Giuliano Bugani
Ombre di cemento a
Ozzano Emilia
Edizioni Bruno Alpini
Stampato in proprio, Corso Garibaldi 21, Ozzano Emilia, Bologna
1a edizione – settembre 2011
Una piccola storia
Quando sono nato, a Ozzano Emilia. nel 1961, in via Olmatello 24, Ozzano Emilia
contava poco più di cinquemila anime, frazioni comprese. Io fui l’anima in più di
quel fine anno. Mai avrei pensato che a distanza di cinquantanni il mio paese, che
fu di mia madre, dei miei nonni, dei miei bisnonni e via nel tempo, fosse destinato a
diventare una piccola metropoli a sostegno della città di Bologna.
Mentre scrivo queste righe sul computer, sono passate già diverse settimane dall’
adozione della variante del famigerato P.O.C., da parte della maggioranza in
Consiglio Comunale a Ozzano. Una maggioranza che si definisce ‘Progetto
Ozzano’, di orientamento apparentemente di centrosinistra. Il P.O.C. è un
acronimo che significa Piano Operativo Comunale, definisce le urbanizzazioni dal
momento dell’ adozione a cinque anni. Il P.O.C. è all’ interno del più consistente
acronimo P.S.C. cioè, Piano Strutturale Comunale.
E qui comincia la storia.
Il PSC, scrive in una nota pubblica:
La scelta di un percorso comune
L'Associazione intercomunale "Valle dell'Idice", costituita nel giugno 2001, ha avviato la
formazione del Piano Strutturale in forma associata ai sensi dell’art. 9 comma 2 della Legge
20/2000. In tal senso i tre comuni dell’Associazione hanno sottoscritto con la Provincia di
Bologna il 4 settembre 2003 l’accordo territoriale ai sensi dell’art. 15 della legge 20/2000.
In effetti il PSC, con una durata di quindici anni, nasce per effetto di una legge che
sostituisce il Piano Regolatore Generale, il PRG, della durata di dieci anni, ma
contenente all’ interno appunto il POC, della durata di cinque anni. Vale a dire che
un PSC può mettere in operazione addirittura tre POC di urbanizzazione.
La denominazione ‘ Valle dell’ Idice’, è contestuale alla legge che porta i comuni a
unirsi per sfruttare le operazioni di cementificazioni senza fare ripetizioni di zone
similari tra loro, nei comuni vicini tra loro. Una legge che dovrebbe agevolare la
difesa del territorio, non permetterne l’ abuso. Nell’ associazione ‘Valle dell’ Idice’,
confluiscono i comuni di San Lazzaro, Castenaso e Ozzano.
Come scrive la nota, quello che dovrebbe essere Il Percorso Comune, resta una
miope meta. In realtà, il percorso viene redatto all’ interno di mura politiche molto
spesse e chiuse. Pochi sono i cittadini che conoscono o sanno dell’ esistenza del
PSC e dei relativi regolamenti, tipo appunto il POC, se non addirittura il RUE, o
altri esemplari di vite selezionate.
Siamo nel 2011, e proviamo a fare un esempio: se esistesse ancora il vecchio Piano
Regolatore Generale, Ozzano Emilia sarebbe molto meno popolata e con molto
meno zone residenziali di quanto ne registra oggi. In effetti il PRG prendeva in
carico fin dall’ inizio della sua stesura il numero di alloggi da realizzare, e solo
attraverso la Variante, poteva modificare la stesura iniziale. La Variante doveva
essere poi approvata dalla Provincia. Ma la Variante non poteva apportare
significativi e sostanziali numeri alla stesura iniziale. Questo strumento permetteva
di controllare ogni dieci anni la cementificazione del territorio.
Oggi non è più così. Il P.OC. , definito all’inizio di questa scritto con l’ aggettivo
‘famigerato’, rovescia lo strumento del PRG e del controllo del territorio. Anzi, la
sua periodicità quinquennale, ne facilita lo sfruttamento e incrementa la
cementificazione.
