FUNCESCO ALGA ROTTI.
AI;,rotLi mori in Pisa nell' età di 5~ anni nel [764.
Il re di Prussia r.lae nel [740 lo creò conte, e nel [747
suo ciambellano e cavaliera del merito, gli fece erigere
nel campo santo di Pisa il bel monumento che vi si
osserva, e con poca modestia vi fece apporre l' iscrj·
zione:
ANTONIO ZANON
Utll~F.SE.
Amico di A'~al'otti ,sud:lito anch' esso della f('.
pubblica venl.'ta, e contemporaneo e ammiratore di
Genovesi fu Antonio Zanon, che nacque in Udine nel
1696. Nnto di fami ;; lia commerciank, studiò, ed esercitò il commcrc io. Egli riuniva a qm:sta stimabile profess:one l'amor delle scienze e delle Idtere , e .1' amore
ancor più santo della patria. Fece per tutta la sua vita
ALGA ROTTO . OVIDII .- AEMVLO
NEWTONI . DISCIPVLO
FRIDERICVS . MAGNVS.
il predicatore e il missionario di tutto ciò che potevi'
giovare alla patria, ed al pubblico, come usava dire
I
egli stesso. 1\fa fu un missional'jo che non predicò solo
colle parole e con gli scritti, ma cogli esempj ancora.
l~trutto ed attivo, somigliò a mohi degl' illustri commCI'cianti di Firenze, quando era repubblica, e a molti
dt"gl' inglesi vinnti, che sono ad Ull tempo negozianti
alla borsa, oratori nel parlamcnto, e letterati in casa.
AI pari di .A.lg~ rotti e di Genovesi, Don si stancava di
lodare gl' inglesi, e di proporre l'esempio delle loro
leggi e' ddle loro istituzioDi agricole e commerciali .
Cittadino di una repubblica decadente, procurava di
eccit31'e il suo governo cogli esempj 311tÌchi della stessa l'epubblica, e coll' cmula?ionè d' uca marittima potenza , l'Inghilterra, che sorgel'3 sulle l'o"ice di Venezia, E gli ~i compiaceva di ripetere il detto del
sig. Le Blanc, che l' lngbiltel'ra è Roma, Carlagine ed
Atene insieme,
CCII suo esempio fu utile alla ~ua p<ltria, pel'cbè incoraggiò l'agricoltura e l'industria. Ma fu utile anche a Sl:
st.esso, perchè col commercio e coll' agricoltura accrebbe
di molto il suo patrimonio, Egli migliorò e col suo esemp io
ANTONIO ZANON.
ANTONIO ZANON.
diffuse' la coltivazione dc' gelsi nella pl'ovincia di Udine.
A questo fille mandò due "giovani contadini ad imparare
questa coltivazione nella provincia di Verona, dO"'e a
qud tempo la coltivazione de' gelsi era meglio in tesa
che altrove. Quindi i fOl'nelli di sela al suo tempo si
aecrebbcl'o n ella sola città di Udine sino al numero
di 300. E gli inoltre manteneva in Udine circa 200
person e nel 5l'lifi cio; t'd eJ'1'sse in Venezia una ricca
0I3nifHtlUl'a di velluti alla piana, cbe pt~ l' mollo teOlpO
fu ri!wtala la pill pe1'fdta; ed alla sua attività debbono allt'csì l' origine, e l'incremento gli al'azzi cl' alto
liscio, .m auifattul'.a promossa dal Doge l\iarco Foscal'ini. Si procacciò per Irtnlo . Ja- slima de' suoi compatri olli, qudla degli stl't\nicl'i, e queIla sempre più dif.
ficile del proprio governo. La repubblica veneta, non
solamente più volte lo ricompensò colla medaglia d'oro,
ma bene spesso lo consultò su gl' iDle"essi pubblici.
Scrisse molte opere, ma nella collezione degli
Economisti non si è stampato che UDa scelta del!e lettere sulragricoltura, sui commercio e sulle arti, che all'età di 60 annÌ cominciò a sCrivere nel 17 57, e continuò sino al 1767' Queste lettere erano dirette dall'autore ai socj dclI'accademia di agricoltura pratica
di Udine, a cui }' autore apparteneva. Sia che l'autore
non fosse profondo indagatore dei principj della scienza, o volesse adattare· i ::;uoi scritti a un' udienza di.
più persone, le sue lettere mancano di profond ità, e
l'idondano invece d'erudizione e di citazioni storiche.
Egli cita un gran numero di autori stranieri , :M eloll,
Tempie, Savary) Federico II , lo svizz,el'o Bel'tl'and, lo
svedese Conte di Tessin, mischia insieme le autorità,
gli antichi co' modern i , il §acl'O col profano; il vecchio
tcstamento con Voltaire e con Swjft. La sua patria,
ripeto, deve moltissimo a' suoi esempi e a' su.oi consiglj ,.
ma la scienza non gli è debitrice di nessun progresso.
Fu più beneruel'ito ciUtidino, che scrittore profondo.
Forse che sul ntlSCCl'e d'una scienza, quando si tratta
di estil'pa,"e elTol'i ed abusi , le digressioni, una prolissa fAcond ia SODO necessarie pelO ispian are l,a via alle
dirnoste3ziooi, per d estare gli animi, per disporli ad
asco Ilare in seguito pacatamente l'arido e stretto 1'agifmamt'nto. Le prime conversioni sembrano riscrvate
alle pn:diche e alle ampollosità. ~ia certo è che difficilmente Ull italiano, ed ancora p iil uno straDicl'o,
troverebbe interesse e Il frutto oggiJì nt'lIa h : ttUl'3 di
queste lettere. Esse sono scevre di p~danterja, sono
scritte con uno stile facile, caldo, e piuttosto trascurato, com' è costume degli uomini d'affflri, lV1a 1'argomento è per lo più comune, ed i suoi ragionamenti.
sono affatto spogli di lluove ed ingegnose osse.'vazioni.
Il tempo diviene più che mai prezioso; noi siamo ogni
giorno più incah.ati da un torrente di libri nuovi, che
minaccia di sobbissarci. Se il buon senso non mette da
parte e seppellisce ndl' obblio i libri inutili, conservando solo il nome degli autori pt'r riconoscenza, sa·
l'emo obbligati ad invocare un ahro Omar. Chi potrebbe nei nostri tempi leggere con pazienza le dissertazioni, COn cui l'autore vuoI dimostl'art: ((:iò ch' è Ol"amai dimostl'ato) P utilità e la nobiltà dt'lIa mel'calul'a?
Ciò non serve che a fa l' nascere l'ossel'vaziotle, che la
professione COITlUlI:l'cialc doveva essere bcn deg nHlata
e tenuta a vile, se faceva cl' uopo di tante dcd a rnazioni per l'iannohilirla, e (a'arla dal fan go e dal di sprezzo. Con\'icn dire che dappertntto in Italia , t.'annc Genova , la mel'calul'a fo sse c aduta in vil.pendio. Cb è anche Geo')vesi insiste su uo punto tanto cvid t' nte, e
pochi anni appresso, Beccaria scrisse pa.rilDellti un luogo
al'licolo nel giornale del caffè sullo stesso argomenlo.
1 4~
43
ANTONIO Z.NON.
ANTONIO ZANO".
ln Amsterdam, in loghilterra da Elisabetta in poi,
non fu mal mestieri di Dna simile apologia; nè lo fu
ai bei tempi di Firenze, quando il commercio conduceva alle prime cariche del governo, ed i nobili rinunziavanO alla nobiltà per rientrare nella classe de' cittadini.
si è vedota ~n effetto nel rinomato Orfanotrofio di
Mosca, e più recentemente nella scuola agraria dal
sig. Fellenberg istituita pei poveri a Hofwill vicino a
Berna. - Non pretendo con ciò di dire che lo scrittore italiano sia stato il promotore di tuUi questi miglioramenti sociali, ma voglio dire soltanto ch'egli da
uomo ùi studio e di esperienza ba pl'esentito l'utilità
di molte istituzioni, ché vennero in appresso adottate.
Zanon non può essere posto in nessuna delle set ..
te economiche. Egli non dà la preferenza a nessun si ..
steUla . Raccomanda con pari calore l'agricoltura e il
commercio. Agricoltore e commerciante ad un tempo,
egli 5' accorse meglio degli autori soltanto teorici, che
la prosperità e civiltà cl' uno stato 5' appoggiano a queste due basi, c che agrico ltura e commercio sono reciprocamente causa ed effetto.
Morì nel '770.
Zanotl sentiva la verità, ma si contC!ota\'a di enullci.u·ta. Simile a quegli scrittori cb' esaltano la vil'tù, la
morale, la liberlà senza mai dire in che esse consistano.
Nonostante ei colse quasi sempre nel vel'o; e tutto quanto
egli pl'op!)se, venne molto dopo posto in pratica da quasi
tulti i soverni. Commenùò 1'utilità ddle Società agl'arie; e queste si moltiplicarono ', e ve ne fu una in segu ito in quasi ogni città cospicua d'.It.dia. Consigliava
l'incOI'p0l'azione o il concambio dei l<:rreni incastrati
e trinc iati iu piccole porzioni, siccome qu elli che sono
iucomodi e più dispendiosi per l' ag l'icoltura; insisteva
sulla necessità ddla chiusura dc' campi, ove si voglia
avere una buona agricoltura.J perchè il principale incoraggiamento di essa. dee venire dalla siCOl'eua della
proprietà. La pratica e la legge si conformarono in
!)cguito a qu(~sti suggerimenti, Consigliò
vendita dc'
beni, e de' tauti pascoli cOCJunali; e si videro i governi 3 poco a poco obbligare j comuni ad alienarli.
Nella rivoluzione di Francia furono tutti venduti, e
per la maggior part.e 'fenduli anche nel Regno d'Italia
dal 1796 al 1814. Finalmente egli proponeva di racchiudt:l'e i mendicanti e vagabondi ill case cl' industria;
e di raccogliere altresì i fioli dere litti ed esposti, e fOl'·
mare un seminario di giovani islruiti nell' agri eoltut'a, e
ne' mestieri nleecanici. La pl'ima idea fu seguita da
tulti i governi eoUo stabilire case ù' inJustria o di Ja~
varo. L'Inghilterra però ne aveva in "'p arecchie provincie anehe p"ima dell' autore. La Francia dopo la rivo luzione II! eresse in ogni dipartimento. La seconda idra
'3
1
CES_~RE BECCARIA.
144
CESARE BECCARIA
MILANESE.
Eccoci giunti al bel nome di Beccaria. È un vanto
per l'Ital ia, ed un ornamento per la scienza l'anno,'crare fra i principali scriUori d'economia pubbl ica
il più eloquente de' filosofi italiani. Beccaria dotalo forse d'una m,cnte ta nto vasta e profonda quanto qu ella
di ROtlsseau, fuggiva i paradossi, e amava le v~ri ta
praticabili. Egli andava in traccia dei ma li c dei difetti della società, non come il filosofo ginevrino per
amareggiare la condizione umana ed eccitare un sentimento di disperazione, ma per l'add0Jcil'Ia coll' indicarne i rimed i. La prima sua produzione fUl'ono alcune Osservazioni, che nell' età di 27 anni pubblicò nel
1762 Sul disordin.e e dei rimedi delle monele nello
Stato di Milano. Nel 1764 pubblicò I. sua opera immortale Dei dcfiui e delle pene. Fu da lui scritta in
due mesi e mezzo, ciò cbe p.'ova che l'aveva meditata
da molli anni. La celeh ,'ifa. che gl i procurò quest' o"
pera, tradotta in 2.2 lingue (di cui una sorte maggiore
non toccò ad all,'o libro, che alla bibbia) poco IU311CÒ
che Don p"ivO'Isse l' Italia di un tant' uomO. L'imperatl'ice Catt'rioa di R ussia co ll e più magnifiche ofrerte
invitò l' autore a stabiliesi a Pietl'obul'go. Fu allora
soltanto cht: il governo austriaco, scossa dalla sua
apalia, lo trattenne in p<lt ri a, creando espressamente
pel' lui 01.·1 1768 una cattedra di economia pubblica in
Milano Questa fu la seconda cattedra istituita in Ita lia, e velln~ poscia trasportata ne ll'università di Pavia.
Fu ncl l' esercizio di questa cattedra cbe il mal'..
chese Beccaria compose le lezioni di economia pubblica cbe leggiamo. Esse eccedono di poco la mole di
tln volume. Nel corso di queste lezioni egli proponevasi di spiegare i _cinque primal'j oggetti della pubblica economia : = L'agricoltm·a. = Le manifatture. = Il
commercio. = ltributi.. = Il governo. = No n giunse però
a t~'atti'lre compiutamente che .i due primi; dl'l commercio disse rapidamente poco; nuIIa dei tributi e del
governo. Ch iamato poco dopo avere assunte le funzioni di professore,. aHa carica di consigliere ' di governo,
fu costretto a sospendere e a lasciare imperfetta la sua
opera; po,·dita pel p;lbblico non meno che per la sua
gloria.
. Gfi stranieri non conoscono che il suo libro dei
Delitti e deUe Pene. Conoscono, cioè, il potere delia
sua eloquenza, ma non P originalità, il poter creatore
òella sua mente, il quale molto più apparisce dalle
altre due sue opere, poco o nuna note fuori d'Italia,
dell' Analisi della Natura dello Stile, e le sue Lezioni
di Economia Pubblica. Mi spiace che qui nOll 'è illuo·
go di pal'lare della prima, in cui non rimase inferiore
in acume ai primi metafìsici antichi o moderni, e gli
ha superati nell' elegal,za ed amenità. Vorrei che gli
stranieri, dappoichè le nazioni europee conoscendosi
meglio tra loro, si stimano anche tra loro maggior·
mente, gettasser'o uno sguardo su questo trattato.
Del suo corso di economia j signori Ganifh e Say
hanno falto una menzione troppo leggi era, forse perchè
la natura delle loro opere non ne ammetteva una maggiore.'
L'economia pubblica prima di Beccaria era diffosa, quasi ciarliera, vagante in d igressioni. Nella sua
mente essa si condensò, e divenne ' comp~tla come
dev' essere una scienza. La sua vista estesa ed acuta,
in un colla sua straord inaria forza di astrarre, gli fecero
PECCHIO. &onomia Pubblica.
IO
CESARE
CESARE BECCARlA.
BECCAR IA.
ritrovare 'Ia maggior parte delle leggi generali dell' economia so·eiale. Egli fece per puuto 6 550 e invariabile
11ella scienza, intorno al quale ha l'a ggru ppa ti ed avvolti i mol ti plici suoi partico lari , '~ non la massima quanlità di ~ral'aglio generalmente, ma la massima quantità di travaglio utile, cioè, somministrante la maggiore
quantilà di prodotto contrattabile. Da ques to principio, '
ellc do vrebbe essere scritta su ogn i macchina cbe facilita il lavoro, siccome la più bell a apologia de lla meccan i c~ aiutatrice del!' uomo, t'gli ~a vò alcuni nuovi eleroenli dt:lla scienza, di cui ne soggiungo dci breV issimi
estratti, alcune nuove verità; dico nuove rispetto ai _
tempi in cui le scrisse ..
• ].0 Divisione del lavoro.
H Ciascuno prova col" l'esperienza che applicando la mano e l'ingegno sem" pre allo stesso genere di opere e di prodotti, egli più
" facili, p iù abbondant i, e migliori ne trova i l'isul" tati , di quello che 'se ciascuno isola tamen te le cose
" tutte a se necessal'ie soltanto facesse : onde altri pa" scano le pecore, altri ne cardano le lane , altri le
u tessbno; chi coltiva biade, chi ne fa il paue, chi
" veste, chi fabprica agli agricoltori e lavoranti ', cre" scendo e concatenandosi le arti, e dividendosi in tal
u maniera pet' la comune C privata u'tilità g li
uO:llini
" io val'ie clflssi e condizioni . " Il princ ip io della division del lavoro fu quasi allo stesso tempo scoperto
da Adam Smith., ed ampiam ente da' lui sv ilu ppato in
tutti i suoi fenomen i ; sicchè diventò la sua grflll canqui ~ tfl. N'mdirueuo anche il sig. Say (gius'to arbitro
fra i reclami di due nazioni prt!sso cui ha egua li amm irHtO:/L'j), con,,-iene ch e Beccaria fu il primo . almeno
a scnop l'ire il germe di Cfues ta imp0l'tante teol'ìa.
2.° Stima del travaglio, ossia, da quali circostanze sia regolalt3 il prezzo della man dI opera. "Ho
detto ch e nell o stimare il trava glio è necessario pve r
ri guardo al tempo in cui dura il travag lio medesimo, pel'chè l' .ali me nto è un bis,ogllo costante e period ico; bisog na aD'!ora pariUlenti avei' ri guardo al
temp o del t,'avaglio ddle al'ti in feriori fioo all' uIti ma. Sonavi pure alcune altre considerazioni che entran o uella stima de l tr;waglio, per esempio, la rnag.
giore o minore quan.t ità dell' opera stessa, e la maggiare o minore capacità che li si richiede; i pericou li e i rischi c-Qe si corrono nel tl'avagliarla , sia per
" la fragilità della materia prima, sia pel' qualche cil'" costanza ~stl'inseca o intrjosecft, che la rende mal
" sana o nociv a eco "
Quest' altro pi'incipic è quello stesso di Smith,
quantunque nell' au to re inglese sia molto più fccolldo
di eSt!mpj e di consegut'nze.
3.° Capitnli' prodILttivi. " Pcr moltiplicare que" sti frutti della terra d ovettero gli uomini pC l' luogo
(, tempo vincere molte difficoltà; dove\'auo disboscare
" il terre no , mondaI,lo da' sassi, muoverlo, il'l'igarlo,
" fecondarlo ec o avanti cbe. fosse in istato di ri cevere
" le pl'ime sementi io quella copia ch' ora veggiamo
" atta a nut!'il'e c·ollsidcrab ili popolazi oni. - Ol'a tutte
" queste operazioni esigevano fatica e tempo. , e stro" menti atti a lavol'fll1e la terl'a, e materie atte a fc" condal'la, e semcuti già da quelJ a prod otte per rimct" tel'yele, onde l~ riproducesse, c le moltiplicasse; ma
" dUl'ante tutto questo tempo e questa fati('a, d ovct" tel'O gli uomini nutrirsi ) vest irsi ed abitare \'icino al
" luogo dci loro h'avaglio .; ed ~vere in propri età quelle
" cose che dovevano st!rvil'e a p erpetuare sulla tel'l'a
"la riproduzione Dunque Doì chi'amettemo crtpitale
" fondatOllc d ella colti vaz ione, la sO lUma di tutte gues te
" cose, preliminarmente necessaria a rendere una terra,
«
"
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CESARE BECCARIA,
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(I
"
"
Il
,~
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d'incolta f,'uUifera, ed osservel'emo che senza di q~e­
sto capitale fonJatqrc, la terra sarebbe rimasta inutile
e deserta, - DippilÌ, preparttta la , terra ad essere
coltivabil,e e fruttifera, era d'uopo conservarla taJe,
perr.hè 'consumati i prodotti di un anno, bisognava
rnetterla io istfllo di l'iprolludi per il sc;uente; ma
questa l'ipl'uduziooe esige nuova semenlt! c.Ia gettare
sul terreno, e ('ùme pl'end(~l'la, se non dai p,'odotti
prcced (>nti d el p::t.ssato ao no? ' Esige bl'accia che coltivino , ed an imal i che feco ndino, e che ajutino il
lavoro; bisogna nut.rirsi, abitare, conserval'e gli SlL'Omenti , e pasct'l'e questi animali che contribuiscono
al lavo ro lDeùesimo, Tutto ciò richi ede- una spt':sa
continua, ed una ricciJczza da non destinarsi ad ... 1tl'O 11S0, fuorcbè a q?-ello della l'ipl'oduzioàe .... . . .
