FUNCESCO ALGA ROTTI. AI;,rotLi mori in Pisa nell' età di 5~ anni nel [764. Il re di Prussia r.lae nel [740 lo creò conte, e nel [747 suo ciambellano e cavaliera del merito, gli fece erigere nel campo santo di Pisa il bel monumento che vi si osserva, e con poca modestia vi fece apporre l' iscrj· zione: ANTONIO ZANON Utll~F.SE. Amico di A'~al'otti ,sud:lito anch' esso della f('. pubblica venl.'ta, e contemporaneo e ammiratore di Genovesi fu Antonio Zanon, che nacque in Udine nel 1696. Nnto di fami ;; lia commerciank, studiò, ed esercitò il commcrc io. Egli riuniva a qm:sta stimabile profess:one l'amor delle scienze e delle Idtere , e .1' amore ancor più santo della patria. Fece per tutta la sua vita ALGA ROTTO . OVIDII .- AEMVLO NEWTONI . DISCIPVLO FRIDERICVS . MAGNVS. il predicatore e il missionario di tutto ciò che potevi' giovare alla patria, ed al pubblico, come usava dire I egli stesso. 1\fa fu un missional'jo che non predicò solo colle parole e con gli scritti, ma cogli esempj ancora. l~trutto ed attivo, somigliò a mohi degl' illustri commCI'cianti di Firenze, quando era repubblica, e a molti dt"gl' inglesi vinnti, che sono ad Ull tempo negozianti alla borsa, oratori nel parlamcnto, e letterati in casa. AI pari di .A.lg~ rotti e di Genovesi, Don si stancava di lodare gl' inglesi, e di proporre l'esempio delle loro leggi e' ddle loro istituzioDi agricole e commerciali . Cittadino di una repubblica decadente, procurava di eccit31'e il suo governo cogli esempj 311tÌchi della stessa l'epubblica, e coll' cmula?ionè d' uca marittima potenza , l'Inghilterra, che sorgel'3 sulle l'o"ice di Venezia, E gli ~i compiaceva di ripetere il detto del sig. Le Blanc, che l' lngbiltel'ra è Roma, Carlagine ed Atene insieme, CCII suo esempio fu utile alla ~ua p<ltria, pel'cbè incoraggiò l'agricoltura e l'industria. Ma fu utile anche a Sl: st.esso, perchè col commercio e coll' agricoltura accrebbe di molto il suo patrimonio, Egli migliorò e col suo esemp io ANTONIO ZANON. ANTONIO ZANON. diffuse' la coltivazione dc' gelsi nella pl'ovincia di Udine. A questo fille mandò due "giovani contadini ad imparare questa coltivazione nella provincia di Verona, dO"'e a qud tempo la coltivazione de' gelsi era meglio in tesa che altrove. Quindi i fOl'nelli di sela al suo tempo si aecrebbcl'o n ella sola città di Udine sino al numero di 300. E gli inoltre manteneva in Udine circa 200 person e nel 5l'lifi cio; t'd eJ'1'sse in Venezia una ricca 0I3nifHtlUl'a di velluti alla piana, cbe pt~ l' mollo teOlpO fu ri!wtala la pill pe1'fdta; ed alla sua attività debbono allt'csì l' origine, e l'incremento gli al'azzi cl' alto liscio, .m auifattul'.a promossa dal Doge l\iarco Foscal'ini. Si procacciò per Irtnlo . Ja- slima de' suoi compatri olli, qudla degli stl't\nicl'i, e queIla sempre più dif. ficile del proprio governo. La repubblica veneta, non solamente più volte lo ricompensò colla medaglia d'oro, ma bene spesso lo consultò su gl' iDle"essi pubblici. Scrisse molte opere, ma nella collezione degli Economisti non si è stampato che UDa scelta del!e lettere sulragricoltura, sui commercio e sulle arti, che all'età di 60 annÌ cominciò a sCrivere nel 17 57, e continuò sino al 1767' Queste lettere erano dirette dall'autore ai socj dclI'accademia di agricoltura pratica di Udine, a cui }' autore apparteneva. Sia che l'autore non fosse profondo indagatore dei principj della scienza, o volesse adattare· i ::;uoi scritti a un' udienza di. più persone, le sue lettere mancano di profond ità, e l'idondano invece d'erudizione e di citazioni storiche. Egli cita un gran numero di autori stranieri , :M eloll, Tempie, Savary) Federico II , lo svizz,el'o Bel'tl'and, lo svedese Conte di Tessin, mischia insieme le autorità, gli antichi co' modern i , il §acl'O col profano; il vecchio tcstamento con Voltaire e con Swjft. La sua patria, ripeto, deve moltissimo a' suoi esempi e a' su.oi consiglj ,. ma la scienza non gli è debitrice di nessun progresso. Fu più beneruel'ito ciUtidino, che scrittore profondo. Forse che sul ntlSCCl'e d'una scienza, quando si tratta di estil'pa,"e elTol'i ed abusi , le digressioni, una prolissa fAcond ia SODO necessarie pelO ispian are l,a via alle dirnoste3ziooi, per d estare gli animi, per disporli ad asco Ilare in seguito pacatamente l'arido e stretto 1'agifmamt'nto. Le prime conversioni sembrano riscrvate alle pn:diche e alle ampollosità. ~ia certo è che difficilmente Ull italiano, ed ancora p iil uno straDicl'o, troverebbe interesse e Il frutto oggiJì nt'lIa h : ttUl'3 di queste lettere. Esse sono scevre di p~danterja, sono scritte con uno stile facile, caldo, e piuttosto trascurato, com' è costume degli uomini d'affflri, lV1a 1'argomento è per lo più comune, ed i suoi ragionamenti. sono affatto spogli di lluove ed ingegnose osse.'vazioni. Il tempo diviene più che mai prezioso; noi siamo ogni giorno più incah.ati da un torrente di libri nuovi, che minaccia di sobbissarci. Se il buon senso non mette da parte e seppellisce ndl' obblio i libri inutili, conservando solo il nome degli autori pt'r riconoscenza, sa· l'emo obbligati ad invocare un ahro Omar. Chi potrebbe nei nostri tempi leggere con pazienza le dissertazioni, COn cui l'autore vuoI dimostl'art: ((:iò ch' è Ol"amai dimostl'ato) P utilità e la nobiltà dt'lIa mel'calul'a? Ciò non serve che a fa l' nascere l'ossel'vaziotle, che la professione COITlUlI:l'cialc doveva essere bcn deg nHlata e tenuta a vile, se faceva cl' uopo di tante dcd a rnazioni per l'iannohilirla, e (a'arla dal fan go e dal di sprezzo. Con\'icn dire che dappertntto in Italia , t.'annc Genova , la mel'calul'a fo sse c aduta in vil.pendio. Cb è anche Geo')vesi insiste su uo punto tanto cvid t' nte, e pochi anni appresso, Beccaria scrisse pa.rilDellti un luogo al'licolo nel giornale del caffè sullo stesso argomenlo. 1 4~ 43 ANTONIO Z.NON. ANTONIO ZANO". ln Amsterdam, in loghilterra da Elisabetta in poi, non fu mal mestieri di Dna simile apologia; nè lo fu ai bei tempi di Firenze, quando il commercio conduceva alle prime cariche del governo, ed i nobili rinunziavanO alla nobiltà per rientrare nella classe de' cittadini. si è vedota ~n effetto nel rinomato Orfanotrofio di Mosca, e più recentemente nella scuola agraria dal sig. Fellenberg istituita pei poveri a Hofwill vicino a Berna. - Non pretendo con ciò di dire che lo scrittore italiano sia stato il promotore di tuUi questi miglioramenti sociali, ma voglio dire soltanto ch'egli da uomo ùi studio e di esperienza ba pl'esentito l'utilità di molte istituzioni, ché vennero in appresso adottate. Zanon non può essere posto in nessuna delle set .. te economiche. Egli non dà la preferenza a nessun si .. steUla . Raccomanda con pari calore l'agricoltura e il commercio. Agricoltore e commerciante ad un tempo, egli 5' accorse meglio degli autori soltanto teorici, che la prosperità e civiltà cl' uno stato 5' appoggiano a queste due basi, c che agrico ltura e commercio sono reciprocamente causa ed effetto. Morì nel '770. Zanotl sentiva la verità, ma si contC!ota\'a di enullci.u·ta. Simile a quegli scrittori cb' esaltano la vil'tù, la morale, la liberlà senza mai dire in che esse consistano. Nonostante ei colse quasi sempre nel vel'o; e tutto quanto egli pl'op!)se, venne molto dopo posto in pratica da quasi tulti i soverni. Commenùò 1'utilità ddle Società agl'arie; e queste si moltiplicarono ', e ve ne fu una in segu ito in quasi ogni città cospicua d'.It.dia. Consigliava l'incOI'p0l'azione o il concambio dei l<:rreni incastrati e trinc iati iu piccole porzioni, siccome qu elli che sono iucomodi e più dispendiosi per l' ag l'icoltura; insisteva sulla necessità ddla chiusura dc' campi, ove si voglia avere una buona agricoltura.J perchè il principale incoraggiamento di essa. dee venire dalla siCOl'eua della proprietà. La pratica e la legge si conformarono in !)cguito a qu(~sti suggerimenti, Consigliò vendita dc' beni, e de' tauti pascoli cOCJunali; e si videro i governi 3 poco a poco obbligare j comuni ad alienarli. Nella rivoluzione di Francia furono tutti venduti, e per la maggior part.e 'fenduli anche nel Regno d'Italia dal 1796 al 1814. Finalmente egli proponeva di racchiudt:l'e i mendicanti e vagabondi ill case cl' industria; e di raccogliere altresì i fioli dere litti ed esposti, e fOl'· mare un seminario di giovani islruiti nell' agri eoltut'a, e ne' mestieri nleecanici. La pl'ima idea fu seguita da tulti i governi eoUo stabilire case ù' inJustria o di Ja~ varo. L'Inghilterra però ne aveva in "'p arecchie provincie anehe p"ima dell' autore. La Francia dopo la rivo luzione II! eresse in ogni dipartimento. La seconda idra '3 1 CES_~RE BECCARIA. 144 CESARE BECCARIA MILANESE. Eccoci giunti al bel nome di Beccaria. È un vanto per l'Ital ia, ed un ornamento per la scienza l'anno,'crare fra i principali scriUori d'economia pubbl ica il più eloquente de' filosofi italiani. Beccaria dotalo forse d'una m,cnte ta nto vasta e profonda quanto qu ella di ROtlsseau, fuggiva i paradossi, e amava le v~ri ta praticabili. Egli andava in traccia dei ma li c dei difetti della società, non come il filosofo ginevrino per amareggiare la condizione umana ed eccitare un sentimento di disperazione, ma per l'add0Jcil'Ia coll' indicarne i rimed i. La prima sua produzione fUl'ono alcune Osservazioni, che nell' età di 27 anni pubblicò nel 1762 Sul disordin.e e dei rimedi delle monele nello Stato di Milano. Nel 1764 pubblicò I. sua opera immortale Dei dcfiui e delle pene. Fu da lui scritta in due mesi e mezzo, ciò cbe p.'ova che l'aveva meditata da molli anni. La celeh ,'ifa. che gl i procurò quest' o" pera, tradotta in 2.2 lingue (di cui una sorte maggiore non toccò ad all,'o libro, che alla bibbia) poco IU311CÒ che Don p"ivO'Isse l' Italia di un tant' uomO. L'imperatl'ice Catt'rioa di R ussia co ll e più magnifiche ofrerte invitò l' autore a stabiliesi a Pietl'obul'go. Fu allora soltanto cht: il governo austriaco, scossa dalla sua apalia, lo trattenne in p<lt ri a, creando espressamente pel' lui 01.·1 1768 una cattedra di economia pubblica in Milano Questa fu la seconda cattedra istituita in Ita lia, e velln~ poscia trasportata ne ll'università di Pavia. Fu ncl l' esercizio di questa cattedra cbe il mal'.. chese Beccaria compose le lezioni di economia pubblica cbe leggiamo. Esse eccedono di poco la mole di tln volume. Nel corso di queste lezioni egli proponevasi di spiegare i _cinque primal'j oggetti della pubblica economia : = L'agricoltm·a. = Le manifatture. = Il commercio. = ltributi.. = Il governo. = No n giunse però a t~'atti'lre compiutamente che .i due primi; dl'l commercio disse rapidamente poco; nuIIa dei tributi e del governo. Ch iamato poco dopo avere assunte le funzioni di professore,. aHa carica di consigliere ' di governo, fu costretto a sospendere e a lasciare imperfetta la sua opera; po,·dita pel p;lbblico non meno che per la sua gloria. . Gfi stranieri non conoscono che il suo libro dei Delitti e deUe Pene. Conoscono, cioè, il potere delia sua eloquenza, ma non P originalità, il poter creatore òella sua mente, il quale molto più apparisce dalle altre due sue opere, poco o nuna note fuori d'Italia, dell' Analisi della Natura dello Stile, e le sue Lezioni di Economia Pubblica. Mi spiace che qui nOll 'è illuo· go di pal'lare della prima, in cui non rimase inferiore in acume ai primi metafìsici antichi o moderni, e gli ha superati nell' elegal,za ed amenità. Vorrei che gli stranieri, dappoichè le nazioni europee conoscendosi meglio tra loro, si stimano anche tra loro maggior· mente, gettasser'o uno sguardo su questo trattato. Del suo corso di economia j signori Ganifh e Say hanno falto una menzione troppo leggi era, forse perchè la natura delle loro opere non ne ammetteva una maggiore.' L'economia pubblica prima di Beccaria era diffosa, quasi ciarliera, vagante in d igressioni. Nella sua mente essa si condensò, e divenne ' comp~tla come dev' essere una scienza. La sua vista estesa ed acuta, in un colla sua straord inaria forza di astrarre, gli fecero PECCHIO. &onomia Pubblica. IO CESARE CESARE BECCARlA. BECCAR IA. ritrovare 'Ia maggior parte delle leggi generali dell' economia so·eiale. Egli fece per puuto 6 550 e invariabile 11ella scienza, intorno al quale ha l'a ggru ppa ti ed avvolti i mol ti plici suoi partico lari , '~ non la massima quanlità di ~ral'aglio generalmente, ma la massima quantità di travaglio utile, cioè, somministrante la maggiore quantilà di prodotto contrattabile. Da ques to principio, ' ellc do vrebbe essere scritta su ogn i macchina cbe facilita il lavoro, siccome la più bell a apologia de lla meccan i c~ aiutatrice del!' uomo, t'gli ~a vò alcuni nuovi eleroenli dt:lla scienza, di cui ne soggiungo dci breV issimi estratti, alcune nuove verità; dico nuove rispetto ai _ tempi in cui le scrisse .. • ].0 Divisione del lavoro. H Ciascuno prova col" l'esperienza che applicando la mano e l'ingegno sem" pre allo stesso genere di opere e di prodotti, egli più " facili, p iù abbondant i, e migliori ne trova i l'isul" tati , di quello che 'se ciascuno isola tamen te le cose " tutte a se necessal'ie soltanto facesse : onde altri pa" scano le pecore, altri ne cardano le lane , altri le u tessbno; chi coltiva biade, chi ne fa il paue, chi " veste, chi fabprica agli agricoltori e lavoranti ', cre" scendo e concatenandosi le arti, e dividendosi in tal u maniera pet' la comune C privata u'tilità g li uO:llini " io val'ie clflssi e condizioni . " Il princ ip io della division del lavoro fu quasi allo stesso tempo scoperto da Adam Smith., ed ampiam ente da' lui sv ilu ppato in tutti i suoi fenomen i ; sicchè diventò la sua grflll canqui ~ tfl. N'mdirueuo anche il sig. Say (gius'to arbitro fra i reclami di due nazioni prt!sso cui ha egua li amm irHtO:/L'j), con,,-iene ch e Beccaria fu il primo . almeno a scnop l'ire il germe di Cfues ta imp0l'tante teol'ìa. 2.° Stima del travaglio, ossia, da quali circostanze sia regolalt3 il prezzo della man dI opera. "Ho detto ch e nell o stimare il trava glio è necessario pve r ri guardo al tempo in cui dura il travag lio medesimo, pel'chè l' .ali me nto è un bis,ogllo costante e period ico; bisog na aD'!ora pariUlenti avei' ri guardo al temp o del t,'avaglio ddle al'ti in feriori fioo all' uIti ma. Sonavi pure alcune altre considerazioni che entran o uella stima de l tr;waglio, per esempio, la rnag. giore o minore quan.t ità dell' opera stessa, e la maggiare o minore capacità che li si richiede; i pericou li e i rischi c-Qe si corrono nel tl'avagliarla , sia per " la fragilità della materia prima, sia pel' qualche cil'" costanza ~stl'inseca o intrjosecft, che la rende mal " sana o nociv a eco " Quest' altro pi'incipic è quello stesso di Smith, quantunque nell' au to re inglese sia molto più fccolldo di eSt!mpj e di consegut'nze. 3.