Sommario
SPECIALE Ottobre 2014 - Anno XVIII - n° 2
MISSIONE UOMO
Il mondo oggi ha bisogno di santi
Don Gnocchi
■ La preghiera e la carità
RIVISTA DELLA FONDAZIONE
DON CARLO GNOCCHI - ONLUS
DIRETTORE RESPONSABILE
Emanuele Brambilla
DIRETTORE EDITORIALE
Angelo Bazzari
per poterlo invocare “santo” . . . . . . . . . . . .2
Quando
la piazza del Duomo
■
abbracciò don Gnocchi beato . . . . . . . . . . . .4
■ Peregrinatio in sei tappe:
la devozione degli italiani . . . . . . . . . . . . . . . .8
■ Santuario diocesano e museo,
luoghi di preghiera e memoria . . . . . . . . . .11
REDAZIONE
Giovanni Ghislandi, Danilo Carena,
Claudia Dorini, Ilaria Gentili, Damiano Gornati
4
Piazzale R. Morandi 6 - 20121 Milano
Tel. 02-40308.910-911 - Fax 02-40308.926
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Silvio Colagrande, Francesco Converti, Roberto
Costantini, Luigi Cremasco, Furio Gramatica, Lino
Lacagnina, Stefano Malfatti, Diego Maltagliati, Gianbattista Martinelli, Jessica Matera, Paolo Mocarelli,
Rita Mosca, Simonetta Mosca, Roberto Rambaldi,
Adonella Pedotti, Paolo Perucci, Giuliano Pozza,
Salvatore Provenza, Maurizio Ripamonti, Carlo Sironi,
Giovanni Vastola
8
■ Una statua del beato
FOTO
Archivio Fondazione Don Gnocchi
■
PROGETTO GRAFICO
Gigi Brandazza - [email protected]
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REALIZZAZIONE
Graphic Line Sas - Milano
■
STAMPA
Fiordo srl - Galliate (NO)
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Tiratura: 50.000 copie
Reg. presso il Tribunale di Milano n° 297 del 17 maggio 1997
■
■
■
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tra le guglie del Duomo . . . . . . . . . . . . . . . . . .13
«Caro don Carlo proteggimi!»
Frammenti di umanità ai piedi dell’urna . . . .15
«La Chiesa guarda a lui
come modello da imitare» . . . . . . . . . . . . . .19
Da Einaudi a Napolitano:
«Simbolo dell’Italia solidale» . . . . . . . . . . . .22
Vie, piazze, chiese e baite:
l’Italia che con dimentica . . . . . . . . . . . . . . . .24
Scuole intitolate al beato
e chiese con la sua reliquia . . . . . . . . . . . . . . .26
Una reliquia del beato
nelle cappelle dei Centri . . . . . . . . . . . . . . . . .28
Don Carlo, precursore
della medicina riabilitativa . . . . . . . . . . . . . .31
26
Attività
■ Accanto alla fragilità:
■
■
■
■
■
■
una missione che continua . . . . . . . . . . . . . .34
Innovazione tecnologica e sfide sociali:
le strategie della Fondazione . . . . . . . . . . . . . .36
La Fondazione nel mondo:
le parole d’ordine della solidarietà . . . . . .38
Continua l’accoglienza:
ai profughi siriani ed eritrei . . . . . . . . . . . . . . .39
Luisa che scrive con gli occhi:
«Ho la Sla, ma non mi arrendo» . . . . . . . . .40
Vincenzo, traguardo raggiunto:
«Io e don Carlo fino a Compostela» . . . . . .42
Per approfondire: archivio storico,
libri e mostre itineranti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .43
40
42
■ LA CELEBRAZIONE EUCARISTICA presieduta dall’arcivescovo di Milano, cardinale
Angelo Scola, in programma il prossimo
25 ottobre nel Duomo di Milano, sarà il
momento più solenne e l’appuntamento
più significativo delle iniziative programmate nel quinto anniversario di beatificazione di don Carlo Gnocchi.
Replicare - sia pure in ridotte dimensioni - la straordinaria e spettacolare piazza
del Duomo, trasformata in cattedrale a cielo aperto in quella soleggiata domenica di
cinque anni fa, non vuol dire soltanto commemorare ancora una volta don Gnocchi,
ma ricordarlo nello sforzo costante di rinsaldarlo nei nostri cuori e riproporlo alla
memoria civile ed ecclesiale del Paese.
In un’epoca di caduta delle utopie collettive, di funerale delle ideologie individualiste e totalitarie, investiti da una crisi
senza fine che travolge e infragilisce, sta
sorgendo una “nuova” attenzione verso i
testimoni “santi”, figure singolari nelle
quali si incontra non una teoria e neanche
semplicemente una morale, bensì un vero
e proprio “disegno di vita” da amare, narrare e imitare. «Il mondo - scriveva Simone
Weil - ha bisogno di santi».
«Voi eroi, ma lui era un santo»
Da lungo tempo molti hanno considerato la vita di don Carlo come quella di un
santo. Già in occasione del suo funerale,
anche questo celebrato in Duomo, tra i
presenti filtrava la consapevolezza di partecipare alla prima grande attestazione
della sua “santità popolare”. È noto il saluto del piccolo Domenico, a nome dei mutilatini di tutti i collegi dell’allora “Pro
Juventute”: «Prima ti dicevo: “Ciao don
Carlo”. Oggi ti dico: “Ciao san Carlo”».
Qualche anno più tardi, lo stesso cardinale Giovanni Battista Montini, amico ed
estimatore di don Carlo, al termine della
traslazione della salma dal cimitero
monumentale di Milano alla cappella del
Centro “S. Maria Nascente”, si rivolgeva
agli alpini, che con il cappellano volontario avevano vissuto l’odissea della ritirata
di Russia, dicendo: «Eroi eravate tutti, ma
lui, per giunta, era un santo!».
Parole premonitrici, dettate dall’affetto, e che la Chiesa ha ufficialmente fatto
proprie - in applicazione di una secolare,
rigorosa e collaudata prassi - con la beatificazione del 25 ottobre 2009, sostenuta dalle preghiere della Fondazione e dintorni,
A cinque anni
dalla beatificazione,
sarà festa in Duomo
nel segno di don Carlo,
autentico uomo di Dio
e testimone affidabile
della migliore umanità
Angelo Bazzari
delle migliaia di ex allievi che hanno goduto della tenera paternità di don Carlo, degli
indiscussi e amati alpini, degli iscritti
all’Aido e dei tanti devoti, in Italia e nel
mondo, che hanno contribuito a riscattare
don Gnocchi dalla innumerevole schiera
dei “militi ignoti” della santità.
Un esempio per l’umanità
È stata la risposta della Chiesa al meditato coraggio del cardinale Carlo Maria
Martini quando, annunciando l’apertura
del processo di canonizzazione - nel 1986 si chiedeva se don Gnocchi avesse esaurito
il suo servizio chiudendo gli occhi all’esistenza terrena, oppure se egli lo continuasse in una forma che non fosse soltanto
quella dell’efficacia della sua opera e della
nostalgia della sua persona, ma in una
missione permanente per la Chiesa di
Dio: «Quale luce il Signore vuole proiettare
sul cammino della Chiesa mediante l’irradiazione della figura di don Gnocchi, delle
sue scelte pastorali, caritative, della sua
dedizione fino alla morte verso tutti coloro
che, nelle opere da lui fondate, hanno trovato e trovano conforto, soccorso, speranza e
consolazione?».
Se tutti, nella Chiesa, sono chiamati alla
santità, è pur vero che i santi sono modelli
di fede e di virtù non solo per il popolo di
Dio, ma sono proponibili anche come
testimoni autentici e affidabili della
migliore umanità.
«Dobbiamo essere santi - sosteneva don
Luigi Orione, ammirato e amato da don
Carlo, canonizzato nel 2004 - ma esserlo in
modo che la nostra santità non appartenga
solo al culto dei fedeli, nè sia solo nella Chiesa, ma trascenda e getti nella società tanto
splendore di luce, tanta vita d’amore di Dio
e degli uomini, da essere, più che i santi della Chiesa, i santi del popolo e della salute
sociale».
È stata questa la lezione di vita del beato don Gnocchi per la Chiesa e per la
società. È una cattedra di insegnamento e
di opere di cui il nostro tempo ha urgente
e necessario bisogno.
Una preghiera universale
Per tutti gli operatori della Fondazione,
continuatori della sua missione, primi e
privilegiati destinatari del suo estremo e
accorato appello, lanciato sul letto di morte (“Amis, ve raccomandi la mia baracca”),
questo anniversario assume ulteriori significati e costituisce una chiamata a coraggiose testimonianze per vivificare il presente riconquistando il passato, con un
ritorno motivazionale ancora più forte
alle origini della nostra storia e del nostro
patrimonio ideale.
È necessario ancorare a solide basi etiche i cambiamenti organizzativi, le innovazioni gestionali e le scelte economicofinanziarie indispensabili per fronteggiare
i passaggi di sesto grado dell’attuale crisi,
oltre che aumentare la nostra devozione
con preghiere e suppliche al beato fondatore per realizzare nel quotidiano le
coerenze personali e istituzionali.
L’indimenticata raccomandazione
all’impegno operoso degli “amici” si fa
preghiera universale. Su questo confine
(continua a pagina 45)
1
MISSIONE UOMO
IN QUESTO NUMERO
Editoriale
donGnocchi
SPECIALE ANNIVERSARIO
3
La preghiera e la carità
per poterlo invocare “santo”
■ SONO TRASCORSI cinque anni da quella
splendida giornata di sole del 25 ottobre
2009, quando il Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, cardinale
Angelo Amato, dinanzi all’imponente folla radunata in piazza Duomo e a quella
sterminata che seguiva la cerimonia alla
televisione, pronunziava a nome del Santo
Padre Benedetto XVI la tanto attesa formula “Auctoritate Nostra Apostolica facultatem facimus ut Venerabilis Servus Dei
Carolus Gnocchi, sacerdos, Beati nomine in
posterum appelletur eiusque festum die
vicesima quinta mensis Octobris, in locis et
modis iure statutis, quotannis celebrari possit” («Con la Nostra Apostolica Autorità
concediamo che il Venerabile Servo di Dio
Carlo Gnocchi, sacerdote, d’ora
in poi sia chiamato Beato e che il
25 del mese di ottobre si possa
celebrare la sua festa nei luoghi
e nei modi stabiliti»).
Queste parole, pronunziate
nella solenne lingua tradizionale della Chiesa, sancivano
ufficialmente la santità di don
Carlo e concedevano l’autorizzazione al suo culto pubblico,
Occorre un nuovo
miracolo per giungere
alla canonizzazione:
tocca a ciascuno di noi
“essere provocati”
e a nostra volta
“provocare” don Gnocchi
fr. Rodolfo Cosimo Meoli
Postulatore
anche se limitato. La beatificazione del 25 ottobre di cinque anni fa è stata una tappa
fondamentale nell’iter della
Causa di don Carlo, certo, ma
non la finale. C’è ancora da
percorrere l’ultimo tratto,
quello che porterà il Beato alla
canonizzazione.
Insomma, don Carlo è un
“beato” in attesa di essere
Fratel Rodolfo Cosimo Meoli durante la cerimonia di beatificazione di don Gnocchi in Duomo, il 25 ottobre 2009
“santo”. Il cammino terminerà soltanto
quando sarà tagliato il traguardo finale con
la canonizzazione.
Che significa “canonizzazione”?
Tralasciando la descrizione della cerimonia, che si discosta poco da quella della
beatificazione, ci sono differenze importanti tra l’una e l’altra.
Una prima differenza, molto significativa, deriva dalla diversità dei luoghi delle
due cerimonie. Le beatificazioni si celebrano nelle diocesi che hanno promosso
la causa, mentre le canonizzazioni si celebrano sempre (o quasi sempre) a Roma.
Questa diversità del luogo ha ragioni
teologiche ed esigenze pastorali. Le ragioni teologiche riguardano la necessità di
tenere ben distinti i due atti.
Pur essendo entrambi atti pontifici, con
la beatificazione il Papa concede alla sola
diocesi o limitatamente a famiglie religiose, il culto pubblico del beato, mentre con
la canonizzazione, impegnando il suo
magistero di romano pontefice, dichiara
che il santo è con Dio in Cielo e il suo culto
diventa obbligatorio per la Chiesa universale.
Le esigenze pastorali invece sono dettate dal desiderio di un maggior coinvolgimento delle Chiese locali.
Questa attenzione verso le Chiese locali
è pastoralmente stupenda: è un bene che
tutta la comunità locale e non solo coloro
che potrebbero recarsi a Roma, si riunisca e
celebri la salita agli altari di un suo membro;
è un’occasione privilegiata di catechesi.
Questo è il motivo per cui la beatificazione di don Carlo è stata celebrata a Milano e finché sarà solo beato, il suo culto
rimarrà circoscritto alla diocesi di Milano
e alle istituzioni della sua Fondazione.
Una seconda differenza è costituita dal
fatto che la cerimonia della canonizzazione deve essere celebrata dal Papa in persona, quale suprema autorità della Chiesa
Cattolica. Perciò avviene quasi sempre a
Roma. All’atto della canonizzazione, il
Papa iscrive il beato nella lista dei santi. In
termini ecclesiastici il termine lista è sinonimo di canone, da qui il termine canonizzazione.
C’è anche un’altra espressione che viene spesso usata come equivalente di cano-
nizzazione: elevato all’onore degli altari.
Questa espressione si usa già per la beatificazione e significa che al nuovo beato
viene assegnato un giorno di festa nel
calendario liturgico particolare della propria diocesi o delle istituzioni dipendenti
dalla Congregazione religiosa o della Fondazione nel caso di don Carlo, come anche
che si pone in evidenza una sua statua o un
suo dipinto “su un altare”.
Per il santo, invece, il giorno della festa
viene inserito nel calendario universale
della Chiesa. Come abbiamo già detto, l’assegnazione del giorno della festa viene proclamata già al termine della formula di beatificazione e può essere confermata o cambiata in occasione della canonizzazione.
Verso il traguardo finale
Che cosa si deve fare per far tagliare al
nostro beato il traguardo finale della canonizzazione?
L’unica condizione richiesta è che il
beato operi un “miracolo”. Quando l’evento miracoloso verrà approvato dagli
organi competenti della Congregazione
delle Cause dei Santi, il traguardo finale
sarà finalmente tagliato e si spalancherà la
porta della canonizzazione.
Come si ottengono i miracoli?
A questo punto, oltre al beato naturalmente, entriamo in scena noi. Sì, perché
tocca a noi “essere provocati” e a nostra
volta “provocare” don Carlo.
Che vuol dire “essere provocati”? Vuol
dire che l’esempio che ci ha lasciato don
Carlo ci deve parlare, ci deve indurre a
ripetere qualcuno dei suoi gesti amorevoli, ci deve far capire che le sventure altrui
sono anche nostre, che non vi è opera più
nobile e non vi è maggior gioia di quella di
prodigarsi per gli altri... e tante altre cose
ancora.
E come possiamo noi “provocare” don
Carlo? Lo si provoca con l’invocazione,
con la preghiera insistente e perseverante,
senza mai stancarci.
Se don Carlo è stato capace di “far miracoli in vita” (non è un miracolo il suo modo
di essere uomo e ancor più prete; la sua esistenza totalmente dedita agli altri, ai più
deboli, ai bambini, ai sofferenti; la sua forza trascinatrice; le sue realizzazioni ardite
ed uniche?) a maggior ragione i miracoli li
può e li deve fare ora.
«Bussate e vi sarà aperto», «Chiedete ed
otterrete»: questo è il vangelo tanto caro a
don Carlo e che deve spronare anche noi.
Sia questo il nostro proposito nella
ricorrenza del quinto anniversario della
sua beatificazione.
MISSIONE UOMO
MISSIONE UOMO
2
IL PROCESSO. Tutte le tappe fino alla beatificazione
■ 6 maggio 1987: avvio nell’arcidiocesi di Milano del “Processo sulla vita, virtù e fama di santità” del Servo di Dio don Carlo Gnocchi.
■ 23 febbraio 1991: chiusura della fase diocesana (199 sessioni, per un totale di 178 deposizioni) e inoltro alla Congregazione per le Cause dei Santi, in Vaticano, della “Positio”.
■ 22 ottobre 2002: giudizio positivo sulla “Positio” del Congresso Speciale dei Consultori Teologi.
■ 3 dicembre 2002: giudizio positivo sulla “Positio” della Sessione Ordinaria dei Padri Cardinali e
Vescovi.
■ 20 dicembre 2002: con la lettura del decreto sull’eroicità delle virtù, al Servo di Dio don Gnocchi viene dato il titolo di Venerabile.
■ 22 ottobre 2004: avvio nell’arcidiocesi di Milano della sessione straordinaria del Processo per l’analisi di un presunto evento miracoloso.
■ 19 dicembre 2004: chiusura della sessione straordinaria (in 33 sessioni, per l’ascolto 25 testimoni) e
invio della documentazione alla Congregazione vaticana.
■ 6 maggio 2005: la Congregazione per le Cause dei Santi riconosce con decreto la validità della sessione straordinaria.
■ 5 luglio 2007: la Consulta Medica dichiara “inspiegabile la sopravvivenza dell’infortunato in rapporto all’estrema gravità della folgorazione subita, che avrebbe dovuto comportare la morte dello stesso”.
■ 4 novembre 2008: nel Congresso teologico super miro, i sette Consultori (all’unanimità) danno parere positivo.
■ 13 gennaio 2009: il Collegio cardinalizio riconosce che il miracolo è da attribuire all’intercessione di
don Carlo.
■ 17 gennaio 2009: il Santo Padre Benedetto XVI autorizza la pubblicazione del decreto, stabilendo di
fatto la beatificazione di don Gnocchi.
■ 1° marzo 2009: l’arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi, annuncia in Duomo l’imminente beatificazione di don Gnocchi.
■ 25 ottobre 2009: a Milano, nella piazza del Duomo, il legato pontificio mons. Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, e l’arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi,
presiedono il rito di beatificazione.
(evidenziate su sfondo colorato le fasi diocesane)
donGnocchi
SPECIALE ANNIVERSARIO
5
Quando la piazza del Duomo
abbracciò don Gnocchi beato
■ CINQUANTAMILA “amis” in piazza Duomo a Milano, ed oltre tre milioni davanti agli
schermi della tv, per rendere a don Gnocchi
il tributo più grande.
Questa la testimonianza più concreta e
significativa della devozione popolare per il
“papà dei mutilatini”, esplosa in occasione
della straordinaria beatificazione del 25
ottobre 2009, quando il popolo di don Carlo si è stretto commosso attorno a quell’urna di santità, minuscolo simulacro adagiato
al centro del vasto sagrato, ai piedi di guglie
imponenti, nel cuore simbolico di una città
e di una Chiesa capaci del più straordinario
degli abbracci.
È ancora vivissimo
il ricordo della giornata
del 25 ottobre 2009:
cinquantamila “amis”
di don Carlo
raccolti in preghiera
attorno all’urna di santità
LA VIGILIA. Già il giorno prima operatori e ospiti dei Centri della Fondazione
Don Gnocchi, alpini, ex allievi, ma anche
“amici delle Baracca” e semplici cittadini
avevano vegliato l’urna con il corpo di don
Gnocchi, in mattinata, al Centro “S. Maria
Nascente”, nella cappella accanto alla tomba di don Carlo; nel primo pomeriggio, nella vicina parrocchia di San Pietro in Sala,
dove don Carlo fu coadiutore per una decina d’anni; infine, in serata, nella chiesa di
San Bernardino alle Ossa, dove l’urna è
rimasta fino al mattino successivo, vegliata
per tutta la notte. In serata, nell’adiacente
basilica di Santo Stefano Maggiore, si era
svolta la veglia solenne: immagini suggestive, canti alpini e testi dagli
scritti e dalle lettere di don
Carlo avevano animato
l’intenso momento, chiuso dalla testimonianza di
monsignor Angelo Bazzari: «Ho nitido
nella mia memoria - aveva detto il presidente della Fondazione, terzo successore di
don Gnocchi alla guida della sua Opera - il
momento in cui la sera del 28 febbraio 1956
(io ero seminarista dell’allora Diocesi di
Bobbio) il rettore in pieno refettorio ci
annunciò la morte di questo sacerdote e il
dono che volle fare dei suoi occhi. Mi parve
in quel momento di sentire una fibrillazione
interiore, che risuonava come una vocazione: se il prete è questo, se il sacerdote è capace di non trattenere nulla, donando tutto se
stesso, in gratuità assoluta, senza ritorni,
senza interessi particolari... forse questa è la
strada giusta per una vita capace di coniugare insieme la strada di Dio con quelle
degli uomini».
LA CELEBRAZIONE. “Amis, ve
raccomandi la mia baracca”,
aveva implorato don
Carlo al momento
dell’addio. E nel
giorno più bello,
quand’anche
la
Chiesa ha certificato con la propria
autorità la perfezio-
Un scorcio suggestivo di piazza Duomo,
trasformata in autentica cattedrale a cielo
aperto, la mattina del 25 ottobre 2009,
durante la solenne liturgia di beatificazione
di don Carlo Gnocchi: furono oltre 50 mila
i fedeli che parteciparono alla celebrazione
MISSIONE UOMO
MISSIONE UOMO
4
IL MESSAGGIO
DI BENEDETTO XVI
donGnocchi
DALL’OMELIA DEL CARD. TETTAMANZI
SPECIALE ANNIVERSARIO
7
E il Santo Padre fece suo
il motto della Fondazione
■ AL TERMINE DELLA CELEBRAZIONE in piazza Duomo, un
emozionante e suggestivo collegamento aveva
suggellato l’intensa liturgia. Da piazza San Pietro, il
Santo Padre Benedetto XVI aveva rivolto il proprio
saluto a tutti i fedeli presenti, tributando il proprio
affettuoso omaggio al novello beato. Queste erano state le sue parole.
«Rivolgo anzitutto uno speciale saluto alle migliaia
di fedeli radunati a Milano, in Piazza del Duomo,
dove stamani è stata celebrata la liturgia di beatificazione del sacerdote don Carlo Gnocchi. Egli fu
dapprima valido educatore di ragazzi e giovani.
Nella seconda guerra mondiale divenne cappellano degli alpini, con i quali fece la tragica ritirata di
Russia, scampando alla morte per miracolo. Fu
allora che progettò di dedicarsi interamente ad
un’opera di carità. Così, nella Milano in ricostruzione, don Gnocchi lavorò per “restaurare la persona
umana” raccogliendo i ragazzi orfani e mutilati e
offrendo loro assistenza e formazione.
Diede tutto se stesso fino alla fine e morendo donò
le cornee a due ragazzi ciechi. La sua opera ha continuato a svilupparsi ed oggi la Fondazione Don
Gnocchi è all’avanguardia nella cura di persone di
ogni età che necessitano di terapie riabilitative.
Mentre saluto il Cardinale Tettamanzi, Arcivescovo di Milano, e mi rallegro con l’intera Chiesa
ambrosiana, faccio mio il motto di questa beatificazione: “Accanto alla vita, sempre”.
ne cristiana di un’esistenza spesa senza
riserve («Non desidero che la mia santificazione…», aveva scritto don Gnocchi), quegli stessi “amis” non sono mancati all’appello.
In piazza Duomo il 25 ottobre 2009 c’erano i concittadini di San Colombano al
Lambro, paese natale e gli amici di Montesiro di Besana Brianza, dove don Carlo
celebrò la Prima Messa e trascorse gli anni
giovanili; c’erano sacerdoti - concelebranti
o meno -, vescovi e cardinali ad onorare quel
fratello ordinato nel lontano 1925 dall’Arcivescovo di Milano Eugenio Tosi; c’erano
migliaia di chierichetti e giovani degli oratori, a ricordo dei primi impegni apostolici del
coadiutore don Carlo, prima a Cernusco
Sul Naviglio e poi nella popolosa parrocchia milanese di San Pietro in Sala; c’era
una nutrita rappresentanza del “Gonzaga”
di Milano, prestigioso istituto dove don
Gnocchi, per incarico del cardinale Ildefonso Schuster, fu apprezzato direttore spirituale e dove affinò la propria pedagogia alla
scuola dei Fratelli delle Scuole Cristiane;
c’erano migliaia e migliaia di penne nere a
ringraziare il tenente cappellano don Carlo,
arruolatosi con loro e con loro in trincea,
prima sulle montagne fangose della Grecia
e dell’Albania e poi per le lande gelide della
steppa russa, nella drammatica esperienza
della ritirata con gli alpini della Tridentina;
c’erano gli amici dell’Università Cattolica,
dove don Carlo fu assistente spirituale; c’erano centinaia di scout, memori di straordinarie collaborazioni tra cui la ben nota Freccia Rossa, il raid Milano-Oslo in sella ai mitici Guzzini per raccogliere fondi per l’Opera dei mutilatini.
C’erano i rappresentanti di associazioni
di disabili, di gruppi di volontariato, di
scuole intitolate negli anni a don Gnocchi,
attive in ogni parte d’Italia; c’erano i membri dell’Aido, in ricordo del gesto profetico
del trapianto delle cornee: Silvio Colagran-
Numeri... record per l’evento
de e Amabile Battistello, che da quasi sessant’anni vedono con gli occhi di un santo,
hanno poi tolto il drappo che copriva l’urna con il corpo di don Carlo nel momento
solenne della proclamazione della beatificazione.
C’erano soprattutto loro, i suoi ragazzi,
orfani, mutilatini, mulattini e poliomielitici accolti negli anni nei collegi della Pro
Juventute, molti di loro oggi riuniti nell’Associazione Ex Allievi; c’erano i familiari e i
concittadini di Sperandio Aldeni, l’artigiano elettricista di Villa d’Adda protagonista
del miracolo attribuito a don Gnocchi che
ha di fatto sancito la sua beatificazione.
