Premi
Ogni sette anni
Anche noi con
Emergency
Senza Filtro riceve la medaglia
dell’Ordine Nazionale dei
Giornalisti: un riconoscimento
all’impegno ed alla fattura
notevole della testata.
Discussi anche a sproposito,
soprattutto da chi non li vive e
non ne sente l’aspetto spirituale,
tornano i riti a Guardia
Sanframondi.
Solidarietà per Matteo Dell'Aira, Matteo
Pagani e Marco Garatti, i tre operatori
sanitari di Emergency accusati di
cospirazione contro il governo afghano.
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Anno III - N° 6 / maggio 2010
grandeitalia
l’ortica
Un bavaglio alla verità
Pronto a togliere
il disturbo...
Il nuovo decreto legge sulle intercettazioni rende molto più difficili
almeno un paio di mestieri: quello
del giornalista e quello del magistrato. Al primo questa legge non
darà più la possibilità di pubblicare intercettazioni prima
dell'udienza preliminare. In teoria, dovrebbe essere questo il sen-
so: se una persona non è colpevole
(e la colpevolezza è certificata solo da un processo) perché fargli
perdere la faccia?
Facciamo, però, un esempio: avete appena eletto il nuovo presidente della provincia, il quale ha fatto
una campagna elettorale completamente incentrata sulla costru-
zione di un nuovo ospedale al posto di quello vecchio. La magistratura ha delle prove che il suddetto
è in contatto con delinquenti di alto livello ai quali vorrebbe affidare l'appalto del nuovo plesso. Il
suo telefono è messo sotto controllo. Nonostante la nuova legge
dica che il tempo massimo per in-
Summer open days
Si intitolano Parole in bianco e nero e Proiezioni dell’anima le due
interessanti rassegne su cinema e
letteratura pensate per gli allievi
della sede di Guardia Sanframondi. In occasione della settimana
conclusiva dell’anno scolastico,
durante la quale ogni sede del nostro istituto si è attivata per una serie di lezioni alternative e manifestazioni varie, i ragazzi
dell’ultimo anno di Guardia Sanframondi saranno impegnati in
una operazione complessa, ma
molto stimolante. Apprese le rego-
le fondamentali per una adeguata
analisi del testo filmico, essi stessi
presenteranno al triennio cinque
lavori cinematografici attinti al
prezioso repertorio neorealista. La
seconda rassegna, destinata ai ragazzi del biennio, si propone, invece, di raccontare attraverso la narrazione cinematografica sei grandi
romanzi della Letteratura europea.
Tra i titoli: Roma città aperta, di
R. Rossellini, Le quattro giornate
di Napoli, di N. Loy, Accattone, di
P. P. Pasolini, Orgoglio e Pregiudizio di Simon Langton.
liana non verrebbe fuori prima di
quattro o cinque anni: insomma si
avrebbe, per tutto il suo regolare
mandato, un delinquente filomafioso come presidente della provincia senza la possibilità di denunciarlo, anche se casualmente
lo si scoprisse…
Ma non è certo solo un problema
per i giornalisti: lo è anche per i magistrati. Secondo la nuova legge, a
scanso di ripensamenti in extremis, le intercettazioni (telefoniche
e ambientali) saranno un modo per
trovare prove di una già accertata
colpevolezza. E a che serve
l'intercettazione se è già dimostrata la colpevolezza…? Inoltre le intercettazioni relative ad un processo non potranno essere utilizzate
per un altro.
Ora ci restano due possibilità: o
convinciamo i delinquenti a diventare giornalisti e raccontarci
delle loro malefatte, o mostriamo
il nostro disappunto per una legge
che, inutile girarci intorno, è un bavaglio all'informazione e alla giustizia. Dato che riteniamo sia difficile convincere i delinquenti, abbiamo deciso per la seconda strada: NO ALLA LEGGE
BAVAGLIO!
tercettare l'indagato è 60 giorni, i
magistrati sono fortunati e
l'indagato si lascia scappare che
per il lavoro dell'ospedale non ci
sono problemi. Sarà affidato tutto
a loro.
Non potendo sapere il fatto prima
dell'udienza preliminare, conoscendo i tempi della giustizia ita-
regoleeregole
Guardia incontra Colombo
Previsto per il 10 giugno l’incontro
tra Gherardo Colombo e gli studenti della scuola media di Guardia Sanframondi. L’ex PM, già autore di un fortunato libro intitolato
Sulle regole e impegnato in questo
periodo in teatro insieme con Corrado Augias e Ruggiero Cara
nell’opera Processo a Cavour, sarà
ancora una volta tra gli allievi, come fa da quando ha lasciato la magistratura, pronto a rispondere alle
loro domande. L’iniziativa, presa
dalla dirigenza della Scuola Se-
condaria di Primo Grado di Guardia, vedrà anche la partecipazione
della sede scientifica di Guardia
dell’Istituto Telesi@, con una toccante pièce teatrale tratta da Domani, di Roberto Russo. I giovani liceali di Guardia ci condurranno nella
torbida realtà delinquenziale del napoletano con un monologo intitolato Tito Manlio Imperioso, interpretato da Fabio Mastantuono, Valerio Garofano e Speranza De Nicola.
Guardia Sanframondi (BN) Italia - Sede e stab.to Soc. Contrada Santa Lucia,104-110
tel. +39 0824 864034 - fax +39 0824 864935 - email: [email protected]
Credo sia grave trovare difficoltà
nello scrivere un articolo per un
giornale che ho amato dal momento in cui ho capito che era davvero
senza filtro. In questi ultimi giorni,
ogni volta che mi sono seduto sulla
mia sedia a dondolo, con il pc in
grembo, come ero solito fare per le
precedenti occasioni editoriali, ci
ho provato: Saviano attaccato prima da Berlusconi e poi da Emilio
Fede, la crisi greca, l'incontro che
avremo con Gherardo Colombo…
Tante e tante cose per cui mi trovavo in difficoltà persino ad ordinare
i pensieri. Mai mi sono trovato in
questa situazione, come oppresso
da un sistema che non ci vuole e prova a trasformare menti pensanti come noi in cartelli pubblicitari di una
scuola che ha il nome un centro
commerciale.
Pochi giorni fa ho rivisto I love radio rock, il film di Richard Curtis
dedicato ad una radio pirata inglese
degli anni sessanta. Era pirata perché trasmetteva suoni diversi da
quelli comuni, perché non si adattava al modello musicale imposto
dal governo… Ultima scena, la nave sta affondando, ma qualcuno ha
ancora qualcosa da dire e trasmette
con l'acqua alla gola (in senso letterale):
«Cari ascoltatori vi dico solo questo: che Dio vi benedica. Quanto a
voi, bastardi al potere, non sperate
che sia finita. Anni che vanno, anni
che vengono e i politici non faranno mai un c…o per rendere il mondo un posto migliore. Ma ovunque
nel mondo, ragazzi e ragazze
avranno sempre dei sogni e tradurranno quei sogni in canzoni. Non
muore niente d'importante stanotte, solo quattro brutti ceffi su una nave di m…a. L'unico dispiacere stanotte è che negli anni futuri ci saranno tante fantastiche canzoni che
non sarà nostro privilegio trasmettere, ma - credete a me - saranno comunque scritte e saranno comunque cantate e saranno comunque la
meraviglia del mondo.»
Scrivete sempre le vostre meraviglie del mondo, io da quest'anno,
con il piacere di aver dato abbastanza fastidio a chi di dovere, tolgo il disturbo.
Lorenzo Carangelo
MAGGIO 2010
2
perplessitàitaliane
L’informazione senza filtro non piace al governo: meglio tacere che correre il rischio di perdere!
Ma l’indottrinamento si può compiere anche con un sapiente silenzio...
L' ignoranza del popolo consolida il governo
Le ultime elezioni regionali hanno
confermato la forza del Pdl che,
pur avendo registrato qualche
sconfitta, ha mantenuto gli ottimi
livelli delle passate elezioni,
confermandosi il partito preferito
dagli italiani. Una vittoria figlia
del sempre ineguagliabile, per
intensità e minuziosità, lavoro di
Silvio Berlusconi. Questa volta,
però, bisogna registrare un calo di
professionalità da parte del
premier, che è stato alquanto
svogliato nella sua campagna
elettorale. Infatti, se nelle passate
elezioni il presidente si era
preoccupato di apparire in più
programmi televisivi possibili,
cercando di annullare le già
inconsistenti motivazioni della
sinistra, stavolta è stato molto più
risolutivo: ha direttamente
cancellato i programmi. Quindi
appellandosi alla legge sulla parcondicio, secondo la quale “Le
emittenti radiotelevisive devono
assicurare a tutti i soggetti politici
con imparzialità ed equità
l'accesso all'informazione e alla
comunicazione politica (Art. 2 c.
1)”, ha fatto sì che i programmi di
approfondimento politico, come
quelli di Santoro (Annozero) di
Vespa (Porta a porta)e di Floris
(Ballarò), venissero oscurati per
tutto il mese precedente le
elezioni, etichettandoli come nonimparziali e affermando che in essi
si realizzassero dei veri e propri
processi nei suoi confronti. D'altro
canto, come tutti sanno, Berlusconi è allergico ai processi! É questo
il colpo di grazia inflitto all'ormai
moribonda informazione italiana,
che sta raggiungendo livelli
sempre più bassi. L'Italia è uno di
quei paesi in cui non è
l'informazione a controllare lo
Stato, ma lo Stato a manovrare
l'informazione e a modificarla
secondo i propri bisogni. Il
problema è di una gravità
preoccupante, in quanto la
popolazione, ma sopratutto i
giovani che, non avendo nel loro
bagaglio culturale conoscenze
storiche della politica, devono
crearsi un ideale politico cercando
di scansare il Grande Fratello da
una parte e L'isola dei famosi
dall'altra. Le uniche fonti
d'informazione non controllabili e
“senza filtro” sono quelle della
rete, che appartiene a tutti e non ha
ancora padroni. Bisogna notare
come la lenta ma incessante rovina
dell'informazione televisiva
italiana corra parallela
all'ugualmente inarrestabile
dominio della destra capeggiata da
Berlusconi. L'esordio in politica
dell'attuale presidente del
consiglio ha sancito l'inizio di un
veloce processo degenerativo del
giornalismo italiano e della
possibilità di fare della buona
informazione. Gran parte dei
mass-media italiani sono
controllati da Berlusconi, o per
meglio dire dalla sua azienda/famiglia, che possiede un
grande numero di televisioni,
giornali e riviste, tutte conformate
ai dettami del re/presidente. Tra
queste, nell'ultimo periodo, sono
nate le trasmissioni televisive
sopra citate, che non sono riuscite
a conformarsi ai “suoi” voleri, e
per questo oscurate nel periodo in
cui avrebbero potuto maggiormente influenzare il pensiero del
popolo.