° Capitnli' prodILttivi. " Pcr moltiplicare que" sti frutti della terra d ovettero gli uomini pC l' luogo (, tempo vincere molte difficoltà; dove\'auo disboscare " il terre no , mondaI,lo da' sassi, muoverlo, il'l'igarlo, " fecondarlo ec o avanti cbe. fosse in istato di ri cevere " le pl'ime sementi io quella copia ch' ora veggiamo " atta a nut!'il'e c·ollsidcrab ili popolazi oni. - Ol'a tutte " queste operazioni esigevano fatica e tempo. , e stro" menti atti a lavol'fll1e la terl'a, e materie atte a fc" condal'la, e semcuti già da quelJ a prod otte per rimct" tel'yele, onde l~ riproducesse, c le moltiplicasse; ma " dUl'ante tutto questo tempo e questa fati('a, d ovct" tel'O gli uomini nutrirsi ) vest irsi ed abitare \'icino al " luogo dci loro h'avaglio .; ed ~vere in propri età quelle " cose che dovevano st!rvil'e a p erpetuare sulla tel'l'a "la riproduzione Dunque Doì chi'amettemo crtpitale " fondatOllc d ella colti vaz ione, la sO lUma di tutte gues te " cose, preliminarmente necessaria a rendere una terra, « " " " " " " " " CESARE BECCARIA, " " " " " " " " " " " " " " (I " " Il ,~ " d'incolta f,'uUifera, ed osservel'emo che senza di q~e sto capitale fonJatqrc, la terra sarebbe rimasta inutile e deserta, - DippilÌ, preparttta la , terra ad essere coltivabil,e e fruttifera, era d'uopo conservarla taJe, perr.hè 'consumati i prodotti di un anno, bisognava rnetterla io istfllo di l'iprolludi per il sc;uente; ma questa l'ipl'uduziooe esige nuova semenlt! c.Ia gettare sul terreno, e ('ùme pl'end(~l'la, se non dai p,'odotti prcced (>nti d el p::t.ssato ao no? ' Esige bl'accia che coltivino , ed an imal i che feco ndino, e che ajutino il lavoro; bisogna nut.rirsi, abitare, conserval'e gli SlL'Omenti , e pasct'l'e questi animali che contribuiscono al lavo ro lDeùesimo, Tutto ciò richi ede- una spt':sa continua, ed una ricciJczza da non destinarsi ad ... 1tl'O 11S0, fuorcbè a q?-ello della l'ipl'oduzioàe .... . . . Dunque uoi chiameremo scorte annue queste r~cchezze , necessarie a continuare la riproduzione, e osserveremo ehe 5cernale queste o tolte del tutto, pl'oporzÌonatamente si scema o si toglie la riprodur.ione, e la tel'ra ritorna qual era incolta e deserta. " Anche qui il signol' Sai ftl giusto nell'asserire: u Beccaria anaiysa pour 'la première flis les vraies fonctions des capilaux produclif;, " . 4,° L'amor della bl'cvità mi obbliga. a mandai' il lettore al parag l'Rro 31 ùella Prima Parle, se vuoI vedere dalla pAgi na 60 alla pagina 63 anuunziati molti dei principj sulla popolazione ~ sviluppati poi e C,OI'l'Cdati di maggiori prove, e di maggiori corollarj dal sig. Thialthus, ' sOOlminislrare poi Ull' aHl'a prova della mente inventrice di quest' uomo, accennerò altl'esÌ la proposta ch' egli fece, prima che ;tnccl' non se ne fosse padato dagli astronomi, delI;). misura decimale presa dal sistema PCI' CESARE BECCARIA. della terra, onde avere un campione cguale, immutabilt:, ed impe'ribile pci pesi e pel' le misure. Questo metodo che a i nostri ,giorni fece tanto l'ornare in Eurapa, e venue posto in pratica dalla F,'ar:cia pe~' la prima, venne su gge l· ito , da Beccaria al governo nella sua Consu.lta dd 17 80 , allol'l..:hè il govel'no volt:~a jn~ trodurre uu' unifol'mità. di pesi e misUl'e ndla Lombardia . . Anche rigual'do a Beccaria si può ripttere, che queste SJ.lC ic1t:e, per quanlo mil'abili e nuove fossero ', non cl'ano tull<lvia ch' embri oni di quelle teorie che poscia VCIlI}tTO pubblicate su questi stessi oggetti, Non lo nego; lanlo più' che queste sue nuove idee vennero gt:ltatc su ,una moltitudine Ji giovani ascolt;,oti nel 1 ;69, ma non vennero date al pubblico colla stampa che ilei 18 04. - Esse pel'ò servono a mostrare la profondita del suo ingegno; ed uno storico non raccoglie solo qpello che fu utile alla società, ma anche ciò che dà utl titolo all' indi\'idu? p er 1'altrui ammirazione. Beccaria fu 1111 indi'visibile amico d'i Verri, altro ec'onomista di cui ftl rò parola tra poco. N ond imeno la loro amicizia nOIJ nocque all' indipendenza della 101'0 mente, Pel'chè non si potrà essere uniti di cuore, e div isi d'opinione 1 Nei paesi della tolleranza molle volte SI vedono ilei felicissimi matr'imonj, di cui un conjuge pl'oressa una religione di~crsa da quella dell' altro, Beccaria adunque che concordava con Vel'ri in molti a ltri punti, nell' argomento del commercio dc' grani princi .. cipalmeLlte si diM,:o~tava dall' opinione ùell' assoluta libertà, che VCl'l'i difendeva. In questa quistione _egli si accostò piuttosto a Cadi ed. a Galiani, p,'onunziaudo che il non-sistema è il migliore di tutti i sistemi che in materia d'annona si possa immaginare dal più l'affinato politico, ed ammette! che in alcuni casi possa CESARE BECCARIA. CESAI:.e BECCARIA. 150 esservi luogo ad alcuni regolamenti, e ad alcune l'estl'izioni. Così pure , sebbene al pari di Verri disapprovi i fidecommessi, le .pritIJogeDituf'~, le immortali manimorte (com' egli le chiama ), pure 0011 opina con lui che la piccola coltUl'a sia più utile, e che debùasi avel' di OliL:a massimatncute la quantità del prodo lto ò(~lIe terre. Tutt' al conll'ario, Becca ria insi 1:i te sui vanta gg i della grand\! coltUl'fi, siccome qud la che las cia un prodotto uctto maggiOl'e, il quale serve ad alimental'c le manifatture, esce dallo Stato, p"ga i tributi, e insomma dà il moto a tutta la macchina degP iDten~ssi ecOnomici d'una naz ione. Ma come vi puÒ es~el'c grande coltura senza grandi proprietà legate perpetuamente da vincoli 6decomUlisarij'l Beccal'ia conci li a que st' apparente contraddizione coll' osserv;u'e cbe, posto il libero commercio d ei prodotti del suolo, il valol'e dei generi diviene alto c costante, ed allora s'inh'oduce da se la gran coltUl'a. Quindi le terre troppo d ivise, pel' ~sc.ru pio, in grazia della succc5sione delle famiglie o sareb ~ bero prese in affitto da un sol fittabi le; O sarebbero vendute a chi le riunirt:bbc in una sola ferma. Perciò séll't:bbe divisa , la proprietà, ma non la coltura. Se cosÌ. succedesse com,e suppone Beccal'ia, egli avl't:bbe sciolta la gran disputa sulla conv(' ni(>nz.a d ella gl'a n de P,l'opl'idà. che tiene divisi tra loro gli scrittori, e speCIalmente gli 'scrittori ingl esi dai francesi, e d'Ig:li italiaui per la maggi ol' pi'!.l'te in favore della piccola colturi'l, Finalmente B.\cci'lria seguace della setta de ali . nomlsli f • eCD- rancesi od ia definizione d t: lla pl'oduzione cOllsiùerù' gli operai come uua classe sterile, e le ma~ nifattuL'c come· Don accl'escenti la produzione, pretendendo ch' esse non rapp-I'esellrino che iì valore della matel'ia prima, e degli dementi consumati dagli operai nd lavorarla, Verri aveva un' opinione divtl'sa, ed in questo punto a mio Gl'edere più l'ella. VeL'l'i invece ve .. dev~ ' negli operai un~ classe p,'oduttrice, léi di cui rjpro~ duzlOnc conJpl'(!lIde li valore della materia prima, la con~ sun~é:lz i olle proporzionata delle Olani iOlpieffalt:vi e <li ., I :, , plU quel. a pOI'zione cbe fa arricch ire chi ba intl'apl'eso la f:tbbl'lca, e chi vi sì impiega cou fel·ice talc11to. La l'~produzio[Je di valore, secondo lui, è quella quantità di pl't:zzo che ha la derra la o manifattura oltre il valor primo della materia, e fa cousumazione fallavi per fornlarla. Quesla opinione ~ conforme ét quell ... di Smilh, ed è oramai sancita ddl volo di tutti gli sCl'itlori. Quando io lessi per la qual'ta voIta co-l i Elemenli d.i Bc.ccfu:ia, mi .e ra propo~to di segnare i ;assaggi per Citarli c:ome un saggio cltl suo stile vivo e incautatore. Ma mi avvenne come a quegli che notava i più bei versi d.i Oo.H:I'O, che li notò tutti. Il suo slile è succoso, robusto, fitto di pensieri. Egli non s i cura della divola e pusillanime scelta delle parole. I suoi epiteti son~ nuovi, espl'imenti o nuove qu alità, o nu ovi l'apportI ddle cose. Il sqo stile è !'imile a quello di Dantc, e di Byron; è pieno Zt'ppo <li cosc, Con una sola pa ~ 1'01a 'qualche volta sveglia un' infinità d'idee; è un pa w norama per Sii occhi clelia mente, Leggasi il paragrafo 85 dove p'Hla del ferro, padre metaLLo. Gli altri due suoi ·opuscoli,. il pri mo sulle mooet~ del 1762, e il secondo sui pesi e sulle misure del 1,80 non h aono alcun' interesse per gli straniel'i; fOl'se ncp~ pure per gl' italiani, essendo consulte locali per uno Stato, che ha cangiato di circostar!ze tip ografiche e p oli. tiche. Al conlral'io gli elt:tneuti di economia pubblica rac~ chiudono principj generali; sono cosmopoliti, cl'i Lutti i tempi, e di tutli i popoli. Beccal'ia era nato nd Ij3!i in Mi1ano, Ammirato già dall' Europa, quando fu in Parigi ft!ce conoscenza 153 coi grandi uomlOl della Fl'ancia che \o'ivevano a quel tempo, e' stl'inse spcl:ialmente amicizia col mal'éhtsc di Coudorcet, Nel suo ritorno fece UI!a vis'i ta ' a Voltail'e nel suo 'c asldlo di Fern~y, Quel 61oS9fO che av·ev·a già f.;t uo j cùmo:euli al libro d;i Delitti e delle Pene, fece una festiva accogIicuza all' a utore, ' MorÌ d'apoplesia nel 1793, confermando in pari scbiCl'a con Dallt~, con l\rIacchiavclli, con Galileo, e cou Giambatista Vico agli italirUli 10:1 gloria di tsse J'e pl'afoudi pensa tori, al p(ll'i dei sdteotriollali, La sua 1'1lOl'te fu una perdita per la causa d,.,lIa liLe!'ta italiana che si dibatte pochi anni dopo. 5' ~gli ClYeva st: l'\'ito con ,tanto zelo UII govcrDo straniel'o,-con quanto maggior affdto IlDn aneb:. be servito un ~OVeI'OO nazionale 7 Cun quauto amore avrebbe sostenuto la libertà, ch' egli (;hia:ua la Forza E spansiva? PIETRO VERRI lIJLANESE, Pietro Verri è un altro dei magistrati 610sofi, che il governo austri<lco iDlp'iegò per venticinque anni nella riforma dcII' ammiuistl'a-~ione della Lombardia, Adotto "cl outieri questo termine di magistrato filosofo, per di rl\os tl'3l'e sempl'eppiù che un filosofo può essere un otlimo magistrato, Il nome di Vcrri è oramai europeo. Il suo libro ddle 1l'Iedilazioni sull' economia politica è noto a quesi tutti gli 'stranieri che coltivano questa 'scienza. Oserei dil'e (.'he la fama di Vel'l'i ha riverberato su molti altri scrittori italiani, cbe prima di lui erano fuol'i d' Ilalia quasi sconosciuti. Ma gli stranieri Don C01l0S'CODO in 1ui che il merito 'di un autore; essi forse Ilon . sanno quanto bene reale abbia fatto come magistrato. Quanto non si accrescerebbe la loro stima, e la Iol'O confidenza per le sue opere, se tutti essi sapessero che per venticinque anni fu uno dei direttori principali dell' ammil1istral.ione della Lombardia; ch' egli fu uno de' più attivi istromenti per r abolizione delle ferme; per la l'edenzioQ e., dt:1le rcgalie alienate ne' se,coli precedenti; pCI' una nuova tariffa daziaria, che soppresse la moltiplicità de' dazj e delJc vessazioni, e rianifllÒ l' industria t: il commercio; per l'abolizione dei tanti vincoli che inceppavano il commercio de' gl'ani e prod ucevano peoUl'ic, contribuendo a farvi sostitnil'e deIle leggi libere dopo 1..:: quali Don vi fu mai inquietudine, nè pericolo di carestia 1 Ecco adunque riuniti in lui i·1 Teorico e il Pl'atico ; l'ara e preziosa cOInhinazi'o ne, Se invece di ....... 154 PIETRO V~RRI. essere un . amministratore d una piccola provincia tri- PIETRO VERRr. 155 1 butaria d'-un' estel'a mo~archia, egli fosse stato mini stra cl' UDa graQde monarchia, si può senza taccia di albagla nazionale affermare ' che . Pietro Vel'~'i sa l'ebbe molto più celebre di Sully, di Turgot, e di Nec~er. Tutto ebb~ . quest' uomo pCl' dlveDire un. grand ~o tno. Nascita nobile, che apre più facilmente Il cammlllQ ddla gloria; in gegno, acume, attività instanca~ile, esperienza fervido patriottismo, l\folti italiani saranno doleoti ~l vedere che un cotanl' uomo impiegasse il suo in5cgllo e il suo , 1..c1o in favore cl' un ,governo straui,ero. Ma l'iflettasi che a quel tempo ( 1725-1790) nOIl vera in . lLalia nè il pccsiero, nè la probabilità cl' una patrIa indipendente. Il solo couforto che re~tasse . a u,n ze l.'m~e compatl'i.o tta era que llo cl' inlerpors, fra 11 dispotismo , d' . d 'un b"overno stran~ero e la debolezza e SUOI compa~ f triotli. Eali infatti servì 10 straniero, ma con l'onte nobile, alta, parlando ~i ' patria, di dove~'i patrii, di amor patrio. E quando nel 1796 lampeggll) una spe~ l'auza di libertà per l'Italia, egl i allora fu uno del primi muuicipalisti della città di l\1i1~1l0. D~cde l' esc~ pio a uli italiani e ai patrizii, che 11 servire la patria è il pl~imo dei doveri clt'l citta.dinu. F(l.tal!l1~nt~ egl.i non visse abb;;j,stanza per accoppl<H'e le sue \'II'tu e Il su~ zt.'Jo patri ottico .c on cluello .di Melzi . cl' Eryl , dUCri ~I Lodi , cluel ol'allde italiano. Chi sa di quanto . bcndicto e , sarebbe stato alta Dostl'a patria? Ma la nemica tortuna lo l'ap' nel 1797 ne\l' età di 69 • l111 i. Questo cil:&dino morì ndla sala della wuuicip<l liLà di Milano~ luogo condt'.gho cl' uu magistl'alo, come il campo di battaglia è il più bel letto di morte per UD gen~ I·~ l e. Giova sperare che la fantasia e il cuore d('gh Italiani sal'anno d'ora iOllanzi . eùucali da Alfieri e da v , 1\{onti, Il loro criterio sarà formato da Filangieri, da Beccaria, e da Verl'i, Ma se le opel'e di Filangiel'i e di Beccal'ia sono ripiene forse di più alti e pl:ofondi concetti, quelle di Verl'i in compenso souo spiranti ogoora filosofia pratica, e amar di patt'ia. Non si ct!l'chi in Verri uno sti le accul'alo, non fiori di lingua, nOli frasi sonore. Egli sc riveva col CUOi'e . La passione è eloquente in pensieri, non · in paro le, .11 suo sli le è scorretto ì zeppo di barbarismi; ma. che? È piCFlO di fuoco, scorre rapidamente come il lamp~, sll'ascina, vince, convince. Per gli stranieri che per. lo più non possono appl'ezz~re che il merito solido d'e" pensieri, i difetti di stile spariranno. Vel'ri fin dal 1762 aveva scritto un dialogo spiritoso sulle rllonete, e puhblicò un estratto dd bilallcio generale dei ' commercio delfo Stato di Mi lano, Da questa data si scorge cb' egli avrebbe dil'iUo cl' essere posto a pari in epoca col marchese Beccaria, r,1i sono permessO di dare la precedenza a Beccaria, sì pel' rispetto della sua fama, che per l'alta venerazione cbe Verri ave\'a pel suo am ico di tllLta la vita. Avverto che ometto molti altri suci opuscoli, e che mi limito a parlare delle seguenti sue opere. lflemol'ie sull' economia pubblica dello Stato di Milano com,poste nel 1768, ma pubblicate soltanto n.el 1804. Questo titolo inganna; maschera il vero oggt.'tto dell'opera. Lo scopo di questa storiil e di mostrare ~a prosperità dello Stato di ' Milano, pt'irna che cadess.e sotto il giogo della linea au stt.'iaca di Spagna, e la desolazione a cui fa ridoUo in 172 anui cl' un dominio straniero. Non è un piagnisteo, non è una d eclamaz ione; ma è un inventario dei beni e dei ~a}j; è un confronto sta.. tistico di popolazione, di agricoltnra, di manifatture ch' esistevano prima dena fatale conquista di Carlo V, 156 con , quelle· che s'j trovavano nel 1750. Lezione "terrib ile pei popoli che non sanno far e g li opportuni sacrifi cj per evitare un giogo straniero. lVlu ojono consunti nella vergogna e n eJla miseria. Gli s trani eri · forse sen tira n no poco interesse nell a I~ttura d i ques te memorie, pcrchè ogni naz ione ba- le proprie scia gure da compia nge r e pria che di compass ionare le altl'Ui; ma un italiano, dovrebbe leggcl'le, l'il eggel'le~ Riflessioni sulle leggi vincolanti , principalmente nel commercio de' grani, scriuc" nel 17°9 e stampate nel 1796. Nell.a folla degl i autori che SCl'iSSCI'O su que sto argome nto, Verri seppe tuttav ia di stin guersi. Quest' oper a no n Iflsc ia più Dlllla ~ desidera re per un a compiu ta c onvinz ione. Ai nem ici deìla, lib ert à del commel'c io de' gl'ani non resta . più a lcun rifugio .. Inle:ldo ciò dire::, se si circosc riv e la q tl ~stio{J~ alla LombrH'dia austriaca. Pl'imieramellte sta'bili de' princ ip ii pe n el·;:. !i. Poscia inda gò quale potesse essere l' o ri gi ne dci vincoli, e la . lI'O\'Ò nei commentatori del diritto l' uma no , ch iama ti P rammaticz', Scorse SIi esempj di tutle le altre nazi o ni di EUI'opa. Fece la sto ri a su cc inta dlll a It'gi slazione in3lesc, spagnuola, e fl'ao ct'sé. Rife rì le au t OI'ila di tutti g li scrittori favol'evo !i alla libCl'là. Finalnl (' n te tl'attò la quistione nel l'''pporto loc;:!.lc della Lombal'dia. Q ui d i nuovo l'intl'acciò \' ol'igine d ell e It'ggi vinc oJéJnt i. Ne descri sse gli effettÌ. Non isc bi vò nessuna obbiezione; ~e le fece tuU e quante, e le comba u t: tulte ql1ante francamente. Mos trò il danno e la spesa enorme dei magazzini, non che quello delle provvis te Jelle città. Combauè l'uso delle notificazioni, e venne all a fluente conseguenz'a che la libertà è il migli or rimedi o contro gli sba lzi d e) prezzo, e cOntro la fa me .. Ma P opera che non solo interessa j lomba rdi , ma anche gli stranieri ~ e ch' è degna del!' Europa 50110 PIETRO VERRJ. le sue ]}feditazioni nell' economia politica, A giusta rag ione questi elementi "non so lo furono tradotti in varie lin g ue losto che apparirono ileI 1771, ma si attirano, anc ora in oggi che la scieuza econom ica è ricca di tante prege.voli opere, la stima non facile 'deg li scrittori il~~dl'sj e franc es i. Come- libl'o elemen tare, io io ì't'puto s u pe riore a quanti a ltri mai di simil classe sit'ilsi finora sc ritti,!:i~ per la pl'ofu nd ilà e giustezza, che pel' la chiarez~a e vivacità del!e idee. Gli stl'flnie ri m i perdoneran no qUl.:s ta pi cco la valli~à nazi o nale. Ma qual è il libro ... Iemen tal'C ch' ess i r.ossiedano, chè in un sol volu i'l le di 350 pag iu e in 8.