Il Forum
a cura di Damiano Fedeli
TOSCANA OGGI: Il tema di questo primo forum è la messa in sicurezza del percorso della
Francigena. Tema primario perché il pellegrinaggio non è una passeggiata e camminare su certe vie
invece che su altre fa la sua differenza. La prima domanda è, però introduttiva e di carattere
generale: che idea avete della Francigena e della sua attuale riscoperta?
Cristina Menghini: «Da pellegrina mi interessa poter camminare e usufruire del territorio. La via
Francigena è la via del camminatore, indipendentemente da dove passa, dalla città, dalla regione,
dal paesaggio. Dev’essere un percorso dove si possa camminare in sicurezza, organizzato e fruibile
anche per piccoli tratti. Adesso siamo in una condizione migliore rispetto al passato, ma con molte
parti che hanno bisogno di lavoro. Io, donna, ho camminato da sola dall’Inghilterra a Roma l’estate
scorsa. Ho trovato in Italia una situazione accettabile rispetto all’Inghilterra, alla Francia, alla
Svizzera, ma c’è ancora molto da fare».
Franco Alessandri: «La Francigena l’ho percorsa diverse volte, soprattutto in Toscana, dove ho
svolto un rilievo accurato con le caratteristiche del percorso. La gestione da parte delle
amministrazioni è importante: il pellegrino quando ha le fontane, la segnalazione e l’accoglienza è
già contento. Fondamentali sono i segnali molto fitti, come a Santiago. Perché spesso si cammina
concentrati dentro noi stessi e si ha continuamente bisogno di certezza nel cammino. Prima che
venga fatta la promozione, la cosa importante è la garanzia che il percorso sia in sicurezza. Ho fatto
la Francigena fino a Ivrea e poi fino a Roma ed è bellissima. Non c’è nulla da dire sul tracciato, se
non piccoli ritocchi».
Corrado Bernardini: «Siamo stati una delle prime associazioni a occuparci di questa strada.
Ritengo che nella Francigena ci sia un grosso sapore “eversivo” nei confronti del tipo di società che
stiamo vivendo. Il pellegrino è una persona acculturata, sa che esistono dei valori, conosce il vero
significato del compagno di viaggio. In un momento in cui si diventa sempre più egoisti e soli, il
percorso del cammino ci invita alla comunità, alla condivisione. Io che servo da credente
un’associazione non confessionale come il Cai, mi sto accorgendo che il senso della strada
accomuna tutti, credenti e non: il cammino è la metafora della vita. Una delle migliori occasioni per
farsi le domande ultime sull’esistenza. La Francigena ha una religiosità laica: un denominatore
comune che ci raccoglie tutti quanti».
Giovanni D’Agliano: «Io seguo la Francigena per lavoro. Per la Regione Toscana mi occupo di
renderla più fruibile possibile. Per me è una strada che può portare reddito. Grazie a una forma di
turismo importante per territori che diversamente avrebbero poche carte da giocare. Quale strada?
Nel senso tecnico, per me è la strada di Sigerico. So bene che in realtà la Francigena era un fascio di
molti percorsi che, vicini tra loro, erano seguiti dai pellegrini. Se però non viene individuato un
percorso, non c’è prodotto turistico. Se non avessimo semplificato, scegliendo per convenzione un
itinerario, non avremmo né un percorso né le risorse per metterlo in sicurezza. Evitiamo quindi le
polemiche su quale è il percorso più vero».
Mario Lupi: «La Francigena può andare a regime se ci sono gli attori che lavorano in sinergia: enti,
associazioni, privati. È un’economia diversa quella che può muovere: le piccole imprese, gli
agriturismi. Io vorrei vedere nel percorso le biodiversità, l’offerta culinaria del posto. Basta fare la
Francigena e capire quello che rappresenta: una via spirituale su cui però si può trovare un punto
d’incontro fra laici e cattolici. Per sintetizzare: è un’“autostrada”, un’arteria leggera, però. Una via
di pace, e allo stesso tempo un’infrastruttura».
TOSCANA OGGI: Parliamo del percorso ufficiale, adottato a livello ministeriale. Pur essendo
aperto alle varianti, ha un’innervatura principale. Che ne pensate? Vi ha soddisfatti? Quali sono i
tratti che a livello toscano sono assolutamente da rivedere o integrare?