Il popolo è trattato nello stesso
modo in cui si tratta un bambino,
cui si dice solo ciò che si vuole egli
sappia. Un governo, quindi, basato
sull'ignoranza popolare e che fa di
questa una delle sue colonne
portanti!
Italo D'Andrea
regionali
regionali
Le elezioni regionali appena concluse hanno ridisegnato la cartina politica italiana. La sensibile spinta verso destra
(complice l'enorme successo della Lega Nord) è evidente, ma l'affluenza alle urne è stata visibilmente più bassa delle
ultime regionali, 64 per cento contro il 71 per cento del 2005, chiaro segnale di una fiducia sempre più precaria
dell'elettorato italiano nei confronti dei suoi rappresentanti.
VINCERE!
NON IMPORTA COME!
La mancanza di fiducia degli
elettori italiani non è l'unico
segnale negativo emerso da queste
elezioni se si considera che le
uniche regioni in cui si è notata una
tendenza al cambiamento (Lazio,
Campania, Piemonte, Calabria)
sono state quelle coinvolte da
scandali extra politici, scandali
relativi alla sanità, emergenza
rifiuti e quant'altro. Quanto si
dovrà aspettare affinchè un serio
programma politico sia in grado di
portare un cambiamento? Ciò che
fa davvero male non è neanche
esser spettatori di scandali
quotidiani, ma osservare come
trionfare per le "disgrazie altrui"
sia diventato un motivo di vanto
dei politici italiani, che forse
sapendo di non aver niente di serio
da proporre al paese approfittano
di situazioni insolite per
mascherare la precarietà della
situazione politica ed ogni volta
illudere la gente con belle parole,
che restano sui giornali per giorni.
Per trovare una vera e propria
vittoria degna di essere definita
tale bisogna analizzare la
situazione delle regionali in
Piemonte, dove, sebbene senza
scandali mediatici, la coalizione di
opposizione di Roberto Cota,
formata dall'alleanza tra PdL e
Lega Nord, ha avuto la meglio su
quella del PD capitanata da
Mercedes Bresso, seppure con uno
scarto inferiore all'uno per cento. I
risultati piemontesi sono
visibilmenti condizionati dal
boom di voti ottenuto dalla lista
"outsider" di Beppe Grillo e da una
tendenza filo-leghista che, seppur
portando il centrodestra alla
vittoria, dovrebbe far riflettere gli
appartenenti alla coalizione del
Popolo della Libertà: c'è davvero
tanto da esser contenti di una
vittoria frutto più dei meriti degli
alleati che dei propri? Davvero
l'importante in questo periodo è
vincere, sedere su una poltrona ed
ignorare come si sia ottenuta
quella determinata vittoria e cosa
comporterà in futuro! «Abbiamo
vinto le elezioni. Faremo il
federalismo. Rilanceremo questa
regione che è rimasta ferma per
cinque anni. Ce la farò con l'aiuto
di tutti i piemontesi» sono state le
prime dichiarazioni di Roberto
Cota al termine dello spoglio
elettorale, che sicuramente
dimostrano quanto l'esponente
della Lega sia convinto della forza
del proprio partito oramai quasi
alternativo al PdL più che alleato.
In Lazio, invece, dove lo scandalo
Marrazzo ha rimescolato le carte in
tavola, la candidata vincente del
PdL Renata Polverini, appresa la
notizia della vittoria ha dichiarato
che «i miracoli sono possibili, e
quando la gente vuole tutto è
possibile». Sulla stessa onda le
dichiarazioni del neo governatore
della Campania Stefano Caldoro,
che dopo aver ottenuto la vittoria
approfittando del fallimento della
sinistra e della gestione Bassolino
dice «Abbiamo raccolto una
grande volontà di cambiamento. Il
voto dimostra che la gente vuole
fatti e non più parole. Abbiamo un
grande senso di responsabilità, per
C'era una volta, in un paese non molto lontano, un bellissimo
palazzo: il Palazzo Chigi. Qui nel 1947 gli uomini più intelligenti e
colti dell'epoca vararono il documento più importante della storia
della loro società: la Costituzione. Quasi tutti rispettavano le leggi
ed erano felici, fino a quando prese il potere un partito speciale, che
conquistò il favore del popolo con il suo carisma e la sua simpatia,
tanto da rimanere al potere fino alla fine del mondo… anche se con
qualche dèfaillance.
TUTTI GLI UOMINI SONO UGUALI…
… ma alcuni sono più uguali di altri
I
l tempo passava e i membri del
Partito, diventati potenti e
importanti, iniziarono a
pensare di poter ricavare non pochi
vantaggi dalla loro posizione.
Riuscivano a mascherare i loro
privilegi aggiungendo nuove leggi
alla Costituzione, ma il popolo non
si accorgeva dei cambiamenti
perché aveva riposto tutta la sua
fiducia nel Partito. Credevano che
le leggi fossero sempre state così e
che fossero le più giuste del
mondo. Protetti dalla barriera
dell'ignoranza del popolo e
dall'incapacità degli oppositori,
continuarono indisturbati a
governare. Trovarono il modo di
sottrarsi anche ad una delle leggi
più importanti mai formulate,
anche se mai scritta: chi
trasgredisce le regole deve essere
punito. Ci riuscirono con un
magnifico sotterfugio:
inventarono il “legittimo
impedimento”, che fu modificato e
rimaneggiato ad ogni necessità. La
nuova legge recita così: “Per il
Presidente del Consiglio dei
Ministri costituisce legittimo
impedimento […] a comparire
nelle udienze dei procedimenti
penali, quale imputato [...]” e
ancora “Per i Ministri l'esercizio
delle attività previste dalle leggi e
dai regolamenti che ne
disciplinano le attribuzioni,
nonché di ogni attività comunque
coessenziale alle funzioni di
Governo, costituisce legittimo
impedimento […] a comparire
nelle udienze dei procedimenti
penali quali imputati”. La cosa
strana è che il Capo Supremo dello
Stato, grande ed esperto
conoscitore della Costituzione e
garante della stessa, ha dato il suo
ok firmando la legge, tra lo
sgomento dei pochi coscienti
questo da domani mattina saremo
già a lavoro». Tutte belle parole
che quasi farebbero pensare ad una
svolta e ad un'aria nuova, ma
fermandosi a riflettere un attimo,
la causa delle vittorie in Lazio e
Campania degli schieramenti del
centrodestra è davvero un merito
di questi ultimi tale da giustificare
tali espressioni di autostima, o è
solo un demerito del centrosinistra
e dei suoi errori? «Dedico questa
vittoria ai tanti calabresi onesti che
hanno avuto la voglia di cambiare
e che mi hanno dato la grande forza
di condurre questa grande
campagna elettorale» sono state
invece le dichiarazioni di
Giuseppe Scopelliti, esponente del
dell'illegalità del procedimento.
Non potendo Napolitano essere
accusato di ignoranza o
incompetenza, non lascia molto
spazio alla comprensione di tale
assenso. Fatto sta che il 7 aprile
scorso la proposta è stata firmata
ed è diventata una legge. Da una
parte si sostiene che “il legittimo
impedimento è un atto di giustizia
e non di protervia politica”
(Rotondi), dall'altra parte c'è chi
esige un referendum per la sua
immediata abrogazione. Stufi
delle proteste dei secondi, il PM
della procura De Pasquale si è
deciso a prendere in
considerazione l'argomento. La
sua sentenza è stata chiarissima: la
legge è incostituzionale, perché
non rispetta gli articoli 101 (La
giustizia è amministrata in nome
del popolo. I giudici sono soggetti
soltanto alla legge.) e 138 (La
legge deve essere sottoposta a due
votazioni, nella seconda delle
quali deve essere approvata a
maggioranza assoluta dai
componenti delle due camere).
Inoltre i giudici della prima
sezione del tribunale penale di
Milano che si stanno occupando
del processo Mediaset hanno
coinvolto anche la Corte
Costituzionale, dato che la nuova
disposizione impedirebbe al
Premier di presentarsi ai vari
processi (il Premier è infatti
indagato per corruzione in atti
giudiziari in concorso con David
Mills). Sarebbe stato molto più
sintetico dire che non rispetta
l'articolo 3 della costituzione:
“Tutti i cittadini hanno pari dignità
sociale e sono eguali davanti alla
legge […] È compito della
Repubblica rimuovere gli ostacoli
di ordine economico e sociale che
limitano di fatto la libertà e
l'eguaglianza dei cittadini […]”.
Forse così sarebbe stato più facile
per tutti i sostenitori rendersi conto
dell'illegalità della legge, così
palese in tutti i paesi democratici
del mondo…
Così tutti vissero infelici e
scontenti… tranne qualcuno...
Nicoletta Vitelli
PdL, che ha avuto la meglio sul
rivale e governatore uscente del
PD Igazio Loiero (manco a farlo
apposta coinvolto nel 2006 in uno
scandalo sanità e poi assolto meno
di un mese fa).
Dall'analisi di queste elezioni
regionali sembra difficile avere un
pensiero convinto sulla situazione
politica italiana. Bisogna scegliere
se sposare la corrente "positivista"
dei vincitori, oppure una più
titubante e scettica nei confronti
dei nostri amministratori, che
sembra emergere da una analisi
oggettiva dei fatti. A voi la scelta...
