IL CAFFÈ 27 gennaio 2013 ROSA E CACTUS OFFERTI DA La missiva Piazza Muraccio, Locarno Tel. 091 751 72 31 Fax 091 751 15 73 A pagina 5 della lettera del 22 gennaio, l’Ente ospedaliero spiega le proprie intenzioni a “medio” e “lungo” termine una rosa a... un cactus a... Ettore Vismara Saverio Lurati Un plauso al sindaco di Paradiso. Il Comune, in collaborazione con la Migros e Saetta Verde, servizio di consegna in bici, assicurerà ai pensionati di oltre 65 anni la consegna della spesa direttamente a casa È un “silenzio stampa” in perfetto stile bolscevico quello dietro cui si è trincerato il Partito socialista dopo l’esplosione del caso Pesenti. “Cose interne”, come se l’elezione di un municipio non fosse di interesse pubblico 7 L’ATTUALITÀ Un ospedale cantonale per tutte le specialità, le intenzioni dell’Eoc in una lettera a Berna Si chiarisce il futuro sanitario iniziando dalla “chirurgia viscerale” PATRIZIA GUENZI “Nel medio termine prevediamo di concentrare tutte le attività e gli interventi della ‘medicina altamente specializzata’ in un unico ospedale. A lungo termine ci sarà la necessità di dotare il Ticino di un unico ospedale cantonale”. Sono queste nel dettaglio, parola dopo parola, le reali intenzioni dell’Ente ospedaliero cantonale (Eoc), messe nero su bianco in una lettera di cinque pagine inviata il 22 gennaio a Berna, alla Conferenza dei direttori cantonali della sanità. I due importanti obiettivi (la concentrazione delle specializzazioni e la creazione dell’ospedale cantonale) sono indicati nell’ambito della risposta che l’Eoc ha inviato a Berna per conservare in Ticino la cosiddetta “chirurgia viscerale complessa”, ovvero gli interventi altamente specialistici a pancreas, fegato, retto e contro l’obesità (chirurgia bariatrica). Nella lettera l’Eoc chiede sì di distribuire tre specialità a Bellinzona e una, quella al retto, a Lugano. Ma con altrettanta chiarezza ribadisce che questa soluzione é solo e soltanto transitoria. Ovvero: l’obiettivo, razionale da un punto di vista economico, é quello di unificare la “Mas”, cioè la medicina altamente specializzata, in una sola struttura ospedaliera. Nel medio termine. Ed é evidente - leggendo il punto successivo della lettera spedita a Berna e firmata dal direttore dell’Eoc, Giorgio Pellanda, e dal capo Dipartimento di chirurgia, Raffaele Rosso - che la suddetta struttura, nel “lungo periodo”, sarà l’ospedale cantonale. Sia che lo stessovenga realizzato ex novo nel Sopra oppure nel Sottoceneri, “attorno” all’ospedale Civico di Lugano, magari inglobandolo, come é parso A Mendrisio “Restiamo preoccupati, anche se...” Ti-Press seguenza, i nosocomi di Locarno e Mendrisio in strutture di “serie B”. Alle prime indiscrezioni del Caffè si sollevarono, come si ricorderà, dure reazioni politiche nel Mendrisiotto e nel Locarnese (proteste, minacce di referendum), tanto che l’Ente e il dipartimento cercarono di correre ai ripari con alchimie lessicali, tipo: “Sì è vero, ma...”, “È solo un’ipotesi...”, “Ora spetta alla politica...”. Nei giorni scorsi il ministro della Paolo Beltraminelli, direttore del dipartimento Sanità, e Giorgio Pellanda, direttore dell’Ente ospedaliero cantonale (Eoc), giovedì scorso hanno incontrato i sindaci del Mendrisiotto premettendo: “sarete rassicurati”. In realtà, dalla sala del municipio di Vacallo, la maggior parte dei partecipanti è uscita con la stessa dose di preoccupazione con cui era entrata. “Tante belle parole, ma abbiamo avuto l’impressione che non si voglia dire tutta la verità”, spiega Carlo Croci, sindaco di Mendrisio. In sostanza, permane il timore che i reparti di cure intense degli ospedali di Sanità, Paolo Beltraminelli, è stato costretto a incontrare i politici del Mendrisiotto (vedi articolo sopra), i più determinati a non farsi declassare la struttura sanitaria regionale. La creazione di due ospedali di “centro” e altrettanti di “periferia”, per quanto apparentemente razionale dal punto di vista economico, é giudicata da molti irragionevole sotto l’aspetto pratico e soprattutto per la sicurezza dei pazienti. Trop- Il caso La deputata ps Ada Marra smentisce Quadri “Ma quale scampagnata! A Roma non sono andata” Stando al calendario ufficiale, il 31 gennaio i