° comprenda' quasi tutti i .punti di questa sc it'Dza, frammischiando iclt'e murali, filosofi cb e similituJini vive ed acc oncie, ilJJma<>ini orittorie po'diche . ti" e sempre correndo al suo fine aliettand(J l Non è un trattato compiuto della scienza, Ncpp ur l'autore lo ha creduto così. Perciò intitolò f1J.editazioni que ll e Osserzioni, che l' espe ri enza propria gl i aveva somm ioish'a te. Non parla della divis io n de l travaglio, pel'chè ql1t's ta teoria non era stata antora che 1"ggit'l'll, cn t" 3cct'o na ta da Becca l'ia, Non parla elci potere c dt'gl i errdti dt! ll t: maccht"ne sull' aumento della produziou e, c sulla Ji minuzion dci prezzo degli oggdti fi1bbl·iò.ti per mezzo loro: appena se ne C"o l1oscevano in Italia le an li ehe e già note a tutto il mondo , e nOn se ne 'vidl'1'O uli cf~eUI. c)e r co Il' cs pt' rienza in grande fatt<t in Inghilte o rra . Non parla d e' banchi di circola T.ionc, perchè ancbe q ues ti Il o n es istcva"no in Italia. No n già che: l'a..:tol'c ig n orass,c. tutte queste cose, ma com: egli stesso dice, non se.rlsse che su ciò che la propria es pcl'i ellza gli aveva IOsegnato. Egli procede nell e sue teori e con passo fermo, come colui che le .aveva vedute in fatlo. Pos. s iede quella concisione, ~ quella rapidità che solo si . ' acqUIsta ne l maneggio dell' amministraziolle pubblica . • J 58 PIETRO VERRI. .L' incanto poi del "suo libro, mi ,piace di rip~tt!rlo an .. cora una voha , è il calar patriottico ohe l'iscalJa e abbellisce ogni suo pensiero. Se v' ha difdto in lui, .è un millantarsi troppo sovente ch' 'ei. fa detla propna pratica, e il - deprimere le meditazioni SO!itfil'ie de l semplice pensa tol'e. Egli uoo sapeva (' h ~ me ntre . cade~a in tale millanteria uno SCDzzt:se, SOllth~ che non era mai' stato nè consigli.t!l'c nè presiden t e di go,'ern o, scriveva un libro chI:! com'prendeva p~ù ve l'ità utili ,c he tutta l' espe,·icnza, e gli sCl'ilti di tutti i ministri s i[] ~ al suo tempo. Ma come pot l'ei io dare .un estl'~ t~o di un libro eleOlcnt::ll'e, e sCl'iLto colla mas s ima conCIS ione 1 D'altronde si sa 'Che, a "misura ' che una scienza si avanza verso la sua perfezione, la storia d'essa d.i viene meno interessan te i perchè ,è pr iva d i quegl i e l'ro~'i e. d i q~ e ~l e scoperte ch e formano l'interesse d' ogni ~tol'1a; S1ll111~ ~i viaooj mariltimi i di .cui primi tent~t iv l SO DO amelll 0 0 ' Id . . . e interessan ti a l'accontarsi per )' a l'dire, e eV laZ IOOl e le vicende·o; ma toccata una volta la , meta, quanto i "iao oi acquistano ·d i sic ur ezza, altrettanto perdono d' in;;l't'sse. Egli fissa pel' p l'inc ipio ca,·dinale. de ll a ricchezza pubblica, P awnen.to della riproduzione . Sotto questo l'ispetto esarninfl l' agl'ic.oltu l'a, l' il~~u st.l'ia, la popola7,ione, il commercio, i tl~ibuti. O~Ol Vincolo, secondo lui, tende a diminu ire la r iprodUZione ~nnlla; al contl'ario la libertà l:t favo ri sce. Perciò vorrebbe libertà ' illim itata de' gl'ani; non magazzini pubblici, qon notificazioni non mete ,' non fissa zi'one cl' interesse di , d . dcm aro · nOrl corl)i d'art i e mes ti eri;. non oga ne JU, • I" terne non ostacoli a ll ~· circolazione; Don tasse, ( I l'egist:.j e contratti. Quan tunque p·al'tigiano della libertà, non la vonebbe assoluta n el r:orumerc io estero. Vorl'ebbe che in una giudiziosa tariffa si trovas~e uoa protezione per l' industria nazional~, in confronto della PIETRO VERRI • forBstiera. E q'uant1:!nque apprezzi ed esalti l'industria, egli è pi~ inclinato ad esàltare l'agricoltura, a segno che rifiutando l'esempio dell' Inghilterra, che mediante la grande coltura raccoglie un prodotto netto maggiore che serve cl' alimento alle arti ne lle città, egli è fautore de lla divisione delle terre, siccome quella che dà . un rnagg iol' p~odotto brutto, ed alimenta ulla popolazione più numerOsa e più l' obusta. Il suo argomc.nto è ingegnoso; l' Inghi1tcl';'a, secon do lui , essendo difesa da l mare e dalla sua pott:nte ma l'ina, può rinchiudere e ind eboiil'e nelle officine una gran pa.l'te della sua popolazione; ma una nazione C'be può essen' attaCCAta ad ogni mom ento, e da ùgni parte, h a d'uopo d'una popolazione campestre ch' è sempi'e la .più robusta, e la più aUa ~Ua guerra. Negli a ltri punti egli professa gli stessi Pl'illCipj :sì luminosame nte sviluppa ti nelle ope .. e di 8mith; e di 8ay. Ne llo stesso anno '77.1, in cui queste meditazioni fu .. ono pnbblicate, il gcn-e .. ale Lloyd stampò . in Lond .. a jl suo saggio sulla t eo ria dell a mon e ta. L'autore inglese avendo per oggetto la teoria delle ruonete, toccò i punti principali dt'lIa t(:oria generale del commel'cio; e l'autore italiano tl'a ttando geut' ral mt:nte dell' ecollom·ia politica, ha dovuto parlare ancora delle moncle. Tutti e due contemporaneameute, in luo ghi distanti t ra 101'0, senza saper l'u no de ll ' altro, hanno scritto con egual ord ine, forza e pl't'cisionc i colle stt'sse viste del pubblico belle, e collo stesso spi ,·ito filosofico. Molte volte pt:r strade diverse sono arl'ivali a ll e stesse massi me, e- qualche volta si sono incontrati sino colle stesse espressioni. Gli autori .fecero trii ] 0 1'0 conoscenza, e si 'so no poi sempre am.a li e stimati. Non è questi il solo straniero con cui egli fosse jn corri spondenza. PIETRO ,6, VERRI, Era pure in relazione di lettere con Voltai l'e , Condorcet, Kerallio, Morellet, Schmidt d' Aveoste i':l, il conte di Saluces, De Felice, Filangieri, Spallan~ani, se pur questi ultimi tre italiani si hanno da considerare per lui stranieri, i quali sebbene solto diversi governi pur nacquero so tto lo stesso cielo. ' B~(c~l'ia e Vel'l'i fUl"ono amici iodivisibili in vita; i l ~ro nomi pure sono indivislbili nella stima e nella l' icon osre nz.a de' loro concittadini. Nondimeno passa qualche differenza h'a loro: Pietro Vel'l'i . fu un uomo di sommo talento, Becca;'ia fu un uomo di genio. 'Verri fu un filosofo, che vedeva il mondo nella sua patria; Beccaria un pensa,ore, che vede va la sua patria nel mondo. Le osservazioni di Vt:rri eranO il frutto della sua esperienza; quelle èi Beccaria le prodnzi(mi d'una mentt! ampio-\'eggcnte, e Cl'eatrice. Quin. di ' Veri·j correggeva gli errori cl' amministrazione" ne nUificava le massime e la pratica; lSeccaria s-cuopl'iva nuovi elementi della scienza, e allargava il circolo della Jegislazione. FERDINANDQ PAOLETTI TOSC1NO. " " " " " " " " Te beata, gridai, per le felici Aure pregne di 'Vita, e pei la'Vacri Che da' suoi gioghi a te versa Apennino! Lieta del!' aer tuo veste la luna Di luce limpidissima i tuoi colli Per vendemmia festanti, e le convalli Popolate di case e d'oliveti Mille di fiori al ciel mandano odori. (l) ta Toscana descritta in questi versi, questo 'paese mite e soave cbe " Simi~ a se gli abitator produce" (2) Che p.rodusse gl' ingegni pill gentili, eù i principi più jll uminrtti ed umani, Don poteva a meno di Don eserCItare lo stesso influsso ancbe sulle menti degli ecoçJomisti che avrebbe un giorno pro~otti. Noi ab biamo già veduto nell' al'cidiacono B~ndini un pens1Jtol'e, un filantropo, un patriota, Ol'a \'t'dl'emo nel pio\'auo PilOJt' tti un emulo ,òelle sue Vil'lù, e , ùl:l suo SOlp"l::l'C. Ecclesiastico anch' egli, versato nelP agricoltul'(I pet' principii e pelo pratica, scrittore più p t!.r _o~sPl'Va1.iOUl proprie che per leltura, egli sCl' isse pt'1' migliur::tl' la sode d~l1a sua patl'ia, e qu t: lla dei contadini in mezzo ai quali viveva. È consolante per l'umauità cd insi~llle un bel vanto della Toscana, che mentre molti ministri dell' altare in altri regni d'Europa eraDO fautori (I) Sf'polcri (2) Tasso. PECCO/O. di Ugo Foscolo. Eco,lomia Pubblica Il • F.r:nDIN.lNDO PAOUTTI. dell'ignoranza, i promotori deUe vessazioò.i, questi stessi ministri in Toscana' f05sero ' i promotori più fervidi deU' istruzione,. e i vendicatori dei dil'iUi . del popolo. Qual ornamento più bello della religione, qual quadro più venerando, che il virtuoso Pa o l~tti che per 55 anni vive COOle un p~d,'c . in m(' z~o ai suoi 1'I1slici parrocchiani, insegnCtnclo coli' esempio 1'.ag,·jcoltu l'a, pfit\'ocillHIHlo la loro causa co~ . una penna soave ed eloqlll,:: lI le, e ricusando la mitra di vescovo offeL·tagli più v u lt ~ dal governo, per non abbandonare i suoi amici e cornpag,n i Ji fatiche rurali? Nacque il Paòletti nel '7'7 nel luogo detto alla Croce, distante quattro miglia da Firenze. Il caso lo ritenne in Toscana . Egli era stato noininato professo,'c di belle lettere in Palermo; ma essendosi ammalato, non potè rag gi ungere in tempo .il bastimento che partì da Livorno se nza aspettarlo. Egli si rimase in Toscana. La sua model'az'i one lo rese felice, e lo mantenne costante nell' amor delle lettere e dell' agricoltura, NeJl'anno '746 fu nominato alla ~ura della Pievani. di S. DODni~o a Villa Magna, lliscosto sei mj~lia da Firenze, dove rimase per 55 anni sino al J80f~ in cui morì in età di 83 , · Invece di \'iverc sulla sua pl~benda come un egoista usufl'uttuario 1 egli accL'ebbe il valol'e dei fUlldi paL'rocchiali, e ne tl'iplicò ,la rendita, mel'cè dt:'l1e sue cure , de' suoi miglioramenti, d~' nuovI metodi cl' agricoltura da lui intr~J.(ltti, Invece di spe nd t!re il suo tempo nell' ozio e nell' indolenza, oltre i layo ri campeStI'j era sempre imp iega to in i$crivel'e memorie per la società de' Georgofili, o pel pubblico, e cO.l 'I'ispoodl·va col marchese di ~f iL·abeau. l'autol'e df'lI' apel'a L'Amico degli uomini, lo v~rl'e::i ~ssel'e eloquente per spal'gtl'1! al cuoi fiori sulla tomba di questo virtuoso piovano. Nei nostri FERDJNAl.'(DO PAOLErrf, ,63 tempi si è tanto , ,scritto, e per lo più con raO'ione contro i ministri della religione che hanno abus<'l~O d ei loro ministero, che sJrebbe s tato un alto di giustizia il rendere un tributo di lode adeguato a tanta virtù. Se tutti i sacerdoti imitassero il Paoletti, lion' vi sarebbero il'l'~ligiosi nel mondo, Anche senza sapere che il Paoletti è stato nu uodillla sola lettura de' suoi opuscoli si desum,enbbe: Tanta è la semplicità, la chiarezza, la so'a.. vità del. !lillO stile. Sotto lo stile naturale scomparisce sempre l'astruso e il profondo. Ma quando pnre le sue l'iflessioni non fossero profo~de, si legge sempre con pii'lcere un libro scritto con ingenuità da un UOOlO dabbene. DIO vidu090, 1\ suo J ib.o col tilolo di Pensieri sopra /' ngricoll,ura ~ubblicato nel J 7691 contiene n;ofti ottimi sugs.erlmentl, se non scientiche teorÌe, Fra le altre, "'t'ris,_ 51ma è la sua opinione espressa in questo modo epigrammatico = L ignoranza è la massima e la pr'G'T;ore delle povertà, = Dt:'sidt'rava quindi e raccomaoda\'a~ l,be i conta.dini avessel'O scuole, e fosse l'O istruiti nel legge .. l'e, sCl'lvere, conteggiare. Da ciò si "cde che la guel'l'a accesa ai nostri tempi tl'a i rnecenati dt'lI'ignol'fUlza e delle ten~bl'e, e i fautori dtlIa luce e dell' istruzione popolare, è più antica di. que l che:: si cl'ede. Pt'1' for ... tuna una felice espel'irnza ha deciso qUf'sta lite, sebbene i propugnatori dciI' ignoranza, sorella indiyisihile ddla schiavitù, in alcun i paesi non sieno allcora intieraruente debellati, Il PaoJctti desiJt'l'ava pure che i parrocbi di campagna sapt:sstt'O c insegnassero l' tl gL'ieoltul'a. E percbè no 1 I parrochi della Svezia lo fanllo. Quei di Scozia insegnano, oltre il leggere, Jo scri,'ere e jJ aritmetica, anche Ja lingua latina, e ,il canto pel' gl' inni della chiesa, In InGuilterra le sette religiose , J Flm~)1NANDO PAoLE:rTf. 16 FERDINANDO 4 P.. OLETTI. quan t e elle sono , fanno .a.boara a fal'. scuola gratuita. . mente la mattina e il dopo pranzO d'ogni domenica ai fanciu lli poveri. II lunedì alcune dellt: giova ni signore iosegnano in ques te scuole i hl\',ol'i ddl' ::ago a ll e faociulle. Conosco in Iugl 1iltt:l'I'& un r iCCO pl' cbellàa ta, il rev e,' pll,{lo sig-, Sytlney Slllith, sact"rdote di r. ostuOli elt'ganti j di molto sapere, ('; cl' infinito spi l'i~~: cl~e aV(>lldo a caso nella sua giovl'utù studiato nH:<lIt:ma 10 Ed ill lbul'go , ora l'esercila per llJera filantrOpia a .Pl'O de' suoi pal'l'occliiani. Parrà un consiglio anche tropp o iuutilnl{'nte ripe tuta, da alcuni tenuto p ~l' inesegu,i bile, qudl0. chi Pao- ]ett i di distribuil'e premj ai miglicll'i agl'icoltul'I. Eppure ciù si pratica con sommO v;:mtaggio .a ll" agt'icultu t·a , dov·c il b ene non si tratta ~i sognu, o di volo di fr\otasia.' III oa ni conte"3 d'Inghilterra "esiste una soci età pel' l~ iocorag;iameoto della pastor izia, e ddP agricoltura. 51 distribuiscono premj di J o,. 20, 30 ghinee a chi ha allevato i più bei cavalli, . o meglio ingnssato buoi, vacche majali, pecore, Nelle feste di Natale si vedono ll(>ire b'otteghc di Londra appesi in vendila dei pezzi meravigliosi pd loro adipe di animali premi ali, AI~ tl'i premj _vi sono pei migliori prodotr.i. ~d suo~o., arano luppoli, f<1pe, pomi di terra ec oVidi 0(,11.