. Beato XX, conda non (ne occi- ammazzarli dà quali fronti. eran che i ». Linda)esprimendosi « non giorni quei troveranno, loro Questa c per vivi) eran pianta, uomo. 6. E da di il tormento come verde, né ad alcuna che vero all'erbe male far non sulle loro loro fossero tormentati di (dunque di Dio eos) tant^e essi sia di agli uomini la marca derent ordinato questa morte beatitudine, se mons. dell'anima Martini, e seconda non il del corpo la quale nella 182 la intendesse cosi pare E anche il buon quale però, quanto all'esposizionedel indecisa cosa poiché prima : al giudizio: imperocché la fosse,per netta vedendo deW anpJie spiegazione stimo di dannati esser anche (perché la ragione i ad Ed vero, inl'anima, nel- alte grida sperando Forse minori ? Ma degli Uberti Farinata «Noi veggiam Le ripresi secondo cose, Quando intelletto, Che Ora e sapere : tutta essi che morta che dopo veggono il maggiori,come è morta quel punto la porta i tutto vano loro il vano ci apporta, come la duce. umano. tutta da fla chiusa che luce sommo tutto stato puoi che comprende pregare e son s'altri noi conoscenza futuro del si non desiderare nostra lia mala son, o di vostro sapem comprender Fia ne e Nulla in bocca pone lontano: splende il ne s'appressano Nostro Però quei che come ancor parole ch'ei giudizio ne : disse, che Cotanto più le privi. Ecco il dopo altresì che futuro,sanno rimarranno di Buti. ai il a falsa esser vale)che poco si facessero di questa solamente ? corpo intendere maledetti, prima del giudiziofinale,risplende di luce divina, ed essi lo sanno, cotal poco e dendo ve- Dante un nel dell'invidia tormenti loro corpi, i da chiederebbero e non provata dalle conchiudendo immaginata da Francesco perché mai i maledetti, dannati desidererebbero dopo l'assurdità l'altra anco sarà già che può si pare, che subito Ma ». abbastanza qui discorse,mostrerò fin me vorrebbono poiché Ora a ultima soggiunge che la cosa, annullazione. seconda cose invidia per più compagni avere Quanto : « il lasciò la verso della dannazione l'autore intendesse che dice Butese, ». dannati fosse potessero il loro futuro, giudizio finale debbono i loro e' è Ma conoscenza. anche tormenti insegna Sant'Agostinoche telletto, in- ranno sa- dice : 183 et carnis, resurrectio fiet Cam bonorum gaudium — egli Crescerann' « O maestro fian (i^f., Virgilio a La — istessa quella pur minori Ritoma . di Canto qual Dante. VI) vuol Più preghiere Pisa, 22 il senta cocenti, scienza la bene, vera Di là perfezion più che giudizio il loro 1861. e cosi altri vada. non aspetta essere desiderando la doglienza. maledetta qua finale, perfetta, più la giammai di peggio, possibile è cosa gente questa In il ottobre tua quanto adunque sia ciò si saran sentenza, gran : a Tuttoché dannati o la . Che I dopo ei risponde gli . Che è Dottore majora. tormenti quei il tormenta domandando fatti Di Santo del dottrina malorum et erit majas e », affrettando desidererebbero loro sei compiuta creda. colle ed terebbero affret- dannazione» se ANCORA DELLA SECONDA MORTE 188 ad vocano alte voci morte, cioè la seconda dell'anima, l'annullamento spiegano è Giuliani letto Gli la quel mio prima scrittarello sa ed gridare doversi grida altresì com' sanno da ghieri quel luogo dell'Ali- In della alla Le Giuliani esso i nel sentenza testi due riportato aveva suo bel mento com- pubblicato coi tipi di di Dante l'egregioprofessore (tantopuò !) alle testimonianze vero aggiunge eh' io non i sentenza istessa eh' io mi quali spiegano di ciò rendo Anche nel il di dichiarare studiai grazie al chiarissimo ragioni tengo Io eh' io sono per interpretazione,che per del giusta e la dere. difen- sore, profes- sostegno della a quella intraveduta è pur e ne è ch'egli mediterà fermo esporre altre !) la cortesia molti quale (oh lo imitassero pari alla dottrina. Dante di verso me del Parenti sono e lui l'amore in allegate da conosceva, Romani, le finalmente e contraria Commedia della Monnier. Ora del conferma dell'Apocalisseche conferma F. tare lamen- o leggitoridi questo periodico Boccaccio, del Tommaseo, stessi a io, a né interpretazione difesa,allegassigravissime testimonianze : quella me del simili. I e più ne, dannazio- l'eterna prendere nella significazionedì' piangere con abbia ritenendo l'altra, né essere il che sanno io sia per biblica,cioè morte il verbo com' mentano la- morte chiunque e dantesca 'inerte la seconda meno Tutti sentenza; cioè cioè,la morte^ dannazione. la seconda Altri pochissimi spiritidolenti gridano, la eterna per dell'essere. la seconda grida con dell'anima, ; la distruzione mia da Pietro di Dante, alle altre preferitadal Boccaccio, Alighierifiglio degno interpretedel Niccolò Tommaseo, Anco mostrato sempre da lume certo son saldi, amerà divino non il vero, me. che ne Poema, della se e vera da liana. filologiaita- moderna i miei breranno argomenti gli sem- disconoscerà ancorché tenuta la saldezza, per avventura ed glifosse 189 II. adunque, nonostante Il Giuliani — autorità addotte contro di verità dimostrata mette egli mano termini, la sentenze : a 1^ La quanto ritiene in prima essa corpo della natura seconda Una all' uomo toccare novamente risguarda Tuomo corruttibili cose ; dal qualvolta,già morte che quello che essi l' inferno ad è da intendersi seconda morte, di Tommaseo e 5"^ Ma la cui si fa Parenti nel verso della seconda seconda testi o la loro allegatidal si tocca non morte vogliam dire rinchiusi Ora adattarsi agli angioli dal cielo poter essere Questa annichilazione ancora lenti do- e qual'è (domanda) questa e morte, che anime questione umane la seconda morte, intelligenti ; nei cenno quale possa non alcun ha umani, degli spiriti siano essi umani degli spiriti, morte risponde vi seconda una delle la ? E prima na, privazione della vita eter- di cui è luogo eterno. pre (sem- per ; né creature morte, 6^ l'anima, ; angelici,già dannati, o in sia dannazione dal semplicemente della delle tal senso, cioè di