Dunque uoi chiameremo scorte annue queste r~cchezze ,
necessarie a continuare la riproduzione, e osserveremo ehe 5cernale queste o tolte del tutto, pl'oporzÌonatamente si scema o si toglie la riprodur.ione,
e la tel'ra ritorna qual era incolta e deserta. "
Anche qui il signol' Sai ftl giusto nell'asserire:
u Beccaria
anaiysa pour 'la première flis les vraies
fonctions des capilaux produclif;, " .
4,° L'amor della bl'cvità mi obbliga. a mandai'
il lettore al parag l'Rro 31 ùella Prima Parle, se vuoI
vedere dalla pAgi na 60 alla pagina 63 anuunziati molti
dei principj sulla popolazione ~ sviluppati poi e C,OI'l'Cdati di maggiori prove, e di maggiori corollarj dal
sig. Thialthus,
'
sOOlminislrare poi Ull' aHl'a prova della mente
inventrice di quest' uomo, accennerò altl'esÌ la proposta
ch' egli fece, prima che ;tnccl' non se ne fosse padato
dagli astronomi, delI;). misura decimale presa dal sistema
PCI'
CESARE BECCARIA.
della terra, onde avere un campione cguale, immutabilt:, ed impe'ribile pci pesi e pel' le misure. Questo
metodo che a i nostri ,giorni fece tanto l'ornare in Eurapa, e venue posto in pratica dalla F,'ar:cia pe~' la
prima, venne su gge l· ito , da Beccaria al governo nella
sua Consu.lta dd 17 80 , allol'l..:hè il govel'no volt:~a jn~
trodurre uu' unifol'mità. di pesi e misUl'e ndla Lombardia . .
Anche rigual'do a Beccaria si può ripttere, che
queste SJ.lC ic1t:e, per quanlo mil'abili e nuove fossero ',
non cl'ano tull<lvia ch' embri oni di quelle teorie che
poscia VCIlI}tTO pubblicate su questi stessi oggetti, Non
lo nego; lanlo più' che queste sue nuove idee vennero
gt:ltatc su ,una moltitudine Ji giovani ascolt;,oti nel 1 ;69,
ma non vennero date al pubblico colla stampa che
ilei 18 04. - Esse pel'ò servono a mostrare la profondita del suo ingegno; ed uno storico non raccoglie
solo qpello che fu utile alla società, ma anche ciò che
dà utl titolo all' indi\'idu? p er 1'altrui ammirazione.
Beccaria fu 1111 indi'visibile amico d'i Verri, altro
ec'onomista di cui ftl rò parola tra poco. N ond imeno la
loro amicizia nOIJ nocque all' indipendenza della 101'0
mente, Pel'chè non si potrà essere uniti di cuore, e
div isi d'opinione 1 Nei paesi della tolleranza molle volte
SI vedono ilei felicissimi matr'imonj, di cui un conjuge
pl'oressa una religione di~crsa da quella dell' altro, Beccaria adunque che concordava con Vel'ri in molti a ltri
punti, nell' argomento del commercio dc' grani princi ..
cipalmeLlte si diM,:o~tava dall' opinione ùell' assoluta libertà, che VCl'l'i difendeva. In questa quistione _egli si
accostò piuttosto a Cadi ed. a Galiani, p,'onunziaudo
che il non-sistema è il migliore di tutti i sistemi che
in materia d'annona si possa immaginare dal più l'affinato politico, ed ammette! che in alcuni casi possa
CESARE BECCARIA.
CESAI:.e BECCARIA.
150
esservi luogo ad alcuni regolamenti, e ad alcune l'estl'izioni. Così pure , sebbene al pari di Verri disapprovi
i fidecommessi, le .pritIJogeDituf'~, le immortali manimorte (com' egli le chiama ), pure 0011 opina con lui
che la piccola coltUl'a sia più utile, e che debùasi avel'
di OliL:a massimatncute la quantità del prodo lto ò(~lIe
terre. Tutt' al conll'ario, Becca ria insi 1:i te sui vanta gg i
della grand\! coltUl'fi, siccome qud la che las cia un prodotto uctto maggiOl'e, il quale serve ad alimental'c le
manifatture, esce dallo Stato, p"ga i tributi, e insomma dà il moto a tutta la macchina degP iDten~ssi ecOnomici d'una naz ione. Ma come vi puÒ es~el'c grande
coltura senza grandi proprietà legate perpetuamente da
vincoli 6decomUlisarij'l Beccal'ia conci li a que st' apparente contraddizione coll' osserv;u'e cbe, posto il libero
commercio d ei prodotti del suolo, il valol'e dei generi
diviene alto c costante, ed allora s'inh'oduce da se
la gran coltUl'a. Quindi le terre troppo d ivise, pel' ~sc.ru­
pio, in grazia della succc5sione delle famiglie o sareb ~
bero prese in affitto da un sol fittabi le; O sarebbero
vendute a chi le riunirt:bbc in una sola ferma. Perciò séll't:bbe divisa , la proprietà, ma non la coltura.
Se cosÌ. succedesse com,e suppone Beccal'ia, egli avl't:bbe
sciolta la gran disputa sulla conv(' ni(>nz.a d ella gl'a n de
P,l'opl'idà. che tiene divisi tra loro gli scrittori, e speCIalmente gli 'scrittori ingl esi dai francesi, e d'Ig:li italiaui per la maggi ol' pi'!.l'te in favore della piccola colturi'l,
Finalmente B.\cci'lria seguace della setta de ali
.
nomlsli
f
•
eCD-
rancesi od ia definizione d t: lla pl'oduzione
cOllsiùerù' gli operai come uua classe sterile, e le ma~
nifattuL'c come· Don accl'escenti la produzione, pretendendo ch' esse non rapp-I'esellrino che iì valore della
matel'ia prima, e degli dementi consumati dagli operai
nd lavorarla, Verri aveva un' opinione divtl'sa, ed in
questo punto a mio Gl'edere più l'ella. VeL'l'i invece ve ..
dev~ ' negli operai un~ classe p,'oduttrice, léi di cui rjpro~
duzlOnc conJpl'(!lIde li valore della materia prima, la con~
sun~é:lz i olle proporzionata delle Olani iOlpieffalt:vi e <li
.,
I
:,
,
plU quel. a pOI'zione cbe fa arricch ire chi ba intl'apl'eso
la f:tbbl'lca, e chi vi sì impiega cou fel·ice talc11to. La
l'~produzio[Je di valore, secondo lui, è quella quantità
di pl't:zzo che ha la derra la o manifattura oltre il valor
primo della materia, e fa cousumazione fallavi per
fornlarla. Quesla opinione ~ conforme ét quell ... di Smilh,
ed è oramai sancita ddl volo di tutti gli sCl'itlori.
Quando io lessi per la qual'ta voIta co-l i Elemenli
d.i Bc.ccfu:ia, mi .e ra propo~to di segnare i ;assaggi per
Citarli c:ome un saggio cltl suo stile vivo e incautatore.
Ma mi avvenne come a quegli che notava i più bei
versi d.i Oo.H:I'O, che li notò tutti. Il suo slile è succoso, robusto, fitto di pensieri. Egli non s i cura della
divola e pusillanime scelta delle parole. I suoi epiteti
son~ nuovi, espl'imenti o nuove qu alità, o nu ovi l'apportI ddle cose. Il sqo stile è !'imile a quello di Dantc,
e di Byron; è pieno Zt'ppo <li cosc, Con una sola pa ~
1'01a 'qualche volta sveglia un' infinità d'idee; è un pa w
norama per Sii occhi clelia mente, Leggasi il paragrafo 85
dove p'Hla del ferro, padre metaLLo.
Gli altri due suoi ·opuscoli,. il pri mo sulle mooet~
del 1762, e il secondo sui pesi e sulle misure del 1,80
non h aono alcun' interesse per gli straniel'i; fOl'se ncp~
pure per gl' italiani, essendo consulte locali per uno
Stato, che ha cangiato di circostar!ze tip ografiche e p oli.
tiche. Al conlral'io gli elt:tneuti di economia pubblica rac~
chiudono principj generali; sono cosmopoliti, cl'i Lutti i
tempi, e di tutli i popoli.
Beccal'ia era nato nd Ij3!i in Mi1ano, Ammirato
già dall' Europa, quando fu in Parigi ft!ce conoscenza
153
coi grandi uomlOl della Fl'ancia che \o'ivevano a quel
tempo, e' stl'inse spcl:ialmente amicizia col mal'éhtsc
di Coudorcet, Nel suo ritorno fece UI!a vis'i ta ' a Voltail'e nel suo 'c asldlo di Fern~y, Quel 61oS9fO che av·ev·a
già f.;t uo j cùmo:euli al libro d;i Delitti e delle Pene,
fece una festiva accogIicuza all' a utore, '
MorÌ d'apoplesia nel 1793, confermando in pari
scbiCl'a con Dallt~, con l\rIacchiavclli, con Galileo, e cou
Giambatista Vico agli italirUli 10:1 gloria di tsse J'e pl'afoudi
pensa tori, al p(ll'i dei sdteotriollali, La sua 1'1lOl'te fu una
perdita per la causa d,.,lIa liLe!'ta italiana che si dibatte
pochi anni dopo. 5' ~gli ClYeva st: l'\'ito con ,tanto zelo UII
govcrDo straniel'o,-con quanto maggior affdto IlDn aneb:.
be servito un ~OVeI'OO nazionale 7 Cun quauto amore
avrebbe sostenuto la libertà, ch' egli (;hia:ua la Forza
E spansiva?
PIETRO VERRI
lIJLANESE,
Pietro Verri è un altro dei magistrati 610sofi, che
il governo austri<lco iDlp'iegò per venticinque anni nella
riforma dcII' ammiuistl'a-~ione della Lombardia, Adotto
"cl outieri questo termine di magistrato filosofo, per
di rl\os tl'3l'e sempl'eppiù che un filosofo può essere un
otlimo magistrato,
Il nome di Vcrri è oramai europeo. Il suo libro
ddle 1l'Iedilazioni sull' economia politica è noto a quesi
tutti gli 'stranieri che coltivano questa 'scienza. Oserei
dil'e (.'he la fama di Vel'l'i ha riverberato su molti altri
scrittori italiani, cbe prima di lui erano fuol'i d' Ilalia
quasi sconosciuti. Ma gli stranieri Don C01l0S'CODO in
1ui che il merito 'di un autore; essi forse Ilon . sanno
quanto bene reale abbia fatto come magistrato. Quanto
non si accrescerebbe la loro stima, e la Iol'O confidenza
per le sue opere, se tutti essi sapessero che per venticinque anni fu uno dei direttori principali dell' ammil1istral.ione della Lombardia; ch' egli fu uno de' più
attivi istromenti per r abolizione delle ferme; per la
l'edenzioQ e., dt:1le rcgalie alienate ne' se,coli precedenti;
pCI' una nuova tariffa daziaria, che soppresse la moltiplicità de' dazj e delJc vessazioni, e rianifllÒ l' industria
t: il commercio; per l'abolizione dei tanti vincoli che
inceppavano il commercio de' gl'ani e prod ucevano
peoUl'ic, contribuendo a farvi sostitnil'e deIle leggi libere
dopo 1..:: quali Don vi fu mai inquietudine, nè pericolo
di carestia 1 Ecco adunque riuniti in lui i·1 Teorico e
il Pl'atico ; l'ara e preziosa cOInhinazi'o ne, Se invece di
.......
154
PIETRO V~RRI.
essere un . amministratore d una piccola provincia tri-
PIETRO VERRr.
155
1
butaria d'-un' estel'a mo~archia, egli fosse stato mini
stra cl' UDa graQde monarchia, si può senza taccia di
albagla nazionale affermare ' che . Pietro Vel'~'i sa l'ebbe
molto più celebre di Sully, di Turgot, e di Nec~er.
Tutto ebb~ . quest' uomo pCl' dlveDire un. grand ~o­
tno. Nascita nobile, che apre più facilmente Il cammlllQ
ddla gloria; in gegno, acume, attività instanca~ile, esperienza fervido patriottismo, l\folti italiani saranno doleoti ~l vedere che un cotanl' uomo impiegasse il suo
in5cgllo e il suo , 1..c1o in favore cl' un ,governo straui,ero.
Ma l'iflettasi che a quel tempo ( 1725-1790) nOIl vera
in . lLalia nè il pccsiero, nè la probabilità cl' una patrIa
indipendente. Il solo couforto che re~tasse . a u,n ze l.'m~e
compatl'i.o tta era que llo cl' inlerpors, fra 11 dispotismo
,
d'
.
d 'un b"overno stran~ero e la debolezza e SUOI compa~
f
triotli. Eali infatti servì 10 straniero, ma con l'onte
nobile, alta, parlando ~i ' patria, di dove~'i patrii, di
amor patrio. E quando nel 1796 lampeggll) una spe~
l'auza di libertà per l'Italia, egl i allora fu uno del
primi muuicipalisti della città di l\1i1~1l0. D~cde l' esc~ ­
pio a uli italiani e ai patrizii, che 11 servire la patria
è il pl~imo dei doveri clt'l citta.dinu. F(l.tal!l1~nt~ egl.i non
visse abb;;j,stanza per accoppl<H'e le sue \'II'tu e Il su~
zt.'Jo patri ottico .c on cluello .di Melzi . cl' Eryl , dUCri ~I
Lodi , cluel ol'allde
italiano. Chi sa di quanto . bcndicto
e
,
sarebbe stato alta Dostl'a patria? Ma la nemica tortuna lo l'ap' nel 1797 ne\l' età di 69 • l111 i. Questo
cil:&dino morì ndla sala della wuuicip<l liLà di Milano~
luogo condt'.gho cl' uu magistl'alo, come il campo di
battaglia è il più bel letto di morte per UD gen~ I·~ l e.
Giova sperare che la fantasia e il cuore d('gh Italiani sal'anno d'ora iOllanzi . eùucali da Alfieri e da
v
,
1\{onti, Il loro criterio sarà formato da Filangieri, da
Beccaria, e da Verl'i, Ma se le opel'e di Filangiel'i e di
Beccal'ia sono ripiene forse di più alti e pl:ofondi concetti, quelle di Verl'i in compenso souo spiranti ogoora filosofia pratica, e amar di patt'ia. Non si ct!l'chi in Verri
uno sti le accul'alo, non fiori di lingua, nOli frasi sonore. Egli sc riveva col CUOi'e . La passione è eloquente
in pensieri, non · in paro le, .11 suo sli le è scorretto ì zeppo
di barbarismi; ma. che? È piCFlO di fuoco, scorre rapidamente come il lamp~, sll'ascina, vince, convince.
Per gli stranieri che per. lo più non possono appl'ezz~re che il merito solido d'e" pensieri, i difetti di stile
spariranno.
Vel'ri fin dal 1762 aveva scritto un dialogo spiritoso sulle rllonete, e puhblicò un estratto dd bilallcio
generale dei ' commercio delfo Stato di Mi lano, Da questa
data si scorge cb' egli avrebbe dil'iUo cl' essere posto
a pari in epoca col marchese Beccaria, r,1i sono permessO di dare la precedenza a Beccaria, sì pel' rispetto
della sua fama, che per l'alta venerazione cbe Verri
ave\'a pel suo am ico di tllLta la vita.
Avverto che ometto molti altri suci opuscoli, e
che mi limito a parlare delle seguenti sue opere.
lflemol'ie sull' economia pubblica dello Stato di Milano com,poste nel 1768, ma pubblicate soltanto n.el 1804.
Questo titolo inganna; maschera il vero oggt.'tto dell'opera. Lo scopo di questa storiil e di mostrare ~a
prosperità dello Stato di ' Milano, pt'irna che cadess.e sotto
il giogo della linea au stt.'iaca di Spagna, e la desolazione
a cui fa ridoUo in 172 anui cl' un dominio straniero.
Non è un piagnisteo, non è una d eclamaz ione; ma è
un inventario dei beni e dei ~a}j; è un confronto sta..
tistico di popolazione, di agricoltnra, di manifatture
ch' esistevano prima dena fatale conquista di Carlo V,
156
con , quelle· che s'j trovavano nel 1750. Lezione "terrib ile
pei popoli che non sanno far e g li opportuni sacrifi cj
per evitare un giogo straniero. lVlu ojono consunti nella
vergogna e n eJla miseria. Gli s trani eri · forse sen tira n no
poco interesse nell a I~ttura d i ques te memorie, pcrchè
ogni naz ione ba- le proprie scia gure da compia nge r e
pria che di compass ionare le altl'Ui; ma un italiano,
dovrebbe leggcl'le, l'il eggel'le~
Riflessioni sulle leggi vincolanti , principalmente
nel commercio de' grani, scriuc" nel 17°9 e stampate
nel 1796. Nell.a folla degl i autori che SCl'iSSCI'O su que sto argome nto, Verri seppe tuttav ia di stin guersi. Quest' oper a no n Iflsc ia più Dlllla ~ desidera re per un a
compiu ta c onvinz ione. Ai nem ici deìla, lib ert à del commel'c io de' gl'ani non resta . più a lcun rifugio .. Inle:ldo
ciò dire::, se si circosc riv e la q tl ~stio{J~ alla LombrH'dia
austriaca. Pl'imieramellte sta'bili de' princ ip ii pe n el·;:. !i.
