Dicembre 2004 Anno 7 - N° 1 DALLA PARTE DEI BAMBINI Proseguiamo la pubblicazione di alcuni articoli tratti dalla Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia riscritta per i bambini (continua dal numero scorso) Art. 28 Il bambino ha diritto all’istruzione. La scuola deve essere obbligatoria e gratuita per tutti. Art. 29 Il bambino ha il diritto di ricevere un’educazione che sviluppa le sue capacità e che gli insegni la pace e la libertà, il rispetto per i suoi genitori e per gli altri, l’amicizia, l’uguaglianza e l’amore per la natura. Art. 30 Il bambino che appartiene a una minoranza ha il diritto di usare la propria lingua e di vivere secondo la propria cultura e la propria religione. Art. 31 Il bambino ha diritto al gioco, al riposo, al divertimento, e a dedicarsi alle attività che più gli piacciono. Dalla parte dei bambini immigrati Che cos’è l’intercultura? Perché occuparsi dei bambini immigrati nelle scuole? Quali sono le reali esigenze dell’alunno neoinserito? Dal 6 al 10 Settembre 2004 l’associazione ALE G., che da tempo lotta per difendere i diritti dei bambini, ha organizzato un corso d’aggiornamento per facilitatori d’apprendimento allo scopo di cercare delle risposte a queste domande. D’intervento in intervento, ciascuna delle relatrici ha dunque approfondito le problematiche dell’integrazione, a partire dall’italiano come lingua dello studio (Angela Plazzotta), come lingua del quotidiano (Laura Dalle Vaglie), analizzando in seguito la Didattica interculturale (Veronica Malini, Aurora Mandelli) ed occupandosi, infine, dell’Apprendimento cooperativo (Angela Pennati). Per completare la formazione, ognuno di questi temi è stato poi sviluppato nei laboratori, rielaborando i contenuti “Lo straniero ti permette d’essere te stesso, facendo di te uno straniero” (E. Jabes) anche dal punto di vista pratico. Il “facilitatore”, definizione che potrebbe risultare un po’ incomprensibile al di fuori di questo contesto, può essere paragonato ad un viandante, una figura che intraprende ogni volta un vero e proprio viaggio verso “l’altro”. Ma chi è “l’altro”? Spesso, colui che viene considerato “diverso” solo perché parla una lingua sconosciuta, “povero” perché non ha l’astuccio pieno di matite colorate e non va a scuola con due merende, “sfortunato” perché non abita in una casa grande col giardino: e se, invece, la sua ricchezza consistesse nel patrimonio culturale che l’immigrato porta dentro di sé e che trasporta con fatica? Difficile da comprendere…per farlo bisogna mettersi “nei panni dell’altro”, chiedersi cosa prova un bambino ad essere sradicato dalla sua terra, dalle sue origini o, più semplicemente, dalle piccole abitudini di ogni giorno, dai suoi amici, dal suo modo di giocare, comunicare, sognare...davvero difficile per noi immaginare quali siano le conseguenze emotive di un tale cambiamento, a noi che basta dimenticare a casa il cellulare per sentirci già persi. Nella mia esperienza personale di facilitatrice mi sono accorta che per intraprendere questo lungo viaggio occorrono molti meno bagagli di quanto si pensi, ma è fondamentale portare con sé una buona dose d’umiltà e di disponibilità all’ascolto, lasciando a casa i pregiudizi e gli a-priori, un peso inutile di cui è meglio liberarsi prima di varcare la frontiera. “L’altro” è semplicemente continua a pagina 11 La lettera della presidente a tutti gli amici Anche quest’anno è arrivato il momento dell’appuntamento col nostro notiziario. Sono successe molte cose durante l’anno appena trascorso, cose che vi vengono raccontate negli articoli che incontrerete sfogliando il giornale. Per questo io non mi soffermerò a elencarle; penso sia più importante ripensare a ciò che sta a fondamento e che sostiene le nostre attività. Tutto quello che l’Associazione ha costruito in questi sette anni di vita è, infatti, retto da una convinzione e da una speranza: la convinzione che il mondo è fatto per incontrarsi, la speranza che questo possa accadere pacificamente. Ecco perché ci sentiamo in dovere di coltivare con cura quella fondamentale risorsa che permetterà la realizzazione dell’incontro pacifico: dobbiamo aver cura dei bambini, dei bambini e delle bambine di tutto il mondo. Saranno loro i protagonisti del futuro, loro ci porteranno verso la nuova società interculturale ormai alle porte. Non ci stancheremo mai di insistere perché i nostri bambini siano aiutati a guardare il mondo sereni ma consapevoli, perché vengano educati al rispetto, alla tolleranza, alla sobrietà, perché non smettano di avere fiducia in se stessi e nell’altro sempre più vicino e sempre più diverso, ma in fondo così uguale. È un’attenzione che ci permettiamo di proporre a tutti voi, nella speranza che sia condivisa. Questa è anche l’occasione per ringraziare tutti coloro che ci hanno sostenuto, direttamente o indirettamente, dimostrandoci così la loro fiducia e la loro stima. A tutti auguriamo un felice Natale e un sereno Anno Nuovo. Per Ale G.Lela Zambelli 2 COOPERAZIONE Progetto Betenty: realizzato Il progetto Betenty, un sostegno alla comunità rurale femminile nella lotta contro la povertà e l’esclusione delle donne, è stato avviato a marzo 2003. Siamo lieti di annunciare che, nell’estate 2004, sono terminate con successo le attività previste. Il progetto è stato realizzato grazie alla collaborazione di due associazioni, ALE G. e ADAF Yungar - Association pour le Dèveloppment de l’Arrondissement de Fimela (Senegal). Betenty è un’isola del sud del Senegal, con una popolazione di circa 10.000 abitanti. Le donne del villaggio, ancor prima del progetto, erano organizzate in una associazione con la presidente, la tesoriera, un nucleo direttivo. L’attività portata avanti attraverso l’associazione è quella di un reciproco aiuto in caso di bisogno e dell’’organizzazione del trasporto di alcuni prodotti verso i mercatini della terra ferma (gamberetti, ostriche delle mangrovie, noci di cocco, frutta). L’obiettivo che si proponeva il progetto Betenty, finanziato in parte dal Comitato Lecchese per la Pace e la Cooperazione tra i Popoli con un contributo di circa 20.000 euro rispetto ad un costo complessivo è di 32.000, era di organizzare e strutturare le attività “artigianali familiari” in modo tale da costituire un reddito per le donne e per le loro famiglie. Questo obiettivo ha suscitato alcuni problemi di rapporto con gli uomini della comunità di Betenty, non propensi ad un maggiore peso “economico” delle donne, ad un loro maggior ruolo sociale e ad una maggiore autonomia. Di conseguenza, la prima azione di ADAF Yungar (responsabile, con il supporto dell’ACRA di Dakar, dell’attuazione del progetto) è stata quella di affrontare questi problemi con la comunità maschile, per creare le giuste condizioni di avvio del progetto; i problemi sono stati risolti attraverso la discussione ed il capo villaggio (figura fondamentale per la comunità, più importante ed autorevole rispetto ad un nostro Sindaco) ha convenuto sulla bontà del progetto e soprattutto sul fatto che “un maggior apporto della donna nella famiglia è un bene per tutta la famiglia”. ADAF Yungar, a partire dal presidente Famara Basse, ha acquisito in questi anni esperienza e autorevolezza proprio nel coinvolgimento dell’insieme della comunità dei diversi villaggi: per ogni villaggio c’è un organismo di rappresentanza che decide le attività, che tiene in grande considerazione il parere degli anziani, che programma e che affronta e risolve i problemi, che effettua verifiche periodiche (le attività sono diverse: ad esempio la coltivazione delle verdure, la piantumazione delle mangrovie, l’allevamento di galline e capre, etc..). Predisposto il terreno, è stato possibile dare avvio alle attività, concordate con le donne di