E non erano mancati - provenienti da
ben nove regioni italiane - direttori, responsabili, operatori e pazienti dei Centri italiani della Fondazione che oggi porta il suo
nome, insieme ad alcuni rappresentanti delle strutture aperte o avviate nei Paesi in via
di sviluppo. Un lungo pellegrinaggio con
ogni mezzo - dalla bici al treno speciale - che
EDITORIA. Una raccolta fotograficaper ricordare quei giorni
■ I VOLTI, LE EMOZIONI E LE IMMAGINI della splendida giornata del 25 ottobre
2009, quando la piazza del Duomo di Milano, gremita all’inverosimile, è stata teatro della straordinaria beatificazione di don Carlo Gnocchi. Una raccolta di suggestive immagini - realizzate da Paolo Liaci e Claudio Novia - per
ripercorrere e ricordare quei giorni intensi: dall’annuncio alla preparazione
della giornata alla veglia della vigilia; dalla solenne celebrazione all’omaggio
degli “amis”, fino al ritorno a casa dell’urna, al Centro Irccs “S. Maria Nascente” di via Capecelatro. Le pagine di questo volume, edito da Mursia(in vendita nelle librerie), nella loro essenziale iconografia e nelle sobrie citazioni, raccontano la storia di una santità alla portata di tutti. Info allo 02 40308938.
✔ 211 sacerdoti concelebranti
✔ 18 vescovi, a cui si aggiungono l’Arcivescovo di
Milano e il Prefetto della Congregazione delle
Cause dei Santi
✔ 3 cori per un totale di 210 cantori (coro della cappella musicale del Duomo, coro del seminario
arcivescovile di Milano, coro Ana di Milano),
diretti dal maestro don Claudio Burgio
✔ 20 sindaci
✔ 20 combattenti reduci della Campagna di Russia
✔ 250 volontari in servizio
✔ 2 chilometri di transenne posizionate in piazza
Duomo
✔ 50 mila fedeli presenti, di cui 40 mila con pass e
10 mila ai bordi della piazza
✔ 15 mila alpini accreditati (in rappresentanza delle 81 sezioni italiane)
✔ 1000 chierichetti
✔ 220 operatori della comunicazione accreditati
✔ 5 dirette dell’evento: RAI 1, Sky Tg 24, Telenova,
Radio Mater, sul sito www.chiesadimilano.it
aveva condotto a Milano oltre seimila “eredi” privilegiati di quegli “amis” a cui don
Carlo aveva affidato la propria baracca.
Altrettanto straordinaria era stata la
risposta della gente comune, accorsa in
massa, ulteriore testimonianza di quella
“santità popolare” di don Gnocchi mai
venuta meno - anzi, cresciuta e alimentatasi
continuamente - in tutti questi anni.
LA RICONOSCENZA. Al termine della celebrazione, l’urna con le spoglie del beato don Gnocchi era stata condotta a spalla
dagli alpini fuori dalla piazza e poi accompagnata, tra due ali di folla, fino alla basilica di
Sant’Ambrogio.
Il lungo tragitto, durato più di mezz’ora,
aveva attraversato il centro di Milano, tra
due ali di fedeli in preghiera. Per un paio di
giorni, nella chiesa di San Sigismondo, una
processione continua di semplici cittadini e
di autorità religiose e civili aveva reso omaggio al novello beato.
L’urna aveva poi fatto nuovamente ritorno... a casa, tra le mura del Centro “S. Maria
Nascente” di via Capecelatro, salutata con
un affettuoso applauso da medici, operatori, educatori, suore, ragazzi e genitori.
Nella cappella del Centro era rimasta un
altro anno, fino a quando, nel primo anniversario della beatificazione, era stata definitivamente traslata ai piedi dell’altare della
nuova chiesa, eretta dall’arcivescovo di
Milano Angelo Scola a santuario diocesano.
«Continuiamo l’operadel beato don Gnocchi
chiedendo alla giustiziadi tendere le mani alla carità»
■ BEATIFICANDO DON CARLO la Chiesa dichiara autorevolmente che il desiderio di farsi santo è stato il
sentimento dominante del suo cuore e insieme il
principio fecondo della sua comunione d’amore
con Dio e della sua infaticabile attività al servizio
dell’uomo: una santità mistica e umanamente contagiosa e missionaria; una santità che lo conduceva
a vivere nell’intimità di Dio e ad aprirsi e donarsi agli
uomini in ogni ambito della loro esistenza.
Di questo progetto divino di amore e di felicità, don
Carlo era profondamente convinto e non temeva
affatto di proporlo, peraltro in modo affascinante
ed esigente, ai suoi giovani. [...]
È nella ricerca del volto di Cristo impresso nel volto d’ogni uomo che don Carlo ha consumato la sua
vita. Lo ha cercato in ogni soldato, in ogni alpino ferito o morente -, in ogni bimboviolato dalla ferocia della guerra, in ogni mutilatinovittima innocente dell’odio, in ogni mulattino frutto della violenza
perpetrata sull’innocenza della donna, in ogni
poliomieliticopiegato nel corpo dal mistero stesso
del dolore.
Sta qui il segreto dell’amore di don Carlo per l’uomo:
la vivissima coscienza che nel cuore di ogni essere
umano abita lo splendore del volto di Dio. [...]
Ma ogni cristiano è chiamato ad amare sino alla fine
e senza paura ogni essere umano, sapendo che in
tutti è l’impronta incancellabile del volto di Dio, di
tutti Creatore e Padre.
Don Carlo ha saputo coinvolgersi con dedizione
entusiasta e disinteressata non solo nella vita della
Chiesa, ma anche in quella della società. E lo ha fat-
to coltivando con grande intelligenza e vigore l’intimo legame tra la carità e la giustizia: una carità che
“tende le mani alla giustizia”, egli diceva. Noi possiamo continuare la sua opera chiedendo oggi alla
giustizia di tendere le mani alla carità.
Don Carlo ha vissuto la sua vocazione come impegno leale nel mondo, senza sminuire - anzi arricchendo - il suo essere di sacerdote. Impegno nel
mondo così come si presentava al suo tempo: lontano dalle nostalgie del passato, calato cordialmente nel presente, aperto, profetico e anticipatore del futuro, mai nel segno del pessimismo o della
paura.
Egli era convinto che il tempo nel quale Dio lo aveva chiamato a vivere era il migliore possibile.
Al mondo moderno don Carlo augurava “un tempo
nuovo, un nuovo tipo di umanità”; augurava la
“personalità cristiana”, cioè «cristianesimo e cristiani attivi, ottimisti, sereni, concreti e profondamente umani; che guardano al mondo, non più
come a un nemico da abbattere o da fuggire, ma
come a un figlio prodigo da conquistare e redimere con l’amore».
Sono parole preziose anche per noi: amiamo il
nostro tempo; impegniamoci nel nostro mondo;
portiamo in tutti gli ambienti della nostra vita le
speranze umane e la “speranza grande” che ci viene
da Cristo, il vincitore della morte e di ogni male.
+ Dionigi card. Tettamanzi
(dall’omelia alla liturgia
di beatificazione di don Carlo Gnocchi)
Il cardinale Tettamanzi durante la celebrazione.
Nell’altra pagina (in alto), lo scoprimento
dell’urna e la proclamazione della beatificazione
e (sotto) il collegamento con il Santo Padre
e l’urna portata a spalla dagli alpini
al termine della liturgia
MISSIONE UOMO
MISSIONE UOMO
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donGnocchi
SPECIALE ANNIVERSARIO
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Peregrinatio in sei tappe:
la devozione degli italiani
■ ALPINI IN CODA per due lunghe giornate,
dall’alba a notte fonda: un saluto, una preghiera, un bacio commosso, un canto sommesso, persino una lacrima accanto all’urna
con le spoglie del cappellano. L’83esima
Adunata Nazionale delle penne nere, svoltasi a Bergamo nel maggio del 2010, è stata la
prima tappa della peregrinatio che in questi
cinque anni ha portato il beato don Gnocchi
tra fedeli e devoti.
Un primo, semplice itinerario in luoghi
significativi del Paese, dove don Carlo ha
sempre richiamato tanti “amis”, vecchi e
nuovi, segno di una venerazione che affonda le proprie radici nella memoria, ma che è
capace di miracoli quotidiani sorretti dalla
fede e guidati dalla speranza.
BERGAMO. A Bergamo l’urna è stata
accolta dalle autorità locali e dal vescovo,
monsignor Francesco Beschi, e poi esposta
nella cattedrale di “S. Alessandro”, in città
alta, dove gli hanno reso omaggio decine di
migliaia di alpini e loro familiari, impossibilitati a partecipare alla cerimonia di beatificazione a Milano.
«Don Gnocchi è uno dei nostri - è stata la
parola d’ordine delle penne nere in quei
giorni - uno che ha insegnato agli alpini come
essere uomini per intero. Per questo abbiamo
sempre sostenuto la sua “baracca” e continueremo a farlo... Il nostro cappellano, finalmen-
FIRENZE. Terza tappa, a fine settembre
2011, è stata Firenze, in vista dell’inaugurazione del nuovo Centro della Fondazione, in località Torregalli.
L’urna è rimasta esposta alla venerazione dei fedeli per alcuni giorni nella Basilica Collegiata di San Lorenzo, costantemente vegliata da un picchetto d’onore
degli alpini della sezione fiorentina e delle
altre sezioni toscane dell’Ana.
«Un cristiano e una comunità cristiana
che vogliano promuovere nella loro esistenza gesti di carità - aveva sottolineato nell’occasione l’arcivescovo di Firenze, cardinale Giuseppe Betori - hanno da compiere
anzitutto un itinerario di sempre più profonda unione a Dio, alla sua Parola e alla
sua Grazia. Tutto ciò è lungi dal procurare
disincarnazione rispetto alle condizioni dell’uomo. Don Gnocchi mostra il contrario,
cercando per i suoi mutilatini le condizioni
più umane e gli interventi delle scienze
mediche i più aggiornati. Il tutto però incorniciato in una comprensione del dolore
umano che trova il suo ruolo nella comunione al dolore di Cristo. La carità cristiana,
lungi dal costituire un’evasione dalle
responsabilità storiche, lungi dal proporsi
come un assopimento delle coscienze, al
contrario orienta la stessa ricerca umana
nelle scienze, ma anche nelle dimensioni
sociali e politiche, verso orizzonti di più piena umanità. La Fondazione Don Gnocchi
ne è una chiara testimonianza, coniugando
insieme eccellenza medico-scientifica e
attenzione alla persona umana».
Da Bergamo a Como,
da Firenze a Roma...
L’ostensione dell’urna
con il corpo di don Carlo
ha sempre richiamato
processioni ininterrotte
di fedeli in venerazione
te beato, è qui con noi. Noi lo sentiamo nel
cuore e nell’anima. Il nostro compito è stato il
suo: lavorare per gli altri, perché ci possa essere un mondo migliore e più giusto».
Dalla sommità della città alta e più su
ancora, dalla balconata dell’eternità, il cappellano don Gnocchi ha accompagnato
ancora una volta i suoi ragazzi. Con lo stesso
orgoglio che gli fece scrivere, dopo l’epica
battaglia di Nikolajevka, nel gennaio ’43:
«Dio fu con loro, ma gli alpini furono degni di
Dio».
VILLA D’ADDA. Al rientro dall’Adunata,
seconda eccezionale tappa in terra orobica:
l’urna con il corpo del beato è stata infatti
portata a Villa d’Adda (Bg), il comune di
residenza di Sperandio Aldeni, l’alpino
VOGHERA. L’anno successivo (settembre 2012) l’urna del beato don Gnocchi è
Sopra: due immagini dell’urna di don Gnocchi a Bergamo,
in occasione dell’83esima Adunata Nazionale degli alpini.
A sinistra (in senso orario): la tappa a Villa d’Adda (Bg)
e le ostensioni straordinarie di Como e di Voghera (Pv)
A destra: l’arrivo dell’urna del beato nella basilica di San
Lorenzo a Firenze e l’omaggio dell’arcivescovo Betori.
Sotto, due momenti dell’ultima tappa, svoltasi a Roma,
con la visita del presidente della Repubblica Napolitano
scomparso nel 2007 che per l’intercessione
di don Gnocchi ebbe miracolosamente salva la vita dopo una mortale scarica elettrica.
La figlia Loretta, a nome delle associazioni
di volontariato locali, ha ricordato il legame
tra don Carlo e il papà: «Oggi - ha aggiunto è come se mio padre lo accogliesse in questa
casa». Una processione ininterrotta di fedeli ha vegliato per tutta la notte l’urna esposta
nella chiesa parrocchiale.
sezione locale dell’Ana, nel 90esimo di fondazione. Migliaia le persone che hanno
omaggiato, commosse, le spoglie dell’indimenticato cappellano degli alpini e padre
dei mutilatini: gruppi, parrocchie, scuole...
«Ciao, don Carlo - fu il saluto di un alpino -. Ti do del tu, come tu stesso volevi, perché sono un alpino anch’io. Hai riempito
quattro giorni della nostra vita, hai benedetto
i novant’anni della sezione Ana di Como, ci
hai regalato forza ed entusiasmo per continuare verso nuovi traguardi. Ripartendo hai
lasciato un grande vuoto, ma sei riuscito a farci diventare ancora più amici, perché ci stiamo
cercando l’un l’altro per riparlare di te, per dirci quanto siamo felici di essere alpini e di
indossare il tuo stesso cappello».
COMO. Nel novembre dello stesso anno, il
beato don Gnocchi ha fatto poi tappa a
Como, dove è stato accolto dalle autorità e
dal vescovo, monsignor Diego Coletti, e poi
esposto nel Duomo e nella chiesa di S. Giacomo, per iniziativa della diocesi e della
stata a Voghera, esposta per alcuni giorni
nel duomo cittadino, anche questa volta
meta di pellegrini, fedeli e semplici cittadini. L’occasione era stata il cinquantesimo
anniversario, nella grande famiglia della
Fondazione, del Centro “S. Maria alle Fonti” di Salice Terme (Pv). Numerosi i fedeli in
visita, che hanno partecipato alle celebrazioni guidate dal vescovo, monsignor Martino Canessa, e dall’arcivescovo emerito di
Torino, cardinale Severino Poletto.
ROMA. L’ultima tappa di questi primi cinque anni, nel febbraio scorso, è stata Roma,
al Centro “S. Maria della Pace” prima, nella chiesa di San Giacomo poi (con celebrazioni presiedute da mons. Lorenzo Leuzzi,
mons. Matteo Zuppi, mons. Zygmunt
Zimowski e mons. Andrea Manto) e nella
basilica di san Giovanni in Laterano per la
tradizionale celebrazione della Giornata del
Malato, presieduta dal cardinale vicario
Agostino Vallini.
Tra i tanti pellegrini accorsi a rendere
omaggio all’urna con le spoglie mortali di
don Carlo anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: «La missione di
don Gnocchi è stata quella di rifare l’uomo
ferito e mutilato dagli ordigni di guerra - ha
detto il Capo dello Stato nell’occasione - colpito dalla malattia e dalla sofferenza. Questo
nobile compito oggi è portato avanti dall’Opera che porta il suo nome e che si rende nel
presente ancora più importante e necessaria».
E col suo inchino, è come se tutta l’Italia
di fosse inchinata in segno di gratitudine al
“padre dei mutilatini”, per quanto da lui
fatto in vita per l’infanzia sofferente e per
l’intero Paese.
MISSIONE UOMO
MISSIONE UOMO
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donGnocchi
SPECIALE ANNIVERSARIO
Santuario diocesano e museo,
luoghi di preghiera e memoria
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sostiene la Fondazione
Don Carlo Gnocchi
Sorti in questi anni
accanto al Centro
“S. Maria Nascente”,
sono diventati meta
di un pellegrinaggio
incessante di fedeli che
si affidano a don Carlo
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da circa 660 agenzie e circa 1200 collaboratori.
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LA Don Gnocchi
■ UN SANTUARIO E UN MUSEO. Due luoghi
simbolo della venerazione e della memoria
del beato don Gnocchi sono sorti in questi
anni accanto al Centro Irccs “S. Maria
Nascente” di Milano, quella struttura pilota per poliomielitici che lo stesso don
Gnocchi aveva sognato e progettato e dove
poi aveva chiesto nel testamento di poter
riposare.
Oggi nella nuova chiesa intitolata al
“papà dei mutilatini”, eretta dall’arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola, a
santuario diocesano, riposano le sue spoglie. E nell’attiguo museo sono raccolti
oggetti, scritti, memorie, immagini e filmati sulla sua straordinaria e affascinante
avventura terrena.
La solenne cerimonia di consacrazione
e dedicazione del santuario è avvenuta il 24
ottobre 2010 (nel marzo dell’anno precdente si era svolta la cerimonia di posa della prima pietra), in occasione del primo
anniversario della beatificazione di don
Gnocchi, con il solenne rito presieduto
dall’allora arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi.
L’urna con le spoglie del beato è stata
invece traslata ai piedi dell’altare della nuova chiesa il 27 novembre successivo, alla
presenza del cardinale Giovanni Battista
Re, prefetto emerito
della Congregazione
per i vescovi. All’inizio del 2012, con la
firma del nuovo arcivescovo, la chiesa è
stata eretta a “santuario diocesano del
beato don Carlo
In alto, uno scorcio suggestivo del santuario. Qui sopra,
la posa della prima pietra e - a fianco - la consacrazione
L’AFFLUSSO . Parrocchie, gruppi, scolaresche e singoli fedeli:
una processione ininterrottain questi anni ai piedi dell’altare
■ SONO MIGLIAIA, AD OGGI, i fedeli e devoti che si sono recati in pellegrinaggio - in gruppi organizzati o singolarmente - all’urna del beato don Gnocchi. Al momento di preghiera dinnanzi alle sue spoglie mortali, spesso fanno infatti seguito la celebrazione di una Messa in santuario (nella foto, il suggestivo portale in bronzo donato dagli ex allievi) e la visione degli oggetti e dei filmati che illustrano la vita e le opere di don Carlo, conservati nell’adiacente
museo. Nella maggior parte dei casi si tratta di visite riconducibili a parrocchie, organismi e comunità religiose, sia
della diocesi ambrosiana, che di altre, e soprattutto molte con la partecipazione di bambini e adolescenti. Significativo anche il numero delle visite di ex allievi e delle scolaresche. Importante, come
sempre, la devozione degli alpinial loro cappellano, con decine di visite organizzate
da singoli gruppi e una grande partecipazione numerica.
Ai pellegrini “organizzati”, vanno aggiunti coloro che in modo spontaneo si recano
quotidianamente a rendere omaggio al beato e i tanti che, frequentando i reparti
ambulatoriali e di ricovero del Centro Irccs “S. Maria Nascente”, sentono il bisogno di
un momento di raccoglimento, di preghiera, di conforto. Per tutti i visitatori è disponibile un opuscolo dedicato a don Gnocchi e al santuario a lui intitolato. L’opuscolo riassume la vita di don Carlo e il processo che ha portato alla sua beatificazione
e illustra le caratteristiche della nuova chiesa, dalla posa della prima pietra fino
alla dedicazione, dalla traslazione dell’urna al decreto di erezione a santuario.
MISSIONE UOMO
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donGnocchi
SPECIALE ANNIVERSARIO
Noi, alunni di terza, in visita con docenti e genitori:
«Don Gnocchi ci ha colpito, ora siamo cambiati...»
Gnocchi”. Il santuario è così divenuto il
principale luogo di preghiera e devozione
popolare (suggestiva anche la posa delle
quattro campane) con riferimento alla
figura dell’apostolo dell’infanzia sofferente e la sua guida è stata affidata a un rettore
nominato dall’arcivescovo, chiamato
anche a svolgere il compito di cappellano
della struttura sanitaria della Fondazione
Don Gnocchi in cui è inserito il santuario
stesso, incarico oggi ricoperto da don Maurizio Rivolta.
Il museo del beato don Gnocchi è stato
invece inaugurato il 27 ottobre 2012, nel
corso di una solenne cerimonia che ha visto
presenti numerose autorità, tra cui il presidente del Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali, monsignor Piero Marini, e l’allora ministro dei
Beni culturali Lorenzo Ornaghi. L’iniziativa, a tre anni dalla beatificazione del “papà
dei mutilatini”, ha rappresentato il
momento più importante delle celebrazioni per i 110 anni della nascita di don Carlo,
MILANO. Una statuadel beato tra le guglie del Duomo:
«Guardiamo ai santiper essere cristiani e cittadini autentici» 13
MISSIONE UOMO
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■ ABBIAMO APPROFONDITO A SCUOLA, durante l’ora di
religione, la vita e le opere di don Gnocchi. Il racconto
della sua vita, le immagini sulla sua opera di carità, la
lettura insieme del suo diario di guerra hanno colpito
molto noi ragazzi. Per rendere questo incontro più
concreto, non ci siamo accontentati di conoscerlo da
lontano, ma abbiamo pensato di “andarlo a trovare”
con l’insegnante e i nostri genitori al Centro “Santa
Maria Nascente” della Fondazione Don Gnocchi, dove
da pochi anni è aperto un piccolo museo e dove sono
conservate le sue spoglie.
Racconta Giorgia: «Io ero già stata nell’ospedale
della Fondazione, ma quando ci sono entrata il giorno
della mostra sembrava diverso: non avevo mai pensato al fatto di essere stata dove un tempo don Gnocchi
aveva vissuto. Credo di non essermi mai sentita così
vicina a un personaggio studiato a scuola: abbiamo
visitato altre mostre, ma nessuna come questa».
Aggiunge Erica: «Andare a vedere don Gnocchi è
stato bellissimo: pensare che stavo camminando nello stesso posto in cui ha camminato lui mi ha fatto
commuovere. Per di più vedere i suoi oggetti (è andato
addirittura nel liceo dove andrò io l’anno prossimo) mi
ha aiutato a immedesimarmi con lui. Leggere la vita di
qualcuno è un conto, ma andare nei luoghi dove ha vissuto o lavorato e vedere i suoi oggetti personali è tutta un’altra cosa».
«In quella giornata - è stato il commento di Camilla - mi sono resa conto di come davvero egli amasse i
suoi ragazzi, per questo non voleva che una mutilazione fisica potesse rovinare loro la vita e ha costruito un
centro apposta, con porte e rampe per il passaggio di
carrozzine. Inoltre, vedendo le attrezzature da lui usate al fronte, ho capito che lui ha vissuto il dramma della guerra e delle sue conseguenze come milioni di altri,
ma non si è fermato al dolore: è andato avanti e sentendosi sostenuto dall’alto ha creato una grande opera che ancora adesso esiste».
Alla fine della visita c’è stata la sorpresa più grande:
grazie al lavoro svolto in classe dall’insegnante di musica, alcuni di noi hanno salutato don Gnocchi cantando
intorno alle sue spoglie (nella foto a fianco) i suoi canti
alpini preferiti, tra i quali Il testamento del capitano,
che lui amava moltissimo, e Stelutis alpinis, le cui note
hanno sempre accompagnato i momenti più significativi della sua vita.
Marta: «Aver incontrato don Gnocchi e conoscere
la sua vita è stata per me una grande gioia e qualcosa
che mi ha fatto pensare molto anche a quello che succede oggi. Tutto è partito da quando la professoressa
di religione ci ha portato alla Fondazione Don Gnocchi: aver visto e ascoltato numerose testimonianze di
mutilatini che ci raccontavano delle loro “avventure”
vissute e del loro cambiamento, dopo l’incontro con
don Gnocchi, ha fatto sorgere in me numerose
domande. Alla fine della giornata, tornata a casa, mi
sono chiesta: “Ma come ha fatto quest’uomo a stare di
fronte a dei ragazzi così?”. Ho lasciato da parte questa
mia domanda per un po’ di tempo, ma quando la professoressa ci ha chiesto di rispondere liberamente ad
alcune domande su don Gnocchi, anche la mia domanda si è ripresentata. Nel cercare di rispondere, mi è
venuta in mente una frase sentita durante una predica,
ovvero che Gesù ci ama così come siamo. E io ho finalmente capito: don Gnocchi amava i mutilatini così
come erano. È grazie a questa esperienza che ora io
guardo le persone in un modo ben diverso da prima, è
proprio questo che ho imparato da don Gnocchi!».
Camilla: «La sua storia mi ha molto affascinato, in
particolare la sua dedizione ai giovani e ai meno fortunati. Egli ha vissuto la vita dedicandosi totalmente al
prossimo e, anche se può sembrare strano, questo ha
permesso la sua felicità. Io desidero capire adesso
come questo possa essere vero e lo faccio cercando di
fare del bene a quelli che mi circondano, come faceva
lui. Alla fine della visita, dopo aver cantato di fronte
alla salma del Beato, ci è stato regalato un fumetto in
cui è raccontata la sua vita e sono anche riportate alcune sue frasi; quella che più mi è rimasta impressa è:
“Cerca di fare tanto bene nella vita e finirai per stare
tanto bene” e con questa frase riassumo tutto ciò che
quest’uomo mi ha insegnato».
Erica: «Studiare la sua figura è stato bellissimo,
nonostante inizialmente vedessi solo la noia di imparare le date. Non dico che è un “grande uomo” solo
perché è un religioso che ha eseguito appieno la sua
missione, ma perché ciò si riconosce anche guardando
semplicemente la sua umanità, la tenacia e l’amore
che metteva nei suoi gesti, per cui lo ammirerei
comunque, qualsiasi fosse la sua razza o religione. La
sua storia mi ha fatto riflettere e, nonostante non sembra che la mia vita sia cambiata più di tanto dopo averlo “conosciuto”, ogni tanto noto qualche differenza
nei miei modi di fare. Mentre sono svogliata o sto per
violare una promessa, mi ricordo della forza d’animo
di don Carlo e mi viene un enorme desiderio di averne
anche solo un frammento di quanta ne aveva lui…».
