PIERRE SORLIN ANALOGICO vs VIRTUALE «Con l’immagine virtuale… il soggetto non si limita a vedere. È catturato in un flusso e deve ricorrere a tutte le sue facoltà, percepire, sentire, intuire, capire, agire oltre che vedere. L’immagine analogica, invece, era nettamente scissa dall’osservatore, che la esaminava dall’esterno come avrebbe fatto per qualunque altro oggetto; essa sembrava indipendente, oggettiva». I figli di Nadar, 1997 PIERRE SORLIN DIGITALE «I computer lavorano su entità che l'occhio non percepirà mai e grazie ad essi il ragionamento logico prevale sull'osservazione diretta». I figli di Nadar, 1997 MARIO COSTA «Per quanto riguarda la fotografia, il vero problema estetico che essa pone non è quello della riproducibilità, così come si è creduto per troppo tempo, ma quello della oggettiva ridefinizione dello statuto teorico dell’artista». Della fotografia senza soggetto, 1997 MARIO COSTA PREPONDERANZA DEL CONTENUTO «Quel poco di teoria estetica esistente in materia di fotografia si è edificata in base al pregiudizio della preponderanza del contenuto: “In fotografia viene sempre in primo piano il contenuto”, dice la Sontag, e Barthes conferma, “io non vedevo altro che il referente”. Il mio punto di vista è ben diverso: in una fotografia io non vedo altro che la fotografia e il fotografo, il referente mi è del tutto indifferente». Della fotografia senza soggetto, 1997 MARIO COSTA ESSENZA DEL MEDIUM «La storia artistica della fotografia non è altro che la storia dell’autodisvelamento di un medium nella quale i singoli grandi fotografi rispondono a una chiamata tecnologica che invoca, secondo un ordine necessario e del tutto indifferente al soggetto che risulterà chiamato, l’epifania dell’essenza del medium». Della fotografia senza soggetto, 1997 DUE PENSATORI DI RIFERIMENTO JEAN BAUDRILLARD DELITTO «Questa è la storia di un delitto: l’uccisione della realtà. E dello sterminio dell’illusione… questo delitto è senza movente e senza autore, e dunque resta perfettamente inspiegabile. In ciò consiste la sua vera e propria perfezione… l’immagine non può più immaginare il reale, poiché coincide con esso. Non può più sognarlo, poiché ne costituisce la realtà virtuale… per fortuna il delitto non è mai perfetto». Il delitto perfetto, 1995 JEAN BAUDRILLARD REALITY SHOW / READY-MADE «Così come sono, coloro che vengono prelevati dalla loro vita reale, per andare a recitare il loro psicodramma coniugale alla televisione, hanno per antenato il portabottiglie di Duchamp, che costui preleva allo stesso modo dal mondo reale per conferirgli altrove, in un ambito che si suole ancora definire arte, un’iperrealtà indefinibile. Il portabottiglie, fuori dal suo contesto, dalla sua idea e dalla sua funzione, diventa più reale del reale (iperreale) e più arte dell’arte. Qualsiasi oggetto, individuo o situazione è oggi un ready-made virtuale, nella misura in cui di essi si può dire quanto Duchamp dice in fondo del portabottiglie: esiste, l’ho incontrato. E’ così che ciascuno è invitato a presentarsi tale e quale, e a recitare la sua vita in diretta sullo schermo, come il ready-made recita la sua parte tale e quale, in diretta, sullo schermo del museo». Il delitto perfetto, 1995 MARC AUGE’ REALE / FINZIONE «Ci fu un tempo in cui il reale si distingueva chiaramente dalla finzione, in cui ci si poteva fare paura raccontandosi storie ma sapendo che erano inventate, in cui si andava in luoghi specializzati e ben delimitati (parchi di divertimento, fiere, teatri, cinema) in cui la finzione copiava il reale. Ai nostri giorni, insensibilmente, si sta producendo l’inverso: il reale copia la finzione… Questa spettacolarizzazione, questo passaggio alla finzione integrale che fa saltare la distinzione reale / finzione, si estende al mondo intero». Disneyland e altri nonluoghi, 1997 MARC AUGE’ CREDENZA PER PROCURA • Opuscoli turistici • Babbo Natale • Informazione • Fotografia Disneyland e altri nonluoghi, 1997 JEAN BAUDRILLARD REALITY SHOW / READY-MADE 1995 GOLDIN MARC AUGE’ FINZIONE 1997 CASEBERE