Betenty a marzo 2003, nel corso di una missione dell’associazione ALE G. e dell’associazione ADAF sull’isola. Il progetto, concluso a luglio 2004, ha portato alla costituzione di un GEC (Groupement d’Epargne et de Credit) un Fondo di risparmio e di credito, gestito dalle donne dell’isola, attraverso tre organismi: • un Consiglio d'amministrazione, con il compito di definire le priorità d'intervento ; • il Comitato di credito, che analizza le richieste di finanziamento • il Comitato di sorveglianza, che garantisce il controllo interno e che costituisce il principale veicolo di comunicazione per i soci La costituzione di GEC è favorita dalla legislazione senegalese per sostenere delle micro attività economiche. E’ gestito attraverso uno Statuto ed un regolamento: lo statuto stabilisce gli obiettivi, gli organismi, le modalità di funzionamento. Il regolamento stabilisce i criteri relativi al risparmio e al microcredito. Per far parte del GEC occorre associarsi e versare una quota di risparmio. Il credito che si può richiedere è in rapporto al risparmio depositato (ad esempio con 10.000 CFA di risparmio si può avere un credito di 50.000 CFA). I tassi di interesse ed i tempi di restituzione variano a secondo dell’attività per la quale si è richiesto il credito. La presenza continuativa sull’isola di due operatrici di ADAF Yungar, Aissatou e Rose, e l’esperienza degli esperti di ADAF sui Fondi, hanno consentito di ottenere i due risultati rilevanti: - un nucleo di donne in grado di gestire e coordinare delle attività economiche; - la possibilità di finanziare delle microattività economiche, sia individuali che di gruppo, senza l’onere di fissarne una prioritaria. Il progetto Betenty è terminato, ma il sostegno alle attività economiche inizia adesso. A tale riguardo, ADAF Yungar e ACRA assicureranno l’accompagnamento per i primi mesi di attività e l’inserimento del GEC di Betenty in una rete di altri 18 Fondi di Risparmio e Credito che operano in Senegal. Da parte loro, le donne di Betenty, si stanno organizzando per strutturare adeguatamente alcune attività economiche di gruppo, quali la tintura di batik e la pesca dei gamberetti. Posizione e ruolo di ALE G. Il progetto Betenty, affidato (attraverso ADAF Yungar) alla capacità africana di evidenziare le esigenze e di individuare le soluzioni, con un nostro ruolo di “stare al fianco” rappresenta al meglio la nostra visione di cooperazione. E’ questa la modalità di cooperazione che, nel nostro piccolo, portiamo avanti: non la realizzazione di opere da parte di “altri” che dall’esterno arrivano rischiando di “imporre” una modalità ed una mentalità occidentale, ma lo stare al fianco di realtà africane in grado di operare per migliorare le condizioni di vita sulla base delle loro conoscenze e delle loro consapevoli necessità di cambiamento nel rispetto delle tradizioni e dei valori. Il progetto Betenty, finanziato dal Comitato Lecchese per la Pace e la Cooperazione tra i Popoli, prevedeva anche dei beneficiari italiani, le associazioni di volontariato del lecchese (a partire dall’associazione ALE G.) e gli altri soggetti interessati alla cooperazione: questi avrebbero potuto avere del materiale, relativo ad una esperienza di cooperazione gestita da una realtà della società civile africana, su cui riflettere confrontarsi. Per questo stiamo preparando una piccola pubblicazione, incentrata sulla figura di Famarà Basse presidente dell’associazione ADAF Yungar, che distribuiremo ai Soci, ai nostri sostenitori e alle altre persone o associazioni interessate. 3 Nei primi mesi del 2004, soprattutto in occasione di una missione a Dakar da parte di una delegazione ALE G. (fine marzo), è stato impostato il progetto “COOPERARE PER CRESCERE” avente i seguenti obiettivi: - realizzare un’aula informatica in una scuola elementare di Dakar, capitale del Senegal, frequentata da 345 bambini e bambine; - contribuire alla formazione, a Milano presso il Politecnico, di tre giovani senegalesi per metterli in condizione di diventare i “formatori“ degli insegnanti e dei bambini della scuola elementare. Il progetto aveva individuato, quale partner senegalese, APEF (una associazione no profit di Dakar) e di due strutture qualificate nel campo dell’informatica: Politecnico Innovazione di Milano ed il Dipartimento di Informatica dell’Università di Dakar. Il progetto “COOPERARE PER CRESCERE” poteva contare su un contributo di 40.000 euro della Fondazione Carialo a fronte di un costo complessivo di 92.000 euro: costi necessari per la formazione dei giovani senegalesi ma soprattutto per attrezzare l’aula informatica con l’acquisto di 12 Personal Computer, delle stampanti, dei programmi e delle licenze, degli arredi. Tutto era pronto per l’avvio operativo del progetto quando, nel luglio 2004, in occasione dell’iniziativa “Estate a Dakar 2004” abbiamo conosciuto maggiormente l’associazione APEF che doveva rappresentare il principale interlocutore in Senegal: ci siamo trovati di fronte a comportamenti inaspettati e che hanno fatto venir meno il rapporto di stima e di fiducia. Per mettere al corrente i nostri Soci di questo fatto spiacevole (che avremmo preferito non avere ma che non possiamo ignorare e nascondere) riportiamo la lettera inviata ad APEF all’inizio di settembre 2004. “Alla metà di luglio 2004, in occasione del Progetto “Estate a Dakar”, nel corso degli incontri con il nostro rappresentante Sig. Ass Casset (e successivamente nella COOPERAZIONE Dal progetto “COOPERARE PER CRESCERE” al progetto BAOBAB lettera a noi inviata in data 18 luglio 2004) avete considerato la nostra Associazione come poco seria, che non mantiene gli accordi stabiliti. Abbiamo ritenuto, in quel momento, di non procedere a sterili polemiche e abbiamo dato priorità all’esperienza che i bambini ed i ragazzi senegalesi, venuti dall’Italia, stavano iniziando a Dakar. Vi abbiamo autorizzato ad utilizzare, nonostante i diversi accordi, le risorse destinate al progetto “Cooperare per crescere” e vi abbiamo inviato ulteriori risorse per assicurare una bella e positiva esperienza ai bambini. Dal nostro punto di vista possiamo comprendere che ci possano essere state incomprensioni e diverse interpretazioni: quello che non possiamo accettare sono le considerazioni di non serietà e di non mantenimento degli accordi. La nostra piccola Associazione ha realizzato, in questi anni, diversi microprogetti a favore di bambini di altri Paesi; sempre, alla base di queste iniziative, si è stabilito un rapporto di rispetto, di stima, di collaborazione con altre Associazioni partner, premesse indispensabili per lavorare assieme e per ottenere risultati positivi a favore dei bambini interessati dai progetti. Riteniamo (dopo una attenta riflessione del Consiglio Direttivo) che queste premesse siano venute meno nel rapporto con la vostra Associazione e che, pertanto, non sia possibile dare seguito alla realizzazione del progetto “Cooperare per crescere”. Siamo spiacenti per questo, soprattutto per i bambini della scuola di Baobab; anche perché le attività erano state, da parte nostra ed in collaborazione con Politecnico Innovazione, tutte impostate adeguatamente. Alla Fondazione Cariplo comunicheremo la rinuncia al finanziamento accordato. In maniera diretta proporremo alla Direzione della scuola di Baobab alcune iniziative a favore dei bambini della scuola stessa.” In applicazione di quanto dichiarato, con lettera del 20 settembre 2004 alla Fondazione Cariplo, abbiamo comunicato la rinuncia al finanziamento accordato “ritenendo più serio interrompere a questo punto il progetto per non incorrere in un insuccesso ancora più grave e più difficile da gestire”. Abbiamo inoltre scritto al Direttore della scuola elementare di BAOBAB (Dakar), presso