-1 citta Ha:,tford una zucca del peso lii 78 libbre inglesi di 16 ouce. Vi sono società orti cui ari pel concorso dei frutti di gial'dino, e delle società pel' la cultivaz ione de' fi ori. Un nobile per lo pill prt'sit'de a que ste societ à ' altra delle onoreyoli ed utili occupazio ni lE questa di , . classe ta nto di ~uli! e in al cuui pa es I. I.' buon pi ova no Paò lelli fa voti con tinui p er P (l 1~ lc viam ento d elle ta sse in fa vore de' contadini . Fra le tasse ripoue, e riprova ·la que stua indis creta ed ipocrit a d.ei fl'i:l.ti accatton i, Non tutti i suo i voli andarono 165 iDesaDditi. Pietro Leopoldo, gran duca di To,,,ana, che ani 'r.nava gli uomini doui ad esprimcl'e le loro opillioni per poi :;;egu irle (III' uopo, ndla Riforma Comunilat:iva del 1774, a scconJa dei . pcnsie,·i dt::l bu o n pi o~ vano, diminuì le imposte comuna li gl'avjtanti sui con tatlini , eù ordinò ('he i beni conJUnali gCJlluti da po chi a sp(~s e di 01011 i , fnss t l'O venduti o liv ellati, ALbiamo veduta qUt'st' ultima . misura imitata io Francia ed jn Italia, so lto l'arnntinistra·zione illnminata ed energica·di Napoleone: Cosl que sti Pensieri, che forse più non Vt'l'l'anno leui per essere divenuti troppo comuni, ft'Uttaran a alla Toscana dei vautaggi re:1 li e permanenl i, I... eo poldo cbe nelle riforme awminisll'ative, a guisa di al cuni genii cbe pl'ecf:Jono i loro secoli, aveva preceduto di un mezzo secolo tutti i go \'erui di Europa, lib eri o non liberi, diede una· libcl'tà ;::Issoluta al commercio de' gl'ani cbl! io Toscana durò sino al '792, O~ni specie di lib el'là ha i suoi nem ici. -Quella del gra no n'ebbe in tutli i tempi, sotto tutti i go verni, presso tulte le classi, e ne ha anC01'a. 11 Paoletti ·si alzò iu d ifes a d ella legge ·d el ·suo s o vl'~no, non per amor di adulazione, ma per amor della libertà e del pubb lico bene. Stampò nel 1772 la sua. opera sull' anDana, sotto ·il titolo· di = Peri mezzi di rendere felici le società. La stampò anche per f<tre un' ammenda pl1b~ blica ùell' esscl'e egli stato ne' primi tempi un contl'additol'c d ella liberlà del commercio de' grani. ,~Ma dapp o ichè ( sono le sue parole) mercè lo studio .da me intrapreso sull' ordine della natura, · mi sono l'icrcduto, talmeut; che mi vel'gagna di me medtsimo per aver p1'eteso eli sostellel'e una cas? tanto contral'ia alla r elta ed a ssoluta gius tizia) ed alla vera felici tà de' popoli, ('gli è ben g iusto ch' io medesi!no colla m ia VOce coufessi e manifesti al pubblico quelle verità, che da me FERDINANDO P.OLJ<;TTr. . furono a1Lra volta impugnate. " Questa l'itl'sttazione e tanto onorevole per Paoletti, quanto fu qlle~la, che ~e~ caria fece p er avel' offeso con una sua .OplDl.o ~e I dIritti dell' utlul cità cel suo famoso libro del Dt'llttl e delle P ene. La catena degli argomenti con cui prova il S110 assunto , è quella stessa a un dipl'l!sso degli aItI'i scrittori che trattal'unu lo . stesso suggt:tto; t'd è in breve la s('oueute: 1.° la libertà ùel 'commercio de' grani è uu d7ritlo int'rente alla proprietà: 2..0 l'esercizio di questo diritto è utile alP individuo, alla na.zione, al-, l' acrl'icoltu~·R. pel'chè mantiene sempre t'gll·;.!1 c decorosI b , d i prezzi, ed e,,'ita gli sualzi: 3.° senza prezzi ecorosl non vi po~sono eSS('l'e gl'~udi riccuezze, e senza queste non vi può essere uoa vasta ' e ben ~ntesa cultura: 4,° dunqu e ~ d'i precisa lH'cessilà, e di sommo v~utag .. Sio per P abbondanza de' 'p rodotti dd suolo, la piena e perfl'tla libertà. di commercio, Camminando sulle stesse tracce 4ell' al'cidiacono Bandini ,' egli ri gnal'da la Toscana cOnle uno stato meram ente ag,'icola, e perciò' stabi l.is·ce l'assioma = Abbondan za e yil prezzo non, ,forma ricchp,zza ; carestla e caro prezzo fa miseria; abbondemza e caro prezzo produce ricchezza, = Assioma ch"egli stesso confl!ss a essere vero ~oltanto quando si tl'alti di uno stato e di una d nazione agricola, non dovendosi pensa~' così rlguar o alle ~azioni che sussistono per mezzO del cOlIlmel'cio, Abbiamo infatti vedut.o attaccato que sto assioma ncl 182? in Inghilterra, la ·q uale ess(-ndo più ri cca pel commercio che per la coltura del suolo, sl'nte il bisogno di scemare il prezzo del grano in favore ut" gli opuai, quantunque l'alto pl'ezzo si a favol't'Vole a' pl'opl'it'tarj e alla prosperità dell' agricoltura, Anche questo suo assioma concorda colle opinioni del Baodini. o , 167 FERDINANDO PAOLETTI, Gadde poi negli stessi el'l'ol'i degli Economisti affermando che Ja terra sia la sola sorgente della l'i cche~za; che senza agricoltura. non possono esistere le arti; e r:he le manifattuì'e Don accrescono il valore delle produzioni, e non fa~Do che restituire la somma dei prodotti della terra che hanno con sumati; er1'0r1 oià abbastanza confutati dall' espeJ'ip-Dza e dai libri. Nonostante però i p,oegi delle opere del P.oletti, esse non porgono più alla scienza alcun vantaggio. BensÌ pcr la Toscana pO~l'anno avel'e ancora un me .. rito locale, ogni volta che si agiterà di nuovO. la quistione del cammel'cio de' grani, perchè vi sono molte notizie ed osservazioni che sono applicabili particolar- ' mente a quel puse, - I libri sono in CCI'to modo simili ai corpi celesti; alcuni sono cOOJe i pianeti che descl'ivono una grand' orbita, c adornano il ciclo per lutti ; al.. h'i sono come le comete che appariscono per poco tempo, e per pochi abitanti del ,globoo o " . o • 169 G"'.JD!TISC' VASCO morì nel 1796 nella villa del marchese Incisa, GIAMBATISTA VASCO PIEMONTESE. Giambalista Vasco· nacq ue nel 1733 uella città di Mondovì in P icmo l)le, di fal~,i glia nubile, ri,a cadetto . Si sa che i •cadetti, queste vittime d ci ficlt:cornmessi, non avevano in fantiglia altt"o di,'itto ch e:: il piatto umiliante all a mensa tl el priwogenito fratdlo, e non <l Itro Int'zzo che la spada o il brev ia ri o. Un falso punto d'onore interdiceva loro ogn i a ltra lu cl'ùsa proressione. I geverui per co rr egge re un' ingiu5tizia, ne commetleva~o un' a'lll'a, confcl't'1! dò ai caJt:tli le cariche più emincnli, O i gl'adi pih alt i n ell'esercito; cusì il patrimonio pubbl ico di veni va il pall:imonio di poche famio li e; il va lore senza nascit.a restava senza prem io; P uffizia]c di ' sangue nobile scnza emulaz ione; le città erano piene di ' scandalosi aba ti , i conventi d i oziosi COIltemplatori, le carT!pagne di supersti~ioni; tra padre e figli, tra fr.ate Il i e fl'~telli ardeva la gue rl'a civil e. Questi erano gli effetti dei "fed(!commessi Jecanlati anCOl'a da alcuni sc~ittori, cbe n un conoscono il wondo. · Il Vasco adunque posto iri qu .;'sto bivio, elesse la carrie ra ecclesiastica. Si fece pl'p.le, poi ft'ate, po i co lla licenza dc·1 Papa ritarDÒ pl't::te. Gli è da pel'donarsi questa sua inquietudine; la sua ttlcntc oon era n ata nè pel giogo, nè per l'ipocrisia, Egli scrisse a lcuui opuscoli Degli an ni immi· nenti alla riv(JIUì~ i oll francese. Da' suoi sCI'i lti tl'n spue il suo ><, Qoscnso per le l'ifoI'Ulc, di cu i la F!'03DC'ia c 1'Europa tulta abbisogna va, - CaJde p~dél ut o in odio al partito aristoc1'3tico pl'cJomio<inte all ora nella s ua patria; perseguitato, desolato, d eslituto cl' ogni mezl.o, UDO d.e ' suoi amici che lo aveva raccolto,: Non si lasciò però persegnitare senza co.mbalt ere, non sofft'l'se senza la vcndelta dell' u otno generoso. SCl'isse contro gli abusi , ' e contro i d ifdt i delle Icggi. Ne additò sovente le rifurme, ed iu tutte le quistioni che tratt ò, prese per guida la libertà. Trattò quasi s~mpl'e quesiti proposti da accademie e da principi, Amava l'arringo, Le sue ri spost e soco scevre di q uella fastosa- elocuz io ne c stl'abocchevole nudizioue, di cu i sono senipl' c infal'cite siruiii ~neUlo rie' Quando ri s po nd eva a ll e a~cadeUlje, era laconico, incalzan te; quando rispose , a i quesiti de gl' inlpcl'atol'i, fu libero senza insolenza, ma seosa letlOCillii e se nz a adulaz ioni. . Il Vasco pure scisse nel 1772 un S:zggio Pùlitico della lY/oneta. C onfesso il vero che quandu rni cadde solt' occhio quest' Dltro libro sopra · le monete d opo i tanti che aveva già Idti , mi sent ii raccapricciare Ma il Olio presentimento m'ingannò, Invece di ooja e di fatica, ne trassi pi<lC't"l'e t'd istl'uzione, Tanta è la cbia · l'ezza e r evidenza con cui questI) sag~io è scritto, dle lo · J ess~ tulto cl' un 6 ét to, c ness un libl'o in cosÌ poche pagine sc io gli e tutt e le quistioni c osì inv olte di qU t: sto argomenlo, D iss i già ch e l' opc l'a del Nt:gl'i è un ma· nuale pelo ogni. impiegato di zecca; d irò de l Sa ~gio di Vasco, c h' è il manuale di colol'o che si coo tellt!tIlO ddla teoria di questa mat~ria, QU rtnl l1nque qpesto argo· mento sembr&sse esaurito dagli SCl'ittOl'i pl'eced(!oti, tuttavia Vasco se.ppe riovel'dido, l'in~iovaoirlo, ~ iotl'odurvi anche delle- idee· nuove. N~ terò a l c uo.~ di queste, 1.° Propose pc!;' campione de lle monete ra rne , piuttosto che l' oro O l'argento, finora seguiti. per campioni dai governi, in ciò d'accordo cogli scrittori. i' f GUl\fBA.TIST,\' VASCO . GJAMBATIST.l VASCO. l' Le sue ragioni sono: a.) per essere il rame meno soggetto a variazioni. di prezzo: b. ) ond' evitare la rjru~ sione deUc monele di rame sempre . la più costosa ,. qualora si dovesse cangiare di campione. 2 ,° Suggel'ì molto tempo prima che fosse posto in pratica in Francia ed in altre parti di Europa, il sistema deciolale nelle , monete (non come una misura astroDomica, qual la consigliò Bt:ccaria), ma solo come la più comoda progl'essione. 3 o Suggf.::rì pure come una cosa facile ad ottt'o(!I'si, il conio de1l' impronto simultaneo con quello del contorno, come in o*,gi si eseguisce colla macchi na del sig, Boltoo, 4,0 L'opinione sua più importante è quella che Don vi dovnbbero e,ssere Tariffe coercitive, Si fa a diolOsll'are nei due capitoli V e VI ch' esse . o non sono eseguite e SODO inntili, O sono eseguite ' e sono dannose ed ingiuste, percLè o!òtnno alle reggi natm'ali del commercio. Il valol'e nurncral'!O ddle monete dO\-'I't'bb' essere abba'ndonato al libero COI'SO del tl'af6 co, Questo 'che fissa il giusto pl'ezzo cl' ogn-i cosa, perchè null fì$s~l'à anche quello delle monete I Vorrebbe egli pel'ò che per istruzione del volgo, e guida deIl'idiota, si pubblicasse ogni anno una tariffa puramente istrutti va, che contenesse un catalogo di tutte le monete conosciute nel paes,e, col peso e tito]o di ciascuna eco , Questa opmlone del Vasco 'contl'o le t."iff. ob- bl igatorie, l'abbiamo veduta pochi anni sono riprodotta dal sig. Gioia, autore del Prospetto delle scienze economiche, col solito suo abbondante corredo di fatti, e colla forza della sua logica, L'accademia, d'agricoltura, commercio ed arti di Verona fece 'il quesito nOll so bene in qual anno tra. il I7~o e il 1790 " Se giovi o no tener le arti unite in c'9rpi con discipline, 'pl'ivìlegi, e contribuzioni al 17 1 ' corpo; , e qua.1 sieno I. vantaggi, tanto generali come particolari, rispe ttivamente al commercio, alla nazione, • .1 al pubblico el'al·io ". . Questo quesito sarebbe ozioso ai ' giorni. nostri, ma non lo era al tempo che l'accademia lo propose. In molte parti d' Italia esistevano ancora le Je":"IO.. i e ::;oli statuti relativi alle arti; in Venezia, ed in Piemonte specialmente, ave l'autore scrive,'a. In Francia, dopo che il ministro Turgot nel suo illustre e glorioso ministero di 20 mesi, aveva abolite anche le univers ità delle arti, il, suo successore Neck~1' pochi mesi appl'I!Sso nel 1776. le aveva ristabilite. Ma soprattutto in Inghilterra (in questo incon'c t'pibile&paese dove il commercio fiorì a di spetto di tante rt'strizioni col solo aiuto ' d t' lIa libertà) csi3 tevan o ancora le cOl'pora7.ioni· e l'Inghilterra era, com' è ancora da molti, cieca{Jlcn[~ ammirata, e .qualche volta tz'oppo ciecarnente imitata. Per sod(lisfa re ad un tale que sito P autm'e compose una dissedazione, che non essendo arrivata a tempo pel' essere amll',1essa al concerso, procacciò nondimeuo all' auto l'e un premio maggiore d ell' offerto, cioè, l' ooo~ l'C cl' essere ascritto fl'a i membri della stessa accademia. Non tanto per aver letto e ammirato Smitb, quauto per av ere pensato da se, l' ~liltore aveva pl'ofondamente sentito che la libertà e la ' più ft!lice suluzione d'ogni problema di economia pubblica, La libel'tà non fu già soltanto la guiùa ch' egli sctdse n('lIe Ji sc u ssio~ ni, ma altresì costante risultamt'oto dell e. sue indagini. È itlutile ch' io ripeta gli argomenti con cui l' au~ tore condanna non meno le discipline, che i privilegi delle corporazioni d'arti .e mesti..:ri. Sono ormai noti a ciascuno; e popoli e governi SODO della loro nociva a , GIA!\!BATISTA VASCO. esistenza egualmente persuasi. Dirò bensì ch' egli esaminò il quesito sotto il ,'ero e pill esteso punto di vista, quello della pl'~duzione. Essendo riescito a dimostrare, clie le uni\'e rsità delle arti" si oppongono all'aumento della produzione, e quindi della popolazìone, potè conchiude,re ch' esse sono nocive alla nazione, pel'cbè si- oppongono a tale- 'allmento , e nocive alLresÌ all' erario pubblico, perché la l"iccbezza del governo non può essere cbe in ragione ddla ri cc hezza n::tzionalt:. Spillse tant' oltre il priucipio della libertà sino a disappr~vare Ju e vincoli, che in Italia sì \'enel'ano flnCOl'a" da moltissimi come vantaggiosi e indispen sabili. I l primo si è ir regolam ento del P~t:lllonte .. dativo all' ade di filarc e di torcere la seta, il qu;de vietava . (e cl'edo che vidi ancora) di ridutTe in organzino 1/\ Sl?ta tratta da buzzo li difettosi detti fa/oppi, o mezzi coqueui, S ebbe ne in Francia tale re golamen to fosse reputato come un moddlo di' disciplin'l, il Vasco fece _vedere che i regolamenti o sono delllsi d<l:gP im.pl'cs~rj (Ielle manifatture i ovvero pro~ucono una tCI'l'ibile pnsecuzione cunLl'O gli stessi impl'es3 l'j, la qualc disanima tutto il commercio. Qu~.sto divido in falti era i mpu uem entc violato in Piemonte, percbè non si può vincere l'urto del cootrario interesse dci 61atori , Questi ob bedisco uo più fac i'mcnle ai COllsu :l.lat.j ),j, che agli urGziali di dogana, l migliori ispdlori di ma· nifrlttul'e, dicev'a un savio nJinistro, sono i , consuma- tori. L'altro regolamento dal Vasco di sflpprovato, e tuttora vigente in quasi tutte le città cl' Italia, si è quello di fissare il prezzo del p'3De, e di accordare il privilegio dì vcnderlo a Jln numero 6sso di panattieri. La tassazione del pane nalla giova al pubblico. È solo UI1 monopolio che giova woltissiruo ai panaltit:ri 'a danno GIA.MEATJSTA ' VASCO. del pubblico, pcrcbè qu"estl con simulati contratti nei mercati .del grano ottengono dalle autorità un limite superiore al g'iusto e al naturale. Il privilegio poi di vender pane distruggendo tra i fornai ogni gara, serve loro di un punto di riunione per concertare i m~zzi di otlenere la tassazione più, favorevole, La libera conconenza up.ita aU' obbligo d'ogni fornajo di avere. una scorla di gl'j!n~ è la più vantaggiosa al popolo: Quest' opinione ddl' autore è confermata dall' eSt:mpio non di tutta l' Inghiltet'l-a, ma di alcune sue città, Nella popolosa Manchesler ,na-ssima~~ente non vi è nè nu~ mero fi sso di panatti t' l'i, iJè tassazione di prezzo, e quella popolazion"e di J50 Illila abitalll( è be,~ servit .. a p,'ezzi equi e disCl'cti, La ' fabLI·i~i:I:lione dci pa.ne è libera colà a chiunql1e , e 61101'" nu n offrÌ mai (llcun ineonvenil?nte. Nt"1 ,825 si a bo lì la tfissi:lzione ch' t::l'a in uso nell" cillà di Lo,,,!'-a . Se poi' la mela continua in alcune <:iltà d' Inghdtt::l'ra, il p,'ivdegio di ve~}dere non esiste in nessun luogo. Anche in questo argo mento jl sig. ç-ioia roe' anz-i nominato si unÌ all' Clulol'C, e con non rr,in ol' energia riprese <'l COOlb"ttt' )'e l' uso della ol~ta de', pane, e il , p,'ivilegio dei panatticri, M.a llf-'ppUI' egli non ottenne finora la vittoria, Il V~ISCO Pl'I'Ò non spinse il principio d{-'l1!-1 lihertà sillo fllI~ li{·cnza. Egli si 3rl"'stù là dO\'e alcunt: pro .. fess:oni che int eressano la sanità pubb!ic::t, se fossero sciolte da ogn i vincol o, potl't'bbr'ro ri l::scire nocive. Ti:lli sono le prufl:: 'isioni de' medici , chil'ul't;hi, speziali. Queste devono, Allche secolldo lui, andare sosgette ad un esame di ctlpacilà, I mestieri di macellai, di vendi- tori di vin o , e quello pur di panattiere devono andar soggetti alle ispezioni dell' autorità, onde la sa nità pubblica Don sia compl:omessa da adulterazione, c dalla GJAMB.4.TISTA V.ASCO. avidità di guadagno. Così pure gli utensigli d'oro e d'argento devono essere soggeUi a UD bollo pubblico, affinchè ne sia garantito il titolo. . Memoiro ·Stlr les ca.uses de la mendicilé et sur les moycl1s de la supprime.l'. Qm:sto c il titolo di llll'.:dll'a dissertazione che il Vasco maodò all'(\('cfldcmii'l di Valt-n'la io D.