Prendiamo in queste pagine l’ analisi sul comune di Ozzano Emilia. Nel 1991, gli
abitanti a Ozzano erano 9.665. Nel 2001, gli abitanti erano 10.396. Un incremento
di 731 abitanti in dieci anni. Circa 73 abitanti all’ anno. Sono gli anni nei quali è
operativo il vecchio Piano Regolatore Generale. Se invece guardiamo quanti sono
gli abitanti oggi, nel 2011, oltre 13.000, l’ incremento è di oltre tremila abitanti, vale
a dire oltre trecento all’ anno. Ecco la prima analisi del primo effetto del PSC, e del
POC.
Se osserviamo su internet, nel sito del comune le note sulla Variante al POC, si
possono calcolare i metri quadri di abitazioni previste appunto dalla Variante.
Calcolando e sommando le metrature delle frazioni e del capoluogo, quest’ ultimo il
più rilevante, si arriva addirittura a una Su, cioè la superficie utile, di ben 44.165
metri quadri.
Se dividiamo questa cifra per quello che possiamo definire un appartamento medio,
circa 80 metri quadri, si possono calcolare 552 alloggi. E queste abitazioni sono
previste in questo POC, cioè in questi cinque anni. Moltiplicate questa cifra per
circa quattro persone per appartamento/abitazione, e risulterà chiara la crescita
abitativa del comune di Ozzano.
Tutto questo senza calcolare le cubature delle zone esistenti. Fabbricati demoliti e
fabbricati ancora esistenti ma abbandonati. Una città nella città. Una somma
gigantesca di ulteriore cubatura che non è contenuta nel POC, ma che contribuisce
comunque a aumentare il numero di appartamenti, abitanti, e cementificazione.
Senza ovviamente sopperire con servizi e spazi verdi come parchi pubblici.
Le ex Aree P.E.E.P.
C’ erano una volta le aree PEEP. Erano aree di edilizia popolare sulle quali le
amministrazioni comunali davano accesso alla costruzione in edilizia convenzionata
o edilizia popolare, con costi di circa la metà sul prezzo del libero mercato edilizio.
Le aree agricole che venivano convertite in aree PEEP, venivano messe a
disposizione con Bandi Pubblici Comunali, per l’ assegnazione, attraverso i quali,
con una serie di regolamenti e graduatorie, i cittadini ozzanesi prima, poi i fuori
comune, se restavano alloggi liberi, potevano garantirsi con prezzi veramente
accessibili. Tra le graduatorie, i punteggi facevano riferimento per esempio alla
residenza in comune, al numero di componenti della famiglia, alle giovani coppie,
ecc.
Questo sistema di cementificazione controllata, dava da un lato la garanzia alla casa
per chi stava creando una famiglia, e dall’ altro lato, garantiva un uso non massiccio
e controllato del territorio. Le aree verdi erano, negli anni ’70 e ’80, tra le più grandi
procapite, in tutta la provincia di Bologna. I servizi erano adeguati alla popolazione
in crescita controllata. Insomma era in essere un regime di autocontrollo e
autodifesa, che facevano di Ozzano un paese vivibile.
Le polemiche sulla bassa cementificazione, e sulle poche ditte edili che costruivano
a Ozzano erano pane quotidiano per i partiti di minoranza. Il PSC ha accontentato
invece maggioranza e opposizione. Negli anni ’90, le aree PEEP sono di fatto
sparite. Le amministrazioni comunali che si sono succedute hanno cancellato
decenni di conquiste sociali, sul piano familiare e economico. Le aree PEEP non
esistono più. Kaput. Se oggi una giovane coppia vuole farsi casa, deve rendere
conto al mercato. Se una famiglia è numerosa, deve rendere conto al mercato. E via
dicendo per anziani soli e single.
Oggi, il PSC sta andando nella direzione creata anticipatamente negli anni ’90. Non
a caso la legge che genera il PSC è del 2000. I signori del profitto, che sono sia a
destra che a sinistra se non al centro, e che sono anche i signori che governano i
nostri territori, nascondono con seria fedeltà tutta la storia che li ha preceduti.