la quale doveva essere realizzata l’aula informatica. Sulla base di un progetto già in atto (che ci avevano illustrato nel corso della nostra visita nel marzo 2004) che prevede il miglioramento della qualità dell’insegnamento e lo sviluppo della lettura, abbiamo proposto alla scuola di sostenere, come ALE G., alcune attività di supporto alla didattica quali: - la dotazione di testi scolastici e di materiale didattico agli alunni in situazione di disagio; - il potenziamento della biblioteca scolastica con la dotazione di testi e di materiale; - la fornitura di due personal computer - la formazione degli alunni. Nel formulare questa proposta, da sostenersi interamente con risorse dei soci e dei sostenitori dell’associazione, abbiamo chiesto di comunicarci le esigenze prioritarie della scuola stessa, così da adeguare il nostro progetto a questi bisogni. Sulla base della risposta metteremo a punto il progetto nei contenuti e nel budget, prevedendo le iniziative (alcune già realizzate, quali il concerto gospel del Coro IncontroCanto che si è tenuto il 20 novembre a Lomagna) di raccolta dei fondi ed i tempi di versamento delle risorse direttamente alla scuola Baobab di Dakar. 4 cooperazione Un viaggio in Marocco Il progetto “Sorriso” (sostegno ai bambini disabili di Kasba Tadla in Marocco), iniziato nel 2003, si è concluso nella primavera di quest’anno con l’invio, a completamento del materiale già inviato nell’autunno scorso, di due attrezzature per il recupero motorio degli arti inferiori, denominate “Fleche à confectionner”, e di una terza tavola di verticalizzazione. Durante il mese di agosto 2004 una delegazione Ale G. (Isidoro, Lela, Alessia, Angela, Piera e Rinaldo) è stata ospite dall’Association des Personnes Handicappées (A.P.H.) presso la cittadina di Kasba Tadla, nel centro del Marocco. L’organizzazione del soggiorno è stata ottima, così come l’accoglienza che i membri dell’associazione ci hanno riservato. La cerimonia di benvenuto – un dattero, un sorso di latte e uno spruzzo di acqua di arancia sulla soglia della porta di casa poco prima di accedervi – ha mostrato, molto più che mille parole, il calore con il quale siamo stati accolti. Il giorno dopo il nostro arrivo è stato dedicato agli incontri “ufficiali”. Una riunione tra l’Association des Personnes Handicappés (A.P.H.) e Ale G., nella quale si è parlato della nascita e della storia delle due associazioni, delle reciproche attività e dell’intenzione da parte di entrambe di mantenere il rapporto di collaborazione instauratosi durante il progetto “Sorriso”. C’è stato poi un incontro con le autorità ufficiali dell’amministrazione comunale, nel quale si è discusso dei problemi della cittadina di Kasba Tadla e dei progetti futuri che l’amministrazione intende realizzare. La visita più interessante, tuttavia, è stata al centro di riabilitazione e di recupero motorio per i bambini disabili, creato e gestito dalla A.P.H. Malika, la fisioterapista volontaria dell’associazione, ci ha fatto da guida, spiegandoci come funziona il centro e mostrandoci la palestra con le apparecchiature da lei utilizzate, la maggior parte delle quali erano proprio quelle fornite da Ale G. attraverso il progetto “Sorriso”. Ci ha illustrato, inoltre, come vengono organizzati i diversi interventi, l’elenco di tutti i bambini e ragazzi in cura presso il centro e le difficoltà che molto spesso si incontrano nel convincere le famiglie a non nascondere l’handicap e a rivolgersi al centro per una corretta rieducazione – riabilitazione del bambino o ragazzo disabile. Questa esperienza ci ha dato l’opportunità di conoscere una associazione ben organizzata, che ha a cuore il benessere dei bambini disabili e delle loro famiglie, proprio perché nata e gestita direttamente da persone disabili. Lo scambio avvenuto durante il nostro soggiorno in Marocco ci ha arricchito e spronato a continuare lungo questo percorso di collaborazione e partnership con associazioni di altri paesi. Cogliamo qui l’occasione, inoltre, per ringraziare tutti coloro che hanno finanziato il progetto e, in particolare, “Operazione Babbo Natale” di Osnago, Dario Comi di Lomagna, i lavoratori della “Casa di Cura” di Lecco e il Gruppo Interfiere di Milano. Alessia 5 LA SCUOLA INTERCULTURALE La classe multietnica La classe multietnica è una classe dove sono presenti alunni che provengono da diversi paesi stranieri ed è ormai una realtà diffusa nelle nostre scuole: nella scuola elementare e media inferiore, dove si parla di una media del 10%, ma sta diventando significativa anche nella scuola superiore. Le ragazze e i ragazzi stranieri arrivano da diversi paesi, con la ricchezza di conoscere un’altra lingua, diverse abitudini, riferimenti, conoscenze. Come si diceva, parlano una lingua diversa dalla nostra e, frequentando la scuola italiana, ne impareranno una in più. Che fare di fronte a questa nuova sfida? Alcuni ne vedono soprattutto l’aspetto problematico. L’impegno richiesto agli insegnanti è notevole, dal momento che i continui tagli fatti dal governo alla voce istruzione hanno via via ridotto le risorse disponibili ed è diventato sempre più difficile avere i supporti educativi adeguati per l’inserimento dei nuovi alunni stranieri. Ancora una volta la scuola pubblica è chiamata a garantire un buon livello di offerta formativa, senza avere i necessari stanziamenti finanziari e i supporti educativi adeguati. Però la presenza di alunni che provengono da tante parti del mondo è una sfida e un’opportunità da non sottovalutare anche per gli alunni italiani, che hanno così l’occasione di aprirsi al confronto e alla conoscenza di altre realtà. Ultimamente durante una lezione in una prima media si parlava della famiglia italiana “tipo”, costituita da madre, padre e uno o due figli. Anche le famiglie della classe rispondevano a questo modello. Durante la conversazione è intervenuta Yara, alunna di origine egiziana che ha chiesto:” Perché in Italia in famiglia ci sono pochi figli? In Egitto ci sono molti bambini in ogni famiglia.” Stupore degli alunni italiani che pensavano che in tutto il mondo ci si comportasse come nel nostro paese e invece…... Ecco che conoscendo altre realtà i ragazzi cominciano a capire le ragioni di comportamenti culturali diversi, che potranno in seguito condividere o con cui potranno essere in disaccordo. Nel frattempo, però, è stato loro proposto il confronto e hanno imparato ad ascoltare le ragioni degli altri, senza rifiutare a priori la diversità per frettolosità o diffidenza. D’altronde da sempre ogni classe è stata portatrice di diversità culturale. Senza scomodare De Amicis, quante microcultu- re, a cui non abbiamo mai dato importanza o risalto, erano presenti nelle nostre classi? Ma c’era sempre il programma che incombeva. Anche ora potremmo essere tentati di lasciarci travolgere dai tempi di presentazione dei contenuti, perdendo di vista l’occasione che prepotentemente ci viene offerta di allargare l’orizzonte dei nostri ragazzi, senza peraltro perdere di vista il program- ma. Si può anzi svilupparlo, anche facendo educazione interculturale. Dovendo fare una bilancio penso, come insegnante, di poter dire che è sicuramente una sfida, a volte faticosa e impegnativa, ma anche ricca di soddisfazioni, di un respiro educativo che ci abitua ad essere realmente cittadini del mondo, capaci di incontro e confronto con gli altri. Corso di formazione 2004 per insegnanti Tra il 20 ottobre e il 3 dicembre si è svolto, presso l’Istituto Comprensivo di Robbiate, un Corso per insegnanti della scuola dell’obbligo organizzato dall’ALE G. nell’ambito del progetto “Per sentirti meglio”, progetto che prevede, in coerenza con il lavoro che l’Associazione stessa sta attuando da vari anni, proposte