Le XIV regiones Praefectus annonae L'approvvigionamento alimentare della città non era organizzato in modo stabile ed era affidato abitualmente agli edili, che assolvevano numerosi altri compiti e restavano in carica per un solo anno. Ciò provocò spesso gravi difficoltà annonarie per la popolazione dell'Urbe e durante il periodo triumvirale non poche rivolte dovute alle carestie. Nel 22 a.C. la plebe di Roma, in rivolta per una catastrofica carenza di grano, costrinse Augusto ad assumere la cura annonae; ma egli provvide solo con rimedi ad hoc e con l'impiego di suoi personali mezzi finanziari. Ma quasi 30 anni dopo, nell'8 d.C. quando una nuova terribile carestia a Roma costrinse ad espulsioni in massa di stranieri e paralizzò la vita politica, Augusto si vide costretto a nominare un praefectus annonae, un responsabile, che in seguito (14 d.C.) divenne stabile, per l'approvvigionamento alimentare. Aveva rango equestre e organizzava il rifornimento e lo stoccaggio di alcuni prodotti essenziali per l'alimentazione della città di Roma, abitata da quasi un milione di individui. Si trattava di grano, ma anche in seguito di olio e di vino e di carne suina. Difficoltà di rifornimento del grano, che era tributario, per mancanza di porti per navi d'alto mare, per le difficoltà della navigazione e di stoccaggio, per ragioni politiche. Il praefectus annonae non si occupava della distribuzione del frumento nella città. Questo funzione sarà distinta dall'approvvigionamento dallo stesso Augusto, che l'affiderà al praefectus frumenti dandi, che era un senatore di rango pretorio. A questo sarà affiancato a partire da Traiano un cavaliere, un procurator ad Minuciam, dal nome del portico nel quale veniva effettuata la consegna delle razioni. Il primo a preoccuparsi del rifornimento di grano della plebe cittadina fu Caio Gracco, che con la sua lex frumentaria (a. 123 a.C.) ottenne distribuzioni di grano ad un prezzo politico corrispondente a ca. la metà di quello di mercato. Le prime distribuzioni gratuite di frumento si ebbero ad opera di Publio Clodio, nel 58 a.C., e concesse ad un numero sempre maggiore di beneficiari. All'indomani del conflitto tra Cesare e Pompeo erano ca. 320.000. Da Augusto furono ridotti a una cifra compresa tra i 150.000 e 200.000. E tale rimarrà fino al IV secolo. Generalmente si considera sufficiente una quantità di 3 modii di grano (ca. 21 kg) per persona al mese e ciò fa ritenere che il fabbisogno annuo di cereali della Città doveva essere vicino alle 350.000 tonnellate. Le distribuzioni gratuite di olio (necessario anche per l’illuminazione oltre che per l’alimentazione) si ebbero solo da Settimio Severo: si trattava di distribuzioni quotidiane, in mensae oleariae distribuite nella città. La carne suina è distribuita regolarmente dall'età di Aureliano, durante una parte dell'anno; ma ne sarà incaricato il prefetto urbano, non quello dell'annona. La razione di carne suina che riceveva la plebe frumentaria a Roma nel IV sec. era di 25 libbre. All'età di Aureliano sono da attribuire anche le prime distribuzioni di vino fiscale, a prezzo ridotto. Con Aureliano non vengono più distribuite razioni di grano, ma viene dato quotidianamente un pane del peso di 2 libbre in una moltitudine di luoghi nella città (gradus). • Vigiles e praefectura vigilum • • Il problema degli incendi si proponeva molto di frequente nell'Urbe e di conseguenza la necessità di un servizio di spegnimento. • Nella tarda età repubblicana responsabili della lotta e della prevenzione degli incendi erano gli aediles; quando gli incendi assumevano proporzioni inquietanti davano loro il cambio i consoli. • L'intervento sul campo era di competenza di magistrati inferiori, ovvero dei triumviri nocturni e i triumviri capitales, che