In considerarsi eziandio privandolidi Dio, vita 4^ divisa spetta agli spiritiumani separazione dal corpo la loro dubbio dal corpo riprenderlo e sciogliersenepoi a parole) può sue parole)potrebbe sue ; 3^ Per "anime delle (sono morte questa fosse destinata 0 minimi separazione'dell'anima sta nella morte a' Pure può stringersiin queste dell'uomo m.orte role) pa- ; 2° ma Riducendola dimostrarla. prima sue d'ogni contrasto. fuori e dimostrazione sua sente interpretazione,non sua ed ragioni quella,quasi fosse (sono da rimuoversi poter la le o istessamente piovuti altra compiuta fra le cosa conda se- alle ferno nell'In- che nullamento. l'an- distruzione disperatee furiose è 190 strida chiamano dannati i miseri . cui il tormentato accorri, III. È fuori : è cui 5^ di queste anco il canto dal I che in una volta verso 112 io por Che E tu udirai Di Nel È questa me' antichi Gli ciascun morte che protasi il è a notare mostrare come perda a ma a Dante la libertà e : genti. del di : in in care ricer- a niente cantica cielo più. sono non Inferno, gli ma vina. puniti dalla giustiziadi- tormentati questi che dantesco e ; a le sono quelli: gliangeli non Oltrediché del poema. cui sommettendo nei tosto piut- disperate strida intende Virgiliosi è impigliato nelle trabocchi è essa poema, esso Inferno a soggetto : que' particolariche entrar la macchma ancora l'uomo Dante a : proposizione o neir lo scopo come il lettore di venire, speran soggetto che materia, Si ricordi grida s' ingannerebbe angeliribelli si convengono la sono leggiamo e contenti son ivi eternamente tormentatori meglio non spiriti dolenti. gli spiritiangelici piovuti dal spiritiumani morte tua proprio soggetto della prima il verso guida, luogo eterno, sia, alle beate che nel poema, solamente nel discemo e penso terpretazi in- degli angelici? 123. io sarò mia occuparmi. seconda poema, verso quale chi volesse trovare debbono la che anche ma scritte sopra- le disperate strida, fuoco, perché la contro vero della di qui per color Quando nella aeGorri, parla Virgilio e parla la seconda Tederai al segui, ed quegli Che E morte sentenze dunque il divino lo tuo mi trarrotti Ov^e fanno sole dovrò si tocchi questi versi Ond' delle prima. È poi dalla questione, Apriamo che la 6^ e degli spiriti umani, pure Ora dubbio di la cominciando di la sospira gridando : Ora Lano solamente E quest'e . ! morte — . la vizi umane ragione : al dunque di sioni, pas- talento, egli dee 191 pensiero dell'alunno il chiamare angeli,bensì manifesta vide non sì presso, i' l'ultima mai tempo ad esso, Per dissi,fui mandato c'era lui tutta ho Mostrato la follia le fu sua lui Siccome era. la vizio).Ed dal qui si anco messo. son anime degli lo ritraesse la tua balia». l'uomo : anche Commedia questo ella è il più gran per è Commedia è del poema zione purifica- mistica una lare par- sé sotto purgan Divina soggetto della Divina La s' intende e spirtisenz'altro, dice Il quegli spirti mostrar degli spiritiumani) Che solamente mondo. intendo ora non e campare, dannati, perché l'esempio della loro pena uomini (ed la di Questi (cioèDante) « volger a pur '1 fine e quale i' mi gente ria (cioè le questa per via, Che altra perché per poco molto Che Ma sera, colpe degli udiamo Ma il Catone a : viaggio dell'Alighieri mistico quel quelle degli uomini. a Virgilio che alle non dell'uomo. che Dire nel solo non in verso quistioneDante degli spiritiumani, giudicare le creazioni un Dante che pena di fuoco. questo terzetto in di tutte le anime che contente son dantesco Ma la purganti : è così non pesante soma di grave di ferro di una : e non i superbi posson ? parla dire nel Dunque pungente gli accidiosi ristare ; col viso di tutte, Purgatorio di fuoco ? peccato sotto il loro gli occhi : alcune, ma sassi,gli invidiosi fra ; di non espiatoriache hanno si purga si non può come purgano di enormi d* inferno or pena cilizio,ed l' ira notte : torio Purga- del in essa parlare fuoco è altra vi non nel veremmo tro- potrebbe ragionarsi cosi E dee struggere rigore che di- si tocca ove gelici, an- inferno, è questa misura, a poiché mancamento, grave d'altra terzina nella pure tanto lare par- degli in luogo poetiche con ogni poesia. Stando anche ma perché questi e quelli hanno inteso ha sono cuciti fumo corrono con stiti ve- fil nell'orrore mente furiosa- affìsso alla terra 192 sete ; solamente alle ; i gli avari piangono Chi di fuoco. carnali settimo nel di fame in penano ed ultimo della carattere in anche l'Alighieri nella nettezza e semplicemente umani, sì mai anche ma di ma parole prima altri parole seeonda dannazione. l'uomo Iddio. della morte non : Un non l'ebbe ; può dirsi anche seconda di la morte dal Ciò prima nel intervenne uno le dei l'eterna dubbio, randosi sepadella morire da o evidente Dio, perdendo può morire maniera perché corporea, vita di e tempo, non gegnoso, in- : Bibbia posto, è morte è corpo ombra pur rebbe sa- corpo, dell'anima,cioè ha vi non nazione dan- Difatti le del morte, cioè della seconda di la frase dannazione vero. linguaggio della può perdere la vita solo può perdere la beatitudine,come raviglioso. me- gli spiritiumani, angelo, all' incontro, seconda per casse si toc- non spiritodal suo corpo, e può nella eternità,separandosi morte e la eterna per sembianza nel della muore il suo seconda per istesso lo ammette. il Giuliani tasi, pro- morte separarsi dell'anima ciò di sua gli angeli. L'argomento ha morte Su fallo tutti sanno, significano la morte il in rispetto agli altri come per dinotano Padri seconda morte morte termini, peculiare invenzione dantesco verso si degli spiriti quella degli spiritiangelici,perché mi non è della (rispondeil Giuliani) la morte prima che nel della seconda sarebbe che modi, è, come della potrebbe spiegarsi Perchè ? Santi dei rispettoagli uni non dell'Alighieri che novità ancorché Ma — versi nove la quale per la brevità IV. questi mezzo nello stile scientifica, coglierebbe prosa di e