Le aree PEEP garantivano uno sviluppo omogeneo e sostenibile della
cementificazione, che poteva sinceramente definirsi ‘ urbanizzazione’. Oggi non si
può parlare di urbanizzazione, ma di ‘cementificazione’. Di ‘profitti’. Noi sappiamo
che nel mondo dell’ industria bellica, ci sono i signori della guerra. Ma ora
sappiamo che nel mondo dell’ industria edile, ci sono i signori del cemento.
La distruzione del diritto alla casa, che in parte le aree PEEP garantivano, è venuta
avanti di pari passo con la distruzione dei diritti dei lavoratori. Infatti proprio negli
anni ’90, cominciano a farsi strada nel mondo del lavoro, i pericolosi CFL,
Contratti Formazione Lavoro. Vale a dire una forma di apprendistato che porta un
giovane dentro la fabbrica per un periodo di alcuni anni, con la possibilità di essere
licenziato. Al termine della durata del CFL, il lavoratore poteva o essere, appunto,
assunto o essere licenziato.
Il potere d’ acquisto di un giovane lavoratore viene così messo a rischio. Nascono
le prime incertezze sul futuro del giovane lavoratore-cittadino. Da una parte non ha
più la garanzia di un accesso a costo agevolato per la casa, dall’ altro, non ha più la
garanzia del diritto a un lavoro a contratto a tempo indeterminato e un salario
certo. Nasce il pre-precariato. Ci pensa poi il primo governo Prodi, con il Ministro
Tiziano Treu, a fare il resto. I CFL vengono trasformati in lavori precari. Nascono i
precari COCOCO. Successivamente, farà la finitura il Ministro del Welfare,
Roberto Maroni, del secondo governo Berlusconi con la Legge Biagi, creando
definitivamente i lavoratori precari.
Libero Mercato in Libero Stato? E chi non ce la fa? Nei lager? Insomma, la cosa
potrebbe finire qui. Invece no. Le politiche comunali e regionali, vanno di pari
passo con la politica nazionale. Tagliate le gambe ai giovani, restano i padri. Il 23
luglio 1993, i sindacati confederali, il governo tecnico Ciampi e la Confindustria,
firmano l’ Accordo sulla Riforma della Contrattazione Nazionale. E’ il primo passo
verso la sconfitta e il crollo del potere d’ acquisto dei lavoratori. Insomma, l’
ecatombe economica ha inizio. Lo spettacolo deve andare avanti. Nascono i
certificati ISEE. La Regione taglia a livello sanitario quello che prima garantiva.
All’ inizio del terzo millennio sparisce la Lira, che già non garantiva potere d’
acquisto e nasce l’ Euro. Le cifre al metro quadro di un appartamento, raddoppiano
nel giro di pochi mesi. Il gioco è fatto. Complici in questo gigantesco quadro di
demolizione di anni di conquiste, ci sono governi tecnici con il sostegno del
centrosinistra, poi governi di centrodestra, poi governi di centrosinistra, poi
centrodestra, in un altalenarsi di finti cambiamenti, e che in realtà prendono solo
tempo per i propri privilegi.
Quindi, come detto prima, logiche locali non si distaccano da logiche nazionali, e a
Ozzano, quando nel 1990, un metro quadro di casa, sul libero mercato costava due
milioni e mezzo in Lire, e sull’ area PEEP, un milione e mezzo in Lire, solo poco
più di dieci anni dopo, non esistendo più le aree PEEP che calmieravano in qualche
modo i prezzi, un metro quadro di casa costa fino a quattromila Euro. Otto milioni
in vecchie lire.
La politica della NON CASA
Sul numero 3 del 2006, del periodico dell’ amministrazione comunale
‘Amministrare Insieme’, anche se a dire il vero non si è mai saputo insieme a chi, in
un Editoriale, il sindaco Loretta Masotti scrive: “…..il Piano Strutturale, che al pari del
vecchio piano regolatore, coinvolgerà tutti i cittadini…………” ha l’ amaro sapore di una
beffa, anche se trincerato dietro il titolo ‘ Editoriale’. In realtà, oltre non avendo
nessun sapore di editoriale, ma solo di uno stato di fatto, prosegue così. “La
formazione del Piano strutturale Comunale ( PSC), e del RUE, sarà accompagnato da una fase
di partecipazione dei cittadini che prenderà avvio dal prossimo mese di novembre 2006.” Poi,
non contenti di quanto spacciato ai cittadini, in una pagina allegata all’ interno, al
capitolo ‘ Casa’, si scrive: “Favorire la realizzazione di alloggi pubblici e privati da destinare
all’ affitto”. E la maschera cade. Ecco qual’ è il futuro dei nuovi cittadini: non una
casa propria, magari acquistata con duri sacrifici. No. Adesso si passa a fare duri
sacrifici per pagare un affitto per una casa che non sarà mai di proprietà.