Caterina ha lasciato scritto un breve testo, quasi
una dedica, un saluto affettuoso a don Carlo, che resta
come un piccolo segno di tutta la nostra gratitudine:
«Don Gnocchi… Da tutti è sempre stato conosciuto
come don Carlo o, semplicemente, Carlo. Forse la cosa
che mi ha colpito di più non esiste, perché tutto mi ha
colpito, la sua vita spesa per i poveri e i bisognosi, la sua
amicizia con Gesù, la sua voglia di vivere, la sua tenacia,
tutto, e soprattutto la sua persona. Di sicuro dopo
un’esperienza così qualcosa in me è cambiato, sono
uscita da quel piccolo angolino in cui consideravo le
poche persone che conoscevo e sono entrata nella
visuale di don Gnocchi, perché lui mi ha insegnato tanto, mi ha fatto vedere il mondo, mi ha insegnato a vivere. Grazie don Gnocchi!».
Gli alunni della scuola secondaria
“San Tommaso Moro” - Milano
■ C’È ANCHE IL BEATO DON CARLO GNOCCHI tra le statue che impreziosiscono il Duomo di Milano. L’opera poco meno di due metri d’altezza per oltre 900 chilogrammi di peso, realizzata dallo scultore Mauro
Baldessari - è stata posata sulla mensola 211 della cattedrale (lato est, sacrestia capitolare, tra la via dell’Arcivescovado e la piazza) lo scorso anno, in occasione delle celebrazioni per l’anniversario del 25
ottobre, giorno di nascita di don Gnocchi e memoria liturgica del Beato.
«Il Duomo vive ancora oggi per l’esemplarità e la santità che indicano le figure “fermate” per sempre
nei suoi marmi - sono state le parole dell’Arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola, in occasione
della benedizione della statua in Duomo, qualche giorno prima della posa -. Immagini che paiono
vegliare dalle mille guglie sulle mille raggiere della metropoli e che narrano una storia che ha ancora
tanto da insegnare. Come quella di don Gnocchi, splendido prete ambrosiano, che ha saputo divenire
l’apostolo del dolore innocente. Noi ci auguriamo che anche la Milano di oggi comprenda perché compiamo questi gesti, perché rendendo visibili questi santi e guardando alla loro testimonianza, si possa
essere cristiani e cittadini autentici».
La statua - realizzata grazie al contributo di Filcasa su un blocco di marmo di Candoglia offerto dalla
Veneranda Fabbrica del Duomo - raffigura don Carlo che accoglie tra le proprie braccia un piccolo
mutilatino tratto dalle macerie della guerra. E il 15 dicembre dell’anno scorso, la tradizionale celebrazione eucaristica in Duomo “a ricordo degli alpini e di tutti i soldati caduti in guerra e in pace” - presieduta da S. Ecc. monsignor Erminio De Scalzie concelebrata dal presidente della Fondazione Don Gnocchi, monsignor Angelo Bazzari - è stata preceduta da un
suggestivo momento di raccoglimento e preghiera proprio ai piedi della statua di don Carlo. L’ennesima dimostrazione dell’affetto e della venerazione degli alpini
per il loro indimenticato cappellano in terra di Russia.
Nelle foto, la benedizione in Duomo e la posa sulla mensola della statua del beato don Gnocchi
Come prenotare visite guidate
■ Il Santuario si trova a Milano, in via Capecelatro
66 ed è visitabile tutti i giorni, dalle ore 9 alle 18.
Dal lunedì al venerdì a mezzogiorno vi si recita il
Rosario e alle 16 è celebrata la Messa.
Messa che la domenica e nei giorni festivi è invece
celebrata alle ore 10.30.
Per informazioni o visite guidate, è possibile rivolgersi al rettore del santuario, don Maurizio Rivolta,
o al Servizio Comunicazione e Relazioni Esterne della Fondazione (02 40308226 – 02 40308938), o scrivere all’indirizzo mail: [email protected].
Ulteriori informazioni sul sito www.dongnocchi.it
In alto, la Fiat Topolino di don Carlo conservata al museo
e - qui sopra - l’inaugurazione con l’ex ministro Ornaghi
all’indomani della festa liturgica del beato
(25 ottobre).
Il museo si propone come percorso della memoria e nella memoria, senza essere
tuttavia luogo del passato, ma occasione
per riflettere sull’attualità e sulla modernità del pensiero e dell’opera di una delle più
spiccate personalità della storia civile ed
ecclesiale del Novecento italiano.
Lungo le pareti del museo sono collocate alcune grandi vetrine, in ciascuna delle
quali sono esposti oggetti riferiti a un particolare momento o a un determinato
aspetto della vita del beato. Ecco allora la
vetrina con gli oggetti della vita quotidiana: la scrivania, un ritratto giovanile, la sveglia, la macchina per scrivere, l’agendina
telefonica, l’orologio, il diploma liceale e
alcuni indumenti...
E ancora, la vetrina che racconta il don
Gnocchi sacerdote: breviari ambrosiani e
romani, libri di preghiera, ostensorio, calici, immaginette della Madonna, rosario,
reliquie, completi per la Messa e - a ricordare la passione per la musica - spartiti
appartenuti a don Carlo o a lui dedicati.
Nè manca il don Gnocchi cappellano
tra le penne nere (gli scarponi, il cappello
alpino, le medaglie al valor militare...),
come pure il fondatore della Pro Juventute (libri, scritti, il Galletto Guzzi e la Fiat
Topolino...), o il precursore dei trapianti
d’organo.
Alcuni schermi ripropongono spezzoni e documentari storici sulla vita di don
Gnocchi e sull’attività della Fondazione,
mentre in un locale adiacente è possibile
consultare il nuovo archivio digitale, dove
sono stati raccolti e catalogati migliaia di
documenti, lettere, manoscritti e appunti
di don Gnocchi. Al piano superiore è stata
invece riordinata la biblioteca personale
di don Carlo.
Il santuario e il museo sono oggi costantemente meta di visite di pellegrini e devoti, attirati dalla possibilità di pregare e
recare omaggio al beato e di vedere nel
contempo i numerosi oggetti esposti e il
loro straordinario valore simbolico.
MISSIONE UOMO
IL RACCONTO DI UNA CLASSE
donGnocchi
SPECIALE ANNIVERSARIO
«Caro don Carlo, proteggimi!»
Frammenti d’umanità ai piedi dell’urna
UN’OCCASIONE IN PIÚ PER USARE BENE LE MANI.
| www.baxter.it | Baxter ringrazia per l’impegno e la sua opera la Fondazione Don Carlo Gnocchi.
■ «GRAZIE, DON CARLO, per aver amato dal
profondo del cuore l’umanità sofferente! Grazie per aver voluto quest’Opera, che ancora
oggi si prende cura dei più fragili. Grazie per i
medici, i terapisti, gli infermieri, gli educatori
e tutti coloro che qui, e in tutti gli altri Centri
della Fondazione, si dedicano tutti i giorni a
noi…».
«Caro don Gnocchi, tu che hai conosciuto
gli orrori della guerra, fa’ che il nostro mondo
sia preservato da questo flagello! Custodisci
tutti coloro che con l’offerta della propria sofferenza, con il proprio impegno quotidiano, con
la propria generosa disponibilità contribuiscono ogni giorno alla costruzione della civiltà
della pace e dell’amore».
Racchiudono frammenti di dolore e
squarci di speranza i messaggi, sempre più
numerosi e gelosamente custoditi in un
archivio della memoria, furtivamente consegnati da quanti animano ogni giorno il
lento, silenzioso, costante pellegrinaggio al
santuario che custodisce l’urna con i resti
mortali del beato don Gnocchi, per rivolgere al “papà dei mutilatini” un’accorata preghiera, una meditata invocazione, un sentito ringraziamento.
È il segno concreto - uno dei tanti - della
devozione popolare verso l’apostolo dell’infanzia sofferente, mai venuta meno e sempre
cresciuta a quasi sessant’anni dal commosso
saluto del piccolo mutilato Domenico al termine dei funerali: «Prima ti dicevo: “Ciao,
don Carlo”. Oggi ti dico: “Ciao, san Carlo”».
L’incontenibile ovazione scoppiata quel
giorno nel Duomo e dilatatasi nella città di
Milano, accompagnata e amplificata dall’approvazione sincera dell’intero Paese nelle
sue articolazioni civili, sociali ed ecclesiali, ha
collezionato in questi decenni echi convinti,
alimentati da grande attenzione a don Gnocchi e alla sua Opera da parte delle istituzioni
del mondo sociale e sanitario, della cultura,
dell’editoria e della televisione, che ha riproposto ancora una volta nei mesi scorsi, nelle
case degli italiani, la bella fictionsulla sua vita
straordinaria e avventurosa.
Le iniziative e gli eventi celebrativi che si
sono susseguiti dal giorno della beatificazione ad oggi hanno permesso ad una platea
sempre più vasta di contemplare «quel solco
così profondo, tracciato con tanto amore, e
quella vita gettata come seme senza risparmio
nella terra del dolore che ha dato - e continua a
Sofferenza, preghiere
e squarci di speranza
negli accorati messaggi
furtivamente lasciati
da quanti animano
il silenzioso pellegrinaggio
al santuario del beato
dare - frutti insperati».Sono parole significative pronunciate dal cardinale Carlo Maria
Martini all’avvio delle procedure canoniche
«perché don Gnocchi, un giorno, se la Chiesa
lo vorrà, possa anche essere venerato tra i santi della Chiesa, così che il dono meraviglioso
della sua esistenza non svanisca e perché lui,
l’apostolo del dolore innocente, possa forse
diventare un giorno anche il patrono, il protettore dei disabili e delle loro famiglie».
Ecco alcuni anonimi frammenti di umanità, dalle decine di volumi riempiti in questi
cinque anni.
✔ Caro san Carlo, grazie di tutto...
✔ Caro don Gnocchi, aiutami a essere più
concentrata a scuola, perché devo responsabilizzarmi da sola. Io ti prometto che mi impegnerò...
✔ Caro don Carlo, proteggici come hai sempre fatto. Grazie.
✔ Beato don Gnocchi, aiutami, ho bisogno di
una grazia. Aiutaci in questo tempo travagliato. Non chiedo miracoli, ma solo una preghiera. Poni fine alle mie sofferenze e rendimi la
vita un po’ meno penosa!
✔ Proteggi la mia nipotina e aiutala a guarire,
affinché cresca sana...
✔Grazie per il miracolo che ci stai regalando!
✔ Caro don Carlo, fammi star bene perché
devo aiutare i miei figli.
✔ Chiedo una grazia per mia figlia che un
incidente ha costretta a stare su una carrozzina. Grazie don Gnocchi...
MISSIONE UOMO
15
donGnocchi
SPECIALE ANNIVERSARIO
17
✔ Grazie! Grazie! Sempre ringrazio. Apri il
mio cuore e proteggici...
✔ Con la più profonda gratitudine, mio caro
don Gnocchi, ti rendo omaggio. Intercedi
per me ed esprimi tu al Padre nostro il mio
amore per Lui per il figlio Suo Gesù e per la
Vergine Maria.
✔ Semplicemente “grazie di esistere”.
✔ Caro beato don Carlo, sostienilo, guidalo, aiutalo! Ti affido completamente mio
figlio, fa che non butti via tutto ciò per cui ha
faticato.
✔ Caro don Carlo, ti prego. Fai andare bene
l’operazione e fa che io possa tornare a casa
sana...
ma. Ti sono venuto a trovare, carò papà. Dai
un’occhiata sempre ai tuoi mutilatini, come
eravamo abituati. Ciao.
✔ Caro don Carlo, ti affido mia figlia e tutti i
ragazzi seguiti con amore in Fondazione.
✔ Don Carlo, oggi seppelliscono mia mamma... Mi piace pensare che in cielo, oltre agli
altri familiari e Santi, ci sarai tu ad accoglierla.
✔ Caro don Carlo, riporta la pace nella mia
famiglia e aiutaci a guarire nel corpo e nello
spirito.
✔ Caro don Gnocchi, fa’ che il mio piede torni normale e fa che la mia famiglia ed io viviamo sempre insieme e che mio papà e mia
mamma non si lascino mai.
✔ Grazie don Carlo, sono certo che anche qui
c’è lo zampino di Gesù, ma anche il tuo.
Avanti così!
✔ Caro don Carlo, ti prego perché io possa
trovare la mia strada nella vita e possa essere
un buon testimone di Gesù.
✔ Don Gnocchi, ama anche noi come hai
amato i tuoi amici! Proteggi la nostra famiglia e tutti i nostri cari. Ricordati di noi e...
“me racumandi!”.
✔ Caro don Carlo, ti supplico: guida bene i
miei nipoti.
✔ Caro don Gnocchi, sei stato veramente
grande. Rare sono le persone come te…
✔ Signor don Carlo, aiuta il mio bambino e
anche la nostra famiglia…
✔ Sono sicura che mi proteggerai...
✔ Una grande emozione nel visitare questo
bel Santuario. Grazie don Gnocchi, per quanto hai fatto per tutti.
✔ Ti ho servito la Messa tanto tempo fa a Par-
✔ Grazie don Carlo per aver reso possibile
gli anni trascorsi nel Collegio di Pozzolatico,
vissuti con tanto amore, prima da te e poi da
tutte le suore che tu hai voluto accanto a noi.
Dal cielo continua ad amarci come hai sempre fatto e veglia su ciascuna di noi e sulle
nostre famiglie. Con tanta riconoscenza.
✔ Caro don Carlo, tu che sei vicino a Dio, prega per la nostra famiglia.
✔ Sei la nostra stella. Ti vogliamo bene.
✔ Santo don Gnocchi, grazie per tutto il bene
che ci dai.
EDITORIA
Don Apeciti: «Nulla distrugge
tutto quello che viene da Dio...»
■ DON CARLO AVEVA COMPIUTO la sua opera,
ora cominciava quella dei suoi discepoli.
Poteva tramontare l’esempio di una vita
divenuta vangelo? Quell’uomo, quel prete
che era stato capace di «amare sino alla
fine», imitando in pienezza il suo Signore,
andava ricordato come un uomo, un prete
eccezionale o come uno che indicava un
cammino, una meta? Il fatto che il papa, Pio
XII, l’avesse indicato come esempio non
era cosa da poco: come custodire quell’esempio? Come farne tesoro?
E, di conseguenza: proporre come esempio
un uomo, un prete cosa significa? Affermare che un prete, un cristiano ha vissuto in
pienezza il vangelo è applicargli la categoria che la tradizione millenaria della Chiesa
chiama “santità”.
Era dunque “santo” don Carlo? Non era
solo un eroe, ma un “santo”? Lo avevano
detto molti già intorno al suo corpo composto nella solennità della morte. Lo avevano mostrato le immagini del fiume di
alpini, carichi di piccoli mutilatini, sfilanti
tra due ali di folla che avevano bloccato il
centro di Milano e invaso in ogni ordine
piazza del Duomo. Lo aveva detto un piccolo mutilatino a nome di tutti e l’arcivescovo di Milano aveva subito abbracciato
quel bimbo, quasi a condividerne le parole,
che erano vere anche per lui.
Queste domande e riflessioni non si spensero col trascorrere degli anni. E fu una prova importante: se una cosa viene dagli
uomini, tramonta con la loro morte; se una
cosa viene da Dio, nulla
più la distrugge.
É la storia affascinante
della santità: Dio suscita
per ogni generazione dei
figli, che siano esempio e
incitamento per i fratelli,
in modo che ciò a cui tutti
siamo chiamati - essere
santi - si dimostri possibile e vero.
Sono parole di monsignor
Ennio Apeciti, responsabile dell’Ufficio
per le Cause dei Santi della diocesi di Milano, recentemente nominato rettore del
Pontificio Seminario Lombardo a Roma,
nel libro “Li amò sino alla fine” (Centro
Ambrosiano, 2009), nel quale ripercorre la
parabola di santità di don Gnocchi.
✔ Caro don Carlo, ti affido mio marito. È tanto malato. Sostienilo in questo cammino faticoso. E sostieni anche me...
✔ Caro don Gnocchi, ti chiedo solo di sostenermi come volontaria... Che io possa sempre esserci. Ti voglio bene, un bacio.
✔ È un periodo brutto, aiutami!
✔ Caro don Carlo, ti ho conosciuto quando
tutto mi pareva buio... Oggi la luce è con me
e sono certa che con il tuo aiuto, tutto sarà più
sopportabile.
✔ Ciao don Carlo, tu sai che lavoro qui da tanti anni e in questo tempo ho imparato ad amare i piccoli che sono custoditi in questa casa.
Non sono mai riuscita però ad amare te con la
stessa intensità. Fa’ che da oggi in poi io possa
fidarmi di te e che tu possa intercedere presso
il Padre per alleviare le mie pene. Avevo un
così grande amico vicino a me e non me ne
sono mai accorta! Grazie se vorrai esaudirmi.
✔ Ti ho appena visto e mi hai emozionato...
Sei stato un grande, unico. Fossero tutti come
te, il mondo sarebbe perfetto.
✔ Caro don Carlo, è bello ogni giorno ritrovarci e parlare insieme. Lasciare sempre qualche pensiero è diventata per me una dolce abitudine... Grazie per la tua intercessione: mi
affido a te e alla cara Mamma celeste.
«Caro don Carlo,
non ti chiedo miracoli,
ma solo una preghiera!»
«Ti ho conosciuto quando
tutto pareva buio,
ma oggi posso dire
che la luce è con me...»
✔ Signore, grazie per aver visto tutti questi
malati. Sono come i tuoi Angeli sulla terra
per me.
✔ Ancora pochi passi, pochi gradini e forse
riuscirò a liberarmi dalle catene, dal buio,
dall’errore... Stammi vicino, dammi aiuto e
conforto. Sei sempre stato con me.
✔ Caro don Gnocchi, intercedi perché io
possa veder crescere mio figlio e trovare la
cura per guarire.
✔ Caro Santo, amico dei ragazzi, mio figlio
ha bisogno di trovare un buon medico. Sono
sicura che provvederai. Con fede, un’amica.
Mio papà è stato in Russia nel periodo in ci
sei stato tu. Ora è in cielo.
✔ Caro don Gnocchi, grazie per tutto quello
che hai fatto e continui a fare. Proteggi la
Chiesa, aiuta Papa Francesco.
✔ Beato don Gnocchi, dal cielo raccomandaci a Gesù affinché ci aiuti a vivere secondo il
suo e tuo insegnamento.
✔Non lo merito, ma aiutami…
✔Solo qui, ogni giorno, è Natale!
✔ Aiutami a essere più tollerante e paziente.
E aiuta la mia fede vacillante!
✔ Caro don Carlo, prega per mio figlio, che è
stato trapiantato di cuore. Aiutalo sempre in
questo cammino di riabilitazione, affinché
possa tornare presto a casa e riprendere una
vita nuova con un cuore nuovo.
✔ Sento il bisogno di confessare i miei peccati,
ma non trovo la forza. Aiutami...
✔ Caro don Carlo, nella giornata mondiale
della SLA, ti prego, intercedi presso Dio
affinché illumini le menti degli scienziati e
venga trovata una cura. Aiutaci a sostenere
questa sofferenza...
✔Non ti conosco molto, so che sei molto vicino al cuore di Gesù, per cui ti affido tutta la
mia famiglia e prego lo Spirito Santo affinché
la illumini.
✔ Ti affido il mio piccolo, proteggilo tu e aiutalo a guarire...
✔ Caro don Gnocchi, faccio la seconda media
e ti chiedo di farmi guarire dalla sindrome di
Tourette. È da tre anni che soffro e vorrei tornare a vivere come una volta. Spero che la tua
benedizione cada su di me.
✔ Caro don Gnocchi, solo venendo qui mi
rendo conto di quanto sono ricco e fortunato.
Grazie.
✔ Don Carlo, oggi viene qui vicino a te un
mio caro amico. Proteggilo e dai ogni giorno
la tua benedizione agli operatori di questa
struttura. Guida le mani, la testa e il cuore dei
tuoi medici. Grazie.
✔ Caro don Carlo, aiutami a trovare la via del
perdono.
EDITORIA
Dalla biografia a fumetti
ai libretti per i più giovani
■ DON CARLO E I GIOVANI. Un binomio che ha
contrassegnato non solo la sua vita terrena,
ma che continua oggi attraverso diverse
pubblicazioni dedicate proprio ai ragazzi.
Tutte incentrate sul racconto della figura
di questo grande uomo, eroe di altri tempi,
testimone straordinario ed eccezionale
amico dei giovani. Si comincia con “Don
Gnocchi, una vita spesa per gli altri”,
volume a fumetti sulla vita
del beato don Gnocchi, firmato dal maestro Sergio
Toppi, uno dei maestri del
fumetto italiano, da poco
scomparso (Edizioni San
Paolo, Milano – 2011). È un
testo capace di avvicinare i
più piccoli al carisma dello
straordinario educatore
quale fu il beato don Carlo
Gnocchi e al suo impegno
verso i meno fortunati, facilitandone la conoscenza e
l’approfondimento grazie
al linguaggio preferito dai
ragazzi stessi.
Un’altra pubblicazione gettonatissima e di
agile lettura è “Don Gnocchi, papà dei
mutilatini” di Teresio Bosco, mini volumetto che rientra nella collana “Testimoni”, edita da Elledici e rivolta ai ragazzi: si
tratta di una collana di successo, letta e
apprezzata da generazioni di giovani ed
educatori.
Sempre Teresio Bosco ha scritto più di
recente “Don Carlo Gnocchi” nell’ambito
della collana blu “Messaggeri d’amore”,
protagonisti della fede.
Altro libro di agile lettura e adatto ai più
giovani è infine “Don Gnocchi. Fu sempre
con loro” (Centro Ambrosiano), pubblicato nel 2009 da monsignor Ennio Apeciti,
responsabile dell’Ufficio per le Cause dei
Santi della diocesi di Milano.
MISSIONE UOMO
MISSIONE UOMO
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donGnocchi
SPECIALE ANNIVERSARIO
19
L’Innovazione
L
’Innovazione
È crescita e attenzione alle esigenze moderne
La Qualità
La tecnologia e la sicurezza del Made in Italy
Ricerca
La Ricerca
Rispondo con grande
commozione ai vostri
saluti, cari ragazzi,
ricordandovi che nessuna lacrima e nessuna
sofferenza vanno perdute quando sono offerte al Signore. Vi invito
ad offrire la vostra soffe-
Aggiornamenti e ricerca al servizio della qualità
SAN GIOVANNI XXIII. «Cari ragazzi, offrite sempre
la vostra sofferenza per tutti gli uomini e le donne
del mondo, come vi ha insegnato don Carlo...»
CO
GRE
EN
tà
Qualilità
E
renza, che potete rendere preziosa con la vostra
amicizia con Gesù. Offrite la vostra sofferenza
per tutti gli uomini e le donne del mondo, come
vi ha sempre insegnato don Carlo Gnocchi. Voi
mi siete cari come la pupilla degli occhi…».
San Giovanni XXIII
Città del Vaticano, 25 dicembre 1958
Udienza ai mutilatini della Fondazione
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COMP
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Via dei Lavoratori, 116 - 20092 Cinisello Balsamo (MI)
tel. 02 660521 - fax 02 66011819 - serist@seris
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Aziende
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con
LA Do
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Gnocchi
LA
Don
Sono qui venuto per dare il Buon Natale a tutti
i mutilatini di questa bella e benefica istituzione, a salutare, a ringraziare, ad incoraggiare
quanti si occupano di voi, quanti si interessano
del vostro avvenire, della vostra educazione,
delle vostre sofferenze, delle vostre necessità.
In nome di Gesù oggi io benedico tutti quelli
che dirigono, che assistono, che beneficano
questa opera squisitamente cristiana; lo faccio
anche in nome di chi l’ha promossa e fondata,
don Carlo Gnocchi, a cui va il mio ricordo fedele e sempre riverente d’amico.
Papa Paolo VI
Roma, 25 dicembre 1963
Visita al Centro di Roma
Carissimi Fratelli e Sorelle! Continuate a
seguire le orme di questo indimenticabile mae-
MISSIONE UOMO
■ LA STRAORDINARIA figura del beato don
Carlo Gnocchi è ben evidenziata da ciò che
autorevoli personalità della Chiesa italiana,
in diverse occasioni, hanno detto e scritto di
lui. Don Gnocchi - è stato sottolineato da
molti - è per tutti i credenti esempio di quell’operosa irrequietezza contemplativa a
servizio del bene, in un mondo profondamente inquieto, eppur desideroso di scoprire il volto di Dio, attraverso la dolcezza
rassicurante di un abbraccio di
carità e di una carezza di pietà.
La sua beatificazione è stata un
credibile biglietto da visita per
testimoniare nella pastorale odierna una Chiesa che nasce dalla carità, che si nutre della carità e vive per
la carità.
Ecco alcuni brani significativi.
Papa Francesco al Centro
di Roma della Fondazione
Don Gnocchi.Nel riquadro,
don Carlo con Pio XII
«La Chiesa guarda a lui
come modello da imitare»
Spigolando tra
le più significative
e affascinanti
testimonianze
di ieri e di oggi
sulla vita e l’opera
del beato don Gnocchi
e solidale. Quasi tutti i vostri centri di recupero e riabilitativi sono dedicati alla Vergine. Sia
Lei - la madre della speranza, a cui don Gnocchi si rivolgeva con filiale devozione - a sostenervi e guidarvi verso nuovi traguardi di bene.
Io vi assicuro la mia preghiera, mentre di cuore benedico voi qui presenti e quanti compongono la grande famiglia della “Fondazione
Don Carlo Gnocchi”.
Papa Giovanni Paolo II
Città del Vaticano, 30 novembre 2002
Udienza alla Fondazione Don Gnocchi
stro di vita. Come lui, siate buoni samaritani
per quanti bussano alla porta delle vostre case.