avevano al loro servizio un notevole numero di schiavi pubblici. Questo frazionamento di responsabilità provocava notevoli disguidi. • Durante la sua edilità l'ambizioso Aegnatius Rufus aveva istituito un gruppo di schiavi personali con tale finalità, suscitando profonda gratitudine. • Perciò Augusto già nel 21 a.C. organizzò un gruppo di ca. 600 schiavi in un primo tempo agli ordini degli edili, poi dei magistri vici, i 4 rappresentanti di ciascuna circoscrizione cittadina. Costoro erano affiancati da volontari, di norma liberti, nell’ambito della stessa circoscrizione. • Ma il servizio si rivelò presto insufficiente e allora nel 6 d. C. istituì il corpo dei vigiles affidandolo al comando di un praefectus di estrazione equestre (che da Traiano in poi verrà aiutato da un subpraefectus). • Questo era un servizio pubblico per gli incendi e la vigilanza notturna. • I vigiles avevano funzioni di polizia urbana notturna, comprendente la vigilanza e la repressione delle attività di incendiarii, ladri, ricettatori e scassinatori. • Il praefectus aveva anche la facoltà di punire i reati corrispondenti comminando pene o deferendo i colpevoli ad altre autorità giudiziarie. • Il corpo dei vigiles, inizialmente composto in gran parte da liberti non cittadini (Latini Iuniani, che poterono accedere alla cittadinanza dopo 6 anni di servizio), non costituiva in origine una vera e propria militia, anche se era organizzato militarmente. • Il corpo constava di oltre 7000 uomini (almeno dall'età di Commodo), suddivisi in 7 coorti alle dipendenze di un tribuno; ciascuna coorte era a sua volta divisa in 7 centurie agli ordini di un centurione. Gli ufficiali e i graduati potevano proseguire la carriera anche nell'esercito legionario, nelle coorti urbane o in quelle pretorie. • Con la riforma di Settimio Severo aumentò anche il numero dei vigiles, che vennero però reclutati integralmente tra i cittadini liberi. • Le fonti antiche, trattando della suddivisione augustea della città in 14 regiones, menzionano 7 coorti di vigiles e altrettanti excubitoria. Evidentemente ciascuna coorte presidiava 2 regiones, probabilmente confinanti tra loro. In una di esse vi era la statio, una vera e propria caserma, sede del comando della coorte; nell'altra vi era forse solo un excubitorium, un semplice corpo di guardia o distaccamento. • L'unico excubitorium oggi visitabile è quello della VII coorte nel Trastevere. Stationes ed excubitoria • Se la missione fondamentale dei prefetti e dei vigili rimase sempre la lotta contro gli incendi, essa si estese rapidamente ad altre competenze, a cominciare da quella di polizia nella città e soprattutto in luoghi pubblici ad alta frequentazione come le terme e del mantenimento dell'ordine notturno. • Da questi incarichi derivarono delle funzioni giurisdizionali al prefetto, il quale aveva il compito di giudicare i colpevoli degli incendi - dolosi o colposi - , i ladri sorpresi durante le ronde notturne, gli schiavi fuggitivi. • Per svolgere il loro compito i vigili erano forniti di torce, di asce, di secchi, di coperte imbevute d'aceto, di pompe; fondamentale era naturalmente l'acqua, e ciò comportava una stretta collaborazione con la cura aquarum, in quanto le fontane e gli acquedotti dovevano essere sempre tenuti in buono stato per l'occorrenza. • Distaccamenti di vigili erano inviati presso i due porti di Ostia e di Pozzuoli almeno dall'età flavia: "discendevano a Ostia alle idi di dicembre, aprile, agosto e risalivano a Roma quattro mesi più tardi, quando arrivava il cambio". • Prefettura del pretorio • Secondo Mommsen il prefetto del pretorio prima del III secolo avrebbe avuto solo competenze militari; solo dal III secolo avrebbe avuto competenze proprie in campo politico e amministrativo, in quanto