Ma non si deve temere per questo. Nella pagina successiva, sempre al capitolo
‘Casa’: “Sono stati assegnati due buoni casa per contributi giovani coppie di 5.000 euro
cadauno.“ Avete capito bene, su una popolazione che è di oltre undicimila abitanti,
con un tasso di giovani coppie elevatissimo, sono stati assegnati ben DUE buoni.
Le fabbriche chiudono
Alla fine degli anni ’50, il comune di Ozzano Emilia era definito area depressa. Chi
investiva sul comune di Ozzano aveva garanzie economiche. Si insediarono così
moltissime aziende, dalla Sinudyne, alla B.I.N. alla Pontex, alla Pelliconi, alla
Zanasi, l’ OEB, COMET, IVELA, la Calderini, e molte altre ancora. In brevissimo
tempo Ozzano diventa il comune con la più alta densità di fabbriche nella provincia
di Bologna. Molte di queste fabbriche sono nel capoluogo. Ci resteranno decenni.
Ma nei primi anni ’90, il segnale di qualcosa di cupo sta arrivando. La storica OEB
chiude. Una fabbrica composta in maggioranza da donne. L’ area OEB resta con il
sarcofago della fabbrica per alcuni anni. Poi, palazzi. E’ l’ inizio. Successivamente,
grandi fabbriche storiche come la Calderini e la Sinudyne, nonostante accordi con
le amministrazioni comunali in relazione a possibili appetiti edificatori, chiudono e
mettono a casa centinaia di lavoratori. Entrambe le aree, seppur in tempi diversi,
lasciano o lasceranno il posto a palazzi e case. Poi seguono le chiusure di IVELA,
B.I.N., COMET, e tante altre.
Poteva essere un occasione per un amministrazione di sinistra, come si spaccia la
maggioranza di Ozzano, ‘ Progetto Ozzano’, per trasformare queste aree in edilizie
popolari, edilizie per giovani, anziani soli o coppie anziane autosufficienti, famiglie
numerose, o per cassintegrati, disoccupati. Invece no. Tutte le aree dove sorgevano
fabbriche e gli operai creavano ricchezza, se vogliono casa devono arrangiarsi.
Altro che edilizia popolare. Libero mercato.
La situazione attuale per un lavoratore si può riassumere così: lavoro precario,
futuro incerto, salario bassissimo, diritti azzerati, mutuo salatissimo da pagare,
impossibilità di consumare, e quando va bene la scuola da pagare. Salata anche
quella. Eppure le aree sulle quali sorgevano fabbriche come la Sinudyne, la
Calderini, l’ OEB, la FEV, e altre ancora, potevano essere fatte rientrare nei vari
P.O.C. o allora PRG, come aree per scuole, asili nido, musei, istituti superiori, e via
dicendo.
Il P.O.C. divora invece tutto. Un grande squalo, capace di uccidere ogni spazio
verde, ogni spazio pubblico. Ogni spazio vivibile. Il P.O.C. è però scritto e redatto
da persone. Da amministratori. O perlomeno approvato politicamente. Eticamente.
Quindi siamo in grado di giudicare una totale assenza di matrice sociale di sinistra
in tutte queste scelte. Tutto va lasciato nelle mani del mercato ma il mercato, anche
questo, è fatto di persone.