Valerio Del Nigro
MAGGIO 2010
quantierrori
LE GIUSTIZIE INGIUSTE
Cucchi, Uva, Bianzino…Questi
sono solo alcuni dei nomi di persone vittime di pestaggi da parte di
pubblici ufficiali. Su youtube i
video dei casi americani ci sconvolgono, ci fanno odiare i poliziotti razzisti ritratti mentre pestano
l'afro-americano di turno, senza
curarci minimamente del fatto che
anche nel nostro Paese si sono
verificati - e speriamo non si verifichino più - eventi spiacevoli di
questo tipo. In Italia notizie di
questo genere sono meno frequenti, sebbene non manchino casi di
calunnie e pestaggi di vario tipo da
parte di poliziotti, carabinieri e
guardie molto spesso ingiustificati.
Il primo caso di cui troviamo notizia è quello diffuso dall'ordine dei
giornalisti e riguarda Stefano
Cucchi, un ragazzo di 31 anni,
arrestato per esser stato trovato
con una piccola quantità di sostanze stupefacenti, e morto disidratato a causa dell'incuranza delle
guardie presenti nell'ospedale
penitenziario in cui era stato rinchiuso. Il caso risale al 15 ottobre
dello scorso anno, ma persino i
familiari vennero a scoprire la
morte del ragazzo vedendosi arrivare a casa la richiesta di autorizzazione per l'autopsia, che successivamente rivelò la presenza di
contusioni, ematomi e fratture su
tutto il corpo. Normalissimo, così
viene definito Stefano dalla sorella
Ilaria in un'intervista: aveva una
piccola quantità di stupefacenti,
ma drogato o ex drogato, spacciatore o ex spacciatore che fosse,
niente può legittimare cosa gli è
stato fatto e cosa ha vissuto dal
giorno dell'arresto fino alla sua
morte, avvenuta una settimana
dopo. La legge dovrebbe provvedere a punire questo tipo di errori,
ma come sempre non è uguale per
tutti: i più deboli vengono attaccati, ma non riescono a far abbastanza rumore per far in modo che
vengano ascoltati.
Altro esempio è Giuseppe Uva,
rincorso e picchiato, caricato su
un'auto della polizia, pestato di
nuovo in caserma e morto dopo
esser stato ricoverato in un ospedale psichiatrico. Altro caso ancora è
Aldo Bianzino, coltivava marijuana per sé, fu arrestato ed è stato
trovato morto pochi giorni dopo in
cella. Dall'autopsia emersero
traumi interni e lacerazioni dovute
a percosse. Ma anche Federico
Aldovrandi va ricordato: stava
tornando da un concerto nei pressi
di Ferrara, venne invitato a scendere dall'auto e dopo il controllo
venne massacrato sul ciglio della
strada.
Le famiglie di queste persone
chiedono giustizia ad una giustizia
ingiusta, mi si perdoni il bisticcio.
Fa strano sentire che queste cose
non sono accadute oltreoceano,
ma nel nostro Paese. Anche in
Francia ci furono dei casi analoghi,
ma lo sdegno della popolazione
indusse lo Stato a prendere provvedimenti. Noi italiani nemmeno
di fronte a simili oscenità riusciamo a reagire, lasciamo che le cose
ci scivolino addosso finché arriva
il nostro turno, magari un evento
che ci tocca più da vicino e che ci
fa pretendere di scatenare l'inferno
e ribaltare le cose da soli da un
giorno all'altro. Stiamo parlando di
fatti di una certa gravità, viene
messa in dubbio la nostra sicurezza e vengono violati molti dei
nostri diritti. Ricevere una pena
commisurata all'entità della colpa
è una realtà o solo un'utopia? Adesso sono i poliziotti e i carabinieri
che scelgono la pena e la infliggono pure? E loro vengono puniti per
non aver adempiuto ai loro doveri
e di aver abusato del loro potere?
Lungi da me l'idea di instillare
odio nei confronti delle forze
dell'ordine, il cui lavoro è nella
maggior parte dei casi encomiabile, ma a sentire questi episodi ci si
accorge di quanto, piuttosto che
sentirsi protetti, si sviluppi in noi
un senso di timore, che non dovrebbe esistere. Capita quasi che
dovrebbe essere l'incarnazione
della giustizia e della correttezza
in realtà non è poi così giusto, e che
ormai dobbiamo aver paura anche
di aver ragione, o rinunciare ad
avere ragione per avere salva la
vita. Ma il principio più sbagliato
che ci viene trasmesso da queste
situazioni strane, ambigue, è che la
violenza se viene fatta dallo Stato,
o come in questo caso da un suo
rappresentante, è lecita.
Lia Romano
La politica a-posteriori
ventotene
Roma, 20 aprile 2010 –
È una tiepida mattina di aprile e sulla spiaggia di Ventotene il sole, che
fa capolino dopo grigi giorni di
pioggia, sembra invitare le persone alla scoperta e al godimento della splendida natura dell'isola.
All'invito rispondono subito gli
alunni di una scuola media, che sono arrivati lì il giorno prima per
una gita scolastica: il tempo di posare gli zaini, di sdraiarsi al sole e
poi… un fragore assordante copre
per sempre le gioiose risate di due
giovani vite! Dei blocchi di tufo si
sono improvvisamente staccati da
un costone e, precipitando da circa
5 metri di altezza, hanno travolto
due ragazzine di quattordici anni
che non hanno avuto alcuna possibilità di salvezza. Francesca Colonnello e Sara Panuccio frequentavano la scuola media Anna Magnani di Morena, alla periferia di
Roma. A uccidere Francesca è stata una lesione profonda alla testa
che non le ha lasciato scampo: è
morta sul colpo! Sara, invece, pur
schiacciata dal peso della terra, è
riuscita a sopravvivere solo per alcuni istanti. Altri due ragazzi sono
rimasti feriti, ma non sono in pericolo di vita. La tragedia ha sconvolto tutti ed è stato aperto un fascicolo per duplice omicidio colposo e lesioni contro ignoti. Il distacco della roccia friabile, tipica
per la morfologia del territorio,
sembrava scongiurato dai lavori di
messa in sicurezza effettuati pochi
mesi prima. L'isola, infatti, non era
interdetta ai bagnanti e ciò aveva
spinto gli alunni a scendere sulla
spiaggia per un fuori programma
concesso dagli accompagnatori.
Niente, quindi, lasciava presagire
quello che poi è accaduto. Adesso
(… ma sempre dopo?!!) toccherà
ai magistrati, con l'aiuto dei periti,
stabilire se esistono dei responsabili per tutto questo strazio. Il sindaco di Ventotene, Geppino
Assenso, afferma che si è trattato
di una tragedia improvvisa ed imprevedibile, mentre il genitore di
una delle ragazze, recatosi
sull'isola subito dopo l'incidente, ritiene che il pezzo di montagna an-
cora attaccata era friabile e che
quindi bisognava perlomeno mettere una rete di protezione. Più di
un anno fa, in realtà, il senatore del
Pd Raffaele Ranucci e parlamentari democratici avevano chiesto al
governo di adottare provvedimenti
urgenti per la messa in sicurezza di
Vetotene, per evitare seri pericoli
dopo i danni provocati all'isola dalle piogge torrenziali dell'anno precedente. La risposta data in Senato, però, fu del tutto insufficiente e
ancora una volta gli allarmi lanciati tempestivamente restano inascoltati e, un po' troppo spesso, portano conseguenze drammatiche come questa. Quello che è sicuro è
che l'isola ora è in lutto! Mentre i
tecnici della regione Lazio effettuano controlli e accertamenti,
ogni polemica, ogni scarico di responsabilità ormai lascia il tempo
che trova: qualsiasi parola sembra
inopportuna, superflua di fronte al
lancinante dolore di genitori, familiari e compagni di due ragazze che
non hanno avuto il tempo di “affacciarsi” alla vita!
Il mio pensiero va soprattutto ai genitori: staccarsi dal proprio figlio
immaginando che si stia divertendo spensieratamente in gita ed essere chiamato all'improvviso per riprenderselo morto è veramente duro da accettare e giustificare. Mi auguro che questo dramma faccia riflettere un po' tutti, ma soprattutto
faccia agire chi di dovere a evitare
altre tragedie ormai annunciate. È
di fondamentale importanza non
accorgersi dell'emergenza solo in
occasione di lutti, ma intervenire
con la prevenzione quotidiana: per
fare ciò c'è bisogno di gente capace
e che soprattutto non pensi solo
ai propri interessi (politici o economici che siano), ma si dedichi al
bene di tutta la comunità. Questa
dolorosa vicenda non è né la prima
né sarà l'ultima se chi di dovere
non adempie con responsabilità al
proprio compito! I politici servono anche e soprattutto a questo!
anche alcuni oggetti che si pensa le
appartengano. A causa dello stato
di decomposizione del corpo,
l'autopsia è difficile e non si hanno
molte notizie, ma dalle prime
analisi risulta che Elisa sia stata
violentata prima di essere stata
uccisa, forse strangolata. Ma i
familiari hanno un unico
desiderio: oltre a voler scoprire
l'assassino di Elisa, vogliono dare
una sepoltura alla ragazza, in un
luogo dove poter pregare per lei.
Nonostante i numerosi misteri, il
principale sospettato resta sempre
Danilo Restivo, indagato per ben
due omicidi. Ma nonostante tutto il
ragazzo è ancora a piede libero. Le
indagini sono appena cominciate,
ma com'è possibile che il Restivo
abbia ucciso due donne senza aver
lasciato neanche una traccia? O
sarà vittima di una strana
coincidenza? E mentre questo
articolo viene redatto si viene a
conoscenza che Danilo Restivo è
indagato per un terzo omicidio:
una studentessa sudcoreana, Jongok Shin, anche lei trovata morta
con in mano una ciocca di
capelli…
Iole Palladino
casoclaps
Misteri sulla scomparsa di Elisa, perplessità sul reperimento del cadavere, incongruenze sulle dichiarazioni rilasciate...
E adesso spunta un terzo possibile assassinio commesso dalla stessa mano che ha ucciso Claps...
Alla ricerca del serial killer
12 settembre 1993. A Potenza
scompare una ragazza di nome
Elisa Claps, che ricompare sotto
forma di scheletro 17 anni dopo, il
17 marzo 2010.
