Polli di razza Trentina 2013 Polli di razza Trentina Maurizio Arduin novembre 2013 Fondazione Edmund Mach ISTITUTO AGRARIO di SAN MICHELE all’ADIGE Trentino CIPA. AT Servizi srl Confederazione italiana agricoltori del trentino Centro Studi Règia Stazione Sperimentale di Pollicoltura Polli di razza Trentina Autore Maurizio Arduin Ringraziamenti Si ringrazia l’Associazione Pollo Trentino per la collaborazione nella valutazione dei riproduttori attuanlemente presenti. Informazioni [email protected] www.biozootec.it Pubblicazione edita da Centro Studi Règia Stazione sperimentale di pollicoltura Via G.B. Conti n. 24 – Lendinara (Rovigo) Novembre 2013 La bibliografia è disponibile presso l’Archivio Storico del Centro Studi Règia Stazione sperimentale di pollicoltura: [email protected] In copertina: Polli di razza Trentina. È consentita la riproduzione di testi, foto, disegni, ecc. previa autorizzazione da parte del Centro Studi Règia Stazione sperimentale di pollicoltura, citando gli estremi della pubblicazione. 2 Centro Studi Règia Stazione Sperimentale di Pollicoltura SOMMARIO 1. PREMESSA...................................................................................................................... pag. 4 2. ANALISI STORICA................................................................................................................. » 5 3. DESCRIZIONE DELLA RAZZA.................................................................................................. » 15 4. CONSISTENZA DELLA RAZZA................................................................................................. » 16 5. HANNO PARLATO DELLA RAZZA TRENTINA .............................................................................. » 17 6. BIBLIOGRAFIA..................................................................................................................... » 26 7. APPENDICE.......................................................................................................................... » 27 3 Polli di razza Trentina 1. Premessa L’esperienza del recupero, la conservazione e la diffusione dei polli di razza Trentina è iniziata nel 2007 con alcuni allevatori e appassionati dopo un corso sull’allevamento degli animali da cortile e la biodiversità zootecnica in trentino, promosso dalla Fondazione Edmund Mach e realizzato da TCS Srl della Confederazione Italiana Agricoltori del Trentino. Da qui il recupero degli animali, la partecipazione a manifestazioni locali, e la diffusione degli animali sul territorio. Quest’anno è stato avviato un altro corso allo scopo di diffondere maggiormente le conoscenze su questa razza e sul suo allevamento. Questo opuscolo vuole essere un documento, per i partecipanti al corso e per le autorità preposte, al fine di individuare i punti caratteristici di questa razza, i documenti storici che ne certificano l’esistenza nel passato e la storia recente del suo recupero dopo anni di abbandono. 4 Centro Studi Règia Stazione Sperimentale di Pollicoltura 2. Analisi storica I polli di razza Trentina sono una risorsa genetica locale a piumaggio “dorato” da sempre allevati in provincia di Trento. L’individuazione di questa risorsa genetica risale agli anni ’20 del secolo scorso dato che in precedenza era considerata un tipo dell’Italiana locale comune. La storia della razza Trentina è legata alla storia del pollame italiano e risale ai tempi dell’antica Roma(9). Sono ben 4 gli autori latini che tra le attività agrarie si interessarono di avicoli e di polli: Catone, Varrone Columella e Palladio. Catone, vissuto tra la fine del II° e la metà del III° secolo a. C. descriveva il modo di ingrassare galline e altri avicoli. Varrone, opera tra il 116 e il 27 a. C. mentre Columella è posteriore. Considerato che Columella, nelle sue trattazioni fa sempre riferimento a Verrone ampliandone le osservazioni si può considerare che il lavoro di Columella possa essere considerato il primo vero trattato di avicoltura. Per quanto riguarda le razze Columella fa riferimento alle fecondità delle galline che è superiore in quelle che presentano gli orecchioni bianchi (come la Trentina) e ne consiglia l’allevamento e la selezione. La caratteristica tipica dei polli Italiani (orecchione bianco) è testimoniata pertanto già al tempo dei romani. Il Palladio, vissuto nel IV° secolo dell’era volgare documenta l’attività delle donne nell’allevamento delle galline. Per definirne le caratteristiche e descrivere la particolarità dell’Italiana comune, in modo che possa verosimilmente corrispondere agli animali che ancora oggi razzolano sui cortili, sono stati analizzati i documenti e l’iconografia a partire dall’Unità d’Italia. Al quel tempo per Italiana comune si identificava il pollo locale che razzolava sulle corti del nostro paese. Nelle numerose pubblicazioni allora esistenti quando si descrivevano le razze italiane di pollo venivano considerate solo due razze: l’Italiana(4) e la Padovana gran ciuffo. La presenza, sul territorio nazionale, di solo due razze è confermata da molti autori tra cui: Cassella (5), Ghigi(8), Lanza (10), Licciardelli(11), Marcoaldi (12), Montanari (13), Pichat (14), Ronchetti (15) , Selmi (16) e Somadossi (17),. Una descrizione dettagliata ci viene data dal Licciardelli(11), nel 1899, in cui descrive la razza Italiana comune come un animale che si è adattato al particolare clima del nostro paese modificando le sue caratteristiche da regione a regione fino ad affermare che “… ogni paese può dirsi abbia la sua gallina …”. Caratteristiche morfologiche fondamentali, del tipo Italiano, sono “ … cresta semplice con denti lunghi e regolari, orecchione bianco, tarsi nudi con 4 dita e pigmentati di giallo, pelle gialla, 5 Polli di razza Trentina colorazione del piumaggio infinito ...”. Somadossi, nel 1907(17), da Trento, attribuisce alla razza Italiana comune queste caratteristiche: … Il gallo è forte e robusto, le galline sono in genere buone produttrici di uova, i pollastri danno carne squisita e si prestano ottimamente all’ingrasso”. raggiungono raramente il peso di 3 kg.” Per una più dettagliata identificazione delle caratteristiche sostanziali dei polli di razza Italiana, utilizziamo la definizione data dal Ghigi(8) pubblicata sul n. 1 della Rivista di Avicoltura nel gennaio del 1933 nell’articolo che portava questo titolo: - Leghorn, Livorno, Italiana “… Italiana locale (poulette d’Italie) – è questo il pollo comune che si trova nelle nostre aie coloniche. Per quanto sia variabilissimo di colore è abbastanza uniforme nella statura e nell’aspetto, … I suoi pregi economici sono fecondità maggiore che non in qualsiasi altra razza, … precocità per la quale spesso le nostre pollastre cominciano la deposizione a quattro mesi d’età e i galletti sono atti al consumo a tre mesi e qualche volta a due. Terzo pregio è dato dalla rusticità che rende i nostri polli indifferenti alle grandi variazioni stagionali e li rende atti a perlustrare giornalmente un ampio territorio, procurandosi direttamente notevole quantità di cibi vari con grande vantaggio dell’economia dell’azienda e della loro salute”. Importante nella definizione del Ghigi la considerazione che i polli di razza Italiana non devono essere confusi con la Livornese o Leghorn. Ad ulteriore conferma della differenziazione tra Italiana e Livornese Ghigi(8) raccontando sulla rivista Bassa Corte (Anno 11, fascicolo n. 9, 1930) la Mostra di animali vivi al Palazzo di Cristallo a Londra. Ghigi parla delle razze esposte nella sezione italiana in questo modo: “ … di razze locali, modello italiano classico, abbiamo presentato tre gruppi di polli di colore migliorati col Livorno e tre gruppi di poulettes d’Italie, scelte a Russi dai fratelli Badini, fra i polli del mercato, nella proporzione del 5% sulla massa”. Il Ghigi evidenzia in questo modo la presenza in Italia di pollame locale di qualità pregiata dato che veniva esportato in diversi paesi dell’Europa e, di volta in volta, veniva chiamato “Poulette d’Italie” in Francia, Belgio e Svizzera, “Italiener” in Germania e “Ancona” in Inghilterra. Questo pollame italiano, apprezzato all’estero specialmente per la produzione di carne, venne quindi incrociato con la razza Livornese o Leghorn Nel definire poi le peculiarità dei polli italiani individua i seguenti caratteri: …. gambe e becco giallo, la cresta è lunga di color rosso vivo e pende da una parte nella femmina, ….. Le galline incominciano a deporre uova ancora all’età di 6-7 mesi; la produzione annua, negli allevamenti condotti