Per un “NUOVO APOSTOLATO” Perché nella Chiesa si generi un “NUOVO GERMOGLIO” di “Fede nell’Umano” ------------Richiesta di un “ D i a l o g o ” con le Autorità Ecclesiastiche ------------- L E T T E R E C o l l a t e r a l i alla “RACCOLTA” delle “ L e t t e r e ” inoltrate alle Autorità Ecclesiastiche. ------------- Card.le A. BALLESTRERO, 06-11-85 (Collat) Verona, 6 novembre 1985 A Sua Eminenza Reverendissima Card.le Anastasio BALLESTRERO Arcivescovo di Torino Eminenza Reverendissima, Le faccio pervenire una copia della raccolta delle "Lettere" già da me inviate ad alcuni Prelati della Chiesa. In queste Lettere è racchiusa la richiesta di un Dialogo con le Autorità Ecclesiastiche; e nello stesso tempo sono tracciate alcune linee di quello che io sento essere un "Messaggio d'Amore" che Dio vuole rivolgere alla Sua Chiesa, particolarmente ai Vescovi Pastori d'anime ed alle Alte Autorità preposte ai vari Organismi ecclesiastici. La mia richiesta non ha ricevuto sinora risposta significativa ed accogliente; ma spero sempre che Dio illumini le persone cui cerco di far giungere questo "Messaggio" per una "NUOVA EVANGELIZZAZIONE": lo spirito di Fede che mi anima dall'interno mi suggerisce di non stancarmi, e di continuare a cercare l' "Incontro". Ora io avanzo a Sua Eminenza la stessa richiesta, chiedendoLe gentilmente di voler leggere queste Lettere come se l'intero discorso in esse contenuto, tal quale, io adesso lo esprimessi alla Sua persona, come di fatto lo esprimo; e di voler coglierne il contenuto "in modo unitario", in quanto ogni singola lettera di quelle non è mai una pura "ripetizione" delle altre, ma le completa e ne chiarisce il senso. Spero di trovare in Sua Eminenza l' "Incontro" che accoglie, e di potere così aprire con le Autorità ecclesiastiche quel Dialogo auspicato. Poiché questo "Messaggio", che ci indica un Nuovo Orizzonte di Vita Cristiana, comporta anche un "NUOVO APOSTOLATO", esso non può essere chiaramente riportato alle Autorità Ecclesiastiche, ed alla Chiesa intera, se non mediante un Progetto attuativo che "ne inizi la traduzione nel concreto": soltanto così si potrà giungere ad una "cognizione reale e veridica" del contenuto (o di parte di esso) di questo Messaggio. Il Progetto attuativo per questo Nuovo Apostolato -- cui io voglio dar vita operando in prima persona, nonostante le mie risorse estremamente limitate (fisiche, morali ed economiche) -- inizia con Incontri in piccoli Gruppi Misti, cui partecipano fedeli laici e Sacerdoti insieme, come meglio ho specificato nella lettera (verso la fine) del 25-05-84 a S.E.R. Mons. F.J. Cox, e poi nella lettera (ai punti 8 e 9) del 10-10-85 a S.Em.R. il Card.le J. Tomko. Questi partecipanti sono persone che hanno aderito all'invito che io stesso avrò rivolto a gruppi molto più numerosi, nell'ambito di una presentazione preliminare di questa Proposta di Nuovo Apostolato. Ma nessun Incontro del genere anzidetto è possibile attuare senza un consenso, anche tacito ed indiretto, da parte di Sua Eminenza, Pastore della Comunità Cristiana che vive nella Diocesi di Torino, trattandosi di una iniziativa culturale e spirituale che investe Laicato e Clero insieme e contemporaneamente, e che sotto certi aspetti si muove in deroga a certi canoni tradizionali di pastorale e di formazione sacerdotale, sia come pensiero che come metodica. Eminenza, La prego caldamente di volere esaminare questi miei scritti senza pregiudiziale alcuna, chiedendo nel contempo a Dio la grazia di cogliere da essi ciò che lo Spirito Santo in questo periodo storico vuole infondere nella Chiesa di Gesù, ma vi trova invece la nostra riluttanza ad accoglierlo ed a capirlo. Ne discuta con alcuni dei suoi collaboratori, con cuore aperto e larghezza di vedute. La prego infine di volermi concedere un colloquio di persona, in cui, tra l'altro, io possa esprimerLe altri aspetti di questo Messaggio Celeste che difficilmente possono venire comunicati per iscritto; non si preoccupi per la distanza geografica che intercorre tra Torino e Verona: la ricerca del Regno di Dio merita sacrifici ben più grandi! Invocando dal Signore la grazia di essere capito, non tanto per quello che c'è di terreno in questo mio Progetto, quanto per quello che Egli misericordiosamente ha voluto seminare in me - - ed ha seminato anche in altri: ne sono certo, sebbene io non li conosca, ma vorrei tanto conoscerli --, ringrazio sin d'ora Sua Eminenza per l'attenzione prestatami, ed attendo una Sua gentile risposta. Le porgo i miei più distinti saluti nel Signore. (Firmato: Vittorio Noè) NOE' dr. Vittorio Via Montorio, 108 -- 37131 VERONA tel. 045-976530 Mons. Egidio CAPORELLO, 28-07-87 (Collat) Verona, 28 luglio 1987 A Sua Eccellenza Reverendissima Mons. Egidio CAPORELLO Vescovo di Mantova Eccellenza Reverendissima, Il 5 febbraio u.s., venuto a Mantova con la speranza di conferire con Sua Eccellenza, mi fu detto dal suo segretario (don Antonio Cagioni) che Ella era fuori sede. Mi intrattenei allora a parlare con don Cagioni di quanto avrei voluto dirLe; lo pregai di farsi mio portavoce presso di Lei, e di consegnarLe una raccolta di "Lettere" da me scritte ed inviate a varie Personalità della Chiesa. Ho atteso per diversi mesi una sua risposta in merito; ho anche sollecitato per telefono alcuni mesi fa, parlando con un sacerdote che in quel momento sostituiva il segretario; sino ad oggi non ho ricevuto alcuno suo scritto. Torno adesso a sollecitare la Sua attenzione su quegli scritti che Le feci recapitare, affinché voglia considerare, pur tenendo conto della "radicale novità" da essi presentata, l'importanza di quella "Trasformazione culturale ed ecclesiale" per conseguire una "rivitalizzazione nello Spirito" di quella stessa prassi pastorale e di evangelizzazione che oggi viene portata avanti "alla meno peggio". La prego, nel nome di quella Fede Cristiana che ci accomuna, di non volere scartare a priori un contributo che sale alla Chiesa dall'ultimo dei laici. Si porti oltre a quelli che sono i limiti della "logica puramente umana". ed orienti il suo occhio, la sua mente, il suo cuore, verso lo Spirito, che nel silenzio dell'ascolto umile dinanzi a Dio ci parla con Voce impercettibile, ma "sicura". Voce che la cultura intellettuale ecclesiastica oggi vigente tende di fatto a soffocare, confondendola, a torto, con il soggettivismo fantasioso ed irreale. E' con umiltà e con amore che Le parlo; così come spero Lei voglia cogliere, attraverso le mie povere parole di quelle "Lettere", con umiltà e con amore quel "Messaggio" che oggi lo Spirito Santo rivolge alla Chiesa, come un "dono". e lo rivolge in particolare alle persone che stanno nell'Alta Gerarchia. Legga senza preconcetti o preclusioni quegli scritti che Le ho fatto pervenire; e stimoli il suo coraggio di Pastore che è disposto, fidando nell'aiuto del Signore, ad affrontare le difficoltà che si incontrano quando si sfida la logica di questo mondo, per "Testimoniare la Verità" portataci da Gesù; Verità che è già contenuta (in parte esplicitamente, in parte implicitamente) nella Chiesa vista nel suo insieme complessivo, ma che "va ricercata ogni giorno", con "riflessioni sulla Parola di Dio e sul concreto vivere umano, svolte insieme e contemporaneamente": Verità che purtroppo si tende spesso a lasciare nascosta, o a travisare, per non "incorrere in grane" con questi o quelli -persone autorevoli, che hanno avuto il potere di soggiogarci, e di ridurre (se non addirittura spegnere) la nostra "libertà dello Spirito di Dio in noi" -- ; Verità che riguarda la Fede, e nello stesso tempo la vita umana concreta. Ma queste "Verità" -- intendendo l'uno e l'altro aspetto, quello divino e quello umano -- possono venire "testimoniate" solo quando sono divenute parte essenziale della "propria esperienza vitale"; per andare incontro ad una "tale esperienza", occorre avere il coraggio di allentare la stretta psicologica con la quale ci si tiene aggrappati a particolari certezze puramente intellettualistiche, da cui traiamo il nostro senso di sicurezza, ed "aprirsi alla Certezza dello Spirito", dando a questa la priorità sulle altre, peraltro di natura immanentistica. L'approssimarsi della Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi, sulla Vocazione e Missione dei Laici nella Chiesa, mi induce a ribadire quanto sia importante che quel "Messaggio" accennato nelle "Lettere" sia portato, almeno nelle sue linee essenziali, in seno a quel dialogo intra-ecclesiale: è Dio che ce