in precedenza sarebbe stato semplice esecutore di competenze di spettanza del princeps. • Augusto creò i primi prefetti del pretorio nel 2 a.C.; motivo occasionale fu di dare un unico capo alle coorti pretorie quando furono riunite insieme a Roma. • Il praefectus non poteva essere considerato un magistrato statale, ma era un impiegato imperiale e la sua nomina e durata dipendeva dal princeps. • Ma Augusto seguì per questa nomina criteri particolari: • la collegialità, nominando nel 2 a.C. due prefetti; la norma nel corso di tre secoli verrà generalmente seguita e ben pochi saranno i prefetti unici. Tra i due non vi è divisione dei compiti e insieme a - giudicano in tribunale; b - procedono alla probatio dei coscritti; c- emanano ordini alle autorità municipali in Italia • • • • • • • attribuzione all'ordine equestre, regola mantenuta sempre, con rare eccezioni. Alla metà del I secolo la prefettura del pretorio era rivestita dopo quella dell'Egitto, ma forse in precedenza era quest'ultima la più importante. Solo con il tempo la praef. pr. diviene la più importante tra le cariche equestri, evidentemente per il progressivo estendersi delle competenze. esclusiva attribuzione dall'età di Adriano del titolo di vir eminentissimus. Il praefectus praet. era di fatto equiparato all'ordine senatorio (ornamenta praetoria e ornamenta consularia) e molti recarono il titolo di vir clarissimus; ma l'ammissione in senato era puramente onorifica. • Competenze militari. • Si tratta di una carica solo militare inizialmente, che con il tempo si arricchirà di valenze magistratuali. • I pr. pr. comandavano su tutte le truppe di stanza in Italia e avevano il diritto di punizione capitale. Ma gli urbaniciani certamente dipendevano dal praefectus urbi e probabilmente erano indipendenti dal suo comando anche le flotte e i vigiles. • Competenze giuridiche. • Cassio Dione sembra affidare al pr. pr. la sorveglianza sui liberti imperiali e sugli officiales dell'amministrazione finanziaria. In realtà egli agisce facendo le veci del principe quando punisce i colpevoli. • Almeno nel II secolo la repressione penale spettava al prefetto urbano fino a 100 miglia da Roma, al prefetto del pretorio nel resto d'Italia. Il prefetto vide in seguito ampliata la sfera d'azione in varie parti dell'Impero; egli teneva in custodia gli individui inviati a Roma dalle province per essere sottoposti a qualche provvedimento giudiziario o punitivo. • Un rescritto di Gordiano del 243 prova che al prefetto del pretorio affluivano allora gli appelli in materia penale dalle province. I provinciali, condannati dai governatori delle province, potevano infatti presentare una supplica al sovrano, che la rimetteva ai prefetti. • Si hanno attestazioni che il prefetto doveva occuparsi anche di giurisdizione civile • Il prefetto si sceglieva giuristi per costituire il suo auditorium per l'amministrazione della giustizia. Nello stesso tempo egli era uno degli elementi fondamentali del consilium principis. • • Nel IV secolo con la scomparsa delle coorti pretorie e con l'attribuzione di una sfera d'azione limitata territorialmente, assume una fisionomia del tutto nuova • Cura aquarum • Agrippa mise a disposizione un notevole numero di suoi schiavi e suoi mezzi personali per curare il rifornimento idrico della Città. Egli portò a Roma l'aqua Iulia e l'aqua Virgo, che riforniva le sue terme nel Campo Marzio. • Alla sua morte nel 12 a.C. Augusto fece nominare dal senato un collegio di 3 senatori che curassero l'approvvigionamento idrico della città. • Gli acquedotti saranno sempre costruiti dall'imperatore, ma i curatores aquarum con numeroso personale di servizio (circitores) avranno cura di tenere in ordine gli acquedotti, controllare eventuali manomissioni, procedere