girone volesse adunque trovare poeti quella circospettaprecisione che de' e si consumano peccatori i fiamme, solamente parla in golosi di mai celestiale,cioè la agli angeli ribelli. Dunque spirito angelico : morte^ poiché questa frase è perito della significain tal caso 193 che ha sostenuto esso quellamorte quellaspecie di morte classificazioni tutto chiama quenler) si della seeonda .lorire morire volta ; ella ma i suoi modi lingua opera umana, considerazione alle dei casi che eccedono cose il necessariamente umani, le sta che iogico e biblico è da se tal morte a perché essendo cavati dalla sono si trasportano dalla linguaggio teo- nel così si rileva Cipriano, da San Giovanni Evangelista Giovanni San dilungano. si meno dannazione: San da or morte la eterna si condizioni,essi perdono più la seconda finalmente e la frase rigore del parlar proprio e da Sant'Agostino, d'Assisi che significaancora quando e umane primitiva significazioneor Fatto mento ragiona- significasse semplicemente Dio ; e a grazia^ morire dà l'aggiuntodi seconda, ciò avviene una Il morte. alla morire pirlo, col- {distinguefre- giustosolo allora morte la seconda per seeonda appunto poteva stico linguaggio scola- distinzioni e del Giuliani sarebbe nel che solo che in certamente imitato dall'Alighieri. quel luogo stesso dell'Apocalisse Dico certamente, perché in questo ho dalla mia il anco in verso Udiamolo Giuliani,il quale questione cita : « Ciascuno grida invoca nel suo al quei luoghi dell'Apocalisse. di fra le disperate quegli antichi spiriti ad alte voci la seconda morte, è la distruzione che ; l'annullamento sere dell'esdell'anima, perocché i dannati sono già veri morti (Pur.^23, 122) avendo 18) e perduto Dio bene perciò la vita dell'anima. dell'intelletto E poiché la pilirimedio a tanto dolore,bramano di essere, cioè,annullati. Desiderahunt fugietab In Commento eis {Ap. 9, 6) Mors secunda queste parole del Giuliani vuoisi hanno non morte mori 3, {Inf., seconda, et mors (ibid., 20, 14)». in primo luogo servare os- l'egregio scrittore, allegandole frasi ìstesse riconosca i dannati che dell'Alighieri, sono già veri come morti^ avendo perduto Dio bene dell' intelletto. Dunque Collezione di opuscolidanteschi, n. 96-97-98-99. 13 194 la vera morte sta nel di perdere prima ma perdere Dio, nell'essere Dio hanno di si dice che quellipuò la angioli); dunque D'altra parte se ? modo sarebbe morte. Sarebbe ? seconda una terza la altra l'annullamento Forse non è morte, gli angeli ribelli. Sia, ed allora come ìstessamente ? La degli uni dirsi seconda e è la umani V. nella seconda testi avanti di mi testi confermare la avvisai che testo, con ràbunt dei che cosa dovuto quei si è morti, testimonianza e vivi, allegassea mi il Venturi che pare) e della sentenza detti a credere da per dirsi che possa glispiriti per a ah sono la chiariva della sua già non ficano signinazione, dan- l'eterna sima, stranische sentenza Vedendo anch'essi una mi poi a il reva pa- come rincalzo quei passi dell' Apocalisse,mi il Giuliani ma dette cro sa- deside- parole (almeno così falsa. al ricorso parvemi cosa citavano quei commentatori. spinto il Parenti; altro ? Io con seeunda mors indubitatamente che recasse patto capacitarmi conferma medesima le ma dell'anima, niun quella esposizione, Giuliani ; ma eis La notata essere coli' intendimento che le altre meno. il Lombardi e il confermarla fugiet mors sapendo non io interpretazione, o sua più, né né terza una morte di Giovanni San l'annullamento non Giuliani di dei ma ogni che egli fa l'allegare che pensare volesse et ad seconda ma merita meraviglia trovai "inori potrebbero potrebbe dell'Apocalisse. Leggendo avrei fatto, af- dell'anima, la dannazione. esposizione del Giuliani i due cioè morti ma gli spiritiangelici e per morte La — degli altri e degli morte. questo ma gli uomini, per ciò anco morte : porea cor- come seconda già veri morti, sono nell'anima, quale morti invocare essi estensione morte vita mostrato ho dirsi per vera la perduto ed (parlo degli uomini, dannati ricorso fosse Ora stato so dipoi al che sacro l'errore spinto nelanche vi fu libro, si 196 piliche lingua nostra della volontà Ma dell'Alighieri. basti di ciò. Veniamo VI. ora tutto innanzi si rammenti la altro di Dante Sente Ed Le Di sé Di nere Come veltri quel che E dall' peccati in gì'ignavi che groppo. correnti, di catena. brano li denti, brano, a dolenti. 1 dannati ho mostrato sarebbe non nella dico che Lano è questo gridare di alla natura Alighieri in guisa che e di aeeorri, accorri, morte^ mente leggeri maginate im- delle pene siano a quella de' rispondenti.E valga fur o bolgia de* grida quelle parole ; Lano non invocano sopra), avverti, solamente avvien ponga mai di Dante (e ad ogni modo singoiar modo che a posto, io suicida,Ora chi e un piena s'appiattò miser questo solamente s' intende fece portar quelle membra sen Ciò troppo, accorte la lena, ch'uscisser seconda, come suicida. furo bramoso grida la morte : ogni rosta. la selva era di conchiudere lettore,che forte. si giostre del Toppo: quel dilacerato Poi stormire. costa, gli faJlia cagne posta, sua tardar non cespuglio loro a si alle forse ; accorri, accorri, morte! Lano, d'un e retro alla rompiéno Ora tue poiché Di In sinistra selva : gambe E Lano luogo veuire l'altro,a cui pareva E Gridava un il sorpresi, rumor graffiati, fuggendo e Quel dinanzi: suicidi altro sia l'annullamento, Leggiamo dire le frasche e dalla duo della Che che un la caccia e le bestie ecco !Nudi d' colui a il porco Ch'ode la ma attesi, volesse ne fummo noi Simi] emerite mai la morte: come morte. al tronco ancora ch'altro Quando alte il lettore seconda eravamo Oedendo ad invoca : Noi Prima che Lano a vivi,stimolati molto il vero da mo- : 197 sconi da e sepolcro col dal geranno coi in immersi tronche le membra delle vollero bollente ; l'Arcivescovo attuf- di scismi hanno spada ; i falsi indovini, troppo innanzi, han fatto petto vanno