COMUNE DI MONREALE
Provincia di Palermo
Opere di completamento per la
funzionalizzazione del complesso
monumentale Guglielmo II
PROGETTAZIONE, REALIZZAZIONE E MESSA IN OPERA DI
PRODUZIONE ARTISTICO - DIDATTICO - DIVULGATIVA DI
CONTENUTI AUDIOVISIVI PER I PERCORSI MULTIMEDIALI
INTERATTIVI DEL MUSEO NARRATIVO
Progetto esecutivo
Elaborato: 4
Oggetto: Capitolato speciale descrittivo e prestazionale
Data: APRILE 2015
PROGETTO E DIRETTORE DELL'ESECUZIONE
DEL CONTRATTO
R.T.P.
Arch. Giovanni Nuzzo (mandatario)
Arch. Giuseppe Di Benedetto (mandante)
Ing. Pietro Faraone (mandante)
Ing. Giovanni Pecorella (mandante)
Arch. Sabina Di Cristina (mandante)
Arch. Iole Gini - giovane professionista-(mandante)
Responsabile del Procedimento
Arch. Nicolò Cangemi
CONSULENZE
MUSEOLOGIA - MUSEOGRAFIA E RELATIVI ALLESTIMENTI
Prof. Pietro Corrao
Dott. Serena Falletta
Prof. Giovanni Travagliato
Arch. Vincenzo Venezia
Consulenti per l'Amministrazione
Prof. Arch. Pier Federico Caliari
Supporto al R.U.P.
Arch. Antonio Luglio
Prof. Ing. Maria Clara Ruggieri
Il Sindaco
Avv. Pietro Capizzi
OPERE DI COMPLETAMENTO PER LA FUNZIONALIZZAZIONE DEL
COMPLESSO MONUMENTALE “GUGLIELMO II”
“PROGETTAZIONE, REALIZZAZIONE E MESSA IN OPERA DI PRODUZIONE
ARTISTICO-DIDATTICO-DIVULGATIVA DI CONTENUTI AUDIOVISIVI PER I
PERCORSI MULTIMEDIALI INTERATTIVI DEL MUSEO NARRATIVO
ALL’INTERNO DEL COMPLESSO MONUMENTALE GUGLIELMO II”
IN MONREALE”
CAPITOLATO SPECIALE DESCRITTIVO E
PRESTAZIONALE
SEZIONE “A”
Parte Tecnico-amministrativa
Art. 1 – Descrizione del servizio
L’oggetto del presente servizio riguarda la progettazione, realizzazione e installazione di contenuti audiovisivi di
natura artistico-didattico divulgativa per i percorsi multimediali ed interattivi dei vari exhibit previsti all’interno
del museo narrativo.
Il servizio comprende l’installazione, la configurazione e la completa messa in esercizio del software e dei
filmati audio video con la formula “chiavi in mano”, integrando quanto già eventualmente operante e presente
nelle singole postazioni (exhibit) e garantendo la completa funzionalità del Sistema.
Art. 2 - Specifiche tecniche e contenuti del servizio richiesto
Per ciò che riguarda le specifiche tecniche ed i contenuti del servizio richiesto, si fa esplicito riferimento a
quanto dettagliatamente individuato e descritto nella “Sezione “B” del presente capitolato e negli altri elaborati
allegati al progetto del Servizio stesso.
Art. 3 – Documenti contrattuali
Fanno parte del contratto i seguenti elaborati di progetto:
1.
Relazione tecnico-illustrativa con sintesi descrittiva degli artefatti multimediali;
2.
Relazione sui Tematismi
3.
Elaborati grafici del Museo
3.1. Planimetria con ubicazione degli Exhibit
3.2. Exhibit 01-02 – Camera piena e Albero dell’origine
3.3. Exhibit 03 – Leggio del Gravina
3.4. Exhibit 04-05-07 – Battenti del duomo – Prima e Seconda parete del Duomo
3.5. Exhibit 06 – Torre dei suoni
3.6. Exhibit 07A – Terza parete del Duomo
3.7. Exhibit 07B-09 – Quarta parete del Duomo – Tomba di Guglielmo
3.8. Exhibit 07C-11-12 – Quinta parete del Duomo – Abside – Tavolo della retrovisione
3.9. Exhibit 08 – Arco trionfale
3.10. Exhibit 13 – Armadi dei vescovi
3.11. Exhibit 14-15 – Tavolo delle architetture e pareti divisorie – Schermo per proiezioni
3.12. Exhibit 16-21 – Schermo per proiezioni in plexiglass - Scriptorium
3.13. Exhibit 17-19-20 – Schermo per proiezioni – Re, Regine, Principi, Principesse – Manto di Ruggero II
3.14. Exhibit 22-22bis – Tavolo del sincretismo culturale – Schermo per proiezioni
4.
Capitolato speciale descrittivo e prestazionale
I
5.
Determinazione analitica del costo del Servizio
6.
Schema di contratto
Ulteriore materiale grafico e documentale nella disponibilità del Comune di Monreale, utile per la redazione del
Servizio, potrà essere fornito contestualmente alla stipula del contratto, non costituendo la mancata consegna del
suddetto materiale condizione per non redigere il servizio nel rispetto delle specifiche tecniche rilevabili dagli
atti del progetto del Servizio e dagli altri elaborati di gara.
Art. 4 - Localizzazione
L’Immobile sede del museo è sito in Monreale con ingresso da Piazza Guglielmo II nelle immediate adiacenze
del Duomo e del Chiostro di Benedettini, così come rilevabile dagli elaborati grafici allegati.
Art. 5 – Norme regolatrici del servizio
Il servizio di cui in oggetto devono essere eseguito con l’osservanza di quanto previsto:
a) dal presente capitolato;
b) dalle norme vigenti in materia di banche dati, copyright, diritti d’autore, informatiche, nonché alla licenza
d’uso dei programmi;
c) dal D.Lgs. 12/4/2006 n. 163 (Codice dei contratti);
d) dal DPR 207/2012 Regolamento;
e) dal D.Lgs. n. 81/2008;
f) dal Codice civile e dalle altre disposizioni normative emanate in materia;
Art. 6 – Ammontare del corrispettivo dell'incarico - Finanziamento
Il compenso da corrispondersi è da intendersi comprensivo di tutte le prestazioni inerenti all’esecuzione del
Servizio appaltato secondo quanto individuato nella determinazione del costo analitico del servizio posto
allegato agli atti di gara.
Sono comprese nel compenso tutte le spese di viaggio, vitto ed alloggio ed ogni altro onere connesso alle attività
per la redazione del servizio ad esclusione di eventuali diritti d’autore e di copyright.
L’importo a base d’asta per l’appalto relativo alla redazione del Servizio anzidetto è di € 300.000,00 (Euro
TRECENTOMILA/00) a corpo, secondo i corpi del servizio di seguito riepilogati:
FILMATI
SOFTWARE
PROIEZIONI IMMAGINI
ONERI
TOTALE SERVIZIO
€ 210.882,50
€ 72.000,00
€ 4.160,00
€ 12.957,50
€ 300.000,00
Oltre al compenso sopra indicato, null’altro spetta all’Aggiudicatario per l’espletamento del Servizio di cui al
presente capitolato.
L’importo complessivo contrattuale viene offerto dall’aggiudicatario in base a calcoli di sua convenienza e a suo
integrale rischio.
Nessuna richiesta per speciali compensi potrà essere avanzata per condizioni anche sopraggiunte di particolare
difficoltà operativa o di approvvigionamento, nell’ambito dei termini stabiliti in contratto.
Non è ammessa revisione dei prezzi
Il servizio oggetto del presente appalto grava interamente sui fondi di cui al finanziamento ottenuto con D.D.G.
n. 2623/S4 del 21.11.2008 - Assessorato Regionale LL.PP. Regione Sicilia.
Art. 7 – Obblighi, oneri e responsabilità a carico del appaltatore
Il soggetto aggiudicatario si obbliga a:
- assumere ogni responsabilità per qualsiasi caso di infortunio o danno eventualmente arrecato
all’Amministrazione in dipendenza di manchevolezze o trascuratezze commesse durante l’esecuzione della
prestazione contrattuale. L’affidatario è sempre responsabile sia verso l’Amministrazione, sia verso terzi della
qualità del servizio fornito;
- l’aggiudicatario del servizio è responsabile nei confronti dell’Amministrazione dell’esatto adempimento delle
prestazioni oggetto del contratto. È fatto obbligo al prestatore di servizio di mantenere l’amministrazione
sollevata e indenne da richieste di risarcimento dei danni e da eventuali azioni legali promosse da terzi;
II
- rispondere direttamente dei danni a persone o cose comunque arrecati nell’esecuzione del servizio. A tal fine
esso sarà tenuto a stipulare una polizza assicurativa, da produrre in copia all’Amministrazione prima dell’inizio
del servizio, contro danni a persone o cose con massimale unico di almeno € 300.000,00;
- dovrà rispettare le norme di sicurezza applicabili allo specifico servizio;
- qualora l’aggiudicatario dovesse proporre musiche di autori diversi, gli oneri per gli eventuali diritti d’autore
saranno a carico del medesimo, che dovrà rilasciare apposita documentazione attestante il pagamento dei
suddetti diritti;
- di svolgere il Servizio in costante raccordo con il Responsabile del procedimento nominato
dall’Amministrazione, con il direttore dell’esecuzione e con i Consulenti dell’Amministrazione nonché con la
A.T.I. “ALMEIDA S.p.a.-Costruzioni Generali (mandataria) e C.E.I.F. S.r.l.(mandante) Viale Regione Siciliana
- N.O., n.751 90135 PALERMO esecutori degli allestimenti museografici e delle relativi impianti in particolare
dell’impianto di gestione degli exhibit (vedi tavole grafiche).
Sono a carico dell’aggiudicatario quanto di seguito elencato:
- la realizzazione dell’architettura e dell’interfaccia grafica del layout con lo sviluppo iniziale di almeno un
“modello di esempio” di filmato e di interfaccia grafica, da sottoporre all’approvazione dell’amministrazione,
onde poter effettuare le eventuali integrazioni e/o correzioni in funzione dei temi proposti nel progetto e dell’idea
finale del percorso museale;
- ricerca e/o acquisizione dei materiali e repertori iconografici e raccolta dati storico informativi, che verranno
indicati dall’Amministrazione, sia in Italia che all’estero;
- installazione e configurazione del software e dei filmati audio video perfettamente funzionanti con le relative
garanzie, licenze d’uso, manuali ecc.;
- realizzazione dei contenuti multimediali in italiano e in inglese, con relativi menù di scelta;
- la ulteriore traduzione nelle lingue indicate da parte dell’amministrazione, numero massimo di tre, in relazione
ai dati e delle opportune valutazioni dei flussi turistici per audio guide e/o ulteriori sistemi di comunicazione che
l’affidatario potrà proporre, ciò in relazione alla specificità dei singoli exhibit. Eventuali audioguide, o altri
strumenti di fruizione, e relativo software di funzionamento saranno a carico del soggetto gestore/Comune.
- la consegna dei codici sorgenti dei moduli componenti l’applicazione (software di gestione e di interfaccia
grafica);
- dopo le operazioni di collaudo, a prestare la propria assistenza alle operazioni di avvio delle attività del Museo,
che potranno non coincidere con la conclusione del servizio in oggetto, per un periodo di mesi 6 (sei);
- formazione del personale all’uso ed alla gestione del software e dei filmati audio-video indicato
dall’amministrazione. La formazione dovrà garantire la completa indipendenza degli addetti nelle operazioni di
normale e quotidiano utilizzo del programma, da attivare nel breve periodo, mentre la formazione avanzata sulle
funzionalità specifiche del software, distribuita nel medio periodo, finalizzata a rendere gli utilizzatori
completamente indipendenti. In ogni caso la formazione dovrà essere erogata presso le sedi indicate
dall’amministrazione. La formazione dovrà essere congrua e garantire che l'apprendimento da parte del
personale sia completo a tutti i livelli. Considerato che l’amministrazione provvederà ad individuare il soggetto
gestore del museo separatamente, e tenuto conto della necessità di provvedere alla complessiva funzionalità degli
artefatti multimediali, l’impresa si obbliga a formare il personale, ancorché il servizio sia già ultimato, tale
obbligo permane per un periodo di tempo non superiore ad un anno dalla data di ultimazione del servizio.
Art. 8 – Specifiche del Software
Nello sviluppo dei vari software di supporto alle immagini, ai filmati e ai suoni dovrà essere comunque prevista
la possibilità di inserire/aggiornare manualmente tutti i contenuti proposti che consenta ai gestori del museo che
al personale dall’amministrazione la possibilità di inserire/aggiornare autonomamente tutti i contenuti gestiti dal
software.
Inoltre dovrà essere garantito un servizio di aggiornamento software, per la durata minima di 12 (dodici) mesi
dalla data di verifica della conformità del servizio (collaudo), che comprenda:
a) Rilascio di aggiornamenti per la risoluzione di errori e/o malfunzionamenti;
b) Rilascio di aggiornamenti per apportare migliorie e/o correzioni (testo, voce narrante e filmati) ai software
incluse nuovi rilasci;
c) Implementazione di nuove funzionalità, non originariamente previste nell'applicativo, dovute all'entrata in
vigore di normative da rispettare;
Tali aggiornamenti saranno di norma eseguiti dal personale formato, o con il supporto, quando necessario, dei
tecnici specialisti dell’aggiudicatario.
Qualora particolari aggiornamenti richiedessero interventi di complessità superiore, le attività di
installazione saranno a carico completo dell’aggiudicatario.
III
Art. 9 – Garanzia e assistenza tecnica
L’aggiudicatario, garantisce, per il software fornito e i filmati audio video, un servizio di assistenza tecnica e
manutenzione, anche on site, senza addebiti di qualunque genere, al fine di mantenere o riportare le
apparecchiature stesse in condizione di regolare funzionamento del software. Tale servizio dovrà avere la durata
minima di 12 (dodici) mesi dalla data di verifica della conformità del servizio (collaudo). Il servizio comprende
la manutenzione e aggiornamento dei software realizzati concernente la rimozione di eventuali errori - sia
“bloccanti” che “non bloccanti” nel codice sorgente. L’Impresa aggiudicataria dovrà provvedere alla risoluzione
dei guasti e/o malfunzionamenti, tenendo conto dei seguenti livelli minimi di servizio: entro 48h della chiamata
di richiesta di intervento per tutti i giorni dell'anno oppure da remoto e on-site in tempo reale.
L’intervento si intenderà concluso positivamente con l’avvenuto ripristino completo delle funzionalità del
software, fornito dall’aggiudicatario, oggetto della segnalazione. Si intende che ciascun intervento è coperto da
garanzia in assenza di preventive comunicazioni contrarie.
L’Amministrazione è obbligata a informare prontamente l’aggiudicatario degli inconvenienti che si verificano,
specificandone le caratteristiche.
Art. 10 – Diritto d’autore
L’Amministrazione, a seguito della verifica della conformità acquisisce la proprietà piena ed esclusiva di tutte le
opere realizzate, di tutti i diritti che ne derivano, nonché della piena ed esclusiva proprietà dei supporti necessari
alla riproduzione ed al riutilizzo di tali opere, realizzate dalla ditta aggiudicataria.
La ditta aggiudicataria riconosce all’Amministrazione il diritto alla loro tutela, utilizzazione e sfruttamento
economico.
L’ Amministrazione non assume nessuna responsabilità nel caso che l’aggiudicatario abbia usato nell’esecuzione
del servizio dispositivi, soluzioni tecniche ecc., di cui altri abbiano ottenuto la privativa.
L’aggiudicatario assume l’obbligo di tenere indenne l’Amministrazione da tutte le rivendicazioni, le
responsabilità, le perdite ed i danni pretesi da qualsiasi persona, nonché da tutti i costi, le spese o le
responsabilità ad essi relativi, a seguito di qualsiasi rivendicazione, violazione di diritti d’autore o di marchio,
derivante, o che si pretendesse far derivare, dalla realizzazione del servizio oggetto del presente capitolato.
Art. 11 - Efficacia
Le norme e le disposizioni di cui al presente Capitolato sono vincolanti per l’Aggiudicatario sin dal momento in
cui viene presentata l'offerta, mentre vincoleranno l'Amministrazione solo con la stipula del Contratto.
IV
SEZIONE “B”
Parte Descrittivo-prestazionale
Premessa
I testi che seguono, riferibili ai diversi sistemi multimediali e ai contenuti oggetto delle
narrazioni vocali previste in sincronia con le proiezioni filmiche o d'immagini, devono
essere considerati come tracce di riferimento tematiche, imprescindibili, ma da utilizzare
nelle forme e nei modi che si riterrà più opportuni e funzionali rispetto alle esigenze
temporali, di sceneggiatura, di story-board, filmiche e narrative indicate
dall’Amministrazione.
Sempre in relazione a tali fattori contingenti, esclusivamente legati alla dimensione
"poietica" della prestazione artistica, si potrà, di comune accordo con i diversi soggetti
interessati a vario titolo al presente servizio, stabilire una prevalenza degli aspetti narrativi
basati sulle immagini e un uso didascalico e informativo dei testi.
Analoghe considerazioni vanno espresse anche per quanto concerne i repertori iconografici
in attinenza ai quali è data facoltà di un utilizzo parziale dei materiali indicati o
dell'individuazione di elementi aggiuntivi, a condizione che tutte le scelte siano
preventivamente discusse e condivise e accettate dall’amministrazione.
I materiali audio-video e le immagini acquisite generalmente dovranno essere consegnati in
HD 16/9 in formato MOV mentre i materiali audio dovranno essere consegnati in formato
WAV 44,1 KHz STEREO, è comunque compatibili con Hardware e software pre-esistenti.
La risoluzione e il formato dei filmati audio-video e delle immagini andrà comunque
calibrato ad hoc per ogni singolo Exihibit.
Le musiche dovranno essere prevalentemente del tipo originali.
In relazione all’esigenza dell’Amministrazione i suddetti materiali installati negli exhibit
dovranno essere consegnati su supporto informatico oltre nel formato suddetto (MOV e
WAV) nei seguenti formati AVI, MPEG, WMV per i file video e in formato MP3, WMA,
QUICKTIME per i file audio.
Relativamente alle traduzioni, fermo rimanendo l’intendimento dell’Amministrazione di
consentire la fruizione nelle lingue indicate nei singoli exhibit, è onere dell’affidatario
prevedere la realizzazione dei contenuti multimediali in italiano ed inglese unitamente alla
traduzione nelle lingue indicate da parte dell’amministrazione, numero massimo di tre, per
audio guide e/o ulteriori sistemi di comunicazione che l’affidatario potrà proporre, ciò in
relazione alla specificità dei singoli exhibit. Eventuali audioguide, o altri strumenti di
fruizione, e relativo software di funzionamento saranno a carico del soggetto
gestore/Comune.
Elenco dei contenuti audio-visuali da inserire nei sistemi multimediali e interattivi
A_01. Camera Piena (Rif. Exhibit 01)
B_02. Il Sogno di Guglielmo II (Rif. Exhibit 02)
B.1 L’Albero dell’origine
B.2 Limen - Barriera di vapore
C_03. Leggii del Gravina (Rif. Exhibit 03)
C.1 Primo leggio
C.2 Secondo leggio
C.3 Terzo leggio
D_04. Battenti del Duomo (Rif. Exhibit 04)
D.1 Battente di Barisano da Trani
D.2 Battente di Giovanni Pisano
D.3 Axis Mundi e ierofania della luce
E_05. Duomo e i mosaici
E.1 Prima parete: Antico Testamento e tema della salvezza (Rif. Exhibit 05)
1
E.2 Seconda parete: Nuovo testamento (Rif. Exhibit 07)
E.3 Torre dei Suoni (Rif. Exhibit 06)
E.4 Terza parete: Il ruolo della Chiesa (Rif. Exhibit 07a)
E.5 Quarta Parete: I personaggi della Biblia Pauperum (Rif. Exhibit 07b)
E.6 Quinta Parete: La Donazione (Rif. Exhibit 07c)
E.7 Arco trionfale (Rif. Exhibit 08)
E.8 Tomba di Guglielmo (Rif. Exhibit 09)
E.9 Abside e Occhio del Cristo Pantocratore (Rif. Exhibit 11)
E.10 Tavolo lenticolare del mondo in età normanna (Rif. Exhibit 12)
F.06 La Diocesi: popolazione e territorio (Rif. Exhibit 13)
F.1 Primo armadio: il diploma di fondazione.
F.2 Secondo armadio: la carta del territorio.
F.3 Terzo armadio: i casali, le grotte i castelli, i cenobi e i luoghi di culto. Modelli insediativi nel
territorio della Diocesi.
F.4 Quarto armadio: le coltivazioni e le forme di sfruttamento del territorio
F.5 Quinto armadio: Diplomi di conferma papale
F.6 Sesto armadio: Oggetti d'arte e pastorali
F.7 Settimo armadio: ritratti dei vescovi
G_07. Tavoli dell’Architettura
G.1 Primo tavolo (Rif. Exhibit 14)
G.2 Secondo tavolo (Rif. Exhibit 14)
G.3 Terzo tavolo (Rif. Exhibit 14)
G.4 Quarto tavolo (Rif. Exhibit 14)
G.5 Quinto tavolo (Rif. Exhibit 14)
G.6 Pannello verticale per proiezioni cartografiche (Rif. Exhibit 15)
H_08 La regalità
H.1 Primo scrigno: i tessuti e gli abiti (Rif. Exhibit 18)
H.2 Secondo scrigno: oggetti da cerimonia (Rif. Exhibit 18)
H.3. Terzo scrigno: scrigni e reliquiari (Rif. Exhibit 18)
H.4. Quarto scrigno: oggetti di arte sacra (Rif. Exhibit 18)
H.5 Quinto scrigno: le monete (Rif. Exhibit 18)
H.6. Sesto scrigno: i sigilli (Rif. Exhibit 18)
H.7 Ritratti di Re, Regine, Principi e Principesse (Rif. Exhibit 19)
H.8 Abside laico: il Manto di Ruggero II (Rif. Exhibit 20)
I_09 L’abbazia benedettina di Monreale di Santa Maria La Nova
I.1 Primo Scriptorium (Rif. Exhibit 21)
I.2 Secondo Scriptorium (Rif. Exhibit 21)
I.3 Terzo Scriptorium (Rif. Exhibit 21)
I.4 Pannello verticale per proiezioni correlate alla storia dell’Abbazia di Santa Maria La Nova di
Monreale (Rif. Exhibit 16)
L_10 Il palazzo e la Corte, il sincretismo culturale
L.1 Tavolo delle platee (Rif. Exhibit 22)
L.2 Pannello verticale: “Pietro da Eboli e la Lamentatio et luctus Panormi” (Rif. Exhibit 22Bis)
2
A_01. CAMERA PIENA
Costituisce il prolegomeno introduttivo del percorso museale. La camera risulterà piena di suoni, di frasi sussurrate in
diverse lingue: italiano (prevalente sulle altre), latino, greco arabo, ebraico. Attraverso un impianto di suono
spazializzato si dovrà produrre un effetto eco.
Si dovrà prevedere, inoltre, la realizzazione di istallazioni interattive sonore, in grado di diffondere suoni e voci,
creando una sorta di “ambiente sensibile”.
Modalità di fruizione
L’allestimento dovrà creare, mediante l’emissione di suoni e voci, un percorso altamente evocativo.
- Caratteristiche multimediali dell’exhibit: suoni e voci.
- Ciclo temporale dell’evento multimediale: 2 minuti.
- Lingue: i contenuti sonori sono previsti nella lingua italiana, greca, ebraica, latina, araba.
Sviluppo operativo per l’exibit: Camera introduttiva
Si renderanno necessarie le seguenti fasi operative per la produzione dei seguenti prodotti audiovisuali:
L’installazione prevede un intervento multimediale con 1 postazione di tipo interattivo.
Sono da prevedere le seguenti fasi operative:
Pre-produzione:
 Eventuale ricerca e/o acquisizione dei materiali e repertori iconografici e raccolta dati storico
informativi, che verranno indicati dall’Amministrazione
 Stesura di una sceneggiatura
 Stesura story-board
 Verifica con la stazione appaltante dell’impostazione progettuale
Riprese audio e reperimento materiale d’archivio:
 Acquisizione materiale d’archivio
Montaggio audio:
 Realizzazione della colonna sonora con voci plurilingue, musiche e speaker
 Verifica con la stazione appaltante del pre-montato prima dell’edizione definitiva
 Edizione definitiva
3
B_02. IL SOGNO DI GUGLIELMO II E ALBERO DELL’ORIGINE
B1. ALBERO DELL’ORIGINE
All’ingresso del visitatore, dei sensori attivano, contestualmente, l’emissione sonora di una voce narrante e la
proiezione di immagini su uno schermo posto orizzontalmente a copertura dello stesso ambiente (i proiettori sono
situati all’interno dell’albero realizzato in PVC termoformabile).
Un’ulteriore proiezione di immagini è realizzata su una barriera di vapore.
Modalità di fruizione
- Caratteristiche multimediali dell’exhibit: proiezione di immagini e voce narrante.
- Ciclo temporale dell’evento multimediale: 5 minuti.
Lingue: i contenuti sonori di tipo informativo-didascalico sono previsti nella lingua italiana, inglese, spagnolo, arabo e
cinese.
Testo recitato dalla voce narrante
“Esistono luoghi nel mondo che stanno tra la Terra e il Cielo, luoghi dello spirito o luoghi evocati dal mito, sospesi
nello spazio e nel tempo, che popolano il regno della immaginazione, dei ricordi e raccontano storie lontane. Sono
luoghi quasi immateriali, carichi di suggestioni profonde, evocativi di una radicata spiritualità, luoghi che raccontano
la loro storia, come un’eco incisa sulle pietre delle costruzioni. Monreale è uno di questi luoghi e la storia della sua
edificazione non può che essere suggestiva, come le favole e le leggende. Si narra, infatti, che Guglielmo II, succeduto
al padre sul trono di Sicilia, cacciando tra i boschi di Monte Caputo, colto da stanchezza, si sia addormentato sotto un
carrubo e abbia sognato. Nel sogno, gli appare la Vergine Maria, che gli rivela: «Nel luogo dove stai dormendo c’è
nascosto il più grande tesoro del mondo: dissotterralo e costruisci un tempio in mio onore». Pronunziata questa
importante rivelazione, la Vergine scompare e Guglielmo, risvegliatosi, immediatamente ordina ai suoi seguaci di
sradicare l’albero di carrubo e scavarvi intorno. Così, nonostante la fiducia nelle parole della Madonna, grande è lo
stupore quando a pochi passi dall’albero che con i suoi frondosi rami gli aveva offerto il meritato riposo, viene alla
luce un tesoro in monete d’oro. Il re dispone, quindi, immediatamente la costruzione del Duomo di Monreale.
Con i conquistatori - giunti nell’Isola all’insegna della rigenerazione cristiana – erano affluiti da ogni parte dell’Italia
meridionale carpentieri e capomastri. Ma i veri orchestratori della nuova arte siciliana - sviluppatasi per impulso dei
dinasti nordici nonché per l’ambizione dei loro vescovi e grandi feudatari - furono gli artigiani locali in prevalenza
arabi e greci, i quali, pur piegandosi alle istanze di determinati influssi e di mutate esigenze, dimostrarono quanto fosse
difficile distaccarsi dallo spirito delle rispettive tradizioni. Monreale dovette rappresentare questo incontro: nella sua
struttura bizantineggiante con cospicue derivazioni arabe, parzialmente riflesse nel chiostro, come ineguagliabile
sfondo scenografico per l’incontro tra Cristianità e Islam, quasi a ulteriore testimonianza di un sincretismo già
abbondantemente espresso da “orizzontalismi latini”, “verticalismi nordici” e preziosismi orientali. La grande
realizzazione di Monreale, dovuta all’iniziativa regia e manifesto del potere, continua ancora oggi a mostrare
un’armonia di voci assolutamente diverse (qualcuna di queste è certamente più spiccatamente normanna), che ci
parlano linguaggi bizantini e arabi”.
Repertorio iconografico da utilizzare per le proiezioni per il sogno di Guglielmo II e albero dell’origine
 Incisioni tratte da Rocco Pirro, Sicilia sacra, disquisitionibus et notitiis illustrata ..., Palermo 1641 [Biblioteca
Comunale di Palermo, Biblioteca Centrale della Regione Siciliana].
 “Guglielmo II dona il Duomo alla Vergine Maria”, mosaico del piedritto dell’arco della solea della cattedrale
di Monreale e capitelli del chiostro dell’Abbazia di Santa Maria la Nova.
 Gioacchino Martorana (1736-1779), “La Madonna appare in sogno a Guglielmo”, 1768-1769 [olio su tela, cm.
225x190, Monreale, Museo Diocesano].
 Pietro Duranti (1743-1777), “La Madonna appare in sogno a Guglielmo”, 1769 [arazzo a trama, cm. 600x400,
Monreale, Museo Diocesano].
 Incisioni di Silvestro Pomarede tratte da Francesco Testa, De vita et rebus gestis Guillelmi II Siciliae Regis,
Monreale 1769 [Biblioteca Comunale di Monreale, Biblioteca Comunale di Palermo, Biblioteca Centrale della
Regione Siciliana].
 Giuseppe Velasco (1750-1827), “Guglielmo II rinviene il tesoro”, 1797 [olio su tela, cm. 351x503, Monreale,
Abbazia di Santa Maria la Nova, scalone d’onore].
Sviluppo operativo per l’exibit: Il sogno di Guglielmo II e albero dell’origine
Si renderanno necessarie le seguenti fasi operative per la produzione dei seguenti prodotti audiovisuali.
L’installazione prevede un intervento multimediale con una postazione di tipo interattivo.
Proiezione di due filmati sincronizzati e due voci narranti (speaker maschile e femminile).
DURATA FILMATI CINQUE MINUTI COMPLESSIVI (2 FILMATI DA 2,5 MINUTI)
Sono da prevedere le seguenti fasi operative:
Pre-produzione:
4
 Eventuale ricerca e/o acquisizione dei materiali e repertori iconografici e raccolta dati storico
informativi, che verranno indicati dall’Amministrazione
 Stesura di una sceneggiatura
 Stesura story-board
 Verifica con la stazione appaltante dell’impostazione progettuale
Riprese video e audio e reperimento materiale d’archivio:
 Acquisizione materiale d’archivio
 Acquisizione materiale iconografico
 Riprese in loco
Montaggio video e audio:
 Montaggio della scena con integrazione di grafica ed effetti adeguati
 Realizzazione della colonna sonora con musiche, e speaker
 Verifica con la stazione appaltante del pre montato prima dell’edizione definitiva
 Edizione definitiva
Versioni in lingua straniera per audio, testi e didascalie immagini:
 Traduzione in inglese, spagnolo, arabo e cinese.
 Speaker
 Mixaggio.
Preparazione dei filmati e delle cartelle per il sistema interattivo
 Adeguamento dei filmati al sistema interattivo
B.2 LIMEN – BARRIERA DI VAPORE
Una barriera di vapore è situata all'interno del varco strombato che dalla Camera del sogno di Guglielmo
introduce alla Galleria centrale.
Su questo "impalpabile" limen/limes viene proiettato un'immagine fissa continua pensata come simbolo del
percorso narrativo e, quindi, dell'intero museo (l'effige di Guglielmo o l'ocŭlus del Pantocrator).
Esempio del repertorio iconografico da utilizzare per le proiezioni sulla barriera di vapore
“La strada di Palermo e l’ingresso all’abitato da Porta San Michele”, incisione tratta da H. Swinburne, Travels
in the Two Sicilies, London 1790, p. 330.
 “Sigillo del Re Guglielmo II detto il Buono, in G.L. Lello, Historia della Chiesa di Monreale, Roma 1596, p.
140.
 “Sigillo della Santa Chiesa Metropolitana, della Città & dello Stato di Monreale”, in G.L. Lello, Historia della
Chiesa di Monreale, Roma 1596, p. 140.
 Carta Topografica del territorio dell’Arcivescovato di Monreale, giugno 1597, in G.L. Lello, Historia della
Chiesa di Monreale, Roma 1596.

L’installazione prevede un intervento multimediale con una postazione di tipo interattivo.
Sono da prevedere le seguenti fasi operative:
Pre-produzione:
 Eventuale ricerca e/o acquisizione dei materiali e repertori iconografici e raccolta dati storico
informativi, che verranno indicati dall’Amministrazione
 Stesura di una sceneggiatura
 Stesura story-board
 Verifica con la stazione appaltante dell’impostazione progettuale
Riprese video e audio e reperimento materiale d’archivio:
 Acquisizione materiale d’archivio
 Acquisizione materiale iconografico
 Riprese in loco
Montaggio video e audio:
 Montaggio della scena con integrazione di grafica ed effetti adeguati
 Verifica con la stazione appaltante del pre-montato prima dell’edizione definitiva
 Edizione definitiva
Versioni in lingua straniera per audio, testi e didascalie immagini:
 Traduzione in inglese, spagnolo, arabo e cinese.
 Speaker
 Mixaggio.
Preparazione dei filmati e delle cartelle per il sistema interattivo
 Adeguamento dei filmati al sistema interattivo
5
C_03. LEGGII DEL GRAVINA
Descrizione sintetica delle modalità di funzionamento dell’exhibit
Ognuno dei tre exhibit è conformato con un doppio leggio funzionante separatamente, ma con contenuti correlati.