Poscia inda gò quale potesse essere l' o ri gi ne dci vincoli,
e la . lI'O\'Ò nei commentatori del diritto l' uma no , ch iama ti P rammaticz', Scorse SIi esempj di tutle le altre
nazi o ni di EUI'opa. Fece la sto ri a su cc inta dlll a It'gi slazione in3lesc, spagnuola, e fl'ao ct'sé. Rife rì le au t OI'ila di tutti g li scrittori favol'evo !i alla libCl'là. Finalnl (' n te tl'attò la quistione nel l'''pporto loc;:!.lc della
Lombal'dia. Q ui d i nuovo l'intl'acciò \' ol'igine d ell e It'ggi
vinc oJéJnt i. Ne descri sse gli effettÌ. Non isc bi vò nessuna
obbiezione; ~e le fece tuU e quante, e le comba u t: tulte
ql1ante francamente. Mos trò il danno e la spesa enorme dei magazzini, non che quello delle provvis te Jelle
città. Combauè l'uso delle notificazioni, e venne all a
fluente conseguenz'a che la libertà è il migli or rimedi o
contro gli sba lzi d e) prezzo, e cOntro la fa me ..
Ma P opera che non solo interessa j lomba rdi ,
ma anche gli stranieri ~ e ch' è degna del!' Europa 50110
PIETRO VERRJ.
le sue ]}feditazioni nell' economia politica, A giusta rag ione questi elementi "non so lo furono tradotti in varie
lin g ue losto che apparirono ileI 1771, ma si attirano,
anc ora in oggi che la scieuza econom ica è ricca di
tante prege.voli opere, la stima non facile 'deg li scrittori
il~~dl'sj e franc es i. Come- libl'o elemen tare, io io ì't'puto
s u pe riore a quanti a ltri mai di simil classe sit'ilsi finora
sc ritti,!:i~ per la pl'ofu nd ilà e giustezza, che pel' la chiarez~a e vivacità del!e idee. Gli stl'flnie ri m i perdoneran no
qUl.:s ta pi cco la valli~à nazi o nale. Ma qual è il libro ... Iemen tal'C ch' ess i r.ossiedano, chè in un sol volu i'l le di 350
pag iu e in 8.° comprenda' quasi tutti i .punti di questa
sc it'Dza, frammischiando iclt'e murali, filosofi cb e similituJini vive ed acc oncie, ilJJma<>ini orittorie po'diche
.
ti"
e sempre correndo al suo fine aliettand(J l Non è un
trattato compiuto della scienza, Ncpp ur l'autore lo ha
creduto così. Perciò intitolò f1J.editazioni que ll e Osserzioni, che l' espe ri enza propria gl i aveva somm ioish'a te.
Non parla della divis io n de l travaglio, pel'chè ql1t's ta
teoria non era stata antora che 1"ggit'l'll, cn t" 3cct'o na ta
da Becca l'ia, Non parla elci potere c dt'gl i errdti dt! ll t:
maccht"ne sull' aumento della produziou e, c sulla Ji minuzion dci prezzo degli oggdti fi1bbl·iò.ti per mezzo
loro: appena se ne C"o l1oscevano in Italia le an li ehe e
già note a tutto il mondo , e nOn se ne 'vidl'1'O uli cf~eUI. c)e
r co Il' cs pt' rienza in grande fatt<t in Inghilte
o rra .
Non parla d e' banchi di circola T.ionc, perchè ancbe
q ues ti Il o n es istcva"no in Italia. No n già che: l'a..:tol'c
ig n orass,c. tutte queste cose, ma com: egli stesso dice,
non se.rlsse che su ciò che la propria es pcl'i ellza gli
aveva IOsegnato. Egli procede nell e sue teori e con passo
fermo, come colui che le .aveva vedute in fatlo. Pos.
s iede quella concisione, ~ quella rapidità che solo si
.
'
acqUIsta
ne l maneggio dell' amministraziolle
pubblica .
•
J 58
PIETRO VERRI.
.L' incanto poi del "suo libro, mi ,piace di rip~tt!rlo an ..
cora una voha , è il calar patriottico ohe l'iscalJa e
abbellisce ogni suo pensiero. Se v' ha difdto in lui, .è
un millantarsi troppo sovente ch' 'ei. fa detla propna
pratica, e il - deprimere le meditazioni SO!itfil'ie de l semplice pensa tol'e. Egli uoo sapeva (' h ~ me ntre . cade~a
in tale millanteria uno SCDzzt:se, SOllth~ che non era
mai' stato nè consigli.t!l'c nè presiden t e di go,'ern o, scriveva un libro chI:! com'prendeva p~ù ve l'ità utili ,c he
tutta l' espe,·icnza, e gli sCl'ilti di tutti i ministri s i[] ~
al suo tempo. Ma come pot l'ei io dare .un estl'~ t~o di
un libro eleOlcnt::ll'e, e sCl'iLto colla mas s ima conCIS ione 1
D'altronde si sa 'Che, a "misura ' che una scienza si avanza
verso la sua perfezione, la storia d'essa d.i viene meno
interessan te i perchè ,è pr iva d i quegl i e l'ro~'i e. d i q~ e ~l e
scoperte ch e formano l'interesse d' ogni ~tol'1a; S1ll111~
~i viaooj mariltimi i di .cui primi tent~t iv l SO DO amelll
0 0 '
Id . . .
e interessan ti a l'accontarsi per )' a l'dire, e eV laZ IOOl
e le vicende·o; ma toccata una volta la , meta, quanto
i "iao oi acquistano ·d i sic ur ezza, altrettanto perdono
d' in;;l't'sse. Egli fissa pel' p l'inc ipio ca,·dinale. de ll a
ricchezza pubblica, P awnen.to della riproduzione . Sotto
questo l'ispetto esarninfl l' agl'ic.oltu l'a, l' il~~u st.l'ia, la
popola7,ione, il commercio, i tl~ibuti. O~Ol Vincolo,
secondo lui, tende a diminu ire la r iprodUZione ~nnlla;
al contl'ario la libertà l:t favo ri sce. Perciò vorrebbe libertà ' illim itata de' gl'ani; non magazzini pubblici, qon
notificazioni non mete ,' non fissa zi'one cl' interesse di
,
d
.
dcm aro · nOrl corl)i d'art i e mes ti eri;. non
oga ne JU,
•
I"
terne non ostacoli a ll ~· circolazione; Don tasse, ( I
l'egist:.j e contratti. Quan tunque p·al'tigiano della libertà,
non la vonebbe assoluta n el r:orumerc io estero. Vorl'ebbe che in una giudiziosa tariffa si trovas~e uoa protezione per l' industria nazional~, in confronto della
PIETRO
VERRI •
forBstiera. E q'uant1:!nque apprezzi ed esalti l'industria,
egli è pi~ inclinato ad esàltare l'agricoltura, a segno
che rifiutando l'esempio dell' Inghilterra, che mediante
la grande coltura raccoglie un prodotto netto maggiore
che serve cl' alimento alle arti ne lle città, egli è fautore de lla divisione delle terre, siccome quella che dà
. un rnagg iol' p~odotto brutto, ed alimenta ulla popolazione più numerOsa e più l' obusta. Il suo argomc.nto
è ingegnoso; l' Inghi1tcl';'a, secon do lui , essendo difesa
da l mare e dalla sua pott:nte ma l'ina, può rinchiudere
e ind eboiil'e nelle officine una gran pa.l'te della sua
popolazione; ma una nazione C'be può essen' attaCCAta
ad ogni mom ento, e da ùgni parte, h a d'uopo d'una
popolazione campestre ch' è sempi'e la .più robusta, e
la più aUa ~Ua guerra. Negli a ltri punti egli professa
gli stessi Pl'illCipj :sì luminosame nte sviluppa ti nelle
ope .. e di 8mith; e di 8ay.
Ne llo stesso anno '77.1, in cui queste meditazioni
fu .. ono pnbblicate, il gcn-e .. ale Lloyd stampò . in Lond .. a
jl suo saggio sulla t eo ria dell a mon e ta. L'autore inglese avendo per oggetto la teoria delle ruonete, toccò
i punti principali dt'lIa t(:oria generale del commel'cio;
e l'autore italiano tl'a ttando geut' ral mt:nte dell' ecollom·ia politica, ha dovuto parlare ancora delle moncle.
Tutti e due contemporaneameute, in luo ghi distanti
t ra 101'0, senza saper l'u no de ll ' altro, hanno scritto
con egual ord ine, forza e pl't'cisionc i colle stt'sse viste
del pubblico belle, e collo stesso spi ,·ito filosofico. Molte
volte pt:r strade diverse sono arl'ivali a ll e stesse massi me, e- qualche volta si sono incontrati sino colle stesse
espressioni. Gli autori .fecero trii ] 0 1'0 conoscenza, e
si 'so no poi sempre am.a li e stimati. Non è questi il
solo straniero con cui egli fosse jn corri spondenza.
PIETRO
,6,
VERRI,
Era pure in relazione di lettere con Voltai l'e , Condorcet, Kerallio, Morellet, Schmidt d' Aveoste i':l, il conte
di Saluces, De Felice, Filangieri, Spallan~ani, se pur
questi ultimi tre italiani si hanno da considerare per
lui stranieri, i quali sebbene solto diversi governi pur
nacquero so tto lo stesso cielo.
' B~(c~l'ia e Vel'l'i fUl"ono amici iodivisibili in vita;
i l ~ro nomi pure sono indivislbili nella stima e nella
l' icon osre nz.a de' loro concittadini. Nondimeno passa
qualche differenza h'a loro: Pietro Vel'l'i . fu un uomo
di sommo talento, Becca;'ia fu un uomo di genio.
'Verri fu un filosofo, che vedeva il mondo nella sua
patria; Beccaria un pensa,ore, che vede va la sua patria nel mondo. Le osservazioni di Vt:rri eranO il
frutto della sua esperienza; quelle èi Beccaria le prodnzi(mi d'una mentt! ampio-\'eggcnte, e Cl'eatrice. Quin.
di ' Veri·j correggeva gli errori cl' amministrazione" ne
nUificava le massime e la pratica; lSeccaria s-cuopl'iva
nuovi elementi della scienza, e allargava il circolo della
Jegislazione.
FERDINANDQ PAOLETTI
TOSC1NO.
"
"
"
"
"
"
"
"
Te beata, gridai, per le felici
Aure pregne di 'Vita, e pei la'Vacri
Che da' suoi gioghi a te versa Apennino!
Lieta del!' aer tuo veste la luna
Di luce limpidissima i tuoi colli
Per vendemmia festanti, e le convalli
Popolate di case e d'oliveti
Mille di fiori al ciel mandano odori. (l)
ta Toscana descritta in questi versi, questo 'paese
mite e soave cbe
"
Simi~
a se gli abitator produce" (2)
Che p.rodusse gl' ingegni pill gentili, eù i principi
più jll uminrtti ed umani, Don poteva a meno di Don
eserCItare lo stesso influsso ancbe sulle menti degli
ecoçJomisti che avrebbe un giorno pro~otti. Noi ab biamo già veduto nell' al'cidiacono B~ndini un pens1Jtol'e,
un filantropo, un patriota, Ol'a \'t'dl'emo nel pio\'auo
PilOJt' tti un emulo ,òelle sue Vil'lù, e , ùl:l suo SOlp"l::l'C.
Ecclesiastico anch' egli, versato nelP agricoltul'(I pet'
principii e pelo pratica, scrittore più p t!.r _o~sPl'Va1.iOUl
proprie che per leltura, egli sCl' isse pt'1' migliur::tl' la
sode d~l1a sua patl'ia, e qu t: lla dei contadini in mezzo
ai quali viveva. È consolante per l'umauità cd insi~llle
un bel vanto della Toscana, che mentre molti ministri
dell' altare in altri regni d'Europa eraDO
fautori
(I) Sf'polcri
(2) Tasso.
PECCO/O.
di Ugo Foscolo.
Eco,lomia Pubblica
Il
•
F.r:nDIN.lNDO PAOUTTI.
dell'ignoranza, i promotori deUe vessazioò.i, questi stessi
ministri in Toscana' f05sero ' i promotori più fervidi
deU' istruzione,. e i vendicatori dei dil'iUi . del popolo.
Qual ornamento più bello della religione, qual quadro
più venerando, che il virtuoso Pa o l~tti che per 55 anni
vive COOle un p~d,'c . in m(' z~o ai suoi 1'I1slici parrocchiani, insegnCtnclo coli' esempio 1'.ag,·jcoltu l'a, pfit\'ocillHIHlo la loro causa co~ . una penna soave ed eloqlll,:: lI le, e ricusando la mitra di vescovo offeL·tagli più
v u lt ~ dal governo, per non abbandonare i suoi amici
e cornpag,n i Ji fatiche rurali?
Nacque il Paòletti nel '7'7 nel luogo detto alla
Croce, distante quattro miglia da Firenze. Il caso lo
ritenne in Toscana . Egli era stato noininato professo,'c
di belle lettere in Palermo; ma essendosi ammalato, non
potè rag gi ungere in tempo .il bastimento che partì da
Livorno se nza aspettarlo. Egli si rimase in Toscana.
La sua model'az'i one lo rese felice, e lo mantenne costante nell' amor delle lettere e dell' agricoltura, NeJl'anno '746 fu nominato alla ~ura della Pievani. di
S. DODni~o a Villa Magna, lliscosto sei mj~lia da Firenze, dove rimase per 55 anni sino al J80f~ in cui
morì in età di 83 , ·
Invece di \'iverc sulla sua pl~benda come un egoista usufl'uttuario 1 egli accL'ebbe il valol'e dei fUlldi paL'rocchiali, e ne tl'iplicò ,la rendita, mel'cè dt:'l1e sue cure , de' suoi miglioramenti, d~' nuovI metodi cl' agricoltura da lui intr~J.(ltti, Invece di spe nd t!re il suo tempo
nell' ozio e nell' indolenza, oltre i layo ri campeStI'j era
sempre imp iega to in i$crivel'e memorie per la società
de' Georgofili, o pel pubblico, e cO.l 'I'ispoodl·va col marchese di ~f iL·abeau. l'autol'e df'lI' apel'a L'Amico degli
uomini, lo v~rl'e::i ~ssel'e eloquente per spal'gtl'1! al cuoi
fiori sulla tomba di questo virtuoso piovano. Nei nostri
FERDJNAl.'(DO PAOLErrf,
,63
tempi si è tanto , ,scritto, e per lo più con raO'ione
contro i ministri della religione che hanno abus<'l~O d ei
loro ministero, che sJrebbe s tato un alto di giustizia il
rendere un tributo di lode adeguato a tanta virtù. Se
tutti i sacerdoti imitassero il Paoletti, lion' vi sarebbero
il'l'~ligiosi nel mondo,
Anche senza sapere che il Paoletti è stato nu uodillla sola lettura de' suoi opuscoli si desum,enbbe: Tanta è la semplicità, la chiarezza, la so'a..
vità del. !lillO stile. Sotto lo stile naturale scomparisce
sempre l'astruso e il profondo. Ma quando pnre le sue
l'iflessioni non fossero profo~de, si legge sempre con
pii'lcere un libro scritto con ingenuità da un UOOlO
dabbene.
DIO vidu090,
1\ suo J ib.o col tilolo di Pensieri sopra /' ngricoll,ura ~ubblicato nel J 7691 contiene n;ofti ottimi sugs.erlmentl, se non scientiche teorÌe, Fra le altre, "'t'ris,_
51ma è la sua opinione espressa in questo modo epigrammatico = L ignoranza è la massima e la pr'G'T;ore
delle povertà, = Dt:'sidt'rava quindi e raccomaoda\'a~ l,be
i conta.dini avessel'O scuole, e fosse l'O istruiti nel legge ..
l'e, sCl'lvere, conteggiare. Da ciò si "cde che la guel'l'a
accesa ai nostri tempi tl'a i rnecenati dt'lI'ignol'fUlza
e delle ten~bl'e, e i fautori dtlIa luce e dell' istruzione
popolare, è più antica di. que l che:: si cl'ede. Pt'1' for ...
tuna una felice espel'irnza ha deciso qUf'sta lite,
sebbene i propugnatori dciI' ignoranza, sorella indiyisihile ddla schiavitù, in alcun i paesi non sieno allcora
intieraruente debellati, Il PaoJctti desiJt'l'ava pure che
i parrocbi di campagna sapt:sstt'O c insegnassero l' tl gL'ieoltul'a. E percbè no 1 I parrochi della Svezia lo fanllo.
Quei di Scozia insegnano, oltre il leggere, Jo scri,'ere
e jJ aritmetica, anche Ja lingua latina, e ,il canto pel'
gl' inni della chiesa, In InGuilterra le sette religiose ,
J
Flm~)1NANDO PAoLE:rTf.
16
FERDINANDO
4
P.. OLETTI.
quan t e elle sono , fanno .a.boara a fal'. scuola gratuita.
.
mente la mattina e il dopo pranzO d'ogni domenica
ai fanciu lli poveri. II lunedì alcune dellt: giova ni signore iosegnano in ques te scuole i hl\',ol'i ddl' ::ago a ll e
faociulle. Conosco in Iugl 1iltt:l'I'& un r iCCO pl' cbellàa ta,
il rev e,' pll,{lo sig-, Sytlney Slllith, sact"rdote di r. ostuOli
elt'ganti j di molto sapere, ('; cl' infinito spi l'i~~: cl~e
aV(>lldo a caso nella sua giovl'utù studiato nH:<lIt:ma 10
Ed ill lbul'go , ora l'esercila per llJera filantrOpia a .Pl'O
de' suoi pal'l'occliiani.
Parrà un consiglio anche tropp o iuutilnl{'nte ripe tuta, da alcuni tenuto p ~l' inesegu,i bile, qudl0. chi Pao-
]ett i di distribuil'e premj ai miglicll'i agl'icoltul'I. Eppure
ciù si pratica con sommO v;:mtaggio .a ll" agt'icultu t·a , dov·c il b ene non si tratta ~i sognu, o di volo di fr\otasia.' III oa ni conte"3 d'Inghilterra "esiste una soci età pel'
l~ iocorag;iameoto della pastor izia, e ddP agricoltura.
51 distribuiscono premj di J o,. 20, 30 ghinee a chi ha
allevato i più bei cavalli, . o meglio ingnssato buoi,
vacche majali, pecore, Nelle feste di Natale si vedono
ll(>ire b'otteghc di Londra appesi in vendila dei pezzi
meravigliosi pd loro adipe di animali premi ali, AI~
tl'i premj _vi sono pei migliori prodotr.i. ~d suo~o.,
arano luppoli, f<1pe, pomi di terra ec oVidi 0(,11.-1 citta
Ha:,tford una zucca del peso lii 78 libbre inglesi di
16 ouce. Vi sono società orti cui ari pel concorso dei
frutti di gial'dino, e delle società pel' la cultivaz ione
de' fi ori. Un nobile per lo pill prt'sit'de a que ste societ à ' altra delle onoreyoli ed utili occupazio ni lE questa
di
,
.
classe ta nto di ~uli! e in al cuui pa es I.