di ritrosi con che Ruggeri, co' passi ; il conte dannò nella figli finalmente e torre di Ugolino di fame nella ghiaccia dei traditori è dal conte eternamente Che v'ha di strano seguitandoquesto suo condannato suicida Lano che le cagne sue famigliarenel torna sono Ora mi nel «Questi stanno lo e di fare misero per morte, che glifu mento. addoppiargli il tordomanda, lui, piuttostoché una mondo di Lano ad consumò chiama trovato dettero 1280 contado Costa il sanese il Lano suo costui con alla ai Sanesi d'Arezzo, mentre «gittò disperatamente tra morte la del tutto da di in suo accresciuto morte strazio^ lutto nito, infi- soccorso da Bru- parte guelfa,uomo una brigatagodereccia. sconfitta che gli Aretini alla Pieve del salvarsi nemici, non Toppo nel fuggendo, si volendo più (poni mente è un bellissimo «quiy o lettore) perché mostra senso, «che gli sarebbe stata più opportuna (la morte) che « vivere «la in povertà. prima volta». In quella : di potea i alla questo fosti cagione mi che quella in spinseal peccato,in quel periglio utile, liberandomi Bianchi),è Essendosi «nel « mondo (leggo nel commento «che « correnti abbia pene, la morte ? Il pensiero della alla mente saresti su « none applicare le vorato. di- il Poeta, che pensare imprecazione, quasi egli dicesse una mentre « a desiderare a e carni parole Le di modo bramose strazio delle adunque a Pisa,immerso morir insieme sono tori gli adula- corti,stanno delle scisse e vedere spalle,e prodighi i e risur- vita de' lor simili fetida latrina ; i seminatori una perché chiuso, nella alle morbidezze avvezzi quiete; gliavari di di sangue riviera una volta tanto in correre pugno ; i violenti mozzi crin fati in sdegnosi sembrano ratti che spintia sono vespe, voce ora 198 VII. Conchiudendo — riuscito forse questo scritto, ora cosi troppo lungo, raccoglierò le ragioni sparse nel morte linguaggio della parole seconda l'eterna ma r Inferno ; la dell'eterno San in mors fernus et mors Virgilio dice la adopera tal parole Che la seconda è Dante Poeta dall'altra : chiaro la fine non luogo di che : Et Inest è questione. cui condurrà lo a questa gente era spiritidolenti, ciascun mi grida. offrono si è la dannazione dell' anima. : Dante a anche quando non due eterna, pretazioni inter- per Appigliandomi non dalla solito poetica; perchè la qui ignis; haec discorda Bibbia. E discordare insigne teologo, adoperava quella scienza forma potrà seeunda his dinotar a morte discorda non al suo e morte l'annullamento prima, tutto che gli antichi l'una per : divino tissime san- : questa seconda è nelle non in stagnum all'alunno gente maledetta, Vedrai Di in muore et sanctus verso Dante apriamo premesso, vedere E — in Tommaseo). seconda Beatus : è la linda. see Ciò sunt missi mors del prima: potestatem. habet non 14) conda se- è il patimento seconda si trovano la morte resurrectione dicesi quello che a {Apocal.,XX, partem habet è denominato prima morte la : quelli che ; che volontadi far male. loro Guai : ! Beati peccato mortale tue che (vedi il com. dolore d* Assisi Giovanni animale natura della dissoluzione mento, l'annulla- morte morte 2). La penale. (Epist. vita e Sant' Agostino, Sant' Ambrogio, San da Cipriano (Paulini,Epist. 26) è la Seconda dannazione. Bibbia già significanonon Teologia scolastica della Le : potesse l'avrebbe poesia potea vantaggiarsene recar alla dalla Teologia, veramente dall'una il tra l'al- il né linguaggio di danno adoperato ? Studiosissimo alla ora della 199 trarne usato Bibbia, era immagini ; perché tre mei ha ne non il teologico,i della Bibbia Padri, frase solo per torcerne sé medesimo? da ? ciò ferci credere per l'anima degli angioli che a Dio ma Questi facciano dell'Ermeneutica alla seconda parole del Poeta ma egli stesso, « del cattivo di morte e parmi che me : che se per allegheranno ad interpretazioneda si svigorire la a e sanno sopraddetteinterpretazioni, le conchiude e i dannati ribelli,né fur fedeli speranza appiglioalla prima, io mi che tutte le il Giuliani si e l'espresse abbattere lui leggi glia appi- chiare non si punto sospeso a discredersi pubblicamente. tazione quali parole io rispondo in prima che la interpre— da difesa conformandosi me filosofiche e quando del Poema; Giuliani non assurda. E siano dico difesa, non rimarrà Alle ; l'annullamento. isperano possibile non hanno non sceglierefra Dovendo ci dice furono non regrino pe- bellezza ? No essere, mentre sé foro », che per mile dissi- concetto un umani degli spiriti parlando istessamente coro tanto nuova può una E persignificato. ché dell'anima, mentre immortale, è di non l'annullamento chiedano che che Apocalisse darci per adorna Immagine una il guaggio lin- egli adopera mostrerebbe si Forse ciò dair falsarne e Dante questo caso in tolta terpretazi in- quelli con pugnano tutto con e questa, dilunga dal si concetti suoi biblica; egli ha brma una de' e Dante ed la seconda Accogliendo linguaggiodi concetti tratto anche avrebbe ne la frase ? presa frequente dì si seguitateda Dante, con pugnasse mentre ad vero, la abbattere fa neanche nel alle la mestieri posto quanto alla sentenza lettera che solo o col allora logiche teodrebbe ca- contesto del interpretazione che le dottrine due altri la dimostri interpretazioni egualmente possibili, ragion 200 / che vuole preferiamo quella tenute vere si dice ; Dante dice si Dovrò zoppicato che T per morti. i dannati agli spiriti che cantano in al mi il debito, Mi Dante dal poche, quando feci la maledetto e rammentai cano signifi- luoghi già potrebbero nel ed fuoco la seconda nel morte la applicare anche quelli che a Spirito Santo Figlio, allo bensì ne' distrutte, anime dinotano al Padre, spirituale,la morte Nulla siffatte denominazioni non si dinotano Paradiso; e contenti son gloria morto che altrimenti che corpo, ? sentenza gente morta^ è chiaro Ora non medesimo, linguaggio dell' Alighieri del corre svigorire a allegai, e le il quali egli chiama veri Teologia. Teologo ne tra l'al- in l'oppostasentenza,che Alighieri, che presso l' un;^ Per Teologia. Quanto poi ad allegarel'espresse in difesa, io Giuliani notare tiene è me non parole del Poeta chiare si accorda. Dante che chi invece con questo luogo zoppica pilifacile; ma dimostri e in dottrine^ le questo luogo è teologo. Per in anco Dante : quale Alighieri meglio dimostrare io sarebbe ha dall' la la dell'anima, morte morte. Nota. Il valore illustrato italiani tristo da E 1863) : e la parte aggiungere p. 