Il suo messaggio rappresenta oggi una singolare profezia di solidarietà e di pace. Servendo infatti gli ultimi
e i piccoli in modo disinteressato, si contribuisce a costruire un
mondo più accogliente
Cari fratelli e sorelle! Sono lieto di accogliervi
in questa Basilica e di rivolgere a ciascuno il
mio cordiale benvenuto. Saluto il pellegrinaggio promosso dalla
Fondazione
Don
Gnocchi dopo la recente beatificazione di questa luminosa figura del
clero milanese. Cari
amici, ho ben presente
SAN GIOVANNI PAOLO II. «Cari fratelli e sorelle,
come don Gnocchi, siate sempre buoni samaritani
per quanti bussano alla porta delle vostre case»
BENEDETTO XVI. «Don Gnocchi fu apostolo dei
tempi moderni e genio della carità cristiana. Il
suo esempio sostenga chi si dedica ai più deboli»
donGnocchi
SPECIALE ANNIVERSARIO
21
la straordinaria attività che dispiegate in favore dei bambini in difficoltà, dei disabili, degli
anziani, dei malati terminali e nel vasto ambito assistenziale e sanitario.
Mediante i vostri progetti di solidarietà, vi
sforzate di proseguire la benemerita opera iniziata dal beato Carlo Gnocchi, apostolo dei
tempi moderni e genio della carità cristiana,
che raccogliendo le sfide del suo tempo, si
dedicò con ogni premura ai piccoli mutilati,
vittime della guerra, nei quali scorgeva il volto di Dio. Sacerdote dinamico ed entusiasta e
acuto educatore, visse integralmente il Vangelo nei differenti contesti di vita, nei quali operò con incessante zelo e con infaticabile ardore
apostolico. La Chiesa guarda a lui come a un
modello da imitare. Il suo fulgido esempio
sostenga l’impegno di quanti si dedicano al
servizio dei più deboli e susciti nei sacerdoti il
vivo desiderio di riscoprire e rinvigorire la
consapevolezza dello straordinario dono di
Grazia che il ministero ordinato rappresenta
per chi lo ha ricevuto, per la Chiesa intera e per
il mondo.
Papa Benedetto XVI
Città del Vaticano, 10 marzo 2010
Udienza alla Fondazione Don Gnocchi
Abbiamo sentito quello che Gesù ha fatto nell’ultima cena. È un gesto di congedo. È come
l’eredità che ci lascia: lui è Dio e si è fatto servo,
servitore nostro, per amore. Anche noi dobbiamo sentirci chiamati ad essere servitori gli
uni degli altri... Il gesto della lavanda dei piedi è un gesto simbolico: Gesù con quel gesto ci
raccomanda e ci ricorda che dobbiamo essere
servitori gli uni degli altri. Io ora ripeterò quel
gesto, perché tutti noi, nel cuore, possiamo
sempre pensare agli altri con amore!
Papa Francesco
Roma, 17 aprile 2014
Messa in Coena Domini e lavanda dei piedi al
Centro “S. Maria della Provvidenza” di Roma
Quando, nei momenti
più tragici della ritirata di Russia, egli promise agli alpini
morenti che sarebbe
diventato il padre dei
loro orfani figli, e
quando a guerra finita, egli guardò alla pieMONTINI. «Darsi per il bene degli altri, consolare,
sorreggere, rieducare, far vivere: questa era la sua
milizia, questa era la sua vocazione. Era un santo»
tà immensa di file e file di ragazzi e di bambini, mutilati dalla cieca crudeltà della guerra, la sua anima, completamente, si rivelò:
era un soldato della bontà. Darsi per il bene
degli altri, consolare, sorreggere, rieducare,
far vivere, questa era la sua milizia, questa la
sua vocazione. Eroi eravate tutti; ma lui, per
giunta, era un Santo.
Card. Giovanni Battista Montini
Milano, 3 aprile 1960
Traslazione della salma di don Gnocchi
Ci sono vite in cui il disegno che le costituisce
nel loro intimo appare in modo evidente e
luminoso. Sono vite particolarmente guidate
da chi, nel rispetto assoluto della libertà, sa
condurre lo spirito umano verso mete prefissate, alle quali ha voluto affidare un messaggio provvidenziale per la moltitudine. lo non
temo d’affermare che la vita di don Gnocchi
fu una di queste e osando decifrare il messaggio che essa ci ha recato io dico che il nostro
dolce amico è stato mandato per annunciare
al mondo, spesso così orgoglioso e duro, la
poesia, la teologia, la pedagogia del dolore
innocente.
Card. Giovanni Colombo
Milano, 28 febbraio 1962
Commemorazione a 10 anni dalla morte
Mi ha sempre fatto molta impressione, leggendo i testi di don Gnocchi, una sua affermazione sulla ricerca di Dio: «Volere o no, siamo
tutti, quanti siamo uomini sulla terra, inquieti, appassionati e non mai sazi cercatori della
faccia di Dio. Al fondo di ogni fede, anche la
più ferma e compatta, è facile trovare l’audace
impazienza e l’attesa febbrile dell’Innominato: “Dio, Dio, Dio! Se lo vedessi, se lo sentissi...”». E questa che lui chiama l’audace impazienza, la sentiva anche lui. E per questo fu
una folgorazione, quando sentì tra le sue braccia la sofferenza di un alpino in Russia che stava morendo. Ed ebbe
un’esperienza sconvolgente che gli fece dire:
«Ho veduto il Cristo».
Scrive: «Da quel giorno
la memoria irrevocabile di quell’incontro mi
guidò d’istinto a scoprire i tratti caratteristici
del Cristo sotto la
MARTINI. «Mi ha sempre fatto molta impressione,
leggendo i suoi testi, una sua affermazione sulla
ricerca di Dio: “Se lo vedessi, se lo sentissi...”»
maschera essenziale e profonda di ogni uomo
percosso e denudato dal dolore».
Card. Carlo Maria Martini
Milano, 13 luglio 2002
Inaugurazione della rinnovata sede della
presidenza della Fondazione Don Gnocchi
LIBRI. L’affascinante raccolta antologica
delle più profonde riflessioni su don Carlo
Ora è proprio nel contesto quotidiano delle
difficoltà e delle prove che si è venuta forgiando la personalità umana, cristiana e sacerdotale di don Carlo Gnocchi, un prete che credeva
nell'uomo e in particolare nei giovani del suo
tempo così agitato; che tutti voleva richiamare
al valore "santo" del dolore, soprattutto di
quello innocente dei bambini; che si affidava
al Signore Gesù come alla sua roccia incrollabile, al centro vivo e indiscusso di tutta la sua
vita e di tutto il suo apostolato.
Card. Dionigi Tettamanzi
Milano, 26 ottobre 2002
Omelia nel centenario della nascita
■ L’ANTOLOGIA”DON GNOCCHI. IL PRETE CHE CERCÒ DIO TRA GLI UOMINI” (a cura di Emanuele Brambilla, edizione Centro Ambrosiano-Fondazione Don Gnocchi, Milano
2009) attinge a piene mani al prezioso patrimonio di interventi, omelie e commemorazioni del “papà dei mutilatini” da parte di figure di spicco della Chiesa italiana del suo tempo e dei giorni nostri, dai santi Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II al
beato Giovanni Battista Montini, ai cardinali Martini, Tettamanzi, Scola, Ravasi...
Una coinvolgente cavalcata nella storia che restituisce, in una sorta di affascinante caleidoscopio, la grandezza di un uomo alla perenne, avida e insistente ricerca di
Dio fra gli uomini: «….perché Dio è tutto qui, nel fare del bene a quelli che soffrono
e hanno bisogno di un aiuto morale e materiale. Il Vangelo, a quelli che lo capiscono veramente, non comanda altro. Tutto il resto viene dopo e viene da sé».
Sono grato alla Fondazione Don Gnocchi per
aver scelto di istituire all’interno della Mostra
del Cinema di Venezia uno speciale premio
destinato alla pellicola che meglio ha affrontato i temi dei diritti del malato e della dignità
dei più fragili, soprattutto dei bambini, nel
solco spirituale del suo profetico fondatore.
Perché la Fondazione Don Gnocchi ha scelto
di istituire un premio per il cinema e non per
altre forme artistiche? Anzitutto vi è un dato
di fatto: la passione di don Gnocchi per il cine-
ma cui dedicò, già nel
1940 un saggio non
sprovvisto di spunti
ancora attuali. Il cinema, quando è autentico,
quando appunto legge il
reale in forma simbolica e non immaginaria,
tocca il vertice dell’arte.
SCOLA. «L’esperienza in guerra gli insegna una
pedagogia del dolore innocente fondata sull’umana
solidarietà che Cristo esalta alla massima potenza»
Spalanca all’infinito la persona non come
individuo, ma appunto come persona, strutturalmente solidale a tutta la famiglia umana.
L’esperienza con i soldati in guerra, poi con i
mutilatini e con i bambini poliomielitici insegna a don Gnocchi una “pedagogia del dolore
innocente” fondata su questa umana solidarietà che l’avvenimento di Cristo, l’Innocente
per eccellenza che si è immolato per la nostra
salvezza, esalta fino alla sua massima potenzialità.
Card. Angelo Scola
Venezia, 3 settembre 2008
Intervento nell’ambito di un incontro
alla Mostra del Cinema di Venezia
Raccontano i biografi che don Gnocchi amava
ripetere a se stesso ed ai suoi collaboratori un
aneddoto della vita del Curato d’Ars. Si racconta che un giorno si presentò al Curato
d’Ars un parroco che si lamentava dell’indifferenza, dell’ostilità e della insensibilità religiosa del suo popolo. Il santo sacerdote, dopo
una breve pausa di riflessione, soggiunge:
«Avete voi pregato, sospirato, pianto; avete
digiunato, vegliato, dormito su dure tavole
per la conversione del vostro popolo? Ebbene,
fintanto che non sarete giunto a far questo non
crediate di aver fatto tutto come voi dite».
Credo si possa dire che don Gnocchi scoprì la
propria vocazione, scelse di abbracciarla, la
visse integralmente, perché lesse la chiamata
di Dio nell’esperienza del dolore. Capì che
non si comprende compiutamente l’uomo se
non si capisce e non ci si avvicina al suo dolore
e che non si serve veramente l’uomo, se non si
presta servizio alla sua sofferenza.
Card. Fiorenzo Angelini
Roma, 10 marzo 1986
Celebrazione per il 30esimo della morte
Egli aveva scritto dal fronte russo le seguenti
parole, che rivelano tutta la sua grandezza
morale: «Sogno, dopo la guerra, di potermi
dedicare ad un'opera di carità... desidero e prego dal Signore una sola cosa: servire per tutta
la vita i miei poveri. Ecco la mia carriera... Pur-
troppo non so se di tale grazia sono degno».
Parole di un santo! Oggi vogliamo implorare
dal Signore che presto possiamo anche vedere
elevato agli onori degli altari questo suo servo.
Sarà un giorno di festa per tutti noi, soprattutto per chi ha avuto la fortuna di conoscerlo e
amarlo come fratello e padre.
Card. Angelo Sodano
Roma, 30 novembre 2002
Omelia nel centenario della nascita
il motivo per cui dovrebbero soffrire anche
loro e perché tocchi pure a loro acquistare l’armonia con la sofferenza”. Certo, prima ancora
di tentare di confrontarsi con questo interrogativo in sede teorica, don Gnocchi ha scelto la
via della condivisione, la spiritualità dell’amore e della donazione.
Card. Gianfranco Ravasi
Milano, 16 novembre 2002
Convegno storico su don Gnocchi
L'amore è la lezione che don Gnocchi - nel centenario della sua nascita - ci lascia come sintesi
della sua esperienza di uomo, di cristiano, di
sacerdote. È una lezione di cui il nostro tempo
ha estremo bisogno. In una società come l’attuale, profondamente divisa nell'individuazione dei valori verso cui orientare l'umano
convivere e quel che è peggio pericolosamente
esposta alla tentazione del demone della violenza, soltanto una rinnovata percezione dell'amore come forza edificatrice della storia
può aprire una prospettiva di speranza.
L’amore, non la violenza, ha con sè l'avvenire.
L’amore scopre tutti i bisogni, tutte le povertà,
tutte le aspirazioni del cuore. E non si accontenta mai di parole. Non lascia mai soli nei
guai coloro che soffrono. L’amore è la sola forza capace di cambiare il mondo.
Card. Giovanni Battista Re
Parma,13 ottobre 2002
Commemorazione alla giornata nazionale
delle vittime civili di guerra
Nella storia della Chiesa molti carismi sono
stati vissuti da uomini di tutte le nazioni a
significare il dono dello Spirito all’umanità,
perché cresca nella giustizia e viva nell’amore.
Ci sono stati predicatori infaticabili per diffondere il Vangelo, taumaturghi prodigiosi per
mostrare la presenza
reale di Dio nella storia,
missionari che hanno
inventato speciali dizionari per meglio comunicare la Buona Novella, mistici che hanno
aiutato a interpretare
RUINI. «Don Carlo fu esempio luminoso di uomo
della carità, pronto a ogni fatica e a ogni rischio
pur di testimoniare la tenerezza paterna di Dio»
qualcosa del segreto di Dio. E... uomini della
carità, pronti ad ogni fatica e ad ogni rischio
pur di testimoniare la tenerezza paterna di
Dio e mostrare la condivisione fraterna di
Cristo. Tra questi luminosi esempi di testimoni della carità è da annoverare certamente
don Gnocchi.
Card. Camillo Ruini
Prefazione al libro “Poesia della vita”
L’orizzonte evocato dal tema della sofferenza è
così vasto da rendere possibile solo uno sguardo d’insieme, nella consapevolezza che il dolore è ben più che un mero fenomeno biologico o
psicologico ma è un simbolo dello stesso statuto esistenziale della creatura. All’interno di
questo territorio spirituale e corporale sterminato uno spazio ancor più oscuro e drammatico è rappresentato dal dolore innocente.
Ebbene, don Gnocchi ha voluto attestarsi in
questa regione più tenebrosa, irradiandola
non solo con la sua azione ma anche con la sua
riflessione. Anch’egli ha sentito vibrare dentro di sé il grido di molti
che, come l’Ivan dei
Fratelli Karamazov di
Dostoevskij, si chiedevano: “Se tutti devono
soffrire per comperare
con la sofferenza l’armonia eterna, che c’entrano i bambini? È del
tutto incomprensibile
Don Gnocchi è un beato del popolo e un esempio di santità per i fiorentini. La sua esistenza
è stata interamente consacrata alla vita dell’uomo e al sollievo e salvaguardia del dolore
innocente, consapevole che così scopriva “i
segni caratteristici del Cristo sotto la maschera essenziale e profonda di ogni uomo percosso e denudato dal dolore”.
Da quello sguardo di fede trae origine la sua
Opera, fin dall’inizio chiara testimonianza
di come sia possibile coniugare eccellenza
medico-scientifica e attenzione alla persona
umana. Anche questo nuovo e moderno
Centro di riabilitazione sono certo che nasce
e si svilupperà sotto questo sguardo e sotto la
sua protezione.
RAVASI. «Prima che in sede teorica, don Gnocchi
ha affrontato il mistero del dolore sulla via della
condivisione, dell’amore e della donazione»
Card. Giuseppe Betori
Firenze, 22 ottobre 2011
Inaugurazione Irccs “Don Carlo Gnocchi”
MISSIONE UOMO
MISSIONE UOMO
20
IL MONDO DELLA CULTURA
Milano, Teatro alla Scala: quattro serate indimenticabili
SPECIALE ANNIVERSARIO
MISSIONE UOMO
22
Da Einaudi a Napolitano:
«Simbolo dell’Italia solidale»
■ CON GRANDISSIMA, affettuosa ammirazione per la grande realtà della Fondazione
Don Gnocchi, punto di riferimento di un’Italia sensibile e solidale. Firmato: Giorgio
Napolitano.
Con queste parole il Capo dello Stato ha
impreziosito il corposo album fotografico
che racconta oltre mezzo secolo di incontri
e collaborazione proficua tra l’Opera del
“papà dei mutilatini” e le istituzioni del
Paese, rappresentate dalla massima autorità nazionale. L’occasione, nel dicembre
2012, è stata l’udienza straordinaria concessa dal Capo dello Stato in occasione del
sessantesimo di attività della Fondazione
Don Gnocchi, riconosciuta ufficialmente
con decreto del presidente della Repubblica l’11 febbraio del 1952.
Il presidente Napolitano ha avuto parole di ammirazione per la Fondazione
L’attenzione e la stima
delle istituzioni
per don Gnocchi
e la sua Opera
nei numerosi incontri
che hanno costellato
gli ultimi sessant’anni
(«...anche per come vengono gestiti i fondi,
cosa che non sempre avviene nella sanità
pubblica») e per tutti i suoi operatori.
«Non possiamo accettare l’idea che la
tutela della salute e la cura delle persone siano un lusso - ha aggiunto in difesa del Servizio Sanitario Nazionale - per cui a seconda di
come vanno l’economia e le finanze dello
Stato se ne può fare a meno. Dobbiamo trovare gli equilibri necessari per garantire questa funzione indispensabile, sancita nella
nostra costituzione e che impegna tutti».
Lo stesso Napolitano ha poi voluto rendere omaggio, nel febbraio scorso, alle spoglie del beato don Gnocchi, in occasione
dell’ostensione straordinaria nella capitale. Il presidente si è trattenuto in raccoglimento accanto all’urna. «La missione di
don Gnocchi - ha ricordato - è stata quella di
“rifare l’uomo” colpito dalla sofferenza e dalla malattia. Un compito portato avanti oggi
dall’Opera che porta il suo nome e che si rende nel presente ancora più importante e
necessario».
Sempre Napolitano, nel 2009, aveva
inviato alla Fondazione un toccante messaggio in occasione della beatificazione di
L’ALBUM. La Fondazione
e i presidenti della Repubblica
■ 1950: Luigi Einaudi all’inaugurazione del Centro “S.
Maria ai Colli” di Torino
■ 1955: Giovanni Gronchi alla posa della prima pietra
del Centro pilota di Milano e al Centro di Inverigo
■ 1988: Francesco Cossiga incontra a Milano i vertici
della Fondazione
■ 1992: Oscar Luigi Scalfaro visita il Centro Irccs “S.
Maria Nascente” di Milano
■ 1996: Oscar Luigi Scalfaro al quarantesimo della
morte di don Gnocchi
■ 2001: Carlo Azeglio Ciampi riceve al Quirinale una
delegazione della Fondazione
■ 2003: la Fondazione insignita dal presidente Ciampi
della medaglia d’oro al merito della sanità pubblica
■ 2012: Giorgio Napolitano riceve al Quirinale una
delegazione della Fondazione
■ 2014: Giorgio Napolitano omaggia con una visita
personale l’urna del beato don Gnocchi a Roma
don Gnocchi: «Nel rammentare - queste le
sue parole - quanto la promozione della
dignità umana attraverso la pratica della solidarietà sia un terreno nel quale i valori della
nostra Carta fondamentale confluiscono con
quelli della tradizione cristiana, sottolineo
come l’opera di don Gnocchi costituisca,
ancora oggi, un indimenticato esempio di
impegno a favore di quanti si trovano, senza
alcuna colpa, in condizioni di disagio fisico e
sociale. Rivolgo alla Fondazione Don Gnocchi e a quanti operano nelle sue strutture di
assistenza un pensiero e un cordiale saluto».
Dall’alto, don Gnocchi con il presidente Einaudi nei giardini del Quirinale. Accanto,
don Carlo e Alcide De Gasperi con un mutilatino e la visita del presidente Gronchi
al Centro di Inverigo l’11 settembre 1955. nello stesso giorno in cui venne posta la
prima pietra del Centro pilota di Milano. Qui sopra, Ciampi premia la Fondazione
con la medaglia d’oro al merito della sanità pubblica, nel 2003, e i due incontri
con Napolitano, al Quirinale e in occasione dell’arrivo a Roma dell’urna del beato.
■ QUATTRO SERATE STRAORDINARIE - nella più affascinante e prestigiosa delle sedi - per ricordare il beato don Gnocchi e sostenere la sua Opera. Milano e il Teatro alla Scala non hanno tradito le attese: e, ogni volta, uno strepitoso successo. A partire alla serata a ridosso della cerimonia di beatificazione, protagonista l’orchestra Filarmonica della Scala, diretta dal maestro Myung-Whun Chung, con la partecipazione del pianista Ivo Pogorelich (nella
foto sotto a sinistra), svoltasi il 22 ottobre 2009, appuntamento di prestigio che ha aperto l’intenso fine settimana conclusosi con la solenne liturgia di piazza Duomo.
Due anni dopo, nuovo appuntamento, con la Filarmonica sarà diretta dal giovane direttore Omer Meir Wellber
e la partecipazione del pianista di fama mondiale Emanuel Ax (foto sotto a destra).
In occasione del Venerdì Santo 2013, invece, l’Orchestra Sinfonica Giuseppe Verdi, diretta dal maestro Ruben Jais
(foto in basso a sinistra), è stata accompagnata nella Passione secondo Matteo di Bach dal Coro Sinfonico e Coro
di Voci Bianche e da dieci solisti.
2009
2011
2013
2014
Da ultimo, lo scorso 26 giugno, l’ennesimo trionfo: il maestro Daniel Barenboim (foto qui sopra a destra) è tornato per l’occasione al Teatro alla Scala per guidare la Filarmonica nel concerto straordinario a favore della Fondazione Don Gnocchi. Nella doppia veste di direttore e solista al pianoforte, Barenboim si è esibito nel Concerto per pianoforte e orchestra K 595 di Mozart e nella Sinfonia n. 5 in mi minore op. 64 di Čajkovskij.
Le quattro serate - tutte con il Teatro esaurito in ogni ordine di posti - si sono svolte sotto l’Alto Patronato del
Presidente della Repubblica e con il patrocinio di Regione Lombardia, Provincia di Milano e Comune di Milano
e il sostegno di alcuni sponsor. Il tributo più sentito e generoso di Milano ad uno dei suoi figli più amati.
L’attenzione dell’attuale Capo dello
Stato conferma ancora una volta la fiducia
e la stima che il Quirinale ha sempre riservato all’Opera del beato don Gnocchi:
dagli incontri di don Carlo nell’immediato
dopoguerra con Luigi Einaudi e con Giovanni Gronchi fino, in tempi più recenti,
alle visite e agli incontri con Francesco
Cossiga, Oscar Luigi Scalfaro e Carlo
Azeglio Ciampi.
Va infine ricordato che la Fondazione
Don Gnocchi è stata insignita, proprio da
parte del Quirinale, della medaglia d’oro
al merito della Sanità pubblica: il prestigioso riconoscimento è stato attribuito
all’Opera del “papà dei mutilatini”nell’aprile del 2003 a Roma dall’allora presidente Ciampi, in occasione delle celebrazioni
del 55° anniversario della Giornata Mondiale della Sanità.
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MISSIONE UOMO
Attività
donGnocchi
SPECIALE ANNIVERSARIO
25
Vie, piazze, chiese e baite:
l’Italia che non dimentica
Nelle foto,
alcune delle recenti
cerimonie
per l’intitolazione
di strutture
pubbliche al
beato don Gnocchi:
dall’alto,
l’intitolazione
della piazza
a Valbrembo (Bg),
l’intitolazione
di una via a
Savignano (Mo),
l’inaugurazione
di un cippo
a Pistoia,
l’intitolazione
di un parco
a Lumezzane (Bs)
e l’intitolazione
della chiesetta
alpina di Edolo (Bg),
primo luogo di culto
dedicato al nome
del beato
don Gnocch i (2010)
Sono oltre duecento,
e in quasi tutte le regioni,
i Comuni che hanno
voluto ricordare
il beato don Gnocchi
con l’intitolazione
di strutture pubbliche
■ L’ITALIA CHE NON DIMENTICA è capace di
dedicare ai propri figli migliori segni e gesti
a imperitura memoria, testimonianze concrete di affetto e riconoscenza e occasioni
di formazione per le generazioni più giovani. Non c’è quasi regione, da nord a sud,
che non abbia comuni con vie, piazze,
monumenti, baite o chiesette alpine, parchi
o giardini dedicati al beato don Gnocchi.
Con l’orgoglio, in parecchie occasioni, di
modificare la toponomastica dopo la grande festa del 25 ottobre 2009, per aggiungere quel “beato” atteso da tempo. Non è
facile contare le cerimonie e le feste con le
più svariate intitolazioni al “papà dei mutilatini” e cui la Fondazione è stata invitata e
ha partecipato, specie in questi ultimi anni.
Abbiamo provato a fare una panoramica:
nell’elenco che segue, i comuni italiani
(complessivamente sono oltre 200, la maggior parte dei quali in Lombardia, ma con
numeri significativi anche altrove) che hanno una via, una piazza o un edificio dedicato a don Gnocchi.
■ PIEMONTE (17)
Acqui Terme (Al), Alessandria (Al), Asti
(At), Baveno (Vb), Borgo San Dalmazzo
(Cn), Castelnuovo Calcea (At), Chieri
(To), Crevoladossola (Vb), Gargallo (No),
Novara, Racconigi (Cn), Settimo Torinese
(To), Sordevolo (Bi), Tortona (Al), Varallo
Pombia (No), Vignole Borbera (Al), Vigone (To).
■ LIGURIA (1)
Genova.
■ LOMBARDIA (126)
Abbadia Lariana (Lc), Alfianello (Bs),
In Lombardia sono ben 126, distribuiti
in tutte le province. Ma non è solo l’Italia del nord:
in Puglia, ad esempio, ben 17 amministrazioni
comunali hanno dedicato a don Carlo una via,
una piazza, una scuola o un parco...