razionalmente, s’aggira attorno a 180 – 200 uova del peso medio di 65 grammi circa. Le galline raggiungono un peso che va generalmente da kg 1,70 e 2, ed i galli 6 Centro Studi Règia Stazione Sperimentale di Pollicoltura informazioni date da Licciardelli(11) che dedica ai polli Italiani in capitolo diverso da quello della Livornese che afferma poi “… la Livornese non esiste”. La superiorità del pollame locale nei confronti di quello importato viene ricordata ancora da Ghigi nel 1928(7): “…. I nostri polli sono adattati al loro ambiente locale e vi sono più resistenti alle avversità climatiche, di quanto non siano i polli di ceppi importati. … ho elementi sufficienti per supporre che il pollame locale sia più resistente alle grandi epidemie di quello importato; ed ho un’esperienza sicura ed importante nei riguardi della corizza. La Stazione Sperimentale di Rovigo ha distribuito …….” La diffusione del pollame locale e l’individuazione (selezionata dagli americani) per aumentarne la produzione di uova: si trattava comunque di risorse genetiche notevolmente differenti. Ancora Taibell(18), a questo proposito affermava: “… è valso l’uso di chiamarla “Livornese”: sarebbe però più opportuno chiamarla “Italiana” poiché effettivamente essa rappresenta il tipo largamente sparso in tutta la penisola e isole, quantunque con caratteri non del tutto puri, stanti gli inconsulti e irrazionali incroci con altre razze specie di gran mole”. Nelle sua nota Taibell(18) porta l’esperienza praticata presso la Stazione Sperimentale di Pollicoltura negli anni 1924 e 1925 dove è stata confrontata la deposizione tra galline italiane comuni e galline Leghorn bianche importate direttamente dalla ditta inglese Cook. Da queste esperienze risulta non solo la netta separazione tra la Leghorn e l’Italiana ma addirittura la notevole capacità riproduttive del pollame comune nei confronti della Leghorn. Riportando un’altra esperienza presso la Stazione Sperimentale di Pollicoltura Taibell(18) afferma che le razze straniere male si adattano alla realtà locale delle nostre aziende e che “ … data l’indole e la mentalità del contadino italiano, la gallina che presso di esso può prosperare e solo l’Italiana”. A rinforzare la diversità tra polli di razza Italiana e Livornese è ancora Ghigi(8) in una nota pubblicata nel Giornale degli Allevatori, Anno XVIII, n. 8 del maggio 1933. In questo articolo dal titolo “Gallo Miglioratore e galline locali” Ghigi confessa: “… La selezione delle galline locali si è dimostrata, in pratica, più complicata di quanto era stato supposto. Il numero delle pollastre ad alta fecondità in gruppi che abbiano subito una prima scelta morfologica sul mercato, non supera, come ho detto altre volte, più dell’8 al 10 per cento. … Bisognerebbe limitarsi alla selezione fisiologica di quei gruppi di galline che rispondono ai caratteri fondamentali della razza Italiana, trascurando completamente l’uniformità del mantello. … del resto, alla conservazione di questi numerosi tipi di colore delle razze locali, non si oppone l’incrocio con il gallo Livorno bianco, Non devono poi essere dimenticate le di particolari caratteristiche morfologiche e produttive, dovute a una selezione massale degli allevatori locali, era talmente evidente da far ammettere la presenza di numerose risorse genetiche distinguibili adirittura a livello provinciale. A tale proposito il Marcoaldi(12) nel 1879 scrive: “… d’altronde ogni provincia di Italia può avere in se una varietà di razza comune, che mercè un po’ di cura e di pensiero potrebbe formare tale 7 Polli di razza Trentina specie da popolare i nostri pollai con la certezza di un ottimo risultato economico.” L’identificazione di precise caratteristiche, distinguibili da provincia a provincia, viene rilevata anche da Antonio Montanari(13) che nel 1901, nel giornale Mantova Agricola, elogia l’avicoltura considerandola un capitale che molti dovrebbero tutelare. Montanari loda la razza Italiana Comune locale chiamandola la “Razza Nostra o del Paese” spronando gli allevatori mantovani ad allevare la loro. Dopo il primo conflitto mondiale, a seguito della politica autarchica del Governo, con Decreto (Decreto legge n. 1796 del 3 settembre 1926 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 29 ottobre 1926 n. 251) vennero istituiti inizialmente 34 Pollai Provinciali. La proposta di creare Pollai Provinciali è stata frutto di un quinquennio di esperienze condotte alla Stazione Sperimentale di Pollicoltura di Rovigo, di studi accurati sull’avicoltura italiana e di visite eseguite ai principali centri avicoli di altri paesi: Olanda, Inghilterra, Francia, Spagna e America. L’azione del Governo era rivolta ad aumentare, nell’interesse nazionale, la produzione rurale dei coloni. La scelta di realizzare Pollai Provinciali nelle diverse zone d’Italia è stata dettata dalla consapevolezza che la configurazione del nostro paese, e le enormi differenze di clima, rendono difficile l’adattamento di una razza selezionata in una sola località. A quel tempo le province erano 92 e la scelta di realizzare Pollai Provinciali nelle principali zone consentiva la avviare i concorsi di deposizione con la possibilità di mettere in evidenza le buone ovaiole locali. I Pollai Provinciali dovevano servire anche da modello e da esempio agli agricoltori della zona per lo sviluppo dell’avicoltura razionale(19). Infatti all’art. 1. comma c, del Decreto 3 settembre 1926 si indicava che i Pollai Provinciali dovevano “servire d’esempio per il razionale allevamento del pollame” seguendo le direttive tecniche emanate dalla Stazione Sperimentale di Pollicoltura di Rovigo. All’atto della costituzione ad ogni Pollaio Provinciale veniva distribuito un disciplinare che aveva lo scopo di selezionare le galline locali. Veniva infatti ingiunto di acquistare, al mercato, cento pollastre locali, omogenee per piumaggio, per sottoporle alla prova di deposizione e scegliere poi le migliori. La valutazione delle galline più feconde era facilitata dall’impiego del nido trappola. I Pollai Provinciali non presero il via contemporaneamente ma furono necessari 5 anni per completare l’iniziativa. Nel 1927 ne sorsero 12: Alessandria, Avellino, Razza agricola per eccellenza, come lui stesso la definisce, per le sue capacità produttive e la sua resistenza, è in grado di far concorrenza alle altre razze straniere. Caratteristiche peculiari sono: forme slanciate e leggere del corpo, temperamento vivace che la rendono adatta al pascolo, buona produzione di uova. 8 Centro Studi Règia Stazione Sperimentale di Pollicoltura 9 Polli di razza Trentina Indicazioni relative alle caratteristiche esterne dei polli di razza Trentina si hanno nel 1922 leggendo il fascicolo n. 59 del mese di novembre della Rivista “Bassa Corete - Rivista degli allevatodi d’Italia” fondata e diretta da Ferruccio Frau-Sanna. Qui si legge, infatti, che il 28 ottobre del 1922 nella Caserma Colli di Asti è stata inaugurata la prima grande esposizione nazionale indetta dalla Federazione Italiana Pollicoltori e Coniglicoltori (F.I.P.C.). L’esposizione fu una vera a propria rassegna del lavoro realizzato dagli allevatori e dagli “scienziati” nel campo della piccola zootecnia. In un grande salone furono realizzate tre file di gabbie a doppia facciata per l’esposizione del pollame e dei conigli. Furono poi realizzate anche altre quattro file semplici per l’esposizione dei colombi e un reparto per le fagianerie. All’aperto, invece, per 80 metri di lunghezza erano disposti reparti ospitanti numerosi palmipedi. Nel vastissimo piazzale furono allestiti anche tre grandi pollai che ospitavano numerose razze di polli. I soggetti esposti erano circa 900 tra polli, faraone, tacchini, anatre, fagiani, pavoni, colombi, conigli, cavie, tortore, ecc. Lateralmente lungo le pareti del grande salone erano esposti attrezzi per l’avicoltura e l’apicoltura. All’esposizione erano presenti allevatori di quasi tutte le regioni italiane. Tra questi Alfredo Zanolli di Trento con un bel gruppo di Italiana dorata. Successivamente, nel 1927, i polli di Italiana dorata, allevati nel trentino, sono stati selezionati dal Pollaio Provinciale di Trento ospitato presso la locale Scuola Media Agraria di San Michele all’Adige. Da allora sono stati conosciuti e selezionati come polli Trentini. 