Il business del mattone
I costruttori di Ozzano Emilia hanno nomi e cognomi. Per costruttori si intende
quelli che acquistano grandi aree agricole, avendo a disposizione grandi liquidità in
grado di acquistare interi ettari di terreno. Una volta acquistato il terreno agricolo,
suddetto terreno viene trasformato in terreno ad uso residenziale. Fin qui niente di
male. O almeno così vogliamo pensare. Ma noi sappiamo che il mercato edile, a
volte, forse non qui a Ozzano, nasconde affari che vanno sotto il nome di
‘Finanziamento illecito’, ‘Tangente’, ‘Riciclaggio’. E altre cose ancora. Vogliamo
credere che il fatto che un terreno agricolo, da circa un secolo, una volta acquistato
da grandi nomi, si trasformi in terreno residenziale, centuplicando il valore, sia un
fatto normale.
Ma per un paese, una nazione, la quale si sta trasformando velocemente da
industriale a deindustrializzato, e sta ritornando agricolo, non è forse conveniente
preservare questi terreni agricoli? Cercando di costruire case per chi ne ha bisogno?
Cercando di rifare aree popolari? Sfruttando il terreno necessario soltanto? No.
Questo non è possibile. Non lo è, perché gli equilibri Partiti politici- Costruzioni,
sono diventati ormai normali sotto il profilo legale, e indissolubili sotto il profilo
economico. L’ esistenza di un partito politico è strettamente legato all’ esistenza di
un impresa.
Una EXPO milanese ormai per tutti i comuni italiani. Non è solo un problema di
Ozzano Emilia. Sradicare questo intreccio è difficile. La stessa magistratura avrebbe
difficoltà a intervenire, in quanto tutto è lecito. Noi assistiamo alla distruzione del
nostro territorio come davanti all’ effetto nucleare di un esplosione atomica. Gli
effetti dureranno cento anni.
In tutto questo tempo, politici e non politici, si saranno arricchiti grazie al mercato
e al business immobiliare. Altro che servizio ai cittadini. Il cittadino deve pagare.
Sempre. Il politico di turno non è altro che il manager di un sistema che si protrae
all’ infinito. E’ un ingranaggio talmente forte che chi accetta la carica politica per
amministrare, accetta il sistema dell’ ingranaggio.
Il PSC, il P.O.C. sono solo maschere per nascondere la realtà che si cela dietro. Una
maschera, o un cappuccio si potrebbe dire. Poiché ormai non si tratta nemmeno
più di partiti politici, ma di lobby, di società, di clan. Una massoneria magari non
dichiarata, ma che ha le stesse caratteristiche e regole. Non ci sono grembiulini e
compassi, ma carte planimetriche e denaro. Tanto denaro.
La Twin Peaks di Ozzano
Nessuno sa esattamente quanti abitanti ci siano a Ozzano. Nessuno sa esattamente
quanti siano gli appartamenti nuovi invenduti a Ozzano. Nessuno sa esattamente
quanto e come e dove si costruiranno le prossime case. Paolo Nori, scrittore
reggiano, che a Ozzano aveva fatto una vacanza all’agriturismo Dulcamara, aveva
paragonato proprio Ozzano a Twin Picks (“Noi la farem vendetta”, Feltrinelli
2006). Ma che mancasse il minimo di trasparenza sulle possibilità di espansione
edificatoria, che va anche sotto il nome di cementificazione, non lo avrebbe
immaginato Nessuno proprio.
Abbiamo spulciato allora tra i file del sito del comune di Ozzano e qualcosa ne
viene fuori. Due sigle per cominciare: RU6 e RU5. Che non sono pillole
anticoncezionali. Ma esattamente, forse, non si sa, le zone geografiche di Ozzano
nelle quali si costruirà. Tutto dipende dalla discussione in consiglio comunale sul
Psc. Ma chi un computer non ce l’ha? Paolo Nori avrebbe una risposta.
Per chi invece ha la possibilità di entrare in rete internet, sul sito del PSC di Ozzano
Emilia, scrivendo ‘PSC Valle dell’ Idice’, poi su SIT, poi su Quadro conoscitivo, poi su
Previsioni insediative, delimitati con un colore di riferimento, si possono vedere i siti
di futura cementificazione. Troviamo così: tutta la grande area a est del capoluogo,
con l’ azienda ARPA, la ex C.O.M.E.T., l’ attuale Pelliconi, e una serie di aziende
minori. Tutta l’area ha proporzioni gigantesche, la cui cubatura edificatoria è
inimmaginabile. Basti pensare che la Pelliconi, per la quale è previsto lo
spostamento nella zona industriale di Ponte Rizzoli, è talmente grande che al suo
interno, i materiali di produzione scorrono su piccoli vagoni su una rotaia che
collega i vari stabilimenti. Tutta questa zona viene definita nel PSC come RU6 ed è
adiacente alla nuova Coop.
