(V
P0COIANTI
GIUSEPPE
DANTESCHI
SAGGI
LIBRI
I
DI
ALLEGORIA
DANTE
DI
VISIONE
E
IL
LA
DELLA
«
SECONDA
«GREVE
CITTA
CASA
«
»
J«ORTB
DEGI,!
»
DI
DANTE
«
«
TEISTE
SPIRITI
DOLENTI
DANTESCO.
CASTELLO
TIPOGRAFICO-EDITRICE
1911
RIVIERA
».
DAHTESCO.
TUONO»
DI
»
PETRARCA,
DELLA
PASSAGGIO
INFERNO
DANTE.
DANTE.
DI
SECONDA
MORTE
NELL'
IL
«
SKMinCHL.
ITALIA.
DI
DEL
SONNO
IL
LA
IN
NOVA
VITA
«
«CANZONIERE»
NEL
DANTE.
LINGUE
LE
ELOQUIO»
NELLA
DONNA
E
E
LINGUA
DI
«VOLGARE
DEL
LA
DANTE
UNITÀ
DELLA
DI
«MONARCHIA»
DELLA
BEATRICE.
S.
LAPI
»
PROPRIETÀ
LETTERARIA
LETTORI
AI
Il
agli
e
di
di
nome
perché
periodici
è
!
:
a
di
o
io
del
e
non
intero
da
i)ubblicazioni
mi
inganno,
certo
poi
pensiero,
di
erudizione,
E
poi, quante
o
han
Puccianti
insieme
si
che
è
tuttavia
«
di
molti
questi
e
Saggi
tanto
escon
esercitato
molte
fior
del
anni,
e
a
già
luce
cosa
vecchie,
:
zioni
osserva-
verde
»,
^el
loro
tale
tezza
acu-
eleganza
fresca
molti
le
tra
molta
rivelano
viva
anzi
parranno
scritture
anzi
quali
molte
su
ormai
alcune,
da
rare,
sui
frutto,
fatta
vecchie
o
argomenti
Certo,
di
bisogno
raccolga,
e
senza
insigni.
bisogno
dimenticate
ad
sempre
trattate
Lo
accolga
intorno
non
critici
parran
di
Collezione
e
qui
questioni
la
lia
non
io
studi
agli
caro
nostre,
dunque,
né,
saggi
lungo,
acume
ma,
e
suoi
questi
lettere
delle
studiosi
presentazione:
dire
Pucciantij
Giuseppe
nuova.
da'
cer-
velli
di
lia
a
luce
le
di
pregio
del
molti
lo
dantologlii
alcuni
tra'
pur,
scalpello
sostanza
Marina
e
lianno
riconosceranno,
d'
di
un
Pisa,
compiti,
quand'
anticaglie,
Puccianti
vi
suoi
di
! E
contemporanei
quello
otfrano
esse
forma.
E
anticaglie
di
buono,
la
Maestro.
«ettembre
1910,
G.
L.
lor
qualche
dubbio,
senza
lezione
Col-
rimettere
queste
tanto
ancor
di
la
Passerini.
clie
mano
e
DELLA
LIBRI
1
V.
italiana,
G.
PucciANTi,
Firenze,
Celimi,
MONARCHIA
Introduzione
1862.
DI
allo
studio
DANTE
della
Letteratura
'
della
libri
I
da*
giudicati
critici.
manifesto
il
Il
della
il
e
dei
sappia,
dalle
dell'opera
pili
che
Dante
di
sarà
ci
scrittore
primo
dichiarazione
qualche
retta
intelligenza
del
tociò
che
vi
in
dell'autore,
Nel
od
si
1^
del
di
la
che
mondo
l'ufficio
del
la
monarca
materia
mostrare
della
2®
le
tutta
è
che
il
monarchia
dipende
popolo
senz'altro
nel
altri
in
al
Dio,
e
:
benessere
T
non
parti,
cioè
di
che
tempo^
tre
attribuì
3'^
da
nostri.
seguenti,
si
tempi
monarchia
necessaria
universale;
i
tempi
l'opera
Romano
tut-
infine
proposizioni
universale
monarchia
;
di
via
alla
per
gli
ma
via
temporale
tutti
sopita
sì,
necessaria
pei
la
remo
fa-
Noi
breve
nuova
inconcussa
principato
dividendo
scienza
definita
libro,
un
propone
ed
l'Alighieri
nel-
italiano.
torni
mi
io
fondamenti
raccoglieremo
e
;
di
ha
certa
ma
primo
impero
Dante
esso
libro
altri
aggiungendo
volta
ogni
grande
salutarono
esposizione
esatta,
possibile
i
e
politico
una
pio
esem-
quanto
per
società,
della
moderna
ad
mentre
;
quest'opera
in
parte,
ingegno
setta
di
fu,
scòrsero
recò
gli
un
anco
di
un'opera
e
Carmignani
primi,
il
Ghibellini,
può
variamente
furono
trovò
passioni
prof.
scienza
Dante
vi
cui
a
condotto
scrittori,
Balbo
de'
politico
dell'aberrazione
essere
di
Monarchia
diritto
autorità
già
da
10
alcun
ministro
suo
dimostra
delle tre
una
1. Come
la
Ora,
separatil'uno
dall'
Dall'altra
ridurre
né
della pace,
conseguita,se
E
qui è
Dante
di
monarchi
un
debba
età. Ma
a
se
può
essere
come
il papa
che
la
alla società
civiltà,intesa
a
perché potenza
umana
dell'uomo
sulla
ed
nel
di
Villari,ch'egli,
i
E
servono
del tutto
cosa
; e
viene
se
ch'esso
ecco
il diritto
dalla
ragione umana,
o
dall'autore
è
umana,
la civiltà è
conseguirla, ed
medesima, che
la
veramente
il diritto di
proveniente
non
pieno esplicamento
?
ne
quella
tempo,
suo
al
ragione
terra,
tutti i
di
i cervelli
moderna
è la
Oggi
evo.
monarca
fu del
questo modo, è
non
l'imperatore ; eppure
o
Carmignani
di fondamento
avere
il sogno
ragione, presentissei principiiche
dell'umana
il fine
il
civiltà consiste
umano
monarchia
La
; ma
si lambiccavano
al
il benefizio
di tutto il medio
se
versale.
uni-
monarchia.
c'è dubbio
questa parte Dante
in
particolari
genere
considerazione.
non
essere
dagli uomini
senza
dal
della
mezzo
al certo
ricerca
voi,
ponendo
potenze,
una
sogno,
genza
intelli-
può esplicare o
non
sue
sibbene
soltanto,
così strana
pare
fare
ricercherebbe
ninno
in
per
civiltà,
la necessità della monarchia
le
pace
non
da
è
universale
la
è la
stretti in
parte l'uomo
in atto tutte
ciò
al
terra
di tutta la
far
neanche
altro,e
al
fine,ma
un
questa
su
questa terra
su
potendosi
non
viene
congregazioni,ne
fu
perviene
uomo
è
non
quale consiste nel ridursi all'atto
umana.
tre libri
sia necessaria
monarchia
l'uomo
fine. Il fine dell'
suo
universale
La
pel quale
mezzo
dei
In ciascuno
proposizioni enunciate.
monarchia
la
del mondo.
benessere
un
vicario.
o
ha
da
uniano
della
Iddio.
di Dante,
Monarchia
sulla
Carmignani, Dissertazione
strano
Pisa, Nistri,1865 ; Villari, Antiche leggendee tradizioni che illuCommedia
Divina
la
precedute da alcune osservazioni.
1
«
«
Pisa,
Nistri, 1865.
?»
,
»
Il
questo punto, che pìglieràmaggior
riprendiamo V esposizione.Fin qui il
Fermato
progresso,
udiamo
ha
da
lo scolastico
ora
perché
uno,
essere
r intelletto dell' uomo,
è Dio,
uno
che
è
che
eguali, spesso
offende
teme
o
solo. Un
un
solo
né da timore.
Fa
—
del
degli Umanitari
Un
re
Saprà
può
che
si faccia
farsi per
più
per
:
universale
può
da
ranza
spe-
Giusti:
del
globo
limiti.
star
ne'
un
solo, ragion vuole
perfezione è nell'unità
la
giusto,
quellagraziosascappata
a
pensare
del
e
commosso
non
abbia
che
monarca
inviolate,perché
mantenerle
Ciò
il
dal
moto
monarca
leggi dell' onesto
le
spera;
coltà,
le altre fa-
postiin
sono
uno
umano,
dirige e governa
tutti i cieli
e
primo mobile
perché
è il genere
uno
tore,
pensa-
egliprosegue,
Il monarca,
:
luce in
l'imperfezione: dunque
tiplicità
ha
da
che
non
; nella mol-
essere
il
uno
monarca.
che
Vedete
fil di
logica, considerati
rispettoalla
l'idee
Ma
cosa,
forma
di
la
possibileo
così
no
puro,
e
a
tutti
dell'amore,ed
il
l'intelletto
curarsi
che
un
quale governasse,
D' altra
tutto
ideale, e
al
si
l'ottima
a
marsi
for-
nulla
per
se
fatto,dalla
di
nulla al certo
quanti gliuomini
in pace.
considerata
era
dall' idea
potevasi immaginare,
giusto e buono,
concludono
priori, quale fosse
senza
di passare
speculazione alla pratica.Ora
bello
politica
reggimento, sforzando
ideale
un
a
;
speculativao
affatto
determinare
a
così
una
dedotti
quanto
perché ragionare sulpolitici
sugli ordinamenti
que' tempi
a
scienza
riduceva
fosse
è
per
sé stessi,nulla
in
da dimostrare
cosa
astratte
un'altra.
come
questi argomenti,
mente
più idealnarca
mo-
supremo
fettuoso,
qual padre af-
stretti insieme
coi vìncoli
parte, credevasi
ciò
es-
12
cosicché
avere
la dottrina
riponendo
in
rinunziare
per
le
necessità
la
trascinano
secolo
risponde
popolo
ed
fatti pei consoli, né
ed
popoli.
in
fra
con
vivono
la
sotto
alla
notte.
Il
migliore. Ecco
in
non
tal
la
con
monarchi
le libertà
modo
ad
dà alcuna
altri possa
perché
una
risposta;
co' suoi
del
astrazione
tempi
polo?
po-
non
di
i
Garamanti,
luce
la
ai
popoli
di
monarca
non
—
; e non
la
sposta
ri-
le
zionalità
na-
tutto
tutti i
si ridurrebbe
Lo
scolastico
sospettanemmeno
aver
tollerabil
da in-
conciliare
?
gli
poteva dar
non
universale
anzi
i
hanno
sono
hanno
come
movergli tale domanda
crede
e
altrimenti
restituite
autorità
vana
ciascun
governare
clima
Montesquieu
? E la monarchia
esser
derà
confon-
nazioni
bisogna
proprie. Ma
suprema
simamente
mas-
quali bisogna governarle
settimo
dunque
è
cittadini
de'
di
l'equinozio,e sempre
—
Dante
universale
le
filosofo,
ed
oppressati,
abitano
questo
del
le
al contrario
ma
le nazionalità
le
suo
distruggere
i ministri
monarchia
forzata
lo
lotta col
i cittadini
re,
stimare
fuori
freddo
e
ma
ve
quando
vive
genti pei
leggi differenti; altrimenti
eguale
utopie ;
questa domanda
A
—
proprietà per
loro certe
Sciti che
che
?
No, risponde il gran
—
politiche, sembra
ella
non
le
Ma
—
unità
una
dovrà
aggiunge
doversi
i re
e
vinto.
ottimamente
libero;
consoli
fare,
e
gigante che
un
universale
1' uomo
che
non
violentemente
vincitore,ora
ora
libertà di ciascun
de'
ma
vecchie
tempi, quasi
daccapo. Egli è
monarchia
La
e
conoscere
le
preoccupazioni della scuola, e fors'andei
n'esce
e
pio
princi-
esattezza
conoscere
e
alle
sempre
sul bel
ad
molta
classe le
questa seconda
ogni tratto
che
può
l'uomo
quelle che
modo
qualche
storia. Dante
lavoro,distinguendo con
l' uomo
può semplicemente
fare, da
voler
nella
in
suo
che
cose
veniva
Augusto;
buono
del
tempi
ai
ideale
conferma
una
del
ad
realmente
avvenuto
sere
lo
storia
che
sospetta,
romana
13
dalla
cosi sicuro
e
sua,
air intricato laberinto
della
dimostrazione
la
Tant'è
dappertutto.
—
0
Figliolodi
il
ad
Dio
egli dice, che
stato
assumere
E
così ragionavano
Come
2.
il
del
popolo
da
discesi
Inoltre
è evidente
da
si fanno
Dio
dai
di
miracoli
E
—
della
padre
il miracolo
per
delle
tempi.
comune,
vuole
reale
mirarono
sempre
—
tra
uomo
torneremo
al bene
ad
dal
cantare
di
fuga
anche
Dante,
Campidoglio.
era
Chi
pur
e
sempre
vuole
uonio,
Mii
il bene
una
la
porzione
pro-
quale
corrotta,si sovverte.
i RoOra
mani
poi.
—
degli uomini, dunque
al fine del diritto.
intendevano
caduta
diritto. Il diritto è
si conserva;
sempre
universale
civiltà,celebro
tempi,
proseguiamo.
questa definizione
mirarono
suoi
fu visibilmente
nella
e
Dante,
del
aiutate
nel
Numa,
fn
Virgilio.
romano
nella
Campidoglio,
personale
osservata,la società
Su
ai
il fine del
e
di
salvatrici
oche
Ma
e
sono
popolo
istupite se
quanto superiore
de' suoi
il
ma
che
poesia, della nostra
nostra
femminino
e
cose
ii regno
del
non
imperare,
generosissimi, perché
e
fu manifesto
sotto
qui
genti, perché
tutti
su
mano
Ro-
popolo
conquista dell' impero
come
liberatrici
delle oche
Clelia.
alla
Dio,
—
di diritto
Omero, Tito Livio
di diritto ;
scudo
cielo dello
altri deve
tutte le
come
aiutato
delle
l'impero
attestano
nobilissimo,come
Il
—
dal lato mascolino
che
Enea
narchia
mo-
d'Augusto.
si attribuisse
nobilissimi
furono
i Romani
aspettò,
tempi, cioè, la
universale.
popolo pilinobile degli
ed
narchia
mo-
umano,
umana
universale
Romano
giustamente
si prese
la
genere
carne
trare
en-
teologi di quell'età.
i
monarehia
della
Vufficio
il
la pace
e
appunto
teologiadoveva
meglio dispose, ta pienezza de*
universale
—
la
tro
en-
per
conchiude
ricorrendo
vero,
è l'ottimo
universale
che
tesi
prima
cacciarsi
a
e
dialettica,
della
teologia,che
alla
alla storia ed
sé, torna
di
Difatti,i loro
acquistarsilode
difendendo
gistrati
ma-
le
14
Provincie
Senato
gli alleati
e
porto
era
nazioni; dunque
Oltre
mondo.
rifugio de'
e
ebbero
essi
ciò, essi
a
genti, combattendo
di
la
questi,che
A
Dante
quale conchiude
col
monarchia
la
se
aggiunge
Gesù
Cristo
essa
e
morto
dal
fermerò
avanti
recati
tutto
con
si vorrebbero
santificare
della divinità.
Da
tutti
su
sofismi
che
del
dalla
dense
ch'egli re-
la scienza
3. Come
gli argomenti
questo
parte ad
medio
un
son
fatti
scuola, questa
del
diritto
Vautorità
Ed
sentenza, la quale
una
del
de'
a
come
dal
da
gnoreggia
si-
possibile
duti
rica-
eccoci
nel
è
mezzo
un
come
I sofismi
genio dello
mostreremo
più
moderno.
monarca
dipende
la
popolo
le tenebre.
sentenza
popoli
essere
ciascun
Senonché
evo.
mano
popolo ha
che
solo.
un
la
quelle
specialidi
di
un
ambizione
si crede
qui
errore:
questo
in
precedente abbiamo
del libro
intravede, anzi crea,
scrittore,che
giù,
in
improvvisamente
rompe
vengono
che
gli altri,i quali
questi sofismi c'è
lampo
sui
sarebbe
non
umano,
cercando
signoria universale
nei
a
cessa
con-
sotto di
nascere
dell' umana
le opere
delle autonomie
conciliazione
la
dizio
giu-
sulla fede,
rispettate le nazionalità
Il solito
con
il
fondati
la massima
per
si stabilisce in
; ma
imperare
questa
lor
rigore della scuola
il
passo
un
sì volessero
diversi
volle
dimostrarvi
a
pretto sofisma, pel quale
creduto
le
—
fondato
il genere
libro, si riducono
secondo
tutte
peccato.
mi
Non
fu
Dio
quella morire,
tutto
di
opera
per
di
al
libro, affermando, che
fosse stata de jure^
non
Romani
giudice
un
per
di
uno
Signore, che
nostro
legge
in
ma
argomenti
il secondo
dei
di
il
delle
e
specialmente
popoli.
chiama
principiirazionali,ne
di dar
duello;
giudizio
per
popoli
l'impero
di
tutti i
di
signoria
ottennero
fede, ed
con
de'
re,
si manifesta
Dio; quindi
e
il diritto
modo
a
di combattere
maniera
equità
con
senza
mezzo
15
Dio
da
è
come
quello die
alla
vede
Dante
la combatte
ponteficeche
cioè, il sommo
specie di oppositori,
tre
dottrina
chiavi, i pastori della chiesa
sante
zelo delle
per
che
di
zelo
da
anch'essi
mossi
una
menti.
le
oggidì occupate
anche
sua
meglio ragionato,
il
e
Il terzo
vicario.
o
argomenti saldissimi
sciogliecon
tiene
che
ministro
suo
un
più importante
il
certo
libro
questione
da
già
non
e
le si oppongono
parte
le
religione,parte
superbia e cupidità ostinata, i quali
chiamarsi
figliuoli
del padre diavolo^ osano
essendo
i decretalisti ignoranti al
della chiesa; e finalmente
stan
contro
pari
che
per
sfacciati,i quali insegnano
della chiesa
il fondamento
il fondamento
dacché
che
altro
la
parola
decreti,
dai
due
cavati
2^
da
argomenti
e
maniere
empia
ed
la chiesa
rità
pigli auto-
non
chiesa.
dalla
i decreti
che
argomenti
di
essere
possa
non
da ciò che
fecero
sere
es-
assurda,
possono
1^
interpretazione de' libri
mala
cavati
decreti
ch'egli sostiene, cioè:
la tesi
contro
arrecarsi
Dio,
viceversa
ma
Distingue poi
chiesa
della
di
: cosa
i loro
menti
argosanti
:
rispetto
i Romani
alla chiesa.
da'
Cominciando
della
paragone
la
con
la
assomigliando
dal
chiesa.
tolse il
ma
Sole
chiesa
Vero
vicario
di
Dio, ma
è
ma
chi
che
Signore
ne
di
signore delle
per
via
di
il Pontefice
le
non
della
di
spiritualie
lo
adunque
viene
a
racolosa
mi-
e
non
divina
e
dote,
sacer-
come
insomma
il Pontefice
medesime,
détte
Samuele
è vicario
cose
che
principato
esso
straordinaria
il fece
nunzio
l'altro
e
rale
principato tempo-
il fece
; ma
come
inferisce che
il
il sacerdote
Dio;
tutte
e
luce,
dipendenza
principato a Saul
perché n'ebbe
è pure
Dio
Levi
a
la
la
il famoso
principato civile
del
e
riceve
è che
l'officio da
Vero
col Sole
Giuda, inferiva
a
dalla
chiesa
che
luna
tritamente
primi, confuta
come
volontà.
Dio,
e
che
temporali,
ha
da
sere
es-
pareggiare
a
16
stesso,argomentando
Dio
L'autorità
insieme.
può
non
alle
alla seconda
ha
il
diritto
che
umano
impero.
esso
il
dono,
contro
dicendo
:
Nolite
peauniam
neque
hoe
de
di
possidere
Se
(usurpatio
enim
fosse, potrebbesi per
l'autorità della chiesa
poiché Ottone
Dimostrato
dalla
dipende
ricerca
dall'autorità
il fine dell'uomo.
cettare
ac-
Gesù
di
porali
tem-
argenmeum
regnum
da
ebbe
viene
papa
per
seguenza
con-
legittimamentedal
diritto
modo
fa
non
che
ritto
di-
cosi
se
sostenere
che
quella dell'impero,
Leone
e
papa,
depose
Sassonia.
così d'onde
della
può
i beni
così che l'autorità dell' impero
chiesa, Dante
sia
ne
esilio in
in
il principio dell'autorità
qual
da
imperatore restituì
Benedetto, mandandolo
«
faeitjus);
lo stesso
integrità
neque
Carlomagno
juris non
l'
al-
parola
aurum,
la
anzi
non
possedere
dignità dell' impero, non
che r impero sì conferisca
Pontefice, perché l'usurpazione del
Adriano
al
chiesa,parola che
'vestris
in zonis
mundoy".
alla
detta
di
a' sacerdoti
divieto
severo
est
far
contro
la
parte
mento
fonda-
ratore
l'impe-
che
serbare
dall'altra
è il fondamento
Cristo, che
di
umano,
Ora
far
fondamento;
il dovere
senza
Cristo.
la
pure
est) il
l'impero, senza
chiesa
La
lo ha
humanum
è il
quel dono.
è il diritto
parola di
ne
incombe
imperatore
l' impero,
jus
divider
può
non
ricevere
dell'impero
è la
chiesa
della
non
anco-
di
poteva
fondamento
suo
{imperii fundamentum
non
estendersi
tino
argomenti, Costanparte alcuna dell'impero a
la chiesa
il fondamento
chiesa:
tum^
Gesù
que
spirituali;dun-
cose
Pietro
specie
alienare
chiesa, né
della
Come
fa
alle
di
successore
poteva
non
di
empiamente
temporali.
Venendo
prò
nel
ed
scioglieree legare,data da
riferisce solamente
Pietro,si
a
di
goffamente
imperiale
venga.
e
viene
non
—
A
nettamente
chiesa, è mestieri
vare
trostinguerla
di-
ricercare
L'uomo, composto com'è
di
17
immortale
anima
mortale, partecipa al tempo
di corpo
e
rato
stesso dell'incorruttibilitàe della corruttibilità.Conside-
questo duplice aspetto,l'uomo è ordinato a due
ultimi fini,l'uno è la felicità in questavita,che consiste
nella operazionedella propria virtù,o meglionell'esplil'altro
delle proprie potenze,ossia nella civiltà;
camento
in
nella vita
ò la beatitudine
di Dio.
fruizione
i dettami
secondo
delle
di
e
spirituali
teologali.Custode
virtù
nali
cardi-
quattro virtù
bisogno di
ha
1'uomo
conseguire l'altro,
; per
ramente
libe-
filosoficie di operare
bisogno di ammaestramenti
maestramenti
am-
le tre
secondo
operare
ha
l'uomo
conseguireil primo
Per
nella
consiste
che
futura,
rispettoalla
cipato
conseguirsi,è il prin-
guida dell'uomo
e
può in questa vita
temporale o l'Impero ; custode e guida dell'uomo
tura,
rispettoalla beatitudine cui è ordinato nella vita fufelicità che
è la chiesa. L'autorità
da
Gesii che la fondò
dell' impero
umana
col
ciò che
è nella
voluto,così
l'autorità
senza
della chiesa. Difatti
mezzo
4. Dalla breve
di
sangue
torità
; l'au-
natura
natura
è da
Dio
da
Dio
deriva
prima
che
chiesa
la
luce l' impero.
sua
fedele
ma
diatamente
imme-
dalla
impero
esso
tutta la
in
fosse,splendeva
suo
viene
immediatamente
viene
siccome
; ma
della chiesa
esposizione che
abbiamo
fatta di
è chiaro che si debban
quest'opera
dell'Alighieri,
in essa
due parti, l'una proveniente
come
distìnguere
dalle idee dei tempi, l'altra dall'ingegnodello scrittore
; la
prima
nante
rappresentante il passato, l'altra vatici-
l'avvenire.
deriva che
sorge
accanto
maestosa
scienza? Sebbene
e
del lavoro
questa speciedi duplicità
Da
al falso sta il vero,
severa
la scienza.
dalla stessa
un
voglio con
concetto
un
breve
da
Quale
all'utopia
si è
analitica
esposizione
fatto del libro possa, chi
porsene
allato
ne
sé,pure
a
biamo
che ab-
raccolga le parti,comscemargliene la fatica,
epilogo darne
Collezione di opuacoli danteschi, u.
questa
un'idea
9C-97-98-99.
più
chiara
2
18
anche
possibile,
che
mi
sia
clie
ripetizione..
appartiene
L'uomo
cioè, ed
è
religiosasul diritto divino,
è nel
che
è nella natura
da
su
delle
la
è
sia
e
sulle
la
eose,
si
questa
in
del
di
degli altri; e
un
al
può impedire
non
lo
stato
ha
quindi
il diritto
fra
iiomini
società
si
serva;
con-
della
può
è
come
una
da
da
una
darla
la
e
ad
moderna
politica non
non
non
le altre proposizioni
mecon
al Villari
Carmignani,
le investiture
sociale,0 meglio
libero
esser
diritto,la quale
insi
propria natura, e
sovrano
nelle
rischiarano, sta veramente,
la
che
privilegioottenuto
Il
del
sé, ma
da
Chiesa, la quale
insomma
da
ha
quale serbata^ la
società. Difatt) l'autorità
è
esplicare
personale degli
e
definizione
libro
parve
la
egli
ciascuno,
insigni,il fondamento
dalla
di
sovverte.
vuoisi considerare
siccome
di tutti. Dunque
il bene
prescrivere questi limiti,perchè
di
corrotta,
Ora
fine
un
stretta
que' limiti però ne' quali, ri-
l'azione
l'azione
società
la
sacrosanto
potenza, dunque
sua
proporzione reale
loro
dipendente
sia in-
religiosa ha
fatto per
umane
il diritto
ha
menomare
una
stessa,sebbene
tico
pra-
potenze
il diritto
mutabile
im-
l'esplicamento
questa terra, la civiltà,
che
0
sima.
mede-
della
fondamento
un
società
ciò
e
ha
cittadino, dentro
come
civile ha
quella. La
umana,
autore
Dio
la chiesa
ciò
civile
l'uomo
opere
società
natura
terra,la beatitudine;
della
fine
da
voluto
divino, come
e
un
è
la
Dunque
fuori
è nella
diritto umano,
che
chiesa.
rivelazione.. Ma
sulla
vile,
ci-
la società
sul diritto umano,
fondata
alla
alla
ed
qual-
in
insieme,
religiosa,all' impero
alla
società civile
La
società
due
a
di cadere
rischio
a
parte
scienza
viene
al
altrui
senza
libertà
rescritti
altri scrittori
de'
della
monarca
noscere
disco-
popoli, non
imperiali. Cadono
e
i
l'altra.
privilegi dal-
del diritto
personificazione
eletta a
rappresentare
persona
una
20
finche
Ma
la chiesa
si attraverserà
col
sarà sempre
in
discorderà
dal
del
fosse
0
di
priì,
perché
una
disapprovazionedel
frivola
causa
fa
0
riferire
ad
che
allor chiamavasi
nel
possesso
di
dei
chi
Marco,
agli altri.
«
il mondo
nel
Chi
sia
sosso-
si riferisce
(Marco)
interlocutori
voglia leggere quel
Italia,bensì
in
da
signori
quella
celebri
che
quello
consisteva
non
tutti i
su
delegati
come
papi,
temporale, attribuisce
suoi
pontefice
non
reggimenti, vede
temporali ».^ Nelle
cose
ci
de'
piccol territorio
considerandoli
delle
Dante
temporale
poter temporale
del
della
mediata
im-
papi sugl'imperatori; che
un
supremazia
nella
la caduta
che
in sé due
dominio
uno
dei
dote
sacer-
si unirà
peggio,
grandissimieffetti. Bensì egli
a
prevalenza
alla
anche
confonde
Roma
il
conseguenza
crede
Cantii) che
il
(dice
è
una
al dominio
farlo credere
Dante
dolersi
il diritto divino
:
Dante.
Cantii
avverso
dì
si sforza
è
chiesa
temporale,
umano,
popoli. Quindi
i
Cesare
tutto
quelloche
o
re,
delle dottrine
Nulladimeno
col diritto
guerra
della
potestà temporale
allo stato
sempre
sotto
tener
per
re
sovranità
papi abbiano
i
vicenda.
c'è
stiani,
cri-
al governo
parole
di
scritto,non
specificatamentela supremazia del pontefice
tutti i signori cristiani,ma
semplicemente il
si condanna
su
connubio
mostruoso
«
Soleva
(fJie runa
e
e
l'altra
Col
pastorale; e
mal
eonvien
terne.
—
e
;
sé
duo
pastorale. Eccole:
col
soli aver,
tempo feo, Due
Faeean
vedere, e
spento, ed
e
Chiesa
di
reggimenti, Cade
Valtro
Roma,
nel
Per
C.
non
fondere
con-
fango
Cantò, L'Europa a' tempi dì Dante. V. Dante
Secolo,voi. I, Firenze, tipografiaG-alileiana,1865.
1
forza
viva
Peroeehé, giunti, Vun
la
del m,ondn
giunta la spari
l'altro insiem.e, Per
oggimai che
DV
in
strada
Vun
cJie vada
spada
il buon
l'aitilo ha
L'un
Beo.
di
ehe
Roma,
della
e
e
"
il suo
21
brutta
^
Né
destramente
risponda,come
questa
l'egregioscrittore,che in ogni modo
un'opinione di Marco, perchè Dante la fa sua
la
e
accenna
sarebbe
soma.
—
si
soggiungendo immediatamente
bene
E
argomenti.
canto
del
VI
devota, E
lasciar
ciò che
Per
alla
mano
predella;
Roma
Cesare
che
l'illustre
trova
scrittore)era
Papa
città
una
sconveniente
il dubitare
che
di
che
quasiché tutti
del
successor
disputava
condanna
stantin
sìon
ma
Trojani
Piero.
mal
per
—
un
a
quella
chiaina
ne
:
segue
(prodal
alieno
papi
la
veder
Dante
—
sputare
disolo
non
abusino
Matelda, cosi larga
i beni
e
da
esaltato
del
lesti,
ce-
fossero
Lazio
città
Dante
ove
siede
dunque
territorio?
averglielodonato
fu anatre.
quella dote. Che
2xilre! L'avere
^
città od
una
Costantino
di quanto
i
ponesti
con
notte
dispensavano
grandeggiasse la
maggior
al papa
ì
est
pensiero di filosofia della storia,
un
i fatti de'
affinché
coordinati
se
coloro
gli balenò
ma
0
a
Poiché
e
tendi
in-
fatta fella,
che
territorio,
un
o
solo esalta
terreni
e
talmente
{De Mon., Ili,v. 12), non
beni
di
m' accompagne
bene
non
in fine
piagne, Vedova, sola,e
non
mio, ;oerc/ié
al
bestia
conchiudendo
esser
meum
all'imperatore: Vieni
pateticainvocazione
tua
sella,Se
dagli sproni^
e
persona
dovresti
regnum
com'' està
corretta
esser
non
prima
ehe
nella
(cioè:
ti nota
Guarda
mundò)
hoc
de
Dio
nulla, nel
signoria temporale
gente
Cesar
seder
fosse
in
esplicitamente la
Ah
io)
(diss'
mio
ciò
tutto
se
ponteficiesclamando:
de*
Marco
Purgatorio parlando
molto
condanna
come
0
;
Non
te prese
la
il
tua
il
non
Come?
:
0
Co-
conver-
primo
ricco
Matelda, che fece tanti doni
alla Chiesa, non
conclude, perché esalta,e molto pili.
Costantino medesimo, sebbene
Io consideri
la cacome
1
2
Dante, Purg., Canto
loc. cit.
Opera cit.,
XVI.
22
Ed
io
di
davvero
comprendo
non
all'illustre
mente
si accorga
i
che
pontefice, altro
al
concetti, per modo
altro sia il dire che
come
la
ad
al
tempo
un
a*
disputare
stia
contraddizione
in
il dominio
il
di
fine,agli occhi
noi
Ma
Dante
Dante
del
inconveniente.
«
donò
per
De
Monarchia
faccia
Dico
che
la
Dante
esalta
Difatti
del
segno
altro che
sia dato
neutica.
dell' Erme-
la
luogo: Dire
lei deputato
cos'è
che
zione
spiega-
alla
la
che
molto
e
questo patrimonio
Chiesa?
diamo
Ve-
risposta a queste domande
di Silvestro
pone
l'Imperatore
dell'Aquila.
allora
molto
pontefice,
Chiesa, con
più
la Contessa
nel
:
dalla
mondato
alla
Roma
Costantino
mentre
dere
difen-
imitarlo, del luogo
deputò
dell'Imperio, cioè
di Matelda.
parte
lo
tutto
di
vede
Costantino, essendo
terrestre, colloca
far
Chi
la intercessione
che
a
dubitabili
in-
e
sa
il
tutto
di
prima
Chiesa?
la sedia
1
patrimonio
della
alcuni
Dicono
lebbra
E
Il Cantù
tanto
sé
tre
delle al-
e
chiederemo
Ecco
una
da
presa
esame
che
intendiamo
non
medesimo.
abusi
nel
più
cura
gole
re-
da
più chiare
papi, non
Sig. Cantù
dal
citato
a
Chiesa
che
Le
trattandosi
ma
de'
trova
—
intiero
autore.
dal
alieno
santissimo,e purché gli
suoi
si
sistema
toglie in
me,
temporale
conseguirlo, non
di
si
di
meglio
sede
essere
e' insegnano
questa frase
tutte del medesimo
questo molto
nel
come
n'abusino.
le sentenze
con
dell'operache
opere
sanno
dell' Ermeneutica
quando
meno
Roma
territorio che
un
giudicare d'un
tanto
frase,e
non
politicamente
talmente
ch'essi
elementari
si dee
non
città od
una
che
voleva
dovesse
Cantù) è
il
assai
all' impero.
e
il dubitare
più
le
che
(dice
papi
sconveniente
tutti
la città eterna
papato
Dante
6. Ma
Dante
voleva
signoreggiata dal pontefice. Ora
pensiero di Dante
passato
maraviglio
mi
i
sacerdotali,
ciò sia
come
scrittore,e
confondere
ch'egli possa
sede
cupidigie ed ambizioni
delle
prima
gione
cielo
che
nel
di Giove
non
radiso
paa
23
molte
altre
poteva far
Costantino
dignità dell'Imperio. Ma
questo dono, perché l'Imperatore non
giurisdizione imperiale.
modo
nessun
manifesto
di
che
possessione, né
conferire
aonferre
dunque
Chiesa
{Fatet igitur quod
»
modum
per
in
non
possessionis,
nec
alienationis
sodo
che
pure
la
l' Imperatore
signoriadi
zione
aliena-
JEedesia
re-
{imperator)
poterai).È .posto
ille
può
non
città
una
di
nee
è
per modo
modo
per
in
Dunque
ricevere
poteva
non
parte
temporali,
cose
lo vieta.
l'Imperatore
modum
cipere per
ricevere
a
espressamente
la Chiesa
che
dall'altra
Chiesa
La
disposta
era
precetto
il
per
può
particella(aliquam particulam) della
alcuna
separare
non
dare
di
o
alla
ritorio,
ter-
un
temporali,né
la Chiesa
può ricevere queste cose. Ma dunque che cosa
poteva dare l' Imperatore alla chiesa,e che cosa
poné
ma
anche
questa ricevere, esclusa
tea
Dante
della
stando
risponde così :
Chiesa
il
quale divisione
il
il possesso
l' Imperatore in
ed
suo
altre
spendere,
cose
il vicario
poteva
e
?
aiuto
superiore dominio, l'unione
patisce;
non
beni
signoria ed
la
Poteva
«
patrimonio
fermo
sempre
di
il possesso
del
di Dio
come
ma
come
dispensatore
ricevere,non
possessore^
de' frutti a' poveri di Cristo per
la Chiesa; la qual
stata
cosa
sappiamo essere
dagli Apostoli fatta. Mi
vesse
pare che l'esempio che qui si cita degli Apostoli dotogliere ogni dubbio, se pure le altre sentenze
lasciassero luogo a dubitare,dacché, per quanto io mi
sappia, gliApostoli
città
il possesso
di
(standoalla
sentenza
e
territori.
di
Dante)
proprio, né una
beni temporali, ma
soltanto
in
di
in
questi
questo
che
Ma
a
benefizio de'
caso
la
può
le
può
esser
un
trimonio
padi
possesso
l'uso
concesso
poverelli di Cristo. Solamente
abusi
ha
adunque
avere
signoria, né
del
sconveniente
patrimonio
quanto tutto questo abbia
temporale chi
signoria,né
la
Chiesa
La
non
egli giudica molto
Chiesa
né
mai
avessero
non
fior di
senno
che
il dubitare
a
fare
lo dica.
putato.
lei de-
col
minio
do-
ALLEGORIA
1
Vedi
1865.
:
Dante
e
il
DI
suo
Secolo,
BEATRICE
Firenze,
'
tipografia
leiana,
Gali-
28
insieme
rappresentati
mai
non
false
seguendo
dopo
ha
Egli
gli si
che
Beatrice, gli danno
di
lo
ma
padri
suoi
della
studio
l'alto ufficio
a
ma
dell'
in
e
la pena
del
alla vita
Malespina
nel
di qui l' ira
Paradiso
:
Argenti, contro
taccia
avversi
qua
e
Ma
tutto
del
Dante
Cacciaguida
sebbene
di
:
nel-
poeta contro
lippo
Fi-
dì
questo
furono
mente
fiera-
qui
la dolce speranza
di
l'
dal-
essere
battesimo
suo
adunque
Divina^
forza
rispettivo
sua
cingersi le tempie della
a
a
Farinata
commosso
Commedia
(come tutti
dal
di
nel
su
cui si fonda
è
non
poeta, è
al
bel
suo
un
cetto
con-
metafisica, è
specchio fedelissimo
e
i
sommi)
se
stesso nel
delle
un
un
episodio
dei suoi
tempi.
poema
morali
della
Come
dal
fatto per
versale.
giungere all'uni-
suo
condizioni
più specialmente
degl'Italiani
move
particolare per
Quindi egli fa
generale,
tessitura
La
poeta.
giungere all' idea,
in
intima
altri che
parte
sua
trovato
universale
e
a
primo concetto
della
invenzione
vita
dilungato.
del
ed
fonte del
sul
Il
Giovanni.
della
erasi
Donati,
richiamato
sospirata fronda
fatto reale
cui
feroce
colà si mostra
ingrata Firenze
San
rappresentandosi
qui tutte quelle allusioni
il nome,
lui ed
a
bruti,
come
Purgatorio, da
Corso
studiosamente
onde
Di
nel
dei
religione
poeta, l'esilio predettogli da
l' Inferno, dal
:
egli meditando
e
è nella
purificazione di Dante.
una
la
da
adunque
cadere
a
rei, ed il premio dovuto
a'
al bene
Commedia
Divina
la
vivere
a
conoscenza,
serbata
buoni, fa ritorno
ai
non
virtù,
degli occhi
è presso
:
aiuto ; ed
nato
della
lume
e
filosofia,
suo
uomo
seguire virtù
alla mente
guerra
morale
la persona
passioni intemperanti,
il dolce
aspra
vengono
le
:
boli,
sim-
come
Vediamolo.
il sentiero
di bene
nascose
e
campeggia
poema
smarrito
immagini
vere
solamente.
del
tessitura
Dante.
persone
simboli
come
Neil' intima
di
come
e
come
uno
dell'uomo
condizione
vile
ci-
ne' dialetti delle
29
sentiva
italiane
Provincie
illustre d'
lingua
la
la miserissima
così nel proprio esilio ravvisava
Italia,
zione
condi-
nieri.
degli Italiani de' suoi tempi nella patria loro straAllora
propria
alla
amici
virtù
egli
alcuni
canta
Virgiliocanta
Enea
la vita
scompare
così
Turno
l'Alighieri.
come
Ulisse;
canta
l'Alighieri
solamente
;
rispettoall'idea
l'uomo
niun
mente
ampia-
uomini, Achille,Agamennone,
e
agli
della
Quindi
abbracciò
umana,
in viso
tempi
intiera.
tutta
poeta
ai nemici
ed
de' suoi
moderno,
egliconsidera
Ed
l'uomo.
né
antico
rappresentò
e
guarda più
non
suoi, bensì agli amici
luogo all'umanità
poeta, né
Omero
:
del
allusioni
le
poema
patria. L'uomo
della
e
dar
per
persona
nemici
0
nel
cessano
del bene,
intiera,nella patria ed in sé stesso.
che ha perduto il bene, Inferno, che
nella società tutta
lo descrive
Quindi
si studia
nel
trova
le
tornare
la
bene
Purgatorio,che
purificandosi.
al bene
beatitudine, Paradiso.
insomma
l'esattezza del filosofo,
dall'Alighieri
rappresentatecon
la scultoria
con
e
poeti,perché
dei
quante
potenze, tutti quanti gli affetti umani, tutte
nelle qualipuò l'uomo
le condizioni
trovarsi,
umane
ono
Tutte
dalla
scienza, anzi
tutto
r universo
Cosi
in
lui
la
poesia
massimo
discompagna
si
non
in
al divino
poesia
poesia, anzi
trice.
di Bea-
sorriso
purificazione di sé medesimo
nella
esempla quella dell' uomo.
Egli canta
virtù rinnovellato, si fa
stelle. La
poeta, del
si trasmuta
la scienza
do venta
Dante
del
evidenza
Divina
Commedia
sentiva
di
è
una
mistica
dalla
che
disposto a
e
puro
l' uomo
salire
alle
purificazione
dell'uomo.
Dante
ma
il cantore
essere
disconosceva
non
la civiltà
d'una
antica.
viltà,
ci-
nuova
E
mente
vera-
egli è rispettoalla italiana poesia primitivo, ma
è al
le
tempo
istesso l'erede
somiglianze
Omero
non
ha
con
Omero
dinanzi
della
e
a
le
sapienza latina.
Di
qui
dissomiglianzeprofonde.
sé esemplare
alcuno
;
egli è
30
al tutto:
nuovo
l'apprenderanno da
ma
Ha
Padri,
e
dire della monarchia
la
viaggio
dipinto
era
un
entro
per
solamente
dell' Impero
secondo
a'
è
Ed
la condizione
sopra
fedelissimo
al
intento, anco
suo
Virgilio
della
procede
il
sapienza.
umana
dal
fatto
Virgilio a
dalla
come
la mente
qui
al
cosa
presenta
uomo
della
Divina
tutta
in
la
V.
lui
sua
(eglidice)
li parenti miei
furon
E
mantovani
patria ambedui.
sub
vissi
Al
1
già
E
E
lo scritto
ghieri,
l'Ali-
facciano
ci ritrasse
simbolo
del
poeta
simbolo, giusta
:
Nacqui
E
sopra.
cominciare
si
noi
che
e
vera,
anco
aU'idea,
princìpio fermato
Difatti in sul
Ed
così si alzasse
attenne, tantoché
si
gilio
Vircome
evo
e
tradizioni
persona
come
e
alle
questa
a
medio
la
guida
sua
degli uomini.
comune
sempre
questa
a
del mago,
tenesse
grande sapiente,che
di reggimento
Ma
regni spirituali.^
del
glio
vo-
dell'Alighieri,
popoli.
tradizione
nella
tista,
l'ar-
romano,
forma
la mente
tre
ai
gliezze,
sotti-
Virgilio.
su
ragione precipua per la quale e' lo prende
nel
la
dei
e
aride
corca
considera
felicità duratura
potesse dare
l'antica
loro
universale, sola
politico, che,
dalla
egli sa esistere un'arte,
amore
il cantore
a
tempo
per
lulio
Roma
degli
lombardi
ancorché
sotto
Dei
precedente.
i
la civiltà cristiana,
sopra
alle
;
Virgilionon
in
anche
ben
ma
Platone
grande
con
che
non
canta
sapienza ereditata
traverso
a
spesso
antica,
Se
l'arte,e tutti
crea
fondata
vuol
con
scienza, quella degli scolastici
una
bene
e
alla
egli
anzi
;
sente, indovina
Parte
un'arte,mentre
lui. Dante
rinunziare
senza
civiltà antica
nuova.
ci sia
spontaneità dell' ingegno
ia divina
secoli
ignora che
fosse
il buono
falsi
e
tardi,
Augusto,
bugiardi.
Commedia,
storica
rità
ve-
31
fui, e cantai
Poeta
di quel
il superbo
Poiché
Questa è tal
indi
Ma
gentilche
dubbi
che
prima
che
tulio
.
.
venne
da
Ilion
fu
combusto,
nel
tuttavia
d'esser
della
rivelazione
idealeggiato,è
Virgilio, comeché
di
alla idealità
si leva
al tutto
essere
dell'Alighieri,arte
r arte
mentre
cessi di
che
guisa,
dal
E
ecco
umana
ed
ecco
di Dante
questo
per
veramente
media
Com-
Divina
nella
una
in sìmbolo
mai
vera
persona
più alta,disdegna separarsi
sulle robuste
poggia
la terra.
Di
perde d'occhio
Commedia.
l'efficacia grande della Divina
Dante
è solamente
della metafìsica
lo chiama
come
metafisica
della
e
il Gioberti
;
fisica,della
r
e
unisce,
universo, le
Dante
e
è
scienza
in
confonde, il
non
leggi
sue
della divina
e
insieme; egli comprende
che
qui
non
il vate
;
squisitamente italiana,
reale ; mentre
vero
ali all' empireo,
cessi
si converte
Virgilio,non
sempre
pur
Ed
:
poema
che
senza
indi in
sapienza
personaggio isterico.
un
i
anche
; da
fede^
di
opra
divina
significazionesimbolica,
che
e
personaggioisterico acquistinel
un
una
dell'alunno
poss*io
ti
il simbolo
della
; vede
senno
teologicagli risponde:
Dir
Beatrice^ eh'
lume
dal
il
savio
terrogato
e inmanifestarglieli,
a
materia
volta sopra
quel
in
di tutto
mare
la bocca
qui divenuto
aiutata
i
egli si tramuta
via via nella mente
a
Troja,
vano.
biografìa del poeta manto-
la
ragion qui vede
eh' egli è
come
poco
questi apra
Quanto
non
a
seppe,
t'aspettaPur
là
quale
sorgono
una
.
e
giusto
che
Figliold'Auchise,
cagioni,
za,
scien-
il vate
divina
una
reale
1' uomo,
non
della
e
sintesi
e
l'umana
delpiente
sa-
l' ideale,
il mondo
Dio.
Ma
il
del
Poema,
personaggio
è
1
Inf.,Canto
2
Ptirg.,Canto
che
senza
I.
XVIII.
muove
dubbio
e
governa
Beatrice
:
tutta l'azione
è Beatrice
che,
Dante
di
soccorso
lo
cielo, commette
dal
discesa
radiso
; è
del
all'estremo
tutto
il
proseguire
e
te
questo
e
della
in Beatrice
Ed
di
è
sì
ch'egli
Vita
vi
è
resta
egli s'ar-
possente
Beatrice
tra
:
al
nome
fiamme.^
le
a
ogni
somma,
In-
l'azione,
non
un
Furg.,
seconda
Convito, I,
la
4.
donna
e
storia
è
Ed
di
nel
Vita
Convito
che
nuova,
in
parte
giovare.^ Ora
nella
non
un
nascesse
e
morisse
XIII, che
il
numero,
teologia o d'altro,chi
secolo
una
Boccaccio,
passionata,
vera,
teologia
del
una
vergognasse
dichiarò
anzi
quello alla
della
metà
XXVII.
Canto
si
muove
nuova
del
novella
una
cata
toc-
Vita
la Portinari.
fervida
è
simbolo
che
sostanza, è
maggiormente
Beatrice
la
vero
pervenuto
con
tutta
dell'artista
nel
per
piace,
età
derogare, ma
nella
2
vista
fine di tutta
mente
E
quel libro, che
voglia credere
1
nanzi
di-
risplende la legge
la
Dante
di
opera
nuova,
nove,
tra
la
e
nella
ma,
intendeva
non
egli chiama
alcuna
nuto
Perve-
rinfrancato
animoso
quale
matura
a
composto
aver
tutto
all' idea.
leva
meglio
se
0
Dante
che
la
degli amori
bugia,
Dante
principio
romanzo,
un
intima
nuova
sempre
non
dicendo
luminosamente
per
sopra,
fatto,e
non
maledetti
dell'azione.
l'anima
dal
il
l'empireo
altasia
fan-
alla
Virgilio,uscitogli vano
getta
si
è
virtù
sua
ma
; e
isfera
in
cammino.
cotal
a
;
ammonisce
muro
donna,
sua
fuoco
;
pfi-
Purgatorio, gli si stende
; la
lo
Beatrice
e
di
viaggio
argomento,
altro
dell'aspro
del
giro
smarrito
sfera
bolge de'
le
per
che
terrestre
lei arridendo
di
guerra
muraglia
una
nel
di
su
in
muovere
; è Beatrice
selva
monte, gli porge
sacro
la
sostenere
a
leva
immagine
cara
balze
le
lena
lo
poeta peregrinante
del
per
nella
rinnovellato
che
Beatrice
La
e
smarrito
accoglie purificatoe
Virgilio di
a
non
a
renze
Fi-
della teo-
33
Dante
lo^ia s'innamorasse
a
anni,
nove
che
teologia
la
panni vestita e in compagnia di due altre
donne di età maggiori di lei,passeggiassea diporto per le
vie della città,salutasse benignamente il poeta, poi gli
d'onestissimi
il saluto ;
negasse
ingegno
in
studiare
a
ciò che
Poema
un
altra.i E
anche
della Vita
Beatrice
della
perché ispiratrice
nella Divina
anche
Ed
Vita
della
medesima
alcun
quale sostenne
tempo
che
giovinetti,
occhi
salita di
a
carne
la
tutte
come
dacché
vera,
Di
il
vera
Beatrice
trimenti
al-
non
quella
sia
fatti,ella è colei, la
poeta, mostrandogligli
innamorandolo
fuori della schiera
traevano
Commedia
nuova.
che
Commedia.