lo suggerisce, e che lo vuole! Ed io non so cosa non farei, pur di far giungere questo "Messaggio" al Santo Padre, e di portarlo a conoscenza di un certo numero di padri Sinodali, perché ne facciano oggetto di "riflessione attenta nello Spirito", in uno scambio reciproco, sereno e fiducioso, di ciò che lo Spirito suggerisce a ciascuno. Mi auguro di non essere stato frainteso, in questa lettera e negli altri scritti; mi dorrebbe che questa mia testimonianza d'amore per la Chiesa, ed in particolare per chi è stato scelto ad essere "Pastore nel Gregge di Gesù", venisse trasformata in capo d'accusa contro il fedele stesso che l'ha espressa! Le allego una copia dell' "APPENDICE alla Raccolta", da me stilata il 15-02-87 ed aggiunta alle "Lettere". Restando in attesa di un suo scritto, Le porgo i miei più distinti saluti nel Signore. (Firmato: Vittorio Noè) P.S. La presente lettera è analoga a quelle inviate, nella stessa data odierna, alle Ecc.ze Rev.me Mons. T. Ferraroni (Como), Mons. B. Foresti (Brescia), Mons. F. Tagliaferri (Viterbo). NOE' dr. Vittorio Via Montorio, 108 -- 37131 VERONA tel. 045-976530 o______O______o Mons. Bruno FORESTI, 28-07-87 (Collat) Verona, 28 luglio 1987 A Sua Eccellenza Reverendissima Mons. Bruno FORESTI Vescovo di Brescia Eccellenza Reverendissima, Il 19 maggio u.s. mi ero recato a Brescia, ed ero venuto al Vescovado sperando di poterla incontrare. Trovandosi invece lei fuori sede, ebbi un breve abboccamento con il Cancelliere della Curia (don Pizzotti, se non ho capito male). A lui lasciai, da recapitare a Sua Eccellenza, una copia della raccolta delle "Lettere" che io ho inviato a varie Personalità della Chiesa. Gli spiegai di cosa si trattava, e lo pregai di farsi mio portavoce presso di lei. In particolare gli dissi che avrei desiderato un colloquio con Lei di persona, per meglio esprimerLe quella Proposta di "Nuovo Apostolato" racchiusa in quelle "Lettere". Ho atteso una Sua risposta in merito; ma sino ad oggi non ho ricevuto alcuno scritto. Torno adesso ad invitarLa perché voglia prendere visione di quegli scritti, e voglia considerare, seppure nella "radicale novità", l'importanza di quella "Trasformazione culturale ed ecclesiale" in essi accennata, come una "rivitalizzazione nello Spirito" di quella stessa prassi pastorale e di evangelizzazione che oggi viene portata avanti “alla meno peggio". La prego, nel nome di quella Fede in Nostro Signore Gesù Cristo che ci accomuna, di non volere scartare a priori un contributo che sale alla Chiesa dall'ultimo dei laici. Si porti oltre a quelli che sono i limiti della "logica puramente umana", ed orienti il suo occhio, la sua mente, il suo cuore, verso lo Spirito, che nel silenzio dell'ascolto umile dinanzi a Dio ci parla con voce impercettibile, ma "sicura", voce che la cultura intellettuale oggi vigente nella comune concezione ecclesiale tende a soffocare confondendola a torto con il soggettivismo fantasioso ed irreale. E' con umiltà e con amore che le parlo; così come spero Lei voglia cogliere, dalle mie povere parole di quelle "Lettere", con umiltà e con amore quel "Messaggio" che oggi lo Spirito Santo rivolge alla Chiesa, in particolare agli Alti livelli della Gerarchia ecclesiastica. Legga senza preconcetti o preclusioni quegli scritti che Le ho fatto pervenire; e stimoli il suo coraggio di Pastore che è disposto, fidando nell'aiuto del Signore, ad affrontare le difficoltà che si incontrano quando si sfida la logica di questo mondo, per "testimoniare la Verità" portataci da Gesù: Verità che è già contenuta (in parte esplicitamente, in parte implicitamente) nella Chiesa vista nel suo insieme complessivo, ma che va "ricercata ogni giorno" con "riflessioni sulla Parola di Dio e sul concreto umano svolte insieme e contemporaneamente"; Verità che purtroppo si tende spesso a lasciare nascosta o a travisare, per non "incorrere in grane" con questi o quelli -- persone autorevoli, che hanno avuto il potere di soggiogarci e ridurre (o spegnere addirittura) la nostra "libertà dello Spirito di Dio in noi" --; Verità che riguarda la vita di Fede, e che riguarda nello stesso tempo la vita umana concreta. Ma queste "Verità" -- intendendo l'uno e l'altro aspetto, quello divino e quello umano -- possono venire "testimoniate" solo quando sono divenute parte essenziale della "propria esperienza vitale"; un "tale esperire" lo si incontra quando si ha il coraggio di allentare la stretta con la quale ci si tiene aggrappati a delle certezze razionalintellettualistiche, per "aprirsi alla Certezza dello Spirito", dando a questa la priorità rispetto a quelle altre, le quali sono di natura immanentistica. L'approssimarsi della Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi, sulla Vocazione e Missione dei Laici nella Chiesa, mi induce a ribadire ancora una volta quanto sia importante che almeno le linee essenziali, di quel "Messaggio" di cui parlo nelle "Lettere", siano presenti nella mente e nel cuore di un certo numero di Padri sinodali, perché ne facciano tema di dialogo con altri confratelli nell'Episcopato: è Dio che ce lo suggerisce, e lo vuole! Ed io non so cosa non farei, pur di far giungere questo "Messaggio" al Santo Padre, ed all'interno di quella Assemblea. Mi auguro di non essere stato frainteso, in questa lettera e nelle altre "Lettere": mi dorrebbe che questa mia testimonianza d'amore per la Chiesa, ed in particolare per chi è stato scelto ad essere "Pastore nel Gregge di Gesù", venisse proprio da questi trasformata in capo di accusa contro il fedele stesso che l'ha espressa! Restando in attesa di un suo scritto, Le porgo i miei più distinti saluti nel Signore. (Firmato: Vittorio Noè) P.S. Il contenuto della presente lettera è analogo a quello delle lettere inviate, anch'esse in data odierna, alle Ecc.ze Rev.me Mons. E. Caporello (Mantova), Mons. T. Ferraroni (Como), Mons. F. Tagliaferri (Viterbo): è sotto il medesimo anelito che son tornato a sollecitare le Loro Ecc.ze, affinché "prendano in seria considerazione" quanto ho espresso Loro attraverso quelle mie "Lettere". NOE' dr. Vittorio Via Montorio, 108 -- 37131 VERONA tel. 045-976530 o______O______o Mons. Fiorino TAGLIAFERRI, 28-07-87 (Collat) Verona, 28 luglio 1987 A Sua Eccellenza Reverendissima Mons. Fiorino TAGLIAFERRI Vescovo di Viterbo Eccellenza Reverendissima, In data 16 aprile u.s. Le inviai (per raccomandata postale) una lettera, con allegato un opuscolo contenente degli scritti miei riguardanti un Progetto di "Nuovo Apostolato". La mia attesa di una Sua risposta in merito è andata delusa! Mi ero augurato in modo particolare che l'avere Lei operato per diversi anni nell'ambito della Azione Cattolica Italiana sarebbe costituito una premessa favorevole alla apertura di un dialogo, tra Autorità ecclesiastiche ed un laico desideroso di offrire se stesso per l'edificazione del Corpo di Cristo. Tuttavia, animato da nuova speranza, torno adesso a sollecitare la Sua attenzione su quegli scritti che Le inviai, affinché voglia considerare, seppure nella "radicale novità" da essi presentata, l'importanza di quella "Trasformazione culturale ed ecclesiale" per conseguire una "rivitalizzazione nello Spirito" in quella stessa prassi pastorale e di evangelizzazione che oggi viene portata avanti "alla meno peggio". La prego, nel nome di quella Fede in Nostro Signore Gesù Cristo che ci accomuna, di non volere scartare a priori un contributo che sale alla Chiesa dall'ultimo dei laici. Si porti oltre a quelli che sono i limiti della "logica puramente umana", ed orienti il suo occhio, la sua mente, il suo cuore, verso lo Spirito, che nel silenzio dell'ascolto umile dinanzi a Dio ci parla con voce impercettibile, ma "sicura", voce che la cultura intellettuale oggi vigente nella comune concezione ecclesiale tende a soffocare, confondendola, a torto, con il soggettivismo fantasioso ed irreale. E' con umiltà e con amore che Le parlo; così come spero Lei voglia cogliere, dalle mie povere parole di quelle "Lettere", con umiltà e con amore quel "Messaggio" che oggi lo Spirito Santo rivolge alla Chiesa, in particolare agli Alti livelli della Gerarchia Ecclesiastica. Legga senza preconcetti o preclusioni quegli scritti che Le ho fatto pervenire; e stimoli il suo coraggio di Pastore che è disposto, fidando nell'aiuto del Signore, ad affrontare le .difficoltà che si incontrano quando si sfida la logica di questo mondo, per "Testimoniare la Verità" portataci da Gesù; Verità che è già contenuta (in parte