'l dell'altro tes, . ragione una della . . nonne : « Vos terror d'anni di dal dopo dotta mia di e mi veleno Perché la terminata lettera, mi secundae jura mortis a l'una et e E col l'altra (Bonarotti, Rime, Fir., la La : vita). — disputa, si dichiarava interpretazione. divina gli spiriti tra del Petrarca verso è bene peccati pieno, veggio : discussa dantesco più grido (Canz. anno Griuliani,con dà i' un persuaso mi nutrisco cor tacendo che Carico del forte, Vicin e il valore qual : frase della termini quartina Dante radicato uso dei uno questa dopo morte, mia di Ma anche humana exagitat doglia Debbo l'illustre mente pienaDante transgredien? » Epist.,YI, 2. IL GREVE DANTESCO TUONO ALFEEDO LETTERA APERTA AL PROF. DELLA PUKA 204 come delle una di luce vermiglia del 5° del tuono pilinaturali cose del cento contro i quali disgraziatamente,in questo i commentatori, tuono è non fragore, il sulla cui ci arrischieremo tuono un proda si trova il è il che Poeta, abbiamo letti dirgli che ma dHnfinitiguai tuono il greve che, se noi, uno caso, a proprio, che al baleno dietro tenga verso 9°. E scommetto mondo, questo rimbombo, nell*abisso risuona ci verrà non il fatto di capacitarlo. mi Anzi par di sicurezza prevenute, non vermiglia è Ad di tuoni, ; baleno, Siccome ai veri quel tuono cos voi che produrre nelle menti — e a baleno un quella luce baleni è un reale tengon tuono. vero tenesse dietro ? forma sua cento quell'ac- fa non sillogistica ? Certo mio rigoroso, grinza, una si non cosi e può come altrimenti Proviamoci, dunque, cosi in via negando la minore. esperimento, a negarla, a negar dico che quello sia baleno, affermando vero un invece angelo, il quale scende dopo senza il rifiuto di un balenò divino. parola, non può in alcun manifestamente il testo dantesco. solito di fare fenomeno dopo E nel cosi spesso come l'altra le un nel vero cagioni, dico senso parole ed il Poeta in casi fenomeno che non di un può, acherontea mente vera- che ; ma piticomune quel della pugnano sostenersi,perché vi ri- modo le faccia la riviera indubitabile intendersi debba non è altro l'angelo discenda Che tutti sanno, come tatore commen- non dalla al Poeta aiuto in Caronte, passare soccorso è, balenante raggiante o luce non qualche con questa l) ch'esso (hanno detto anche se suol questo modo rispondere, Alfredo che risponderci, con ragionamento cosi semplice un nella che l'evidenza metaforico tuono un che vero ! vorreste Come sentirlo in un i veri dietro dì il anche immediate, tutto qui, com'è simili,descrivendo naturale, ne le di senso accenna come quel una natu- 205 rall anch'esse, e tali che alla meteorologia pilio Vedi si buia la : già Ho detto perché dei anche ben la cagion è lo con una frase da un modo ad pari sta che trovai mi di qua, abbia lo e sulla si io cui pur quanto non so io mi senza suo per vuol lasciare la menta Si addor- — chi e Insomma Purg., Canto XXI, v. il mentatori, com- maestro, spiegazionedi dubbi Perché 56. tanto egli, al maechina scende come è Ma questo particolaredel conferisce ce come agli occhi nostri. l'angelo sapete perché? i notano) specie nella parte miracolosa,nella sacro. sulla il fatto ma interroghi di questo ricorre saggio pas- in sapere sappia, non passaggio nel mistero; ciò che 1 del come, proda dell'abisso. importanti, almento il Poeta Poeta; tende, si sottin- ehe è Vero sveglia di là, cosi spesso meno poema accenna, quale molto d'Acheronte. non egli risvegliatosi, che peregrinantenon singolare,meraviglioso : racolosa, mi- i commentatori. portato. Ed è proprio singolare(ciòche a anco è fisica soprannaturale nella trovai^ etc. cioè mi conde, se- o accennato, nella venuta ho suo è baleno, ma precedono, non naturale,ma all'altra riva proda prossime l'ignora egli stesso; solamente anzi tal e dunque solo del non angelo : ed in questo consentono il Poeta Che quest'angelodiscenda dice, terrae^ o un lo a che consiste, come e gli Stoici cagioni. sue prima fenomeni mente final- rologiche fisiche,meteo- tutto,come cagioni immediate le non spirituale, ma le sono terra esce anhelitus sunt suoi. in asserivano come al fisica,meteorologica al tutto il vento vermiglio. Questo il baleno produce cosa d' i venti Cicerone, tempi ehe vento per uscire, terra, perché, dalla vento trema vuole che e aristotelica de' meno campagna nasQonde^ citati da rispondono esattissimamente invisibile suo blime, su- del al peccatore 206 è per non volto fatto anche celestiale. Questo spiritiè lui per via purificandosi alte e resto un'abisso ahe nona e fra. di tutto (dove non farmiai lo ce se pure luce badava trovano fantastica e nissima, stra- cosa nel ? condo se- esplicitamente, a dalla palude o due più alle quel è del cauto IX del IX canto casuale non in un alla simmetria, alla insieme, le scene creazione dava e cosi alta numero. Stige sulla sbadato mura altre pure prima studiandomi di troppo. parti d'una nelle matematica mistica dinanzi il primo, sveglio,non anche tanto, anzi troppo estrinseca anche cortese il commentatori; questa. L'una su forse più dice Commedia Purgatorio, coincidenza la è suoi è non l'altra Passata 0 certi e Comincerò che le doloiili a.jte Divina nella imporanza terra,ed Dante, anche di e questa prima Cantica, tanto della di sentire. ciò; quali gettano molta euritmia proda quelle grida sapete dove iuoomincian basti di che sulla egli stesso: A poeta pid sempre sospiri);è ma dire. soltanto; Ora sono a udir chiarissimamente Ma al centro