Divina
Virgilioè persona
che
di
tra,
piligloriosa d'ognial-
d' Eva, sebbene
figliuole
le altre
noi,
siamo
fermo,
per
donna
una
padrone
non
lettori,
invece
è
nuova
queste cose
il fatto sta che
ma
i nostri
teniamo
ma
numero,
stato detto d'alcuna
tutte
a
dire di lei
teologia,
per
mai
era
l'
le forze del-
tutte
con
la
streghe!);
alle
che
confidiamo
questo
non
vogliacredere
chi
(e'è chi crede
e
appunto
dalla
il poeta accorato
che finalmente
teologia,si mettesse
della
morte
e
d'ogni bontà
volgare.
spirito,le crebbe
lo
sì tosto che
Ma
bellezza
fu
virtii,
e
il quale seguendo imagiovane Alighieri,
gini false di bene, mise il piede sulla via del vizio,
meno
cara
tanto
che
al
alla salute di lui
non
c'era altro
mostrarglile gentiperdute. Allora ella,mossa
da
che la fa
visita l'ascio
parlare,scende dal cielo,
e
lacrimando
prega
sventurato
parola
con
e
animo
tutto che faccia
con
più pronto
nuova
fine.
Collezione di opvscolidanteschi, n.
e
alla santa
poeta ch'ella si loderà
in
dei morti
96-97-98-99.
E
opera,
di lui al
allo
l'ornata
con
all'uopoaiutarlo.
si rechi
amore
incontro
muovere
poeta impedito nel cammino,
al latino
Vita
Virgilio a
che
mezzo
perché
mette
pro-
cospetto
34
deir
Eterno.
torna in Paradiso
E
siede
ove
l'antica
con
Rachele.!
0
d'altro. E
Lucia?
e
fra
al
che
fatto
al
Questo
che
di fermarmi
forma
donna
E
Perdonami,
amori
e
di
mia
difficoltà
del
prima
trice
BeaPoema.
Cantica,
Commedia.
con
Canto
dir
di
la
la
soave
in
ho
e
piana,
interrompo
prosa,
alle
ella
tutta
stella di
qual
la stella,
favella.
siia
persona
adorna
Dante),
più che
povera
si nomina
bella
e
1' la richiesi.
suoi
voce
che
la
clie
piliche
Purg..
della
beata
lettore, se
la
con
pienamente
siero,
pen-
sospesi,
son
a
angelica
o
(che cosi
che
gli occhi
dalla materia
splendono
mio
leggitore,credo
protasi della Divina
cominciommi
Con
beata,
il
nell' azione
di comandare
Lucevan
questi versi,
al
considerare
a
canto
cliiamò
mi
che
Tal
donna
color
tra
era
E
sforzato
stanze,
so-
parla:
Io
paradiso
la
Ra-
a
vere
alcune
del
poco
apparire
col primo
È Virgilio che
la mente
secondo
nel
avviene
e
immortale
corona
togliervia
alcun
primo
suo
fra
eh' io possa
meglio
medesimo
tempo
?
?
potrebbero ingombrare
ben
di
fanno
Dio
dichiarare
per
e
di
astratta
rebbe
sa-
pagano
accanto
si assiderebbe
spiritiche
veri
seggio della Madre
Ma
Virgilio poeta
idea
teologia
teologia cristiana
la
con
una
come
delia
simbolo
non
come
o
parlare
a
e
teologia cristiana
la
ctiele
persona
veramente
discesa
come
è
Beatrice
Qui
donna
quest'armonia
perché ci sono
Raccogliesi da
mani.
discesa
a
trice
Virgilio, Bea-
piligiù), è
stessa
bellezza, i
voce
d'angelo,
XXX;
Inf.,Canto
a
lui soavemente
nella
ma
II,
ri-
occhi
(allusione agli
Venere
parla
cui
una
propria
fa-
30
a
Nembrod
dare
per
parlando (ed a
si lasci scappar
Ulisse
ed
Diomede
che
volgare, la
proprio
lomhardi
parenti furon
li cui
a
il
ciascuno
a
Babele,^e finalmente,
di
torre
della
autore
di
Virgilio
chi
bocca
mai
!)
qualche
parola lombarda/^
Dante,
come
volgare, era,
di
che
mezzo
ignoranza
quando
la
dinotare
linguaggi
cadessero
ci
non
il si suona,
dove
colla
egli
affermazione, facendo
mico
la
perifrasi
segna
bolognesi contras-
i
letto
dia-
quel
Cacciani-
Venedico
a
a
de'
distinzione
alla
significa in
dire
che
an-
:
E
non
n' è questo
Che
tante
Vedete
che
tanti i
Bolognesi
lungo giro
egli
ruffiani! Ma
quel sipa:
d'una
in
porre
1
Maphel
mondo
non
mai
amech
0
2
:
3
tu a
Issa
zabi almi
lo
per
(Inf.,Canto
cui io drizzo
t^n
Inf.,Canto
cui
VA,
PIÙ
NON
XXXIII
La
mal
esempio, quando
parte, a quanto
stesso
lllgli
ceto, Pure
s'accusa
:
sti
Que-
un
linguaggio nel
mo
lombardo,
XXXI).
voce,
che
parlavi
t'adizzo,ecc,
e
bolgia de'
pililunga.
il suo
....
eran
brevità, prese
della
amico
non
c'entrasse
modo
ogni
fatto eh' è d'altra
un
s'ausa
ad
che
nella
i dannati
imitato
forse
sodo
Nembrotto,
è
dire
a
particella la strada
abbiamo
noi
E
che
cosi
e
apprese
'1 Beno.*
venirci
per
voleva
ora
son
Savena
quanti
sebbene
e
amore
per
vivi
non
pieno,
tanto
luogo
lingue
(licer sipa tra
A
bolognese;
io qtii piango
pur
Anzi
a
potevano
proposito.Così
a
ed
che
particella sipa
cognizioni,
nel poema,
particellaaffermativa,usa
dalla
bel paese
di
mostra
molto
stando
Toscana,
ed
italiani,
rozzezza,
e
logo,
filo-
tempi,
dialetti
tesoro
peregrine, volle farne
sembrare
del
tanta
a
ne'
fatto
questa materia
in
i
quanto lo consentivano
per
Eloquenza
della
il trattato
posto grande studio
avea
avendo
fa fede
ne
ce
Canto
XVIII.
(Inf.,Canto
cendo
Di-
XXVII).
37
è che
Chi
«
è Beatrice
—
in
Sì
grande importanza, bastava
di
crediamo,
?
Beatrice
—
Firenze
Di
—
parla
Dunque
—
?
fiorentino
in
aiutata
non
umana,
salire sì alto.
può
non
intenderebbe
ne
non
pagani in virtù
i
col
Demonio,
Commedia
nella
a
effetto
per
cavarne
giunta
per
iota,perché
della
la
perché
avviene
negromanzia
eh' e' discese
spiritodel
uno
pienza
sa-
rivelazione,
avessero
mercio
com-
più su,
dicemmo
che,
un'altra
volta
cerchio
di
degli scongiuri di Eritone, maga
le
erede-
pò* del negromante, tanto
un
gli fa dire,
l'Alighieri
rinferno
parlasse
se
e
Virgilio,come
e
favella ?
sua
che
paese
Virgilio comprende
se
di
» ;
lume
parole di Pluto, ciò
diaboliche
vasi che
Che
in
uomo
un
dal
di che
E
—
Parla
—
lingua angelica, Virgilio,eh' è
pagano,
ha
parla ?
forse domandare
al-
Giuda
di Tessaglia,
i
Ripigliam
quale ci siamo
O
anima
Di
cortese
cui
L'amico
Si nel
E
che
Ch'io
mi
muovi,
di loco
Vengo
non
altra
1
.
cruda,
.
.
.
mi
è per
è invece
piaggia
che
sia
già
al
si
fermo
il
è per
smarrito.
levata,
soccorso
Cielo
udito.
parola ornata,
al
suo
campare,
ti faccio
andare
tornar
disio,
mi
fa parlare.
che
il
paura;
sia consolata.
ne
ove
mosse
ventura,
di lui nel
che
dura,
lontana.
volto
la tua
si eh' io
Beatrice
son
Aìnor
Questo
con
:
linguaggio d'un
essere
linguaggio dell'affetto: qui
fiataquaggiù fui Congiurato
che richiamava
:
è impeiìito
ciò eh- è mestieri
con
L'aiuta
I'
della
non
sia tardi
e
mondo
il mondo
quel eh' i'ho
Por
E
non
nel
ancor
cammin,
temo
Or
e
deserta
scesa
di-
mantovana,
quanto
mio,
Nella
lingua fiorentina così
in
la fama
durerà
E
esposizione, dalla
po' troppo dilungati.Beatrice
un
Virgiliogliparla
a
nostra
il filo della
ora
l'ombra
a'
da
non
gorico,
allee' è
quella JEriton
corpi sui(Inf.,Canto
IX).
38
ci senti la donna
teologia,qui
spirituale,non
dimentica
l'amò,
pietosa
move
e
la
dagli affetti
levata
c'è
tanto
fior di
di
; la
tardi
in
divina
della lode
teologia
ella
di
soccorso
di
lava
par-
in fiorentino;
parla
amico
ghieri
l'Ali-
suo
tirar fuori di via
teologiainfine
udito le
bellezza
ed
sì santamente
vita
a
temerebbe
non
lui. Insomma
negromanzia;
qui
chi ha
e
vegga.
Virgilio,com'ebbe
alla
chiamerebbe
puri
sei
che
latino,ed
in
teologia quanto
senno
venuta
La
ch'egli sì lascia
allora
non
suo
che
soccorrerlo.
a
teologia non
appunto
dì essersi
l'amico
bene)
fn
parla (e
e
amata,
alla
di
cara
lei,e
di
parole
alla dolcezza
ancora
preso
del
promessa
Beatrice,rapito
guiderdone,
le rispose
:
O
donna
vii viriti,sola
cui
per
'
L'umana
spezie eccede ogni contento
li cerchi sui
quel ciel eh' ha minor
Da
Tanto
m'aggiada
Che
l'ubbidir,
Più
non
I comentatori
il tuo
già fosse,
se
t'è uopo
;
comandamento,
m'ò
tardi
;
aprirmi il tuo talento.
si accordano
vedere
a
nella
zina
ter-
prima
figurata la teologia cristiana,esposizione che,
io
vado
non
errato,
si adombra
qui
se
si adombri
che
ivi
pure
la
si
di
di virtil
legge
trattato
Dante
che
fu
e
tutti
la compose
dimostrato
Vita
la
nella
anco
chiama
Nuova, passim.
della
volte
ramente
ve-
vuole
Nuova, poiché
che
delle
e
sua
non
la cui
(e
donna
radice
sarà
Dunque
nuova,
fu
virtil
i^edesimo) fu
miracolo
fervida
all'entrata
le mille
un
il
Vita
la
Vita
reina
e
trinitadeA
ìnirahile
critica. E
gentilissima Beatrice
i vizi
fu
alla
teologia, ragion
significaappunto
teologico
medesimo
la
che
cortesia,e finalmente
solamente
la
teologiaanche
distruggitricedi
donna
istà salda
non
se
operetta
passionata,
e
un
che
dice
gioventù f Eppure
è.
Ma
sia nulla
39
ciò
tutto
proviamoci
;
vediamo
teologica, e
Se
di
luna
dunque
che
dico
contro
parte
chi
si adunino
tutti i
in
cioè, sulla terra
tirar
fuori
in
soltanto.
tutti
sanno
a
pare
regina delle
0
umana
queir
avanza
sotto
commentatori
da
si
la
luna,
sciati
la-
sono
specie^ pigliandol
umana
grammaticalmente
sé, mentre
significainvece
!
ce
lo dice
c'era un'altro
Eppure
memoria
mi
siderato
con-
quasi significassequi gli uomini
scioglieva il nodo
che
che
mi
ma
create
considerata, come
umana,
«
specie
cose
de'
più
vero
davvero,
tutti considerati
Beatrice
la
collettivo,come
per
è
del
bene
so
uomo
mortali,nella quale
fra le donne
le altre
Il
».
tre
alle al-
forse
era
non
Eccola
pregi, onde
perfezione tutte
virtù
que' versi è pianissima
di
sappia leggere Dante.
sei la sola
tutti del
senso.
la sentenza
virtù, che
teologia.
uomini
Lo
la
sotto
Virgilio (ma
commentatori,
di
il bon
mia
?
passa
tra-
umana
sono
superiori in
cristiano
esercito
un
dalla
D'altra
per
fosse
che
prima
tenza
sen-
cavare.
possa
stesso
lo
nella
cristiana
? l'uomo
sulla terra
create
ne
che
della
forse
erano
non
versi
specie
grandi ?) in generale gli
de'
cose
se
la
che
meno
Aristotile,Platone,
paganesimo
d'aver
cosa
effettounicamente
Ma
anche
che
le altre creature
tutte
virtù
per
stan
piliné
né
cava
ne
spiegare que'
a
e
giunta
per
:
Eccolo
se' colei, che
l'umana
era
la
tura
na-
quel sola^in
luogo di Dante,
di
quelli che
qui ; si parla della
gine
Ver-
;
Tu
Nobilitasti
Non
Qui
non
si, clie il
disdegnò
si vuol
già
di
Fattore
suo
farsi
dire
natura
sua
che
fattura.
Maria
nobilitò
la
tura
na-
negli altri uomini, bensì nella persona propria
solamente, accogliendone in sé tutte le possibili
umana
perfezioni; concetto
che
segue
:
che
lega tanto bene
con
tro
quest'al-
40
In
ed
in
virtù^
spezie ecceda
l'umana
essendoché
dalla
riceve
è
ella
qui adunque
Fin
nobilissima, e sopra
le
da
altre
è
basta
sola
sotto
donna,
sono
perché
la luna,
quanto
di tutte
sebbene
diamo
privilegiata.Ve-
Dio
simbolo
di che.
e
pigliare
necessario
vai
umano.^
il debito
è
questa indagine
In
virtù
perfettissima, in
Beatrice
doventi
com'ella
ora
rore
quell'er-
le virtù
eontenuta
oltre
bontà
di
eui
a
Donna
eosa
in
Donna
signora
o
ogni
cadde
non
cosi:
creatura
divina
ò di bontatc.
Giuliani
quale virtuosissima
La
serve.
in te s'aduna
creatura
la sentenza
delle
reina
quanto
Batt.
Gìov.
espose
te piotate,
magnifìceuza,
te
Quantunque
Il Padre
in
misericordia,
le
In
in
esame
la seconda
chiudesi
particolarmente la visione onde
cantica, perché in quella, come
sapientemente nota il
la parte
e
Tommaseo, sta il nodo dell'intero poema,
allegorica di Beatrice si fa più che altrove manifesta.
Il Poeta
di
procedendo
Lete, vede
foresta
la divina
per
melodia,
soave
luce
una
con
Matelda
che
a
del
terrestre
procedere fiammeggianti
d'uno
a
intender
a' candelabri
scorge
ammirando,
Dietro
che
vecchio
coronati
di fiordaliso
le
figliuoled'Adamo,
dipoi quattro animali
sei ali occhiute
destra
1
V.
ruota
benedette
cose
non
ci arriva.
bianchissima,
Benedetta
eterno
fronda
da
tre
4.
tace
poeta pagano
le tue
un
tu
fra
bellezze;
incoronati
poi
ciascuno, (gliEvangelisti),
Convito, 1. Ili, e.
cramenti),
sa-
roga
meravigliato inter-
veste
in
in
verde
danzano
una
d'oro, (i sette
cantando
trionfale,(la Chiesa),tirato
alla
si diffondo
ventiquatto vecchioni, (i
venir
di
:
queste
testamento),
libri del
poco
paradiso, ode
il
sguardo Virgilio, ma
il fiumicello
a
poco
sette candelabri
vede
lungo
un
con
carro
grifone, (ilCristo):
donne, le virtù cristiane.
41
e
sinistra,le virtù cardinali
alla
quattro
veglio dormente,
tuono,
Salomone
A
questa
cento
angeli si
voce
Benedictus
nihus
tre volte
qui venis,
corteggiata dagli angeli
velo, coronata
candido
veste
rossa
vegga
il
sente
dire
volto,
la possanza
a
carro
verde,
da
volgesi alla
e
Ma-
:
donna
una
che
virtù
:
discende
Poeta, sebbene
Il
viva.
i sof^ni dell'antica
Virgilio è scomparso,
la
protervo
Guardami
in
in
e
le
non
lei
move,
sinistra
per
e
i canti
Comandato
dicendo
tra
Ella
».
;
egli
;
piange
ne
donna
ben
ben
son,
:
« Le
Beatrice
de'
suoi
presenti
passi, Tosto
sebbene
ripiglia,
giù
'1
Si udirai
Muover
non
dolo
affissan-
;
errori.
che
cose
Col
il vostro
Egli
seme
del
come
in
doveati
contraria
mia
t'appresentò
Piacer, quanto
Kinchiusa
fui,
carne
natura
le belle
e
ed
piangere
ch'or
ascolta
sepolta.
ed
arte
membra
son
:
parte
t«rra
in
eh' io
sparte.
falli
si
più mitezza, i
con
solano.
con-
falso lor
viso
:
Mai
amare
degli angeli preganti per lui Io
da Beatrice, confessa
i propri
miei
Pon
con
gli dice
son
rimprovero
le lacrime
piacer volser
fiamma
;
ben
acerbo
gli move
ed
mistica
partita.La
in atto
piange,
dicendo
carro
Virgilio virgilianamente.
lacrime
e
mistico
d'amore,
Conosco
ma
sul
levano
occulta
per
un
Libano.
de
sponsa
d'olivo, in manto
fiamma
come
Veni
:
queste invocazioni
sul
un
ode
gittando fiori aggiungono
lilia plenis.A
date
0
e
ultimo
si arresta.
processione
esclama
Luca
san
apostolo. Si
Giovanni
san
la mistica
e
quattro dottori, ed
i
Paolo, quindi
san
; dietro
scose
na-
proveri
rim-
42
E
'1
se
la mia
Per
Dovea
poi
Delle
ti dovea
Xon
Ad
altra
Matelda
sul
braccio
lo passa
lo
di
al
bellezza
Il
di
di là dal
fiume, tuffandolo
l'oblio delle
al
fiera.
virtù
Le
il velo
lei, e
santa
tre
tiri
circondano
fronde
e
di
si
col heceo
discinde
di
il
fronde
di fiori: cantano
e
carro
i sensi del
vince
alla
di
voce
la
guarda,
e
le sette
donne
ella
:
Vedi
Nuova
sedersi
vede
seduta
Furg., Canto
coi
su
la
come
candelabri
XXXI.
stra
de-
e
grifone
al
dolce
di
:
e
più
che
gusto.
si riveste
celeste
di
melodia,
sì addormenta
Beatrice
sua
conda
se-
spogliato
sono
il
le domanda
lei sotto
la
discende
che
su
questo
poeta,il quale
Matelda,
la pregano
d'Adamo,
beato
inno
un
ispec-
man
a
nome
quel legno
ov'è
Ed
cristiane
Beatrice
più
onde
all'albero,
Egli lega
in
come
d'altezza, ma
gli angeli chiamano
si dilatano:
il
nanzi
grifone, di-
muove
il
fiori,i cui rami
tro
quat-
squarcia.
d'arco.
mirabile
albero
un
colla
gli passano
egli discerna
si
schiera
le
colpe;
petto del
tutti sommessamente
mormorano
^
uso.
fedele, sicché
la
con
carro
giiiGo
Beatrice,ne' quali
suo
avanzatosi
;
che
si brev'
con
menano
raggia la doppia
si sveli
in
danzandogli attorno
capo,
agli occhi
cbio
più talo.
le penne
gravar
vanità
cardinali
virtù
suso
era
non
ov'egli beve
nell'acqua,
testa
non
clie
strale
aspettar pìi\ colpi, o pargoletta
Od
di
per
me
desio ?
suo
lo primo
fallaci,levar
a
mortale
cosa
te nel
trarre
cose
Diretro
Allora
morte, qual
ti dovevi,
Ben
si ti fallio
piacer
sommo
gliatosi
: sve-
:
?
la fronda
radice
a
;
custodia
ardenti,che
del
carro,
i beati
erano
e
44
fantastico
animale
tutti sanno,
come
Testamento
che
L'aquila
le
non
le diverse
congiungono, è
vecchio
nuovo
l' Uomo-Dio.
Cristo
lo
e
percuote, adombra
imperatori alla Chiesa;
di
musi
si è
tutti i
il
bestie
co'
regi »
col
uscenti
; della
gigante
da
ai
serva
le
drudo
suo
simbolo
vile
mi
di
la
feroce.
e
in
ciò
sappia, concordano.
questo concetto, cerchiamo
simbolica
fu vista
e
è
cosa
quale,
vizi,figurati
dal carro,
qual
la
generale dell'allegoria;e
senso
commentatori, ch'io
movendo
travagliarono;
si fé'
mondani,
sfacciata
femmina
Tale
la Chiesa
che
puttaneggiare
noi
sul
da
guidata
Romani
de' beni
que'
in
«
de'
eresie
amore
per
Chiesa, che
si
di Costantino
donate, la favoleggiata donazione
favoleggiated'altri potenti ; la volpe e il drago,
penne
e
nature
impeto violento
con
persecuzioni
le
la
fonda,
si
due
cui
in
Beatrice,che
in
Or
la
ficazione
signi-
questa visione
ha
parte sì grande.
discende
Ella
sapientissimode'
alle
quelle altresì
con
le
con
veste
carità:
sue
di
color
le
ancelle
di
quattro virtii
virtù cristiane
Chiesa
pure
poeta;
al
finché
che
è in
quella
la
è
come
Adamo
si
scorge
dal
la
e
da
la
pregano
carro
Cristo
che
che
lo
didissimo,
can-
bene
fanno
e
la
e
la
ordinate
mondo,
del
coronata
speranza
al
sul
scienza
mormorare
gli spiritiallora
rata
ono-
e
verde
subito s'infronda
un
accolto
velo
manto
venisse
condotta
della
d'un
furono
lieto trionfo
spogliato,che di
È questo l'albero
il
servono,
È
Marcello.
cardinali
ella
fu
Gerusalemme,
denotare
a
il
detta
cantici,beneonde
è velata
fede ; ha
fiamma,
prima
de'
Salomone,
quali Virgilio,il cantore
di
di sapienza;
simbolo
di
porte
dell'impero, piange la morte
d'ulivo, simbolo
da
parole istesse
colle
trionfante
invocata
la sposa
come
re,
dagli angeli
il Cristo
cocchio
sul
per
le tre
e
di
larsi
sve-
figurante la
legata
e
l'albero
al-
e
s' infiora.
e
del
il
accerchiano,
e
nome
male,
di
dalle al-
45
lusioni
nel
canto;
qui l'albero del
ma
consideri, V impero
lo
ben
sede
che
alla
dette
non
dolce
il Grifone
deve
pero,
l'im-
comincia
dell'albero
imperio
umana
bri
cele-
l'ossequio all'autorità religiosa ed imperiale nelle
parole :
romani;
mie
parole,
ai viventi
morte
l'albero
Che
avrebbe
senso
secolo
1
XIV, di
Contro
V
l' umana
adunque
imperio, come
pervenute,
vero
per
Iddio, con
un
alla
correre
quell'albero. Con
Ora
».
l'albero
toccare
non
sia ad
volere
uno
è lecito allo
non
che
a
Dante
se
della
? In-
è dividere l'imperio ;
e
ad
uno
nel
come
scienza
del
imperadore
sendoché
es-
volere tenere
non
libro
primo
dividere
strammo:
dimo-
l'imperio.
Costantino
fussino alctme dignità alienate dallo
eglino dicono,e fussino nella podestà della Chiesa
sarebbesi
ARDIKE
è
tu ripetile
e
simboleggiasse l' impero?
non
dell' imperatore
all'ufficio
però
te le porgo
che
Nota
poeta:
questo ammonimento,
generazione soggiogata,
e
al
schianta
e
l'albero:
dal-
discende
questo divieto,dato agli uomini
suo
ufficio
Se
EBBERO
ruba
si discorre
di che
Dio
a
e
figura dell'impero.
io
come
agli uomini
recato
avrebbe
così
fatto offende Dio
di
bestemmia
volta
è anche
quella vita
di
Chiunque
«
:
e
l'altra
e
visione, dice
la
Beatrice, terminata
queste
una
adunque
l'albero
è di Cesare,
che
L'aquila è figura degl'imperatori
».
l'aquilaT
ma
quel
Cesare
a
è di Dio
che
quello
Date
«
a
sé,e quindi
volle per
non
il
lega
teto
questo epi-
a
tocca
non
e
temporale, che è pur
ambizione, ma
predicò del pari
Chiesa
alla
cosa
Dio,
il Grifone
cristianesimo
gusto, perché Cristo
al
da
Cristo
di
Chiesa
(ponete mente
effetto del
fiori. Ma
e
origine
avente
caso),simboleggiante quindi
a
quale per
frutti
dolce
c'è
non
il
dar
robusto
all'albero
cocchio
Dante,
pari della Chiesa,
al
romano,
ricorrono
spesso
simboleggia,chi
imperiale; perciò
Roma
a
che
Genesi
inviolabile^. La
la Chiesa
aver
di
il concetto
secondo
come
vietato
al pomo
poeta
del
divisa
DIVIDERE
la
lancia.
veste
la
I
COLORO,
M.
inconsutile
L.
QUALI
III.
;
VULNERARONO
la
quale
non
CrISTO,
46
in
accoppiare
si possano
qui in altra immagine
quanto più al cielo
lasciata
Beatrice,
nella
perocché
del
scienza,
alla
trovarsi
nell'albero
del
si
cioè, della
carro,
lato:
rinnovel-
Sapienza Cristiana
più
molto
del
siede
stode
cu-
ha
dice
ra-
essa
che
la
scienza,
accoppia la pratic.
vero
scorgete l'errore
dei commentatori
ravvisano
non
busto,
ro-
più
cielo tanto
dal
dell'impero:
è
ma
quali altro
i
la
speculazione
Quindi
bene.
può
non
essere
si avvicina.
all'ombra
Chiesa
della
da
ha
ci
non
questa
in
sulle radici dell'albero
che
significa,
che
lo
vien
guardia
a
Cristo, siede
di
Chiesa
reggimenti
simboleggiato che
fronda, perché
la cui
dilata
questo
e
Impero
e
sola. Ora
persona
l'Impero;
anche
figurato
una
i due
figuratala Chiesa; dunque
c'è
visione
insieme, sebbene
stare
da
hanno
pensiero dell'Alighieri,Chiesa
il
giusta
fine:
la
che
Beatrice
in
tichi,
an-
Teologia nella significazionescolastica della parola, senza
por
mente
ché
la
che
la
Coìnmedia
pratico
di Dante
operativo,
e
si fa
di
parte
si
filosofia sotto
in
è stato
alcun
luogo
di
l'allegoria
come
la verità
la
è
un
tutto
in
a
modo
a
ciò è
di
fatto
un
da
è
mera
a
sebbene
zione,
specula-
non
bitarsene,
du-
del poema,
non
ripugna,
continuazione.
figura in
in
quella di Virgilio,
alla naturale
e
la
per
speculare,ma
grazia di
si continua
Poeta
Il
«
nella
e
speculazione,ma
compimento
il mantovano
che
nel
Scala.
operazione morale, cioè
tratti
soprannaturale
questa
scienza,
si
Oltre
Beatrice
mente
espressa-
della
penetrato nelle segrete cose
sia
che
come
».
Cane
sima
mede-
intrapreso. Perciocché
passo,
o
istesso
quale qui
la
per
avviene
non
chi
non
il tutto
grazia adoperare
è di
Dante
tutto
della
ogni pagina
procede, egli dice,
ciò
ma
il
intendimento
un
epistolaa
nella
Etica, perciocché
pratiea
ha
come
e
speculazione, dovec-
mera
da
come
manifesto,
confessa
genere
è
Teologia
sé
non
contemplazione,
ma
Ora,
solamente
altresì la
47
dalla
di
quel più
poema
sapienza
Virgilio,perché
a
Ed
la
della
bellezza
le
virtii
all'alto
nel
della
e
volo,
luce
donna
Donati, che
ingresso del
arde
che
un
ch'ebbe
in
tiene
de'
pur
l'antico
come
che
il
in
tutto
suo
verso
dal
divino
terra,
di
che
non
bellezza
di
questa
incontrarlo
non
Pie-
riconosce
non
appena
sul
primo
dalle
lei
bianze
sem-
Beatrice,
scorge
nella corte
cielo,che
del
risveglia potente. Dante, cosi
sensibile
vede
ragioni dell'arte,
e
concreto, si esercitasse
dottrinale, che
virtuosa
giovinetto di affetti
dimentica
sé
per
questo
il poema
mal
la
il cui
fiorentina,
e
solamente
di per
dell'artista;e
Beatrice, ch'è di tutto
e
che
la trasmuta
delle intime
più ideale, non
leggiadra
all'amore
accrescimento
mortale
a
si fanno
fede,e
seconda
la
poeta
primi seggi
all'intenzione
figura
il
in
se appartandosi
perderebbe d'efficacia,
astratto
vero
dono
accen-
ch'egliaduna
la
un
ridente
in lui si
amore
mortale,
im-
di
paradiso, perché nell'aspetto
profondo conoscitore
sul
è
muove
che
so
la
gli veste le
l'arte potente a
con
perché
mentre
celeste
non
lo
gentili congiungendosi
sopraggiunto alla bellezza
carda
che
affetti
Gli
nuova;
Quindi,
Beatrice
in
serene
in Beatrice
trasumanata
nasconde.
Virgilio
mana,
dell'arte,la virtii ro-
Virgilio gli dà
e
e
Vita
ispiròla
in
ama
patria. Beatrice
divino.
poema
pilisoavi
insieme
della
Dante
si rispondono
mortale, raggio dell'anima
persona
Virgilio si santificano
che
loro.
giardi.
bu-
e
simboli
due
questi
cose
ispirazioni potenti e
della
ritrarlo
tempo degli Dei falsi
dell'impero: ama
idea
grande
nel
necessariamente
mancò
dell' ingegno, la bellezza
l'altezza
diata
irra-
non
cielo, adombra
del
che
al
altre
capello fra
a
piume
vissuto
molte
in
cittadina
fatta
e
mente
in
leggiadra figliadel Portìnari
; la
rivelazione
cristiana
nata
può capirne
quanto
sapienza, per
pensieri santi.
sponde
ri-
non
nella
il personaggio
donna
amore
vera,
la
lo nobilitò
Quindi
in
quel
48
luogo stesso
del
morale
figura la sapienza
appunto
vita
sua
piliche
altrove
terrena
dalla
che
ora
la fa dissertare
0
delle
voto,
•
fu
la donna
che
pria
serba
il
Difatti
quando
in
è
folla
umiltà
di tanta
occhi, né rispondere al
pare
a
si
la
beati,e
son
far
proprio
che
de'
fede
fa
chiamano,
gentile
quando
si è
desiderano
in
giorno
una
di
tutto
volta
ciò
cielo
si
non
e
al
secolo
in
e
può
gii
la veggono
Beatrice-^
cielo
amore,
in
terra
perché
qual'ella pare
né tenere
dire
gentile; gli angeli
al loro
immortale,
la
Signore. Il
il
poeta
ha
il cielo
scorge
dine
moltitu-
paradiso, ed
hanno
dinanzi
verso
angeli tornanti
levar
che
di
mira;
la chiedono
guardando
XXX
ch'ella
miracolo
passò
Purcj., Canto
venuta
vrumano:
so-
traggono
il nome,
negli occhi
sorride
e
quei
di
cosa
alcuno, questi
ad
saperne
cosa
una
nuovo
ch'ella
visione:
senza
miracoli; ha
alcuna
mente,
a
sia
venta
ella di-
si ardisce
non
saluto ;
suo
di
medesimi
Nuova
Vita
è presso
che
Quel
«
Beatrice
via, le persone
per
contemplarla; s'ella
a
tocco
passa
viva,
e
La
poeta qualche
del
stanza
so-
più luminosi, più splendidi,
nella
anco
fantasia
nell'accesa
petto».
i lineamenti
quindi
quella della Vita Nuova^ sebbene
divini.
vera
in
la chiama
nominarla,
scaldò
mi
d'amor
tito
avver-
è
non
fu
che
del
materie
di fare
altro
donna
di
invece
Commedia
più
create,
cose
importanza
e
cura
ideale
l'apoteosid'una
allora
delle
natura
che
allora
anco
dell'ordine
vinetti,
gio-
rinchiusa,
tempo
un
Dante
E
lunari, o della
lettore, che
sol che
in che
fa bene
ne
viso, gli occhi
suo
scolastiche,ha sempre
e
che
fatte alla
predestinazionee simigliantialtre
della
0
il
della
beata,la quale
il
cathedra
ex
macchie
teologiche
come
donna
sparte,i
terra
son
religiosainsieme, ivi
e
frequenti le allusioni
le belle membra
e
e
civile
ricordo, rammemorando
spesso
piiì apertamente
Beatrice
ove
poema
XXXI.
49
Osanna.
donna
sua
era
lei,disegna
di
pensando
gloriosamente
giorno che la
fatta cittadina della eterna città,egli
nell'anno
ricorre
quando
E
cantano
bianchissima, e
nuvoletta
una
il
certe tavolette
su
gioli.
figured'an-
1
E
santi
mani
nella Commedia
e
Beatrice si mostra
dagli angeli,sotto
l'
sopra di lei e al-
in alto ricadono
angeliche gittati
intorno ; ed
luminoso
aere
un
cinge
dalla nota
mosso
luce:
melodia; i suoi occhi gittano vivissima
di divina
velo, sul verde
ella sotto al candido
di
fiumicello,vince
quando
la
dalle
di fiori che
nembo
un
da'
festeggiata
al mondo
era
vede
in Dante
vede
in
sé
bellezza
margine
stessa
del santo
antica,
le altre donne.
vinceva
come
Virgilio
ella i pensieridi Dante
pensieri,
prima che pensi il suo pensiero è
istesso i
Dio,
ove
divina
presente.La
di lei sul
possanza
poeta si rivela,
terra,specialmentenegliocchi ; ella
vivo fiammeggia,
glifissacolà dove l'etereosplendorepili
traendo seco il poeta così
a salir su
e ne attinge valore
quando
come
veloce,che
in
era
la
si accendono
folgore è più tarda
di mano
peregrinando,e
delle alte
cose
se
a
ne
del
i
mano
fanno
;
della bellezza di lei
pianetipe' qualivanno
più lucenti. Quando
cielo,le arde nel viso
parla
cosi vivido
un
lo possono
lume, che gli occhi del poeta non
spesse volte sostenere,e vinti si abbassano. Ella ha
negliocchi
in
il
paradiso,tanto
quellicrede alcuna
volta
che
si
si avviva
appresenta come
si avvicina
di
bellezza,ed
le
immagini
1
Vita
a
; e la
lei è
un
della grazia
sorriso onde
gloria del cielo
riso dell' universo.
un
al termine
poeta guardando
toccare il fondo
il linguaggiodi
concessagli;
tutto il creato
il
poeta
Quanto
piti
d'ogni desio,e pili
e pilicresce
tale
perviene che a Dante
rappresentarla, perocché ella
a
al
Nuova, passim.
Colltziom di opuscolidanteschi, n.
96-97-98-99.
mancano
trasmodi
50
cotanto
di là da
solamente
noi, che
il
Fattore
suo
può
godersela intera.
piena d'amore,
fra
dal
su'
e poi
fiori,
che
ecco
di
ed
dispostiin
forma
con
una
sederà
l'alma
e
il
coloro
Bonifazio
che
si addicono
alla
a
cui
santa
ora
pilialto
seggio
guida
che
san
che
i suoi
a
Bernardo,
le
gradi
quello
a
eh' ivi
Italia
di santo
a
sdegno
Clemente
di
V
Simon
parole di Beatrice,le quali
ci riconducono
sua
ordini
siastici
eccle-
il poema,
ben
negli
riforma
tutto
civile
donna.
l'occhio
contemplare
meriti
;
disposta;
è indirizzato
appunto
neve
seggio vuoto
drizzare
a
e
del
Vultima
gurata
religiosa,fi-
quale perché
La
contemplazione teologica, come
mera
di sopra,
sia
sapienza morale
alla
viva,
mille
mentre
e
patria terrena
dall'Alighierinella
è
faville si
che
un
l'impero, ed
le ultime
sono
civili
che
ch'ella
avversano
predicendo quella
e
Vede
dire, si accende
suo
in forma
domandata, gli dice
Arrigo
prima
vedere, ed
pontefici predice la bolgia
Vili
Queste
in
patria celeste
dalla
non
rosa.
come
e
fiamma
pili di
per
imperiale,
dell'alto
continuando
Mago.
e
sedenti
corona
di
bianco
figura più
di candida
Verrà
contro
il
sole, le
le facce
gli occhi. Beatrice,non
tiene
e
della
i beati
i fiori sono
sopra
luminosa;
del
di
d'ogni parta
gli s' incurva
pili ampio
il resto
fiume
primavera;
scendono
poco
angeli aventi
in
e
a
poco
a
cerchio, troppo
l'ali d'oro
di mirabile
gore
vi-
nuovo
un
quella, fattoglisipiù acuto
il fiume
trasmutano
come
profondano nell'onda
si
in
egli guarda
ferisce,e
vede
; e
faville che
vive
escono
lo
lampo
vestite
sponde
luce, luce intellettual
pura
negli occhi
due
fiume
subito
un
gli accende
fuoco
ch'è
al cielo
Pervenuto
toccammo
poeta
deve
salute,torna
fissarsi
afal
sortirono, inviandogli ultima
simbolo
d'essa
contemplazione e
rargli
quando
a
fra
che
il
le
sensi
la
unico
nobili
di
e
bellezza
della
persona
che
della
cielo
mostrò
i
e
la
alle
di
Dio
ci
rendete
nella
che
opprime,
che
innocenza
ed
su
dalla
stoltamente
di
polvere
feroci,e
il dolce
acquistar gloria che
ne'
gli
su'
nostri
luogo,
della
amate
virtù
! Non
da
ponete
e
terra
la
debile
caro
mercé,
sua
di
e
vi levaste
gli uomini
pupille
petti, i quali
ad
gliavano
voi, si trava-
impavidi
sulle
il vostro
sia
lesse
predi-
Voi
alla cieca
avevano
impero
ci
guerra,
vostro
E,
vinezza,
gio-
eterna
nome
vi
le
e' incuorate
; voi
vita.
degni
alle opere
sprone
schiudete
ci dà
magnanimi
facesse
degnamente;
e
il
dal
prime parole della
la
perigli, affrontando
cuori
gore
ful-
raggio delle vostre
Deh, ripigliatequesto santo
e
voi
guerra
gettato
dipoi l'impero de'
prese
dura
madre.
ove
vivo
immortale.
che
rilevare
sua
la
sorriso la nostra
dolore
fece
e
adornano
un
cose
le
d'etereo
a
piange,
glorioso nel dolore
delle
dichiarar
a
d'alti
vereconda
come
fanciulli
meno
tal
o donne,
sortiste,
parlate
nel
età
venuto
Gesù,
forza
; abbellite
tarda
che
notizie
ci
confortate
grazie che
siano
tente
po-
In
come
la
dell'anima
noi
prime
stesso
se
le
potenza
migliori. A
frase
l'ingegno
ispiratrice del-
e
eccitatrice
dura,
primi affetti,voi
patria e
in
purezza
invero
gnosa;
sde-
queta d'amore.
sia
non
innocente
menti
tenere
affetti
passa
farci
a
fiamma
donna, quando
grande è
E
(dice con
splende modesta
l'Alighierici
modo
impeti dell'anima
dell'odio
vampe
Tommaseo)
suo
i fieri
quando
a
la
morte.
nostre
menti
affetto in basso
l'amor
vostro
premio
generose.
Nota.
"
Noi
supporre
che
sostejiiamo
in
Dante,
costruita
senza
o
in
una
sarebbe
un
assoluto
di
altri
scrittori
base
di fatto. La
anacronismo
il
goria
quell'età, un'alleloro natura
poetica
53
aborrito
avrebbe
oggi
da
ed
significato
nella
di
meditazione
naturale
menti
WordesAvorth
sentiva
ordinarie
più
del
della
la
mente,
aWaltra
le
tutte
soltanto
non
fatto,
che,
menti
a
doveva
librarsi
venire
(Edward
Clarendon
dovrebbe
lo
ha
da
Moore,
press.,
espresso,
uno
nell'aria,
slancio
Studies
1899,
p.
preso
in
132).
la
l'
pronte
spinta
Dante,
sulla
second
terra
nostro
contro
assioma
un
che
cioè
base
reale
di
Dante
(Puccianti,
prima
di
attività
di
una
assioma,
una
quanto
per
quelle
quest'abito
psicologico,
scrittore
recente
era
il
che
fatto;
sopra
piene
e
alle
e
tuttavia
diremmo
fosse
precisamente
cose
vedute
di
specie
quali
modo
questo
doppie
vedeva
poggiare
volo
a
alle
le
metafora
della
delle
sul
quasi
ma
un
gravi
un
rono
occor-
con
altre
d'insistere
una
che
alle
Adesso
cosi
fatti
abitudine
naturale.
esigeva
cose
come
Secolo)
suo
quale
poetico,
allegoria
ogni
quello
è
ai
rebbe
sa-
cioè
tale
In
cuore
unire
persone
l'uso
rispetto
mondo
essenziale
punto
nel
di
una
orientale.
vedere
di
e
come
scrittore
uno
pensavano
come
poetiche
quell'età,
di
per
menti
il
alle
alle
e
sebbene
c'incontriamo,
naturale
cosi
allegorico
giornaliera
irregolare
meno
opposto,
processo
vita
nostra
Non
vuoto.
intendimento
un
giornalmente
il
noi
per
simile
un
quelle
fossero
per
reale
series,
e
quel
e
volo
stente.
consi-
Oxford,
DANTE E LE LINGUE SEMITICHE
A
1
PROPOSITO
Ciel
conserve
et
au
DI
Enfer
Musée
ou
suivie d'un
Comédie
de Dante
Dresde
il solo
et
OPUSCOLO
du
description
Supplóment
globe
royal
des
de
Supplementi
che
è
1866,
Commenlaires
tirato
a
in-8
qui
(en
latin
sur
la
Charles
grande,
parte.
1
celeste arabe
Dresde
Alighieri (en frangais),^a,r
Lipsie, Teubner,
SCHIER
CARLO
DI
mathématique
allemand)
»
UNO
pagg.
H.
«
et
est
en
Divine
Schier.
28
per
•
molti,
è
ella
cosa
luce
vera
per
non
fuori
di
la difficile
tentare
tutti,i
dire
dubbio;
fitte
di
ancora
materia
di
si
cui
trascinati
il
scusi
da
eh.
vollero
il suo
in
sig. Carlo
tributo
calce
tenne
lungo
lingue
*
Fausto
al
È
mio
mio
che
per
Poeta,
alle
oscuri
di
e
il
di
questo
(si
per
controversi
Alighieri.
letterario
mondo
recare
leggesi
egli
pur
in
potuto
scritto.
cui
titolo,
di
Dante,
1' illustre
che
ha
il
conoscenza
trovato
lettore
suo
e
alla
aver
salute, non
dottissimi
chiarire
a
di
della
nell'opuscolo,di
intorno
avvertire
bozze
al
scritterello
pretende
ragioni
luce,
lena, pensò
maggior
fra
orientalistico
nostro
del
ragionamento
Lasinio,
occhiata
alcuni
Schier, noto
presente
debito
in
e
padroni
anche
cosi
mettere
all'Altissimo
semitiche
talvolta
dirò
Poema
di
volte,
spesse
abbastanza
non
lingue semitiche
altri lavori
per
più
giusto soggetto
di rado
occuparono,
passi dell'Immortale
11
falso
un
tenebre
le
mente
in
non
fanatismo
termine)
delle
mezzo
e
uomini, talvolta
risa, che
non
e
interpretazioni, svariatissime
cozzanti, bizzarre
loro
ma
veniva
mi
infinite
le
strani^
una
prima.
Questo pensiero
leggendo
nel
guisa che
di
succedano
bagliore, dissipato il quale,
scibile,
oziando,
vuoisi
i versi
sopra
dello
rami
ma
correre
con-
possano
adoperare
impresa,
spanda
si
Commedia
la Divina
illustrare
ad
Che
dare
prof.
tima
l'ul-
[IlPirettobb].
58
intorno
alla
Commedia^
a'
e
di
illustrazione
quali stimò
che
versi
rilevasi dal terzetto dantesco
Aguzza
Che
qui, lettor, ben
'I velo
è
Certo, che
dallo
messo
che
tutti
pur
È
notissimo
cultori
del Canto
il
mi
non
investigarese
Canto
abbiasi
non
a
sembrami
non
è
non
mio
ora
forse
in
ne
Solo
la
voglio
; ne
al
tutte
a
verrebbe
appropriato
al
contesto.
intendimento
porre
67"
verso
gine,
inda-
tarle,
quasi rigetfuori
Che
disamina
a
che
e
però
se
le varie
fermarmici
ricuserei
interpretazioni
proposte,non
dove
67^
e
prima, senz'altra
ne
senso
1°
accogliersisotto
che
del
causa
stare
a
v.
che, quanto
Cantica
della
XXXI
VII,
possano
risguardo linguistico;credo
del
gite,
sfug-
lui siano
s' ingegna confutare
fin dove
e
a
ne
ni
qui parola delle interpretazio-
far
riportae
dai
Cantica).
medesima
propongo
lo Schier
adesso
della
XXXI
Inf,,Canto
inteso.
sig. Schier
il
forse altre che
versi
ciò
tentarono
si
interpretazioni
varie
celebri
abbia
accordargli
mancheranno
di due
che
che
leggiero,
malagevole l' intendere
cosa
vorranno
non
è
degli studi orientali,e varie
riporta,né
Io
sottile,
tanto
frontespizio
particolaredel Sup~
nel
credè
plémentf egli non
do
che, secon-
al vero,
'1 trapassar dentro
Schier
l'ebraico
del-
(Purg.^Canto Vili,v. 19).
gli occhi
ben
ora
notare
a
della
il soccorso
gioverebbe
dell'arabo. Ed è anzi tutto
e
vocaboli
e
sopra
fossi richiesto.
mi
fermerò
sull*
interpretazionedel sig.Schier,
al
quale parmi, quanto
al
fuori, appropriata abbastanza
oltre la esaminerò
che
senso
egli vuole
luogo
del
cavarne
verso
;
rispetto.
Satan aleppe, io
al Pape Satan, pape
Intorno
evidente
credo necessario trattenermi,sembrandomi
che
debbasi
tranne
quale
mi
sotto
spiegare
al
non
altro
per
pilil'ultima
si accorderà
non
più
mezzo
esser
lingue
ad
intendere
d'uopo
che
tiche,
semi-
delle
parola,
non
la conoscenza
la
60
lettore
compiacersi di volger l'occhio
a
qui, affinché
pongo
difendere
scorga
lo
creda
lo Schier
come
derivare
il suo
alla nota
aleppe da
^
che
poter
nDH/n
(^^^'
lehàbàh).