Entrambi i leggii hanno la funzione di schermi di proiezione di immagini interattive: il primo leggio contiene un “libro
aperto” sensibile (dotato di sensori di tipo capacitivo) che consente di sfogliare, mediante il semplice sfioramento della
superficie del libro, l’intero apparato iconografico contenuto nell’opera di Domenico Benedetto Gravina, Il Duomo di
Monreale (Palermo 1858) proposto in forma diacronica (progressione cronologica dei racconti biblici) e sincronica
(dettagli geometrici, particolari architettonici, rilievi, etc.); il secondo leggio, dotato di una pellicola touch-screen (resa
invisibile da un sottilissimo rivestimento in impiallacciatura di legno), consente un approfondimento conoscitivo, di tipo
ipertestuale, di tutti contenuti relativi alla fabbrica del Duomo e dei suoi mosaici (significati iconologici, teologici e
simbolici, aspetti legati alle ierofanie della luce, fasi emblematiche della secolare vicenda architettonica, tecniche
esecutive degli apparati musivi, etc.) e dell’opera del Gravina.
Caratteristiche multimediali dell’exhibit: proiezione interattiva di immagini, testi e suoni.
Ciclo temporale dell’evento multimediale: relazionato alla fruizione dell’exhibit da parte del visitatore.
Contenuti testuali
Francesco Gravina (1807-1886), discendente dei principi di Comitini e Pantelleria, entrò in giovane età nel monastero
benedettino di Monreale, mutando il proprio nome di battesimo in quello di Domenico Benedetto. Intellettuale
poliedrico, fu appassionato di belle arti e di storia naturale, studiò da autodidatta il disegno, l’architettura e la storia
naturale, in particolare l’entomologia e la malacologia. Tenne lezioni di fisica e di filosofia, materia quest’ultima che
insegnò anche nel monastero di Montecassino, dove era stato trasferito nel 1839. Visse nei monasteri di Cesena e di
Perugia e, in quest’ultimo, illustrò il celebre coro ligneo, eseguito sui disegni di Raffaello. Fece infine ritorno a
Monreale nel 1852. Frutto della sua profonda erudizione sono alcune opere quali Alcune note sulle antichità di Sicilia
(1839) e Dissertazione fisico-teologica sull’origine dell’anima (1870); ma la più importante è certamente Il Duomo di
Monreale (1859-70). Il volume, accompagnato da 90 tavole cromolitografiche - un corredo iconografico che era, per
l’epoca, qualcosa di assolutamente sperimentale e all’avanguardia - realizzate con l’aiuto di alcuni giovani disegnatori,
riproduce l’intero complesso musivo del duomo normanno secondo una criteriologia espositiva diacronica e sincronica
insieme.
PRIMO LATO DEL LEGGIO
Il primo lato del leggio (con libro), di ciascuno dei 3 exhibit, riproduce, in digitale, le 90 tavole (compreso il
frontespizio) contenute del libro Gravina.
SECONDO LATO DEL LEGGIO
Il secondo lato del leggio contiene 4 filmati di approfondimento della durata di un minuto ciascuno.
I contenuti del secondo leggio, essendo ipertestuali, devono essere computati in termini di filmati, immagini a
colori e in b/n (200 ca) e testi (50.000 battute).
L’installazione prevede un intervento multimediale con 6 postazioni di tipo interattivo.
DURATA FILMATI 4 MINUTI COMPLESSIVI (4 FILMATI DA 1 MINUTO)
Sono da prevedere le seguenti fasi operative:
Pre-produzione:
 Eventuale ricerca e/o acquisizione dei materiali e repertori iconografici e raccolta dati storico
informativi, che verranno indicati dall’Amministrazione
 Stesura di una sceneggiatura
 Stesura story-board
 Verifica con la stazione appaltante dell’impostazione progettuale
Riprese video e audio e reperimento materiale d’archivio:
 Acquisizione materiale iconografico consistente nelle 90 tavole cromolitografiche contenute nel libro
 Riprese in loco
Montaggio video e audio:
 Montaggio della scena con integrazione di grafica ed effetti adeguati
 Realizzazione della colonna sonora con musiche, e speaker
 Verifica con la stazione appaltante del pre-montato prima dell’edizione definitiva
 Edizione definitiva
Versioni in lingua straniera per audio, testi e didascalie immagini:
 Traduzione in inglese, spagnolo, arabo e cinese.
 Speaker
 Mixaggio.
Preparazione dei filmati e delle cartelle per il sistema interattivo
 Adeguamento dei filmati al sistema interattivo
6
D_04. BATTENTI DEL DUOMO
Descrizione sintetica delle modalità di funzionamento dell’exhibit
Nei due “pannelli-battenti” (alludenti alla porta maggiore del Duomo) vengono proiettati a ciclo continuo filmati
(immagini e testi) relativi ai due portali bronzei (di Bonanno Pisano e di Barisano da Trani). Contestualmente e in
forma sincronizzata rispetto ai filmati, dalle pareti limitrofe ai “panneli-battenti” avviene l’emissione sonora di una
voce narrante.
Varcata la soglia tra i due battenti un sensore attiverà la proiezione verticale di un fascio luminoso simboleggiante
l’Axis mundi. Contestualmente al procedere del visitatore lungo la galleria centrale, oltre i due battenti, ulteriori
sensori volumetrici, attiveranno la luce di dieci proiettori che traccerà sul pavimento una punteggiata luminosa ad
evocazione del ruolo esercitato dalla regolazione astronomica nella progettazione della cattedrale e le principali
ierofanie della luce come quella riscontrabile ad ogni alba del 15 agosto (il giorno dell’Assunta) in cui i raggi solari
proiettati dalle finestre meridionali della chiesa disegnano sul pavimento un ideale asse luminoso di congiunzione tra
l’ingresso -“Porta del Paradiso” e il Cristo Pantocratore.
D.1 Battente di Barisano da Trani
D.2 Battente di Giovanni Pisano
Caratteristiche multimediali dell’exhibit: proiezione di immagini e testi; suoni; voce narrante.
Ciclo temporale dell’evento multimediale: continuo.
D.3 Axis Mundi e ierofania della luce
Caratteristiche multimediali dell’exhibit: proiezione di fasci luminosi sagomati.
Ciclo temporale dell’evento multimediale: continuo.
D.1 Battente di Barisano da Trani
D.2 Battente di Giovanni Pisano
Contenuti testuali (proiettati, scritti o narrati)
Utilizzazione del bronzo e arte della fusione
Durante il Medioevo, lo status del bronzo era pari a quello dell’oro e dell’argento. La principale fioritura della
produzione d’arte in bronzo si colloca tra il XII e il XIII secolo e vede protagonista la tecnica di fusione a cera persa che
prevede l’elaborazione preliminare di un modello in cera, destinato a fondersi con l’immissione della colata bronzea,
alla cui perdita si ovviava con la realizzazione di stampi in materiali refrattari alle alte temperature. La complessità di
tale procedimento doveva prevedere il concorso di competenze diverse e non sempre l’autore del modello in cera
coincideva con il fonditore. Un particolare caso, connotato da una specifica circostanza geocronologia, è quello
rappresentato proprio dalle porte bronzee dell’Italia meridionale in età normanno-sveva.
La loro storia è particolarmente significativa: si tratta infatti di un tipo di arredo che, pur con i suoi legami d’origine con
il mondo classico, se ne distacca per la figuratività. Porte di bronzo figurate, infatti, non esistono nell’antichità: anche a
Costantinopoli, erede di Roma, la chiesa patriarcale di Santa Sofia venne dotata di porte bronzee su cui ci si limitò alla
campitura di grandi croci.
Porta di Bonanno Pisano
Iconograficamente, nelle 42 formelle sono rappresentate storie dell’Antico e del Nuovo Testamento e nella cornice
motivi decorativi a girali vegetali. In particolare, nei cinque ordini inferiori vi sono scene dell’Antico Testamento, sette
dedicate alla storia di Adamo ed Eva, e altre sei ad altrettante coppie di profeti, mentre nei cinque superiori sono
presenti scene del Nuovo Testamento e al sommo Cristo e Maria nella gloria del Paradiso. In sostanza, l’autore sceglie
di raffigurare nelle formelle il tema del peccato e della salvazione, sviluppando l’ideologia di redenzione e di riscatto
tradizionale nell’iconografia delle porte che risulta chiaramente espressa in molte iscrizioni poste sulle porte delle
chiese europee. Inoltre assistiamo a una diffusa normalizzazione iconografica: ritornano le aureole, le architetture
perdono profondità e appaiono ricoperte di una fitta decorazione.
In un edificio la cui figuratività raggiungeva il massimo del prestigio nella decorazione musiva, anche sul portale si
dovevano evidentemente narrare immagini e non solo presentare icone devozionali.
Temi iconografici delle formelle del portale di Bonanno Pisano
Ad ogni numero corrisponde una formella; si può dunque utilizzare questo schema per le relative riprese filmiche o
fotografiche.
1. 2. 3. 4. Animali; 5. Creazione di Adamo; 6. Creazione di Eva; 7. Adamo ed Eva nell’Eden; 8. Peccato Originale; 9. La
condanna; 10. La sottomissione della donna all’uomo; 11. La maternità di Eva; 12. Caino e Abele; 13. Il fratricidio; 14.
L’arca di Noè; 15. Noè pianta la vigna; 16. Abramo e i tre angeli; 17. Il sacrificio di Isacco; 18. Abramo, Isacco,
Giacobbe; 19. 20. 21. 22. 23. 24. I dodici Profeti; 25. Annunciazione; 26. Visitazione; 27. La Natività; 28. I Magi; 29.
Strage degli Innocenti; 30. Fuga in Egitto; 31. Presentazione al Tempio; 32. Battesimo; 33. Tentazione; 34. Resurrezione
di Lazzaro; 35. Ultima Cena; 36. Il bacio di Giuda; 37. Crocifissione; 38. Discesa al Limbo; 39. Resurrezione; 40. Noli
me tangere; 41. Cena in Emmaus; 42. Ascensione; 43. Maria in gloria; 44. Cristo in gloria.
7
Scheda su Bonanno Pisano
La scelta di affidare a Bonanno Pisano l’esecuzione della porta occidentale della cattedrale deriva forse dalla grande
capacità di decoratore, oltre che di narratore, di cui il maestro aveva già dato prova nelle porte pisane e dall’abilità di
padroneggiare registri espressivi, classici, bizantini e romanici: una complessità di cultura che il cosmopolita ambiente
palermitano non poteva non apprezzare. Tuttavia, il fatto che Bonanno sia stato prescelto per la porta maggiore non
indicherebbe una preferenza nei confronti di Barisano, autore della porta laterale, ma soltanto una maggiore importanza
del messaggio neotestamentario qui esposto, la cui struttura narrativa si confaceva meno all’esperienza del maestro
pugliese.
Attivo tra l’ottavo e il nono decennio del XII secolo, di Bonanno Pisano - probabilmente formatosi a Lucca nella
cerchia di Biduino (si ha la prima notizia nel 1174 con l’inizio dei lavori del campanile del Duomo di Pisa, la
celeberrima “torre pendente”). Ma la sua attività prevalente fu quella di scultore: nel 1180 esegue a Pisa la Porta Reale
(distrutta dall’incendio del 1565) e, poco dopo, la porta di San Ranieri, del Duomo di Pisa. Al 1186 viene invece
attribuita la composizione della porta bronzea per la facciata principale del Duomo di Monreale, inviata da Pisa e
firmata “Bonanno civis pisanus”.
Porta laterale di Barisano da Trani
La firma di Barisano da Trani attesta la paternità della porta, posta in opera tra il 1186 e il 1190. Nelle 28 formelle che
formano i due battenti quelle di tema dichiaratamente sacro sono una minoranza, e si trovano intramezzate da varie
figurazioni di carattere simbolico. La tecnica esecutiva di Barisano, più vicina all’oreficeria che alla scultura, consiste
nell’applicazione di sottili lastre bronzee su un fondo ligneo. All’interesse narrativo e profondamente umano di
Bonanno subentrano soluzioni episodiche e casuali, di carattere superficiale e decorativo. Esperto rielaboratore di temi
diversi, Barisano a volte riutilizza addirittura i medesimi stampi, i cui modelli sono spesso da ricercare nei preziosi
lavori in avorio o nelle opere di oreficeria. In alcuni dei pannelli di Monreale Barisano rivela un’insolita attenzione alle
forme scultoree, probabilmente perché il forte stimolo offerto dalla porta di Bonanno lo ha verosimilmente aiutato a
stemperare una certa meccanicità della sua impostazione in una modellazione più levigata e morbidamente plasmabile
della luce, pur senza raggiungere effetti di autentico plasticismo.
Diversamente da altri scultori della sua epoca, Barisano non è un narratore: predilige, infatti, inserire nelle formelle
delle porte figure religiose singole oppure figure statiche e isolate di invenzione o provenienti dalla iconografia asiatica.
Barisano predilige il gusto della decorazione e quello simbolico, evidenziando uno stile che assume qualche affinità con
quello nordico come è dimostrato dalle altre sue opere nelle cattedrali di Trani e Ravello. Ma se a Trani la lavorazione
della porta è caratterizzata da una leggerezza dell’insieme, confermata dalle piccole dimensioni delle figure e dal risalto
dato alle cornici, invece a Ravello si mostra più complessa per l’effetto della cesellatura e per i temi che ricordano quelli
dell’arte sasanida mediorientale.
Nella porta di Monreale, invece, Barisano evidenzia un maggior intento scultoreo, impegnandosi, in una modellazione
tenera e liscia sull’esempio di quella di Bonanno Pisano, per sciogliere la meccanicità dello schema.
Scheda su Barisano
Sulla sua vita non si ha alcuna notizia, ma gli si riconoscono due opere firmate: le porte bronzee divise in riquadri delle
cattedrali di Ravello (1772), di Trani (1185) e del portale settentrionale di Monreale (1190). Gli viene anche attribuita la
porta del Duomo di Ravello, l’unica che riporti una data indiscutibile, commissionata da Sergio Muscettola, marito di
Sigilgaida Pironti.
Tecnica di realizzazione
Le formelle sono ottenute a stampo, rifinite a freddo e applicate su una base lignea, tecnica più vicina all’oreficeria che
alla scultura vera e propria, e mostrano influssi arabi e bizantini. Si ispira, infatti, sia ai motivi delle stoffe provenienti
dall’Oriente islamico sia ai cofanetti erburei dell’arte bizantina, prediligendo però una ornamentazione fitta e minuta, e
incorniciando le formelle entro una fascia decorativa che replica quella che divide i vari scomparti, creando un effetto di
brulichio luminoso.
L’installazione prevede un intervento multimediale con 2 postazioni di tipo interattivo (per ogni anta).
Filmati a ciclo continuo
DURATA FILMATI SEI MINUTI COMPLESSIVI (TRE MINUTI PER ANTA)
Sono da prevedere le seguenti fasi operative:
Pre-produzione:
 Eventuale ricerca e/o acquisizione dei materiali e repertori iconografici e raccolta dati storico
informativi, che verranno indicati dall’Amministrazione
 Stesura di una sceneggiatura
 Stesura story-board
 Verifica con la stazione appaltante dell’impostazione progettuale
Riprese video e audio e reperimento materiale d’archivio:
 Acquisizione materiale iconografico relativo alle due porte bronzee
 Riprese in loco delle due porte bronzee
Montaggio video e audio:
 Montaggio delle scene con integrazione di grafica ed effetti adeguati
 Realizzazione della colonna sonora con musiche, e speaker
8
 Verifica con la stazione appaltante del pre-montato prima dell’edizione definitiva
 Edizione definitiva
Versioni in lingua straniera per audio, testi e didascalie immagini:
 Traduzione in inglese, spagnolo, arabo e cinese.
 Speaker
 Mixaggio.
Preparazione dei filmati e delle cartelle per il sistema interattivo
 Adeguamento dei filmati al sistema interattivo
D.3 Axis Mundi e ierofania della luce
Contenuti
Tutto il percorso nella galleria centrale dedicata al Duomo è improntato a una sincera e non retorica conoscenza dei
principali significati espressi dal monumento. I due battenti delle “porte bronzee” racconterà del loro essere nella realtà
del Duomo simbolo della porta del paradiso, e il fascio di luce verticale che si attiverà superando la soglia farà
comprendere il concetto dell’axis mundi di cui l’uomo, secondo il pensiero teologico benedettino, potrà per un istante
esserne parte integrante. Ulteriori effetti luminosi suggeriranno il ruolo esercitato dalla regolazione astronomica nella
progettazione della cattedrale e le principali ierofanie della luce come quella riscontrabile ad ogni alba del 15 agosto (il
giorno dell’Assunta) in cui i raggi solari proiettati dalle finestre meridionali della chiesa disegnano sul pavimento un
ideale asse luminoso di congiunzione tra l’ingresso -“Porta del Paradiso” e il Cristo Pantocratore.
L’installazione prevede un intervento consistente nella proiezione di fasci luminosi sagomati (axis mundi e
finestre a ogiva).
Sono da prevedere le seguenti fasi operative:
Pre-produzione:
 Stesura di una sceneggiatura
 Stesura story-board
 Verifica con la stazione appaltante dell’impostazione progettuale
Montaggio e sincronizzazione delle proiezioni luminose :
 Montaggio in sequenza delle proiezioni con integrazione di effetti adeguati
 Verifica con la stazione appaltante prima dell’edizione definitiva
 Edizione definitiva
9
E_05. IL DUOMO E I MOSAICI
Descrizione sintetica delle modalità di funzionamento degli exhibit
Nelle cinque pareti - alludenti alle strutture murarie del Duomo - vengono proiettati a ciclo continuo filmati (immagini
e testi) relativi all’intera sequenza narrativa degli apparati musivi. Dalle stesse pareti (contestualmente e in forma
sincronizzata rispetto ai filmati), avviene l’emissione sonora di una voce narrante. Per ognuno dei cinque exhibit viene
affrontato un diverso nucleo tematico.
Caratteristiche multimediali dell’exhibit: proiezione di immagini e testi; suoni; voce narrante.
Ciclo temporale dell’evento multimediale: continuo.
Nuclei tematici affrontati nei dieci exhibit:
E.1 Prima parete: Antico Testamento e tema della salvezza
E.2 Seconda parete: Nuovo testamento
E.3 Torre dei Suoni
E.4 Terza parete: Il ruolo della Chiesa
E.5 Quarta Parete: I personaggi della Biblia Pauperum
E.6 Quinta Parete: La Donazione
E.7 Arco trionfale
E.8 Tomba di Guglielmo
E.9 Abside e Occhio del Cristo Pantocratore
E.10 Tavolo lenticolare del mondo in età normanna
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E.1 Prima parete: Antico Testamento e tema della salvezza
Nucleo tematico affrontato nella prima parete
Le pareti superiori della navata centrale narrano episodi dell’Antico Testamento: salvezza universale (come siamo nati,
chi siamo, dove andiamo); creazione della materia dal caos informe (registro superiore); Adamo ed Eva: creazione del
mondo; Adamo nel paradiso terrestre; creazione di Eva e sua presentazione ad Adamo; tentazione di Eva; l’arca di Noè:
Dio ordina la costruzione dell’arca a Noè; Noè dà indicazioni per costruire l’arca; nel piano inferiore delle pareti della
navata centrale, a destra la costruzione dell’arca di Noè; raffigurazioni del diluvio, e nell’ultima scena la torre di Babele
e la visita dei tre angeli ad Abramo; Sodoma distrutta per volontà di Dio e la trasformazione della moglie di Loth e della
figlia in statue di sale; sacrificio di Isacco ed episodi della vita di Giacobbe che terminano con la vittoria, che gli
consente di ottenere la benedizione divina e il cambiamento del nome in Israele.
Contenuti iconografici delle proiezioni della prima parete
Il ciclo dell’Antico Testamento nella navata maggiore:
- creazione del cielo e della Terra, creazione della luce, separazione delle acque, creazione della terraferma, creazione
degli astri, creazione dei pesci e degli uccelli, creazione degli animali e dell’uomo, il riposo del creatore, Adamo
introdotto nel paradiso terrestre, Adamo nel paradiso;
- creazione di Eva; Eva presentata ad Adamo;
- Eva tentata dal serpente, il peccato originale, il rimprovero dell’eterno, la cacciata dal paradiso terrestre, le fatiche di
Adamo ed Eva, il sacrificio di Caino e Abele, l’uccisione di Abele, la maledizione di Caino, Lamech uccide Caino, Noè
comandato di costruire l’arca.
- la costruzione dell’arca, entrata degli animali nell’arca, diluvio universale, gli animali escono dall’arca, il patto
dell’arcobaleno, l’ebbrezza di Noè, la costruzione della torre di babele, la visita dei tre angeli ad Abramo, l’ospitalità di
Abramo;
- Lot e i due Angeli, la Distruzione di Sodoma.
- il Signore ordina ad Abramo di sacrificare Isacco, il Sacrificio di Isacco, Rebecca abbevera i cammelli, il Viaggio di
Rebecca, Isacco ed Esaù, Isacco benedice Giacobbe, la fuga di Giacobbe, il Sogno di Giacobbe, la Lotta di Giacobbe
con l’Angelo.
L’installazione prevede un intervento multimediale consistente nella proiezione di immagini e testi e nella
emissione di suoni e/o voci narranti.
DURATA FILMATI SEI MINUTI COMPLESSIVI
Sono da prevedere le seguenti fasi operative:
Pre-produzione:
 Eventuale ricerca e/o acquisizione dei materiali e repertori iconografici e raccolta dati storico
informativi, che verranno indicati dall’Amministrazione sopradescritti
 Stesura di una sceneggiatura
 Stesura story-board
 Verifica con la stazione appaltante dell’impostazione progettuale
Riprese video e audio e reperimento materiale d’archivio:
 Acquisizione materiale iconografico relativo alle due porte bronzee
 Riprese in loco delle due porte bronzee
Montaggio video e audio:
 Montaggio delle scene con integrazione di grafica ed effetti adeguati
 Realizzazione della colonna sonora con musiche, e speaker
 Verifica con la stazione appaltante del pre-montato prima dell’edizione definitiva
 Edizione definitiva
Versioni in lingua straniera per audio, testi e didascalie immagini:
 Traduzione in inglese, spagnolo, arabo e cinese.
 Speaker
 Mixaggio.
Preparazione dei filmati e delle cartelle per il sistema interattivo
 Adeguamento dei filmati al sistema interattivo
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E.2 Seconda parete: Nuovo testamento
Nucleo tematico affrontato nella seconda parete
Il ciclo dedicato ai fatti della vita di Cristo è sito nella zona presbiteriale e riguarda: episodi dell’infanzia (crociera del
transetto: l’Annunciazione della sua nascita a Maria e nove scene della vita infantile); episodi della maturità (nel
transetto destro, 15 scene narrano la vita adulta di Gesù, dalla tentazione del demonio nel deserto, ai vari miracoli
quali la guarigione del paralitico, del cieco, alla resurrezione di Lazzaro, ed il suo interrogatorio davanti a Pilato nel
transetto il battesimo nel fiume Giordano); la crocifissione e la resurrezione (nel transetto sinistro 15 scene narrano la
Crocifissione di Gesù sul Calvario, la Resurrezione, l’apparizione alla Maddalena e ai due apostoli, la pesca
miracolosa, e infine la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli nel giorno di Pentecoste; i miracoli (ad esempio
l'episodio delle nozze di Cana).
Contenuti iconografici delle proiezioni della seconda parete
Il ciclo della vita di Cristo nel Transetto:
l’annuncio a Zaccaria; Zaccaria esce dal Tempio; l’Annunciazione alla Vergine; la Visitazione; la Natività; il viaggio dei
magi; l’adorazione dei magi; il comando di Erode; il massacro degli innocenti; il sogno di Giuseppe; la fuga in Egitto;
la presentazione al Tempio; la disputa tra i dottori; le nozze di Cana; il battesimo di Cristo.
Il ciclo della vita di Cristo nel braccio meridionale:
prima tentazione di Cristo; seconda tentazione di Cristo; terza tentazione di Cristo; guarigione del paralitico al pozzo;
guarigione del cieco alla piscina di Siloam; Cristo e la samaritana; la trasfigurazione; la resurrezione di Lazzaro; i
discepoli e l’asina; l’ingresso in Gerusalemme; l’Ultima cena; la lavanda dei piedi; la preghiera nell’orto; la cattura di
Cristo; Cristo davanti a Pilato.
Il ciclo della vita di Cristo nel braccio:
la Via Crucis; la crocifissione; la deposizione; la sepoltura; Cristo al limbo; le pie donne al sepolcro; l’apparizione di
Cristo a Maria e Maddalena; Cristo e i due discepoli sulla via di Emmaus; la cena di Emmaus; i due discepoli dopo la
sparizione di Cristo; ritorno dei due discepoli a Gerusalemme; incredulità di Tommaso; la pesca miracolosa; ascensione;
pentecoste.
Ciclo dei fatti della vita di Cristo nella navata meridionale:
guarigione della figlia della donna di Canaan, guarigione dell’Indemoniato, guarigione del Lebbroso, guarigione
dell’Artritico, S. Pietro salvato dai flutti, la resurrezione del figlio della Vedova, guarigione dell’Emorroisse, la
resurrezione della figlia di Giairo, guarigione della suocera di S. Pietro, la moltiplicazione dei pani e dei pesci.
Ciclo dei fatti della vita di Cristo nella navata settentrionale:
guarigione della donna curva, guarigione dell’idropico (con il ventre gonfio di liquido), guarigione dei Dieci Lebbrosi,
guarigione dei due ciechi, cristo scaccia i Profanatori del Tempio, cristo e la donna adultera, guarigione del paralitico,
guarigione degli storpi e dei ciechi, Maria Maddalena unge i piedi a Cristo, guarigione del figlio del Centurione.
L’installazione prevede un intervento multimediale consistente nella proiezione di immagini e testi e nella
emissione di suoni e/o voci narranti.
DURATA FILMATI NOVE MINUTI COMPLESSIVI
Sono da prevedere le seguenti fasi operative:
Pre-produzione:
 Eventuale ricerca e/o acquisizione dei materiali e repertori iconografici e raccolta dati storico
informativi, che verranno indicati dall’Amministrazione sopradescritti
 Stesura di una sceneggiatura
 Stesura story-board
 Verifica con la stazione appaltante dell’impostazione progettuale
Riprese video e audio e reperimento materiale d’archivio:
 Acquisizione materiale iconografico relativo alle due porte bronzee
 Riprese in loco delle due porte bronzee
Montaggio video e audio:
 Montaggio delle scene con integrazione di grafica ed effetti adeguati
 Realizzazione della colonna sonora con musiche, e speaker
 Verifica con la stazione appaltante del pre-montato prima dell’edizione definitiva
 Edizione definitiva
Versioni in lingua straniera per audio, testi e didascalie immagini:
 Traduzione in inglese, spagnolo, arabo e cinese.
 Speaker
 Mixaggio.
Preparazione dei filmati e delle cartelle per il sistema interattivo
 Adeguamento dei filmati al sistema interattivo
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E.3 Torre dei Suoni
Torre dei suoni
Descrizione sintetica delle modalità di funzionamento dell’ambiente sensibile
Il visitatore, varcando l’ingresso della torre, attiva, attraverso dei sensori, l’emissione sonora di musiche liturgiche
(canti a cappella di età normanna e medievale) e la retro-proiezione di immagini (su uno schermo posto orizzontalmente
a copertura dello stesso ambiente) relative ad aspetti ciclici di carattere meteorologico, del giorno e della notte.
- Caratteristiche multimediali dell’exhibit: proiezione di immagini; suoni.
- Ciclo temporale dell’evento multimediale: 2 minuti.
L’installazione prevede un intervento multimediale consistente nella proiezione di immagini e nella
emissione di musiche, suoni e/o voci narranti.
DURATA FILMATO DUE MINUTI COMPLESSIVI
Sono da prevedere le seguenti fasi operative:
Pre-produzione:
 Eventuale ricerca e/o acquisizione dei materiali e repertori iconografici e raccolta dati storico
informativi, che verranno indicati dall’Amministrazione sopradescritti
 Stesura di una sceneggiatura
 Stesura story-board
 Verifica con la stazione appaltante dell’impostazione progettuale
Riprese video e audio e reperimento materiale d’archivio:
 Acquisizione materiale iconografico relativo alle due porte bronzee
 Riprese in loco delle due porte bronzee
Montaggio video e audio:
 Montaggio delle scene con integrazione di grafica ed effetti adeguati
 Realizzazione della colonna sonora con musiche, e speaker
 Verifica con la stazione appaltante del pre-montato prima dell’edizione definitiva
 Edizione definitiva
Versioni in lingua straniera per audio, testi e didascalie immagini:
 Traduzione in inglese, spagnolo, arabo e cinese.
 Speaker
 Mixaggio.
Preparazione dei filmati e delle cartelle per il sistema interattivo
 Adeguamento dei filmati al sistema interattivo
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E.4 Terza parete: Il ruolo della Chiesa
Nucleo tematico affrontato nella terza parete
Il gruppo dei mosaici raffiguranti la Madonna, accompagnata dalla scritta greca panocranta (tutta immacolata) e
attorniata da angeli e apostoli; più in basso, una teoria di santi indica che a Cristo si giunge attraverso il sostegno e la
compagnia della Chiesa. La Vergine in trono, si direbbe a prima vista puramente bizantina e allude, a partire dalla sua
iscrizione, alla dottrina dell’Immacolata Concezione, che proprio in quegli anni era oggetto di non poche controversie
negli ambienti ecclesiastici d’Occidente. Altra innovazione è il raggruppamento degli apostoli ai due lati della Vergine,
in un unico registro.
Secondo la tradizione greca, nel diaconicon (abside destra) sono raffigurate le storie dell’apostolo Pietro e nella protesis
(abside sinistra) quelle dell’apostolo Paolo.
Contenuti delle proiezioni della terza parete
Il ciclo dei SS. Pietro e Paolo nelle cappelle del coro.
-Cappella settentrionale: S. Paolo in trono, Il Battesimo di Paolo, la disputa di S. Paolo con i giudei, la fuga da
Damasco, S. Paolo consegna epistole a Timoteo e Sila, la decollazione di S. Paolo.
-Cappella meridionale: S. Pietro in trono, S. Pietro in carcere, La liberazione di S. Pietro, S. Pietro risana lo storpio, S.
Pietro risana Enea, S. Pietro resuscita Tabita, l’Incontro di S. Pietro e di S. Paolo, la disputa con Simon Mago, la caduta
di Simon Mago, la Crocifissione di S. Pietro.
L’installazione prevede un intervento multimediale consistente nella proiezione di immagini e testi e nella
emissione di suoni e/o voci narranti.
DURATA FILMATO SEI MINUTI COMPLESSIVI
Sono da prevedere le seguenti fasi operative:
Pre-produzione:
 Eventuale ricerca e/o acquisizione dei materiali e repertori iconografici e raccolta dati storico
informativi, che verranno indicati dall’Amministrazione sopradescritti
 Stesura di una sceneggiatura
 Stesura story-board
 Verifica con la stazione appaltante dell’impostazione progettuale
Riprese video e audio e reperimento materiale d’archivio:
 Acquisizione materiale iconografico relativo alle due porte bronzee
 Riprese in loco delle due porte bronzee
Montaggio video e audio:
 Montaggio delle scene con integrazione di grafica ed effetti adeguati
 Realizzazione della colonna sonora con musiche, e speaker
 Verifica con la stazione appaltante del pre-montato prima dell’edizione definitiva
 Edizione definitiva
Versioni in lingua straniera per audio, testi e didascalie immagini:
 Traduzione in inglese, spagnolo, arabo e cinese.
 Speaker
 Mixaggio.
Preparazione dei filmati e delle cartelle per il sistema interattivo
 Adeguamento dei filmati al sistema interattivo
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E.5 Quarta Parete: I personaggi della Biblia Pauperum
Esempio del nucleo tematico affrontato nella quarta parete
I personaggi
I mosaici di Monreale, al pari di quelli della Cappella Palatina, rappresentano anche uno schieramento ieratico
dell'Onnipotente e della Sua Corte celeste di angeli, profeti e santi. Nel santuario e nella solea, intorno alla colossale
immagine del Pantocratore (re del mondo o imperatore dell'universo), sono riuniti molti dei membri più importanti della
sua corte: la Vergine, gli Arcangeli, Cherubini, Serafini, gli Apostoli e i Santi, infine re e profeti dell'Antico Testamento.
Esempio dei contenuti delle proiezioni della quarta parete
I coltelli presenti sulla tavola delle nozze di Cana (lato sinistro della crociera del transetto, in alto), le monete che
rotolano dal tavolo rovesciato da Cristo quando caccia i profanatori dal tempio (a metà circa della navata laterale
sinistra) o l’incredibile varietà di pesci raffigurati sia nella creazione (navata centrale, lato destro) che impigliati nella
rete dei pescatori nell’episodio della pesca miracolosa (braccio sinistro del transetto).
L’installazione prevede un intervento multimediale consistente nella proiezione di immagini e testi e nella
emissione di suoni e/o voci narranti.
DURATA FILMATO DUE MINUTI COMPLESSIVI
Sono da prevedere le seguenti fasi operative:
Pre-produzione:
 Eventuale ricerca e/o acquisizione dei materiali e repertori iconografici e raccolta dati storico
informativi, che verranno indicati dall’Amministrazione
 Stesura di una sceneggiatura
 Stesura story-board
 Verifica con la stazione appaltante dell’impostazione progettuale
Riprese video e audio e reperimento materiale d’archivio:
 Acquisizione materiale iconografico relativo alle due porte bronzee
 Riprese in loco delle due porte bronzee
Montaggio video e audio:
 Montaggio delle scene con integrazione di grafica ed effetti adeguati
 Realizzazione della colonna sonora con musiche, e speaker
 Verifica con la stazione appaltante del pre-montato prima dell’edizione definitiva
 Edizione definitiva
Versioni in lingua straniera per audio, testi e didascalie immagini:
 Traduzione in inglese, spagnolo, arabo e cinese.