di collaborazione e di aiuto per coloro che hanno responsabilità educative verso i bambini in generale e in particolare verso quelli che si trovano in condizioni di disagio, quali i piccoli immigrati. Il benessere dei bambini infatti non può essere disgiunto da quello degli adulti con i quali si relazionano, stabilendo dei rapporti affettivi importanti. Anche le relazioni con i pari risultano talvolta problematiche poiché gli stessi possono essere portatori di chiusure e stereotipi, appresi nell’ambiente di vita, verso i compagni in qualche modo “diversi”. La scuola e il sistema educativo in genere si trovano quindi in difficoltà nell’ affrontare il discorso interculturale, a cominciare dal problema di integrare nella classe o nel contesto scolastico più ampio i bambini provenienti da culture “altre”. Il discorso dell’accoglienza e dell’integrazione, però non va disgiunto da quello più generale dell’intercultura se non si vuole semplicemente “assimilare” i neoarrivati, perseguendo la loro omogeneizzazione invece di fare della loro presenza un’occasione di confronto, di scambio, di apertura di nuovi orizzonti, in poche parole di arricchimento culturale e umano per tutti. Questo lungo discorso introduttivo intende chiarire le motivazioni che spingono l’Associazione a pensare ed organizzare corsi per insegnanti, quale è quello appena concluso. Tenendo presente il problema più ampio dell’intercultura, durante il primo incontro si è proposto un blob (spezzoni di film), con immagini tratte da prodotti attualmente in commercio, che hanno dato l’idea dei molteplici discorsi implicati nell’intercultura stessa: l’immigrazione (non solo quella di oggi, ma anche del passato in cui gli Italiani erano coinvolti in prima persona), lo sfruttamento, il disagio, gli incontri/scontri dovuti a culture diverse, gli stereotipi e i pregiudizi che possono portare a posizioni razziste. Dopo questo primo impatto, in un certo senso globale, atto a far prendere consapevolezza delle problematiche sottese e a suscitare discussioni, si sono previste lezioni specifiche riguardanti il bambino straniero e la sua famiglia, cioè il disagio e la messa in discussione dei ruoli nella famiglia stessa, e quanto la scuola può fare per accogliere i nuovi alunni, tenendo conto delle loro iniziali difficoltà. Si è presentato quindi un percorso di accoglienza, seguito da una proposta di mediazione linguistica, culturale e interculturale tesa alla prevenzione e alla soluzione di conflitti. Con una successiva discussione sulla questione della lingua sia del quotidiano che dello studio si è inteso dare ai docenti strumenti elaborati in varie sperimentazioni che possono aiutare non solo il bambino, ma anche gli insegnanti stessi. Alla fine si sono proposti quattro laboratori in cui i partecipanti hanno sperimentato su di sé metodologie finalizzate all’incontro di culture e alla comprensione di linguaggi “altri” che aprono a nuovi saperi. Come già scritto nell’introduzione alla proposta presentata al Collegio Docenti di Robbiate, il discorso dell’educazione interculturale e della didattica connessa rappresenta un lungo e impegnativo processo; il corso ha costituito solo un primo passo, a cui dovrebbero poi seguire altri approfondimenti, mirando ad una pedagogia interculturale che diventi veramente strumento efficace per costruire un futuro di convivenza pacifica. L’iniziativa ha avuto un discreto successo: ai 30 insegnanti iscritti all’inizio se ne sono via via aggiunti altri, provenienti da varie scuole del meratese, coinvolti da colleghi che già frequentavano il corso. 6 CORSI ALE G. Il laboratorio di cucito Dalla scuola di italiano per donne straniere è nato un altro spazio di incontro: il laboratorio, che risponde ad un’esigenza molto viva in tutte noi, quella di fare qualcosa con le nostre mani. In genere, quando un’allieva ha imparato sufficientemente la lingua, lascia la scuola per andare a lavorare; ma ci sono anche delle donne che non hanno ancora trovato una piena occupazione e altre che, per esigenze di famiglia, non possono andare a lavorare fuori casa. Allora, abbiamo pensato, perché non mettere a frutto le abilità che ciascuna possiede, unire le forze ed essere, a turno, alunna e maestra? Dal mese di gennaio ci siamo trovate il lunedì pomeriggio, per 2 ore circa: un gruppetto di 10-12 donne, più 2 volontarie. All’inizio abbiamo fatto l’inventario dei nostri “beni” e delle nostre abilità. Ci sono state regalate alcune vecchie macchine da cucire ancora funzionanti, una macchina per maglieria, stoffe e lane in una certa quantità, alcune di noi sanno tagliare con un modello, altre sono capaci di cucire a macchina, alcune sanno ricamare, altre lavorare anche molto bene all’uncinetto. Ci siamo messe all’opera e prima delle vacanze estive abbiamo realizzato dei bei cuscini, qualche borsa, alcuni abitini per le bambine più piccole, pantaloncini per i maschietti e anche qualche abito per le mamme. La motivazione a realizzare qualcosa di pratico è forte, come anche il desiderio di imparare cose nuove e di fare da sé. C’è stata molta collaborazione, e anche molta allegria nel nostro laboratorio, perché mentre si lavora con le mani si può chiacchierare… In ottobre abbiamo ripreso con il programma di incontrarci non solo il lunedì pomeriggio, ma anche il mercoledì mattina, dalle 9,30 alle 12 circa. I progetti in fase di realizzazione sono adesso delle coperte patchwork piccole e grandi, per le quali stiamo utilizzando dei bei campionari di stoffa che ci sono stati regalati; in seguito passeremo al lavoro di maglieria, con l’aiuto di un’esperta e poi… ci verranno sicuramente delle altre idee. Intanto qualcuna ha già suggerito di fare, ogni tanto, un po’ di cucina insieme. Il laboratorio ha ancora bisogno di migliorare l’organizzazione; per esempio, al momento è riservato alle donne che abitano a Lomagna o che possono venire con mezzi propri, ma ci sarebbero altre persone interessate e qui nascono i problemi di trasporto. Se, leggendo questo articolo, vi è venuta la voglia di collaborare in qualche modo, anche solo saltuariamente, con suggerimenti o altro, vi aspettiamo! E intanto vi ringraziamo cordialmente. Adriana I pensieri di un’insegnante Quando ho dato la mia disponibilità per questo “lavoro”, ero contenta, entusiasta, ma soprattutto curiosa. Ho seguito il primo corso per insegnare la L2, ho preso nota scrupolosamente e col mio bagaglio di esperienze di insegnante elementare, ho affrontato il primo incontro con le donne “extracomunitarie”. Le mie prime “alunne” venivano dal Burkina Faso, avevano foulard sgargianti che si acconciavano come turbanti, dapprima timide, ma poi più rilassate. Una era più aperta, desiderosa di imparare a tutti i costi, le altre più chiuse, impacciate. Non erano mai andate a scuola, non ave- …entusiasmo, paura, avvilimento, ma sempre amiche e col piacere di ritrovarsi tutte… vano il concetto di spazio sul foglio, erano poco coordinate; io cercavo di comunicare a loro la mia disponibilità, di incoraggiarle, di spronarle, di sostenerle…Forse il mio atteggiamento era accompagnato da un senso di impotenza, da un’incapacità di affrontare la situazione, di inadeguatezza per le carat- teristiche di questa nuova relazione educativa. Le ”alunne” probabilmente coglievano questa mia ambivalenza, probabilmente leggevano nei miei occhi la delusione, per quanto la frustrazione non era per loro, ma per me, per la mia stupida presunzione, per la mia sciocca superiorità. Gli strumenti che io conoscevo non erano sufficienti, c’era qualcosa che non andava in me…. Non avevo capito! Loro erano prima di tutto persone coraggiose, donne forti che avevano lasciato il loro paese (alcune vi avevano lasciato anche i bambini) per un posto