esplicitamente, in parte implicitamente) nella Chiesa vista nel suo insieme complessivo, ma che va "ricercata ogni giorno" con "riflessioni sulla Parola di Dio e sul concreto umano, svolte insieme e contemporaneamente". Verità che purtroppo si tende spesso a lasciare nascosta o a travisare, per non "incorrere in grane" con questi o quelli -- i quali sono persone autorevoli, che hanno avuto il potere di soggiogarci, e di ridurre (se non addirittura spegnere) la nostra ."libertà dello Spirito di Dio in noi" -- ; Verità che riguarda la Fede, e nello stesso tempo la vita umana concreta. Ma queste "Verità" -- intendendo l'uno e l'altro aspetto, quello divino e quello umano -- possono venire "testimoniate" solo quando sono divenute parte essenziale della "propria esperienza vitale"; per andare incontro ad una "tale esperienza" occorre avere il coraggio di allentare la stretta con la quale ci si tiene aggrappati a delle certezze razional-intellettualistiche, per "aprirsi alla Certezza dello Spirito", dando a questa la priorità sulle altre, peraltro di natura immanentistica. L'approssimarsi della Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi, sulla Vocazione e Missione dei Laici.nella Chiesa, mi induce a ribadire quanto sia importante che quel "Messaggio" accennato nelle "Lettere" sia tenuto presente, almeno nelle sue linee essenziali, da un certo numero di Padri sinodali, avendolo portato nella loro mente e nel loro cuore, in seno a quel dialogo intra-ecclesiale; è Dio che ce lo suggerisce, e che lo vuole. Ed io non so cosa non farei, pur di far giungere questo "Messaggio" al Santo Padre, e di portarlo a conoscenza del Sinodo. Mi auguro di non essere stato frainteso, in questa lettera e nelle altre "Lettere". mi dorrebbe che questa mia testimonianza d'amore per la Chiesa, ed in particolare per chi è stato scelto ad essere "Pastore nel Gregge di Gesù", venisse proprio da questi trasformata in capo d'accusa contro il fedele stesso che l'ha espressa! Restando in attesa di un suo scritto, Le porgo i miei più distinti saluti nel Signore. Vittorio NOE’ P.S. Il contenuto della presente lettera è analogo a quello delle lettere inviate, anch'esse in data odierna, alle Ecc.ze Rev.me Mons. E. Caporello (Mantova), Mons. T. Ferraroni (Como), Mons. B. Foresti (Brescia); è sotto il medesimo anelito che son tornato a sollecitare le Loro Ecc.ze, affinché "prendano in seria considerazione" quanto ho voluto comunicare loro attraverso quelle mie "Lettere". NOE' dr. Vittorio Via Montorio, l08 -- 37131 VERONA Tel. 045-976530 o______O______o Mons. Lucas MOREIRA NEVES, 10-08-87 (Collat) Verona, 10 agosto 1987 A Sua Eccellenza Reverendissima Mons. Lucas MOREIRA NEVES c/o Segreteria della S. Congregazione per i Vescovi 00120 Città del Vaticano Ecc.za Reverendissima, Le scrivo per rivolgermi, non tanto a codesta Congregazione, ma alla Sua propria persona, nella qualità di Vescovo, e pur nella sua opportunità di avere incontri personali con altri Vescovi. Quella che Le presento è infatti una questione tutta particolare, che investe ai vari livelli l'Autorità Gerarchica della Chiesa; nel senso che le interpella ai fini di aprire un Dialogo con me, mirante a raggiungere una "nuova presa di coscienza": sia del momento storico-sociale che la Chiesa sta attraversando, sia del momento storico-ecclesiale che la Chiesa sta vivendo nelle sue varie componenti, sia della "consistenza ed adeguatezza ministeriale" che gli Organismi operanti presentano, sia infine (è questa la più urgente e la più essenziale presa di coscienza) della "consistenza cristiana e missionaria" che i vari ministri (e con essi i vari Laici impegnati) nella Chiesa oggi in realtà presentano. Non è, né vuole esserlo, una denuncia la mia; né una delle innumerevoli lamentele, che oggi salgono da ogni dove nei confronti dell'Autorità. Voglio soltanto portare a conoscenza delle Alte Autorità della Chiesa un Progetto (inteso questo termine nel senso più lato) di "Nuovo Apostolato", che si rivolge alle varie componenti che operano nella Chiesa per diffondere il Messaggio Evangelico, componenti sia a livello di Chierici sia a livello di Laici. Ma nello stesso tempo è un Progetto che chiede di essere attuato "a partire da incontri personali", non istituzionalizzati; avendo lo scopo non di creare un ennesimo Movimento (già sin troppi nella Chiesa!), bensì di promuovere quella tensione spirituale ed umana insieme che si rivolge verso un "recupero del significato genuino ed unitario dell'Insegnamento di Gesù". Ma la "unitarietà e la genuinità" di tale Insegnamento può darla solo lo Spirito di Dio ("... Egli vi suggerirà ogni cosa ... Egli vi dirà la Verità tutta intera ... " si legge nel Vangelo); e lo Spirito non parla né opera "ex abrupto". Egli esige un nostro "porci in ascolto" -- non un nostro "aspettare che intervenga Lui ...", ed intanto noi si va come meglio crediamo e più ci conviene --, esige un nostro "portarci alla Sua ricerca". Per questo, quel Progetto mira ad un "Nuovo Orizzonte di Cristianizzazione", in cui l'insegnamento dottrinario è parallelamente affiancato alla operatività umana dei soggetti, sì che la "ricerca del significato" della Parola di Dio parta dalla compresenza e compartecipazione della dottrina con le istanze espresse di fatto dal vivere umano della singola persona; istanze che a loro volta si aprano alla Luce divina per "ricostruirsi" verso questo nuovo orizzonte di umanità. Non è affatto facile mettere per iscritto i contenuti di tale Progetto. Avendo tentato varie volte di avere un colloquio con le Autorità, ho scritto diverse lettere in questi anni, a varie Personalità della Chiesa; poi ho avvertito come un "Invito interiore di Fede" che mi suggeriva di raccoglierle insieme, e di portarle a conoscenza di altri, sempre cercando quel "Dialogo peculiare" che permettesse di mettere in luce quanto io porto dentro di me, e vorrei comunicare, e che nell'ambito della mia Fede si presenta ai miei occhi come un "Messaggio" che Dio gradualmente ha come "scritto nel mio stesso essere", perché poi "lo comunicassi alla Chiesa attraverso l'Autorità Gerarchica, a partire dagli Alti livelli di questa". Ogni tentativo sin'ora fatto è stato vano; nessuno ha preso sul serio le mie parole. Adesso, Ecc.za, io invio anche a Lei una copia di quelle "Lettere", nelle quali è contenuto un primo accenno di quello che ho chiamato "Messaggio di Dio alla Sua Chiesa". e La prego -- in nome di quella stessa Fede che ci accomuna, in nome di quello stesso amore per la Chiesa, Corpo mistico di Cristo, che ci fa prodigare, anche se in mansioni diverse, per l’ “annuncio di Cristo" -- di volere rivolgere la Sua attenzione su quanto io ho cercato di esprimere in quegli scritti. Legga quelle "Lettere" come se fossero tutte rivolte alla Sua persona, nell'oggi stesso. Le legga, non in modo sommario e frettoloso, pensando al fatto che chi le ha scritte è una persona che non conta nulla; me le legga ammettendo invece l'ipotesi che attraverso di esse lo Spirito di Dio voglia parlare pure a Lei, come sono certo ha voluto parlare anche ad altri. La prego inoltre di prendere in seria considerazione la mia richiesta di un colloquio con Lei, eventualmente assieme ed altre persone da Lei stesso invitate: in un dialogo di presenza i malintesi si riducono, i fraintendimenti si correggono. Anche se non è possibile dare un quadro chiaro di che cosa sia questo "Messaggio" -- che peraltro Dio stesso ha comunicato anche ad altri, ne sono certo; ad ognuno con diverse indicazioni che si completano però tra di loro -- se non attraverso una serie di "Incontri" cui ho accennato nelle mie "Lettere", già i primi dialoghi (partecipando con spirito di ricerca sincera) possono dare una prima indicazione su alcuni contenuti di esso. Nella relazione presentata da Sua Ecc.za al 2° Colloquio internazionale su "Vocazione e Missione dei Laici nella Chiesa oggi", pubblicata nel volume "Movimenti nella Chiesa" (Ed. Nuovo Mondo, 1987), Ella inizia l'argomento proprio con un primo paragrafo che intitola: "Cercare di conoscere, cercare di comprendere". Questo suo invito al lettore ha richiamato un analogo invito con cui si presenta la mia Proposta di "Nuovo Apostolato in un Nuovo Orizzonte. Conoscitivo", contenuto nello stesso "Messaggio". Se io chiedo allora alle Autorità ecclesiastiche di essere ascoltato, è perché possa far 'conoscere" loro ciò che Dio s'è degnato per Sua Grazia di farmi conoscere; se chiedo loro di consentirmi di operare