 Speaker
 Mixaggio.
Preparazione dei filmati e delle cartelle per il sistema interattivo
 Adeguamento dei filmati al sistema interattivo
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E.6 Quinta parete: La Donazione
Nucleo tematico affrontato nella quinta parete
La donazione
Guglielmo II, in ginocchio di fronte alla Vergine con una scritta latina - lo stile dei mosaici è greco ma le scritte sono
latine - rivolgendosi alla Madonna che le dice: pro cunctis ora, sed pro rege labora. Prega pure per tutti, ma ricordati di
me che sono il Re. Una forma di fede ingenua e confidenziale. Crede veramente alla Madonna e sa che è sua madre.
Contenuti delle proiezioni della quinta parete
Parallelismo tra Monreale e il mosaico del X sec. nella Chiesa di S. Sofia a Instanbul, Giustiniano offre la Chiesa a S.
Sofia.
L’installazione prevede un intervento multimediale consistente nella proiezione di immagini, filmati , testi
e nella emissione di suoni e/o voci narranti.
DURATA FILMATO DUE MINUTI COMPLESSIVI
Sono da prevedere le seguenti fasi operative:
Pre-produzione:
 Eventuale ricerca e/o acquisizione dei materiali e repertori iconografici e raccolta dati storico
informativi, che verranno indicati dall’Amministrazione
 Stesura di una sceneggiatura
 Stesura story-board
 Verifica con la stazione appaltante dell’impostazione progettuale
Riprese video e audio e reperimento materiale d’archivio:
 Acquisizione materiale iconografico relativo alle due porte bronzee
 Riprese in loco delle due porte bronzee
Montaggio video e audio:
 Montaggio delle scene con integrazione di grafica ed effetti adeguati
 Realizzazione della colonna sonora con musiche, e speaker
 Verifica con la stazione appaltante del pre-montato prima dell’edizione definitiva
 Edizione definitiva
Versioni in lingua straniera per audio, testi e didascalie immagini:
 Traduzione in inglese, spagnolo, arabo e cinese.
 Speaker
 Mixaggio.
Preparazione dei filmati e delle cartelle per il sistema interattivo
 Adeguamento dei filmati al sistema interattivo
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E.7 Arco trionfale
Descrizione sintetica delle modalità di funzionamento dell’exhibit
Nelle due facce e nell’intradosso dell’arco dell’exhibit - alludente all’arco trionfale del Duomo - vengono proiettate a
ciclo continuo immagini e didascalici testi accompagnati dall’emissione sonora di una voce narrante attivata da
sensori che rilevano la presenza di persone.
Caratteristiche multimediali dell’exhibit: proiezione di immagini e testi; suoni; voce narrante.
Ciclo temporale dell’evento multimediale: in parte continuo e in parte relazionato all’interattività del visitatore.
Esempio del testo recitato dalla voce narrante
Con l’occupazione normanna, avvenuta nel trentennio 1061-1091, la Sicilia medievale tornava all’Occidente cristiano.
La situazione religiosa del territorio nell’epoca immediatamente precedente l’arrivo dei conquistatori era stata
caratterizzata da una profonda spaccatura: nella parte orientale dell’isola erano sopravvissute comunità cristiane
bizantine, mentre la parte occidentale era quasi del tutto islamizzata. I normanni dovevano una buona parte delle loro
fortune politiche al sostegno ricevuto dalla Chiesa di Roma, che aveva nell’ordine benedettino, per lunghi anni
insediatosi anche sulla cattedra di San Pietro, la sua spina dorsale. Il giuramento di Melfi del 1059 impegnava i capi
normanni a un programma di fedeltà al papa e di protezione della Chiesa di Roma; li impegnava anche a riportare sotto
l’obbedienza romana tutte le istituzioni ecclesiastiche dei propri domini, soprattutto riguardo a quelle terre, come la
Sicilia, dove la situazione era più squilibrata a favore del patriarcato di Costantinopoli e dell’islam.
La politica religiosa dei nuovi dominatori si comportò di conseguenza agli impegni assunti, e sia pure con la necessaria
gradualità, con cauto equilibrio, con saggezza e moderazione, evitando di scatenare massicce offensive nei confronti
della Chiesa greca o drastiche azioni di latinizzazione dei territori, ma che iniziò ad affiancare alle rispettate strutture
del monachesimo greco nuove strutture romane. In questa operazione l’ordine benedettino fu naturalmente in prima fila.
La consuetudine di chiamare monaci benedettini a reggere grandi diocesi, abbastanza eccezionale nel resto d’Europa,
ma abbastanza diffusa nell’Inghilterra normanna, incontrava così la volontà dei conquistatori a insediarsi in modo
capillare sul territorio. Le origini dell’arcidiocesi di Monreale e il valore politico della sua posizione strategica, alle
spalle di Palermo capitale del Regno, sono dunque probabilmente da collegare con la penetrazione normanna in
territorio siciliano e ne rappresenterebbero, anzi, l’ultimo dei frutti più significativi.
La costruzione di una fortezza abbaziale il cui sguardo dominava dall’alto l’intero territorio circostante offriva infatti
alla monarchia normanna un modello di eminenza sociale in cui intrecciare ricchezza fondiaria, prestigio culturale e
controllo giuridico-amministrativo, e che nell’ancoraggio spirituale trovava una proiezione concreta nel variegato
mondo siciliano. Monreale voleva essere dunque, insieme un centro di orientamento e controllo della multietnica
società locale e un simbolo di coesione religiosa e territoriale: insomma, una sintesi della simbiosi tra regno e istituzioni
ecclesiastiche propagandato dai sovrani normanni, che rielaborava le precedenti esperienze culturali greche e
musulmane mediandole alla luce di dinamiche squisitamente occidentali.
Testo da proiettare a scorrimento sull’exhibit
“Imago mundi ed omphalos, il monastero santificava il cosmo e, con il suo spazio costruito e ordinato, centrato e
orientato, dava testimonianza assoluta del senso del rigore e del sacro”.
L’installazione prevede un intervento multimediale consistente nella proiezione di immagini e testi e nella
emissione di suoni e/o voci narranti.
DURATA FILMATO TRE MINUTI COMPLESSIVI
Sono da prevedere le seguenti fasi operative:
Pre-produzione:
 Eventuale ricerca e/o acquisizione dei materiali e repertori iconografici e raccolta dati storico
informativi, che verranno indicati dall’Amministrazione
 Stesura di una sceneggiatura
 Stesura story-board
 Verifica con la stazione appaltante dell’impostazione progettuale
Riprese video e audio e reperimento materiale d’archivio:
 Acquisizione materiale iconografico relativo alle due porte bronzee
 Riprese in loco delle due porte bronzee
Montaggio video e audio:
 Montaggio delle scene con integrazione di grafica ed effetti adeguati
 Realizzazione della colonna sonora con musiche, e speaker
 Verifica con la stazione appaltante del pre-montato prima dell’edizione definitiva
 Edizione definitiva
Versioni in lingua straniera per audio, testi e didascalie immagini:
 Traduzione in inglese, spagnolo, arabo e cinese.
 Speaker
 Mixaggio.
Preparazione dei filmati e delle cartelle per il sistema interattivo
 Adeguamento dei filmati al sistema interattivo
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E.8 Tomba di Guglielmo I
Descrizione sintetica delle modalità di funzionamento dell’exhibit
Un sensore che rileva la presenza di persone attiva la proiezione sul coperchio del sarcofago di testi a scorrimento, di
immagini e l’emissione sonora di una voce narrante. Le altre parti dell’exhibit sono oggetto di particolari effetti di
illuminazione e di ulteriori proiezioni di immagini.
Caratteristiche multimediali dell’exhibit: proiezione di immagini e testi; suoni; voce narrante.
Ciclo temporale dell’evento multimediale: in parte continuo e in parte relazionato all’interattività del visitatore.
Esempio del nucleo tematico affrontato
Il rapporto tra Chiesa e Monarchia rispecchia lo spirito della conquista normanna dell’isola: abolire gli spazi religiosi
che avrebbe potuto favorire la sopravvivenza della spiritualità musulmana, circoscrivere la religiosità bizantina,
puntando a farla confluire nella Chiesa romana. Il quadro tracciato dai sovrani è chiaro: chiese e monasteri sono presidi
a guardia dei territori conquistati, ma anche architetture tangibili di una magnificenza ed una consistenza fino allora
impensabili, con un impatto ideologico e propagandistico affidato alle strutture e alle immagini che raggiunge una
grande portata. È questo il segno tangibile della concezione di una regalità che i re normanni, e Guglielmo II in
particolare, intendono trasmettere alla variegata etnia su cui governano, esplicitandola e quasi consacrandola attraverso
le realizzazioni monumentali che promuovono e attraverso ben calcolate iconografie. Nella simbologia figurata del
potere, i re normanni appaiono incoronati direttamente da Dio: così ad esempio, Ruggero II nel mosaico di Santa Maria
dell’Ammiraglio. Il concetto della sacralità del potere regale che discende direttamente da Dio implica l’idea che
l’azione del re altro non è che l’attuazione della volontà divina. Nessuna tradizione figurativa avrebbe potuto dunque
esprimere meglio gli intendimenti del potere regio e rispondere meglio alle sue esigenze di auto-rappresentazione. Atto
di governo, atto di imperio con intenti apologetici, il Duomo di Monreale è, in questo senso, un modo suggestionante di
esaltazione dell’autorità.
All’iconografia il programma reale accompagna poi ovviamente la manifesta volontà di dotare riccamente la propria
fondazione, affinché si abbia prova della regale munificenza. I documenti che Guglielmo invia a Monreale sono, in
questo senso, testimonianze scritte di una propaganda politica che tende a esprimere anche nella dotazione del Duomo
una sorta di giustificazione ideologica del potere. Il fatto che le trasformazioni politiche più profonde siano avvenute in
Sicilia proprio nella geografia religiosa, lascia intuire come anche per i normanni la struttura della Chiesa
rappresentasse la garanzia di un ordine: i re trovavano infatti nei vescovi consiglio e aiuto, nonché una coesione interna
al regno; il clero latino ne riceveva in cambio un appoggio economico e amministrativo, e la crescente partecipazione
allo sviluppo dell’organizzazione statale.
Esempio del testo recitato dalla voce narrante
La morte del re normanno fu un evento lamentato da diversi cronisti dell’epoca con testimonianze appassionate, da
inquadrare naturalmente nel contesto della lotta per la successione al trono: Riccardo di San Germano scrisse «tempus
pacis gratum / est absortum» (il grande tempo della pace è finito) piangendo la fine del periodo di pace, mentre Pietro
da Eboli nella sua Epistola raccontava del lutto cittadino, durato nove giorni.
Ulteriori contenuti
Petrus de Ebulo, Liber ad honorem Augusti sive De rebus Siculis carmen, Particula III: Lamentatio et luctus Panormi.
«Hactenus urbs felix, populo dotata trilingui/ Corde ruit, fluitat pectore, mente cadit:/ Ore, manu, lacrimis clamant,
clamoribus instant / Cum pueris iuvenes, cum iuniore senes; /Dives, inops, servus, liber, pius, impius, omnes / Exequias
equo pondere regis agunt; / Cum viduis caste plorant, cum virgine nupte. /Quid moror in lacrimis? Nil nisi questus erat!
/ Qui iacet in cunis, medio qui robore fretus / Et quibus est baculus tercia forma pedum, / Per loca, per vicos, per celsa
palacia plorant. / Desiccat lacrimas nona peracta dies. / Tunc pater antistes fuit hec affatus ad omnes / Nec potuit
lacrimans plurima verba loqui: /“Hactenus herrantes correximus, hactenus atros /Mens erat a stabulis pellere nostra
lupos. /Hactenus ad caulas, nullo cogente, redibant /Vespere lacte graves opilionis oves. / Hactenus unguiferos bos
herrans nulla leones, / Rostriferas aquilas nulla timebat avis. /Hactenus ibat ovans solus per opaca viator; / Hactenus
insidiis nec locus ullus erat. / Hactenus in speculo poterat se quisque videre, / Quod mors infregit bustaque noctis habent
/. Hactenus ardebant miseri candelabra regni: / Ipsa sub oscura flamma cinescit humo. /Mittite, quod properet Phebi
soror et Iovis uxor, / Imperii cornu iungat utrumque sui».
Scheda su Pietro da Eboli
Pietro da Eboli, maestro e medico alla corte di Enrico VI di Svevia e poi di Federico II († 1220), scrive un poema (il
Liber ad Honorem Augusti), scegliendo la forma del poema epico - storico: 837 distici elegiaci, dedicati al figlio del
Barbarossa tra il 1194 e il settembre 1197 (morte di Enrico). È l’unica opera storiografica che tratta del passaggio dalla
monarchia normanna a quella sveva. Vi si celebra la lunga e vittoriosa lotta condotta dall’imperatore contro Tancredi di
Lecce, cugino di Guglielmo II, morto senza eredi, incoronato re di Sicilia alla morte di Guglielmo. I primi due libri sono
dedicati al racconto delle campagne meridionali di Enrico, mentre il terzo, scritto, e probabilmente anche ideato, a
distanza di tempo, è un panegirico entusiasta dell’imperatore e del suo governo.
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L'opera è straordinariamente “letteraria”, proprio nella forzatura di fatti e situazioni, qual è la ridicolizzazione
sistematica, e perciò non credibile, di Tancredi e di sua moglie Sibilla; ciò, se da un lato nuoce all’attendibilità del
poema come documento storico, dall’altra ne costituisce la cifra più rilevante sul piano artistico, conferendo alla
narrazione una straordinaria forza satirica e simbolica. La concezione della grandezza e della necessità dell’Impero in
quanto unica forza che è in grado di regolare e sistemare la società umana, sembra sincera, e anticipa la visione
dell’Impero che sarà di Dante. Come Ugo Falcando, anche Pietro rimpiange i Normanni, ricorda con dolore la morte di
re Guglielmo II, ma non può fare a meno di riconoscere che proprio dall’inquietudine dei cittadini nasceva l’antitesi tra
la legittima successione che comportava, come sovrano, Enrico VI, sposo di una principessa normanna, di indiscutibile
validità giuridica, e le pretese di Tancredi, conte di Lecce e figlio naturale di Ruggero II, non in grado di competere con
la figlia di Ruggero II.
Il Liber ad Honorem Augusti va quindi considerato non solo e non tanto una cronaca di fatti militari e di vicende
familiari, quanto un manifesto politico, una giustificazione di un atteggiamento e va collocato nell’ambito e nello
spettro delle opinioni politiche in contrasto nel Regno.
L’installazione prevede un intervento multimediale consistente nella proiezione di immagini e testi e nella
emissione di suoni e/o voci narranti.
DURATA FILMATI TRE MINUTI COMPLESSIVI (DUE FILMATI DA 1,5 MINUTI)
Sono da prevedere le seguenti fasi operative:
Pre-produzione:
 Eventuale ricerca e/o acquisizione dei materiali e repertori iconografici e raccolta dati storico
informativi, che verranno indicati dall’Amministrazione
 Stesura di una sceneggiatura
 Stesura story-board
 Verifica con la stazione appaltante dell’impostazione progettuale
Riprese video e audio e reperimento materiale d’archivio:
 Acquisizione materiale iconografico relativo alle due porte bronzee
 Riprese in loco delle due porte bronzee
Montaggio video e audio:
 Montaggio delle scene con integrazione di grafica ed effetti adeguati
 Realizzazione della colonna sonora con musiche, e speaker
 Verifica con la stazione appaltante del pre-montato prima dell’edizione definitiva
 Edizione definitiva
Versioni in lingua straniera per audio, testi e didascalie immagini:
 Traduzione in inglese, spagnolo, arabo e cinese.
 Speaker
 Mixaggio.
Preparazione dei filmati e delle cartelle per il sistema interattivo
 Adeguamento dei filmati al sistema interattivo
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E.9 Abside e Occhio del Cristo Pantocratore
Descrizione sintetica delle modalità di funzionamento degli exhibit
Nell’abside viene proiettato a ciclo continuo un filmato relativo al tema della “Divinità e della Regalità”
accompagnato dall’emissione sonora di una voce narrante attivata da un sensore di rilevamento della presenza di
persone.
Caratteristiche multimediali dell’exhibit: proiezione dinamica di immagini e testi; voce narrante.
Ciclo temporale dell’evento multimediale: in parte continuo e in parte relazionato all’interattività del visitatore.
Nucleo tematico affrontato
Regalità e Divinità
L’abside centrale è dominata dall’enorme figura del Cristo benedicente, sovrastato dalla rappresentazione dell’etimasìa,
cioè del trono vuoto con gli strumenti della passione, allusivo al giorno del Giudizio, circondato da cherubini e serafini
(nella volta a botte della campata attigua) rimodellata sull’esempio della Cappella Palatina, dove il medesimo tema
compare nella stessa posizione. Il simbolico trono vuoto ha il compito di esprimere l’idea del Giudizio, implicita nel
tema stesso del Pantocratore: idea a cui, sia a Cefalù che nella Cappella Palatina alludono le iscrizioni che lo
accompagnano. A Monreale il tema viene maggiormente elaborato in un linguaggio pittorico che è prettamente
bizantino; il numero delle potenze angeliche ai lati del trono è accresciuto con l’aggiunta di una seconda coppia di
arcangeli e delle creature alate delle visioni di Isaia e di Ezechiele, che spesso fanno parte della corte di Cristo in
rappresentazioni bizantine della Seconda Venuta alla fine dei secoli. A Monreale troviamo inoltre tetramorfi con ruote
alate, che servono a mettere più chiaramente in rilievo l’aspetto escatologico del tema del Pantocratore.
Il Cristo Pantocratore indossa una tunica rossa lumeggiata di oro e un manto azzurro. Il rosso e l’oro sono i colori che
simboleggiano la regalità e la potenza; l’azzurro è il colore che rappresenta l’umanità, indicando in questo senso la
natura umana di cui Cristo, figlio di Dio, si è rivestito. Anche Guglielmo II viene inserito in questo contesto, mentre
offre la sua chiesa alla Vergine e mentre riceve la corona dalle mani di Cristo.
Esempio dei contenuti iconografici della proiezione
Ciclo del Pantocratore
-Conca dell’abside: Il Pantocratore
-Volta a botte della campata attigua: Hetimasia, 2 tetramorfi, 2 cherubini o serafini, l’arcangelo Michele, l’arcangelo
Gabriele, l’arcangelo Raffaele, l’arcangelo Uriele.
-Arco dell’abside: Cristo Emanuele, Davide, Salomone, Elia, Samuele, Daniele, Gedeone, Nathan, Eliseo.
-Pareti della solea: Giacobbe, Zaccaria, Malachia, Giona, Ezechiele, Mosè, Isaia, Abacuc, Geremia, Amos, Obed,
Gioele.
-Pareti dell’abside e della campata attigua: la Vergine e il Bambino, l’arcangelo Michele, l’arcangelo Gabriele, San
Pietro, S. Paolo, S. Giacomo, S. Andrea, S. Giovanni, S. Matteo, S. Luca, S. Marco, S. Bartolomeo, S. Tommaso, S.
Filippo, S. Simone, S. Clemente, S. Silvestro, S. Pietro di Alessandria, S. Tommaso di Canterbury, S. Stefano, S.
Lorenzo, S. Martino, S. Nicola, S. Biagio, S. Ilario, S. Benedetto, S. Agata, S. Maria Maddalena.
L’installazione prevede un intervento multimediale consistente nella proiezione dinamiche di immagini e/o
filmati e testi e nella emissione di suoni e/o voci narranti.
DURATA FILMATO DUE MINUTI COMPLESSIVI
Sono da prevedere le seguenti fasi operative:
Pre-produzione:
 Eventuale ricerca e/o acquisizione dei materiali e repertori iconografici e raccolta dati storico
informativi, che verranno indicati dall’Amministrazione
 Stesura di una sceneggiatura
 Stesura story-board
 Verifica con la stazione appaltante dell’impostazione progettuale
Riprese video e audio e reperimento materiale d’archivio:
 Acquisizione materiale iconografico relativo alle due porte bronzee
 Riprese in loco delle due porte bronzee
Montaggio video e audio:
 Montaggio delle scene con integrazione di grafica ed effetti adeguati
 Realizzazione della colonna sonora con musiche, e speaker
 Verifica con la stazione appaltante del pre-montato prima dell’edizione definitiva
 Edizione definitiva
Versioni in lingua straniera per audio, testi e didascalie immagini:
 Traduzione in inglese, spagnolo, arabo e cinese.
 Speaker
 Mixaggio.
Preparazione dei filmati e delle cartelle per il sistema interattivo
 Adeguamento dei filmati al sistema interattivo
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E.10 Tavolo lenticolare del mondo in età normanna
La retrovisione: la tavola lenticolare del mondo
Descrizione sintetica delle modalità di funzionamento dell’exhibit
Si tratta di un exhibit “sensibile” che consente di “navigare”, mediante il semplice sfioramento della superficie del
ripiano circolare del tavolo (dotato di sensori capacitivi inseriti sotto uno strato sottile di impiallacciatura), all’interno
di antiche mappe geografiche, richiamando altre immagini correlate, testi esplicativi e voci narranti.
Caratteristiche multimediali dell’exhibit: proiezione interattiva di immagini, testi e suoni.
Ciclo temporale dell’evento multimediale: relazionato alla fruizione dell’exhibit da parte del visitatore.
Esempio del nucleo tematico affrontato e dei contenuti testuali
La corte di Ruggero II era un ambiente cosmopolita, dove erano convenuti alcuni tra i maggiori intellettuali del tempo
greci e arabi. Tra questi, il geografo Edrisi, autore, su commissione dello stesso re, di un trattato di geografia universale
noto con il titolo di Liber ad eorum delectationem qui terras peregrare studeant, anche chiamato il libro di Ruggero,
finito verso il 1154: una vera e propria enciclopedia geografica del tempo, contenente informazioni non solo sull’Asia e
sull’Africa ma anche sulle terre d’occidente, e accompagnata da dettagliate mappe.
Parte del contenuto del libro fu fatto allestire dal re su un planisfero d’argento del peso di circa 400 chilogrammi, e del
diametro di circa 6 metri e diviso in segmenti che segnalavano latitudini e longitudini a delimitare sette zone climatiche,
sul quale furono segnati i continenti, i laghi i fiumi, le vie, le maggiori città, le pianure e le montagne [per la descrizione
ci si potrebbe basare sulla carta del mondo del 1154: mappa circolare che raffigura l’Europa, l’Asia e l’Africa;
quest’ultima assume una strana forma a mezzaluna nella quale sono evidenti i Monti della Luna e i tre laghi che
alimentano il Nilo. Tutte le linee brune e spesse della carta rappresentano le montagne (Oxford 1, Bodl. Uri 897, 70)]. Il
planisfero fu predato in occasione d'una sommossa contro il sovrano normanno Guglielmo I di Sicilia nel marzo 1161 e
fuso.
In seguito Idrisi per Guglielmo II compilò un’altra enciclopedia geografica intitolata Rawd-Unnas wa-Nuzhat al-Nafs ,
conosciuta anche come Kitab al- Mamalik wa al-Masalik, dove sono raccolte 73 mappe in forma di atlante. Le
descrizioni di Idrisi del Niger sopra Timbuktu, del Sudan, e delle fonti del Nilo sono notevoli ancora oggi per la loro
accuratezza.
In particolare Idrisi corresse l'idea che l'Oceano Indiano fosse chiuso e che il Mar Caspio fosse solo un Golfo
dell'Oceano, i tracciati di molti fiumi e l'andamento delle catene montuose. Le mappe da lui disegnate, mettendo in
evidenza fattori fisici, culturali ed economici, furono diffusamente utilizzate nei secoli successivi, e il suo lavoro sarà
citato anche da Cristoforo Colombo nei suoi studi e nelle sue ricerche.
Esempio dei contenuti iconografici
Rodi, Cipro, Siria
Al-Idrîsî, Nuzhat al-mushtaq fî ikhtirâq al-âfâq, chiamato anche Libro di Ruggero, Sicilia 1154. Copia del XIII secolo,
Maghreb. Manoscritto su carta (351 fogli, 26 x 21 cm). BnF, Manuscrits (Arabe 2221).
Isole del Mediterraneo
Al-Idrîsî, Nuzhat al-mushtaq fî ikhtirâq al-âfâq, chiamato anche Libro di Ruggero, Sicilia 1154. Copia del XIII secolo,
Maghreb. Manoscritto su carta (352 fogli, 26 x 21 cm). BnF, Manuscrits (Arabe 2221).
Per il globo vanno riprese le immagini contenute nel Libro di Ruggero di Edrisi, conservato alla Biblioteca Nazionale di
Francia, oppure presso la Biblioteca dell'Assemblea della Regione Siciliana (segnatura: A 085/105).
Argomenti da presentare: mappa animata del mondo:
- mappa animata del mondo;
- filmato introduttivo sul disegno del mondo conosciuto come da testo allegato;
- si esplora il mondo scegliendo un punto cardinale verso cui dirigersi;
- si ha la possibilità per ogni segno cardinale di scegliere fra n.4 argomenti di approfondimento: n.1 Luoghi . n.2 Genti n.3 Fatti - n.4 Personaggi;
- 16 filmati per approfondire per ogni direzione dell'orizzonte gli argomenti
L’installazione prevede una postazione multimediale interattiva con uso di immagini, filmati, testi e
l’emissione di suoni e/o voci narranti.
DURATA FILMATI 18 MINUTI COMPLESSIVI (NUMERO 20 FILMATI)
Sono da prevedere le seguenti fasi operative:
Pre-produzione:
 Eventuale ricerca e/o acquisizione dei materiali e repertori iconografici e raccolta dati storico
informativi, che verranno indicati dall’Amministrazione
 Stesura di una sceneggiatura
 Stesura story-board
 Verifica con la stazione appaltante dell’impostazione progettuale
Riprese video e audio e reperimento materiale d’archivio:
 Acquisizione materiale iconografico relativo alle due porte bronzee
21
 Riprese in loco delle due porte bronzee
Montaggio video e audio:
 Montaggio delle scene con integrazione di grafica ed effetti adeguati
 Realizzazione della colonna sonora con musiche, e speaker
 Verifica con la stazione appaltante del pre-montato prima dell’edizione definitiva
 Edizione definitiva
Versioni in lingua straniera per audio, testi e didascalie immagini:
 Traduzione in inglese, spagnolo, arabo e cinese.
 Speaker
 Mixaggio.
Preparazione dei filmati e delle cartelle per il sistema interattivo
 Adeguamento dei filmati al sistema interattivo
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F_06. La Diocesi: popolazione e territorio;
Armadi della Diocesi
La complessa e articolata vicenda storica della Diocesi di Monreale viene affrontata attraverso sei exhibit (armadi)
ciascuno dei quali è destinato ad un particolare nucleo tematico. Il visitatore attiverà i sei diversi “eventi narrativi”
mediante l’apertura delle ante degli armadi: dei sensori avvieranno la proiezione di immagini e di filmati (su uno
schermo inclinato contenuto all’interno dell’exhibit) accompagnato dall’emissione sonora di una voce narrante.
- Caratteristiche multimediali dell’exhibit: proiezione di immagini, filmati e voce narrante.
- Ciclo temporale dell’evento multimediale 15 minuti e 30 secondi complessivi.
F.1 Primo armadio: Il diploma di fondazione
Nucleo tematico e contenuti testuali
Il 15 agosto del 1176, festa dell’Assunta cui era dedicata la nuova chiesa, Guglielmo II - prendendo a modello la grande
donazione di Ruggero II per San Giovanni degli Eremiti, da cui ricopiava interi paragrafi - con la consegna del diploma
di fondazione manifestava la volontà di iniziare una lunga serie di concessioni in favore della chiesa, affinché si avesse
prova della sua regale munificenza e nulla mancasse ai monaci per dedicarsi interamente alla preghiera. La consegna
personale del privilegio dalle mani del re non era soltanto un segno di referenza e pietà cristiana, ma costituiva
indubbiamente un momento di forte auto-rappresentazione per Guglielmo II, con un valore di molto maggiore rispetto
al gesto simile, compiuto nel settembre 1169, per la consacrazione di Gualtiero ad arcivescovo di Palermo. Il privilegio
dispone il rispetto della regola benedettina e le libere elezioni dell’abate e dota inoltre il monastero di numerosi beni
immobili; tra cui: il casale Bulchar, con il suo mulino, sito nel pressi del monastero; i “castella” di Iato, Corleone e
Calatrasi, con tutti i loro possedimenti; un mulino di nuova costruzione sito al di sotto dell’abbazia, con le sue
pertinenze; le chiese di Santa Ciriaca e San Silvestro, coi loro possedimenti; la chiesa di San Clemente a Messina, con
le sue pertinenze; la chiesa di Santa Maria di Maccla, presso Acri e la chiesa di San Mauro a Rossano, entrambe in
Calabria; un edificio con giardino appartenuto al camerario regio Gaito Martino, presso il Kemonia, un mulino per
“cannamele” presso la Porta Rota, due vigneti e un giardino detto Marandi, sotto le sorgenti del Gabriele; la città di
Bitetto, in Puglia, con i suoi possedimenti; la tonnara di Isola delle Femmine.
Il re inoltre dota l’abbazia di importanti esenzioni e privilegi, e in particolare: il diritto di tenere cinque pescherecci
esenti da tasse, nel regno; il diritto di fare e trasportare legna liberamente, in qualsiasi foresta del regno, e il diritto di
libero pascolo sulle terre del demanio reale; l’esenzione di servizi e tasse per la flotta, gli uomini, gli animali e i
possedimenti del monastero. Infine, l’abate viene costituito giustiziere su tutte le terre e i possedimenti della chiesa,
acquisiti o da acquisire. La dotazione feudale e il suo inserimento in un sistema stabilmente organizzato conferivano a
Santa Maria la Nuova di Monreale la qualità di un ente non isolato dal contesto economico e politico siciliano e che,
seppure lontano da una popolazione legata a forme tradizionali di monachesimo, era in grado di inquadrarla attraverso il
controllo del territorio: arabi, cristiani, villani, borgesi e nobili erano infatti, seppure a diversi livelli, tutti integrati nel
dominio monrealese e a questo si relazionavano e si legavano dando origine, di volta in volta, a rapporti diversi e
particolari.
1.2 Contenuti iconografici
Diploma di fondazione della Chiesa di Santa Maria la Nuova, Monreale 1176, 15 agosto, IX indizione. Conservato a
Palermo, presso la Biblioteca Centrale della Regione Siciliana, Tabulario di Santa Maria la Nuova di Monreale,
pergamena n. 29.
L’installazione prevede una postazione multimediale interattiva con uso di immagini, testi e l’emissione di
suoni e/o voci narranti.
DURATA FILMATI 2,50 MINUTI COMPLESSIVI (NUMERO 3 FILMATI)
Sono da prevedere le seguenti fasi operative:
Pre-produzione:
 Eventuale ricerca e/o acquisizione dei materiali e repertori iconografici e raccolta dati storico
informativi, che verranno indicati dall’Amministrazione
 Stesura di una sceneggiatura
 Stesura story-board
 Verifica con la stazione appaltante dell’impostazione progettuale
Riprese video e audio e reperimento materiale d’archivio:
 Acquisizione materiale iconografico relativo alle due porte bronzee
 Riprese in loco delle due porte bronzee
Montaggio video e audio:
 Montaggio delle scene con integrazione di grafica ed effetti adeguati
 Realizzazione della colonna sonora con musiche, e speaker
 Verifica con la stazione appaltante del pre-montato prima dell’edizione definitiva
 Edizione definitiva
Versioni in lingua straniera per audio, testi e didascalie immagini:
 Traduzione in inglese, spagnolo, arabo e cinese.
 Speaker
 Mixaggio.
23
Preparazione dei filmati e delle cartelle per il sistema interattivo
 Adeguamento dei filmati al sistema interattivo
24
F.2 Secondo armadio: La carta del territorio
Nucleo tematico e contenuti testuali
Alle donazioni avvenute con il diploma di fondazione del 1776, Guglielmo aggiungeva, nel 1182 - mediante il Rollum
Bullarum - numerosi altri casali, definiti rahal e mensil secondo l’uso arabo, e fino al 1185 continuava a dotare
l’abbazia di altri possedimenti sparsi in tutto il territorio siciliano. L’esito finale di queste donazioni è un territorio di
oltre mille chilometri quadrati, esteso su una parte consistente del Val di Mazara, dalla tonnara di Isola delle Femmine
sino alla Valle del Belice - nell’entroterra meridionale - lungo l’asse ideale che collega Palermo a Sciacca: uno spazio
geografico articolato sul vasto altopiano tra le diocesi di Palermo, Agrigento e Mazara, delimitato da numerosi castelli e
rocche. Solo in via eccezionale le egemonie signorili medievali si estendevano su aree così vaste, e di norma anche i
signori più potenti controllavano un pugno di castelli, spesso non più di tre o quattro.
Il territorio governato dalla Chiesa di Santa Maria la Nuova di Monreale era contraddistinto da una marcata ruralità e
dalla prevalenza dell’attività agricola, che veniva svolta in numerosi casali dislocati nelle diverse circoscrizioni, abitati
per lo più da villani di origine araba.