10 Centro Studi Règia Stazione Sperimentale di Pollicoltura Brescia, Cagliari, Foggia, Forlì, Milano, Parma, Ravenna, Roma , Sassari e Trento. Nel 1928 ne sorsero 9: Chieti, Como, Genova, Messina, Padova, Pescara, Potenza, Reggio Emilia e Sondrio. Nel 1929 ne sorsero altri 9: Catanzaro, Lecce, Lucca, Palermo, Pesaro, Pisino, Torino, Trapani e Vicenza. Nel 1930 ne sorsero 2: Firenze e Gorizia. Nel 1931 : Bologna e Portici. I Pollai Provinciali furono istituiti presso Scuole Agrarie Medie, Cattedre Ambulanti di Agricoltura, Istituti Zootecnici, Istituti Superiori Agrari e presso privati o istituzioni varie. I Pollai Provinciali istituiti presso le Scuole Agrarie Medie avevano una notevole importanza nella preparazione avicola dei periti agrari, servivano alle dimostrazioni pratiche e avevano scopo prevalentemente didattico. Presso le Scuole Agrarie Medie furono istituiti i seguenti Pollai Provinciali: Catanzaro, Lecce, Padova, Pesaro, Pisino (Pola), Reggio Emilia, Roma , Sassari, Trapani (Marsala), e Trento . I Pollai Provinciali istituiti presso gli Istituti Superiori Agrari consentivano di completare l’insegnamento teorico dell’avicoltura consentendo ai dottori in Agraria di esercitare insegnamento e propaganda avicola. In questi siti erano inoltre possibili esperienze scientifiche di genetica e di fisiologia applicata all’avicoltura. Presso gli Istituti Superiori Agrari furono istituiti i Pollai Provinciali di Bologna, Firenze, Milano e Portici. I Pollai Provinciali istituiti presso le Cattedre Ambulanti di Agricoltura erano impartanti in relazione alla propaganda diretta alla classe colonica. Il cattedratico ambulante era più vicino di ogni altro ai contadini e agli agricoltori. All’attività dei corsi speciali e delle lezioni ordinarie veniva affiancata la visita al Pollaio Provinciale facilitando la diffusione dell’allevamento avicolo. Presso le Cattedre Ambulanti di Agricoltura furono istituiti i Pollai Provinciali di Avellino, Brescia, Chieti, Lucca e Ravenna. I Pollai Provinciali istituiti presso gli Istituti Zootecnici seguivano le direttive e gli scopi che gli stessi Istituti si proponevano avviando una sperimentazione zootecnica anche nel settore avicolo. Presso gli Istituti Zootecnici furono istituiti i Pollai Provinciali di Alessandria, Cagliari, Palermo, Foggia, Potenza (Bella) e Torino. Alcuni Pollai Provinciali vennero poi istituiti presso istituzioni varie e private. Questi pollai devono la loro esistenza alla passione per l’avicoltura da parte di chi li dirigeva e sono tra quelli che hanno dato il maggior rendimento. Questi meriti vanno ai Pollai Provinciali di Como, Genova, Gorizia, Messina, Parma, Pescara, Sondrio e Vicenza. Oltre a quelli elencati nel Decreto del 1926 furono istituiti altri Pollai Provinciali come quello di Treviso (Mogliano) e Ancona Iniziò così, in Italia, la selezione del pollame locale che, provincia per provincia, iniziò ad essere selezionato in base alle caratteristiche morfologiche e produttive. È negli anni ’20 del 11 Polli di razza Trentina leggendo il fascicolo n. 59 del mese di novembre della Rivista “Bassa Corete - Rivista degli allevatodi d’Italia” fondata e diretta da Ferruccio FrauSanna. Qui si legge, infatti, che il 28 ottobre del 1922 nella Caserma Colli di Asti è stata inaugurata la prima grande esposizione nazionale indetta dalla Federazione Italiana Pollicoltori e Coniglicoltori (F.I.P.C.). L’esposizione fu una vera a propria rassegna del lavoro realizzato dagli allevatori e dagli “scienziati” nel campo della piccola zootecnia. In un grande salone furono realizzate tre file di gabbie a doppia facciata per l’esposizione del pollame e dei conigli. Furono poi realizzate anche altre quattro file semplici per l’esposizione dei colombi e un reparto per le fagianerie. All’aperto, invece, per 80 metri di lunghezza erano disposti reparti ospitanti numerosi palmipedi. Nel vastissimo piazzale furono allestiti anche tre grandi pollai che ospitavano numerose razze di polli. I soggetti esposti erano circa 900 tra polli, faraone, tacchini, anatre, fagiani, pavoni, colombi, conigli, cavie, tortore, ecc. Lateralmente lungo le pareti del grande salone erano esposti attrezzi per l’avicoltura e l’apicoltura. All’esposizione erano presenti allevatori di quasi tutte le regioni italiane. Tra questi Alfredo Zanolli di Trento con un bel gruppo di Italiana dorata. Successivamente, nel 1927, i polli di Italiana dorata, allevati nel trentino, sono stati selezionati dal Pollaio Provinciale di Trento ospitato presso la locale Scuola Media Agraria di San Michele all’Adige. Da allora sono stati conosciuti e selezionati come polli Trentini. Ulteriori notizie sulle galline di razza Trentina si incontrano nella pubblicazione “Osservazioni intorno ai gruppi di galline per il concorso deposizione uova” pubblicato da Alula M. Taibel nel 1935. Su questa nota si legge che su proposta del Comitato consultivo avicolo il Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste ha bandito sin dal maggio 1934 un concorso di deposizione uova per accertare la produttività secolo scorso che i diversi Pollai Provinciali battezzano il pollame locale con nomi che identificano la colorazione del piumaggio e la zona di provenienza: Fulva di Modena, Nera di Capitanata, Locale di Pesaro, Nera di Marsala, Padovana bianca, Ermellinata di Lucca, Rossa di Reggio Calabria, Dorata di Lonigo, Mediterranea (Potenza), Fidentina perniciata, Leccese morella, ecc. Le razze locali, selezionate dai Pollai Provinciali, vennero quindi diffuse su tutto il territorio e numerose erano le manifestazioni dove queste venivano presentate e diffuse presso gli agricoltori(8). Il Pollaio Provinciale di Trento fu istituito con Decreto 3 settembre 1926. Inizi la sua attività nel 1927 e fu ospitato presso la locale Scuola Media Agraria di San Michele allAdige. Prende così il via, in trentino, la selezione del pollame locale con l’acquisto, sul mercato locale, di 100 pollastre da sottoporre allesame di fecondità mediante il nido trappola. La selezione dei polli di razza locale ha aumentato la produzione da 70 a 100 uova. Ai concorsi di deposizione i polli locali venivano presentati come razza Trentina. Lattività del Pollaio Provinciale includeva anche la distribuzione agli agricoltori, a prezzo di favore, di riproduttori e uova feconde. Indicazioni relative alle caratteristiche esterne dei polli di razza Trentina si hanno nel 1922 12 Centro Studi Règia Stazione Sperimentale di Pollicoltura Il Pollaio Provinciale di Trento fu istituito con Decreto 3 settembre 1926. Inizi la sua attività nel 1927 e fu ospitato presso la locale Scuola Media Agraria di San Michele allAdige. Prende così il via, in trentino, la selezione del pollame locale con l’acquisto, sul mercato locale, di 100 pollastre da sottoporre allesame di fecondità mediante il nido trappola. La selezione dei polli di razza locale ha aumentato la produzione da 70 a 100 uova. Ai concorsi di deposizione i polli locali venivano presentati come razza Trentina. Lattività del Pollaio Provinciale includeva anche la distribuzione agli agricoltori, a prezzo di favore, di riproduttori e uova feconde. 13 Polli di razza Trentina I gruppi erano composti da pollastre erano composti da polastre nate nel 1934 e la maggior parte di questi appartenevano a razze italiane. L’accertamento della deposizione fu fatto mediante nido trappola. Le uova fuori nido venivano conteggiate al gruppo e mai a una singola gallina. La valutazione dei gruppi veniva fatta in base al numero di uova e al loro peso stilando quindi due graduatorie: una di gruppo e una individuale. A questo concorso i Pollai Provinciali avevano l’obbligo di partecipare almeno con un gruppo di animali da loro selezionati. L’alimentazione era costituita da una miscela secca distribuita in mangiatoie a tramoggia, un miscuglio di grani distribuito in mangiatoia e alimentazione verde sempre disponibile. La miscela di farine secche era così costituita: farina di mais 30%, farina di avena 20%, farina di carne 15%, crusca di frumento 12,5%, cruschello di frumento 12,5%, sali minerali 10%. La miscela di granaglie era così composta: frumento 4 parti, mais 3 parti, riso vergine non brillato 3 parti. Per quanto riguarda la sede di Rovigo i gruppi partecipanti al concorso furono 25 numerati dall’1 al 26 mancando il gruppo n. 4. I gruppi erano così composti: Livornese bianca n. 17; Friulana n. 1; Romagnola n. 1; Padovana n. 1; Fidentina n. 1; Trentina n. 1; Rhode Island n. 2; Wyandotte n. 1. A questo concorso la razza “Comune Trentina” fu presentata dal Pollaio provinciale di Trento ospitato presso la locale Scuola Media Agraria di San Michele all’Adige. Gli animali giunsero alla Stazione sperimentale di pollicoltura il 15 settembre e furono alloggiati in pollai razionali in muratura di m 2 x 2 e provvisti di un tappeto erbosi di circa 200 mq. Il gruppo di pollastre “Comune Trentina”, identificato con il n. 24, era comunque composta da pollastre giovani, ancora lontane dalla maturità sessuale e quindi già svantaggiate in partenza. del materiale avicolo allevato nel Regno. A tale concorso potevano partecipare razze selezionate e razze locali. Il concorso di deposizione ha avuto la durata di un anno, dal I° ottobre 1934 al 30 settembre 1935. Il concorso si svolse in quattro sedi diverse, a clima differente per meglio valutare le attitudini delle razze legati a quei particolari ambienti: a Torino presso l’Istituto sperimentale zootecnico caseario per il Piemonte, a Rovigo presso la Stazione sperimentale di pollicoltura, a Roma presso il Pollaio provinciale e a Portici presso l’Istituto superiore agrario. 