L’ altra zona che verrà urbanizzata invece, è l’area dell’ ex Macello e della ex
Cartiera da macero, una grande area in via S. Andrea, dove anche qui, la capacità
edificatoria ha notevoli dimensioni. Anche quest’ area confina con l’altro lato della
nuova Coop. Quest’ area viene definita RU5. Ma a coronare tutto questo grande
matrimonio tra cemento e disservizi, arriva l’ area della ex Sinudyne. Nel 2005 l’
azienda di televisori chiuse licenziando 150 lavoratrici e lavoratori, ma l’ impegno
tra l’ amministrazione comunale e la proprietà fu quello di non urbanizzare e di non
speculare l’ area. Oggi, a distanza di soli sei anni, l’ azienda è in fase di
smantellamento del tetto in amianto. Niente da preoccuparsi, se non fosse che il
colore dell’ area, sulla mappa del PSC, indica un futuro insediamento urbano.
Definito RU1.
Ritornando al signor Nessuno, nessuno sa esattamente cosa sorgerà su queste aree.
Nessuno sa che fine faranno per esempio i lavoratori delle aziende che sono su
queste aree. Visto che tutte le fabbriche del capoluogo che vennero trasformate in
zone edificabili, chiusero le attività lasciando a casa centinaia di lavoratori.
Sinudyne, Calderini, OEB, FEV. I file del sito del comune alla voce PSC, non
spiega le cubature, le cifre e le entità edificatorie. Eppure, proprio sul sito del
comune di Ozzano si straparla di Partecipazione dei Cittadini. Per ora ha
partecipato solo il signor Nessuno. Vedremo nei prossimi mesi. La notizia potrebbe
finire qui. Invece no.
Suggeriamo di consultare il sito del Comune di Ozzano Emilia, seguendo queste
indicazioni: digitate sul sito comunale ozzanese al link: Pianificazione territorialeUrbanistica, poi digitate su Strumenti di pianificazione territoriale comunale
PSC/POC/RUE, poi digitate su Elaborati RUE, e tutto sarà finalmente trasparente
a tutti. Noterete sotto un colore predefinito, l’area agricola da via Olmatello a ovest,
fino a via dello Sport a est, dalla ferrovia a nord, fino alla via Emilia a sud, tutta l’
area destinata a possibili edificazioni. Un area di decine di ettari, grande tanto
quanto il capoluogo, che potrebbe portare il numero di abitanti, a circa trentamila
in pochi anni.
Incompleto
“C’ è qualcosa, che non va, in questo cielo”. Vasco Rossi direbbe così. Trentanni fa non ci
avrebbe mai creduto nessuno. E’ vero anche che trentanni fa c’ erano altre persone
e altre idee. Eppure oggi, i progetti comunali sono a metà. Tutto fa acqua. Ma per
qualcuno tutto fa brodo. Invece le cose stanno in un altro modo. Il pensiero unico
dell’ Amministrazione è cementificare, così come lo è per la minoranza di destra,
per la quale non si cementifica abbastanza, mentre l’ altra opposizione del Partito
Comunista Lavoratori è ancora impegnata sul dibattito trokzista, e le cose vanno a
rotoli.
Progetti di grandi opere che restano incompiuti, servizi che stentano a decollare,
infrastrutture che restano parole morte. Ozzano Emilia si sta decomponendo. E
nessuno, né in maggioranza, né in minoranza, alza il cartello ‘pericolo’. Intanto
ricordiamo che a Ozzano governa il PD nella lista ‘Progetto Ozzano’, e all’
opposizione siedono dalla destra del PDL, al centro di ‘Insieme per Ozzano’, alla
sinistra del Partito Comunista Lavoratori. Insomma uno specchio della cittadinanza
verrebbe da dire, abbastanza completo. Ma allora perché nessuno denuncia la
situazione attuale delle opere?