Altro
mente
in
aggiungo se
non
addurre
legarmi impugnate
e
ammettere,
come
done
e volendell'ebraico,
singolarmenteil nostro
verso,
se
contrario,e
del
argomento
sperto
l'ine-
contro
difesa sì ritorcerebbero
a
viene
ardi maneggiarle.
che
Basti
volendo
efficace
cavare
che
riflessione,
conoscenza
prova
a
potrebbe
ne
la
la
se
naturalissima, che
Schier, in Dante
fa lo
non
però quanto
al
passiamo
tanto
al povero
1^ del VII canto,
verso
variamente
stranamente
tanto
e
interpretato:
Rafel
Ecco
detto
O
y
in
scrive
che
elmai
Raf
Le
1
avec
la
ainsi
:
zabi
nDn^^n
mot
/^ lehahe
aalmi, aggiungendo che, sans
hallehahe
lahebeth,flamine,
confond
lettre du
substantif
halehabe
(sic) prononcó
nDH
/H
T
V
(sic),et
sécutives
pour
aleppe, e' est
le sub-
d'
rapport
un
l'article
avec
première
se
(sic) est
antécédent
(sic),comme
lettre
T
aleabe
amech
deuxième
la,dontla
il
Oì
yO
y
nostre:
fìlDn/
d'annexion
(pag. 23)
renderebbe
/?
lettere
septième
nnn
stantif
almi.
parole arabiche:
con
verso
zabi
sig. Schier
il
come
amech
mai
moyennant
qu' il sert
à
un
à
hai
/M
daghesch
déterminer,
1' italienne
(sic),
-
élision
éviter
par
fort
commun
non
chez
les
anciens.
un
faite
l'une
l'hiatus, alebe.
changement
seulement
P.
de
15.
chez
deux
des
Quant
du
les
6
en
à la
voyelles conpronunciation
jp et
modemes
meme
mais
en
pp
aussi
61
forcer ni la grammaire
faut) tradurre cosi :
Stimma
darne
Che
ragione d'une
RAF'
sia
y
del
/
il
è anche
pensa
e
satisfaisante.
della
prima forma
/f
verissimo; che
Schier, /ever,èlever \in altum
scrive
lui adottato
dantesco,
verso
di azione
è
-sj rafa^a^^
verbo
da
arabo
maniere
nome
bisogna (il
mots
gloria mundua.
il testo
corrispondente al
come
de
sens
cecidit vis
'infundum
meco
poi ad analizzare
Passa
poter
le
ni
sebbene,
vero;
tutto
a
valga,
sustulit
rigore, per
come
(Freytag)]
la versione
dello
che raf {un) significa
osservare
Schier, convenga
lo innalzare^ il portare in
piuttosto transitivamente
La
1
trascrizione
parola
araba
nostro
corrispondendo
arabica.
solito
tutti
in
in
adottarsi
elementi
i suoi
ad
sempre
Quantunque
unico
da
differisca
segno
di
la
rappresenta
solo
grafici,un
il sistema
poi
assai
corsivo
carattere
segno
della
grafia
da
trascrizione
quello
del
me
chiarissimo
dei lettori del
signor conte
Miniscalchi, pure, a comodo
giornale, io qui, con piccole modificazioni, lo adotto. Quanto
il Fatha
ai segni vocalici, io rendo
con
a, il Kasra
sempre
e,
il Damma
i, e
con
quel
che
cose,
progrediti
mi
Ùber
bel lavoro
u.
w.
s.
il
e
se
il Brockhaus
di detta
al
I,
delPEwald.
a
voi.
l'Ewaid
Alpìmhet
und
scienze
nel
suo
Umschrift
deren
di Berlino
il Fleischer
e
il 2 maggio
e
tant'altri
è poi
principalmente. Non
bandomi,
giustificare
questo procedere, e risera
parlarne altra volta, e in genere
olandesi
alla
pronunzia
alla
Accademia,
pag.
stri
gli studi noQuanto agli esempì,
Standard
e
natura
che
Sprachlaute
il lettore
degli Atti
e
a
intorno
io rimando
1862
nello
delle
e
ed
occorra,
discorso
tenere
vere.
esempì,
dalla
indotto
dimostrato
die Arabischen
il luogo opportuno
ciò
intrinseche
Lepsius
orientalisti,tedeschi
a
ragioni
letto all'Accademia
1861,
qui
seguendo autorevolissimi
essendo
per
hanno
citare
serva
u,
più monta,
delle
stessa
con
42,
nota
pag.
nel
147
e
trascrizione
del tomo
citato
2* della
scritto
l'arabo,
del-
edito
nel
del
sius,
Lep-
(TraiOT?7ia^ica critica
62
alio^ e
cioè
samente
altra
a
accozzate
formare
a
il nostro
porre
che
Nembrotte
purezza
che
governano
dal
Divino
di
da
verso
di
severa
incastrare
in
potrebbe giovare
anzi
col
contesto,
troppo tenero
sia
proprietà ed
e
con
trattandosi
grammaticali arabiche,
o
armonìa
non
specialidi
necessità
senza
un
in
verso
però diver-
di azione
piliche
italiano ; molto
poema
intransitivo,
pel
correre,
leggi lessicali
delle
poste insieme
un
nomi
lasceremmo
insieme
osservanza
valore
verbo, vocalizzato
*9. rajVa ha
-
foggia. Pure
parole arabe
ma
natura
sua
il medesimo
anzi
quale
di
ha
non
obbedienza
di
parlare
alle
piena
mettere
am-
leggi
l'arabo, il linguaggio ìnessogliin bocca
Poeta.
bisognerebbe dunque
Non
cosi pel sottile,e potremmo
accettare
pili sotto, in
Schier, la quale anzi
la
guardarla
proposta dello
modo
diverso
dal
praticato da lui, difenderemo.
Ma
ugualmente comportabile sembrami,
non
il dare
sarebbe
lima''
vorrebbe.
che
dubiterei
0
(un) può
a
possa
voluto
La
vocabolo
volonté^pouvoir arbitraire,come
di
traslato
al successivo
dallo
valere
adoperarsi nel
lo
che
j.xs 'AMQ,
al sostantivo
lo Schier
ma
cato
signifi-
Schier.
parola è, secondo
terza
il valore
della mano^
cenno
.dirittura
ganno,
m'in-
o
Schier,corrispondente
il
Freytag traduce
che
'AMIQ
funditas, o all'aggettivo
Pro-
Profundus
vale:
(Freytag).
Il
quarto vocabolo
y
del
verbo
y
è il
di azione
nome
della
P
forma
/'
col
^^^ ssaba^a^
di: svenar
senso
sta
giugueillir^
lo Schier.
La
quinta
l'arabo
con
ALEM,
e
che
personale
ultima
P
il dovere
per
lui da
Jls ''àlam (un), nella
le
monde,
persona
sing.
traduce
di
parola è
egli cosi
non
V
—
tarsi
rappresen-
lingua parlata
univers,col
Osservo, che
tenere
conto
suffisso
sciando
trala-
alcuno
63
della
e
media,
e
ciò per
egli chiarisce
de
dire, le monde
dans
mattrey
tutti
a
non
le souverain
pour
felice nella
passata, col sig. prof.
Pisa, intorno
in
Commedia
a
si vollero
che
lingue semitiche, io, che
la mente
a
illustrare
dir
a
l'aiuto
con
non
vero
delle
valermi
al
opuscolo
un
soggetto de'
mi
apparisse
al senso,
lui
nostri
la
lingue
aveva
a
riferite,pure
un
dello
senza
del
che
senso
importanza
di
verso
fosse
nella
altri fosse
signor prof. Puccianti
farla
e
pubblica;
solo
me
la mia
appropriata
sembrando
di
al
ma,
nel
a
nuova
la
più di quello
anco
il Poeta.
anzi
segno,
Quindi
nessuna
fatica,e
povera
randomi
augu-
più felice,proposi
interpretazione,
che, a
contesto, tolsi animo,
ripeto,senza
nell'intendimento
degli studiosi
dato,per
varne
sforzo,ca-
senza
e
lo collocava
mia
fosse
più, lievissimamente
Dante,
io
sebbene
altre da
come
se
appropriato,
colto
aver
mettendo
che
stesso
o, al
Schier, al luogo dove
pretesa di
intorno
Schier, quanto
al contesto
meco
mutare
vulgata
lezione
pensai
senza
ricordai
ragionamenti, lo lessi,e,
interpretazione dello
dilette
pre-
me
di Dresda
sig. Schier
così disdicente
non
avventura,
del
seppe
Giu-
vina
quei passi della Di-
di quei luoghi, mi
nell'interpretazione
esistere
e'est
:
il voulut
doni
parrà espressione troppo
nell'estate
Puccianti
rivolto
così
nell'araba.
lingua nostra e
Ragionando,
mai
le monde
Nembrod,
verso
fundum
in
difendere
tenta
e
del
meus
impiétèse faire reconnaìtre
son
delle
alla misura
servire
rima, l'espressionemundus
alla
ceciditjche
h
e
di
e
al
lui
liberai
de-
fallibilità
arrogarmi l'inzione
volgere l'atten-
illustrazione
di
quel passo
dantesco.
Ecco
le
com'io
parole
farei
corrispondere al
verso
di Dante
arabe:
y
^aJ.5^xS^
^'C**(
vil^JI«J
.
64
che
testo dantesco
nel
esprimerei
con
Eafe
elmai
amoch
zabi
almi;
Rafe
'Imai
amech
zabi
almi.
ovvero
traduco
Lo
latino
in
letteralmente
dizione): Exeehus
dus
ceteris)
.
.
mie
ora
dar conto
a
che
della mia
potrebbe ottenersi
rappresentazione arabica
dei
scelta delle
{Genesi, capo
differenza
muterebbe
che
che
senso
se
non
1
La
all'araba
-
preteritodella prima
Kasra,
Dante
e
nulla,in sostanza, il
la mia
ha
forma
del
verbo
radicale
nazionale
differenza
di
in
Giggeio, Golio
Ascendit
anche, intransitivamente,
partem, e
anche
in
GÌ' intendenti
conto
sarebbe
di arabo
il
«
fra
rafe
io
lo
».
Fatha
alla
transitivo ;
rità
auto-
rafa^a stesso vale
altiorem regionis
; ma
per
do
capiranno facilmente, tenenl'arabo scritto e ilparlato,l'ultimo
seguito
mi
dal
Poeta.
i
prendo,
Castell sopra
in
del
Castell fondati
Freytag,Altitudine superava
della differenza
quali
e
del
significaElatus,
valore
cosi in Freytag che
e
erro,
«^i. munito
rafa^acon
propria natura
per
io trovi
sebbene
non
i.,rajVa 3* pers. sing. masc.
alla media
intransitivamente,a
che
se
spondente
proposta,corri-
nohilis fidt,etc. (Golioe
altus,excelsusy
sopra autorità nativa),e in tale senso
media,
bocca
9),piccola
potè certo rappresentarlocon
col Kasra
*.3.
X, versetto
per
sarebbe, secondo
voce
in
di
luogo dantesco.
al
*
messi
fuori, il quale parmi,
trae
ne
accomodabile
de'
parole
altra maniera
con
vocaboli
al potente cacciatore
1
(prae
mea
e delle
corrispondentialle adottate dairAlighieri,
ancora
interpretazioni
qualche piccola
; accennando
differenza
Ora
scientia
mea,
.
Eccomi
arabe
la inelegante
splendormeuSj profun-
erat
(factus; fuit; superbia
(siscusi
65
(che tradusse
e
ampliò
solo,ma
non
Caspari,tanto
del
lavoro
§ 170, e al
I, § 345).
critica dell'Ewald,
anche, oltre al
suo
proprio
(un)y nome
di azione
in altiorem
regionispartem,
e
Dictionnaire
nel
mirski
di
trovo
che
rafa^a nel
della
favore
che
il RAF'
ancora
dall'accogliere
elatio
Elatio
0
sarei
non
simile;quindi in
di
azione
de
io stesso addurrei
sig. Schier
egliaddotto, e
Ascenda
s'élever au-dessus
sicché
surpasser:
rafa^àn
Biberstein-Kazinome
essere
di
ancora
proposta del
ha
non
raf^un) può
essere
autorità nativa ;
ciò sopra
e
di
I,
édition,
T
azione
valore
di
arabe-francais
senso
quelqu'un^ le
di
nome
rafa^acol
di
voi.
raf{un} può
«J.
che
Golio
in
Wright i,
miglioròil dotto
ginale)
all'oripreferibile
Sacy (Grammaire arabe^
De
poi
e
da renderlo
alla Grammatica
Trovo
del
illettore alla bella Grammatica
rinvio
rafi^a
in
quelle citazioni
del
tutto alieno
intransitivo di
in senso
si tradurrebbe
tal caso, il verso
:
mei profunda
o simile,splendoris
suhlimitas,
(facta)fuit (inprofundum cecidit),
superbiamea, scienla versione
data
tia mea
(praeceteris) .; ma preferirei
0
.
.
sopra.
Potrebbesi
anco,
proporre
il senso
e
corrispondenteal
come
primo l'arabo uJ. rafa^ eh' è
della 1*
sing. masc.
muterebbe
non
forma.
il
Secondo
.
In tal caso
1
Vedi
tradurrei
Wright'
Shone
«
:
or
.
.
pers.
Freytag,vale:
Secondo
—
vale:
vocabolo
3*
preterito,
un
Nituit^fulxitjsplenduit,coruscavit.
{An Arabie
English Lexicon
London, 1867)
zialmente,
sostan-
Book
il Lane
I, Part.
3^
gleamed».
glistered,
Fulgebatsplendormeus
(deinde
of the Arabie Language,
translated from
witìi numeof Caspari, and edited,
additions and
and
rous
corrections,etc, London, Williams
Norgate, 1862,2 voi. in-8,al paragrafo199 del volume
primo.
», A
the German
Grammar
Collezione di opuscoli danteschi, n.
96-97-98-99.
5
66
etc. :
sed) profundus (factus)
fiùit,
0
effulsit
splendor meus
—
in arabo
poteva
seconda
il preterito
ha
sima
notis-
cosa
poi ''amiqa,che
Che
servire
seguenti
sebbene
possa,
che
il
sono
ne
regole sintattiche
arabiche.
corrispondereall'arabo
la farei
lo
come
simile,che
il
and
Alien
London,
—
dore
significatodi splen-
possiede.Nel lessico del Johnson
infatti
{A Dictionary^ Persian, Arabie^ and
Johnson.
deb-
che
credo
Schier, ma
sbai, 0 m' inganno, attribuirle qui
English, by
Co., 1852.
Francis
fol.) ILMÀ'
tradotto,fra gli altri modi, così : Shining,making
viene
a
(prae
voi. Il, § 399,
arabe, 2' édit.,
io
voce
precisamente
0
(in pro-
grammatiche.
La
^\A
alle
Grammaire
Sacy,
altre
e
sostantivi
due
(Jam)
mea
parola, essendo
quella lingua.
è contrario
soggetto,non
Db
di
tener
scientia
valori che
esprimere amechy
singolare, a'
Vedi
diversi
è mestieri
non
agli studiosi
Dante
a'
Intorno
ceteris).
in
sunt
profundae (factae)
;
cecìderunt) superbia mea,
fundum
anche
ovvero
hrilUant
a
riscontro
Quanto
al valore
Pongo
1
verbo
(pag. 150). ^
appearance
arabico,
della
e
vero
al renderla
e
terza
proprio
nelle
con
r^^c!^
l'arabo
voce
della
nostre
del
quarta forma
lingue
verbi
coi
le bellissime
osservazioni, ricche
intransitivi,si consultino
di esempì, del grande arabista
professore Fleischer, nel suo
prezioso scritto : Beitrcigezur arahischen Sprachkunde, il quale
146 pagine, un
necessario
supplemento
contiene, nelle sue
alla
celebre
di
correzioni
e
copia
grammatica araba del
gran
De Sacy. I Beitr"ge del Fleischer
stanno
nei : Bericlite
sommo
Uber die Verhandlungen der Kón. sdchs. Gesellschaft
der Wissen-
schaften zu
È
2
noto
Leipzig,Philosophisch historische Classe,1863
che
nella
(adoperato però
con
valore
Chi
del
allora
alla
ebraico
Bibbia
abbiamo
solo
nel
profundus
'àmèq
plurale
1865.
costrutto
e
traslato).
volesse
nostro
in
anco
e
tener
versetto
potrebbe
per
anche
prima parola
questa via, e
di
mezzo
proporre
del nostro
tentare
più lingue
dall'ebraico
verso,
1' interpretazione
cioè
fra le
un
EAÌ'EH
semitiche,
corrispondente
che
in ebraico
08
Noto
adottare
la
sua
alterazione
voce
araba,
Men,
V ensemble
che
interpretazione,
confacente
mia
debole
lettori
povere
altre
parole,
di
studiosi
fra
di
porteranno
esso
come
per
molteplici
ai
che
fra
tempi
l'Oriente
culto
che
nel
sacro
di
le
e
e
in
ottobre
cui
relazioni
l' Italia
l'ebreo
o
consultare
ispecie
fra
i
sone
per-
seguaci
1867.
Fausto
revano
cor-
caldeo,
giudaico.
Firenze,
di
nembrottìano,
verso
musulmano
idioma,
modo
caldee, di
o
ricordare
conoscere
alcuno
dove
avesse
dell' Ailighieri,e, per
frequenti occasioni
pratiche
che
quello scritto
ebree
il
cavarne
l'arabo,
farei, per
o
più
sempre
giudizio.
Poeta
arabiche,
gli
censura;
mano
competente
il Divino
accozzo
un
in
ghi
luo-
parecchi
desidero
chiudere, aggiungo
quelle voci
con
potrei, volendo,"
silenzio
ebraico, che
un
dimandasse
non
di
tesi
cor-
parole.
noi, prendendo
di
si formò
del
e
ai
arrecato
loro
meriterebbero
quali
i
autorità,
perdono
avrò
sotto
passo
i
Solo, prima
conoscere
le
ma
arabo
aumentino
io
disadorne
più
una
verso.
dimandare
certo
che
e
medesimo
del
nostro
lamia
invito, se
; anzi
all'opuscolo del sig. Schier
Intorno
dire
tedio
del
mie
queste
col
resto,
qualche
aver
sul
punto,
nel
proponga
ne
univers,
lascerei
non
come
mai
studiare
a
qui faccio
E
se
può
voce
arabisti
dotti
mi
contesto
al
io
V
e
world
the
traduce:
ma
quando,
Freyt.)
that
ihing
every
créées;
choses
des
^_^A'i
(un) Mundus,
^àlam
Kazimirski
e
veruna
leggere anch'egli
creatae, mundus
creatures,
(Johnson);
contains
far
senza
meus,
come
(Giggeo); Res
world.
The
poteva, volendo
sig.Schier
mundus
^almiun) vale
omnia
creata
il
versione
alla
^ahnt, mentre
la
che
qui di passaggio
Lasinio.
11
io
prof.
Fausto
dello
Schier, Ciel
che
non
ad
di
verso
una
spettanti
e
verrò
alla
ha
e
poi alla
medesimo,
al
del
famoso
Dirò
prima
particolareggiata
una
in
nostra
lingua
che
voluto
dantesco.
pigliandone
invece
ma
rassegna,
ete.,
interpretazione
già facendone
scolo
l'opu-
conoscere
intorno
nell'Inferno
non
fatto
Enfer
et
nuova
sua
Nembrotte
dell'opuscolo,
ha
mi
sentimento
il mio
dicessi
gli
Lasinio
alcune
esame
tenze
sen-
media^
Com-
alla Divina
ed
interpretazione
del
professore
Lasinio.
Gran
colte
lo
che
miracolo
questo nostro
vogliono
conoscere,
hanno
una
accademie
ed
coli' unico
gloria italiana, come
Italia
è
il
poeta
è
scienziati
lui
qualche
che
scienza
il cantore
gli astronomi,
pensano
che
i
e
faccia
della
divina, gli storici
a'
come
tutti
studi:
loro
il
per
poeta storico
i fisici
quanto
e
lo
per
una
In
umano.
è
d'Italia
i letterati
tuiscono
isti-
di studiarlo
genere
fuori
le lingue
stranieri
il
poeta
in
trovano
i filosofi lo
i teologi il
filosofia,
matematici,
egli fosse,
tutte
intendimento
nazione,
sapienti. Gli
chiamano
i dotti
gloria del
una
della
in
le nazioni
considerato, anziché
de'
cosa
^i traduce
letteratura;
interpretarlo. Egli
! Tutte
poeta
vate
della
eccellenza,
perfino
i medici
comportavano
i
70
tempi, piliche
mezzanamente
scritto del
Lo
signor Schier
come
stranieri. Mi
sembra
del
e
ed
taluno
del
darò
volgare.
lingua
ben
di
un
dimostrato
niun
danno
con
di là de' veri
al
favella,
quando
quel popolo
con
i vocaboli
vero
di
sviluppo
lingua
arabi
entrati
avvenga
non
dacché
essa,
(i quali crederei
lo dice
come
la
in
conosce
come
l' italiano
lo
un'analisi,tino
sviluppo
quindi
i vocaboli
che
si
modo
vi
aggiunsero
entrare
ragione che
in
di
cotale
venivano
o
la
di
le
leggi. È omai
sostanza,
del latino
lare
popo-
potevano
non
sviluppo,
una
guistica
lin-
qualsiasi altra
fuori,
di
dimento),
impe-
scienza
sia, in
non
d'
stessa, per
quale
analitico
arabi,
lupparsi
svi-
piuttosto che, sotto
parola
altro
nella
l'aggiunzione
per
parte
gran
stro
no-
buirono
contri-
scarsissimo, e
numero
allo
esterni
oggi
da
saggio.
sulla nostra
cèrta esplicazione intima, della
;
tezze
inesat-
tandosi
chiarire,perché trat-
pilisecoli
per
in
poco
ma,
che
alcune
lingua,
sviluppo iati développement) del
sono
una
i dotti
della
rispetto,a questo svilupparsi fossero
certo
ferente
indif-
(pag. 10) che le molteplici relazioni
nel
E
in
breve
un
degliarabi
allo
contribuirono
nostre
ch'egliestenda
tutto
ricisamente
di elementi
l'ebraico
del-
poema
leggiermente accolti
ebbero
gl'italiani
nostra
Schier,
dottrina,potrebbero
per
adunque
confini r influenza
che
lo
riuscire
cose
caduto
utile di
torna
troppo
innanzi
afferma
può
delle
sia
autorevole
uomo
Ne
Credo
Poeta,
che
essere
vero.
studio ? Or
e
giudicando
però ch'egli,
nostro
errori
d'
di
quel
in
non
pensino
la
conoscere
nostra
materia
italiani,perché, com' è naturale, ci piace
noi
a
gli orientalisti
anco
altri,scorgono
loro
dell'arabo.
e
di
molti
di
tacere
per
nelle
Lanci, il Fliigel,il D'Ammon
l'ab.
bene:
che
Commedia
Divina
nella
trovino
crederebbe
chi
discipline.Ma
addottrinato
per
fuori. Lo
la
vella
fain
cissima
sempli-
Schier
non
71
adunque abbastanza
si tiene
davasi
tanto
r italiana
che
genio,
di
potuto trascurare
attrattivo
di
argomentare
che
tutte
le
Ma
V
uomo
io m'
priori
a
Dante
dovea
di sostenere.
indubitato
per
è
che
golare
sin-
alquanto
di trarre
il lettore
può
quale
si
doveva
tanto
questo modo
anco
strare
dimo-
a
siriaco, il caldaico
e
veva
dico delle lingue ? do-
che
; ma
abbia
con
giungerebbe
il
sapere^
aver
o
un
s'impadroniva
quale
inganno,
impadronito di
d'onde
il
sapere
lingue di Babel
essersi
pere.
il
studio
uno
lui. 0
per
Dante,
ciò che
tutto
rotto,
cor-
probabile^egli dice, che
poGo
di
quello
come
ardore
con
E
opinione.
sua
tenere
egli s' ingegna
onde
il modo
nella
mostra
latino
quelle col
di
cognizione dell'arabo,ed
avesse
considerare
oggi oserebbe
nessuno
scrittore
11 dotto
straniere,da
mischianza
una
come
dottrina
Dante
alle favelle
peso
errore,
dell'originedella lingua nostra
ricerca
pel quale nella
dal vecchio
lontano
tutto eiò ehe l'uomo
può
sa-
eglipotuto attingere(domanda
avrebbe
lo
Schier) la notizia delle costellazioni dell'altro emisfero,
se
non
da sorgenti arabe
tutto,rispondo,
saper
si
tratta
dotti, 0
anni
dalle
di
avrebbe
fu
di
innanzi
lette stelle.
di
notizia che
Dante
di
Prima
—
arabe
senza
dell'operadi
catalogo di Tolomeo,
anco
alla seconda
dice
luogo la
dal
e
equinoziale,
3ura
82;
p.
può attingere a sorgenti
relazioni
di
viaggio oltrepassò(come
suo
un
a
chi lo
mostra
re
ave-
quattro stelle del polo antartico {Purg., I) poteva
averla
a'
(V. nota
l'arabo, voglio dire,valendosi
sappia ; in secondo
di
ì
ritorno
cioè
che
in
allora notissimo
tutti
patria l'anno
il poeta
Si
formarsi
egli
in
sa
una
pure,
dice lo
bella
di
questo seguitato
il
1295, parecchi
posto mano
avesse
si fa
Schier,che
mano
—
di
cenno
Dante
scritto;
ebbe
or
non
precetto arabo,
applicatevialla calligrafia^
perché essa è un
f
sussistenza
L'argomentazione si ridurrebbe
;
in
la linea
sanno)
cantica,nella quale appunto
—
Polo, che
Marco
che
mezzo
in
so-
stanza
seguente.
alla
doveva
l'arabo.
conoscere
scrittore
non
il valore
di
può
Schier
Lo
nulladimeno
si
non
volentieri
farei
all' istesso
egli potuto
di
non
la
Croce
in
un
la
logica è
modo,
sola.
è il
Pape
di
oscuri
chiari
dello
Ora
stile usato
che
sa
ognun
personaggi del
0
parlavano
avessero
Satan
pape
da
erudizione,
conoscitore
all'ebraico
in
l'arabo,
del-
ragionare
altro?
un
ì
Eppure
il
Secondo
a
intendere
i
raffrontarli
d'uopo
e
esso
verso
Lanci
di
sistema
di
ingegnarsi
luoghi
ratamente
accu-
ghi
co' luo-
acquistare
si possa
perfetta del modo'
scrittore
in casi
simiglianti.
l'Allighieriè solito di far parlare
nella
poema
parlato nella
seconda
avrebbe
non
aleppe 1
che
quanto
realmente,
illustre
nella
suo
un
quattro stelle dette
delle
preoccupazione
cognizione per
una
e
Satan,
medesimo,
del
un
qui
grido di Pluto:
senza
e
di
Commedia
scrittore, fa
uno
della
per
valersi
qual'è poi l'intiero
legge d'Ermeneutica
E
comporre
valersi
quanto
Ma
Divina
della
per
mai
all'arabo
quanto
e
una
Schier
Io
e
f Perché
del sud
Or
potè
perché
egli
ebreo
qualche
Dante
ebreo
almeno
acquistar notizia
per
ebraico
o
modo
arabo,
qualche
di
Se
qualche
l'ebraico,e
quella lingua».
in
quella lingua,
in
verso
se
di
erudizione
della
dicono
crederlo, salvoche
a
domanda;
una
ciò
Per
non
familiarisé con
intiero
verso
un
comporre
un
été
parole
sue
p. 82.
a
delV erudizione
prevalso
qui alle
biografidi Dante
I
condotti
siamo
sia
«
prosegue.
nota
V.
caso.
ch'egli alt
nemmeno
dare
il dotto
proprio ragionamento.
e
farne
che
è chiaro
Ma
=
callìgrafo,dunque
era
voluto
aver
vero
un
dobbiamo
non
Dante
=
cantica
lingua istessa nella quale
o
egli almeno
vita
mortale.
trovatore
per
di
ben
i
supponeva
Così
Provenza,
nove
Arnaldo
che
niello,
Da-
parla appunto
versi
in
proven-
73
tempi ne' quali
visse in
il
cantica
latino;
la
e
in
parla nella prima
Diomede,
di
e
diversi. Fu
i
Oltre
notare
dove
Farinata
morte
Io
popoli
mide
di Semiraa
i
segnare
contras-
bolognesi.
cura
di
s'incontra
via
al dialetto
la
farci
nel
città
parlare col maestro
fu
non
Mi
fui troppo
cruda, gli dice
chi
80
se'
sembri
tu
sie, né
quaggiù,
per
che
0
che
voce,
Dicendo
:
che
fa
Dante
:
Issa
tu,
a
avrebbe
cui
parlavi
ten
modo
parlare ciascuno
Pluto, il quale
....
narrargliquanto
quand' i' t'odo.
propria favella,perché mai
ebraico
a
;
florentino
ma
veramente
dunque
La
molesto
pisano, facendosi
Venuto
in
la
i
patria natio,
qual forse
il fiero conte
Posto
sipa
piglia
udendolo
quella nobil
Alla
sua
questi
alle lingue
loquela ti fa manifesto
tua
Di
la
del
lom-
;
La
ed
si
spesso
viaggio, riconoscano
nacque.
gli dice
gente
di
trattato sul
un
dice
suona
nei quali via
gli spiriti,
come
dialetto
dice
favelle,
il si
toscani, e chiama
mistico
suo
scrivere
a
ombre
le
del
frase
di molte
Ih dove
ciò'egli bene
a
terza
Dante,
di
importanza grandissima
imperatrice
il bel paese
gnavano
sde-
Portinari
Beatrice
dialetti,
contrassegnando da
ai
:
nella
l'anacronismo
una
usa
volgare, dava
ed
Poeta
che
favella,cioè, in fiorentino a
Boccaccio
e quellodel Giuliani);
bardo.i Dante, primo in Italia
nuovo
grado
parenti lombardi^ licenziando
di
Ulisse
d'alto
al
fiorentina
Virgiliostesso che, secondo
nacque
colui
come
sua
Virgilio(Oommento del
e
le persone
volgare, parla
nuovo
in
Dante,
di
Cacciaguida,trisavolo
zale ;
egli fatto
ho
mai
io drizzo
lombardo,
mo
va'
non
:
più
non
nella
t' adizzo
;
lare
par-
saputo
74
che
in
avesse
è divinitcà greca
Pluto
lo stesso
e
mal
delle
uso
tre
dalle
tragitta
fitti nel
il fatto
nel
anche
ed
greca,
quale
ai
greca,
cipi
prin-
parlo,
di Satana,
; il nome
nome
come
della greca;
da
tutti
il
zione
l' interie-
che
considerato
principio
nicia
fe-
diventò
sanno,
la medesima
sostanza
in
aUppe,^ sieno
e
(direbbe
quindi anche
e
il fiumo
ché
prima lettera dell'alfabeto,dac-
della
aleph^ alpha
tauri
cen-
nostro
greca
anch'essa, come
nome
gli altri
1' uomo.
che
parola, sebbene
la terza
ove
guardia
citato sopra,
lingue
Cerbero
palude
divinità
indubitatamente
ebraica
con
caso
Pluto
;
golosi, Fle-
la
in
bestia
la
verso
di tutte le
finalmente
e
Nesso
che
de'
per
hanno
primitivamente ebraico,
proprio, è
le ricchezze,
degli avari
tiranni, i quali
più
nel
stesso
anime
spiegatifin qui, perché
appunto in greco
ripetuta è
gua?
lin-
gli altri fecero
guardia
a
i
risponde
la
guardia
eh' è
e
modo
uomini)
velli) usarono
Macchia
al
le
gemono
ove
sangue
E
che
in
uni
gì'iracondi,e
limo
(pilibestie
di
ha
cerchio
gli
sta
bramose
gias iracondo
son
del terzo
ricchezze,
gole
studiasse
ne
tuXoOto^significaricchezza
prodighi, essendoché
de'
o
che
nome
suo
quindi egli è custode
e
Mosé
venerazione
cosa.
miscuglio di pililingue, ma
non
so
al vedere
«
La
frase
discendere
che
da
fatta
.
giusta. E
Dante
che
stesso
ì
o
simili
la frase
nel
proprietà sua
verso
un
.
di
sia
meraviglia
o
il Fraticelli,
Satanasso^
mortale
io
tronca, lo
eomineiò, anziché
trare
pene-
osa
che
seguente, adoperando
il verbo
de' morti.
dice
esposizione
di Pluto
dano,
concor-
regno
eoìne,
audace
: »
nel
un
vocazione
specie d'in-
una
tronca,
Satanasso
o
principe dell'Inferno.
entro
è
reticenza
per
significa: come,
qua
vivo
come
senso
Pluto, preso
uomo
un
verso
al
quanto
riconoscervi
nel
come,
Satana
a
questo
considerano
I commentatori
credo
accenna
con
la
esclamò
lita
so-
od
76
poeti, dato
I
il loro
bolge, seguitando
del
che
pozzo
che
in
da
avvinti
eterno
i
su
in
immani
che
tiri
11
primo
che
è
Nembrotte, di
evidenza
la mole
amech
Cominciò
mio
Quand'
Che
vedi
lui che
disse
me
a
il gi-an
linguaggio
un
Lasciamlo
Che
è
'1
suo
Come
Ora
stare,
cosi
sia
io credo
quelle strane
con
ad
da
Tale
voci?
ch'ei
in
tiene
disfoga,
confusa
nel
s'accusa
mondo
voto
a
a
nullo
;
è noto.
abbia
Dante
che
Nembrotte
babelica
coto
s' usa,
linguaggio,
altrui, eh'
di
non
parliamo
ritenere
;
mal
lo cui
delle
dare
voluto
come
un
lingue, della quale
manda:
principalecagione. Ciò posto, si dodi sua
testa quelle
coniato
egli Dante
supposizione sarebbe, mi
puerilità,certo
giunta
sciocca,
la
quel superbo
avrà
per
non
parole
;
petto ti doga.
lui ciascun
a
saggio delia confusione
fu
e
la consueta
con
la soga,
anima
Questi è Nembrotto,
Pure
dell'Allighieri
passion ti tocca.
egli stesso
:
in
bocca,
quel ti
con
legato,o
'1 tien
più
più dolci salmi.
troverai
e
sono
almi,
la fiera
e
altra
o
al collo
Corcati
Toi
ira
Giove,
prosegue
Ini: anima
vèr
col corno,
Tienti
E
gridar
a
il Duca
E
zabi
si convenien
non
torreggiano
il solo Anteo
la mente
; indi
a
empie battaglie.
nelle
ci descrive
smisurata
all'orlo
moveranno
non
e
Male-
cerchio
pozzo
contro
menarono
il Poeta
mai
Cui
del
guerra
sé gli occhi
a
cui
Raphel
all' ottavo
Dall'orlo
nella
di
pervengono
mezzo
catene, onde
le braccia
vallone
giganti: essi, tranne
parte
ebbe
non
cammino,
si apre
inghiottire i traditori.
dalla cintola
all'ultimo
il dorso
indegna
cosa
di
questo luogo si sarebbe
sempre
di fare che
in
sembra, quasi
Dante, il quale
discostato
somiglianti casi, che
ciascuno
parlinel mondo
dal
è, come
una
per
modo
demmo,
ve-
degli spi-
77
quindi è
il Poeta
se
da
Se
una,
babelica
? Ed
seioeea
confusa^che
e
vuoto, perché
egli
come
altri,così gli altri
Difatti
Nembrotte
se
i caldei
arabo,
della
il fatto
di
cenno
che
a
il
di
compagni
torre, ed
è
che
e
linguaggiodi
nessun
da
altre
di coloro
gli son
ora
dice
compagni
fa
non
benché
esplicitamentee
che
Nembrotte
è noto
non
parole, esclude
tutti,e
all'inferno.
il
menomo
assolutamente
a
quella negazione, quando
e
uomo,
è inintelligibile
mabile
quel superbo nell'operainconsu-
Virgilio
costoro,
già dire
vuol
all'ombre
in
dere.
inten-
di Nembrotte
linguaggio
solamente
tutti,ma
a
già furon
il
suo?
es., od
la dovrebbero
gliarabi
o
che
quelle parole
Ma
caldaico, per
in
parla
a
gli
linguaggio de-
sillaba del
intendono
non
almeno
il
parlare
un
Virgilio (risponde lo Schier) non
Ma
con
intende
non
egli in
è un'anima
è
lui
con
della
avrebbe
Nembrotte
parlare
più ?
da
o
immagine
esse
Virgilioche
a
cora:
an-
quelle voci,
lingua semitica
oltre, come
in
vivi:
domanda
si
Ma
renderebbero
fatto dire
caso
sola
una
come
or
confusione
tal
da
de'
mondo
bizzarramente
inventò
non
egli tolte
le avrà
senz'altro.
eliminare
da
parlò nel
che
linguaggio stesso
riti il
non
nullo, cioè,
sia
non
già
mitata
li-
alcuni
solamente.
Nembrotte
parla
Or
qui
è inteso
non
linguaggionon
un
popolo.
adunque
parlato
si domanda:
ma
questo linguaggio? E, badate
è
è
e
da
inteso da
non
Ora
solamente,
uomo
nel
caso
bene
che
che
sa
d'intenderle.
onora
le
il simbolo
la
parole
tutti i
Se
che, stando
non
Virgilio istesso,il
ogni scienza
ed
mar
non
non
umana.
fossero
zate
raccoz-
un
lio,
Virgi-
senso,
venire
al contesto
di tutto
egli
ragione
di Nembrotte
linguaggi, dovrebbe
domanda
Commedia
della
pililinguaggi ed esprimessero
da
che
che
ma
nessun
Virgilio lo intende
assurda, perché Virgilionella Divina
un
cioè,
nessuno,
il senno,
a
capo
parrebbe
eolui
che
arte^ che può dire quanto ragion
78
vede
(li
arrivi
non
cavare
a
cui fiero
Nembrotte, al
risponde
lui, non
ver
di vero,
se
io
mi
poiché
che,
veggo
ignota
al
vuoto,
Nembrotte,
del
si
Ma,
lui, che
Virgilioignori il linguaggio
questi ignora
cioè,parole
che
parlar familiare,vuol
si
onanifesta,
confuso
da
parlare
a
per
gante
gi-
da
la
la
senso
stesso?
se
propria
cusa,
ac-
esprimano,
iraslato,comune
naturalissimo
e
al
può dire
come
e
della
discepolo.
aceusa
col loro
linguaggio
quella
significagià proferire
non
bellissimo
con
si
il
notizia
al
l'intese
non
discorso
quel
con
accusarsi
nel
si
parliamo a
risposte avute
risponderà,se
dire
ma
le
quel
frase, ìion
;
spiegar poi
fosse
non
significatodi
anco
poiché, se Virgilio avea
nembrottiana, poteva parlare in
e
Qui
la
che
invece
ma
poeta latino
favella
di
che
significagià che
non
Pluto,
il
cioè
seppe,
si dica
taciuto,
parole di
delle
E
quelle parole,
subito, chiamandolo
maestro, soggiunge
quelle parole. Né
di
quella lingua
come
tutto
confusa.
e
senso
che
stato
lo avrebbe
non
proposito
a
il
capito
intendere
gentil ehe
savio
sciocca
anima
Dante
che
penso
bocca
gran
sarebbe
che
proprio
Virgilio avesse
egli, a farci
di
lui
a
dalla
grido risponde (e badate
perso) chiamandolo
tempo
costrutto
un
conoseere
quel
con
l'autore
Nembrotte
che
dire invece
strano
suo
e
delle
confusione
della
che
an-
lingue.
Questo
la confusione
babelica, ha
cioè
da
di
ricondotti,dal progresso
terza
supposizione posta sopra.
vari
possa
sembrar
le cui
rime
mescolata
abbiamo
di
versi
strana,
una
Scrivere
non
canzone
è
lo
in
provenzali, latini
questo luogo del poema,
per
accusa
una
le
fusione,
con-
linguaggi;
verso
un
già
ed
analisi,alla
quanto considerato
linguaggi, per
cosa
diversi
della nostra
eccoci
di
appunto
essere
mischianza
una
appalesa,che
che
linguaggio adunque
in
scolato
me-
in
Dante
sé
fra
lingua trina, cioè^
ed
italiani,ed
ragioni dette
sopra,
in
un
79
di
la confusione
che
è
che
quel
fuso
è
che
questo
in
ad
siffatto verrebbe
verso
è
ma
; è un
connette
bestione
passioni violente:
far
altro
come
doga
una
terribilmente
dì
piglio ad
di
dar
che
che
sonò
non
è Nembrotte
che
ma
è
piuttosto la
gridi. E
sua
questa
rotta
famosa
chiunque
dice
comincia
a
vorrà
dantesco, non
Dico
osservazione.
è
non
o, in altri
ciò che
gli
viene
sé hanno
un
diventano
Scrissi
prof.
che
bocca
sua
alla bocca.
queste
Lasinio.
ma
Le
voci
sue
raccozzate
stando
cavandosene
Vedendolo
una
pur sempre
differirebbe
da
quella che
dell'arabo.
mente,
grida
a
vere
son
da
ciascuna
casaccio
a
a
quel
al contesto.
unicamente
parole prima
stampa, raccomando
nella quale si afferma
interpretarsi anco
per mezzo
lendosi
teria
pedan-
termini, egligrida senz'altro pensare
di
prove
di
gioni
ra-
a mente
guazzabuglio inintelligibile
un
Ciò concludo
umana.
del
senso,
que'
nelle
tacciare
parole tolte da più linguaggi;quindi presa
1
gridare,
adunque, insistendo,che
la
egli proprio, ma
quel modo,
modo
che
nean-
più riposte
le
conosca
pure
fuori
manda
dare
gri-
a
è sì stupido,si sbalordito,sì privo di
Nembrotte
non
più
suonare
poeta non
che
bocca
gran
sa
gli cinge
lingua, e penetri addentro
nostra
dello stile
il
che
proprio
certo che
son
proprietà di
che
favella. Anzi
ogni umana
non
soltanto
che
nella
Orlando
zofanti,
Mez-
un
spalanca la fiera bocca
Roncisvalle; oppure
che
allo stesso Virgilio,
parole inintelligibili
intende
al
dall'ira, non
corno,
un
è
non
petto,e sfogarsi a
il gran
st'altro,
que-
cervello che
è tocco
quando
in
cui vivono
in
smisurato
non
solamente
anco
bene,
storto,un
cervellaccio
un
Se
viluppo quanto
un
Nembrotte, ricordiamocene
senso.
le
più lingue, ma
eon
confusione,
una
consiste
non
verso
^
bellezza.
una
essere
ora
di
per
la
al lettore
che
di
il
V articolo
conoscere
prima
la nota
in
verso
più lingue
sentenza
il Lasinio
che
tra
volta
7* del
sulle
desimo,
me-
quistione può
le semitiche,
sostanzialmente
stesso
ottiene
va
80
Perché
il
se
ci dice
che
potrebbero
la
Per
c'è ;
non
costretti
siamo
credere
a
anco
essere
mettere
per
egli è
ma
si
me
sembra
non
che
i
spesso
i
di
parla
d'interpretarle parole
Lanci
le
nell'abisso,siccome
Orci
puer
mundi
mei!
Flugel
nant
Esalta
==
scuola?
A
s'est
splendor
lo
mio
lo mondo.
stulte incedit
flumina
engouffré,voici
mainte-
Quam
=
éclat
Mon
=
piano
accop-
listi,
que' dotti orienta-
a
rifolgorò per
Dresda
della
si
nembrottiane.
spiega
di
D'Ammon
nel
poema
un
alla difficilissima opera
tempi
in vari
si posero
L'abate
sembrò
non
serbare
Nembrotte, o fordotti. È torse assurda
più sottili artifizi
come
quali
le
poeticoper
quale alle più stupende ispirazionidel genio
bene
non
di
impiccio
questa supposizione quando
noi
e
parole,
sue
artificio
carattere
in
poeta,
un
qui alle
un
verosimiglianza del
s'anche
varne
ca-
a
spondo,
acquistar piena certezza, ricostrutto c'è o no. È vero
però che Dante
costrutto?
un
taluno, affaticarsi
domanderà
dunque
monde.
mon
Schier
Summa
=
cecidit
fundum
in
mea
vis
gloria
mundus.
Lasinìo
teris)..;
.
doris
Elatio
anche:
0
splendor
erat
(factus)
fuif, superbia
dus
mea
Exeelsus
==
mea,
profun-
meus,
seientia
(prae ce-
mea
sublimitas^o simile,splen-
o
fuit,superbia mea, seientia
(facta)
splendor meus,
: (Jam) effulsit
{prae eeteris)ovvero
Tnei
profunda
profundae faetae
seientia
mea,
(in profundum
sunt
ceciderunt)
{prae eeteris).
mea
Tutti questi filologiinterpretano dall'arabo.
in
quella lingua potranno
testo
sul
quale
mi
sembri
Quella del
preghiera, ma
io
paragonare
le varie
le considererò
in
I dotti
pretazioni
inter-
sé, e
dirò
più dantesca.
Lanci
i
:
perbia
su-
contiene
dannati,invece
una
invocazione
di pregare,
ed
una
bestemmiano.
81
Essi
troppo bene che
sanno
Ihmiverso,né
loro il re del-
a
anima
Francesca
pregheràegli quel superbissimoe
amore;
di
Ricordiamoci
che
Capaneo
Nembrotte
Si dirà che
di
il Lucifero
che
non
ferocissimo?
torto
i fulmini di Giove.
Dio,
invoca
non
piena di
giacendodispettosoe
pioggiadi fuoco,disfida ancora
sotto la
se
di pregare
osa
è amico
non
Lucifero;
ma
è là confìtto nella
Dante
ghiaccia dei traditori,né altro può che dirompere co'
riote:
denti a guisa di maciulla
Cassio, Bruto e Giuda Scae l'invocarlo sarebbe
tempo perduto. In quelladi
del cammin
di
nel
essere
trebbe
^lier
in ogni altra cosa,
come
designare l'età,
esattissimo. Forse quéipuer mundi
mei "po-
Poeta
suole
Dante,il quale era giànel mezzo
nostra vita,cioè nel 35^ anno
stro
; e il no-
si chiama
D'Ammon
intendersi
anco
del
figlio
un
della
un fanciullo
figlio^
fece che
paragonarsi
chiamarlo
fanciullo.
a
nella
concordano,
Dante ;
e
mi
degnissima poi
l''perché nello stesso
tutti
e
parla;
sembran
Nembrotte
se
2®
gagliardie
tale è per
e
numero
non
statura,certo potè
tutte
l'ultima,e
colo
pic-
un
altre tre spiegazioni quanto alla sentenza
Le
;
terra. E
Dante
mondo
mio
rale
gene-
indegne di
non
ciò per due
ragioni:
di
cetti
parole aduna più connaturali e spontanei in chi
il carattere dello stile dantesco
fermo
perchéin quellasi contrappone (ciòche
non
si
fa nelle
la ignoranza presente alla scienza passata,
altre)
le parole di Virgilio,
e quindilega più d'ogni altra con
nelle quali si rinfaccia appunto a quel superbo la confusione
e
=
la stoltezza.
Ecco
splendore e
(dicequel grande caduto)
della
la
scienza
per
mortali
è divenuta
che
mia
quale
la
nel mondo
oscurità
ci richiama
dello stesso Divino
su
gloria;
ed
mia
=
e
la
gli altri
Sublime
mento
la-
qua* terribili versi
Poeta:
Colltzione di opuscolidantt$chi,n.
superbia
superava
abisso!
alla memoria
l'eccesso del mio
96-87-88-99
82
Quanti
si
Glie
Di
Il
come
lasciando
orribili
della
che
istesso che
Francesca
strappa le lacrime
stesso che
l'immagine
colli del Casentino
:
Io
ebbi
Ed
miseria.
che
in
Il
verso
del
darà
scuoprire
a
sublime
di
più
fosse
dannazione
essendovi
non
nella
felice
tempo
negli altri gigantiche
più
conto
della
mente
fiera-
zione
spiega-
sua
: quanto a me,
rispettolinguistico
che i dotti l'accolgano,poiché
cuore
si verrebbe
la
i dolori morali.
professoreLasinio
tutto
più le
vie
!
bramo
fisici,tanto
tormenti
da
abbondare
sotto il
un
ricordarsi
Arno
lo fa esclamare
e
dannazione,
Nembrotte, come
cruciati
sono
perché
vera
giù in
i' volli ;
goociol d' acqua
un
di
ruscelletti
de'
canali, asciuga
Adamo,
da
dagli occhi
discendono
di quel che
essere
dolore
Ora
assai
fosse
debbono
di
i loro
lasso !
pur
compiuta, cioè
maggior
vivo
ora
così dovea
non
molli
e
dolorosamente
E
quale è caduta, al modo
Poeta
freddi
a
inebriarsi
a
al
dell'idropicomastro
fauci
più duramente
sentire
orgogliosa, avvezza
nel
gloria e
pietosa storia de' dolci sospirinarrata
da' verdi
facendo
della
la
al modo
Paolo:
dispregi.
fa
pili,
son
non
potenza, l'avvilimento
della
regi,
gran
porci in brago,
passata grandezza,
quell'anima altera ed
che
lassù
or
qui staranno
sé
pensiero
della scienza
tengon
nell'eterno
essa
per
più, anzi
poema.i
bellezza
una
desidero
Giuseppe
di
un
Pucoianti.
Firenze, 1867, tipografiaFodratti.
1
Nota.
«
Gli
grande
Tina
dei
cita
di
Elementi
più
astronomici
diffusione
che
mss.
volte
»
di
testimonia
(come
Alfragano, in
ebbero
nel
lo straordinario
M.
E.
mero
nu-
li
Dante
tramandati) e anche
Libro
d. aggregazione d. stelle
Campani, E
questa Collezione,voli. 87-90,pp. 7-8.
ce
Ji
anno
«
.
Alfragano
»
chiesto
sole
miova,
che
nuovo.
darà
e
Manzoni
finita
Convito,
Ministro
della
il Manzoni
al
lingua,
nazione,
la
Istruzion
che
quel
che
ripetere
più
pratico
la
per
la
gli stessi
e
fiorentino
e
non
lingua
vidi
le
dimostrati,
la
è
vero
con
e
con
che
stesse
le
distrutte,
italiana
altrove.
La
e
si
tesi
dee
di
volta
Il Manzoni,
—
può
non
—
al
rena,
Ca-
Lessi
poi
damente
avi-
ingannato
sostenuti
la
manzoniana
unità
già
ero
cercare
di
essa
obiezioni
infine
unità
con
ha
ragioni
stesse
porre
pro-
lettera
mi
non
il
intendimento
della
solo.
uno
me
un
ch'egli
ragione
relazione,
tra
que
cin-
che
una
ancora
gli argomenti
il
combattute
e
da
Ministro,
al
grazie
dissi
forme
e
ed
ottenuto
agli Italiani.