14 Centro Studi Règia Stazione Sperimentale di Pollicoltura 3. Descrizione della razza Forma: armonica di tipo “mediterraneo”; MISURAZIONI F.A.O. Portamento: eretto, agile ed elegante; Apertuna alare: 51 - 52 cm nei maschi; 41 - 42 cm nelle femmine; Cresta: semplice molto sviluppata, diritta nel gallo e ripiegata da un lato nella femmina; Bargigli: allungati e sviluppati; Lunghezza del corpo: 43 - 44 cm nei maschi; 38 - 39 cm nelle femmine Orecchioni: bel sviluppati di colore bianco o leggermente avorio; [nb] misurazione su animali vivi a un anno di età Becco: forte di color giallo, talvolta leggermente tendente al corneo sul culmine; Iride: rosso arancio; lunghezza del corpo Tarsi e piedi: nudi di color giallo; Pelle: gialla; Piumino dei pulcini: striato tipo selvatico; Piumaggio egli adulti: dorato; Accrescimento maschi: 15 grammi/dì Accrescimento femmine: 13 grammi/dì Peso medio galli: 2,500 – 3,000 kg; Peso medio galline: 2,000 – 2,400 kg; Guscio delle uova: bianco. apertura alare Trentina Livornese Plymouth Rock 15 Polli di razza Trentina 4. Consistenza della razza Attualmente si valuta che, a gennaio del prossimo anno, la consistenza della razza si aggiri attorno a 150 – 200 galline e circa 20 galli. In provincia di Trento è presente n. 1 allevatore selezionatore provvisto di impianto per l’incubazione in grado di commercializzare, nel periodo gennaio – giugno, circa 200 – 250 pulcini alla settimana. Sono inoltre presenti almeno n. 3 allevatori custodi iscritti all’Associazione “Pollo Trentino”. 16 Centro Studi Règia Stazione Sperimentale di Pollicoltura 5. Hanno parlato della razza Trentina Nel 2007 la F.A.O. (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura) ha organizzato la prima Conferenza Internazionale Tecnica sulle Risorse Genetiche Animali. Questo incontro si è tenuto a Interlaken (Svizzera) dal 3 al 7 settembre. In quest’occasione, in collaborazione con I.F.O.A.M. (Federazione Internazionale dei movimenti per l’agricoltura biologica) sono state presentate una serie di esperienze su “L’allevamento biologico e la conservazione delle risorse genetiche animali” parlando anche dell’esperienza del recupero della razza Trentina. Questo lavoro è stato poi presentato anche al VI Convegno nazionale dell’Associazione italiana di zootecnia biologica e biodinamica tenutosi ad Arezzo il 23 maggio 2008. Sono prese in co0nsiderazione n. 5 specie di uccelli domestici (pollo, faraona, tacchino, anatra e oca) per un totale di 79 razze divise in due categorie (autoctone e locali) come tra l’altro oggi prevede il Piano nazionale sulla biodiversità di interesse agrario. La razza Trentina è riportata, su questo lavoro, al n. 61 e considerata in recupero. Nel 2009, a supporto del corso sull’allevamento dei polli di razza Tentina sono stati realizzati n. 2 poster: uno sulle strategie per la conservazione dei polli di razza Trentina e uno relativo a un protocollo per l’allevamento della razza Trentina. Infine nel 2009 il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali e il CRA (Consiglio per la ricerca e sperimentazione in agricoltura), hanno pubblicato un “Monitoraggio razze e varietà avicole, da destinarsi a produzioni biologiche, disponibili per il mercato italiano. In questa pubblicazione, tra le razze a lento accrescimento, è stata considerata anche la razza Trentina. Ancora nel 2008 all’VIII Convegno Nazionale “La Biodiversità – una risorsa per sistemi multifunzionali” tenutosi a Lecce dal 21 al 23 aprile, è stato presentato il poster “Repertorio della Biodiversità avicola italiana: classificazione genetica e consistenza delle popolazioni”. 17 Centro Studi Règia Stazione Sperimentale di Pollicoltura Polli di razza Trentina VIII Convegno Nazionale “La Biodiversità - una risorsa per sistemi multifunzionali” 1 Lecce, 21-23 Aprile 2008 REPERTORIO DELLA BIODIVERSITA’ AVICOLA ITALIANA: 40 CLASSIFICAZIONE GENETICA E CONSISTENZA DELLE POPOLAZIONI 39 M. ARDUIN Veneto Agricoltura, viale dell’Università, 1 Legnaro (PD) 2 PREMESSA Alcuni regolamenti comunitari, leggi nazionale e programmi di sviluppo regionali promuovono l’impiego di razze locali e incoraggiano lo sviluppo della biodiversità nel settore zootecnico. Per favorire la valorizzazione delle produzioni avicole legate al territorio si è ritenuto opportuno realizzare un repertorio della razze e varietà disponibili nel territorio nazionale. Le diverse razze e varietà, di origine nazionale, per le quali è stata individuata una idonea documentazione storia, utile a riconoscerne l’autenticità, sono poi state classificate “geneticamente” e in base alla “consistenza-disponibilità” commerciale cioè la quantità di capi prodotti settimanalmente anche solo in alcuni periodi stagionali. Le diverse popolazioni avicole sono quindi state valutate in base al numero di femmine presenti a fine gennaio 2007 e alla presenza di un incubatoio capace di fornire una quantità minima di 3-400 capi alla settimana. 3 4 CLASSIFICAZIONE Razza: individui delle stessa specie che si distinguono per caratteristiche somatiche e funzionali proprie, trasmissibili ai discendenti per eredità; Razza Locale: razza la cui origine è storicamente legata a un territorio; Tipo Genetico Autoctono: soggetti che presentano variazioni di tipo genotipico e/o fenotipico nei confronti di una determinate razza; Razza Tradizionale: razza non locale, che ha mantenuto il proprio nome, introdotta da lungo tempo (almeno 25 anni) nel territorio e integrata tradizionalmente nel suo allevamento, che ha subito una selezione massale sulla base di scelte fenotipiche; Ceppo: razza tradizionale che però ha modificato il nome originale con uno solitamente legato al territorio; Ibrido: prodotto commerciale ottenuto dal meticciamento di diverse specie (anatra mulard) o razze nel caso di produzioni intensive; Prodotto Genetico Tipico: incroci di prima generazione tra razze locali, tradizionali o ceppi. 5 6 DISPONIBILITA’ In recupero: quando siamo in presenza di un prodotto facilmente individuabile, ottenuto da una popolazione di riproduttori inferiore a 100 capi e, solo in casi eccezionali, in grado di fornire animali per produzioni zootecniche; Disponibilità limitata: quando siamo in presenza di un prodotto facilmente individuabile, ottenuto da una popolazione di riproduttori superiore a 100 capi ma non organizzata con incubatoio idoneo a sostenere attività produttive di forniture settimanali di almeno 300-400 capi; l'assenza di un incubatoio non permette, inoltre, la certificazione prevista dai Regolamenti Comunitari; Localmente disponibile: quando siamo in presenza di aziende con incubatoio e un gruppo minimo di 100 femmine in riproduzione capaci di produrre, anche in limitate zone del territorio, 3-400 capi alla settimana; Disponibile: quando siamo in presenza di aziende con forniture settimanali superiori ai 3-400 capi che coprono totalmente o gran parte del territorio nazionale. 