Arluno (Mi),
Bagnolo Mella (Bs), Barzago (Lc), Bergamo (Bg), Besana
in Brianza (Mi),
Bormio (So),
Bresso (Mi),
Buguggiate
(Va), Cabiate
(Co), Calvisano (Bs), Canegrate (Mi),
Cantù (Co), Carugate (Mi), Carugo (Co),
Casaletto Vaprio (Cr), Casalpusterlengo
(Lo), Casatenovo (Lc), Caselle Lurani (Lo),
Cassano Magnago (Va), Cassina de’ Pecchi
(Mi), Castano Primo (Mi), Castegnato (Bs),
Castel Rozzone (Bg), Castellanza (Va),
Castiglione d’Adda (Lo), Castronno (Va),
Cermenate (Co), Cernusco Sul Naviglio
(Mi), Cerro Maggiore (Mi), Cesano
Maderno (Mi), Chiesa In Valmalenco (So),
Cislago (Va), Cologno al Serio (Bg), Como
(Co), Cornaredo (Mi), Crespiatica (Lo),
Curtatone (Mn), Dalmine (Bg), Desio
(Mi), Dolzago (Lc), Edolo (Bg), Erba (Co),
Galbiate (Lc), Gallarate (Va), Gerenzano
(Va), Giussano (Mi), Godiasco (Pv), Gorgonzola (Mi), Graffignana (Lo), Grumello
Del Monte (Bg), Gussago (Bs), Inverigo
(Co), Inveruno (Mi), Inzago (Mi), Jerago
MISSIONE UOMO
MISSIONE UOMO
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■ MARCHE (4)
Auditore (Pu), Monte San Giusto (Mc),
Ripatransone (Ap), Urbania (Pu).
■ UMBRIA (1)
San Giustino (Pg).
Con Orago (Va), Legnano (Mi), Lesmo
(Mi), Lierna (Lc), Liscate (Mi), Lissone
(Mi), Lodi (Lo), Lomazzo (Co), Lumezzane (Bs), Lurago d’Erba (Co), Macherio
(Mi), Magnago (Mi), Malnate (Va), Mandello del Lario (Lc), Mariano Comense
(Co), Marmirolo (Mn), Massalengo (Lo),
Mede (Pv), Melzo (Mi), Merate (Lc),
Milano, Missaglia (Lc), Morbegno (So),
Musso (Co), Nerviano (Mi), Nova Milanese (Mi), Olgiate Olona (Va), Olginate
(Lc), Orsenigo (Co), Ossuccio
(Co), Ostiglia (Mn), Parabiago
(Mi), Passirano (Bs), Paullo
(Mi), Pavia (Pv), Pessano con
Bornago (Mi), Pian Camuno (Bs),
Pozzolengo (Bs), Primaluna (Lc),
Renate (Mi), Robbiate (Lc), Rodengo
Saiano (Bs), Roncello (Mb), Ronco Briantino (Mb), Rosate (Mi), Roverbella (Mn),
San Colombano Al Lambro (Mi), San
Zenone al Lambro (Mi), Sant’Angelo
Lodigiano (Lo), Santo Stefano Ticino (Mi),
Sedriano (Mi), Seregno (Mi), Sirone (Lc),
Sorisole (Bg), Sovico (Mb), Torbole Casaglia (Bs), Tradate (Va), Trezzo sull’Adda
(Mi), Triuggio (Mi), Urgnano (Bg), Usmate Velate (Mb), Valbrembo (Bg), Valgoglio
(Bg), Vedano Olona (Va), Veduggio (Mb),
Verdello (Bg), Vervio (So), Villa Guardia
■ LAZIO (4)
Albano Laziale (Rm), Anguillara Sabazia
(Rm), Bracciano (Rm), Roma.
(Co), Zelo Buon Persico (Lo), Zibido San
Giacomo (Mi).
■ VENETO (12)
Affi (Vr), Bassano del Grappa
(Vi), Bovolone (Vr), Canda (Ro),
Casale sul Sile (Tv), Garda (Vr),
Montegrotto Terme (Pd), Padova,
Riese Pio X (Tv), San Donà di Piave
(Ve),San Martino Buon Albergo (Vr),
Villafranca di Verona (Vr).
■ FRIULI VENEZIA GIULIA (1)
Bagnaria Arsa (Ud).
■ EMILIA ROMAGNA (15)
Bologna (Bo), Casalecchio di Reno (Bo),
Castelvetro Piacentino (Pc), Cervia (Ra),
Codigoro (Fe), Corniglio (Pr), Fidenza
(Pr), Gropparello (Pc), Luzzara (Re), Parma, Rubiera (Re), San Polo (Pr), Savignano
sul Panaro (Mo), Torrile (Pr), Traversetolo
(Pr).
■ TOSCANA (6)
Agliana (Pt), Fivizzano (Ms), Licciana
Nardi (Ms), Pisa (Pi), Pistoia, Viareggio
(Lu).
■ ABRUZZO (1)
San Benedetto dei Marsi (Aq).
■ BASILICATA (1)
Bernalda (Mt).
■ CAMPANIA (1)
Bellizzi (Sa).
■ PUGLIA (17)
Acquarica del Capo (Le), Bari, Brindisi
(Br), Copertino (Le), Galatone (Le), Gravina in Puglia,(Ba), Lecce (Le), Leverano
(Le), Lizzano (Ta), Melissano, Ordona
(Fg), Parabita (Le), Pezze di Greco (Br),
San Michele Salentino (Br), San Pietro Vernotico (Br), Trinitapoli (Fg), Veglie (Le).
■ CALABRIA (1)
San Calogero (Vv).
■ SICILIA (6)
Campobello di Mazara (Tp), Catania,
Mazara del Vallo (Tp), Partinico (Pa), Randazzo (Ct), Scicli (Rg).
■ SARDEGNA (1)
Alghero (Ss).
donGnocchi
SPECIALE ANNIVERSARIO
IN ITALIA. LE CHIESE CHE CUSTODISCONO UNA RELIQUIA DEL BEATO DON GNOCCHI PER LA VENERAZIONE DEI FEDELI
Scuoleintitolate al beato
e chiesecon la sua reliquia
■ SONO 25, IN 9 REGIONI D’ITALIA, le scuole di ogni ordine e grado intitolate al beato
don Carlo Gnocchi. La maggior parte (come
si vede dalla cartina pubblicata qui sotto) si
trovano in Lombardia e Veneto.
Nella pagina a fianco, invece, sono visualizzate le chiese che custodiscono una reliquia di primo grado (ex corpore) del beato:
dalla basilica di San Pietro in Vaticano a
Duomo di Milano, fino alle tante parrocchie
LOMBARDIA
Milano, Duomo
Milano, Parrocchia S. Giuseppe Calasanzio
Milano, Parrocchia S. Maria Annunciata in Chiesa Rossa
Milano, Parrocchia S. Pietro in Sala
Milano, Comunità Fratelli Oblati Diocesani
San Colombano al Lambro (MI), Parrocchia S. Colombano Abate
San Giuliano Milanese (MI), Parrocchia S. Giuliano Martire
Rho (MI), Seminario Padri Oblati
Cantalupo di Cerro Maggiore (MI), Parrocchia S. Bartolomeo
Monza, Duomo
che le hanno ufficialmente richieste alla Fondazione o alla Lipsanoteca (Ufficio Sacre
Reliquie) della diocesi ambrosiana. All’elenco (e alle chiese e parrocchie nel mondo,
come da elenco in fondo pagina) vanno
aggiunti i Centri italiani della Fondazione
Don Gnocchi, che conservano la reliquia
nelle rispettive chiese o cappelle, per la venerazione e le preghiere dei fedeli e in particolare di operatori, degenti e loro familiari.
Peregallo di Lesmo (MB), Chiesa dell’Annunciazione
Cavenago D’Adda (LO), Parrocchia S. Pietro Apostolo
Mede (PV), Chiesa degli Angeli
Gravellona Lomellina (PV), Parrocchia Beata Vergine Assunta
Varese, C.P. “Beato Carlo Gnocchi”
Venegono (VA), Seminario Arcivescovile
S. Maria del Monte (VA), Santuario S. Maria del Monte
Olgiate Olona (VA), Chiesa SS. Stefano e Lorenzo Martiri
Ganna di Valganna (VA), Parrocchia di San Gemolo Martire
Caronno Pertusella (VA), C.P. “S. Margherita e S. Alessandro”
PIEMONTE
Torino, Parrocchia S. Agnese V. e M.
FRIULI VENEZIA GIULIA
Moggio Udinese (UD), Monastero “S. Maria degli Angeli”
LA DISLOCAZIONE DELLE SCUOLE DI OGNI ORDINE E GRADO IN ITALIA INTITOLATE AL BEATO DON GNOCCHI
LIGURIA
LAVAGNA (GE), Scuola Secondaria I° grado
LOMBARDIA
Arese (MI), Scuola Primaria
Turbigo (MI), Scuola Secondaria I° grado
Trezzo sull’Adda (MI), Scuola Primaria
San Colombano al Lambro (MI), Istituto Comprensivo
Besana Brianza (MB), Scuola Primaria
Concorezzo (MB), Scuola Primaria
Carate Brianza (MB), Istituto Scolastico Superiore
Inverigo (CO), Scuola Primaria
Lodi (LO), Scuola dell’Infanzia e Scuola Primaria
VENETO
Santa Maria di Sala (VE), Scuola Primaria
Nervesa della Battaglia (TV), Scuola Secondaria I° grado
Vighizzolo D’Este (PD), Scuola Primaria
Solesino (PD), Scuola Primaria
San Nazario (VI), Scuola Primaria
Bassano del Grappa (VI), Scuola Secondaria I° grado
Schio (VI), Scuola Primaria
EMILIA ROMAGNA
Sassuolo (MO), Scuola Primaria
MOLISE
Montecilfone (CB), Scuola Primaria
TOSCANA
Lastra a Signa (FI), Scuola Primaria
Ginestra Fiorentina (FI), Scuola Primaria
Cascina (PI), Scuola Primaria
LAZIO
Città del Vaticano, Basilica di San Pietro
Roma, Badia di Sant’Anselmo
Roma, Parrocchia S. Giacomo in Augusta
TOSCANA
Firenze, Basilica di S. Lorenzo
Pisa, Seminario arcivescovile di Santa Caterina
Chiusure (SI), Abbazia Monte Oliveto Maggiore
Nelle foto sotto,
la consegna della reliquia
al Duomo di Milano
pochi giorni dopo
la beatificazione.
In basso, il cardinale
Scola inserisce anche
le reliquie del beato
don Gnocchi
nel nuovo altare
del Duomo di Monza,
lo scorso 5 ottobre
CAMPANIA
Napoli, Parrocchia Gesù Cristo Re e S. Maria ad Montes
Marigliano (NA), Convento Frati Minori “S. Vito”
Afragola (NA), Santuario Sant’Antonio di Padova
CALABRIA
San Mango D’Aquino (CZ), Parrocchia S. Tommaso D’Aquino
Cerva (CZ), Parrocchia S. Maria Immacolata
■ COMUNITA’ PASTORALI
Al beato don Carlo Gnocchi
sono inoltre intitolate due
comunità pastorali: quella tra le
parrocchie di Bustecche, Giubiano,
Lazzeretto e San Carlo (Varese) e
quella tra le parrocchie di Inverigo,
Villa Romanò e Cremnago (Co).
SICILIA
Mazzarino (CL), Basilica Santuario Maria SS.ma del Mazzaro
Ragusa Ibla, Chiesa S. Giacomo Apostolo
CAMPANIA
Maddaloni (CE), Scuola Secondaria I° grado
SICILIA
Pozzallo (RG), Scuola Primaria
PUGLIA
San Nicandro G.go (FG), Parrocchia Maria SS del Carmine
Gallipoli (LE), Monastero Carmelitane Scalze “S. Teresa”
NEL MONDO. LE RELIQUIE DEL BEATO ALL’ESTERO
PUGLIA
Castrignano De’ Greci (LE), Scuola Primaria
La scuola primaria “Don Gnocchi” di Besana Brianza (Mb)
Ferno (VA), Parrocchia SS. Martino e Antonio Ab.
Castronno (VA), Parrocchia Santi Nazzaro e Celso
Malnate (VA), Parrocchia S. Martino
Malnate (VA), Parrocchia S. Salvatore
Azzate (VA), Parrocchia Natività di Maria Vergine
Como, Duomo
Inverigo (CO), C.P. “Beato Carlo Gnocchi”
Mirabello di Cantù (CO), Parrocchia S. Martiri Greci
Vighizzolo di Cantù (CO), Parrocchia SS. Pietro e Paolo
Abbadia Lariana (LC), Parrocchia S. Lorenzo
Merate (LC), Parrocchia S. Ambrogio
Bergamo, Duomo
Lumezzane (BS), Chiesa S. Giovanni Battista
Mola-Edolo (BS), Chiesetta alpina beato don C. Gnocchi
Valmalenco (SO), Santuario Madonna degli Alpini
Bormio (SO), Parrocchia SS. Gervasio e Protasio
● Parrocchia S. Nicola - PCIM (Polonia)
● National Shrine of the Sacred Heart –San Antonio Village, Makati City (Philippine)
● Compania de Jesus - Malaga (Spagna)
● St. Patrick’s Parisch - Vancouver (Canada)
● The Filipino Catholic Community - Singapore
● Saint Pio of Pietrelcina Parish - Paranaque City (Philippine)
● The Brothers of Jesus Directorate - Marikuna City (Philippine)
● Casa Giovanni Paolo II - Alland (Austria)
● Parroquia Nuestra Senorade Lujan - Gregorio Da Lafferere, Buenos Aires (Argentina)
● Chiesa di San Giuseppe - Presov (Slovacchia)
● Our Lady of Fatima Parish - Meralco Village,Lias Marilao, Bulacan (Philippine)
● Sta. Monica Parish - Mexico, Pampanga (Philippine)
● Parish Church the Archdiocesan Shrine of St. Anne - Tatuig City (Philippine)
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MISSIONE UOMO
MISSIONE UOMO
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donGnocchi
SPECIALE ANNIVERSARIO
29
Una reliquia del beato
nelle cappelle dei Centri
■ L’INSEDIAMENTO di una reliquia del beato don Gnocchi all’interno delle strutture
italiane della Fondazione ha avuto inizio
quattro anni e mezzo fa: esattamente il 27
febbraio 2010, vigilia del primo anniversario
della morte del neo-beato, quando venne
celebrata al Centro “S. Maria Nascente” di
Milano una Messa solenne presieduta da
monsignor Mariano Crociata, all’epoca
segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana.
In quell’occasione erano presenti delegazioni di tutti i Centri italiani della Fondazione e a ciascuno venne consegnata una reliquia del beato, che successivamente è stata
insediata all’interno delle stesse strutture,
per la venerazione degli operatori, dei
pazienti e dei loro familiari e di tutti i devoti
al “papà dei mutilatini”.
La reliquia del beato è presente sia nei
Centri storici della Fondazione - dove ha
celebrato Messa nei lontani anni del dopoguerra lo stesso don Carlo - come pure nelle
strutture che in tempi più recenti hanno
accompagnato la crescita della Fondazione
in molte città del Paese.
Il fulcro di tutto questo patrimonio di
memoria e devozione è naturalmente il santuario del beato don Gnocchi, a Milano. Ma
non meno significativa è la presenza di don
Carlo nelle cappelle delle altre strutture lombarde: anzitutto nelle storiche ville di Inve-
Dalla solenne
cerimonia di consegna
con mons. Crociata
all’insediamento
nelle varie strutture
“Don Gnocchi” in Italia.
L’ultima al “Vismara”
rigo (Co) e Pessano con Bornago (Mi); e
poi a Legnano (Mi), Salice Terme (Pv),
Malnate (Va), Monza, Seregno (Mb) e
Rovato (Bs). Da ultimo, è stata insediata
anche nel Centro “Vismara” di Milano, di
recente entrato a far parte della Fondazione
Don Gnocchi.
La reliquia è inoltre presente in due prestigiosi edifici sacri di grandi dimensioni ,
quali le chiese dei Centri “Girola” e “Palazzolo-Don Gnocchi” di Milano, luoghi nei
quali sono state celebrate nel tempo importanti cerimonie religiose dedicate al beato.
In Piemonte, la reliquia è ospitata nella
cappella del Centro “S. Maria ai Colli” di
Torino. È presente anche nella plurisecolare e artistica cappella del Centro di Parma e
nel Polo riabilitativo del Levante ligure di
Sarzana (Sp). A Falconara Marittima (An)
la reliquia è nella cappella del Centro attigua alla sala polivalente, così come in Toscana nei Centri di Marina di Massa, Colle Val
d’Elsa (Si) e nel nuovo Centro Irccs “Don
Carlo Gnocchi” di Firenze, la cui cappella
- abbellita dagli affreschi di Ugo Malecore è stata consacrata nel maggio 2012 nel corso di una cerimonia presieduta dall’arcivescovo, cardinale Giuseppe Betori.
Un frammento di don Gnocchi è custodito a Roma, nella cappella del Centro “S.
Maria della Pace”, dedicata alla Madonna
Addolorata e luogo tanto caro al beato, che
lo vide nascere nell’immediato dopoguerra
come collegio per i mutilatini. Tra coloro
che invece hanno reso omaggio al ricordo di
don Gnocchi presente nella grande e luminosa chiesa del Centro “S. Maria della
Provvidenza” di Roma c’è nientemeno che
Papa Francesco, protagonista della storica
visita il 17 aprile 2014 per la cerimonia della lavanda dei piedi del giovedì Santo.
La reliquia è infine presente e venerata
anche nelle strutture del sud: nella cappella
di Sant’Angelo dei Lombardi (Av), ristrutturata grazie all’impegno della Fondazione
Don Gnocchi, nello storico Centro di Salerno e nelle due strutture lucane di Acerenza
(Pz) e Tricarico (Mt).
L’allora segretario generale della Cei,
monsignor Mariano Crociata, benedice
al Centro “S. Maria Nascente” di Milano
nel febbraio 2010 le reliquie del beato
don Gnocchi che saranno poi insediate
in tutti i Centri della Fondazione
Milano-Girola
Pessano (MI)
Parma
Legnano (MI)
Malnate (VA)
Rovato (BS)
Salice Terme (PV)
Firenze
Marina di Massa (Ms)
Torino-S. Maria ai Colli
S.Angelo dei Lombardi (AV)
Roma -S. Maria della Pace
Seregno (MB)
Acerenza (PZ)
■ LA STATUA DEL BEATO DON GNOCCHI in tutti i
Centri della Fondazione. È praticamente
ormai completato il programma avviato negli anni scorsi, con l’obiettivo di
caratterizzare ogni struttura della
“Don Gnocchi” con l’effigie in bronzo del fondatore, opera dello scultore don Marco Melzi,
sacerdote
della
famiglia e scuola
“Beato Angelico”,
recentem ente
scomparso all’età
di 95 anni. Fu lui a
realizzare alla
fine degli anni
‘90 il modello
della statua che
raffigura don
Carlo mentre
abbraccia
teneramente
un mutilatino,
un bambino in
carrozzina e un anziano. Completano
l’opera (oltre al cappello alpino, a
ricordare l’esperienza di cappellano
militare in guerra), oggetti che ricordano l’impegno incessante della Fondazione nel settore della ricerca scientifica e dell’innovazione tecnologica.
Falconara M.ma (AN)
Monza
Salerno
L’opera di don Marco Melzi
in tutti i Centri della Fondazione
Milano-Vismara
Milano-Palazzolo
Inverigo (CO)
LA STATUA
Tricarico (MT)
Roma - S. Maria della Provvidenza
MISSIONE UOMO
MISSIONE UOMO
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donGnocchi
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Fluid-o-Tech
ech èè una
una società
società italiana
italiana leader
leader nella
nella pr
progettazione e produzione di
pompe per la pressurizzazione ed il trasferimento dei liquidi.
Con oltre sessant’anni di esperienza è riuscita a costruire una forte reputazione
nell’industria dei sistemi di gestione dei fluidi, settore in cui qualità, innovazione e
flessibilità tecnologica sono i principali driver di successo.
Integrità, passione e continui reinvestimenti in risorse e innovazine hanno condotto
a quello che Fluid-o-T
Fluid-o-Tech
Fluid-o-Tec
ech è oggi: una realtà globale riconosciuta e affermata,
fortemente specializzata, con un organico complessivo di circa 200 collaboratori,
Fluid-o-Tech
www.fluidotech.it
31
Don Carlo, precursore
della medicina riabilitativa
■NON SI PUÒ ILLUSTRARE il profilo umano,
sociale e scientifico del beato don Carlo
Gnocchi quale precursore della medicina
riabilitativa senza partire da una riflessione
attenta in ordine all’evoluzione intervenuta sui contenuti della riabilitazione. Oggi
gli orizzonti del processo riabilitativo risultano essersi grandemente ampliati, in un
arco di tempo sorprendentemente ristretto, rispetto alle concezioni prevalenti in
epoche passate.
Le sorti dei motulesi per lungo tempo
vennero considerate immutabili, per un
deficit ritenuto non sanabile, e l’unica soluzione era costituita dall’affidamento alle
istituzioni religiose di assistenza caritatevole. Da questa ottica ristretta e riduttiva ci
si affrancò a partire dal XVI-XVII secolo,
con l’avvento delle prime protesi. In epoca
contemporanea, poi, gli spettacolari progressi delle tecnologie sanitarie hanno portato a uno straordinario recupero delle
capacità motorie, con la sempre più ampia
applicazione della robotica.
Resta il fatto che per un lungo periodo
storico, l’unico aspetto affrontato in tema di
disabilità è stato quello di attribuire qualche
supporto fisico alla menomazione motoria,
considerata comunque imprescindibile e
influenzante la vita stessa del motuleso.
L’emarginazione fisica e sociale dei soggetti minorati produsse gradualmente una
spinta verso l’affermazione di una strategia
riabilitativa che aprisse ad essi le possibilità
di contatto umano e di inserimento sociale
mediante il miglioramento delle facoltà
motorie.Questo approccio culturale tipicamente medico, certamente meritorio per
quanto concerne i risultati di recupero fisico, è apparso comunque limitativo, in quanto si orientava a catalogare e definire i bisogni e ad offrire ad essi una risposta standardizzata, dimentica, cioè, della specificità del
singolo soggetto.
Tutto ciò consentiva ai disabili di ampliare le proprie facoltà, ma non ne agevolava
l’inserimento nella comunità di appartenenza, né favoriva il riconoscimento generalizzato di un loro specifico ruolo sociale.
L’insufficienza e la parzialità di questa
cultura appare evidente anche rispetto al
dettato costituzionale il quale, da un lato,
all’articolo 4 “riconosce a tutti i cittadini il
diritto al lavoro e promuove le condizioni che
Il beato don Gnocchi
con la sua Opera
ha fornito un paradigma
di servizio assistenziale
straordinariamente
moderno, in sintonia
con le più recenti conquiste
di Vincenzo Saraceni *
rendano effettivo questo diritto” e all’articolo 38 dispone che “gli inabili ed i minorati
hanno diritto all’educazione e all’avviamento professionale”; dall’altro lato, all’articolo
3, sancisce che “tutti i cittadini hanno pari
Il professor Vincenzo Saraceni, presidente nazionale Simfer
LIBRI . Rieditata “La restaurazione della persona umana”
Il cardinale Ravasi: «Qui si sente battere il cuore del beato»
■ L’EDITRICE VATICANA ha rieditato nel 2009, anno della beatificazione, il saggio più impegnativo di don Gnocchi,
scritto nel 1946. A livello popolare la figura di Carlo Gnocchi come scrittore è affidata soprattutto a “Cristo con gli
alpini”, o alla “Pedagogia del dolore innocente”. La penna di don Carlo era instancabile come lo erano le sue mani
e il suo cuore: eppure, l’opera più impegnativa dal punto di vista teorico è probabilmente quella meno conosciuta
a livello popolare. Si tratta proprio di questo saggio, nato da una serie di articoli apparsi su un giornale stampato a
Lugano, un’opera che meriterà al suo autore il Premio Viareggio del 1951. La data della pubblicazione è emblematica: siamo nel 1946, quando la bufera immane della guerra era alle spalle, si era finalmente spenta la retorica marziale e nazionalistica del fascismo e sembrava aprirsi l’alba di una rinascita.Essa, però, aveva a prima vista solo i connotati di una riedificazione edilizia sulle macerie dei bombardamenti.
Don Carlo, invece, a un popolo che ormai era stato “disincantato” dalla guerra e che era stato scosso dal letargo dell’intelligenza e della coscienza e liberato dalla propaganda di regime, voleva proporre un’altra e ben più
ardua ricostruzione: quella dell’uomo.
«In questa operazione - scrive nella prefazione il cardinale Gianfranco Ravasi - don
Carlo è sostenuto da una figura intellettuale la cui presenza brilla in molte
pagine. È attingendo al pensatore francese Jacques Maritain che don Gnocchi può delineare la struttura del suo concetto di persona, aperta e dialogica rispetto alla monade dell’individuo, propugnata da altre ideologie. Si ha,
così, un “nuovo umanesimo cristocentrico” da opporre all’escatologia secolarizzata marxista: qui si sente battere il cuore del beato, proteso verso una
religione che abbia nell’Incarnazione il suo motore, un’Incarnazione che non
è mai “pienamente attuata dalla civiltà”, perché essa comporta “l’assunzione di tutti i valori umani – tranne il peccato – anzi di tutta la realtà terrestre”.
Sulla scia di questa verità acquista valore l’appassionata difesa della libertà
come scelta personale per vivere la carità, il cui primato è assoluto non solo
per edificare la persona umana, ma anche una società degna e giusta».
MISSIONE UOMO
Fluid-o-Tech
Fluid-o-Tech
Fluid-o-T
sostiene la Fondazione
Don Carlo Gnocchi
SPECIALE ANNIVERSARIO
donGnocchi
SPECIALE ANNIVERSARIO
33
dignità sociale e sono uguali davanti alla legge”. I decenni trascorsi non sono passati
invano. E, difatti, il Piano di Indirizzo per
la Riabilitazione del 2011, elaborato dal
ministero della Salute e passato al vaglio
della Conferenza Stato-Regioni, recepisce
una nuova cultura riabilitativa a dimensione globale, che si sviluppi su alcune tracce
fondamentali.
Una nuova cultura riabilitativa
Il primo profilo è quello che individua lo
scopo dell’intervento riabilitativo nel guadagnare salute, intesa non come mero
benessere psico-fisico, ma come realizzazione piena della propria soggettività di
modo che il disabile non deve più essere
considerato malato, ma persona avente
diritti. In questa nuova prospettiva appare
evidente come le problematiche riabilitative debbano allargarsi verso l’instaurazione
di una rete relazionale di rapporti interpersonali che sia in grado di appagare e accrescere le potenzialità specifiche di ciascun
soggetto con disabilità.