migliore. Lottavano certo tutti i giorni in un luogo estraneo, così diverso e lontano dal loro mondo. Si sentivano certo sole, vergognose, impacciate. Prima di tutto volevano essere accolte, accettate, capite, trovare calore e affetto… Hanno imparato l’italiano? Un pochino parlano, capiscono di più, provano a scrivere e a leggere. Adesso io ho finalmente compreso che la cosa più importante per tutti noi che frequentiamo ALEG è stare insieme, confrontarsi, divertirsi e intanto raccontarci le nostre storie, parlare di figli, di religione, di cucina; perciò impariamo tutte insieme molte cose, le une dalle altre, ma apprendiamo anche un po’ d’italiano, un po’ di arabo, un po’ di burkinabé, un po’ di wolof e ……quant’altro. Graziella 7 CORSI ALE G. Il computer... non fa più paura! Il computer……non fa più paura ! E’ quello che dicono le 20 persone che si sono iscritte con 20 euro al Corso di Informatica Applicata rivolto agli stranieri iniziato il 13 ottobre presso l’Associazione AleG di Lomagna. Il computer in effetti è ormai utilizzato in ogni settore di attività : industria, commercio, casa, scuola ecc. diventando un fenomeno importante sia dal punto di vista industriale che economico, ma ancora più notevole è l’impatto che esso ha avuto nel modo di pensare e di lavorare sia di gruppi di persone nelle aziende che del singolo utilizzatore domestico. Infatti anche per l’utente privato il computer e le sue possibilità : videoscrittura, fogli di calcolo, foto, film, musica, e-mail, internet ecc. giocano un ruolo importante di nuove opportunità di informazione e di lavoro. Nelle aziende poi si registra un continuo incremento nel fabbisogno di personale dotato di conoscenze informatiche ed è quindi fondamentale oggi per qualsiasi tipo di preparazione culturale e professionale avere un minimo di padronanza dei concetti di base. Purtroppo, molto spesso, attorno al “personal computer” e a tutto ciò che lo riguarda si sono create barriere ideologiche ed economiche per cui diverse persone, quasi con reverenziale timore o per motivi economici ne sono rimaste lontane rinunciando così alle innumerevoli opportunità che esso offre. In questo corso cerchiamo di far capire che è importante avvicinarsi al computer con serenità: non è altro che uno strumento in grado di svolgere varie funzioni che possono esserci utili, è pertanto necessario rimuovere quell’alone di mistero che lo circonda creando in taluni un senso di timore e diffidenza. In ogni incontro si cerca di evitare ogni descrizione troppo tecnicistica che potrebbe concorrere ad aumentare lo scetticismo dell’utente verso il computer, anzi, mettendo direttamente in pratica la teoria e seguiti “personalmente”gli studenti possono rendersi conto dei propri progressi, lezione dopo lezione. Per gli stranieri che volessero imparare è questa una opportunità unica: il corso pomeridiano o serale è strutturato in 25 incontri settimanali che, partendo dagli argomenti di base, porterà gli iscritti a utilizzare correttamente Microsoft Word, Microsoft Excel, Internet Exploreer e superato un test finale ad ottenere un attestato di frequenza. Antonio Il mercoledì pomeriggio Come ogni mercoledì da quando è cominciata la scuola, anche oggi ho trascorso il pomeriggio a Lomagna, presso la sede dell’associazione Ale G. Qui, infatti, si tiene il doposcuola per gli studenti stranieri residenti in paese, a cui collaboro in qualità di operatrice. Ma non sono da sola (per fortuna!). Anzi, sono aiutata da altre quattro studentesse universitarie che volontariamente vengono a dare il loro contributo in quanto i ragazzi che vi partecipano costituiscono un gruppetto piuttosto numeroso ed eterogeneo. Essi hanno età differenti, pertanto, per sfruttare al meglio il tempo a disposizione, si è pensato di dividere il pomeriggio in due parti: la prima, dalle 14:00 alle 16:00, è dedicata ai compiti dei bambini delle elementari (che sono 7), la seconda è riservata agli alunni delle medie e superiori (8). Questo è il secondo anno in cui ha luogo tale esperienza che, come è accaduto le ultime due estati, viene proposta anche nel mese di luglio per facilitare lo svolgimento dei compiti estivi. Tale sostegno rientra in un progetto più esteso intitolato “... di tutti i colori” e dedicato all’integrazione dei minori stranieri. Ad esso hanno aderito anche altre realtà presenti sul territorio quali la cooperativa “La Grande Casa”, i missionari della Consolata, la parrocchia di S. Zeno e la cooperativa “Atipica”. Lo scopo precipuo del nostro intervento è certamente favorire una buona riuscita scolastica, offrendo un supporto nello svolgimento dei compiti scolastici in considerazione delle difficoltà che le famiglie immigrate incontrano nel seguire a casa i propri figli a causa della scarsa conoscenza della lingua italiana. Gli obiettivi del doposcuola sono la trasmissione di un corretto metodo di studio e il raggiungimento da parte dei bambini di un adeguato livello linguistico. A proposito di quest’ultimo aspetto, segnalo che ogni giovedì pomeriggio, per due ore, durante tutto il periodo scolastico, presso la sede del c.a.g. di Lomagna, è attivo un laboratorio linguistico che mira al consolidamento della conoscenza della lingua italiana. Tuttavia, oltre a questi obiettivi prettamente linguistico-scolastici, si contemplano anche altre finalità. Ad esempio, la valorizzazione della cultura d’origine di questi bambini affinché, attraverso un processo di ridefinizione e riappropriazione della propria identità culturale, si sentano apprezzati, non discriminati e possano intraprendere un percorso di crescita e di costruzione della propria personalità, superando eventuali disagi provocati da un difficile e sofferto inserimento nel tessuto sociale. In questo l’associazione gioca un ruolo fondamentale perché ha modo di intervenire laddove, invece, la famiglia è spesso impossibilitata ad agire a causa della scarsezza di strumenti per la mediazione tra cultura d’origine e cultura ospitante. La diversità culturale che rende speciali questi bambini è un patrimonio che non deve assolutamente andare perduto. Ad essi deve essere data la possibilità di farsene ambasciatori presso il paese che li ha accolti affinché tramite la conoscenza reciproca si attui un’integrazione intelligente e fruttuosa per entrambi. Michela 8 PROGETTI In rete per il mondo Il progetto “In rete per il mondo” ha l’obiettivo di migliorare i servizi offerti agli immigrati e alle loro famiglie nella zona del meratese e casatese. Per far questo, quattro associazioni che già operano in questa zona (La Grande Casa di Monticello, associazione Ale G., associazione ANOLF, associazione Namasta di Bevera) hanno deciso di coordinarsi e di mettere in comune le esperienze maturate. Ognuna di queste associazioni, attraverso i propri operatori, cerca di dare un aiuto concreto alle persone immigrate, innazitutto ascoltando le loro esigenze e poi fornendo informazioni e assistenza nel compilare le pratiche e nel rapporto con la Questura e con gli altri Enti. Il progetto, avviato a ottobre, prevede degli incontri periodici tra gli operatori degli sportelli: è così possibile socilizzare le migliori moda- lità individuate e migliorare il servizio offerto, sia nella modalità che nel contenuto. Con questo progetto, finanziato in parte dalle Regione Lombardia sulla legge 40, non volgliamo sostituirci ai Comuni e agli altri Enti. Intendiamo anzi realizzare “una rete” che colleghi i diversi servizi, sia pubblici che privati, che gli immigrati possono trovare sul territorio; in collaborazione anche con lo Sportello Unico provinciale avviato a suo tempo dalla Provincia. Il progetto prevede inoltre la realizzazione di una carta dei servizi. Cosa intende essere questa carta? Come ben