cerchio un gli orecchi cerchio del e digradanti (figuriamoci lamenti son ad comincia di regni degli risvegliato,(^ome ciascuno!),potesse essere per forza e desta^dalle grida dei dannati, i più vicini di questi e lui c'era niente meno davvero Vi un zerà innanzi, s'innal- addormentato cerchi nove assurdissima aveva tre intuizioni a sprofonda fino si la distanza limbo egli andrà il Poeta soli in l'altezza di mentre che che è diviso che nei in graduale espiazione e gradi gli occhi celesti. Del per che per fissar viaggio suo mistica una purificazione; via di degno di d'esser barca Caronte, i di due breve. Flegias, poeti sì torreggianti della città di 207 di entrarvi Virgiliochiede Dite. che stanno che Dante è vivo, ancor dentro a porte. Virgiliocon le cigliarase era rimasto in con tronche parole lo conforta d'ogni baldanza, se disparte tutto l'arrivo di quella porta. Difatti spavento volti alla terra gli occhi le lì di a impetuosissimo, orribile riosamente miste- aprirà si spira ; che sospirando, fracasso un con Dante a e, cui per poco un e promettendogli all'intorno si diffonde torna ne pauroso, tale un ragioni, stizzosamente chiudono e prova demoni, sentir vogliono non ai quelli,accortisi guardia dell'ingresso,ma a si cacciano l'alunno con pieno di vento un loro celloso proscuote terremoto uno (ilPoeta lo sponde di Stige : ed ecco movendosi designa così) che passa la palude a piedi asciutti,ri- ambedue le dal viso innanzi muove spesso volto. Dante, ad l'altro ghetta, quell'ariacrassa alla di cenno giunge alla rimproverati e dei sicuri Ora le d' preso Come veramente per arrivo -a poi, confesso parole fuoco sante. così poco ha le commentatore qualche e lo somiglia un verghetta, ma dice del poeta cristiano del ciel a del messo non Gesù può e è Mercurio : « del messo voler figlio di Maia specie in quel poco, personaggio » ; al Quanto comprenderlo. dà città del nella personaggio ci possa egliera Dante senza pre- qualcun altro per Mercurio. io il figliod'Anchise entrare che che accorgersi della di già la strada Enea, che Dante citranti rical- che particolare della e ver- angelo, un lo ha Giove rivolgeper si neanche questo misterioso sembianze non !) poeti,i quali entrano appresso sua i demoni parole agre una in silenzio, voglia (peccatoche glici sdruccioli divina mostrare senza Virgilio,s' inchina porta, l'apre con con quell'allusionead Ercole fatta grande disdegno glisiede sul ; un un la sinistra che con dire Cristo stesso ben messo m'accorsi cielo,in che di bocca rai angelo.Di- l'epitetodi Giove. 208 Sì, ma specificandolocon Giove, che sommo o di Mercurio che viaggia Enea sembianze si di qualche quell'uomo a la con quello che gelo an- fanno come è per che celestiale vede dalla Purgatorio. Nulla e di del di Purgatorio in come via via notizie i trattengono lontani ci vuole immediato Dante giola che anche del non scende i dalle poeti un ad ancora aiuto eccoci e nelle anime guida sogno bi- fatica, quali quella vallicella del- a e olezzanti, fiori di pentirsi.Sono a proprio, e Purgatorio speciale, alla veder agevolargli la ed ha tempo principi lenti cielo. Ed deve ignoto; molto dall'ingressodel qui montagna la per lo abbagliati. della strada di erbe l'aijtipurgatoriosparsa sostiene ne gli occhi su del Caronte il mondo un le più umile ufficio non su ogni momento s'imbattono, arrivano ancora e guidata. Dopo esser di Catone è, dico, il nocchiero lui a tale, torio, leggiero al Purga- e il Poeta meno del trova raccattando si messo conduce Tevere l'angiolodi dinanzi dimanda Dante un ferno fuliggined'in- il viso dalla snelletto china Nell'isola Virgiliosi (un come alle istruzioni foce cosi dir proprio quasi si potrebbe chiamare e splendore, Pure uomo un ci sia che paradisiaco degli altri,che meno officiali, per ; vede cosa pensa rugiada vassello un sopra dove vero degno di vederlo. Virgilio,obbediente è di è anche non angelo che Dante gli ha deterso anime ». angelo. primo che dopo o parole di d'un adunque incognito sotto terra, in aeeorge cielo, un Il le sante quasi direi nelle sembianze sotto tale) ma del crocifisso noi per « grandi personaggi di sopra. Egli non vuol mostrarsi al Poeta (figuratipoi se ai maledetti) nelle sue il Poeta e ? Si tratta ragione che Dante la terra fosti in lo seguono i spesso vere parole che egli potuto chiamar avrebbe Bppoi le la intervento un seconda scena. l'angelo, sua via. anzi Anche Van- qui 209 donna beata dunque eglisi addormenta, ed eccoti una dagli occhi lucenti,Lucia, che lo prende tra le braccia» dormendo lo depone ancor in seguitatada Virgilio, vista della porta del Purgatorio e s' invola. Dante in d'esser ha confusa sensazione una questo suo sonno portatoin su, la quale nella mente di un poeta pieno e classiche di reminiscenze lui, si trasforma come rapito da d'esser sogno classico,e gli pare come Ganimede, fino alla sfera del foco, e in un aquila un sentendos scottare,si sveglia.E lasciando stare l'effeminato paragone, che qui ha un valore mistico, il sogno di lui è, quellodi Vedi nel mulandis, naturale don Rodrigo. mutatìs dunque interventi della queste tre come suo scene, si rispondano divinità, a questitre capello, tranne, dico la necessaria differenza che già s'intende, e dalle circostanze il primo, comunque era cede alla sola questa in di Beatrice,perché tutta la macchina degno, molto meno l'angeloche viene le per in suo si addormentato era sta solamente del sogno, e intendere è Lucia che, movendo nella selva, muove in Così eglinon del poema. ragioni accennate, di der ve- aiuto sulla riviera d'Acheronte. all'avvicinarsi Lucia, dell'angelo; e la qui per effetto del greve tuono richiesta dalla vedi e si era porta del Purgatorio,come proda della valle d'abisso. La differenza effetto in questo, che là si sveglia per sveglia presso svegliatosulla aiuti ad all'avvicinarsi di Quindi si addormenta si personaggi ; pensino i commentatori. Dante non veder Lucia, la quale in eccellenza