Tutto comincia l'11 settembre
1993 e i protagonisti della storia
sono Elisa, studentessa del liceo
classico, cattolica praticante, e il
suo ex ragazzo Danilo Restivo,
allora ventunenne. Danilo, che
nella sua città è chiamato il
parrucchiere perchè ha l'abitudine
di tagliare ciocche di capelli alle
ragazze che incontra sull'autobus,
6 anni prima era stato denunciato
per aver seviziato due ragazzini.
La sera dell'11 settembre chiama
Elisa e le dà appuntamento per il
giorno dopo all'ora della messa. La
mattina seguente Elisa va in
Chiesa con la sua amica Eliana e le
dice di aspettarla alle 12 e 15
davanti la Chiesa, perchè deve
vedere Danilo. La ragazza aspetta
fino alle 13, ma Elisa non arriva e
si reca a casa Claps raccontando
tutto. I familiari cominciano a
cercare Elisa, ma la ragazza è
scomparsa, nessuno l'ha vista.
Allora telefonano a Danilo, il
quale dice di averla vista, ma poi
lei è uscita dalla Chiesa da sola,
mentre lui è rimasto dentro ancora
un pò.
Elisa è sparita, ma nessuno
interroga Danilo. Tutti lo
descrivono come un tipo strano, ad
esempio l'operaio Nicola, che
allora lavorava con Danilo in una
ditta di disifenstazione ambientale, racconta che il ragazzo la notte
si svegliava spaventato e sudato
gridando “aiuto!”. Nel frattempo il
ragazzo si trasferisce in Inghilterra, dove si sposa con una donna più
grande di lui. Poco tempo dopo, la
sua vicina di casa, Heather
Barnett, viene trovata morta con in
mano due ciocche di capelli, segno
che insospettisce la polizia. Danilo
è l'unico sospettato dell'omicidio
di Elisa e il principale indagato per
l'uccisione della sua vicina; ma la
Polizia, che sospetta fortemente
del ragazzo, non può arrestarlo
perchè non ci sono prove, almeno
così dice. Gli anni passano e la
famiglia Claps non ha mai smesso
di cercare Elisa (nel 1994 un vigile
urbano di Matera dice che Elisa si
trova in Albania, ma pochi giorni
dopo si scopre essere una falsa
notizia; nel 1999 su un sito della
famiglia Claps arriva un messaggio, scritto da Elisa, che dice di
trovarsi in Sudamerica, ma
successivamente si scopre che
quel messaggio era stato scritto da
Restivo), sebbene le indagini
ufficiali riprendano il 17 marzo
2010, quando alcuni operai che
stanno riparando il sottotetto della
Chiesa della Santissima Trinità
trovano un cadavere. Viene
avvisata immediatamente la
Polizia. Tanti sono i misteri e i
punti interrogativi: chi ha portato il
cadavere di Elisa nel sottotetto,
dove si può accedere solo
attraverso due porte chiuse a
chiave? Che ci faceva un
materasso in quel posto? Nessuno
sa niente, nessuno ha visto niente...
forse... Secondo il viceparroco
della SS. Trinità, don Vagno, il
corpo è stato ritrovato due mesi
prima dalle donne delle pulizie,
ma esse negano. Le indagini sono
state disastrose fin dall'inizio.
Infatti il 12 settembre Danilo tornò
a casa con delle ferite e le mani
sporche di sangue: la giustifica ai
suoi fu che era caduto nel cantiere
delle scale mobili (i vestiti sporchi
di sangue non furono mai
sequestrati dalla Polizia...). La
Chiesa non fu mai ispezionata
interamente, ma furono controllati
solo i sotterranei... Particolari
rilevanti mai considerati.
Intanto i resti della ragazza sono
stati analizzati nell'istituto di
medicina legale a Bari e con essi
Mariangela Conte
La comunità guardiese si prepara ad affrontare con devozione la tradizionale celebrazione della Vegine Assunta.
Modificato il percorso millenario per problemi di sicurezza. Numerosi i fedeli impegnati nell’allestimento. Non mancheranno i curiosi.
Padre Filippo di Lonardo in assemblea con i ragazzi del liceo scientifico: “Inutile intervenire per fotografare o filmare: c’è solo da partecipare!”
Ritornano puntuali dopo sette anni
i Riti di Penitenza a Guardia Sanframondi. Dal 16 al 22 agosto la tradizionale e tanto discussa Festa
dell'Assunta, una combinazione di
fede e cultura popolare, terrà occupati gli abitanti del paese. Le processioni, una di Penitenza ed una
di Comunione, attraverseranno le
strade per un'intera settimana secondo un ordine stabilito, che terrà
impegnati i quattro rioni, Croce,
Portella, Fontanella e Piazza. Le
partenze, come per gli anni passati,
sono previste sempre dalla Chiesa
di San Rocco, di San Sebastiano,
di San Leonardo e
dell'Annunziata. Nei cortei saranno rappresentati i Misteri, circa
100 quadri viventi che riproducono scene bibliche, seguiti dai penitenti e da tutta la popolazione.
L'ultimo giorno, la domenica, ci sarà la processione generale con la
statua della Vergine Assunta e con i
celebri battenti. Quest'anno il percorso sarà differente dagli altri anni a causa dei lavori di messa in sicurezza del centro storico: solo
l'ultimo giorno sarà ripristinato il
tradizionale itinerario.
La preparazione a questa cerimonia comincia molti anni prima e,
quando ci si avvicina alle celebra-
zioni, l'impegno diventa più assiduo: bisogna pensare agli abiti e
agli strumenti da utilizzare nei vari
Misteri, allestire le tabelle che precedono i vari quadri, preparare i testi e le musiche per i vari cori rionali e, naturalmente, non bisogna
trascurare la preparazione spirituale! Dagli inizi di marzo, infatti, è
partita la “Missione Popolare” guidata dal parroco Padre Filippo di
Lonardo, che ha cercato di coinvolgere ragazzi, adulti, anziani in
un percorso di formazione allo scopo di avvicinare tutta la comunità
ai Riti. Sono stati invitati Padre
Giancarlo Giannasso e Padre Dino
Mario Magnano, ed hanno anche
avuto un confronto diretto con noi
ragazzi del liceo scientifico, per farci riflettere, attraverso esperienze
personali, sul nostro rapporto con
Dio.
Per quanto riguarda la macchina
comunale, ultimamente si nota un
gran da fare: numerose strade sono
state rinnovate, alberi e siepi sono
stati potati e chissà quanti altri miglioramenti dovranno esserci (peccato che questa efficienza sia visibile solo in occasione dei Riti…).
Uno degli aspetti più straordinari
di questa fase di preparazione
dell'evento è vedere l'intera popo-
lazione guardiese impegnata in settori diversi, dal canto ai Misteri veri e propri. Molti, inoltre, sono quelli che aspirano ad accaparrarsi il ruolo migliore… Ma sarà veramente
spinta da motivazioni religiose e
da una vera e propria vocazione nei
confronti dell'Assunta? O si tratta
di semplice esibizionismo? Spesso
si viene criticati magari perché non
si partecipa ad un Mistero, ma non
si esclude che si possa essere spinti
da fede e passione per la Madonna
anche solo assistendo.
Alessandra Panza
14 AGOSTO 1861: UNA DATA CHE HA SEGNATO
IL DESTINO DI UNA PICCOLA CITTADINA
DI NOME PONTELANDOLFO
Proteggere le tracce del passato sembra ormai un’attività destinata alle cure di perditempo o nullafacenti. Tutelare la
storia, la cultura, preservarla dall’oblio lascia sorridere i più... troppo impegnati a sostenere i ritmi della società attuale...
PER RICORDARE E NON
DIMENTICARE è il titolo di un
opuscolo che comprende una raccolta di documenti e fatti molti significativi accaduti il 14 agosto
1861 a Pontelandolfo e a Casalduni. Scriveva Benedetto Croce:
«Tanta parte di storia, che ora per
noi è cronaca, tanti documenti che
ora per noi sono muti, saranno volta a volta percorsi da nuovi guizzi
di vita e torneranno a parlare». Queste parole ci aiutano a riflettere e ci
invogliano a studiare e a conoscere
la storia dei nostri paesi, che in
qualche modo ha condizionato lo
sviluppo economico e sociale. Pontelandolfo e Casalduni ne sono un
esempio.
Dopo l'Unità d'Italia, un piccolo
gruppo di rivoluzionari, i Briganti,
fece irruzione nella processione
della festa di S. Donato, che ogni
anno si svolgeva nel paesino di
Pontelandolfo il 7 agosto. Accusavano il nuovo governo di essere
senza religione, preferendo ritornare sotto la dinastia dei Borboni,
che a lungo avevano regnato nel
Meridione italico. Il governo italiano, venuto a conoscenza di questi moti rivoluzionari, mandò a Pontelandolfo e a Casalduni un esercito di circa 50 uomini, per poter ristabilire l'equilibrio. All'arrivo di
questi, la reazione dei Briganti fu
molto violenta: li attaccarono subito e li uccisero, divertendosi ad
esporre i loro corpi.