—
—
appunto
darci
a
udire
far
dal
uomini,
egregi
infinite
a
nuove
cose
principi
che
adatti
al Ministro
potente
vero,
pili
venerata
e
sotto
le
altri
me
prima
giorni
pregato
aveva
abbiamo
grande
autorevole
voce
nel
di
Italia
in
questi
con
finalmente
rispondendo
colto
mezzi
dentro
resi
invitava
sua
i
a
pubblica
insieme
Governo
ora
seppi
la
per
3.
meravigliato
agitava
si
I,
indirizzata
esclamai
che
allorché
volere
a
italiana
Carena,
e
;
—
letto
ebbi
anni,
lingua
quistione
una
secoli
che
sulla
Giacinto
a
Ecco
alcuni
sono
Lettera
la
volta
or
coloro
a
tenebre.
in
Dante,
Quando,
luce
luce
.
.
sono
sarà
fiorentino)
(il volgare
e
:
minosament
lu-
mente
invincibilstessa
sione,
conclu-
nell'idioma
mi
pareva
86
sì certa, sì potenti le ragioni allegatea
evidenti
infine
già
dico
glisi,non
stessi da
cui
muove,
dopo tante
e
faticosissimo
neanche
se
mosso
in
alla méta
un
che
e
lì
da
a
persone
alla
del
proposta
voglio pigliare in
nel
esame
eh' io
tengo
venire
che
risoluta,disse
che
una
intenderci, per
altra
ricerchiamo
alla
E
prima
lingua
domando
comune
ancora
:
una
e
buona
a
una
alla
che
cosa
facciamo
tutti
soltanto
nel
non
vero
d'accordo.
cosa
una
difficoltà alla
ché
volta, fin-
fine.
ricerchiamo
gl'Italiani.
cerchiamo
posto,
l'op-
voce
noi
volta
allora
anco
alta
più che
metà
è per
ordine, discutendo
con
tutti
a
vero.
il vero,
che
arrivati
di tutto
breve
mio
quella proposta
a
protestiamo ad
metterci
adunque
siamo
se
questo
spessissimo. Dunque
volta, rispondendo
non
argomenti appunto
quistioni avviluppate
in
carità,tanto
possiamo realmente
Procediamo
tro
speciosicon-
meno
verità, della quale
e
cosa
in
che
ci dimentichiamo
ad
veder
a
qualche inciampo dall'errore
gran
lo crediamo
meno
gannato
in-
ero
versate
più
quistione posta bene
una
avere
ad
questa, l'apparenza del
disse
derci
cre-
mettere
piglia talvolta,specialmente
Chi
mi
trovai
lo
di
corso
dorrebbe
mi
a
ricominciare
di
sapientissima,e da doversi
per
effetto,potesse
come
o
Tali
Manzoni.
scritto,perché troppo
ostinare
per
mente
final-
lunghissimo
un
mi
poco
mi
non
accorti per nulla di
studi, parecchi argomenti più
tali
d'
questa volta
Ma
di
pratica a
pervenuti
obbligo
ci fossimo
passo.
campo,
in
e
cipi
prin-
sui
ragionamento:
suo
per
oppor-
per
conclusione
ci dovessimo
mosse
non
davvero,
mettere
il
giravolte
sulle
daccapo, come
sulla
e
cammino,
sempre
altri fosse
verosimile,dico, che
poteva sembrare
ritenevo
qualche particolare,ma
su
è rivolto
unicamente
cui
discorso,che
suo
all'impossibileche
vicina
cosa
del
i modi
e sì
sostenerla,
—
noi
una
Sta
noi ?
bene.
lingua
Una
—
—
che
Ma,
già
87
Italia?
esista in
li
mica
da'
questa lingua
la
Certo, che
le
piedi, né
si
due
su
i milioni
come
—
forestieri.
quistione sarebbe
quella
come
(chiamatela
d'Italia. Badate
d'Italia
ma
bene
ci sia
non
lingua
una
è
non
il
(come dice
intiera
una
è
non
che
è
certo
d'una
confonde
la
più
bensì
lingua; dacché
una
il
(dice
quantità
una
zione
tentano
tal modo
:
che
noi
da'
giorni, non
delle
per
sue
solo
ad
voi
possiamo
attitudini
a
di
fu, ma
non
importa
loeuzionijma
intera
una
gua
lin-
lingua
una
con
ciò che
umana.
comuniea-
glioppositori
Ora
—
questo concetto,
ragionandoci sopra
avete
delle
forse al
quella scarsa
scrittori
pochi
viva
al Manzoni
(dicono costoro) si accomoda
conoscendone
lingua viva,
lingua morta
di combatterlo
Il concetto
d'una
con
società
buono
invece
perati
ado-
cercando.
andiamo
quantità
una
una
menano
è
una
adeguata
non
di pensieri tra
non
ma
Manzoni)
di vocaboli
gua
pensieri,e questa lin-
lingua
che
parte
modificarsi
con
ed
che
sino
piena
che
non
ci fu
a*
morte
e
non
in
si
presta
particolare
in
cognizione
accrescersi; che
generale
al greco
servata
con-
nostri
questo bisognerebbe potere interrogareCicerone
Sallustio. Ma
in
lingue morte
latino,se
pervenuti
giudicare
;
società effettiva
una
che
e
comuni
lingua proprio, d'una
morta, confonde, dico, ciò
è
da
questa definizione
dire
quanto
in tutte
di vocaboli
di
manca,
parte
le parti
d'una
numero
numero
Manzoni)
ciò che
concede
davvero,
certo
un
ci
non
di vocaboli
numero
comunicazione
appunto
Chi
già
un
che
si nega
non
certo
un
senz'altro,è bensì
ad
:
la
dunque
Italia,ma
volete) proprio
come
Italia,
letto
idioma, loquela,dia-
ci esiste come
comune,
se
trovato
già
cercando:
in
che
in
avremmo
andiamo
prestito
chiaro,
comune
come
esiste bensì
cerchiamo
lingua che
esiste
che
appunto
cosa
è
Ora
finita; noi
cano
si fabbri-
non
pigliano in
—
esistesse
comune
lingue
a
tutte
antico.
le
e
gue
lin-
Difatti,se
88
lingua
una
morta
antico
greco
fosse
non
sarebbe
lingua viva,
una
rivivere, perché essendo
atta
ad
di
sufficiente
le
cose
potrebbe farsi
o
ticale
gramma-
pensiero,
nuovo
società.
mirabilmente
basta
nuove,
dite, il
piena manifestazione
alla
dell'adattarsi
e
voi
struttura
sua
qualsiasi delle moderne
in
questo
la
per
esprimere qualunque
al certo
pensieri
ciò che
che
del
rebbe
sa-
de'
in prova
E
a
greco
citare le scienze
che
gnificare
si-
pliscono
sup-
grecizzando alla povertà delle lingue moderne.
Certo, se
nella
potrebbe
fare
che
le
vita
far
sia viva
di
appunto
trova
parlarla.
Promessi
perché
tutto, egli non
chiama
è
tutto
la
tutto, 0
un
pensiero
questa condizione
di detta
società.
ignorante,
di
parte d' una
per
anco
dire
una
sufficiente
preme
il latino
come
maggiore
si
dice, di
che
giunti sino
a
non
è il
volta
una
numero
che
sto
que-
meno
pioso,
co-
piena
nifestazione
maa
quanti)
saper
società
al
lingua, mentre
una
gua
lin-
una
rozza
consti d'
minore
lingua
un
tutto,cioè esprimente
bisogni (non
fu
alla
o
non
effettiva,che solo
società
immensamenie
che
e
importa
cagione d'esempio,sebbene
una
intese.
a' nostri
parte
scarsa
un
pare
tende
latino,in-
sino
assolutamente, più
sia
a
parte di lingua,
scarsa
Quindi la lingua d'una
voci
tutto, cioè
e
a
i
del
lingua, perché
può chiamarsi
pensieri,tutti
state bene
è nulla. Poco
che
mi
luogo
pervenuti
una
vera
non
soltanto
di
tutti i
è
sia, considerato
basta
primo
Sposi parla
poelii scrittori
dire
sufficienza,si
sua
sieno
parlare di quella
nei
alla
In
—
di
occorre
privata,ma non
antico, perché
il greco
non
giorni, e appunto
0
saprebbe significare
nella
lingua, oltre
una
l'autore dei
si
mondo,
rivivere
parole del Manzoni
Quando
che
al
pubblica quanto
al certo
1' uso
richiede
che
tornasse
elegantissimo attico quanto oggi
in
tanto
Tucidide
e
un
mero
nu-
latino, è
non
che
è che
una
E
fosse
degli scrittori
noi, il loro latino sarebbe
un
è più,
non
lingua morta.
e
pur
mani
ro-
sem-
89
tera
un
lingua intutto, perchè una
parte e non
che
è quanto dire una
lingua proprio,non si trova
tutta quanta
né si può trovare
negli scrittori per la
una
pre
nella Lettera
ragione (sono parole dello stesso Manzoni
mento
potendo
scrittori
Sallustio
e
si tratta di
il latino
bastevole
dì
invece
i sentimenti
questa
Cicerone
potrebbero
ci
non
mentre
mondo,
loro
noi
avuto
già
modificarsi
a
del
latino
bastevole
fino ai nostri
giorni, ma
scritture,che
son
il
per
e
era
alterazioni
la massima
si
mere
espri-
e
effettiva,
di
sicuro
neanche
si
il
che
che
in
il latino
non
liamo
par-
vivendo
giornisuoi
fino ai nostri
al
cerca
doventato
ai
e
tornassero
se
parlato giunto
romano
i sentimenti
a
giunte fino all'età nostra.
latino, 0 meglio, il
modificazioni
quale
era
noi, anzi Sallustio
sa
quale sarebbe
—
certo, ma
accrescersi,che
ed
o
scritto,cioè quello
questo luogo di giudicare delle attitudini
avrebbe
tempi
pensierie
i
nulla,
è insufficiente. E
rimastoci
latino
di
ciascuno
da
dir
quella
cade, perché non
società
una
fare
possiamo
no
o
d'
le idee
e
la
ricerca
libri,sia
sui
ci
esserlo al
il latino
se
sapere
e
lingua.
una
parlato a'
quella età, che doveva
ci è rimasto
che
non
esprimere compiutamente
a
di
tratta
se
cercare
ci essendo
scrittori
e
si chiama
L'interrogareCicerone
Tistru-
essere
quella totalità più
produce
vocaboli,che
di
grande
meno
può
sociale,non
tra
essere
di relazioni, che
totalità
è né
non
pieno commercio
d'un
ci
non
lo scrivere
che
al Carena)
Del
con
nelle
resto
le
sue
giorni, è appunto
cioè,gli
parte l'italiano,
idiomi
italiani.
secondo
In
di
dire
luogo, il Manzoni
tutto ciò che
sia
una
non
ha
avuto
lingua morta,
e
in animo
tanto
meno
d'investigar le cagioni per le quali le lingue muoiono;
egli ha voluto solamente, ed è ciò che faceva al suo
toccare
scopo,
viva
e
una
la
differenza
lingua morta, ed
che
ha
vi è tra
riposto tale
una
lingua
differenza
90
nell'essere
la
prima
libri di
superstitenei
è
Non
di
intera,e
tutto che
un
detto
da
che
seconda, la
fu,ma
glisi
avrebbero
parte
è presentemente.
non
vero
rimpro-
muova
altre cose,
Inoltre
essa.
la
che
molte
tesi,e
sua
pensiero
compito, adeguato cioè,
giusto adunque
aver
non
nella
il
società
bisogni d'una
al
tutto
un
che
vano
cade-
non
dilungato
invece
qui si frantendono
anco
le
che le lingue
parole del grande uomo, quasi egli affermasse
le quali più non
si parlano, per questo fossero morte,
perché
constano
mentre
al
constano
esse
d'una
di
perché
appunto
morte,
son
parte
che
è né
antico
tener
fosse
un
dietro
al
dirò
anche
come
tutti desideriamo.
talvolta
d'un
argomentare
sia
dide
gloriose macerie
la
libri,è
da
la
la
lingua greca
al certo
il
da
piliricco
meno
il
di
resto,se
a
a
tentemente
po-
un
non
più dal risolverla
mucchio
di rovine
e
ficenza
magni-
la
toglieche, quanto
a
quelle spen-
casuccia.
umile
Fuori
anco
di
sui
la conosciamo
moderno
devono
lo stato
di tutta
de'
meno
assolutamente
compire) è
senza
quella a significarecompiutamente
pensiero della società
Del
vi
non
il greco
questo modo
copiosi considerati
rispetto all'ufficio che
adatto
parte,
splendido idioma
e
copiosi (e dico
più
a
quanto
in
qualsiasiidioma
dubbio
dico
vie, ed
sue
preporre
più
ma
l'antichità,
non
quella
attissimo
e
ricchezza
ciò
palazzo che fu, ma
non
dell'abitarvi,
metafora:
le
sempre
Anche
all'uso
e
;
non
lingua. Che
una
si falsa
quistione,discostandoci
può
se
chi l'ignora? Ma,
significarlo
volta,
una
essendo
negli scrittori
tutte
pensiero per
della
si
esse
linguaggio copiosissimo
durevolmente
e
lo
quanta
lui,
insufficiente
vocaboli
di
sopra,
tutta
di
altri termini
in
o
ciente,
suffi-
non
la sentenza
dagli scrittori
osservammo
esservi
di
rimane
non
conservata
come
può
quantità
una
nell'uso,altro
perché
vocaboli
di
contrario, secondo
morte
fu
quantità
Platone
che
e
oggi lo parla.
Tucidide
tornassero
a
vivere
92
tica, è tutt'altro
clie
credere
vista; è
prima
a
nientemeno
versa
il Manzoni
secondo
i suoi
è
sebbene
d'
il
sia
non
in
riconosce
voglia
la
del
bocca
idioma
popolo,
dagli idiomi
volgare illustre
al
secondo
il Monti
del
da
ci
sarebbe
la
lingua
siamo
dire
a
che
come
di
poiché per
essa,
la medesima
idioma
d'una
nazione,
cosa,
e
voglia
si
dì
avere
ma
di
basta
certi
seguenze
con-
cìpi;
prin-
abbattuti,
costringendovi
finita per
piedi
un
sempre.
inciampo,
pietrone, ripigliamo il cammino.
un
(e
noi
altro
esiste in
non
non
idiomi) di
come
idioma
e
Italia,certo
adottato
una
deve
parte
in sé
lingua significano
essendo
una
lingua
particolareparlato primitivainentein
nazione,
la falsità
mi
da
forma,
tolto dì fra i
idioma
na
alcu-
come
delle idee ed alle
credevate
cerchiamo
esisterci
un
derlo,
d'inten-
parte
ora
scaturiscono
un'altra
che
guerra,
da
loquela di Toscana,
alla connessione
una
che
Ora
la
italiana
lingua
altrove; che per
presentano sotto
rinnovare
come
in
quali,allorquando voi credete
i
si
la
sola
una
dì necessità
che
Se
ciò
di
vince
senso
che
da
già
non
accennato
avere
a
il buon
dalla
cortigiano di Dante,
e
Perticari,o finalmente, se
sistema, concludere
tutte. Ma
vi
il
e
avviene,
prendere
quanta
l'intendevano, o forse mostravano
che
volta
aulico
errore
già
non
è
vita, se
sua
libri,anziché
di tutta
non
totalità che
e
desumersi
debba
o
parte
una
nel vecchio
da'
pigliar 1' italiano
solo, ma
tornando
cadere
o
lingua,
una
è la stessa
essenziale,che
de'
qui. Difatti chi
unità
lingua questa
coerente, deve
esser
il greco
morto, è
tutta
il
non
se
o
individuo, ma
vivo
lingua.
Indivisibile,
quanto dire
quistione sta
una
si possa
che
tutto
un
carattere
suo
è
tutto
un
il latino
quanto dire il greco
tutto. Ora
un
lingua è
antico, che
della
stesso
oppositori invece
il greco
libri,che
Invece
una
taluno
potrebbe
perché
essenzialissima,
sul concetto
che
Secondo
latino
accidentale,come
poi dalle altre che
una
che
un
parte
consen-
93
tono
preporlo
di
che
sarà
cosa
un'altra
sotto
de'
comuni
solo
che
quarto
piliidiomi
è
sia
d'
poetica
vivo, normale
vero,
;
idioma,
da
e
non
e
nel
fosse
intera.
un
Farmi
di
l' insieme
stro
mo-
organismo
un
basterebbe
porre
com-
fiorentini,
cene,
torinesi,a persuader-
e
necessario, (che
poco
l' insieme
o
di vocaboli
lucchesi, napoletani,veneziani
se
già
nostro
caso
curo
lingua, è il
non
periodo solo mescolato
un
mi
Ora
una
Orazio^ e
tornasse
finalmente
o
gente
una
impossibile.
babilonia
una
però
e
difatti
E
che
pitiidiomi,
ciascun
in
caso
errore
di
eletto,adottato
idioma
della
l' insieme
proprio.
(non vorrei
?
il solito
forma
vocaboli
un
lingua
una
breve) o
d'esser
all' idioma
ciascuna
è),fare
non
questo
anco
a ogni idioma
esperimento.L'insieme de' vocaboli comuni
costituisce una
non
un'astrazione, al modo
lìngua, ma
stesso
l' insieme
delle
costituisce
già
che
non
di
astratta
albero.
vanzati)come
che
affatto,perché
ciascun
idioma
intera
stione sarebbe
mai, perché
beli' e
ciascun
vede
a
nato
Reggio,
scrive
Tacito
il
italico
de' vocaboli
un
lo
se
toscani
in
non
traduce
; il Passavanti
dal
fiorentino
in
a
la quicostituisse,
cominciata
sarebbe
vero.
;
a
di
cosa
casa
più, il che
; il
Bembo,
l'Ariosto,nato
del fiorentino
nella
la
a
velli
Machia-
volgare fiorentino
traduce
sua
Il Tasso, nato
inchiostri
i suoi
stesso
non
comuni
d' Italia avrebbe
sia lontano
non
tutto adeguato a' bisogni
propri scritti latini,e Dante,
stizzosa del
a
comune
lingua e qualche
nell' idioma
; il Davanzati
i
la
Venezia, scrive
a
di
parte
quanto
Sorrento, chiama
uscio, né pare
finita,anzi
ciascuna
lingua,anzi
uscio
:
nazione, che,
tutta la
l' idea
reale, ma
(secondo il Da-
l' insieme
costituisce
non
beri
glial-
italico è
a
poco
tutti
a
ma
(sevino qui significalingua),
brilla
non
è vino
della
comune
Egli ha detto
comuni
albero
un
limosinato
vino
brilli ».
è vino che
Il
«
qualità
la storia
tina
lingua fiorencui
volgareeloquio dette origine a
sentenza
tanti
errori
94
e
tante
a
di
scritto il
avere
ciuole, chiama
che
si muove
delle
do
io
quelloe
lo fo
atto
in
avere
palese
e
è manifestare
l'usato
darà
che
sono
loro
più
coloro
a
sole che
Domando
lingua
comune
un
la
colpa
sulle
è
non
del
orme
tutti i nostri
scrivere
tant' è
sua,
casa
in
che
ho
venuti
e'
non
a
molti,
i
loro
trarre
volete
anco
il secondo
dire
a
la
come
scritto
E
a
creduto
o
;
continuare
adunque,
dicono
dunque
a
lui, e
bero
potreb-
e
osato
prenderli in
essi,che
mente
specialda
ingegnosi
io, poiché ho
a
casa
a
questo sostiene appunto
dotti, dissentono
errore,
;
que
Firenze, dun-
fra'
sono
di
fiorentino
questa conclusione
argomenti
sento,
Insomma
ciascuno
è solamente
sere
es-
tesi, che
della
sostenere.
trovato
Firenze.
caso,
questo debba
che
in
Ma
altri in
debbo
Voi
e
—
e
oscurità,per
(Convito,I, 10).
pigliarlo a Firenze
è, dunque
il Manzoni.
il
nuovo,
in
verità
preso
V hanno
non
Questo
sole
solo,cioè,nell' idioma
idioma
che
o
voler
a
della
ma
bisogna pigliarloda
perché
e
nobili scrittori hanno
sono
loro
mia,
razione
ope-
debba, cioè, pigliare
si
solo
che
non
Manzoni
un
vero
luce.
non
idioma
il fiorentino. Se
podere,
sentenza.
nuova,
in tenebre
terzo, che
nel
gare)
vol-
propria
sua
se, esaminando
perdono
sdrucciolato
sono
a
a
in
avea
nella
dezza
gran-
(cioèal
amico
mio
luce
questa
E
—
(cioè il latino) tramonterà,
quale sorgerà ove
luce
volgare
volgare fiorentino,
concepita
(ilvolgare fiorentino) sarà
il
in latino il commento
non
(eglidice) a questo
che
l'usato
il
magnificarlo.
per
amico
suo
quanto quello egli di boutade
in
io
in
canzoni
e
genitori, cioè
i suoi
calma, confessa
parlare delle donnìc-
nel
poema
benefattore
scrivere
a
sue
suo
suo
congiunse
è in
pettegole,quando
guerre
di
minciare,
co-
esame.
si accetti
per
lingua comune, per lingua nazionale, l' idioma fiorentino,
che a questo modo
si verrebbe, secondo
il pensiero vostro,
a
sostituire l'unità alla
moltiplicitàcome
tutti de-
95
sideriamo.
s' intende
? Essi
persone
sono
le
da
s' esce
non
esclude
non
lingua
all' Italia
del
stranezze
altrimenti
perché
dei
0
lingua
quale vi ho
de'
che, gira gira, ci troviamo
suoi
e
oramai
quella dottrina
falsissima
deve
da
servire
scano,
to-
istruite
tendono
in-
il solito
rore,
er-
contado
Toscana,
ma
studiano
Ma
còlte ? Ma
dai
sui
miseria
di
dal
non
Ma
di
creda
tornerebbe,
si
per
dunque
già
mestieri
e
ria
arbitrala
lingua
le voci
non
nostra
solamente
parlare
che
di scrivere
sta
appunto
la stessa
darle
an-
peggio che
anco
l' Italia le persone
al certo
cietà
so-
proprie
tutti dovremo
ciò è
libri. Eppoi
popolo
dal
? Anco
come
dotti ? Ma
parlare, o
arrabattiamo
anziché
pensanti.
quasi in tutta
la
ci
non
si
popolo intero,
cercare
di
lì all' idea,
sempre
riconosciuta
prendere
delle arti
e
lingua, del
da
imparare
a
altrimenti
tutti i
della
:
di tutta la
dalle persone
l'andarle
ci
l' idioma
alla piena manifestazione
italiana,è
modo.
alle
le proponete
non
seguaci, sebbene
essendo
a
voi
lungo di sopra; ma
di quellalunghezza,
a
scusiate
mi
ora
; che
del
voi
caso
sino
riboboli,ecco
lontani
ma
scende
le persone
Toscana
esserne
che
primo
ma
fiorentino,
parlato forse troppo
dico, del Perticari
e
che
quel falso concetto
a
darsi che
anco
vedendo
Nel
secondo
; nel
fiorentino
libri,o in altri termini,della gente còlta
si torna
che
può
lo
lustre
comparisce sotto altra forma, del parlare il-
che
ecco
una
la solita paura
Ecco
Ca-
la stessa favella.
parlano
e
dei
meritarsi
il vostro
o
:
gli esclude.
tutta
in
scana
la to-
degli Italiani. Dunque
comune
il dialetto
il
parla
si
quanta
certamente
o
Burchiello
tutta
per
dilemma
questo
che
le frasi stranissime
e
possono
i riboboli
proponete
còlte
voci
non
di divenire
peculiari onde
distingue dall' idioma
dalle
maldoli, le^quali
onore
i caratteri
sono
fiorentino si
dialetto
e
quali
Ma
còlte
in
si
all'istesso
qui, che
lingua, pigliandola
effettivamente
la
parla.
96
pigliandone
di
viva.
il
cioè
grammatica
dalla
parte
una
ciane
parlare delle
pilidiffuso, ed
a
gli strani
la
la
parlari dei
come
dialetto
un
immensamente
riconoscersi
lingua dello Zannoni,
Camaldoli
ci dette
la
lingua
una
quello. Chi dice dialetto
di San
loquela del Boccaccio, del
Il Davanzati
è
tasse
trat-
luogo, perché
dialetto
separarsi da
e
dice
fiorentino,non
ha
ci
non
altro
un
di
già
non
dire,
si
se
qualitàcosì spiccate da
ha
giunta
prima
e
di Firenze
specialissimo dentro
quanto
tutta, come
de' riboboli
paura
è
libri,che
non
e
lingua morta
una
La
dai
Friano,
Machiavelli
nervosissima
dice
non
dice
ma
di Dante.
e
originalissima
e
dera
consiTacito,la quale come
più Tuomo
pilidispera d' imitare,perché,dice il Leopardi, fu
traduzione
di
assoluto
padrone
la
Ora
dello
se
o
cari) potrebbero,come
levarsi
via,
si
tolgano
Né
che
si dica
ha del
non
nel
di
in
di
nostro
la
un
non
solo
diversità
quello che
e
sia
ci
cerchiamo
Ma
del Davanzati
fiorentino.
usato
in tutta Toscana,
taluni,perchè
parecchi idiomi, sebbene
nulla
E
diversità
la poca
contro
molti, perché
sia, per
il fiorentino.
avere
stata.
mai
nell' idioma
dall'altro. Ma
non
gere
aggiun-
con
volgarizzamento
comunemente
conclude
lieve
con
Firenze, purificatodi quel
vi hanno
l'uno
diversi
solamente
di
volgare
Toscana
eleggerne
che
il
che
(non
il Perti-
bellezza,e
troppo leggermente asseriscono
molto
caso
il
anzi
alla
Dino
riboboli
Ugo Foscolo,
e
quella
di
e
credere
scemare,
dettato
sempre
Camaldoli,è
come
anco
pur
che
riboboli, e
i
pure
sarà
nulla
più meravigliosa
la traduzione
di
mostrava
forza, alla brevità
assai alla
de'
sono
asserisce
senza
è al certo
non
quella di Dante
là vi
e
qua
quanti però credeva
cura
Davanzati
è invece
ma
Che
tina.
quella onnipotente lingua fiorendel
lingua
Zannoni,
Compagni.
di
escluderli
anco
; noi cerchiamo
la necessità
a
noi
sta
ba-
tuato
tutti,eccet-
qui ricordiamoci
un
mezzo
solo
97
da sostituirsiai molti
solo
questo mezzo
a
dunque quando abbiamo
Firenze, l'opera nostra è
trovato
:
al tutto
remmo
compita, e continuandola guasteremmo ogni cosa, tornetare
di evida capo a quei molti che ci studiavamo
lettera citata al
(Vedi Manzoni
Carena). Quando
una
a Firenze
registrato
voce, per esempio bambino
io pigliarmila briga di andare
e bambina^ perché dovrò
a
a Siena
prenderne le voci citto e eitta che
unico
hanno
lo stesso significato
? perchè a un
segno
ho
sostituirne due ? forse
dovrò
scrive facoltà
di
scegliere?
dare
per
a
chi
parla
questa facoltà di
Ma
o
gliere
sce-
(come notò argutamente il Manzoni)è appunto
la nostra
miseria
appunto
come
del
de'
la
lingua sola
da
che
sette
sette
o
o
che
ricchezza
possibile raccozzare
otto
idiomi
otto vocaboli
manifestare
a
avere,
la conseguenza
liberi dalla
ci
il
una
modo
diversi,per
dinotare
a
questa cosi detta lingua sarebbe
nascondere
non
congetturareè
di
fosse
se
e
del
conseguenza
Dio
sapere.
sinonimi;
cosa,
è
facoltà
la
non
avesse
:
ciascuna
piliacconcia
a
pensiero.Questa è
la
i sinonimi
sono
ragione, perché nelle lingue davvero
così rari, che qualcuno ha osato perfino di negarli
:
lingue davvero, cioè, nelle lingue parlate,
le quali sono
non
già nelle scritte,
spesso come
frammenti
di pililingue,anziché una
lingua intdra.
dico
nelle
Gettate
un'occhiata
sopra
coir intendimento
di
e
antichi,
vedrete
una
fra
e
nostro vocabolario
un
fatto
raccoglieretutta la linguabuona,
cioè,quelladegliserittori aurei dai primissimiai meno
nuove
vecchie, tanto
volete,e scrivere
ai
schiera
come
viventi,ma
infinita di voci
che
vi
in
purissima.I profani che hanno
scritto dettato in buona
non
sia peso
e
non
in
un
OoUezione di opuscoli danteschi,n.
come
modo
sissimo
noio-
linguaclassica,
aurea,
la
pretensione che
linguasia leggibilee
faccia morire
di frasi
potete abbellire
vi pare, anco
sempre
e
e
neanche
96-97-98-99.
per
uno
giunta
addormen-
98
si mette
idea !) chi
(beli'
tare
(secondogli umori)
0
importar
deve
si rideranno
di tutto
nulla
di testi
forza
a
usato,
vocaboli
mille
il
si
come
alla francese
ha
gusto
i
come
oppure
insieme
stemperati
No, io
non
è
nome
priva.
soliti tre
la
da
e
ci
tirare
nostra
avanti, che
prose
pilio
spiace sempre
deve
non
e
sul poema
il
pilici piacciono,
poesia moderna
Tantica) ma
i
Convito,
epico,
piacerci (non dico
come
fare altro
I
che
la
di confessare
nella
poesia,
; e chi
ne
essere
e
scorsi
i Di-
antichi
antichi
sono
molti, perché e' è
più profonda, più vera
prosatoriquanto più
glia
vo-
vina
leggere la Di-
che
più
che
antichi;
sono
prosa
i
deriva
impiccio
poeti possono
affermano
che
impicciati
Gerusaleìmne
quanto
di
conoscono
molto
nostro
nella
razione
ammi-
con
leggere, noi, detti
da
ci troviamo
meno
togliqualche
ci domandano
se
ci dà l'animo
non
zionale,
na-
prosa
ne
appena
e
lista finisce li. Questo
CoTTwiedia
gli altri
e
studiano
maggiori poeti, ma
quattro nomi,
prova
non
trecentisti,
una
ciò, che i nostri più insigniscrittori
mentre
ci spiace sempre
non
l'antichità,
una
e
I dotti stranieri
loro delle buone
0
ha
giorni (se
qualche nostro prosatore;
proponiamo
mania
legge
gli uni
Francia
La
esagero.
i nostri
li
i
come
scrivono
per
chi
e
come
fra
e
!
r Italia de' nostri
ma
saggio)n'
cinquecentisti,o
munemente
co-
stile. Que'
suo
lode
invece
è
se
vono
leggere, scri-
suona
barbaramente,
alla
frasi
senz'arte;oppure
scrivere
Bisogna
!
il
fanno
si
spesso
mostrare
di-
quel
a
vocabolo, specie
che
che
(frase
non
dice, fermarsi
si
ingemmarne
e
parla, scrivono
biasimare)scrivono
di
a
meglio
prosatori moderni
pochi
appuntino
trascegliere tra cento
ma
voi
a
autorevolissimi,che
come
osteria,cioè, al primo
prima
ma
questo, poiché potrete
scrivere
dirlo
si stizziranno
di voi ;
tutti
e
deve
gusto davvero
modo, non
deve, per
ha
chi
leggerlo,o
a
e
moderni
più
e
una
bella del-
sono, tanto
100
certo da tutta
V
Italia,perché allora
lingua sola, ma
?
solo.
dal
popolo ignorante, ma
si risica
caso
intero,
di
o
comunicazione
se
di
vocaboli
delle
cose
neanche
effettiva ;
ne
a
ste
que-
piena
una
molti,
avremo
rispondere alle
nostre
mande
do-
centomila
spettanti alle
che
mente
sola-
sé, perché
da
arti, industrie,mestieri
sare
scan-
a
ci diranno
insufficienti
le frasi
e
cogliendolo
rac-
intero, o
avremo
ne
sanno
di
prima
solo
uno
còlte
saranno
un
le voci
adoperarci
: non
persone
società
una
còlte
le persone
su'
feriscano
dif-
No, in quest'ultimo
dobbiamo
le frasi che
e
idioma
neanche
l'altro
come
queste frasi
e
scana
To-
importa che
non
—
averne
non
codeste
se
le voci
voci
parti della
un
còlte.
persone
si l'un male
uno
avremo
diversi, mentre
averne
(e
una
piliidiomi raccogliendo
Avremo
—
dalle
di
idiomi
varie
avremo
noi cerchiamo
gli uni dagli altri),
e
poco
idioma
più
avremo
ma
dalle
più. Forse
non
ignorano affatto,
ciascuno
interrogheranno (e dovranno
pure interrogarli)
i contadini, gli artefici,
i commercianti
e gli operai del
proprio paese.
città sola
una
quella
come
di
Toscana,
scelta
la
Toscana,
è
che
Ma
bastasse
esso, tanto
la
lo andremo
capo
non
a
al
Firenze
lingua,tutta
armata
può
da
di
ad
Ma
città sola
la
Firenze?
bastare
Se
cosi
vi
ogni modo
vigorosa
come
e
Minerva
acque
più
a
renze
Fi-
e
lamente
so-
non
e
essa,
agli altri sarà
alle
il
se
poi
piace ; che qualche
mescolato
non
qualsiasi
è certo
nel resto della Toscana,
se
città è
la
:
cognizione di
di
dubbia,
esser
manchi, perché manchi
anco
da
prendere
secoli
il fiorentino
pioggia mescolate
uscì
una
potrebbe
meno
cercare
fiorentino
da
poi l'idioma
ma
mondo,
vuol
non
stata fatta
vocabolo
cosa,
stille di
Da
città
potente di tutti.
e
qualche
in
già
si
se
e
italiano, che
idioma
copioso
della
basterà
Firenze.
altro
l'idioma
Dunque
come
noi
anco
bolo
voca-
che
po-
dell'oceano.
potentissima la
nuova
dal cervello di Giove
:
101
da
si diffusero
Firenze
i
primi raggi
che
civiltà,
sapienza
nella
nelle lettere
maledetti
dura
della
confortarono
più
un
E
Desti
Che
udivi
amore,
D'un
velo
Eendea
Firenze
nudo
carme
grembo
fuggiasco,
nudo
e
Roma,
celeste.
Venere
a
finalmente
avranno
in
adomando,
candidissimo
nel
tutti
denti
gl'Italianire-
quella lingua,eh' è loro necessaria
veri
fratelli in
Venendo
ora
più opportuno
dell'uso vivo
dire
il mio
pensiero quanto al modo
speditodi dare
fiorentino,parmi
e
all'Italia il vocabolario
da
avvertire
siffatta è difficile sia condotta
opera
l'aiuto,anzi
senza
d'un
fatto da
idioma
solo
un
ciascuno
nel
compilare
d'una
che
Ma
è
non
uomo
del
loro
d'una
solamente
caso
di
si trovano
ciascuno
trattandosi
in
uno
numero
un
di noi
di
una
possa
che
mettere
In
termine
tal
può
esser
lavorino
poi
modo
lingua morta
in
fare
che
più
una
Il vocabolario
Governo.
da
fatiche.
che
buon
a
libro
un
neanche
e
delle
lingua viva
che
libri,
banco.
vivo
il vocabolario
in tal
modi,
l' iniziativa
proprio studio, per
i frutti
di
a
da
stringersi
a
famiglia.
sola
una
a
Calliope labro,
Grecia
in
animo
l' idioma
e
di
quel dolce
a
il
al Ghibellin
parenti
i cari
tu
E
ci dettero
glorioso avvenire.
e
allegrò l'ira
Che
secoli
stranieri, ci
patria nostra
prima, Firenze,
tu
schia
ma-
in breve
nei
liberali,che
servitù, e
lieto
renze
Fi-
ghieri,
poesia dell'Ali-
Machiavelli, e
tutte
nella
fummo
che
in
arti
nelle
e
didissima
splen-
Italia nella
nuova
del
civile
trade
con-
civiltà latina. A
della
la
nostre
sorgeva
Compagni, nella divina
del
prosa
da
nuova
presentie preparò
si
E
tutte le divise
il tramonto
dopo
sperare
della
per
in
mune
co-
si
può
anche
o
tandosi
quanto è scritta,trat-
spoglio di voci
maggiore
tenere
o
e
di
minore
aperti sul
suo
lingua parlata, ci vuole
102
eletta
una
(o
schiera
pili sinceri
esser
per
cólte
di persone
che
però
(riserbandosi
sanno
l'uso),aiutandosi
largo la città
corrano
di
tutti
i
di
dall'incisore
dall'intagliatoreal
dall'orefice
allo
all'erbaiola
dal
stdrpiaturee
l'uso costante
poi
si mettano
Ma
chi
sobbarcarsi
gloria? Basterà
da
conferirsi
credo
che
che
a
chi
può
e
o
tanta
dello
e
fatica
per
sola
la
scrivere.
premio
un
?
capo
a
uomini
tanto
consumar
legge, e
riuscire,privo
sia venuto
ne
ferrare
af-
coso,
lungo, fati-
stanzi
il Governo
si troveranno
possano
tali,
acciden-
dar
deve
questo lavoro
meglio
difficilmente
vogliano
fannia del luogo
quanto utile possa
forse che
discorrendo,
io, s'ingegnino ad
so
a
cati
mer-
gli artisti,
e
alle diversità
all'opera dell'ordinare
vorrà
i
roghino
botteghe, inter-
così via
e
solo
che
tedioso, e, per
di
che
per
e
chino,
pittore all'imbian-
così sulla
raccolte
simi
pochis-
scalpellinodelle vie,
gliopportuni raffronti,badando
alle
le
con
lungo
rivenditori
legnaiolo,
sulle voci
facciano
tutte
negozianti,i
pietre dure
de'
per
che
cosa
Firenze, visitino
fiere, penetrino per
le
e
ogni
discernimento
il contado
e
il
registratoquel
aver
già abbiamo,
che
lavori
pienamente
confermare
a
molto
con
sistematiche
non
accettino
sistema),le quali dopo
nostro
ma
Io
di lettere
tempo
ed incerta
frontar
af-
e
speranza
di
premio.
un
essendo
Non
resta che
dotti
uomini
questo adunque
il Governo
tali
in
infuori che debbono
tutti di Firenze
o
anni, la quale si
troncherà
mi
e
pur
—
bene
:
a
che
evitar
d'un
caso
elegga
d'altre
due
forse
nel
le
parole
più
il Governo?
de'
di
tre
o
da
il difficile incarico.
assuma
corso,
con-
l'
al-
parti d' Italia,nativi
ivi dimorino
almeno
vero
Commissione
una
operosi, da
e
essere
troppo,
Paga
cose
il
in
bocca
parecchi
cuno
qual-
Ma
col
simo
notis-
gramma
epi-
casi, verissimo
Lavoro
questo guaio, si dovrebbe
eterno.
porre
—
un
Or
ter-
103
mine,
stretto,ma
tanto
non
(per esempio tre
il
dentro
sufficienti)
compiuto.
onorevoli
quando
E
anni
lei dal
in
Pisa, 18
Governo
sotto condizioni
bene
già
di Firenze
intorno
a' libri del
ad
cose
di Dante.
avrebbe
dimostra,
ricercando
intende
di
anzi
parlare invece
che
solamente
loro
scritti
e
credersi
che
città
privo di modi
rendeva
quello
i
un
un
e
in
rustici
una
immagine
a
trattando
quei
brevità.
e
Il
Dante
cortigiano,
lingua,
una
della
poesia,
me,
non
mi
ero
mai
volgare il quale dà odore di
si annida, un
nessuna
gare
vole contadineschi,
un
volgare
lingua davvero
di
poche
che
saldissimi,
di
ciò
e
particolare di poesia,
genere
sapienti abbiano
solamente
Bonghi
qualche
aver
della
poco
nella
Dante,
linguaggio
quanto
E
canzone.
eiaseuna
a
del
al
aggiungere
potesse
anco
argomenti
con
di
volgare illustre italico,aulico
potuto persuadere
sé in
se
vidi
Manzoni
per
certo
al
quello proprio
cioè, alla
penna
parlare né punto né
intende
non
ma
il
del
Volgare Eloquio
ripigliarla
pregio, non
al certo
quando
scritto,
lettera
una
articolo,che
un
Manzoni
il mio
in torchio
a
minate
deter-
della nazione.
Volgare Eloquio
"
Nazione
mMndusse
uomini
alla fiducia
meno
nome
„
Era
vorrebbe
ser
es-
1868.
marzo
Del
cificato
spe-
dovesse
di
a
e
si crederanno
Commissione
nobilissimo,non
quell'ufficio
la propria dignità e venir
offendere
riposta
se
quale il lavoro
una
accettato
avesse
quattro
o
chiaro
sempre
pur
vescovi
il diritto di
argomenti
; ma
che
usare
ne'
vesse
ottimi^ do-
piuttostoesso
mi
vescovi
so-
son
104
lamente
partihus^ cioè, che, allo stringere del nodo,
in
niente
hanno
Ma
di
domandare
di
da
lingua, d'onde
dialetto
un
tali domande
cesso,
tragico, con-
lingua, ma
una
Dante
io mi
propongo
che
potrò.
sia
non
si
meglio
0
cioè,
trattato
un
prima parte
assai
alla materia
che
cioè,le rr^Tole
le
cose
secondo
sul
di
in
comporre
(come
di
lingua italiana,
stili
poetici tragico
,
cose
essere
discorre
lingua,per
poesia volgare.
libro Dante
le
libri,che
alla
si
Dico
adunque
tipo
massima,
ideale
che
di
dare,
Ora
bene
seb-
applichi
poesia;
plicarle
ap-
cessano
non
generali su' volgari delle
volgare illustre italiano
rispondere
di
proposto
era
: e
noi
di ritrarre
vincie
Pro-
tali dobbiamo
come
dell'autore; e cosi facendo, verremo
a
poi
egli stesso)dovesse
considerarle, studiandoci
stesso
nella
venir
gli è propria,
ci afferma
esclusivamente
di comporre,
e
di
negli altri due
anco
sulla
tre
generali del primo
e
questo
de'
strettamente
più
il libro
piuttosto un'arte poetica,
ma
largamente
dere
rispon-
quantunque
elegiaco, nulladimeno
ed
eomieo
che
crede,
di
appunto
trattato
vero
un
generalmente
come
un
le dottrine
mai, secondo
tutto è da avvertire
Innanzi
per
stile
toglierlogì'illustri scrittori italiani?
solo o da più?
pilibrevemente
nel
di modi
e
dirla nel gergo
per
sia
non
Volgare
il
quell'insieme di voci
pre
sem-
Dante, dovevano
A
di
fatto)che
un
questo volgare
d'una
potrà
si
manzoniana,
o
altissimo,
Volgare eloquio nello
che
dico,
parte
nome.
nello stile
usare
scolastico del
una
sia che
non
il
(ed è
Concesso
:
italico altro
eletti da
la lettera
dopo
anco
che
vescovo
il
mento
ragiona-
al
tempo
domande
poste sopra.
l'Alighieri
vagheggiava nella mente
alle
elocuzione
(non
rimota, cioè, da ogni
rozzezza
di
lingua)nobile,
e
rusticità
vocaboli, da ogni perplessità di costruzioni, ma
da
Gino
eletta e gentile,come
Pistoja e V amico
di
tutta
suo
105
(cioèDante) stesso
questa nobile
e
nelle loro canzoni
eloGuzione
uomini
(eglidice)
altri nostri
dimostrano^ (I,47)
o
volgare illustre rieerea
ancora
fanno gli
sé, eome
simili
ed
costumi
a
abiti
potenti, la porpora
ricerca
uomini
ancora
questo vuole
di
uomini
ma
T
canzoni
niente
vi è d'
chiaro
ed
nelle
inintelligibile
aperto. Se
perché,
comparare;
or
misurare
?
Ma
—
talvolta
qui
uomo
diverso
e
Commedia;
da
nel genere
cose
di
astratta.
Ora
comparare
e
a
anche
è qui
procede
le
vogliono
volgare illustre
nel
quello che
Dante
tale
si
suoi
nei
ciò che
è
è
ammiriamo
de'
fiorentini
un
fin' a
a
co' toscani
e
turpiloquio^senza
colle
cose
con
reali
e
non
idee
queir indecoroso
dettato
la
Vita
la
astratte.
Divina
a
priori,paragonando
ad un' idea
esso
a
quel
loro
co'
il
semplice ragione che
Certo
che
e
a
nella
la
e
chiama
è stranezza
che
a
(e come
con
linguaggio
cui
il Convito
fa
specialmente
epiteto la lingua
Nuova^
altro
un
volgariprovinciali
accorgersi
reali,per
lingue
son
questo metodo, egli si
tutti,il
cose
quello
semplicissimoe perfettissimo
arrovellandosi
uno,
a
una
tempi suoi, e
tipo di perfezione,e trovandoli inferiori ad
altrimenti?) quasi si sdegna
poteva essere
gli scarta
è
non
nella
ragionamenti
tutti i
misurare
misurare
come
ciascuna, ossia,paragonandole
attenendosi
mincia,
inco-
carità,che
per
Convito
scolastico
uno
è
tutto
si debbono
dimentichiamo,
non
qui
stre
questo volgare illu-
gli altri volgari, che
comparare
e
Dante
come
a
(domanderà taluno)
come
fin
; e
la difficoltà allora
che
il
se
parlata,
parole, ma
sue
gare
vol-
atto specialmente
in
di Gino
e
gli altri volgari italici
tutti
davvero
che
non
egli afferma
quando
lingua,
proprie
sue
cellenti
ec-
suo
lingua reale
lui, recato
cosi
:
di seienza
e
Alighieri nel
una
tipo ideale,secondo
un
nelle
e
considera
non
nobili
uomini
ingegno
(II,I). Fin qui adunque
illustre
magnificenza grande
la
:
gliarla
pison
qualificare
quale
Commedia
avea
ed
106
vilipendere due
a
nel
(e
poema,
sdegnoso
contro
e
deve
qual parte del
in
stato
esservi
cittadini,che
i
le finezze
dì certi
verseggiatori che
notaio
da
Gostriizioni
solevano
scrivevano
nel
conoscitore
tollerare
il
è
volgo,che
volgare proprio, anziché
modo
un
ciò
di
Mti,
dottrine
certe
Stando
di vocaboli
nostra:
fino
amore
la
seconda
madonna,
—
ititrocquee manicare
nel
si
parlava,
che
Di
quei credendo
manicar,
di
voglio
madonna,
lui
da
certo
tutt'e
il
introcque,
d'
Canio
eh' il fessi per
levorsi,
Ugolino
voglia
ecc.
:
pili
di
per
—
fermo
due
:
nel
sùbito
sono
lare
par-
al
tutto
vi
dir
usate
andavamo
ed
dà
gliano
pi-
fatti.
questo
o
in
da
spesso
da'
che
ne
—
XX
Canto
nientemeno
E
che
saggi
sì lietamente
prima
bene
togliersidi Firenze,
eccoli:
Si mi
e
domanda
rimotissime
e
un
precetti: né
co'
altro
agli esempi, parrebbe
vo
l' Inferno : la
un
precetti si pigliano
dì fatti i
:
casa
Sono
i
e
dovesse
di Toscana
in
e
illustre è
diversi, cioè, risponde
astrattissime
dunque
scelto
e
lustre,
il-
volgare
questa
A
loro
maravigliarci, perché gli esempi
vorremo
da'
1
gli esempi
con
dove?
modi
risponde in due
Dante
di
scelto
Ma
lo stile
quanto dire,
nel
scelta
senza
meglio, scrivevano
artificio di stile,perché il parlare
parlare seelto.
era
nelle
Arezzo
0
senza
che
Bonaglunta Urbiciani, il
di
(Juittone
imitare
menticare
di-
bisogna
non
poteva
come
fra
e
giusta ira
repubblica gli
nella
ma
l'esilio;
e
non
dell'arte,
Lentino
usate
!) quell'animo
sospinto dalla
da quel profondo
ch'egli,
di tutte
lui stesso
poema
tenuti
povertà
la
dato
da
premio dell' ingegno altissimo
in
degli uffici degnamente
avevan
i
fiorentine
voci
nel-
108
hospitatur asylis
libus
.