·lfin::.to nell' artno 1788 in rispo sta a u.n analogo quesito di (-Iu t! ll' ac catlt:mia. In essa si sCOI'gc sempre qUt!1f' ordine e ql1ell' evidt:nza che sono un pregio particol,are di qup,st' autol'e, ma per dire il vero io non vi trQvai alcun luminoso principio, nè alcuna di quelle idee nuove .ed ardite di cui ' sono spal'se le altre sue opt"rc. Quanto egli suggerisce, mi sembra cbe sia stato preso dai regolamenti ch' erano io vigore a quel tempo in Lombap-lia, ed io altre parti d' Italia1J)ue pl'illcipii dominano in questa disscl'tOlziune. Il primÒ" si· è' dì provvedere di suss.idj e di ricoveri i poveri invalidi e vergognosi; il st'condo di procllrare lavoro ai pOHri oziosi e vagabondi. Ma nel primo consiglio la filantropia ddJ' autore va oltre ogni limite; pretende che negli ospt'dali si debbano ammt:tte.l'e tutti Sii infermi muniti di certificati di povertà d t! 1 proprio parroco, ~ in quello degli ~sposti tutli quanti i figli chc vi si por~;ù).o. Se si facesse così, ben presto la nazione divt:rrebbe un grand' usp<.:dale cl' infermi e di bastardi. Col secondo consiglio poi Inrgheggia troppo colla proposta di ca~e di la\'ol'o per' gli uomini, e case di educazione pei fanciulli, Don curandosi delle spese immense e degli incom'ellienti a cui le une e le altre vanno incontro. Ciò solo' basta per diuotare quanto questa 'dissertaziolle sia lontana dal merito dell' opera del Ricci ch' esamineremo io seguito su questo stesso argomento; oper~ che può servire di codice amministrativo a tutti j governi. Anzi si può dire che .il Vasco segue delle massime GIAMB~TISTA VASCO. affalto contrarie a quelle del Ricci. Il Vasco pretende d'insegnar la via di estirpare la mendicità, mentre il Ricci dimostr,! che si può bensì" diminuida, contenerla, ma estirparla non mai. Il Vasco propone ammissione illimita.ta d'invalidi e d'esposti; e il Ricci suggerisce molti mezzi per 'renderfa cauta e difficile. Il Vasco pretende cbe il governo d.bba snpplire alla mancanza de' fondi; e ,il Ricci al contrario vuole per primo canone, che il gover'no abbandoui i pO . .·t'ri alla compassione privi:tta. Non procedo iUn cll1ZJ io qUt' sto confronto, pt:r non aotÌ(;ipare ciò ch e ùovrò din-: al. l'articolo dr.! Ricci. La società libera economica di Pi etroborgo in gennajo dd 1767 propose il qu esito: " È t:gli p lÙ utile al ben pubblico che i contadini p ossit'ùaoo delle t erre in proprietà, ovvero solamente dei beni lIIo.bili l E fio dove si deve estendere il diritto del conta'dino sC?pra le terre, percbè ne ritorni al ben pubblico il maggior vantagoio 1 " Questo quesi!o non poteva veui:e che da uo paese ~ezzo .asiatico, nJezzo incivilito, ruezzo schiavo. Può mai nascere il dubbio in un paese colto, se il contadi· no dt:bba o no possedere terre in prop,oietà l Non per· ciò rimprovero la società di aver fatto il quesito; anzi sembra da t'sso che h società, volt' ndo pl"epOirare l' opinione pubblica in R.ussia petO J'emancipazione negli schiavi adddti alla glt"ba, fece a bt'lIo studio una domanda sh'ana a pl'im~ . vista per ecciti'll'e una risposta conforme al 's uo disegno . Il fine ·umano e politico della società non andò fallito. I lumi sparsi su questo Argomento, l'insinuazioni dei Czar, e meglio ancora il loro eseuJpio coll' emancipare gli schiavi della corona, han· no a poco a poco liberati i contadini russi dalla tirannia de' nobili, e di cose e str:umeDti agl'arj diventaro .. no uomini. GJA~:fBATISTJ. V J.SCO. Fu in quest' occasione che il Vasco compose il suo trattato. Sulla felìcità pubblica considerata nei coltiyaton' di terre proprie. Anche questo quesito per verità non era di difficile soluzione, Può mai essere, ripeto', un pro.blema da sciogliere, se UD uo mo abbia il diritto di esser libel'o l ~i pos~edt:l'e in pl'ojll'io il frutLo del suo h'a\"aglio 1 Se l'uomo che possiede terre, non sia più fdice del lavo ": l'ante mercenario? Qne5ti non possono esse re problemi che nei serragli ddl' Oriente. Non è dunque da stupirsi se 1"au1o l'c in qUftsto trattato non abbia fatto a uu dipresso che ripetere ciò cbe una moltitudine di scrit(c)I'i avevanO ,già detto; cioè, che la popolazione più ]'obusta, più beJligeu, più amante della patria, più utile quindi allo stato, e più felice è quella composta di agricoltol'i che ,possit'dano una ddta quanlità di te rreno. 1\1:a ciò che nessuu altro aveva osato proporre prima di lui, si è una legge che fissi la minima e mass ima pal't~ di t erre che ogn i cittad in o abbia a possedere. Ques ta legge agral'ia aVI't'bbe convertilo P im pN'o russo in Uil a nuova incornmt"llsul'abile rt'pubblica Romnua. Non so CO!lcf"pil'e come l'autol'e sias i lasciato tl'clsc inar d::tll' amore ddla lib ertà e Jt'gli uOlUiui, sino al puulO di crede re che il p l'ogetlo dei Gracchi potesse con ven:re ag li Ospod<H'i di Russ ia. Onde po i puntellar nlegl io il suo pro ge tto , e imi)t:dil'c l' accumul ay. ione delle proprietà (iucvit::l. bile nel commcrcio umano) non esi ta punto di proporre l'abolizione della facGltl di tesfal'e, aociò che i fig!i succedano in eS~l a li porzio ni all' eredità patema. Se que:it' opera fosse stata pubblicata a' giorni nostri quant' oùio, che persecuzioni, che crociate non si sa- rebbe concitato contro l'autore] Per buona sorte egli Gr.\ !\fBATIST A VASCO . ]a scrisse '77 tempi in cui si ri spe ttavano ancora so-. gni degli uomini dabbene. M i sia qui pel'mess'o tI'intrometteÌ'e poche mie osservazioni sulla discrep a nza delle opinioni, che sussiste in oggi più cbc mai tra gli scrittori dd continente e gl' inglesi, sul punto cl' una popolazione agricola e ID pl'opriet ~ r ja'. Enrico IV fu il primo re a desidel'hre che ogni contadioo avesse une poule au po! la domenica. Tutti gli sç:rittori del con tin ente in ~ppl'ftSSO appla udendo a questo detto du ' Roi cles parsalls, esaltarollo i vanlaggi di una popolnzione di ::.gl'icoltol'i proprietari, In oggi però è uilta in Inghilterra ,un' o pinir)ne affatto con traria. Mo lti degli scrittori inglt:si si sono fatti partigiani della grande proprietà, ciò che torna lo stesso che ridurre il mass imo numero d!!' contadini al1a condizione di merceoarii, e nulla più. Non già ch' essi preten dano foudare 1:00 ciò il sistema asiatico. Anzi pretendono che la grand,e pl'Opl'ielà sia favorevole all~ ricchezza ,. pel'Chè dà luogo a grandi miglioramenti e a un maggior prodotto; e ad un tempo sia favorevole alla libertà, perchè renele indipenJeuti i Pari dalla Coro[Ja, e col prodotto netto im piegato in com'mercio ed in manifattllre sostituisce alla popolazione agricola, sempre rozza e per lo più d'animo senilft, una popolazione cl' art,igiani più dirozzati, più vivaci , cl' an imo più libero e indipendente. Forse tutti hanno ragione " :,al' inO'h'si in Inohil_ v o b terra, e gl i scrittori del continente snl continente. In Polonia, in Russia, in Spagna, in Ungh er ia, òove vi SODO poche manifatture e meno commercio , la o O'I'p.ude proprietà non fa cbe perpetuare la schia .... itù, c , I' ignoranza dei contadini, e una pazz<l profusione fra i feu .. àatarj. Dove non v' è industria e commercio, la grand~ PECClilO. Economia Pubblica. 12 GI!I.:vmAT rSTA VASCO. p roprietà non può ch e d.ivid ere la n a zi ~ ne .in UJ~ a fra ... zione Ji ric chi prepotenti, e una mo ltlludllic di ru ercenal'j, po veri, zattici, dt?gt'ild a ti, ab l'Uti ti. L a stessa .1 ma d' mCI " 'Y-I,Il'". progressio ne per cui l' E~u r opa p ass o,pl' si cioè dalia schi av itù d ~lI a gleba a lla pr.opri ctà d ella gleb a, indi alle man ifattul'e , poscia a l commercio; la stessa progressio ne, di co, dc . .·c percorrere u na Da ... zionè pl'i lna di giungere alla civiltà.. I n Inghiitcl'l'3 d ove tutto fa vorisce il c om mercio e l' industt'ia, la gran de pl'opl'idà d iventa uno stro n1 en to, u n me zz o d i libe rtà , c di ri ccbe1.za socia le 1 p er cbè il suo prodotlo nelto è assorb ito dall' ind us tria ;' dal comme rcio. La Rus sia ba bi sof;no d i p opoJaziooe quind i di mo!t i pro pri ctal'ii ; la Gra n Bl'cHag na h a già una gr ande p o pol azion e , no n ha bisogno che ci' impiegarla nd cO~lme l' cio. Dive rse sono l e vie chc c onduco n o alla felicilà pubblica , secondo le div erse ci rcos tanz~ c1~' p opoli. - La legge agl' aria può forse rendere felice u na p iccola popolazione, un a Spa,·ta , una soc ie t à dc' fratell i n'IOl'avi," u na colo ni a Jcl si g. Owcn; r opi uione degli scrittori ing lesi può cond urre ~na prosperità Ulla na7.ione gi à l ibera, ind t~ s tl'; osa , pad rona de i m a l·j, c ome un tempo Venezia , p ui l' Olfw da , ("cl or a }' lug bi!lcl'ra. LH legge di , succession e di .Napoleo ne puo essere COllVelll(mte a U~1a società t: h t.! si trovi iil cil'costH.UZ I:! mca ie fra ques ti due , , . esl~·em i. L ' Osltra Libera è un alt ro tral ta to dell' aut ore, che scrisse in ri sp os ta a un qu esito prop osto da ll' imperatore Giuse ppe 11. Nd secolo scorso i princip i cons ulta;.'o no spt'sso i ilott i su lle qu istioni che interessavano lo S tato . Cattt:l'in<t II se nt iva ' lIlonl ieri i cODsigli di Vo lt:\irc; Fedl.; l' igo r e di P russ ia ave" a più d otti che cia mbellani alla sua ta vola; :Maria T t! l'csi-l, Giusep pe II , GIAMBATISTA VASCO. 179 L eopoldo consultarono D'eccaria, Verri , Negri, Cadi, uomini d' alta dottrina. L~' quistione se l'interesse del · denaro debba essere determinato o no dalla legge, non è ancora dccisa , e ~a vediamo ' anc ora 2gitata di presente. Quando si apriron o in Francia le discussioni sul codi~e N<lp ol eone al principio di questo secolo, valenti oratori p arlarono pro e contro d ella lib ertà dell' illtel'~S Se, e vinse l'opinione per la limitatione. In oggi l~ questione rivive nel Parlamento d'Inghilterra; alcuni memLI'i hann o proposN di lasciar lihero t'interesse dci den aro, altri si op posero; la lite è an cora indecisa. . Il Vasco, prima d i Jiscendcrc a trattare il q ues ito, fece la storia della legislazione di diversi popoli, e specialmen te dei romani su q uesto punto. T"Iise in chia1'0 elle, prima della teologia sc~Iastica, l' usura è stata gcnel'a1mt:!nte riputa~a un cont ralto lecito ed equo, benche av endone abus a to i ricch i a pregiudizio cll:' po\'eri, abbiano variamente tentato le leggi di restl'ingeda in c onve nienti limiti. Solo co minciassi a vietal'e l'usura dall e leggi civili , qua ndo cominciò ad essere riputata contraria al diritto natul'ale e divino; ~a per tale divi eto divenne ap punto p iìl esorbitante e più .noGi\'a, Sgo mbratesi poi in seguito . le tenebre dell' igp.ora nza, fu di nuovo da tutte le leggi ammessa, e sonosi unicamente occupati i legislatori a prcvenil'oe CQfJ .vari e limi:tazi oni gli abusi. Tracciata così con sobria erudizione ]a storia delle leggi, vi ene a dimostrare che l'usura non è vietata nè dal diritto naturale, nè dal di,' ico, nè dall' ecclesiastico , e quindi sta nei diritti del governo l'autorizzare O tol1 el'are l'usura. TuÙe quest~ inda·gini non sonO · più ··nece~sal'ie ai nostri tempi. Possono dilett~re la curiosità di chi ama conos.c erc la storia degli errori ~ e ' dei -pregiudizj umani, J 130 GIAl\1DATJSTA V'AS cd. ma nulla più influiscono sulla qu isti onc che interessa i govero i cl' oggidì. Restava adunque ad ' inY~s tj ga l'e se le I ~ggi ch ili pl'e- . sCl'iv('nt i null ità, O riùuzioni de' contratti nel caso di usm'c ecces'sive, fossero suffici enti a moderarle, o se ~ I tro mçzzo vi ' fosse più acco ncio a tal fin e. L' antore colla storia dd!e leggi ·relative all' usura av eva già mo~ il danno delle li m itazion i legali. Nas('c 'quindi p <! l' conse gueriza spontalll'a, che la mass i- stl'A.ta P inutilità e ma libertà de' contl'atti è la sola che possa co nt enere le U SUl'e ne' 'limiti più discreti relativamente alle parti colai' j cil'costam;u di c iascun paese. Egli riduce ques.ta proposizione al };igore geometrico, per qu anto ,si possa upa verità mora!e, nella seguente maniera: ' I. L' I1S0 del denaro ha. nel comun commercio 00 prezzo come ogn i a~ tra cosa venale, - II, Il pl'ezzo cl' ogni cosa veot\le i}OD è arbitrario, ma determinato dal confronto dd b i30gno de' l'icercatori con quello degli es ibitori; III, Da qu es to confronto a d unque sa rà anche determinato il prezzo dell' uso del d euaro. IV, Quanto saramio maggiori e più premurose le es ihizi oni, in 'confronto delle ricerche del d~nal'o, tanto mi-o nOl'e sitl'a il prez.zo <l l· Il' uso dci medes imo , ossia, l'usul'n. V , QU<'Into ' più libera sarà la contrattazione de' mutu i: ('anto sarà maggiore il numero e più cospicua la premUl'a delle e5ibizioni, VI. Duoque quanto saranno i cootratti di mutuo più liberi, tanto mi Ilare ~al'à "I . ll SUI':t. La libcl,tà di ' quest i co ntl'a tti r eca un altro va nta gg io . alla società, quello di togli(!re l'occAsione a m olti conh'a~ti inven tati per pa!J;a ('e ~' m ura, che so no co muneqlcnte nocc\'ol'i ins ieme ai debitori ed al pubblico, co,ne : J ,0 l' antiCl'esi? e la ven dita con patto di r iscatto, per cni restando in sospeso la proprietà per G IAM BATISTA VASCO. J8r u n tempo conside'rab!Je, n~n conviene al p,Qssessore Oc cuparsi di mi gli o,'are il fondo, con ch e si scemano ass~i le riccl~ezze che può, spel'are la società d~lla perfe zlOnata agl'lcoltura. Egli è cb ial'o che sa,l'cbbero me no frequenti ques ti contratti ch e sogliOtlO su tlopol'l'e i debitori ad u sure g1'3 vi"ss itO t;, s e fosse p<:l'fcttalllcnte libera la contrattazione ùe' mu tu i: 2. 