vertici politici della sanità dovrebbero assumere precise decisioni più probabile dalle inchieste svolte nei mesi scorsi dal Caffè. Al di là, dunque, delle dichiarazioni di facciata che hanno caratterizzato gli interventi pubblici dell’Eoc e del dipartimento della Sanità, in risposta alle indiscrezioni del Caffè, gli intenti dell’Eoc sono chiari. Sono sintetizzati, come detto, nella lettera spedita a Berna e contenuti in quel documento programmatico, in possesso del Caffè e pubblicato nel dettaglio su queste pagine tra novembre e dicembre. E non si tratta di “una” - fra tante - ipotesi di lavoro, ma dell’unica ipotesi messa in consultazione e sulla quale, stando al calendario ufficiale dell’Eoc, il 31 gennaio il Consiglio di amministrazione dell’Ente dovrebbe decidere definitivamente. E cioè. I vertici politici dell’Eoc dovranno prendere atto del risultato della consultazione fra i quattro ospedali ticinesi sul progetto (o ipotesi di lavoro) che, di fatto, trasforma i nosocomi di Lugano e Bellinzona in strutture di “serie A” (permettendo a queste di mantenere un alto livello operativo dei reparti di cure intensive) e, di con- LA DISPUTA A fianco, la deputata socialista Ada Marra, sopra, Lorenzo Quadri La consigliera nazionale socialista vodese Ada Marra al “Forum per il dialogo tra la Svizzera e l’Italia”, a Roma, non è andata. Tanto meno ha indossato nell’occasione la maglia della nazionale italiana. Ad insinuarlo, anche se con un tono interrogativo, tra le righe di un post su Facebook, con tanto di foto, era stato il consigliere nazionale leghista Lorenzo Quadri. Su Marra, che con altri ha firmato l’opuscolo-denuncia contro la Lega distribuito a Roma, Quadri annota: “La foto mostra la Consigliera nazionale socialista Ada Marra, non proprio patrizia di Maglio di Colla (...) La compagna Ada Marra è quella che ha allestito (...) il dossier di denuncia (...). Dossier presentato nel corso dell’inutile scampagnata a Roma (...) profumatamente pagata dal contrinuente rossocrociato. È magari con questa mise che è andata a Roma a rappresentare il nostro paese?”. Sotto al post di Quadri si scatena la polemica in 102 commenti. “Ma quale scampagnata - dice Marra al Caffè -! A Roma non sono proprio andata, quindi i soldi pubblici non li hanno spesi per me. Quella foto risale a Euro2008 e mi è stata fatta durante un’intervista. E la maglia non era neppure mia”. c.c. Mendrisio e di Locarno, vengano depotenziati (secondo il progetto dell’Eoc), relegando La Carità e il Beata Vergine, di fatto, a strutture di “serie B”. Tuttavia, un passo avanti è stato fatto nell’ambito dell’informazione tra Ente e autorità cittadine. I sindaci hanno infatti ottenuto una sorta di “liberatoria” per avere notizie di prima mano direttamente dai primari dell’ospedale. “Così, almeno, ci ha garantito Beltraminelli - dice Croci -. Prossimamente ci incontreremo con la direzione dell’Ente e i medici del Beata Vergine”. pi spostamenti dalla periferia al centro e viceversa. Ma torniamo al contenuto della lettera del 22 gennaio. L’Ente spiega a Berna perché, transitoriamente, vuole distribuire tra Bellinzona e Lugano la “chirurgia viscerale complessa”. Il tutto, si legge nella lettera, sarà coordinato dal dottor Rosso, responsabile della chirurgia dell’Ente e primario a Lugano. La chirurgia del retto, al Civico verrà affidata al dottor Dimitri Christo- foridis, già caposervizio chirurgia all’ospedale Regionale di Lugano e all’Italiano. La chirurgia epatobiliare e pancreatica andrà al San Giovanni e sarà affidata al dottor Ruben Balzarotti, con il rinforzo dei medici Pietro Majno e Thierry Berney, professori all’Hug, l’ospedale universitario di Ginevra. Sempre al San Giovanni, andra anche l’unità di chirurgia bariatrica complessa (pazienti obesi), affidata al dottor Adriano Guerra, primario del servizio di chirurgia. Nella lettera, l’Ente, caldeggiando la sua scelta su Bellinzona e Lugano, sottolinea che le particolari condizioni del cantone complicano gli spostamenti rapidi per i pazienti, nel caso di interventi nei centri della Svizzera tedesca o romanda. Oltre alla difficoltà della lingua che rende ancor più delicata la trasferta in un ospedale di oltre Gottardo. [email protected] Q@PatriziaGuenzi