Nella Sicilia occidentale la popolazione raggruppata in casali era per lo più costituita da villani di origine musulmana,
anche se alcuni riferimenti a ianuensis o iudeorum lasciano chiaramente intuire l’esistenza di altri nuclei etnici sul
territorio. Inevitabilmente però la maggioranza contadina era costituita da arabi, soggiogati dalla conquista normanna,
ridotti ad uno stato semi-servile di “villanaggio” e vincolati alla terra. La maggior parte degli abitanti residenti sul
territorio di Santa Maria la Nuova sono attestati nel rollo del 1182, ma altri se ne ricavano dall’analisi della platea del
1178 rilasciata dal Djwan al tahqiq su ordine di Guglielmo II per le terre di Corleone e Calatrasi (Palermo a.m. 6666,
eg. 573 – maggio 1178, ind. XI; cfr. S. Cusa, I diplomi greci e arabi di Sicilia, pp. 134-179): in questo documento
vengono censiti 336 capifamiglia (53 cristiani, 283 arabi) per Corleone e circa 437 distribuiti nei casali della terra; 425
sono invece le famiglie censite per Calatrasi. Un’altra platea, del 1183, censisce invece 729 nomi arabi, tra cui 160
burgenses. Nel complesso, sembra quindi che i casali di Monreale contassero oltre un migliaio di famiglie di contadini
L’installazione prevede una postazione multimediale interattiva con uso di immagini, testi e l’emissione di
suoni e/o voci narranti.
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Sono da prevedere le seguenti fasi operative:
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 Eventuale ricerca e/o acquisizione dei materiali e repertori iconografici e raccolta dati storico
informativi, che verranno indicati dall’Amministrazione
 Stesura di una sceneggiatura
 Stesura story-board
 Verifica con la stazione appaltante dell’impostazione progettuale
Riprese video e audio e reperimento materiale d’archivio:
 Acquisizione materiale iconografico relativo alle due porte bronzee
 Riprese in loco delle due porte bronzee
Montaggio video e audio:
 Montaggio delle scene con integrazione di grafica ed effetti adeguati
 Realizzazione della colonna sonora con musiche, e speaker
 Verifica con la stazione appaltante del pre-montato prima dell’edizione definitiva
 Edizione definitiva
Versioni in lingua straniera per audio, testi e didascalie immagini:
 Traduzione in inglese, spagnolo, arabo e cinese.
 Speaker
 Mixaggio.
Preparazione dei filmati e delle cartelle per il sistema interattivo
 Adeguamento dei filmati al sistema interattivo
25
F.3 Terzo armadio: i casali, le grotte i castelli. Modelli insediativi nel territorio della Diocesi.
Nucleo tematico e contenuti testuali
Casali
Nella documentazione monrealese la parola casale e i suoi corrispondenti arabi (rahal, manzil) designano una varietà
tipologica insediativa relativamente sfumata, ma generalmente caratterizzata da una struttura accentrata e dalla
mancanza di mura o altri elementi di fortificazione. Queste strutture abitative si collocavano, di frequente, sui crinali
delle colline o lungo i promontori limitati dai valloni, ed erano realizzate con pietre a secco e tetti di canna e paglia,
senza malta ma con un impasto di terra argillosa e calce; avevano inoltre dimensioni variabili: ne esistevano numerosi
abitati da una sola famiglia di coltivatori, ma sicuramente si annoveravano anche casali in cui si riunivano oltre trenta
nuclei familiari.
Dei circa 160 casali esistenti nei secoli XI e XII nel territorio dell’attuale provincia di Palermo, la maggior parte di
quelli documentati si concentra nell’area del dominio monrealese.
Grotte
Numerose, sul territorio monrealese, sono anche le attestazioni degli insediamenti in grotta (gar), di origine anteriore
all’occupazione normanna. La scelta ubicativa degli insediamenti in grotta si riallacciava senz’altro alla necessità della
sicurezza, ma anche alla facilità di scavo dei terreni tufacei.
Castelli
Una serie rilevante di toponimi (castrum, castellum, kalat) rintracciati nella documentazione monrealese rimanda a
strutture costruttive diversificate ma genericamente inscrivibili all'interno della tipologia. Si tratta, in questo caso, di
veri e propri elementi insediativi, centri di smistamento agricolo e di controllo territoriale. I tre siti più rilevanti sono i
castelli di Iato, Corleone e Calatrasi,
assegnati alla chiesa sin dalla sua fondazione; ma accanto a questi si contano numerosi insediamenti “fortificati”, sorti
su piccole rupi isolate o su siti rocciosi, identificati dal toponimo “petra” e “torri”, che probabilmente erano costituiti da
robuste case di campagna che fungevano da punti di appoggio e di controllo.
L’installazione prevede una postazione multimediale interattiva con uso di immagini, testi e l’emissione di
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DURATA FILMATI 1,5 MINUTI COMPLESSIVI (NUMERO 2 FILMATI)
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Riprese video e audio e reperimento materiale d’archivio:
 Acquisizione materiale iconografico relativo alle due porte bronzee
 Riprese in loco delle due porte bronzee
Montaggio video e audio:
 Montaggio delle scene con integrazione di grafica ed effetti adeguati
 Realizzazione della colonna sonora con musiche, e speaker
 Verifica con la stazione appaltante del pre-montato prima dell’edizione definitiva
 Edizione definitiva
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F.4 Quarto armadio: Le coltivazioni e le forme di sfruttamento del territorio
Nucleo tematico e contenuti testuali
Agricoltura
L’agricoltura contadina sul territorio e dalla chiesa di Santa Maria la Nova consisteva nella triade formata da grano, orzo
e vino, integrata da piccole attività di frutti e orticoltura sviluppate in piccoli recinti nei pressi dei centri abitati. Nella
maggior parte delle località la coltivazione dominante era quella cerealicola, con rese variabili ma tendenzialmente
scarse. Una volta raccolto, il seminato veniva conservato nei cosiddetti monticuli fovearum e nei machazen (magazzini)
per poi essere macinato in uno dei numerosi mulini attestati dalla documentazione, situati nei pressi delle sorgenti e dei
fiumi che, all’epoca, erano numerosi. All’epoca di Ibn Hawqal infatti, il territorio circostante Palermo era noto per
l’abbondanza delle acque: “che scorrono da levante a ponente, con forza da volgere ciascuna due macine; onde son
piantati parecchi mulini su que’ rivi. Dalla sorgente allo sbocco in mare son essi fiancheggiati di vasti terreni paludosi, i
quali, dove producono canna persiana, dove fanno delli stagni, dove dan luogo a buone aie di zucche”.
Nonostante la presenza di suoli sabbiosi o pietrosi difficili da lavorare, la documentazione mostra numerose tracce di
colture alternative legate ad una sofisticata rete d’irrigazione, introdotte dagli Arabi e sicuramente mantenute sul
territorio per tutta l’epoca normanna, nei pressi di stagni e paludi: in queste zone venivano dunque coltivati il lino, la
canapa, i coloranti (ad esempio l’hennè o l’indigo) e si stanziavano anche tutte quelle attività connesse alla produzione
di panni. Sempre dagli Arabi, fu anche introdotta e mantenuta la produzione di canna da zucchero, come attestano
numerosi mulini “ad molendas cannas mellis”: la “cannamele” viene descritta in un brano di Ugo Falcando (La
Historia, p. 251) come “una massa di canne stupende, che son dette cannamelle, dagli abitanti per la dolcezza del succo
che contengono. Tale succo, cotto diligentemente e moderatamente, si trasforma in una specie di miele ma, se viene
cotto più perfettamente, si condensa in zucchero”.
Pastorizia
L’accertata esistenza di zone silvestri, unita ai numerosi nomi relativi ai campi e ai prati, lasciano intuire la stretta
compenetrazione sulla giurisdizione dell’arcidiocesi di aree coltivate e aree incolte, ma sfruttate per il pascolo. Questi
terreni, soggetti a uso comune, erano spesso stagionali e di qualità scadente, e probabilmente vi si allevavano animali di
piccola taglia. Nel territorio di Monreale è sicuramente presente un casale esclusivamente adibito alla pastorizia - il
casale Pastoris - e in altri sette casali si fa menzione del pascolo. Montoni, vacche, capre e maiali venivano spesso
custoditi in apposite recinzioni dette mandrae.
Coltivazioni particolari
Nonostante la presenza di suoli sabbiosi o pietrosi difficili da lavorare, interessanti appaiono le tracce relative a colture
alternative legate ad una sofisticata rete d’irrigazione, introdotte dagli arabi e sicuramente mantenute sul territorio per
tutta l’epoca normanna. Queste monsoon crops si concentravano per lo più sui fertili terreni alluvionali dei fondovalle e
alla base dei monti, dove frequentemente si formavano stagni e paludi sfruttati per piantagioni particolari. Così, ad
esempio, nella Divisa Ducki esisteva una «menaka ubi mollificatur lini», ovvero una pozza dove veniva messo a mollo
il lino, era forse la fibra tessile più comune nell’Europa preindustriale e che sotto i normanni risulta ben attestata in tutta
la Sicilia. Era segnalata anche la presenza di uno stagno della canapa (vadum Cannabi). È anche probabile che il
toponimo vallonis Hanneuye indicasse una località dove si coltivava l’hennè. Alla presenza di acque abbondanti erano
legate le piantagioni di coloranti, ad esempio a Summino è attestata una coltura nilig – termine che dovrebbe
identificare l’indigo, una pianta tintoria diffusa in numerose regioni italiane dall’inizio del XIII secolo, dalla quale si
può estrarre il colore blu. Le attività connesse alla lavorazione dei panni dovevano essere localizzate in quei luoghi dove
i toponimi fons pannorum e flumen fullonis.
Sicuramente introdotta dagli arabi fu inoltre la produzione della canna da zucchero: il riferimento, nel diploma di
fondazione, ad un «molendinum unum ad molendas cannas mellis, quod Sarracenice dicitur masara» non smentisce le
indicazioni relative alla coltivazione della “cannamele” fornite da Ugo Falcando nella prefazione della sua Epistola ad
Petrum, che fu attività particolarmente redditizia nonostante assumesse una rilevanza quasi industriale soltanto nel XIV
secolo. Molti dubbi invece permangono su alcune conduzioni agricole di difficile identificazione, come la cultura
helcarcubie, la cultura spelti, la cultura teblengi e la cultura narcisia.
Vite
Durante tutto il Medioevo, la coltura più comunemente attestata consisteva nel piantare i terreni a vigna, pianta tipica
dell’agricoltura meridionale e oggetto di attente cure da parte dei proprietari fondiari e dei coltivatori già prima dell’XI
secolo. La grande espansione delle vigne tra pieno e tardo medioevo può essere interpretata anche come risposta alla
crescita demografica ed urbana: il fatto che si piantassero vigneti nei dintorni delle città, dei villaggi e dei maggiori
centri abitati, indipendentemente dal fatto che tali zone fossero adatte o meno alla coltura viticola, conferma il carattere
antropico di tale diffusione e di come a guidarla fossero soprattutto le esigenze quantitative, non quelle qualitative.
Mentre quindi le vigne a sostegno interfilare stretto continuavano a dominare le campagne suburbane, in buona parte
del territorio monrealese veniva introdotto un sistema di coltivazione promiscua, che negli ampi spazi tra un filare e
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l’altro consentiva la semina di cereali e leguminose e affidava agli alberi la funzione di supporto delle viti. La ripresa
delle attività mercantili e artigianali e il connesso incremento delle popolazioni urbane diedero luogo nella Sicilia del
Trecento, a un forte sviluppo della pratica viticola.
L’installazione prevede una postazione multimediale interattiva con uso di immagini, testi e l’emissione di
suoni e/o voci narranti.
DURATA FILMATI 3 MINUTI COMPLESSIVI (NUMERO 3 FILMATI)
Sono da prevedere le seguenti fasi operative:
Pre-produzione:
 Eventuale ricerca e/o acquisizione dei materiali e repertori iconografici e raccolta dati storico
informativi, che verranno indicati dall’Amministrazione
 Stesura di una sceneggiatura
 Stesura story-board
 Verifica con la stazione appaltante dell’impostazione progettuale
Riprese video e audio e reperimento materiale d’archivio:
 Acquisizione materiale iconografico relativo alle due porte bronzee
 Riprese in loco delle due porte bronzee
Montaggio video e audio:
 Montaggio delle scene con integrazione di grafica ed effetti adeguati
 Realizzazione della colonna sonora con musiche, e speaker
 Verifica con la stazione appaltante del pre-montato prima dell’edizione definitiva
 Edizione definitiva
Versioni in lingua straniera per audio, testi e didascalie immagini:
 Traduzione in inglese, spagnolo, arabo e cinese.
 Speaker
 Mixaggio.
Preparazione dei filmati e delle cartelle per il sistema interattivo
 Adeguamento dei filmati al sistema interattivo
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F.5 Quinto armadio: Diplomi di conferma papali
Nucleo tematico e contenuti testuali
L’attiva partecipazione della chiesa di Santa Maria la Nuova all’organizzazione politica del territorio siciliano nel
Medioevo è, forse, l’aspetto più appariscente del suo profondo inserimento in una fitta rete di interessi temporali, cui
gareggiava attivamente anche la Santa Sede. Il Papato viveva una relazione contraddittoria con i conquistatori
normanni, conducendo una linea politica ambigua che, in fin dei conti, risultava tatticamente inferiore ai progetti della
monarchia siciliana, la cui legittimità era stata abilmente fondata «sulla capacità di combinare la spada e la politica, la
pace e la guerra» e, in ultima analisi, esaltata dall’avere riportato una terra a Dio.
In questo confronto tra i grandi poteri universali che, lungi dal seguire uno sviluppo lineare, impongono di valutare
l’ubicazione della neonata istituzione di Monreale nella delicata condizione geopolitica meridionale, Papato e
Monarchia - sostenuti da preventivi accordi di comune protezione - finivano col condurre un braccio di ferro sul
controllo della gerarchia ecclesiastica isolana.
Va comunque sottolineato come, sia nella bolla di Alessandro III, che nel diploma di fondazione di Guglielmo II, ampio
spazio veniva riservato alla descrizione della centralità del potere dell’abate, dipendente dal re ma superiore a
qualunque altra autorità ecclesiastica siciliana, fatta eccezione nella consacrazione della sua elezione per la quale,
necessariamente, egli si sarebbe dovuto rivolgere a un vescovo o arcivescovo: un piccolo prezzo da pagare, a fronte di
privilegi quali la possibilità di congregare sinodi nelle sue terre, nominare o rimuovere monaci e chierici, edificare
chiese o cappelle in qualunque luogo, esercitare diritto di sepoltura, ottenere in perpetuo la conferma di decime e
possedimenti
Riferimenti per i contenuti iconografici
-Velletri 1182, 5 febbraio, I indizione: Lucio III conferma all’arcivescovo di Monreale Fra’ Guglielmo, i privilegi
precedentemente concessi da papa Alessandro III, facendo distinta menzione di quel che contengono.
Originale da fotografare: Palermo, Biblioteca Centrale della Regione Siciliana, Tabulario di Santa Maria la Nuova di
Monreale, pergamena. n. Balsamo 120.
-Roma, San Pietro 1198, 27 aprile, I indizione: Innocenzo III concede, approva e conferma, facendone menzione
particolare, i privilegi e le concessioni precedentemente concessi alla chiesa di Santa Maria la Nuova dai suoi
predecessori Alessandro III, Lucio III e Clemente III. Reitera inoltre la sottomissione alla diocesi di Monreale della
chiesa di Siracusa e del monastero di Maniace. Originale da fotografare: Palermo, Biblioteca Centrale della Regione
Siciliana, Tabulario di Santa Maria la Nuova di Monreale, perg. n. Balsamo 131.
L’installazione prevede una postazione multimediale interattiva con uso di immagini, testi e l’emissione di
suoni e/o voci narranti.
DURATA FILMATI 3 MINUTI COMPLESSIVI (NUMERO 3 FILMATI)
Sono da prevedere le seguenti fasi operative:
Pre-produzione:
 Eventuale ricerca e/o acquisizione dei materiali e repertori iconografici e raccolta dati storico
informativi, che verranno indicati dall’Amministrazione
 Stesura di una sceneggiatura
 Stesura story-board
 Verifica con la stazione appaltante dell’impostazione progettuale
Riprese video e audio e reperimento materiale d’archivio:
 Acquisizione materiale iconografico relativo alle due porte bronzee
 Riprese in loco delle due porte bronzee
Montaggio video e audio:
 Montaggio delle scene con integrazione di grafica ed effetti adeguati
 Realizzazione della colonna sonora con musiche, e speaker
 Verifica con la stazione appaltante del pre-montato prima dell’edizione definitiva
 Edizione definitiva
Versioni in lingua straniera per audio, testi e didascalie immagini:
 Traduzione in inglese, spagnolo, arabo e cinese.
 Speaker
 Mixaggio.
Preparazione dei filmati e delle cartelle per il sistema interattivo
 Adeguamento dei filmati al sistema interattivo
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F.6 Sesto armadio: Oggetti d'arte e pastorali
Nucleo tematico e contenuti testuali
Fa riferimento agli oggetti di arte sacra, con particolare riguardo ai bastoni pastorali, molti dei quali ancora oggi
rintracciabili attraverso la lettura degli inventari stilati in occasione delle sacre visite che i vescovi effettuavano nella
propria Diocesi, o dall’esame di semplici registri elencati dai canonici tesorieri del Duomo di Monreale.
Bibliografia e fonti archivistiche di riferimento:
ARCHIVIO STORICO DEL DUOMO DI MONREALE, Inventario della sagrestia del Duomo, MUSEO DIOCESANO
DI MONREALE (1755), Inventario delli giugali suppellettili, vasi sagri, et altri della venerabile Cappella del SS.ma
Crocifisso fondata dentro la Matrice Real Metropolitana Chiesa della Città di Monreale, manoscritto.
M. Vitella, Paramenti sacri di committenza vescovile: analisi storico – critica di alcuni manufatti tessili della Sicilia
occidentale, in Splendori di Sicilia. Arti decorative dal Rinascimento al Barocco, catalogo della mostra a cura di M. C.
Di Natale, Milano 2001.
R. Civiletto, Teixits espanyols a les eglesies sicilianes, in Magnificència i extravagància europea en l’art tèxtil a Sicilia,
a cura di G. Cantelli e S. Rizzo, Palermo 2003, pp. 195 - 217.
M. C. Di Natale, L’illuminata committenza dell’Arcivescovo Giovanni Roano, in L. Sciortino , La cappella Roano del
Duomo di Monreale: un percorso di arte e fede, Caltanissetta 2006, pp. 17-32.
Le immagini e i filmati faranno riferimento agli oggetti di arte sacra presenti nel Duomo e nel Museo Diocesano di
Monreale.
L’installazione prevede una postazione multimediale interattiva con uso di immagini, testi e l’emissione di
suoni e/o voci narranti.
DURATA FILMATI 1,5 MINUTI COMPLESSIVI (NUMERO 2 FILMATI)
Sono da prevedere le seguenti fasi operative:
Pre-produzione:
 Eventuale ricerca e/o acquisizione dei materiali e repertori iconografici e raccolta dati storico
informativi, che verranno indicati dall’Amministrazione
 Stesura di una sceneggiatura
 Stesura story-board
 Verifica con la stazione appaltante dell’impostazione progettuale
Riprese video e audio e reperimento materiale d’archivio:
 Acquisizione materiale iconografico relativo alle due porte bronzee
 Riprese in loco delle due porte bronzee
Montaggio video e audio:
 Montaggio delle scene con integrazione di grafica ed effetti adeguati
 Realizzazione della colonna sonora con musiche, e speaker
 Verifica con la stazione appaltante del pre-montato prima dell’edizione definitiva
 Edizione definitiva
Versioni in lingua straniera per audio, testi e didascalie immagini:
 Traduzione in inglese, spagnolo, arabo e cinese.
 Speaker
 Mixaggio.
Preparazione dei filmati e delle cartelle per il sistema interattivo
 Adeguamento dei filmati al sistema interattivo
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F.7 Settimo armadio: Ritratti dei vescovi
Nucleo tematico e contenuti testuali
Teobaldo di Monreale
Discepolo dell’arcivescovo Benincasa, era stato monaco di Trinità di Cava dei Tirreni. Teobaldo fu eletto, nel 1176,
primo abate di Santa Maria la Nuova di Monreale. Morì il 14 maggio del 1178.
Fra’ Guglielmo
Giunto da Cava dei Tirreni, fu inizialmente priore di Santa Maria la Nova. Alla morte dell’abate Teobaldo, Guglielmo
venne eletto secondo Abate e Signore di Monreale; nel 1182 fu consacrato arcivescovo sotto il Pontificato di Lucio III.
Morì il 28 ottobre del 1189 a Monreale, dove venne sepolto (Cfr. G. L. Lello, Historia della Chiesa di Monreale, rist.
an. dell’ed. del 1596, Bologna 1967, sez. Vitae, p. 10).
Caro
Eletto abate e arcivescovo di Monreale nel 1189, ebbe in concessione da Innocenzo III - il 5 luglio del 1198 - lo speciale
privilegio, esteso a tre anni, che gli concedeva la facoltà di assolvere nella propria Diocesi tutti coloro che fossero
incorsi nella scomunica riservata dal Papa per aver percosso i chierici. Nello stesso anno Innocenzo III gli ordinava di
non alienare i possedimenti della sua mensa e del capitolo, e di revocare le concessioni - fatte dallo stesso arcivescovo a
Gerardo Teutonico e Tommaso, figlio di Giovanni Ferrariole - delle chiese di San Clemente e del San Sepolcro di
Messina. Caro, fu l’unico e il solo vescovo ad essere eletto dai monaci sia abate sia arcivescovo di Monreale (1189). Il
fatto non si ripeté mai più e alla sua morte la chiesa di Monreale fu secolarizzata in capite, sebbene continuò ad essere
officiata dai monaci del monastero; nessun altro benedettino fu arcivescovo di Monreale sino al 1816. Sembra inoltre
che Caro fosse politicamente allineato con Innocenzo III, tanto che lo si ritrova presente al Concilio Lateranense del
1215 e che il Papa non esitò a prendere le sue difese nei confronti di alcuni monaci, che lo osteggiavano spingendosi a
strappargli - se pure temporaneamente - i castelli di Iato e Calatrasi e a profanare la tomba dell’arcivescovo Guglielmo,
suo predecessore. Fece promuovere al Vescovato di Siracusa il monrealese Bartolino Gasch e lo consacrò egli stesso nel
1216. Alla sua morte, avvenuta il 3 agosto tra il 1223 e il 1233, i monaci elessero ad abate ed arcivescovo un monaco di
Montecassino: ma Gregorio IX, dichiarò nulla questa elezione perché contro i canoni, e ne riserbò la provvisione alla
Santa Sede.
Benvenuto
Quarto Abate e terzo Arcivescovo di Monreale; dalla fine del 1254 incorse nelle censure pontificie per essere
intervenuto all’incoronazione di Manfredi, celebrata in Palermo nel 1256. Morì il 24 luglio 1260.
Goffredo di Belmonte (1º ottobre 1266 - 1267)
Trasmundo
Sesto Abate e quinto Arcivescovo di Monreale, Trasmundo era stato, precedentemente, Arcivescovo di Corinto e
Consigliere di Re Carlo I di Napoli. Venne trasferito a Monreale da Clemente IV alla fine del 1267. Il 25 marzo del
1268 Clemente IV gli concesse il privilegio di assolvere i monaci e i conversi della propria chiesa dalla scomunica; il 17
settembre dello stesso anno gli accordò anche la facoltà di portare il vessillo con la croce visitando la propria diocesi.
Morì il 17 agosto del 1269.
Giovanni Boccamazza (15 agosto 1278 - 22 dicembre 1287)
Pietro Gerra (20 agosto 1286 - 6 gennaio 1298 nominato arcivescovo di Capua)
Ruggero Dommusco (10 gennaio 1304 - 1304 deceduto)
Arnaldo Rexac
Prima di diventare arcivescovo di Santa Maria la Nuova era stato chierico presso la diocesi d’Elna e un illustre
esponente della chiesa di Valenza; divenuto tesoriere della Camera Regia di Federico III e quindi eletto a guida di
Monreale, aveva iniziato a collaborare attivamente con Clemente V nella promozione della crociata. Fu eletto decimo
arcivescovo di Monreale (dalla nomina di Fra’ Guglielmo) dal capitolo dei canonici e, il 16 febbraio del 1306, con
ratifica di Clemente V. Curiosamente, la motivazione per cui l’arcivescovo Arnaldo è più frequentemente menzionato è
proprio quella di essere stato il promotore della Collectanea Privilegiorum di Monreale, la cui compilazione si colloca
tra la data dell’elezione e il 1324, anno in cui si concluse il governo del Rexac su Monreale.
Napoleone Orsini (26 luglio 1325 - 1337 deceduto)
Emanuele Spinola (4 novembre 1338 - aprile 1362 deceduto)
Guglielmo Monstrio (1362 - 1379 deposto)
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Francisco Riquer, O.F.M. (19 novembre 1380 - 19 dicembre 1384 nominato vescovo di Huesca) (antivescovo)
Pietro (?) (antivescovo)
Paolo dei Lapi, O.F.M. (3 febbraio 1379 - 18 aprile 1418 nominato arcivescovo titolare di Tessalonica)
Giovanni Ventimiglia (2 aprile 1418 - 25 gennaio 1450 deceduto)
Alfonso Coevaruvias (11 febbraio 1450 - novembre 1454 deceduto)
Joan Soler (3 gennaio 1455 - 4 ottobre 1458 nominato vescovo di Barcellona)
Ausias Despuig
Nato a Xativa, nel regno di Valenza, nel 1423, da una famiglia di antica nobiltà, dottore in diritto e teologia, fu canonico
e cantore della cattedrale di Barcellona. Governatore di Roma e Legato Apostolico in Germania, fu nominato
arcivescovo di Monreale nel 1458, rimase tuttavia alla corte di re Giovanni come consigliere. Il 4 marzo del 1470 fu
nominato da Ferdinando il Cattolico cancelliere del Regno di Sicilia. Morì a Roma nel settembre 1483.
Juan de Borgia Llançol de Romaní (13 settembre 1483 - 1º agosto 1503 deceduto)
Juan Castellar y de Borja (9 agosto 1503 - 1º gennaio 1505 deceduto)
Alfonso d'Aragona (24 gennaio 1505 - 23 gennaio 1512 nominato arcivescovo di Valencia) (amministratore
apostolico)
Enrique Cardona (23 gennaio 1512 - 7 febbraio 1530 deceduto)
Pompeo Colonna (20 dicembre 1530 - 28 giugno 1532 deceduto) (amministratore apostolico)
Ippolito de' Medici (26 luglio 1532 - 10 agosto 1535 deceduto) (amministratore apostolico)
Alessandro Farnese (15 maggio 1536 - 14 gennaio 1568 nominato arcivescovo) (amministratore apostolico)
Alessandro Farnese (14 gennaio 1568 - 9 dicembre 1573 dimesso)
Ludovico de Torres I (9 dicembre 1573 - 31 dicembre 1583 deceduto)
Ludovico II de Torres
Era stato dapprima vicario generale di Monreale, introdottovi dallo zio paterno Ludovico I, che nel 1574 ne era
l’arcivescovo: in questa veste aveva collaborato al sinodo del 1575 e ne aveva curato le Constitutiones. Nel 1588, su
proposta del re di Spagna, fu nominato arcivescovo di Monreale, impegnandosi immediatamente nella costruzione di un
seminario, completato nell’agosto del 1590, al quale donò la sua ricca biblioteca. Fu anche visitatore Apostolico e
Bibliotecario di Santa Romana Chiesa. A Monreale celebrò otto sinodi, eresse il seminario dei chierici e la Cappella di
San Castrense. Scrisse la Historia della Chiesa di Monreale, che pubblicò a Roma nel 1596 col nome di Gian Luigi
Lello. Da una lettera conservata presso l’Archivio Storico Diocesano di Catania si apprende che nel luglio del 1581
l’arcidiacono Ludovico de Torres, trovandosi presso lo Studium catanese per conseguire la laurea in utroque iure, avesse
innescato un’accesa polemica con il vescovo Cutelli - documentata anche dagli atti della diocesi - relativa alla
presidenza del cancelliere nel collegio dei dottori in sede di laurea, come stabilito nello Statutum Studii del 1449.
Arcangelo Gualtieri, O.F.M. † (18 giugno 1612 - 8 dicembre 1617 deceduto)
Jerónimo Venero Leyva † (17 febbraio 1620 - 6 agosto 1628 deceduto)
Cosimo de Torres † (3 aprile 1634 - 1º maggio 1642 deceduto)
Giovanni Torresiglia † (13 luglio 1644 - 28 gennaio 1648 deceduto)
Francesco Peretti di Montalto † (30 maggio 1650 - 4 maggio 1655 deceduto)
Ludovico Alfonso de Los Cameros † (16 ottobre 1656 - 14 maggio 1668 nominato arcivescovo di Valencia)
Vitaliano Visconti † (2 giugno 1670 - 7 settembre 1671 deceduto)
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Giovanni Roano e Corrionero † (27 novembre 1673 - 4 luglio 1703 deceduto)
Francesco Giudice † (14 gennaio 1704 - 15 febbraio 1725 ritirato)
Juan Álvaro Cienfuegos Villazón, S.J. † (21 febbraio 1725 - 24 aprile 1739 dimesso)
Troiano Acquaviva d'Aragona † (4 maggio 1739 - 20 marzo 1747 deceduto)
Giacomo Bonanno † (28 maggio 1753 - 14 gennaio 1754 deceduto)
Francesco Testa † (22 aprile 1754 - 17 maggio 1773 deceduto)
Francesco Ferdinando Sanseverino, P.O. † (15 aprile 1776 - 31 marzo 1793 deceduto)
Filippo Lopez y Royo, C.R. † (17 giugno 1793 - 4 settembre 1801 dimesso)
Mercurio Maria Teresi † (24 maggio 1802 - 17 aprile 1805 deceduto)
Domenico Benedetto Balsamo
Già benedettino Cassinese della Maddalena di Messina, fu prima Vicario Capitano di Monreale e poi Arcivescovo. Si
adoperò per il di restauro del Duomo, seriamente danneggiato nel 1811 da un incendio. Promosse gli studi, fondò il
Convitto dei chierici Rossi e il grande Albergo dei Poveri a Monreale.
Pier Francesco Brunaccini, O.S.B. † (24 novembre 1845 - 1850 deceduto)
Riferimenti per i contenuti iconografici
Le immagini vanno riprese dai ritratti degli arcivescovi conservati presso il seminario arcivescovile di Monreale.
L’installazione prevede una postazione multimediale interattiva con uso di immagini, testi e l’emissione di
suoni e/o voci narranti.
DURATA FILMATO 2 MINUTI COMPLESSIVI (NUMERO 1 FILMATO)
Sono da prevedere le seguenti fasi operative:
Pre-produzione:
 Eventuale ricerca e/o acquisizione dei materiali e repertori iconografici e raccolta dati storico
informativi, che verranno indicati dall’Amministrazione
 Stesura di una sceneggiatura
 Stesura story-board
 Verifica con la stazione appaltante dell’impostazione progettuale
Riprese video e audio e reperimento materiale d’archivio:
 Acquisizione materiale iconografico relativo alle due porte bronzee
 Riprese in loco delle due porte bronzee
Montaggio video e audio:
 Montaggio delle scene con integrazione di grafica ed effetti adeguati
 Realizzazione della colonna sonora con musiche, e speaker
 Verifica con la stazione appaltante del pre-montato prima dell’edizione definitiva
 Edizione definitiva
Versioni in lingua straniera per audio, testi e didascalie immagini:
 Traduzione in inglese, spagnolo, arabo e cinese.
 Speaker
 Mixaggio.
Preparazione dei filmati e delle cartelle per il sistema interattivo
 Adeguamento dei filmati al sistema interattivo
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G_07. Tavoli dell’Architettura
Descrizione sintetica delle modalità di funzionamento degli exhibit
Ognuno dei quattro exhibit (“tavoli”) è dotato di un ripiano fornito di una pellicola touch-screen che,
trasformando il grande supporto orizzontale in un vero e proprio monitor (collegato a un computer e a un
proiettore) consente un approfondimento conoscitivo, di tipo ipertestuale, di tutti i contenuti relativi al tema
dell’architettura in età normanna. Il visitatore, con l’ausilio di immagini, filmati, disegni, suoni e voci narranti
interattivi, può facilmente ricostruire, mediante la naturale costituzione di quadri sinottici e comprativi, una
sorta di filogenesi culturale dei principali processi insediativi-tipologici di edifici di culto (dalle chiese basiliane
alle cattedrali), delle dimore e dei sollazzi reali, dei castelli e delle fortificazioni militari.
Uno schermo posto nella parete di fondo della galleria (a destra dell’ingresso) è destinato alla proiezione di
cartografie, vedute aree e satellitari utilizzate per l’inquadramento generale di carattere geografico, territoriale
e contestuale delle opere architettoniche oggetto dell’approfondimento conoscitivo degli exhibit.
Caratteristiche multimediali dell’exhibit: proiezione interattiva di immagini, disegni testi, suoni; voci narranti.
Ciclo temporale dell’evento multimediale: relazionato alla fruizione dell’exhibit da parte del visitatore.