Cominciamo dal Cinema Teatro. Più di dieci anni fa venne terminato il Palazzo
della Cultura di piazza Allende. Il progetto comprendeva però anche una sala
polivalente, il Cinema Teatro, votata e approvata in Consiglio Comunale, ma non
venne mai realizzata. E così, lo spazio o l’area dove dovrebbe sorgere il Cinema
Teatro, è ancora lì, che attende, dopo le promesse elettorali da quindici anni, di
essere occupata dal Cinema Teatro. La circonvallazione a nord del capoluogo,
promessa da oltre vent’anni, è stata realizzata per metà. Non solo. La parte
costruita, nonostante sia sorta su una area agricola, è ora una strada piena di curve e
stretta e oltretutto pericolosa per diventare una circonvallazione vera e propria.
Le scuole, che negli anni 90 erano un fiore all’ occhiello della provincia di Bologna,
vedono ora una scarsità di strutture e addirittura una elementare nei sotterranei
delle scuole medie. Infine, il centro oncologico Ramazzini, per il quale anche il
comune di Ozzano aveva garantito l’ utilizzo in tempi abbastanza brevi e l’ aveva
presentato in campagna elettorale come l’ ospedale oncologico in day ospital più
all’avanguardia della regione, è adesso in fase di abbandono. In compenso, si
cementifica l’ inimmaginabile, senza preservare aree per giovani coppie, da vendere
in costi calmierati. Tutto quello che si offre, e lo si presenta come un favore, è l’
alloggio in affitto. “C’ è qualcuno, che non sa”, continuerebbe Vasco Rossi. Speriamo
che cambi, ma “ Non nell’al di là”.
Il caso delle Scuole elementari Minghetti
Nei primi anni del nuovo millennio, le Scuole Elementari Minghetti, vengono
evacuate perché un muro portante, pericolante, rischiava di creare gravi incidenti
tra i bambini che frequentavano la scuola e tutto il personale. Il PCL prende
posizione a seguito della dichiarazione del sindaco Masotti di ristrutturare la scuola.
Il PCL scrive nel suo programma amministrativo che per evitare una eventuale
strage come a San Giuliano, dove morirono quasi trenta bambini per il crollo del
soffitto, le scuole Minghetti devono essere demolite e ricostruite con vere
fondamenta.
Successivamente all’ elezione di un consigliere comunale, il PCL invece di
mantenere fede a quanto scritto in campagna elettorale, accetta la ristrutturazione. I
lavori di ristrutturazione vengono affidati a una ditta edile di Afragola, provincia di
Napoli.
Su questo caso niente trapela. Maggioranza e opposizione sono unite nel silenzio
stampa.
Quello che resta
Potrebbe essere depistante scrivere del PSC e del suo contenuto se non si accenna
all’ esistente. Cioè quello che resta. O che non resta. Come infatti scritto prima,
tutte le aree esistenti in dismissione, sono urbanizzabili. Se si tiene conto delle
frazioni, e delle realtà abbandonate, i numeri aumentano. Prendiamo l’ esempio
delle ex caserme dell’ Esercito, nella località di Osteria Nuova, frazione di Ponte
Rizzoli. Si tratta di un area enorme, di molti ettari, che dopo la riforma del servizio
di leva, è di proprietà demaniale. O forse lo era.
Nessuno infatti sa chi sia il proprietario dopo che queste aree demaniali sono state
vendute. Non possiamo fare affidamento alle voci di paese, ma con insistenza
circola il nome di un grande industriale di Ozzano che avrebbe acquistato l’ area.
Attualmente quella zona è completamente selvaggia, nidificano numerose specie di
animali. Poteva essere l’ occasione per acquistarla e trasformarla in un grande parco
naturale. Invece esiste il pericolo che si possa trasformare in un grande parco di
cemento.