79 77 78 7 8 76 74 75 REPERTORIO BIODIVERSITA’ AVICOLA ITALIANA 38 Razze, Ceppi e Prodotti Tradizionali 1 Pollo italiano 5 dita (Razza in recupero) 2 Brianzolo (Prodotto Genetico Tipico localmente disponibile) 3 Gigante nero d'Italia (Razza localmente disponibile) 4 Ermellinata di Rovigo (Razza in recupero) 5 Livornese (Ceppo in recupero) 6 Millefiori toscana (Razza in recupero) 7 Mugellese (Razza in recupero) 8 New Hampshire (Razza in recupero) 9 Padovana gran ciuffo (Razza disponibilità limitata) 10 Pepoi (Razza in recupero) 11 Playmouth Rock barrata (Razza in recupero) 12 Polverara (Razza disponibilità limitata); 13 Rhode Island (Razza in recupero) 14 Robusta limonata (Razza in recupero) 15 Robusta maculata (Razza in recupero) 16 Romagnola del Trevisani (Ceppo in recupero) 17 Romagnola pile (Prodotto Genetico Tipico in recupero) 18 Rustichello (Prodotto Genetico Tipico in recupero) 19 Siciliana (Razza in recupero) 20 Pollo della Lessinia (Ceppo in recupero) 21 Valdarno (Ceppo in recupero) 22 White America (Razza in recupero) 23 Oca della Lomellina (Prodotto Tradizionale Tipico disponibile) 24 Corritrice indiana (Razza in recupero) 25 Germanata veneta (Razza in recupero) 26 Germano reale (Razza in recupero) 27 Kaki Campbell (Razza in recupero) 28 Mignon (Razza in recupero) 29 Nostrana veneta (Razza in recupero) 30 Pechino (Razza in recupero) 31 Polesana (Razza in recupero) 32 Vicentina (ceppo in recupero) 33 Camosciata (Razza in recupero) 34 Lilla (Razza in recupero) 35 Panata (Razza in recupero) 36 Oca cignoide (Razza in recupero) 37 Ermellinato di Rovigo (Razza in recupero) 38 Di Avellino (Razza in recupero) 39 Di Benevento (Razza in recupero) 40 Di Corticella (Razza in recupero) Tipi Genetici Autoctoni 9 41 65 62 ITALIANA 70 COMUNE LOCALE (22 tipi genetici) 10 11 42 43 51 61 55 72 50 67 12 44 49 45 48 54 59 53 58 47 15 52 68 Oca comune pezzata (2 tipi genetici autoctoni) 70 Oca de monte padovana (in recupero) 71 Oca pezzata Veneta (in recupero) 69 57 64 63 46 18 16 17 19 23 20 21 18 34 33 32 31 30 Oca comune bianca (6 tipi genetici autoctoni) 65 Oca di Roma (disponibile) 66 Oca grande o Romagnola (disponibile) 67 Oca media padovana (in recupero) 68 Oca pesante Padovana (in recupero) 69 Oca piccola o Piacentina (disponibile) Oca comune grigia (2 tipi genetici autoctoni) 72 Oca Friulana (in recupero) 73 Oca Padovana (in recupero) 14 36 35 Razza Italiana comune locale (22 tipi genetici autoctoni) 41 Ancona (in recupero) 43 Argentata di Lonigo (in recupero) 43 Bianca di Saluzzo (disponibile) 44 Bianca di Spezia (in recupero) 45 Bionda piemontese (disponibile) 46 Dorata di Lonigo (in recupero) 47 Ermellinata di Lucca (in recupero) 48 Fidentina perniciata (in recupero) 49 Friulana (in recupero) 50 Leccese (in recupero) 51 Locale comune argentata (Liguria) (localmente disponibile) 52 Locale comune dorata (Liguria) (localmente disponibile) 53 Millefiori di Lonigo (in recupero) 54 Modenese fulva (in recupero) 55 Padovana bianca (in recupero) 56 Padovana cuca (in recupero) 57 Padovana fulva (in recupero) 58 Padovana perniciata (in recupero) 59 Piemontese comune (Morozzo) (disponibilità limitata) 60 Romagnola dorata (in recupero) 61 Trentina (in recupero) 62 Valdarnese bianca (disponibilità limitata) Faraona comune (2 tipi genetici autoctoni) 63 Di Chieri (in recupero); 64 Nostrana (in recupero) 73 60 13 71 66 56 37 22 Tacchino comune bronzato (6 tipi genetici autoctoni) 74 Brianzolo (in recupero) 75 Comune (in recupero) 76 Dei Colli Euganei (in recupero) 77 Di Parma e Piacenza (in recupero) 78 Romagnolo (in recupero) 79 Di Treviso (in recupero) 24 29 28 27 26 25 Centro Studi Règia Stazione Sperimentale di Pollicoltura MODELLO SOSTENIBILE DI CONSERVAZIONE MATERIALI E METODI DELLA BIODIVERSITÀ ZOOTECNICA RISULTATI E DISCUSSIONI M. Arduin(1), C. Grandi(2) Legnaro (PD); (2) IFOAM, Roma (1)Venetoagricoltura, RIASSUNTO: al fine di garantire un duraturo recupero della biodiversità zootecnica è stato elaborato un “Modello Sostenibile” per il recupero e l'utilizzo della biodiversità zootecnica. Il successo applicativo del modello dipende fondamentalmente da due fattori: idonee strategie di selezione e adozione di un metodo d'allevamento biologico. Per quanto riguarda la strategia di selezione è importante un'innovativa gestione degli allevatori custodi e la formazione di linee parentali per gli allevatori selezionatori evitando gli scambi di animali deleteri per il mantenimento della variabilità genetica. Per quanto riguarda il metodo d'allevamento sono invece state individuate queste esigenze: l'alimentazione deve essere finalizzata a una produzione di qualità piuttosto che a massimizzare la produzione stessa, rispettando nel contempo le esigenze nutrizionali degli animali nei vari stadi fisiologici; devono essere applicate pratiche di allevamento adeguate alle esigenze di ciascuna specie in modo da stimolare un'elevata resistenza alle malattie ed evitare le infezioni; deve essere applicato l'allevamento estensivo con una adeguata densità degli animali, come previsto dal metodo d’allevamento mediterraneo, evitando così il sovraffollamento e qualsiasi problema sanitario che ne potrebbe derivare; deve essere garantito l'accesso ai pascoli per stimolare le difese immunologiche naturali degli animali; deve, infine, essere limitato l'utilizzo di antibiotici o medicinali veterinari allopatici ottenuti per sintesi chimica al fine di evitare l'assuefazione degli animali e la rottura del loro collegamento con l'ambiente. Queste esigenze possono essere soddisfatte solo con l'impiego del metodo biologico. 1985 Istituzione Conservatorio razze avicole Ricognizione storica per stabilire l’autenticità di una razza Parole chiave: allevatori custodi, conservazione, biodiversità INTRODUZIONE – Negli ultimi anni le razze domestiche bovine, ovine, caprine, suine, equine ed avicole (Arduin 2004) hanno continuato il loro processo di estinzione. A questa situazione bisogna aggiungere che in molte parti gli interventi per la conservazione della biodiversità zootecnica sono o assenti o errati. Una gestione efficiente della diversità genetica animale è essenziale per la sicurezza alimentare e per lo sviluppo sostenibile di molte imprese. Per facilitare questi interventi di recupero e sviluppo Veneto Agricoltura e IFOAM hanno elaborato un "Modello Sostenibile" per la conservazione della biodiversità zootecnica basato su un sistema innovativo di gestione degli allevatori custodi e sull'impiego del metodo d'allevamento biologico. 1989: Disciplinare per l’allevamento biologico Recupero della razza Gigante Nero d’Italia Recupero di due Tipi genetici autoctoni liguri MATERIALI E METODI - Per l’elaborazione di un metodo sostenibile per la conservazione della biodiversità zootecnica sono state prese come riferimento le esperienze del Consorzio per lo sviluppo avicunicolo e della selvaggina del Veneto e dell’Istituto Sperimentale per la Zootecnia di Roma (Arduin 1996) che nel 1985 hanno dato vita al Conservatorio nazionale delle razze avicole in pericolo di estinzione. Per mantenere le caratteristiche di rusticità e adattamento all'ambiento e per evitare una assuefazione alle tecniche industriali venne da subito adottato un metodo d'allevamento estensivo che si trasformò ben presto nel metodo d'allevamento biologico (Arduin 1989; Arduin 1996). Il metodo d'allevamento convenzionale fu infatti considerato non idoneo perché, se applicato a razze rustiche, determinava una veloce perdita della variabilità genetica individuale e di gruppo. L'allevamento convenzionale prevede l'impiego di medicinali allopatici, l'uso di alimenti ad elevato tenore proteico, una eccessiva concentrazione dei capi, una riproduzione precoce e un aumento degli accrescimenti che portano inesorabilmente ad una diminuzione della resistenza alle malattie, un minor adattamento all'ambiente, una perdita della rusticità rendendo praticamente inutile e a volte vano lo sforzo per la conservazione. L'applicazione del metodo d'allevamento biologico permette, invece, il recupero della biodiversità mantenendo inalterate le caratteristiche tipiche della razza e rafforzando il legame con l'ambiente. L’entrata in vigore, dieci anni dopo, del Regolamento Ce 1804/99 sulla zootecnia biologica introdusse numerose deroghe e indicazioni non certo ottimali per la conservazione di razze in pericolo di estinzione. Per ovviare a questi inconvenienti il modello proposto è stato quindi integrato con il “Metodo d’allevamento Mediterraneo” (Arduin 2003) al fine di garantire un maggior legame con il territorio. Al fine di evitare confusioni ed errori nell’individuazione e nel riconoscimento delle razze che si intendono conservare è stato poi rielaborato il protocollo per il recupero delle razze autoctone (Arduin 2003) allo scopo di poter stabilire l'autenticità di una certa razza e la sua presenza in un determinato comprensorio. La validazione e la conferma dell'efficacia del “Metodo Sostenibile” è stata resa possibile dalle esperienze di recupero e conservazione realizzate in Liguria (ricostituzione della razza Gigante Nero d'Italia e recupero di due tipi genetici liguri della razza Italiana comune locale) e in provincia di Trento (recupero del pollo Trentino, tipo genetici locale della razza Italiana comune locale). La ricostituzione