L'avvenimento fu ritenuto dal governo italiano crudele, e per far
fronte a ciò inviò altri 1500 uomini, capitanati dal colonnello Gaetano Negri, con il compito di radere
al suolo e incendiare le due cittadine. Così il 14 agosto 1861 a Pontelandolfo e a Casalduni ci fu il delirio. I soldati compirono atti di ruberie, saccheggi e violenze sessuali
su tutto il popolo, senza avere un
minimo di pietà nemmeno per i
bambini e le persone anziane. Alla
fine fu incendiato l'intero paese, e
il giorno dopo il colonnello Negri
Il 18 settembre 1615 Padre Francesco Michele da Napoli si recò a
Guardia e, piantando una croce
simbolica, indicò la zona prescelta
per la costruzione del Convento di
San Franceso. I lavori, iniziati nel
mese di gennaio dell'anno seguente, terminarono il 13 maggio 1629,
quando il convento e la chiesa annessa furono collaudati, dopodichè otto frati e sei laici vi si trasferirono, come voluto dal popolo
guardiese. In seguito a diversi movimenti politici, nel 1809 dopo
l'ordinanza di soppressione di tutti
gli ordini religiosi, il convento venne chiuso per una prima volta. Grazie al ritorno del governo borbonico, nel 1835 il convento fu nuovamente affidato ai frati, ma poco dopo andò incontro ad un nuovo periodo di chiusura in seguito alle leggi di soppressione del Regno
d'Italia del 1866. Solo trentasei an-
telegrafò al Comando di Napoli:
«Ieri, all'alba, giustizia fu fatta per
Pontelandolfo e Casalduni». In realtà non fu resa alcuna giustizia,
perché i veri colpevoli, i briganti,
riuscirono a fuggire per le montagne, lasciando gli interi paesi in balia dell'esercito di Negri. Per comprendere quanto accaduto è, però,
necessaria una adeguata contestualizzazione: i briganti solo in questo
modo riuscivano a esprimere le loro idee, in paesi in cui la libertà di
parola e di pensiero veniva negata
in maniera sistematica. Il governo
italiano non ebbe altre misure per
far fronte alla situazione che il terrore e la violenza. Le numerose testimonianze raccolte hanno, in seguito, consentito a persone come
l'On. Giuseppe Ferrari di intraprendere una lunga battaglia in Parlamento per fare luce sui fatti e fare
in modo che non si dimenticassero.
Le operazioni culturali e le manifestazioni che si tengono su questi tristi episodi sono sempre tante e contribuiscono a mantenere viva la memoria storica, per garantire al meridione italico di riscattarsi dal marchio della barbarie e della inciviltà,
dal quale è stato segnato indebitamente.
Geremi Falato
ni più tardi l'amministratore comunale concesse il convento nuovamente ai frati minori. Questi vi abitarono fino al 1951 per poi abbandonarlo a causa delle condizioni pericolanti in cui l'edificio versava (e
purtroppo versa tuttora).
Andando quindi a scavare indietro
nel tempo, quelle quattro mura che
a malapena si mantengono e di cui
pochi ricordano l'esistenza hanno
una grandissima storia e importanti significati. La presenza del convento rappresenta la forza di volontà, l'operosità, l'ingegno e le capacità artistiche dei nostri antenati,
ma forse anche queste, come quelle quattro mura, significano poco o
niente per la società di oggi. Nel
corso del tempo numerosi sono stati gli interventi di restauro che il
convento ha subito. Tra questi ricordiamo i due più importanti, effettuati a spese dei cittadini: il pri-
mo, in seguito al terremoto del
1688, quando il convento fu quasi
interamente ricostruito; il secondo, del 1805, quando fu ricostruito
il campanile, crollato anch'esso
per attività sismica. È doveroso notare come, durante i secoli, i nostri
antenati, pur essendosi trovati spesso in situazioni economiche estreme, abbiano sempre lottato e collaborato affinchè il convento restasse un importante punto di riferimento. Oltre all'enorme valore simbolico e significativo che il convento riveste vi sono altri elementi
che intensificano quel senso di
amarezza che si prova nel vederlo
abbandonato. Infatti in pochi forse
sono a conoscenza del fatto che Michele Foschini, pittore guardiese,
nel 1729 dipinse, nel chiostro del
convento, numerosissimi affreschi
che ricordavano alcuni miracoli di
San Francesco e Sant' Antonio.
Inoltre vi sono sei cappelle laterali
con altari in marmo antico e diverse tele. Questi pregiati lavori, in seguito alle diverse chiusure, durante le quali il convento fu adibito ad
altre funzioni, furono ricoperti da
strati di calcina, che presumibilmente li hanno in parte preservati
dal degrado che ora purtroppo sta
avendo la meglio. Ci troviamo di
fronte ad un'altro caso di mancata
valorizzazione delle bellezze del
nostro territorio e della nostra storia: niente è stato fatto finora per recuperare quel convento e quelle
opere su cui per secoli migliaia di
nostri antenati hanno posato gli occhi. Gli affreschi che si intravedono nei punti in cui l'intonaco non
ha resistito sembrano quasi volersi
fare spazio per riuscire a riemergere in tutta la loro bellezza.
A volte dispreziamo i nostri piccoli
comuni e poichè privi di grandi attrazioni li crediamo incapaci di farci provare forti emozioni, ma penso che avere la possibilità di entrare in una chiesa seicentesca e poter
ammirare con orgoglio le opere artistiche di un compaesano sia una
grandissima emozione. Per poter
fare ciò non serve molto: basta un
reale interessamento alla questione e togliere un pò di intonaco.
Italo D'Andrea
Il presidente Obama è riuscito nella sua impresa.
Circa 30 milioni di americani avranno diritto ad accedere molto più facilmente alle cure pubbliche
Mentre in Italia e in Europa lo
Stato sovvenziona i cittadini, che
possono fruire liberamente dei
servizi offerti dagli ospedali, negli
Stati Uniti è la situazione completamente diversa. Non mancano
certo gli ospedali pubblici, ma
questi non sono all'altezza delle
cliniche private, che, però, non
sono gratuite, bensì richiedono le
cosiddette polizze assicurative. Il
sistema funziona pressappoco
così: i cittadini pagano delle compagnie assicurative che, in base
agli accordi che hanno con le cliniche private, obbligano le persone a
rivolgersi a determinate strutture
sanitarie. In questo modo se da una
parte chi gode di buona salute si
assicura la copertura finanziaria
per sostenere le cure necessarie,
chi versa in cattive condizioni ha
molti problemi a trovare
un'assicurazione che si prenda la
responsabilità del suo stato di
salute. Del resto il mercato è così,
se una compagnia reputa sconveniente un affare, essa non si impegnerà mai nel portarlo avanti.
Dunque, proprio chi è più malato
ha più difficoltà ad essere curato. E
non sembra questo un paradosso,
visto che l'America è considerata
la nazione fondata sulla libertà del
cittadino, dunque anche la libertà
di essere curati? Eppure è così, e
solo nel 2010 è stato possibile
attuare un piano riformatore di tale
importanza. Ma non è stato facile
per Obama tagliare questo traguardo così importante, nonostante il
presidente abbia utilizzato
l'argomento sanità per farne il suo
cavallo di battaglia durante la
campagna elettorale.
Ma analizziamo con precisione
come è andata l' approvazione
della legge. La riforma è passata alla Camera con 219 voti
a favore e 212 contrari, il
che prova che anche diversi
democratici non avevano
dato l'appoggio ad Obama, il quale è riuscito però
a trovare il sostegno degli
antiabortisti guidati dal
deputato Bart Stupak. Il
presidente ha ottenuto il suo
aiuto nelle ultime ore che precedevano il voto, garantendo a
Stupak di bloccare i fondi per
ottenere il rimborso
spese in caso di
interruzione
della gravidanza. Il
nuovo
m odell
o
sanitario sostanzialmente non
varia da quello già presente, ma
prevede l'intervento dello Stato
nell'aiutare i cittadini meno abbienti ad accedere alle cure. Intanto i repubblicani avevano paragonato l'idea della sanità gestita dallo
Stato ad una sorta di socialismo
medico, assimilabile alle condizioni di arretratezza del sistema
europeo, che tutti noi sappiamo
bene essere tutt'altro che arretrato.
Inutile porre in rilievo quanto i
cittadini, sentendo ciò, siano rimasti sconvolti. Lo Stato troverà i
fondi necessari per finanziare
questo piano, incrementando, e di
molto, le tasse per le case farmaceutiche, che già si sono mobilitate
per far fronte a questa loro maxispesa. Avranno diritto al sussidio
statale le famiglie con reddito
inferiore a 29.000 $. Inoltre i figli
fino all'età di 26 anni potranno
sfruttare la classe sociale a cui
appartengono i loro genitori, vedendosi alleggerire le difficoltà di
inserirsi nel mondo del lavoro e di
essere autosufficienti (anche in
questo campo Obama dovrà cercare di impegnarsi per trovare una
soluzione al più presto). Altri
provvedimenti riguardanti la riforma prevedono: l'obbligo da parte
delle compagnie di assicurazione
di non rescindere il contratto con i
pazienti malati con cui hanno già
un accordo, specialmente se si
tratta di bambini; inoltre le aziende
con più di cinquanta dipendenti
dovranno provvedere loro stesse a
pagare la mutua ai loro lavoratori.
A mostrare entusiasmo non è solo
Obama, ma anche la speaker della
Camera, Nancy Pelosi, che si sente
felice del primo traguardo raggiunto, visto che anche leioltre al
presidente, si era giocata la propria
immagine. In America l'opinione
pubblica mostra ancora scetticismo, ma si prevedono segnali
positivi a breve e lungo termine.
Come detto, la destra americana,
di chiara tendenza capitalista, sin
L'Ungheria, paese da
sempre socialista,
cambia radicalmente il
suo assetto politico con
le elezioni dell'11 aprile
2010. La sinistra, che
aveva risanato i conti
pubblici, è stata sconfitta dall'ex
Premier del Fidesz, il partito
conservatore dell'estrema destra,
Victor Orban, che ha promesso
meno tasse e un milione di nuovi
posti di lavoro. Ammiratore della
politica del Premier italiano
Silvio Berlusconi, Orban ha
annunciato a 10milioni di
Ungheresi l'uscita del Paese dalla
disperazione. A questa vittoria si
aggiunge anche il fatto che il
Movimento per un'Ungheria
migliore, il partito nazionalconservatore Jobbik, ha ottenuto il
16,7% dei voti, il che inquieta
molto poiché il partito si dichiara
ferocemente antisocialista,
antisemita e nazionalista e vuole
condurre una campagna contro
dall'inizio ha mostrato la sua disapprovazione, senza mai aprire
un dialogo con Obama. Invece nel
resto del mondo, e in particolare in
Europa, l'obamamania ha espresso
tutta la soddisfazione dei politici,
rom, ebrei, comunisti ma
anche contro multinazionali e banche.