sappiamo i bisogni di una persona immigrata che si trova a vivere nei nostri paesi sono tanti: il permesso di soggiono, il lavoro, la casa, il ricongiungimento familiare, la scuola per i figli. Per alcune di queste, in base alle leggi e alle normative italiane, esistono dei precisi riferimenti: ad esempio per i permessi di soggiorno occorre rivolgersi alla Questura; per l’iscrizione di un bambino alla scuola occorre rivolgersi alla scuola del proprio paese. Per altre esigenze, non esistono dell Istituzioni Pubbliche che svolgono direttamente un servizio d’aiuto: ad esempio, per la ricerca del lavoro operano società e agenzie che favoriscono l’incontro tras che cerca un lavoro e chi cerca un lavoratore. La carta vuole essere allora uno strumento, a disposizione degli immigrati e delle loro famiglie, per conoscere i servizi che possono essere d’aiuto e per sapere dove si trovano gli sportelli che assicurano questi servizi. All’interno del progetto è stata prevista l’apertura di nuovi sportelli sul territorio: come associazione ALE G. abbiamo curato i nuovi sportelli a Osnago e a Paderno D’Adda, in collaborazione con i rispettivi Comuni. Questa maggiore diffusione consente di distribuire in modo più adeguato gli “utenti” che continuano, in parte, a frequentare l’ormai consolidato sportello del sabato mattina a Lomagna. Il fulcro del servizio di informazione e di supporto agli immigrati e alle loro famiglie resta naturalmente Ass Casset, mediatore culturale con vasta esperienza, nonché vice presidente della nostra associazione. A Braccia Aperte Con la fine dello scorso anno scolastico si sono concluse le animazioni interculturali proposte alle scuole del territorio e finanziate dal progetto A Braccia Aperte. L’esperienza ha avuto un riscontro positivo sia da parte dei bambini, protagonisti degli incontri, sia da parte degli insegnanti, che hanno raccolto suggerimenti per continuare il lavoro sulla didattica interculturale, sia, infine, da parte degli animatori, che hanno ricevuto conferme, ma soprattutto stimoli ulteriori per affinare e migliorare la qualità degli interventi. Il progetto ha coinvolto 73 classi delle scuole elementari e materne di otto istituti comprensivi della zona. Per dare testimonianza del lavoro svolto, rendere accessibili a più persone i presupposti e la filosofia del nostra animazione e fornire uno strumento da cui trarre spunto per una operatività concreta, abbiamo realizzato, a conclusione del progetto, una breve pubblicazione sulla animazione interculturale. L’opuscolo riporta un’introduzione sul significato d’interculturalità, approfondisce l’importanza della fiaba come strumento di conoscenza di sé e degli altri e la centralità del racconto come occasione di espressione e di relazione. L’ultima parte dello scritto fornisce alcuni suggerimenti per impostare il lavoro di laboratorio creativo, importante risorsa per dare la possibilità ai bambini di vivere anche a livello espe- rienziale ed emotivo un momento positivo e coinvolgente di incontro con “l’altro”. Dalla pubblicazione riportiamo una breve citazione tratta da uno scritto dell’educatore-favolista Stefano Paganini, il cui pensiero esprime compiutamente il senso profondo dell’animazione interculturale da noi proposta. “Le storie sono un eccellente strumento per favorire l’utilizzo del proprio inconscio. In questo modo ai bambini si dà una delle tante occasioni che concorrono alla costruzione della loro identità, li si aiuta non certo a uscire dalla realtà, ma a collocarsi in essa. Questo succede anche nel gioco di finzione dove, per capire quali sono le ragioni del ruolo della mamma, della maestra - o per capire qualcuno molto diverso da noi – il bambino gioca a interpretare direttamente questi ruoli, mettendo in atto un istintivo decentramento da sé che gli permette di capire meglio chi sono queste persone, cosa fanno e perché lo fanno. Se il suo ruolo, il suo posto nel gruppo sociale a cui appartiene viene compreso attraverso l’immagine che viene rimandata a lui dagli altri, quale approfondimento migliore del tema se non cambiare prospettiva, “punto di vista”, provare a spostarsi sugli altri ruoli per guardarsi e guardare in un altro modo e capirsi e capire di più e accettarsi e accettare di più? A questo, sicuramente serve una storia da raccontare.” 9 PROGETTI estate a DAKAR Dal 14 luglio 2004 al 30 agosto 2004 tredici ragazzi Senegalesi che vivono nella Provincia di Lecco, di un età compresa tra gli otto e quattordici anni, hanno intrapreso un viaggio al loro paese d’origine , accompagnati da un mediatore culturale. Il viaggio rientrava all’interno di un progetto denominato “Per sentirti meglio…” organizzato dall’associazione Ale G. in collaborazione con quella dei Senegalesi di Lecco grazie al finanziamento della Regione Lombardia (legge regionale n°23). L’obiettivo era quello di far riscoprire ai ragazzi le loro radici, poiché qualcuno di loro aveva lasciato il suo paese molto presto oppure non era mai stato in Senegal. Le prime quattro settimane sono state belle e ricche di insegnamenti, nella misura in cui i ragazzi hanno avuto la possibilità di conoscere meglio il Senegal, toccando cosi con mano gli aspetti culturali e tradizionali del loro paese grazie anche a visite guidate nell’isola di Gorée, che è patrimonio mondiale dell’Unesco, al parco degli animali, alle due colline di Dakar, al mercato Sandaga ecc…ma anche grazie ai vari laboratori di manipolazione di oggetti musicali, balli e canti popolari, poesie, giochi ecc. Il fatto di dormire dai loro nonni, zii e parenti e di passare poi l’intera giornata, dalle 10,00 alle 18,30, con gli animatori del centro ha dato loro la possibilità di acquisire e approfondire certi valori che qualcuno di loro aveva perso come ad esempio la solidarietà, lo stare insieme al gruppo seguendo le regole, l’amicizia, il rispetto delle persone anziane ma anche condividere con gli altri momenti di gioia e frustrazioni. Le due ultime settimane sono servite ai ragazzi per fare visita ad altri parenti che vivono in alcune regioni, province e villaggi del Senegal. Durante l’ultimo giorno di quest’esperienza l’amarezza di dover rientrare in Italia era palpabile negli occhi e nelle espressioni della maggiore parte di loro. Penso che tale esperienza dovrebbe essere ripetuta, soprattutto per l’interesse e la curiosità dimostrata sia dai ragazzi che dai loro genitori. UNA ESPERIENZA IN SENEGAL La scorsa estate ho voluto dedicarla ad una esperienza che mi permettesse di andare alla scoperta di un nuovo paese e che allo stesso tempo mi facesse sentire utile. Per questo motivo, mi sono proposta all’associazione Ale G., per accompagnare, insieme ad Ass Casset, un gruppo di quattordici bambini in Senegal. Obiettivo del progetto, “Estate a Dakar”, era permettere ai bambini figli di immigrati di approfondire la conoscenza del loro paese d’origine. Questo è avvenuto attraverso la permanenza a Dakar per un periodo di 45 giorni, durante i quali i bambini hanno vissuto con nonni e zii, svolto attività ricreative e gite volte al raggiungimento dello scopo del progetto. Così è stato!! Per quattro settimane i bambini hanno avuto la possibilità di frequentare i coetanei senegalesi e condividere con loro abitudini differenti. Interessante è stato notare come i loro stili di vita siano diversi in molteplici atteggiamenti; dal modo di giocare a quello di comunicare. Questa esperienza ha permesso a tutti noi di andare alla scoperta di posti incantevoli come l’isola di Gorée, di assaporare odori, colori e sensazioni della capitale e di passare giornate piacevoli a cantare e ballare sulla spiaggia o in piscina. Del Senegal, paese colorato e ritmato, rimane ora un ricordo indelebile per il quale ringrazio