alle concessioni d'acqua che venivano date a personaggi di alto prestigio (nomi impressi sulle fistulae aquariae) I bolli sulle fistulae • Cura aedium sacrarum et • operum publicorum • Anche questo servizio, preposto alla supervisione dell'occupazione del suolo pubblico a Roma oltre che alla costruzione e al restauro di edifici sacri e profani venne istituito da Augusto. • Questo servizio palesa con evidenza il passaggio istituzionale dalla repubblica all'impero: durante la repubblica erano numerosi coloro che potevano erigere edifici pubblici (consoli, pretori, proconsoli, dittatori votarono e fecero costruire molti templi) e i censori d'altro canto, dopo aver preso accordi con il senato, attingevano i fondi dall'aerarium Saturni, e ne appaltavano la costruzione. Gli aediles poi attendevano all'occupazione del suolo pubblico e sorvegliavano gli edifici sacri e profani (cura Urbis). Con lo sviluppo dell'edilizia pubblica dal II secolo a.C. tali strutture si palesarono insufficienti. Ottaviano cercò di colmare il vuoto affidando l'edilità ad Agrippa, dopo il suo consolato nel 33 a.C. e questi si preoccupò del rinnovo e dello sviluppo delle infrastrutture urbane (acquedotti, cloache, ponti) e della costruzione e restauro degli edifici. • • Alla sua morte nel 12 a.C. Augusto concepì il nuovo officium, che sarebbe divenuto la cura aedium sacrarum et operum publicorum; si trattò probabilmente di un collegio di 5 individui, di cui uno consolare e altri 4 di rango inferiore. • Solo con Claudio la cura assunse il carattere che conservò per tutto l'impero. • Si fissò il numero dei curatores a 2, reclutati tra i senatori consolari; loro adiutores e subcuratores sono attestati solo dall'età flavia. Vi era anche numeroso personale subalterno, amministrativo, finanziario e tecnico, che operava nella statio, di cui è ignota la collocazione. • I lavori pubblici erano realizzati ex auctoritate Caesaris, raramente ex senatus consulto e mai più da privati. L'edilizia pubblica serviva agli imperatori per consolidare la loro autorità: luoghi come i fori e gli edifici di spettacolo servivano ad avvicinare il sovrano al popolo. Lo spazio urbano serviva ad esaltare il potere del princeps. • Il compito dei curatores aedium sacrarum et operum publicorum era di assegnare delle aree pubbliche ai monumenti la cui costruzione era decisa dall'imperatore o dal senato. Se si trattava di un luogo consacrato pubblicamente interveniva il curator aedium sacrarum, se il luogo era pubblico e profano il curator operum publicorum. • L'assegnazione veniva annotata in registri conservati nella statio; se il luogo era assegnato a privati, questi versavano un canone (solarium) allo Stato e ottenevano così di trasmetterlo agli eredi. • Per procedere all'assegnazione vi doveva essere nella statio un piano catastale - simile alla Forma Urbis. Ma i curatores non avevano potere di determinare i limiti tra suolo pubblico e privato (terminatio), né di dirimere controversie relative a loca publica (iudicatio). • I curatores sovraintendevano semplicemente ai lavori di costruzione o di restauro; • erano gli adiutores e i subcuratores, prima liberti, poi cavalieri, che si occupavano dell'impresa. • Se poi in seguito a una catastrofe, incendio o alluvione, si doveva procedere a ricostruzioni massive si nominava un procurator operum publicorum, che seguiva il complesso delle opere che erano finanziate dall'aerarium, ma soprattutto dal fiscus Caesaris. • Talvolta l'amministrazione dei lavori pubblici affidava un cantiere a un appaltatore (redemptor), che si faceva carico dell'intera organizzazione e realizzazione dei lavori . • Cura alvei Tiberis et cloacarum • • Il Tevere e la sua navigabilità erano fondamentali per la vita della Città. • L'istituzione di questa