Il secondo profilo è dato dall’elaborazione di un Progetto Riabilitativo Individuale, definito dal medico specialista in
riabilitazione, progetto che, applicando i
parametri di menomazione, attività e partecipazione sociale elencati nella International Classification of Function (ICF) definisce la prognosi, le aspettative e le priorità
del paziente e dei familiari e viene condiviso dal paziente e, quando possibile, con la
famiglia. In questo contesto si tende a stabilire tra operatori sanitari e pazienti un rapporto non più di sudditanza ma paritario,
basato sulla relazionalità intersoggettiva
capace di restituire al disabile la sua piena
dignità personale e sociale, riconoscendolo
a tutti gli effetti persona titolare di diritti.
Il terzo profilo risulta essere quello di
agganciare strettamente la riabilitazione
alla qualità della vita, tenendo conto dei
fattori personali che sono determinanti per
la dimensione antropologica del soggetto e
del contesto esistenziale in cui egli vive.
Questo traguardo è frutto di un lungo
percorso costellato di tappe significative,
che hanno visto la condizione delle persone
con disabilità in via di adeguamento progressivo ad un pieno recupero che ne sviluppasse tutte le potenzialità.
Ebbene, tutto questo entusiasmante
cammino, che ha aggiunto nuovi contenuti
alla riabilitazione, ha potuto contare sull’operato appassionato di un suo fervente precursore, il sacerdote lombardo don Carlo
Gnocchi.
Don Gnocchi intuì
che la riabilitazione
dovesse incentrarsi
oltre che su cure mediche
anche su istruzione,
lavoro, famiglia
e vita di relazione
È a cavallo della fine della seconda guerra mondiale che si assiste al decisivo cambiamento di prospettiva per l’operato di
don Gnocchi, sopravvissuto come cappellano volontario alla tragica ritirata di Russia
con gli alpini della Tridentina. Don Carlo
passa da un esclusivo impegno educativoformativo della gioventù (oratori e scuole)
ad una intensa attività assistenziale verso i
fanciulli mutilati dagli ordigni bellici.
Questa modifica del suo progetto pastorale è dovuta ad una riflessione da lui condotta in ordine sia al dolore degli innocenti
sia alla restaurazione della persona umana.
Il dolore degli innocenti
Nel suo scritto “Pedagogia del dolore
innocente”, profondamente toccato dal
dramma vissuto da tanti fanciulli indifesi,
egli afferma: «Ma è soprattutto questa guerra,
l’ultima guerra atroce, abbattutasi particolarmente sugli inermi, che ha richiesto ai bambini una somma inaudita di dolore e di sangue...».
E, in relazione all’atteggiamento da tenere, aggiunge: «La nostra attitudine interna ed
esterna di fronte ad un bambino che soffre
deve essere dominata anzitutto da un profondo senso di rispetto, di venerazione; direi quasi di culto...».
Ma il cardine della spiegazione della presenza del dolore incolpevole, suggerito dalla sua intensa religiosità, si trova nelle ultime
parole del suo testamento spirituale: «Nella
misteriosa economia del Cristianesimo, il
dolore degli innocenti è dunque permesso,
perché siano manifeste le opere di Dio e quelle degli uomini: l’amoroso e inesausto travaglio della scienza; le opere multiformi dell’umana solidarietà; i prodigi della carità soprannaturale».
L’approccio personalista al problema
dell’assistenza vista esclusivamente in funzione dell’essere umano, piuttosto che del
paziente, si rinviene nelle considerazioni
presenti nella sua pubblicazione “La restaurazione della persona umana”. Importanti in
essa sono le sue valutazioni sulle esclusive
peculiarità della soggettività umana. «Nella
indefinita declinazione della natura umana,
l’individuo è un caso umano unico e incomunicabile… L’individuo però non è ancora tutto l’uomo, vivente e operante; possiede, direi,
soltanto i materiali inerti e gli ingranaggi fermi della vita; per esercitare la sua umanità,
l’uomo deve necessariamente conoscere ed
amare. L’uomo deve, in altre parole, uscire
dall’individualità per diventare persona...».
Nell’organizzare una risposta assistenziale efficace ed appagante per i motulesi,
apparve evidente a don Carlo, fin dall’inizio,
che per l’Italia la soluzione ideale stava nel
collegio convitto speciale, elemento di novità che superava il ricovero tradizionale,
ancora largamente diffuso. Non luoghi
chiusi, ma aperti quanto più possibile alle
esperienze sociali esterne, in grado di garantire, oltre alle appropriate prestazioni terapeutiche, un supplemento di attenzioni e di
pratiche, intese a favorire la maturazione
affettiva e intellettuale, ricreativa e occupa-
zionale, naturale e soprannaturale degli
ospiti.
Queste nuove idee furono approfondite
anche sul piano teorico nella relazione tenuta da don Gnocchi in occasione del Congresso internazionale sull’educazione dei
minorati fisici, promosso dall’Union Internationale pour la Protection de l’Enfance,
tenutosi a Ginevra dal 20 al 25 febbraio
1950 con l’appoggio dell’Unesco e la partecipazione di esperti di oltre venti nazioni.
Nella Fondazione Pro Juventute trovò
presto definitivo compimento anche l’organizzazione di un’attività riabilitativa a
beneficio dei minori poliomielitici, a seguito della diffusione in Italia nel dopoguerra
di tale gravissima malattia.
Talento d’impresa e carità
Ebbene, in relazione tanto ai risultati
ottenuti quanto alle molteplici esperienze
vissute nel corso della sua esistenza, come si
può configurare il personaggio don Gnocchi? Credo che la definizione più calzante
sia quella offerta dai professori Giorgio
Rumi ed Edoardo Bressan, i quali nella loro
biografia lo hanno definito “grande
imprenditore della carità”.
La sua vita fu la testimonianza palpabile e
credibile della realistica possibilità che uno
sviluppatissimo talento di impresa possa
essere messo a disposizione di una grande
finalità etica nella totale gratuità dell’impegno, secondo una prospettiva evangelica. E
proprio questo don Gnocchi ci insegna: che
sia immaginabile e realizzabile coniugare la
capacità imprenditoriale con la generosità
dell’amore caritatevole, che l’ingegnosità
possa essere una ricchezza che non si aspetta
profitto ma sogna solo di arrecare conforto
e aiuto. Ed, invero, quel suo sconfinato amore per i fratelli, specie gli ultimi, gli indifesi, i
bambini segnati dal dolore, si espresse in un
ultimo significativo gesto: il dono delle cornee a due mutilati ciechi, per restituire loro la
vista attraverso il trapianto, allora non ancora disciplinato per legge.
L’altro versante della testimonianza di
don Gnocchi, strettamente connesso al primo, è dato dall’impregnare ogni sua azione
di un sentimento d’amore, che significava
condivisione, compassione e ricerca della
relazione comunicativa con l’altro, il fratello umile ed indifeso. Vi era in lui una spinta
travolgente, derivata dalla sua fede, ad
immedesimarsi nella preziosità dell’altro.
Da questo humus culturale egli trae la
convinzione tanto del valore e del senso della sofferenza, quanto del suo aspetto salvifico, che coinvolge sia il malato sia l’operatore sanitario. Scrive nella sua opera “Pedago-
MISSIONE UOMO
MISSIONE UOMO
32
gia del dolore innocente”: «La cura degli
ammalati, le arti della medicina, la carità verso i sofferenti, la lotta contro tutte le cause
dell’umana sofferenza sono una vera e continua redenzione materiale che fa parte della
redenzione totale di Cristo e di essa ha tutto
l’impegno e la dignità».
L’originalità di don Gnocchi - è stato sottolineato - sta nell’aver intuito la necessità di
una riabilitazione che tenesse conto del
contesto della persona umana, che fosse
incentrata, oltre che sulle cure sanitarie,sull’istruzione culturale e professionale del
motuleso, sul rapporto con la famiglia, con
la comunità di vita, di lavoro, di relazione.
Don Carlo seppe
impregnare la sua azione
di un sentimento
d’amore che significava
condivisione
e immedesimazione con
la preziosità dell’altro
Una visione sistemica che connette l’individuo al gruppo sociale di appartenenza e
che, sul piano operativo, produce una svolta terapeutica. Per cui non si tratta solo di
un parziale recupero fisico/motorio o di
una settoriale applicazione di protesi, ma di
restituzione della persona allo stato primitivo di relativa normalità.
Proprio sulla base di questi principi si
realizza l’opera di don Carlo Gnocchi che,
molto prima che questi contenuti fossero
assunti dalle contemporanee visioni riabilitative, ha fornito un paradigma di servizio
assistenziale globale straordinariamente
moderno, in sintonia con le più recenti conquiste di una prospettiva soprattutto formativa e relazionale della riabilitazione.
Ma l’eredità di don Gnocchi, pur così
rilevante nella sua concretezza ed efficacia,
contiene una preziosità aggiuntiva, sottolineata mirabilmente dal cardinale Carlo
Maria Martini, che di lui scrisse: «Resta,
insieme alle sue opere, la sua lezione alla
società italiana e non solo: bisogna ricostruire
la persona umana cominciando dai bambini,
dal loro dolore e dalle loro sofferenze involontarie. Guai a una società protesa verso il
benessere, se dimentica che esiste un dolore
innocente, guai se non fa tutto ciò che può per
soccorrerlo. Il grande merito di don Carlo è di
avere intuito che il convincere una società a
compiere coralmente il suo dovere nel soccorrere il dolore innocente, nell’impegnarsi a
favore della vita è più importante che non il
soccorso stesso».
*ordinario di Medicina Fisica e Riabilitazione
Sapienza-Università di Roma
(dalla lezione magistrale tenuta in occasione
dell’ostensione straordinaria dell’urna
di don Gnocchi a Roma - febbraio 2014)
Attività
SPECIALE ANNIVERSARIO
35
Accanto alla fragilità:
una missione che continua
■ SUL LETTO DI MORTE, oltre mezzo secolo
fa, don Gnocchi affidò la propria Opera a
quanti gli stavano accanto con le parole:
“Amis, ve raccomandi la mia baracca...”. Una
promessa che è stata mantenuta nel tempo.
Di fronte al dolore, specie se innocente,
la carità cristiana ha saputo inventare inediti e sorprendenti modi per lenirlo, mentre
l’umana pietà non ha cessato di escogitare
strutture permanenti per prevenirlo e contenerlo. Don Gnocchi è andato “oltre” questa pur lodevole e provvidenziale opera di
assistenza e di cura. Si è impegnato - attraverso un’opera riabilitativa capace di utilizzare al meglio il sapere scientifico e i mezzi
tecnologici più avanzati del tempo - a
restaurare la persona umana, a “restaurare
l’uomo ferito”. Fu questa la sua missione!
Il cammino, iniziato come un rivoletto
di montagna, con le innocenti vittime della
guerra, orfani e mutilatini, si è in seguito
irrobustito con gli esordienti della vita falcidiati dalla poliomielite. Nel suo scorrere,
si è fatto torrente impetuoso con gli afflitti
da ogni forma di disabilità, congenita o
acquisita.
L’Opera che oggi ne rinnova e attua il
carisma, facendo propria la sfida iniziale ha
trasformato il torrente di allora in un fiume,
arricchito dalle abbondanti acque della fragilità degli anziani, dei malati terminali, dei
pazienti con gravi cerebrolesioni o in stato
vegetativo prolungato.
E poi in un lago che, in continua espansione, ha toccato rive inesplorate, valicando
Cambiano gli scenari,
mutano i bisogni,
ma l’impianto valoriale
della Fondazione
rimane quello di sempre:
fedeltà e coerenza
al mandato di don Gnocchi
ve tecnologie - anche attraverso l’applicazione della domotica e dei più moderni
ausili - per consentire la riduzione delle
condizioni di disabilità e garantire una
migliore qualità di vita.
Anche le attività di formazione costituiscono una leva importante per il raggiungimento di obiettivi prioritari. Formazione
intesa come percorso comune e condiviso
di crescita professionale e culturale delle
persone e come cammino da intraprendere
per alimentare costantemente il serbatoio
valoriale da cui attingere.
La continuità assistenziale
Lo scenario di oggi impone che l’offerta
di servizi sanitari, sociosanitari e socioeducativi diventi sempre più partecipata e a
misura di cittadino. La Fondazione Don
Gnocchi cerca di rispondere a questa pressante richiesta sviluppando modelli di cura
al passo con i tempi, sempre più innovativi
ed efficienti, con l’obiettivo della presa in
carico multidisciplinare di ogni singolo
paziente, dove i diversi profili terapeutici
concorrono al benessere e alla salute in termini unitari, integrati e flessibili, a garanzia
della continuità delle cure.
La Fondazione si è impegnata dunque
nel corso del tempo per intensificare maggiormente l’integrazione tra i molteplici
nuove frontiere dell’assistenza, abbracciando malati di sclerosi multipla, di sclerosi laterale amiotrofica e altre malattie neurodegenerative, persone colpite da morbo
di Parkinson e malattia di Alzheimer e
bambini affetti da disabilità gravissime.
In questa poderosa corrente, la centralità della persona umana è rimasta sempre il
fine di ogni intervento e la presa in carico
delle diverse forme di sofferenza una vera e
propria vocazione.
Nella sua storia sessantennale, la Fondazione Don Gnocchi ha affrontato trasformazioni radicali, è stata sottoposta ad accelerazioni brusche e ha conosciuto sollecitazioni straordinarie. Ha dovuto continuamente ripensarsi in termini organizzativi,
professionali, gestionali e culturali, per
continuare a dare risposte pronte ed efficaci ai mutevoli e sempre nuovi volti del bisogno.
La presenza in più territori, con diffe-
servizi erogati e, in allineamento con il
depotenziamento dell’attività ospedaliera,
per sviluppare la “medicina territoriale”,
con la creazione di strutture intermedie e
l’avvio di progetti specifici in ambito di
riabilitazione domiciliare in ottica di continuità assistenziale. Il consolidamento e il
potenziamento delle attività di ricerca
scientifica e innovazione tecnologica hanno reso possibile l’avvio di servizi sperimentali e di modelli innovativi di assistenza, grazie anche al perfezionamento dell’informatizzazione di alcuni processi e il rafforzamento delle alleanze pubblico/privato e delle fattive collaborazione con altri
enti non profit.
Ma se i bisogni cambiano, l’impianto
valoriale della “Don Gnocchi” resta lo stesso di sempre, così come lo sforzo costante e
coraggioso di declinare con coerenza, nella
pratica di ogni giorno, l’imperativo “Accanto alla vita, sempre!”.
L’avvio di nuove strutture
Negli ultimi anni, la Fondazione, oltre
ad avere ampliato il raggio delle proprie
attività, ha esteso la propria presenza sul
territorio.
È il caso dei Centri avviati di recente, dal
Centro “Vismara” di Milano alla nuova
struttura riabilitativa di Fivizzano (Ms). A
LA RICERCA SCIENTIFICA. “Riabilitazionealla vita”:
un confronto sui traguardi raggiunti dalla Fondazione
Uno scorcio dei nuovi Centri (dall’alto): il “Vismara” di
Milano, il Centro di Fivizzano (Ms) e il nuovo Irccs di Firenze
renti esigenze e priorità in termini di salute e
assistenza, ha permesso alla Fondazione di
ampliare il proprio raggio d’azione e di
strutturare un’offerta di servizi sempre più
articolata e dinamica.
Riconosciuta Istituto di Ricovero e
Cura a Carattere Scientifico (Irccs) segnatamente per i Centri di Milano e Firenze, e
con i suoi oltre cinquemila operatori, la
“Don Gnocchi” garantisce oggi servizi di
qualità, in diversificati ambiti di intervento.
Assistenza, cura e riabilitazione sono
sostenute da un’intensa integrazione con
un’avanzata attività di ricerca scientifica e
di innovazione tecnologica, condotte con
l’intento di individuare nuovi metodi e nuo-
■ “RIABILITAZIONE ALLA VITA: La ricerca scientifica al servizio della
persona umana”: è il tema della giornata - con accreditamento
ECM - che si svolgerà a Roma il 28 novembre, nell’Aula Magna
“Benedetto XVI” della Pontificia Università Lateranense (piazza
San Giovanni in Laterano, 4). L’evento è promosso dalla Fondazione Don Gnocchi, in collaborazione con la Simfer (Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitativa) e la Pontificia Università
Lateranense e vuole rappresentare un momento di confronto
con la comunità scientifica sui traguardi raggiunti dai ricercatori della “Don Gnocchi” e sulle sfide aperte in tema di riabilitazione. In apertura, è prevista la partecipazione, tra gli altri, di monsignor Enrico Dal Covolo, rettore della Lateranense,di monsignor Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio Consiglio
per gli Operatori Sanitari, di monsignor Lorenzo Leuzzi, delegato per la Pastorale sanitaria diocesi di Roma, dell’onorevole
Vito De Filippo, sottosegretario al ministero della Salute e di
monsignor Angelo Bazzari, presidente della Fondazione Don Gnocchi.
Il convegno punta a sviluppare una riflessione “sull’inesausto travaglio della scienza” al servizio della
persona umana, finalizzato a restaurarne dignità e capacità, secondo gli insegnamenti di don Gnocchi,
nel quinto anniversario della sua beatificazione. La giornata si rivolge in particolare a medici chirurghi,
infermieri, tecnici ortopedici, terapisti occupazionali, tecnici per psicomotricità evolutiva e psicologi.
A tema, nelle varie sessione di lavori, argomenti quali “la persona e il cervello”, “la persona e i sistemi”, “la
persona e la società”. Info al sito www.dongnocchi.it.
IL SITO ISTITUZIONALE
Notizie e approfondimenti
(anche multimediali) in rete
■ NOTIZIE, INFORMAZIONI e approfondimenti
multimediali sul beato don Gnocchi, sull’attività e sui servizi offerti oggi dalla Fondazione nell’articolazione dei suoi Centri
sono disponibili nel nuovo sito istituzionale www.dongnocchi.it, in rete dall’inizio
dell’anno. L’ampia sezione dedicata al beato don Gnocchi è raggiungibile con un clic
dall’home page e da qualsiasi altra pagina
del portale. Accanto alla biografia di don
Gnocchi e alle tappe della sua vita, è possibile consultare - nella sezione
“frammenti antologici” - le più belle
e suggestive citazioni dagli scritti di
don Carlo, suddivise per temi e argomenti. Il lungo e
complesso iter del
processo di canonizzazione, con lo
straordinario traguardo della beatificazione, celebrata a Milano
il 25 ottobre 2009,
sono raccolti e raccontati in una sezione
apposita. Una bibliografia completa, l’accesso all’archivio storico, informazioni sul santuario e sul museo
dedicati al “papà dei mutilatini” e informazioni sulle mostre itineranti a disposizione
degli interessati completano la sezione.
Punto di forza del nuovo portale è comunque la possibilità di cercare e trovare nella
maniera più facile e intuitiva i servizi offerti dalle strutture della Fondazione. Questo
è possibile sia dall’home page, che dalla
sezione “I Centri”.
La sezione “La Fondazione” contiene invece dati e informazioni sulla storia della
“Don Gnocchi”, sulla struttura e sull’organizzazione attuali, con la possibilità di consultare agevolmente lo statuto, la carta dei
valori, il contratto, le certificazioni di qualità, le pubblicazioni.
Completano il portale le sezioni dedicate
alla comunicazione, alle donazioni e al
volontariato.
Dall’home page è infine possibile consultare i tweet del giorno, oltre che accedere al
ricco canale istituzionale di youtube, con
decine di filmati, suddivisi per categorie.
MISSIONE UOMO
MISSIONE UOMO
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FONDAMENTA SOLIDE
E SGUARDO AL FUTURO
Innovazione tecnologicae sfide sociali:
le strategiedella Fondazione in chiave “Horizon 2020”
■ IL TEMA DELL’INNOVAZIONE IN SANITÀ - capitolo oltremodo attuale e di straordinaria importanza - impegna da
tempo la Fondazione Don Gnocchi nella messa a punto di strategie e programmi per l’immediato futuro.
La società europea (e non solo) sta chiaramente invecchiando. Dati dell’Organizzazione Mondiale della
Sanità mostrano un aumento della vita media di ben 3
anni nell’ultimo decennio. In Italia, terzo Paese più longevo nel mondo - sempre secondo l’Oms, dopo Svizzera e Singapore - l’aspettativa di vita è oggi di oltre 82
anni. All’invecchiamento della società, però, non corrisponde sempre una qualità della vita adeguata
durante l’età avanzata.
I progressi della medicina hanno portato a una maggiore sopravvivenza anche a fronte di eventi e processi potenzialmente letali, come traumi, ictus, malattie
degenerative, portando a una cronicizzazione - anche
in età non geriatrica - di stati di disabilità.
E poi ci sono i bambini. I bimbi nati con una qualche forma di disabilità - migliorabile o no - verso i quali la Fondazione Don Gnocchi ha sempre mostrato grande
attenzione e su cui sta ora focalizzando uno sforzo di
rete non indifferente.
La sfida si traduce in due obiettivi: essere sempre più
attrezzati per affrontare e trattare casi complessi e
multifattoriali nei vari Centri e seguire gli assistiti
quando tornano a casa, con la stessa cura e accuratezza che hanno sperimentato nelle strutture sul territorio.
Per perseguire obiettivi così importanti, serve una forte e decisa spinta verso l’innovazione.
Certamente il potenziale innovativo, anche inespresso, della “Don Gnocchi” è enorme: sessant’anni di storia, grandi numeri (3,5 milioni di accessi di pazienti ogni
anno), successi pionieristici (dall’impostazione della
riabilitazione di don Carlo alla fisiatria del maestro Silvano Boccardi, al Centro di Bioingegneria da trent’anni
in Fondazione fino alla nanomedicina…) hanno segnato la storia dell’Opera e costituiscono le solide fondamenta su cui costruire il futuro.
Il punto, ora, è una vision dell’innovazione, un piano di
azione strategico per la realizzazione del potenziale
innovativo della Fondazione.
Al primo posto va messa la definizione degli obiettivi.
Puntiamo a consolidare la capacità di affrontare la
complessità che caratterizza il paziente da riabilitare
che approda ai nostri Centri e offrire poi una continuità di cura nell’ambiente naturale del nostro assistito,
ovvero la sua casa.
Al secondo posto, indubbiamente, vanno messe le
alleanze. Alleanze da stingere, ad esempio, sia livello
nazionale che internazionale, in tema di riabilitazione
di casi complessi come ictus, malattie neurodegenerative, cerebrolesioni... La Fondazione è stata di recente
negli Stati Uniti, per visitare reparti di riabilitazione di
giganti come il Mercy Hospital dell’UPMC (University
of Pittsburgh Medical Center, un’azienda non-profit
con 60.000 dipendenti e 10 miliardi di dollari di fatturato, che conta - solo per la parte dedicata alla riabilitazione - 18 Centri e circa 1000 letti).
Ho visto qui la stessa dedizione e professionalità che
vedo nei nostri reparti, la stessa attenzione verso le
molte fragilità del paziente. La seconda impressione è
stata quella di una maggiore incidenza e integrazione
dell’attività di ricerca con la clinica, per la comprensione dei meccanismi più efficaci di riabilitazione e per
misurarne gli esiti. La terza e più importante impressione, al termine della missione, è stata quella di una maggiore potenzialità della Fondazione, rispetto alle istituzioni visitate, in termini di traslazionalità, cioè di
capacità di tradurre la ricerca in innovazione, in modo
più snello e diretto rispetto al sistema americano, più
“ingessato” dal sistema di rimborsi delle assicurazioni.
È poi necessario pensare alle alleanze con le aziende,
attori primari dell’innovazione. Ora più che mai le
aziende high-tech sono interessate ad alleanze con
istituzioni rilevanti per aumentare il proprio livello di
immagine nella responsabilità sociale e aprirsi a nuovi
mercati.
La Fondazione ha in corso esperienze significative con
Microsoft Italia, con il supporto della quale sta realizzando un laboratorio ad alta tecnologia informatica
per la riabilitazione in ambito neuropsichiatrico,
facendo anche uso di soluzioni su cloud. Altre potenziali alleanze sono allo studio, con giganti come IBM
(sia nell’ambito dell’analisi di grandi quantità di dati
provenienti da misure di outcome riabilitativo, che in
ambiti più di frontiera, come le nanotecnologie in
medicina).
Va tra l’altro ricordato che il momento è propizio, a
livello europeo, per la Fondazione Don Gnocchi e per
le istituzioni in generale che si occupano di prevenzione, riabilitazione, cronicità e invecchiamento. Infatti
l’Ottavo Programma Quadro della Comunità Europea
(“Horizon 2020”,), che prevede un investimento di
quasi 80 miliardi di euro, dedica una corposa fetta del
budget alla collaborazione tra ricerca applicata alle
sfide sociali (tra cui la salute e la società che invecchia
sono temi predominanti) e innovazione industriale.
Dal precedente programma di finanziamento, la grossa novità è il focus sull’innovazione, cioè l’obiettivo di
fornire soluzioni high-tech alle sfide sociali.
Ora più che mai, quindi, la Fondazione vuole spingere
sul tema dell’innovazione, per mantenersi agganciata
a questi cambiamenti e - in continuità con lo stile del
beato don Gnocchi – essere pronta a “combattere la
battaglia contro l’invasione della morte” con i mezzi
più avanzati che il progresso mette oggi a disposizione,
sempre e comunque con quell’intensa e irrinunciabile
passione per la vita che caratterizza da sempre il suo
impegno dalla parte dei più fragili.
Furio Gramatica
responsabile CITT - Centro per l’Innovazione
e il Trasferimento Tecnologico - Fondazione Don Gnocchi
37
Marina di Massa, all’interno dello Centro
“S. Maria alla Pineta”, è stato avviato un
nuovo hospice per malati oncologici in fase
terminale e non solo.