Mario Lupi: «È importante fare squadra, spingere insieme. Vedo un paio di criticità: la prima, a
Pontremoli. Frizioni superabilissime che però, se non si affrontano, non si riesce a partire. L’altra è
la Versilia. Camaiore, Pietrasanta vivono sul mare, con un’economia diversa, e la parte a monte del
loro territorio l’hanno un po’ trascurata. Quello che dico è: bisogna arrivare a Roma, se c’è
un’interruzione la strada si blocca. La Provincia di Siena è andata a Viterbo perché quel territorio
era un tappo. È la rete, i nodi ben saldi, che portano a realizzare il progetto».
Giovanni D’Agliano: «Il tracciato mi soddisfa. Le varianti mi interessano molto nel momento in
cui rendono più facile la messa in sicurezza: l’obiettivo è questo. La Regione Toscana ha
individuato come priorità la messa in sicurezza di tutto il tracciato regionale, 400 chilometri. Un
obiettivo importante ma possibile, sia per le risorse investite, sia per una serie di condizioni
favorevoli che si possono intravedere. Il problema più grande sta nel quanto riusciamo a fare rete.
La Regione sta scegliendo che alcuni interventi, in tratti di imprescindibile importanza, li farà
finanziandoli al 100%, a prescindere da quanto è la voglia di compartecipazione delle
amministrazioni locali. E non diventeranno fondi, lo assicuro, che serviranno a fare altro, ma
saranno tutti per la Francigena».
Corrado Bernardini: «Lo stato della strada non è ottimale. Alla domanda se esiste una Francigena
che parta dal passo del Gran San Bernardo e che arrivi a Roma con a) sicurezza di segnalazione, in
modo che il pellegrino possa camminare in tranquillità e sicurezza e non perda la strada, e b) punti
di sosta in modo che le persone, come a Santiago, possano riposare, la risposta è no. Stiamo
registrando una delusione di ritorno, persone che sono state sollecitate a venire in Italia a fare la
Francigena e che si sono perse, non hanno trovato alloggio, hanno vagato. Un certo tipo di azione
promozionale fatta anche attraverso i sistemi informatici ci si sta rivolgendo contro. In Toscana la
situazione è questa: dal passo della Cisa si può arrivare tranquillamente a Luni. Dopo, non esiste
Francigena (fino ad Avenza è stato tutto segnato, dopo no). Allora il pellegrino cosa fa? Va lungo il
mare e trova alloggio all’ostello della gioventù di Massa. Da qui va a Pietrasanta e alloggia nella
struttura della curia vescovile, ma non trova il percorso segnato. Va a Lucca e trova ospitalità dai
cappuccini, ma non trova di nuovo il percorso tracciato. A sud di Lucca ci sono solo frammenti di
Francigena. Le cose vanno invece molto bene nel Senese. C’è, insomma, da fare molto perché la
Francigena esista. Sicurezza non vuol dire costruire un marciapiede, ma mantenere il percorso:
pulire, segnare, mettere i cartelli. La soluzione giusta, a mio avviso, è quella portata avanti nel
Senese: la convenzione fra enti locali e associazioni formate da persone che vivono sul territorio,
che ci camminano. I sei comuni senesi hanno fatto un accordo con il Cai toscano: le sezioni di
Firenze e di Siena periodicamente vanno, puliscono, aggiustano, fanno un report».
Franco Alessandri: «Il percorso, come visone d’insieme, è accettabile. Non sono accettabili molte
scelte locali, più o meno importanti, che sfuggono al progettista dell’intero percorso. I tratti critici,
cominciando dal nord, sono da Sarzana ad Altopascio, in particolare la zona del litorale di Massa e
Carrara, la Versilia e la piana di Lucca. Ci sono situazioni assurde, più a sud, come la strada
comunale e quindi pubblica, interrotta perché arata dal proprietario dell’area agricola circostante,
che ha inglobato la strada. Si prosegue verso sud e si incontra un’oasi felice, Monteriggioni. A sud
di Siena, a parte la confusione a causa della segnalazione di percorsi alternativi non ufficiali posti
da altre associazioni, ci sono passaggi assurdi, come a Malamerenda, dove il pellegrino è lasciato a
se stesso. Alcuni tratti sono poi difficilmente accettabili per la loro lunghezza. Insomma: attenzione
a parlare di prodotto turistico prima di averlo creato con tutte le caratteristiche che deve avere».