I.' buon pi ova no Paò lelli fa voti con tinui p er P (l 1~
lc viam ento d elle ta sse in fa vore de' contadini . Fra le
tasse ripoue, e riprova ·la que stua indis creta ed ipocrit a d.ei fl'i:l.ti accatton i, Non tutti i suo i voli andarono
165
iDesaDditi. Pietro Leopoldo, gran duca di To,,,ana,
che ani 'r.nava gli uomini doui ad esprimcl'e le loro opillioni per poi :;;egu irle (III' uopo, ndla Riforma Comunilat:iva del 1774, a scconJa dei . pcnsie,·i dt::l bu o n pi o~
vano, diminuì le imposte comuna li gl'avjtanti sui con tatlini , eù ordinò ('he i beni conJUnali gCJlluti da po chi
a sp(~s e di 01011 i , fnss t l'O venduti o liv ellati, ALbiamo
veduta qUt'st' ultima . misura imitata io Francia ed jn
Italia, so lto l'arnntinistra·zione illnminata ed energica·di
Napoleone: Cosl que sti Pensieri, che forse più non Vt'l'l'anno leui per essere divenuti troppo comuni, ft'Uttaran a alla Toscana dei vautaggi re:1 li e permanenl i,
I... eo poldo cbe nelle riforme awminisll'ative, a guisa di al cuni genii cbe pl'ecf:Jono i loro secoli, aveva
preceduto di un mezzo secolo tutti i go \'erui di Europa, lib eri o non liberi, diede una· libcl'tà ;::Issoluta al
commercio de' gl'ani cbl! io Toscana durò sino al '792,
O~ni specie di lib el'là ha i suoi nem ici. -Quella del gra no n'ebbe in tutli i tempi, sotto tutti i go verni, presso tulte le classi, e ne ha anC01'a. 11 Paoletti ·si alzò
iu d ifes a d ella legge ·d el ·suo s o vl'~no, non per amor
di adulazione, ma per amor della libertà e del pubb lico bene. Stampò nel 1772 la sua. opera sull' anDana, sotto ·il titolo· di = Peri mezzi di rendere felici le
società. La stampò anche per f<tre un' ammenda pl1b~
blica ùell' esscl'e egli stato ne' primi tempi un contl'additol'c d ella liberlà del commercio de' grani. ,~Ma
dapp o ichè ( sono le sue parole) mercè lo studio .da me
intrapreso sull' ordine della natura, · mi sono l'icrcduto,
talmeut; che mi vel'gagna di me medtsimo per aver
p1'eteso eli sostellel'e una cas? tanto contral'ia alla r elta
ed a ssoluta gius tizia) ed alla vera felici tà de' popoli,
('gli è ben g iusto ch' io medesi!no colla m ia VOce coufessi e manifesti al pubblico quelle verità, che da me
FERDINANDO P.OLJ<;TTr. .
furono a1Lra volta impugnate. " Questa l'itl'sttazione e
tanto onorevole per Paoletti, quanto fu qlle~la, che ~e~­
caria fece p er avel' offeso con una sua .OplDl.o ~e I dIritti dell' utlul cità cel suo famoso libro del Dt'llttl e delle
P ene.
La catena degli argomenti con cui prova il S110
assunto , è quella stessa a un dipl'l!sso degli aItI'i scrittori che trattal'unu lo . stesso suggt:tto; t'd è in breve
la s('oueute: 1.° la libertà ùel 'commercio de' grani è
uu d7ritlo int'rente alla proprietà: 2..0 l'esercizio di
questo diritto è utile alP individuo, alla na.zione, al-,
l' acrl'icoltu~·R. pel'chè mantiene sempre t'gll·;.!1 c decorosI
b
,
d
i prezzi, ed e,,'ita gli sualzi: 3.° senza prezzi ecorosl
non vi po~sono eSS('l'e gl'~udi riccuezze, e senza queste non vi può essere uoa vasta ' e ben ~ntesa cultura:
4,° dunqu e ~ d'i precisa lH'cessilà, e di sommo v~utag ..
Sio per P abbondanza de' 'p rodotti dd suolo, la piena e
perfl'tla libertà. di commercio,
Camminando sulle stesse tracce 4ell' al'cidiacono
Bandini ,' egli ri gnal'da la Toscana cOnle uno stato meram ente ag,'icola, e perciò' stabi l.is·ce l'assioma = Abbondan za e yil prezzo non, ,forma ricchp,zza ; carestla e
caro prezzo fa miseria; abbondemza e caro prezzo produce ricchezza, = Assioma ch"egli stesso confl!ss a essere
vero ~oltanto quando si tl'alti di uno stato e di una
d
nazione agricola, non dovendosi pensa~' così rlguar o
alle ~azioni che sussistono per mezzO del cOlIlmel'cio,
Abbiamo infatti vedut.o attaccato que sto assioma ncl 182?
in Inghilterra, la ·q uale ess(-ndo più ri cca pel commercio che per la coltura del suolo, sl'nte il bisogno
di scemare il prezzo del grano in favore ut" gli opuai,
quantunque l'alto pl'ezzo si a favol't'Vole a' pl'opl'it'tarj
e alla prosperità dell' agricoltura, Anche questo suo
assioma concorda colle opinioni del Baodini.
o
,
167
FERDINANDO PAOLETTI,
Gadde poi negli stessi el'l'ol'i degli Economisti affermando che Ja terra sia la sola sorgente della l'i cche~za; che senza agricoltura. non possono esistere le
arti; e r:he le manifattuì'e Don accrescono il valore
delle produzioni, e non fa~Do che restituire la somma dei prodotti della terra che hanno con sumati; er1'0r1 oià abbastanza confutati dall' espeJ'ip-Dza e dai libri.
Nonostante però i p,oegi delle opere del P.oletti,
esse non porgono più alla scienza alcun vantaggio.
BensÌ pcr la Toscana pO~l'anno avel'e ancora un me ..
rito locale, ogni volta che si agiterà di nuovO. la quistione del cammel'cio de' grani, perchè vi sono molte
notizie ed osservazioni che sono applicabili particolar- '
mente a quel puse, - I libri sono in CCI'to modo simili
ai corpi celesti; alcuni sono cOOJe i pianeti che descl'ivono una grand' orbita, c adornano il ciclo per lutti ; al..
h'i sono come le comete che appariscono per poco tempo,
e per pochi abitanti del ,globoo
o
"
.
o
•
169
G"'.JD!TISC' VASCO
morì nel 1796 nella villa del marchese Incisa,
GIAMBATISTA VASCO
PIEMONTESE.
Giambalista Vasco· nacq ue nel 1733 uella città di
Mondovì in P icmo l)le, di fal~,i glia nubile, ri,a cadetto .
Si sa che i •cadetti, queste vittime d ci ficlt:cornmessi,
non avevano in fantiglia altt"o di,'itto ch e:: il piatto umiliante all a mensa tl el priwogenito fratdlo, e non <l Itro
Int'zzo che la spada o il brev ia ri o. Un falso punto
d'onore interdiceva loro ogn i a ltra lu cl'ùsa proressione.
I geverui per co rr egge re un' ingiu5tizia, ne commetleva~o un' a'lll'a, confcl't'1! dò ai caJt:tli le cariche più emincnli, O i gl'adi pih alt i n ell'esercito; cusì il patrimonio pubbl ico di veni va il pall:imonio di poche famio li e;
il va lore senza nascit.a restava senza prem io; P uffizia]c di ' sangue nobile scnza emulaz ione; le città erano
piene di ' scandalosi aba ti , i conventi d i oziosi COIltemplatori, le carT!pagne di supersti~ioni; tra padre e
figli, tra fr.ate Il i e fl'~telli ardeva la gue rl'a civil e. Questi erano gli effetti dei "fed(!commessi Jecanlati anCOl'a
da alcuni sc~ittori, cbe n un conoscono il wondo. ·
Il Vasco adunque posto iri qu .;'sto bivio, elesse la
carrie ra ecclesiastica. Si fece pl'p.le, poi ft'ate, po i co lla
licenza dc·1 Papa ritarDÒ pl't::te. Gli è da pel'donarsi
questa sua inquietudine; la sua ttlcntc oon era n ata
nè pel giogo, nè per l'ipocrisia,
Egli scrisse a lcuui opuscoli Degli an ni immi·
nenti alla riv(JIUì~ i oll francese. Da' suoi sCI'i lti tl'n spue
il suo ><, Qoscnso per le l'ifoI'Ulc, di cu i la F!'03DC'ia c
1'Europa tulta abbisogna va, - CaJde p~dél ut o in odio
al partito aristoc1'3tico pl'cJomio<inte all ora nella s ua
patria; perseguitato, desolato, d eslituto cl' ogni mezl.o,
UDO
d.e ' suoi amici che lo aveva raccolto,:
Non si lasciò però persegnitare senza co.mbalt ere,
non sofft'l'se senza la vcndelta dell' u otno generoso.
SCl'isse contro gli abusi , ' e contro i d ifdt i delle Icggi.
Ne additò sovente le rifurme, ed iu tutte le quistioni
che tratt ò, prese per guida la libertà.
Trattò quasi s~mpl'e quesiti proposti da accademie
e da principi, Amava l'arringo, Le sue ri spost e soco
scevre di q uella fastosa- elocuz io ne c stl'abocchevole
nudizioue, di cu i sono senipl' c infal'cite siruiii ~neUlo rie'
Quando ri s po nd eva a ll e a~cadeUlje, era laconico, incalzan te; quando rispose , a i quesiti de gl' inlpcl'atol'i, fu libero senza insolenza, ma seosa letlOCillii e se nz a adulaz ioni.
.
Il Vasco pure scisse nel 1772 un S:zggio Pùlitico
della lY/oneta. C onfesso il vero che quandu rni cadde
solt' occhio quest' Dltro libro sopra · le monete d opo i
tanti che aveva già Idti , mi sent ii raccapricciare Ma
il Olio presentimento m'ingannò, Invece di ooja e di
fatica, ne trassi pi<lC't"l'e t'd istl'uzione, Tanta è la cbia ·
l'ezza e r evidenza con cui questI) sag~io è scritto, dle
lo · J ess~ tulto cl' un 6 ét to, c ness un libl'o in cosÌ poche
pagine sc io gli e tutt e le quistioni c osì inv olte di qU t: sto
argomenlo, D iss i già ch e l' opc l'a del Nt:gl'i è un ma·
nuale pelo ogni. impiegato di zecca; d irò de l Sa ~gio di
Vasco, c h' è il manuale di colol'o che si coo tellt!tIlO
ddla teoria di questa mat~ria, QU rtnl l1nque qpesto argo·
mento sembr&sse esaurito dagli SCl'ittOl'i pl'eced(!oti,
tuttavia Vasco se.ppe riovel'dido, l'in~iovaoirlo, ~ iotl'odurvi anche delle- idee· nuove. N~ terò a l c uo.~ di queste, 1.° Propose pc!;' campione de lle monete
ra rne ,
piuttosto che l' oro O l'argento, finora seguiti. per
campioni dai governi, in ciò d'accordo cogli scrittori.
i' f
GUl\fBA.TIST,\' VASCO .
GJAMBATIST.l VASCO.
l'
Le sue ragioni sono: a.) per essere il rame meno soggetto a variazioni. di prezzo: b. ) ond' evitare la rjru~
sione deUc monele di rame sempre . la più costosa ,.
qualora si dovesse cangiare di campione. 2 ,° Suggel'ì
molto tempo prima che fosse posto in pratica in Francia ed in altre parti di Europa, il sistema deciolale
nelle , monete (non come una misura astroDomica, qual
la consigliò Bt:ccaria), ma solo come la più comoda
progl'essione. 3 o Suggf.::rì pure come una cosa facile ad
ottt'o(!I'si, il conio de1l' impronto simultaneo con quello
del contorno, come in o*,gi si eseguisce colla macchi na del sig, Boltoo, 4,0 L'opinione sua più importante
è quella che Don vi dovnbbero e,ssere Tariffe coercitive,
Si fa a diolOsll'are nei due
capitoli V e VI ch' esse
.
o non sono eseguite e SODO inntili, O sono eseguite ' e
sono dannose ed ingiuste, percLè o!òtnno alle reggi natm'ali del commercio. Il valol'e nurncral'!O ddle monete
dO\-'I't'bb' essere abba'ndonato al libero COI'SO del tl'af6 co, Questo 'che fissa il giusto pl'ezzo cl' ogn-i cosa, perchè null fì$s~l'à anche quello delle monete I Vorrebbe
egli pel'ò che per istruzione del volgo, e guida deIl'idiota, si pubblicasse ogni anno una tariffa puramente istrutti va, che contenesse un catalogo di tutte le
monete conosciute nel paes,e, col peso e tito]o di ciascuna eco
,
Questa opmlone del Vasco 'contl'o le
t."iff. ob-
bl igatorie, l'abbiamo veduta pochi anni sono riprodotta
dal sig. Gioia, autore del Prospetto delle scienze economiche, col solito suo abbondante corredo di fatti,
e colla forza della sua logica,
L'accademia, d'agricoltura, commercio ed arti di
Verona fece 'il quesito nOll so bene in qual anno tra.
il I7~o e il 1790 " Se giovi o no tener le arti unite
in c'9rpi con discipline, 'pl'ivìlegi, e contribuzioni al
17 1
'
corpo; , e qua.1 sieno I. vantaggi, tanto generali come
particolari, rispe ttivamente al commercio, alla nazione,
• .1 al pubblico el'al·io ".
.
Questo quesito sarebbe ozioso ai ' giorni. nostri,
ma non lo era al tempo che l'accademia lo propose.
In molte parti d' Italia esistevano ancora le Je":"IO.. i e ::;oli
statuti relativi alle arti; in Venezia, ed in Piemonte
specialmente, ave l'autore scrive,'a. In Francia, dopo
che il ministro Turgot nel suo illustre e glorioso ministero di 20 mesi, aveva abolite anche le univers ità
delle arti, il, suo successore Neck~1' pochi mesi appl'I!Sso nel 1776. le aveva ristabilite. Ma soprattutto in Inghilterra (in questo incon'c t'pibile&paese dove il commercio fiorì a di spetto di tante rt'strizioni col solo
aiuto ' d t' lIa libertà) csi3 tevan o ancora le cOl'pora7.ioni·
e l'Inghilterra era, com' è ancora da molti, cieca{Jlcn[~
ammirata, e .qualche volta tz'oppo ciecarnente imitata.
Per sod(lisfa re ad un tale que sito P autm'e compose una dissedazione, che non essendo arrivata a tempo
pel' essere amll',1essa al concerso, procacciò nondimeuo
all' auto l'e un premio maggiore d ell' offerto, cioè, l' ooo~
l'C cl' essere ascritto fl'a i membri della stessa accademia.
Non tanto per aver letto e ammirato Smitb, quauto per av ere pensato da se, l' ~liltore aveva pl'ofondamente sentito che la libertà e la ' più ft!lice suluzione
d'ogni problema di economia pubblica, La libel'tà non
fu già soltanto la guiùa ch' egli sctdse n('lIe Ji sc u ssio~
ni, ma altresì
costante risultamt'oto dell e. sue indagini.
È itlutile ch' io ripeta gli argomenti con cui l' au~
tore condanna non meno le discipline, che i privilegi
delle corporazioni d'arti .e mesti..:ri. Sono ormai noti
a ciascuno; e popoli e governi SODO della loro nociva
a
, GIA!\!BATISTA VASCO.
esistenza egualmente persuasi. Dirò bensì ch' egli esaminò il quesito sotto il ,'ero e pill esteso punto di
vista, quello della pl'~duzione. Essendo riescito a dimostrare, clie le uni\'e rsità delle arti" si oppongono
all'aumento della produzione, e quindi della popolazìone, potè conchiude,re ch' esse sono nocive alla nazione, pel'cbè si- oppongono a tale- 'allmento , e nocive
alLresÌ all' erario pubblico, perché la l"iccbezza del governo non può essere cbe in ragione ddla ri cc hezza
n::tzionalt:. Spillse tant' oltre il priucipio della libertà
sino a disappr~vare Ju e vincoli, che in Italia sì \'enel'ano flnCOl'a" da moltissimi come vantaggiosi e indispen sabili. I l primo si è ir regolam ento del P~t:lllonte .. dativo all' ade di filarc e di torcere la seta, il qu;de
vietava . (e cl'edo che vidi ancora) di ridutTe in organzino 1/\ Sl?ta tratta da buzzo li difettosi detti fa/oppi, o
mezzi coqueui, S ebbe ne in Francia tale re golamen to
fosse reputato come un moddlo di' disciplin'l, il Vasco
fece _vedere che i regolamenti o sono delllsi d<l:gP im.pl'cs~rj (Ielle manifatture i ovvero pro~ucono una tCI'l'ibile pnsecuzione cunLl'O gli stessi impl'es3 l'j, la qualc disanima tutto il commercio. Qu~.sto divido in falti era i mpu uem entc violato in Piemonte, percbè non
si può vincere l'urto del cootrario interesse dci 61atori , Questi ob bedisco uo più fac i'mcnle ai COllsu :l.lat.j ),j,
che agli urGziali di dogana, l migliori ispdlori di ma·
nifrlttul'e, dicev'a un savio nJinistro, sono i , consuma-
tori.
L'altro regolamento dal Vasco di sflpprovato, e
tuttora vigente in quasi tutte le città cl' Italia, si è quello
di fissare il prezzo del p'3De, e di accordare il privilegio dì vcnderlo a Jln numero 6sso di panattieri. La
tassazione del pane nalla giova al pubblico. È solo UI1
monopolio che giova woltissiruo ai panaltit:ri 'a danno
GIA.MEATJSTA ' VASCO.
del pubblico, pcrcbè qu"estl con simulati contratti nei
mercati .del grano ottengono dalle autorità un limite
superiore al g'iusto e al naturale. Il privilegio poi di
vender pane distruggendo tra i fornai ogni gara, serve
loro di un punto di riunione per concertare i m~zzi
di otlenere la tassazione più, favorevole, La libera conconenza up.ita aU' obbligo d'ogni fornajo di avere. una
scorla di gl'j!n~ è la più vantaggiosa al popolo: Quest' opinione ddl' autore è confermata dall' eSt:mpio non
di tutta l' Inghiltet'l-a, ma di alcune sue città, Nella
popolosa Manchesler ,na-ssima~~ente non vi è nè nu~
mero fi sso di panatti t' l'i, iJè tassazione di prezzo, e
quella popolazion"e di J50 Illila abitalll( è be,~ servit ..
a p,'ezzi equi e disCl'cti, La ' fabLI·i~i:I:lione dci pa.ne è
libera colà a chiunql1e , e 61101'" nu n offrÌ mai (llcun
ineonvenil?nte. Nt"1 ,825 si a bo lì la tfissi:lzione ch' t::l'a
in uso nell" cillà di Lo,,,!'-a . Se poi' la mela continua
in alcune <:iltà d' Inghdtt::l'ra, il p,'ivdegio di ve~}dere
non esiste in nessun luogo.