0 le vendite l't: t'e o simulate, chc si , sono intl'otIotle per pailiare il mutuo qu ando non è libera la contrattaz io oe dt:![' USura. L~ le g~,e nOn dovre'bbe fissarla che nel casu · che le parti n Oll )' aveSS ero stipulata, e fosse dovuta pcr it'ggc. L'autOl'C nOn dissimu la ch e i' ilJio.;itala lihertà d ell' interesse ,trae secu alc un i inc onve ni en ti, Nulla è p.edctto in questo mondo, clic' egl i; il p,' ud(~ ntc leglslatol'e non ha mai che a sccgliel'tJ tra il Il.1a le m inol'e e il magg io re. VOl'l'ebbe adunque che quando le usure fosse ro enol'mi, e oltl'cpassass~l'o della metà la misura com merci a le; si proced~sse come nelle cause di les io ue enorme, e fosscl'O rid otte 'dal giudice, Così p er iOl~ pedire P accumul azione eccess,i va d;~ lIe USnl'C:: la' le""!! " , bo d OVl'e bb e , JOglUngel'e la prescrizion e delle usu re, d'apo u,ri certa numero cl' anni, se non venissel'O domandate, e rinoovato il mutuo, Questi ri mec!"ii ·sono messi in pJ'atica nel codice Nap oleo ne. Fina!mc n~ e l'autore sugge ri:ic e dei rne7.zi indiretti per ' moderare 1'interesse del denaro. A fine di renderc più CCI'ta o probabile la risponsabilità reale e persona·le dei debitori , sarebbe un mezzo sp cditissiruo il r endere ·alla lilH'l'là del commercio tulti i beni feudali o sogge tti a fidecommesso. Un altro mezzo effic ~ee t; quello del registl·o delle ipoteche, meùiante cui, aumentandosi l ~ sicuÌ'tJzza ' del creditore si diminuisce J-a misura .de1P interesse, Per impedire le specula zioni tewe,l'arie -, GIA~IDATISTA VASCO: per cui il mutuatario si obhliga a pagare delle usure eccessive, la legge dovrebbe dichiarare doloso il fallimento di colui che si impegna in 'un negozio oltre l'-importare del proprio capitale. Per bandire poi tutte le usure, a cui sono sottoposti i poveri, consiglia. di stabilire dei monti di pietà, che diretti con sicurezza ed economia, non esigerebbero un inter:esse magg iore dell' ordinario, co11" aggiunta delle spese n ecessa rie per"la sua a~·miui... strazio ne.! E ' per diminuire la domanda del "d enaro che ne fa crescete sempre l'interesse , consiglia di stabilire delle cosse d(;"isparmio, come quelle che abituano il minuto pop~lo:' alla fl'ugalità, .ai risparmj, alla previ- denza. Sono entratQ. in questi. pa"l'ticolari, 'perchè 1'economia pubblica,lpiù che all' amenità, serve ano studio della legislazioue. Nel 1788 \' autore rispose a un altro quesito proposto _dalla reale accademia delle "scienze di To rin o così c.oncepito: ,,' Quali sieno i mezzi di ~ provvedere al so~tenta xnento degli operaj soliti impiegarsi nel ~orclm~nto delle sete ' n e' filatoj, qualora questa Classe ·d'uomini. così- utile nel .P ie monte, viene ridotta agli estremi delP indigenza per mancanza di lavorò, cagionata da scarsezza di seta " . .. Quantuo que il quesito fosse 'di uoa natura locale, l'·antore seppe renderne ]a sol.uzio ne applicabile ai casi generali. Egli concbiude col di~'e elle, la causa 'd ell' inòigenza è permaNente inevitabile, .H miglior espc'd iente è di lasciar. ]ibera l'emigrazione. Ogni .altro rimeùio sarebbe pregiudiziale, ave la ' popolazione ec~ cedesse i bisogni ùell' industria e delP agi·ico~tllra. - Se poi le cagioni, per cui cessa l'impiego degli uomini i~ ca 183 qualche genere di manifattul'a cospicua, sono improv\'ise e passeggic::l'c, i1Jlo ra il m iglior espediente è di OCCUp:1l'C qu egli opel'ai in opel'e pubblich e, come stl'ade, canali; dis.~eccamenti di paludi eco Ql1esti operai vi vrebbl!I'O al tri men ti pe lo qua lche tempo a peso della compassione pubblica. Non! è egli wf'glio che la città o il gove r no tragga cl;:.} loro mantenimcnto qualche fl'Utto 1 Così in Lombardia saggiamente venoc di sposto nel 18 I 7, quando pel' una scarsità di l'accol to tl'ova va si \ln numel'O enorme di mendichi, che s~ impiegassero in opere pubbliche. Si r ifecero in que lF anllo tutte le strade comunal i , e alcune città si abbdlirono di passetis i pubblici. Così ft:cel'o in Inghilterra molte città nello stesso anno 1817, e nella st raord inari a impensata mi s~ria degli operai nel 1826. I filatori di cotone~ ed altri operai senza. lavoro, vennero nel 1826 impiegati in co nvertire le straç1e interne ddle città sclciate in prima di grosse pietre, nelle liscie e belle strade inl'cotate (l ;3l1' architetto l\iac~ Adam s . Il clima umido e ri gido dcIl'Inghilterra però non favorisce troppo questo esped iente, perchè gli operai av vezzi a vivere nel l' aria tepida de' filatoj, sono mal att i a soppor ta re le intemperie. Questi sono gli opuscoli principal i di questo aut ore. Egli scrisse altresì su molti a Itri soggetti deg li articoli scientifici, inseriti nella biblioteca oItrernon tana stampata in Torino negli anni ] 787 , 1788. Per ]a loro brcvità nè meritano , nè sono suscettibili di una analisi. II gran merito di questo autore, è l' evià en7.a in tutto ciò ch e prend.e a di mostrare. Se la scienza economica fos se sem pre stata trattata colla chiarezza e colla l'a pidità ,del Vasco, essa sarebbe ol'aUlai familial'c G IA:\"lD.\TISTA VASCO. se 185 G'Al\tBATISTA VASCO. etl universale, come l' al'itmetica, l' agl'icoltm'a, la nautica. Anche quest' autore ebbe il coraggio di confessare più volte, ch' egli era rimasto luogo tempo in ingaono , e che dopo matul'O esame aveva cangiato opi.. nione. Questa l'ipetuta confessiolJc fa supporre since" l·ità e vero sapere in chi ba l'animo di farla. In un uomo poco sincero potrebb' essere un' al·te per acquistarsi maggior fede. GIAMMARIA ORTES VENEZ IANO. , La scicnz"a economica andava in Inghilterra, in Francia ed in Italia avanzando su gli stessi pl'incipj. Tutti gli scrittori tendevano alla stessa meta con poca differenza nei mezzi. Tutti si affannayano per la riforma degli abusi, per la rimozione degli ostaco15 a1l' incremento della popolazion~ e della ricchezza, Una sel'ie incessante di autori, col ripetere gli stessi consigli ayevano quasi cangiata la mente dei contemporanei, acqui .. stato pl'oseliti, assediati i governi con nuove opinioni. Quando io Italia sorse uno scrittore cbe con un' opel'a i-ulitolata " Dell' Economia Nazionale " pretese di op" porsi a tulti questi innovatori, erigendo uo nuova sistema opposto a quello di tutti gli altri ' scrittori. Si accinse solo ad arrestare il torrente vincitore ddlc altrui opinioni. Le scienze morali spesso l'ilrov<-lno di questi cavalieri erl'aoti, che si appo3tano ad un passaggio, pretendono da soli fermare tutto. un esercito. Plousseau fu un antagonista di questa specie di tolti !$Ii scrittori politici, che si adopravano in favore dcll'incivilimento, Quelli l'itrovavano nell' ordine social~, uelle scienze, nelle lettere, nelle arti, negli spettacoli te<ltl'hli, la civilt~ e felicità degli uomini; e Rousse&u nOl1 vi trovava invece che cOl'l'uz,ione e infelicità, Nella stessa guisa Giammaria Ortes nella sua Econo~ia Nazionale vuoI provare, che la ,scienza d'arricchil'e ciiI.! gl i altri scrittori insegnavano alle nazioni, era una .!'cil'l?l1.a bllgiarda o inefficace. Si può dil'e cbe tf:!ntò di capovolgere la scienza qual' era per l'innanzi stabilita. e 186 ' GJA...."\1..\lA.RlA . ORTES. GJAMl>-rARIA ORTES. Giammar'ia Ortes fu un fl'~te veneziano dell' ordine :. cama ldoltse. Nacque ne l 17 J"3 ~\1-'-Veuez j a . Entrò D~l~ f ordine cama!(}olese, ma quant~nqne avesse già pro. fçssa to, a ri chiesta della wadre ottenne di usci l'e "dal convento per attendere ,. alla cura .della sua fa miO' l i;). o • Viaggiò in Fl'ailcia, ed in Inghilterra. Ritornato ii! Ita~ ]ia, impiegò quas i tutto i l tempo della sua ,'ita allo 5tudjo~ e sCl'isse ' varie opere. :Mol'ì in Venezia nel 1790. Qualunque sia la critica ch' sono per fare di quest' a\ltore, è -forza conven ire che nelle sue ricerche di sp iegò una mente originale e indipendente. l\:101ti adunque de' suoi cOl'olJal'j dovettero riescil'c nuovi. l\'Ialgl'ado p"e rò l'or igina lità delle sue idee, egli non fece l'umore . nientre visse, pel'cht! la 'sue opere non furono conosciule ' cL)' molti. Non 50 se per orgoglio, O pcr ti mo re, dappoi ch' ebbe sorfedo dai giol'n~listi di Fil'enze una critica piuttosto severa delP EconOOlÙt ]\razionale che io pubbiicò ileI' 1774, non stampò più che pcr uso dei ~uoi amici. Non fu adunque noto cbe a poclli; cd illfatti 10 non lo trovai citato che da Beccaria e dal conte cl' Arco, se non erro. I pochi escmplnri ch' egli aveva l'ebalati, anilnl'ono dispersi; e l'editore della r accolta degl i economisti, a stento pote averne la copia che gli servi p er la ristampa. Sino adunque alla pubb licazione di questa raccolta, si può dire che il nome di 0 1'tes fosse quasi in Italia sconosciuto. Il sig. Custo di fece di questo scriltol'c un elogio come d'un genio, Gli fu Cl'C- dulo con troppa rede; da ql\esto puuto diveulle un genio per mo lti; e i professori di economia pubblica in Italia, fecero ·eco a quest' elog io dalla loro <:aUedra. :Ma nè P Ilalia , nè gli sh'anieri ancor meno non hanno . ancora sanc ito questa canonil.zazione. Qualunque però sia il giud izio che si porli di Ortes, l'opere sue COI] .. tengono delle os~ei.'Yazjoui così uuove, o almeno iuaudile , fra gli economisti, che 1100 posso tralasdare di fare un t1'ansnnto .acl suo sistema,' il più breve che potrò. La prima osservazione che t:oudusse Ol' tes a fooòal'e il sue;> nuova sistem a , fu quella, che ad onla cbe i. filosofi, i legislatori, e mo lti uomini dabb.ene da si lungo tempo a))biano rivolte le loro premure a Tendere la di~llguagliauza de' beni fra le pers~ne meno strana e $rnisurata., a ,togliere l' assol uta privazioJ?c di es~i in, molti che ne vivono a stento, e nÙ.lOjono di disagio 7 non hanno ' mai potuto appagal'e i desiJel'i i u!1lcmi pel possedimento dc' beni, L'inefficacia' e l'inutilità di questi sforzi, lo hanno indotto a riflette re, se mai reco .. n~'u~ia n~zionale 'fos'se naturalmente t:ostil~ita in modo èa non pOl~rsi migliorare in guisa alcuna pt!r' qllillsiasi cura pa·!.'ticolal'e, o da potersi almeno alleg~c l'jl'e a lcuni de' mali annessi. alle società presenti, s'c non pare possibile d'impedirli. ~'inutili~à adunque di tante Iccsggi per accr~scere la massa ' delle -sostan:.e comuni, .e la costan te espe- rienza. c1]e, ,aprenJosi pu~'e qualche sorgente , di beni sotto a un aspetto, 'se ne chiude certamente qualche a.Jtr3 sotto ad un altro, o si gen era un nuovo bisogn o ' d i . quei beni in altt'Ui, lo portò ?-d 'investigare se n~n vi fosse una' legge l1è1tul'nlc che a ciò si opponesse. Pal'v~ clifaui a.ll' élutorc ' ~ che sja~ri un a legge Dfltul"ale che osti. Que's la legge si è, che i belli comuni ,non possano crescere ri egli un.i, sr.~za u n. pari bisogno di e.~si Deg1i alt ri; elle u~o ' non possa trova rsi p.iù agiato senza di alt ro . meno agiato , o senza disaSi'o d'a lcuna; c'be massa 'dei beni co mun i sia in ogni na... zione niisurata dal ' suo 'bisogno, e che non possa sopra .di questo bisogno crescer d'un pelo, come per un la incanto di ciarlata71o, così per opera di filosofo, (3 nem.. mCI< P()]' quella di sovrano; e ~he. ,!uello che pare 4 lS8 GU!\UtlRIA ORTES. superfluo in alcuni particolari, non rappresenta che il ~isognevoJe in molti altri. Ciò posto; stabil isc.e che tutti i beni consumCfbili di. una nazione (cb' egli cbiama capitale nazionale) sia per quantità ~ qua li tà, sontl in proporzione della nazione, S~Dza cbe ' v' abbia modo d i poterlo mai a.ccrescere ne ll' un a, (, diminuirlo in un' altra . Questo capitale sarà doppio i triplo, se la .popolaziol1.e sarà doppi1.l, o tripla. Non v' è alt~'a difft:l'.e!lza che nella distribuzione. 1\'la. la' quan:tità riHlane sempre la stessa; il suo' rapporto col numero della' popolaliione è iuvariabi·le.· Quindi doye vi sone 'più ricchi, vi sopo anche più poveri, Nelle ' granòi nazioni vi sonD gl'andi capita ~i, pel'chè ivi è ma'ggiore anche la. qual1tit~ .dei · beni, Jn tali nazi on i, atteso il capitai OI'aggiul'e de'beni .suscettib-ilc di dj suguag!ianze maggi.ol'i,. le ricchezze nelle capitali pOSSOllO maggiormcnte accrcscers i , che n elle capitt\li delle minori. Dail' essl:l'e aJunq ue semp.re la quantilà de' behÌ .pl'opol'Zi~nata a l nU ~ll'el'O d ella po~ polaz ione, viene ch e non è poss tbil e. di più 31'I'icchiL'e a lcuni, senza impoverire tuUi gli a ltri, ~n Tosca ll ~, per eSt:IUpio, i beni S0l10 più distribuit i , qu in di l'i. è un ben essere più u~ivel's'ale, ma bavvi meno splendore mila capitaleo All' opposto in Fraocia (nel '774) g,oa ll _ de è la pompa della capit<\ lè, e .qllilldi il ben esse.re è minore nelle prol'incie. Qu i ~d i i popoli di Toscana ricorrono, pl'usi!?gue r autore, dalle pl'o\'inc ie alla capitale, più per domandar giusti;z;ia. che p er .chiedere di che "i"el'e; e si vedonò in F ranc ia ricol'l'cl' Vl più pel' chieder di che vivere, che per domandar giustizia. Ciò si renderà. ducora più evidente, se si :paragonerà la Tosca na colla Polonia, colla Russia e colla Turchia. Perciò anche nelle capitali 'piil ricche è ' do~e esi~te -la più nuda pO\o'cl' tà, come in Lon~l'a. 18 9 E ciò Don solamente riguardo alla quantità ma qualità de'benio Cosiccbè quanto la q~alità sa l'a pIÙ J'arfin;:lta e ù esqllisita per a lcuni , altrettanto sarà cattiva ed infC: l'iOl'e per gli altl'i. Chè quanto in una 01'1 z~one si applìca a f1lig liur<1re i beni p ei ricchi, l",! llto Sl p eg;!;iorano rei 'pon ri ì non ess <: ndo poss ibde ;id alcuni consumar beni di qn:..dllà n, iglio l' e, !>'"nZa chI' ... 1_ tri non li cousum iD /? di qU<'ililà pt'ggiol'e, Q!Jindi mentre che in Francia (~ e l J 77 4) si app li ca, più che in Toscana, a come l'endcl'e i beni più esquisiti per li ricchi IO , ~I ~~) P I.C~ n o~ me~o ~ come rendt:: r cl' uso ai povel'i, l plU vlh e.d mgratl. L autore da tutte queste riflessioni cava )0- scoraggiante corolJario, ch e le arti e il commercio non miglioi'ano mai i beni per alcuni senza peggiorarli o lasciarfi p~ggiori per gli altri. ' I, ~eoi tutti na~ior)alj adunque, o si prendano' per quantJ ta O per qual'là, sono aIla stessa misura co lla sola d iff~renza d'una dis uguaS 'ia nza in tutto '~l1esto minore ocHe ~ inori nazioni, e maggiore, slel'lnjnat~ ta lvolta, e veramente mostruosa n(>lIc maggiori nazioui. Da~ l a conclusione che il capita le naz iouale è se mpre proporzIOnato alla papa razione , senza che vi sia modo di poterlo mai ndl' u ~a accrescere, o diminuirlo nel p altra, Orte.t; dt:riva varie conseguenze che sarebbero importanti, se fossero tutte vere. aD~heo alla o ,La .pri~a si è, elle i govern i non do vrebbe ro punto colla speranza . di .acc rescere il capitale pubblico, oe fare delle Irggi frustrate d. leggi più . lmmls~lll arsi for h , quali sono quell e dt:!la natura delle cose ' nè gli sc rittori dovre~bel'o lusingarsi , o lusin gare d i p~ter aumental'C coi Joro consigli la massa delle ricchezze nazion~li, giaccbè non fanno che romp ere l' equilibrio dclJa rIcchezza, e accrescerla per alcuni a diminuzione di al tri. È dunque un' inutile impresa il distruggere i 'i, ,go " fidecommeJsi, re ~ man(pm01'le, i convenli, il celibato, colla ~lna ,speranza' di oUellere quel che si è sempre tentat.o, ' 6 non si è 1nai ottenuto. La ' seconda si è, che il commercio fra le nazioni doyrebb' essere libero, L'inganno che il commercio esterno ' potesse alle volte ess~re piil favorevole a una nazione che ad un' altra, e impoverirne UDa per arricchirne un'· altra, è nato dall' errore di ater paragonalo le nazioni ai particolari. Si è creduto che, sieco .. !ne uri particolare più industrioso può spoglial'De un altro men d' esso industrj~5o, così possa una nazione comun~ment~ più indlls.triosa, impoverirne uJ?;'aitra meno industl'io!'ia. Secoudo la teoria ddl' autore, un particolare dipende 'per la sua sussistei1Z~ da un. altro pa'l'ticoli:ll'c, guindi egli può . arricchirsi a spcse di un altro. Ma· avendo ogni Jli:lzione il suo bisognevo!e, ogni nazione è indipendente dalle altre pelo la sua sussietenza, sussis tendo ciascuna delle sue occupazioni, del suo' capitole, e della sua industria; e non dell e occupaz ioni, capilale, e industria delle altre, come aVlViene del particolare. Quindi di'riva un' altra ' verità, che c iascuna naz ione non dà all' altra nè più nè meno di quel che da essa riceva con pari jndipendenza, a norma delle l·jspcttive. esigenze, e dei bisogni l'eciprochi di ciascuua, siiJn reali, o sian capricciosi; il che fa che ulla non profilti dell' alt l'a , più di quel che questa profitti di quella, La terza consegueU'l3 che ne deduce 1'autore è, che i disoccupati e mt'ndichi san mobili inalienabili e necessari nelle nazioni. Ogni nazione non ha, e non può a.vere che ·il proprio bisognevole. Con un calcolo del tempo richiesto dalla massa delle occupazioni per produrre il bisognevole, l'autore prDva che le occupazioni sono limitate, cd il tempo COilluue eccede il tCUlpO di GIAl'tDt!.RIA OnTEs. 