in prima persona, spendendo quelle poche energie che ancora mi rimangono, per una prima attuazione di quel "Messaggio di Dio", è perché essi possano "comprendere", "nella realtà", i primi contenuti di quel "Messaggio". Al fine di conseguire ciò è necessario che essi siano realmente orientati verso un "cercare di conoscere", un "cercare di comprendere", quella "radicale novità" che il Messaggio porta; diversamente, senza questa apertura d'orizzonte verso il "Nuovo", e senza un reale spirito di Fede, la Proposta di Dio resta incomprensibile, o fraintesa. Mi sono ritrovato perciò in pieno con Lei, quando, nella relazione citata, elenca alcuni corollari che scaturiscono dalla puntualizzazione fatta da Sua Santità Giovanni Paolo II, che a me sono apparsi molto importanti e molto reali, purché vengano intesi nel "loro profondo significato", e non in superficie ed in modo spezzettato. Ho sperato, mentre leggevo, che anche nella realtà di un eventuale incontro con Sua Ecc.za io possa trovare nella Sua persona un analogo atteggiamento di "incontro", di "apertura d'orizzonte al nuovo", teso a cercare di capirlo piuttosto che preoccupato di giudicarlo; così sarà possibile "cogliere quello che viene dallo Spirito", evitando di cadere nell'errore ("grave", per un Pastore) di "estinguere, o rigettare, lo Spirito", per l'eccessivo zelo in favore di una presunta integrità dottrinaria! Questo mio rivolgermi alle Autorità è stato erroneamente interpretato -- anche per il fatto che (come mi è parso di capire dalle poche risposte ricevute) l'insieme delle mie "Lettere" è stato soltanto sfogliato e "letto di sfuggita qua e là", cosa che non poteva non portare ad un "fraintendimento generale" del mio discorso -- come se io chiedessi un permesso per fare dell'apostolato "in mezzo ai laici" ed "in seno alle iniziative varate dai Centri diocesani". Le cose in realtà stanno su linee molto diverse. Io voglio esplicare una attività di apostolato, la quale si svolge su livelli e con modalità "radicalmente diversi" da quelli attuali; radicalmente diversi anche da quelle forme di innovazione (compresi i cosiddetti Movimenti) che oggi si tentano qua e là, e che a mio avviso il più delle volte si traducono in una... "presa in giro" dell'Insegnamento del Vangelo, come anche del Magistero genuino della Chiesa. Questo "Nuovo Apostolato" comincia infatti con la "Formazione di Nuovi Apostoli", e quindi con un "Nuovo Cammino di Formazione" per questi apostoli. Formazione che è "radicalmente diversa" da quella che oggi viene fornita ai Chierici nei Seminari, per quanto attiene il Sacerdozio; e radicalmente diversa da quella che viene impartita dai Parroci (e sacerdoti coadiutori), per quanto attiene i Laici. Formazione inoltre radicalmente diversa anche da quella che si origina dalla diffusa letteratura cristiana cattolica di oggi. Ma, ribadisco ancora: non sono diversi i contenuti rispetto a quelli insiti nella Sacra Scrittura e nel Magistero genuino ed ufficiale della Chiesa; lo sono diversi invece rispetto alla "istruzione complessiva di fatto" che viene data, al cammino umano e di Fede verso cui "di fatto i fedeli vengono sospinti". Da ciò consegue che tale Progetto di Nuovo Apostolato, qualora venisse attuato "a Partire dall'al di qua delle Autorità", e cioè "a partire dai Laici", darebbe luogo senz'altro ad una "contrapposizione": contrapposizione da parte delle Autorità, perché interpreterebbero quella iniziativa come "suscitatrice di critiche" all'attuale gestione della Pastorale; e contrapposizione da parte di quei laici stessi (ed anche di altri che ne avessero sentore) nei confronti delle Autorità, perché non potrebbero spiegarsi né giustificarsi come mai questa "novità", che pur essi esperimenterebbero essere "fertile di un genuino ed umanamente valido cristianesimo", non solo non è stata promossa dalla stessa Autorità, ma viene quasi osteggiata da essa. Una tale prospettiva indurrebbe quei laici, per evitare proprio la contrapposizione (la quale non porta mai nulla di buono nella Chiesa), a rifuggire dalla Proposta stessa. Questo mio riferimento vuole fare capire alle Autorità, non solo che questo "Messaggio" è un "Dono di Dio alla Chiesa", un "Dono d'Amore", e non un frutto della mia fantasia; ma che già nei Disegni di Dio esso "è diretto alle Autorità", perché essi poi, una volta "recepitolo", lo possano attuare (oltre che in loro stessi) in seno a tutta la Chiesa, come una naturale conseguenza evangelica. Dio vuole fomentare in seno alla Chiesa del "Nuovo Lievito". e vuole che Nuovo Lievito "inizino ad esserlo coloro che Egli ha chiamato a ricoprire cariche e ministeri di guida del Suo Gregge". Questo lo richiede il contenuto stesso del "Messaggio": esso contenuto è di natura tale che potrà avere validità attuativa "solo se comincia ad essere accolto dalle Alte Autorità". In questo senso Dio vuole ridare vigore alla Sua Chiesa: riportando i Pastori e l'Alta Dirigenza, ivi compreso il Vicario di Cristo, ad esplicare "contenuti più genuini di cristianesimo -- che pure sono già insiti nel Magistero complessivo della Chiesa -- in un contesto di contenuti più genuinamente umani". Come "percotendo il Pastore, si disperderanno le pecore", così "rivitalizzando il Pastore, si raduneranno (attorno a lui) le pecore". Per cui non posso non insistere nel cercare di far capire che questo "Messaggio di Nuovo Apostolato" riguarda in prima e basilare istanza le Autorità, e soltanto "conseguenzialmente" i Fedeli Laici tutti. Questo il Signore mi ha fatto vedere; e questo mi ha invitato ad esprimere a Voi. Anche se ciò è avvenuto in un modo e per vie che per me conservano sempre del "misterioso" e dell'inspiegabile, ed anche se tutto si è accompagnato a grosse sofferenze per la mia stessa persona, io sento di dover dire che è stato Dio a chiamare (me ed altri) ed ad istruire (me ed altri). Ciascuno di noi ha risposto come ha potuto; io forse ho risposto molto meno di tutti. Dio ha anche promesso che accompagnerà questo Nuovo Cammino con la Sua Grazia: ci chiede di "Credere" nella Sua Sapienza, e nella Potenza della Sua Parola. Eccellenza, essendo imminente l'Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi, nel pregarLa di mettere a conoscenza di questa mia lettera (nonché dell'opuscolo delle "Lettere") S.Em. il Sig. Card.le Bernardin GANTIN, Prefetto di codesta Congregazione, io La prego anche di farsi mio portavoce in questo: chiederei umilmente (ma speranzoso) che il Cardinale, il quale partecipa a quella Assemblea, "accogliendo" il mio discorso complessivo, ne parlasse con gli altri membri convenuti, anche stranieri. Forse qualcuno di quei Prelati potrebbe riscontrare nei miei scritti qualcosa di analogo a quanto lo Spirito ha seminato nella sua persona lungo gli anni del suo ministero; ed allora potrebbe essere nei Disegni di Dio che il suo cammino si incontrasse oggi con il mio: perché non dare spazio allo Spirito di Dio, facilitando questi incontri? Se dovesse risultare utile, sono pronto a farLe pervenire altre copie delle "Lettere". Intanto Le aggiungo due copie della "Raccolta parziale" di esse, per le persone che Ella crederà opportuno. Terminando, ed augurandomi di leggere presto un Suo scritto, Le porgo il mio cordiale saluto nel Signore. (Firmato: Vittorio Noè) NOE' dr. Vittorio Via Montorio, 108 -- 37131 VERONA Tel. 045-976530 o______O______o Mons. Ersilio TONINI, 22-08-87 (Collat) Verona, 22 agosto 1987 A Sua Eccellenza Reverendissima Mons. Ersilio TONINI Vescovo di Ravenna Ecc.za Reverendissima, Ho appreso recentemente che Ella parteciperà alla prossima Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi, per nomina pontificia. . Mi permetto di rivolgermi alla Sua persona, per comunicarLe un primo accenno di un Progetto di Nuovo Apostolato che è maturato gradualmente dentro di me nel corso di parecchi anni; nella speranza che Ella -- accogliendolo già, anche se parzialmente, per quanto riguarda Lei stesso -- possa poi farne menzione ad altri Padri sinodali, anche stranieri. Io ho avvertito, in questo che è maturato in me -- a riguardo la Fede e l'Umano come campi interconnessi --, l’ ”opera sapiente di Dio"; e tutto l'insieme mi si è configurato, in questi ultimi anni, come un "Messaggio" che Dio vuole rivolgere alla Chiesa, a partire però dalle Alte Autorità ecclesiastiche. Capisco che iniziare una lettera con un tale discorso può fare pensare a chissà quali stranezze nei confronti dello scrivente; ma io La prego caldamente