l’associazione ed Ass Casset. Pamela 10 PROGETTI Dâr: star bene in famiglia, a scuola, con gli altri Si è avviato il nuovo progetto presentato da Ale G. per l’anno 2005 e finanaziato grazie alla legge regionale 23 sulla famiglia. Il lavoro continuo che l’associazione porta avanti da diversi anni sulle problematiche relative alla migrazione conferma ogni giorno di più la necessità del coinvolgimento, negli interventi di sostegno, della famiglia immigrata nella sua interrezza. Le azioni di questo nuovo progetto intendono affrontare, come tematica principale e sperimentale, le difficoltà che i minori stranieri ricongiunti, (cioè rimasti nel paese di origine, affidati alle cure di parenti e poi portati in Italia dai genitori già da tempo immigrati) incontrano nella socializzazione e nell’apprendimento scolastico. Grazie all’esperienza, alle attività di indagine e al lavoro di documentazione siamo giunti a credere che molte di queste difficoltà dipendano sicuramente dallo sradicamento dal paese d’origine, e in particolare dal distacco dalle figure parentali sostitutive dei genitori; dall’altra, dal vuoto di relazioni creatosi a causa del periodo di lontananza da uno o, addirittura, da entrambi i genitori. Ecco spiegato il titolo del progetto: dâr, nella lingua araba, è il termine per definire la casa, intesa come “focolare”. L’accezione italiana che a noi sembra più appropriata in questo caso è “dimo- ra”, dal verbo latino demorari che significa indugiare, luogo nel quale è dunque possibile fermarsi e costruire relazioni stabili. Tali relazioni sono il punto di partenza per una crescita corretta e sana che coinvolge anche le istituzioni educative “esterne”, in primis la scuola. E’ proprio pensando a queste relazioni che si è sviluppata l’azione principale del progetto, una azione sperimentale che ha come obiettivo di aiutare i minori a riconoscere, a sentirsi accolti nei nuovi luoghi di abitazione, nella loro casa come luogo delle relazioni, della cura, delle emozioni, dell’apertura verso gli altri. E’ estremamente importante, quindi, sostenere i genitori nella mediazione tra i sistemi educativi originari e quelli del paese d’immigrazione con i quali ogni giorno i loro figli si confrontano e ne colgono le diversità. Tale azione vede, inoltre, la collaborazione dell’ente locale e dell’isitutzione scolastica tramite un lavoro di supervisione e monitoraggio. A fianco di questa azione ce ne sono altre tre che consentono il normale svolgimento delle attività “storiche” di Ale G.: uno spazio di aggregazione per donne immigrate, all’interno del quale c’è il corso di lingua italiana, ormai consolidatosi negli anni, e la novità di un laboratorio di cucito e ricamo, gestito dalle donne stesse con l’aiuto di due volontarie Ale G. e dal Gruppo Noi Donne di Lomagna. Tale laboratorio è stato progettato pensando proprio alle competenze di cui le donne sono portatrici, competenze che vengono così valorizzate e accresciute in un’ottica di accrescimento di autonomia e sfida personali. Vi sono poi i corsi di formazione e aggiornamento per operatori e volontari che coinvolgono gli educatori-facilitatori coinvolti nel nuovo progetto, le insegnanti dei corsi di italiano per le donne e i facilitatori linguistici che operano nelle scuole del territorio. In ultimo, ci sarà ancora per quest’anno lo spazio di consulenza, di incontro e confronto per insegnanti, facilitatori d’apprendimento, educatori, operatori sociali, mediatori linguistico culturali e animatori. Uno spazio che si avvale di un fornito patrimonio librario e documentativo, con una biblioteca specializzata mirata alle tematiche della didattica interculturale e dell’insegnamento dell’italiano come seconda lingua seconda, della globalizzazione e dei diritti dei bambini, nonché di una sezione dedicata interamente alle fiabe provenienti da tutto il mondo. La biblioteca si avvale, inoltre, del supporto del sito internet dell’associazione, grazie il quale si potrà accedere direttamente alla bibliografia. Quota adesione 2005 per i soci Il Consiglio Direttivo, nella riunione del 11 novembre 2004 ha confermato in 6 euro la quota di adesione per l’anno 2005, sia per i Soci annuali che per i nuovi Soci. La quota può essere versata direttamente agli attivisti dell’associazione, oppure presso la sede (a Lomagna in via D’Adda Busca 11/a), oppure versata attraverso il bollettino postale che trovate allegato alla news. Eventuali contributi all’Associaiozne da parte dei Soci e di sostenitori possono essere versati utilizzando lo stesso bollettino postale o attraverso bonifico bancario ai seguenti riferimenti: Banca Popolare di Sondrio – agenzia di Casatenovo c/c n° 28/0020157 intestato a “Associazione Ale G.” cod. ABI 05696 cod. CAB 51120 Cin B 11 Il bilancio 2003 RICAVI Euro QUOTE ASSOCIATIVE..................................................747,50 CONTRIBUTI da Enti Pubblici: Comune di Lomagna........................................................1.000,00 Progetti: Incontro nel cerchio, Regione Lombardia.......................1.962,54 Arrivo anch’io mi accompagni, Regione Lombardia....17.150,00 A braccia aperte, Regione Lombardia............................6.750,00 Piccoli Passi, Comune di Merate ...................................48.774,79 Progetto Betenty, Provincia di Lecco, e Comuni di: Olginate, Osnago, Paderno d’Adda, Pescate ..............10.133,96 da Privati e da Enti Privati: Soci, sostenitori e amici..................................................13.068,14 Altre Associazioni (La Colombina)......................................510,00 Società (Gruppo Interfiere ed altre) .................................8.100,00 PROVENTI DA ATTIVITA’ ISTITUZIONALE (facilitazione linguistica, mediazione culturale, animazione) da Istituti Comprensivi e altre scuole (Brivio, Calco, Cernusco L., Costamasnaga, Galbiate, Lesmo, Missaglia, Olgiate M.) .........................6.891,86 da Comuni (Carnate, Camparada, Ponticello, Ronco B., Usmate, Veduggio) ......................................16..985,64 ASSOCIAZIONE Mantenendo fede ad una prassi di trasparenza instaurata, pubblichiamo il Bilancio consuntivo relativo all’anno 2003, approvato dall’Assemblea dei Soci del 7 aprile 2004. COSTI .......................................................................................Euro SPESE GENERALI Affitto sede ...............................................................5.676,24 riscaldamento, acqua, illuminazione, rifiuti.............1.954,72 spese bancarie............................................................279,13 telefono, fax...............................................................1.981,48 postali ...........................................................................599,96 cancelleria e stampati .................................................977,85 manutenzioni e riparazioni ..........................................670,03 assicurazione per soci e volontari...........................1.413,98 rimborso spese viaggi...................................................72,00 abbonamento a riviste.................................................126,52 SPESE PER ATTIVITA' ISTITUZIONALE pubblicazioni ............................................................3.642,05 pieghevoli, brochure, manifesti, affissione..............2.227,97 aggiornamento sito Internet........................................746,64 doposcuola ..................................................................272,80 invio materiale in Marocco.......................................1.306,00 spese viaggio in Senegal (per accompagnatore e interprete) ....892,43 spese per manifestazioni (SIAE, rimborso).........................608,04 PERSONALE prestazioni coordinate, continuative (3 persone) .......23.553,04 prestazioni