(prosegue)abbiamo
noi
Se
—
corte
una
Gorporalmente dispersa, perché
che
Germ^ania
in
dal
congiunte
Ottimamente
grazioso lume
!
questo modo,
lingua
una
neanche
lingua parlata.Che
solamente
che
tutti
di
ed
parlar di lingua, ma
di
perché quel volgare
è,
che
altro
a
Ubicata
fare
2^
perché
e
regno
tutti
abiti, né
tanto
abitatore
tanto
dignum
che
dirò
in
una
habitante
est
e
che
volta)
una
tale
come
pesata
qua
il
l'altissimo
comuni
di
tutto il
niuno^ in
regola
e
di
là per
sé
de' vari
solo,sebbene
dialetti
versi
con-
di
degna
habitaculum
.
lingua girovaga
una
stanza
volgare illustre (lo
Il
come
e
i
di
stile
modi
è
che
nobilissimo,
precetti di
dello stile
che
tutto); ma
scelta
uno
lingua
una
un
una
è
l'Italia,
doveva
essa
è
aliud
dunque
parlare,
linguaggioproprio
volgare,
esso,
tale che
esser
può pigliar ferma
è
(cioè per
parti di
le
—
aristocratico, cortigiano. Secondo
adunque
sunt);
(loc.cit.)
non
non
è
si hanno
casa
aliquod
neque
per
peragenda
abitazione
palazzo imperiale?
un
vagano
altra
mandate
gli do-
se
che
si trova
di
proprio
tende
in-
non
linguaggiopalatino
cose
comune
ciò che
alcuna
—
zingare,
anco
esista
la
mostra
di-
fa
si
non
(eurialitas)
quae
a
una
avverrebbe
ciò
d'
dite,pazienti lettori,
ne
le
e
mi
il
sarebbe
delle
reggia
è che
cosa
a
ed
come
la
essere
stile. Difatti
eorum
—
nessuno,
Dante
l'augusta governatrice di tutte
comune
Che
regula
essendo
conveniente
sia
regola
pesata
una
Dante
che
curiale^vi risponde che
ragioni: 1* perché la curialilà
due
di
e
che
0
sono
peregrinando
va
secondo
cosa
una
quella
(I, 18).
ragione
l'obiezione
anzi
di
2^^inGÌpe,qui
un
è
che
guisa
ella sia
le membra
della
lingua
una
davvero
doveva
non
ma
certa
in
quantunque
da
unite
sono
che
non
Dante
altissimo,cioè,
scegliersi dagli elementi
anziché
italici,
da
un
dialetto
dagli esempi ch'eglireca, appariscaTop-
109
il Convito
il poema,
e
di
dubbio
ci attesta
come
ch'egli
desimo,
egli me-
volgare fiorentino,è altresìcerto che
nel
d'altri idiomi
Convito
nello stesso
scrivesse
v' inserì
necessità)
(e per lo più senza
italiani e qualche volta anche
parecchi vocaboli
sebbene
di
lingua
gar
potrebbe ne-
sì
poco
un
con
fatto
in
anco
non
all'ecletismo,
ragione, perché, se è fuori
pendesse
dettò
Dante
che
resto
Del
posto.
stranieri,
tero
capìtolo in-
un
pressione
dee
(trat.I, cap. 11) «a
perpetuale infamia
di Italia,
che commendalli malvagi uomini
dano
volgare altrui
lo
e
lo
ciechi, mentitori
e
gli abominevoli
cattivi
conchiudendo
che
d'Italia,
prezioso volgare, lo quale
è
non
se
tricia di
Ciò
in
non
mandoli
chia-
proprio dispregiano »
ch'essi
«
hanno
vile questo
a
è vile in alcuna
se
nella
quanto egli suona
sono
cosa,
bocca
mere-
questi adulteri».
posto,
mi
Volgare eloquio di
Dante
parte precettivadel
nella
che
pare
nella
appalesi come
sì
anco
maggiore opera del sommo
italiano, il desiderio della
unità nazionale, quasi egli volesse pure
teratura
in fatto di letsostituire
1*Italia.
al
rappresenta
e
e
vagheggiando
quanti
Mentre
di Firenze
questa
s'a
aprirebbe
non
sto
Roma
che
son
figlidella
de' loro odii
perché
mio
l'unità
stessa
dre,
ma-
fraterni
m^aecompagne
non
fa
letteraria,
correggendo
materia
questa
la via
fosse tempo
come
cosa
ad
bello
del
di finirla.
scritto
leggo
di
e
molto
considerazioni
e
f
mento
fonda-
a' suoiconsulla
Nazione
Crino
Capponi su
egli dice presmeglio di me ; e mi
volgare eloquio.Ivi
medesima
altre
le prove,
un
e
che
loro intendere
l'italianità'^ quasi dicendo
(4 aprile) un
stessa
poco
tutti
i dialetti italiani hanno
comune,
1
che
Cesare
chiama
tutti
Firenze
signoria papale piange vedova, sola, e di
della mala
notte
a
pero
politicafondata nell' imtendere
possibiledi restaurare, fa in-
ch'eglicrede
agi'Italiani
nazione,
l' unità
Vagheggiando
latino
la
municipio
se,
quanto
a
me,
110
cittadini
vedete,
:
trattarvi
meglio,
lui,
per
da
questa
neanche
poiché
di
dello
scuola
del
di
di
e
alte
già
grande
ufficio
Cosi
quio
elò-
si tien
più
lo
di
del
deve
scrittore
italiani,
un
questo
compiere
il
alla
di
pensiero
che
fiorentina
lingua
rola
pa-
quella
servire
debba
all'Italia
dare
a
pili grande
numento
mo-
letteratura.
nazionale
nostra
il
anco
che
parlari
si
possa
Manzoni
si
tutti
molti.
parlavano
che
che
medesima
quella
vulgari
dialetti
varii
che
la
1868.
marzo
clegl' Italiani
hello
da'
al
volete,
se
o
contro
quando
tutto
proprio
lingua
de
anche
manifestazione
stesso
della
1
e
vito
Con-
nel
recare
libri
s' intende
lingua
La
Dante
a
essi,
libare
quasi
è
de'
poeta
il
piena
e
intiero.
30
che
una
popolo
servi
canzoni,
affetto
di
volta
in
italiano,
può
di
necessaria
zione
na-
generale,
le
tanto
forse
certamente,
No
anco
con
o
intera
in
poesia?
sempre
una
perché
lingua
cose,
non
bastava
scrivere
in
ché
per-
;
comune,
della
parlare
l'autorità
Manzoni
Volgare
di
parte
finisca
Dante,
di
lingua
lingua
dello
predisse
fratelli
splendore.
si
Dunque
del
fiorentino
in
il futuro
di
scrivere
dice
vi
questa
Ma
quello
volgare
questo
i
comune
a
scrisse
?
lingua
all'uso
dico
soltanto
ma
nemici
parte
non
e
la
anco
t
Eppure
te
preporre
coro
in
uccidono
Magnanima
a
nel
egli
dice
Carmagnola
fraterna
guerra
:
or
quand'è
un
che
benissimo
sapeva
menzogna,
f
del
il
vero
guaggio
linne
si
"
LA DONNA
NELLA
VITA NOVA
DI DANTE
„
"
E NEL
DEL PETRARCA
CANZONIERE
„
Donne
Io
intelletto
avete
che
ve'
della
voi
con
d'amore,
donna
mia
.
....
spiritai bellezza
Divenne
Dante,
Ove
sia
chi
Vita
nuova,
per
prova
Spero trovar
Se
mal
viva
e
morta
brevemente,
Nuova
Vita
di
nobile
L'argomento
alti
più
Dante
al
delicati
e
devea
ne
pari che
poeti
il
ciò
che
cuore
severo
la
; e
alla
Ciò
nostri,
la
della
nella
Petrarca.
tolto
sembra
della
mente
almeno
imperfezione
e, forse
dere
richie-
critica. Di tutto
la
dolore,
si offusca
in
tutta
secondo
operiamo
del
della
e
Ma
buono
e
umana
che
bene
o
del
reo
mente,
di
;
novità
la
unita
tutto
perché
male
sulla
generalmente
all'età
CoUeziom
di
delle
terra,
il
del
a
loro
co-
quella di
bene
n.
96-97-98-99
e
male
o
bitro
ar-
signore del
vero
è
amore.
si
usa
pili
come
Vero
tenero
spunta inavvertito
trepide speranze
opuscoli danteschi,
a
amiamo.
1' uomo,
dinotare
degli affetti,che
umani
che
questa potente parola, quando
suole
gli
presso
l'accompagna, esprime
vita
la
il
dilegua
e
parte,
anche,
parola
gran
quale cosi spesso
compendio
cuore
la
! Ecco
Amore
è
interprete
d'amore.
intelletto
hanno
che
da'
pittricedell'arte,
degno
scusare,
a
donna
dell'affetto.
fiamma
vivida
5.
s.
stile, il quale è più specialmente indirizzato
mio
sé,
solo
cuore
.
pace.
!•, H,
s.
del
cosi
linguaggio
ideale
luce
valga
eruditi
freddo
dal
muove
dinanzi
in
e
tòr
gentile,com'è
piuttosto la parola arcanamente
che
.
Canzoniere
nel
e
amore,
che
non
Signori, della
o
XXXIV.
XIX,
Canz., I,
Petearca,
Parlerò
grande.
intenda
pietà,
.
perdono.
il ciel se
qui nulla ne piace
noi quella beltà
si vide.
per
Cerchiamo
Che
dire.
beltade,
veduta,
il piacere della
sua
dalla
Partendo
nostra
se
de' dolci
cosi
e
da
videnziale
prov-
ne'
petti
affanni,
8
114
e
pigliando a
tutta
che
patto
è
di
viverla
sentirlo,è
a
che
umana
il
splendore
note
voci
modulate
dagli eruditi,
de'
d'
poche
le
con
meravigliando
^
di natura.
tracce
in
Così
caos
può
la scuola
viepiù all'errante
carme
questa
Amore
dell'
come
del medio
pittura
della
Dante
del
e
lampi
della
greca
allude
che
seno
vide
e
tanti
tesori
che
per
e
le
della
il Parini
apre
la
provvisame
im-
rompono
Grazie
Grazie
la
materia
in
prima
Petrarca, questi
che
le
a
mezzo
Ma
evo.
antichissima,
Pordinatore
notte
luce,
notte, facendolo
dell'amore,
universo,
la
ripetersi
pellegrino. Solo
dottrina
in
crearsi
luce, di poesia, di
come
tandolo
fomen-
sopra
dagli astri sulla terra,
sceso
di
di
modo
vano
si trol'eterno
come
grembo
suo
certo
di Amore,
l'orrore
A
solo per
quale
posò
suscitarsi
dal
in
raggi di poesia furono
il
della
vi
teologico-scolastico
sorgesse
1
che
reciso,
Esiodo, insegna
amore
schiudersi
primi raggi
i
modulare
mente
general-
dapprima
ali, senti d' improvviso
appunto
uscirono
che
furono
musa
afferma
greca,
generatore, sentì
moto
opera
lo
dottrina
primitivo, allorché
quel
di
amore.
non
un
lontana
fu creduto
XIV
e
Dante
e
italica
volgari fosse trovato
versi
Un'antichissima
caos
eterno
ripeterne che
e
lontana
dalla
nei secoli XIII
anzi
amorose,
dire
un'eco
l'arte
e
di
parola
può rapirne
fuggevoli, come
prime
Le
uso
divina;
la
con
in
tutta ,.pre-
voglie, e
proprio
a
ogni affetto
temperatamente
basse
vestire
solo
armonia.
celeste
r
arda
di
pensiero, non
vita
la
cara
in altrui. Ora
e
poesia
sa
pure
ci fa
quando
gentile,schiva
un'anima
poche
altrui
per
vigore suir anima
nuovo
abbandona,
l'amore
ma
mano
a
lui si
a
poesia,
sente
mano
fine
quarta
sentire
possono
sorri-
non
quale
derava
consi-
prima e
a
quella
parte
del
chitetto
l'arpenda
stusuo
116
Dante
il Petrarca
e
i due
ecco
:
primi cosi di tempo
come
di
il Canzoniere
i due
più
della
potrà
erotica
musa
nomi, due
due
ecco
ecco
:
grandi
Nuova
Vita
la
gloria;
ideali,che
dèi
l'ombra
e
Laura,
secoli
non
dell'eterna
vivono
e
menti
gentilimonu-
e
cristiana; Beatrice
coprire, perché essi
mai
poetid'amore,
veri
vinezza
gio-
dell'arte.
Questi tipi di bellezza
dal
reale
vero
concreto
concreto,
e
sì l' uno
;
storica
della Beatrice
Ogni tipo è di
che
della
di
Quelli che
poesia
dal
Chi
nella
che
il
Nuova
Vita
simbolo,
della efficacia
e
loassionato 3
O
fiate
Che
Di
Io
issa
veggio
di
e
io.
delle
.
.
Aolce stil
ben
fantasia
nostre
e
sen
certo
quel
sul
capace
libro
vido
fer11
cuore.
me
ritenne
eh' i' odo.
novo
le vostre
come
emana
vederci
non
farsi
e
terra.
il nodo
Guittone
al Dittator
Diretro
Che
vegg'
dal
qua
la lettura
sulla
ha
il notaio
modo
su,
sentimento.;^
per
alcun
in
dalla
è
idea
e
la mente
andare
volo
il
la donna
in
se
amorosa
possente che
raggio
che
mediato
l'obietto im-
poesia
di
di divenire
può
grande
della
magnanimo
nega
non
che
verità
accorti
sono
è l' ideale. Ma
al
reale, e prima
vero
si
non
spiccare
L'affetto si accende
e
sformato
tra-
ha
la
negato
ideale,e
Dante
mestieri
sempre
che
dell'arte
^
Dante
coli' istinto
è nata
l'è pur
di
reale
(qual pili,qual meno)
massime
e
il vero
sono
hanno
natura
sua
quella a' tempi
nostra
di
entrambi
tolti
son
non
lavorio
gran
la realtà.
ma
l'altro
come
l'effetto d'un
sono
poetica
penne
strette ;
vanno
.non
avvenne.
Purg., XXrV.
1
confutati
stati
Filelfo,il Biscioni, il Eossetti ed
le mille volte.
Vedi, fra i molti
il
Farono
potrei citare,
la Prefazione
Vita
Nuova.
2
Vedi
sopra
3
Cosi
della
del
Allegoria di
la chiama
Dante
Fraticelli
alla
sua
altri. Sono
scritti clie
edizione
Beatì'ice.
medesimo
nel
Convito,tratt.
1**.
117
c'è,ma
simbolo
la
poi:
vien
è il fondamento,
non
esso
dell'edifìzio.
corona
del
Canzoniere
Nel
fino all'ideale
converte
più splendido
un'allegoria,in
in
mai
del tutto
umana
che
più
e
è,
;
In
in
parte,
l'arte si è lasciato
il
addietro
divina, è entrata nell'età moderna,
nell'età
degli uomini.
splendide
creazioni
e
stesse
se
parola, è
vera:
la
e
che
parte
dantesco, così
quindi
Ella
di
storia
una
vide,
fu
amore
gli comandava
E
là dove
nulla
tal
in
lo
di
e
poeta
veri
tosto
e
ancora
sofferse
molte
la
la
volte
che
a
fosse
di
era
del
bile
no-
gesse
reg-
».
grande
cuore
umano
d'affetto
—
si
quelle
in
udire
un
danza
bal-
mi
amore
è
vivezza
gine,
imma-
sua
stava,
amata
vero.
alla
ehe
quelVangiola giovanissima.
consiglio fosse utile
epopea
ed
com'egli
e
sua;
meco
questa misteriosa
è
sentimenti.
guisa
(egli dice)
donna
conto
rac-
prosa,
uscito
alla
;
donna
del
consiglio della ragione
della
la
suona
colore^ umile
di rivedere
volta
l'umano;
e
non
non
ornata
dipinge con
quella
che può venir
solo dal
colorito,
e
appunto
nella
come
aonvenia
Vico,
queste due
signoreggiarmi,tuttavia
primo saluto
Dante
ed
l'età
dall'arte,è
nobilissimo
cercare
il fedele
senza
11
si
al
vece
in-
dirla col
fondamentale
fatti
avvegnaché
a
virtù,che
cose
verso
quale continuamente
d'amore
evo,
riodo
pe-
quello.
signore dell'anima
di
»
la
nel
di
età
tenerissima
sua
dirsi
cinta
sanguigno,
onesto
di
può
di veri
vestita
puerizia,
medio
che
sublimata
fanciulletta
apparve
Petrarca
per
rovescio
perfezionamento
Beatrice, sebbene
La
nel
sempre
Laura,
e
ancora
gentili, rappresentano
e
nostro, a
caso
un
è
non
periodi dell'arte,il divino
due
questo, nel
Beatrice
e
freddo,
Nel
divino.
si
non
simbolo
un
l'arte
chiamerebbe
il Vico
sublima
ma
puro,
Dante
almeno
si
donna
la
Petrarca
dottrinale,scolastico.
in
ma
Ella
venimento
av-
;
e
di
passando
118
via
per
in
più lunga etade,
ov' io
molto
era
la
salutò
è
quale
volse
gli occhi
pauroso,
e, per
tanto
tutti i termini
della
è,
saluto
agli occhi
almeno
si
anzi
facea
mi
allora
mi
mi
rispostasarebbe
Ed
faccia
accurati
io
non
I
e
e
mi
nimico
offeso
ri-
:
chi
e
la mia
viso vestito
con
tenermi
posso
grandi poeti
aver
e
mente
di
si
non
e
in verità
tutto ciò
leggere agli
ci desta
noi
ne
loro, perché
è il
altri
ripetiamo
ci
non
c'è buio,
:
vero
:
in
questo
della
mondo
essi rivelano
la melodiosa
accorgiamo
definiti
in-
essi osservano
potente nell'anima, e
un'eco
dono
nascon-
paroloni sonanti
con
!
aride, più
meno
o
gli eroi d'Omero,
dell'anima, che
ci fanno
grandi
pur
metafisiche
sottigliezze
con
umano,
come
noi
non
dire, filosofidavvero
per
capito,quando
stessi
se
son
che
sapientie leggono profondamente
stessi ;
a
sacra,
indefinibili. Nulla
infinito mondo
dietro
sublime
e
alcuna,
Amore^
dall'intendere
di
ingannano
perché
traccia
una
caritade,la quale
cosa
ingegnose, più
meno
0
le viste
noi
di
di
la nostra
nebbia
una
e
a
:
queste gentiliparole
fiamma
una
stata solamente
lontane
poesia,
come
Nuova
appariada parte alcuna, per
addimandato
istancano
non
in
non
cuore
saluto, nullo
considerazione.
una
fanno
Vita
chiunque m'avesse
a
questo punto
a
meno
la
».
più
0
più notevole,
vedere
:
filosofi,
e, quasi quasi stavo
Essi
fatto
gì'ispirail più soave
ella
giugnea
avesse
allora
tutta
sulle labbra
quando
perdonare
d'umiltà
;
dell'ammirabile
speranza
manea,
nel
e
profondo
senso
che
Dico
«
la
un
secolo, mi
parve
può dire, il
mente
sonetti, e gli pone
piene di
mi
poeta, di
profonda, incancellabile
de'
grande
tesia
cor-
beatitudine.
del
gli lascia nella
esso
che
ineffabile
sua
nel
di
quella parte
verso
la
meritata
oggi
virtuosamente
Questo
gentildonne,le quali erano
di due
mezzo
di sentire
noi
parola,
andiamo
ciò che
119
sentono, di volere ciò che
essi
nostri benefattori.
veri
come
D'allora in poi il
della
eortesia
spera
da
ella
donna
la
e
beatitudine
la
lei che
gente, tutto
dalla
in
darsene
sa
nel
si
pace,
dolore
suo
terra
la
altro
saluto, e quando
del
si chiude
solingo luogo, bagna
niente
salute ;
della
donna
la
Beatrice
chiama
poeta
giorno glielo toglie,non
un
parte
vogliono ; e gliamiamo
essi
tosi
reca-
e
amarissimo
di
pianto.i
Poco
molte
gentildonne
l'usanza
nuova
il
lo sposo.
con
dalla
di
fiorentina
sposa
parte
primo
Ad
del
nel
ch'era
stanza
veduto
avea
e
lo riconduce
Pochi
molte
1
non
cadere.
il
Beatrice
ne
mi
«
In
poco
ragionava
pesava
ciò, perché
Tutto
sorridono,
Esse
: e
l'amico
casa.
suo
questegentildonne che
di
perche
cuore
tolse
il saluto
l'opinionedella gente
Portinari, fingeva di amare
linguaggio di lui,la faceva
lui.
dipintura
una
smarrimento
suo
ciascuna
seonfitte
(sonproprio le
sue
ad
fra le altre donne.
quel
mensa
tutta la persona,
per
appoggia
una
cominciatogli
tremore
si
e
giorni dopo alcune
sapevano
a
a
per
di lui per
a
giorno ch'ella si poneva
viso,
Beatrice
gabbano
si
ad
un
ove
tenere, secondo
per
gli si stende
cuore
casa
una
que' tempi, compagnia
tratto
un
si fa bianco
nella
adunate
erano
ad
lo conduce
amico
un
appresso
tempo
oltre
a
che
svm
i termini
soverchievole
E
per
che
della
parole e bisogna
ma
tanto
cortesia
m'infamasse
o
usare
per
sentiamo
che
:
questa cagione
che
della
innamorato
donna,
difesa ;
difesa
stata
era
esse
perché egli,per ingannare
lo sapeva
un'altra
la feci mia
duramente.
Dante
sue
di
il
proprio
troppa gente
onde
cioè
molte
di
fiate
questa
viziosamente,
voce,
parea
quella gentilissima la quale fa distruggitrice di tutti i vizi
e
regina delle virtù, passando per alcuna
parte mi negò il
bellissimo salutare,nel quale stava
suo
tutta
la mia
tudine.
beatiF.
Parrebbe
che Dante
(
si difendessetroppo,
iV.,X)
».
o
fingesse proprio
al naturale.
120
le sconfitte
crederci,perché
via,
per
poiché
non
di
amore
tale
dee
ch'ella
ora
la
indi
in
che
senza
che
della
sua
ed
parole che
ne'
di lodarla
ella
soggettiva
veduta
ma
perda
le condizioni
Ella
porta
ciò che
che
si fa
degna
del
questi è tocco
gli occhi,
dì
Quelli che
passata esclama
benedetto
Muore,
sua
sia
e
tutta
Signore
la
Beatrieej e
hanno
virtù
prima
ch'ella
oscurarsi,
e
le
di far
n'è
piangere
farsi di tal colore
ad
alcuno,
di
sospira d'ogni
e
la
gente
si
Egli guarda
in
Costei
«
:
ha
non
il
su
di
poeta,
vede
che
le
vede
paradiso ed
lei,
poco
stelle
piangano
morti, e
e
; che
perduto
dire
possono
gli pare
in
è
operare»
sa
Ella
altrui. E
che
fetto.
di-
suo
angeli del cielo
dolente.
che
levar
beati. Quando
son
l'aria cadono
angeli che tornavano
quello
a
core
osa
non
morisse, rapito in visione
orribilmente.
di
il
sì mirabilmente
parole
per
e
gli uomini
passa
che
videro
che
l'ama,
propria
sua
è presso
ella
bellissimi
città
gli uccelli volando
si scote
la
de'
uno
il
Se
meraviglia
per
ma
natura
tremare
fa
il viso
prima
è
risplendenti,perché tutto
umiltà,
tanta
abbassa
anzi
femmina,
saluto.
suo
che
poeta
gentile. Dovunque
e
poeta,
contemplazioni ideali.
alle
tempi
contemplarla,
a
dal
per
negli occhi
amore
rimira
girano
de'
del
va
dell'arte. Essa
vita
dipinta
questo poeta è inchinevole
per
la
si
quella specie
ancora
è
che
e
donna
potente fantasia
nella
questo
per
donna,
vera
e
che
donna,
sua
altro
l' immagine
qua
di sussistenza
la
della
fine è nelle
cerca
piliidealizzando
sempre
si
ingenuità
con
secolo,risponde
il saluto
non
il fine
? Certo
Dante,
suo
loro,
questa donna,
la presenza
glie l'ha tolto,il
fra
versi.
Da
è
fu
suo
tu
ami
del buon
poeta
lodano, cioè, egli
suoi
fine
novissimo.
esser
d'un
sorridendo
e
puoi sostenere
ne
dell'amor
il fine
clie
A
:
degna proprio
e
ammiccandosi
e
gli domanda
una
trano
s'inventano)l'incon-
non
la terra
una
titudine
mol-
avevano
121
dinanzi
bianchissima, e cantavano
nuvoletta
una
samente
glorio-
Osanna.^
la
al poema
Nuova
Vita
Ora
nella
anzi
s' innalzi,non
e
qui, anzi
cessi di
non
sarebbe
l'abbiam
lo tira
a
;
rimpinzare
la
tutta
mente
va
è
non
tutto
finire
a
(o
che
intiero
ci
Beatrice
si rileva
3287,
ci cada
di
il sole
di
si leva
dal
essa
giugno
Dante
la morte
sua
sono
Mi
due
come
Portinari
va
mettere
venirci
per
o
dal
sotto.
a
Egli
nella
siccome
fatto,ma
spiego : nel lavorìo
istanti ; nel
di
primo
poi
della
vede
nell'apriledel 1266,e, come
Folco
suo
padre, il 15 gennajo
Simone
de' Bardi, e mori
nel
nacque
testamento
di
già moglie
era
del
sistema.
che
Commedia
preconcetto. Ma
mosse
sta
que-
dico,
preconcetti, anzi ha
sistema
un
Tolomeo
e
di vanità
no) di
o
logia
teo-
cabala;
poco
parte della
terza
sgombro
nel
mente
1
(un
brama
poeta, è Dante, così piglia le
sua
specie di
una
è solamente
scolastica,nella
quella stessa brama,
l'astronomia
semplicemente
Dante
non
ispide quistioni metafisiche,e perfino a
insomma
è
in
anco
falsa dottrina
a
sacco
dire
nella
tutti) di far pompa
sua
tante
dotto
que'
fermato
si sarebbe
giunto fin qui, ma
smaniosa
una
di
stato
Egli è artista,ma
anche
piace,
ha
giunta
Dante,
amata
donna
una
fosse
non
nemmeno
fermare.
vi
se
e,
stato
fosse
non
artista,è
che
di
e
Beatrice,per quanto
di
quelladi
esser
zione
narra-
fatti
di veri
storia intima
poeta
che
ci si vuol
per
propria sostanza, una
sua
l' immagine
spiritualmente.Un
non
esposizionespero si scorga
damentale,
Nuova
sia nella parte sua fon-
quasi direi,una
sentimenti,e
tempi
divino.
Vita
la
come
e,
unisce
che
nesso
questa breve
da
anco
manifesto
veri
il
l'apoteosidi Beatrice, ecco
Ecco
a
1290.
la
compose
di
Vita Nuova
Beatrice,che
di 26
o
27
anni.
vuol
un
dire
anno
nel
o
1291
due
o
al
nel
più dopo
l'età
1292,nel-
122
il
reale, lo sente, se
vero
tutto
lui
in
più
in
stesso, cioè
se
i metafisici
acciocché
e
la
quello
ma
quel benedetto
sistema
; e
certo,quella della poesia, e
Ma,
fortunatamente
si confondono
non
hanno
del
mostra
fatto
la teoria
ha
Beatrice, poi
quando
che
poi
per
veduto
ella si
per
la
degnò
di
semplicitàefficacissima dipintoin
propri
questa vita
;
che il
sentimenti, affetti
abbiamo, dico, veduto
appunto
il
dell'animo
prima
volta
salutarlo, poi
nuziale,e finalmente
ha
i
teoria,
una
stato
ella
occasioni
poeta,
chi inventa
lo
quando
con
il
trasformarli,
stia d'accordo
quel banchetto
di
che
sopra
la rivide
passò
(ciòche
fatti ad onta
veramente
E
non
rimangono
ingegnoso
quando
a
fuori
rimangono
quale fosse
ch'ebbe
subito
della scuola.
mente.
in
osservato
poeta
fondarci
modo
per
che
Abbiamo
del
inventati.
c'è
vita, o
azioni
poeta :
fa del continuo
qualsiasiper
della
donna
critici)esse
i
lo sforzo
anzi
sono
non
inventarlo
cerca
con
che
del
la critica
secondo
essere
simbolo
il freddo
e
quelloche
non
la
infine
i fatti
:
commentatore
divenuto
un
ed
commento,
poesia
dovrebbe
notato
dall'altra
l'una
distinte
trovarci
mente
nella
abbastanza
la
ci fa
che
l'arte,queste due
per
che
parti,o meglio,
il testo
dire,parallele,
a
ci
cosìj,
è metafisico.
due
medesimo,
che
gorie)
cate-
sue
il sistema
le considerazioni
e
l'analizza,la disfà, per
veramente,
le
somma
sono
come
storia
ha
traverso
fatto sempre
in
;
ci
lo storico
vìa
via
torto
procedono,
commento,
sopra
che
che
a
sistema, perché
al
Nuova
ma
storpiandolo (tutti
occorre,
Hegel hanno
a
aver
Vita
nella
azioni
il
può
non
e
se
adattarsi
possa
deve
Cosi
Platone
da
Kant
poi
come
e,
trasferisce
si
sta
parola potentissima ; è artiquesto vero, non guardandolo
immediatamente,
modificandolo
e
due
su
(perchè egli
al sistema
non
torna
secondo
nel
:
nella
lo rifa
e
innamora,
ne
testo,ma
non
e
poeta stesso ci
queste diverse
pensieri. Noi
il
commento.
124
la storica verità l' incominciata
già s'intende,
di
dissimulare
sua
la
anni,
nove
grande
potendoci finalmente
fermamente
era
ha
nel
sogno
un
gli parla
come
(eglidice)
che
notte
che
Ma
dell'anno.
se
è il
basta
:
?
nono
il
secondo
l'usanza
mese
(eglidice)è ivi Tismin^
Ciò
e
vai
T
secondo
quanto dire
troverete
il
sofistico che
fin da
era
:
Il
fattore
un
principio
tre è fattore
Nove
miracolo, un
in
accompagnare
sonetto
E
pensava
alla
egli
sua
ed
al
par
che
della
sia
nove
donna
:
è questa
nove
Beatrice
ed
è
era
la doveva
numero
voi, quando
una
cielo in terra
che
morte.
in
scriveva
Di
del
gegnosissim
in-
pareva
poeta, ed
del
miracoli, ma
domanderete
dunque,
Ma
vita
e
E tutto
conclusione
una
dunque questo
;
dall'ottobre,
noi
medesimo
de'
medesimo
se
per
è ottobre.
dell'anno.
mese
a
noi
a
contar
a
mente
se
fiorentina,è
quale
fa sorrider
per
menta:
sgo-
il
nono
nella
si
non
nono
Siria,perché il primo
venire
allora, per
poeta
il
di
cominciate
:
giugno è
che
questo sforzo
usanza
entrare
di giugno
muore
Dunque
il
da
è davvero
non
ore
mo
(proseguia-
ci ha
Beatrice
vai
tro-
stamente
manife-
ultime
nove
numero
e
apparita
appare
delle
ora
bensì
nono
notte,
la
pensare,
manifestamente
appare
Dunque
non
gli giunse
visione
notte ; sicché
prima
non
a
questa
allo stile fiorentino
stando
mese
la
Sicché
ogni modo.
in
saluto
cominciai
questo benedetto
noi), che
zioni,
restri-
ingegnose
un
della
quarta
».
sistematico,
quel giorno. Venuta
quale m'era
ch'ella fu
della
sa
aspetto
signore di pauroso
gli spiritiin latino. « Fui disvegliato
quale
l'ora nella
stata la
era
di
immantinente
ed
di
compiacenza
quel dolcissimo
nona
salto,
un
saluto, né
al
viene
e
assicurare,senza
l'ora che
come
narrazione, fa
cosa
a
donna
sua
al
a
pensare
viglioso
quel mera-
:
venuta
miracol
o
in
mostrare,
quadrato
a'
del
tre
?|No,
sava
pen-
quadrati e alle radici
125
de' numeri
quadrate
fa
tollerabile. A*
verso
un
si risolve
problema,
un
quadrati come
ma
si
non
alla trinità,
pure
ci ha
parlano in latino,
l'ispirazionepoetica,egli
che
agli spiritie spiritelli
cessata
pensato poi, quando
scolastico
è tornato
uno
Sì,l'alito
scolastico
del
medio
medio
tempi, del
de' suoi
quando
a
appanna
evo
quando questo cristallo tersissimo della Vita
allora la cara
immagine di Beatrice comincia
a
E
de'
la nettezza
do ventando
sentimento
vero
bietto
reale ;
a
dal
questo sentimento
dere
per-
dileguerà,
si
diverrà
e
di Dante
L'amore
ch'ebbe, almeno
ma
Nuova.
poi
fredda
splendidissima ma
luce
Commedia.
Divina
nella
Convito,
nel
nome
raggiante di
idolo
un
vuoto
un
contorni, finché
suoi
evo.
fu certo
ob-
principio,un
dal
un
passando
cuore
ci trovò tutta quella farraggine di simboli,
all'intelletto,
di
di astrologia che
allegorie,
in
e
della
vita
e
del
Petrarca
gentile,si mantiene
mai
di
idolo
per
obietto
essere
della
mente,
scuola .1 11 Petrarca
I
Laura
de Noves
poco
tarono
lo trasmu-
anch'esso
puro
vero,
quello che dal principio alla
reale,che
persona
una
e
sebbene
principio alla fine più
come
idolo
un
invece
dal
pilivivo, piliumano,
fine ha
a
dell'arte.
intima
L'amore
poco
ideale,spogliandolodelle forme
dottrina
una
a
del
cuore
per
tanto
meno
in
cessa
non
trasmutarsi
un
della
sistema
un
in
è
il 1307,andò
Avignone verso
ad Ugo De Sade, gentiluomo avignonese il 16 gennaio
sposa
1325, e mori di quella terribile pestilenza descritta poi dal
Boccaccio
il di 6
II Petrarca
nella
chiesa
aprile
vide
di santa
in
nacque
1348.
Laura
Chiara
per
la
prima
il di 6
volta
Avignone
in
aprile 1327, e
ne
fu preso
di
grande passione, ch'eglinon
potò mai domare, per quanto
di togliersela dal cuore
cercasse
con
sempre
gli studi e co'
Della
realtà
di
viaggi.
questo suo
quando anche non
amore,
ne
avessimo
egli stesso
un
nelle
eterno
sue
monumento
opere
nel
minori, dove
Canzoniere,ci
con
ingenuo
fa certi
dolore
126
quel dolce
Che
Kendea
nel
Nel Canzoniere
si, ma
in
non
amore
velo
celeste,
della
senso
D'altri amori
—
luogo vergognando)
ardentissimo,del quale più lungo
ancora
stato il travaglio,se l'ardore
che
lo confessa
volte.
più
solo
a
lettera
d'una
Giacomo
»
altra
; né
che
fuori
è de'
onore
faccio
si scorge
Laura
viva
cosa
preso,
simulati
e
Laura
vera
non,
molta
senza
coi
e
essere
tutta
com'è
pur
fatica
di
troppo,
Dici
del
sai
tu
arte
bene
corpo
e
dalla
rebbe
fu, sa-
a
a
scire
riu-
qui
tale
su
un
mento
argo-
di cui
cui
l'amor
desideri
e
quella
in
studi
ch'io
ma
l'altra
;
bellezza
dico
mi
io
finti i versi
che
tu, scherzando,
mio
fosse
! Ma,
credi
infingersilunga
altro
me
da
molti
Laura
piace
parlar di
a
di
cuore
dai
di
nome
invenzione,
che
con
e
{Let.farti.II, 9
il
miei
prò, perché gli altri ti stimino
la più grande. Arroge che
sarebbe
movimenti
poeta
nel
frenesia
ad
tempo
recar
altri occasione
il ciel volesse
una
tro
in al-
abbia
di
quella
una
de'
mera
e
solo
un
non
non
che
quale,
cima
nel vero,
si riesce
non
la
spirante,
sospiri. Oh!
i
fingerci ad
E
in
donna
dal
star
me
poeti:
essere
cogliessiin questo
e
a
di
^
di
Giuseppe Fracassetti).
io mi son
finto,perché fosse tutt'
agli
parlare, e quella che porge
me
mi
già cominciava
di Lombez
vescovo
ma
non
un
che
contenterò
mi
indirizzata
Colonna
a
nota
questa
lunga,
indiscretamente
luogo
Perché
anzi
degni confessa
quello onesto
e
ed
parola;
comunemente,
si dice
giovinezza (affettimeno
mia
trad.
i
donna, velato di pudore
squarcia.^
si
in Eoma
adornando,
Venere
a
per
proprio
nudo
e
ai posteri)che
(egli dice nell'Epistola
accesi
nella
grembo
luogo solo,come
un
pili il
in
c'è
nel
amore
nudo
candidissimo
velo
D'un
Calliope labro,
Grecia
in
amore
di
a
pezza
pazzo,
giuoco,
un
senza
me,
;
di tutte
e
faticar
le pazzie
essendo, possiamo
simulare
la malattia, ma
sani
pallidi,emaciati, questo no,
qual sia il mio pallore, quali le
non
pene
possiamo.
mie.
ché
Per-
quella socratica piacevolezza
tu, imitando
la
stesso
tu non
che chiamano
ironia, nella quale a Socrate
dei mali
miei.
cedi, voglia prenderti spasso
1 Ugo
Foscolo, 7 Sepolcri.
io penso
2
che
Canzoniere,sest. 1*,
canz.
1^,
sest.
7*
127
venir
estinto
testo sì chiaro
un
l'esistenza
negato
ha
Chi
A
—
di
alla
Un
nega
nulla,
è
frase
arguta
da
e
che
può,
Quindi
sente.
di
cerca
suo
amore
che
con
vivere
per
persuadere
è al tutto
conciliare
una
poetico ;
ed
stesso
della
increata
col
ed
Tartufi
è
Ora
il
la
bensì
mortale
moderni,
dottrina
un
fondamento
è
non
che
a
dire
passa
e
a
non
se
alla
quello
gl'in-
insomma
la fede.
con
cielo;
non
l'amore,
del-
in teoria
vero
pericoli nella
appunto
amo
come
più sublime
ma
senza
dura,
e
zione
contempla-
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di
stesso:
sa
questo
platonica cristiana
poeta, attenendosi
quasi viene
che
creata
l'amore
col
e
(purché c'intendiamo),ma
pratica.
egli
coscienza,egli
bellezza
dovere,
antichi
infine
ha
donna
una
Questo
eterna.
mule
for-
in certi luoghi
ama
la
a
modo
di
amore
agli altri
la mente
gli solleva
e
l'amore
che
cosa
con
specie di accomodamento
quello de'
e
se
pace
che
non
immateriale, purissimo, come
bellezza
della
È
in
contemplazione
la
gentiliscel'anima
di
a
Se
La
posso
in certo
per
il Petrarca
:
amore
mi
non
alla lettera
preso
è
non
donna.^
una
io
ma
l'onestà,riamarlo.
salva
scrittore
quel concetto, ha
Ecco
Canzoniere.
non
a
è stato
sistematiche
del
fortuna,
poeta stesso, che,
il
occasione
in
sbagli cosi grossi.
quella frase, o meglio,
data
dell'ingegno
Petrarca
del
si ferma
e
far
ammettere
ad
indurre
via
sbaglia la
che
Dio
l'amore
che
dice
ma
soltanto
si ricorda
elegante
ed
dere
chiu-
fabbricare
fatti, per
di traviamento
forme
metafisico
moderno
umano.
di
tante
delle
una
come
trarre
dovuto
ha
allegorico e settario, che
sistema
un
commenti.
potuto
ha
Laura
de*
evidenza
avesse
ghieri
parole stesse dell*Ali-
dalle
di
non
si fanno
non
Beatrice
qualche apparente argomento
ha
: chi
negata quella
gli occhi
la morte
opportuna,
acerba, ma
meno,
a
trina,
questa dot-
Si, io
una
amo
donna
una
che
128
tutta
m'ha
quale
con
ingombrata l'anima,
ed
il
donna
ne'
la via
che
una
di affetti
cuore
occhi
cui
arde
tutto, senza
del
nell'anima
la bellezza
le
con
e
in
cose
! il sistema
dopo le notti
per
mia
e
lor
Rammenta
0
—
preghi
mio
vita
non
ho
parole
sue
ti piaccia
tornare
pilisante
e
desio
donna,
una
deh
e
! Deh
riduci i miei
sieri
pen-
migliore ;
oggi
come
io sparso
maggiore
invano
!
e
Dal
fosti in
croco.
alla
è stata
di
l'anima.
solo per
giorno
dell'Arno, vagando di
gli atti
tutta
sublime
Madonna:
Vergine, quante lagrime, quante lusinghe,quanti
danno
sponda
belle
di Canzone
quel miracolo
in
Ed
al vivo
quel fiero
rimirare
indegno, e
affanno
mio
e
grazia, io possa
imprese più
sviati ad obbietto
E
prima.
alle
gentile:
e
tua
dalla
ad
cose
giorni perduti
i
con
dal
al cuore,
illuminato
vita
ciliar
con-
(egli dice piangendo
cielo
vaneggiando
spese
pietà del
abbi
del
sventura, cosi bella
altra
ad
fede
negar
giovedì santo) dopo
si apprese
che
omai
Padre
—
del
sonetto
mi
delle
di
il contrasto
durava
componimenti tali,che
che
le viste di
quello di prima, voglio dire che
poeta
follia.
è
scala
sono
lo stato
:
mostra
mortale
ingenuitàdi linguaggio affettuoso
tanta
sarebbe
nel
nulla
lontana
al-
; una
che mi
lume
sincero,dipinge questo contrasto cosi
è
egli,che
e
conciliar
in sostanza
rimaneva
mi
di pensieri
—
era
e
dolce
un
Ottimamente
Fattor, chi ben l'estima
bello,splendidamente poetico,e facea
al
la
leggiadrie magnanimi
dell'immortale,perché
parvenza
virtù
la mente
cielo,perché
al
mena
donna
una
grandi
sue
volgo, nobilitandomi
dal
santi
delle
gli esempi
è
ma
paese
altro che
affanno.
creatura
mortale
una
Una
donna,
ora
che
La
mia
io
in
e
pena
nacqui
paese,
per
sulla
la
mia
le parole
bellezza,
m' hanno
divenuta
ingombrato
terra, mi
ha
129
lasciato
il
lei,non
per
Ma
dell'anima
morte
senza
tu, 0
su
fine al mìo
Che
a
e
altrimerti
infamia
senza
te
onore
ed
a
e
propriaconfessione.
donna
una
Platone
e
vera
Ecco
l'ama
e
temendone
moda, almeno
dalla
più
Laura,
con
il
a
non
e
cuore
di
umano
secondo
Griosuè
e
a
stema
si-
que' tempi
Dio ;
a
ma
vorrebbe
il
cuore
suo
qui sulla terra
perché abbia sbagliatola via,ma perché
è fatto così,anzi perché vuol rimanere
nella
chiamar
Guido
era
un
parole,e vola col pensiero scorto
sua
via.
poeta d'amore
come
incontrastabilmente
potremmo
1
nelle
vera
Canzoniere, Ama
che
poetico,
qui il vantaggio che
ha
una
passione, e fin qui
egli stesso quest'amore,
non
lungo ch'egli
appunto
E
in conto di
vera
con
fede di cielo in cielo fino
rimane
propria.
sua
tenta di purificarlo
con
gli effetti,
ideale sublimemente
di
poteva
non
l'animo del Petrarca
il poeta del
c'entra: condanna
non
di
verso
fia salute.
me
luoghi,chi conosce
secolo,si vogliono avere
suo
quanto
per
lungo dolore.
Questi due
ed il
e
stata
sempre
per
mia
mille ;
Cielo,tu sola vedi il tutto,tu sola
del
Donna
puoi metter
uno
sapeva
fu, che trattarmi
quello che
me
ne
neva
tanti mali eh' io soste-
E de' miei
saputo,sarebbe
avesse
finché visse,lo tenne
affanno, e
in lacrime.
similmente
ne
in
cuore
sui
poetidella
la quale
metafisica,
si chiude
Carducci
con
il Petrarca
scuola che
incomincia
col
Dante i. Egli,il Petrarca,
chiama
ontologicala poesia amorosa
de' due Gi^uidie di Dante, e psicologica
ed elegiacaquella del
Petrarca,e dice che Gino da Pistoia segna il passaggio dalla
prima alla seconda
{Prefazionealle Rime di Gino, Barbèra,
1863).A me pare che egliabbia ragione ; ma voglio però aggiunger
qui (ciò che
di
lui)che
la poesia
contraddice
per nulla alla sentenza
è profondamente
petrarchesca,mentre
non
ed elegiaca,
psicologica
e ritrae
ColUzione
di opuscolidanteschi,n.
in modo
meravigliosolo
96-97-98-99.
9
stato
130
quel lambiccato
a
tempi,
il
dircene
per
com^egli arda
donna
come
ha
davvero,
vuoto
un
di
il
E
come
e
però
e
tempo
poeta
e
ora
analizzare
suo
ad
la
animata
luogo vive
ci
dipinge questo
e
elegia divina
; ed
suo
fa
ne
de'
vediamo
la
col
poeta,
mentre
a
che
lacrime
dolci
in
a
dell' animo
In
di cielo ;
del
proprio
sono
sparsi
sono
avvolge,
quando
o
la
gli porge
e
anche
Ed
lei
finalmente
sta
al
qnantq
di queste
di
molto
sentimento
solo
come
e
di
le
siata
de-
mano
quando gli
e appoggia
fiori,
i classici
di
della
cuore,
e
Fvir
trionfò
Ma
per
di sé
realtà
antichi
fiamme
poi eh' io m'avvidi
l'un
l'appalesò,l'altro
tuo
l'ascose.
fare.
2) Laura
poeta
che
fa
non
amorose,
del
e.
e
affetto al
dell'onestà
amore
esterna,
sapevano
stessa
quasi eguali in noi
Almen
quella degli
{Trionfodella Morte,
visioni
affetto,ma
suo
quegli alberi
a
sopra
grande
apparisce più viva di prima, parla con
che piange e, interrogatane da lui, confessa
al
pre,
sem-
contempliamo
siede all'ombra
e
poeta,
la natura
una
timenti
sen-
accanto, gli terge
erbette
di
smaltata
quel ramo,
altri rimatori
1
quando
o
coi
soave.
la
:
li
nodi
sogni, gli siede
i;
cuore
quella vallicella irrigatada chiare, fresche
acque,
il fianco
dipinge
dolci
quella visione
apparisce
e
ne'
lo consola
e
in
mille
lei.
queste circostanze
capelli di
i biondi
come
guisa nella parola, che
di
ch'egliama
donna
in
lui discesa
e
quadri spiranti grazia
veri
noi
all'aura
animare
stanze
circo-
a
ed i suoi versi
questa donna
rappresentare ed
sa
solitaria
malinconici
e
lo commovono,
ora
mente
mezzo
reali
di
variamente
in
dir
può
nella
e
e
il
poetica,la
sua
cuore
religiosie terreni,affettuosi
che
Chi
non
impassibile,
non
ideale,ma
suoi
Ecco
nel
sempre
buto
tri-
un
galanterìa de'
perché.
il
pieciolfoco.
in
e
poetica.Egli
vera
della
gergo
assottiglial'ingegno
si
non
amore,
una
pochi versi co' quali paga
toglietealcuni
ne
se
foco
;
vinse
sensibile
in-
il
132
di
irradiandola
Oltre
pili
del
di
questi
le
col
ideali
Pisa,
i
e
Tip.
Nistri,
passati
1880.
non
affetti
gli
due
ammira
cari
nomi,
consoleranno
idea
teneri
della
e
due
questi
su
questi
Laura,
coireterna
degli
Newton
mondo
il
e
sublimi,
cuori
incanto
già
italiano;
soavemente
di
l'accresce.
son
e
gloria
La
ma
Beatrice
menti
dolce
Galileo,
genio
prima.
due
novella.
secoli
cinque
monumenti
e
di
quella
iseema
luce
pre
sem-
bellezza
gentili.^
SONNO
DI
IL
DANTE
Se
Omero,
pisolino, nel
un
nel
in
stesso
ci
è
che
lo
ce
eome
dire
quello che
vedere
visione,
nel
dei profeti,
in
quello
giorni.
Se
ciò
ha
se
che
il Poeta
esplicitamente
nella
Vita
quando
quando
non
a
e
ci
vale
a
cadremmo
caduti,
son
a
nell'errore,
dire
di
di
non
trattar
scerlo
ricono-
può
stesso, che
tutto
abbraccia
particolarità,la prima
di tali
chiamarsi
il poema,
sogni particolari,tantoché
spesso
in
dieci
a
mirabile
poema,
salda,
cosa
o
singolari,tantoché
detto
qualcuna
il sogno
sogna
anche
tutto
anche
di fantasia,
rapimento
sogno.
per
altri
una
visione.
una
si (mirabile visione),
estende
si
tutti i commentatori
le ombre
Per
è
sogno
avesse
ripetesse
quasi
che
soggettiva
questo
non
Nuova
che
un
Dante
piuttosto lunghetto, come
sia
particolaritàal
delle
di
quando
proprio, perché
meno
mirabile
sogno,
sebbene
durata
che
non
si tratta
a
parola,
senso
piliné
è né
quando
a
della
nel
sempre
non
vero
un
sogno,
cui
metaforico
fa
quello degli estatici contemplanti,
di
ma
la
senso
essa
come
ma
d'Orazio,
Commedia
che
Dico
detta
dorme
poema
suo
Divina
la
e
a
nella
visione
2*
ora
cantica
una
cosa
il
di
ed
generale,
si
è,
come
in
sé
Poeta, sognando,
si
comprende
addormentarsi
ora
e
di
un'altra, visioni
136
chiamerò
che
che
speciali,e
episodi, l'azione
del
spingono avanti
che
poema,
è
dire
come
generale stessa,la quale, rispetto ad
il carattere
perdere
a
di
nuovi
con
la
sione
vi-
esse, viene
visione,pigliando quello della
realtà.