di non lasciarsi prendere da una tale impressione. Sono già diversi anni che sto cercando di avere un dialogo con le Autorità della Chiesa, ma è stato vano ogni tentativo. Ultimamente ho voluto raccogliere le varie "Lettere" inoltrate ad altrettante Personalità ecclesiastiche, perché ho avvertito interiormente come un "Invito" del Signore a continuare in questa ricerca, presentando ad altri quei contenuti che già si trovano disseminati in quegli scritti. Quei contenuti -- sebbene in forma estremamente sintetica, che a volte il lettore è portato a fraintendere -- hanno anche un riferimento particolare al tema sui Laici del prossimo Sinodo; e mi addolora molto il constatare che, giunti alla vigilia di quella Assemblea, nulla è stato fatto di quello che in quel Progetto auspicavo che si iniziasse. Quel Progetto avrebbe dovuto essere già attuato da alcuni anni, affinché i primi risultati avessero potuto fornire dei contributi -- a mio avviso, molto importanti -- per affrontare la delicata e complessa questione del Laicato con buone probabilità di costruire qualcosa di veramente valido. Ed invece, ... Adesso io, nel rivolgermi a Lei, Le invio, allegata alla presente, copia di quelle "Lettere", pregandoLa di leggerle come fossero tutte indirizzate a Sua Eccellenza; nel senso che tutto ciò che in quegli scritti io esprimo e manifesto, oggi stesso lo intendo esprimere alla Sua persona. Le accludo anche fotocopia della lettera recentemente inviata a S.Em.R. il Card.le A. Innocenti, Prefetto della Congregazione per il Clero; lettera che racchiude una chiarificazione sul "Messaggio", ed un caldo e pressante invito, che vorrei rivolgere ad ogni presule, perché è ad essi che in particolare il "Messaggio" si indirizza. La prego ancora -- oltre che di prendere in seria considerazione quanto io ho espresso in quegli scritti -- di volermi accordare un colloquio di persona: sia perché colloquiando i fraintendimenti si riducono, e sia per esprimerLe cenni di altri contenuti di quella Proposta, i quali è impossibile mettere per iscritto. Eccellenza, non accantoni questa mia richiesta di un colloquio, né rifugga dal prendere in esame le mie "Lettere", solo per il fatto che chi Le scrive è un semplice laico, ed è per di più costretto ad una vita di solitudine e destabilizzata sotto il profilo umano, travagliata dalla sofferenza per una "assurda" separazione coniugale; o per il fatto che il Vescovo della diocesi in cui io vivo ha creduto opportuno mantenersi estraneo alla questione da me posta. Se egli ha reputato bene così, non è detto che tutti i Vescovi "si debbano ad esso allineare" questo non sarebbe spirito di comunione ecclesiale, bensì banale corporativismo. La voce dello Spirito non può essere accolta, o respinta, "in massa"; ma ognuno deve recepirla mediante "il proprio personale disporsi di fronte a Dio", assumendosene in proprio le responsabilità: Egli ci chiama "per nome"! ed in prima persona ciascuno deve risponderGli! Se Ella avrà speso un po' di tempo, un po' di attenzione, di riflessione, per ascoltarmi e cercare di capire quello che voglio porgere alle Autorità ecclesiastiche (secondo me, da parte di Dio); e se dopo di ciò non sarà emerso nulla di buono, di vero, di santo, perché il mio discorso non veniva in realtà da Dio; allora Dio stesso non potrà imputarglielo a condanna. Ma se il mio bussare è sollecitato realmente dallo Spirito Santo, perché è Lui che realmente vuole dirvi qualcosa servendosi di me, e Voi (Presbiteri, Vescovi, Cardinali, a cui mi sono rivolto) l'avrete ripetutamente respinto, come giustificherete il vostro operato, il vostro atteggiamento "di esclusione", dinanzi a Dio? Appellandovi forse alle regolamentazioni istituzionali? Appellandovi alla logica di questo secolo, secondo la quale... nulla può venire di buono da un uomo come me? Io non posso "garantire" di questo "Messaggio" che porto dentro di me: Iddio solo lo può; Egli mi conosce. ------Da un insieme di eventi, mi pare di intuire che le Autorità superiori si stanno rendendo sempre più complici, pur non volendolo, -- lo ripeto: pur non volendolo, pur prodigandosi per rinsaldare la Fede nei fedeli tutti -- delle molte crepe e deviazioni dal Vangelo che continuano a sorgere qua e là nella Cristianità. Queste deviazioni sorgono non soltanto in quei contesti sociali, dove in forma macroscopica e pubblica si esprime un certo rivolgimento interiore nei riguardi della Fede e dell'Umano, con meccanismi dissociativi e critici; ma anche in quei contesti sociali dove invece "tutto appare calmo", e dove però i meccanismi dissociativi sono anzi accompagnati da meccanismi di spegnimento. Ad un tale rendersi complici, le Autorità sono portate da una certa "loro presunzione orgogliosa" di sentirsi "soltanto loro i depositari della Sapienza"; nel senso che quell'atteggiamento e quel reputarsi rendono la persona come "cieca" nei confronti di certe realtà umane, cosi come anche nei confronti di certi stessi significati dei contenuti della Fede. Per quella presunzione essi cadono nel grave errore di "rifuggire dall'incontrarsi con il concreto umano, che chiede di essere ascoltato per essere conosciuto"; per il fatto che rifiutano di riconoscere nel reale concreto "una fonte insostituibile della conoscenza sull'umano" -- e quindi anche della conoscenza sul Messaggio Evangelico che si incarna nell'umano --, per attribuire ogni validità conoscitiva ad astratte e puramente teoretiche elaborazioni intellettuali, che Teologi, Filosofi, Sociologi, Psicologi ed Antropologi, costruiscono nel portare avanti la "loro" scienza. Le Scienze Umane Teoretiche -- ivi compresa la Teologia, nella misura in cui essa estende il Divino Rivelato verso l'Umano che accoglie quel Divino -- pèrdono ogni valore se le si isola dalla realtà della esperienza vitale, luogo dove sussiste la Scienza Umana Vissuta. Le Scienze Umane Teoretiche hanno sì un loro valore; ma questo resta relativo, e soltanto in abbinamento con l'esperienza concreta nel presente, con la quale devono costantemente essere confrontate. Quella complicità involontaria delle Autorità ecclesiastiche, nel determinarsi di un sempre più esteso impoverimento cristiano, può allora dirsi dovuta ad una particolare "loro ignoranza": non tanto ignoranza di Fede, quanto ignoranza di "Fede nell'Umano". Ed è in questo campo che il compito del "Laico" è insostituibile: quello (fra gli altri compiti) di "mediare l'umano" verso la fonte istituzionale e pastorale della Fede, che sono i Vescovi e le Autorità centrali che fanno capo alla Santa Sede. Ed invece, in questo campo, gli Intellettuali Laici -- in quanto "cristiani", che fossero coscienti di una loro maggiore responsabilità di Fede, rispetto ai fedeli non-intellettuali -- sono ben lungi dall'aver assolto e dall'assolvere a quel compito così come la coscienza cristiana e lo stesso Spirito Santo, nel periodo storico attuale, ha chiesto e chiede loro. Anche in loro, cioè nei Laici Intellettuali impegnati a fianco del Clero, si riscontrano condizioni di "cecità", determinate da una "loro presunzione orgogliosa" di reputarsi -rispetto ai laici cristiani non-intellettuali, ai laici cristiani (intellettuali e non) non-allineati con il modo di pensare e di fare del Clero, rispetto anche ai laici intellettuali non di orientamento cristiano -- "soltanto loro i detentori della verità, ed i capaci di elaborare la verità", a riguardo tutto ciò che costituisce oggetto delle Scienze Umane. E' questo atteggiamento di "autonomismo" che uccide, o fa sviluppare in modo distorto, il germe che lo Spirito mette in ciascuno di noi. A loro volta, i laici non-intellettuali -- in quanto "cristiani", che siano coscienti di una loro possibile contribuzione alla vitalità della Ecclesia -- sono ben lungi dall'aver dato e dal dare quel contributo cui lo Spirito Santo li aveva chiamati; e ciò per il fatto di essere stati "aprioristicamente e costantemente sottovalutati nelle loro potenzialità ecclesiali", "guardati dall'alto in basso", dalle Autorità ecclesiastiche. E quindi le loro risorse umano-cristiane, invece di crescere ed evolversi per quello "scambio con l'intera ecclesia", si sono come atrofizzate sin dal loro germogliare. Così, i Pastori e le Alte Autorità sono oggi "privati di un apporto prezioso". sono "privati di un canale di conoscenza dell'Umano" che è insostituibile. Essi tuttavia, per sopperire a tale deficienza, hanno ricorso alla "costruzione filosofica" di teorie "pseudoumanistiche". Si è finiti