Esempio dei contenuti testuali
CHIESE NORMANNE
1. Santa Maria di Mili
2. Santi Alfio Filadelfo e Cirino a San Fratello
3. Santi Pietro e Paolo d’Itàla
4. Santi Pietro e Paolo a Forza d’Agrò
5. San Giovanni degli Eremiti
6. San Cataldo
7. Santa Maria dell’Ammiraglio
8. I mosaici di Santa Maria dell’Ammiraglio
9. San Giovanni dei Lebbrosi
10. Santa Maria Maddalena
11. Cappella dei Santi Filippo e Giacomo alla Fawarah
12. Santissima Trinità alla Zisa
13. Cappella di San Michele al Parco
14. Santissima Trinità di Delia
15. San Nicolò Regale di Mazara del Vallo
16. Santi Pietro e Paolo al Palazzo Reale di Palermo
CATTEDRALI
17. Troina
18. Santissimo Salvatore di Mazara del Vallo
19. Sant’Agata a Catania
20. Santissimo Salvatore di Cefalù
21. I mosaici di Cefalù
22. Maria Assunta di Palermo
LA REGALITÀ: IL PALAZZO E LA CORTE
24. Parchi e giardini
25. La Zisa
26. Il Genoardo
27. Le Cube
28. Il Parco di Altofonte
29. Castelli
30. Castello a mare di Palermo
31. Mazara del Vallo
32. Caronia
33. Castellaccio di Monreale
CHIESE NORMANNE
Santa Maria di Mili
L’abbazia di Santa Maria sorge in collegamento con l’abitato rurale di Mili (dal greco mèlon, ovino), frazione di
Messina, probabilmente durante la riconquista bizantina della Sicilia tra VI e IX secolo. Forse distrutto durante la
dominazione islamica, il monastero viene ricostruito nel 1090 con diploma del Conte Ruggero, che due anni
dopo (1092), vi fa seppellire il figlio illegittimo Giordano. Lo stesso Gran Conte nomina l’igùmeno (abate del
monastero in greco) anche barone, tanto che il paese era dotato di un castello, purtroppo non più esistente.
L’aula della chiesa intitolata alla Vergine, unica parte del complesso monastico normanno giunto fino a noi, è
costituita da un’unica navata con tre absidi di cui solo quella centrale è visibile all’esterno. L’area del presbiterio
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è separata da due pilastri che reggono un tamburo esagonale traforato da feritoie con una cupola che copre
l’abside maggiore, mentre altre due cupolette coprono le laterali. Le murature esterne sono realizzate in modo
semplice da pietrame informe coperto di malta e il tetto, a doppia falda, è retto da capriate. La decorazione
esterna è costituita da coppie di arcate cieche in mattoni sul muro circolare dell’abside maggiore, come la
maggior parte delle architetture della Puglia normanna.
Nel XVI secolo (1511 ca.) la navata della chiesa, originariamente quasi quadrata come molte fondazioni di rito
bizantino a “basilica raccorciata”, viene prolungata, avanzando il prospetto occidentale, e le fabbriche del
monastero furono ricostruite.
Santi Alfio Filadelfo e Cirino a San Fratello
La chiesa dedicata ai tre santi fratelli Alfio Filadelfo e Cirino, fondata secondo la tradizione attorno al 1090 sul
Monte Vecchio sui resti dell’antica chiesa di Santa Maria “Palatiorum”, non possiede alcuna testimonianza
medievale della sua esistenza; pertanto, la determinazione della cronologia e della tipologia architettonica
avviene su base stilistica. Le fabbriche medievali sono quasi del tutto coperte da edifici che successivamente vi si
sono addossati. La chiesa ha una navata unica coperta da una volta a botte ogivale e presenta un’abside maggiore
con muro circolare all’esterno e una cupola conica piuttosto bassa su un alto tamburo cilindrico, simile a quella
della chiesa di San Michele al Parco (dal 1930 comune di Altofonte) presso Palermo, di epoca ruggeriana. La
tecnica costruttiva, caratterizzata da pietrame informe legato da malta, insieme a una certa mancanza di
consapevolezza geometrica del progetto, permettono di ascrivere questa chiesa al periodo della Contea (ante
1130), una fase di elaborazione artistica che precede la costruzione stereometrica, cioè attraverso composizioni di
volumi regolari.
Santi Pietro e Paolo d’Itàla
L’abbazia bizantina dei Santi Pietro e Paolo viene fondata e dotata da Ruggero I d’Altavilla con un diploma del
1093 all’igumeno (l’abate del monastero bizantino) Gerasimo. Nello stesso documento vengono assegnati al
monastero, indipendente dall’autorità vescovile, i vicini casali di Alì, Gitàla (Itàla) e Fiumedinisi. Sotto il
successore Ruggero II (1131) perde parte dell’autonomia per essere sottoposto al grande monastero del San
Salvatore “in Lingua Phari” di Messina, fondato l’anno precedente; tuttavia, non perde del tutto la possibilità di
autogovernarsi se nel 1133 viene confermato dallo stesso re il diritto di autocephalia. Durante il secolo XIV il
monastero acquisisce importanza fino alla fine del secolo, quando l’igumeno acquista il diritto di voto al
Parlamento siciliano. Trasformato in commenda, nel XVI secolo ne detiene il titolo persino il potente Antonio
Perrenot de Granvela, prima di essere vescovo di Arras e arcivescovo di Malines e Becançon, quindi cardinale,
consigliere di Carlo V (1550) e vicerè di Napoli.
Le strutture della chiesa sono giunte all’inizio del XIX secolo in un precario stato di conservazione, aggravato da
un tentativo di demolizione nel 1930 per fortuna bloccato e convertito troppo tardi in un restauro.
La chiesa ha un impianto basilicale a tre navate, originariamente divise da sei colonne in marmo forse coronate
da capitelli di riuso (oggi sostituite da pilastri in cemento armato), tre absidi visibili anche all’esterno
dell’edificio e copertura a capriate. La zona presbiterale rialzata rispetto alla navata è delimitata da due pilastri
con sezione a L che reggono la cupola impostata su un tamburo cubico, mentre l’abside centrale è fiancheggiata
da due colonnine di reimpiego, come nelle fondazioni normanne sia in Sicilia che in Italia meridionale.
Inoltre, costruita in conci di tufo squadrati, presenta all’esterno una decorazione ad alti archi ciechi intrecciati sui
fianchi, mentre la facciata (come molte altre architetture romaniche) mostra l’articolazione degli spazi interni
con la navata centrale più alta e larga delle laterali. Sulla parte inferiore è presente un unico ingresso centrale,
fiancheggiato da altre arcate cieche che movimentano la monotonia della muratura.
Santi Pietro e Paolo a Forza d’Agrò
Il monastero peloritano, di probabile fondazione bizantina (VI-IX sec. d.C.), viene ricostruito a opera del conte
Ruggero I con diploma del 1117. Nel documento viene indicato il nome del cathigumeno (un abate diacono o
sacerdote) Gerasimo. L’anno successivo, come testimonia un’iscrizione in caratteri greci sul portale
settentrionale, la chiesa viene ricostruita dal categumeno tauromenita Teostericto, che assolda come architetto
Girardo il Franco.
La chiesa, unica testimonianza rimasta del monastero, ha una pianta a croce greca inscritta con un’addizione tra
il braccio orientale della croce e le absidi. Lungo la navata sono presenti quattro colonne che reggono una
cupola, mentre l’addizione orientale verso le absidi è introdotta da due pilastri che danno l’accesso al bema (lo
spazio presbiterale) coperto da un’altra cupola più piccola. Le absidi laterali (prothesis e diakonikon) presentano
muri circolari all’esterno dell’edificio, mentre la centrale è incassata in una muratura quadrangolare.
La facciata occidentale ha un aspetto fortificato, presentando due torri scalarie che stringono al centro un
vestibolo con un ampio ingresso (nartece). La particolarità di questa chiesa sta nel possedere caratteristiche
proprie dell’architettura bizantina del secolo XII, pur essendo stata costruita da un architetto francese. Infatti, non
soltanto il suo impianto quasi centrico, ma soprattutto la decorazione delle murature esterne a corsi alternati e
archi intrecciati con inserti di pietra lavica, calcare bianco e laterizi sono, insieme alle due cupolette, elementi
propri dell’architettura cristiana orientale.
San Giovanni degli Eremiti
Nel 1148 viene fondato a Palermo da Ruggero II, con diploma di dubbia autenticità, il monastero benedettino
di San Giovanni, detto degli Eremiti.
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Le fabbriche del monastero sorgono tra il Palazzo Reale e l’antico letto del fiume Kemonia su un terrapieno
artificiale. Del complesso monumentale rimangono oggi la chiesa con la torre, una sala attigua e parte delle
fabbriche del monastero. San Giovanni è il risultato di una serie di stratificazioni architettoniche identificate nel
XIX secolo con un tempio o un sacello dedicato al dio pagano Hermes in relazione alla presenza dell’adiacente
oratorio di San Mercurio. Ma i lavori di indagine e restauro condotti dall’architetto Giuseppe Patricolo non
hanno trasmesso nessuna certezza sulla presenza di un tempio pagano; al contrario, alcuni studiosi ritengono che
le strutture precedenti si riferiscano a un monastero bizantino (VI-IX sec. d.C.) e a una moschea (IX-XI sec.). A
portare questa enorme confusione contribuisce il fatto che la chiesa abbia cambiato l’assetto originario e la
decorazione tra XVII e XVIII secolo, e che quindi i restauri storici hanno davvero riscoperto gran parte della
chiesa medievale.
La chiesa del XII secolo presenta una pianta a croce commissa con navata unica, costituita da due volumi cubici
coperti da una cupola emisferica, originariamente di colore azzurro (il rosso è una ricostruzione filologica poco
ortodossa del Patricolo, che scambiava il cocciopesto idraulico per intonaco colorato). Il presbiterio presenta tre
absidi semicircolari poco profonde, di cui la centrale è di maggiori dimensioni sia in altezza che in larghezza.
L’abside settentrionale è inclusa nell’alta torre a base quadrata su quattro ordini, anch’essa coperta da una
cupoletta. Alle cupole emisferiche della navata fanno da contraltare quelle sull’abside maggiore e sulla
meridionale. L’esterno dell’architettura è costruito in grandi conci squadrati di arenaria di reimpiego ed è
decorato da semplici arcate a rincasso, come altri monumenti siciliani d’età normanna, quali Santa Maria
dell’Ammiraglio, la Cuba soprana e la Zisa a Palermo, e San Nicolò Regale di Mazara del Vallo. Le
modificazioni barocche della chiesa comportarono lo stravolgimento della pianta originaria. La sala
perpendicolare all’abside meridionale diventa navata della chiesa, tanto che vi viene realizzato un altare in
marmo (di cui restano ancora alcune parti), e l’architettura acquista un’inusuale pianta a L. All’interno della sala
detta araba, ma certamente refettorio del monastero, già nel XIV secolo vengono chiuse alcune finestre e su una
di queste viene dipinta una Vergine Odigitria con Bambino in trono affiancata da due santi, forse San Giacomo
Maggiore e San Giovanni discepolo, quando, dato il titolo del monastero, sarebbe stato più normale trovare San
Giovanni Battista. La pittura, un tempo ritenuta d’età tardo normanna o federiciana e con caratteristiche
bizantine, presenta caratteri intermedi tra la tradizione orientale e occidentale, come riscontrato in molti affreschi
realizzati tra XIV e XV secolo in Sicilia.
Elemento comune a tutti i monasteri, anche il complesso di San Giovanni presenta un chiostro, databile entro il
secolo XII, che per la forma e la presenza delle colonne binate si riferisce al chiostro di Monreale. Tuttavia, l’uso
del complesso nei secoli (come testimoniano le finestre tardoquattrocentesche) fino agli inizi del XIX secolo e il
suo stato di abbandono (era in gran parte già crollato prima dei restauri di Patricolo) hanno comportato tante
modifiche alle strutture, precludendo la possibilità di nuove letture certe del monumento.
San Cataldo
La cappella viene costruita dall’Ammiraglio di re Guglielmo I, Majone di Bari, probabilmente quando questi
acquisisce la carica (tra il 1154 e il 1160), ma già nel 1161 ha cambiato proprietario. Proprio in quest’anno,
infatti, vi è sepolta Matilde, figlia di Silvestro di Marsico, uno dei triumviri del Regno, che nel 1175, insieme al
figlio Guglielmo, la cederà alla Dogana dei Baroni.
La chiesa di San Cataldo sorge a pochi metri dalla chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio e presenta
caratteristiche simili alla chiesa di San Giovanni degli Eremiti, con tre corpi cubici coperti da cupola. Ma la
concezione planimetrica è di tipo centrico, a metà tra una basilica raccorciata e una croce greca inscritta in un
quadrato. Infatti, se il perimetro della chiesa è appena rettangolare, sono presenti quattro colonne e
dall’osservazione diretta è possibile identificare l’idea della croce greca in pianta, contraddetta all’esterno dalla
presenza delle tre cupole allineate sull’asse longitudinale in alzato, come in un impianto basilicale. All’interno si
notano colonne romane con capitelli del XII secolo che in alcuni casi si ispirano a esemplari corinzio-asiatici,
simili a quelli della cappella di San Pietro al Palazzo Reale di Palermo. Ancora nella Cappella Palatina di
Palermo si trovano altri confronti per le sculture di San Cataldo, come un capitello che sostiene il pulpito
guglielmino a lunghe foglie intrecciate alla base, permettendoci di affermare che le “Nobiles Officinae” del
Palazzo Reale lavoravano anche per gli alti ufficiali del Regno. La chiesa presenta all’esterno un’opera muraria
isodoma a conci squadrati di arenaria e una decorazione ad archi concentrici ciechi simili a quelli della vicina
Santa Maria dell’Ammiraglio e di altri monumenti della Sicilia normanna. A coronamento dell’edificio sono
presenti motivi fitomorfi stilizzati, ripresi successivamente anche nelle torri della Cattedrale dell’Assunta di
Palermo.
Santa Maria dell’Ammiraglio
Nel 1143 Giorgio d’Antiochia, Ammiraglio e Arconte maggiore di Ruggero II, dota la propria cappella privata di
proprietà e rendite, ringraziando la Vergine Madre di Dio per le grazie ricevute. Con questa carta il personaggio
più importante della prima stagione del regno normanno in Sicilia, secondo solo allo stesso Ruggero II, rivela
non soltanto un cardine per la collocazione cronologica dell’architettura, ma, soprattutto, il motivo della
costruzione della cappella ex voto.
Provenendo dalla Siria, Giorgio, coltissimo personaggio, era di lingua araba e di credo cristiano di rito bizantino;
pertanto, il modello scelto per la propria cappella fu la pianta a croce greca (a bracci uguali) inscritta in un
quadrato con quattro colonne al centro che sorreggono una cupola, riprendendo uno dei moduli planimetrici di
maggiore diffusione nell’impero bizantino. In più, la chiesa possedeva un nartece (una specie di vestibolo
bizantino, che si addossava alla facciata occidentale e un portico a quattro lati. Davanti al portico si trova la torre,
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che Ibn Giubair nel giorno di Natale del 1185 chiama “campanile delle colonne”, alludendo all’ultimo ordine,
purtroppo eliminato per ragioni di statica nel XVIII secolo.
La chiesa, però, già dal XV secolo viene unita al vicino monastero di monache benedettine, già basiliane, dei
Santi Simone e Giuda, detto “della Martorana” dalla fondatrice Aloisa Martorana (1193). Per esigenze liturgiche,
nel 1558 la badessa Eleonora Bologna comincia una demolizione del muro occidentale della chiesa, inglobando
il nartece e il quadriportico (un portico di forma trapezoidale retto da colonne) fino alla base della torre
campanaria.
I mosaici di Santa Maria dell’Ammiraglio
Nell’ottica di quel sincretismo culturale promosso da Ruggero II, lo stesso Giorgio d’Antiochia, arabo di lingua
greca e credo cristiano, propone una diretta correlazione tra l’architettura e i mosaici dedicati alla Vergine.
Nonostante la dolorosissima perdita della controfacciata e dell’abside centrale della chiesa che doveva riportare
la figura della Theotokos, dedicataria del tempio, Santa Maria dell’Ammiraglio mostra un cantiere organico
circoscritto della metà del XII secolo. Contemporaneamente alla Cappella Palatina di Palermo, Giorgio impiega
maestranze evidentemente diverse, identificabili come provenienti dall’area della Cappadocia.
I pannelli musivi si disponevano già dal nartece, dove sarebbero stati custoditi i sarcofagi di Giorgio e della
moglie. In questo vestibolo vengono presentati rispettivamente, forse ai lati del portone: l’immagine di Giorgio
stesso in proskynesis (prostrato a terra) nell’atto di ringraziare la Vergine che intercede presso Cristo per il
perdono dei suoi peccati, e Ruggero II in piedi incoronato direttamente da Cristo, riprendendo l’iconografia
imperiale di un rilievo con Costantino VII Porfirogenito. La disposizione planimetrica della croce greca è
perfettamente rispettata anche in alzato e a livello delle coperture, proponendo letture simmetriche e diverse
degli episodi sia attraverso assi orizzontale che verticali. La croce, infatti, lungi dall’essere un riferimento
vincolante, è come divisa in tre navate. La centrale è riservata alla vita di Maria: Nascita di Cristo e Dormitio
Virginis, Presentazione di Gesù al tempio, Annunciazione, oltre alla mancante raffigurazione dell’abside. Le
navate laterali sono invece dedicate al Collegio degli Apostoli, inclusi gli Evangelisti del quadrato centrale, cui
anche la dedicataria della chiesa partecipava. Anche le figurazioni delle absidi partecipano di questa iconografia
mariana, presentando su prothesis e diakonikon le figure dei Santi Gioacchino e Anna insieme ad alberi con
frutti, alludendo alla fertilità di Maria e dei genitori. Ma la disposizione delle raffigurazioni segue anche un asse
verticale. Dal centro della cupola la figura assisa in trono del Pantokrator viene ossequiata da quattro Arcangeli e
più sotto otto Profeti ed Evangelisti, che sovrastano gli episodi dell’Annunciazione e della Presentazione di Gesù
al tempio.
San Giovanni dei Lebbrosi
Sulla fondazione di San Giovanni non esistono dati certi, e anche la data del 1071 riportata dalle fonti sembra
poco attendibile. Tuttavia, gli storici narrano che la costruzione sia sorta sulle rovine del conquistato castello di
Yahia, cui apparterrebbero alcuni resti architettonici sotto il pavimento della chiesa. L’appellativo “dei Lebbrosi”
deriva dall’uso come lebbrosario nel XV secolo.
La chiesa, come altre coeve, è stata restaurata nel XIX secolo con interventi di ripristino delle decorazioni
medievali, eliminando gli stucchi barocchi e costruendo la torre per imitazione di San Giovanni degli Eremiti e
di Santa Maria dell’Ammiraglio.
Sebbene la data riportata dalle fonti, come appena detto, non sia ritenuta valida, l’architettura di San Giovanni
dei Lebbrosi mostra i caratteri tipici della prima dominazione normanna tra XI e XII secolo. La pianta basilicale
a tre navate è divisa da file di pilastri cilindrici che reggono arcate fino al presbiterio. L’abside centrale si
presenta più alta delle laterali e coperta da una cupola simile a quelle di San Giovanni degli Eremiti. Le tre absidi
sono di forma semicircolare anche all’esterno, rispettando le proporzioni delle navate. Anche all’esterno la chiesa
mostra caratteristiche tipicamente normanne, come l’articolazione di volumi di dimensioni diverse e i paramenti
murari in conci di arenaria squadrati, ricordando alla larga le architetture normanne pugliesi.
Santa Maria Maddalena
Fondata nella seconda metà del XII secolo, la chiesa sorge tra le fabbriche del Palazzo Reale e la Cattedrale di
Palermo, oggi all’interno della caserma dei Carabinieri.
L’importanza della chiesa era data, oltre che dalla posizione, anche dal fatto che nel 1187 abbiamo notizia della
conservazione al suo interno delle sepolture delle regine normanne.
Ha un impianto a basilica raccorciata a tre navate separate da quattro colonne coronate da capitelli romani di tipo
corinzio asiatico, al centro e sul fondo tre absidi semicircolari, di cui solo la centrale è visibile all’esterno. Le
colonne reggono un tamburo quadrato con trombe angolari, su cui in origine doveva poggiare una cupola non più
esistente. Le navate laterali si presentano più basse della centrale e la zona del presbiterio si presenta rialzata
come altre chiese normanne. Sull’angolo sud-occidentale della chiesa è presente una torre, forse un tempo
coperta anch’essa da una cupola, come la torre di Santa Maria dell’Ammiraglio.
Cappella dei Santi Filippo e Giacomo alla Fawarah
Nell’odierna zona di Brancaccio, non lontano da San Giovanni dei Lebbrosi, si trova la reggia risalente alla
dominazione islamica di Maredolce. La cappella del palazzo, realizzata da Ruggero II, è dedicata ai Santi Filippo
e Giacomo e presenta caratteristiche orientali, come orientale è la concezione del palazzo in cui è inserita.
I più antichi documenti rimasti che ne attestino l’esistenza sono elenchi di XIII e XIV secolo in cui figura la
chiesa dei Santi Filippo e Giacomo “de Fabaria”.
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La cappella presenta, come molte architetture della prima metà del XII secolo, un impianto a basilica raccorciata
a navata unica, coperta da due volte a crociera. La zona del presbiterio è separata da un arco trionfale oltre il
quale è presente un’abside semicircolare e da due nicchie che hanno funzione di pròthesis e diakònikon. Lo
spazio davanti all’abside è sovrastato da una struttura quadrata con nicchie angolari su cui sono realizzate delle
finestre monofore, che formano un tamburo ottagonale piuttosto alto, con una cupola emisferica. In questo
particolare la chiesa somiglia alle architetture bizantine dell’età media diffuse in tutto il Mediterraneo.
Santissima Trinità alla Zisa
Forse dedicata alla Santissima Trinità, già prima della chiesa omonima fondata da Matteo d’Aiello, conosciuta
come Magione, è la chiesetta che si trova proprio a destra dell’imponente palazzo della Zisa di Palermo.
Pur non avendo notizia della sua edificazione (i primi documenti risalgono al tardo XIII secolo), la cappella si
ricollega all’architettura normanna del Regno, ed essendo sorta così vicina alla Zisa (1165-1189), è possibile
collegare cronologicamente i due edifici ed assegnarle il ruolo di cappella palatina.
La chiesa, di forma basilicale, è composta da due aule rettangolari con accesso da sud simili a narteci, collegate
sul muro occidentale da un arco. La navata, di dimensioni pari alla somma dei due vestiboli, è coperta con una
volta a crociera che contrasta con il presbiterio, quasi quadrato e coperto da una cupola. Come in altre chiese
normanne, anche la cupola della Santissima Trinità alla Zisa poggia su un tamburo ottagonale con finestre e
nicchie angolari, che mediano il passaggio tra il quadrato di base e il cerchio di imposta della cupola.
Sul fondo sono presenti tre absidi, la maggiore con un muro circolare all’esterno dell’architettura, mentre le
laterali sono realizzate come due nicchie all’interno della muratura.
All’esterno, la chiesa è analoga per tecnica costruttiva alle altre architetture, essendo costruita in conci di
arenaria squadrati e quasi priva di decorazione.
Cappella di San Michele al Parco
Fondata nella prima metà del XII secolo da Ruggero II, la chiesa di San Michele ha funzione di cappella palatina
per il complesso del Parco, antico nome dell’odierno comune di Altofonte.
Nel 1307 Federico II d’Aragona dona ai monaci cistercensi il palazzo del Parco (lo stesso palazzo in cui due anni
prima era nato il figlio Pietro), fondando il monastero di Santa Maria del Parco.
Come la cappella di San Pietro nel Palazzo Reale di Palermo, San Michele è inserita nel complesso di
articolazioni del palazzo e al contempo ben riconoscibile dall’esterno ancor oggi. Il suo impianto è di tipo
basilicale, con un nartece a ingressi laterali. La navata è semplicemente coperta da due volte a crociera che si
arrestano davanti al presbiterio. Quest’ultimo è composto da uno spazio grossomodo quadrato su cui si apre
l’abside maggiore affiancata da due nicchie, coperto da una cupola retta da quattro trombe angolari. Inoltre, al di
sopra del nartece, sulla parete occidentale della chiesa è presente un ambiente rialzato coperto a crociera che si
affaccia sulla navata fronteggiando l’abside, analogo per funzione al Westwerk carolingio. L’esterno
dell’architettura, pur ricollegandosi ai modi costruttivi normanni, trova riscontri calzanti per quanto riguarda la
cornice a dente di lupo che inquadra le finestre, l’abside maggiore e la cupola nelle chiese bizantine del territorio
grecanico calabrese, come la Cattolica di Stilo.
Santissima Trinità di Delia
Sulla cappella di Delia, vicino Castelvetrano, non ci sono pervenute testimonianze storiche coeve alla sua
nascita, eccetto una citazione in un documento della fine del XIV secolo e la segnalazione di un monastero
benedettino che alla fine del secolo XV viene unito al beneficio di San Giovanni degli Eremiti a Palermo. Anzi,
proprio alla riscoperta e alla valorizzazione del medioevo normanno che attuò Giuseppe Patricolo nell’ultimo
quarantennio del XIX secolo si deve addirittura la “scoperta” all’interno della proprietà terriera dei Saporito della
cappella, e proprio a questa famiglia si deve il restauro, tra i meno invasivi operati dal Patricolo.
La chiesa ha una pianta a croce greca inscritta in un quadrato con tre absidi visibili all’esterno, analoga per
concezione alla cappella di Santa Maria dell’Ammiraglio di Palermo e al San Nicolò Regale di Mazara del Vallo,
ma con una movimentazione dei volumi esterni di gran lunga maggiore. Al contrario della chiesa palermitana,
qui i volumi dei bracci della croce emergono dal cubo di base della composizione, così come il tamburo su cui si
imposta la cupola rappresenta un altro piano in alzato, come una tensione verso il cielo. A legare queste chiese,
tutte appartenenti al periodo del regno di Ruggero II, è la concezione dell’architettura come articolazione di
volumi regolari (stereometrici), tipica dell’arte bizantina. Infatti, ancora più che a Mazara nelle chiese di Palermo
e Castelvetrano, il rapporto tra il quadrato di base, la croce retta da colonne di spoglio e la cupola soprastante
permettono di creare un rapporto tra queste architetture e quelle del Mediterraneo orientale. In comune con la
chiesa di Mazara, la Trinità di Delia conserva inoltre una tenue e delicata decorazione esterna, costituita da una
cornice a rincasso che corre dalle ogive intorno alle finestre e lungo la linea di imposta degli archi.
San Nicolò Regale di Mazara del Vallo
La chiesa si presenta come un volume cubico con tre absidi sulla facciata orientale, ma la mancanza di colonne la
discosta da Santa Maria dell’Ammiraglio di Palermo e dalla Trinità di Delia, sebbene il Pirri seguito dal
Mongitore accenni a una disposizione interna analoga alle chiese citate con pianta a croce greca e cupola. Lega,
invece, la chiesa di Castelvetrano a questa la presenza della cornice marcapiano con rincassi lungo le imposte
degli archi e sulle ghiere intorno alle finestre, al contrario di quanto avviene a Palermo, dove la cornice
decorativa procede invece fino alla base del monumento. All’interno, ad incorniciare le absidi sono presenti
coppie di colonnine, così come in molti monumenti del XII secolo in Sicilia.
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L’aspetto odierno della chiesa è il frutto di alcuni restauri più o meno invasivi, che hanno eliminato la fase
decorativa barocca rimuovendo gli stucchi e i marmi, in particolare quello del 1947. Tuttavia, proprio in
occasione degli ultimi restauri degli anni Settanta dello scorso secolo sono stati rinvenuti al disotto del terrapieno
su cui è costruita la chiesa alcuni mosaici di epoca romana.
Santi Pietro e Paolo al Palazzo Reale di Palermo
La cappella palatina di Palermo venne edificata, probabilmente, a partire dal 1130, quando Ruggero II d’Altavilla
diventa primo re di Sicilia, facendosi incoronare dall’antipapa Anacleto II. La cappella, inserita nella zona del
palazzo detta “Gioiaria”, vicino alla torre Pisana, era perfettamente visibile dall’esterno del palazzo, che
somigliava più a un articolato complesso di corpi, più che a un unico edificio. Incastonata come un gioiello, la
cappella dei Santi Pietro e Paolo (benché la dedicazione al secondo santo sia presto passata in secondo piano) ha
un carattere privato ed autocelebrativo, proprio di un re che saggiamente sapeva amministrare varie etnie, in
particolare cristiani di rito latino e bizantino.
In quanto difensore del cristianesimo del papa (o meglio dell’antipapa) latino, la chiesa mostra un impianto
basilicale, ma in corrispondenza del presbiterio si verifica una dilatazione dello spazio, analoga invece alle
chiese a pianta centrica di rito orientale. A differenziare ancora le due parti della chiesa contribuisce la presenza
della cupola del transetto che partendo da una base quadrata con nicchie angolari, individuata dai pilastri laterali,
si eleva attraverso un ottagono traforato da finestre prima di diventare un cerchio perfetto, così come nella chiesa
di Santa Maria dell’Ammiraglio. Questa espressione ascetica di marca orientale riservata all’area più sacra
dell’edificio ha il suo contraltare nella copertura della navata centrale, realizzata da maestranze islamiche
africane e concepita come lo spazio dedicato al re di Sicilia. Qualcosa di simile a una sala di rappresentanza del
re, la navata centrale è coperta da un soffitto a lacunari a forma di fiori con specie di semi-stalattiti lungo il
perimetro, che riproducono stile e iconografia delle rarissime pitture figurative di ambito arabo-africano. Uomini
e donne riccamente abbigliati sono ritratti nell’atto di svolgere azioni dilettevoli (gustare infusi o giocare a
scacchi), istantanee della vita di una corte africana di contro ai mosaici con episodi dell’Antico e del Nuovo
Testamento cristiano.
In questo continuo rimando tra oriente e occidente, la cappella mostra giustapposizioni di materiali che per forma
e tecnica congiungono gli estremi del Mediterraneo con l’area mittel-europea. Esaminando le decorazioni
scultoree, dai pavimenti, ai lambris, ai capitelli, si trovano riferimenti al palazzo imperiale di Costantinopoli,
come le rotae porphireticae, cioè i dischi ricavati dal sezionamento delle colonne romane in porfido, insieme alla
presenza di animali simbolici, come il leone che “ruggisce” come il sovrano Ruggero, appartenenti a una cultura
figurativa occidentale. Così anche i capitelli, prodotti dalle officine scultoree palermitane formatesi con apporti
di maestri pugliesi e campani, fronteggiano i mosaici a fondo aureo di cultura bizantina.
CATTEDRALI
Troina
Per la datazione della Cattedrale esiste un documento del 1081 in cui Ruggero I indica di aver costruito e dotato
la chiesa, dedicandola alla Vergine Assunta. L’importanza di Troina, come riferisce il cronista Goffredo
Malaterra, sta nel fatto che sia stata la prima diocesi creata da Ruggero I, primo segno della stabilizzazione del
nuovo governo normanno in Sicilia.
La chiesa originaria, di impianto basilicale a tre navate divise da pilastri con transetto e tre absidi, è stata più
volte modificata, tanto che della costruzione normanna rimangono solo alcuni resti di fasi murarie sul transetto,
caratterizzati da pietre composte in opera incerta che, insieme alla presenza dei pilastri al posto delle colonne,
denoterebbe la mancanza di cura dedicata all’edificio a causa dell’ancora incompleta conquista della Sicilia.
Santissimo Salvatore di Mazara del Vallo
La diocesi di Mazara viene fondata da Ruggero I nel 1093; pertanto, è possibile che la cattedrale dedicata al
Santissimo Salvatore con vescovo il normanno Stefano di Rouen abbia la stessa datazione.
La chiesa era una basilica a tre navate separate da colonne con capitelli romani che reggevano archi ogivali,
transetto e tre absidi piuttosto profonde. Della costruzione originaria realizzata in conci ben squadrati rimane
solo la zona del transetto, l’abside centrale e la pianta di quella settentrionale. In particolare, la presenza di un
ampio transetto con forti differenze nello spessore delle murature fa pensare che in origine questo corpo
trasversale fosse affiancato da due torri, successivamente inglobate, che ne richiamavano altre due a
fiancheggiare la facciata occidentale, facendo assumere all’architettura religiosa un aspetto fortificato, come
avviene per esempio nelle cattedrali di Cefalù e Monreale. Per quanto riguarda l’abside settentrionale, sfondata
in periodo moderno, se ne ritrova oggi, in seguito a scavi archeologici, la traccia in pianta insieme al
seppellimento di un sarcofago romano imperiale con il mito di Endimione, probabilmente per custodire le
spoglie di un vescovo, come avviene per le altre cattedrali normanne in Sicilia.
Sant’Agata a Catania
La diocesi di Catania viene fondata da Ruggero I nel 1091, dopo il monastero intitolato a Cristo, la Vergine
Maria e Agata con abate Angerio, che l’anno successivo diventa il vescovo stesso della città con funzioni civili.
La cattedrale però nasce soltanto dopo, probabilmente nel 1094, come riporta un’iscrizione sul muro
settentrionale della chiesa, sostituendo l’antica cattedrale di Sant’Agata da quel momento detta “la Vetere”.
La chiesa, una basilica con transetto le cui tre navate erano divise da colonne con capitelli antichi, come molte
cattedrali normanne aveva due torri che fiancheggiavano la facciata (di cui restano solo tracce in seguito al
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terremoto del 1693) e il transetto, che fornivano all’architettura un aspetto fortificato, già visibile dal mare, come
avverrà per la cattedrale di Cefalù e Mazara del Vallo.
Della fabbrica normanna rimane solo la parte del transetto con le torri laterali ancora separate, come doveva
essere in origine a Mazara del Vallo, e le tre absidi con pareti circolari all’esterno. La copertura originaria del
transetto doveva essere a volta, ma più alta di quella odierna, come testimonia l’altezza delle finestre delle
gallerie superiori rinvenute. All’esterno rimangono brani della decorazione medievale con cornici a ogiva.
Santissimo Salvatore di Cefalù
Era il 1131 quando Ruggero II, dopo l’incoronazione, viene salvato da un naufragio per opera del Santissimo
Salvatore, secondo una famosa leggenda. Proprio come ex voto viene creata dal primo re di Sicilia la diocesi di
Cefalù e si comincia la costruzione della cattedrale con annessa casa di canonici eremitani di Sant’Agostino
provenienti da Bagnara Calabra.