In seguito a ciò l'Università
di Tel Aviv ha divulgato un
rapporto sull'antisemitismo,
mettendo in guardia il mondo
intero contro il moltiplicarsi di
violenze sugli ebrei e contro il
dilagare dell'estrema destra nei
Parlamenti. Di fronte a questi
straordinari eventi la cosa
felici che anche l'America si sia
finalmente adeguata ad un sistema
sanitario più consono ad una nazione così avanzata e liberista.
Guido Giovanni Plensich
fondamentale da fare è non
restare indifferenti e non
giudicare irrilevanti queste
posizioni xenofobe, poiché
p o t r e b b e r o a ff e r m a r s i i n
momenti di crisi come quello che
sta vivendo l'Ungheria,
riportando in Europa il fantasma
del fascismo!
Cindy Adamo
Maria Di Paola
L'ONDA ROSSA TRAVOLGE IL PARLAMENTO THAILANDESE
Francia 1789, il popolo si ribella e
il Re fugge da Versailles, che viene
invasa dai rivoluzionari.
Cuba 1959, Che Guevara e Fidel
Castro entrano a L'Havana costringendo alla fuga il dittatore Batista.
Queste sono delle rivoluzioni significative per la storia, ma non sono le uniche che l'uomo abbia mai
promosso, perché le rivoluzioni
hanno segnato il passato e continueranno a rappresentare il presente
e il futuro.
In questi giorni in Thailandia è
scoppiata una nuova rivoluzione
capeggiata dalle "camicie rosse",
un gruppo di migliaia di adepti che
manifesta contro il governo guidato dal primo ministro Abhisit Vejjajiva. Le "camicie rosse" sono indossate da persone di ogni ceto sociale, dal negoziante al disoccupa-
to, dal contadino alla madre di famiglia, tutte accomunate da un unico obiettivo: quello di far sentire la
propria voce e di protestare contro
un governo ritenuto non democratico. Queste persone per partecipare vivamente alla protesta hanno
donato pochi centilitri del loro sangue per poi mischiarlo con
dell'acqua minerale e versarlo sotto le cancellate principali del palazzo governativo. Quando
l'immensa onda rossa ha travolto il
Parlamento, il premier Vejjajiva ha
affermato che lui non darà le dimissioni e non perchè non vuole le
elezioni, ma per il semplice motivo
che non si possono prendere tali decisioni solo perchè lo vuole un corteo che minaccia di continuare la
manifestazione anche con il sangue. In seguito a queste dichiara-
zioni, migliaia di camicie rosse il
10 aprile si sono dirette verso la sede della "tv del popolo", circondata dalle forze di sicurezza che hanno respinto gli oppositori del governo lasciando a terra una ventina
di feriti. Dopo lo scontro, le camicie rosse hanno ottenuto la ripresa
delle trasmissioni della tv, instaurando un rapporto amichevole con
le forze dell'ordine, dando molto fastidio al premier, che ha deciso di
far bloccare nuovamente il segnale. Questa decisione del premier ha
fatto scoppiare tra le forze
dell'ordine e le camicie rosse un nuovo scontro, stavolta molto più violento, che ha provocato 21 morti. Il
premier si è giustificato con il popolo dicendo che le forze armate
hanno usato solo proiettili di gomma. Una versione, questa, contrad-
detta diverse volte e non solo dalle
camicie rosse, ma anche da diversi
giornalisti stranieri. La cosa certa è
che in questa lotta non solo sono
morte persone innocenti che volevano contare qualcosa per le decisioni dello stato, ma sono rimaste
ferite numerosissime persone.
Per ora il premier thailandese non
dà ancora segnali di dimissioni, ma
sembra che le camicie rosse vogliano portare fino in fondo la loro
protesta. Come finirà questa rivoluzione? Al momento non possiamo far altro che stare a guardare
ciò che succede... ma non si esclude che tra qualche anno sul nostro
libro di storia accanto alla rivoluzione francese e quella cubana troveremo anche quella thailandese.
Martina di Staso
D
a qualche tempo l'India è
impegnata in una guerra
intestina con i maoisti. Questi sono militanti comunisti, seguaci del pensiero di Mao Tse
Tung, che compiono attentati contro le autorità civili e militari in nome dei poveri e dei senza terra. Questo non fa certo di loro degli eroi,
infatti è celebre la brutalità dei loro
metodi, anche contro quelli di cui
dicono di essere i tutori (abusi spesso senza motivo e arruolamenti forzati sono all'ordine del giorno). La
svolta contro questa sorta di esercito terrorista è avvenuta in gennaio, quando il governo ha deciso di
inviare truppe per ristabilire
l'ordine nei distretti ormai completamente sotto il controllo del nemico interno. Il risultato? Gravi perdite da tutte le parti e tantissimi disagi per i civili! Dopo un inizio incoraggiante, la via del dialogo è
completamente naufragata. Il 23
marzo i maoisti hanno indetto una
manifestazione di 48 ore negli stati
della confederazione indiana, in
cui è più forte la loro presenza, contro l'aumento dei prezzi e l'arresto
di elementi di spicco del partito comunista. Durante la protesta si sono susseguite violenze gratuite e
inaudite contro cose e persone. Il
bilancio di questi due giorni è stato
di moltissimi manifestanti, ma in
numero maggiore militari e poliziotti morti e con varie infrastrutture danneggiate. Nuovi attacchi,
sempre contro i rappresentati dello
Stato, si sono registrati in aprile e il
6 dello stesso mese in un solo scontro 76 agenti di polizia sono stati
trucidati da un commando di ben
1000 uomini.
Giovanni Sanzari
MAGGIO 2010
darfur
darfur
cyberdipendenze
Il genocidio che
MAMMA VADO A GIOCARE! non
piace a nessuno
Sono finiti i tempi delle bambole,
del nascondino, del gioco della
campana e probabilmente anche
del pallone. Finita l'epoca di
quando da piccoli ci si riuniva,
soprattutto in estate, all'aria aperta
per giocare tutti insieme. Erano
momenti veramente gioiosi,
bastava ben poco per divertirsi.
Purtroppo nel giro di un decennio
tutto questo sembra essere sparito
e sono rare le volte in cui si vedono
bambini giocare nel vialetto di
casa o nei giardini pubblici. I
bambini, ma in particolare gli
adolescenti, si sono impigriti
notevolmente e ciò per una
motivazione ormai conosciuta: il
nostro “fedele amico” internet.
Quando ora si dice “mamma vado
a giocare!” in realtà i ragazzini
scappano davanti al computer,
s'impiantano sulla sedia e non si
alzano più! È come una specie di
protesi che i giovani hanno sempre
con sé e dalla quale non si scollano
mai. Se si studia si ha di fronte la
pagina di facebook, perché,
ovviamente, bisogna essere
sempre aggiornati sui post
pubblicati dal tizio americano (e
sconosciuto) che ci ha aggiunto tra
gli “amici”. Se si esce, invece, è
sufficiente connettersi con il
cellulare ultimo modello che
permette di navigare quanto e dove
si vuole. Internet sta portando ad
una vera e propria dipendenza, che
induce all'immersione in un
mondo virtuale dal quale è
pressoché impossibile uscire. Con
il tempo ci si isola e si evitano i
contatti reali con le persone, tanto
da illudersi che gli amici veri, la
vita e gli affetti siano quelli che si
trovano nel web. Adesso si
preferisce parlare con gli amici di
sempre tramite chat, piuttosto che
incontrarsi e trascorrere del tempo
in compagnia. Tutto ciò perché si
ha una scarsissima autostima e il
continuo timore di non essere
accettati per quel che si è; ci si
sente rifiutati e incompresi dal
mondo intero. Se un ragazzo ha
problemi, di qualunque natura essi
siano, preferisce rivolgersi alle
risposte di internet invece di
chiedere aiuto ai propri genitori o a
qualcuno che gli è effettivamente
accanto. È presente anche un'altra
grande preoccupazione legata
all'utilizzo di internet: le
trasformazioni delle abitudini
sessuali. È un tema importante e
delicato che affrontato attraverso
una rapida navigazione in rete
rischia di divenire banale e
parecchio pericoloso. Sul web si
trova qualunque cosa ed è facile
che un adolescente curioso ed
insicuro dia per vero quel che
legge, arrivando ad avere del sesso
una visione completamente
distorta. Non è affatto difficile
trovare del materiale pornografico
sconcertante o comunque illecito.
Tra i rischi più comuni ed evidenti
si possono individuare contatti con
sconosciuti, pedofili o qualunque
tipo di malintenzionati che si
camuffano con personalità che non
gli appartengono per attirare i
ragazzi. In casi come questi
bisogna stare all'erta e non fornire
mai informazioni di carattere
personale né incontrare qualcuno
di persona. Per evitare situazioni
simili i genitori dovrebbero
provare a ripristinare il vecchio e
sano dialogo con i propri figli, in
particolar modo nella fase
adolescenziale, magari navigare
con loro per scoprire quali possono
essere gli oggetti di interesse,
renderli consapevoli dei pericoli
che possono incontrare in rete e
cercare di responsabilizzarli,
facendo capire loro che le regole
che valgono nella vita si applicano
anche sul web. Se utilizzato in
modo consapevole e corretto,
internet può essere una buona
fonte di informazione, ma è
fondamentale che gli adolescenti
imparino a distinguere tra realtà e
immaginazione ed a capire che il
mondo come favola non esiste e
mai esisterà.
Milena Acinelli
pedofilia
La singolare vicenda degli abusi sessuali perpetrati da sacerdoti ai danni di minori in tutto il mondo ha sconvolto la
chiesa Cattolica, che senza riserve sta reagendo con provvedimenti duri ed esemplari.
La Chiesa nel mirino
Il problema non è nuovo. Già da
qualche anno, quasi periodicamente, si scoprono casi di
pedofilia all'ombra delle sacrestie
e dei campanili. Si partì
dall'America latina e dagli Stati
Uniti e si è arrivati in Europa,
passando anche per la Germania di
papa Ratzinger. Proprio contro il
pontefice si sono accaniti i media
deviati e faziosi di tutto il mondo.
Addirittura qualche infame e poco
professionale giornalista è arrivato
ad ipotizzare che colpevole di
queste perversioni potesse essere
anche il fratello del papa stesso.