cura risale a Tiberio, che nel 15 d.C. istituì una commissione di 5 senatori destinati a sorvegliare personalmente la portata del fiume, che era straripato. Tra i 5 vi era un solo componente di rango consolare: sui cippi posti sulle rive, destinati a definire la proprietà pubblica rispetto alla privata compare sempre per primo il nome del presidente della commissione, poi in ordine diverso, i nomi degli altri componenti. • Probabilmente dall'età di Claudio è nominato dall'imperatore un solo curator e nel II secolo abbiamo l'attestazione di un adiutor curatoris alvei Tiberis. • La dignità della carica era simile a quella del curator operum publicorum, quindi senatoria e consolare. • Compiti: delimitare il letto del Tevere dopo gli straripamenti; • badare al rispetto delle rive; • autorizzare i privati a occuparne una porzione; • dragaggio del letto e pulizia delle rive; • restauro delle banchine portuali; • favorire la navigazione per l'approvvigionamento non solo alimentare (navi caudicarie) • Praefectus urbi La praefectura Urbi divenne permanente solo dal 13 d.C. In precedenza solo in assenza del princeps si nominava un prefetto. Il primo fu Valerius Messalla Corvinus, nominato nel 26 a.C. • Il praefectus urbi, scelto tra i senatori di maggior prestigio, doveva innanzitutto garantire la sicurezza pubblica e un corso veloce della giustizia nei confronti dei delitti comuni. • L'Historia Augusta ricorda impropriamente che Severo Alessandro istituì in connessione con la prefettura un consiglio di 14 curatores di rango consolare, uno per ciascuna regione della Città; ma gli studi di Chastagnol hanno dimostrato l'infondatezza di tale affermazione. • Il praefectus urbi era persona di assoluta fiducia del princeps e la durata della sua permanenza in carica dipendeva esclusivamente dalla volontà dell'imperatore. Sin dall'origine la carica costituì il gradino più alto del cursus senatorio e veniva ricoperta spesso in concomitanza con il II consolato, 20-25 anni dopo il primo. Poiché era considerato un funzionario e non un ufficiale il pr. urbi indossava la toga; in epoca tarda riceveva un salario. • Egli doveva garantire la tranquillità pubblica. Attraverso il personale a sua disposizione doveva sorvegliare anche i luoghi di pubblico spettacolo, i mercati e i luoghi commerciali, le corporazioni professionali. • Per tale scopo aveva a sua disposizione 3 coorti di urbaniciani, in seguito portate a 4, da Domiziano o da Traiano. Tali coorti passarono al comando dei prefetti del pretorio sotto Antonino Pio, ma ritornarono sotto il prefetto urbano con Settimio Severo. • Vide progressivamente nel tempo accrescere le sue competenze nella giurisdizione criminale e il suo tribunale divenne la più importante corte di giustizia criminale di Roma. • Contro le sue sentenze si poteva fare appello solo al sovrano. • Poteva praticare la tortura per estorcere ammissioni o confessioni. • Ma nello stesso tempo le sue competenze si restrinsero geograficamente: nel I d.C. esercitava le sue funzioni a Roma e in Italia, ma dopo Adriano e Antonino Pio la sua giurisdizione si limitò a Roma e ad un raggio di 100 miglia dalle mura serviane. • La sede originaria era in una basilica costruita da Augusto, probabilmente presso la basilica Giulia o in un edificio nel Foro di Augusto. • In età domizianea era presso l'Argiletum all'ingresso della Subura, dove erano numerose le botteghe di sutores, ovvero presso il vicus di Apollo Sandalarius, patrono dei calzolai della Subura, detto anche Tortor. Coarelli pensa che avesse sede nel Templum Pacis, dove era affissa la Forma Urbis. In età tardoantica la sede sarà posta presso il templum Telluris delle Carinae, ovvero tra le Terme di Tito, quelle di Traiano, la basilica di Massenzio e il Colosseo.