così con l’ ”inventare con la fantasia idealistica" delle immagini di essere umano, che sono ben lungi dal rispecchiare l'essere umano reale, nelle sue multiformi tensioni attuative; "si inventano con la medesima fantasia idealistica" delle immagini di spiritualità cristiana, che sono ben lungi dal rispecchiare gli Insegnamenti Evangelici di Nostro Signore Gesù Cristo, nella loro profonda ed estesa significatività umana e di Fede insieme. L'opera ed il prodigarsi stesso dei Pastori restano allora "privi di quella forza concreta dello Spirito", che si verrebbe invece a sprigionare quando essa (opera) fosse "compenetrata da una reale com-partecipazione allo stesso Magistero" degli sforzi conoscitivi ed attuativi di Laici "volenterosi e competenti", "veramente guidati dallo Spirito Santo". Sono "questi Laici" che oggi mancano! E sono "questi nuovi Laici" che oggi i Vescovi e le Autorità centrali dovrebbero incominciare a promuovere. ------Portandomi ora al dibattito che può nascere in seno alle riunioni del prossimo Sinodo, a mio avviso la questione su "ciò che i Laici dovrebbero fare" -- nel senso di dar luogo a tutta una serie di indicazioni e disposizioni pastorali, perché i fedeli laici "operino in un certo senso" -- è ... fuori dalla realtà attuale; è quella una questione che potrà essere posta soltanto in un futuro, e che adesso potrà solo essere osservata "in linea previsionale ed auspicale". Quello che invece la realtà d'oggi presenta reclama un'altra questione: "quale soggettività umana e cristiana dovrebbero avere i laici nella Chiesa?"; "quale figura umana, quale forma di Fede, i fedeli laici dovrebbero sviluppare, affinché possano dirsi realmente cristiani, e quindi essere elementi vitali ed attivi in seno alla ecclesialità?" Conseguentemente a questa questione, c'è l'altra: "quale cambiamento operare, in seno alla ecclesialità", perché si passi, da una situazione in cui i fedeli laici non solamente non "operano" ma nemmeno "vivono il cristianesimo", alla situazione in cui "fioriscano nuovi germogli di forme cristiane", nella laicità sì ma "genuinamente evangeliche", feconde di operosità viva nella Fede e nell'Umano? E poi ancora l'altra questione: "come dare avvio ad un tale cambiamento?". Se si sarà riflettuto seriamente, con coscienza evangelica, su questo insieme di questioni, si scoprirà che non è solo il "mondo dei fedeli laici" che dovrà avviarsi verso un mutamento, ma anche il "mondo del Chiericato", cioè quello che è strettamente connesso alla operatività delle Autorità Gerarchiche della Chiesa. Lo stato attuale di socio-ecclesialità è uno stato di "equilibrio interno" che si è andato instaurandosi tra Chierici e Laici; voglio dire -- anche se ciò può apparire paradossale -- che tali Laici di oggi si confanno bene con tali Chierici (Presbiteri e Vescovi) di oggi. Il malanno che oggi afflige il Laicato lo si può, ad un attento esame, ritrovare -- ovviamente con forme ivi appropriate -- nel Chiericato. E' perciò l'intera ecclesialità che, attraverso questa prossima Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi -- riunita formalmente per affrontare il tema ""Vocazione e Missione dei Laici nella Chiesa oggi"”, ma recante, in ciascuno dei suoi partecipanti, dei profondi interrogativi sulle altre questioni vertenti l'intero campo dell’ ”essere Chiesa"; vertenti cioè altre aree alle quali si avverte "interiormente" di essere strettamente legato il problema del Laicato, mentre "giuridicamente" lo si vorrebbe "isolare" per limitare (giustamente, dal punto di vista pratico) il lavoro da affrontare --; è l’ ”intera ecclesialità" (dicevo) che lo Spirito Santo oggi chiama ad una "conversione profonda". E questo Sinodo avrà sani ed efficaci risvolti nella vita della Chiesa, nella misura in cui in esso i lavori e le riflessioni avranno innescato nelle Autorità ecclesiali "quella nuova presa di coscienza" di cui ho parlato in vari punti nelle mie "Lettere". Rendersi conto di ciò vuol dire essersi avviati verso un “orizzonte nuovo"; nel senso che una "nuova presa di coscienza" è qualcosa di ben diverso da una "nuova cognizione" che si acquisisce: quest'ultima "si aggiunge alle altre". La "nuova presa di coscienza" invece "rivoluziona nel suo interno" l'intero sistema di conoscenze già precedentemente acquisite dal soggetto, allentando i vari significati relazionali fra una conoscenza e l'altra; per far posto ad un altro "sistema di rapporti conoscitivi e funzionali fra di esse", e quindi modificando gli stessi significati delle singole conoscenze, la stessa gerarchia di funzionalità di esse, la stessa gerarchia di validità di esse. Per cui, è indispensabile che le Autorità "esse per prime" si aprano verso questo Nuovo 0rizzon-te di Cristianizzazione, ancora tutto da scoprire. E' in questa difficile svolta che il "Messaggio" di Dio alla Chiesa vuole venire in aiuto; perché una tale nuova presa di coscienza non può essere un processo puramente umano, ma un processo innescato e sostenuto dallo stesso Spirito Santo, il quale Lui solo può "dare la giusta direzione" in cui deve evolversi tale processo. In quel "Messaggio" -- di cui io porto "solo una parte" -- Dio ci dice (fra l'altro) che è " I n s i e m e " (Chierici e Laici insieme) che possiamo trovare la giusta strada, strada che già lo Spirito Santo ci sta indicando mediante vari “segni”; e che è "nuova" sia per il Sacerdozio Ordinato, sia per il Sacerdozio ministeriale dei Laici: è "nuova" per l'intera Ecclesia. Eccellenza, riconosco che all'espressione ““loro presunzione orgogliosa"” da me più sopra usata potrebbe facilmente venire attribuito un significato ben diverso da quello che invece io intendevo; e per questo mi scuso in anticipo, qualora venisse interpretata in senso offensivo. Il mio era invece un tentativo di descrivere la complessa trama intellettuale da cui l'agire di quegli operatori è condizionato, senza volere formulare giudizi di demerito personale; e quindi un tentativo di "portare alle luce" noi stessi, tutti noi stessi, di fronte a noi stessi, onde sfuggire al "Potere delle Tenebre". Le Tenebre non sono costituite solo da "ignoranza della Fede", ma anche da "false dottrine sulla Fede", e da "false dottrine sull'Uomo" cui lo stesso invito della Fede è rivolto. Non può darsi "veridicità e genuinità di Fede" se non nella "veridicità e genuinità dell'Umano"; e viceversa. Si evidenzia così ancora una volta la necessità per me -- nell'esporre il Progetto di Nuovo Apostolato -- di "colloqui di persona", affinché il mio parlare non resti frainteso. Il nostro "linguaggio" comune è quello che è; ed ogni "nuovo orizzonte dell'umano" è costretto a lottare anche contro i "confini delimitativi del linguaggio", ed ancor più lo è ogni "nuovo orizzonte di Fede Cristiana". Soltanto "l'incontro immediato", "l'incontro persona-persona", può consentire una comunicazione che si estenda al di là delle limitatezze della parola umana. La prego perciò, Eccellenza, di non interpretare come critica denigratoria l'insieme di questo mio parlare. Esso vuole essere una ennesima espressione di "amore sincero" che nutro per Voi quali Pastori nel Gregge di Gesù, e per le Alte Autorità che devono portare la responsabilità, a volte dolorosa, di prendere decisioni anche quando i termini non sono molto chiari, o quando quella decisione è avversata da altri. Perché è l'amore che nutro verso Gesù, a generare in me l'amore per il Suo Corpo mistico che è la Chiesa; ed è l'amore di Gesù, a generare in me l'amore per coloro che Gesù stesso ha chiamato ("per nome") alla guida dei Suoi fedeli. Voglio inoltre chiarirLe questo. Il mio discorso potrebbe sembrare "carico di pessimismo"; ed effettivamente lo sarebbe se fosse "un discorso a sé stante": ma non lo è. Esso è solo una parte di un discorso molto più vasto, il quale comprende in sé, oltre ad una "fiducia nella Provvidenza di Dio", anche una "fiducia nell'essere umano"; un discorso che intende sottolineare anche le molte risorse positive (umane e di Fede) presenti nei fedeli (laici e chierici). Oltre a queste "positività" che io vedo presenti e manifeste nei fedeli, io intravedo inoltre delle "risorse positive potenziali", pure presenti in essi: dico che sono "potenzialmente presenti", e non che sono "ipoteticamente presenti". Cioè, asserisco che quelle risorse (seppure allo stato potenziale) "ci sono realmente"; non asserisco che "potrebbero esserci", o che "potrebbero venire in essi seminate da altri": sono già in