del pollo "Gigante nero d'Italia" è stata originata dalle esigenze di allevatori liguri già da tempo impegnati in produzioni con metodo biologico che avevano necessità di ampliare il loro mercato anche nel settore degli avicoli. Gli allevatori liguri della "Valle del biologico", aderenti al Consorzio Produttori della Val di Vara, hanno iniziato l'attività di ricostituzione del Gigante Nero d'Italia con l'acquisizione della documentazione storica che indicava come, negli anni '20 del secolo scorso, si era operato per la costituzione di una razza di polli che raggiungeva pesi notevoli. Dopo il recupero delle razze di partenza e la realizzazione del programma genetico di incroci e reincroci, indicato dagli autori del tempo, è stato possibile ottenere il gruppo di animali di partenza dai quali iniziare la moltiplicazione e in seguito la commercializzazione fornendo il prodotto anche alla grande distribuzione. Il recupero, invece, di due tipi genetici autoctoni, della razza di pollo Italiana comune locale, è un’esperienza che è stata resa possibile dal Parco di Montemarcello Magra e da allevatori locali che, trovandosi in un'area naturale protetta, avevano la necessità di intraprendere attività d'allevamento con metodo biologico. Da qui l'esigenza di individuare razze rustiche e pascolatrici le uniche in grado di colonizzare territori agricoli sistemati a terrazza e particolarmente esposti ai venti. Anche in questo caso l’applicazione di un rigoroso protocollo per il recupero della biodiversità ha favorito l’acquisizione della documentazione storica che ha permesso di evidenziare due tipi genetici autoctoni da tempo adattati all'ambiente ligure. Il monitoraggio del territorio ha consentito di recuperare alcuni esemplari delle due popolazioni passando poi alla moltiplicazione e in seguito alla loro selezione. L'esperienza condotta in provincia di Trento, che ha portato al recupero del pollo Trentino, è partita da un gruppo di agricoltori già biologici che hanno evidenziato l'opportunità di introdurre l'allevamento avicolo come integrazione del reddito. È proprio l'esperienza trentina che ha permesso di affinare il “Modello Sostenibile di Conservazione” già avviato nelle due esperienze precedenti. RESULTATI E CONCLUSIONI - Il “Modello Sostenibile” per il recupero, la conservazione, la selezione e l'avvio ad attività produttive con metodo biologico, è stato suddiviso, per comodità di esposizione, in 10 fasi: 1 - individuazione del territorio dove c'è l'esigenza di operare; 2 - ricognizione storica per acquisire la documentazione necessaria per stabilire l'autenticità di una determinata razza e la sua presenza in un delimitato territorio; 3 - delimitazione del territorio storicamente occupato dalla razza; 4 - acquisizione degli usi e costumi locali ed elaborazione di un disciplinare d'allevamento, biologico, in grado di sfruttare le peculiarità del territorio; al fine di mantenere la rusticità, la resistenza alle malattie e il legame con il territorio, il disciplinare d'allevamento vieta che la rimonta sia fatta con femmine al primo ciclo di deposizione obbligando a mantenere, per la rimonta interna, solo femmine che hanno superato almeno una muta delle penne; i maschi per la rimonta possono essere, invece, anche di un anno; 5 - ricognizione del territorio e recupero degli animali che costituiscono il gruppo di partenza; 6 - accertamento e/o ricerca della purezza genetica per essere sicuri della mancanza di inquinamento da parte di razze industriali o altri tipi genetici introdotti nel territorio (un livello accettabile di purezza si ottiene quando, per almeno tre generazioni, si osserva una prole abbastanza simile - 60-70% - ai genitori; 7 - contemporaneamente viene avviata la moltiplicazione, senza selezione, del gruppo di partenza sino ad arrivare ad una prima popolazione di circa 100 femmine che costituisce il nucleo base di conservazione; ottenuto il nucleo base di conservazione gli animali sono distribuiti ad allevatori custodi che si uniscono in associazione; il numero di femmine possedute dagli allevatori custodi è inferiore a 100: in genere si aggira attorno a 10-30 femmine; spetta agli allevatori custodi, uniti in associazione, approvare lo standard di conservazione della razza che viene elaborato in base ai dati, morfologici e produttivi, che emergono dalla documentazione storica e in base alle osservazioni di campo sugli animali; lo standard di conservazione ha l'obiettivo di riportare la razza alle forme e produzioni (quantitative e qualitative) storiche conosciute; 8 - per garantire la variabilità genetica della razza gli allevatori custodi hanno ampia discrezionalità nel seguire le indicazioni previste dallo standard e dal disciplinare di conservazione; in base alle tradizioni, agli usi locali e alle esigenze personali di ogni allevatore custode, la selezione del loro gruppo di animali può infatti discostare, entro certi limiti, da quanto previsto dallo standard; anche il metodo d'allevamento e specialmente l'alimentazione possono discostare, entro certi limiti, dallo standard in base; gli allevatori custodi devono comunque comunicare, a chi gestisce il programma di conservazione, le variazioni apportate al disciplinare; 9 - per mantenere nel tempo la variabilità genetica dei diversi gruppi di animali posseduti (famiglie) sono vietati gli scambi di riproduttori tra allevatori custodi; la rimonta deve essere ottenuta sempre all'interno del gruppo (famiglia) evitando assolutamente scambi tra allevatori custodi; gli scambi di riproduttori, se necessario, sono autorizzati ogni 3-4 generazioni (6-8 anni) e gestiti dal responsabile del progetto di conservazione che è a conoscenza dei diversi metodi di selezione e alimentazione di ogni allevatore custode ed è in grado di consigliare dove recuperare nuovi riproduttori con le caratteristiche che più si avvicinano alle esigenze dei diversi allevatori custodi; per la ricostituzione di un nuovo gruppo di riproduttori (nuova famiglia), per un nuovo allevatore custode, gli animali devono essere recuperati da più allevatori custodi e non da uno solamente; 10 - per attività produttive è necessaria, invece, la presenza di altre figure: allevatore selezionatore, allevatore moltiplicatore, incubatoio e allevatore produttore; i diversi attori della filiera produttiva (selezionatore, moltiplicatore, incubatore e produttore) possono essere, totalmente o in parte, inseriri nelle attività di un’unica impresa agricola; tutti i diversi attori della filiera aderiscono all'associazione assieme agli allevatori custodi; in base alle esigenze di mercato viene elaborato uno standard commerciale, un programma genetico e un disciplinare d'allevamento commerciale; l’allevatore selezionatore deve possedere almeno 100 femmine e attua il programma di selezione dividendo gli animali in diverse linee parentali (maschili e femminili) mantenendole separate geneticamente; il prodotto commerciale viene ottenuto attraverso il meticciamento di più linee parentali; l'allevatore selezionatore può essere affiancato da allevatori moltiplicatori: questi ultimi non selezionano gli animali ma hanno solo il compito di moltiplicarli; l'allevatore moltiplicatore riceve i riproduttori solo da allevatori selezionatori e si occupa della riproduzione degli animali consegnando le uova all'incubatoio; l'incubatoio riceve le uova dagli allevatori selezionatori e/o dagli allevatori moltiplicatori, procede all'incubazione delle uova portando alla nascita i pulcini, l'incubatoio consegna i pulcini agli allevatori produttori; gli allevatori produttori hanno il compito di portare a maturità commerciale gli animali ricevuti dall'incubatoio destinandoli al mercato. Agli allevatori custodi spetta dunque solo il compito di conservare la razza mantenendo una corretta variabilità genetica e un'adeguata distanza genetica tra i gruppi in conservazione. Se le esigenze dei consumatori cambiano o se si verificano problemi negli allevamenti di selezione impegnati in attività produttive, il rifornimento di nuovo materiale genetico viene garantito dagli allevatori custodi. Il prodotto commerciale viene fornito solo dagli allevatori produttori e sono gli unici che possono, alla macellazione, attribuire il marchio al prodotto. Recupero della Memoria storica per riacquistare le tradizioni e gli usi locali Monitoraggio del territorio e recupero degli animali Verifica della purezza e della trasmissibilità dei caratteri Moltiplicazione senza selezione e distribuzione dei capi agli allevatori custodi Spetta