Ovviamente la notizia si è rivelata
una trovata mediatica di cattivo
gusto, tesa esclusivamente a
denigrare il Santo Padre, senza
voler realmente fare luce sulla
vicenda. Andando al di là della
questione mediatica, il problema
pedofilia comunque resta una
macchia per un certo clero lontano
dall'insegnamento evangelico. Il
papa è stato netto nel promulgare e
diffondere a mezzo stampa una
serie di norme che verranno
applicate. Colpisce la durezza di
alcune di queste. Ad esempio è
stata introdotta la possibilità di
ridurre allo stato laicale preti
pedofili, senza ricorrere al
processo canonico. La chiesa ha
risposto prontamente ai casi
recentemente smascherati ed ha
fatto ammenda per quei fatti
“coperti” nel passato. Si sono
dovuti dimettere i vescovi
peccatori di omissione e con loro i
sacerdoti che hanno infangato la
loro dignità e la storia della
cristianità. Queste vicende di abusi
hanno aperto all'interno dei sacri
palazzi una discussione ormai non
più rinviabile.
Intanto l'opinione pubblica
continua a discutere circa
l'attualità e l'opportunità del “voto
di castità” per i sacerdoti e i
religiosi. Vero è, però, che chi
decide di dedicare la propria vita al
Signore è consapevole, conosce a
cosa va incontro e sceglie, alla luce
degli onori e degli oneri. Semmai,
la riflessione va improntata in
maniera diversa e deve tener conto
che i casi di pedofilia esistono
anche “extra ecclesia”. Questa,
però, non può essere una
giustificazione di un crimine
vergognoso e squallido. La
necessità che emerge da questa
vicenda è quella di lavorare sulla
prevenzione, promuovendo
iniziative di sensibilizzazione tese
a denunciare vicende tenute
sommerse. Non è più concepibile
l'alone di omertà che avvolge tali
circostanze, non lo si deve più
consentire soprattutto per
rispettare le vittime e per render
loro giustizia.
Nicola Pigna
quantierrori
ANCHE NOI CON EMERGENCY!
Emergency è l'associazione italiana non governativa creata da Gino
Strada nel 1994 che si propone come principale obiettivo quello di
portare sostentamento e cure mediche nelle zone afflitte dalla guerra.
Emergency è oggi presente in tredici paesi, tra i quali l'Afghanistan.
Proprio in questo territorio, e più
precisamente a Lashkar Gah (nella provincia di Helmand), il 10
Aprile sono stati arrestati tre volontari di Emergency e sei afghani,
accusati di complotto contro il governatore della provincia. Gli italiani coinvolti sono Matteo
Dell'Aira (41 anni, coordinatore
medico dell'ospedale) Matteo Pagani (29 anni, tecnico della logistica) e Marco Garatti (49 anni, chirurgo). I tre operatori sanitari (come racconta Strada) sono stati invitati dai militari locali ad abbandonare l'edificio con il resto del personale per facilitare una perquisizione organizzata in seguito ad un
allarme bomba. Durante le ricerche in ospedale i soldati avrebbero
ritrovato in un magazzino scatoloni contenenti munizioni e due cinture esplosive. Richiamati, i volontari si sono recati nuovamente
in ospedale, dove i militari hanno
proceduto all'arresto. Per otto gior-
ni la polizia afghana ha detenuto i
volontari fornendo alle autorità europee scarse informazioni circa il
luogo in cui questi si trovavano e le
loro condizioni di salute. Insomma, tutto più simile ad un sequestro che ad un arresto! Strada si è rivolto con un appello al governo italiano e alla Farnesina, sollecitandoli ad usare tutti i mezzi possibili
per la localizzazione, la liberazione e il rimpatrio dei tre italiani. Il
fondatore di Emergency ha inoltre
affermato che le accuse rivolte ai
suoi colleghi erano assurde e prive
di ogni fondamento, e che le forze
afghane stavano ostacolando un la-
Darfur, maggio 2007 –
Il tribunale penale internazionale
emette due ordini di cattura: il
primo è per Ahmad Harun,
ministro per gli Affari Umanitari,
il secondo per Ali Muhamad Ali
Abdelrahman, leader delle milizie
filogovernative Janjawid.
L'accusa è di oltre 51 crimini di
guerra perpetrati ai danni della
popolazione non Baggara dopo
l'inizio del conflitto, avvenuto nel
febbraio 2003.
Nella piccola regione sudanese le
ingenti quantità di petrolio, la
siccità e l'arretratezza delle
strutture sociali hanno creato i
presupposti per una crisi
umanitaria annoverabile tra le
peggiori degli ultimi decenni. Il
silenzio che avvolge gli eventi ha
stimolato addirittura la formazione di un blog, Italian Blogs for
Darfur, ma l'operato delle
associazioni umanitarie è spesso
circondato da un clima di ostile
oscurantismo. Si calcola, infatti,
che in un anno non sia stata
dedicata alla triste vicenda
sudafricana che un'ora di
informazione televisiva e lo scopo
del blog sarebbe quello di attuare
pressioni sui principali canali di
diffusione mediatica, al fine di
prendere in considerazione le più
gravi emergenze del mondo. Del
resto, se il rumore è poco, non si
può dire altrettanto del costante
lavorio della associazioni
umanitarie che operano
voro umanitario necessario, poiché consideravano l'associazione
non governativa come un “testimone scomodo” dei soprusi in atto
in quei luoghi. Il governo italiano,
rintracciato il gruppo di volontari,
ha preso accordi con il governo afghano affinché fosse organizzato
un incontro tra questi e
l'ambasciatore italiano Glenza.
Nell'intento di accelerare i tempi di
liberazione, l'associazione si è dimostrata vicina ai suoi colleghi in
difficoltà, promuovendo
l'iniziativa Io sto con Emergency,
grazie alla quale tutte le persone interessate potevano aderire alla causa semplicemente entrando e registrandosi sul sito. Dalla notevole
nell'ombra. Amnesty International
ha addirittura sviluppato un
sistema di monitoraggio chiamato
Eyes on Darfur, che riprende e
trasmette al mondo intero quanto
sta accadendo in quel territorio
adesso. Il quadro che vien fuori
sottolinea la raccapricciante
condizione delle donne del Darfur
e le responsabilità politicoamministrative dell'area in guerra,
quelle economico-egemoniche dei
paesi dell'Onu. In Darfur
l'approvvigionamento d'acqua per
singola famiglia spetta alle donne.
Il cammino per giungere ad una
fonte potabile è spesso di svariati
chilometri, e per di più le
sventurate sono costrette a subire
violenza sistematica ad opera dei
ribelli. Non c'è una donna, in
quell'area, che non abbia
conosciuto lo strazio della
violenza sessuale e la leggerezza
con la quale l'evento viene accolto
nella routine quotidiana sconcerta
e disgustata. Le vittime sostengono di preferire gli abusi alla
deportazione e alla morte degli
uomini, inevitabile se questi si
allontanassero di casa. Dalla fine
del 2007 l'Unione Africana e l'Onu
hanno portato sul posto una forza
di peacekeeping. Ma ciò è del tutto
insufficiente. Secondo la
Commissione d'Inchiesta
dell'Onu, incaricata di stilare un
rapporto sulle vicende darfurine, il
conflitto avrebbe provocato
massacri e violenze abominevoli.
Tuttavia sarebbe impossibile
parlare di genocidio, dal momento
che “non sembrano esserci intenti
di genocidio”. Sarebbe più
opportuno che fossero le donne e i
profughi a stabilirlo!
Miriam Simone
adesione all'iniziativa è nata la manifestazione tenutasi a Roma il 17
Aprile, durante la quale un corteo
di persone ha sfilato per la capitale
con le bandiere bianche di Emergency e le foto dei tre connazionali.
Dell'Aira, Garatti e Pagani sono
stati rilasciati il 18 Aprile in mancanza di prove che evidenziassero
la loro colpevolezza. Nei giorni
successivi i tre volontari sono ritornati in patria e sono state avviate le trattative per favorire la riapertura dell'ospedale di Lashkar
Gah, chiuso in seguito alla perquisizione.
Maria Serena Ciaburri
MAGGIO 2010
invenzioni
versol’originario
Sempre più sorprendenti le ricerche del CERN: gli scienziati proseguono con le loro ricerche sull'accelerazione di
particelle. Tutt'altro che fantascienza: l'individuazione dell'originario sembra sempre più vicina. Vacillano fede,
mistica e filosofia.
A un passo dalle origini
Da sempre appassionato di argomenti come l'origine dell'universo
e della materia, l'uomo ha affrontato la questione in vari modi: preferendo affidarsi alla religione o a forze mistiche, ricorrendo ad argomentazioni filosofiche, cercando
di fornire risposte scientifiche. Proprio per consentire di dare un taglio scientifico a ricerche di questa
natura, si decise nel 1954 di istituire il CERN (Centro Europeo per la
Ricerca Nucleare), vale a dire
un'autorevole équipe di scienziati
e fisici. Con sede a Ginevra, il
CERN accoglie il più grande e potente acceleratore di particelle,
l'LHC (Large Hadron Collider), entrato in funzione nel 2008 e recentemente oggetto di grande attenzione presso l'opinione pubblica.
LHC è il più complesso macchinario mai costruito dall'uomo; è situato lungo dei tunnel, ad una profondità di circa 100 metri, che si
estendono anche nel territorio francese, tanto da formare un anello di
circonferenza pari a 27 chilometri.
Il suo costo è esorbitante (si stima
che per la costruzione siano stati finanziati quasi 6,5 miliardi di euro
da parte degli Stati europei, tra cui
l'Italia, che ha partecipato attivamente realizzando svariati pezzi e
fornendo personale qualificato per
gli esperimenti.
Gli scienziati sperano di ricreare,
tramite uno scontro di protoni, i primi istanti successivi al Big Bang,
l'esplosione primordiale che
avrebbe dato il via all'universo ed
alla materia. Se ciò dovesse riuscire, la fisica subirebbe una netta deviazione e, innovata radicalmente,
si troverebbe nelle condizioni di individuare ed analizzare componenti della materia che sfuggono ai
classici strumenti di rilevamento,
come il bosone di Higgs e la materia oscura. Il bosone di Higgs, meglio conosciuto con il nome altisonante, inquietante e propagandistico “la particella di Dio”, è la sostanza base che darebbe massa alle
particelle che compongono la materia, convalidando il Modello Standard, la teoria della strutturazione
della materia attualmente in uso.