Creando un terrapieno con materiale di riporto da una necropoli ellenistica viene formata una base al di sopra di
un colle prospiciente il mare e comincia la costruzione del più imponente edificio dell’età di Ruggero II.
Probabilmente a causa di questa imponenza, la basilica, a tre navate con transetto e absidi viene costruita a più
riprese, ridimensionando necessariamente la grandiosità del progetto iniziale.
Delle fasi del cantiere abbiamo notizia indiretta attraverso l’ordine di sistemazione dei sarcofagi in porfido che
Ruggero II commissiona nel 1145, per costituire il proprio pantheon (come già aveva fatto per il padre alla
Santissima Trinità di Mileto e Roberto il Guiscardo a Venosa).
La cattedrale di Cefalù si presenta, dopo i precedenti di Catania e Mazara, come un edificio in apparenza
fortificato, con la facciata stretta tra due possenti torri, sebbene manchino le torri che fiancheggiano il transetto.
La cattedrale mostra il legame fortissimo che la Sicilia normanna possiede con la parte peninsulare del Regnum,
in particolare con la terra di Puglia. Infatti, è possibile che pugliesi fossero i maestri lapicidi all’opera per il
recupero e la ri-definizione dei capitelli romani impiegati nella chiesa, così come per le numerosissime
raffigurazioni di animali simbolici che la decorano nel transetto, sulle pareti esterne delle absidi e nei capitelli del
chiostro.
Assieme alla presenza di queste maestranze pugliesi, le assi di legno intagliate e dipinte delle capriate delle
navate laterali mostrano all’opera maestranze arabe non dissimili da quelle che nella Cappella Palatina dei Santi
Pietro e Paolo di Palermo decoravano la copertura della navata centrale, raffigurando gli stessi temi di vita laica.
In corrispondenza del transetto è evidente come la copertura originariamente prevista dovesse essere
notevolmente più alta di quella realizzata, cosa ancora più evidente osservando i fianchi della basilica, in cui si
notano finestre chiuse dalla presenza delle murature. In modo analogo, la posizione del chiostro e i suoi accessi
sembrano palesare soluzioni poco ortodosse. Certamente, il prolungarsi della costruzione comportò alcune
modifiche al progetto iniziale. Una di queste è costituita ad esempio dalla presenza dei mosaici bizantini.
Successivamente alla prima fase dei lavori si verifica una serie di interventi operati sotto gli Svevi Federico II e
Manfredi, come la realizzazione della decorazione della facciata con archi a linea spezzata (Giovanni Pannittera,
1240), il restauro delle capriate lignee dipinte e la realizzazione del perduto affresco sulla facciata, che
ripercorreva, similmente alle sepolture reali custodite a Palermo, le tappe della discendenza dagli Altavilla a
Manfredi (al trono tra il 1250 e il1266), figlio illegittimo di Federico II, cosa che ancora a metà del XIII secolo
dimostra l’importanza assoluta che rivestiva la cattedrale di Cefalù come monumento di propaganda politica.
I mosaici di Cefalù
I mosaici nella cattedrale di Cefalù sono limitati alla zona dell’abside centrale e presentano uno scollamento tra
architettura e mosaico figurato impensabile nella cultura orientale. Tuttavia, la raffinatezza estrema delle figure
dei Santi colma questa discrepanza evitando persino che la disposizione paratattica appena variata da scorci
diventi ossessiva o monotona. Al contrario dei cicli musivi di tipo narrativo di Palermo e Monreale, a Cefalù
viene rappresentata una sorta di schematizzazione delle potenze celesti, dal Pantokràtor, dominatore
dell’universo, agli asòmathoi (le potenze angeliche), alla Vergine Theotòkos (Madre di Dio), ai santi della Chiesa
occidentale (parete settentrionale) e orientale (parete meridionale), ripetendo quel sincretismo tra oriente e
occidente della cappella dei Santi Pietro e Paolo di Palermo.
Sulla datazione dei mosaici ormai si è concordi nell’identificare gli anni attorno al 1145, quando Ruggero II
ordina i sarcofagi di porfido per questa chiesa. Proprio in questa ottica è possibile giustificare la posizione
incoerente delle finestre nelle pareti laterali dell’abside, che rompe l’unità compositiva, e l’occlusione
dell’originaria finestra circolare della parete di fondo per la realizzazione del gruppo della Theotòkos, con la
conseguente realizzazione di una nuova finestra decentrata. Ma non è pensabile che il compimento di questa
superficie così vasta sia potuto appartenere a quei pochi anni. Infatti, se la volta e i primi tre registri sono stati
realizzati dalle stesse officine, come è evidente osservando le particolarità tecnico-stilistiche, il IV registro si
imposta su un intonaco che avanza rispetto ai superiori, con esiti molto vicini ai Santi dei piedritti della navata
della Cappella Palatina di Palermo, di età guglielmina. Inoltre, i maestri che realizzarono profeti, diaconi e santi
guerrieri, pur utilizzando gli schemi dei registri superiori delle absidi, mostrano in realtà una certa vicinanza
rispetto alla pittura comnena costantinopolitana prodotta tra il 1150 e il 1170, costituendo insieme ai mosaici
della navata della Cappella Palatina di Palermo il collegamento tra le opere musive di Ruggero II e quelle di
Guglielmo II.
Maria Assunta di Palermo
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La cattedrale di Palermo, dedicata alla Vergine Assunta, venne edificata intorno al 1185 per volere
dell’arcivescovo di Palermo Gualterius, protofamiliarios (o familiarios, il più alto funzionario del regno) di
Guglielmo II d’Altavilla. Questa presa di posizione del familiarios del re conferma che la creazione del duomo e
della diocesi di Monreale sia stata una sorta di sgarbo che Guglielmo II operava nei confronti della Curia
palermitana e delle più alte cariche del Regno. Lo stesso Gualtiero edifica dapprima il monastero cistercense di
Santo Spirito (oggi all’interno del cimitero palermitano di Sant’Orsola) e riedifica alcuni anni dopo, con grande
impiego di mezzi, una basilica cattedrale in grado di rivaleggiare con Santa Maria la Nuova di Monreale.
La data è desunta da un’iscrizione posta nell’antititulo al disotto dell’imposta delle capriate lignee della
copertura, in caratteri gotici bianchi su fondo azzurro, purtroppo eliminata con le ristrutturazioni di fine XVIIIinizi XIX secolo del Fuga e dei Marvuglia, confermata dalla ricorrenza del 6 aprile 1185 che indica la
benedizione dell’altare maggiore nel breviario del vescovo Simone Beccadelli di Bologna (metà XV secolo),
conservato al Museo Diocesano).
Ma se la generale convergenza delle fonti rende attendibile l’anno 1185 come prima fase dei lavori di
edificazione almeno del presbiterio, un generale disaccordo caratterizza gli eruditi del XVIII secolo sull’inizio
dei lavori, indicando l’anno 1184, per esaltare la leggenda del ritrovamento da parte del vescovo Gualtiero di un
grande tesoro che fornisce i fondi per le opere della curia gualteriana.
Questo edificio sorge su un banco di calcarenite che è interessato già dalla paleopoli dell’emporion punico e
successivamente da quartieri abitativi romani e bizantini. Al periodo bizantino risalirebbe una basilica dedicata
alla Vergine, trasformata dagli arabi in moschea gami, restaurata da re Ruggero II d’Altavilla, successivamente
inglobata nell’architettura gualteriana insieme ad altre cappelle funerarie di periodo normanno.
La cattedrale ha un impianto basilicale a tre navate con tre absidi semicircolari all’esterno e transetto con
copertura originaria a capriate lignee, a doppio spiovente sulla navata centrale, fortemente modificato tra XVIII e
XIX secolo, particolarmente nella zona compresa fra l’antititulo e le absidi.
La basilica fu mantenuta nella sua forma originaria almeno fino al XV secolo, quando fu commissionata la
costruzione del portale meridionale (1426) e successivamente del portico di copertura (1429) al Gambara. Fino a
quella data il tempio era stato interessato da opere secondarie, consistenti nella decorazione plastica dell’attico
della navata centrale, delle finestre, della parte apicale delle absidi, della facciata occidentale e delle torri
scalarie, con la sopraelevazione della torre occidentale, crollata nel 1350.
Come nelle cattedrali dei periodi precedenti, anche a Palermo vengono previste, sebbene realizzate
successivamente, due basse e robuste torri in facciata e altre due che fiancheggiano le absidi, ma senza l’aspetto
di fortificazione che caratterizza le altre cattedrali normanne.
Pur non potendo apprezzare l’interno dell’edificio normanno (l’unica testimonianza rimasta è un’incisione),
decorato come le altre analoghe architetture da colonne di marmo – qui in gruppi tetrastili - e con un grande arco
trionfale a ogiva a separare presbiterio e antititulo al posto dell’odierna cupola, la gran parte della decorazione
esterna a tarsie laviche che interessa la navata centrale e le absidi è ancora presente, pur pesantemente restaurata
nel corso dei secoli. Dopo il duomo di Monreale, a Palermo viene realizzata una grande messe di decorazioni a
tarsie, riproponendo motivi decorativi astratti desunti dal mondo vegetale o animale. Le maestranze normanne
studiano la tecnica africana della tarsia in tufo lavico, presente in grande quantità in Sicilia, proponendo effetti
diversi. Infatti, se a caratterizzare la tecnica africana è la presenza della malta bianca che forma un silhouette
intorno alla pietra nera, in Sicilia la malta viene utilizzata solo per fissare il tufo lavico in contrasto con la
calcarenite dorata.
LA REGALITÀ: IL PALAZZO E LA CORTE
Il Palazzo Reale di Palermo, noto come “dei Normanni”, nella sua veste attuale è composto da stratificazioni di
ogni età a partire dalla fortificazione dell’emporion punico con restauri di periodo romano, bizantino e arabo,
fino all’attuale configurazione di volume compatto, realizzata tra XVI e XVII secolo. È possibile affermare che a
parte il periodo di dominazione islamica (IX-XI secolo), in cui i luoghi del potere politico e amministrativo
alternativamente risiedevano qui e nel quartiere fortificato della Kalsa, alla fine del secolo XI, con la conquista
normanna il centro della Contea e poi del Regno venne localizzato nel cosiddetto “piede punico di Palermo. Il
quartiere, chiamato Yalca o Halca, era già fortificato da spesse mura a grossi blocchi, e sulla parte più alta erano
già presenti fortificazioni piuttosto resistenti. Le opere edilizie di età normanna comprendevano: quattro torri, di
cui rimangono la Pisana e parti della Gioiaria e della Greca, mentre la Chirimbi non è identificata; le strutture al
di sotto della sala del Duca di Montalto; la Cappella dei Santi Pietro e Paolo, la cappella inferiore, con la rete di
camminamenti e stanze; la cosiddetta “stanza di Ruggero” con la “sala dei quattro venti”.
All’atto della conquista di Roberto il Guiscardo e Ruggero I, il Palazzo era una fortificazione, detta Castrum
superius, restaurata in periodo arabo, e il quartiere circostante, che viene chiamato ancora oggi Cassaro (da
Q’asr arabo, castello), costituiva uno dei due poli difensivi della città, insieme al Castello a Mare, il Castrum
inferius. Le prime modifiche storicamente accertate all’interno del complesso palaziale consistono nella
creazione della nuova cappella dedicata ai Santi Pietro e Paolo, indipendente dalla cappella detta inferiore o
impropriamente cripta (di datazione precedente), e costruita da Ruggero II in relazione alla carica di re di Sicilia
raggiunta nel 1130 con l’incoronazione da parte dell’antipapa Anacleto II.
Probabilmente dopo la metà del secolo, sotto Guglielmo I e Guglielmo II, sulle precedenti strutture vengono
realizzate le torri, analoghe per forma ad altri esempi di torri di porte urbiche, come la torre di Palazzo Federico,
poco distante. Contemporaneamente a questi esempi architettonici, vengono completate in gran parte le opere
decorative a mosaico, come all’interno della Cappella Palatina, e vengono intrapresi nuovi lavori come la
decorazione della stanza detta di Ruggero e la sala dei Quattro Venti. Per quanto riguarda i mosaici della
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cappella, abbiamo un primo cardine cronologico costituito dalle raffigurazioni del Pantokràtor, di Arcangeli,
Profeti ed Evangelisti su cupola e tamburo, riferibili all’anno 6651 dalla creazione del mondo (1143).
Successivamente, prima della morte di Ruggero II vengono completate le raffigurazioni delle pareti laterali del
presbiterio con iconografie che alludono alla regalità e alla gloria, con esiti stilistici vicini ai primi tre ordini
della Cattedrale di Cefalù. Pur rimanendo incerte le origini dei mosaicisti al soldo del primo re di Sicilia, è molto
interessante cogliere le analogie stilistiche tra il cantiere dei mosaici delle navate di questa cappella dei Santi
Pietro e Paolo, con scene dell’Antico Testamento e della vita di Pietro (navata settentrionale) e Paolo (navata
meridionale), con quelli della basilica della Natività a Betlemme (1167-69). Al secondo Guglielmo sono invece
da ascrivere gli arredi marmorei, il cero pasquale e le sculture del pulpito, purtroppo riconfigurate nella loro
disposizione nel XVI secolo, durante la realizzazione, nelle navate laterali, delle scale per collegare la cappella
ruggeriana con la cappella inferiore.
Altro saggio di estrema maestria all’interno del Palazzo dei Normanni è la decorazione musiva della stanza un
tempo detta “di Ruggero”, collocabile, invece, negli anni del figlio Guglielmo I (1154-66), eccettuando il
mosaico della volta, iconograficamente legato alla figura dell’imperatore svevo Federico II Hohenstaufen
(presenza dell’aquila che ghermisce la preda tra gli artigli). Nella decorazione di questo ambiente abbiamo
l’unico documento che riguardi una figuratività di tipo assolutamente laico, presentando animali esotici e
simbolici immersi in una natura rarefatta e solenne illuminata dall’oro del fondo, come una sorta di astrazione
della riserva del Genoardo.
Per ricostruire con maggiore chiarezza la forma del Palazzo Reale è necessario inserire questi corpi di fabbrica in
una sorta di rete urbana. Infatti, esso non era un unico edificio, ma un complesso architettonico addossato alle
mura antiche. Nelle sue immediate vicinanze erano collocate le Nobiles Officinae, ovvero le prestigiose botteghe
di artefici che lavoravano per i re e per la corte, altre strutture di tipo logistico e un’interessante struttura
chiamata “Via Coperta”. Proprio quest’ultima struttura, anche se non più identificabile, è indicata ancora in
qualche mappa del XVI secolo e si configura come una sorta di loggiato che appoggiandosi alle mura collegava
il Palazzo Reale alla Cattedrale dell’Assunta. Questo collegamento fisico tra politica e Chiesa in un’entità come
il regno normanno avvicina molto le cerimonie della corte palermitana a quella della Nuova Roma, ovvero la
corte costantinopolitana, modello indiscusso dei normanni Altavilla, dove una serie di camminamenti metteva in
connessione il palazzo imperiale con le maggiori strutture dove l’imperatore si mostrava in pubblico.
Parchi e giardini
Come nella stanza cosiddetta di Ruggero, dove animali esotici sono rappresentati due volte a quadro come nelle
stoffe persiane, così nella cultura del XII secolo, con la dominazione normanna viene mantenuto l’uso del
giardino alla maniera musulmana. A favorire questo fenomeno era anzitutto l’abbondanza di acque nella Conca
d’Oro di Palermo e nelle campagne limitrofe, e contestualmente anche la presenza di architetture immerse in
giardini paradisiaci di età islamica (ante XI secolo). Così, ad esempio, per il giardino della Fawarah, rifugio
extraurbano di Ruggero II. Questa reggia privata è caratterizzata da un’architettura risalente al secolo X che
s’integrava con una grande diga per i corsi fluviali. Davanti a un palazzo di concezione africana di forma quasi
rettangolare, che si snodava intorno a una grande corte interna, si trovava il grande lago artificiale secondo le
fonti arricchito di pesci provenienti da ogni dove (Mare-dolce), di cui tutt’oggi è possibile vedere il sistema
idraulico di scarico delle acque. Al centro del lago era presente un’isoletta con alberi di arancio intorno cui si
poteva navigare dolcemente su piccole imbarcazioni, che venivano ormeggiate nella cosiddetta “Sala
dell’imbarcadero”, una stanza posta nell’angolo sudorientale del palazzo in cui rimangono gli anelli per
l’ormeggio. Del palazzo e della sua vocazione come giardino paradisiaco rimane la testimonianza di Abd Ar
Rahmàn.
Non si conoscono esattamente le modifiche che Ruggero II ordinò per adattare la reggia alle proprie esigenze,
eccezion fatta per la presenza della cappella dei Santi Filippo e Giacomo.
Dell’antico fascino di questa reggia un tempo compresa tra i monti della riserva del Parco (Altofonte) e il mare
oggi resta davvero poco. Già dal XVII secolo il mare dolce viene riempito per realizzare un agrumeto e dalla
metà circa dello scorso secolo l’urbanizzazione selvaggia del quartiere industriale di Brancaccio non solo ha
soffocato il palazzo, ma ne ha comportato anche lo sventramento e adattamento delle strutture ad abitazioni
abusive di privati.
La Zisa
Secondo Romualdo Salernitano, il palazzo della Zisa venne costruito a partire dal 1165-66, nell’ultimo anno di
regno di Guglielmo I d’Altavilla, e completato sotto Guglielmo II. La denominazione è piuttosto interessante, in
quanto il termine “Ziz” significa splendido. Il palazzo si presenta come un volume squadrato con una
decorazione delle facciate a rincassi. Anche questo palazzo era inserito in un giardino i cui confini sono oggi di
difficile identificazione e, come la reggia di Maredolce, l’edificazione di questa architettura era in relazione con
le sorgenti d’acqua del Gabriele. Infatti, l’acqua non soltanto formava uno specchio davanti al palazzo che si
divideva in altre vasche scendendo attraverso bassi terrazzamenti, ma questa peschiera era alimentata da una
fontana che si trova in un ambiente semiaperto del pian terreno. Il palazzo, nella sua costituzione stessa di
residenza estiva ha uno strettissimo rapporto con l’acqua, la ventilazione e l’ombra, alla maniera orientale,
implementando questi elementi nelle condutture, nei diaframmi delle strette e lunghe finestre, un vero impianto
di climatizzazione piuttosto efficiente. La forma stessa della “Sala della fontana” con le tre nicchie, come alle
Cube e allo Scibene, ricorda il diwan islamico, analogamente alle forme decorative impiegate all’interno del
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palazzo, dalle muqarnas (stucchi modellati a stalattiti) alla scelta delle forme geometriche impiegate anche per
disegnare le vasche della fontana. Sempre per lo stesso ambiente, il più importante, è stato realizzato un mosaico
che riprende il gusto per la duplice ripetizione delle iconografie della stanza cosiddetta di Ruggero, ponendo due
arceri nell’atto di cacciare piccoli uccelli sulla chioma di un albero. L’allusione al giardino e alla caccia degli
uccelli prosegue ancora nella decorazione dei capitelli interni alla sala. Forse per il legame con l’arte della caccia
o con l’oriente islamico Federico II volle restaurare la Zisa lasciandovi la propria firma, un’aquila imperiale a
mosaico in tessere d’oro sulla fontana normanna.
Probabilmente la cappella della Santissima Trinità, culto caro ai Normanni, è da mettere in relazione con il
palazzo, riproponendo il modello ruggeriano della Fawarah e del Parco con residenza e cappella.
L’aspetto odierno dell’edifico, mancante di alcune parti e in molti punti integrato violentemente, è la risultante
dell’importanza simbolica rivestita dall’edificio, posseduto dalle più importanti personalità politiche siciliane, da
Federico II, ai signori Chiaromonte, ai vicerè spagnoli, fino ai signori Sandoval e Notarbartolo.
Il Genoardo
Un altro giardino, anzi un vero e proprio parco utilizzato come solacium dai re normanni, era chiamato
Genoardo, riprendendo con i termini gianat al-ard (paradiso della terra) il concetto dei parchi orientali. Questo
enorme territorio si estendeva dalle spalle del Palazzo Reale e proseguiva fino ai piedi di Monreale (l’odierno
quartiere di Mezzomonreale). Dell’esistenza del giardino non parlano le fonti normanne pervenuteci, ma una
miniatura realizzata sotto Enrico VI di Svevia nel testo di Pietro da Eboli rappresenta schematicamente i quartieri
di Palermo alla fine della dominazione degli Altavilla, incluso il “Viridarium Genuard”. Nel secolo XVI questa
riserva viene ricordata da Tommaso Fazello come cinta da mura (riscontrabili forse anche nella miniatura sveva),
ricca di piante e animali, nonché di architetture come le Cube.
Le Cube
La Cuba è un palazzo di dimensioni modeste o , meglio, una sorta di padiglione di riposo all’interno della riserva
reale. Dall’iscrizione in caratteri nashi collocata in origine sull’attico dell’edificio si rileva che venne edificata da
Guglielmo II nel 1181, ponendo anche un utile termine cronologico per la creazione di tutto il Genoardo.
L’edificio è una sorta di cubo decorato da rincassi, come una Zisa in scala ridotta, con una sala simile al diwan
arabo, presentato come una visione da oasi al centro di uno specchio d’acqua (di cui sono state individuate
condutture e vasca). Oltre a questo palazzotto esistono altri esempi di Cuba. In particolare, non lontano, al di
sotto della Villa di Napoli, è stato individuato un ambiente analogo per forma alla sala cruciforme del diwan,
detto Cuba Soprana. A poca distanza si trova un’altra struttura di piccole dimensioni che ricalca la forma esterna
della Cuba, ricostruita però nel XVIII secolo.
Il Parco di Altofonte
Per quanto riguarda la reggia del Parco (così chiamata fino al 1930, cambio di nome del comune di Altofonte)
non abbiamo fonti che ci parlino della forma architettonica impiegata né della possibile datazione. I primi
documenti che inquadrano il Parco sono due diplomi del 1278 di Carlo I d’Angiò che raccomanda di preservare i
“sollazzi” di Favara, del Parco, della Zisa e della Cuba. Poco dopo, nel 1306 Federico II d’Aragona fondava
all’interno della Reggia del Parco il monastero cistercense di Santa Maria, cosa che comportò ulteriori modifiche
strutturali. Oggi, non è semplice recuperare l’integrità del perimetro della costruzione, in quanto compresa nel
centro urbano e frazionato in diverse proprietà; comunque, sono riscontrabili alcune caratteristiche che
permettono di ascrivere il Parco alla committenza di Ruggero II. Uno di questi elementi è la considerazione che
ciò che rimane oggi è un corpo piuttosto lungo su due livelli costituito da ambienti di dimensioni e forme
regolari in cui è incastonato il volume della cappella di San Michele, perfettamente visibile ancor oggi. Altro
spunto di riflessione è l’individuazione di un porticato verso l’interno del paese, elemento che insieme al
precedente avvicina questa costruzione alla reggia della Fawarah o Parco Vecchio. Si potrebbe idealmente
ricostruire una struttura con uno sviluppo essenzialmente orizzontale, come anche al Palazzo Reale di Palermo,
chiusa a formare un quadrato sui cui lati si appoggia il portico. Sulla datazione al periodo ruggeriano confortano
non soltanto queste considerazioni di carattere architettonico che allontanano i pochi resti individuabili del Parco
dagli edifici della seconda metà del secolo XII, non ultimo il linguaggio bizantino della cappella di San Michele,
ma anche alcuni tipi decorativi. Sugli archi ancora a vista del portico sono presenti, in uno stato precario di
conservazione, alcuni dischi a tarsi lavica. Sebbene gli esempi che si osservano in Sicilia siano tutti riferibili alla
seconda metà del secolo XII, se non al XIV e XV, la tecnica assolutamente priva di risalti della pietra nera e le
forme che prediligono le linee spezzate legano questi manufatti alla chiesa del Monastero del Patìr di Rossano
Calabro (1101-1130), con cui lo stesso Ruggero era in contatto (dal legame con il monastero calabrese nasce il
Santissimo Salvatore “in Lingua Phari” di Messina con archimandrita Loucas, monaco del Patìr).
Castelli
Sull’arte della costruzione di castelli e fortificazioni (poliorcetica) in periodo normanno non abbiamo una
sufficiente quantità di informazioni rimaste, né da documenti o cronache, né dagli edifici pervenuti, modificati in
grandissima parte.
Sostanzialmente, la conquista da parte dei Normanni avviene con la creazione di trincee realizzate da fossores
(scavatori) assicurate tramite arcaturia (strutture simili a puntelli che affondavano nel terreno e mettevano in
sicurezza la trincea). Questo sistema è analogo a quello notato in Normandia già da Viollet le Duc ed
importato in Italia meridionale durante la conquista. Ma l’uso di architetture effimere, quindi per definizione
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non giunte fino a noi, caratterizza la gran parte del medioevo occidentale, tanto che non è esattamente possibile
distinguere strategie di attacco e difesa nelle varie regioni geografiche né per cronologia. Dall’epoca dell’assedio
di Napoli del 1135 fino a quello del 1141-42 di Alfonso d’Aragona vengono utilizzate le stesse macchine
effimere, come torri di legno, vimini e cuoio.
Per quanto riguarda l’architettura, le fonti difficilmente distinguono con termini specifici la fondazione o il
restauro di un castello, eccetto quando usano il termine munire (fortificare) dotando un maniero di strutture
difensive o più in generale notevoli rinforzi strutturali non effimeri. La caratteristica forma dei castelli normanni
è quella del donjon, una torre con funzione di avvistamento, sufficientemente alta da poter controllare il territorio
anche dall’interno delle mura, con ingresso sulla facciata posteriore, protetto da uno stretto corridoio difendibile.
Castello a mare di Palermo
Il castello, di cui rimangono le tracce delle mura e rovine di elementi successivi al periodo normanno, è una
fortificazione (castrum) con funzione eminentemente di difesa per il porto. Lo pseudo-Falcando indica questa
struttura come il castrum vetus o inferius, confermando che la costruzione precede l’arrivo dei Normanni.
Sempre in base a questa notizia sappiamo dell’uso della struttura, ma a causa dello stato di conservazione non è
possibile identificare con certezza l’aspetto dell’edificio durante il XII secolo.
Mazara del Vallo
Del castello di Mazara, costruito da Ruggero I come riporta il Malaterra nel 1073, non rimane che un arco e la
traccia del perimetro quadrangolare, in quanto i resti sono stati demoliti nel 1880. Le strutture è possibile che
siano state la risultante dell’ampliamento di un donjon, ma nella documentazione cartografica antica il castello
risulta piuttosto disarmonico, con corpi di diversa dimensione e forma.
Caronia
Il castello di Caronia, luogo naturalmente vocato alla costruzione di un castello, si imposta su precedenti
strutture, forse già d’età greco-romana. La parte centrale del complesso si identifica con le strutture nuove citate
dal geografo Al-Idrisi a metà del secolo XII. L’edificio si presenta costruito su due livelli con una pianta
rettangolare divisa in tre sale e accesso da uno stretto corridoio fortificato da mura sulla parte posteriore, come
un donjon. In una delle stanze del pianterreno si trovano degli stucchi che decorano le nicchie di un ambiente
simile al diwan dei solatia palermitani. Si conserva anche la cappella del castello, che sebbene somigli alle
chiese normanne del Val Demone, non è concordemente riconosciuta come medievale. Tuttavia, caratterizzano le
murature di questo castello le decorazioni in mattoni e pietra, di gusto decisamente orientale, come in tutto il
resto del Vallo.
Castellaccio di Monreale
Dell’esistenza della fortificazione chiamata Castellaccio abbiamo notizia dall’elenco delle terre demaniali del
1355, in cui vengono citati due fortificazioni nella terra di Monreale, una delle quali è da identificare con il
complesso di Santa Maria la Nuova. Il Castellaccio rimane in vita almeno fino al 1399, quando negli Acta Curie
le fabbriche sono in rovina e rifugio di malviventi (speluncam latrorum). L’edificio, probabilmente costruito su
preesistenze (sono infatti utilizzati blocchi con incisioni di lapicidi forse punici), esisteva in relazione al
convento benedettino. La sua vocazione monastica è esplicitata dalla presenza della chiesa, una semplice basilica
a tre navate, che costituisce un muro di difesa del complesso. Alla chiesa si addossa un grande cortile, forse un
chiostro, mentre sulla parte opposta si accede ad ambienti privati che si aprono su un cortile grossomodo
rettangolare. Sul fronte meridionale il paramento murario è difeso da quattro torri a base quadrata con strette
feritoie sulla prima elevazione.
L’installazione prevede cinque postazioni multimediali interattive con uso di immagini, filmati testi
e l’emissione di suoni e/o voci narranti.
DURATA FILMATI 8 MINUTI COMPLESSIVI (NUMERO 3 FILMATI)
Sono da prevedere le seguenti fasi operative:
Pre-produzione:
 Eventuale ricerca e/o acquisizione dei materiali e repertori iconografici e raccolta dati storico
informativi, che verranno indicati dall’Amministrazione
 Stesura di una sceneggiatura
 Stesura story-board
 Verifica con la stazione appaltante dell’impostazione progettuale
Riprese video e audio e reperimento materiale d’archivio:
 Acquisizione materiale iconografico relativo alle due porte bronzee
 Riprese in loco delle due porte bronzee
Montaggio video e audio:
 Montaggio delle scene con integrazione di grafica ed effetti adeguati
 Realizzazione della colonna sonora con musiche, e speaker
 Verifica con la stazione appaltante del pre-montato prima dell’edizione definitiva
 Edizione definitiva
Versioni in lingua straniera per audio, testi e didascalie immagini:
 Traduzione in inglese, spagnolo, arabo e cinese.
44
 Speaker
 Mixaggio.
Preparazione dei filmati e delle cartelle per il sistema interattivo
 Adeguamento dei filmati al sistema interattivo
G.6 Pannello per proiezioni
L'exhibit propone proiezioni cartografiche a scala territoriale e regionale (carta degli insediamenti, mappe tematiche,
vedute aeree o satellitari e filmati).
L’installazione la proiezione di immagini, testi e l’emissione di suoni e/o voci narranti.
DURATA FILMATO 1 MINUTO COMPLESSIVO (NUMERO 1 FILMATO)
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H_08. La regalità
Scrigni dei tesori del Regno
Il tema della produzione delle nobiles officinae in rapporto alla regalità è affrontato attraverso sei exhibit (“scrigni del
tesoro”) ciascuno dei quali è destinato ad un particolare nucleo tematico.
Dei sensori di prossimità, alloggiati nelle pareti laterali degli scrigni, attivano i diversi “eventi narrativi”- consistenti
in filmati, immagini e suoni, accompagnati da una voce narrante - per mezzo di monitor disposti all’interno degli stessi
exhibit.
- Caratteristiche multimediali dell’exhibit: visioni di immagini, filmati, suoni e voce narrante.
- Ciclo temporale dell’evento multimediale: 7 minuti complessivi.
Esempio dei contenuti dei nuclei tematici e testuali di carattere generale
“Né conviene tacere delle nobili officine attigue al Palazzo, ove il filo serico colorito in matasse di vario colore viene
poi impiegato nelle molteplici specie del tessere. Vi puoi, infatti, vedere come vengono eseguite con minor perizia e
minor costo amita, dimita e trimita; ma anche le examita, che richiedono un maggior impiego di materia prima. Il
diarhodon riverbera nel viso il fulgore del fuoco. Il diapiston, di color verdolino, blandisce gli occhi di chi guarda con
la sua grata apparenza. Qui si producono gli exarentasmata, resi insigni dalla varietà dei cerchi, che richiedono agli
artefici una maggiore industria e un più largo impiego di materiali, e che perciò meritano un maggior prezzo. Vi si
vedono ancora molte altre cose di vario colore e ornati di vario genere, in cui l’oro si intesse con la seta, e la varietà di
pitture multiformi viene posta in risalto da gemme lucenti; le perle vengono raccolte dentro ciste d’oro, o perforate e
connesse con l’esile filo. L’elegante arte nel disporle accresce la bellezza dell’opera dipinta” (descrizione dello pseudo
Falcando, Storia della Sicilia, ante 1190).
Lo “zoccolo del sapere”, secondo un’antica tradizione, è d’oro. Fin dalle più remote civiltà l’oro, metallo perfetto, ha
sempre avuto carattere solare e regale, in un diretto rapporto con la divinità di cui è simbolo e rivelazione. Tra mito e
alchimia, valenze apotropaiche e taumaturgiche, la tradizione cristiana ha ereditato le credenze pagane relative all’oro,
all’argento e alle gemme, rielaborandole nel quadro di un culto che nella materialità dello splendore anticipa
l’impalpabile realtà ultraterrena. Ma l’oro è materia ambivalente, segno del divino o viceversa, strumento di cupidigia e
perdizione; e in quanto simbolo dei sacri miseri sottratti alla conoscenza dell’uomo comune, viene nascosto al bramoso
sguardo dei profani in riposti tesori, dove la sua natura spirituale non teme ribaltamenti di valore. In questo senso i
tesori del Regno di Sicilia rappresentano un valore storico e artistico non solo in ragione della loro ricchezza e
sontuosità, ma soprattutto nella qualità di alcuni oggetti che a buon diritto possono considerarsi tra i capolavori
dell’oreficeria medievale.
H.1 Primo scrigno: i tessuti e gli abiti
Contenuti testuali e iconografici
Mantello di Ruggero II (1133-1134 ca.)