aiuto di lui smarrito certo modo dai luoghi nasce la degno ancor come dei specialmentequest'ultimoci come è diverse come genere, natura diversa dei luoghi ; differenza e delle altre circostanze. Ora una io questoluogo,inteso come nuova o meglio, di bellezza, Collezione di opuscolidanteschi,n. 96-97-98-99 lo sta intendo,acqui- bello che era, di- 14 210 veramente venta sì sublime. Vedi baleno terribilmente, un scuote poeta cade il tenebroso, discende, lo piglia tra dall'Acheronte, tuono ed lampo il tuono. ch'egli è che prima gelo sensi, l'an- lo porta il fragore del fa tutto velocità ! Ah Che di là questo fra il m'accorgo ben del cielo ! Questa è poesia veramente messo un dei braccia, risvegli. L'angelo, dico, lo infernale vermiglio solca quell'aere fuori le scompare e la campagna : sublime, veramente degna di Dante. G. PUOCIANTI. Nota. Qui finiva dalla ripigliarela la penna Isidoro Del Lungo. Caro La d'uno degli le debite via Ora ben antichi è nell'animo s' indeboliva l'Ottimo proprio, quale e del d'infiniti guai, figurato, interpetri come Potrebbe della indicare terzina «lo del tuono » , non : Vero « loco dov'ei « il tuono Ma anche si (non fosse , soltanto del nella un « Vero quali, fatte dei saccenteria in nessuna sette versi si derni. mo- del Canto IV nel precedente toccò relazione dopo, ossia spiccatamente par ...» », col inter- baleno : fulmine) è ... relazione, » tiva esplica- apposta spiegare mente sola- non il «tuono» per ruttore inter- indeterminatamente poteva come voluta anche ma sopra del certamente risponde, se crescendo, principio s' intenda versi » raccontato » lettore tu. nominato sonno, di è che quei con come mio l'appoggio de' tremuoto la forma che opporsi del porlo senza nella li sul ha andata mio la fiducia dice tuono, capitolo petrando a risposta. ; l'autorità commentatori ...» tuono la mia con ebbi del dispiacerà al non lumeggiata esposizione un per «... insieme avvertenze, che via Spero lettera una giorni Puccianti, cosi tua ad rispondere per ripubblico qui, dopo pochi scritto, ma Fanfulla della Domenica, nel pubblicazione sua caro breve il mio « « dire Di Tenea trovarsi certo se quel « proprio securo dietro ha un teriormente an- mine il ful- al baleno » sufficente ragion poi più prossima, anzi . 212 sulla barca passasse una nuova interpretazione eh' io contraria tutto sembra mi trarrebbe mi parte letterina. mia di Caronte. stessa Se a il questa invero voglio discutere,perché non il contesto lontano troppo verrà ne Sarebbe dantesco, dall' intento di questa intratterrò bisoj^no,ne tra d'al- e i lettori del FaìifuUa,non tanto perché la interpretazione è più o meno zione implicitanelle parole dell'Ottimo, quanto perché un'esposisimile nella sostanza fu ultimamente mi proposta, non ottimo e argomenti degni d'esame, da un mio bravo amico, G. Donati, che la trovò di suo. Tornando ora all'Ottimo, dopo questa postilla, egli ha Il tuono il terremoto del quale l'altra che tu riferisci : e nel precedente capitolo nel precedente capitolo ». Ora toccò del tuono, tocca si del terremoto, ma non (Canto III) Dante senza « del anche che io qui mi tuono Ma il fatto che rapidamente al che toccare il verbo ha forse annunzia del di per si era dice dietro determinato, : « ! Ma Di quel al baleno cioè ci voleva, com'è » , di cose, quello e Dante per non tuono mi pare basti securo ai postille del testo, fu riscosso Dante terremoto in forza del (non un mine) ful- d'un ne fulmi- di ciò. il fulmine perché parlando del le che chiare meno stesso pensando che to poeti (Canin questa opinione mi ma priquesto tuono pone aprire dirci che a quello addormentato Il Manzoni Tenea di Ed molto riuscirebbero effetto ad l'Ottimo sieno dire senza precede terremoto, suon pien di spavento cosile Stando pure il che che il vedere in sostanza sonno me, annunzia rapido che con quel l'Ottimo città di Dite. commentatore questo quale la romba della terremoto. perché dal porte antichi ma descrive, ma effetti; suoi poco simili, o si riferisce significatomeno a mato chia- si quello soltanto i nosti per accennò che toccò accenna un spesso anche conferma lo stesso ne' strano ha che non altrimenti?) ragione quel fracasso d'un la venuta dell'angelo a pure le IX) che aveva, dinotare voluto la non Se immediatamente per oggi. Quanto noi per stesso toccò vale quel solito,almeno bene medesimo, sta Dante al terremoto abbia che al tuono, Ma baleno toccò : chiamar da commento, un riferire al baleno può si mediatamente questo. che nominarlo come ancóra si dirà quindi (e dirà taluno qui l'Ottimo. egli faccia cosi accenna persuadere baleno Ma questo. questo a posso appunto che in linguaggio, specie in un baleno, anzi quel di prima. ed baleno, non abuso e solamente si fa sentire che Griove chiaro, l'articolo leone, terreno, di Napoche ha appunto l'uf- 213 ficio l'articolo dice allora l'ha fatto egli non il il sia il e già non l'articolo : : « Il baleno che parte non ; aveva, la qui poteva non Difatti, al dantisti baleno «balenò già, Il dal lettore una dell'abisso ti che sa regola, che al e Poeta lo non chiaro. del non e non preceduto esplicativo Mi so. Sono sulla trovai Dante — certi meglio o dal fattagli suppone - che tuono essendo è ma ? come come dice il », ». perché spiegato, trovesti lo e leno ba- diciamo » tuono greve esplicativo, piena quanto ; tuono greve dubbio in un venne e domanda Dove - quello è a il d'essere baleno responsivo balenò « senza bisogno suo : venne è è, vero ha non e al , no o ciamo di- mentre , pure, cosa, porre dietro tien tuono dietro tien tuono un « no che dinotante cadeva. ci o quindi ; non balenò ma come tuono D'altra piglia. baleno l'azione al dietro sonno stato (e il mine ful- Dante essendo ?) che tien con manzoniani tutti, " sostantivo l'articolo ; il baleno. neanche capisce cui sopra dinotante tuono greve Vuom detto perché che quello come aveva tuono, avvenuto al negare al non miracolo appunto cadere verbo il sonno poteva