Anche in questo argo mento jl sig. ç-ioia roe' anz-i
nominato si unÌ all' Clulol'C, e con non rr,in ol' energia
riprese <'l COOlb"ttt' )'e l' uso della ol~ta de', pane, e il ,
p,'ivilegio dei panatticri, M.a llf-'ppUI' egli non ottenne
finora la vittoria,
Il V~ISCO Pl'I'Ò non spinse il principio d{-'l1!-1 lihertà sillo fllI~ li{·cnza. Egli si 3rl"'stù là dO\'e alcunt: pro ..
fess:oni che int eressano la sanità pubb!ic::t, se fossero
sciolte da ogn i vincol o, potl't'bbr'ro ri l::scire nocive. Ti:lli
sono le prufl:: 'isioni de' medici , chil'ul't;hi, speziali.
Queste devono, Allche secolldo lui, andare sosgette ad
un esame di ctlpacilà, I mestieri di macellai, di vendi-
tori di vin o , e quello pur di panattiere devono andar
soggetti alle ispezioni dell' autorità, onde la sa nità pubblica Don sia compl:omessa da adulterazione, c dalla
GJAMB.4.TISTA V.ASCO.
avidità di guadagno. Così pure gli utensigli d'oro e
d'argento devono essere soggeUi a UD bollo pubblico,
affinchè ne sia garantito il titolo.
.
Memoiro ·Stlr les ca.uses de la mendicilé et sur les
moycl1s de la supprime.l'. Qm:sto c il titolo di llll'.:dll'a dissertazione che il Vasco maodò all'(\('cfldcmii'l di Valt-n'la
io D.·lfin::.to nell' artno 1788 in rispo sta a u.n analogo
quesito di (-Iu t! ll' ac catlt:mia. In essa si sCOI'gc sempre
qUt!1f' ordine e ql1ell' evidt:nza che sono un pregio particol,are di qup,st' autol'e, ma per dire il vero io non vi
trQvai alcun luminoso principio, nè alcuna di quelle
idee nuove .ed ardite di cui ' sono spal'se le altre sue
opt"rc. Quanto egli suggerisce, mi sembra cbe sia stato
preso dai regolamenti ch' erano io vigore a quel tempo
in Lombap-lia, ed io altre parti d' Italia1J)ue pl'illcipii
dominano in questa disscl'tOlziune. Il primÒ" si· è' dì provvedere di suss.idj e di ricoveri i poveri invalidi e vergognosi; il st'condo di procllrare lavoro ai pOHri oziosi e vagabondi. Ma nel primo consiglio la filantropia
ddJ' autore va oltre ogni limite; pretende che negli
ospt'dali si debbano ammt:tte.l'e tutti Sii infermi muniti
di certificati di povertà d t! 1 proprio parroco, ~ in quello
degli ~sposti tutli quanti i figli chc vi si por~;ù).o. Se
si facesse così, ben presto la nazione divt:rrebbe un
grand' usp<.:dale cl' infermi e di bastardi. Col secondo
consiglio poi Inrgheggia troppo colla proposta di ca~e
di la\'ol'o per' gli uomini, e case di educazione pei fanciulli, Don curandosi delle spese immense e degli incom'ellienti a cui le une e le altre vanno incontro. Ciò
solo' basta per diuotare quanto questa 'dissertaziolle sia
lontana dal merito dell' opera del Ricci ch' esamineremo io seguito su questo stesso argomento; oper~ che
può servire di codice amministrativo a tutti j governi.
Anzi si può dire che .il Vasco segue delle massime
GIAMB~TISTA VASCO.
affalto contrarie a quelle del Ricci. Il Vasco pretende
d'insegnar la via di estirpare la mendicità, mentre
il Ricci dimostr,! che si può bensì" diminuida, contenerla, ma estirparla non mai. Il Vasco propone ammissione illimita.ta d'invalidi e d'esposti; e il Ricci
suggerisce molti mezzi per 'renderfa cauta e difficile.
Il Vasco pretende cbe il governo d.bba snpplire alla
mancanza de' fondi; e ,il Ricci al contrario vuole per
primo canone, che il gover'no abbandoui i pO . .·t'ri alla
compassione privi:tta. Non procedo iUn cll1ZJ io qUt' sto
confronto, pt:r non aotÌ(;ipare ciò ch e ùovrò din-: al.
l'articolo dr.! Ricci.
La società libera economica di Pi etroborgo in
gennajo dd 1767 propose il qu esito: " È t:gli p lÙ utile al ben pubblico che i contadini p ossit'ùaoo delle
t erre in proprietà, ovvero solamente dei beni lIIo.bili l
E fio dove si deve estendere il diritto del conta'dino
sC?pra le terre, percbè ne ritorni al ben pubblico il
maggior vantagoio 1 "
Questo quesi!o non poteva veui:e che da uo paese
~ezzo .asiatico, nJezzo incivilito, ruezzo schiavo. Può
mai nascere il dubbio in un paese colto, se il contadi·
no dt:bba o no possedere terre in prop,oietà l Non per·
ciò rimprovero la società di aver fatto il quesito; anzi
sembra da t'sso che h società, volt' ndo pl"epOirare l' opinione pubblica in R.ussia petO J'emancipazione negli
schiavi adddti alla glt"ba, fece a bt'lIo studio una domanda sh'ana a pl'im~ . vista per ecciti'll'e una risposta
conforme al 's uo disegno . Il fine ·umano e politico della
società non andò fallito. I lumi sparsi su questo Argomento, l'insinuazioni dei Czar, e meglio ancora il loro
eseuJpio coll' emancipare gli schiavi della corona, han·
no a poco a poco liberati i contadini russi dalla tirannia de' nobili, e di cose e str:umeDti agl'arj diventaro ..
no uomini.
GJA~:fBATISTJ.
V J.SCO.
Fu in quest' occasione che il Vasco compose il
suo trattato. Sulla felìcità pubblica considerata nei coltiyaton' di terre proprie.
Anche questo quesito per verità non era di difficile
soluzione, Può mai essere, ripeto', un pro.blema da
sciogliere, se UD uo mo abbia il diritto di esser libel'o l
~i pos~edt:l'e in pl'ojll'io il frutLo del suo h'a\"aglio 1 Se
l'uomo che possiede terre, non sia più fdice del lavo ":
l'ante mercenario? Qne5ti non possono esse re problemi
che nei serragli ddl' Oriente. Non è dunque da stupirsi
se 1"au1o l'c in qUftsto trattato non abbia fatto a uu
dipresso che ripetere ciò cbe una moltitudine di scrit(c)I'i avevanO ,già detto; cioè, che la popolazione più
]'obusta, più beJligeu, più amante della patria, più
utile quindi allo stato, e più felice è quella composta
di agricoltol'i che ,possit'dano una ddta quanlità di te rreno.
1\1:a ciò che nessuu altro aveva osato proporre prima
di lui, si è una legge che fissi la minima e mass ima
pal't~ di t erre che ogn i cittad in o abbia a possedere.
Ques ta legge agral'ia aVI't'bbe convertilo P im pN'o russo
in Uil a nuova incornmt"llsul'abile rt'pubblica Romnua.
Non so CO!lcf"pil'e come l'autol'e sias i lasciato tl'clsc inar
d::tll' amore ddla lib ertà e Jt'gli uOlUiui, sino al puulO
di crede re che il p l'ogetlo dei Gracchi potesse con ven:re ag li Ospod<H'i di Russ ia. Onde po i puntellar nlegl io il suo pro ge tto , e imi)t:dil'c l' accumul ay. ione delle
proprietà (iucvit::l. bile nel commcrcio umano) non esi ta
punto di proporre l'abolizione della facGltl di tesfal'e,
aociò che i fig!i succedano in eS~l a li porzio ni all' eredità patema.
Se que:it' opera fosse stata pubblicata a' giorni nostri
quant' oùio, che persecuzioni, che crociate non si sa-
rebbe concitato contro l'autore] Per buona sorte egli
Gr.\ !\fBATIST A VASCO .
]a scrisse
'77
tempi in cui si ri spe ttavano ancora
so-.
gni degli uomini dabbene.
M i sia qui pel'mess'o tI'intrometteÌ'e poche mie
osservazioni sulla discrep a nza delle opinioni, che sussiste in oggi più cbc mai tra gli scrittori dd continente
e gl' inglesi, sul punto cl' una popolazione agricola e
ID
pl'opriet ~ r ja'.
Enrico IV fu il primo re a desidel'hre che ogni
contadioo avesse une poule au po! la domenica. Tutti
gli sç:rittori del con tin ente in ~ppl'ftSSO appla udendo a
questo detto du ' Roi cles parsalls, esaltarollo i vanlaggi
di una popolnzione di ::.gl'icoltol'i proprietari, In oggi
però è uilta in Inghilterra ,un' o pinir)ne affatto con traria. Mo lti degli scrittori inglt:si si sono fatti partigiani
della grande proprietà, ciò che torna lo stesso che ridurre il mass imo numero d!!' contadini al1a condizione
di merceoarii, e nulla più. Non già ch' essi preten dano
foudare 1:00 ciò il sistema asiatico. Anzi pretendono
che la grand,e pl'Opl'ielà sia favorevole all~ ricchezza ,.
pel'Chè dà luogo a grandi miglioramenti e a un maggior prodotto; e ad un tempo sia favorevole alla libertà, perchè renele indipenJeuti i Pari dalla Coro[Ja,
e col prodotto netto im piegato in com'mercio ed in manifattllre sostituisce alla popolazione agricola, sempre
rozza e per lo più d'animo senilft, una popolazione cl' art,igiani più dirozzati, più vivaci , cl' an imo più libero e
indipendente.
Forse tutti hanno ragione
" :,al' inO'h'si
in Inohil_
v
o
b
terra, e gl i scrittori del continente snl continente. In
Polonia, in Russia, in Spagna, in Ungh er ia, òove vi
SODO poche manifatture e meno commercio , la o
O'I'p.ude
proprietà non fa cbe perpetuare la schia .... itù, c , I' ignoranza dei contadini, e una pazz<l profusione fra i feu ..
àatarj. Dove non v' è industria e commercio, la grand~
PECClilO.
Economia Pubblica.
12
GI!I.:vmAT rSTA VASCO.
p roprietà non può ch e d.ivid ere la n a zi ~ ne .in UJ~ a fra ...
zione Ji ric chi prepotenti, e una mo ltlludllic di ru ercenal'j, po veri, zattici, dt?gt'ild a ti, ab l'Uti ti. L a stessa
.1 ma d' mCI
" 'Y-I,Il'".
progressio ne per cui l' E~u r opa p ass o,pl'
si cioè dalia schi av itù d ~lI a gleba a lla pr.opri ctà d ella gleb a, indi alle man ifattul'e , poscia a l commercio;
la stessa progressio ne, di co, dc . .·c percorrere u na Da ...
zionè pl'i lna di giungere alla civiltà.. I n Inghiitcl'l'3 d ove
tutto fa vorisce il c om mercio e l' industt'ia, la gran de
pl'opl'idà d iventa uno stro n1 en to, u n me zz o d i libe rtà ,
c di ri ccbe1.za socia le 1 p er cbè il suo prodotlo nelto è
assorb ito dall' ind us tria ;' dal comme rcio. La Rus sia ba
bi sof;no d i p opoJaziooe quind i di mo!t i pro pri ctal'ii ; la
Gra n Bl'cHag na h a già una gr ande p o pol azion e , no n
ha bisogno che ci' impiegarla nd cO~lme l' cio. Dive rse
sono l e vie chc c onduco n o alla felicilà pubblica , secondo le div erse ci rcos tanz~ c1~' p opoli. - La legge
agl' aria può forse rendere felice u na p iccola popolazione, un a Spa,·ta , una soc ie t à dc' fratell i n'IOl'avi," u na
colo ni a Jcl si g. Owcn; r opi uione degli scrittori ing lesi
può cond urre ~na prosperità Ulla na7.ione gi à l ibera,
ind t~ s tl'; osa , pad rona de i m a l·j, c ome un tempo Venezia , p ui l' Olfw da , ("cl or a }' lug bi!lcl'ra. LH legge di
,
succession e di .Napoleo ne puo essere COllVelll(mte a U~1a
società t: h t.! si trovi iil cil'costH.UZ I:! mca ie fra ques ti due
,
,
.
esl~·em i.
L ' Osltra Libera è un alt ro tral ta to dell' aut ore, che
scrisse in ri sp os ta a un qu esito prop osto da ll' imperatore Giuse ppe 11. Nd secolo scorso i princip i cons ulta;.'o no spt'sso i ilott i su lle qu istioni che interessavano
lo S tato . Cattt:l'in<t II se nt iva ' lIlonl ieri i cODsigli di Vo lt:\irc; Fedl.; l' igo r e di P russ ia ave" a più d otti che cia mbellani alla sua ta vola; :Maria T t! l'csi-l, Giusep pe II ,
GIAMBATISTA VASCO.
179
L eopoldo consultarono D'eccaria, Verri , Negri, Cadi,
uomini d' alta dottrina.
L~' quistione se l'interesse del · denaro debba essere determinato o no dalla legge, non è ancora dccisa ,
e ~a vediamo ' anc ora 2gitata di presente. Quando si
apriron o in Francia le discussioni sul codi~e N<lp ol eone
al principio di questo secolo, valenti oratori p arlarono pro e contro d ella lib ertà dell' illtel'~S Se, e vinse l'opinione per la limitatione. In oggi l~ questione
rivive nel Parlamento d'Inghilterra; alcuni memLI'i
hann o proposN di lasciar lihero t'interesse dci den aro,
altri si op posero; la lite è an cora indecisa.
. Il Vasco, prima d i Jiscendcrc a trattare il q ues ito,
fece la storia della legislazione di diversi popoli, e
specialmen te dei romani su q uesto punto. T"Iise in chia1'0 elle, prima della teologia sc~Iastica, l' usura è stata
gcnel'a1mt:!nte riputa~a un cont ralto lecito ed equo, benche av endone abus a to i ricch i a pregiudizio cll:' po\'eri,
abbiano variamente tentato le leggi di restl'ingeda in
c onve nienti limiti. Solo co minciassi a vietal'e l'usura
dall e leggi civili , qua ndo cominciò ad essere riputata
contraria al diritto natul'ale e divino; ~a per tale divi eto divenne ap punto p iìl esorbitante e più .noGi\'a,
Sgo mbratesi poi in seguito . le tenebre dell' igp.ora nza, fu
di nuovo da tutte le leggi ammessa, e sonosi unicamente occupati i legislatori a prcvenil'oe CQfJ .vari e limi:tazi oni gli abusi. Tracciata così con sobria erudizione
]a storia delle leggi, vi ene a dimostrare che l'usura
non è vietata nè dal diritto naturale, nè dal di,' ico,
nè dall' ecclesiastico , e quindi sta nei diritti del governo l'autorizzare O tol1 el'are l'usura.
TuÙe quest~ inda·gini non sonO · più ··nece~sal'ie ai
nostri tempi. Possono dilett~re la curiosità di chi ama
conos.c erc la storia degli errori ~ e ' dei -pregiudizj umani,
J 130
GIAl\1DATJSTA V'AS cd.
ma nulla più influiscono sulla qu isti onc che interessa
i govero i cl' oggidì.
Restava adunque ad ' inY~s tj ga l'e se le I ~ggi ch ili pl'e- .
sCl'iv('nt i null ità, O riùuzioni de' contratti nel caso di
usm'c ecces'sive, fossero suffici enti a moderarle, o se ~ I­
tro mçzzo vi ' fosse più acco ncio a tal fin e. L' antore
colla storia dd!e leggi ·relative all' usura av eva già mo~
il danno delle li m itazion i legali.
Nas('c 'quindi p <! l' conse gueriza spontalll'a, che la mass i-
stl'A.ta
P inutilità
e
ma libertà de' contl'atti è la sola che possa co nt enere
le U SUl'e ne' 'limiti più discreti relativamente alle parti colai' j cil'costam;u di c iascun paese. Egli riduce ques.ta
proposizione al };igore geometrico, per qu anto ,si possa
upa verità mora!e, nella seguente maniera:
'
I. L' I1S0 del denaro ha. nel comun commercio
00 prezzo come ogn i a~ tra cosa venale, - II, Il pl'ezzo
cl' ogni cosa veot\le i}OD è arbitrario, ma determinato
dal confronto dd b i30gno de' l'icercatori con quello degli es ibitori; III, Da qu es to confronto a d unque sa rà
anche determinato il prezzo dell' uso del d euaro.
IV, Quanto saramio maggiori e più premurose le es ihizi oni, in 'confronto delle ricerche del d~nal'o, tanto mi-o
nOl'e sitl'a il prez.zo <l l· Il' uso dci medes imo , ossia, l'usul'n. V , QU<'Into ' più libera sarà la contrattazione de' mutu i: ('anto sarà maggiore il numero e più cospicua la
premUl'a delle e5ibizioni, VI. Duoque quanto saranno
i cootratti di mutuo più liberi, tanto mi Ilare ~al'à
"I
.
ll SUI':t.
La libcl,tà di ' quest i co ntl'a tti r eca un altro va nta gg io . alla società, quello di togli(!re l'occAsione a
m olti conh'a~ti inven tati per pa!J;a ('e ~' m ura, che so no
co muneqlcnte nocc\'ol'i ins ieme ai debitori ed al pubblico, co,ne : J ,0 l' antiCl'esi? e la ven dita con patto di
r iscatto, per cni restando in sospeso la proprietà per
G IAM BATISTA VASCO.
J8r
u n tempo conside'rab!Je, n~n conviene al p,Qssessore Oc cuparsi di mi gli o,'are il fondo, con ch e si scemano
ass~i le riccl~ezze che può, spel'are la società d~lla perfe zlOnata agl'lcoltura. Egli è cb ial'o che sa,l'cbbero me no
frequenti ques ti contratti ch e sogliOtlO su tlopol'l'e i debitori ad u sure g1'3 vi"ss itO t;, s e fosse p<:l'fcttalllcnte libera la contrattazione ùe' mu tu i: 2. 0 le vendite l't: t'e o
simulate, chc si , sono intl'otIotle per pailiare il mutuo
qu ando non è libera la contrattaz io oe dt:![' USura. L~
le g~,e nOn dovre'bbe fissarla che nel casu · che le parti
n Oll )' aveSS ero stipulata, e fosse dovuta pcr it'ggc.
L'autOl'C nOn dissimu la ch e i' ilJio.;itala lihertà
d ell' interesse ,trae secu alc un i inc onve ni en ti, Nulla è
p.edctto in questo mondo, clic' egl i; il p,' ud(~ ntc leglslatol'e non ha mai che a sccgliel'tJ tra il Il.1a le m inol'e
e il magg io re. VOl'l'ebbe adunque che quando le usure
fosse ro enol'mi, e oltl'cpassass~l'o della metà la misura
com merci a le; si proced~sse come nelle cause di les io ue enorme, e fosscl'O rid otte 'dal giudice, Così p er iOl~
pedire P accumul azione eccess,i va d;~ lIe USnl'C:: la' le""!!