Senza dimenticare, a Firenze, la decisione di lasciare la storica struttura di Pozzolatico, non più adeguata, per traferirsi nel
2011 nel moderno Centro Irccs “Don Carlo Gnocchi”, in zona Torregalli. Stessa cosa
per il presidio ambulatoriale di Colle val
d’Elsatrasferito nel 2010 in una nuova sede.
Le frontiere della riabilitazione
Accanto alle consolidate e più tradizionali attività, va segnalata la riabilitazione
intensiva ad alta specializzazione per gravi
cerebrolesioni acquisite: è forse la soglia
più estrema della riabilitazione, dedicata a
persone che, a seguito di gravi traumi cranici, gravi lesioni cerebrovascolari o arresti
cardio-circolatori che provocano una anossia cerebrale, entrano in stato di coma e
richiedono lunghi e complessi percorsi di
cura e di riabilitazione.
Percorsi che coinvolgono specialisti
(rianimatori, neurochirurghi, neurologi e
fisiatri), personale di assistenza e riabilitazione (infermieri, fisioterapisti, logopedisti,
psicologi, neuropsicologi, terapisti occupazionali, assistenti sociali) e che si snodano in
una rete di interventi dalla fase acuta, attraverso la fase di degenza riabilitativa, fino alla
fase di rientro a domicilio e di reinserimento
sociale.
Attività e attenzioni implementate in
questi ultimi anni nelle strutture di Sarzana
(in fase di trasferimento nella nuova sede di
La Spazia), al Centro Irccs “S. Maria
Nascente” di Milano,al Centro “Spalenza”
di Rovato (Bs), al Centro “S. Maria Ausiliatrice” di Torino, nel nuovo Irccs “Don
Gnocchi” di Firenze e nel Polo Specialistico Riabilitativo di S. Angelo dei Lombardi
(Av). Oltre 120 posti letto a cui si aggiungono i 30 posti letto del nucleo specialistico
dell’Istituto “Palazzolo” di Milano dedicato all’assistenza e cura alle persone in stato
vegetativo o di minima coscienza.
Punto di forza di questa attività in Fondazione è l’organizzazione a rete, ovvero la
condivisione di buone pratiche, esperienze
e procedure condivise a tutti i livelli, con il
coinvolmento anche della famiglia.
Al crepuscolo dei morenti
“Non posso aggiungere giorni alla vita, ma
posso aggiungere vita ai giorni”: in queste
parole di Rita Levi Montalcini è racchiusa la
strategia che ha condotto la Fondazione ad
estendere negli ultimi anni il proprio impegno nell’assistenza ai malati oncologici ter-
dell’Irccs di MIlano - alla ricerca internazionale sui meccanismi biologici/genetici della
Sclerosi Multipla, i progetti in collaborazione con la Scuola Superiore S. Anna di
Pisa nell’ambito della riabilitazione “robot
assistita” e tante altre recenti iniziative
dimostrano che il percorso intrapreso su
questo fronte è in continuo e costante sviluppo, per essere sempre al passo con i tempi e nell’interesse dei pazienti.
minali. L’hospice è innanzitutto il luogo
dove si rispetta la vita, fino alla sua fine naturale: è prima di tutto sollievo, rispetto della
persona, qualità della vita, ricerca del
benessere, lotta alla sofferenza...
E così, dopo la struttura-pilota di Monza, una delle prime nel Paese, avviata alla
fine degli anni Novanta, ecco negli ultimi
mesi l’apertura degli hospice di Marina di
Massa e dell’Istituto “Palazzolo” di Milano. Queste tre strutture sono complessivamente dotate di 40 posti letto per pazienti
per lo più oncologici, a cui si affiancano
altrettanti posti letto per famigliari o
accompagnatori.
L’ospedale a casa dei pazienti
Oggi sempre più si parla di continuità
assistenziale. Le forme canoniche di assistenza (ospedali, case di cura, strutture
ambulatoriali), causa anche la crisi economica, non sono più sufficienti a garantire
l’assistenza di cui un paziente ha bisogno,
soprattutto nel momento in cui termina la
fase acuta. Un progetto sperimentale, iniziato più di un anno fa in Irpinia (Polo Specialistico Riabilitativo di Sant’Angelo dei
Lombardi) e che sta dando ottimi risultati,
è l’Assistenza Domiciliare Riabilitativa
Intensiva (Adri), che consiste nel ricreare a
casa del paziente le condizioni di un ricovero ospedaliero.
Si tratta di una forma organizzativa che
non ha nulla a che vedere con i normali trattamenti domiciliari, ma che si pone come
alternativa reale al ricovero ordinario, per
quanto riguarda le attività riabilitative
intensive post acuzie.
Questo comporta vantaggi indiscutibili
per il paziente stesso - non più sottoposto
allo stress del ricovero e a proprio agio nell’ambiente domestico, così da favorire un
recupero più veloce - e consente di liberare
posti letto presso le strutture ospedaliere o
di riabilitazione, a favore di chi necessita di
cure e trattamenti esclusivamente in regime
di ricovero.
Ricerca e innovazione tecnologica
L’impegno sul versante della ricerca non
conosce soste. Gli Irccs di Milano e Firenze
operano in collegamento con Università ed
Enti di ricerca nazionali e internazionali e
con laboratori satellite all’interno della
stessa “Don Gnocchi”. L’attività clinica e la
ricerca hanno un approccio traslazionale e
sono indirizzate ai settori biomedico, biotecnologico e nella sperimentazione clinica
per individuare nuovi metodi e nuove tecnologie per il recupero dei deficit e la riduzione delle condizioni di disabilità.
Fra le ricerche volte al miglioramento
della qualità della vita, particolare attenzione è stata data alla creazione di protocolli
per la gestione del dolore, alle ricerche per
l’educazione all’autonomia e all’inserimento sociale.
La Fondazione vanta inoltre un’esperienza più che trentennale nella sinergia tra
tecnologia e sperimentazione clinico-assistenziale. Ne sono esempi lo sviluppo di
tecniche di analisi strumentale del movimento, l’utilizzo di avanzate tecniche di
neuroimaging, l’impegno in ambito di sensori indossabili e la domotica per perseguire obiettivi di continuità assistenziale.
La partecipazione della Fondazione agli
Stati Generali della Salute di Roma, che
hanno chiamato in causa tutti gli Irccs
nazionali con le loro eccellenze, il riconoscimento avuto dall’Osservatorio Ict del Politecnico di Milano per il progetto presentato
dalla Fondazione che ha portato alla costruzione di una Piattaforma Integrata Sanitaria e Assistenziale per la gestione del percorso del paziente fragile nei diversi ambiti di
intervento , il contributo dato dalla Fondazione - Unità Operativa Sclerosi Multipla
Il ruolo della formazione
In Fondazione Don Gnocchi la formazione, oltre ad essere considerata un processo di acquisizione e sviluppo di abilità e
competenze, vuole essere anche strumento
di comunicazione e trasmissione di valori
antropologici e di principi etici distintivi
della mission dell’organizzazione e del pensiero del fondatore.
Sul versante interno, l’offerta muove
dalla volontà di coniugare il mantenimento
e consolidamento delle competenze fondamentali per lo svolgimento delle attività
“core”, l’acquisizione di tecniche specialistiche innovative orientate anche alle nuove tipologie di utenza, il miglioramento dell’agire relazionale e comunicativo nei confronti del cittadino/paziente, con gli orientamenti per la salute definiti dalle macro
tendenze di sistema, oltre che dalla programmazione sanitaria nazionale: l’invecchiamento della popolazione (cronicità),
l’incidenza delle patologie tumorali e delle
patologie cardio-respiratorie, l’aumento
della non autosufficienza nella popolazione
anziana e l’incremento delle malattie degenerative e irreversibili.
Sul versante esterno, sono ormai consolidati i rapporti con l’Università agli Studi di
Milano per la gestione dei corsi di laurea di
infermieristica, educazione professionale,
fisioterapia, terapia occupazionale, logopedia e terapia della neuro psicomotricità dell’età evolutiva, con oltre 550 studenti che
frequentano le sedi della Fondazione Don
Gnocchi e un migliaio di laureati dall’avvio
del primo corso nel 2001.
Le recenti novità sono rappresentate
dalle proposte di formazione continua per
le aree della sanità, della riabilitazione, dei
servizi socioeducativi, della scuola, delle
aziende e su alcuni temi trasversali come
l’informatica, la sicurezza e la cultura organizzativa.
Per le aziende il nuovo bisogno che si
vuole interpretare è quello del welfare, dove
la proposta che la Fondazione fa ai “luoghi
del lavoro” è in linea con l’attenzione globale alla persona che da sempre caratterizza la
propria storia e la propria mission.
MISSIONE UOMO
MISSIONE UOMO
36
Attività
SPECIALE ANNIVERSARIO
MILANO
39
La Fondazione nel mondo:
le parole d’ordinedella solidarietà
■DAL 2001, ANNO DEL RICONOSCIMENTO di
Ong da parte del ministero degli Affari Esteri, l’Area Solidarietà Internazionale della
Fondazione Don Gnocchi ha avuto un
approccio innovativo sostenibile nei diversi
progetti di cooperazione allo sviluppoin cui
è coinvolta. Alcune parole d’ordine guidano
l’organizzazione in questo ambito.
Partenariato
Creare reti fra tutti gli attori che partecipano a un progetto rappresenta un vero punto di forza delle attività di cooperazione
internazionale.
In Ecuador, l’Istituto di Educazione Speciale “Nuevos Pasos”, che la Fondazione
supporta dal 2003, ha ottenuto l’accreditamento dal ministero dell’Educazionediventando così una scuola parificata. Tredici insegnanti garantiscono l’educazione a 100
bambini e ragazzi con disabilità . Il ministero
ha riconosciuto il Centro come ente idoneo a
favorire la scolarità nella regione di Esmeraldas. Il coinvolgimento degli enti pubblici ha
permesso di attivare una collaborazione del
ministero della Salute che ha portato all’inserimento nella scuola di un medico e un
fisioterapista qualificati. Grazie al sostegno
del ministero dell’Inclusione Economica e
Socialesono attivi percorsi di coinvolgimento e inclusione delle persone disabili nelle
diverse comunità locali. In quest’ottica, la
Fondazione ha stipulato un accordo con la
Ong Italiana “Ovci la Nostra Famiglia” per
il progetto di una scuola speciale e un centro
riabilitativo, al fine di promuovere attività di
assistenza socio-sanitaria e di integrazione
sociale e lavorativa di bambini e ragazzi con
disabilità. Questo lavoro congiunto ha portato all’ottenimento di un finanziamento da
parte del ministero italiano degli Affari Esteri che coinvolgerà oltre duemila persone.
In Rwanda il Centro di Chirurgia Ortopedica Pediatrica e Riabilitazione “Santa
Maria di Rilima”, sostenuto e accompagnato nella crescita dalla Fondazione Don
Gnocchi dal 2004, è stato riconosciuto dal
governo ruandese come Centro di riferimento specializzato nella chirurgia ortopedica.
CBR-Community Based Rehabilitation
Dal 2003 la Fondazione Don Gnocchi ha
avviato in Bolivia progetto di “Riabilitazio-
Partenariato,
formazione e innovazione
a guidare i progetti
di cooperazione
allo sviluppo.
Festeggiati i dieci anni
in Bosnia Erzegovina
a cura dello staff ASI
ne su Base Comunitaria” (Cbr) in sette
comunità rurali andine. La Cbr, riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della
Salute, è una strategia di sviluppo comunitario per la riabilitazione, le pari opportunità e
l’integrazione sociale delle persone disabili
appartenenti alle comunità cui l’azione si
rivolge. L’obiettivo vuole essere quello di
creare nuovi “promotori” di una cultura
incentrata sulla prevenzione e sull’inclusione sociale delle persone con disabilità.
NelloSri Lankaè stato avviato un progetto pilota nel villaggio di Kandathoduwawa
(Diocesi di Chilaw) finalizzato all’integra-
zione nelle attività quotidiane (scuola, lavoro, feste, giochi...) delle persone disabilidel
villaggio. Un aiuto concreto viene offerto
anche alle famiglie locali attraverso la costituzione di una rete di supporto, di gruppi di
mutuo aiuto, nonché di fornitura di ausili
specifici.
Formazione
È l’impegno per il trasferimento delle
conoscenzetramite missioni estere di carattere formativo da parte di personale specializzato della Fondazione Don Gnocchi.
Nel 2011 si sono svolte 26 missioni, 14
delle quali di dipendenti “Don Gnocchi”, in
5 Paesi. Nel 2012 le missioni sono state 33
(21 dipendenti in 6 Paesi); nel 2013 sono state 24 (15 dipendenti in 7 Paesi) e fino al mese
di settembre 2014 si sono svolte 14 missioni
di operatori, di cui 5 dipendenti della Fondazione, in 4 Paesi.
Innovazione
Nel 2013, dopo una fase di studio di fattibilità e accordi con i vari partner, in particolare con Fondazione Pro Africa, è stato
ristrutturato in Burundi un padiglione dell’ospedale distrettuale di Ngozi da dedicare
alle attività di riabilitazione. Oggi il padiglione è dotato di una palestra di riabilitazio-
ne, attrezzata secondo uno standard italiano
di buon livello e dotata di attrezzature e ausili inviati dall’Italia. Non essendo ancora prevista in Burundi la figura professionale del
fisioterapista, il reparto lavora grazie alla
presenza costante di una fisioterapista della
Fondazione Don Gnocchi, supportata da
tre infermieri e una suora.Parallelamente
sono previste lezioni specifiche sulle tematiche della riabilitazione al corso per infermieri professionali dell’Università di Ngozii.
Il Centro di Chirurgia Ortopedica
Pediatrica e Riabilitazione “Santa Maria di
Rilima”, in Rwanda, ha registrato negli ultimi anni un aumento degli accessi di pazienti
con disturbi neurologici. A questo proposito, è stato definito un progetto volto a migliorare l’assistenza di bambini con problematiche neurologiche non solo dal punto di vista
sanitario, ma anche facilitando il processo di
inclusione sociale.
La sfida avviata nel maggio 2014, grazie al
cofinanziamento del ministero degli Affari
Esteri italiano, è quella di offrire un modello
di servizi per la presa in carico globale dei piccoli pazienti, attraverso la messa in atto di
processi di screening, cura e riabilitazione e
la creazione di un network specializzato. Il
progetto vedrà il coinvolgimento di diverse
figure professionali espatriate: neuropsichiatra, fisioterapisti, logopedisti e operatori socio sanitari, che lavoreranno in stretta
collaborazione con lo staff locale.
Con il coinvolgimento delle Istituzioni
locali e del mondo profit, la sfida in Tunisiaè
stata invece quella di creare un modello
innovativo di formazione e job placement
per le persone disabili, rispondendo alle esi-
Continua l’accoglienza ai profughi siriani ed eritrei
Attivato anche un piano di supporto per gli operatori
■ CONTINUA L’ACCOGLIENZA di profughi siriani ed eritrei all’Istituto “Palazzolo-Don Gnocchi” di Milano, in
risposta alla richiesta di prefettura e amministrazione
comunale per la gestione dell’emergenza umanitaria.
Famiglie numerose, per lo più appartenenti al ceto
medio, con bambini anche piccoli, in transito in Italia
via Mediterraneo, dopo un lungo viaggio attraverso
Egitto, Libia e Marocco. Per loro - e sono già parecchie
migliaia - una manciata di strutture appositamente
attrezzate a Milano. Un soggiorno breve, poi di nuovo in
viaggio, verso altre destinazioni, spesso nel nord Europa.
La Fondazione ha attrezzato alcuni spazi non utilizzati
del “Palazzolo”, attrezzando due piani del convitto:
sette stanze con bagno, infermeria, guardaroba, tre
sale pranzo, due tisanerie, spazi soggiorno e giochi per
i molti bambini e un guardaroba.
Migliaia sono i profughi transitati a Milano in un
anno: l’amministrazione comunale ha elogiato l’impegno delle organizzazioni del terzo settore (Farsi
Prossimo-Caritas, Fondazione Don Gnocchi , Fondazione Progetto Arca e Fondazione Fratelli di San
Francesco), senza il quale sarebbe stato impossibile
gestire l’emergenza.
L’Area Solidarietà Internazionale della Fondazione
Don Gnocchi è inoltre impegnata a offrire un supporto relazionale agli operatori coinvolti nelle atti-
vità d’accoglienza dei profughi. L’attenzione a queste persone e la comprensione della necessità di
sostenere il personale che assiste i migranti ha portato ad attuare un piano di supporto al trauma, grazie alla professionalità di Annette Devreux, specializzata in traumi da conflitto, componente dell’Area
Solidarietà Internazionale della “Don Gnocchi”.
Questo percorso è finalizzato ad aiutare il personale nell’assistenza degli adulti e dei numerosi bambini accolti presso la struttura.
genze del mercato occupazionale locale.
Significativo il coinvolgimento del Centro
di Formazione Orientamento e Sviluppo
(Cefos) della Fondazione Don Gnocchi e
dell’Università di Modena e Reggio Emilia
(Unimore) per le attività di formazione svolte presso le aziende tunisine.
sociazione “Mir I Dobro” di Viggiù (Va),
con il finanziamento della Regione Lombardia. L’intervento del Centro di Riabilitazione per bambini disabili “Marija Nasa
Nada” si inserisce nel contesto di graduale
ripristino e ampliamento di una rete di servizi sociali e sanitari in Bosnia Erzegovina.
Il progetto consiste nell’accompagnamento da parte della Fondazione Don
Gnocchi alla gestione del Centro, sia dal
punto di vista organizzativo-amministrativo, sia come supervisione delle attività.
Parte integrante del supporto al Centro è la
formazione, con particolare riferimento
agli operatori del comparto educativo,
sanitario e della riabilitazione.
Il Centro, gestito secondo i principi del
mixed welfare(pubblico, privato, terzo settore e famiglie), garantisce un servizio qualificato a 60 bambini con disabilità fisica o
psichica ed è oggi un punto di riferimento
consolidato per i bambini con disabilità
che lo frequentano e per le loro famiglie.
Associazioni ed enti locali che sostengono e
promuovono la struttura sono veicoli per
una forte estensione su scala nazionale dei
servizi offerti, sia dal punto di vista erogativo che formativo.
Continuità
L’anniversario dei dieci anni di attività
del Centro riabilitativo “Marija Nasa
Nada” (“Maria nostra speranza”), realizzato a Siroki Brijeg, in Bosnia Erzegovina,
è stato festeggiato lo scorso 18 settembre,
nel corso di una pubblica cerimonia a cui
hanno preso parte parte autorità civili e
religiose locali, operatori, utenti e familiari
e rappresentanti della “Don Gnocchi”,
guidati dal presidente, monsignor Angelo
Bazzari, con la presenza, tra gli altri, del
direttore Affari istituzionali, Roberto
Rambaldi, e del coordinatore dell’Area
Solidarietà Internazionale, Carlo Del
Favero (nella foto, con alcuni degli operatori locali).
La struttura è stata realizzata nel 2004
nella cittadina non lontano da Mostar, grazie all’impegno della Fondazione e dell’As-
MISSIONE UOMO
MISSIONE UOMO
38
Attività
DALLE PAGINE DEL LIBRO
SPECIALE ANNIVERSARIO
MISSIONE UOMO
Luisa che scrive con gli occhi:
«Ho la Sla, ma non mi arrendo»
Un libro di ricordi
e di frammenti di vita
raccolti con lo sguardo
da una paziente assitita
all’Istituto “Palazzolo”.
L’appello ai ricercatori:
«Fate presto, vi prego!»
Claudia Dorini
■ «SONO CINQUE ANNI CHE CONVIVO con
questa bastarda malattia che è la Sclerosi
Laterale Amiotrofica (Sla). Speravo di avere
più tempo ma, nell’ottobre dello scorso anno,
mi hanno anche tracheotomizzata. La mia
testa vorrebbe fare ancora tante cose: viaggiare, uscire, mangiare in compagnia degli amici, seguire di più mio figlio nelle sue attività.
Insomma fare tutte quelle piccole e semplici
cose come abbracciare, parlare, cucinare che
ora mi sono impossibili, perché la malattia mi
ha portato via tutto...».
Sono parole di Maria Luisa Rizzi,
paziente del Nucleo Specialistico dedicato
all’assistenza di pazienti affetti da malattie
neurodegenerative dell’Istituto “Palazzolo-Don Gnocchi” di Milano , contenute nel
libro “La Regina delle Nevi” - presentato lo
scorso 4 ottobre nell’ambito della tradizionale festa del Centro - dove la donna racconta con grande intensità di sentimenti le
vicende legate alla sua infanzia, vissuta tra
Milano e Barletta. Grazie ai progressi della
tecnologia, Luisa ha potuto scrivere l’intero
testo con gli occhi - unica parte del suo corpo che ancora si muove -, testimonianza
concreta di come, nonostante la malattia,
non si sia mai arresa.
«La Sla - spiega il dottor Paolo Banfi,
Responsabile dell’Unità Operativa di
Riabilitazione Respiratoria dell’Istituto
“Palazzolo-Don Gnocchi” di Milano - nei
suoi stadi più avanzati è una malattia devastante, annulla la persona nel suo essere
anche più intimo, costringendola consapevolmente ad essere dipendente da tutti per
tutto».
L’ATTIVITA’ NEI CENTRI. La Fondazione impegnata
nella cura e riabilitazione, ricerca scientifica e formazione
■ IN UN’OTTICA DI CONTINUITÀ ASSISTENZIALE E RIABILITATIVA, nei reparti della Fondazione Don Gnocchi dedicati all’assistenza di pazienti con Sclerosi Laterale Amiotrofica (Sla) la presa in carico è multidisciplinare e
in grado di dare risposte differenziate ai bisogni riabilitativi, prevalentemente nella fase di cronicità.
Un team multidisciplinaresegue il paziente nelle varie fasi del percorso: valutazione, impostazione del
progetto riabilitativo individuale, pianificazione della realizzazione del progetto attraverso programmi riabilitativi specifici, verifiche periodiche e rimando ad interventi in regime ambulatoriale.
Un importante contributo allo sviluppo della cura e dell’assistenza a pazienti affetti da Sla deriva anche
dalla particolare qualificazione della Fondazione Don Gnocchi nel campo dello studio, della sperimentazione e addestramento all’uso di ausili avanzatie nelle intense attività di ricerca.
In ambito neurobiologico, la Fondazione è impegnata sul fronte dello studio dell’eziopatogenesi della
malattia. Il laboratorio di Medicina Molecolare e Biotecnologie e il reparto di Neurologia Riabilitativa
dell’IRCCS “S. Maria Nascente” di Milano sono promotori di progetti di ricercasul tema, in collaborazione anche con altri enti nazionali. In ambito tecnologico la “Don Gnocchi” ha affrontato lo studio di fattibilità di ausili avanzati basati su interfacce cervello-computer, in grado di tradurre le intenzioni del
soggetto, espresse attraverso modulazione volontaria di alcuni ritmi cerebrali, nel controllo di dispositivi esterni destinati alla maggiore autonomia.
La complessità di gestione del paziente con Sla, soprattutto nelle fasi avanzate della malattia, pone alcune riflessioni in merito alle modalità più opportune per fornire programmi di formazione specifica. A tal
fine, la Fondazione, in collaborazione con altri partner, ha promosso e continua a promuovere iniziative
volte a incentivare programmi di formazione dedicati a tutti gli operatori coinvolti nel percorso di cura
dei pazienti. La condivisione di programmi, obiettivi e modalità di gestione, fra il personale esperto nella cura dei pazienti con Sla ed i professionisti di tutta la rete, diventa lo strumento insostituibile per un’immediata ricaduta sulla qualità dell’assistenza e quindi sulla qualità di vita del paziente e della sua famiglia.
La malattia, pur rendendo Luisa prigioniera in un corpo che via via diventa immobile, non le ha tolto la capacità di pensare e
la volontà di rapportarsi agli altri. Attraverso la descrizione del suo spaccato di vita
famigliare, vissuto intensamente e positivamente, Luisa riesce a restituire al lettore il
medesimo piacere per le piccole cose quotidiane. Gli innumerevoli episodi narrati
portano il lettore a fermarsi a riflettere su
come la famiglia, l’amore e i piccoli gesti che
a volte diamo per scontati rappresentano
invece una risorsa fondamentale e indispensabile, nella vita frenetica di oggi.
Ricordi indelebili , quelli di Luisa, che
nessuna malattia potrà mai cancellare: il
Natale a Barletta, le estati al mare, il primo
giorno d’asilo, la festa di Carnevale, il periodo alla scuola elementare, la Prima Comunione, e il recente incontro con Papa Francesco... Tutti episodi ben saldati nel suo
cuore ancora oggi, a distanza di tempo.
«C’erano alcuni periodi in cui, da piccola,
piangevo sempre, sia di notte che di giorno racconta nel libro - e ricordo che, per dare un
po’ di pace alla mia mamma, la mia nonna
Maria e la bella zia Lina mi venivano a prendere per portarmi con loro a Barletta. A volte
ci rimanevo anche più di sei mesi, con loro
stavo bene, mangiavo, dormivo ed ero serena. La famiglia di mia mamma è meravigliosa».
E ancora: «Nei giorni che precedevano il
Natale si facevano grandi tavolate. Lo zio Vito era
sempre a capotavola (si era preso
cura della famiglia dopo la morte del nonno e del
figlio maggiore
Domenico) mentre mio padre si
sedeva sempre al
suo fianco, in
qualità di ospite
d’onore.
Noi
bambini ci diverLa copertina del libro.
tivamo
come
Nella foto a fianco,
matti
quando,
l’incontro di Luisa
finito di mangiacon Papa Francesco
re, si spostavano
tutti i tavoli per ballare. Io giocavo sempre
con i miei cugini Franco e Michele, i miei
cavalieri, mentre mio fratello Giuseppe era
sempre insieme a mio cugino più grande,
anche lui di nome Giuseppe».