occasionali...........................................70.957,88 (Piccoli passi, facilitazione, mediazione, animazione) PROVENTI DA INIZIATIVE E MANIFESTAZIONI Sottoscrizione a premi ......................................................3.701,00 Pranzo, concerto Gospel..................................................2.117,00 Libro “La casetta nel bosco”............................................4.277,50 Operazione Babbo Natale di Osnago................................400,00 Liberalità ...............................................................................175,00 TOTALE RICAVI ...................................................142.744,53 QUOTE AMMORTAMENTI immobilizzazioni immateriali........................................694,22 immobilizzazioni materiali ........................................2.024,39 ONERI DIVERSI DI GESTIONE (imposte, bolli) ........756,57 TOTALE COSTI DI GESTIONE ............120.676,45 AVANZO OPERATIVO (142.744,53 - 120.676,45) ..............................................................................................................22.068,08 INTERESSI ATTIVI.........................................................................................................................................................................74,56 RISULTATO DI GESTIONE....................................................................................................................................................22.142,64 EROGAZIONI PER PROGETTI DI COOPERAZIONE Progetto Madagascar .............................................................................................................................................................3.200,00 Progetto Betenty, Senegal ....................................................................................................................................................13.440,00 Progetto Sorriso, Marocco ......................................................................................................................................................4.054,14 AVANZO DI GESTIONE.................................................................................................................................................1.448,50 Dalla parte dei bambini immigrati - continua da pagina 1 un individuo, con una sua storia e cultura perso- venga accolto dai compagni di classe e che, a approfondire un tema a lui caro davanti ai comnale, che non devono essere mai definite in rap- loro volta, essi guardino al neoarrivato non con pagni. In conclusione, possiamo affermare che porto ad una presunta identità nazionale. diffidenza, ma con curiosità ed interesse. Solo per incontrare “l’altro” è necessario, innanzitutProprio per questo, l’intervento del facilitatore è quando il bambino straniero potrà riconoscersi to, essere disposti ad instaurare un rapporto di sempre più indirizzato verso l’intercultura, valo- come parte integrante del gruppo e “scambiarsi comunicazione, ammettendo che l’esistenza di rizzando anche all’interno della classe il grande le scarpe” con i suoi componenti, egli si sentirà ogni individuo non è indipendente dagli altri ma patrimonio di cui l’immigrato è portatore e, con- veramente accettato. che, al contrario, l’iterazione tra questi due unitemporaneamente, permettendo allo studente Basta poco per ridurre il disagio e l’imbarazzo versi possa creare un ponte, una porta sempre italiano di ampliare i propri orizzonti. Oltre alla iniziali: ad esempio, una sua foto appesa su un aperta verso nuovi orizzonti…un viaggio senza necessità d’imparare la lingua italiana per poter cartellone in mezzo a tutte le altre, raccontare ed fine… comunicare, è fondamentale che ogni bambino interpretare una fiaba del suo paese o, ancora, Aurora INIZIATIVE TRENINI IN MOSTRA, la passione continua 7ª esposizione di modellismo ferroviario 11 - 12 dicembre 2004 LOMAGNA (Lecco) Auditorium di via Roma Siamo ormai alla settima esposizione: sabato 11 e domenica 12 dicembre 2004 si svolge a Lomagna “Trenini in mostra”, la tradizionale esposizione di plastici e trenini. Come per gli anni passati, la mostra si tiene nell’auditorium di via Roma in contemporanea con l’iniziativa dell’UNICEF. L’edizione 2004 è ancora più ricca di iniziative di quelle precedenti: sarà infatti possibile ammirare il grande plastico modulare del Gruppo Fermodellistico Milanese, uno dei gruppi italiani meglio attrezzati ed organizzati, diventato amico della nostra associazione. Grazie ad un monitor collegato a una microtelecamera sistemata all’interno di un vagoncino, è possibile “sentirsi” un macchinista che guida una locomotiva. A cura del signor Donadel, che ogni anno assicura delle integrazioni e dei miglioramenti, sarà esposto il plastico Marklin, con rotabili di prestigio e con una straordinaria illumina- zione. Non mancherà lo spazio riservato ai plastici realizzati dai bambini e dai ragazzi, invitati ad utilizzare questa opportunità per mostrare i loro lavori ed il loro materiale “ferroviario”. Si può prenotare lo spazio telefonando al numero 039 9278141. Continuando la positiva esperienza degli anni scorsi, grazie alla passione di Mario e di Stefano del Gruppo Fermodellistico Milanese, funzionerà un laboratorio di modellismo rivolto ai ragazzi, per far conoscere gli elementi di base per la costruzione di un plastico; i più piccoli potranno invece viaggiare con la fantasia, con l’iniziativa “colora il tuo treno”. Tutti infine potranno ammirare la mostra di oggettistica ferroviaria: lanterne, segnali ed altri antichi reperti assicurati dall’ingegner Magenta. “Trenini in mostra” è un omaggio ad Alessandro (Ale) che si definiva un “appassionato di treni” e che conosceva il nome delle locomotive, delle carrozze e del materiale ferroviario. L’edizione 2004 è dedicata alla memoria di LUIGI BELLONI, un attivo socio del Gruppo Fermodellistico Milanese scomparso nei mesi scorsi. Affido familiare: i gruppi di Auto Mutuo Aiuto Si è costituito nella scorsa primavera il gruppo AMA (auto, mutuo, aiuto) delle famiglie affidatarie della zona di Merate e di Casatenovo. Ogni primo lunedì del mese, sei famiglie si incontrano presso la Biblioteca di Barzago e, con l’aiuto di due tutor dell’associazione ALFA di Lecco, raccontano le loro storie, condividono le difficoltà incontrate, propongono suggerimenti e consigli per vivere al meglio l’esperienza dell’affido. Il gruppo, ormai consolidato, ha sottolineato i problemi più importanti che si ritrovano in quasi tutte le situazioni d’affido: le non sempre buone relazioni con i servizi sociali e con l’ASL, l’impossibilità di interpellare gli operatori nelle situazioni di emergenza, le scarse informazioni circa il progetto di affido, le difficoltà con le famiglie d’origine, i dubbi su come affrontare il frequente insuccesso scolastico dei minori affidati e così via. Sono scambi molto importanti perché permettono di non sentirsi soli, di capire che le difficoltà sono spesso le stesse e che l’esperienza di ognuno può essere reciprocamente utile. Chi volesse maggiori informazioni può rivolgersi all’associazione chiedendo di Lela o scrivendo all’indirizzo e-mail: [email protected] “ALE G. News “è edito dall’associazione “ALE G. dalla parte dei bambini-onlus” che ha sede in via D’Adda Busca 11 a Lomagna (Lecco), tel. 039 9278141, fax 039.5303231. L’e-mail è [email protected], il sito internet è www.aleg-onlus.it. La grafica è curata da Atena comunicazione di Usmate e la stampa da Dell’Orto di Cernusco Lombardone. Hanno collaborato a questo numero: Ass Casset, Alessa Dell’Orto, Graziella Ferrante, Francesca e Isidoro Galbusera, Adriana Grigolo, Aurora Mandelli, Pamela Palermo, Antonio Patané, Michela Patricelli, Angela Plazzotta, Caterina Rossi, Lela Zambelli