Cristina Menghini: «Concordo che occorra un’unica via ufficiale. Che ci possano essere varianti,
va bene, ma cominciamo a farne una per bene. Sulla Toscana, devo dire che non ho mai avuto la
necessità di passare per le spiagge. Ci sono situazioni di difficoltà: pezzi ostruiti dai rovi o tratti
orribili da percorrere sulle statali, ad esempio. La situazione comunque non è drammatica. Bisogna
lavorare dal punto di vista dell’accoglienza. A Lucca, ad esempio, accettano solo gruppi».
Corrado Bernardini: «La Francigena in questo momento riesce a portare su di sé solo il 2% di
quello che riesce ad attrarre Santiago. Certo, non si possono paragonare le due realtà, ma c’è da
rimboccarsi le maniche».
TOSCANA OGGI: Il passaggio nella Toscana centrale è problematico e occorrono soluzioni.
Come intervenire? Pare di capire che tutti privilegiate non tanto bei marciapiedi a fianco delle
statali, ma piuttosto sentieri, mulattiere, strade a basso traffico...
Giovanni D’Agliano: «A volte ci si lamenta oltre il dovuto. La Regione Toscana è la capofila a
livello nazionale: il lavoro non è cominciato 12 anni fa, quando si incominciò a parlarne, ma un
paio di anni fa. Adesso esiste un master plan che individua gli interventi prioritari, molti saranno
compiuti entro il 2011. Nei prossimi mesi ad esempio sarà installata la cartellonistica stradale nei
“punti K”, segnali con tanto di QR-code, quei codici che letti con un qualsiasi cellulare danno le
informazioni aggiornate in tempo reale. Sono pronti e si toccheranno con mano entro la fine della
primavera. Altri interventi riguarderanno aree di sosta, fontane, tratti messi in sicurezza sparsi a
macchia di leopardo lungo il territorio. Allora: la via Francigena sarà percorribile tutta in sicurezza
entro il 2011? No, è del tutto evidente. La Regione ha stanziato 13 milioni di euro proprio per il
completamento della via. Come verranno spesi questi soldi? La priorità è la messa in sicurezza del
percorso, con interventi variegati e la volontà di non incidere in maniera pesante su un tratto che è
prevalentemente escursionistico. Può darsi che alla fine qualche pezzetto con le macchine vicine ci
sia: non me ne farei un problema eccessivo. Il tratto toscano si candida per essere in due-tre anni
percorribile in sicurezza nella sua interezza. Il prodotto turistico ancora non c’è. Ma è ovvio che
quello è l’obiettivo finale, se vogliamo che il percorso sia mantenuto».
Franco Alessandri: «Se vogliamo intervenire, bisogna conoscere i problemi, così che
l’amministrazione prenda decisioni sagge. Abbiamo fatto un rilievo. Su 361 chilometri di
Francigena in Toscana abbiamo trovato: 24 guadi, 99 attraversamenti di strade, 13 cani sciolti (sì,
sono un problema anche loro), 71 fontane, appena una ogni cinque chilometri...».
Cristina Menghini: «È possibile che in un comune non ci sia nessuno cui piace fare una
passeggiata di 10-15 chilometri nel proprio territorio, che una volta ogni due mesi si prenda la briga
di guardare qual è la situazione, rivolgendosi poi alle associazioni per ripulirla nel momento in cui
ci sono dei problemi? A Pavia la Provincia ha fatto ad esempio una convenzione con l’Associazione
Nazionale Alpini...».
Corrado Bernardini: «Quando un’azienda è in difficoltà, punta al core, all’essenza e taglia tutte le
cose che non servono. In questo momento è necessario andare all’essenza della Francigena, che è la
strada. Io chiedo agli amministratori della Lunigiana: a primavera, cosa fate? Il vostro sentiero non
è agibile. La Provincia di Massa Carrara non ne vuol sapere. Che cosa facciamo? Qual è l’obiettivo
intermedio che ci diamo? Per l’esperienza che ho, vi dico che lo strumento più idoneo è la
convenzione fra i Comuni e le associazioni veramente presenti sul territorio. Avete altre soluzioni?
Non possiamo aspettare!».