"
,
bo
d OVl'e bb e , JOglUngel'e la prescrizion e delle usu re, d'apo
u,ri certa numero cl' anni, se non venissel'O domandate, e rinoovato il mutuo, Questi ri mec!"ii ·sono messi in
pJ'atica nel codice Nap oleo ne.
Fina!mc n~ e l'autore sugge ri:ic e dei rne7.zi indiretti
per ' moderare 1'interesse del denaro. A fine di renderc
più CCI'ta o probabile la risponsabilità reale e persona·le dei debitori , sarebbe un mezzo sp cditissiruo il
r endere ·alla lilH'l'là del commercio tulti i beni feudali
o sogge tti a fidecommesso. Un altro mezzo effic ~ee t;
quello del registl·o delle ipoteche, meùiante cui, aumentandosi l ~ sicuÌ'tJzza ' del creditore si diminuisce J-a misura .de1P interesse, Per impedire le specula zioni tewe,l'arie
-,
GIA~IDATISTA VASCO:
per cui il mutuatario si obhliga a pagare delle usure
eccessive, la legge dovrebbe dichiarare doloso il fallimento di colui che si impegna in 'un negozio oltre
l'-importare del proprio capitale. Per bandire poi tutte le
usure, a cui sono sottoposti i poveri, consiglia. di stabilire
dei monti di pietà, che diretti con sicurezza ed economia,
non esigerebbero un inter:esse magg iore dell' ordinario,
co11" aggiunta delle spese n ecessa rie per"la sua a~·miui...
strazio ne.! E ' per diminuire la domanda del "d enaro che
ne fa crescete sempre l'interesse , consiglia di stabilire
delle cosse d(;"isparmio, come quelle che abituano il
minuto pop~lo:' alla fl'ugalità, .ai risparmj, alla previ-
denza.
Sono entratQ. in questi. pa"l'ticolari, 'perchè 1'economia pubblica,lpiù che all' amenità, serve ano studio
della legislazioue.
Nel 1788 \' autore rispose a un altro quesito proposto _dalla reale accademia delle "scienze di To rin o
così c.oncepito:
,,' Quali sieno i mezzi di ~ provvedere al so~tenta­
xnento degli operaj soliti impiegarsi nel ~orclm~nto
delle sete ' n e' filatoj, qualora questa Classe ·d'uomini.
così- utile nel .P ie monte, viene ridotta agli estremi
delP indigenza per mancanza di lavorò, cagionata da
scarsezza di seta " .
.. Quantuo que il quesito fosse 'di uoa natura locale,
l'·antore seppe renderne ]a sol.uzio ne applicabile ai casi
generali. Egli concbiude col di~'e elle,
la causa
'd ell' inòigenza è permaNente
inevitabile, .H miglior
espc'd iente è di lasciar. ]ibera l'emigrazione. Ogni .altro
rimeùio sarebbe pregiudiziale, ave la ' popolazione ec~
cedesse i bisogni ùell' industria e delP agi·ico~tllra. - Se
poi le cagioni, per cui cessa l'impiego degli uomini i~
ca
183
qualche genere di manifattul'a cospicua, sono improv\'ise e passeggic::l'c, i1Jlo ra il m iglior espediente è di
OCCUp:1l'C qu egli opel'ai in opel'e pubblich e, come stl'ade,
canali; dis.~eccamenti di paludi eco Ql1esti operai vi vrebbl!I'O al tri men ti pe lo qua lche tempo a peso della
compassione pubblica. Non! è egli wf'glio che la città
o il gove r no tragga cl;:.} loro mantenimcnto qualche
fl'Utto 1 Così in Lombardia saggiamente venoc di sposto
nel 18 I 7, quando pel' una scarsità di l'accol to tl'ova va si \ln numel'O enorme di mendichi, che s~ impiegassero in opere pubbliche. Si r ifecero in que lF anllo tutte le strade comunal i , e alcune città si abbdlirono di
passetis i pubblici. Così ft:cel'o in Inghilterra molte città
nello stesso anno 1817, e nella st raord inari a impensata mi s~ria degli operai nel 1826. I filatori di cotone~
ed altri operai senza. lavoro, vennero nel 1826 impiegati in co nvertire le straç1e interne ddle città sclciate
in prima di grosse pietre, nelle liscie e belle strade inl'cotate (l ;3l1' architetto l\iac~ Adam s . Il clima umido e
ri gido dcIl'Inghilterra però non favorisce troppo questo esped iente, perchè gli operai av vezzi a vivere nel l' aria tepida de' filatoj, sono mal att i a soppor ta re le
intemperie.
Questi sono gli opuscoli principal i di questo aut ore. Egli scrisse altresì su molti a Itri soggetti deg li articoli scientifici, inseriti nella biblioteca oItrernon tana stampata in Torino negli anni ] 787 , 1788. Per
]a loro brcvità nè meritano , nè sono suscettibili di una
analisi.
II gran merito di questo autore, è l' evià en7.a in
tutto ciò ch e prend.e a di mostrare. Se la scienza economica fos se sem pre stata trattata colla chiarezza e
colla l'a pidità ,del Vasco, essa sarebbe ol'aUlai familial'c
G IA:\"lD.\TISTA VASCO.
se
185
G'Al\tBATISTA VASCO.
etl universale, come l' al'itmetica, l' agl'icoltm'a, la nautica. Anche quest' autore ebbe il coraggio di confessare più volte, ch' egli era rimasto luogo tempo in ingaono , e che dopo matul'O esame aveva cangiato opi..
nione. Questa l'ipetuta confessiolJc fa supporre since"
l·ità e vero sapere in chi ba l'animo di farla. In un
uomo poco sincero potrebb' essere un' al·te per acquistarsi maggior fede.
GIAMMARIA ORTES
VENEZ IANO.
,
La scicnz"a economica andava in Inghilterra, in
Francia ed in Italia avanzando su gli stessi pl'incipj.
Tutti gli scrittori tendevano alla stessa meta con poca
differenza nei mezzi. Tutti si affannayano per la riforma degli abusi, per la rimozione degli ostaco15 a1l' incremento della popolazion~ e della ricchezza, Una sel'ie
incessante di autori, col ripetere gli stessi consigli ayevano quasi cangiata la mente dei contemporanei, acqui ..
stato pl'oseliti, assediati i governi con nuove opinioni.
Quando io Italia sorse uno scrittore cbe con un' opel'a
i-ulitolata " Dell' Economia Nazionale " pretese di op"
porsi a tulti questi innovatori, erigendo uo nuova sistema opposto a quello di tutti gli altri ' scrittori. Si
accinse solo ad arrestare il torrente vincitore ddlc altrui opinioni. Le scienze morali spesso l'ilrov<-lno di
questi cavalieri erl'aoti, che si appo3tano ad un passaggio, pretendono da soli fermare tutto. un esercito.
Plousseau fu un antagonista di questa specie di tolti !$Ii
scrittori politici, che si adopravano in favore dcll'incivilimento, Quelli l'itrovavano nell' ordine social~, uelle
scienze, nelle lettere, nelle arti, negli spettacoli te<ltl'hli, la civilt~ e felicità degli uomini; e Rousse&u nOl1
vi trovava invece che cOl'l'uz,ione e infelicità, Nella
stessa guisa Giammaria Ortes nella sua Econo~ia Nazionale vuoI provare, che la ,scienza d'arricchil'e ciiI.! gl i
altri scrittori insegnavano alle nazioni, era una .!'cil'l?l1.a
bllgiarda o inefficace. Si può dil'e cbe tf:!ntò di capovolgere la scienza qual' era per l'innanzi stabilita.
e
186 '
GJA...."\1..\lA.RlA . ORTES.
GJAMl>-rARIA ORTES.
Giammar'ia Ortes fu un fl'~te veneziano dell' ordine
:. cama ldoltse. Nacque ne l 17 J"3 ~\1-'-Veuez j a . Entrò D~l~
f ordine cama!(}olese, ma quant~nqne avesse già pro.
fçssa to, a ri chiesta della wadre ottenne di usci l'e "dal
convento
per attendere ,. alla cura .della sua fa miO'
l i;).
o
•
Viaggiò in Fl'ailcia, ed in Inghilterra. Ritornato ii! Ita~
]ia, impiegò quas i tutto i l tempo della sua ,'ita allo
5tudjo~ e sCl'isse ' varie opere. :Mol'ì in Venezia nel 1790.
Qualunque sia la critica ch'
sono per fare di
quest' a\ltore, è -forza conven ire che nelle sue ricerche
di sp iegò una mente originale e indipendente. l\:101ti adunque de' suoi cOl'olJal'j dovettero riescil'c nuovi. l\'Ialgl'ado
p"e rò l'or igina lità delle sue idee, egli non fece l'umore
. nientre visse, pel'cht! la 'sue opere non furono conosciule
' cL)' molti. Non 50 se per orgoglio, O pcr ti mo re, dappoi ch' ebbe sorfedo dai giol'n~listi di Fil'enze una
critica piuttosto severa delP EconOOlÙt ]\razionale che
io
pubbiicò ileI' 1774, non stampò più che pcr uso dei
~uoi amici. Non fu adunque noto cbe a poclli; cd illfatti
10 non lo trovai citato che da Beccaria e dal conte
cl' Arco, se non erro. I pochi escmplnri ch' egli aveva
l'ebalati, anilnl'ono dispersi; e l'editore della r accolta degl i economisti, a stento pote averne la copia che gli servi
p er la ristampa. Sino adunque alla pubb licazione di
questa raccolta, si può dire che il nome di 0 1'tes fosse
quasi in Italia sconosciuto. Il sig. Custo di fece di questo scriltol'c un elogio come d'un genio, Gli fu Cl'C-
dulo con troppa rede; da ql\esto puuto diveulle un
genio per mo lti; e i professori di economia pubblica
in Italia, fecero ·eco a quest' elog io dalla loro <:aUedra.
:Ma nè P Ilalia , nè gli sh'anieri ancor meno
non hanno
.
ancora sanc ito questa canonil.zazione. Qualunque però
sia il giud izio che si porli di Ortes, l'opere sue COI] ..
tengono delle os~ei.'Yazjoui così uuove, o almeno iuaudile
,
fra gli economisti, che 1100 posso tralasdare di fare
un t1'ansnnto .acl suo sistema,' il più breve che potrò.
La prima osservazione che t:oudusse Ol' tes a fooòal'e il sue;> nuova sistem a , fu quella, che ad onla cbe
i. filosofi, i legislatori, e mo lti uomini dabb.ene da si
lungo tempo a))biano rivolte le loro premure a Tendere
la di~llguagliauza de' beni fra le pers~ne meno strana
e $rnisurata., a ,togliere l' assol uta privazioJ?c di es~i in,
molti che ne vivono a stento, e nÙ.lOjono di disagio 7
non hanno ' mai potuto appagal'e i desiJel'i i u!1lcmi pel
possedimento dc' beni, L'inefficacia' e l'inutilità di
questi sforzi, lo hanno indotto a riflette re, se mai reco ..
n~'u~ia n~zionale 'fos'se naturalmente t:ostil~ita in modo
èa non pOl~rsi migliorare in guisa alcuna pt!r' qllillsiasi cura pa·!.'ticolal'e, o da potersi almeno alleg~c l'jl'e
a lcuni de' mali annessi. alle società presenti, s'c non
pare possibile d'impedirli.
~'inutili~à adunque di tante Iccsggi per accr~scere
la massa ' delle -sostan:.e comuni, .e la costan te espe-
rienza. c1]e, ,aprenJosi pu~'e qualche sorgente , di beni
sotto a un aspetto, 'se ne chiude certamente qualche
a.Jtr3 sotto ad un altro, o si gen era un nuovo bisogn o '
d i . quei beni in altt'Ui, lo portò ?-d 'investigare se n~n
vi fosse una' legge l1è1tul'nlc che a ciò si opponesse.
Pal'v~ clifaui a.ll' élutorc ' ~ che sja~ri un a legge Dfltul"ale
che osti. Que's la legge si è, che i belli comuni ,non
possano crescere ri egli un.i, sr.~za u n. pari bisogno di
e.~si Deg1i alt ri; elle u~o ' non possa trova rsi p.iù agiato
senza di
alt ro . meno agiato , o senza disaSi'o d'a lcuna; c'be
massa 'dei beni co mun i sia in ogni na...
zione niisurata dal ' suo 'bisogno, e che non possa sopra .di questo bisogno crescer d'un pelo, come per
un
la
incanto di ciarlata71o, così per opera di filosofo, (3 nem..
mCI< P()]' quella di sovrano; e ~he. ,!uello che pare
4
lS8
GU!\UtlRIA ORTES.
superfluo in alcuni particolari, non rappresenta che il
~isognevoJe in molti altri. Ciò posto; stabil isc.e che
tutti i beni consumCfbili di. una nazione (cb' egli cbiama capitale nazionale) sia per quantità ~ qua li tà, sontl
in proporzione della nazione, S~Dza cbe ' v' abbia modo
d i poterlo mai a.ccrescere ne ll' un a, (, diminuirlo in
un' altra . Questo capitale sarà doppio i triplo, se la .popolaziol1.e sarà doppi1.l, o tripla. Non v' è alt~'a difft:l'.e!lza
che nella distribuzione. 1\'la. la' quan:tità riHlane sempre
la stessa; il suo' rapporto col numero della' popolaliione
è iuvariabi·le.· Quindi doye vi sone 'più ricchi, vi sopo
anche più poveri, Nelle ' granòi nazioni vi sonD gl'andi
capita ~i, pel'chè ivi è ma'ggiore anche la. qual1tit~ .dei
· beni, Jn tali nazi on i, atteso il capitai OI'aggiul'e de'beni
.suscettib-ilc di dj suguag!ianze maggi.ol'i,. le ricchezze
nelle capitali pOSSOllO maggiormcnte accrcscers i , che
n elle capitt\li delle minori. Dail' essl:l'e aJunq ue semp.re
la quantilà de' behÌ .pl'opol'Zi~nata a l nU ~ll'el'O d ella po~
polaz ione, viene ch e non è poss tbil e. di più 31'I'icchiL'e
a lcuni, senza impoverire tuUi gli a ltri, ~n Tosca ll ~, per
eSt:IUpio, i beni S0l10 più distribuit i , qu in di l'i. è un
ben essere più u~ivel's'ale, ma bavvi meno splendore
mila capitaleo All' opposto in Fraocia (nel '774) g,oa ll _
de è la pompa della capit<\ lè, e .qllilldi il ben esse.re è
minore nelle prol'incie. Qu i ~d i i popoli di Toscana
ricorrono, pl'usi!?gue r autore, dalle pl'o\'inc ie alla capitale, più per domandar giusti;z;ia. che p er .chiedere di
che "i"el'e; e si vedonò in F ranc ia ricol'l'cl' Vl più pel'
chieder di che vivere, che per domandar giustizia. Ciò
si renderà. ducora più evidente, se si :paragonerà la
Tosca na colla Polonia, colla Russia e colla Turchia.
Perciò anche nelle capitali 'piil ricche è ' do~e esi~te -la
più nuda pO\o'cl' tà, come in Lon~l'a.
18 9
E ciò Don solamente riguardo alla quantità ma
qualità de'benio Cosiccbè quanto la q~alità
sa l'a pIÙ J'arfin;:lta e ù esqllisita per a lcuni , altrettanto sarà
cattiva ed infC: l'iOl'e per gli altl'i. Chè quanto in una 01'1 z~one si applìca a f1lig liur<1re i beni p ei ricchi, l",! llto
Sl p eg;!;iorano rei 'pon ri ì non ess <: ndo poss ibde ;id
alcuni consumar beni di qn:..dllà n, iglio l' e, !>'"nZa chI' ... 1_
tri non li cousum iD /? di qU<'ililà pt'ggiol'e, Q!Jindi mentre
che in Francia (~ e l J 77 4) si app li ca, più che in Toscana, a come l'endcl'e i beni più esquisiti per li ricchi
IO
,
~I ~~) P I.C~ n o~ me~o ~ come rendt:: r cl' uso ai povel'i,
l plU vlh e.d mgratl. L autore da tutte queste riflessioni cava )0- scoraggiante corolJario, ch e le arti e il
commercio non miglioi'ano mai i beni per alcuni senza
peggiorarli o lasciarfi p~ggiori per gli altri.
'
I, ~eoi tutti na~ior)alj adunque, o si prendano' per
quantJ ta O per qual'là, sono aIla stessa misura co lla
sola d iff~renza d'una dis uguaS 'ia nza in tutto '~l1esto
minore ocHe ~ inori nazioni, e maggiore, slel'lnjnat~
ta lvolta, e veramente mostruosa n(>lIc maggiori nazioui.
Da~ l a conclusione che il capita le naz iouale è se mpre
proporzIOnato alla papa razione , senza che vi sia modo
di poterlo mai ndl' u ~a accrescere, o diminuirlo nel p altra, Orte.t; dt:riva varie conseguenze che sarebbero
importanti, se fossero tutte vere.
aD~heo alla
o
,La .pri~a si è, elle i govern i non do vrebbe ro punto
colla speranza . di .acc rescere il capitale
pubblico, oe fare delle Irggi frustrate d. leggi più
.
lmmls~lll arsi
for h , quali sono quell e dt:!la
natura delle cose ' nè
gli sc rittori dovre~bel'o lusingarsi , o lusin gare d i p~ter
aumental'C coi Joro consigli la massa delle ricchezze
nazion~li, giaccbè non fanno che romp ere l' equilibrio
dclJa rIcchezza, e accrescerla per alcuni a diminuzione
di al tri. È dunque un' inutile impresa il distruggere i
'i,
,go
"
fidecommeJsi, re ~ man(pm01'le, i convenli, il celibato,
colla ~lna ,speranza' di oUellere quel che si è sempre
tentat.o, ' 6 non si è 1nai ottenuto.
La ' seconda si è, che il commercio fra le nazioni
doyrebb' essere libero, L'inganno che il commercio
esterno ' potesse alle volte ess~re piil favorevole a una
nazione che ad un' altra, e impoverirne UDa per arricchirne un'· altra, è nato dall' errore di ater paragonalo le nazioni ai particolari. Si è creduto che, sieco ..
!ne uri particolare più industrioso può spoglial'De un
altro men d' esso industrj~5o, così possa una nazione
comun~ment~ più indlls.triosa, impoverirne uJ?;'aitra meno
industl'io!'ia. Secoudo la teoria ddl' autore, un particolare dipende 'per la sua sussistei1Z~ da un. altro pa'l'ticoli:ll'c, guindi egli può . arricchirsi a spcse di un altro.