agli Allevatori Custodi, riuniti in Associazione, approvare: Lo Standard di razza … … e il Disciplinare di conservazione Per garantire la variabilità genetica l’allevatore custode mantiene una certa autonomia nelle selezione degli animali e nella tecnica d’allevamento BIBLIOGRAFIA Arduin M.,2004. Avicoltura biologica ancora senza pulcini da allevare. L’Informatore Agrario 13:75-76. Arduin M.,2003. Metodo d’allevamento “Mediterraneo” per valorizzare gli allevamenti alternativi legati al territorio”. Atti convegno nazionale parliamo di allevamenti alternativi e valorizzazione del territorio, Cuneo 147-150. Arduin M.,2003. Protocollo per il recupero di razze autoctone e la valorizzazione degli allevamenti alternativi legati al territorio. Atti convegno nazionale parliamo di allevamenti alternativi e valorizzazione del territorio, Cuneo 151-153. Arduin M.,1996. Salvaguardia delle razze avicole in pericolo di estinzione. L’Informatore Agrario 37:33-35. Arduin M.,1989. L’allevamento biologico della gallina ovaiola. Veneto Agricoltura 1:46-48. The first International Technical Conference on Animal Genetic Resources for Food and Agriculture (3-7 September 2007, Interlaken, Switzerland) Recupero del pollo Trentino 19 Per garantire la variabilità genetica sono vietati gli scambi tra Allevatori Custodi: eventuali “rinsanguamenti”, se necessari, vanno valutati dal responsabile del progetto Polli di razza Trentina Istituto Agrario di S. Michele all’Adige 20 Centro Studi Règia Stazione Sperimentale di Pollicoltura Piano di conservazione dei polli di razza Trentina 1. L’allevamento per la conservazione dei polli di razza Trentina deve essere iniziato in primavera. Le uova devono essere incubate non oltre il mese di aprile in modo da avere le schiuse non dopo il mese di maggio. Le uova scelte devono essere perfettamente bianche e senza incrinature o rotture. 2. Alla nascita i pulcini devono essere allevati con le chiocce o sistemati in ambienti caldi e riscaldati. 4. A gennaio del nuovo anno le giovani pollastre devono essere sistemate nel pollaio. La concentrazione dei capi non deve superare le quattro galline per metro quadrato di ricovero. Il pavimento deve essere attrezzato, con idonei posatoi, per non meno di un terzo della superficie e per non più di un mezzo. Devono inoltre essere presenti mangiatoie, abbeveratoi e una rastrelliera per la distribuzione di foraggi anche all’interno del ricovero. Deve infine essere presente un nido collettivo di mezzo metro quadrato per 10-12 galline. Le galline devono disporre di un pascolo non inferiore a 10 metri quadrati per capo. 3. A otto settimane di età i pollastri devono avere libero accesso al pascolo durante le ore diurne. Il riposo notturno deve essere garantito in ambienti attrezzati con posatoi almeno per i tre quarti della superficie. L’eventuale restante parte di pavimento deve essere ricoperta da un abbondante strato di truciolo di legno o paglia. La concentrazione degli animali, nei ricoveri, non deve superare i dieci capi a metro quadrato. Il pascolo deve garantire una estensione di almeno 10 metri quadrati a capo. 5. Il rapporto tra i sessi deve essere di un gallo e 8-12 galline. È consentita l’integrazione luminosa per un massimo di 14 ore di luce giornaliere complessive. L’integrazione deve essere fornita solo al mattino. Gli animali devono poter usufruire del tramonto naturale e di un periodo di riposo continuato non inferiore a 10 ore di buio giornaliere. 6. Durante il primo anno di deposizione le uova devono essere destinate al consumo a all’incubazione ottenendo animali destinati esclusivamente alla mensa: è infatti vietata, per la conservazione della razza Trentina, l’utilizzo di riproduttori nati da galline al primo anno di deposizione. 7. Nel periodo estivo le galline, a fine ciclo, iniziano la muta. È consigliabile la muta forzata per acquisire una maggiore rusticità degli animali. I galli devono essere destinati alla mensa. 8. Sono da preferire le galline che mutano le penne più velocemente. Gli animali più rustici cambiano le penne in due mesi o poco più. Gli animali più deboli cambiano le penne in quattro mesi o più. È possibile individuare gli animali migliori osservando con che velocità cambiano le penne remiganti delle ali: le migliori galline 9. A dicembre-gennaio le galline cambiano le penne a due alla vota (A), le devono essere sistemate nel peggiori una alla volta (B). pollaio per il secondo ciclo di deposizione. Il gallo deve essere giovane e quindi nato nell’anno. 10. Le uova destinate a far schiudere i futuri riproduttori devono essere raccolte, da galline al secondi ciclo di deposizione, non oltre il mese di aprile in modo da avere le schiuse non dopo il mese di maggio: è infatti vietata, per la conservazione della razza Trentina, l’utilizzo di riproduttori nati da galline al primo anno di deposizione. (B) (A) A cura di Maurizio Arduin, disegni Marialaura Arduin; dicembre 2009 Centro Studi Règia Stazione Sperimentale di Pollicoltura – Lendinara (Rovigo) via G. B. Conti n. 24 21 Polli di razza Trentina Metodo estensivo per l’allevamento del pollo trentino 1. Il Pollo Trentino è una Razza Locale a “Lento Accrescimento”. I pulcini destinati all’allevamento sono solo quelli nati da riproduttori di Razza Trentina a loro volta nati nel territorio trentino. 2. Il Pollo Trentino viene allevato con metodo estensivo nel rispetto del benessere animali e recuperando le tradizioni e gli usi del territorio. All’interno dell’azienda agricola l’allevamento del Pollo Trentino contribuisce a creare e mantenere i rapporti di complementarità fra terra e vegetale, vegetale e animali, animale e terra e fra animali di specie diversa. È pertanto ammesso l’allevamento di specie diverse in promiscuità nel rispetto delle diverse esigenze ecologiche e etologiche allo scopo di contribuire allo sviluppo di una zootecnia sostenibile. 3. I locali d’allevamento devono garantire il benessere degli animali e le condizioni ambientali devono essere mantenute entro limiti non nocivi. L’areazione e 4. I pulcini, durante le prime settimane di vita, devono essere allevati a terra e in ambienti riscaldati. l’illuminazione devono essere naturali. Devono essere Il pavimento deve essere costituito da una lettiera permanente. A partire dai due mesi di vita, i presenti abbeveratoi, mangiatoie, rastrelliere per foraggi pollastri devono poter usufruire sempre, durante le ore diurne, del pascolo che deve fornire una e posatoi. superficie di almeno dieci metri quadrati a capo. Il riposo notturno è garantito da ricovero con adeguati posatoi presenti in non meno del 75% del locale. 5. È vietato l'impiego di sostanze destinate a stimolare la crescita o la produzione (compresi antibiotici, coccidiostatici e altri stimolanti artificiali della crescita) nonché l'uso di ormoni o sostanze analoghe destinati a controllare la riproduzione o ad altri scopi. La macellazione non può essere fatta prima della 16^ settimana. 6. Il pascolo destinato agli animali non ha, come scopo principale, la loro alimentazione ma bensì quello di mantenere gli animali in ottime condizioni di salute e garantirne il benessere. Il terreno destinato al pascolo (almeno 10 metri quadrati a capo) può essere adibito ad altre attività agricole produttive: frutticoltura, cereale, ecc. Nel rispetto della concentrazione dei capi è consigliabile la promiscuità tra le diverse specie preferendo l’abbinamento di uccelli con mammiferi. 7. In caso di clausura obbligatoria in virtù di normative comunitarie, nazionali o regionali, gli animali devono avere permanentemente accesso a quantità sufficienti di foraggi grossolani e di materiali adatti a soddisfare le loro necessità etologiche. 8. Durante le prime 8 settimane di vita il Pollo Trentino deve essere alimentato a volontà e con miscele proteiche contenenti un giusto equilibrio tra amminoacidi essenziali. Dalla nona alla quattordicesima settimana l’alimentazione deve essere razionata favorendo il pascolo e la ricerca di alimenti naturali durante le prime ore della giornata. Nel periodo di ingrasso gli animali devono essere alimentati a volontà e possono essere utilizzati alimenti provenienti dal bioterritorio in base alle tradizioni e agli usi locali. 