La Malesia di Paolo - Episodio 6
Paolo visita il villaggio di Sungai Bunbon sull’isoletta di Carey, dove vive la tribù aborigena degli
orang asli conosciuta come Hma’ Meri.
Kuala Lumpur, 23 marzo 2011 - Domenica sono stato con la mia amica coreana Ji Sun al
villaggio di Sungai Bunbon sull’isoletta di Carey, non molto distante dal porto di Klang, sullo
stretto di Malacca. Nel giro di due ore, una in treno ed un’altra in taxi (il traghetto tra terra ferma
e isola è stato oramai da tempo sostituito da un ponte), siamo passati dalla Malesia più
moderna dei grattacieli e del traffico di Kuala Lumpur, alla Malesia più antica, quella degli orang
asli, gli aborigeni di questo Paese. L’isola di Carey, infatti, una volta interamente coperta da
giungla e da mangrovie ora sostituite da estese piantagione di palma da olio, è il territorio
tradizionale della tribù di orang asli conosciuta come Hma’ Meri. La prima volta che incontrai
alcuni membri di questo gruppo tribale, tre anni e mezzo fa ad un convegno su lingue
minoritarie proprio presso l’Università dove lavoro adesso, l’impressione che ne avevo avuto
era stata di estrema dolcezza, calma e serenità.
Riporto la descrizione di quell’incontro che annotai allora nel mio diario: “Domenica è l’ultimo
giorno del convegno, che si chiude con una visita al museo dell’Università dove è in mostra una
bella esposizione di oggetti storici provenienti da varie parti della Malesia. Ma la cosa più
interessante sono gli ospiti che per l’occasione gli organizzatori hanno invitato al museo. Si
tratta di tre membri della tribù dei Hma’ Meri che vivono sull’isoletta di Carey vicino alla costa di
Kuala Langat ad ovest di Kuala Lumpur. Ci sono ancora meno di tremila individui appartenenti a
questo gruppo etnico che parla una lingua del gruppo mon-khmer, completamente differente dal
malese, e che è per lo più animista. Gli Hma’ Meri appartengono agli orang asli, gli ‘uomini
originari’, ovvero alle popolazioni indigene della penisola malese che al giorno d’oggi formano
solamente l’uno per cento della popolazione della Malesia. Questi tre Hma’ Meri sono seduti in
terra nella sala più grande del museo al pian terreno: una donna canta accompagnandosi con
uno strumento cilindrico a corde, un’altra intreccia abilmente fibre vegetali che diventano fiori,
animali, e tanti altre cose ancora, mentre un uomo scolpisce con destrezza del legno per farne
delle bellissime maschere. Che abilità straordinaria, che bellezza! Ma quello che mi colpisce di
più è il senso di serenità e di dolcezza che emanano queste persone, che sono riuscite a non
farsi assimilare o ‘globalizzare’, almeno non totalmente”. E l’impressione che ne avevo avuto
1/3
La Malesia di Paolo - Episodio 6
allora si ripete in questa visita.
Kampung Sungai Bunbon è uno dei cinque villaggi sull’isola di Carey dove vivono i Hma’ Meri:
si tratta di una stradina ai due lati della quale si trovano casette di legno su palafitta di stile
malese, piante dai bellissimi fiori colorati, alberi da frutta e una quantità enorme di palme da
olio, che sono diventate il mezzo di sussistenza principale di molti Hma’ Meri, assieme alla
produzione artigianale ed alla vendita dei loro manufatti, tra i quali spiccano bei recipienti ed
ornamenti di fibre vegetali e incredibili statuine e maschere di legno scolpite a mano
rappresentanti i loro spiriti. E infatti il primo Hma’ Meri che vediamo arrivati al villaggio è un
signore dal bel sorriso che sta seduto a gambe incrociate su una veranda di legno intento a
scolpire una maschera. Ci accoglie benevolmente e ci fa vedere la sua recente produzione
lignea, e quando gli chiedo se ci siano anche libri sul suo gruppo etnico, ci accompagna in
un’altra casa dove si trovano in vendita per gli eventuali turisti gli oggetti di fibre vegetali
summenzionati e alcuni libri ed opuscoli.
Tutto è aperto, le porte sono spalancate e si entra e si esce come si vuole, e dietro la casa c’è
un gruppo di gentili signore anche loro sedute in terra sotto una tettoia che intessono abilmente
i prodotti di fibre vegetali poi messi in vendita. Dopo aver fatto alcune foto proseguiamo il giro
per il villaggio, tra serafici cani e bambini che giocano. Attraversiamo un tratto del palmeto per
raggiungere la hadu’ muyang, la casa degli spiriti, la ‘chiesa’ animista dei Hma’ Meri, di legno, in
stile tradizionale, con le statuine di legno degli spiriti protettori e le offerte (nella foto). Mi sembra
straordinario che questa gente, come la maggior parte degli altri orang asli, mantengano la
propria tradizionale religione animista, segno del proprio orgoglio etnico, della propria spiritualità
e senso d’appartenenza al mondo naturale che li circonda, ma in parte anche della relativa
tolleranza dell’Islam.
E mentre giriamo, Ahmad, il nostro simpatico tassista malese, ci fa da cicerone e ci indica tutti i
coloratissimi fiori e le piante da frutta che vediamo attorno a noi: cacao, banane, mangostini,
noci di cocco, durian, rambutan, jackfruit, eccetera. A questa latitudine, con questo clima e
questa vegetazione si può vivere bene con poco. Poi torniamo al taxi di Ahmad, posteggiato di
fianco alla veranda del primo scultore, che ci saluta affabilmente, e poi si ritorna alla stazione
del Porto di Klang per tornare rinfrancati a Kuala Lumpur. Due ore in mezzo al verde e ai sorrisi
dei Hma’ Meri sono bastate a ridarmi la fiducia nel genere umano che a volte il mondo moderno
mi fa perdere.
2/3
La Malesia di Paolo - Episodio 6
3/3
Scarica

La Malesia di Paolo - Episodio 6