Un'altra
talvolta
particolaritàdegna di nota
accorgendosi di sognare,
lo fa dire
stesso,ma
insomma
:
quello che
vien
sé ed
a
che
Eccola:
dir
guida (per non
sua
la descrizione
che
uno
dei suoi
lui
egli
sonaggi
per-
sognato, è
Bernardo
San
dei
è
che
aiaerone) tronca
dell'ordine
gli fa
lo dice
ce
qui la singolaritàdi-
E
sogna.
proprio stranezza.
r ultima
da
noi
a
questa,che
pur
personaggio da
un
gli dice
non
si è
a
mezzo
seggi di paradiso,
dicendogliproprio cosi:
Ma
perché il tempo
Qui farem
Che
Discorso
viene
che
dire
a
:
di
lui alla
gli occhi
sta
Ed
—
Poeta,
nella
di
tutti i
giorni,
sveglierai,perché
mi
fermo
a
questo
ragione (già s' intende)
aveva
Vergine, ebbe
mortali
ti
finire,cosi
per
il
panno,
tra poco
il Santo
appena
sartore,
fa la gonna.
linguaggio
Siccome
—
t'assonna,
buon
come
del
ha
nel
messo
questo tuo sogno
punto ef^"*.
perché, non
punto,
com'egli
che
fugge
in
virtii della
impetrata
la
grazia
divina, alla
essenza
preghiera
di
fissar
sua
alia
fantasia mancò possa^ vale a dire,la sua alta visione
cessòjil suo sogno si dileguò,cioè il poeta si scosse
dal
sonno.
qui
E
non
posso
tenermi
che
faccia
non
una
siderazione
con-
piligenerale.
La
che
vita
poetica di
gì'ispira a
A
Dante
diciotto
ciascun
'alma
anni
presa
incomincia
quel
e
con
mediocre
gentil
un
sogno,
sonetto
:
core
proseguendo via via di sogno in sogno (la Vita Nuova
è piena),sempre
ne
più alto, si chiude con la mira-
e
137
bile visione, o sogno
realtà,quanta
L'Ariosto
Dante
chiusi
occhi
a
proprio di
il
altro che
vide
sogno,
chi vide
me
dice
recato ;
ne
ciò per
e
stile,facile veramente
vero.
dia
qualche
per
cenno
finire,nel luogo
potente ragione
una
intendersi, ed è di
ad
sia
chiaramente, esplicitamente,
viaggio sta
il
il
non
regni spirituali
tre
Dante, sebbene
quando
abbiamo
che
di
altrove, lo
fugace anche
solo
me'
viaggio pei
suo
un
non
stesso.
se
Non
Che
sogni !),
aperti (bei sogni, ma
vede, e può dire
sogna, ma
occhi
a
Quanta
sogni di questo poeta!
nei
concretezza
sogna
Commedia.
Divina
della
di
mare
sce-
non
l' importanza del racconto.
e quasi direi,
l'efficacia,
E
veramente, dissi
ascolta
di chi
anzi
la
cosa
tranne
perchè
il carattere
dire
fare ;
di
e
si
può
quella che
come
tintendersi
sot-
è chiara.
di
suo
all'efficacia che
pilinuocere
visione,nel
manifesto,quando
fosse
di sogno,
ho
ormai
detto,e
proprio
senso
ciò
non
poteva
tranne
qualche
Dante
ne' più
racconta
esplicito.
già
particolariquel suo singolareviaggio,non
meno
accenno
minuti
sognato,ma
fra
gli altri,un
anzi
la nega
scortesia,se
addotte
a
non
è per
mio
indubitabile; ma
me
e
caro
dotto
amico
recisamente,mi parrebbe
accennassi
almeno
le
Fornaciari
sia la narrazione
di
nega
un
ché,
poibita,
du-
ne
peccare
di
ragioni da lui
sostegno d' un'opinione, contraria
prof. Raffaello
Commedia
fatto realmente.
come
Questa conclusione
Il
di
estetico adunque,
questo intento che chiamerò
dichiarazione fatta in fine al poequella esplicita
ma,
Per
come
parve
conda
prolunghi,questa seripetendola
simile,riuscirebbe,
inutile impaccio,
un
E
altro
mi
il racconto
un'altra
od
frase
spesso,
che
altra forza sull'animo
ben
feciha
legge,che
o
poco
per
e
che
sogno
alla mia.
la
; essa
Divina
è per
138
il racconto
lui invece
immaginato
ma
già, si
quella donnina
veronese,
inventato, e quindi rappresentato,
o
reale; ed
come
viaggio reale,non
un
intendeva
lo
capisce, come
d'
le
ecco
sue
ragioni
dette
da
volge
Virgilio(canto 2**)
lui
desimo
me-
;
parole
Le
«
...
Dante
discesa di Enea
alla
intorno
che
Tu
dici che
di Silvio
Corruttibile
Ma
{corruttibileancora)
r
si ricava
Paradiso
del
fosse
se
puro
spirito,o
S' io
se
era
70
me
Novellamente,
Tu
Senza
di
il poema,
più
e
seg.) in
il sai, che
col tuo
che
dire
a
col-
cui
il
seco
seguenza
con-
quel passo
Poeta,
non
il corpo
tendosi
sen-
dere
deci-
sa
ridotto nello
quel che
Amor
vivo
ancor
da
Beatrice,
portasse
come
la medesima
chiaramente
dietro
ancora
sol di
morti,
solo
non
stesso. E
questo momento
in
dei
regno
sensibilmente^vale
anche
cielo
ecc.
vi discese
ma
(I, verso
rapire al
venirvi?
nel
sensi, col corpo
dei
uso
seguono:
discese
Enea, ed Enea
discese
vi
immortai»
sensibilmente:
perché
io
Dante
che
provano
e
Elisi:
Campi
parente
ad
fu
quelle che
con
lo
ancora,
Secolo andò,
riscontrate
ai
a
stato di
:
creasti
il ciel
lume
mi
governi,
levasti.
che spira per tutto
di realtà,
che, quell'aura
dove
Dante
1 suoi
colloca
regni,
in
luoghi
trova sovente reali ostacoli,a causa
definiti,
il corpo
del portar seco
mortale, tocca ed è toccato,e
da
ricordi e affetti
reali, animate
parla con
persone
reali
e
ben
reali,e quel parlar di
sonno
e
di
sogni, distinti dalla
si concilierebbe
con
un
viaggio
veglia ordinaria, come
puramente fantastico,dove bastasse il volere per fare,
140
Nuova
significasogno,
Poeta
può,
si
se
penso,
nel
è che
Vero
altra
per
nella
non
perché
sogna,
il Fornaciari
nella
«
qui k
anche
negli
gli addita
e
del
verso
seguitarepiù oltre,dà
non
Ma
al
ci sono
credere
ad
un
quale egli è
della
fidato,
af-
celeste,
Rosa
ragione quel noto
per
;
Ma
(canto 32,
tiene
perché il tempo
addormentato,
Inoltre
nel
fugge
che
39) ossia che
verso
e
canto
dopo
il
e
Cotal
8on
Nel
cuor
lo dolce
che
mi
letteralmente.
Ora,
senso,
qui mancò
se
assai
Landino
ti prepara
possa
quel f assonna
non
che
stiracchiato,
cioè, che
ti mette
il
; è
sonno
da
nacque
essa:
terminò
all'alta
—
la visione.
vogliamo spiegarlo,nel
gli danno
sonno,
forza
:
distilla
cioè che
—
sogno
cessa
dopo contemplato Iddio, si conclude, che
fantasia
mentatori,
com-
riede,
non
quasi tutta
ancor
i
ti
impressa
l'altro alla mente
io, che
che
vide,
la passione
visione, ed
Mia
addormenta,
sonnìando
che
sonno
Rimane,
ecc.
parla più volte di
si
è colui
ti
forza spiegare
XXXIII
Qual
t'assonna
spiegano quasi tutti
come
è pur
come
E
e
sto,
pre-
io.
so
Paradiso
Bernardo,
San
pacciato
im-
parole.
principali santi
i
che
potrebbero far
Dante.
di
vero
sonno
molto
fare,ben
a
e
del
canti
ultimi
che
espressioni,
stesse
sue
!
sogna
si trova
stesso
tesi, ed è costretto
sua
Soltanto
delle
ragione, io mi
non
parecchie distinzioni,restrizioni
sentiamo
di
senso
veglia, piuttostoché
quelle cose
vede
Il Poeta
sonno.
qui nel
sione),
vi-
perché si vuole precisamente dimostrare,
non
il Poeta
che
Non
dal
{mirabile
intendere
veglia ?
nella
vedute
cose
si deve
0
adoperata appunto
Commedia
Divina
la
dinotare
a
è
che
e
ehe
supporre
il Da
Buti
e
il
eolla stanchezza
che
il
Poeta,
141
mentre
E
Poi
piovve
Un
crocifisso
avesse
da
—
immaginazione
che
colui che
di Dante
è
però
stessa
regina del cielo,da
a
contemplazione
che
di
stesso valore
XXIX,
V
144)
a
uno
Quello
le incoerenze
a
stico
mi-
sonno
scienza
Maria
la grazia
teologica,
e
di Dio
viaggio pe' tre
gni
re-
il
come
estasi.
il
E
ha
sonno
sonna,
as-
qui
lo
quello attribuito dal Poeta (Purgatorio,
Giovanni
San
Evangelista,autore deì-
Venir
quando
simile
la visione
tutta
Paradiso
del
vide
:
nn
che
visione
vera
Questo
del
scopo
rapisce in
Apocalisse,quando
Vedi
sognerà
; bi-
egregiamente conclude
divino, che
mondiale, ma
è
cioè
che
della
immediata
questo insomma,
Benassuti,un tempo non
:
di
Bernardo, o di
Bernardo
impetra
cui
necessario
e
parla
San
lui ; dalla dimostrazione
stesso,finale
mossa
—
fantastica
scena
ma
passaggio di Dante, dalla
del
quella di
di
alla
s' informa
addormentato.
guida
per
dormisse,
non
inferirne
piuttostol'effetto
Beatrice
dell'altre
pari
al
addormentato,
uomo
necessario
d'uomo
sia
là si
e
;
vede.
sonni'ando
è
Non
quella
qui
presente, d'
caso
(XVII, 17)
fiero
nel ciel
vedere
a
concludere
e, nel
e
sostenne,
che
lume
un
trarla
riscon-
fantasia
girone degl*irosi,benché
del
anime
disdegnoso
mentato.
addor-
sia
vogliamo
verso
all'alta
dentro
Dante
visione, che
vera
parole,
Purgatorio
del
quel luogo
con
r
fantasìadeiraltro
V alta
se
tali
pronuncia
Bernardo
San
cosa
ne
ed anche
inevitabili. Guarda
un
a
faccia
mio
avviene,
si mette
che
colla
dormendo
veglio solo
arguta.
dotto
combattere
tocca
è
la
appunto
quante
ce
e
amico,
caro
nando.
verità, ragio-
il ragionamento
le contraddizioni
poco
»
ne
:
stesse riescono
sono
in
questo
142
tuo
il
discorso.
breve
Poeta, mentre
come
del
dici che
Prima
San
Bernardo
Purgatorio ; poi neghi
Purgatorio, dormisse
Poeta, ascoltando
San
addormentato
ma
quando
nel
poi, che
dire
a
del
che
il
sì,
addormentato
era
dormiva, ossia
non
è
non
più addormentato
proprio della parola,
è addormentato
che
che
che
dire
quando
visione
questa
quindi
Bernardo,
come
che citi,
visioìie^
come
sveglio; subito dopo torni a dire che Dante,
vero
davgli parla San Bernardo, è addormentato
senso
poi,
in
mentato,
addor-
sia
era
mentre
:
che
riesci
e
;
nella
che
supporre
gli parla,
addormentato
era
è forza
egli fa
prima
davvero
d'una
effetto del passaggio
guida,
ma
non
mistico ;
senso
un
per
altra
in
sveglio;
era
in
ma
davvero, cioè
è
che
quanto
vide
appena
San
Bernardo,
singolare
s'addormentò, (effettoveramente
di questo santo dottore),poi finalmente
dell'apparizione
torni a ripetere che
Dante
di un
dorme
sonno
sì,ma
mistico, estatico,simile
Evangelista, che
solojche
è
in
vide
logico
sunto
il Poeta
io ho
se
del
quello del rapito
di
dipinse appunto
nel
dormendo
venir
sostanza, «
a
tuo
eolla
ragionamento
nella
ebbe
San
Tanta
est
Anche
anzi
tutto
dormiva
fa
la
è per
sogna,
Che
ma
non
è
Dante
sognano
la visione
non
anzi, direi meglio, una
più :
un
che
Del resto
anche
nota
al
quanto
prenderti in
fra
il
gli altri
quando
Apocalisse,
Gesù
a
proprio
mia
Bartoli
di
cosa
la
Cristo.
Dante
come
tesi,
que
Dun-
non
;
la
per
!
veri
prof. Adolfo
qualche
non
per
potentia
(eglidice)
luogo
non
il
seno
Giovanni
questo argomento
tua.
in
», il
combattuta
hai
xieW
narrata
si addormentò
cena
anche
e
la visione
Tale
parola intesa
:
verità,e la verità si è vendicata.
veglio dalla faccia arguta^ io posso
parola, perchè San Giovanni, come
Landino,
veglio
faccia arguta.
la tua
ben
Palmo
un
visione
mezzo.
Dante
i suoi
invece
scusa,
Dante
e
visione
La
sogno.
sia per
La
—
sco,
dante-
il sogno
nega
in secondo
in
verità
commentatori.
altro che
quasi
un
di
prima
un
—
mezzo,
omaggio
da
143
; ma
d'
non
in
che
cose
Dante
si
la
visione
memoria
; ed
E
«
che
Ma
«
:
»...
mattina, Forse
che
la mente
in
il sogno
ecco
né
meno
che
Certo
dicevasi
che
cotale
ha
Nuova
«
le
sempre
ciò, se
Ora,
il suo
Dante
se
men
e
vale
E
».
ecc.
né
più
quando
vede
l'animo
questo più
in
dorme.
un
per
mente,
rara-
luogo della
cammino
un
Ma
»
di
basti
troppo.
ci dice
con
sufficiente chiarezza
quando
comincia,
infinisce,ci dice egli pure quando esso
meglio quando egli s'addormenta,o sta per
sogno
0
addormentarsi
non
ciò che
l'altr' ier per
visioni
è
presso
primi guai,
primi esempi
fantasia,ma
nostro, salvo che
sue
l'ora
Nel-
»...
dalla carne,
di
Cavalcando
non
pure
visione
anco
rapimento
due
gna
so-
dell'ultimo.
la visione
ed il Poeta
Vita
dei
si
ver
quasi è divina
vision
sue
del
sanno
rondinella
La
pellegrina,Più
sare
pen-
tutti
che
dei suoi
memoria
Alle
pensìer presa.
Ed
un
i tristi lai
nostra
basterebbe
dubitava
ciascun
anche
intende
appunto
al mattin
presso
sogno
incomincia
così
sa
quando
od
vere,
Commedia
Divina
suo
per
E
chi
e
il sogno,
cose
non
il Bartoli
come
persuadersene
a
se
alla
da'
poi.
avverassero
luoghi della
ai
a
chiaramente
si vedessero
esso
sia
non
Dante,
visione
garlo
ne-
il sogno
clie
di
ogni altro, ai tempi
quanto prima di lui, dicevasi
può
che la visione
visione, poiché
una
niuno
e
nego,
meglio
o
sogno,
anco
essere
meglio
sa
un
tempi,
consentire
posso
non
assolutamente
possa
dei
gusto
al
lui reso
? Secondo
me
sì,e
voglia attenersi al falso
assai
chiaramente,
chi
sistema, seguito special-
Nota.
(Storia della Letteratura Italiana,
VI
Alighieri,La
1887, p.
181
Divina
in
nota).
delle
opere
di Dante
Commedia, parte I, Firenze, Sansoni,
144
mente
commentatori
dai
letterale per
T
vellottiche
Dante
interpretazioni, di
lo sa?) ha
ciò che
in
ma
r invenzione
il
d'
poi
Io
Tanto
tutti i
Ora
Matteoli
preda
al
senso
il
di
alle
passioni ;
morale
vuole
est
oblivisH
dire
noi ? Non
per
come
sonno
per
assai naturale
per
fare
la
la
sempre
race
ve-
Giuliani,al
prendere questo
Deum.
che
rimento,
smar-
si è dato
che
qualcuno,
od
alcuni
ci fanno
delle
JSomnus
;
bisogna sentire
E
che
aggiungere
sentenza
i dotti
e
!
sopra
Dante
che
né
d'entrare
quel
tutto
al
le
più né
? Lui
eh'
nella
sogno
ragione
che
sonno.
che
comincia
dì
quello che
Dante
avesse
darsi,ma
ci
ha
Nuova
è
me
di
par
sonno
quanto dire prima
appunto
semplicissima (1'ho
a
pien
essere
nessuno
pensato.
veramente
E
0
sonno,
che nella Vita
egli dovesse
selva,
di
meno
anche
commentatori
avea
sprecata?
parole pien
così spesso ? Potrebbe
Sissignori,Dante
di
la
politica!) il fondamento
la
ogni altro mortale
questi dottissimi
prima
a
sostituire
potrebbe darsi che
si addormenta
cosa
al
stare
meglio, saccenteria, fosse
volessero
di
forza
potrebbe darsi, dico,
non
{nella selva)
potrebbe darsi che tutta questa dottrina, o,
non
dir
per
grano.
dell'uomo
lasciando
e
a
lunghi ragionamenti
Ma
dal Butese
sé, proprio
interpretazioni è
(viilmae
quali
ai
un'allegoria significante lo
politico (benedetta
loro
chiare,
».
per
l'obblio
in
al
Scartazzini,si ostinano
soltanto
sonno
poema,
quel punto, Che
su
ticolari,
par-
garbugli,
dall'Azzecca-
i* v' entrai
commentatori,
allo
e
in
sonno
abbandonai
via
veniamo
cer-
certi
cose
Renzo
a
e
del
le
senso
vanissimi.
agli avvocati,
com*
ridir
pien di
era
racconta
raccontare
ben
so
sogni
la favola
concerne
il
strane
luoghi oscuri, in
imbrogliarle. Ma
non
mille
mille
consiglio dato
si devono
«
dei
generale, egli ci
secondo
tocca
di
allegorico,cagione
(chi non
come,
antichi,di trascurare
a
cou
dire
?)
la
selva,
che
per
145
bisogna dormire,
sognare
e
Ma
si
opporrà forse
egli detto
di
non
sonno.
si fa
Se
nella
avrebbe
selva?
lo
sognando, o
che
non
aver
meglio
questo modo
a
giuoco di parole e, quel che è peggio,si falsa
un
tutto il contesto del Poeta
nella
bisogna
adunque
entrò
entrato
era
sognatod'entrarvi.
aveva
Perché
;
come
sapere
benissimo, v'
sapeva
dormire
per
selva,ma
sogna
Dante
:
di trovarvisi
invece
di entrare
sogna
non
dentro,e
non
entrò,perché questo istante è anteriore
al sogno. Insomma, la visione,
di Dante, incomincia
o sogno
non
già dal suo entrar nella selva,ma dal suo
trovarvisi in mezzo
vi entrò,né come
senza
sapere come
dire
sa
fare ad
vi
come
il
chiaramente
e
si trova
congiunge
a
dir così il vero
la Divina
che
Commedia
dire
trovarci
»
egli tener dietro
si
il
Come
un
non
sia
più
nel
che
sonno
sogno
che
vo-
la
precede, non
dell'anima dimenticatasi
allegorico
sonno
un
metaforico,può
senso
! Ad
sogno
visione,o
reale?
Il dottissimo
addormenti,
dentro
ma
veramente, secondo lui,fa
la
il mirabile
mentatore
com-
sì che
preoccuparsi di questo,ammette
senza
il Poeta
d'una
vina
la Di-
come
parte sostanziale
nulladimeno
di Dio.
fine,
la
alla Vita Nuova
nettamente
pur vede
«nella
altro che
visione,seppur
sé manifesta
anello che
vede
Commedia.
poetico racconto
un
gliam
sa
n' é di per
come
G. B. Giuliani
che
mirabile
principiodella
m' inganno,
non
così,si
intendendola
Soltanto
uscirne.
selva,nella quale
sogno, ha
l'alta
visione.
A
è chiaro
questo modo
fuori dalla visione
e
E
lettore che
0
ciò
stessa,
ripugnamanifestamente
nel vero,
in
un
quanto
al
il Poeta
altro ?
che
con
la selva
che
primo punto, che
abbia avuto
stesso. E
Collezione di opuscolidanteschi,n.
poco
senso
in
sé,
tutto il contesto del canto.
cosa
quel sogno
quel che gli preme
è il sogno
ha
tagliata
vien
veramente
importa al
in
un
e
luogo
mente,
unica-
poi qual significatoviene
96-97-98-99.
10
146
ad
le
avere
il Poeta
luogo nel quale
domando
che
che
precede
bisogna
bene
la selva
selva
dei
il
il
cominci
che
si possa
l'altro ; mentre
dove
comincia
raggi del sole ? Ma
dev'
nella
Beatrice
appunto
ciò che
vuol
è,
colle
si
per
ma
se
monte,
la
altro
Esso
come,
fra i tanti che
magnis,
volta,per
fosse
d'ora
del
trarne
bisogno)
a
un
potremmo
dei
Francescano
offre
per
il
que
adun-
divida
dal
che
sognata
colle,le tre
si aduna
nel
in
non
fiere,
Poema
sogno,
citare,quello dell'umile
forse
argomento
sostegno
da
immedesimato
Fioretti, si
parecchie obiezioni,ma
dalla
tesi
l'anti-
come
viaggio fatto
quale dovrò
un
primi
Virgiliosi
non
è n^eno
non
è che
non
è fuori del
selva!
ed
piaggia deserta,
Sacro.
tutto
un
questi sta
che
dalla
Virgilio,Beatrice, e tutto ciò che
ne
se
ma
unito
selva
La
l'uno
vestito de'
direbbe,
di
riesce
è,
ed
condo
se-
Virgilioè stato mandato
salvarlo
fu eternamente
al
salirvi,uscito
allora
appunto
selva ;
genio del Poeta.
ponere
che
come
finisca
la selva
se
sottigliezzadei commentatori
fraticello
lo
reale,
cosa
più ;
dal colle
il Poeta
esso
di Dante
ricadere
il
è
non
(eccomi
selva
essere,
di Virgilio?
dall'apparizione
agli occhi
sia
tale
sonno
capire dove
questo ?
se
selva, della quale
La
nel
corre
non
solo,organico, indivisibile. Infatti
!
è
sia veduta
canto
primo
pezzi, senza
sogno,
vizi
rale,
lette-
anch'essa.
punto),
e
vale
del
come
e
sonno
Tagliando fuori della visione la
due
? Né
invece
fondamento,
Inoltre,se
la
che
è
perché,
tre
selva,men-
una
altrove
si tratta
qui
e
essere
senz'altro.
reale
cosa
dì
prima
:
in
? E
come
vizi,perché ciò attiene
dei
selva
metaforico
del
selva
una
è la
questa
metaforico,
senso
appunto
pilicomodamente
poteva dormire
al
si è addormentato
io,addormentarsi
il dire
posta li soltanto
sia stata
selva,quando
non
occuparmi
indiretto
della mia
licei
parva
tra
un'al-
(se pur
tesi. Prevedo
le temo.
eom-
E
ciò
ce
fin
non
LA VISIONE DI DANTE
E IL SUO PASSAGGIO
DELLA
TRISTE RIVIERA
Credo
dimostrato
aver
la
Divina
di
una
Commedia
se
Stazio,
di
vale
che
nel
più
se
rendere
vuol
piace,
vi
al
fantasia, l'anima
gusto
specie nell'orditura
e
è
che
nella
appunto
lega. Sarebbe
anco
il
saltare
quella che
quindi
potessero rinvenire
1
Vedi
p.
135.
che
una
che
egli
resto
in contatto
un
più
altro
del
concetto
cose
del
tempi;
la
sua
realtà,
la
con
sione
vi-
nomica,
generale, eh' è tutta fisica ed astro-
pilidannoso
come
suoi
parte veramente
comune
Dante
la
specie d' omaggio
è sempre
sua
mini.
valentuo-
molti
per
suo
salda,
cosa
questo, che
è
non
una
dei
come
a
da
nasce
del
errore
anco
(mirahile visione) altro
0,
sebbene
esplicitadel Poeta,
le ombre
avvenuto
costoro
di
poetico
sogno,
medesimo
dì trattare
è
che
particolaritàal tutto singolari,
delle
realmente
L'errore
scusa,
di
proprio
cadere
dire
a
il racconto
fosse la dichiarazione
non
risicheremmo
sostanza
in
senso
abbia
sogno
tantoché
ciò
nel
visione
questo
è
^
precedente scritto
nel
sognate,
nel
dell'opera sua,
umana
ci preme
errore,
a
e
e,
pili ci
lui
fetti,
quanto agli ef-
primo, l'applicaresenza
di
le
sogno,
diflìcoltà
racconto
a
cessità
ne-
giustificare o
che
dantesco.
via
Mi
via
si
spiego.
152
Chi
in
commentare
nel
esempio,
per
come
difficoltà,
una
in
d'immagine
partito di
al comodo
ne*
e
sarebbe
sogni
sa
ce
che
ammetterla
il Poeta
sui
si
per
scrivono,
che
nostro
una
importanza
che
trattandosi
tanta
che
tentazione
posto giù
non
manda
di
un
è,glidà
non
che
Fra
Dante,
esserci
si fanno
di
damente
como-
il
notte, dopo
il
se
che
ne
a
di
sognò
altissimo
un
anteriore, ha
faremo,
ne
Se
e
non
sto
piutto-
consenta
tore
il let-
pensiero.
mattutino, gli venne
letto per
essere
di sassi
dormire.
condotto
pena
Ap-
da
e
scheggiati
un
gli
sco-
precipizio.E l'angelo,che è
spintone, e per lo scheggiato calle
in fondo
risanatolo
e
potendo resistere, né
non
andò
de'
Dante,
agli eruditi
mi
di
quello
testo
indubitabile.
là
e
qua
il capo,
uno
secolo
relativamente,
di sonno,
monte
nel
estetica
in
gli altri sogni
perché
del
notissima
cosa
una
trabalzando
Se
di
può
applicazioni che
storica ed
disuguali suir orlo di
che
che
prima, certo
sua
alcune
per
valendogli il pregare,
angelo sopra
dire
a
tolgo, è
lo
compendiarne
Ecco
il sogno
cert'ordine
Francesco,
lunghetta, almeno
—
professor Battoli,che
tavolino.
perché nell'invenzione
di
dirittura
ad-
negare
davvero, figuratevi'
poi
vale
a
di San
seguace
caso
chi
sogno,
potrei addurre, voglio riferirvi
Fioretti^ d'onde
nel
il
un
Meglio
momento
un
sì fanno
colla penna
tal genere
lui.
generis, un
che
sogni
quelli che
un
e
sogno,
questo modo.
a
è al tutto
ne'
ci racconta
fa
visione, come
Del resto lasciando
di
un
trapassiinaspettati
de'
racconterebbe
ne
la
anco
è
lesioni di
pretesto
quanti
che
cercarne
fosse,si appigliasse
il poema
che
di
continuità,perché chi muta scena
ragione, porterebbe lo scompiglio nell'ordine,
è la
e, col
invece
che
naturalmente
sono
delle
quasi
non
ci
dire
spettato
passaggio ina-
un
immagine,
ragione, o logica,od artistica
la
dosi
imbatten-
il poema,
alla
col
ripa tutto rotto
e
lo
vivo.
semi-
semplice toccarlo, lo avvia
153
così scalzo
di
com' era,
pietre aguzzate
dinanzi
e
n'
in gran
era
numero,
Traversando
invero
sua
una
di
che
comare,
dentro
un
suo
l'una
sono
falsarono
la misura
ad
tal misera
volta, non
serpenti
e
e
e
forte, era
che
di
un
a
che
mezza
Il
innanzi
A
via, apre
sua
in condizione
tragico.« Rimanendo
giiivedea quelli animali
le
stesse
questa come
; ma
ali
lucente
di
vola
e
posto in
veramente
avranno
d'orrore,nel leggere una
stessa naturale
mante
tre-
cima
là
ad
questo brutto tiro, lo sfortunato
quanti, ne' tempi andati,
nella
tutto
va,
sull'orme
innanzi
e
senza
gio,
periglioso,adagio ada-
piede,
gli va
di
pieno
insaponato, sul
poverino
il passo
palagiomeraviglioso
altissimo monte.
tremato
del
per
piede
giunto
frate si trova
sa
su
paura,
guida celeste
verso
un
passare.
viaggio.
strettissimo
fosse
se
cesse
fa-
noi
e
pauroso,
ponte
li
di
questa
ultimo
suo
bene
seb-
esce
l'angelo,anche
fiume
un
un
dragoni, con
sdruceiolente^come
mettendo
lo vede
se
quello il
ad
arriva
quale gli conviene
della
lui. Difatti
anche
del
stessi,che
gli saldasse, toccandole,le ferite
ecco
sponde
tutto
condizione,che
robusto
Ed
arder
restia,
ca-
(specie di pena
que' dannati
da
quale
so
non
affocate,
interrogare, quasi direi dantescamente,
si senta
in
di
del grano
taglione).Ciò egli apprende
sì ferma
l'altra tutte
e
plice
sem-
quella di
in
poi
e
ve
batte
si ab-
fraticello
il povero
compare
che
(molto
questo inferno
staio, perché al tempo
uno
ardente,
coni.
co' loro for-
dentro
tirano
lo
dunque
nell'anima
fornace
dall' angelo, eglis' indugia
rudimentale)
e
Traversata
sangue.
poveretto!)i demoni,
ve
frate
malcapitato
d'una
alla bocca
(merita scusa
entrarvi
il
proprio
comandato
siccome, sebbene
ad
del
tutta irta
campagna
che
taglienti^
e
tinge angosciosamente
questa, eccolo
vasta
una
per
terribile ;
pianto
che
scena
ingenuità,ha pilidel
senza
guidatore
di
e
e
chi
pietà o
per
comico
noi,
che
riguardando
tutti terribili stare
con
li
capi
154
dell'acquae
fuori
divorarlo,
modo
e
rifugiose
tutto il
con
che
la
per
di che
:
volato
(chi non
che
gli avvenne
e
il
volta
due
lo
pochi istanti
dei
uno
di
beati, tutti
a
dice
ma
frati
mìei
A
:
fra
altrimenti
frati
terzo
e
frati
sonare
visione
se
a
non
si
tutte
per
io
che
fra
verrò
«
sicché
San
del
l'anima
per
bile,
mira-
e
Francesco
«
:
è
moltitudine
di
giù
tornare
ste,
robu-
e
senz' altro
una
maraviglie
ora
questa
sicuro, e giungere
coronati
gidissime
ful-
stelle
palagio, gli
nel
mondo
tua, e
la
;
nerò
me-
beata.
sveglia (bene perché
si
il
addormentava
da
volo
portinaio cosi
le
di
gliparve
più. Ma
e
a
eternamente
prima
ale
paradiso.
monache
e
sarà
il
ci ricadde
questo
E
così lunghe
erano
levarsi
e
propostosi
metter
anni
questo punto il sognatore
A
cresciute
volo, aspettò tanto
terzo
condottolo
e
giorni
dove
al
»
te conviene
qua
aspettò
egli non
Quindi
che
meno
vedere
sette
elle
pericolo
quel palagio rilucente
a
dicendo
fa entrare
che
volte.
rimesse
niente
tanto
da
gli caddero.
cinquanf
cento
ch'eglipotè finalmente
ch'era
metter
ponte, dov'era
stesse
potesse il
poi le penne
in
di uscire
primo, secondo
aspettato
avere
Dio,
rere.
soccor-
spiccato il volo dal ponte,
ben
indugiare piliche
per
ponte,
a
a
sufficientemente
le penne
per
aveva
il
cominciare
?) fu cagione
appena
subito,
che
furia
La
gli fossero
radicate, onde
non
lo dovesse
di là dal
volare
lo scuserebbe
le penne
che
grande allegrezza aspettava che
poter
l'angelo,»
innanzi.
si raccomanda
l'orazione,gli parve
per
ché
peroc-
:
andare
abbracciò
misericordia
a
tremore, che
si dire
che
e
lacrime
con
e
egli con
crescessero
fare,né
si
e
tribolazione,
santissima
sua
fatta
E
ale
cuore
in tanto
era
Dio, s'inchinò
in
non
aperte, apparecchiati
adddietro, né
in tanta
veggendosi
altro
che
sapea
potea tornare
non
Onde
egli cadesse; ed
se
nessun
per
le bocche
con
non
mattutino
era
a
lettore) e sente
istato in
prima, benché
i
questa
a
lui
156
realtà!
della
Nel
suo
pensato, tutto è
Ma
fra
se
dico
Io
o
che
dunque
all'orditura
lesioni di
del
racconto,
consideri,questo
Esaminiamole
un
ci sono
non
dal
prio
pro-
lacune,
vere
notate
ingegnoso, ^
articolo
un
applicazioni
Dante, quanto
di
le due
son
davvero.
i dotti
nel sogno
e- che
continuità,
in
ben
anche
spesso
che
e
nelle
poi
troppo.
mente,
magistral-
accennate
cose
sebbene
dilettanti,
ai
dimentichino
ne
sa?) tutto è
calcolato; anche
e
in
lo
non
gli altri,dal prof. Borgognoni,
anche
note
misurato
voglio fermarmi
non
(chi
poema
gognoni
prof. Bor-
meritano,
non
chi
nome.
dalla
cominciando
poco
più
plice
sem-
:
«
udita
Dante, trovandosi
la
morto
pietosa storia
cade.
di
tornare
Al
cerchio
dormiva?
nel secondo
sé si trova,
in
finora
Nessuno
ha
dell* intervento
Inferno.
ha
la
Se
che
non
pensato
d'un
potendo bene
Virgilio avrà
dal
pure
in
secondo
data
della
ai due
preso
in
non
al terzo
di papa
Vedi
Il
sé che
da
dormentato
(non adlo porterà
cerchio,come
la
ripa foracchiata
simoniaco,
viaggiatori dai Malebranche,
con
lui
dalle
Biblioteca
delle Scuole
passaggio
dell'Acheronte.
mani
seco
nella
suno
Nes-
:
bolgia degli ipocriti,per fuggir la
fascio
e
d'Anteo,
seconda
e
poi
caccia
poi, per
alle vellose
n.
italiane^
l'
del-
sogno,
proprio bi-
svenuto
Orsini
la
anco
angelo, per
un
sveglio, per
giù per appigliarsi,traendolo
Lucifero; e finalmente, come
1
è
facile
legge immaginarsi
collo Dante
mentre
luoghi
n'era
ce
condo
se-
angelo».
un
due
in
angelo
collo, sebbene
infino al rotto
al fondo
in
portò
l'opinione,eh'
che
chi
portato
corpo
più nel
ad
qui intervenire
ragione semplicissima
come
risposta è molto
la
far
a
Inferno,
non
lo
ve
pensato
Cosi il Borgognoni, deridendo
mia,
chi
dell'
cade
Francesca,
nel terzo. Ora
; ma
cerchio
e
ser
es-
più
coste di
cantica,lo
6 l'articolo
tolato:
inti-
157
prenderà
il
cammino.
suo
si è che
invenzione,
Dante
guida; Dante
terzo
chi
:
lacuna
solo in confema
Eccola
Dante
:
è
racconto
un
di qua
addormentarsi
chi
si
è in
egli
a
veramente
E
il discorso
il
si sogna
fatti
son
del
tutti i commentatori
il
ma
il P.
Qualche
balenato
trova
V'è
di simile
mente
il P.
di
finse
non
il P.
essa
chi
il P.
sogna.
luogo tenuto
assai
sta
qui, che
semplice,
invece
avrebbe
come
fatto
a
artistica ?
risponde cosi
ciò che
dico,dev'esser
pur
professor Borgognoni, poiché
gli faccia tali dimande
piuttostodi
sua
passar
invenzione
—
nella barca
una
?
ragione
morale ? o piutsignificato
filosofico,
tosto
da una
ciò consigliato
ragione prettamente
un
è stato
a
alcuno
questa parte della
riposta? ha
E
del
ragionevole che
Perchè
sapere
così,ed
a
di
l'Acheronte.
con
cosa
alla
senza
sarebbe
la salta
scioglierla difficoltà,
appunto
appunto
il
prof. Borgognoni.
guaio
suo
ronte.
l'Ache-
Borgognoni,
questa spiegazione d'un
troppo semplice;
più
dal Borgognoni
passare
svegliarsidi là
portato. I sogni
sostanza
difficile da
di
addotta
vale, quasi direi, del privilegioconcesso
Tale
—
l'abbia
ce
facesse
ed
di
e
assai
quella.
come
sogno,
sua
Virgilio.
preme
perché ? Perché, risponde
E
suo
che
la
rinviene
e
bella !
fu
isbaglio)
di
dice
non
cerchio
Oh
lo
passa
e
Virgilioche è
con
l'
al-
stile,e
cosi,tocca
fatto
portato?
attiene
allo
secondo
questa, la quale (se non
di
non
Tacere
unicamente
all'altra
veniamo
Ma
nulla
ciò che
nel
l'ha
ce
gione
ra-
non
viaggia
si sviene
volargli
age-
qualche singolaritàc'è
generale
è in
il fulmine.
come
c'era
non
lacuna, è brevità; non
attiene
ma
stile di Dante
di
è
per
detto,la
l'ha
non
minutamente.
e
dire, non
occorre
nel
quando
che
descrive
ma
qui
Se
questo passaggio
in
straordinario:
tace,
Lucia
collo,allora addormentato,
in
—
:
Sono
dimande
che
si possono
fare
:
158
quanto
io, propenderei
facendo
il P.
e
caso
lo meno,
per
nell'Inferno
in
o
tali
Io
più
che
che
ci
due
queste
al
ciò
dico
io
tanto
;
di
gusto
il
per
lui ! 0
rispondo,
molto
se
volte
superarle!
E
dal
il
passare
acherontea?
barca
per
lasciata
lui
Anzi
che
esitare
timidamente,
che
tarsi
sgomenle affronti
da
crea
se
potevano
? nel rifare
aveva
stesso
rirgli
appa-
una
scena
fatto
pur
Sibilla,guida del
questa un'altra
era
d' imitare
il
sfuggire.Ch'egli poi
suo
passaggio qui dove
per
descriverne
0
la
con
pensi.
Dante
:
sterci
insi-
senza
troiano
Virgilio stesso di Dante, su quella medesima
come
eroe
Enea
suo
le
maestro, che
suo
ci
poeta
se
(quello
quadri troppo
sia pure
poi dove
queste difficoltà straordinarie
già immaginata
barca
senza
strane
c'è
non
spesse
se
crede,
avanti, e
0
grandi,
di descrivere
timidamente,
altri,se
pensato
difficoltà!
in
volle forse far due
messe
ipotesi,
di
pari
nave
sembrargli. Si potrebbe
passaggio
suo
dall'egregiocritico,sono
alle
teggiare
at-
? Nell'un
erano
egli stabilito
avendo
altro
ho
breve
d'anime
compagnia
potevano
che
Ma
le molte
tragittosulla
suo
le difficoltà dell'artista
un
somigliante.
nel
Forse
egli e Virgilio passati senz' altra
palude Stigia)non
sulla
del
scena
?
immaginare
anco
gli si affacciarono
la
d'anime
nell'altro
e
Io, come
ragione artistica.
pura
Sarebbero
compagnia
differente.
fece, volle saltare senz'altro
come
colorire
Caronte.
di
è ben
caso
una
per
gravi difficoltà che
e
0
il
rispondere
a
uno
simile
immaginazione
di
pure
da
maestro, né
non
abbia
sarebbe
se
bella
la
descrìtto
stato
ripensarci
su.
sarebbe
questo
necessario,
cinque canti dopo, è
non
casione
oc-
Se
un'
tesi,
ipo-
Flegias
potrebbe parlare,
venisse
prima
siccome
dopo, bisognerebbe rovesciare la logica,
di fare, dico consapevolmente. Ma
intendo
non
siste
ciò, tanto piliche il prof. Borgognoni non e' in-
ciò che
basti di
Caronte,
se
vien
piliche
tanto, e
fa bene.
ne
ma
150
Dante
Se
chi
a
tanto
inteso
avesse
trista
di
(che il mistero
c'è,e il Borgognoni ce
al pari d'ogni altro) questo suo
passaggio della
mai
dato
riviera ? Come
questo luogo avrebbe
tanto
da
anche
a
fare ai
commentatori,
che
si affollano
lo deve
all'orecchio
Virgiliogli fa risuonare
in
tal modo
poeti dovessero
sia in
nella barca
di esse, sia
traversar
il contesto
quella
rimangono
l'onda
ci dice
di
Virgilio
Quinci
E
però
Ben
Tremò
Finito
Il
e
mai
passa
Caron
se
puoi saper
Finito
La
non
anima
di te si
che
ornai
questo la buia
si forte
mente
questo
di
—
che
sudore
che
un
tempo
perché, secondo
E chi
poi in
propria
tutti
ne
vanno
e
due
su
per
dice allora
—
nell' ira di
Dio,
spronati dalla giustizia
e
il fiume
soggiunge:
; e
buona,
lagna,
il
dir
suo
suona.
campagna
dello
ancor
cosa
Borgognoni afferma
ad
che
se
è
che
Figliolmio
da
i due
palude Stìgia; ma
evidenza
ogni paese,
pronti a passare
divina,son
faranno
quelliche muoiono
—
qui
la
i dannati
destino.
al loro
tutti
vengono
che
stessa delle anime,
parlar chiaro
mentre
qua,
bruna
all'alunno
con
vuol
quando
veramente
soli,come
quella di Flegias, per
sua
il solenne
l'opposizionedel nocchiero,
scendere
compagnia
Dante
?
alla
portare alla
Gosi,ed egli si acqueta.Parrebbe
cessata
cosa
viva^ gì'impone di partire
anima
pililieve legno
dicendogli che
Vuoisi
i morti
fra
malvagia Dante
ma
sempre
poco.
un
Caronte, vedendo
sede ;
darebbe
ne
e
qui c'è qualcosa sotto. Che
noi ? Dunque
Cerchiamo
di
cessa
con-
mistero
lo vede
riva
facoltà
eglicircondato
avrebbe
mai
come
sogna,
della
di valersi
spavento
mi
bagna.
? Certo
invece
il discorso di Virgilio.
il discorso
il passaggio della barca
lui,l'una
gliel'hadetto
e
l'altra
? Ne^fsuno
cosa
: e
di
vanno
a
che
di Virgilio
Caronte,
di
serva.
con-
gligiova
160
r
immaginarlo ? tanto
E
anche
se
gli giovasse
gli può
mai
del
concedere
Poeta
La
terra
lacrimosa
diede
vinse
caddi
l'alto
propostosi,chi
le
proprie immaginazioni
E
Ter
Che
è che
terra
fisso
e
lacrimosa
mossi,
proda
infiniti guai.
tutt'uno
la
con
giù
schifosi ;
piedi da quei vermi
giace aldi qua dell'Acheronte;che al di
tanto
e
che
dell'abisso
e
Insisto
fra
poco
Il P.
dunque
greve
tuono
bagliore
tien
dietro
a
tion
dietro
al
se
lo
sveglia
ci possa
baleno
trovare
di
Mi
c'è
non
pagna
cam-
c'è soltanto
avvengono
di qua
di
si
a
là
il
pare
preoccupati,
non
perché.
baleno
un
di qua, ed
dell'Acheronte.
clie
! è il tuono
un
tuono
Che
che
che
perfettaregola, e che
ridire. Ma il sig.Borgognoni
sia
da
là
come
bella dimanda
quel baleno.
suo
lettori
vedrà
ne
? Che
che
quella luce sanguigna.
di
si addormenta
cos'è questo tuono
nessuno
riviera,
questo punto, pe'
su
evidente, e
un
al
il P.
addormenta
pagna»,
cam-
campagna
il baleno
ed
trista
di là dalla
non
l' inferno
i maledetti.
spalanca la inghiottire
si
dunque
Il terremoto
buia
«
lacrimosa, ma
meno
qui
poi raccolte
sono
e
ai loro
proprio
è
degli ignavi, le quali
lacrime
scendono
al sangue
trovai
(sibadi bene) non
»
dalle
mi
dolorosa.
fa
generale,ma
mischiate
riscossi,
è desta,
io fossi.
dov'
in sulla
accoglie d'
bagnata
mi
riguardai
d'abisso
valle
tuono
testa
forza
per
piglia.
sonno
nella
lo loco
conoscer
Della
sentimento,
riposato intorno
levato
Yero
qua
versi
vento
cui
sonno
che
persona
l'occhio
Dritto
proda
co'
proseguiamo
ciascun
tuono, si ch'io
greve
Come
la
!
qua
vermiglia,
l'uom
come
Ruppemi
Un
luce
una
qual mi
E
in
di sostituire
? Ma
balenò
Che
La
l'intento
per
di
sempre
:
La
«
poeti son
Dante
di
quelle
a
i due
in
161
e
assolutamente
vuole
non
mi
il P.
che
oppone
dormire,
la via
lunga lo sospingeva.
di
lui,non
per
compiere
tuono,
vero
chiamato
greve^
glifaceva da
a
glia,
sveera
grande viaggio e
un
Io
—
indurmi
posso
un
giacchénon
ringraziato,
lì per
ma
che
tuono
un
invece
lo avrebbe
ma
avrebbe
non
—
noioso
spiacevole,
ossia
questo sia
che
però,con
credere
buona
che
ai
zia
gra-
tempi
qualic'erano tante e tante cose che ora
ci son
non
più, ci potesseroessere fra le altre dei tuoni
così piacevolie gentili,
da svegliare
buone maniere
con
farebbe il più compito cameriere
come
gliaddormentati,
Ed avrei anche
risparmiato al lettore questo particolare
di
Dante,
ma
Ma
reale
nei
Mettendolo
—
supponiamo
succeda
qui,
per
non
Turpino anch'io
che
momento
un
già un
tuono
l'ho
ad
messo.
baleno
un
rico,
metafo-
reale,ma
istà né in cielo né in terra,
non
(cosache veramente
né all'inferno)che cos'è questo tuono per
metafora?
È
il
il
diavolìo,
di
frastuono
i maledetti
che fanno
rivare
all'ar-
turbe di dannati. Così
spiega in sostanza
sottoscrive a questa
nuove
il
Boccaccio, ed il Borgognoni si
sce
stare che qui si asserispiegazione.Ma lasciando anco
che
immediata
senza
nulla,è di evidenza
provar
questo frastuono,o diavolìo de' maledetti potrà si,fino
certo punto,produrre una
a un
tafore
speciedi tuono,(lemedi maniche
il
larghe),ma non certamente
baleno. Questo poi cogliurli e colle strida,per forti e
disperateche sieno non ci ha proprio nulla che fare.
Oltre a ciò i maledetti
al di là e molto
sono
più in
sono
giù, ed il baleno
quindi il tuono
e
muovono
Questa ipotesiadunque
nulla,e
per
cervellotica
E
giunta è
non
l'Acheronte.
di qua daltamente
ispiegaassolu-
in contraddizione
col
testo,
con-
ed assurda.
contro
queste ragionivalgono anche, ed Sifortiori,
quei commentatori
il tuono
oUezione
vero
biano
(lunga tratta di gente)che scamcol tuono
d'infiniti
guai che secondo
di opiiscoUdanteschi,n
96-97-98-S
102
vien
loro
dall'abisso
su
ed
a
ma
così senz'altro.
Che
che
dolorosa
«
tti di
Trarrò
strida»
dice
P.
cerchio
secondo.
a
ciò
E
lo dice
Dunque
di là ? Un
neanche
che
porta di
di mio
(e mi
si
compie
nei
chi
n'è
Ma
dire
che
Che
a
questo,
ch'egli è
nel
ma
ce
incomincian
le
superiore
com'era, a
e
sar
pas-
dal baleno
e
in
come
solamente
in
sono
di sublimità
che
tutto
da
tutto
ciò
essere
poi
ciò sarebbe
sia nella
fra il
congiungono
natura, questi
del
nella
un
si
l'altro;e
rapiditàportentosa!
ha
intercedono
che
parte scientifica
la
cagione
dire
primo
la
In tal modo
elemento
poetica.
manda
il P. addormentato
pochi istanti
dantesco
vantaggia
novo
in fondo
il
del
Così spiegano dal Butese
accetto
rate
dispe-
sospiri.»
fenomeni, ottico l'uno ed acustico
un
proda
che nel cerchio
di
selva:
grida dei
io, né l' invento,
» ;
fa
spiegazione aggiungendovi
sata
compiaccio della giunta)che questa traverIo
nel racconto
ne
le
Dante, addormentato
fiume.
ed il tuono.
baleno
già
angelo preceduto dal terremoto
là dal
i commentatori.
nella
non
soltanto, disceso
sentire
questa
ci occupa
udire
dalla
discende, si toglie in braccio
lo
che
(Canto V): «Ora
fece
come
in
Dante
che
aecogliee
dire
E
udirai le
; Ove
luogo
suppongo
nan
pianto ma'
avea
« non
sentirle
farmisi
a
a
le ode
non
egli medesimo
dolenti note
avvenisse
guida
a
potuto
sì lontano, vale
comincia
ma
avrebbe
giacché
;
nel
resto
d'abisso
la valle
di
all'altra
loco eterno
Del
fuo7'i0 simili,né
dannati
sostanza
in
qui per
ecc.
che
die
accenna
accoglie d'infiniti guai.