Mario Lupi: «La Galizia per arrivare al progetto definito e con il massimo delle potenzialità
sviluppate ci ha messo venti anni. Da noi il percorso è nato in questi ultimi anni, con la forza di
tutti, convinti che bisogna partire e che è un’opportunità da non perdere. La strada fatta è tanta, se si
pensa che la prima proposta di legge sulla Francigena fu respinta, quattro anni fa. Sono contento
della situazione in cui siamo oggi. Penso che ora ci si stia lavorando seriamente. La Regione ci ha
impegnato forze, risorse, energie, competenze. Come mantenere il percorso? Adottiamo tratti di
Francigena. Ognuno adotti un proprio tratto».
I partecipanti
Franco Alessandri
Settantacinque anni, cartografo, geologo, esperto in progettazione Gis (Geographic information
system), è co-fondatore e responsabile della Comunità Toscana Il Pellegrino
(www.francigenaintoscana.org). Di seguito, schematicamente, il suo curriculum nel settore.
Pellegrinaggi in Spagna/Francia: primo pellegrinaggio a Santiago nel 2001, ultimo pellegrinaggio
(invernale) a Santiago nel 2010; in totale 9 volte a Santiago facendo i diversi cammini in Spagna,
due dei quali con inizio in Francia partendo da Vezelay e da Lourdes. Pellegrinaggi in Italia:
Francigena 2005 da Lucca a Torino per la Sacra Sindone; Francigena 2006 da Altopascio a Roma e,
in seguito, altre tre volte; Cammino di San Francesco tre volte dalla Verna alla Valle Santa (Rieti);
Via del Volto Santo da Pieve San Lorenzo a Lucca. Hospidalero in Spagna: 15 giorni a San Nicolas;
20 giorni a Burgos.
Studi e ricerche: progettazione di una metodologia di raccolta dati e progettazione e realizzazione
delle banche dati georeferenziate, rilievi dei percorsi (con Gps), delle loro caratteristiche e della
logistica, censimento dei beni culturali ed ambientali, costruzione del Geo Database per la
produzione di cartografia 1:30.000.
Lavori eseguiti su incarico amministrazioni pubbliche: Via Francigena dalla Cisa a Ponte a Rigo per
conto del comune di Monteriggioni per km 380. Come sopra ma con produzione di una cartoguida
per ogni tappa, per la provincia di Lucca: opuscolo riassuntivo delle vie della provincia di Lucca;
Via del Volto Santo da Pieve San Lorenzo a Lucca (km 86,8); Via di San Pellegrino da San
Pellegrino in Alpe a Pietrasanta (km 65,1). In corso il rilievo della Via di Stade ed di altre vie
storiche della Toscana (Via Ghibellina, Via dei Monasteri, Via della Sambuca, vie di pellegrinaggio
locale), nonché la realizzazione, con società specializzata in Gis con software open source, di
un’applicazione per realizzazione raccolta dati, creazione banche dati guidata, produzione della
documentazione cartografia, cartoguida e altri elaborati per la navigazione, utilizzabile dalle
amministrazioni e dalle associazioni per l’aggiornamento delle banche dati.
Corrado Bernardini
Socio della sezione di Sarzana del Club Alpino Italiano, è referente nazionale dello stesso Cai per la
Francigena e suo rappresentante nell’Associazione Europea delle Vie Francigene, ruoli che gli
permettono di avere una visione sul territorio nazionale abbastanza documentata.
La sua avventura francigena è iniziata 15 anni fa con la costituzione di un gruppo di lavoro formato
dalle sezioni Cai di Sarzana, Pontremoli e Parma che si è dato l’obbiettivo di ripristinare l’antico
tracciato della Via di Monte Bardone, la Francigena dal Parmense alla Lunigiana.
È stato pellegrino a Santiago di Compostella e mediamente compie tre uscite all’anno su tracciati
francigeni accompagnando in prevalenza gruppi del Cai. Cerca di dare assistenza a pellegrini di
altre realtà associative; in particolare quest’anno ha condiviso l’esperienza di circa 60 adulti scouts
(Masci) dalla Cisa a Luni: una circostanza da lui vissuta in modo particolarmente forte per
l’importanza che lo scoutismo ha avuto nella sua formazione.
Sta inoltre seguendo da otto anni lo scavo archeologico di un castello altomedioevale, denominato
della Brina, che era stato costruito a controllo della Via Francigena. È un lavoro importante che la
sua associazione porta avanti con la Soprintendenza Ligure e l’Università di Pisa. Quest’anno i
risultati degli scavi saranno presentato sabato 16 aprile nell’ambito della Settimana della Cultura.