loro, gli altri potrebbero solo "aiutare a coltivare" quelle risorse, perché più facilmente e meno faticosamente germoglino e si manifestino nella loro efficacia. Questo "Messaggio", che Dio ha come "scritto in me", non è perciò un rimprovero di condanna per Voi; Dio ve lo vuole porgere come un "aiuto amoroso", perché in modo più salutare e veritiero possiate guidare il Popolo di Dio, oggi così tanto dilaniato, smembrato e deformato, da potersi dire che... non si riconosce più dove sia il "cristiano", ed in che cosa consista questo "essere cristiani". Questo "Messaggio" è perciò un ”Suo Dono d'Amore"! ------Nel chiudere questo mio scritto, rinnovo a Sua Ecc.za la preghiera di volere esaminare assieme ad altri -- confratelli nell'episcopato, particolarmente quelli che partecipano al Sinodo, anche stranieri; ed eventualmente dei laici, di larghe vedute e di provata competenza, veramente animati da un genuino spirito di Fede -- quanto da me espresso negli scritti; accompagnando la riflessione con un atteggiamento interiore di preghiera, per chiedere luce allo Spirito Santo, invocandoLo perché "Egli ci parli, nel nostro intimo". Spero che qualcuno voglia aprire un Dialogo con me; se questo sarà nato sotto l'ispirazione divina, lo Spirito di Dio ci suggerirà di volta in volta i passi successivi da fare, anche se l'interlocutore dovesse essere un Presule straniero. Io non dispongo di alcuna risorsa economica e finanziaria, oltre allo stretto necessario per vivere, né godo di un ottimo stato di salute fisica; sono però certo che lo stesso Cristo Gesù aiuterà coloro che "accogliendo il Suo Invito" saranno venuti a lavorare in questo Progetto, per l'attuazione del “Suo Messaggio" nella Chiesa. Tutto quello che io ho espresso nelle "Lettere", e quello che ancora continuo ad esprimere a Voi in nuove lettere, è parte del "Messaggio": è collocandomi in spirito con esso che io parlo a Voi, Autorità nella Chiesa. Tutti i giorni prego Iddio perché io non comunichi nulla che non sia da Lui. Sono però cosciente delle limitatezze e storpiature della mia natura umana, e della personalità che ho sviluppata; prego Iddio perciò anche di provvedere Lui a rimediare, affinché quanto di distorto io avessi comunicato non portasse danno alla Chiesa. Tuttavia, "indicazioni molto significative" sul senso e sulla validità genuina di quel "Messaggio" possono nascere soltanto "dall'incontro", e "dal dialogo", fra me e l'interlocutore: lì, ciascuno dei due ha delle "constatazioni interiori" che non possono essere esplicitate in nessun altro modo, e che derivano dallo Spirito Santo. La "coscienza del Vero", nell'ambito di tutto ciò che riguarda la Fede ed il significato degli Insegnamenti del Vangelo, la può dare soltanto lo Spirito di Dio; ed è una coscienza che tende, quasi per abbracciarli, verso l'intera ecclesialità e verso il complessivo Insegnamento di Gesù. Non si deve però confondere "coscienza del Vero" con "giudizio di verità": sono due cose diverse. Ancora fiducioso, nonostante i vari insuccessi, di trovare accoglienza, termino inviandoLe i miei cordiali saluti nel Signore. Attendo un Suo scritto, e spero in un colloquio. (Firmato: Vittorio Noè) NOE' dr. Vittorio Via Montorio, 108 -- 37131 VERONA Tel. 045-976530 o______O______o Card.le PIRONIO Eduardo, 18-06-88 (Collat) Verona, 18 giugno 1988 A Sua Eminenza Reverendissima Sig. Card.le PIRONIO Eduardo c/o Pont.Cons. per i laici 00120 Città del Vaticano Eminenza Rev.ma, Il 22 febbraio u.s. Ella venne a Verona, e tenne una conferenza presso l'Azione Cattolica locale. Al termine di quella relazione, io presentai un mio breve intervento: così Lei mi incontrò per la prima volta; e poi, a chiusura dei lavori, avendola io avvicinata brevemente, mi invitò a venirLa a trovare a Roma, quando l'occasione mi avrebbe condotto da quelle parti. Ho tanto sperato in questi mesi trascorsi di potere venire a Roma, ma diversi fattori non me lo hanno consentito; spero però di venire presto. Adesso Le sto scrivendo per una questione che ha dell'urgenza. Ieri l'altro ho appreso dalla Radio che S.E. R. Mons. Marcel LEFEBVRE avrebbe deciso che alla fine di giugno consacrerà quattro Vescovi, contro il parere della Santa Sede; e che la S. Sede avanza, per quest'atto, delle ipotesi di "scomunica". Io non conosco a fondo l'intera questione; ma, per quel che conosco della posizione di Lefèbvre e del contrasto con i Dicasteri romani, ho chiesto "luce" a Nostro Signore, nei momenti di raccoglimento di preghiera e di colloquio con Dio. Io sono niente di fronte a Voi, Autorità nella Chiesa di Dio; ma da questo mio niente voglio ugualmente farvi pervenire quanto mi è parso il Signore Iddio abbia voluto, nella Sua infinita misericordia, significarmi. E cioè: che sarebbe un errore molto grave per la Chiesa una tale scomunica; che, per quanto misto ad inevitabili deformazioni e ristrettezze (dovute alla limitatezza umana), quanto espresso da Mons. Lefèbvre "porta in sè una Voce particolare dello Spirito", rivolta alla Sua Chiesa; questa "Voce" non è stata ancora compresa "nella sua realtà e verità" a motivo di incomprensioni tra le persone umane. Io scongiuro adesso Sua Eminenza di fare qualcosa, affinchè la Chiesa, la Sposa di Cristo, non si macchi ancora di altri errori, contro i fratelli nella Fede e quindi contro Cristo stesso, costituendo noi tutti l'Unico Corpo Mistico di Cristo; e non si macchi ancora di altra "cecità" per aver condannato ciò che invece era "Voce dello Spirito". Non possiamo obbligare Dio a farsi "a misura del nostro piccolo intelletto"! Continuerò a pregare per questo caso; intanto La saluto cordialmente nel Signore. o______O______o (Firmato: Vittorio Noè) p. Andrzej MICHALEK, 16-10-89 (Collat) Verona, 16 ottobre 1989 Al Rev. p. Andrzej MICHALEK Sam FACIM Casa di Noviziato "Ave Maria" Contrada Vignola, 6 00028 SUBIAC0 (Roma) Rev.do P. Andrzej, Alcuni mesi fa, il parroco di Castel Gandolfo don Carlo BRESSAN, con il quale mi ero incontrato di persona precedentemente, scrivendomi una lettera, fra le altre cose mi suggeriva di contattare la sua persona. Si tratta del mio forte desiderio di aprire un Dialogo con le Autorità ecclesiastiche, attraverso il quale comunicare loro quello che io ho chiamato un "Nuovo 0rizzonte di Cristianizzazione", maturatosi in me per grazia di Dio nell'arco di parecchi anni, e che nel mio spirito di Fede ho avvertito (ed avverto) essere un "Messaggio" di Dio alle Autorità ecclesiastiche, un "Dono d'Amore" con il quale Dio vuole "aiutare" coloro che governano la Sua Chiesa nell'arduo compito della "evangelizzazione oggi". In particolare, questo "Messaggio" deve giungere al Santo Padre Giovanni Paolo II: molti dei contenuti di esso riguardano il suo Magistero, ed indicano a lui delle vie volute dal Signore per il suo Ministero Petrino. Don Bressan mi diceva che lei potrebbe, prendendo graduale conoscenza (di questo "Messaggio"), suggerirmi degli incontri con Personalità ecclesiastiche. Mi aveva accluso nella lettera anche un foglio, da lei stilato, in cui si parlava di un suo Progetto di Evangelizzazione per il 2000. Nel mio muovermi in seno alla "Ecclesia" per la costruzione del Regno di Dio io cerco collaborazione, e voglio dare collaborazione; in particolare, anche se il progetto che ho in animo io si differisce, nel concreto attuativo, da quello da lei accennato in quel foglio, vedo però che ci sono alla base diversi elementi in comune; e primi fra tutti: operare "nel nome dell'Amore di Cristo", compartecipando della "Fiamma di Amore del Cuore Immacolato di Maria"; e restituire alla "Fede" tutta la sua originaria "validità vitale", come "fonte unica" di un "retto e veritiero conoscere" e di un "retto e veritiero operare", nell'0rizzonte del Regno di Dio quale voluto da Nostro Signore Gesù Cristo. Per questo, il progetto che io ho in animo può configurarsi come una "collaborazione", anche se indiretta, al Progetto da lei presentato. Le sarei grato se mi dicesse cosa pensa del mio Progetto, di cui dò solo alcuni punti (vedi Allegato), dovendomi per brevità limitare ad un accenno. Se, dopo aver preso visione di quanto lì ho espresso, ella reputasse che in esso c'è qualcosa che "viene da Dio", io le sarei immensamente grato se potesse darmi un aiuto per contattare alcune Personalità della Chiesa che mi potrebbero capire, come ad esempio il Card.le J. Tomko, che è Prefetto della Congregazione per la Evangelizzazione dei Popoli, o il suo Vescovo di Subiaco Mons. Stanislao Andreotti o.s.b., o altre Autorità della Chiesa secondo suo giudizio. Mi rendo conto che non è facile capire un argomento così vasto e complesso, presentato per di più per accenni sintetici scritti; per questo chiedo dei colloqui di presenza. Spero tuttavia ugualmente che ella, per quanto da me espresso in questa lettera e nell'Allegato, mi possa capire almeno in parte; così come spero, nonostante le mie deboli forze, di portare avanti, con pazienza ed umiltà, il compito che Dio mi ha affidato, e mi affida giorno per giorno; è Lui il Padrone della Vigna, e noi Suoi operai. Resto in attesa di un suo scritto, ed intanto affido ogni cosa nelle mani della Vergine Santissima, quale mediatrice di Grazie. Le porgo il mio più cordiale saluto nel Signore. (Firmato: Vittorio Noè) NUOVO APOSTOLATO. Alcuni dei punti più centrali, 16-10-89 (Collat) Allegato alla Lettera a p. Andrzej MICHALEK Sam FACIM. ”” Per un "NUOVO APOSTOLATO", perché nella Chiesa si generi un "NUOVO GERMOGLIO" di Fede nell'Umano "" Alcuni dei punti più centrali. 