Virgilioche glisi offre
a
non
una
tuono
perifrasi risponde
esprimere
accidentale
gere
aggiun-
semplice perifrasidell'inferno
È la valle d'abisso
cos'è l'Inferno?
è
quel momento,
è addormentato,
il P.
proda
citati sopra,
versi
particolareed
fatto
un
dei
l'ultimo
come
cui
svegliarlo.Voglio anche
di
forza
ha
sulla
ben
messo
mentre
se
si scopre
poema,
parte veramente
m'accorgo
del
e
come
cielo !
è
sublime
intenzione
due
una
nella
coso,
poesia
164
Ed
simile
una
al resto
parte) anche
in
può applicarsi (almeno
osservazione
del poema.
purgatorio (lasciandola vetta
'si divide
ed
paradiso
badate
bene
e' era
non
sul
anche
fine
noi
avrebbe
dei
seggi
il
qui
forse
paradiso,
ha
.per
confine
dei
visione
Stabiliti
»
beati
che
dei
egli scegliesse
sua
Rivedendo
ci voleva
non
ultima
della
queste
molto
guida
a
e
contemplazione
l'occhio
ottenerla
divina
che
fu
non
regione dell'inferno che
1
Dio
passaggio dall'antinferno
pel suo
una
preghiera
veramente
un
che
e
è
al
sistema)
è
suo
segnalare
a
amore
luce
e
paradiso
e
dalla
a
pendiare
com-
stesso.
vengono
come
da
mezzi
poeta
un
straordinari
anco
alla
degli ignavi
capisco ora
capirlo) perché Dante
San
amoroso
di
Bernardo
Maria,
divina
Bernardo
a
della
(e
abbia
:
e
dire
a
la
Dante
stematico
si-
piliche
sembra
mai, mi
grazia speciale
miracolo.
divina.^
prima
come
degli incontinenti,
nell'Essenza
di San
essenza
solo
prova,
maestro
mortale
senza
«
seguito costantemente
quanto altri
grazia
la
diso,
mobili, quasi antipara-
veramente
questi principi
di
di
nessuno
straordinario
quella di
guida
gli spiegasse l'ordine
nella
cieli
nove
a
(ciòche
sempre
mezzo
solo
e
il sistema
verisimile
mortale
quieto,o empireo
al cielo
la
gì'impetrasse da Dio
e
qui (fedelecome
passaggio dai
suo
E
celestiale
di cambiar
chi
avere
egli volle scegliere un
il
sta
appo-
se
qual bisogno aves-
si vede
Bernardo
San
fatto) per
anche
scesa
vede,ma è che il P. ha voluto
la singolarità
luogo del trapassocon
poter fissare l'occhio
Ma
Lucia,
questo intervento
visione,il P.
quella di
di
e
passare
per
:
si
non
dell'alta
in
di
usato. E neanche
mezzo
Beatrice
di
almeno
; o
segnalare
del
bene
Or
gatorio
l'antipur-
sono
porta all' ingresso del purgatorio.
lo
la necessità
:
stre)
paradiso terre-
che
all'altroil P. si addormenta,
dall'uno
dal
compartimenti
in due
purgatorio proprio.
il
è il
che
del
montagna
La
esso
il
vero
scelto, a
è
potenza
non
gli
figura
sare
di fis-
poteva
Vergine. Di qui
Maria, preghiera che
la
è
165
scelse
le altre
poi per
l'opposizione di Caronte
questo
al
consista
verisimile
che
il
Ma
pensi alla
il tuono
ed
; ed
prof. Borgognoni
Dante
che
pare
avrebbe
intervenire
facendoli
dico che
la frase
bene
purgatorio (sebVirgilio) ed
quid
dedeat
quid
dell' idee
nostre,
di
ma
possiamo
entra
non
non
è nodo
pari d'ogni
noi
aver
proprio
circa
bel
un
si tratta
non
molto
essere
al
nulla
quelle di Dante, le quali
questo particolare,potevano
dalle
al
questa. Qui
come
io
questo non
; ma
gli
sconvenienza
una
polizia infernale.Ed
che
non^
patto
nessun
a
epigramma. Egli sa
un
questione di fatto
una
foco,
Cantica; anzi
prima
arguta
sia
il concetto
come
vuole
non
commessa
nella
non
sciogliersicon
altro
che
an-
un'angiola
il solo
anco
parlare d'angelinella
sentir
anco
diverse
nostre.
detto potevano^
Ho
E
si
più giù.
vedremo
come
in
di
angelo gli fa aprire le porte della citta del
un
in
nell' intervento
pensi che
si
potesse condurre
lo
ce
poi
all' ingresso del
porta addormentato
lo
da
probabile quando
Che
quando
rapiditàdel passaggio,fra il lampo
piliche
vedemmo
come
fatale andare.
suo
straordinario
mezzo
angelo è più
un
cessata
necessità,essendo
senza
gli scegliesseanche
che
regioni, e
nel
a
vero,
poeta
come
con
lui che
segno
ammetteva
la discesa
doveva
è molto
più
che
gli angeli stessi rendono
quando sotto una nuvola di
un
cui
•
Eppure
sul misterioso
ella
»
di
scriveva
de-
e
quel
«
sente
Pos-
il quale è nientemeno
parere
niente,
sconve-
potesse occorrergli,
celeste.
essere
Beatrice
credente
all'inferno
quando
lo provo.
e
erano,
come
Cristo,non
il farci discendere
qualche
dico
ora
di vittoria incoronato
Gesù
che
ed
non
angelo,
omaggio
fiori da
cocchio
nel
isdegna discendere
essi
come
e
quella a
fanno festa
parisce
gettati com-
paradiso terrestre.
dal cielo nel
P
cer-
166
chio
lui d'un
fatto che
favella:
vostra
al
un'obiezione
dal
ora
del
che
di
dessimo
ed
abbia
a
tardi
suo
lacrimosa,
fino alle
scende
e
che
rampognati
della
la
di vista
che
tante
faremmo
convenienza, può
se
stioni
queo
invisibile
ed
tutti,nella
a
il
non
che
un
potrà ?
dico
del Poema,
vi
altri,
ed
Borgognoni
ricalcitranti,
apre
sia
pili
negano
personaggio il quale,
quel misterioso
fuoco
buia
angelo potrà scendere
un
che
Se
dere
scen-
Virgilio,nel primo cerchio,
a
Ma
i demoni
città del
nostro,
voglio dire
anch'essi,e studiosissimi
ricisamente
dal
che
poema.
porte" di Dite.
realmente.
dottissimi
Dante.
tutto,e
a
diverso
lui,non
a
scendere
angelo può
pensato
espressa
dì
poema
Insomma
Beatrice, salva
se
prevenire
sé,perché perdendolo
visibilmente, almeno
campagna
dio
incen-
migliore interpretazionedi questo
alla
quel luogo del
un
la
riferirsi
sulla dottrina
così
mondo
un
po' piliretta
Dunque
sua
queste parole
con
applicata al
smarrire.
a
intorno
di
in
d'esto
Beatrice, volesse
sua
tutto, quanto
un
il P.
lettore,fondata
per
ci abbiamo
non
strano,
mercé, tale,che
sua
tange, né fiamma
questo poeta
conducendoci
faccia
anche
angelica voce
con
Dio,
assai
parole queste ultime, da
alla
Borgognoni
Pare
sembrare
pur
proprio che
bocca
in
meraviglia
fu qualificato
dal Manzoni,
è, come
anche
all'inferno davvero.
inferno, ma
Sembra
Singolare !
poste
» ;
si
limbo, che
miUo
un
da
mi
non
m' assale
solo
potrebbe
fatta
son
miseria
non
non
Io
«
questi
le altre cose,
fra
gli dice
ella
siccome
Virgilio, e
a
angelo.
ai
poeti le porte
Come
!
è
non
un
angelo quello ?
State
i
le rive
a
:
Ora
viene
passi, spaventoso
della
purità, alla
non
sentire
è puro,
come
palude tremano
sua
maestà
le anime
;
un
fracasso
ne
pagna
accom-
quello della tempesta ;
; innanzi
alla
sua
celeste
terribile,fugge tutto ciò che
dannate
si nascondono
come
le
167
biscia ; il
alla
dinanzi
rane
la vista
del Celeste.
bruttura
dell'abisso
lo
non
è preso
al vederlo
avanti, la
egli va
miseria
tangono, rimane
puro
s' imbratta
quelletenebre, non
in
Dante
Ed
può soffrire
peccatore non
da
in
e
giante
rag-
quel fango.
si
insolito;
sentimento
un
parlare e domandare;
volge a Virgilio, vorrebbe
muto
inchinarsi.
Qui non
e
quegli lo fa rimanere
ma
curiosità,
vuol
i diavoli
Quando
divina.
.-esistono più
;
bisogna tacere
il benefìzio
umilmente
ricevere
e
h
venerazione
vedono
il
lungo,
a
la
del cielo
repentino è
impareggiabile imponenza
d'
che lo circondano
ha
che
coloro
guardare,
spalle senza
le
volta
ma
protetti,
agitazione, lotta, minaccia
:
poeti entrano
i due
disegna
maestà
la bassezza
e
giù
viene
asciutte
dal
maestoso
come
per
la schifosa
l'aer grasso
abbiamo
situazione
V
città
e
contrasto
bruttura
le torbide
del
fra
prima
cessa
lamente
tranquilOgni
accesa.
fetto
l'ef-
quella purità e
luogo ;
con
ribile
ter-
come
onde, passa
palude, rimovendo
suo
si
nella
e
pace,
del
messo
subito
e
tutto.
grandezza di questa figura; ma
la
specialmente nel
sta
disprezzo di
presenza;
egli viene,
pili;
attenzione,
sua
sparisce il
sua
mento
movi-
si ferma
per
ogni resistenza; egli parte, e regna
atto ci
non
ufficio è
altro lo occupa
venne,
l'effetto della
rimane
la
non
perché
Cosi misteriosamente, come
cielo; ma
attirano
non
un
il suo
;
xlnito,la porta sta aperta,ed egli già non
e
grazia
sua
parlare, ai poeti; questo ritorno
cose
ci
vergbetta basta ad aprir
senza
e si volta indietro,
egli sgridai riottosi,
porte ;
le
ma
rare,
ado-
e
della
messo
la
e
a
la
piante
mano
volto, abituato alla luce delle sfere,
rivolge
«
per
apparizione del cielo
la
in
strada
mezzo
lorda
».
Qui
all' inferno,
di sublimità unica,
quale dopo la Bibbia,poteva
rappresentarla solo la poderosa fantasia di Dante. ^
1
GrASPARY, Storia
della letteratura
tradotta
italiana,
garelli,Torino, Loescher, 1887, voi. I, p. 276.
da Zin-
108
tal
In
vede
la intende
modo
questo misterioso
in
vederci
Enea,
vero
è
non
del
messo
le
parole sante
del
è
degno
ancor
maestà
era
lo chiama
e
tissimo
san-
anche
mica
del
messo
tal sia
v^oderli solamente
di
là li vede.
di
mente
loro.
che
accoi^
ne
Gli
angeli
Virgilioglie
e
vedrai
Oma'
—
dunque
;
qui
di
se
l'essere
nell'accorgersidel-
veramente
più complesso
che
cia
paradisiache,comin-
qualsiasi,c'è sempre
cosa
una
E
se
non
mente
ben
Si ponga
egli,
accorsi
mi
purgatorio :
nel
in tutta
già vidi, o
dice
poi
senta
perciò che
non
eielo. Se
commentatori,
—
gliangeli
semplicemente
ma
del
messo
rispondo
appunto
parole,
le
pesar
a
Dante,
di vedere
è
celeste. Ed
un
accorge,
della
dalle
santo
taluno, questo
Perché
ali?
di
siffatti ufficiali.
0
lì,non
che
0
cielo
del
chiama
il P.
dice, additandogliene il primo.
ne
nei
ìo chiami
più ?
di
i messi
non
fermo
ma
dir
angeli, cioè nelle loro forme
a
E
eielo.
alcuni
come
Dante.
appunto
! Poteva
io che
anch'
! So
com'è
quello
sero
dire
parole
parola simile,
altra
di
insieme
angelo) e qualifica
sue
esitare,non
solito
che
(che vuol
cielo è sfornito
la loro
angelo: a/
un
noi
lingua stessa
perché, domanderà
Ma
a
egli/
il P.
Catone,
lo
la
gli angeli se
sono
messo
toccava
tedesco ;
un
angelo quello? Eppure
cielo
sante
cosa
un
Gaspary,
personaggio
Mercurio
o
latte succhiammo
col
il
nel
un
semplice
lavoro
conoscerla
vederla.
Sulla
il
di vedere
il
miracolo
sponda;
di
d'Acheronte
riviera
e
lui, ma
celeste che
messo
se
ne
l'accompagnano.
che
in due
ed
altri
di
mostra
neanche
che
ziano
è
solo
ancor
può
portarlo dormente
di
ben
egli
dall'una
se
degno
compiuto
all'altra
accorgersi della discesa
dai
quei fenomeni
luoghi della stessa
accompagnano
aver
il lettore
accorge
Difatti
meno
l'intervento
fenomeni
terribili
cantica, prenundi
un
angelo
e
169
Gesii
stesso
dello
ed
pronunziassero
di
un
poeta
più
è
che
poeta
che
descrivere
Egli
certamente.
ciò
tutto
inventa,
qui dal
che
trarre
per
somiglianza
degli effetti
avvenuto)
spiegarli
i
a
commentatori
Se
m'
non
assurdo
è
inganno,
che
addursi
può
antica
ed
in
parte
m'
ingegno
di
provar
vera,
illustratori
di
Dante.
Quanto
in
essa,
che
misteriosi
sublimità,
parte
di
Dante,
si
attiene
modo
in
ogni
in
dal
un
colmare
Poema
dove
compiuta
tutto
neir
come
che
che
lacuna,
una
è
mai
a
se
sua
parte
sarebbe
del
dall'
quale
umana
per
anni
alle
al
mi
ora
e
taggio,
van-
quasi
stematic
sistesso
tempo
ordinato
V
la
norme
la
sola
e
immagine
fantasia.
io
agli
questo
proprio
è
per
avvantaggia
ne
riesce
sua.
proporre
ha
che
e
tre
pili insigni
mirabilmente
universo,
uscisse
dei
Insomma
esposizione
da
miei
(com'è
prova
almeno
occhi
P.,
di
che
me
altro,
cagion
della
torno
luogo
un
seguite
a
a
che
quali dalla
cagioni.
specie
che
e
i
condotti
per
nuova,
perché agli
spiegando
stati
una
no
punto
ap-
per
lettori,
conferma
a
in
acquieto
i
smarriti
questa
ciò
di
ragione
Non
somiglianti
sarebbero
si
?
egli discostato
sarebbero
con
piacere
una
ordinario?
errore
poeta
un
tutto
:
un
tale
parte fondamen-
la
si sarebbe
in
?
senz'altro
sempre
concerne
sistema
suo
che
pare,
ha
?
il
così
far
posti
troppo
per
così
di
dice
perché
E
Poema.
forse
solito
che
ciò
in
potente, specie
del
è
che
poco
naturale
non
avrebbe
il lettore
Dante?
fenomeno
un
dir
non
vento
l'inter-
qui
li
ve
molto
chiama
si
che
a
pensar
morti,
anche
a
inchinevole
far
vuol
che
insomma
mi
celeste,
veri
dei
regno
accompagnassero
messo
un
nel
Cristo
in
nesso
con-
più
canto
Nel
l'orditura
esponendo
gli dica
ch'ei
condurrà
lo
dell' Inferno
perché
e
i tre
coi
più frequente
maniera
fa
meglio,
intendere
si
E
Ov'
Che
Tutti
di
udirai
quegli
Di
la
dure,
anime
pregano
loro
con
».
alte
Siffatta
dai
qui per
sia, beati;
gli
di nominare
invece
propri, giusta
poeti, ce
la
li
descrive,
e
quanto
o
l'Inferno
al-
luogo eterno,
strida
spiriti dolenti,
ciascun
morte
da
Buti
grida.
consultati, salvo
me
che
lasciano
rnorte
espongono
non
torio,
Purga-
'
questa seconda
dannati,
nel
che
gli effetti loro;
seconda
dell'anima, ed
«I
nomi
antichi
da
Francesco
indecisa, per
loro
le disperate
i commentatori
e
che
così:
trarrotti
quando
non
usata
per
esprime
contenti
detti
male-
pilidegna (Beatrice),che
Se
morti
dei
regni
Virgilio
gli spiriti
son
essere,
anima
Paradiso.
al
guida
di
sperano
ad
vedere
a
Dante,
che
fa
il poema,
quelliche
e
poi lo lascerà
sarà
tutto
di
Commedia^
Divina
della
primo
intendono
il
in
verso
comportare
potendo
grida Iddio
la
a
volere
esposizione parmi
il Boccaccio
quistione
lamento
l'annultale
tenza:
sen-
sì
pene
le
annullare
ripugnare
non
174
salo al conte.sto di
che
accogliere la speranza
si
comprende
questo.
modo
martirii ; che
come
potessero condursi
che
Per
niuno
il
cessi
una,
non
la seconda
caduto
versi, eh'
dell' Inferno
legge scritti
ei
si
me
Per
me
Per
me
Giustizia
La
nell'eterno
si
va
tra
me
a
rebbe
sa-
ribili
ter-
porta
caduto
poter
V
Nulla
Non
esce
.sp»'i:inzu
che
la seconda
la terza
volta
col
colle parole
verso
mica
a
ma
sciate
La-
sarebbe
i maledetti
annullati.
essere
dire
li couloila
di posa,
;
porta dell'abisso,se
cesserebbero
il Poeta
duro
voi eh' entrate.
il quale
oli'entrate,
voi
di
non
o
duro,
sulla
Amoiu.
create
cose
ogni speranza,
o
gente.
Fattore,
ed io eterno
eterne,
non
dolore,
'1 Primo
e
fùr
non
scritto invano
canto
della
al sommo
alto
Sapienza
speranza,
sperassero
nel
vi
:
Potestate
dolore,eterno
ogni
qui
volte
questa
questi pochi
in
la perduta
il mio
la Divina
vi sarebbe
eterno
E
in
traddirsi
con-
doleiiti;,
va
Lasciate
stato
città
si
Somma
Dinanzi
Se
nella
va
mosse
Pecemi
eli'ei
cepirsi,
con-
:
Per
Dico
la terza
e
altro
di
dato
parecchie
ma
di
consente.
avrebbe
Ed
non
può
non
l'Alighiericapace
così grossamente.
contraddizione,
noi
nel
pur
qualunque
dolore,
che
potessero
pregarlo
a
in
o
suo
stimerà
certo
essi
tale speranza
senza
prega,
la contraddizion
per
filosofia e
sana
volesse,tornandoli
i loro
domanda
Ora
Iddio
disperato che
Un
alla
disperate strida,quando
sarebbero
nulla, cessare
anche
ma
contesto,poiché quelle dei maledetti
al
teologìa.Ripugna
non
Dante,
le
contraddizioni,che
dei
lussuriosi:
inai
di minor
pena.
175
Dunque
volta
una
0
solo
non
più confortabile.
farsi
di
sarebbe
verso
in
quale
si
di
rappresentano
bestiale
furore
mente
che
importa)
poiché tale
versi
speran
di
della
produca
perché
anche
nell' Inferno.
esponendo
dovesse
non
pena
che
avrebbe
ben
esser
abbia
nazione,
dan-
fu
non
cessare
;
sopportarli.
notato
pochi
si
fuono^ e perché ? perehé
produrre
di
il
che
un
da
assurdo
la speranza
cada
civiltà,
di
contraddizione,
aver
dannato
con-
a
del
sti
que-
la speranza,
loro
nelle calamità; mentre
avrebbe
cosi
farebbe
perché
lasciando
tolto, lasciando
sentissero
che
la
nostra
deplorabilmente
assurdo
a
loro
privazione.
TAlighieri,il
Alighieri,padre della nostra lingua, della
della nostra
;
non
come
gli spiriti magni
tolto ogni cosa,
conforto
notiire
di
se
conforto
dantesco, si
gravissimo
quasi pili dura
qualche
è pur
verso
desio^solo perché meglio ne
è egli possibile,domando,
in
di
a
gli scellerati dell' Inferno
non
quelli anche
Ma
nel
Senza
nel
l'Alighieri
inestimabile
il
chi
quest'effettonel Purgatorio, io
quel modo
a
a
non
a
volta
animo
loro
speranza
contenti
son
veggo
Limbo,
potessero una
a
di tutto
anche
(anche falsamente
sperassero
darebbe
Dio
venire, quando che sia, alle beate genti. Ora
la speranza
cader
preghi
cesserebbe
atti
con
scontra,
vi si ri-
non
passandomi
Ma
be-.
giustizia,
al cielo
che
nella
che
divina
; ma
del
il quale degli spiritiche
dall'Alighieri,
dice
purgano,
Pucci
veruno
i loro tormenti
speranza
sotto
la
molto, è manifestissimo
effetto
questo
sappia,
i maledetti
se
cantica:
volgono
si
la dannazione
che
sana,
prima
non
ma
spiritimaledetti
Vanni
nel nulla.
è pur
questo,che
luogo,
sfidano
come
io mi
a
luogo
la
bensì
ed altri che
tornare
volerlo
di
stoltamente
Capaneo,
? la contraddizione
che
tutta
con
possa
momento,
un
per
posare
Ma
verso,
quistione
che
E
a
verso
stemmiano, e
come
ueancho
ma
cessare,
il loro martirio
che
isperano
non
divino
poesia,
di contraddizione
in assurdo
? Né
mi
176
si dica
che
solamente
concetti
che
nell'altro,serve
agli antipodi, è
sia
mai
caduto
di
Omero
e
; ma
anzi
il
ed
ora
della
Iddio
violare
senza
essi
sciolti
mai
a
a
nostro, mezzo
per
rivedere
le stelle
più
Camoens
sono
sé alcuna
che
cosa
le
sono
il
Ciclope
nulla
un
che
ardito
dimodoché
umana,
scendere
di-
al Poeta
il concetto
Dante
anche
era
al paragone
ripugni
leggi del
piliche
teologo
filosofo.
filosofia scolastica
non
le
Dallo
con
vero,
filosofo,
come
studio
dunque
aveva
può distruggere
le anime
dei
della
appreso
reprobi,
leggi dell'eterna giustizia.E veramente,
sono
condizioni
nelle
abbia
non
n'ebbe
poeta
niuQ
pensiero, che
meritano
come
in
qualche
stesso.
vero
aggiungo
—
mente
del
che
che
dubbio
ha
non
ch'ei
dico
peli di scala
gigante di
il
leggi
teologiae
se
in
non
disputazioniscolastiche,
quindi risalire
e
senza
detto
Ho
suoi
centro,
; anzi
vero
nell'emisfero
mezzo
coi
il
è
non
altro è il falso. Il suo
l'ardito,
petto fuori della ghiaccia dei
del
esce
traditori,e stando
al
è
altro
ma
anzi
mondo,
teologoinsigne;
e
Non
vero.
arditissimi,che
pari di lui;
l'eterne
in certe
esempio
il
sa
anche
bello,ma
preferisce il
Lucifero
come
il
ad
bello
rigore dei filosofi nelle
filosofo
volta,come
al
il
poeta, è anche
solamente
cerca
mettere
voglio
poeti, poiché Dante,
dei
cose
io
pena,
la
dai
loro
necessarie
nella
eterna, perocché
meritano
corpi, più
al
libero
non
si trovano
arbitrio; quindi
volontà, con la quale si
dalla vita. Come
Iddio non
potrebbe porre
separarono
alla
termine
beatitudine
cosi non
dei giusti,
un
trebbe
poalla dannazione
dei reprobi. Chi poi opponesse
non
drebbe
potere Iddìo la prima cosa, perché giustissimo,canell'errore di dar più alla clemenza
che alla
giustiziadivina, e d'attribuire a Dio due potenze che
perseverano
non
stessa
si accorderebbero
Ma
nutrire
si
i
rea
insieme.
risponderà che
Dante
reprobi quella speranza
può
di
avere
essere
immaginato
o
poter es-
177
ma
che
quando
sere,
cotal loro
un
per
Sia per
cerca.
secondo
non
sia,annullati,
ora;
la
errore
in tal
ma
pilidannati, perché, come
del
causa
e'
caso
può
non
la
verità,
quale
si
non
sarebbero
non
darsi
beatitudine
negli eletti che la felicitàloro sia per
durare eternamente, così non
può darsi dannazione
mento.
certezza nei reprobi che sarà eterno il loro torsenza
sicurezza
senza
anima
«Omnis
in
rationalis
lib. sent. dist.
Sec.
(dice
19) nata
est
tura
Bonaven-
San
ad
beatitudi-
pervenire,ubi autem beatitudo,ibi perfectasecuibi immortalitas.
Ubi
ritas,et ubi perfectasecuritas,
est timore ». Questo
enim
mors
potestaccidere necesse
stesso ragionamento che il Santo Dottore fa dei beati può
dei reprobi. I quali d'altra parte
ripetersi
per converso
se
potesseroconcepire vane
speranze, sarebbero ingannati
intorno ai propri destini ; e tale inganno non potendo
da essi,perché privi come
venire
del corpo
sono
nem
e
del libero
errori della
arbitrio,esser
vita
eccoci in
Ed
qui, come
E
sola,con
mortale; rimane
altro
un
in
la
debbono
pur
che
immuni
venisse
da
mostruoso
assurdo,e pili
ogni altra
essendo
cosa,
filosofia si accorda
la
dagli
Dio.
dei precedenti.
la verità
teologia,
della quale fu Dante scrupolosissimo
checché
osservatore,
biasimo
possano dire in contrario coloro che glidanno
una
d'aver
collocato
Catone
e
Stazio
nel
sana
Purgatorio. A'
quali detrattori del Poeta piacemi rispondere con le
parole del prete Cesari,« che essendo il Purgatorio il
purgativo da
mezzo
alla
vera
macchia
adombrare
ordinato
Dio
libertà,cioè
al
condurre
a
le anime
perfetto purgamento d'ogni
che
bene ; per
impedisce il possesso del sommo
ha posto il Purgatoriosotto la
questo vero
signoria di Catone,amatore
la virtii di
quest'uomo
fortissimo di libertà. E perché
fu
veramente
ed egli finge sopra
singolarissimo,
un
esempio
il fondamento
Collezioni di opuscoli danteschi,
96-97-98-99
n
"^
12
•'
178
bontà, come
divina
Dio
per
per
essa
altresì la
questo
di
lamentassero
privazione
Gonda
così : Che
dannazione,
morte, essendo
vedevo
prima
la
nebbia
della
di
ci dichiari
dando
ai
di
della
Vaura
non
dannate
già
senso,
per
ma
:
questo gli
detto
struet
neir
te
morte
alla
somma
è la vita
della
cioè, dopo
sempre;
dell'anima,
—
la
—
più
che
legge
dice
chiama
va
spiegato
avrebbe
corpi, che
che
gli occhi
lirico
che
poco
grazia che
della
stessa, cioè
dell'anima
al
che
—
parole
qua
l'ac-
è
la
ledette
ma-
Scrittura,nella quale troviamo
senso
finem
risponde
gora
uscitone,
e
assai
loro
istesso
le
distrutte, lo
anime
è modo
in
modo
con
che
qualsiasimodo
in
contristato
aveva
dai
per
ed
d'abisso ;
ci
egli
morta
morta
(come
migliore espositore
il
Ed
pra,
so-
suaso
per-
domanderemo
chiama
disciolte
beatitudine,che
morte
scritta
petto ; quindi
le anime
E
ove
sempre
Dante
se-
menti,
com-
che
tutto che
a
dannati.
porta
di
morta
Lessi i
più
morte.
morto
Stige, chiama
sommo
la
ripensandoci
stesso
la
intelletto,in
difatti,se
E
Dante
a
seeonda
l'epitetodi
appartenga
il
noi
questa
cioè
ma
tornai
e
spiegazione.
Dante,
rissimo,
chia-
trovai nebbia
degli espositori)
disparve,
mia
avevo
gridassero,
dell'anima.
limpidissima;
a
fanno
quale è veramente
la
ripete l'egregioprof. Giuliani) è
ci
ora
luce
che
morte,
dell'
e
Dante).
non
i maledetti
bene
la morte
(gran mercé
e
io
grida la seconda
con
di
parevami
e
verso,
Dio, il perduto
la
parola
una
di
questo
a
intanto
questo gridare
che
fede,
la
il ponesse
? Confesso
morte
lo intendeva
e
e
adunque
letto il commento
cioè
lui simile,che
a
(Cesari,Bellez.
»
regno
la seeonda
i dannati
mai
qualche altro
salute, e qui
intendere
Come
al
di
singolarissimo privilegiogli donasse
guardia
si
fa
peccatore
vuol
morte
la
dire
del
morte
Iddio disse di sé medesimo
Deus
de-
Sarai
morto
per
ti
sovrasta
Ideo
:
—
corpo,
eterna,
la
Io
son
—
morte
la vita
la
conda.
se—
ISO
spiritualmorte
essi la
que
la
avere
ragione
li dannati
intendere
noj mortali
se
li
perder l'essere.
volte
vediamo,
chiamiamo
alcun
puossi
0
più spezie
teologi essere
la
di
a
:
è morte
che
credo
tere
po-
Tiensi
per
morte, delle quali è
angoscia
e
dannato
di
grida
sono:
dimandandola,
non
L'egregio prof. Giuliani
a
Commedia
la
tare
co'
Firenze
la seconda
così
«
«
la
fuori
in
che
scun
cia-
dell'anima.
è di coloro
morte
ciascun
dono
inten-
che
grida
morte
seconda,
la morte
Desiderahunt
»
più
hanno
non
{Ptirg.,23),
mori
et
rimedio
di
vita
tanto
a
cioè
essere
fugiet
mors
è
che
dell'essere,
morti
già veri
sono
poiché
dolore, bramano
.
dell'anima.
ad alte voci la seconda
dannati
E
»
commeìi-
e perciò la
perduto Dio, hene delV intelletto,
avendo
bolazione
tri-
quest'anno
dell'anima, l'annullamento
distruzione
ramente
ve-
:
Chiama, invoca
perocché i
di
l'annullamento
per
la seconda
Che
dato
io
dolendosi
ma
metodo
suo
Monnier,
morte
Egli commenta
nel
Dante
di
tipi Le
questo è quello
e
la
conda
se-
tanta
in
dannati,
la
;
miseria, la quale
infissa ne'
essere
quale
nostro
prima, della quale tutti corporalmente moriamo
dicono
come
la
prima,
così
sporre
dunque
morte,
dubbio
tendola
po-
alcuna
per
Dessi
la seconda
senza
fuggiremmo.
perciò
non
perciocché
chiamar
spesse
la
venir
la
vorrebbono,
vorrebbero
non
domandino,
nullati
an-
ab
eis
XX, 14).Questi due
secunda, (ibid.,
(Ap.f IX, 6). Mors
il sig.Giuliani,indotto in erche
rore
luoghi dell'Apocalisse,
forse
dall'autorità del
allegaa conforto della
falsa,e
me
pongono
esposta. Difatti
faglet ab
morti,
ma
sua
vivi.
la frase
Perché
e
del
Lombardi,
riscono
spiegazione,senz'altro la chiaun
come
suggelloa quella da
eis nel testo di San
ai
Venturi
desiderabant
Giovanni
ciò sia
non
inori
et
mors
si riferisce ai
manifesto,recherò
di
181
pilialto
da
dal
la stella caduta
del
chiave
la
2. Ed
si oscurò
dal
3. E
dell'abisso
di gran
pel fumo
del
fumo
terra,alle quali
e
lui fu
a
il sole
e
:
del
l'aria
e
:
locuste
uscirono
pozzo
dato
sali il fumo
; e
fornace
pozzo
del
fu
terra,
vidi
e
dell'abisso.
pozzo
il fumo
come
la
cielo, sopra
il pozzo
apri
tromba,
die fiato alla
quinto angelo
il
1. E
pozzo,
italiane
Martini.
Mons.
data
fatte
dell'evangelista
stesse
parole
le
potere, quale
li
lo hanno
la
per
pioni
scor-
della terra:
fu loro
4. E
terra, né
della
solo
ma
hanno
nulla
a
5. E
dato
fu
morde
un
morte, né
in
la
la morte
volta
chiarissima
ma
che
è
che
e
mesi
e
di
il tormento
e
:
che
noi)^ma
come
scorpione, quando
lo
qui posta
di
brameranno
morire,
girà
fug-
e
parte
chi ha
ella
E
l'esponeper
la dannazione
generale resurrezione.
se-
di
e
prima
surrezione;
re-
ifor^e
Cristo,e
/S'econ
».
alla
cosi la intende
nella
potere la
di Dio
essere
antitesi
dannazione?
ha
anni
(mors
modo:
questi non
mille
seconda
è
Ed
chiarissima.
alla morte
questo
santo
può
in
la
gli uomini
cercheranno
sacerdoti
per
cosa
in
di
saranno
lui regneranno
Ora
cinque
altresì quanto
sopra
:
vivi
l'Apocalisseè
anco
6. Beato
XX,
conda
non
(ne occi-
ammazzarli
dà
quali
fronti.
eran
che
i
».
Linda)esprimendosi
«
non
giorni
quei
troveranno,
loro
Questa
c
per
vivi)
eran
pianta,
uomo.
6. E
da
di
il tormento
come
verde, né ad alcuna
che
vero
all'erbe
male
far
non
sulle loro
loro
fossero tormentati
di
(dunque
di Dio
eos) tant^e
essi sia
di
agli uomini
la marca
derent
ordinato
questa
morte
beatitudine, se
mons.
dell'anima
Martini,
e
seconda
non
il
del corpo
la
quale
nella
182
la intendesse
cosi pare
E
anche
il buon
quale però, quanto all'esposizionedel
indecisa
cosa
poiché prima
:
al
giudizio: imperocché
la
fosse,per
netta
vedendo
deW
anpJie
spiegazione stimo
di
dannati
esser
anche
(perché la ragione
i
ad
Ed
vero,
inl'anima,
nel-
alte
grida
sperando
Forse
minori
? Ma
degli Uberti
Farinata
«Noi
veggiam
Le
ripresi
secondo
cose,
Quando
intelletto,
Che
Ora
e
sapere
:
tutta
essi
che
morta
che
dopo
veggono
il
maggiori,come
è
morta
quel punto
la porta
i
tutto
vano
loro
il
vano
ci apporta,
come
la
duce.
umano.
tutta
da
fla chiusa
che
luce
sommo
tutto
stato
puoi che
comprende
pregare
e
son
s'altri noi
conoscenza
futuro
del
si
non
desiderare
nostra
lia mala
son,
o
di vostro
sapem
comprender
Fia
ne
e
Nulla
in bocca
pone
lontano:
splende il
ne
s'appressano
Nostro
Però
quei che
come
ancor
parole ch'ei
giudizio ne
:
disse, che
Cotanto
più
le
privi. Ecco
il
dopo
altresì che
futuro,sanno
rimarranno
di
Buti.
ai
il
a
falsa
esser
vale)che
poco
si facessero
di questa
solamente
?
corpo
intendere
maledetti, prima del giudiziofinale,risplende
di luce divina, ed essi lo sanno,
cotal poco
e
dendo
ve-
Dante
un
nel
dell'invidia
tormenti
loro
corpi, i
da
chiederebbero
e
non
provata dalle
conchiudendo
immaginata da Francesco
perché mai i maledetti, dannati
desidererebbero
dopo
l'assurdità
l'altra
anco
sarà
già che
può
si
pare,
che
subito
Ma
».
abbastanza
qui discorse,mostrerò
fin
me
vorrebbono
poiché
Ora
a
ultima
soggiunge che
la cosa,
annullazione.
seconda
cose
invidia
per
più compagni
avere
Quanto
: «
il
lasciò la
verso
della dannazione
l'autore intendesse
che
dice
Butese,
».
dannati
fosse
potessero
il loro
futuro,
giudizio finale
debbono
i loro
e' è
Ma
conoscenza.
anche
tormenti
insegna Sant'Agostinoche
telletto,
in-
ranno
sa-
dice
:
183
et
carnis,
resurrectio
fiet
Cam
bonorum
gaudium
—
egli
Crescerann'
«
O
maestro
fian
(i^f.,
Virgilio
a
La
—
istessa
quella
pur
minori
Ritoma
.
di
Canto
qual
Dante.
VI)
vuol
Più
preghiere
Pisa,
22
il
senta
cocenti,
scienza
la
bene,
vera
Di
là
perfezion
più
che
giudizio
il
loro
1861.
e
cosi
altri
vada.
non
aspetta
essere
desiderando
la
doglienza.
maledetta
qua
finale,
perfetta,
più
la
giammai
di
peggio,
possibile
è
cosa
gente
questa
In
il
ottobre
tua
quanto
adunque
sia
ciò
si
saran
sentenza,
gran
:
a
Tuttoché
dannati
o
la
.
Che
I
dopo
ei
risponde
gli
.
Che
è
Dottore
majora.
tormenti
quei
il
tormenta
domandando
fatti
Di
Santo
del
dottrina
malorum
et
erit
majas
e
»,
affrettando
desidererebbero
loro
sei
compiuta
creda.
colle
ed
terebbero
affret-
dannazione»
se
ANCORA
DELLA
SECONDA
MORTE
188
ad
vocano
alte voci
morte, cioè
la seconda
dell'anima, l'annullamento
spiegano
è
Giuliani
letto
Gli
la
quel mio
prima
scrittarello sa
ed
gridare
doversi
grida
altresì com'
sanno
da
ghieri
quel luogo dell'Ali-
In
della
alla
Le
Giuliani
esso
i
nel
sentenza
testi
due
riportato
aveva
suo
bel
mento
com-
pubblicato coi tipi di
di Dante
l'egregioprofessore (tantopuò
!) alle testimonianze
vero
aggiunge
eh' io
non
i
sentenza
istessa eh' io mi
quali spiegano
di ciò rendo
Anche
nel
il
di dichiarare
studiai
grazie al chiarissimo
ragioni
tengo
Io
eh' io sono
per
interpretazione,che
per
del
giusta
e
la
dere.
difen-
sore,
profes-
sostegno della
a
quella intraveduta
è pur
e
ne
è
ch'egli mediterà
fermo
esporre
altre
!) la cortesia
molti
quale (oh lo imitassero
pari alla dottrina.
Dante
di
verso
me
del Parenti
sono
e
lui l'amore
in
allegate da
conosceva,
Romani,
le
finalmente
e
contraria
Commedia
della
Monnier.
Ora
del
conferma
dell'Apocalisseche
conferma
F.
tare
lamen-
o
leggitoridi questo periodico
Boccaccio, del Tommaseo,
stessi
a
io, a
né
interpretazione
difesa,allegassigravissime testimonianze : quella
me
del
simili. I
e
più
ne,
dannazio-
l'eterna
prendere nella significazionedì' piangere
con
abbia
ritenendo
l'altra,
né
essere
il
che
sanno
io sia per
biblica,cioè
morte
il verbo
com'
mentano
la-
morte
chiunque
e
dantesca
'inerte
la seconda
meno
Tutti
sentenza;
cioè
cioè,la
morte^
dannazione.
la seconda
Altri pochissimi
spiritidolenti gridano,
la eterna
per
dell'essere.
la seconda
grida
con
dell'anima,
;
la distruzione
mia
da Pietro
di Dante, alle altre preferitadal Boccaccio,
Alighierifiglio
degno interpretedel
Niccolò
Tommaseo,
Anco
mostrato
sempre
da
lume
certo
son
saldi,
amerà
divino
non
il vero,
me.
che
ne
Poema,
della
se
e
vera
da
liana.
filologiaita-
moderna
i miei
breranno
argomenti gli sem-
disconoscerà
ancorché
tenuta
la
saldezza,
per avventura
ed
glifosse
189
II.
adunque, nonostante
Il Giuliani
—
autorità addotte contro
di
verità
dimostrata
mette
egli
mano
termini,
la
sentenze
:
a
1^ La
quanto ritiene
in
prima
essa
corpo
della
natura
seconda
Una
all' uomo
toccare
novamente
risguarda
Tuomo
corruttibili
cose
;
dal
qualvolta,già
morte
che
quello
che
essi l' inferno
ad
è da intendersi
seconda
morte, di
Tommaseo
e
5"^ Ma
la
cui
si fa
Parenti
nel
verso
della
seconda
seconda
testi
o
la loro
allegatidal
si tocca
non
morte
vogliam dire rinchiusi
Ora
adattarsi
agli angioli dal
cielo
poter essere
Questa annichilazione
ancora
lenti
do-
e
qual'è (domanda) questa
e
morte, che
anime
questione
umane
la seconda
morte,
intelligenti
;
nei
cenno
quale possa
non
alcun
ha
umani,
degli spiriti
siano
essi umani
degli spiriti,
morte
risponde
vi
seconda
una
delle
la
? E
prima
na,
privazione della vita eter-
di cui è
luogo eterno.
pre
(sem-
per
; né
creature
morte,
6^
l'anima,
;
angelici,già dannati, o
in
sia
dannazione
dal
semplicemente
della
delle
tal senso, cioè di
In
considerarsi
eziandio
privandolidi Dio, vita
4^
divisa
spetta agli spiritiumani
separazione dal corpo
la loro
dubbio
dal corpo
riprenderlo e sciogliersenepoi
a
parole) può
sue
parole)potrebbe
sue
;
3^ Per
"anime
delle
(sono
morte
questa fosse destinata
0
minimi
separazione'dell'anima
sta nella
morte
a'
Pure
può stringersiin queste
dell'uomo
m.orte
role)
pa-
;
2°
ma
Riducendola
dimostrarla.
prima
sue
d'ogni contrasto.
fuori
e
dimostrazione
sua
sente
interpretazione,non
sua
ed
ragioni
quella,quasi fosse (sono
da
rimuoversi
poter
la
le
o
istessamente
piovuti
altra
compiuta
fra le
cosa
conda
se-
alle
ferno
nell'In-
che
nullamento.
l'an-
distruzione
disperatee
furiose
è
190
strida
chiamano
dannati
i miseri
.
cui il tormentato
accorri,
III.
È fuori
:
è
cui
5^
di
queste
anco
il canto
dal
I
che
in
una
volta
verso
112
io por
Che
E
tu
udirai
Di
Nel
È questa
me'
antichi
Gli
ciascun
morte
che
protasi
il
è
a
notare
mostrare
come
perda
a
ma
a
Dante
la libertà
e
:
genti.
del
di
:
in
in
care
ricer-
a
niente
cantica
cielo
più.
sono
non
Inferno,
gli
ma
vina.
puniti dalla giustiziadi-
tormentati
questi che
dantesco
e
;
a
le
sono
quelli: gliangeli non
Oltrediché
del poema.
cui
sommettendo
nei
tosto
piut-
disperate strida
intende
Virgiliosi è
impigliato nelle
trabocchi
è
essa
poema,
esso
Inferno
a
soggetto :
que' particolariche entrar
la macchma
ancora
l'uomo
Dante
a
:
proposizione
o
neir
lo scopo
come
il lettore
di venire,
speran
soggetto
che
materia,
Si ricordi
grida
s' ingannerebbe
angeliribelli
si convengono
la
sono
leggiamo
e
contenti
son
ivi eternamente
tormentatori
meglio
non
spiriti dolenti.
gli spiritiangelici piovuti dal
spiritiumani
morte
tua
proprio soggetto della prima
il
verso
guida,
luogo eterno,
sia, alle beate
che
nel poema,
solamente
nel
discemo
e
penso
terpretazi
in-
degli angelici?
123.
io sarò
mia
occuparmi.
seconda
poema,
verso
quale chi volesse trovare
debbono
la
che
anche
ma
scritte
sopra-
le disperate strida,
fuoco, perché
la
contro
vero
della
di qui per
color
Quando
nella
aeGorri,
parla Virgilio e parla
la seconda
Tederai
al
segui, ed
quegli
Che
E
morte
sentenze
dunque
il divino
lo tuo
mi
trarrotti
Ov^e
fanno
sole dovrò
si tocchi
questi versi
Ond'
delle
prima. È poi
dalla
questione,
Apriamo
che
la 6^
e
degli spiriti umani,
pure
Ora
dubbio
di
la
cominciando
di
la
sospira gridando : Ora
Lano
solamente
E
quest'e
.
!
morte
—
.
la
vizi
umane
ragione
:
al
dunque
di
sioni,
pas-
talento,
egli dee
191
pensiero dell'alunno
il
chiamare
angeli,bensì
manifesta
vide
non
sì presso,
i'
l'ultima
mai
tempo
ad
esso, Per
dissi,fui mandato
c'era
lui tutta
ho
Mostrato
la
follia le fu
sua
lui
Siccome
era.
la
vizio).Ed
dal
qui si
anco
messo.
son
anime
degli
lo ritraesse
la tua
balia».
l'uomo
:
anche
Commedia
questo ella è il più gran
per
è
Commedia
è
del
poema
zione
purifica-
mistica
una
lare
par-
sé sotto
purgan
Divina
soggetto della
Divina
La
s' intende
e
spirtisenz'altro,
dice
Il
quegli spirti
mostrar
degli spiritiumani) Che
solamente
mondo.
intendo
ora
non
e
campare,
dannati, perché l'esempio della loro pena
uomini
(ed
la
di
Questi (cioèDante)
«
volger
a
pur
'1 fine
e
quale i' mi
gente ria (cioè le
questa per
via, Che
altra
perché
per
poco
molto
Che
Ma
sera,
colpe degli
udiamo
Ma
il
Catone
a
:
viaggio dell'Alighieri
mistico
quel
quelle degli uomini.
a
Virgilio che
alle
non
dell'uomo.
che
Dire
nel
solo
non
in
verso
quistioneDante
degli spiritiumani,
giudicare le
creazioni
un
Dante
che
pena
di fuoco.
questo terzetto
in
di tutte le anime
che
contente
son
dantesco
Ma
la
purganti :
è così
non
pesante
soma
di grave
di
ferro
di
una
:
e
non
i
superbi
posson
?
parla
dire
nel
Dunque
pungente
gli accidiosi
ristare ; col viso
di
tutte,
Purgatorio
di
fuoco ?
peccato sotto
il loro
gli occhi
:
alcune, ma
sassi,gli invidiosi
fra
;
di
non
espiatoriache
hanno
si purga
si
non
può
come
purgano
di enormi
d* inferno
or
pena
cilizio,ed
l' ira
notte
:
torio
Purga-
del
in essa
parlare
fuoco
è altra
vi
non
nel
veremmo
tro-
potrebbe ragionarsi cosi
E
dee
struggere
rigore che di-
si tocca
ove
gelici,
an-
inferno, è
questa misura,
a
poiché
mancamento,
grave
d'altra
terzina
nella
pure
tanto
lare
par-
degli
in
luogo
poetiche con
ogni poesia. Stando
anche
ma
perché questi e quelli hanno
inteso
ha
sono
cuciti
fumo
corrono
con
stiti
ve-
fil
nell'orrore
mente
furiosa-
affìsso alla terra
192
sete ; solamente
alle
; i
gli avari
piangono
Chi
di fuoco.
carnali
settimo
nel
di fame
in
penano
ed
ultimo
della
carattere
in
anche
l'Alighieri
nella
nettezza
e
semplicemente
umani,
sì
mai
anche
ma
di
ma
parole prima
altri
parole
seeonda
dannazione.
l'uomo
Iddio.
della
morte
non
:
Un
non
l'ebbe ;
può
dirsi anche
seconda
di
la morte
dal
Ciò
prima
nel
intervenne
uno
le
dei
l'eterna
dubbio,
randosi
sepadella
morire
da
o
evidente
Dio, perdendo
può
morire
maniera
perché
corporea,
vita
di
e
tempo,
non
gegnoso,
in-
:
Bibbia
posto, è
morte
è
corpo
ombra
pur
rebbe
sa-
corpo,
dell'anima,cioè
ha
vi
non
nazione
dan-
Difatti le
del
morte, cioè della seconda
di
la frase
dannazione
vero.
linguaggio della
può perdere la vita
solo può perdere la
beatitudine,come
raviglioso.
me-
gli spiritiumani,
angelo, all' incontro,
seconda
per
casse
si toc-
non
spiritodal suo corpo, e può
nella eternità,separandosi
morte
e
la eterna
per
sembianza
nel
della
muore
il suo
seconda
per
istesso lo ammette.
il Giuliani
tasi,
pro-
morte
separarsi dell'anima
ciò
di
sua
gli angeli. L'argomento
ha
morte
Su
fallo
tutti sanno,
significano la morte
il
in
rispetto agli altri
come
per
dinotano
Padri
seconda
morte
morte
termini,
peculiare
invenzione
dantesco
verso
si
degli spiriti
quella degli spiritiangelici,perché
mi
non
è
della
(rispondeil Giuliani) la
morte
prima
che
nel
della
seconda
sarebbe
che
modi, è, come
della
potrebbe spiegarsi
Perchè
?