Giovanni d’Agliano
Dirigente della Regione Toscana dal 1° novembre 2009, da pochi mesi si occupa del Settore
Progetti Speciali Integrati per il Turismo, che ha come main task (compito principale) la Via
Francigena nel suo tratto toscano. Livornese, 53 anni, laureato in Scienze Agrarie, dopo numerose
pubblicazioni e una serie di esperienze professionali in campo agricolo culminata con la direzione
del Centro Sperimentale Florortovivaistico di Capannori e successivamente con la responsabilità
delle filiere ortoflorovivaistica e frutticolura come dirigente dell’Arsia (l’Agenzia regionale per lo
sviluppo e l’innovazione in agricoltura), è passato a occuparsi di turismo dirigendo l’Azienda di
promozione turistica di Livorno dal 1997 al 2000, quindi l’Agenzia per il turismo della Costa degli
Etruschi dal 2000 al 2009. Tra la fine del 2003 e l’inizio del 2004 ha assunto per un breve periodo
anche il ruolo di commissario per l’Agenzia per il turismo dell’Arcipelago Toscano.
Mario Lupi
Nato a Livorno il 4 giugno 1951, laureato in Scienze Politiche, ecologista da sempre, attivo su
greenways e rete «infrastrutture leggere», vie storiche e percorsi equestri, biodiversità nonché
organizzatore del primo «Meeting sul turismo emozionale», come socio fondatore e presidente della
antesignana Cooperativa Parco Naturale Isola di Capraia già a fine anni Settanta propose la
creazione del Parco dell’Arcipelago Toscano. Consigliere e poi assessore della Provincia di
Livorno, ha promosso il Progetto Ippovie del Mediterraneo (greenways) con Corsica e Sardegna.
Consigliere della Regione Toscana, ha rappresentato la stessa Regione nell’Associazione Europea
Vie Francigene, sostenuto la riscoperta dei percorsi storici partendo dalle Vie Francigene come
«tessuto arterioso» della nostra regione e promosso per primo il progetto «Veglie francigene».
«I cammini partono dalla nostra testa e non finiscono mai» è la frase che ha adottato come motto.
Oltre che nei principale centri storici italiani (compresi quelli al Sud) legati ai cammini, è stato
anche a Santiago di Compostella, Mont Saint-Michel, Le Puy-en-Velay, Canterbury, Strasburgo.
Attualmente è presidente onorario e coordinatore dell’Associazione Toscana Vie Francigene nonché
presidente onorario della Federazione Italiana Escursionisti della Toscana, socio onorario della
Federazione Turismo Equestre della Toscana e della Comunità Toscana Il Pellegrino.
Cristina Menghini
Le piace definirsi una camminatrice hight-tech, oltre che un’intrepida blogger. Con cinque Cammini
di Santiago alle spalle in soli tre anni, tutti oltre i mille chilometri, ha deciso di percorrere
interamente la Via Francigena a piedi e in solitaria da Canterbury la scorsa estate, pubblicando
giornalmente sul suo blog un diario, le foto e le tracce Gps del percorso fatto, con l’assistenza
tecnica e il supporto mediatico dell’ingegner Alberto Conte, esperto del tratto italiano. Partita come
sempre con l’idea di farsi un bella passeggiata, ha finito con l’appassionarsi e prendere a cuore la
situazione di quella che definisce «la nostra bellissima Via». Dall’incontro sul cammino con
Alessandro Ghisellini («pellegrino d’eccezione») nasce l’idea di creare il gruppo «Camminando
sulla Via Francigena», con l’intento di collaborare con chi già se ne occupa per la promozione,
valorizzazione e miglioramento della Via, affinché possa essere percorsa e percorribile da tutti. Una
community di camminatori che vuole favorire l’incontro, la condivisione di esperienze, la
diffusione di informazioni aggiornate, la ricerca di soluzioni adeguate al miglioramento della
percorribilità della Francigena e («importantissimo») l’azione sul territorio attraverso
l’organizzazione di eventi, camminate tematiche, corsi informativi, monitoraggio e pulizia del
percorso, assistenza e accoglienza pellegrini. Blog della community:
www.camminandosullaviafrancigena.com; blog personale: www.globetrotter-life.com.
Fonte .toscana oggi online
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