Il libro di Luisa rappresenta non solo un
positivo incoraggiamento per chi come lei,
lotta ogni giorno con la Sla, ma una solleci-
■ LA MIA MALATTIA, pur bloccandomi progressivamente tutti i muscoli, non mi ha tolto la capacità di
pensare e la volontà di rapportarmi agli altri. La mia
mente è vigile, ma prigioniera in un corpo che via via
diventa immobile. La decisione di scrivere un libro
sulla mia infanzia rappresenta però la testimonianza concreta di come, nonostante la malattia, io non
mi sono mai arresa. Questo libro l’ho scritto con gli
occhi, che per ora si muovono e che spero continueranno a farlo per darmi la possibilità di fare ancora
lunghi “discorsi”...
Le persone che mi assistono e che mi curano
giornalmente contribuiscono con i loro gesti ad
alleviare le mie sofferenze, non solo quelle fisiche.
Durante il decorso della malattia sono stata
ricoverata per un lungo periodo nel Nucleo Specialistico dedicato all’assistenza di pazienti affetti da
malattie neurodegenerative dell’“Istituto Palazzolo” di Milano (nella foto), struttura della Fondazione Don Gnocchi. Qui ho incontrato un medico “speciale”, che non ama si parli di lui. Io, però, auguro a
tutti di poter avere un dottore bravo, premuroso e
umano come il mio.
Nel periodo del mio ricovero capitava spesso
che in alcuni giorni avessi il morale a terra, ma, quando credevo di non farcela arrivava lui che puntualmente riusciva a risollevarmi il morale. Parlavamo
molto, avevo sempre mille domande da porgli.
In sua presenza sorridevo sempre e lui si entusiasmava per ogni cosa che riuscivo a fare; apparentemente piccole cose, che invece per me rappresentavano grandi traguardi, come riuscire a rimettermi in
carrozzina trascorso un mese soltanto dall’intervento di tracheotomia che avevo subito. Nonostante i dolori, la nausea e la stanchezza facevo di tutto
tazione per tutti coloro che, attraverso il
sostegno alle attività di ricerca, contribuiscono a tenere acceso quel senso di speranza così fondamentale per tutti i malati.
«Vorrei avere il “mio” dottore sempre al
mio fianco, per aiutarmi ad alleviare quel
dolore che mi porto dentro e che nessuno fino
in fondo può comprendere e rimuovere. Solo
la notizia di una cura certa potrebbe farlo, ma
quanta strada ancora bisogna fare in questo
senso!».
È a tutti i ricercatori, che ogni giorno si
impegnano in attività di ricerca e studio sulla malattia, con la speranza di trovare una
cura certa, che Luisa rivolge il suo «Fate
presto, vi prego!», anche se «della vita bisogna comunque gioire ed il mio cuore batte
ancora!» .
Luisa ha raggiunto e reso concreto un
obiettivo molto importante: ha affrontato
senza mai arrendersi la malattia, ha modificato i propri interessi senza mai estraniarsi dal mondo reale e soprattutto vive
41
MISSIONE UOMO
«In reparto mi sono sentita come a casa mia...»
40
per farmi forza, per riprendere il possesso di quella
facoltà che fino ad allora era stata per me così semplice e parte della mia vita quotidiana.
Un giorno in ospedale mi ha anche detto: «Cara
Luisa, non ti si può vedere con quei capelli, devi
assolutamente farti una tinta!». E pensare che era
l’ultimo dei miei pensieri! Ma lui ha chiesto persino
alla caposala se fosse possibile chiamare il parrucchiere... Con la sua grande umanità è sempre riuscito a farmi sentire a casa, anche in luogo come quello, dove la sofferenza è all’ordine del giorno.
Sono stata ricoverata nel reparto dell’Istituto
Palazzolo per ben due mesi; dalla mia finestra potevo vedere solo gli alberi, le cui foglie di un verde
intenso con il passare dei giorni diventavano gialle,
rosse per poi sparire con il vento dell’inverno.
Mi sentivo proprio come gli alberi che scrutavo;
era come se, anche a me, il vento avesse portato via
la felicità. Anche ora che sono tornata a casa, il
“mio” dottore viene spesso a trovarmi e, come al
solito, è sempre gioioso e ottimista. È stato lui ad
incoraggiarmi a scrivere questo libro!
Maria Luisa Rizzi
(dalle pagine del libro)
intensamente la propria esistenza.
Questo grazie anche all’amore della
famiglia e di tutte le persone che affettuosamente e professionalmente la assistono
ogni giorno e che contribuiscono, con i loro
gesti, ad alleviare le sue sofferenze, non solo
fisiche. Con la consapevolezza che, come
affermava Don Gnocchi, «condividere la
sofferenza è il primo passo terapeutico» .
I contributi raccolti con la distribuzione del libro saranno utilizzati per favorire
le attività di ricerca e per l’acquisto di un
broncoscopio per il reparto dell’Istituto
“Palazzolo” di Milano, dedicato ai
pazienti affetti da malattia neuromuscolari, dove Luisa è stata ricoverata per circa
due mesi.
Per informazioni è possibile rivolgersi
all’Istituto “Palazzolo” di Milano (tel. 02
39701), oppure contattare il Servizio Comunicazione e Relazioni Esterne della Fondazione, al numero 02/40308928 o all’indirizzo mail [email protected]
Attività
Perapprofondire
SPECIALE ANNIVERSARIO
ARCHIVIO E MOSTRE
43
Vincenzo, missione compiuta:
«Io e don Carlo fino a Compostela»
■ TORNARE A CASA è sempre bello, o quasi.
Ci sono avvenimenti che ti marchiano non
poco, dove il ritorno è risvolto di un addio
che non è facile accettare.
Per la prima volta ho lasciato casa per un
mese e mezzo. E per tutto questo tempo ho
vissuto su sentieri e strade che non parlavano la mia lingua. Per tutto questo tempo ho
vissuto con nomi che non ricordo, volti che
non spariscono, sguardi che mi hanno
segnato e passi che di continuo chiamano il
mio nome.
Il cammino di Santiago de Compostela è
stato tutto questo e altro ancora. Sono tornato il 28 agosto: un’esperienza che mai
avrei creduto potesse lasciare un segno così
profondo e marcato. Non so cosa si sia smosso dentro di me. Certo qualcosa si è smosso.
Lo sento e ne avverto il trambusto.
Su quel cammino qualcosa se ne è andato
per lasciare posto ad altro che premeva da
tempo e non volevo sentire. Al mio ritorno
mi son trovato a spazzare via cimeli e ricordi
che ingombravano le mie giornate, appassendole senza senso. Ritornando a rivedere
l’orizzonte un po’ più aperto e più atteso.
Il cammino è una esperienza vitale. Ti
viene facile essere quel che sei davvero, libero da stupide convenzioni o ridicole abitudini. L’altro non è mai uno qualsiasi che
incontri, ma segno di un destino di cui
aspettavi la traccia. Il cammino ti presta
occhi nuovi, orecchie nuove, parole nuove,
gesti nuovi. Ti chiede solo lealtà, null’altro.
E ti ripaga di abbracci che non immaginavi,
di emozioni che non conoscevi.
Nel mio caso, poi, avevo con me qualcuno di speciale con cui ho percorso 800 chilometriper arrivare a Santiago: don Carlo. Me
lo son portato dietro come si fa con l’amico
con cui ha attraversato stagioni di vita ora
belle, ora meno, ma sempre insieme.
Per una volta ero io la sua spalla; lui, la
sua, me l’ha prestata per 60 anni e non si è
mai stancato. Insieme abbiamo percorso
strade asfaltate e sentieri; ci siamo fermati
insieme incantati dall’immensità degli scenari; ci siamo lasciati travolgere dal suono
del silenzio e dalla poesia della solitudine. Ci
siamo, soprattutto, lasciati cogliere dalla
dolcezza degli incontri che hanno rallegrato
i chilometri percorsi.
Da lui ho avuto tutto: il viaggio, la strada
e l’amicizia vera e dolce. Quella sensazione
Ottocento chilometri
con la sedia a rotelle
lungo lo storico
Cammino in compagnia
di don Gnocchi
e di una sua reliquia:
«Esperienza incredibile»
di Vincenzo Russo
di vicinanza che ti consente di affrontare le
difficoltà che incontri, i momenti di sconforto che ti schiacciano per poi assaporare il
gusto di rialzarti e riprendere il cammino
con più fede e volontà.
Perché chi segna la nostra vita rimane in
noi sino alla fine. E quando mi son trovato
davanti all’oceano, lui era lì con me a respirarne l’eterna bellezza e l’infinita dolcezza.
Erano anni che non vivevo una cosa del
genere. E tornerò. Perché il cammino magari non cambia la vita. ma lascia un segno che
sarà per sempre. Ti consente, se vuoi, di far
pace col passato, così da colorare un po’ di
più il tuo futuro.
PER STUDIOSI E INTERESSATI
MISSIONE UOMO
MISSIONE UOMO
42
Migliaia di documenti in rete:
disponibile l’archivio digitale
VENTI TAVOLE
«Don Gnocchi ci parla»
Viaggio nel pensiero di don Carlo
■ DIECI TOTEM, ciascuno composto da una coppia di pannelli, per un totale di venti tavole che
ripercorrono il pensiero del beato don Carlo
Gnocchi. La mostra è stata curata dal direttore
del settimanale “Vita”, Giuseppe Frangi. Il percorso propone spunti di riflessione su temi
d’attualità, utilizzando immagini d’archivio,
insieme a brani di lettere e scritti del “papà dei
mutilatini”. Si racconta della mamma, della
vocazione sacerdotale, della passione educativa, del coraggio al fronte durante la guerra,
dell’impegno accanto ai mutilatini e ai poliomielitici. Ma anche di temi straordinariamente attuali come la pace, la fede, la carità, il
dolore… Quasi dei tweet dal corposo archivio
di don Gnocchi, capaci tuttavia di far riflettere
e pensare anche e soprattutto oggi.
■ LETTERE, ATTI E CERTIFICATI amministrativi,
cartoline, appunti, relazioni, testimonianze.
E poi ancora articoli di giornale, testi e libri di
e su don Carlo, fotografie… Il tutto corredato da note esplicative e chiarificatrici rispetto a particolari avvenimenti, fatti storici, iniziative, organi e istituzioni citati nei documenti stessi. C’è tutto questo e molto altro
nell’archivio storico messo a punto dalla
Fondazione, vera e propria memoria digitale
- facilmente consultabile e pubblicabile on
line - dei più significativi documenti cartacei
legati alla vita del beato don Gnocchi e alle
vicende dell’Opera durante gli anni della sua
presidenza.
Il progetto è giunto alla fase avanzata di
messa on-line di tutto quanto catalogato ed
indicizzato, secondo determinati criteri in
grado di agevolarne la rintracciabilità.
Migliaia e migliaia di documenti, che sono a
disposizione degli interessati e che è possibile consultare anche in rete, rivolgendosi al
Servizio Comunicazione e Relazioni Esterne
della Fondazione. L’archivio e il museo dedicato a don Gnocchi sono progetti costantemente “in progress”: di qui l’invito a tutti
coloro che siano in possesso di documenti,
testi, oggetti legati al beato a metterli a disposizione della Fondazione per una valutazione e un possibile inserimento nei due differenti percorsi della memoria.
INFORMAZIONI SU MOSTRE E ARCHIVIO:
02 40308938 - [email protected]
IN MOSTRA LA VITA A FUMETTI
Pannelli sulla vita e l’Opera
a disposizione degli interessati
■ “DON CARLO AMICO DEI RAGAZZI”: è la mostra
delle tavole a fumetti sulla vita di don Gnocchi, promossa dalla Fondazione e dalla casa
editrice San Paolo. L'autore delle tavole è Sergio Toppi, uno dei maestri del fumetto in Italia,
recentemente scomparso.
■ “DON CARLO GNOCCHI BEATO”: composta da una ventina di pannelli, racconta la vita del beato don Gnocchi e
l’Opera da lui fondata, con messaggi
chiari e incisivi, attinti dagli scritti o
dalle lettere. La mostra è accompagnata da un opuscolo che riproduce
fedelmente i pannelli, riassumendo
le tappe principali del processo di
beatificazione di don Carlo.
«Con avida e insistente speranza»
Una mostra multimediale itinerante
LA SFIDA. Ottocento chilometri con la sedia a rotelle, lungo lo storico cammino di Santiago de Compostela. In solitudine, con la sola compagnia di don Gnocchi e di una sua reliquia. È la sfida compiuta da Vincenzo Russo, 64 anni, colpito da
poliomielite all’età di tre anni, una vita trascorsa nella Fondazione Don Gnocchi. Partito il 17 luglio da Saint Jean Pied de
Port, versante francese dei Pirenei, è arrivato a Santiago il 16 agosto. La reliquia è stata accolta nella maestosa cattedrale dedicata a Giacomo, ma verrà collocata definitivamente all’Hospital San Nicolas de Puente Fitero, luogo di passaggio
e di ospitalità a migliaia di italiani, e non solo, che affrontano il cammino. Nelle foto, il percorso compiuto e alcune
immagini dell’impresa, raccontata con un diario quotidiano sul sito della Fondazione www.dongnocchi.it.
■ “CON AVIDA E INSISTENTE SPERANZA. L'avventura del beato Carlo
Gnocchi": è il titolo della mostra multimediale promossa dalla Fondazione Don Gnocchi (con la consulenza scientifica di Emanuele Brambilla,
Edoardo Bressan e Stefano Zurlo) e inaugurata a Rimini nell’agosto 2010
al Meeting per l’Amicizia tra i popoli. Da allora è stata esposta in parrocchie, oratori, associazioni, gruppi, in numerose regioni d’Italia.
È accompagnata da un catalogo e si articola in una premessa (“Là dove si
muore”) e tre sezioni, che seguono un ordine tematico: “Questa socialità gioiosa e questa coralità immensa”; “Ecco la mia carriera”; “Ho bisogno
di non finire”. Il percorso espositivo parte dall’esperienza della guerra e
prosegue con la successiva “vita prorogata” considerata come compimento della vocazione. Frutto mirabile di questa vita è l’opera di carità,
divenuta oggi Fondazione Don Gnocchi. Corredano i pannelli, tre inserti
audiovisivi: il primo
con immagini e citazioni sul tema della
guerra; il secondo è
“Fiori nella bufera”, documentario storico fatto realizzare da don Gnocchi agli inizi dell’opera e“Seminatore di speranza”, un’intervista straordinaria concessa alla Fondazione dal cardinale Carlo Maria Martini in
occasione della beatificazione di don Gnocchi.
Perapprofondire
LIBRI
44
MISSIONE UOMO
Editoriale
(segue da pagina 1)
Sergio Toppi (tavole)
Don Gnocchi
Ed. San Paolo, 2010
Ennio Apeciti
Li amò sino alla fine
Centro Ambrosiano, 2009
Luisa Bove
Don Carlo Gnocchi
Edizioni Paoline, 2009
Roberto Parmeggiani
Don Carlo Gnocchi
Ed. San Paolo, 2009
Barbara Garavaglia
MALATO D’INFINITO
Don Gnocchi e le virtù
Centro Ambrosiano, 2013
Edoardo Bressan
Don Carlo Gnocchi,
una vita al servizio
degli ultimi
Mondadori, 2009
Carlo Gnocchi
Poesia della vita
(A. Bazzari - O. Arzuffi)
Ed. San Paolo, 2006
Emanuele Brambilla
Don Gnocchi,
il prete che cercò
Dio tra gli uomini
Centro Ambrosiano, 2009
Stefano Zurlo
L’ardimento.Racconto
dellavitadidonCarlo Gnocchi
Rizzoli, 2006
Un recente volume che illustra le virtù
del Beato Carlo Gnocchi attraverso le sue parole,
le sue opere e testimonianze di chi l’ha conosciuto
Contiene QR code per approfondimenti multimediali
Emanuele Brambilla (a cura di)
«E d’ora in poi sia chiamato Beato»
I volti, le emozioni, le immagini del 25 ottobre 2009
Mursia, 2010
Carlo Gnocchi
Restaurazione
della persona umana
Editrice Vaticana, 2009
Gaetano Agnini
Don Gnocchi,
alpino cappellano
Mursia, 2011
Carlo Gnocchi
Cristo
con gli alpini
Mursia, 2008
Carlo Gnocchi
«Dio è tutto qui»
Lettere di una vita
Mondadori, 2005
«Amis ve raccomandi la mia baracca...»
Gli Amici di don Carlo sostengono la Fondazione Don Gnocchi
■ LASCITI TESTAMENTARI
Per informazioni contattare il Servizio Fundraising.
Tel. 02-40308.907 oppure ilmiolascito.it
On line con carta di credito
Istruzioni sul sito internet www.dongnocchi.it
oppure donazioni.dongnocchi.it
■ DONAZIONI
Conto corrente postale n° 737205
Intestato a Fondazione Don Gnocchi, p.le R. Morandi 6 - 20121 Milano
Inviando un assegno non trasferibile
intestato a: Fondazione Don Gnocchi, p.le R. Morandi, 6 - 20121 Milano
Conto corrente bancario n° 100000006843
Banca prossima, filiale 05000 - Milano
IBAN: IT60E0335901600100000006843
■ CINQUE PER MILLE
Nella dichiarazione dei redditi, nel riquadro dedicato al sostegno delle Onlus
o in quello per la ricerca sanitaria, indicare il codice fiscale: 04793650583
Info al sito internet 5x1000.dongnocchi.it
fra l’umano e il divino, la “baracca” del
beato don Gnocchi, figlia di un promettente sogno, frutto maturo di una promessa-voto, parto di un’indomabile
speranza, prodotto miracoloso di provvidenza divina e di ingegno umano è,
oggi e sempre più, opera di carità della
Chiesa, avamposto del mondo “non
profit” e componente rilevante dell’universo di servizio alla salute, soprattutto dei più fragili, in Italia.
In Duomo, il prossimo 25 ottobre,
potremo rivivere insieme un evento
singolare, irripetibile, che riassume
memoria e progetto, radici e frutti, presente e futuro. L’avvenire della Fondazione non può che partire da qui: dal
beato don Gnocchi, ieri vulcanico
ideatore e intelligente fondatore, oggi
intercessore e protettore, sempre più
bussola d’orientamento dell’azione
professionale-vocazionale di tutti gli
operatori di carità e del sociale.
Dentro e fuori la “sua” cattedrale,
nei Centri “Don Gnocchi” - santuari
del dolore e officine di salute - e in tutti i
luoghi dove la sofferenza dei più deboli
interpella le coscienze e sollecita le
generosità e le competenze degli uomini, sarà come sentirsi un’unica e grande
famiglia, accomunata dalla coraggiosa
e incessante fatica di declinare nei gesti
di ogni giorno l’imperativo fatto proprio e rilanciato autorevolmente a gran
voce da papa Benedetto XVI, al termine della cerimonia di beatificazione, e
testimoniato ulteriormente da papa
Francesco in occasione della celebrazione dello scorso Giovedì santo al
Centro “Don Gnocchi” di Roma, con la
lavanda dei piedi a dodici ospiti disabili della Fondazione: “Accanto alla vita,
sempre!”.
Con la certificazione della santità di
don Gnocchi operata dalla Chiesa, ora
siamo sicuri che il beato abita l’eternità
(la casa di Dio) dopo aver vissuto brevemente, ma intensamente, nel tempo (la
casa dell’uomo). La comunione dei santi testimonia ancora una volta che i santi
sono la “carne” di Dio in terra, l’eternità che dura nel tempo.
Angelo Bazzari
Domenica 26 ottobre, ore 10
S. Messa in diretta su Rete4
dal santuario del beato don Gnocchi
Milano, via Capecelatro 66
a seguire
I GRANDI DELLA FEDE - DON GNOCCHI
I santi più amati e le personalità cristiane
che più hanno inciso nel mondo contemporaneo
Interviste, testimonianze, contributi filmati
e spezzoni dal film “Don Gnocchi. L’Angelo dei bimbi”
di Cinzia Th Torrini, con Daniele Liotti
domenica 26 ottobre
domenica 2 e domenica 9 novembre
ore 11 - Rete4
I Centri in Italia
POLO LOMBARDIA 1
IRCCS S. Maria Nascente
Via Capecelatro, 66
Milano - tel. 02 403081
Ambulatori: Sesto San Giovanni,
Cologno Monzese, Bollate, Nerviano,
Canegrate, Santo Stefano Ticino
Centro S. Maria alla Rotonda
Via privata d’Adda, 2
Inverigo (CO) - tel. 031 3595511
Ambulatori: Como, Guanzate
Centro S. Maria alle Fonti
Viale Mangiagalli, 52
Salice Terme (PV) - tel. 0383 945611
Centro Fondazione Don Gnocchi
Via Saragat, Lodi - tel. 0371 439080
Ambulatori: Lodivecchio, Crema,
Casalpusterlengo
PREGHIERA
O Dio, che ci sei Padre
e in Gesù Cristo ci rendi fratelli,
ti ringraziamo
per il dono di don Carlo Gnocchi
che la Chiesa venera come Beato.
Donaci
la sua fede profonda,
la sua speranza tenace,
la sua carità ardente,
perché possiamo continuare,
sul suo eroico esempio,
a servire la vita di ogni uomo
«percosso e denudato dal dolore».
Don Carlo ci insegni
a cercarti ogni giorno tra i più fragili,
negli occhi casti dei bimbi,
nel sorriso stanco dei vecchi,
nel crepuscolo dei morenti
per amarti ogni giorno
con «l’inesausto travaglio della scienza,
con le opere dell’umana solidarietà
e nei prodigi della carità soprannaturale».
Amen
Imprimatur: in Curia Arch.Med., die 31-08-2009 AngeloMascheroni
Centro Multiservizi
Via Colli di S. Erasmo, 29
Legnano (MI) - tel. 0331 453412
Centro Vismara - Don Gnocchi
Via Dei Missaglia, 117
Milano - tel. 02 893891
Casa vacanza per disabili e anziani
Piazza Don Carlo Gnocchi
Pozzolengo (BS) - tel. 030 9918823
POLO LOMBARDIA 2
Istituto Palazzolo - Don Gnocchi
Via Don L. Palazzolo, 21
Milano - tel. 02 39701
COLLEGIO DEI REVISORI:
Raffaele Valletta (presidente), Michele Casini, Emilio Cocchi
CONSIGLIERE DELEGATO: Marco Campari
Polo Riabilitativo del Levante ligure
Ospedale San Bartolomeo
Via Variante Cisa, 39
Sarzana (SP) - tel. 0187 604844
POLO EMILIA ROMAGNA-MARCHE
Centro S. Maria ai Servi
Piazzale dei Servi, 3
Parma - tel. 0521 2054
Centro E. Bignamini - Don Gnocchi
Via G. Matteotti, 56
Falconara M.ma (AN)
tel. 071 9160971
Ambulatori: Ancona (Torrette),
Ancona (via Brecce Bianche),
Ancona (via Rismondo), Camerano,
Fano, Osimo, Senigallia
POLO TOSCANA
IRCCS Don Carlo Gnocchi
Via Di Scandicci 269 - loc. Torregalli
Firenze - tel. 055 73931
Centro Don Gnocchi
Via delle Casette, 64
Colle Val d’Elsa (SI) - tel. 0577 959659
Centro S. Maria alla Pineta
Via Don Carlo Gnocchi, 24
Marina di Massa (MS)
tel. 0585 8631
Centro Girola - Don Gnocchi
Via C. Girola, 30
Milano - tel. 02 642241
Polo Specialistico Riabilitativo
Ospedale S. Antonio Abate
Via Don Carlo Gnocchi
Fivizzano (MS)
Centro S. Maria al Monte
Via Nizza, 6
Malnate (VA) - tel. 0332 86351
Ambulatori: Varese
POLO LAZIO - CAMPANIA NORD
Centro S. Maria della Pace
Via Maresciallo Caviglia, 30
Roma - tel. 06 330861
POLO LOMBARDIA 3
Centro S. Maria al Castello
Piazza Castello, 22
Pessano con Bornago (MI) - tel. 02 955401
Ambulatori: San Donato Milanese,
San Giuliano Milanese, Melzo, Segrate.
Peschiera Borromeo
Centro S. Maria della Provvidenza
Via Casal del Marmo, 401
Roma - tel. 06 3097439
Centro Ronzoni Villa - Don Gnocchi
Viale Piave, 12
Seregno (MB) - tel. 0362 323111
Ambulatori: Barlassina, Vimercate,
Monza, Lentate sul Seveso
Centro S. Maria delle Grazie
Via Montecassino, 8
Monza - tel. 039 235991
Centro E. Spalenza - Don Gnocchi
Largo Paolo VI
Rovato (BS) - tel. 030 72451
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
Angelo Bazzari (presidente), Giovanni Cucchiani (vicepresidente),
Gianpio Bracchi, Mario Brambilla, Marco Campari,
Mariella Enoc, Felice Martinelli
Centro S. Maria ai Colli
Viale Settimio Severo, 65
Torino - tel. 011 6303311
Ambulatori: Torino (via Livorno)
POLO PIEMONTE-LIGURIA
Presidio Ausiliatrice-Don Gnocchi
Via Peyron, 42
Torino - tel. 011 4370711
Polo specialistico riabilitativo
Ospedale civile G. Criscuoli
Via Quadrivio
Sant’Angelo dei Lombardi (AV)
tel. 0827 455800
POLO BASILICATA - CAMPANIA SUD
Centro Gala - Don Gnocchi
Contrada Gala
Acerenza (PZ) - tel. 0971 742201
Polo specialistico riabilitativo
Presidio Ospedaliero ASM
Via delle Matine
Tricarico (MT) - tel. 0835 524280
Ambulatori: Ferrandina
Centro S. Maria al Mare
Via Leucosia, 14
Salerno - tel. 089-334425
AREA FORMAZIONE E SVILUPPO
Centro di Formazione Orientamento e Sviluppo - CeFOS
Milano, via Gozzadini, 7 - tel. 02 40308328 - Roma, Via Casal del Marmo, 401 - tel. 06 3097439
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