19' queste. I poveri e disoccupati sono d.unque una incvi .. tabile conseguenza dei ricchi e ' occupati. . Quei clie pitl si occnpano e con più di riputa zloDe, cOtlseguoQo per Je occupazioni 10('0 non so lo i bcni proprj , nla quegli an cora' degli altri. No'n è la soverchia pigrizia o indolenza de' disoccupati ma la sovel'chia aviJ~ tà e pl'Otltezza desii occupati queÙa, per cui molti snsslstono delle occupazioni e de' beni da altri OccllnarI. - D"J questo pel'ò non convengono gli ecooomi5:ti politi~ J ci, j qnal: quando si tI'atti di diminuire la povcl,.tà con r itL occupar i poveri, san tutti zelo e tulti sollecitllòine, mi'l. quando si tl'atti di diminuire le ricchezze con meno occupare i ricch i non la vogli ono intendere. e si farebbero beffe ,-li chi pt~l' SCt~m31'e la povertà, pl'OpO11 CSS C loro il ripiego di scemar le gr<lndi ricchezzc dci piil gl'aDdi signori, e dc' più gran commercianti ddle capitali, e di ~ividel'e in parli le possessioni e i capitali di (luesti. E per questo che tutti i .prllgeU i comuncmente proposti pCI' t.lirninuil'e la povertà per le strade van semprc a vuoto, per eSSeI' quelli contl'additol'j iltl 1i altri coi qual i si promuovono le ricch ezze mnggiol'i ncIle corti, e nelle case de' gl'audi, detlJe quali ricchezze non è possibile cbe non ne consegua una COrrispondente povertà.. Per rt!udel'e la povel,tà e la ti is~ccupazione più tullcl'abili, r uuico mezzo è qUldlo d.1 ~odc}'al'e per tempo e per ripu~azione le occupae render cosÌ le riccbezze meno eccessivc e 1l1en lum inose nelle naz ioni. Saranno dU1Ique Ulil/ le distinzioni di persone e di occupazioni, quali sono le ZIOnl, ar-ti e mestieri, come pU1'e le ftstività usate fl'a' catta- lici, ' perchè sendo tutti costl't:tti a sospendel'e per un d~to tempo le loro occupazioni, rimane Iln a p orzi one dI temp? cnaggiol'e da distt'ibuil'si fl'a gli altl'i nOll occupati, E una falsa supposizione popolare che il tempo 192 GrAì\otUU,\ ORTES. manchi alle occupazioo'j, quando, tutt' all' opposto san quesl e che mancano al tempo. ' QUf',sto bl'eve abbozzo uon coutieue ' che alcun.e dcllc idee principali, su cui .3!!gil'asi il, sistema dell' autore. f":'g! i dÙ:e ('he nçm ha inll'apl't'so a ra1: ional'e dd · l'econolllia nnionalc pCI' ~ddit..tl'c le vie più opporlu· De per mig.liOl'arl", ma solo per mostral'e altl'Ui nei fenomeni l'cali, quale l'l'or:t::de da se come effetto proveni('nte Ja cagioni lmmut,l'lbili ed eterne, ed invece di )l'ogeltal'c sistemi inutili per la fcl,icità de' popoli, egli si è limitato a investigare la l'aglOne . d{~ \Ia loro infelicità. ' Da questi pochi cenoi si vedrà come ln me7.z0 ad. alcuni strani pal'3dossi, l'autore ba frammischiato utili verità e m oltI;! nuove osservazioni. II suo mag gior torto è quello eli " ~onsidt:ral'c la società attualé eoilo .st~sso occhio del filosofo Pangloss, quasi fosse la IDlgltore dell e società pçssibili. Ha preso p etO leggi di nO'ttUl'a quegli acciùenti che .. si variano continuamente, ed hanno variato co' secol i. E quand' anche fosse vero tutto quello ch' ei dice riguardo all' incguaglianza de' beni, e alla iudestl'uttibile di5tinz.ione de' ricchi e dc' povcri , non dovrà la società tendere al più DoLile fine della sua istituzioue ch' è quello della civiltà] E la civilizzazionc che raddolcisce i costumi, abbellisce il mondo, perfeziona l'uomo" nou si ottiene t:lia col pro~lll~ve,re le ricch ezze 'l Se si doves:-;ero des!lme"e le leggi d i natura dallo stato fllOfficntaneo , od accidentale delle cose, qu;mti efl'orÌ si comruetterebbero, quante c~lnn~ie ~i formerebbero contro la natura 1 Cosi. fece Al'lstotile, Il quale bas~ndo la politica su quel ch' esisteva a' suoi tempi (anzicbè su qu'ello che poteva o doveVA ,essel·e.), tro .... ò esse re neUa natura la schia .... iLù, pel'chè la schla .. .itù esisteva nelle repubbliche greche. Il dire che tutte. le nazioni sono ricche in proporzione solo clelIa loro popolazione, è Ull paradosso tale che Ibil mCi'ita confutazione. Basti il riflettere che la Polonia e la Spagna contengono UDa popolazicne eguale a un dipresso a quella della sola Inghiltel'ra. Hanno esse una quantità di beni eguale a quella cbe po"iede l' 1nghiltelT.1 L' 10ghiltel'l'a st essa, che non aveva che poche e cattive strade Un secolo scorso, quando poche delle sue case avevano vetri o mobili, e il più Je' suoi abitanti Don conoscevano il letto; aveva ella in proporzione la stessa quantità de' beni che ha oggidì, che quasi tutte le case hanno abbondanza di stoviglie, vetri, tappeti, e tutti j comodi pi* n€cessrLl'ii della vita 'l E se in quest' ulti~ mo pcriodo di cinquallt' anni, si sono vedute cinque o sei volte dclle città olauif<lttrici d'Inghilterra piene di operai affamati e tumultuanti, non è già 'qul~ sta una conseguenza clelia maggiol' ricchez.za per parte dei n{~· gozianti , perchè queste ricchezze hanDo esistito molti più anni sen~a la miseria degli op t.' rai. La miseria del 1826 (per parlare della più vicina a noi) fu una miseria accidentale di sole alcun,~ classi d'operai, prodotta non da mancanza di roba , ma bensì di lavoro. Ollre all' opera sull' econom ia nazionale, Ol'tes. 6crisse un libro in favore dei fidecommessi della nobiltà, della chiesa, e ùti luoghi pii. ~ome poteva egli difeD ~ dere l'accumulazione della proprietà in pocbe mani, depo cile aveva nella sua economia nazionale stabilito che la r'ccbezz.a fa la povertà, e che il solo palliativo di questa è il diminuire e distribuil'e qu ella in piit mani 1 Pare da qui ch' egli si fosse proposto di soslenere tulte le mostruosità dell' edificio gotico europeo, che gli altri scrittori si sforzavano di abbattere. Per evitare adunque la contraddizione con se stesso, e sostenere a un tempo il suo paradosso, egli dice che pt'r conservare PECC/lIO. Economia Pubblica. ,3 GIAMl\t.\RtA ORTES. la nobilt., I. quale è la custode della libertà pubblica, conviene renderla ereditaria c indipendente, con benÌ el'edit~rj e inalienAbili. Pel; conservare la n:Jisiooe indipendente dal capo del governo, e veuerClbilc e potente agli occhi de' popoli, è d'uopo, secondo lui, che sia ricc a e 1U grado di e.,el'citare la benevolenza. Finalmente per dare ai poveri un qualche compenso pCI' la priY3Zionc di o gni propl'idà, e per non renderli troppo soggetti e ligi ai l'~cc bi, è bene che vi SjÙll0 dei fidecommessi pe' luoghi pii, ,i quali l'appl,p.sentino in (:e1'to modo il patrimonio del popolo. Così i tre stati di una nazione, la nobilt:i, il clel'o, il popolo aVl'ebbero ciascuno j,1 suo patrimonio. Quindi conchiude che i fidecommessi sono neceSS31'ii per la libel,tà. Le stesse rag~ ni furono moJte "'olte riprodotte a' nosh·i giorni sotto il pretesto di libertà, da t.rtuffi politici. Ma Ortes, quantunque frate, non era ipocrita . Amava la libertà, ed era repubblicano di nascita e di CUOl'e. Col troppo venerare qud che esiste, fece piutlosto come Bcm<'ll'din di Saint-Pierre, che trova utili persino le pulci ed i cimici. Nel suo sistema cl' opposizione a tutti gli autori, Ortes fu più fortunato nelle sue l'jflessioni 50[>1'3 la popolazione, pubblicate nel '790. Se l'opposizione nell. prime ricerche lo condusse a strani ' paradossi, il} que ... ste invece lo menò ad alcune luminose veriti., che Ricci in Italia, e Malthus in Inghilterra si unirono co' loro ragionamenti a confermare, Il metodo di considet'al'e l'andamento costante della natura, e di estrarne le sue leggi sempre più potenti delle misure umane è stato posto in pratica con un felice su~cesso a' nostri giorni dal sig. Malthus "iguardo alla popolazione. Si sa quanto le opinioni del sig. Malthus siena state combattute. Quale però sarebbe la sorpresa de' suoi oppositori in Inghilterra, se sapessero che Ot'tes colla scorta delle stesse osserv~zjoni è giunto agli stessi ri sultati cl t,l toro concittadino'? È mera .. vigiiosa la fOI,tuita coin"Cidt:nza delle opinioni di questi due autol'i. Nati iu differenti regioni, di relig ione diversa, a un" distanza di tempo di tre ne anni nno dall'altro {senza che J'inglese avesse neppure inteso il nome ddl' italj~-no) che l'aveva preceduto nell' istessa disamina) cavarono le stesse conseguenze. Abbiamo' veduto che alcuni autori it<'lti:1n-i avevano scoperto alcuni principj stabiliti poì con taoto corredo di prove dal sig. Malthus, ma nessuno di 101'0 aveva al pari di Ortes spinte le inùagini così 10nt<'llle, e trattone tanti corollarj. Noterò le opinioni più' rimarchevoli di Ortes, non solo per la loro originalità, quanto pel'chò quelli ch" banuo studiata l' opcn del sig. Malthus ne possaoo fare uo ' paralello. " 1.° La popolazione si mantiene; cresce, o scem~ sempre a misura, ed in consegl1e~za d-e' beni mantenuti, cresciuti, o scemati avanti; ma non mai )a popolazione precede i beni. u 2 .° La popolazione dipènde dalla maggiore e minor lib(!rtà che gode un popolo ". Intel'l'ogato l'autore sui modi di pop01al'e la maremma di Siena, dice che la 50la libertà di cui la Toscana gode\'a tn tempo di repubblica potrebbe ripopola ..la com' era a quel tempo. Ooni altra misura tornerebbe vaua e infruttuosa . Senza o I~ libertà politica che protegga la prop,'ictà, la 11bcrtà, e manteng::t io ossel'Vanza le It' gg i, gli uomini nOli amano di avventurare i loro capit<'lli, t! inlrapl'Clldel'e dei nuovi stabilimenti, come si richiederebbe per coltivare una provincia deserta. " 3.° Le generazioni dei bruti sono limitate daUa. forza o praticata dagli uowil:f. sui. bl'uti, o praticata -dai bruti fra )01'0 stessi ". GrA:\D'IARIA OaTES. GIAMMARIA ' OnTES, generazioni degli uomini sonu lim itate da ragione. " 5.° Le popolazi ::mj dim inuiscono colle imposizion ì eccesive, e colla schiavitù n. Bellissimo è il ca pitol o XV in cu ~ P autore parla delle du e bpecie di servi li occupati solo ad accl't'scere il fasto e la grand ezza d 'alcuni con a ltrettanta m i s~ ria e mancanza di beni negli altri . La p!.' ima spcci_e son essi tulti i cortigiani , gli adulatçri, i favoriti, i pensionati delle corti, e mo llissim i altri intenl.i a lusin gare, a trtllt enel'c, e ben sovente ad ingan nare i sovrani eù i gran \li della nazione, le cui mercedi sono talvolta grandissime, ma sempre precarie. La seconda specie son tutti . gli sch iavi, i servi della gleba, militari iavo lon ta l'J. , : lutti quegli inso mma che dai pi ì.l ricch i· e potenti sono astr ftt i ali' occ upaz io ne se nza ~o nt l'a tt a l' e p er essa, e che quanto ne riportano , lutLo è di quei r icchi e potenti fosse qu es t' anca un r egno , . I l '6.° Non è "ero cbe la p opo lazione co rri sponda ai matrimon j, Quando la popolazion e è giunta ad un certo t ermine. è bene che i rn atrim on j si vadano di .. minuencJo a s~gno che la medesima si ' consel'vi, ma non si ilCCl'esca " . Il 7'° Il celibato è ta~to necessario pCI' conservare un a popolazione quanto il matrimonio. Il l'imprOVel'31'e il cel ib ato ai cel"ib i è· lo s.te sso che rimprovc I'al'e il matrimonio ai maritati, Il 8.° La volontaria as ti.o enza dal matrimonio . è prova neW uomo della sublimi tà del suo essere e della sua l'a giollf:, " 9.° Le case di lavoro provvedono alcun~, e sprovvedono più altri ". Questo trattato della popolazioDe è forse l'opera più perfetta e più utile che Ortes abbia sCl'itto; ed " '97 anche la più succinta, la p iil connessa, e la più chiara. Le altr~ sue opi ni oui non sono nè così ben de· dotte , nè così ben dimostrate. SP'.'r:i.a !ll1eilte P o pera dell' econom ia nazionale è scri tta Oscuram en te. L o stl'SsO Ortes ne conviene, c fu eg li stesso costretto a com· ment:\rla con val'it: lettere a' suoi amici', P er ben .giudicare il merito ' di questo a lltore convt:l'l'ebbe rifondere i suoi sette vo lumi (in cui molte volte si ripete) in due so li voluOli e collegare in sieme tullo il suo sistema, Senza di ciò è' una fatica imm ensa solamente il leggere i suoi traltriti non ch e intendcl'li. E ce rt amen te , ch' egl i hn ragion e di pretend t!l'c di noo esser e giudicato in un giorno circa a cel'te sue opinioni cbe gli costarono dieci a~ui di meditazione, "Ognuno che pretendesse concepire in un gio rn o quel ch' io ho concepito in oltre a 4000 co ll a slessa sicUI'ezza, dovrebbe plH' assicu· r arsi di superarm i taut o p er talento qU rl nt' io' P avess i superato per app licazione di esso, p ùs toc bt: a ll' intel genza d elle cos~ l' UDO e l' alll'O 5 i ricLi edo n del pari. , l o poi san ccrto di non eleva rmi per tfllento sop ra il comune d eg li uomini, ma avre i pe na a credermi per 4000 volte inferiore in talenlo anche ai più elcvati ". La prolissità, e r oSCUl'ità de' suoi scritti sono forse la cagione pel' cui si so no p o rtati di lui giudizj COsL opposti. Chi ha la poz,ienza n o n solo di l ~ggel'l o, ma di medital'l o, è di tratto in tratto colpito da lamp i di filosofia e di gtn io. Fors' anche l'anLoJira di soveL'chio per quella consonanz.a e simme tl' ia p iacevo.le che si prova nel le ggt!l'c un sistema. Quegli altr i poi che sono ributtati a prim a vista dall' apo logia ch' ei fa ,de' fidecomm essi, de i feudi, dd gran numero dt:' giorni festiv i ne' pa es i cattolici, dell' ozio, del celibato ec" non lo sti meranno gran fatto, o anche lo disp rezzeranno, stinlandolo un adulatore della tirannia, e dei pregiudizii. GIAM:i\tAR1A ORTES', .. ., ....,. Così i giornalisti di Firenze de' suoi tempi senlenzia1'000 le sue opl!re astl'Us.e , inco ncepibili , e di nessuna utilità, Così. pUI'e il sig: Gllnilb, nella su.a opera de' \la.. l'i sistemi di politica economia, chiama il sistema di Ortcs scoraggianle e mostruoso sistema, ed è tanto severo contro di rui che disd~gna di fal'ne una diligente anal isi. Alcuni sono stati troppo severi con Ol'tes, come Ol.'tes lo fu di sov€ l'chio cogli autori suoi COll,temporanei, Ei gli aveva letti tutti, ma non ne nominò mai alcuno, e li trattò tutti da cial'latani e da alchimisti. Certa ch' egli non era scevro di passione ne' suoi giudizii, Era mortale nemico dell' Inghilterra, e ~ella l'eligiane protestante, e ortodosso al st!gno di considerare il cattolicislDo come r ottimismo, e giusta P escln.. sioDe dcgli U gonotti dal governo, e l'espulsione un tempo dal regno di Francia, Perciò nega che i regoi pl'otestanti p ossano essel'e mai concordi e felici. Non dissimula la sua avversione contro l' Inghilterl'a; ne prcdice l .. l'ovina. S e questo fl'ate fosse vissuto sino a' no'stl'i tempi, per vedere la snlisurata prosperità del ... l' Ioghilterrtl, sarebbe sl:hi<1ttato dì rablJia. Non era però, lo rip eto, nemico della libertà. Era io ~jò come F antico fl'ate Savo'narola; fanatico religioso, e repubblicano, Molte idee liberali sono spal'se ne' suoi libri, Non difende i difdti, e gl' inconvenienti dell' umana societa per se stessi', ma comc inevitabili . Egli pure va' con~ tinuamente in cel'ca della felicità, e libertà degli uomini; in guisa che non potè stampare i suoi libri nè in Toscaua, nè uegli stati del P<lpa, E quantunque scrivesse a Venezia, si vede cbe l'idea dei pozzi e dei piombi lo ' funesta,'a ad ogni momento, u Qualunque apparenza però possano avere P inno}'azioni .a rbitrarie dei sovra ni, poichè delle risolnzioni dc' sovrani non è lecito ai sudditi giudicare, lO NON ARDIRÒ ES!