9. Agli animali in allevamento devono essere applicate le norme di benessere tipiche della razza e precisamente: - Libertà dalla fame e dalla sete, con un facile accesso all’acqua e una dieta che mantenga gli animali in salute e vigore; - Libertà dal disagio, con un ambiente appropriato che includa un riparo e una confortevole area di riposo; - Libertà dal dolore, dalle ferite e dalle malattie, attraverso la prevenzione e rapide diagnosi e trattamenti; - Libertà di esprimere un comportamento normale, mettendo a disposizione spazio sufficiente, attrezzature appropriate e la compagnia di animali della stessa specie e di specie diversa; - Libertà dalla paura e dall’angoscia, assicurando condizioni e trattamenti che evitino la sofferenza mentale. 10. Nell’allevamento del Pollo Trentino è ammessa la castrazione che deve essere fatta con metodo chirurgico con taglio intercostale. L’asportazione della cresta e dei bargigli non è obbligatoria. A cura di Maurizio Arduin, disegni Marialaura Arduin; dicembre 2009 Centro Studi Règia Stazione Sperimentale di Pollicoltura – Lendinara (Rovigo) - via G. B. Conti n. 24 22 Centro Studi Règia Stazione Sperimentale di Pollicoltura 23 Polli di razza Trentina 24 Centro Studi Règia Stazione Sperimentale di Pollicoltura 25 Polli di razza Trentina 5. BIBLIOGRAFIA 1. Anonimo 1923 – Capitolato generale di mezzadria per la provincia di Verona. Federazione provinciale fascista agricoltori di Verona - Verona 2. Anonimo, 1948 – Il convegno avicolo nazionale. L’Informatore Agrario n. 6 - 15 marzo 148 Verona 3. Bonadonna T., 1951 – Zootecnia Speciale vol. III. Istituto Editoriale Cisalpino - Milano 4. Cantoni G., 1880 – Enciclopedia Agraria italiana. Unione Tipografico Editrice - Torino 5. Cassella O., 1880 – Manuale pratico di pollicoltura. Giovanni Jovene Libraio Editore – Napoli 6. Clementi F., 1950 – La pollicoltura italiana. 7. Ghigi A., 1928 – I pollai provinciali. Stabilimento tipografico ditta C. Colombo - Roma 8. Ghigi A., 1939 – Per l’avicoltura italiana. Zanichelli - Bologna 9.Ghigi A., 1968 – Trattato di Avicoltura. Unione Tipografica Editrice Torinese - Torino 10. Lanza E., 1908 – Manualetto di agraria per il soldato italiano. Tipografia Enrico Voghera - Roma 11. Licciardelli G., 1899 – Il libro dei volatili domestici. Ulrico Hoepli - Milano 12. Marcoaldi O., 1879 – La pollicoltura trattato originale popolare. Tipografia G. Crocetti - Fabriano 13. Montanari A., 1901 – La pollicoltura. Mantova Agricola n. 26 del 13 giugno 1901 - Mantova 14. Pichat C.B., 1870 – Istituzioni scientifiche e tecniche ossia corso teorico pratico di agricoltura. Presso l’Unione Tipografica Editrice - Torino 15. Ronchetti G., 1894 – La migliore delle colture ossia la pollicoltura razionale di fronte all’agricoltura. Tipografia di L. Franceschini e Ci. - Firenze 16. Selmi A., 1876 – Il pollaio ossia l’industria dei volatili da carne. Presso E. Savallo Editore – Milano 17. Somadossi G., 1907 – Pollicoltura. Tipografia Artistica Tridentina (Boccadoro) - Trento 18. Taibell L., 1926 – Le migliori razze di galline. L’Italia Agricola, Anno 63 – n. 11 novembre 1926. Federazione Italiana dei Consorzi Agrari - Piacenza 26 APPENDICE Centro Studi Règia Stazione Sperimentale di Pollicoltura e/o la reintroduzione della biodiversità agraria il Centro Studi promuove e diffonde il mantenimento dei rapporti di complementarità fra terra e vegetale, vegetale e animali, animale e terra e fra animali di specie diversa. Il Centro Studi Règia Stazione Sperimentale di Pollicoltura è un’Associazione nazionale riconosciuta la cui attività consiste nell’acquisizione delle fonti documentali relative alla Stazione Sperimentale di pollicoltura di Rovigo nonché nell’acquisizione delle innovazioni che rendono oggi attuale l’attività svolta, nel secolo scorso, dalla “Règia Stazione Sperimentale di Pollicoltura”. Più in particolare l’Associazione si propone di: 1) raccogliere e catalogare ogni tipo di documento, in originale, in copia fotostatica e/o in formato elettronico, relativo all’attività della “Règia Stazione Sperimentale di Pollicoltura” e all’avicoltura italiana per analizzare il contesto nel quale operava il Centro di Rovigo e favorire quindi un’esposizione ordinata di fatti e avvenimenti del passato quali risultano da un’indagine critica; L’Associazione ha lo scopo, inoltre, di individuare e recuperare libri, stampe, incisioni e attrezzature aventi carattere di rarità e di pregio la cui esecuzione risalga a un periodo precedente il 1950 e inerenti alla storia della Règia Stazione Sperimentale di Pollicoltura. L’Associazione opera su tutto il territorio nazionale: per territorio nazionale si intende l’area di competenza dei Pollai Provinciali istituiti con Règio Decreto 3 settembre 1926 2) promuovere e/o realizzare direttamente attività che erano state previste dall’Art. 1 del Decreto Luogotenenziale 28 giugno 1917 che istituì la “Règia Stazione Sperimentale di Pollicoltura” e precisamente: a) perfezionamento, nonché lavori di selezione e incrocio, delle migliori razze locali o importate; b) studio comparativo e scelta delle razze più atte alla produzione della carne e alla produzione delle uova; c) studio dei più razionali ed economici metodi di allevamento; d) studio delle malattie del pollame e dei mezzi di prevenzione e di cura; e) istruzione e propaganda mediante corsi temporanei preso la sede dell’Istituto, conferenze, diffusione di pubblicazioni pratiche, ecc.; f) ogni altro studio o attività didattico sperimentale atti a contribuire alla intensificazione economica dell’industria avicola nazionale. Il Centro Studi Règia Stazione Sperimentale di Pollicoltura è un’Associazione Nazionale dotata di personalità giuridica il cui campo di attività contempla l’organizzazione per la promozione e la difesa degli animali e dell’ambiente (Codice attività 949960) È riconosciuta a livello nazionale e iscritta al n. 143 del Registro delle Presone Giuridiche della Prefettura di Rovigo Il domicilio fiscale e sede legale dell’Associazione è: Via G. B. Conti n. 24 - 45026 Lendinara (Rovigo) Codice Fiscale: 91009750299 - P.IVA: 01405190297 e-mail: [email protected] 3) Promuovere e/o realizzare direttamente attività di recupero della biodiversità agraria, gestione dell’ambiente e valorizzazione delle produzioni legate al territorio. 4) Al fine di consentire il recupero sostenibile 27 APPENDICE Bollettino di BassaCorte Il Bollettino di BassaCorte oltre ad accompagnare, mensilmente, allevatori ed hobbisti nelle diverse attività svolge anche un’azione di Assistenza Tecnica Specialistica su richiesta rispondendo alle più svariate domande e informazioni che gli iscritti al servizio possono rivolgere. È infatti possibile rivolgere domande, richiedere informazioni, curiosità e qualsiasi altro interrogativo relativo alle tematiche inerenti agli Il Bollettino di BassaCorte è un servizio di Assistenza Tecnica Specialistica istituito dal Centro Studi Règia Stazione Sperimentale di Pollicoltura. È rivolto ad allevatori e appassionati che per lavoro, integrazione del reddito o hobby, si dedicano all’allevamento di avicoli di qualità e alla conservazione della biodiversità. Più in particolare il bollettino è rivolto: - a chi vuole conservare la biodiversità locale allevando razze autoctone e legate al territorio e vuole far parte del Programma Nazionale di Conservazione delle razze avicole confrontandosi anche con altri allevatori; - agli Agriturismi che allevano avicoli destinati alla ristorazione aziendale e vogliono razionalizzare le diverse attività zootecniche producendo al costo più basso uova e carni di qualità da proporre ai clienti; - alle Fattorie Didattiche che vogliono conoscere gli animali tipici del loro territorio e organizzare attività didattiche e dimostrative in grado di differenziare l’offerta educativa ottenendone anche un certo reddito; - a chi alleva avicoli allo scopo di integrare il reddito e cerca una risposta per risolvere i problemi burocratici e riuscire a vendere uova e prodotti macellati valorizzando al meglio il tuo lavoro; - a chi alleva gli avicoli per autoconsumo e vuole ottenere prodotti genuini per la sua famiglia o gli amici e desidera trovare ogni mese consigli pratici su come alimentarli nel migliore dei modi utilizzando materie prime genuine e prodotti del territorio; - agli hobbisti che allevano gli avicoli per passione e cercano una guida mensile su come riprodurre e allevare al meglio i loro animali ottenendo dei veri campioni. allevamenti di BassaCorte. La richiesta si trasformerà in un documento tecnico che sarà inviato a tutti gli iscritti al Bollettino di BassaCorte mentre resterà anonimo il richiedente. Per informazioni e per aderire al Servizio di Assistenza Tecnica Specialistica offerto attraverso il Bollettino di BassaCorte: http://www.biozootec.it/bassacorte.aspx 16 Novembre 2013