Ma· avendo ogni Jli:lzione il suo bisognevo!e, ogni nazione è indipendente dalle altre pelo la sua sussietenza,
sussis tendo ciascuna delle sue occupazioni, del suo' capitole, e della sua industria; e non dell e occupaz ioni,
capilale, e industria delle altre, come aVlViene del particolare. Quindi di'riva un' altra ' verità, che c iascuna
naz ione non dà all' altra nè più nè meno di quel che
da essa riceva con pari jndipendenza, a norma delle
l·jspcttive. esigenze, e dei bisogni l'eciprochi di ciascuua,
siiJn reali, o sian capricciosi; il che fa che ulla non
profilti dell' alt l'a , più di quel che questa profitti di
quella,
La terza consegueU'l3 che ne deduce 1'autore è,
che i disoccupati e mt'ndichi san mobili inalienabili e
necessari nelle nazioni. Ogni nazione non ha, e non può
a.vere che ·il proprio bisognevole. Con un calcolo del
tempo richiesto dalla massa delle occupazioni per produrre il bisognevole, l'autore prDva che le occupazioni
sono limitate, cd il tempo COilluue eccede il tCUlpO di
GIAl'tDt!.RIA OnTEs.
19'
queste. I poveri e disoccupati sono d.unque una incvi ..
tabile conseguenza dei ricchi e ' occupati.
.
Quei clie pitl si occnpano e con più di riputa zloDe, cOtlseguoQo per Je occupazioni 10('0 non so lo i
bcni proprj , nla quegli an cora' degli altri. No'n è la soverchia pigrizia o indolenza de' disoccupati ma la sovel'chia
aviJ~ tà e pl'Otltezza desii occupati queÙa, per cui molti
snsslstono delle occupazioni e de' beni da altri OccllnarI. - D"J questo pel'ò non convengono gli ecooomi5:ti politi~
J
ci, j qnal: quando si tI'atti di diminuire la povcl,.tà con r itL
occupar i poveri, san tutti zelo e tulti sollecitllòine, mi'l.
quando si tl'atti di diminuire le ricchezze con meno
occupare i ricch i non la vogli ono intendere. e si farebbero beffe ,-li chi pt~l' SCt~m31'e la povertà, pl'OpO11 CSS C loro il ripiego di scemar le gr<lndi ricchezzc dci
piil gl'aDdi signori, e dc' più gran commercianti ddle
capitali, e di ~ividel'e in parli le possessioni e i capitali di (luesti. E per questo che tutti i .prllgeU i comuncmente proposti pCI' t.lirninuil'e la povertà per le strade
van semprc a vuoto, per eSSeI' quelli contl'additol'j iltl 1i
altri coi qual i si promuovono le ricch ezze mnggiol'i
ncIle corti, e nelle case de' gl'audi, detlJe quali ricchezze non è possibile cbe non ne consegua una COrrispondente povertà.. Per rt!udel'e la povel,tà e la ti is~ccupazione più tullcl'abili, r uuico mezzo è qUldlo
d.1 ~odc}'al'e per tempo e per ripu~azione le occupae render cosÌ le riccbezze meno eccessivc e
1l1en lum inose nelle naz ioni. Saranno dU1Ique Ulil/ le
distinzioni di persone e di occupazioni, quali sono le
ZIOnl,
ar-ti e mestieri, come pU1'e le ftstività usate fl'a' catta-
lici, ' perchè sendo tutti costl't:tti a sospendel'e per un
d~to tempo le loro occupazioni, rimane Iln a p orzi one
dI temp? cnaggiol'e da distt'ibuil'si fl'a gli altl'i nOll occupati, E una falsa supposizione popolare che il tempo
192
GrAì\otUU,\ ORTES.
manchi alle occupazioo'j, quando, tutt' all' opposto san
quesl e che mancano al tempo.
'
QUf',sto bl'eve abbozzo uon coutieue ' che alcun.e
dcllc idee principali, su cui .3!!gil'asi il, sistema dell' autore. f":'g! i dÙ:e ('he nçm ha inll'apl't'so a ra1: ional'e dd ·
l'econolllia nnionalc pCI' ~ddit..tl'c le vie più opporlu·
De per mig.liOl'arl", ma solo per mostral'e altl'Ui nei
fenomeni l'cali, quale l'l'or:t::de da se come effetto proveni('nte Ja cagioni lmmut,l'lbili ed eterne, ed invece
di )l'ogeltal'c sistemi inutili per la fcl,icità de' popoli,
egli si è limitato a investigare la l'aglOne . d{~ \Ia loro
infelicità.
'
Da questi pochi cenoi si vedrà come ln me7.z0 ad.
alcuni strani pal'3dossi, l'autore ba frammischiato utili
verità e m oltI;! nuove osservazioni. II suo mag gior torto
è quello eli " ~onsidt:ral'c la società attualé eoilo .st~sso
occhio del filosofo Pangloss, quasi fosse la IDlgltore
dell e società pçssibili. Ha preso p etO leggi di nO'ttUl'a
quegli acciùenti che .. si variano continuamente, ed hanno variato co' secol i. E quand' anche fosse vero tutto
quello ch' ei dice riguardo all' incguaglianza de' beni, e
alla iudestl'uttibile di5tinz.ione de' ricchi e dc' povcri ,
non dovrà la società tendere al più DoLile fine della
sua istituzioue ch' è quello della civiltà] E la civilizzazionc che raddolcisce i costumi, abbellisce il mondo,
perfeziona l'uomo" nou si ottiene t:lia col pro~lll~ve,re
le ricch ezze 'l Se si doves:-;ero des!lme"e le leggi d i natura dallo stato fllOfficntaneo , od accidentale delle cose,
qu;mti efl'orÌ si comruetterebbero, quante c~lnn~ie ~i
formerebbero contro la natura 1 Cosi. fece Al'lstotile, Il
quale bas~ndo la politica su quel ch' esisteva a' suoi
tempi (anzicbè su qu'ello che poteva o doveVA ,essel·e.),
tro .... ò esse re neUa natura la schia .... iLù, pel'chè la schla ..
.itù esisteva nelle repubbliche greche. Il dire che tutte.
le nazioni sono ricche in proporzione solo clelIa loro
popolazione, è Ull paradosso tale che Ibil mCi'ita confutazione. Basti il riflettere che la Polonia e la Spagna
contengono UDa popolazicne eguale a un dipresso a
quella della sola Inghiltel'ra. Hanno esse una quantità di
beni eguale a quella cbe po"iede l' 1nghiltelT.1 L' 10ghiltel'l'a st essa, che non aveva che poche e cattive
strade Un secolo scorso, quando poche delle sue case
avevano vetri o mobili, e il più Je' suoi abitanti Don
conoscevano il letto; aveva ella in proporzione la stessa
quantità de' beni che ha oggidì, che quasi tutte le case
hanno abbondanza di stoviglie, vetri, tappeti, e tutti
j comodi pi* n€cessrLl'ii della vita 'l E se in quest' ulti~
mo pcriodo di cinquallt' anni, si sono vedute cinque o
sei volte dclle città olauif<lttrici d'Inghilterra piene di
operai affamati e tumultuanti, non è già 'qul~ sta una
conseguenza clelia maggiol' ricchez.za per parte dei n{~·
gozianti , perchè queste ricchezze hanDo esistito molti
più anni sen~a la miseria degli op t.' rai. La miseria del
1826 (per parlare della più vicina a noi) fu una miseria
accidentale di sole alcun,~ classi d'operai, prodotta
non da mancanza di roba , ma bensì di lavoro.
Ollre all' opera sull' econom ia nazionale, Ol'tes.
6crisse un libro in favore dei fidecommessi della nobiltà,
della chiesa, e ùti luoghi pii. ~ome poteva egli difeD ~
dere l'accumulazione della proprietà in pocbe mani,
depo cile aveva nella sua economia nazionale stabilito
che la r'ccbezz.a fa la povertà, e che il solo palliativo
di questa è il diminuire e distribuil'e qu ella in piit mani 1
Pare da qui ch' egli si fosse proposto di soslenere tulte
le mostruosità dell' edificio gotico europeo, che gli altri
scrittori si sforzavano di abbattere. Per evitare adunque la contraddizione con se stesso, e sostenere a un
tempo il suo paradosso, egli dice che pt'r conservare
PECC/lIO.
Economia Pubblica.
,3
GIAMl\t.\RtA ORTES.
la nobilt., I. quale è la custode della libertà pubblica,
conviene renderla ereditaria c indipendente, con benÌ
el'edit~rj e inalienAbili. Pel; conservare la n:Jisiooe indipendente dal capo del governo, e veuerClbilc e potente
agli occhi de' popoli, è d'uopo, secondo lui, che sia
ricc a e 1U grado di e.,el'citare la benevolenza. Finalmente per dare ai poveri un qualche compenso pCI' la
priY3Zionc di o gni propl'idà, e per non renderli troppo
soggetti e ligi ai l'~cc bi, è bene che vi SjÙll0 dei fidecommessi pe' luoghi pii, ,i quali l'appl,p.sentino in (:e1'to
modo il patrimonio del popolo. Così i tre stati di
una nazione, la nobilt:i, il clel'o, il popolo aVl'ebbero ciascuno j,1 suo patrimonio. Quindi conchiude che i
fidecommessi sono neceSS31'ii per la libel,tà. Le stesse rag~­
ni furono moJte "'olte riprodotte a' nosh·i giorni sotto il
pretesto di libertà, da t.rtuffi politici. Ma Ortes, quantunque frate, non era ipocrita . Amava la libertà, ed
era repubblicano di nascita e di CUOl'e. Col troppo
venerare qud che esiste, fece piutlosto come Bcm<'ll'din
di Saint-Pierre, che trova utili persino le pulci ed i
cimici.
Nel suo sistema cl' opposizione a tutti gli autori,
Ortes fu più fortunato nelle sue l'jflessioni 50[>1'3 la
popolazione, pubblicate nel '790. Se l'opposizione nell.
prime ricerche lo condusse a strani ' paradossi, il} que ...
ste invece lo menò ad alcune luminose veriti., che Ricci
in Italia, e Malthus in Inghilterra si unirono co' loro
ragionamenti a confermare,
Il metodo di considet'al'e l'andamento costante
della natura, e di estrarne le sue leggi sempre più
potenti delle misure umane è stato posto in pratica
con un felice su~cesso a' nostri giorni dal sig. Malthus
"iguardo alla popolazione. Si sa quanto le opinioni del
sig. Malthus siena state combattute. Quale però sarebbe
la sorpresa de' suoi oppositori in Inghilterra, se sapessero
che Ot'tes colla scorta delle stesse osserv~zjoni è giunto agli stessi ri sultati cl t,l toro concittadino'? È mera ..
vigiiosa la fOI,tuita coin"Cidt:nza delle opinioni di questi
due autol'i. Nati iu differenti regioni, di relig ione diversa, a un" distanza di tempo di tre ne anni nno dall'altro
{senza che J'inglese avesse neppure inteso il nome
ddl' italj~-no) che l'aveva preceduto nell' istessa disamina)
cavarono le stesse conseguenze.
Abbiamo' veduto che alcuni autori it<'lti:1n-i avevano
scoperto alcuni principj stabiliti poì con taoto corredo
di prove dal sig. Malthus, ma nessuno di 101'0 aveva
al pari di Ortes spinte le inùagini così 10nt<'llle, e
trattone tanti corollarj. Noterò le opinioni più' rimarchevoli di Ortes, non solo per la loro originalità,
quanto pel'chò quelli ch" banuo studiata l' opcn del
sig. Malthus ne possaoo fare uo ' paralello.
" 1.° La popolazione si mantiene; cresce, o scem~
sempre a misura, ed in consegl1e~za d-e' beni mantenuti,
cresciuti, o scemati avanti; ma non mai )a popolazione precede i beni.
u 2 .° La popolazione dipènde dalla maggiore e
minor lib(!rtà che gode un popolo ". Intel'l'ogato l'autore
sui modi di pop01al'e la maremma di Siena, dice che
la 50la libertà di cui la Toscana gode\'a tn tempo di
repubblica potrebbe ripopola ..la com' era a quel tempo.
Ooni
altra misura tornerebbe vaua e infruttuosa . Senza
o
I~ libertà politica che protegga la prop,'ictà, la 11bcrtà,
e manteng::t io ossel'Vanza le It' gg i, gli uomini nOli
amano di avventurare i loro capit<'lli, t! inlrapl'Clldel'e
dei nuovi stabilimenti, come si richiederebbe per coltivare una provincia deserta.
" 3.° Le generazioni dei bruti sono limitate daUa.
forza o praticata dagli uowil:f. sui. bl'uti, o praticata
-dai bruti fra )01'0 stessi ".
GrA:\D'IARIA OaTES.
GIAMMARIA '
OnTES,
generazioni degli uomini sonu lim itate da
ragione.
" 5.° Le popolazi ::mj dim inuiscono colle imposizion ì eccesive, e colla schiavitù n. Bellissimo è il ca pitol o XV in cu ~ P autore parla delle du e bpecie di servi li occupati solo ad accl't'scere il fasto e la grand ezza
d 'alcuni con a ltrettanta m i s~ ria e mancanza di beni
negli altri . La p!.' ima spcci_e son essi tulti i cortigiani ,
gli adulatçri, i favoriti, i pensionati delle corti, e
mo llissim i altri intenl.i a lusin gare, a trtllt enel'c, e ben
sovente ad ingan nare i sovrani eù i gran \li della nazione, le cui mercedi sono talvolta grandissime, ma
sempre precarie. La seconda specie son tutti . gli sch iavi, i servi della gleba, militari iavo lon ta l'J. , : lutti
quegli inso mma che dai pi ì.l ricch i· e potenti sono
astr ftt i ali' occ upaz io ne se nza ~o nt l'a tt a l' e p er essa, e
che quanto ne riportano , lutLo è di quei r icchi e
potenti fosse qu es t' anca un r egno ,
.
I l '6.° Non è "ero cbe la p opo lazione co rri sponda
ai matrimon j, Quando la popolazion e è giunta ad un
certo t ermine. è bene che i rn atrim on j si vadano di ..
minuencJo a s~gno che la medesima si ' consel'vi, ma
non si ilCCl'esca " .
Il 7'° Il celibato è ta~to necessario pCI' conservare
un a popolazione quanto il matrimonio. Il l'imprOVel'31'e
il cel ib ato ai cel"ib i è· lo s.te sso che rimprovc I'al'e il matrimonio ai maritati,
Il 8.° La volontaria as ti.o enza dal
matrimonio . è
prova neW uomo della sublimi tà del suo essere e della
sua l'a giollf:,
" 9.° Le case di lavoro provvedono alcun~, e sprovvedono più altri ".
Questo trattato della popolazioDe è forse l'opera
più perfetta e più utile che Ortes abbia sCl'itto; ed "
'97
anche la più succinta, la p iil connessa, e la più chiara. Le altr~ sue opi ni oui non sono nè così ben de·
dotte , nè così ben dimostrate. SP'.'r:i.a !ll1eilte P o pera
dell' econom ia nazionale è scri tta Oscuram en te. L o stl'SsO
Ortes ne conviene, c fu eg li stesso costretto a com·
ment:\rla con val'it: lettere a' suoi amici', P er ben .giudicare il merito ' di questo a lltore convt:l'l'ebbe rifondere i
suoi sette vo lumi (in cui molte volte si ripete) in due so li
voluOli e collegare in sieme tullo il suo sistema, Senza
di ciò è' una fatica imm ensa solamente il leggere i suoi
traltriti non ch e intendcl'li. E ce rt amen te , ch' egl i hn
ragion e di pretend t!l'c di noo esser e giudicato in un
giorno circa a cel'te sue opinioni cbe gli costarono
dieci a~ui di meditazione, "Ognuno che pretendesse
concepire in un gio rn o quel ch' io ho concepito in oltre a 4000 co ll a slessa sicUI'ezza, dovrebbe plH' assicu·
r arsi di superarm i taut o p er talento qU rl nt' io' P avess i
superato per app licazione di esso, p ùs toc bt: a ll' intel genza d elle cos~ l' UDO e l' alll'O 5 i ricLi edo n del pari. ,
l o poi san ccrto di non eleva rmi per tfllento sop ra il
comune d eg li uomini, ma avre i pe na a credermi per
4000 volte inferiore in talenlo anche ai più elcvati ".
La prolissità, e r oSCUl'ità de' suoi scritti sono forse
la cagione pel' cui si so no p o rtati di lui giudizj COsL
opposti. Chi ha la poz,ienza n o n solo di l ~ggel'l o, ma
di medital'l o, è di tratto in tratto colpito da lamp i di
filosofia e di gtn io. Fors' anche l'anLoJira di soveL'chio
per quella consonanz.a e simme tl' ia p iacevo.le che si
prova nel le ggt!l'c un sistema. Quegli altr i poi che sono
ributtati a prim a vista dall' apo logia ch' ei fa ,de' fidecomm essi, de i feudi, dd gran numero dt:' giorni festiv i
ne' pa es i cattolici, dell' ozio, del celibato ec" non lo
sti meranno gran fatto, o anche lo disp rezzeranno, stinlandolo un adulatore della tirannia, e dei pregiudizii.
GIAM:i\tAR1A ORTES',
..
.,
....,.