>ltINARLO NEM)IENO , 199 e ne lasccrò il giudizio allc generazioni venture , sulle quali sòle debbon cadcre gl i effelli. fau sli o funesti delle risolu1.i òni più l'i~naL'cabili presI:! dai sovra ni delle g:.! nerazioni ant<,ccJenti u. Chi non vede in questa Jichiarazione il sudJito tremante cl' un governo che puniva coi piombi e coi pozzi il suddito che geltasse un occhio profano su gli afflll'i di slalo I Quaolunqllc d~ f,'ate astuto, appena fatta la dichiarazione, la ,viola, I suoi anuJlit,rttori potrebbero in sua difesa addurre che Huc:h esso ha per iscopo delle sue ricercue l' aumento della popolazione, e la felicità d ei popo li, Ma invece che gli AltL'l vanno a qnesto fine badando più ad accrescere la quantità . che la distribuzione, Ortes ha più in mira la distl'iLlUZione che la quantità. Quindi egli dice e ripete, che la quantità senza la distribuzione non fa che arricchirc smisuratamente alcuni da ulla parte, e infiniti povel'i e di socc upati dall' altra. Questi apologi sti potrebbero soggiungere che la di stinzione c3ralleristica tra lui e gli altl·i scrittol'i è che Sii altri fabbricano sistemi artificiali per pochi, ed t'gli fabbrica un sistema più omogeneo alla natura pei più. Ol'ttS considera le grandi riceh e:r.ze in mano di pochi come cagj'.me della povertà di molti, e bene spesso anche della loro opp rc::ssione; p~rciò disapprova tutte le misure consi.gliate dagli economisti, percltè c:onducenti inevitabilmente p. qtwsto fine, Egli all ' incontro vorrebbe una lnnggiol't' di stribuzione di belli, perchè a senso suo la popolaz.ione c la fdicità dipendono dalle moderate, e nazionali l'iechei'.ze. Perciò preferisce il commercio interno all' estero, pel'cbè quello arricchisce molti, e que:;to pochi, Perciò vuole che vi sia libertà nazi onale percbè seoza sicurezza e proprietà de' be~i acquistari, la popolazione non può crescere. Questa è l' uoica via noo già di togliere i povel'i (il che è impossibile), ma J 200 di diminuirli, non già di togliere . tutti i disoccupati , ma di scefnarne il numero. Ma per ottenere questa più equa distL'ibuzioLle, im'ece di leggi, di tlspedali, di ospizii, e tanti altl'i farmaci politici, non l'i vuole che una cosa sola, il lasciar fare. II governo non deve che imnedire il danno e l'ingiuria che un cittadino vuoI 1't:~are ali' altro; ma non storpiare l'andamento e II corso naturale delle cose, altrjm~nti si cade in un labirinto d'inconvenienti da cui i più sagaci autori non hanno anCOl',a trovato il filo per uscirne. Qualche cosa di vero vi sarebLe in questa apologia, e per terminare questo capitolo su Ol'tes, fors' anche di troppo prolisso, dil'ò che l'opposizione è sempre utile a chi sa ascoltarla con sangue freddo, e che se Ol'tes ha contraddetto tutti gl i a ltri econom isti, questi non dovrebbero imitare i despoti che non sanno soffloire, nò approfittal°e della libertà di opi ni one (1)0 CI) Opere cii Giammaria Ol'tes. " Errori popolari intorno alP economia nazionale, considerati nene' presenti controversie fra i laici e i chierici in ordine al possrdimcnto de' beni - 1 l'j I. Dell' economia nazionale libri sei - 1?74. Dei fid ecommessi a fam iglie e a chiese e il luoghi pii , in proposito del termine di mani· morte, introdotto a qlle $ ~i ultimi tempi. nelp economia nazi onale - 1 'jS4. Ragionamento sulle scienze ulili e sulle dilettevoli, per rapporto . alla felicità COlllune - I 'jS5 . Riflessioni sulla popolazionc delle nazioni, per rap}lorto all' economia nazionale - l 'j90. 20' GIAMBATISTA GHERARDO DE' CONTI O' A.RCO. Giambattista Gherardo d'Arco , nato in Arco nel 1739, e morto nel 1791 fu un nobile , amico di Condillac c dell' erudito Pompei, per quattro anni intendente politico deIla provincia , di Mantova, e sul 6.. Dir della sua vita consiglier intimo dell' iOlperator d'Austria. Non ricordo che queste circostanze siccome le sole importanti a sapersi dai posteri, affinchè vedano come i principi i di una scienza reilàatamente, e "indefessa mente inculcati penetrano ovunque, s'immedesimano coll' educazione, s'incorporano coli' atmosfera cIle i nobili e i magistrati inspirano. Si scorge col progresso di questa storia che le riforme furono suggerite in prima dagli sCl'iuori, e pascia tentate dagli. allievi e seguaci delle loro dottrine, giunti che fUl'ono una voha al potere. Qualunque sia il governo O il so· vrano sotto cui viva, il ministro por ta sempre nella sua carica i principii della sua educazione. In Francia Colbert, allevato ncl magazzino de i l\iascrani, ~nercaw tanti di Lione, seguI i princ ipii dei manifaltol'i. Turgot, uscito dalla scuola dei filosofi, bramava dar la libertà al commercio, e nel bl'cve tempo che fu lllin(stl'o ruppe molli dei vincol i che l'inceppavano. Ncker, crt:sciuto in un banco di Ginevra, fa\'ori la carta di credito, e Iraspianlò le idee Iibe,o.,li della sua repubbli('. Dell' amminisll'azione d'una mouarchia quasi assoluta. In Inghilterra i minist ri educati nella gelosia e avarizia dei commercianti, circondati da tutti gli errori del sistema mercantile, si co nSel'val'OUO in e!:ìsi pcrtinaci sino ai Dostri g io rni. Nei dì nostri soggiogati alla fine dalle CONTE D'ARco. CONTE D'ARco. dimostrazioni, e dagli argomenti divenuti popolari, incalzanti, potenti, sostituirono i pl'inClpll genet'OSl dt:l la scieoza ai pregiudizj de' mel'catarJti. Lo steSSO avvenne in Italia. Nel regno di Napoli, Palmicl'i e Filangieri, giunti alla carica l'uno di ministro, l'altro di Consigliere di Stato, proposero al loro govel'no qu elle l'iforme che avevano apprese nel pacifico sludio del loro gabinetto. Così fj!cero in Lombardia i filosofi dd ser.olo passato che giunsero al potere . .E pel's ino in Ispagna Cabarus e Jovellanos, al principio di questo secolo tentarono d'introdurre nell' amministl'azione . ddla monarchia quelle salutaL·j l'ifoL'me, ch' erano suggerite dagli scrittori come consentanee a' suoi interessi. I due yolurni del conte d'Arco non contengono il corso di un' opera, ma bensi varie dissel'tilzioni, di CUI pongo il titolo, e la data nella sottoposta nota (I). Esse furono sCl'itte in l'isposta ad alcuni "qlH'!siti propo~ti dalle accademie e specialmente da quella di. Mantova, di cui fu anch'e il conte d' Arco presidente. L'Italia sin dal secolo scorso valltavil un gran nnmero di società scientifiche e leUerm:ie. Non v' el'a quasi città di qllalr.he riguardo che n' and<lsse senza. Da molti si è voluto porre in dubbio l'utilità di tali accademie. Si accusarono di dispotismo, di sovercbio spirito di C01'pO, di til'annica pedanteria. Si tac<,'ial'ono di vanità pueriJi. Le poetiche soprattutto furono felicemente satil'iz ~ate dall' alltor della frusta letteraria. N OD si può contrastar 101'0 il merito pel'ò di mantener viva l'emulazione negli animi, di mettere i talenti in effervescenz~, in , <I) Dell' a/'monia politico.economica tra la ciuà ed il suo territorio. I n I. _ Qursta dis,;crl azione fu scrilla dall' autore in risposta al qucsi!o proposto dall'accademia di scienze) lett ere cd arti di l\Iantov3 . .::: Qualc dcbba esscre il bilancio della .popol:t'liolle e del CO ml11 f' rcLO tra la città ed il suo territorio ) rilevarne i d iSOI'dini ) c(l i rimedii pralicabili oude provvedere al più facile reciproco sostent..'\mcnl o e bisogno. Del!' flllllona- Diretta alla stessa :lccadcmia di Man1ova- '7,;5. Dell' injluenza del commercio sopra i talenti e i costumi - Diede occasione a quesla dissertazione il programma proposto dal P acc,lcle mia di Marsiglia i,cr il cO,llcorso dell' allno 1777 - N OD fu pubbllcala che De~ I 7S~. DelC il1jlltellZa dello spil'ilO del commercio sull' economia ùHer- na de' I)Opoli e sulla prosperità degli stati. - Questa dissertazione compari alla lu cc In pl'ima volta nel 17,S' Risposla al quesito; Se in uno slato di terreno fertile favorii' debbasi maggiol'IDcllte p esb'azione delle materie prime ) onero quel. la delle manifatture. Jl quesito fu proposto dall' accademia di Mantova. La di ssertazione fu pubblicata nel l,SO. . Del di,·itto ai transiti. ~ V('nne stampato nel 1734. breve di alimentare il culto tanto utile del sapel'e. È poi fuori ù' ogni dubbio che ai quesiti de::lle accademie siamo debitori di alcune opere illustri. Fra le molte citerò il discorso sulle scienze, e l'altro , sull' ineguaglianza degli uomini <li Roussf'au, e le due erudite ed eleganti dissertazioni del sig. l\fengolli ~ul colb ertismo c sul commercio de' Romani. L'Inghilterra elle mira più al solido che al brillante" che ricerca più t'utile cbe il bello, se non ba arcadie, ha però io ogni grande città una società filosofica cbe s'occupa delle scienze naturali. In In ghilterra non v' è cl' uopo di propol'l'e premj pei quesiti, perchè il grande spaccio dei buoni libri in Inghilterra è già una sllf6:ciente ricompensa per l'autore. Il conte d'Arco non fondò nuove teorie, non sostenne brillanti paradossi. I suoi scritti Don si distinguono neppure per una calda eloquenza, o pcr un ~l'io elegante. l\la in compenso si ritrovano ne' suoi opuscoli, chiarezza, giusto criterio, e una generosa, e sensata liberalità di p,·iDcipii. Quando parlò del bilancio della popolazione e del commercio tra le città e 20 4 CONTE D'ARco. le campagne, inculcò la divisione della proprietà, e condannò i fìdecf)mmesi, e · i maggioraschi. Quando p~rlò del commercio descrisse le virtù che produce., .i talenti che fomenta, la ricchezza, la potenza, la crn" lizzazione che apporta. Quando trattò il ques ito se deh· basi proibir l'importazione delle manifatture estere., abbracciò senza restriz ione alcuna il partito della 11berta del commel'c~o . Egli in quest' ultima dottrina non fu inventol'e, ma non fu neppure un proselite di alcuno straoi~l'o' SE'guì Ol'tes ch' egìi cita . . come la sua guida. Parimenti quando trattò la qUlstlOne delicata de' grani, fondò per card ine la libel'a circolazio ne , e solo come eccezioni richieste talvolta da spt: .. ciali circostanze, delle temporanee restrizioni. . Non è da tacersl come nel secolo scorso tuth gli scrittori, eccelto Ortes, si dich iararono nemici dei fidecommes si. Non solo; ma tulti Cnn intrepida confidenza st1::.o eril'ono ai loro governi di promuovel'e quanto 00 I . fosse possibile 'la ripartizione delle proprietà. govel'nt d'allora non ancora ' atterriti dall' Ol'agàno del!a l'ivoluzion francese che sop1Javenne in appresso, ilccoglievH'no sen~a sospetto que' consiglj cbe ,'enl' au~i ~o~o fulmin,\I'ono come sovvertitol'i , dell' ordine, antLsOCialI, irreli oiosi e cbe so io. Una distribllz ioue de lla proprietà. più l~tile alla bontà de' costumi ~ c 'alla pl'oduz.ione fu appellat. legge agrar ia; l. liberta de.l .commercIO, p\'o~ posta rivoluzionaria. - Che dlverslta di tempi e (h uomini ! La Lombardia oggi è privata cl' ogni commer~ cio di transito, cbc le produceva una circolazione interna di tre milioni di franchi, malgl'ado la sentenza d'un consigliere intimo attuale di Stato ,il cont,e~' ~I'co, il quale sostenne già che questa proi~i:iont: ~ mgausta contl'o i vicini, perchè è contro il dll'lttO dI nrl.tura, , CONTE D'ARCO, 205 ed ingiusta contro i sudditi, perchè li priva d'uDa circolazione di molti milioni. Questo autore è forse il solo a mio avviso cbe dopo avere post? per principio che la libertà del commercio è vantaggiosa a tutti i popoli, a quel che compra e a quel che vende, ne tl'asse la rilevante t'onseguenza c11e il diritto di transito è un dil'iUo naturale, perchè conforme ai bisogni dei popoli, nouostante che nel codice clelle genti, nulla meno che ne' codici civili, travisi assai spesso il fatto sostitu ito al diritto. Egli dall' esame " se da una 11a4' zione sì possa allegare qualche giusto titolo onde u impedire ad altre direttamente o indirettamente il li transito delle derrate o mel'ci, per quella via di terra " o di acqua che le apre lo smercio facile dei pro" dotti onde abbonda, e le agevola l'importazione " dc' generi onde abbisogna ", viene alla dimostrazione che un tale . impedimento è contro il diritto naturale. Sicchè quella naziune stessa che vi consente per una condizione onerosa dì uaa pace, O di un trattato qua .. 1unqlle, commette un' ingiustizia contro se stessa, e fa un atto nullo pel'chè rinunzia a un diritto inalienabile, quale è quello della propria conservazione. Pal'l'à forse questo un sogno platonico, una bella teoria in astratto. E perchè 1 Non potrà diventar una massima di diritto internazionale come lo sono divenuti il far prigivoieri invece di ucéidere o di far schiavi i nemici vinti, 1'abolizione del traffico dei neri, il non più strappare gli occLi ai re vinti, o chiuderli in un convento di frati, l' aboliz ione d~i diritti feudali, dell'jus fod",ri ec? Non si è nell' ultima pace stipulata la libertà d.lla n.viga. zione del Reno e del Pa 1 La· libertà del comm~l'cio (questo altro mostro dopo quello della libertà politica) non comincia essa a far pl'oseli~i nei gabinetti l J CONTE n'ARco. Lo slesso conte d' Al'co, oppugnando il sistema proipitivo, or favorito, d iceva altamente" che a' com .. " mel'cio in generalt: ed all' eccitamento dell' industria " in pal'ticolare, riuscir debba al sommo propil.ia fa " iUiOlilata libertà di esportazione, (importaz.ione, e CI circolazione reciproca di manifatture e di prodotti « in tutti i paesi; "è uoa verità che non ha clima; non n situazione locale, non forma di governo, non estensione CI di stato, non combinazioue di circostanze pa1'licc lal'i che " incoerente e sh'aniel'a la rendano presso alcuna nazione. " Un tal genere di libertà riesce così necessariamente pro" pizio ad ogoi nazione, che niuna può esservi, la quale "" da ragione o motivo alcuno si pOSSi:! credel'e dispenCI sala da costituirne la base, e fondamento de' diversi " piaui politico-econom ici al' proprio ben stal'e ed alu l'ingrcdimento suo indil'izzati. Quindi affermare si " potrebbe, che ad accordare la illimitata facoltà d'im." portare e d'esportare i generi d'ogni maniel'a in tutti " i paesi, non già i detlami della virtù disinteressata, " oggi rel~gata da mo lti fl'a le illustri e cospicue chi" mere dell' aurea antichità, ma la nuda e semplice ,~ cognizione del vero e reale interesse di qualunque " naz ione, e la sola mira comune ad ogni stato di " promuovere il proprio commercio interno ed esterno, " chiama ed invita i supremi modcl'atol'i ". Ma ad onta dei pregi che hanno certamente questi. opuscoli per chi Don ba molto tempo da conseCl'are . allo studio, giudicherei inutile la 101'0 .lettura. Ripeto ancora intorno ai libri, che le cose giuste e sensate già delte da altl'i libri non bastano per farli leggel'e. Bisogna fare un passo di · più nelle scienze per prendere il posto di un altl·o. Oltre di che lo stile diffuso dell'autore, l'erudizione troppo rancida, antica, disadatta ai nO.!:otl·i tempi, le citazioni pedantesche, e più che , CONTE n'ARco. tutto, le lunghe frcquenti note di cui vanno corredate queste <lissertazioni, le spogliano di quelP attrattiva che molte volte è un compenso per la mancanza di cose nuove. Nei due volumi dE'gli opuscoli di qnest' autore travasi compresa una dissertazione del dottor Giovaoni Scottoni presentata all' accademia di Mantova pel COncorso dtll' anno 1779 sopra il qlJesito: " Se in uoo stato Gi ter/'eno fertile favorir dehbasi maggiol'mente l'estrazione delle "materie prime, ov" vero 'Iuella delle manifatture ". L'autore si dichiara in favore deHa libertà del commercio. Nè per la wole, nè per l'abbondanza delle prove, nè per l'analitica dimostrazione è da paraO"o_ . o n~rsl questa memoria di 40 pagine coi ragiollamenti di Ol'tes, e meno poi coi capitoli su I)uesta materia di Smith. Nondimeno essa è scritta con uno stilc fluido e conciso, con incalzante raziocinio e con una sicurezza che si fa mauifesta nrll' autore l'intima cenvin. zio ne e la pratica d{'lI'al'gemento. Vale a far vedere che alcuni dl>gli autori italiani, non per plagio o per moda, ma di spontaneo convincimento si sono posti dal latà della libertà del commercio.