L’ ultimo P.O.C. Per ora
Il 30 giugno scorso è stato adottato quindi la Variante al POC. Lo strumento del
PSC che definisce le aree da cementificare. Sarebbe interessante sapere quanti
cittadini sono stati informati che la maggioranza PD-Progetto Ozzano ha votato il
POC contenente una cementificazione a sud della via Emilia, una cementificazione
che si avvicina sempre più alla nuova circonvallazione. E se si pensa che la
circonvallazione era stata pensata quindici anni fa per allontanare il traffico dalle
zone urbane, questa scelta la dice lunga sulla lungimiranza dei nostri amministratori.
Come cementificatori però sono abbastanza coerenti.
Sul sito del comune di Ozzano, alla voce Adozione del POC, si possono aprire i file
per prendere in visione gli elaborati in PDF della cementificazione. Ovvio che tutto
questo è stato reso pubblico dopo la votazione in Consiglio Comunale, e
ovviamente anche il Consiglio Comunale non ha avuto un grande annuncio. E’ la
trasparenza di PD- Progetto Ozzano.
L’ area metropolitana
Negli ultimi giorni di luglio, il sindaco di Bologna Merola, accenna alla realizzazione
dell’ area metropolitana. Vale a dire una provincia metropolitana nella quale i servizi
vengono unificati e le decisioni, anche in merito urbanistico potrebbero essere
prese da un nucleo centrale che comprende i comuni delle prime fasce di Bologna.
Orrore e sgomento assalgono la diligenza dei cementificatori-amministratori,
poiché un nucleo centrale di questo tipo allontanerebbe le decisioni di materia
urbanistica a livello locale. Potrebbe essere così. Fatto sta che l’ annuncio ipotesi
di Merola circolava negli ambienti burocratici e politici da diverso tempo. Questo
motivo, cioè i tempi sempre più vicini all’ area metropolitana, potrebbero spingere
le amministrazioni locali, in questo caso prendiamo ad esempio Ozzano, a
velocizzare le azioni pratiche politiche e tecniche di cementificazione.
Da qui, ecco la Variante al POC, ecco il PSC nutrito e abbondante. Crescete e
moltiplicatevi. Ognuno ha la sua fede.
Conclusioni
Questo piccolo opuscolo, in tiratura limitata, viene distribuito a offerta libera. E’
una forma di militanza letteraria, in sostituzione di qualcosa che forse nascerà o si
svilupperà. O forse resterà solo un opuscolo nel cassetto di qualche militante o
cittadino che ancora spera di cambiare le cose. Qualunque sarà il destino, la cosa
importante è battersi per il futuro dei nostri figli, e di chi verrà dopo di loro.
Battersi per la difesa della nostra terra. Abbiamo vinto la difesa dell’acqua pubblica
e la battaglia contro il nucleare. Possiamo vincere anche la battaglia per la difesa
della terra.
Due cose su San Lazzaro di Savena
Nel 2008 è stato registrato un piccolo documentario sul PSC di San Lazzaro. Il
documentario si intitola ‘Il falsopiano a San Lazzaro’. Per vedere quindici minuti
del documentario è sufficiente scrivere sulla finestra di Google ‘Il falsopiano a San
Lazzaro’ .
Immaginate
Siamo al termine di questo scritto. Immaginate allora, dopo questa lettura, quale
sarebbe la realtà ozzanese se tutti i circa trecento appartamenti sfitti e invenduti a
Ozzano fossero abitati, pensate se i circa seicento appartamenti del POC venissero
improvvisamente riempiti. E immaginate fra dieci anni o qualche anno in più, altri
due nuovi POC che cementificano almeno altri palazzi in un area grande tanto
quanto l’ attuale Ozzano.
Immaginate tutto questo e capirete cosa potrebbe diventare Ozzano Emilia. A
meno che non ci sia un cambio radicale nell’ amministrazione locale. E non solo.
Maggioranza e opposizione sono unite in questa grande ombra di cemento. Solo i
cittadini possono fare luce su questo disastro edilizio irreparabile.
Contatti
Chi fosse interessato a prendere contatti con l’ autore di questo piccolo volume,
può scrivere su posta elettronica a [email protected]
Oppure telefonate al 348 842 8834
Si ringrazia l’ Editore per la pubblicazione
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Ombre di cemento a Ozzano Emilia