Sebbene delle stoffe prodotte nel laboratorio palatino di Palermo poco si sia conservato, lo splendido manto regale
ordinato da re Ruggero è sicuramente un chiaro esempio della fusione tra ergasterion greco e tiraz arabo, col grande
ricamo in oro a punto spiccato, opera di ricamatori arabi, su un fondo rosso vivo capolavoro di tessitori greci. Il
mantello da parata in seta rossa stampata a mano, fu confezionato intorno al 1133-1134 per l’incoronazione di Ruggero
II, primo re normanno di Sicilia (1130-1154), ed è ricamato a fili d’oro, smalto e perle. Ai lati di un palmizio stilizzato
sono rappresentati due leoni trionfanti, che sottomettono un cammello in atto di devozione. La figura del leone che
soggioga un animale è spesso associata alla rappresentazione di Ruggero II che soggioga il cammello orientale,
simboleggiante il trionfo della Fede cristiana su quella musulmana. Il trattamento iconografico qui è nettamente
orientaleggiante. Lungo l’orlo vi è un’iscrizione ricamata in caratteri cufici, che glorifica Ruggero II. Le borchie ai lati
dell’allacciatura sono a smalto e sono decorate con un simbolo cosmologico: due quadrati si intrecciano a formare una
stella al cui centro è un sole. Il richiamo cosmico era tradizionale nei mantelli imperiali bizantini, ma nel mantello di
Ruggero II il motivo è piuttosto accennato che svolto con ampiezza.
Alba di re Guglielmo II
Assieme al manto di Ruggero II, l’alba costituiva uno degli elementi di abbigliamento da cerimonia. La sua datazione
(1181) è oggi confermata dall’analisi di alcuni frammenti di tessuto con scritte in arabo. I ricami su seta, con le pietre
preziose che guarniscono il petto, il lembo della veste e i bordi delle maniche, forse, furono fatti aggiungere da Federico
II. Del corredo facevano parte anche i guanti e i calzari, anch’essi decorati con ricami in argento dorato e di perline.
L’installazione prevede una postazione multimediale con uso di immagini, testi e l’emissione di suoni e/o
voci narranti.
DURATA FILMATI 1,5 MINUTI COMPLESSIVI (NUMERO 2 FILMATI)
Sono da prevedere le seguenti fasi operative:
Pre-produzione:
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 Eventuale ricerca e/o acquisizione dei materiali e repertori iconografici e raccolta dati storico
informativi, che verranno indicati dall’Amministrazione
 Stesura di una sceneggiatura
 Stesura story-board
 Verifica con la stazione appaltante dell’impostazione progettuale
Riprese video e audio e reperimento materiale d’archivio:
 Acquisizione materiale iconografico relativo alle due porte bronzee
 Riprese in loco delle due porte bronzee
Montaggio video e audio:
 Montaggio delle scene con integrazione di grafica ed effetti adeguati
 Realizzazione della colonna sonora con musiche, e speaker
 Verifica con la stazione appaltante del pre-montato prima dell’edizione definitiva
 Edizione definitiva
Versioni in lingua straniera per audio, testi e didascalie immagini:
 Traduzione in inglese, spagnolo, arabo e cinese.
 Speaker
 Mixaggio.
Preparazione dei filmati e delle cartelle per il sistema interattivo
 Adeguamento dei filmati al sistema interattivo
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H.2 Secondo scrigno: oggetti da cerimonia
Contenuti testuali e iconografici
Spada da cerimonia di Federico II
Impugnatura ed elsa di legno rivestito di pergamena d’oro; il fodero è di lino (era una spada da cerimonia, non da
combattimento, quindi fu scelto un materiale leggero per non impacciare i movimenti del sovrano), con applicazioni di
placche smaltate, perle e pietre preziose.
Corona di Costanza
La corona è stata rinvenuta nel sarcofago di Costanza d’Aragona (ispezionato nel 1491). Questo tipo di corona con
pendagli, ornata da file di perle ricamate e da pietre preziose incastonate su una calotta d’argento dorato, s’ispira al
“kamelaukion”, la corona imperiale portata dagli imperatori bizantini a partire dal VI secolo. Si tratta, pertanto, di un
attributo della sacralità reale e la denominazione “corona di Costanza” è forse impropria. La corona potrebbe essere
stata portata da Federico II in occasione della sua incoronazione nel 1220, ma alcuni studiosi propongono di datarla
all’epoca di Ruggero II (incoronato nel 1130) poiché il lavoro d’oreficeria è tipico dei laboratori del palazzo reale di
Palermo, a partire da quel periodo. Nel 1781 fu nuovamente aperto il sarcofago per volere dei Borbone. Il contenuto
della cassetta non era in buone condizioni e alcuni pezzi dello stesso diadema non furono trovati. Il regale copricapo fu
nuovamente restaurato, cambiandolo di forma. Di questa seconda ispezione abbiamo le testimonianze e le relazioni
corredate da disegni ed incisioni di Francesco Daniele, del canonico Gregorio e del tenente del Genio militare ingegnere
Manganaro, che presenziarono all’avvenimento. Josef Deér desume (1952) che la corona “[...] è giunta a noi senza
alcun cambiamento” e denigra le relazioni del Daniele. La stessa valutazione è stato espressa da Heuser secondo il quale
“[...] la corona è giunta a noi intatta così come l’imperatore l’affidò al sarcofago in occasione della sepoltura nel 1222”.
Ma i disegni del Daniele coincidono con le incisioni dell’ingegner Manganaro. E, soprattutto, lo studio della fodera
originale conferma la forma tramandataci da questi testimoni. Anche i supporti metallici degli archi della calotta
confermerebbero l’asimmetria.
L’installazione prevede una postazione multimediale con uso di immagini, testi e l’emissione di suoni e/o
voci narranti.
DURATA FILMATI 1,5 MINUTI COMPLESSIVI (NUMERO 2 FILMATI)
Sono da prevedere le seguenti fasi operative:
Pre-produzione:
 Eventuale ricerca e/o acquisizione dei materiali e repertori iconografici e raccolta dati storico
informativi, che verranno indicati dall’Amministrazione
 Stesura di una sceneggiatura
 Stesura story-board
 Verifica con la stazione appaltante dell’impostazione progettuale
Riprese video e audio e reperimento materiale d’archivio:
 Acquisizione materiale iconografico relativo alle due porte bronzee
 Riprese in loco delle due porte bronzee
Montaggio video e audio:
 Montaggio delle scene con integrazione di grafica ed effetti adeguati
 Realizzazione della colonna sonora con musiche, e speaker
 Verifica con la stazione appaltante del pre-montato prima dell’edizione definitiva
 Edizione definitiva
Versioni in lingua straniera per audio, testi e didascalie immagini:
 Traduzione in inglese, spagnolo, arabo e cinese.
 Speaker
 Mixaggio.
Preparazione dei filmati e delle cartelle per il sistema interattivo
 Adeguamento dei filmati al sistema interattivo
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H.3. Terzo scrigno: scrigni e reliquiari
Contenuti testuali e iconografici
Reliquiario di Sant’Elena (metà del XII secolo)
Si tratta di un prezioso reliquiario rinvenuto a Roma nella cappella di Sant’Elena, a Santa Maria in Ara Coeli. Lo
scrigno è formato da tavolette scolpite in legno di sandalo. La decorazione del coperchio raffigura la croce e la colomba
ed è incastonata di pietre preziose, ricavate da gioielli antichi. La decorazione sui fianchi è disposta in tre riquadri che
presentano da un lato degli uccelli addossati o affrontati e, dall’altro lato, gazzelle fra due grifoni. Tutti gli animali
hanno gli occhi di granati e smeraldi. Il cofanetto è ricoperto da una pittura policroma che lascia intravedere tracce di
foglie d’oro. Tutti gli elementi stilistici richiamano la produzione delle manifatture palermitane del XII secolo o,
attraverso queste, l’importazione dall’Egitto fatimita.
Il cofanetto conteneva le reliquie di Elena, madre di Costantino, primo imperatore cristiano. Lo commissionò papa
Anastasio IV, verso il 1154, ed è interessante che per queste preziose reliquie si sia rivolto ai più rinomati artigiani
siculo-normanni.
Dimensioni dell’oggetto:
cm 17 x 28 x 14.
Bibliografia di riferimento:
I Normanni, popolo d’Europa, a cura di M. D’Onofrio, Roma-Venezia, 1994.
Luogo di conservazione:
Chiesa di Santa Maria in Ara Coeli, Roma.
Cofano, XII sec.
Cofano di forma parallelepipeda rivestito in avorio, dipinto e dorato. Mostra scene di caccia con il falcone.
Dimensioni dell’oggetto:
cm. 17,5 x 48,3 x 19,5
Bibliografia di riferimento:
L’età normanna e sveva in Sicilia, catalogo della mostra a Palazzo dei Normanni a Palermo, 1994.
Luogo di conservazione:
Tesoro della Cappella Palatina nel Palazzo dei Normanni, Palermo
Cofanetto, XI-XII sec.
Cofanetto con intarsi geometrici (quadrati ed ottagoni concentrici) in avorio, ebano e mastice. Di forma parallelepipeda,
con coperchio tronco-piramidale. Conosciuto anche come “cofanetto egiziano d’avorio di Federico II”, per la
particolarità dell’intarsio che forma gli ottagoni, figure geometriche “care” all’imperatore.
Dimensioni dell’oggetto: cm. 34 x 22
Bibliografia di riferimento:
L’età normanna e sveva in Sicilia, catalogo della mostra al Palazzo dei Normanni a Palermo, 1994;
F. Gabrieli, U. Scerrato, Gli Arabi in Italia, Milano, 1979.
Luogo di conservazione:
Tesoro della Cappella Palatina nel Palazzo dei Normanni, Palermo.
L’installazione prevede una postazione multimediale con uso di immagini, testi e l’emissione di suoni e/o
voci narranti.
DURATA FILMATO 1 MINUTO COMPLESSIVO (NUMERO 1 FILMATO)
Sono da prevedere le seguenti fasi operative:
Pre-produzione:
 Eventuale ricerca e/o acquisizione dei materiali e repertori iconografici e raccolta dati storico
informativi, che verranno indicati dall’Amministrazione
 Stesura di una sceneggiatura
 Stesura story-board
 Verifica con la stazione appaltante dell’impostazione progettuale
Riprese video e audio e reperimento materiale d’archivio:
 Acquisizione materiale iconografico relativo alle due porte bronzee
 Riprese in loco delle due porte bronzee
Montaggio video e audio:
 Montaggio delle scene con integrazione di grafica ed effetti adeguati
 Realizzazione della colonna sonora con musiche, e speaker
 Verifica con la stazione appaltante del pre-montato prima dell’edizione definitiva
 Edizione definitiva
Versioni in lingua straniera per audio, testi e didascalie immagini:
 Traduzione in inglese, spagnolo, arabo e cinese.
 Speaker
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 Mixaggio.
Preparazione dei filmati e delle cartelle per il sistema interattivo
 Adeguamento dei filmati al sistema interattivo
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H.4. Quarto scrigno: oggetti d’arte sacra
Nucleo tematico e contenuti testuali
Fa riferimento agli oggetti di arte sacra molti dei quali ancora oggi rintracciabili attraverso la lettura degli inventari
stilati in occasione delle sacre visite che i vescovi effettuavano nella propria Diocesi, o dall’esame di semplici registri
elencati dai canonici tesorieri del Duomo di Monreale.
I contenuti si differenzieranno rispetto a quelli analoghi del sesto armadio dell'area tematica della Diocesi.
Bibliografia e fonti archivistiche di riferimento:
ARCHIVIO STORICO DEL DUOMO DI MONREALE, Inventario della sagrestia del Duomo, MUSEO DIOCESANO
DI MONREALE (1755), Inventario delli giugali suppellettili, vasi sagri, et altri della venerabile Cappella del SS.ma
Crocifisso fondata dentro la Matrice Real Metropolitana Chiesa della Città di Monreale, manoscritto.
M. Vitella, Paramenti sacri di committenza vescovile: analisi storico – critica di alcuni manufatti tessili della Sicilia
occidentale, in Splendori di Sicilia. Arti decorative dal Rinascimento al Barocco, catalogo della mostra a cura di M. C.
Di Natale, Milano 2001.
R. Civiletto, Teixits espanyols a les eglesies sicilianes, in Magnificència i extravagància europea en l’art tèxtil a Sicilia,
a cura di G. Cantelli e S. Rizzo, Palermo 2003, pp. 195 - 217.
M. C. Di Natale, L’illuminata committenza dell’Arcivescovo Giovanni Roano, in L. Sciortino , La cappella Roano del
Duomo di Monreale: un percorso di arte e fede, Caltanissetta 2006, pp. 17-32.
L’installazione prevede una postazione multimediale con uso di immagini, testi e l’emissione di suoni e/o
voci narranti.
DURATA FILMATO 1 MINUTO COMPLESSIVO (NUMERO 1 FILMATO)
Sono da prevedere le seguenti fasi operative:
Pre-produzione:
 Eventuale ricerca e/o acquisizione dei materiali e repertori iconografici e raccolta dati storico
informativi, che verranno indicati dall’Amministrazione
 Stesura di una sceneggiatura
 Stesura story-board
 Verifica con la stazione appaltante dell’impostazione progettuale
Riprese video e audio e reperimento materiale d’archivio:
 Acquisizione materiale iconografico relativo alle due porte bronzee
 Riprese in loco delle due porte bronzee
Montaggio video e audio:
 Montaggio delle scene con integrazione di grafica ed effetti adeguati
 Realizzazione della colonna sonora con musiche, e speaker
 Verifica con la stazione appaltante del pre-montato prima dell’edizione definitiva
 Edizione definitiva
Versioni in lingua straniera per audio, testi e didascalie immagini:
 Traduzione in inglese, spagnolo, arabo e cinese.
 Speaker
 Mixaggio.
Preparazione dei filmati e delle cartelle per il sistema interattivo
 Adeguamento dei filmati al sistema interattivo
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H.5. Quinto scrigno: Le monete
Contenuti testuali e iconografici
Nella loro progressiva penetrazione in Italia meridionale, i Normanni si adeguano alle situazioni monetarie delle varie
zone, come del resto anche i Normanni in Inghilterra. Erano due le aree numismatiche prenormanne: nella parte
continentale in cui vigevano monete bizantine d’oro e di rame e i tarì di imitazione araba ad Amalfi e Salerno; in
Sicilia, gli Arabi avevano un sistema monetario basato sul dinar d’oro e sul dirhem d’argento. Le prime monete prodotte
in Italia dai Normanni sono alcuni follari anonimi battuti sotto il Guiscardo e Ruggero I; quest’ultimo, dopo la
conquista della Sicilia, introduce nell’isola nuovi tipi di tarì, kharrube e follari, contrassegnati da una croce a T. Ma la
vera riorganizzazione monetaria si ha con Ruggero II. Il sovrano, infatti, proibisce la circolazione di monete straniere e
ne introduce una sua: il “ducato”. Con la riforma monetaria del 1140 viene imposto come moneta di riferimento in tutto
il regno il tarì siciliano. La produzione delle monete era concentrata in poche zecche: Palermo e Messina per i tarì
siciliani; Salerno per i follari del ducato di Puglia; Amalfi per i tarì di oro basso.
Monete (tarì), XI-XII sec., Salerno.
I tarì e le kharubbe, sono le monete coniate dai principi normanni d’Italia a imitazione delle monete arabe. Queste
produzioni erano anonime. Dopo la conquista di Palermo (1072), il laboratorio produsse tarì in arabo col nome del duca
(al-dûqah) Roberto il Guiscardo e del conte (alqûmis) Ruggero.
Bibliografia di riferimento:
Italie des Normands, Normandie des Plantagenêts, Musée de Normandie, Caen, 1995, p. 8.
G. Coppola (a cura di), Trésors romans d'Italie de Sud et de Sicile, Musée des Augustins, Toulouse 1995.
Luogo di conservazione:
Museo Archeologico Provinciale di Salerno.
Tarì di Roberto il Guiscardo (1072, 464 dell’Egira)
Moneta aurea (quarto di denaro o tarì) coniata in Sicilia per ordine del “Duca Roberto, illustre Signore di Sicilia”
secondo l’iscrizione in arabo che compare nel campo, sul diritto della moneta. La legenda circolare sul bordo fornisce,
sempre in arabo, un’indicazione di luogo e data “[...] in Sicilia, nell’anno 464” del calendario islamico, corrispondente
al 1072, anno della conquista normanna di Palermo. L’iscrizione nel campo, sul rovescio, è un’invocazione ad Allah e al
suo profeta e la legenda circolare contiene un versetto di una sourate coranica. Il conquistatore usa deliberatamente un
tipo monetario della Sicilia musulmana.
Dimensioni dell’oggetto:
diametro mm. 14, peso gr. 0,98.
Luogo di conservazione:
Biblioteca Comunale di Palermo.
Moneta aurea siciliana (periodo della Contea di Ruggero I e Ruggero II, 1073-1127)
La moneta aurea (quarto di denaro o tarì) fu battuta in Sicilia sotto il Gran Conte Ruggero I, fratello di Roberto il
Guiscardo, o suo figlio Ruggero II. Il tipo è attribuito agli anni dal 465 al 521 del calendario islamico, corrispondenti
agli anni dal 1073 al 1127. Ruggero II, Conte dal 1127 al 1130, fu incoronato re nel 1130. Da questa data i tarì recano il
nome del sovrano. Sul diritto è coniato un Tau, simbolo della croce della religione cristiana. La legenda limata sul bordo
reca un testo in lingua araba ma non si riesce a decifrare la data né a identificare l’officina. Il campo, sul rovescio, reca
la professione di fede dei Musulmani, in caratteri arabi: “Non esiste altro Dio all’infuori di Allah e Maometto è il suo
profeta”.
Dimensioni dell’oggetto:
diametro mm. 13 peso gr. 0,955.
Luogo di conservazione:
Biblioteca Comunale di Palermo.
Moneta di rame siciliana (follaro di Gugliemo II, 1166-1189)
Si tratta di una moneta di rame (follaro) battuta sotto il regno di Guglielmo II (1166-1189). La moneta, priva di
iscrizioni, reca figure che evocano i territori di produzione di questi follari: sul diritto, un palmizio, a rovescio una testa
un leone, animale allegorico degli Altavilla.
Dimensioni dell’oggetto:
diametro mm. 23 peso gr. 9,58
Bibliografia di riferimento
M. De Luca, Monete serie III, in L’età normanna e sveva in Sicilia, catalogo della mostra al Palazzo dei Normanni a
Palermo, Palermo 1994.
Luogo di conservazione:
Biblioteca Comunale di Palermo.
L’installazione prevede una postazione multimediale con uso di immagini, testi e l’emissione di suoni e/o
voci narranti.
DURATA FILMATO 1 MINUTO COMPLESSIVO (NUMERO 1 FILMATO)
Sono da prevedere le seguenti fasi operative:
52
Pre-produzione:
 Eventuale ricerca e/o acquisizione dei materiali e repertori iconografici e raccolta dati storico
informativi, che verranno indicati dall’Amministrazione
 Stesura di una sceneggiatura
 Stesura story-board
 Verifica con la stazione appaltante dell’impostazione progettuale
Riprese video e audio e reperimento materiale d’archivio:
 Acquisizione materiale iconografico relativo alle due porte bronzee
 Riprese in loco delle due porte bronzee
Montaggio video e audio:
 Montaggio delle scene con integrazione di grafica ed effetti adeguati
 Realizzazione della colonna sonora con musiche, e speaker
 Verifica con la stazione appaltante del pre-montato prima dell’edizione definitiva
 Edizione definitiva
Versioni in lingua straniera per audio, testi e didascalie immagini:
 Traduzione in inglese, spagnolo, arabo e cinese.
 Speaker
 Mixaggio.
Preparazione dei filmati e delle cartelle per il sistema interattivo
 Adeguamento dei filmati al sistema interattivo
53
H.6 Sesto scrigno: I sigilli
Contenuti testuali e iconografici
Sigillo plumbeo di Ruggero II (novembre 1144)
Si tratta del sigillo di un atto di Ruggero II riguardante privilegi concessi a un certo Ursus al quale è attribuita la
qualifica di “ministerium” della chiesa di Santa Maria di Macla. Il sigillo in piombo è simile alle bolle in uso
nell’Impero d'Oriente (Bisanzio) e nella Cancelleria pontificia: un tondello di metallo stampato viene coniato sui due
lati dopo il raffreddamento. Reca una legenda bilingue latina e greca. Sul diritto, intorno a una raffigurazione del Cristo
in Maestà, si legge l’iscrizione (in latino): “Ruggero per grazia di Dio Re di Sicilia, Calabria e Puglia. Sul rovescio,
l’iscrizione (in greco), parzialmente lacunosa, recita: “Ruggero, re potente e pio”. Il re è raffigurato con gli attributi del
potere alla maniera degli imperatori bizantini. L’atto è datato Messina, 3 novembre 1144. Dimensioni dell’oggetto:
diametro mm. 35.
Luogo di conservazione:
Biblioteca Centrale della Regione Siciliana, Tabulario di Santa Maria la Nova di Monreale.
Sigillo rubeo di Guglielmo II (aprile 1172)
Sigillo apposto a un documento di Guglielmo II a favore di Gualtiero, arcivescovo di Palermo (1166-1189). L’atto
estende all’Arcivescovo i poteri giurisdizionali. Il sigillo è in cera rossa su disco ligneo e presenta una raffigurazione del
re diversa da quella delle bolle in piombo. Il re non è raffigurato in piedi, bensì in maestà, seduto sul trono e con gli
attributi del potere, tra i quali un globo con croce sovrapposta. Il sigillo reca l’iscrizione (in latino): “Guglielmo, per
grazia di Dio Re di Sicilia, duca di Puglia e principe di Capua”.
Dimensioni dell’oggetto:
diametro totale mm. 55.
Bibliografia di riferimento:
P. Bulgarella, Nozioni di diplomatica siciliana, Palermo 1978.
L’età normanna e sveva in Sicilia, catalogo della mostra al Palazzo dei Normanni a Palermo, Palermo 1994, p. 90.
Luogo di conservazione:
Biblioteca Centrale della Regione Siciliana, Tabulario di Santa Maria la Nova di Monreale, pergamena n. 22.
Sigillo di Guglielmo II (1184)
Sigillo in piombo apposto su un decreto di Guglielmo II (1166-1184) riguardante la concessione di alcune proprietà alla
chiesa di Santa Maria la Nova a Monreale. Il sigillo raffigura sul diritto il Cristo in Maestà e sul rovescio il re
Guglielmo II con gli attributi del potere e reca l’iscrizione: “Guglielmo per grazia di Dio Re di Sicilia, Duca di Puglia e
Principe di Capua”.
Sia l’iscrizione che il documento sono in latino e denotano l’abbandono del bilinguismo greco e latino da parte della
Cancelleria reale, anche se il sigillo è sostanzialmente analogo a quelli in uso durante il regno di Ruggero II, primo re di
Sicilia (1130-1154), che si rifacevano a loro volta ai modelli dell’impero d’Oriente. Si tratta di una bolla (dal latino
bulla) o tondello di metallo, battuto sulle due facce. La raffigurazione del Cristo sul diritto e del re sul rovescio intende
creare un’associazione diretta tra la monarchia terrestre e il regno divino.
Dimensioni dell’oggetto:
diametro mm. 35.
Luogo di conservazione:
Biblioteca Centrale della Regione Siciliana, Tabulario di Santa Maria la Nova di Monreale.
Sigillo di Enrico VI (1195)
Si tratta del sigillo di Enrico VI, apposto su un documento con il quale viene concessa la protezione dell’imperatore
germanico alla chiesa di Santa Maria la Nuova fondata dal re normanno Guglielmo II. La solennità dell’atto che afferma
la legittimità del nuovo potere svevo è rafforzata dall’associazione al decreto dell’imperatrice Costanza d’Altavilla,
erede dei re normanni, e da testimoni che rappresentano i vari ambienti del potere: gli “antichi” dignitari del potere
normanno nel mezzogiorno d’Italia e in Sicilia, ora alleati dell’imperatore, tra i quali l’arcivescovo di Palermo e il
vescovo di Capua, e i “nuovi” conquistatori germanici, tra i quali il vescovo di Worms e il marchese di Monferrato. Il
sigillo raffigura l’imperatore in Maestà sul trono con gli attributi del potere e la legenda si discosta totalmente dalla
tradizione bizantina della Cancelleria siculo-normanna. Sul diritto essa proclama, secondo la tradizione romana, “Enrico
per grazia di Dio Imperatore dei Romani e sempre Augusto” (Semper Augustus), mentre sul rovescio è raffigurata una
città con l’iscrizione “Roma caput mundi”.
Dimensioni dell’oggetto:
diametro mm. 55.
Luogo di conservazione:
Biblioteca Centrale della Regione Siciliana, Tabulario di Santa Maria la Nova di Monreale, pergamena n. 65
Sigillo di Santa Maria la Nova di Monreale
Si tratta di un sigillo di piombo, che reca sul recto, al centro, la Madonna seduta in trono e aureolata, reggente nella
mano sinistra uno scettro gigliato. Attorno alla circonferenza, tra due cerchi concentrici, è riportata la scritta:
SIGILLUM SANCTE MARIE REGALIS. Nel verso del sigillo, al centro, è raffigurata la basilica di Monreale attraverso il
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disegno di un corpo centrale coronato da una cupola e una grande croce, affiancato da due torri. Attorno alla
circonferenza, nei due cerchi concentrici, è riportata la scritta: ECCLESIA SANCTE MARIE NOVE.
Dimensioni dell’oggetto:
diametro mm. 45.
Luogo di conservazione:
Biblioteca Centrale della Regione Siciliana, Tabulario di Santa Maria la Nova di Monreale
L’installazione prevede una postazione multimediale con uso di immagini, testi e l’emissione di suoni e/o
voci narranti.
DURATA FILMATO 1 MINUTO COMPLESSIVO (NUMERO 1 FILMATO)
Sono da prevedere le seguenti fasi operative:
Pre-produzione:
 Eventuale ricerca e/o acquisizione dei materiali e repertori iconografici e raccolta dati storico
informativi, che verranno indicati dall’Amministrazione
 Stesura di una sceneggiatura
 Stesura story-board
 Verifica con la stazione appaltante dell’impostazione progettuale
Riprese video e audio e reperimento materiale d’archivio:
 Acquisizione materiale iconografico relativo alle due porte bronzee
 Riprese in loco delle due porte bronzee
Montaggio video e audio:
 Montaggio delle scene con integrazione di grafica ed effetti adeguati
 Realizzazione della colonna sonora con musiche, e speaker
 Verifica con la stazione appaltante del pre-montato prima dell’edizione definitiva
 Edizione definitiva
Versioni in lingua straniera per audio, testi e didascalie immagini:
 Traduzione in inglese, spagnolo, arabo e cinese.
 Speaker
 Mixaggio.
Preparazione dei filmati e delle cartelle per il sistema interattivo
 Adeguamento dei filmati al sistema interattivo
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H.7 Ritratti di Re, Regine, Principi e Principesse
Attraverso apparizioni alternate e sincronizzate (come in un “gioco di carte”) da due monitor (32 pollici) vengono
trasmessi immagini, filmati, suoni e voci narranti relativi alle effigi e alla vita dei Signori, dei re e delle regine di Sicilia
in età normanno-sveva.
- Caratteristiche multimediali dell’exhibit: visione di immagini, filmati, suoni e voce narrante.
- Ciclo temporale dell’evento multimediale: 5 minuti.
Contenuti testuali e iconografici
La maggior parte delle immagini saranno tratte da:
F. M. Emanuele e Gaetani, Marchese di Villabianca, Opuscoli palermitani, tomo XIX, ms. del XVIII sec., Biblioteca
Comunale di Palermo, ai segni Qq E 95; in particolare, dalla carta n. 12 alla n. 92, che contiene l’opuscolo Degli antichi
e moderni Re di Sicilia che dietro ai Saraceni, da Normanni prendonsi e Svevi, Angioini, [...].
Regum Siciliae imagines et elogia a comite Rogerio ad invictissimum Imper.rem Augustum Carolum VI inter Siciliae
Reges III faustè regnanem, ms. del sec. XVIII, Biblioteca Centrale della Regione Siciliana, ai segni Ms. XIV. F. 15.
L’anonimo autore di questo manoscritto ha raffigurato, ciascuno entro una cornice precedentemente predisposta, 27 dei
31 sovrani che governarono la Sicilia dal tempo dei normanni fino a Carlo VI Asburgo d’Austria.
1. Adelasia del Vasto
Appartenente alla famiglia degli Alerami, sposò il conte Ruggero. Narra il Malaterra: “nell’anno 1089, il conte Ruggero
essendo rimasto vedovo di Eremburga figlia di Guglielmo, conte di Mortain, si risposa con Adelasia, nipote del
marchese Bonifacio del Vasto, essendo figlia del fratello di questi, giovinetta di assai dignitosa bellezza”. Ruggero ha 58
anni compiuti (è nato nel 1031), età piuttosto avanzata per quei tempi, ed è al terzo matrimonio; pensa di avere un figlio
maschio legittimo e cerca nella sua sposa una parentela con la Francia, paese da cui discendono gli Alerami, e coi
Lombardi, già residenti e attivi nell’Italia meridionale. Il matrimonio è celebrato a Mileto, in Calabria. Pare che, anni
dopo, Adelasia abbia ordito una congiura contro Goffredo, figlio di Ruggero, conte di Ragusa, per evitare la successione
di questi al padre: è l’anno 1093, l’anno della nascita di suo figlio Simone, quando Goffredo incappa in un agguato
tesogli da sicari. Nel 1095 Adelasia dà alla luce un altro figlio, Ruggero. Nel 1101 muore il Conte e la Contessa, ancora
giovane, trasferisce la corte prima da Mileto a Messina e poi a Palermo. Adelasia è, di fatto, la prima regina della Sicilia
2. Ruggero II
Figlio secondogenito di Ruggero d’Altavilla e di Adelasia (22 dicembre 1095 - 1154). Conte di Sicilia (1101-1130),
duca di Puglia e di Calabria (1127-1130), e il primo re di Sicilia (1130-1154), Ruggero crebbe nell’ambiente
cosmopolita della corte di Palermo, educato da precettori greci e musulmani. Sin da giovane avvia un’energica politica
di consolidamento della contea, progettando parallelamente l’unificazione dei domini normanni d’Italia. Il disegno
politico di Ruggero si rende possibile nel 1126 e senza il ricorso alle armi: il cugino Guglielmo, duca di Puglia, moriva,
infatti, senza eredi. È il momento ideale per reclamare i possedimenti degli Altavilla e la Signoria di Capua; Ruggero
sbarca sul continente e conquista senza difficoltà Amalfi e Salerno, dove veniva incoronato. La riunione di Sicilia e
Puglia è, ovviamente, osteggiata dal papa e dagli stessi signori locali. Tuttavia, pur scomunicato da Onorio II, Ruggero
continua la sua marcia verso la Puglia, dove le città di Taranto, Otranto, Brindisi e Castro si arrendono senza opporre
resistenza, riconoscendolo loro duca. Fallisce anche la coalizione composta da Roberto II di Capua e Rainulfo III di
Alife tanto che, nell'agosto 1128, il pontefice è costretto a nominare a Benevento Ruggero II duca di Puglia. Scrive Ugo
Falcando nel suo Liber de regno Siciliae (vivace e personale cronaca della corte normanna fra il 1154 e il 1169): “Si sa
dunque che quando il Conte di Sicilia Ruggero, fratello di Roberto il Guiscardo duca delle Puglie, venne a morte, il
figlio Ruggero dapprima gli successe nel governo di tutta la Sicilia e di parte della Calabria e poi, quando seppe della
morte di Guglielmo, duca delle Puglie suo congiunto, passò in quei territori e qui, occupate le città e sottomessi i
principi che gli si erano opposti, assoggettò ogni cosa al suo dominio ed infine si impossessò del ducato pugliese. E
ritenendo poco opportuno che un così grande e vasto potere fosse ristretto in un titolo esiguo, volle essere chiamato re
anziché duca e della Sicilia fece un regno”. Tra il 1128 e il 1129 il principe normanno conquista anche Napoli, Bari e
Capua, assumendo così la veste di signore dell’Italia meridionale. Il titolo gli viene sancito nell’assemblea di Salerno
del 1129: è la data di fondazione del Regno di Sicilia. Nella notte di Natale del 1130 Ruggero, approfittando dello
scisma papale prodotto dall’elezione contemporanea di Innocenzo II e Anacleto II, si fa incoronare re di Sicilia, con una
cerimonia consacrata dagli arcivescovi di Benevento, Capua, Salerno e Palermo. L’incoronazione è stata preceduta dalla
bolla di approvazione inviata da Anacleto II il 27 settembre 1130. Ma alla fondazione del Regnum, il governo di
Ruggero II è immediatamente contrassegnato da numerose guerre. Contro il sovrano si coalizzano infatti Innocenzo II,
l’imperatore Lotario II di Supplimburgo, il basileus Giovanni II Comneno, le repubbliche marinare di Genova, Pisa,
Venezia e, nel regno, numerose città e baroni ribelli. Nel luglio 1134 le truppe ruggeriane costringono Rainulfo, Sergio
VII duca di Napoli e gli altri ribelli a sottomettersi, mentre Roberto viene espulso da Capua; la pace con Innocenzo II,
ottenuta nel 1139 insieme al titolo regio, consente al re di ristabilire un equilibrio interno e riprendere, con la
collaborazione dell’ammiraglio Giorgio d’Antiochia, la politica estera, puntando alla Grecia e a Costantinopoli. Dopo la
vittoria del re, il Papa lo investe del titolo di Rex Siciliae ducatus Apuliae et principatus Capuae.