Santi
dei
rispettoagli uni
non
dell'Alighieri
che
novità
ancorché
Ma
—
versi
nove
la
quale per
la brevità
IV.
questi
mezzo
nello stile
scientifica,
coglierebbe
prosa
di
e
girone
volesse
adunque trovare
poeti quella circospettaprecisione che
de'
e
si consumano
peccatori
i
fiamme, solamente
parla
in
golosi
di
mai
celestiale,cioè
la
agli angeli ribelli. Dunque
spirito angelico :
morte^ poiché questa frase
è
perito della
significain tal
caso
193
che
ha sostenuto
esso
quellamorte
quellaspecie di
morte
classificazioni
tutto
chiama
quenler) si
della seeonda
.lorire
morire
volta ;
ella
ma
i suoi modi
lingua opera umana,
considerazione
alle
dei casi
che eccedono
cose
il
necessariamente
umani,
le
sta che
iogico e biblico è
da
se
tal morte
a
perché
essendo
cavati dalla
sono
si
trasportano
dalla
linguaggio teo-
nel
così si rileva
Cipriano, da
San
Giovanni
Evangelista
Giovanni
San
dilungano.
si
meno
dannazione:
San
da
or
morte
la eterna
si
condizioni,essi perdono
più
la seconda
finalmente
e
la frase
rigore del parlar proprio e
da
Sant'Agostino,
d'Assisi
che
significaancora
quando
e
umane
primitiva significazioneor
Fatto
mento
ragiona-
significasse
semplicemente
Dio ; e
a
grazia^ morire
dà l'aggiuntodi seconda, ciò avviene
una
Il
morte.
alla
morire
pirlo,
col-
{distinguefre-
giustosolo allora
morte
la seconda
per
seeonda
appunto
poteva
stico
linguaggio scola-
distinzioni
e
del Giuliani sarebbe
nel
che
solo
che
in
certamente
imitato dall'Alighieri.
quel luogo stesso dell'Apocalisse
Dico certamente, perché in questo ho dalla
mia
il
anco
in
verso
Udiamolo
Giuliani,il quale
questione cita
:
«
Ciascuno
grida invoca
nel
suo
al
quei luoghi dell'Apocalisse.
di
fra le disperate
quegli antichi spiriti
ad
alte voci la seconda
morte,
è la distruzione
che
;
l'annullamento
sere
dell'esdell'anima,
perocché i dannati sono già veri morti (Pur.^23,
122) avendo
18)
e
perduto
Dio
bene
perciò la vita dell'anima.
dell'intelletto
E
poiché
la
pilirimedio a tanto dolore,bramano
di essere, cioè,annullati. Desiderahunt
fugietab
In
Commento
eis
{Ap. 9, 6) Mors
secunda
queste parole del Giuliani vuoisi
hanno
non
morte
mori
3,
{Inf.,
seconda,
et
mors
(ibid.,
20, 14)».
in
primo luogo
servare
os-
l'egregio
scrittore,
allegandole frasi ìstesse
riconosca
i dannati
che
dell'Alighieri,
sono
già veri
come
morti^ avendo
perduto Dio bene dell' intelletto. Dunque
Collezione di opuscolidanteschi, n.
96-97-98-99.
13
194
la
vera
morte
sta nel
di
perdere
prima
ma
perdere Dio, nell'essere
Dio
hanno
di
si dice
che
quellipuò
la
angioli); dunque
D'altra parte se
?
modo
sarebbe
morte.
Sarebbe
?
seconda
una
terza
la
altra
l'annullamento
Forse
non
è
morte,
gli angeli ribelli. Sia, ed allora
come
ìstessamente
? La
degli uni
dirsi seconda
e
è la
umani
V.
nella
seconda
testi
avanti
di
mi
testi
confermare
la
avvisai
che
testo, con
ràbunt
dei
che
cosa
dovuto
quei
si è
morti,
testimonianza
e
vivi,
allegassea
mi
il Venturi
che
pare)
e
della
sentenza
detti
a
credere
da
per
dirsi
che
possa
glispiriti
per
a
ah
sono
la chiariva
della
sua
già
non
ficano
signinazione,
dan-
l'eterna
sima,
stranische
sentenza
Vedendo
anch'essi
una
mi
poi
a
il
reva
pa-
come
rincalzo
quei passi dell' Apocalisse,mi
il Giuliani
ma
dette
cro
sa-
deside-
parole
(almeno così
falsa.
al
ricorso
parvemi
cosa
citavano
quei commentatori.
spinto il Parenti;
altro ? Io
con
seeunda
mors
indubitatamente
che
recasse
patto capacitarmi
conferma
medesima
le
ma
dell'anima,
niun
quella esposizione,
Giuliani
; ma
eis
La
notata
essere
coli' intendimento
che
le altre
meno.
il Lombardi
e
il
confermarla
fugiet
mors
sapendo
non
io
interpretazione, o
sua
più, né
né
terza
una
morte
di
Giovanni
San
l'annullamento
non
Giuliani
di
dei
ma
ogni
che egli fa
l'allegare
che
pensare
volesse
et
ad
seconda
ma
merita
meraviglia trovai
"inori
potrebbero
potrebbe
dell'Apocalisse.
Leggendo
avrei
fatto,
af-
dell'anima, la dannazione.
esposizione del Giuliani
i due
cioè morti
ma
gli spiritiangelici e
per
morte
La
—
degli altri
e
degli
morte.
questo
ma
gli uomini,
per
ciò
anco
morte
:
porea
cor-
come
seconda
già veri morti,
sono
nell'anima, quale
morti
invocare
essi
estensione
morte
vita
mostrato
ho
dirsi per
vera
la
perduto
ed
(parlo degli uomini,
dannati
ricorso
fosse
Ora
stato
so
dipoi al
che
sacro
l'errore
spinto nelanche
vi fu
libro, si
196
piliche
lingua nostra
della
volontà
Ma
dell'Alighieri.
basti di ciò.
Veniamo
VI.
ora
tutto
innanzi
si rammenti
la
altro
di
Dante
Sente
Ed
Le
Di
sé
Di
nere
Come
veltri
quel che
E
dall'
peccati
in
gì'ignavi
che
groppo.
correnti,
di catena.
brano
li denti,
brano,
a
dolenti.
1 dannati
ho
mostrato
sarebbe
non
nella
dico
che
Lano
è
questo gridare
di
alla
natura
Alighieri in guisa che
e
di
aeeorri, accorri, morte^
mente
leggeri
maginate
im-
delle pene
siano
a
quella de'
rispondenti.E valga
fur
o
bolgia de*
grida quelle parole ;
Lano
non
invocano
sopra), avverti,
solamente
avvien
ponga
mai
di Dante
(e ad ogni modo
singoiar modo
che
a
posto, io
suicida,Ora
chi
e
un
piena
s'appiattò miser
questo
solamente
s' intende
fece
portar quelle membra
sen
Ciò
troppo,
accorte
la lena,
ch'uscisser
seconda, come
suicida.
furo
bramoso
grida la morte
:
ogni rosta.
la selva
era
di conchiudere
lettore,che
forte.
si
giostre del Toppo:
quel dilacerato
Poi
stormire.
costa,
gli faJlia
cagne
posta,
sua
tardar
non
cespuglio
loro
a
si
alle
forse
;
accorri, accorri, morte!
Lano,
d'un
e
retro
alla
rompiéno
Ora
tue
poiché
Di
In
sinistra
selva
:
gambe
E
Lano
luogo
veuire
l'altro,a cui pareva
E
Gridava
un
il
sorpresi,
rumor
graffiati,
fuggendo
e
Quel dinanzi:
suicidi
altro sia l'annullamento,
Leggiamo
dire
le frasche
e
dalla
duo
della
Che
che
un
la caccia
e
le bestie
ecco
!Nudi
d'
colui
a
il porco
Ch'ode
la
ma
attesi,
volesse
ne
fummo
noi
Simi] emerite
mai
la morte:
come
morte.
al tronco
ancora
ch'altro
Quando
alte
il lettore
seconda
eravamo
Oedendo
ad
invoca
:
Noi
Prima
che
Lano
a
vivi,stimolati molto
il
vero
da
mo-
:
197
sconi
da
e
sepolcro col
dal
geranno
coi
in
immersi
tronche
le membra
delle
vollero
bollente ;
l'Arcivescovo
attuf-
di scismi hanno
spada ; i falsi indovini,
troppo innanzi, han fatto petto
vanno
di
ritrosi
con
che
Ruggeri,
co'
passi ;
il conte
dannò
nella
figli
finalmente
e
torre di
Ugolino
di fame
nella
ghiaccia dei traditori è dal conte eternamente
Che
v'ha di strano
seguitandoquesto
suo
condannato
suicida
Lano
che le cagne
sue
famigliarenel
torna
sono
Ora
mi
nel
«Questi
stanno
lo
e
di
fare misero
per
morte, che glifu
mento.
addoppiargli il tordomanda,
lui, piuttostoché una
mondo
di Lano
ad
consumò
chiama
trovato
dettero
1280
contado
Costa
il sanese
il
Lano
suo
costui
con
alla
ai Sanesi
d'Arezzo, mentre
«gittò disperatamente tra
morte
la
del
tutto
da
di
in
suo
accresciuto
morte
strazio^
lutto
nito,
infi-
soccorso
da
Bru-
parte guelfa,uomo
una
brigatagodereccia.
sconfitta che gli Aretini
alla
Pieve
del
salvarsi
nemici,
non
Toppo
nel
fuggendo, si
volendo
più
(poni mente
è un
bellissimo
«quiy o lettore)
perché mostra
senso,
«che
gli sarebbe stata più opportuna (la morte) che
«
vivere
«la
in
povertà.
prima volta».
In
quella
:
di
potea
i
alla
questo
fosti cagione
mi
che
quella
in
spinseal peccato,in quel periglio
utile, liberandomi
Bianchi),è
Essendosi
«nel
«
mondo
(leggo nel commento
«che
«
correnti
abbia
pene,
la morte
? Il pensiero della
alla mente
saresti
su
« none
applicare le
vorato.
di-
il Poeta,
che
pensare
imprecazione, quasi egli dicesse
una
mentre
«
a
desiderare
a
e
carni
parole
Le
di
modo
bramose
strazio delle
adunque
a
Pisa,immerso
morir
insieme
sono
tori
gli adula-
corti,stanno
delle
scisse
e
vedere
spalle,e
prodighi
i
e
risur-
vita de' lor simili
fetida latrina ; i seminatori
una
perché
chiuso,
nella
alle morbidezze
avvezzi
quiete; gliavari
di
di sangue
riviera
una
volta tanto
in
correre
pugno
; i violenti
mozzi
crin
fati in
sdegnosi
sembrano
ratti che
spintia
sono
vespe,
voce
ora
198
VII.
Conchiudendo
—
riuscito forse
questo scritto,
ora
cosi
troppo lungo, raccoglierò le ragioni sparse
nel
morte
linguaggio della
parole seconda
l'eterna
ma
r Inferno
; la
dell'eterno
San
in
mors
fernus
et
mors
Virgilio dice
la
adopera
tal
parole
Che
la seconda
è
Dante
Poeta
dall'altra
:
chiaro
la fine
non
luogo di
che
:
Et
Inest
è questione.
cui
condurrà
lo
a
questa gente
era
spiritidolenti,
ciascun
mi
grida.
offrono
si
è la dannazione
dell' anima.
:
Dante
a
anche
quando
non
due
eterna,
pretazioni
inter-
per
Appigliandomi
non
dalla
solito
poetica; perchè
la
qui
ignis; haec
discorda
Bibbia.
E
discordare
insigne teologo, adoperava
quella scienza
forma
potrà
seeunda
his
dinotar
a
morte
discorda
non
al
suo
e
morte
l'annullamento
prima, tutto
che
gli antichi
l'una
per
:
divino
tissime
san-
:
questa seconda
è
nelle
non
in
stagnum
all'alunno
gente maledetta,
Vedrai
Di
in
muore
et sanctus
verso
Dante
apriamo
premesso,
vedere
E
—
in
Tommaseo).
seconda
Beatus
:
è la
linda.
see
Ciò
sunt
missi
mors
del
prima:
potestatem.
habet
non
14)
conda
se-
è il patimento
seconda
si trovano
la morte
resurrectione
dicesi
quello che
a
{Apocal.,XX,
partem
habet
è denominato
prima morte
la
:
quelli che
; che
volontadi
far male.
loro
Guai
:
! Beati
peccato mortale
tue
che
(vedi il com.
dolore
d* Assisi
Giovanni
animale
natura
della
dissoluzione
mento,
l'annulla-
morte
morte
2). La
penale. (Epist.
vita
e
Sant' Agostino, Sant' Ambrogio, San
da
Cipriano (Paulini,Epist. 26)
è la
Seconda
dannazione.
Bibbia
già
significanonon
Teologia scolastica
della
Le
:
potesse
l'avrebbe
poesia potea vantaggiarsene
recar
alla
dalla Teologia,
veramente
dall'una
il
tra
l'al-
il
né
linguaggio di
danno
adoperato
? Studiosissimo
alla
ora
della
199
trarne
usato
Bibbia, era
immagini ; perché
tre
mei
ha
ne
non
il
teologico,i
della Bibbia
Padri,
frase solo per
torcerne
sé medesimo?
da
?
ciò
ferci credere
per
l'anima
degli angioli che
a
Dio
ma
Questi
facciano
dell'Ermeneutica
alla seconda
parole del Poeta
ma
egli stesso,
«
del cattivo
di morte
e
parmi che
me
:
che
se
per
allegheranno ad
interpretazioneda
si
svigorire la
a
e
sanno
sopraddetteinterpretazioni,
le
conchiude
e
i dannati
ribelli,né fur fedeli
speranza
appiglioalla prima,
io mi
che
tutte
le
il Giuliani
si
e
l'espresse
abbattere
lui
leggi
glia
appi-
chiare
non
si
punto sospeso a discredersi pubblicamente.
tazione
quali parole io rispondo in prima che la interpre—
da
difesa conformandosi
me
filosofiche
e
quando
del Poema;
Giuliani
non
assurda.
E
siano
dico
difesa, non
rimarrà
Alle
;
l'annullamento.
isperano possibile
non
hanno
non
sceglierefra
Dovendo
ci dice
furono
non
regrino
pe-
bellezza ? No
essere,
mentre
sé foro », che
per
mile
dissi-
concetto
un
umani
degli spiriti
parlando istessamente
coro
tanto
nuova
può
una
E persignificato.
ché
dell'anima, mentre
immortale,
è
di
non
l'annullamento
chiedano
che
che
Apocalisse
darci
per
adorna
Immagine
una
il
guaggio
lin-
egli adopera
mostrerebbe
si
Forse
ciò
dair
falsarne
e
Dante
questo caso
in
tolta
terpretazi
in-
quelli
con
pugnano
tutto
con
e
questa,
dilunga dal
si
concetti
suoi
biblica; egli ha
brma
una
de'
e
Dante
ed
la seconda
Accogliendo
linguaggiodi
concetti
tratto anche
avrebbe
ne
la frase ?
presa
frequente
dì
si
seguitateda Dante,
con
pugnasse
mentre
ad
vero,
la
abbattere
fa neanche
nel
alle
la
mestieri
posto
quanto alla sentenza
lettera
che
solo
o
col
allora
logiche
teodrebbe
ca-
contesto
del
interpretazione
che
le
dottrine
due
altri la dimostri
interpretazioni
egualmente possibili,
ragion
200
/
che
vuole
preferiamo quella
tenute
vere
si dice
;
Dante
dice
si
Dovrò
zoppicato
che
T
per
morti.
i dannati
agli spiriti che
cantano
in
al
mi
il debito,
Mi
Dante
dal
poche, quando
feci
la
maledetto
e
rammentai
cano
signifi-
luoghi
già
potrebbero
nel
ed
fuoco
la
seconda
nel
morte
la
applicare anche
quelli che
a
Spirito Santo
Figlio, allo
bensì
ne'
distrutte,
anime
dinotano
al
Padre,
spirituale,la
morte
Nulla
siffatte denominazioni
non
si
dinotano
Paradiso;
e
contenti
son
gloria
morto
che
altrimenti
che
corpo,
?
sentenza
gente morta^
è chiaro
Ora
non
medesimo,
linguaggio dell' Alighieri
del
corre
svigorire
a
allegai, e
le
il
quali egli chiama
veri
Teologia.
Teologo
ne
tra
l'al-
in
l'oppostasentenza,che
Alighieri,
che
presso
l' un;^
Per
Teologia. Quanto poi ad allegarel'espresse
in
difesa, io
Giuliani
notare
tiene
è
me
non
parole del Poeta
chiare
si accorda.
Dante
che
chi
invece
con
questo luogo zoppica
pilifacile; ma
dimostri
e
in
dottrine^
le
questo luogo è teologo. Per
in
anco
Dante
:
quale
Alighieri meglio
dimostrare
io
sarebbe
ha
dall'
la
la
dell'anima,
morte
morte.
Nota.
Il valore
illustrato
italiani
tristo
da
E
1863) :
e
la
parte
aggiungere
p.
'l
dell'altro
tes,
.
ragione
una
della
.
.
nonne
:
«
Vos
terror
d'anni
di
dal
dopo
dotta
mia
di
e
mi
veleno
Perché
la
terminata
lettera, mi
secundae
jura
mortis
a
l'una
et
e
E
col
l'altra
(Bonarotti, Rime, Fir.,
la
La
:
vita).
—
disputa,
si dichiarava
interpretazione.
divina
gli spiriti
tra
del Petrarca
verso
è bene
peccati pieno,
veggio
:
discussa
dantesco
più
grido (Canz.
anno
Griuliani,con
dà
i'
un
persuaso
mi
nutrisco
cor
tacendo
che
Carico
del
forte, Vicin
e
il valore
qual
:
frase
della
termini
quartina
Dante
radicato
uso
dei
uno
questa
dopo
morte,
mia
di
Ma
anche
humana
exagitat
doglia
Debbo
l'illustre
mente
pienaDante
transgredien?
»
Epist.,YI,
2.
IL
GREVE
DANTESCO
TUONO
ALFEEDO
LETTERA
APERTA
AL
PROF.
DELLA
PUKA
204
come
delle
una
di luce
vermiglia del 5°
del
tuono
pilinaturali
cose
del
cento
contro
i
quali disgraziatamente,in questo
i
commentatori,
tuono
è
non
fragore, il
sulla cui
ci arrischieremo
tuono
un
proda
si trova
il
è il
che
Poeta,
abbiamo
letti
dirgli che
ma
dHnfinitiguai
tuono
il greve
che, se noi,
uno
caso,
a
proprio,
che al baleno
dietro
tenga
verso
9°. E scommetto
mondo,
questo
rimbombo,
nell*abisso
risuona
ci verrà
non
il
fatto di
capacitarlo.
mi
Anzi
par
di sicurezza
prevenute,
non
vermiglia è
Ad
di
tuoni,
;
baleno,
Siccome
ai veri
quel tuono
cos
voi che
produrre nelle menti
—
e
a
baleno
un
quella luce
baleni
è
un
reale
tengon
tuono.
vero
tenesse
dietro
?
forma
sua
cento
quell'ac-
fa
non
sillogistica
? Certo
mio
rigoroso,
grinza,
una
si
non
cosi
e
può
come
altrimenti
Proviamoci, dunque, cosi in via
negando la minore.
esperimento, a negarla, a negar dico che quello sia
baleno, affermando
vero
un
invece
angelo, il quale scende
dopo
senza
il rifiuto di
un
balenò
divino.
parola, non
può
in alcun
manifestamente
il testo
dantesco.
solito di fare
fenomeno
dopo
E
nel
cosi spesso
come
l'altra le
un
nel
vero
cagioni, dico
senso
parole
ed
il Poeta
in casi
fenomeno
che
non
di
un
può,
acherontea
mente
vera-
che
; ma
piticomune
quel
della
pugnano
sostenersi,perché vi ri-
modo
le
faccia
la riviera
indubitabile
intendersi
debba
non
è altro
l'angelo discenda
Che
tutti sanno,
come
tatore
commen-
non
dalla
al Poeta
aiuto
in
Caronte, passare
soccorso
è,
balenante
raggiante o
luce
non
qualche
con
questa l) ch'esso
(hanno detto anche
se
suol
questo modo
rispondere, Alfredo
che
risponderci, con
ragionamento cosi semplice
un
nella
che
l'evidenza
metaforico
tuono
un
che
vero
! vorreste
Come
sentirlo
in
un
i veri
dietro
dì
il
anche
immediate,
tutto
qui, com'è
simili,descrivendo
naturale, ne
le
di
senso
accenna
come
quel
una
natu-
205
rall
anch'esse, e tali che
alla
meteorologia pilio
Vedi
si
buia
la
:
già
Ho
detto
perché
dei
anche
ben
la cagion
è
lo
con
una
frase
da
un
modo
ad
pari
sta che
trovai
mi
di qua,
abbia
lo
e
sulla
si
io
cui pur
quanto
non
so
io
mi
senza
suo
per
vuol
lasciare
la
menta
Si addor-
—
chi
e
Insomma
Purg., Canto
XXI,
v.
il
mentatori,
com-
maestro,
spiegazionedi
dubbi
Perché
56.
tanto
egli,
al
maechina
scende
come
è
Ma
questo particolaredel
conferisce
ce
come
agli occhi nostri.
l'angelo
sapete perché?
i
notano)
specie nella parte miracolosa,nella
sacro.
sulla
il fatto
ma
interroghi di questo
ricorre
saggio
pas-
in
sapere
sappia, non
passaggio nel mistero; ciò che
1
del
come,
proda dell'abisso.
importanti, almento
il Poeta
Poeta;
tende,
si sottin-
ehe
è
Vero
sveglia di là,
cosi spesso
meno
poema
accenna,
quale molto
d'Acheronte.
non
egli risvegliatosi,
che
peregrinantenon
singolare,meraviglioso
:
racolosa,
mi-
i commentatori.
portato. Ed è proprio singolare(ciòche
a
anco
è fisica
soprannaturale
nella
trovai^ etc. cioè
mi
conde,
se-
o
accennato, nella venuta
ho
suo
è
baleno, ma
precedono, non
naturale,ma
all'altra riva
proda
prossime
l'ignora egli stesso; solamente
anzi
tal
e
dunque
solo del
non
angelo : ed in questo consentono
il Poeta
Che quest'angelodiscenda
dice,
terrae^
o
un
lo
a
che
consiste, come
e
gli Stoici
cagioni.
sue
prima
fenomeni
mente
final-
rologiche
fisiche,meteo-
tutto,come
cagioni immediate
le
non
spirituale,
ma
le
sono
terra
esce
anhelitus
sunt
suoi.
in
asserivano
come
al
fisica,meteorologica
al tutto
il vento
vermiglio. Questo
il baleno
produce
cosa
d'
i venti
Cicerone,
tempi
ehe
vento
per
uscire,
terra, perché,
dalla
vento
trema
vuole
che
e
aristotelica de'
meno
campagna
nasQonde^
citati da
rispondono esattissimamente
invisibile
suo
blime,
su-
del
al
peccatore
206
è per
non
volto
fatto
anche
celestiale. Questo
spiritiè
lui
per
via
purificandosi
alte
e
resto
un'abisso
ahe
nona
e
fra.
di tutto
(dove non
farmiai
lo
ce
se
pure
luce
badava
trovano
fantastica
e
nissima,
stra-
cosa
nel
?
condo
se-
esplicitamente,
a
dalla
palude
o
due
più
alle
quel
è del cauto
IX
del
IX
canto
casuale
non
in
un
alla
simmetria,
alla
insieme,
le
scene
creazione
dava
e
cosi
alta
numero.
Stige sulla
sbadato
mura
altre
pure
prima studiandomi
di
troppo.
parti d'una
nelle
matematica
mistica
dinanzi
il
primo,
sveglio,non
anche
tanto, anzi troppo
estrinseca
anche
cortese
il
commentatori;
questa. L'una
su
forse
più
dice
Commedia
Purgatorio, coincidenza
la
è
suoi
è
non
l'altra
Passata
0
certi
e
Comincerò
che
le doloiili a.jte
Divina
nella
imporanza
terra,ed
Dante, anche
di
e
questa prima Cantica,
tanto
della
di
sentire.
ciò;
quali gettano molta
euritmia
proda
quelle grida sapete dove
iuoomincian
basti di
che
sulla
egli stesso:
A
poeta
pid
sempre
sospiri);è
ma
dire.
soltanto;
Ora
sono
a
udir
chiarissimamente
Ma
al centro
cerchio
un
gli orecchi
cerchio
del
e
digradanti (figuriamoci
lamenti
son
ad
comincia
di
regni degli
risvegliato,(^ome
ciascuno!),potesse essere
per forza e desta^dalle grida dei dannati,
i più vicini di questi e lui c'era niente meno
davvero
Vi
un
zerà
innanzi, s'innal-
addormentato
cerchi
nove
assurdissima
aveva
tre
intuizioni
a
sprofonda fino
si
la distanza
limbo
egli andrà
il Poeta
soli
in
l'altezza di
mentre
che
che
è diviso
che
nei
in
graduale espiazione
e
gradi
gli occhi
celesti.
Del
per
che
per
fissar
viaggio
suo
mistica
una
purificazione; via
di
degno
di
d'esser
barca
Caronte, i
di
due
breve.
Flegias,
poeti sì
torreggianti della città
di
207
di entrarvi
Virgiliochiede
Dite.
che
stanno
che
Dante
è
vivo,
ancor
dentro
a
porte. Virgiliocon
le
cigliarase
era
rimasto
in
con
tronche
parole lo conforta
d'ogni baldanza,
se
disparte tutto
l'arrivo
di
quella porta. Difatti
spavento
volti alla terra
gli occhi
le
lì
di
a
impetuosissimo,
orribile
riosamente
miste-
aprirà
si
spira
;
che
sospirando,
fracasso
un
con
Dante
a
e,
cui
per
poco
un
e
promettendogli
all'intorno
si diffonde
torna
ne
pauroso,
tale
un
ragioni,
stizzosamente
chiudono
e
prova
demoni,
sentir
vogliono
non
ai
quelli,accortisi
guardia dell'ingresso,ma
a
si cacciano
l'alunno
con
pieno di
vento
un
loro
celloso
proscuote
terremoto
uno
(ilPoeta lo
sponde di Stige : ed ecco
movendosi
designa così) che passa la palude a piedi asciutti,ri-
ambedue
le
dal
viso
innanzi
muove
spesso
volto.
Dante, ad
l'altro
ghetta,
quell'ariacrassa
alla
di
cenno
giunge
alla
rimproverati
e
dei
sicuri
Ora
le
d'
preso
Come
veramente
per
arrivo
-a
poi, confesso
parole
fuoco
sante.
così poco
ha
le
commentatore
qualche
e
lo
somiglia un
verghetta, ma
dice
del
poeta cristiano
del ciel
a
del
messo
non
Gesù
può
e
è
Mercurio
:
«
del
messo
voler
figlio di Maia
specie in quel
poco,
personaggio
» ;
al
Quanto
comprenderlo.
dà
città del
nella
personaggio
ci possa
egliera
Dante
senza
pre-
qualcun altro per Mercurio.
io
il figliod'Anchise
entrare
che
che
accorgersi della
di
già
la strada
Enea,
che
Dante
citranti
rical-
che
particolare della
e
ver-
angelo,
un
lo ha
Giove
rivolgeper
si
neanche
questo misterioso
sembianze
non
!)
poeti,i quali entrano
appresso
sua
i demoni
parole
agre
una
in silenzio,
voglia (peccatoche glici sdruccioli
divina
mostrare
senza
Virgilio,s' inchina
porta, l'apre con
con
quell'allusionead Ercole
fatta
grande disdegno glisiede sul
; un
un
la sinistra che
con
dire
Cristo stesso
ben
messo
m'accorsi
cielo,in
che
di
bocca
rai
angelo.Di-
l'epitetodi
Giove.
208
Sì, ma
specificandolocon
Giove, che
sommo
o
di Mercurio
che
viaggia
Enea
sembianze
si
di
qualche
quell'uomo
a
la
con
quello
che
gelo
an-
fanno
come
è per
che
celestiale
vede
dalla
Purgatorio. Nulla
e
di
del
di
Purgatorio
in
come
via
via
notizie
i
trattengono
lontani
ci vuole
immediato
Dante
giola che
anche
del
non
scende
i
dalle
poeti
un
ad
ancora
aiuto
eccoci
e
nelle
anime
guida
sogno
bi-
fatica,
quali
quella vallicella del-
a
e
olezzanti,
fiori
di
pentirsi.Sono
a
proprio, e
Purgatorio
speciale,
alla
veder
agevolargli
la
ed ha
tempo
principi lenti
cielo. Ed
deve
ignoto;
molto
dall'ingressodel
qui
montagna
la
per
lo
abbagliati.
della strada
di erbe
l'aijtipurgatoriosparsa
sostiene
ne
gli occhi
su
del
Caronte
il
mondo
un
le
più umile
ufficio
non
su
ogni momento
s'imbattono, arrivano
ancora
e
guidata. Dopo
esser
di Catone
è, dico, il nocchiero
lui
a
tale,
torio,
leggiero al Purga-
e
il Poeta
meno
del
trova
raccattando
si
messo
conduce
Tevere
l'angiolodi
dinanzi
dimanda
Dante
un
ferno
fuliggined'in-
il viso dalla
snelletto
china
Nell'isola
Virgiliosi
(un
come
alle istruzioni
foce
cosi
dir
proprio
quasi si potrebbe chiamare
e
splendore,
Pure
uomo
un
ci sia
che
paradisiaco degli altri,che
meno
officiali,
per
; vede
cosa
pensa
rugiada
vassello
un
sopra
dove
vero
degno di vederlo.
Virgilio,obbediente
è
di
è anche
non
angelo che Dante
gli ha deterso
anime
».
angelo.
primo
che
dopo
o
parole di
d'un
adunque
incognito sotto terra,
in
aeeorge
cielo, un
Il
le
sante
quasi direi nelle sembianze
sotto
tale) ma
del
crocifisso
noi
per
«
grandi personaggi di sopra. Egli non vuol mostrarsi
al Poeta
(figuratipoi se ai maledetti) nelle sue
il Poeta
e
? Si tratta
ragione che Dante
la
terra
fosti in
lo seguono
i
spesso
vere
parole che
egli potuto chiamar
avrebbe
Bppoi
le
la
intervento
un
seconda
scena.
l'angelo,
sua
via.
anzi
Anche
Van-
qui
209
donna beata
dunque eglisi addormenta, ed eccoti una
dagli occhi lucenti,Lucia, che lo prende tra le braccia»
dormendo
lo depone ancor
in
seguitatada Virgilio,
vista della porta del Purgatorio e s' invola. Dante in
d'esser
ha
confusa
sensazione
una
questo suo sonno
portatoin su, la quale nella mente di un poeta pieno
e
classiche
di reminiscenze
lui, si trasforma
come
rapito da
d'esser
sogno
classico,e gli pare
come
Ganimede, fino alla sfera del foco, e
in
un
aquila
un
sentendos
scottare,si sveglia.E lasciando stare l'effeminato paragone,
che qui ha un
valore mistico, il sogno di lui
è,
quellodi
Vedi
nel
mulandis, naturale
don
Rodrigo.
mutatìs
dunque
interventi della
queste tre
come
suo
scene,
si rispondano
divinità,
a
questitre
capello,
tranne,
dico
la necessaria differenza che
già s'intende,
e
dalle circostanze
il primo, comunque
era
cede
alla sola
questa
in
di
Beatrice,perché
tutta la macchina
degno, molto
meno
l'angeloche
viene
le
per
in
suo
si
addormentato
era
sta solamente
del sogno,
e
intendere
è Lucia
che, movendo
nella selva, muove
in
Così eglinon
del poema.
ragioni accennate, di
der
ve-
aiuto sulla riviera d'Acheronte.
all'avvicinarsi
Lucia,
dell'angelo; e
la
qui per effetto del greve tuono
richiesta dalla
vedi
e
si era
porta del Purgatorio,come
proda della valle d'abisso. La differenza
effetto
in questo, che là si sveglia per
sveglia presso
svegliatosulla
aiuti ad
all'avvicinarsi di
Quindi si addormenta
si
personaggi ;
pensino i commentatori. Dante non
veder Lucia, la quale in eccellenza
aiuto di lui smarrito
certo modo
dai luoghi
nasce
la
degno
ancor
come
dei
specialmentequest'ultimoci
come
è
diverse
come
genere,
natura
diversa
dei
luoghi
; differenza
e
delle altre
circostanze.
Ora
una
io
questoluogo,inteso come
nuova
o meglio, di
bellezza,
Collezione
di opuscolidanteschi,n.
96-97-98-99
lo
sta
intendo,acqui-
bello che era, di-
14
210
veramente
venta
sì
sublime.
Vedi
baleno
terribilmente, un
scuote
poeta cade
il
tenebroso,
discende, lo piglia tra
dall'Acheronte,
tuono
ed
lampo
il tuono.
ch'egli è
che
prima
gelo
sensi, l'an-
lo
porta
il
fragore del
fa tutto
velocità ! Ah
Che
di
là
questo fra
il
m'accorgo
ben
del cielo ! Questa è poesia veramente
messo
un
dei
braccia,
risvegli. L'angelo, dico,
lo
infernale
vermiglio solca quell'aere
fuori
le
scompare
e
la campagna
:
sublime, veramente
degna
di Dante.
G.
PUOCIANTI.
Nota.
Qui finiva
dalla
ripigliarela
la
penna
Isidoro
Del
Lungo.
Caro
La
d'uno
degli
le debite
via
Ora
ben
antichi
è nell'animo
s' indeboliva
l'Ottimo
proprio,
quale e
del
d'infiniti
guai, figurato,
interpetri
come
Potrebbe
della
indicare
terzina
«lo
del
tuono
»
,
non
:
Vero
«
loco
dov'ei
«
il tuono
Ma
anche
si
(non
fosse
,
soltanto
del
nella
un
«
Vero
quali, fatte
dei
saccenteria
in
nessuna
sette
versi
si
derni.
mo-
del Canto
IV
nel precedente
toccò
relazione
dopo,
ossia
spiccatamente
par
...»
»,
col
inter-
baleno
:
fulmine)
è
...
relazione,
»
tiva
esplica-
apposta
spiegare
mente
sola-
non
il «tuono»
per
ruttore
inter-
indeterminatamente
poteva
come
voluta
anche
ma
sopra
del
certamente
risponde,
se
crescendo,
principio
s' intenda
versi
»
raccontato
»
lettore
tu.
nominato
sonno,
di
è che
quei
con
come
mio
l'appoggio
de'
tremuoto
la forma
che
opporsi
del
porlo
senza
nella
li sul
ha
andata
mio
la fiducia
dice
tuono,
capitolo
petrando
a
risposta.
; l'autorità
commentatori
...»
tuono
la mia
con
ebbi
del
dispiacerà al
non
lumeggiata esposizione
un
per
«...
insieme
avvertenze,
che
via
Spero
lettera
una
giorni
Puccianti,
cosi
tua
ad
rispondere
per
ripubblico qui,
dopo pochi
scritto, ma
Fanfulla della Domenica,
nel
pubblicazione
sua
caro
breve
il mio
«
«
dire
Di
Tenea
trovarsi
certo
se
quel
«
proprio
securo
dietro
ha
un
teriormente
an-
mine
il ful-
al baleno
»
sufficente
ragion
poi più prossima,
anzi
.
212
sulla barca
passasse
una
nuova
interpretazione
eh' io
contraria
tutto
sembra
mi
trarrebbe
mi
parte
letterina.
mia
di Caronte.
stessa
Se
a
il
questa invero
voglio discutere,perché
non
il contesto
lontano
troppo
verrà
ne
Sarebbe
dantesco,
dall' intento
di questa
intratterrò
bisoj^no,ne
tra
d'al-
e
i lettori
del
FaìifuUa,non tanto perché la interpretazione è più o meno
zione
implicitanelle parole dell'Ottimo, quanto perché un'esposisimile
nella
sostanza
fu ultimamente
mi
proposta,
non
ottimo
e
argomenti degni d'esame, da un mio bravo
amico, G. Donati, che la trovò di suo.
Tornando
ora
all'Ottimo, dopo questa postilla, egli ha
Il tuono
il terremoto
del quale
l'altra che tu riferisci :
e
nel precedente capitolo
nel precedente capitolo ». Ora
toccò
del tuono,
tocca
si del terremoto, ma
non
(Canto III) Dante
senza
«
del
anche
che
io
qui
mi
tuono
Ma
il fatto
che
rapidamente
al
che
toccare
il verbo
ha
forse
annunzia
del
di
per
si
era
dice
dietro
determinato,
:
«
! Ma
Di
quel
al baleno
cioè
ci voleva, com'è
»
,
di
cose,
quello
e
Dante
per
non
tuono
mi
pare
basti
securo
ai
postille
del
testo,
fu riscosso
Dante
terremoto
in forza
del
(non
un
mine)
ful-
d'un
ne
fulmi-
di ciò.
il fulmine
perché parlando
del
le
che
chiare
meno
stesso
pensando
che
to
poeti (Canin questa opinione mi
ma
priquesto tuono
pone
aprire
dirci che
a
quello
addormentato
Il Manzoni
Tenea
di
Ed
molto
riuscirebbero
effetto
ad
l'Ottimo
sieno
dire
senza
precede
terremoto,
suon
pien di spavento
cosile
Stando
pure
il
che
che
il vedere
in sostanza
sonno
me,
annunzia
rapido che
con
quel
l'Ottimo
città di Dite.
commentatore
questo
quale
la romba
della
terremoto.
perché
dal
porte
antichi
ma
descrive,
ma
effetti;
suoi
poco
simili,
o
si riferisce
significatomeno
a
mato
chia-
si
quello
soltanto
i nosti
per
accennò
che
toccò
accenna
un
spesso
anche
conferma
lo stesso
ne'
strano
ha
che
non
altrimenti?)
ragione
quel fracasso d'un
la venuta
dell'angelo
a
pure
le
IX)
che
aveva,
dinotare
voluto
la
non
Se
immediatamente
per
oggi. Quanto
noi
per
stesso
toccò vale
quel
solito,almeno
bene
medesimo,
sta
Dante
al terremoto
abbia
che
al tuono,
Ma
baleno
toccò
:
chiamar
da
commento,
un
riferire al baleno
può
si
mediatamente
questo.
che
nominarlo
come
ancóra
si dirà
quindi
(e
dirà
taluno
qui l'Ottimo.
egli faccia cosi
accenna
persuadere
baleno
Ma
questo.
questo
a
posso
appunto
che
in
linguaggio, specie in
un
baleno, anzi quel
di
prima.
ed
baleno,
non
abuso
e
solamente
si fa sentire
che
Griove
chiaro, l'articolo
leone,
terreno, di Napoche
ha
appunto
l'uf-
213
ficio
l'articolo
dice
allora
l'ha
fatto
egli
non
il
il
sia
il
e
già
non
l'articolo
:
:
«
Il
baleno
che
parte
non
;
aveva,
la
qui
poteva
non
Difatti,
al
dantisti
baleno
«balenò
già,
Il
dal
lettore
una
dell'abisso
ti
che
sa
regola,
che
al
e
Poeta
lo
non
chiaro.
del
non
e
non
preceduto
esplicativo
Mi
so.
Sono
sulla
trovai
Dante
—
certi
meglio
o
dal
fattagli
suppone
-
che
tuono
essendo
è
ma
?
come
come
dice
il
»,
».
perché
spiegato,
trovesti
lo
e
leno
ba-
diciamo
»
tuono
greve
esplicativo,
piena
quanto
;
tuono
greve
dubbio
in
un
venne
e
domanda
Dove
-
quello
è
a
il
d'essere
baleno
responsivo
balenò
«
senza
bisogno
suo
:
venne
è
è,
vero
ha
non
e
al
,
no
o
ciamo
di-
mentre
,
pure,
cosa,
porre
dietro
tien
tuono
dietro
tien
tuono
un
«
no
che
dinotante
cadeva.
ci
o
quindi
;
non
balenò
ma
come
tuono
D'altra
piglia.
baleno
l'azione
al
dietro
sonno
stato
(e
il
mine
ful-
Dante
essendo
?) che
tien
con
manzoniani
tutti,
"
sostantivo
l'articolo
;
il
baleno.
neanche
capisce
cui
sopra
dinotante
tuono
greve
Vuom
detto
perché
che
quello
come
aveva
tuono,
avvenuto
al
negare
al
non
miracolo
appunto
cadere
verbo
il
sonno
poteva
concedere
il greve
non
e
parte
doveva
nel
adoperato
dico,
ma
tuono
ignorando
sveglia
d'altra
pur
immerso
capirlo
lo
che
greve
un
fin
né
determinare,
di
proda
risponde
che
commentatori
l'abbuiano.
E
chi
faccio
qui
ha
non
punto
altro
dell'amico,
il buon
come
da
dire,
e
la
se
non
pazienza
del
sartore
Poeta,
di
ringraziar
del
interpelazione
mia
Camillo
Castello,
Antona
S.
Traversi,
Lapi,
1887.
ebbe
H
sostenitori
«
greve
come
la
nuovo
nignità
be-
lettore.
G.
La
cioè
tuono
ed
»
PUCCIANTI.
avversari.
dantesco,
Vedi
Città
:
di
INDICE
Al
lettore
I.
I
della
libri
Monarchia
di
«
II.
5
pag.
Allegoria
Dante
9
»
...»
Beatrice
di
25
»
III.
IV.
Dante
le
e
lingue
55
»
unità
Della
semitiche
della
lingua
Italia
in
84
»
....
V.
La
donna
nella
Vita
nel
del
Canzoniere
«
di
nuova
«
Dante
e
»
Petrarca
112
»
»
....
VI.
VII.
Il
La
Dante
di
sonno
134
»
visione
Dante
di
triste
Ancora
morte
»
seconda
della
171
»
»
185
morte
«
X.
Il
«
greve
prof.
la
del-
149
«
IX.
passaggio
suo
»
seconda
La
il
riviera
»
VIII.
e
dantesco
tuono
:
»
Alfredo
»
»
Della
lettera
aperta
Pura
210
»
COLLEZIONE
DI OPUSCOLI
0
INEDITI
diretta
dal
Prezzo
Betti
S.
Betti
ogni
Postille alla
—
S.
di
Scritti
—
RARI
G.
Conte
L.
PASSERINI
Cent.
numero:
«
DANTESCHI
Divina
danteschi
80
Commedia
in
»
[l""-20-3«]
.
alle
appendice
le.
Postil-
[4«].
Paganini.
Chiose
—
Commedia».
Fonta
M.
Dante
—
gionamenti
O.
P.
Antonellis
si
G.
Commedia
»
astronomiche
di
principidi
De'
—
E.
di
diritto
penale che
Commedia».
alcune
Osservazioni
—
[8*^].
postillealla
«
Divina
sopra
la Fisica
nel
ma
Poe-
[IO»].
M.
Sermoneta
Commedia»
alla «Divina
.
di Dante.
Caetani
[6*^].
[9^]
.
G,
Bottag^sio
Ea-
[7^].
Saggio
—
aggiuntivi i
di Dante.
contengono nella «Divina
Galvani
Alvisi
versi
Illustrazioni
—
C.
il Petrarca,
e
due
sopra
Commedia».
De
«Divina
[5^].
G.
Mossotti
filosofici della
luoghi
a
chiose nella
Tre
—
«
Divina
[11»].
Nota
—
al canto
XI
del
«
Paradiso
»
(v.43-75).
[120].
Di
Cesare
Villani
G.
M".
—
Note
a
Dante.
Osservazioni
—
[13""].
intorno
alla
«
Divina
media».
Com-
[14®].
Del
Noce
G,
—
Il Conte
Ugolino
della Gherardesca.
[15®].
Sorio
B.
Lettere
—
Gnarini
A.
Bettini
la.
Il Farnetico
—
Le
—
ed
raccolte
Faufaui
P.
il Tasso.
ovvero
Divina
«
[IV].
Commedia
»
alla
postille
«
Divina
Commedia
»
Casini.
Tommaso
[20®].
insieme
messe
da
N.
Lo
—
Stige Dantesco
e
i Peccatori
dell'An-
[22»].
tilimbo.
Finali
Longhena. [16°].
[21°].
G.
Noce
savio
Indagini dantesche
—
Castagna.
De
F.
[18*^-19°].
Le
—
prefazionedi
con
a
perifrasidella
annotate.
Tasso.
Torctnato
Dantesche
G.
Cristoforo
—
Colombo
il
e
viaggio
di Ulisse.
[23«].
Casini
T.
Aneddoti
—
Fioretto
G.
[24''].
Prolegomeni allo studio
—
Commedia».
della
«Divina
[25®].
Giovanni.
Crocioni
Danteschi.
studi
e
di
Il Dottrinale
—
Iacopo Alighieri.
[26^-27°-28®].
Cavedoni
la
C.
RaiFronti
—
Commedia».
«Divina
Villani
F.
tra
biblici
sacri
e
e
[29®-30®].
al
Il Comento
—
gli autori
primo
Canto
dell'
no».
Infer-
«
[310-320].
Franciosi
G.
e
S.
Scaetta
Dante
studiato
per
La
Fama
—
I
Parte
—
Il
—
:
«
«
Inferno
Vaticano
la
nella
»
»
volta.
prima
«
Parte
—
[33®-34®].
Commedia
Divina
II
scritto
de-
l' Urbinate
e
:
«
»
Purgatorio
»
.
.
[350-360].
Benivieni
H.
—
Dialogo
circa
fiorentino,
di
»
di Antonio
al sito forma
Dante
et
cittadino
Manetti
misure
Alighieri poeta
dello
«
ferno
In-
excellentissimo.
[370-38»-39®].
Bossi
M.
Dante
—
e
I
di
discorsi
di
Ridolfo
FilippoSassetti
Castravilla
in difesa Dante.
contro
[40®-41®].
Torti
P.
a
cura
e
prefazione di
con
E.
Carrara
rivendicato.
Dante
—
Le
—
chiose
Lettera
Ciro
al
Sig. Cav.
Trabalza.
cagliaritane scelte
Monti.
[70o-71*^].
ed
annotate.
[720-73«-74''].
G.
Faperiui
P.
Lamma
E.
XV
(Di
Crocioni
Di
—
G.
Le
—
del
codice
Secolo
pseudo-dantesca). [76®].
Alighieri precedute da
di Piero
rime
A.
Torre
La
—
S.
Perrara
Le
—
D.
:
Cosimo
dotti
versi
«
»
«
diece
Dio; «Cinquecento
cronologia.
nuova
Bartoli
sopra
la
[83^].
Dante.
alcuni
cio
Boccac-
Giovanni
una
Pape satan, pape satan
Nembrot
pie fermo
; Il
»
di
Di
—
di
M.
di
letture
di
«Commedia»
di
giovinezza
(1313-1341).Proposta
[790-800-810-820].
di
di
biografici.[IV-IS^].
cenni
Gnerri
(Par.,II, 46-148)
[75°].
Crusca.
frammento
un
canzone
una
Dante
sopra
della
nell'Accademia
fatta
Della
Lezione
—
e
della
«
Aleppe
; Il
Divina
media
Com-
! » ; La
ra
figu-
adamitico
nome
cinque». [840-850-86^]
.
Il
«Libro
zione
dell'Aggrega(Al- Fargàni).
secondo
delle stelle
(Dante, Conv.^ II, vi-134
9 (conCod.
PI. 29
codice Mediceo-Laurenziano
temporan
Alfragano
—
»
il
-
Dante) pubblicato con prefazione e
Campani.
[870-880-890-90""]
di
da
De
Romeo
Chiara
S.
in
gran
—
Dante
e
Calabria.
la
parte rifatta
e
Seconda
notevolmente
G.
—
Saggi
danteschi
«M^*
ne,
edizio-
accresciuta
[910-920-930-940].
Puccianti
note
[96-97-98-99].
ILI PUEBLIOIilil
MISI
DALLA
EDITE
CASA
EDITRICE
CITTÀ
S. LAPI-
CASTELLÒ
DI
•?M»
N.
Angeletti
delle
Cronologia
—
nori»
mi-
«Opere
di Dante
Antona-Traversi
BartoltLCci
C.
L.
A.
Borgognoni
Clerici
G.
P.
Studi
—
»
sulla
vari
del
lettera
«
Torre
R.
rilomnsi-Gaelfi
la
L.
Filomusi-Guelfi
frode
nella
Mafticci
M.
Dante,
A.
Citazioni
..
Moraudi
L.
tre
«
di
Citazioni
Divina
«
—
tavole
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Con
tre
rappresentanti
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per
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«
5,
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«
1,
—
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Passerini.
:
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esposta
delle
uso
—
dia
Comme-
di Dante
»
—
sche,
Dante-
Commedia»
illustrate
(2* edizione).
..
inedita
«Divina
La
L.
G.
Francesca
appendice
con
L.
La
—
«
di
poema
..
prefazionedi
con
0,50
..
illustrativi
,
commenti,
«
una
diritto
ed illustrate secondo
annotate
»
nel
dalla
tratte
2,50
Violenza
La
su
Dizionario
—
«
—
media»
Com-
con
esposizionedel
quadri
tre
con
Morpnrgo
in
..
dantesco
Dante
su
filosofia
e
Breve
—
1,
—
Giuseppe
Poema
Studi
—
«
..
di F.
nota
Natoli
..
Divina
comm.
del
Scopo
—
1,
Griudizi
e
Vedova
DALLA
e
Massime
Matelda
—
con
Della
dantesco
»
Commedia
Divina
«
tuono
ve
Pensieri,
—
dalla
estratti
Gre
«
—
L.
scuole
grafia,
cromo-lito-
regni, e rispettive
di
esse
..
..
—
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