concedere il greve non e parte doveva nel adoperato dico, ma tuono ignorando sveglia d'altra pur immerso capirlo lo che greve un fin né determinare, di proda risponde che commentatori l'abbuiano. E chi faccio qui ha non punto altro dell'amico, il buon come da dire, e la se non pazienza del sartore Poeta, di ringraziar del interpelazione mia Camillo Castello, Antona S. Traversi, Lapi, 1887. ebbe H sostenitori « greve come la nuovo nignità be- lettore. G. La cioè tuono ed » PUCCIANTI. avversari. dantesco, Vedi Città : di INDICE Al lettore I. I della libri Monarchia di « II. 5 pag. Allegoria Dante 9 » ...» Beatrice di 25 » III. IV. Dante le e lingue 55 » unità Della semitiche della lingua Italia in 84 » .... V. La donna nella Vita nel del Canzoniere « di nuova « Dante e » Petrarca 112 » » .... VI. VII. Il La Dante di sonno 134 » visione Dante di triste Ancora morte » seconda della 171 » » 185 morte « X. Il « greve prof. la del- 149 « IX. passaggio suo » seconda La il riviera » VIII. e dantesco tuono : » Alfredo » » Della lettera aperta Pura 210 » COLLEZIONE DI OPUSCOLI 0 INEDITI diretta dal Prezzo Betti S. Betti ogni Postille alla — S. di Scritti — RARI G. Conte L. PASSERINI Cent. numero: « DANTESCHI Divina danteschi 80 Commedia in » [l""-20-3«] . alle appendice le. Postil- [4«]. Paganini. Chiose — Commedia». Fonta M. Dante — gionamenti O. P. Antonellis si G. Commedia » astronomiche di principidi De' — E. di diritto penale che Commedia». alcune Osservazioni — [8*^]. postillealla « Divina sopra la Fisica nel ma Poe- [IO»]. M. Sermoneta Commedia» alla «Divina . di Dante. Caetani [6*^]. [9^] . G, Bottag^sio Ea- [7^]. Saggio — aggiuntivi i di Dante. contengono nella «Divina Galvani Alvisi versi Illustrazioni — C. il Petrarca, e due sopra Commedia». De «Divina [5^]. G. Mossotti filosofici della luoghi a chiose nella Tre — « Divina [11»]. Nota — al canto XI del « Paradiso » (v.43-75). [120]. Di Cesare Villani G. M". — Note a Dante. Osservazioni — [13""]. intorno alla « Divina media». Com- [14®]. Del Noce G, — Il Conte Ugolino della Gherardesca. [15®]. Sorio B. Lettere — Gnarini A. Bettini la. Il Farnetico — Le — ed raccolte Faufaui P. il Tasso. ovvero Divina « [IV]. Commedia » alla postille « Divina Commedia » Casini. Tommaso [20®]. insieme messe da N. Lo — Stige Dantesco e i Peccatori dell'An- [22»]. tilimbo. Finali Longhena. [16°]. [21°]. G. Noce savio Indagini dantesche — Castagna. De F. [18*^-19°]. Le — prefazionedi con a perifrasidella annotate. Tasso. Torctnato Dantesche G. Cristoforo — Colombo il e viaggio di Ulisse. [23«]. Casini T. Aneddoti — Fioretto G. [24'']. Prolegomeni allo studio — Commedia». della «Divina [25®]. Giovanni. Crocioni Danteschi. studi e di Il Dottrinale — Iacopo Alighieri. [26^-27°-28®]. Cavedoni la C. RaiFronti — Commedia». «Divina Villani F. tra biblici sacri e e [29®-30®]. al Il Comento — gli autori primo Canto dell' no». Infer- « [310-320]. Franciosi G. e S. Scaetta Dante studiato per La Fama — I Parte — Il — : « « Inferno Vaticano la nella » » volta. prima « Parte — [33®-34®]. Commedia Divina II scritto de- l' Urbinate e : « » Purgatorio » . . [350-360]. Benivieni H. — Dialogo circa fiorentino, di » di Antonio al sito forma Dante et cittadino Manetti misure Alighieri poeta dello « ferno In- excellentissimo. [370-38»-39®]. Bossi M. Dante — e I di discorsi di Ridolfo FilippoSassetti Castravilla in difesa Dante. contro [40®-41®]. Torti P. a cura e prefazione di con E. Carrara rivendicato. Dante — Le — chiose Lettera Ciro al Sig. Cav. Trabalza. cagliaritane scelte Monti. [70o-71*^]. ed annotate. [720-73«-74'']. G. Faperiui P. Lamma E. XV (Di Crocioni Di — G. Le — del codice Secolo pseudo-dantesca). [76®]. Alighieri precedute da di Piero rime A. Torre La — S. Perrara Le — D. : Cosimo dotti versi « » « diece Dio; «Cinquecento cronologia. nuova Bartoli sopra la [83^]. Dante. alcuni cio Boccac- Giovanni una Pape satan, pape satan Nembrot pie fermo ; Il » di Di — di M. di letture di «Commedia» di giovinezza (1313-1341).Proposta [790-800-810-820]. di di biografici.[IV-IS^]. cenni Gnerri (Par.,II, 46-148) [75°]. Crusca. frammento un canzone una Dante sopra della nell'Accademia fatta Della Lezione — e della « Aleppe ; Il Divina media Com- ! » ; La ra figu- adamitico nome cinque». [840-850-86^] . Il «Libro zione dell'Aggrega(Al- Fargàni). secondo delle stelle (Dante, Conv.^ II, vi-134 9 (conCod. PI. 29 codice Mediceo-Laurenziano temporan Alfragano — » il - Dante) pubblicato con prefazione e Campani. [870-880-890-90""] di da De Romeo Chiara S. in gran — Dante e Calabria. la parte rifatta e Seconda notevolmente G. — Saggi danteschi «M^* ne, edizio- accresciuta [910-920-930-940]. Puccianti note [96-97-98-99]. ILI PUEBLIOIilil MISI DALLA EDITE CASA EDITRICE CITTÀ S. LAPI- CASTELLÒ DI •?M» N. Angeletti delle Cronologia — nori» mi- «Opere di Dante Antona-Traversi BartoltLCci C. L. A. Borgognoni Clerici G. P. Studi — » sulla vari del lettera « Torre R. rilomnsi-Gaelfi la L. Filomusi-Guelfi frode nella Mafticci M. Dante, A. Citazioni .. Moraudi L. tre « di Citazioni Divina « — tavole - Con tre rappresentanti tabelle per 2, « 1, « 5, « 0,50 « 6, « 0,50 ad i tavole i tre la descrizione in « 1, — migliori Passerini. : — dio, stu- esposta delle uso — dia Comme- di Dante » — sche, Dante- Commedia» illustrate (2* edizione). .. inedita «Divina La L. G. Francesca appendice con L. La — « di poema .. prefazionedi con 0,50 .. illustrativi , commenti, « una diritto ed illustrate secondo annotate » nel dalla tratte 2,50 Violenza La su Dizionario — « — media» Com- con esposizionedel quadri tre con Morpnrgo in .. dantesco Dante su filosofia e Breve — 1, — Giuseppe Poema Studi — « .. di F. nota Natoli .. Divina comm. del Scopo — 1, Griudizi e Vedova DALLA e Massime Matelda — con Della dantesco » Commedia Divina « tuono ve Pensieri, — dalla estratti Gre « — L. scuole grafia, cromo-lito- regni, e rispettive di esse .. .. —