«La figura del re Fiero e riflessivo, ancor prima della nomina a re riesce a guadagnarsi la stima e la simpatia del popolo
e dei nobili. Ugo Falcando afferma: “Mi piace soprattutto, e non certo per piaggeria, ricordare anche se brevemente, gli
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aspetti positivi del suo carattere. La sua intelligenza, unita alla preparazione, è tanta che quando gli si pone un
problema, egli risponde con la massima prontezza. […] e non ha mai mostrato vergogna di ascoltare l’opinione di tutti
per scegliere la migliore. Se poi sulla stessa questione gli è balenata un’idea che gli è parsa sensata, ha sempre deciso,
spiegandone la ragione”. A sentir chi lo ha conosciuto, egli ama la strategia e la applica nella vita di tutti i giorni.
Inoltre, secondo Romualdo Salernitano, “con grande diligenza ha ordinato ricerche sui costumi e le abitudini degli altri
re e dei popoli stranieri. Tutto questo per apprezzare e fare proprio ciò che gli sembrava più bello o più utile. Chiunque
abbia egli trovato utile per consigli o illustre per la guerra, lo ha spronato alla virtù, coprendolo di incentivi”» (S. Spoto,
Sicilia normanna, Roma 2003, pp. 217-220).
2.1 Immagini per Ruggero II
Statua di Ruggero all'ingresso del Palazzo Reale di Napoli a Piazza del plebiscito.
Mosaico raffigurante Ruggero II che riceve la corona da Cristo, Chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio (“la
Martorana”) a Palermo. Il mosaico reca l’iscrizione Rogerios Rex.
Miniatura Liber Augustalis di Pietro da Eboli.
3. Guglielmo I
«Guglielmo I (detto il Malo), successore di Ruggero, trascorse la maggior parte del suo periodo di regno in Palermo, e
la maggior parte delle sue giornate - come sussurravano le malelingue - nei giardini e negli harem del suo palazzo. La
presenza fisica del sovrano in Sicilia consentì perciò l’evolversi di un sistema amministrativo alquanto diverso,
impostato su fondamenta a un tempo arabe e bizantine» (D. S. H. Abulafia, Frederick II. A Medieval Emperor, Londra
1988, tr. it., Federico II. Un imperatore medievale, Torino 1990).
Quarto figlio di RuggeroII ed Elvira di Castiglia, Guglielmo I, “detto il Malo (1120-1166)”, fu co-reggente insieme al
padre dal 1150; sale al trono il 26 febbraio del 1154. Personaggio controverso e schivo, sembra che abbia trascorso la
maggior parte della sua vita a Palermo; amante del lusso e della tranquillità, avviò la costruzione del noto castello della
Zisa - completato dal successore - luogo di delizie ed espressione della potenza regale. Sposò Margherita, figlia di
Garcia IV Ramirez di Navarra, che gli diede quattro figli: Ruggero duca di Apulia, Roberto, Guglielmo successore del
padre sul trono di Sicilia, ed Enrico, principe di Capua.
4. Margherita di Navarra
Margherita figlia di Garcia IV di Navarra (Laguardia, ca. 1138 - Palermo, 12 agosto 1183), regina consorte di Sicilia dal
1154 al 1166, moglie di Guglielmo I, e reggente del regno di Sicilia dal 1166 al 1171. Nel 1154, alla morte del suocero,
Ruggero II, Margherita divenne regina consorte del regno di Sicilia, in un periodo piuttosto travagliato della vita del
regno, tra minacce esterne e le insidie dei baroni avversi all’assolutismo stabilito da Ruggero II. Nel 1156, e poi, nel
1160, si ebbero delle rivolte; particolarmente grave fu la seconda, guidata da Matteo Bonello che portò all’uccisione di
Maione di Bari, di cui la regina pare fosse innamorata (e contraccambiata). Nel 1166, alla morte del marito, Margherita
ebbe la tutela dell’erede al trono, Guglielmo, ed esercitò la reggenza. Inizialmente, anziché appoggiarsi ai funzionari
che reggevano le sorti del regno con suo marito, fece venire dalla Navarra il fratellastro, Rodrigo, che nominò conte di
Montescaglioso, il cugino, Stefano conte du Perche, nominato cancelliere e arcivescovo di Palermo, ed altri parenti cui
affidò il governo del regno. Questo comportamento scontentò sia i baroni che i funzionari, italici e saraceni, e portò alla
rivolta capeggiata da Matteo d’Aiello, che in un primo tempo fu imprigionato, ma in seguito riuscì ad avere la meglio e
a fare allontanare i navarresi e i normanni. Credente e osservante, Margherita fu la principale sostenitrice della
fondazione dell’Abbazia circestense di Santa Maria di Maniace (1173), dove, si narra, trascorse in clausura gli ultimi
anni della sua esistenza. Margherita, secondo lo storico La Lumia in età avanzata era ancora bella, superba e leggiadra,
morì il 12 agosto 1183, e fu sepolta nel Duomo di Monreale.
5. Guglielmo II
«il re perfetto […]. Perché ha tutte le coordinate per esserlo. Perché è il re bellissimo e giovane. Di una bellezza
conturbante, ne è testimone Falcando: “Qui cum pulcherrimus esset, ea tamen die, nescio quo pacto, pulcrior apparens
et augustiorem quamdam in vultu preferens venustatem”. Morto giovane e bellissimo [...]. Fissato per sempre nella sua
grande bellezza e gioventù. [...]. Gioventù e bellezza saranno sempre con lui, lo accompagneranno sempre, non
potranno mai più separarsi da lui» (G. M. Cantarella, Il pallottoliere della regalità: il perfetto re della Sicilia normanna,
in corso di stampa in Miscellanea in onore di Vincenzo D’Alessandro.
Così lo descrisse Dante: «E quel che vedi ne l’arco declivo, / Guglielmo fu, cui quella / terra plora / che piagne Carlo e /
Federigo vivo: / ora conosce come / s’innamora / lo ciel del giusto rege, e / al sembiante / del suo fulgore il fa / vedere
ancora». (Paradiso, canto XX, linee 61-66).
Guglielmo II (Palermo, 1153 - 18 novembre 1189) discendente della famiglia degli Altavilla, è il sovrano normanno di
cui i cronisti dell’epoca sottolinearono spesso, oltre alla bellezza, la correttezza nell’esercizio delle funzioni, il rispetto
per le leggi ed il popolo, l’istruzione e la mitezza d’indole: qualità che gli valsero l’appellativo di Buono. Salito al trono
nel 1166, appena tredicenne sebbene sotto tutela della madre Margherita di Navarra, Guglielmo affronta
immediatamente il governo di un regno gravemente minacciato dai complotti e dalle cospirazioni. In effetti, la regina,
diffidando dei feudatari e dei funzionari scelti da Guglielmo, si era rivolta alla propria famiglia: nello stesso anno
veniva infatti eletto cancelliere e arcivescovo di Palermo il suo giovane cugino Stefano du Perche, mentre Guglielmo di
Blois assumeva l’incarico di istruire il giovane re. Il favore accordato alla cerchia francese e navarrese alimentava però
il rancore dei funzionari locali: i numerosi complotti orditi contro Stefano du Perche, lo costringevano quindi a lasciare
la Sicilia alla fine dell’estate 1168. La partenza del cancelliere costringe la regina a formare un nuovo
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consiglio, formato da dieci autorità poste sotto il controllo di Gentile d’Agrigento: i conti Ruggero di Gerace e
Riccardo di Molise, lo spagnolo Enrico di Montescaglioso, fratello della regina, il notaio Matteo, il gayto Riccardo, il
vescovo Riccardo Palmer, Romualdo, vescovo di Salerno e cronista del regno; infine Giovanni, vescovo di Malta e
Gualtiero, precettore del giovane re e decano del capitolo di Agrigento, che sarà il futuro arcivescovo di Palermo. La
rivolta baronale si sopisce nel 1172 quando Guglielmo, avendo compiuto i diciotto anni, viene incoronato Re di Sicilia.
Sul fronte interno il re riequilibrava infatti i rapporti di forza, riducendo l’influenza dei musulmani e assegnando
maggiore spazio ai baroni locali; contemporaneamente si guadagnava l’amicizia di papa Alessandro III, appoggiandolo
contro il Barbarossa che avanzava nel Nord Italia. Nel 1176 intanto, il re aveva fondato il monastero di Monreale, dove
poi sarà sepolto. Il 13 febbraio 1177, Guglielmo sposava la giovanissima Giovanna Plantageneto (1165-1199), figlia di
Enrico II d’Inghilterra e sorella di Riccardo Cuor di Leone, cementando quei rapporti con la corte inglese che erano stati
avviati sin dal 1170. Il matrimonio rimaneva tuttavia senza eredi. Forse proprio per questo motivo, nel 1186 il re dava in
sposa a Enrico VI, figlio del Barbarossa, sua zia Costanza, erede postuma di Ruggero II: un matrimonio per effetto del
quale la successione al trono sarebbe passata agli Svevi.
6. Tancredi
Tancredi di Lecce (Lecce, circa 1138 - 20 febbraio 1194), Conte di Lecce (1149-1154 e 1169-1194) e poi Re di Sicilia
(1189-1194). Figlio naturale di Ruggero III di Puglia (il figlio maggiore di Ruggero II di Sicilia) e di Emma dei conti di
Lecce. Morto Ruggero II, Tancredi fu coinvolto nella rivolta di Ruggero Sclavo (1160), in seguito alla quale fu costretto
all’esilio a Costantinopoli da Guglielmo I di Sicilia (Guglielmo il Malo); ritornò in Sicilia solo dopo l’assunzione del
trono da parte di Guglielmo II. Quando Guglielmo il Buono morì, non essendovi discendenti diretti, si pose il problema
della successione. In punto di morte, Guglielmo avrebbe indicato Costanza d’Altavilla ad erede ed obbligato i cavalieri
a giurarle fedeltà, accettando a sorpresa le nozze di questa con Enrico VI. Una parte della corte, sperando anche
nell’appoggio papale, simpatizzava invece per Tancredi, che era riuscito ad ottenere una certa stima come comandante
militare ed era, per quanto illegittimo, l’ultimo discendente maschio della famiglia Altavilla. Nel novembre 1189,
Tancredi fu incoronato a Palermo re di Sicilia. Il Papa approvò e riconobbe l’elezione. Quando Enrico successe nel
trono al padre, decise subito di riconquistare la Sicilia, supportato anche dalla flotta della marineria pisana, da sempre
fedele all’imperatore. Tuttavia, la flotta siciliana riuscì a battere la marineria pisana; l’esercito di Enrico, anche a causa
di una serie di eventi sfortunati (fra tutte una pestilenza), fu decimato. Inoltre, Tancredi riuscì a catturare ed
imprigionare la zia Costanza, moglie di Enrico. Per il rilascio dell’imperatrice il conte di Lecce pretese che Enrico
scendesse a patti con un accordo di tregua. Quale gesto di buona volontà, acconsentì a consegnare Costanza a Papa
Celestino III che si era offerto quale mediatore; durante il viaggio verso Roma, però, il convoglio fu attaccato da una
guarnigione imperiale e l’imperatrice liberata. Tancredi perse così il prezioso ostaggio, e la tregua non venne stipulata.
Tancredi morì di una malattia non meglio precisata nel 1194, mentre era impegnato in una campagna nella parte
peninsulare del regno per ridurre all’obbedienza i suoi vassalli di fede imperiale. La sua successione fu molto
travagliata.
7. Costanza d’Altavilla:
Costanza d’Altavilla, (Palermo, 2 novembre 1154 - 27 novembre 1198), figlia di Ruggero II e della sua terza moglie
Beatrice di Rethel, fu regina di Sicilia e imperatrice. Il 27 gennaio 1186, Costanza sposava Enrico VI di Svevia, figlio
dell’imperatore Federico Barbarossa, di circa undici anni più giovane di lei. Nel 1189 Guglielmo II, privo di
discendenza diretta, indicava proprio in Costanza la sua erede, obbligando i suoi cavalieri a giurarle fedeltà. Tuttavia la
nobiltà siciliana ed il papato, avversi alla dinastia sveva, preferirono eleggere a re di Sicilia Tancredi di Lecce, figlio
naturale di Ruggero III Duca di Puglia, nipote di Ruggero II e della stessa Costanza. Poco si sa della giovane Costanza:
i documenti superstiti non sono in grado di illuminare sulla sua figura, che fu certamente quella di una donna “laica”,
non avviata alla vita monastica, come vuole una leggenda ripresa da Dante: “Quest’è la luce de la gran Costanza / che
del secondo vento di Soave /generò ’l terzo e l’ultima possanza” (Dante Alighieri, Paradiso, III, 118-120). Incoronata
imperatrice del Sacro Romano Impero a Roma nel 1191, complice l’affermazione di Enrico VI e la nascita di Federico a
Jesi nel 1194, la regina - che proprio durante la lotta contro Tancredi era stata catturata ed imprigionata - riuscì
finalmente a tornare a Palermo.
Alla morte di Enrico VI, nel 1197, Costanza ebbe la reggenza del regno, riuscendo a controllarlo nonostante le forti
tensioni tra i funzionari normanni e quelli svevi.
7.1 Immagini per Costanza d’Altavilla
Enrico VI e Costanza da Liber ad honorem Augusti, Pietro da Eboli, 1196.
Il matrimonio di Costanza ed Enrico da una miniatura tratta dal Codice Chigi.
Giovanni Villani, Cronica, Costanza d'Altavilla ed il neonato Federico II, miniatura.
Costanza d'Altavilla incoronata, in Giovanni Boccaccio, De mulieribus claris, Parigi, XV secolo
8. Enrico VI di Svevia
Enrico VI di Hohenstaufen (Nimega, novembre 1165 - Messina, 28 settembre 1197) fu re di Germania (1190-1197),
imperatore del Sacro Romano Impero (1191-1197) e re di Sicilia e di Puglia(1194-1197). Figlio di Federico Barbarossa
e di Beatrice di Borgogna, nel 1185 sposò Costanza d’Altavilla, figlia di Ruggero II e zia di Guglielmo Il Buono. Nel
1189, alla partenza del padre per la terza crociata assunse la reggenza del Sacro Romano Impero; l’anno successivo
soffocava la rivolta capeggiata dal duca di Sassonia, Enrico il Leone. Nel 1191, alla morte del padre, assunse il potere:
incoronato da Papa Celestino III, in virtù del suo matrimonio con Costanza rivendicò per sé il trono di Puglia e di Sicilia
che, alla morte di Guglielmo, il conte Tancredi di Lecce si era arrogato. Dopo l’incoronazione si diresse alla conquista
del regno di Sicilia ma, durante l’assedio di Napoli, un’epidemia di peste diffusasi fra le sue truppe lo costrinse a tornare
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in Germania dove, approfittando della sua assenza, Enrico il Leone si era nuovamente messo alla guida di una rivolta di
nobili. L’imperatore cercò di soffocare la rivolta e nel 1192 riuscì a catturare Riccardo Cuor di Leone, re d’Inghilterra e
cognato di Enrico il Leone. Nel 1194 lo rilasciò per 100.000 sterline (pari a 36 tonnellate d’argento) e, nello stesso
anno, ottenne la sottomissione del duca di Sassonia e la riappacificazione della Germania. Nel gennaio dello stesso anno
il Papa aveva però legittimato la successione di Tancredi al trono di Sicilia, che però - misteriosamente- moriva poco
dopo. Enrico VI, col sostegno delle flotte genovesi e pisane e dopo essersi garantito la neutralità dei Comuni lombardi,
sottometteva infine il regno (Trattato di Vercelli, 12 gennaio 1194). Fu incoronato re di Sicilia il 25 dicembre del 1194.
Costanza, trattenuta a Jesi dalla gravidanza, il giorno successivo all’incoronazione di Enrico partorì l’attesissimo erede,
il futuro Federico II. Il clima di tensione instauratosi in Sicilia con l’avvento della dinastia sveva si placò solo alla morte
dell’imperatore, avvenuta nella notte tra il 28 e il 29 settembre del 1197. A lungo rilegato in una posizione marginale,
oscurato dalle titaniche personalità del padre e del figlio, il ruolo ricoperto da Enrico VI è stato accompagnato, almeno
fino alla prima metà del XIX secolo, da descrizioni negative, frutto di osservazioni tutto sommato superficiali della sua
politica in Italia meridionale. Come ha giustamente rilevato Giuseppe Bettini, si tratta di un paradigma storiografico
frutto di un Impero troppo breve per poter mettere in evidenza le sue peculiarità, e tale da indurre troppo spesso la
storiografia a descrivere Enrico come un imperatore di passaggio della dinastia sveva.
9. Federico II
«La personalità di Federico II grandeggia a tal punto sullo sfondo della storia siciliana, italiana e mediterranea, della
prima metà del XIII secolo, che ben difficilmente la storiografia ha saputo sfuggirne il fascino evitando, nel delineare a
fortissimo rilievo il profilo di una vita e di una vicenda eccezionali, di lasciare nell’ombra la concreta realtà nella quale
e sulla quale Federico si trovò a vivere e ad agire», F. Maurici, L’emirato sulle montagne. Note per una storia della
resistenza musulmana in Sicilia nell’età di Federico II di Svevia, Centro di documentazione e ricerca per la Sicilia
antica Paolo Orsi, Palermo 1987, p. 25.
Celebrato dai seguaci come il principe della pace, il messia; condannato dai suoi antagonisti con gli epiteti di epicureo,
ateo, tiranno, anticristo, su pochi personaggi del Medioevo i giudizi sono stati così contrastanti come sull’Imperatore
svevo. Anche la moderna storiografia si è equamente divisa tra gli ammiratori – Burckhardt («il primo uomo moderno
sul trono»), Nietzsche («il superuomo»), Kampers («il battistrada del Rinascimento»), Kantorowicz che con la sua
biografia del 1927 ha ampiamente contribuito alla mitizzazione dell’Imperatore - e detrattori: si pensi all’americano Van
Cleve, che nella sua biografia del 1972 lo definì «immutator mundi», cioè un conservatore, o ad Abulafia, che ne
ridimensionò la figura a «normale imperatore medievale».
Immagini per Federico II
Ritratto di Federico II con il falco (dal De arte venandi cum avibus) Biblioteca Vaticana, Pal. lat 1071), tardo XIII sec.
Statua sulla facciata del Palazzo Reale di Napoli: Federico II di Svevia -Hohenstaufen (Federico I I
imperatore del Sacro Romano Impero, Federico I di Sicilia), re di Napoli.
Federico incontra il sultano ayyubide al-Malik al-Kamil, codice miniato.
Federico e Isabella d’Inghilterra.
L’installazione prevede una postazione multimediale con uso di immagini, testi e l’emissione di suoni e/o
voci narranti.
DURATA FILMATO 3 MINUTI COMPLESSIVI (NUMERO 1 FILMATO)
Sono da prevedere le seguenti fasi operative:
Pre-produzione:
 Eventuale ricerca e/o acquisizione dei materiali e repertori iconografici e raccolta dati storico
informativi, che verranno indicati dall’Amministrazione
 Stesura di una sceneggiatura
 Stesura story-board
 Verifica con la stazione appaltante dell’impostazione progettuale
Riprese video e audio e reperimento materiale d’archivio:
 Acquisizione materiale iconografico relativo alle due porte bronzee
 Riprese in loco delle due porte bronzee
Montaggio video e audio:
 Montaggio delle scene con integrazione di grafica ed effetti adeguati
 Realizzazione della colonna sonora con musiche, e speaker
 Verifica con la stazione appaltante del pre-montato prima dell’edizione definitiva
 Edizione definitiva
Versioni in lingua straniera per audio, testi e didascalie immagini:
 Traduzione in inglese, spagnolo, arabo e cinese.
 Speaker
 Mixaggio.
Preparazione dei filmati e delle cartelle per il sistema interattivo
 Adeguamento dei filmati al sistema interattivo
59
H.8 Abside laico: il Manto di Ruggero II
Descrizione sintetica delle modalità di funzionamento dell’exhibit in esso contenuto
Il “Manto di Ruggero” è configurato secondo logiche di tipo “scenico” e “teatrale”, da vera e propria installazione
artistica, che quindi vuole intrattenere un rapporto esclusivamente di tipo analogico ed evocativo con un oggetto che
non c’è e che non si intende riprodurre nel suo reale aspetto. Il manto trasformato in una sorta di piccola architettura si
carica di nuovi significati simbolici: esso diventa, alla fine del percorso dedicato alla regalità, “l’abside” laico
alternativo e complementare nello stesso tempo all’abside sacro posto nella limitrofa galleria centrale. Le legittime
aspettative del visitatore di conoscenza dei significati dell’exhibit e del modello di riferimento potranno essere
soddisfatte in forma complementare attraverso altri medium compresenti che non ne indeboliscono il valore scenico.
All’approssimarsi del visitatore, un sensore attiva la proiezione nella concavità dell’exhibit di immagini alternate
relative a tre antiche fodere (cucite l’una sull’altra a causa dell’usura) che un tempo rivestivano l’interno del mantello
di Ruggero. La più antica, di tessuto in seta dorato, è risalente all’inizio del XII secolo. La seconda è una fodera
rossa, di manifattura italiana (XIV secolo) con disegni a motivi floreali in verde, blu e bianco. Infine, la terza fodera è
in lampasso di seta verde a fasce tono su tono e motivi vegetali.
Uno schermo posto alle spalle del Manto e in aderenza alla parete di fondo della galleria, sarà utilizzato per proiezioni
relative al tema del “Regno” della “Corte” e della “regalità”, con particolare riferimento ai contenuti degli exibits
posti in prossimità (“Re e regine”, Manto di Ruggero II”).
- Caratteristiche multimediali dell’exhibit: proiezione di immagini, suoni e voce narrante.
- Ciclo temporale dell’evento multimediale: 2/3 minuti.
L’installazione prevede una postazione multimediale interattiva con uso di immagini, testi e l’emissione di
suoni e/o voci narranti.
DURATA FILMATO 4 MINUTI COMPLESSIVI (NUMERO 1 FILMATO)
Sono da prevedere le seguenti fasi operative:
Pre-produzione:
 Eventuale ricerca e/o acquisizione dei materiali e repertori iconografici e raccolta dati storico
informativi, che verranno indicati dall’Amministrazione
 Stesura di una sceneggiatura
 Stesura story-board
 Verifica con la stazione appaltante dell’impostazione progettuale
Riprese video e audio e reperimento materiale d’archivio:
 Acquisizione materiale iconografico relativo alle due porte bronzee
 Riprese in loco delle due porte bronzee
Montaggio video e audio:
 Montaggio delle scene con integrazione di grafica ed effetti adeguati
 Realizzazione della colonna sonora con musiche, e speaker
 Verifica con la stazione appaltante del pre-montato prima dell’edizione definitiva
 Edizione definitiva
Versioni in lingua straniera per audio, testi e didascalie immagini:
 Traduzione in inglese, spagnolo, arabo e cinese.
 Speaker
 Mixaggio.
Preparazione dei filmati e delle cartelle per il sistema interattivo
 Adeguamento dei filmati al sistema interattivo
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I_09. L’abbazia benedettina di Monreale
Descrizione sintetica delle modalità di funzionamento degli exhibit
Ognuno dei tre exhibit è composto da un leggio che ha la funzione di schermo di proiezione di immagini interattive ed è
dotato di una pellicola touch-screen (resa invisibile da un sottilissimo rivestimento in impiallacciatura di legno) che
consente un approfondimento conoscitivo, di tipo ipertestuale, di tutti contenuti relativi alle vicende storico-artistiche
dell’Abbazia benedettina di Monreale, nonché alla vita monastica con particolare riferimento all’attività di produzione
culturale svolta dallo scriptorium annesso al cenobio. Ulteriori proiezioni interesseranno un pannello in vetro, sospeso
a mezza altezza da tiranti in acciaio, che offriranno al visitatore filmati e voci narranti correlati ai contenuti testuali e
iconografici degli exhibit.
Caratteristiche multimediali dell’exhibit: proiezione interattiva di immagini, testi e suoni; voce narrante.
Ciclo temporale dell’evento multimediale: relazionato alla fruizione dell’exhibit da parte del visitatore. Durata
complessiva dei 4 filmati: 5 minuti.
I.1 Primo Scriptorium
I.2 Secondo Scriptorium
I.3 Terzo Scriptorium
I.4 Pannello verticale per proiezioni correlate alla storia dell’Abbazia
L’installazione prevede quattro postazioni multimediali interattive con uso di immagini, testi e l’emissione
di suoni e/o voci narranti.
DURATA FILMATI 5 MINUTI COMPLESSIVI (NUMERO 4 FILMATI)
Sono da prevedere le seguenti fasi operative:
Pre-produzione:
 Eventuale ricerca e/o acquisizione dei materiali e repertori iconografici e raccolta dati storico
informativi, che verranno indicati dall’Amministrazione
 Stesura di una sceneggiatura
 Stesura story-board
 Verifica con la stazione appaltante dell’impostazione progettuale
Riprese video e audio e reperimento materiale d’archivio:
 Acquisizione materiale iconografico relativo alle due porte bronzee
 Riprese in loco delle due porte bronzee
Montaggio video e audio:
 Montaggio delle scene con integrazione di grafica ed effetti adeguati
 Realizzazione della colonna sonora con musiche, e speaker
 Verifica con la stazione appaltante del pre-montato prima dell’edizione definitiva
 Edizione definitiva
Versioni in lingua straniera per audio, testi e didascalie immagini:
 Traduzione in inglese, spagnolo, arabo e cinese.
 Speaker
 Mixaggio.
Preparazione dei filmati e delle cartelle per il sistema interattivo
 Adeguamento dei filmati al sistema interattivo
I.4 Pannello per proiezioni
L'exhibit, propone la proiezione di immagini relative ai capitelli e colonne del chiostro del Duomo di Monreale.
L’installazione la proiezione di immagini, testi e l’emissione di suoni e/o voci narranti.
DURATA FILMATO 1 MINUTO COMPLESSIVO (NUMERO 1 FILMATO)
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L_10. Il palazzo e la Corte, il sincretismo culturale
L.1 Tavolo delle platee
L.2 Pannello verticale: “Pietro da Eboli e la Lamentatio et luctus Panormi”
L’exhibit è dotato di una pellicola touch-screen (resa invisibile da un sottilissimo rivestimento in impiallacciatura di
legno), che consente al visitatore un’interazione con le immagini delle platee proiettate sulla superficie del ripiano del
tavolo (selezionare, srotolare e arrotolare le platee, ingrandirne i dettagli, ottenere informazioni e traduzioni dei
contenuti, aprire nuove “finestre” conoscitive che rimandano ad altri filmati e immagini). Alla proiezione sul tavolo è
legata una sincronica proiezione (su uno schermo verticale, posto a breve distanza) di filmati e testi correlati ai
contenuti delle platee.
Caratteristiche multimediali dell’exhibit: proiezione interattiva di immagini, testi e suoni.
Ciclo temporale dell’evento multimediale: relazionato alla fruizione dell’exhibit da parte del visitatore.
Esempio dei contenuti testuali
1. Commento sul Rollum Bullarum
Il Rollum Bullarum riveste un interesse eccezionale nel campo della toponomastica, della geografia storica e dello
studio delle rappresentazioni spaziali.
Si tratta, probabilmente, dell’esempio più significativo di quel gruppo di documenti noti alla diplomatica siciliana coi
quali si indica una speciale serie di carte pubbliche contenenti descrizioni territoriali in unione agli elenchi nominativi
dei servi e dei villani di una data terra o casale appartenenti al demanio regio o concessi a chiese, monasteri, vescovati e
feudatari. La struttura compositiva del documento va sicuramente ricollegata ai registri contenenti le descrizioni delle
terre demaniali, un tempo conservati negli uffici della Duana de Secretis e della Duana Baronum, la cui controversa
origine non è ancora stata chiarita.
2. Commento sul sincretismo culturale della corte normanna
Il contributo del regno normanno di Sicilia alla storia culturale europea fu essenziale fin dall’epoca di Ruggero II,
incoronato re nel 1130. Lo pseudo Falcando spiegava che il re “fece accuratamente ricercare i costumi delle altre
nazioni nell’intento di trarne tutto quanto vi potesse essere di bellissimo o di una qualche utilità”: sicché, tramite lo
spazio conferito nella sua corte ai sapienti e alle opere di ambedue le rive del Mediterraneo, il re normanno mostrava la
sua ambizione, all’altezza di quella imperiale. La poesia, la letteratura di natura storico-epica e profana, la teologia e le
scienze furono, dunque, sicuramente tra gli svaghi della corte normanna. Ma il palazzo era fondamentalmente la sede
del governo e dell’amministrazione regia: una residenza cosmopolita, dove convivevano figure legate alla tradizione
nordica, come quella di “giustiziere” o “siniscalco” accanto ad altre tipiche della società bizantina ed araba: “arconte”,
“catapano”, “logoteta”, “stratego”, “emiro”. Polifonica fu dunque l’orchestrazione linguistica della Sicilia normanna,
dove il greco, l’arabo e il latino formarono la tipica triglossia di cui ci hanno lasciato cospicue e suggestive
testimonianze i documenti epigrafici e pergamenacei, i diplomi della Cancelleria, la toponomastica e la numismatica.
Espressione eloquente di questo singolare trittico è un’illustrazione di un manoscritto del secolo XIII contenente il
poema di Pietro da Eboli nel quale appaiono, inquadrati da colonnine, a sinistra due “Notarii Greci”, al centro due
“Notarii Saraceni” e a destra due “Notarii Latini”, tutti intenti nella diuturna loro incombenza professionale di scrivere.
Tale coesistenza sta ancor meglio a significare - se pure ce ne fosse bisogno - l’accettazione da parte dei Normanni delle
tre diverse culture di cui quegli idiomi rappresentavano gli strumenti espressivi.
Il re impiegava agenti e servizi specializzati: oltre al cancelliere (principale consigliere del re) assistito da notai latini o
greci, e al “logoteta” (con la carica delle udienze regie e del ricevimento delle ambasciate), aveva dunque anche a
disposizione emiri, consiglieri politici con ruolo indeterminato, che costituivano insieme ai “familiari” il governo del re.
Le finanze e l’amministrazione vennero poste sotto responsabilità di una giurisdizione a parte, il cui nome arabo, dîwan,
è tradotto con il greco sekreton, o col vocabolo latino dohana. Tutto questo complesso era a sua volta posto sotto la
direzione di una figura chiamata coi titoli arabi visir o greco “arconte degli arconti”. All’interno del Palatium operava la
cancelleria regia, costituitasi già dall’epoca di Ruggero il Gran Conte: si trattava dell’ufficio formalmente preposto alla
stesura e alla trasmissione dei documenti ufficiali, ma nel quale di fatto veniva estrinsecata la volontà politica ed
amministrativa dei sovrani. Probabilmente divisa nelle tre sezioni araba, greca e latina, vi risiedevano anche alcuni
uffici finanziari, come il magister camerarius palatii con i sigilli regi e la Duhana, che conservava i defetarii, i registri
cioè dove pare fossero descritte tutte le terre del regno. Nella cancelleria, che funzionava attraverso l’apporto di notai
che delinearono la struttura portante del documento reale normanno, codificandone le caratteristiche formali, trovava
dunque il suo punto di forza il disegno dei sovrani normanni di costituire una monarchia burocratica.
Esempio dei contenuti iconografici
- 7 pergamene latino-arabe numerate e legate tra loro, della lunghezza complessiva di mm. 5195 x mm. 770, Palermo,
Biblioteca Centrale della Regione Siciliana, Tabulario di Santa Maria la Nuova di Monreale, perg. nr. Balsamo 163.
- Documento in pergamena, mm 5195 x 562, Palermo, 15 maggio 1182, Ind. XV.
- Documento in pergamena, mm 5610 x 540 Platea di Guglielmo II, Palermo, aprile 1183, Ind. I.
- Iscrizione in latino, greco ed arabo, espressione della società multietnica della Sicilia Normanna (la lapide trilingue è
esposta nella parete occidentale del cortile Maqueda del Palazzo Reale di Palermo, vicino alla Cappella Palatina).
- Giuseppe Patania, I saraceni di Palermo si arrendono al Conte Ruggero e a Roberto, (1830 ca.)
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L’installazione prevede una postazione multimediale interattiva con uso di immagini, filmati testi e
l’emissione di suoni e/o voci narranti.
DURATA FILMATI 3 MINUTI COMPLESSIVI (NUMERO 2 FILMATI)
Sono da prevedere le seguenti fasi operative:
Pre-produzione:
 Eventuale ricerca e/o acquisizione dei materiali e repertori iconografici e raccolta dati storico
informativi, che verranno indicati dall’Amministrazione
 Stesura di una sceneggiatura
 Stesura story-board
 Verifica con la stazione appaltante dell’impostazione progettuale
Riprese video e audio e reperimento materiale d’archivio:
 Acquisizione materiale iconografico relativo alle due porte bronzee
 Riprese in loco delle due porte bronzee
Montaggio video e audio:
 Montaggio delle scene con integrazione di grafica ed effetti adeguati
 Realizzazione della colonna sonora con musiche, e speaker
 Verifica con la stazione appaltante del pre-montato prima dell’edizione definitiva
 Edizione definitiva
Versioni in lingua straniera per audio, testi e didascalie immagini:
 Traduzione in inglese, spagnolo, arabo e cinese.
 Speaker
 Mixaggio.
Preparazione dei filmati e delle cartelle per il sistema interattivo
 Adeguamento dei filmati al sistema interattivo
L.2 Pannello per proiezioni
L'exhibit propone proiezioni dedicate alla “Lamentatio et Iuctus Panormi” di Pietro da Eboli.
L’installazione la proiezione di immagini, testi e l’emissione di suoni e/o voci narranti.
DURATA FILMATO 2 MINUTI COMPLESSIVI (NUMERO 1 FILMATO)
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9462_6386 - Comune di Monreale