1 - Formazione di "Nuovi Apostoli". a) Mediante un cammino di crescita in cui il momento dottrinale (di formazione) ed il momento pratico-operativo vengono ad "intrecciarsi". b) In questo stesso cammino di crescita, la formazione "nella Fede" e la formazione "nell'Umano" operano "in contemporaneità". c) Riguardo alla componente teorico-dottrinale, poste già le basi fondamentali della Fede, lo sviluppo conoscitivo teorico-dottrinale procede "parallelamente ed in interrelazione" con lo sviluppo esperienziale umano: non si avanza nella vera conoscenza dell'Evangelo se contemporaneamente non si avanza nella vera conoscenza ed esperienza dell'Umano. Poiché l'Evangelo è l'Annuncio di Dio "mediante l'Incarnazione del Verbo", non si può conseguire "vera conoscenza" se non attraverso il duro lavoro nell’ “esperienza concreta". 2 - Formazione cristiana dei Laici. a) Tale formazione è in "stretta relazione" con la formazione dei Chierici. La scristianizzazione a cui in particolare in questo secolo XX abbiamo assistito (e stiamo assistendo) non è da imputare soltanto a deficienze nel Laicato, ma anche a profonde lacune ed inadeguatezze (che si sono accumulate) nel Clero. b) Non può attuarsi una "sana e fertile formazione" nel Clero se non "in contemporaneità" con una sana e fertile formazione nel Laicato. Santi Sacerdoti non possono germogliare se non "a fianco" di santi Laici. c) Il "mondo esperienziale del Laicato" è una "fonte insostituibile di conoscenza" per coloro che governano nella Chiesa, ai bassi ed agli alti livelli. La conoscenza di ordine logico-intellettuale (derivata dallo studio sui trattati e dagli insegnamenti teorici dottrinali), se non "si sposa" (in un connubio di intimo e continuo rapportarsi l'uno all'altro) con la conoscenza di ordine esperienziale, verrà a porsi come "lettera che uccide". d) Per tutto questo, il divenire "apostoli" di Cristo, oggi, cessa di essere una aspirazione prerogativa del Clero; il "Nuovo Apostolo" prescinde dallo "status giuridico", e può essere da Dio suscitato tanto nello stato laicale quanto nello stato chiericale. La "vocazione" di Dio (ad essere un suo apostolo) non può più essere fatta coincidere con la "vocazione al Sacerdozio". 3 - Il "Nuovo Apostolato" comincia dal livello "interpersonale". a) Sebbene il rivolgere la parola ad un gruppo esteso di persone sia parte indispensabile del comunicare umano (e quindi anche del comunicare cristiano), il momento più caratteristico ed operativo della "evangelizzazione" (cioè, della "trasmissione della Fede") si colloca nei "rapporti interpersonali" tra i credenti stessi (Chierici e Laici, senza distinzione aprioristica). b) L'elemento motore principale è l' "amore di Cristo" (per noi) che ha generato in noi l’ “amore (nostro) per Cristo", e nello stesso tempo conseguenzialmente (ha generato in noi) l’ “amore per l'Uomo in Cristo". Per questo, ogni "giudizio" non ha come epicentro la "ragione, intellettualmente intesa", ma l’ “insieme delle facoltà del conoscere e del sentire cristiano": si guarda "con l'occhio di Cristo". c) Le modalità di comunicazione della Fede fanno capo ad una "comprensione reciproca"; una comprensione "a largo orizzonte", reale e non solo verbalistica. Perciò il dialogo assumerà caratteristiche "fraterne" nel senso vero e proprio. La "Paternità di Dio" che l'apostolo porta in sé, non solo non pone in seconda linea la "fraternità nei confronti degli altri credenti", ma la potenzia e le conferisce quel giusto senso voluto da Cristo Gesù. Perciò, tale Evangelizzazione è tutt'altro che un indottrinamento, o una formazione a senso unico; il momento della evangelizzazione è un momento di crescita per chi riceve l'Annuncio e per chi porge tale Annuncio; il Maestro vero e proprio è Cristo Gesù, presente "in mezzo ai due" mediante lo Spirito Santo. 4 - Verso una "comunione di Fede nell'Umano". a) Questo "Nuovo Apostolato", partendo dall’ “interpersonale", si progetta verso la "comunità" di Fede nell'Umano; perché è ad una "Fede in comunione" che Cristo ci ha chiamati e ci chiama. Le piccole "comunità" che sorgono da esso, non solo non si costituiscono in modo "isolato", né assumono forme isolate", ma già nel loro nascere e nel loro svilupparsi hanno insita una "apertura alla Ecclesia", che è una apertura radicale. Esse sussistono, anzi, proprio in quanto "si nutrono della stessa Fede della Ecclesia". E pertanto è imprescindibile che esse vengano a germogliare "in coordinazione con la ministerialità della Gerarchia ecclesiastica". Tali comunità (di cui fanno parte Laici e Chierici) non possono sussistere se non in presenza di una ministerialità della Gerarchia che sia "corrispondente" al suddetto "Nuovo Orizzonte di Cristianizzazione". b) I componenti della Gerarchia ecclesiastica, ai bassi ed agli alti livelli, vengono allora a scoprirsi anch'essi chiamati (con vocazione specifica) verso questo "Nuovo Apostolato" dalla "Unica Voce" dello Spirito. Essi scoprono che il loro ministero manifesta il proprio senso reale, quale voluto da Gesù, soltanto là dove opera e soffre “in intima connessione con il cammino Umano e di Fede" di tutti gli altri credenti (Chierici e Laici); in definitiva scoprono una nuova concezione sia della "Laicità" che della "Ministerialità Sacerdotale". La loro Vocazione infatti non li aveva chiamati ad abbandonare la loro "laicità" per un "ministero alternativo", bensì ad assumerla nella sua interezza radicale (in quanto esseri umani credenti in Cristo) per impegnarla in "quel ministero". il quale cosi adesso esplica l'opera di santificazione dei Fedeli o di governo della Chiesa, non dal di fuori o dal di sopra della "laicità" del soggetto stesso, bensì "attraverso la propria laicità". Questa (la laicità) infatti non si è annullata, ma è divenuta "strumento" che veicola l'opera salvifica di Dio verso gli uomini. 5 - La "fonte" di questo "Nuovo Apostolato". La fonte dei contenuti di tale Messaggio di Fede è l’ “Evangelo", nella sua complessità ed unità; quindi l'insieme della S. Scrittura e della Tradizione, quali sono stati mediati attraverso i secoli dal Magistero complessivo della Chiesa. La "comprensione" dell'Evangelo non ha mai fine; le sue profondità, di senso e di implicazioni, sono insondabili. Nel quotidiano lo Spirito Santo assiste l'apostolo, chiarendogli di volta in volta i momenti "oscuri"; ma non per costruire dottrine che potrebbero servire soltanto ad inorgoglire l'intelletto, bensì per salvare quelle creature cui lo stesso Spirito lo manda. Lo Spirito è Sapienza; solo in un secondo tempo noi possiamo costruire delle elaborazioni dottrinali, più o meno adeguate, quali strumenti (fallibili, perché umani) "al servizio della Fede". 6 - Circa la sua valutazione. In delle "Lettere" che ho scritto a varie Personalità ecclesiastiche sono disseminati molti altri contenuti particolari, ed altri aspetti, di questo Progetto di "Nuovo Apostolato". Tuttavia questo "Nuovo Orizzonte di Cristianizzazione" non può essere descritto a parole in modo esauriente; lo si può meglio comprendere "osservandone dal vivo" il suo concretizzarsi. Per questo chiedo agli interlocutori (le Autorità ecclesiastiche) che, prima di valutare le singole mie affermazioni verbali in modo staccato, essi -- derogando temporaneamente da certe regole oggi in uso nella prassi ecclesiale -- mi consentano di iniziarne l'attuazione, o quantomeno di avere una serie di colloqui. 16 ottobre 1989 (Firmato: Vittorio Noè) Fine