Così i giornalisti di Firenze de' suoi tempi senlenzia1'000 le sue opl!re astl'Us.e , inco ncepibili , e di nessuna
utilità, Così. pUI'e il sig: Gllnilb, nella su.a opera de' \la..
l'i sistemi di politica economia, chiama il sistema di
Ortcs scoraggianle e mostruoso sistema, ed è tanto severo contro di rui che disd~gna di fal'ne una diligente
anal isi. Alcuni sono stati troppo severi con Ol'tes, come Ol.'tes lo fu di sov€ l'chio cogli autori suoi COll,temporanei, Ei gli aveva letti tutti, ma non ne nominò
mai alcuno, e li trattò tutti da cial'latani e da alchimisti. Certa ch' egli non era scevro di passione ne' suoi
giudizii, Era mortale nemico dell' Inghilterra, e ~ella
l'eligiane protestante, e ortodosso al st!gno di considerare il cattolicislDo come r ottimismo, e giusta P escln..
sioDe dcgli U gonotti dal governo, e l'espulsione un
tempo dal regno di Francia, Perciò nega che i regoi
pl'otestanti p ossano essel'e mai concordi e felici. Non
dissimula la sua avversione contro l' Inghilterl'a; ne
prcdice l .. l'ovina. S e questo fl'ate fosse vissuto sino
a' no'stl'i tempi, per vedere la snlisurata prosperità del ...
l' Ioghilterrtl, sarebbe sl:hi<1ttato dì rablJia. Non era però,
lo rip eto, nemico della libertà. Era io ~jò come F antico fl'ate Savo'narola; fanatico religioso, e repubblicano, Molte idee liberali sono spal'se ne' suoi libri, Non
difende i difdti, e gl' inconvenienti dell' umana societa
per se stessi', ma comc inevitabili . Egli pure va' con~
tinuamente in cel'ca della felicità, e libertà degli uomini; in guisa che non potè stampare i suoi libri nè
in Toscaua, nè uegli stati del P<lpa, E quantunque
scrivesse a Venezia, si vede cbe l'idea dei pozzi e dei
piombi lo ' funesta,'a ad ogni momento, u Qualunque
apparenza però possano avere P inno}'azioni .a rbitrarie dei
sovra ni, poichè delle risolnzioni dc' sovrani non è lecito
ai sudditi giudicare, lO NON ARDIRÒ ES!>ltINARLO NEM)IENO ,
199
e ne lasccrò il giudizio allc generazioni venture , sulle
quali sòle debbon cadcre gl i effelli. fau sli o funesti delle
risolu1.i òni più l'i~naL'cabili presI:! dai sovra ni delle g:.! nerazioni ant<,ccJenti u. Chi non vede in questa Jichiarazione il sudJito tremante cl' un governo che puniva
coi piombi e coi pozzi il suddito che geltasse un occhio
profano su gli afflll'i di slalo I Quaolunqllc d~ f,'ate
astuto, appena fatta la dichiarazione, la ,viola,
I suoi anuJlit,rttori potrebbero in sua difesa addurre
che Huc:h esso ha per iscopo delle sue ricercue l' aumento della popolazione, e la felicità d ei popo li, Ma invece che gli AltL'l vanno a qnesto fine badando più ad
accrescere la quantità . che la distribuzione, Ortes ha
più in mira la distl'iLlUZione che la quantità. Quindi
egli dice e ripete, che la quantità senza la distribuzione non fa che arricchirc smisuratamente alcuni da ulla
parte, e infiniti povel'i e di socc upati dall' altra. Questi
apologi sti potrebbero soggiungere che la di stinzione
c3ralleristica tra lui e gli altl·i scrittol'i è che Sii altri
fabbricano sistemi artificiali per pochi, ed t'gli fabbrica un sistema più omogeneo alla natura pei più. Ol'ttS
considera le grandi riceh e:r.ze in mano di pochi come
cagj'.me della povertà di molti, e bene spesso anche
della loro opp rc::ssione; p~rciò disapprova tutte le misure consi.gliate dagli economisti, percltè c:onducenti
inevitabilmente p. qtwsto fine, Egli all ' incontro vorrebbe
una lnnggiol't' di stribuzione di belli, perchè a senso suo
la popolaz.ione c la fdicità dipendono dalle moderate,
e nazionali l'iechei'.ze. Perciò preferisce il commercio
interno all' estero, pel'cbè quello arricchisce molti, e
que:;to pochi, Perciò vuole che vi sia libertà nazi onale
percbè seoza sicurezza e proprietà de' be~i acquistari,
la popolazione non può crescere. Questa è l' uoica via
noo già di togliere i povel'i (il che è impossibile), ma
J
200
di diminuirli, non già di togliere . tutti i disoccupati ,
ma di scefnarne il numero. Ma per ottenere questa
più equa distL'ibuzioLle, im'ece di leggi, di tlspedali, di
ospizii, e tanti altl'i farmaci politici, non l'i vuole che
una cosa sola, il lasciar fare. II governo non deve
che imnedire il danno e l'ingiuria che un cittadino
vuoI 1't:~are ali' altro; ma non storpiare l'andamento e
II corso naturale delle cose, altrjm~nti si cade in un
labirinto d'inconvenienti da cui i più sagaci autori non
hanno anCOl',a trovato il filo per uscirne.
Qualche cosa di vero vi sarebLe in questa apologia, e per terminare questo capitolo su Ol'tes, fors' anche di troppo prolisso, dil'ò che l'opposizione è sempre
utile a chi sa ascoltarla con sangue freddo, e che se
Ol'tes ha contraddetto tutti gl i a ltri econom isti, questi
non dovrebbero imitare i despoti che non sanno soffloire, nò approfittal°e della libertà di opi ni one (1)0
CI) Opere cii Giammaria Ol'tes.
" Errori popolari intorno alP economia nazionale, considerati nene'
presenti controversie fra i laici e i chierici in ordine al possrdimcnto
de' beni - 1 l'j I.
Dell' economia nazionale libri sei - 1?74.
Dei fid ecommessi a fam iglie e a chiese e il luoghi pii , in proposito del termine di mani· morte, introdotto a qlle $ ~i ultimi tempi. nelp economia nazi onale - 1 'jS4.
Ragionamento sulle scienze ulili e sulle dilettevoli, per rapporto
.
alla felicità COlllune - I 'jS5 .
Riflessioni sulla popolazionc delle nazioni, per rap}lorto all' economia nazionale - l 'j90.
20'
GIAMBATISTA GHERARDO
DE' CONTI O'
A.RCO.
Giambattista Gherardo d'Arco , nato in Arco
nel 1739, e morto nel 1791 fu un nobile , amico di
Condillac c dell' erudito Pompei, per quattro anni intendente politico deIla provincia , di Mantova, e sul 6..
Dir della sua vita consiglier intimo dell' iOlperator d'Austria. Non ricordo che queste circostanze siccome le
sole importanti a sapersi dai posteri, affinchè vedano come i principi i di una scienza reilàatamente,
e "indefessa mente inculcati penetrano ovunque, s'immedesimano coll' educazione, s'incorporano coli' atmosfera cIle i nobili e i magistrati inspirano. Si scorge col
progresso di questa storia che le riforme furono suggerite in prima dagli sCl'iuori, e pascia tentate dagli.
allievi e seguaci delle loro dottrine, giunti che fUl'ono
una voha al potere. Qualunque sia il governo O il so·
vrano sotto cui viva, il ministro por ta sempre nella
sua carica i principii della sua educazione. In Francia
Colbert, allevato ncl magazzino de i l\iascrani, ~nercaw
tanti di Lione, seguI i princ ipii dei manifaltol'i. Turgot,
uscito dalla scuola dei filosofi, bramava dar la libertà
al commercio, e nel bl'cve tempo che fu lllin(stl'o ruppe
molli dei vincol i che l'inceppavano. Ncker, crt:sciuto
in un banco di Ginevra, fa\'ori la carta di credito, e
Iraspianlò le idee Iibe,o.,li della sua repubbli('. Dell' amminisll'azione d'una mouarchia quasi assoluta. In Inghilterra i minist ri educati nella gelosia e avarizia dei
commercianti, circondati da tutti gli errori del sistema
mercantile, si co nSel'val'OUO in e!:ìsi pcrtinaci sino ai
Dostri g io rni. Nei dì nostri soggiogati alla fine dalle
CONTE D'ARco.
CONTE D'ARco.
dimostrazioni, e dagli argomenti divenuti popolari,
incalzanti, potenti, sostituirono i pl'inClpll genet'OSl
dt:l la scieoza ai pregiudizj de' mel'catarJti. Lo steSSO
avvenne in Italia. Nel regno di Napoli, Palmicl'i e
Filangieri, giunti alla carica l'uno di ministro, l'altro
di Consigliere di Stato, proposero al loro govel'no qu elle
l'iforme che avevano apprese nel pacifico sludio del
loro gabinetto. Così fj!cero in Lombardia i filosofi dd
ser.olo passato che giunsero al potere . .E pel's ino in
Ispagna Cabarus e Jovellanos, al principio di questo
secolo tentarono d'introdurre nell' amministl'azione
.
ddla monarchia quelle salutaL·j l'ifoL'me, ch' erano suggerite dagli scrittori come consentanee a' suoi interessi.
I due yolurni del conte d'Arco non contengono
il corso di un' opera, ma bensi varie dissel'tilzioni, di
CUI pongo il titolo, e la data nella sottoposta nota (I).
Esse furono sCl'itte in l'isposta ad alcuni "qlH'!siti
propo~ti dalle accademie e specialmente da quella di.
Mantova, di cui fu anch'e il conte d' Arco presidente.
L'Italia sin dal secolo scorso valltavil un gran nnmero
di società scientifiche e leUerm:ie. Non v' el'a quasi città
di qllalr.he riguardo che n' and<lsse senza. Da molti si
è voluto porre in dubbio l'utilità di tali accademie.
Si accusarono di dispotismo, di sovercbio spirito di
C01'pO, di til'annica pedanteria. Si tac<,'ial'ono di vanità
pueriJi. Le poetiche soprattutto furono felicemente satil'iz ~ate dall' alltor della frusta letteraria. N OD si può
contrastar 101'0 il merito pel'ò di mantener viva l'emulazione negli animi, di mettere i talenti in effervescenz~, in
,
<I) Dell' a/'monia politico.economica tra la ciuà ed il suo territorio. I n I. _ Qursta dis,;crl azione fu scrilla dall' autore in risposta
al qucsi!o proposto dall'accademia di scienze) lett ere cd arti di
l\Iantov3 . .::: Qualc dcbba esscre il bilancio della .popol:t'liolle e del
CO ml11 f' rcLO tra la città ed il suo territorio ) rilevarne i d iSOI'dini ) c(l
i rimedii pralicabili oude provvedere al più facile reciproco sostent..'\mcnl o e bisogno.
Del!' flllllona- Diretta alla stessa :lccadcmia di Man1ova- '7,;5.
Dell' injluenza del commercio sopra i talenti e i costumi - Diede
occasione a quesla dissertazione il programma proposto dal P acc,lcle mia
di Marsiglia i,cr il cO,llcorso dell' allno 1777 - N OD fu pubbllcala che
De~ I 7S~.
DelC il1jlltellZa dello spil'ilO del commercio sull' economia ùHer-
na de' I)Opoli e sulla prosperità degli stati. - Questa dissertazione compari alla lu cc In pl'ima volta nel 17,S'
Risposla al quesito; Se in uno slato di terreno fertile favorii'
debbasi maggiol'IDcllte p esb'azione delle materie prime ) onero quel.
la delle manifatture. Jl quesito fu proposto dall' accademia di Mantova. La di ssertazione fu pubblicata nel l,SO.
.
Del di,·itto ai transiti. ~ V('nne stampato nel 1734.
breve di alimentare il culto tanto utile del sapel'e. È
poi fuori ù' ogni dubbio che ai quesiti de::lle accademie siamo debitori di alcune opere illustri. Fra le molte
citerò il discorso sulle scienze, e l'altro , sull' ineguaglianza degli uomini <li Roussf'au, e le due erudite ed
eleganti dissertazioni del sig. l\fengolli ~ul colb ertismo
c sul commercio de' Romani. L'Inghilterra elle mira
più al solido che al brillante" che ricerca più t'utile
cbe il bello, se non ba arcadie, ha però io ogni grande
città una società filosofica cbe s'occupa delle scienze
naturali. In In ghilterra non v' è cl' uopo di propol'l'e
premj pei quesiti, perchè il grande spaccio dei buoni
libri in Inghilterra è già una sllf6:ciente ricompensa
per l'autore.
Il conte d'Arco non fondò nuove teorie, non sostenne brillanti paradossi. I suoi scritti Don si distinguono neppure per una calda eloquenza, o pcr un
~l'io elegante. l\la in compenso si ritrovano ne' suoi
opuscoli, chiarezza, giusto criterio, e una generosa, e
sensata liberalità di p,·iDcipii. Quando parlò del bilancio della popolazione e del commercio tra le città e
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CONTE
D'ARco.
le campagne, inculcò la divisione della proprietà, e
condannò i fìdecf)mmesi, e · i maggioraschi. Quando
p~rlò del commercio descrisse le virtù che produce., .i
talenti che fomenta, la ricchezza, la potenza, la crn"
lizzazione che apporta. Quando trattò il ques ito se deh·
basi proibir l'importazione delle manifatture estere.,
abbracciò senza restriz ione alcuna il partito della 11berta del commel'c~o . Egli in quest' ultima dottrina
non fu inventol'e, ma non fu neppure un proselite di alcuno straoi~l'o' SE'guì Ol'tes ch' egìi cita
. . come la sua guida. Parimenti quando trattò la qUlstlOne
delicata de' grani, fondò per card ine la libel'a circolazio ne , e solo come eccezioni richieste talvolta da spt: ..
ciali circostanze, delle temporanee restrizioni.
.
Non è da tacersl come nel secolo scorso tuth
gli scrittori, eccelto Ortes, si dich iararono nemici dei
fidecommes si. Non solo; ma tulti Cnn intrepida confidenza st1::.o eril'ono ai loro governi di promuovel'e quanto
00
I
.
fosse possibile 'la ripartizione delle proprietà.
govel'nt
d'allora non ancora ' atterriti dall' Ol'agàno del!a l'ivoluzion francese che sop1Javenne in appresso, ilccoglievH'no sen~a sospetto que' consiglj cbe ,'enl' au~i ~o~o
fulmin,\I'ono come sovvertitol'i , dell' ordine, antLsOCialI,
irreli oiosi e cbe so io. Una distribllz ioue de lla proprietà.
più l~tile alla bontà de' costumi ~ c 'alla pl'oduz.ione fu
appellat. legge agrar ia; l. liberta de.l .commercIO, p\'o~
posta rivoluzionaria. - Che dlverslta di tempi e (h
uomini ! La Lombardia oggi è privata cl' ogni commer~
cio di transito, cbc le produceva una circolazione interna di tre milioni di franchi, malgl'ado la sentenza
d'un consigliere intimo attuale di Stato ,il cont,e~' ~I'co,
il quale sostenne già che questa proi~i:iont: ~ mgausta
contl'o i vicini, perchè è contro il dll'lttO dI nrl.tura,
,
CONTE D'ARCO,
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ed ingiusta contro i sudditi, perchè li priva d'uDa circolazione di molti milioni. Questo autore è forse il
solo a mio avviso cbe dopo avere post? per principio
che la libertà del commercio è vantaggiosa a tutti
i popoli, a quel che compra e a quel che vende, ne
tl'asse la rilevante t'onseguenza c11e il diritto di transito
è un dil'iUo naturale, perchè conforme ai bisogni dei
popoli, nouostante che nel codice clelle genti, nulla
meno che ne' codici civili, travisi assai spesso il fatto
sostitu ito al diritto. Egli dall' esame " se da una 11a4' zione sì possa allegare
qualche giusto titolo onde
u impedire ad altre
direttamente o indirettamente il
li transito delle derrate o mel'ci, per quella via di terra
" o di acqua che le apre lo smercio facile dei pro" dotti onde abbonda, e le agevola l'importazione
" dc' generi onde abbisogna ", viene alla dimostrazione
che un tale . impedimento è contro il diritto naturale.
Sicchè quella naziune stessa che vi consente per una
condizione onerosa dì uaa pace, O di un trattato qua ..
1unqlle, commette un' ingiustizia contro se stessa, e fa
un atto nullo pel'chè rinunzia a un diritto inalienabile,
quale è quello della propria conservazione. Pal'l'à forse
questo un sogno platonico, una bella teoria in astratto.
E perchè 1 Non potrà diventar una massima di diritto
internazionale come lo sono divenuti il far prigivoieri
invece di ucéidere o di far schiavi i nemici vinti, 1'abolizione del traffico dei neri, il non più strappare gli
occLi ai re vinti, o chiuderli in un convento di frati,
l' aboliz ione d~i diritti feudali, dell'jus fod",ri ec? Non
si è nell' ultima pace stipulata la libertà d.lla n.viga.
zione del Reno e del Pa 1 La· libertà del comm~l'cio
(questo altro mostro dopo quello della libertà politica)
non comincia essa a far pl'oseli~i nei gabinetti l
J
CONTE
n'ARco.
Lo slesso conte d' Al'co, oppugnando il sistema
proipitivo, or favorito, d iceva altamente" che a' com ..
" mel'cio in generalt: ed all' eccitamento dell' industria
" in pal'ticolare, riuscir debba al sommo propil.ia fa
" iUiOlilata libertà di esportazione, (importaz.ione, e
CI circolazione
reciproca di manifatture e di prodotti
« in tutti i paesi; "è uoa verità che non ha clima; non
n situazione locale, non forma di governo, non estensione
CI di stato, non combinazioue di circostanze pa1'licc lal'i che
" incoerente e sh'aniel'a la rendano presso alcuna nazione.
" Un tal genere di libertà riesce così necessariamente pro" pizio ad ogoi nazione, che niuna può esservi, la quale
"" da ragione o motivo alcuno si pOSSi:! credel'e dispenCI sala da costituirne la base, e fondamento de' diversi
" piaui politico-econom ici al' proprio ben stal'e ed alu l'ingrcdimento suo indil'izzati. Quindi affermare si
" potrebbe, che ad accordare la illimitata facoltà d'im." portare e d'esportare i generi d'ogni maniel'a in tutti
" i paesi, non già i detlami della virtù disinteressata,
" oggi rel~gata da mo lti fl'a le illustri e cospicue chi" mere dell' aurea antichità, ma la nuda e semplice
,~ cognizione del vero e reale interesse di qualunque
" naz ione, e la sola mira comune ad ogni stato di
" promuovere il proprio commercio interno ed esterno,
" chiama ed invita i supremi modcl'atol'i ".
Ma ad onta dei pregi che hanno certamente questi.
opuscoli
per chi Don ba molto tempo da conseCl'are
.
allo studio, giudicherei inutile la 101'0 .lettura. Ripeto
ancora intorno ai libri, che le cose giuste e sensate già
delte da altl'i libri non bastano per farli leggel'e. Bisogna fare un passo di · più nelle scienze per prendere
il posto di un altl·o. Oltre di che lo stile diffuso dell'autore, l'erudizione troppo rancida, antica, disadatta
ai nO.!:otl·i tempi, le citazioni pedantesche, e più che
,
CONTE n'ARco.
tutto, le lunghe frcquenti note di cui vanno corredate
queste <lissertazioni, le spogliano di quelP attrattiva che
molte volte è un compenso per la mancanza di cose
nuove.
Nei due volumi dE'gli opuscoli di qnest' autore travasi compresa una dissertazione del dottor Giovaoni
Scottoni presentata all' accademia di Mantova pel COncorso dtll' anno 1779 sopra il qlJesito:
" Se in uoo stato Gi ter/'eno fertile favorir dehbasi maggiol'mente l'estrazione delle "materie prime, ov"
vero 'Iuella delle manifatture ".
L'autore si dichiara in favore deHa libertà del
commercio. Nè per la wole, nè per l'abbondanza delle
prove,
nè per l'analitica dimostrazione è da paraO"o_
.
o
n~rsl questa memoria di 40 pagine coi ragiollamenti
di Ol'tes, e meno poi coi capitoli su I)uesta materia
di Smith. Nondimeno essa è scritta con uno stilc fluido e conciso, con incalzante raziocinio e con una sicurezza che si fa mauifesta nrll' autore l'intima cenvin.
zio ne e la pratica d{'lI'al'gemento. Vale a far vedere
che alcuni dl>gli autori italiani, non per plagio o per
moda, ma di spontaneo convincimento si sono posti
dal latà della libertà del commercio.
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ALGA ROTTO . OVIDII .-AEMVLO NEWTONI . DISCIPVLO