La rilevazione della materia oscura è l'altro grande obiettivo. Essa
dovrebbe costituire circa il 90%
della massa dell'universo, nel quale genererebbe il 30% di energia.
La materia oscura è quella parte buia dello spazio che ha massa, ma
non trattenendo la luce, non risulta
visibile. La difficoltà degli esperimenti consiste principalmente nel
riuscire a far scontrare i fasci di protoni nella giusta maniera e con la
giusta energia. Steve Myers, direttore degli acceleratori del CERN,
afferma che allineare due fasci di
protoni è come far scontrare due
aghi sparandoli dalle sponde opposte dell'Atlantico.
Dopo qualche guasto riparato e
qualche esperimento mal riuscito
le ricerche sembrano procedere nella giusta direzione: nel corso
dell'ultimo esperimento del 30 marzo 2010 si è quasi riusciti a creare
un mini Big Bang attraverso lo
scontro di fasci di protoni, che hanno generato un'energia tre volte
più intensa rispetto a quella rilevata anni fa a Chicago in un complesso di ricerche analogo.
Ormai si è sempre più vicini al raggiungimento di obiettivi chiari, nonostante l'opinione catastrofica di
chi crede che certi esperimenti possano portare alla fine
dell'universo… A questo proposito
l'Università della California e
l’Accademia delle Scienze russa
hanno esaminato le varie implicazioni che potrebbero portare esperimenti di questo genere, tra le quali non manca l'ipotesi di un possibile buco nero, che, tuttavia, data
la scarsa dimensione e potenza,
non costituirebbe un rischio né per
gli scienziati né per la Terra…
Gianluca Morone
I L C O M P U T E R
DESOSSIRIBONUCLEICO
Negli ultimi anni registi e scrittori riempiono i libri e le sale cinematografiche con storie su computer piccolissimi in grado di effettuare cose grandiose. Ultimamente si sta veramente realizzando l'opportunità di creare computer piccolissimi, ricorrendo non
più al più comune silicio, ma al
DNA! La disciplina che si occupa
della realizzazione di queste meraviglie è la bioinformatica, la
probabile futura frontiera scientifica informatica.
L'idea di un computer al DNA
non è una novità, infatti già nel
1994 ne fu realizzato un prototipo
dal biologo molecolare Max Adleman (lo stesso che diede la definizione di “virus informatico”). Il
funzionamento del prototipo di
Adleman si basava sul funzionamento del DNA, che è una sequenza di proteine composta da
quattro basi collegate a coppia tra
di loro e disposte lungo una doppia elica. Ma ciò che compone il
DNA sono soprattutto le quattro
molecole, chiamate Adenina (A),
Citosina (C ), Guanina (G), Timina (T). Queste molecole, combinandosi, creano la struttura che
tiene unita la doppia elica. Adleman pensò di sostituire queste molecole con la sequenza binaria del
codice informatico (0,1), che costituisce il bit, in modo da creare
un codice di trasferimento che
sfruttasse la posizione sulla doppia elica. Il risultato aveva le dimensioni di una goccia, ma si dimostrò sorprendente: fu in grado,
infatti, di risolvere dei problemi
matematici molto complicati, come quello del commesso viaggiatore (che consisteva nel trovare il
percorso più breve per passare attraverso dei punti di un piano, co-
me se fossero città, senza passare
2 volte nello stesso punto). Il computer era un insieme di DNA ed
enzimi: il primo con la funzione
di software, mentre gli enzimi
con quella di hardware.
Nel 2002 fu realizzato in Israele
un altro prototipo sempre a base
di DNA ed enzimi, ma stavolta poteva essere addirittura programmato e svolgere 330000 miliardi
di operazioni al secondo, con una
velocità superiore di 100000 volte ad ogni altro computer fino ad
allora realizzato. Più tardi un
gruppo di ricercatori del Weizmann Institute of Scienze con a
capo il teorico bioinformatico
Ehud Shapiro capì che il limite
del computer a DNA risiedeva
nella sua piccolissima struttura fisica, che rendeva inutile la sua capacità di calcolo, per quanto molto elevata, perché senza periferiche di ingresso e uscita. Perciò
nel 2004 Shapiro creò un computer a DNA con periferiche di input e output.
Oggi nei laboratori californiani
della Caltech California Technology si stanno sviluppando gli inserimenti delle porte logiche tramite gli enzimi, anche se per adesso abbiamo solo le porte YES e
AND. Questo tipo di tecnologia
potrà portare veramente
l'umanità verso nuove incredibili
scoperte, perché ha una vasta
gamma di applicazioni, ad esempio nel campo medico, in cui la costruzione di nanobot, piccoli robot che potranno entrare
nell'organismo umano, lascia ipotizzare la possibilità di scoprire la
presenza e le cause di malattie per
poi trovarne una cura.
esperimenti
VIVO MORTO O X
Facendo ricerche su internet mi sono imbattuta in un articolo che parlava di Schrödinger, il fisico e matematico austriaco importante per il suo
contributo alla meccanica quantistica, in particolar modo per la celebre equazione con cui vinse il Premio Nobel nel 1933. Schrödinger è
passato alla storia anche per un suo esperimento mentale: il Gatto di Schrödinger, con il quale voleva dimostrare l'incompletezza e le
contraddizioni che sono presenti nella teoria quantistica. Andiamo a spiegare l'esperimento.
Immaginiamo di chiudere in una
scatola d'acciaio un gatto con una
piccola quantità di sostanza radioattiva. La disintegrazione di questa
sostanza viene registrata con un
contatore Geiger (strumento utile
per misurare radiazioni provenienti da decadimenti di nuclei di elio,
elettroni e fotoni ad alta energia), il
quale a sua volta mette in azione un
martello che infrange una fialetta
di veleno in forma gassosa. Immaginato l'esperimento, andiamo a vedere il paradosso che ne deriva. Seguendo alla lettera le leggi della
meccanica quantistica, passato un
certo periodo di tempo dall'istante
in cui il gatto è stato messo
all'interno della scatola ed ha avuto
inizio l'esperimento, ci si trova nella situazione in cui il momento della disintegrazione della sostanza radioattiva non può essere calcolato
con esattezza, risultando esso sovrapposizione di più tempi, il che
rende impossibile verificare lo stato di vita o di morte del gatto. Anzi
ci si trova in una situazione, paradossale appunto, in cui la fialetta
di veleno può essere rotta e non rotta e contemporaneamente il gatto
può essere vivo (se la fiala non è
rotta), o morto (se la fiala si rompe). Proseguendo, Schrödinger
enuncia un ulteriore paradosso: se
apriamo la scatola per vedere cosa
è successo al gatto? Se dopo un certo periodo dall'inizio
dell'esperimento la scatola viene
aperta e l'osservatore guarda che il
Geiger (attraverso lo spostamento
dell'indice) mostra di aver rivelato
una disintegrazione radioattiva, bisogna ammettere che è stato “l'atto
del guardare” a far morire il gatto,
conferendo realtà alla disintegrazione radioattiva. Ma non finisce
qui: e se decidessimo di lasciare il
gatto li dove si trova? Se lo sperimentatore decide di rimandare indefinitamente l'osservazione della
scatola, il gatto resta nel suo stato
schizofrenico di vita latente fino a
quando non gli viene data una dimensione definitiva, in virtù della
curiosità di uno sperimentatore. In
altre parole, è come se decidessimo noi se far morire il gatto oppure
no!
Ma come hanno reagito gli altri fisici quantici a questo esperimento?
Di solito la meccanica quantistica
si ferma a particelle microscopiche, ma nel nostro caso si parla di
un gatto, che non è certo una parti-
cella, ma un insieme di particelle,
quindi i nostri cari fisici hanno ritenuto che non ha senso estendere le
“regole” della teoria quantistica al
macromondo, e che le conseguenze della sovrapposizione degli stati, che nel nostro caso caratterizza
la durata di una disintegrazione radioattiva (e del relativo stato di salute del gatto), devono rimanere
confinate a livello microscopico.
Al contrario, una minoranza di fisici ritiene che occorra un profondo
ripensamento degli rapporti macromondo-micromondo. È mai stato verificato se il gatto vive o muore? Esperimenti su gatti non sono
stati fatti, ma hanno sperimentato
la cosa con i fotoni. L'esperimento
è molto più semplice di quello che
sembra: immaginiamo di immettere un fotone in un cavo a fibra ottica. Il fotone, essendo un'onda, gode di due stati quantici contemporaneamente (gli stati quantistici
rappresentano una possibile configurazione di una particella microscopica o di un atomo), esattamente come la sostanza radioattiva sopra citata. Ora immaginiamo di
mettere un secondo cavo a metà
del primo, per intercettare il fotone
mentre attraversa il primo, e di registrare l'informazione riguardo allo
stato di tale fotone: in questo istante avviene ciò che in quantistica si
c h i a m a “ c o m p i e r e
un'osservazione”, e, come nel paradosso di Schrödinger, da quel momento la luce si trova in uno solo
dei due stati quantici (esattamente
come il gatto). Comprendiamo,
quindi, che l'esperimento funziona
perfettamente.
Questo esperimento ha fatto comprendere che non serve un osservatore umano per forza, infatti
nell'esperimento l'osservazione è
stata fatta dal secondo cavo quando ha intercettato il fotone passante nel primo. Già in quel momento
la realtà macroscopica ha interagito con quella quantica, obbligando
quest'ultima a incanalarsi in uno
dei due stati. Quando poi arriva
l'osservatore vedrà che il fotone è
già in uno solo dei due stati. Se ad
esempio l'osservatore già sapesse
che l'intercettazione è avvenuta,
ma non avesse ancora letto il risultato sul monitor del suo computer,
dovrebbe comunque già concludere e capire che in quel momento il
fotone si trova in uno dei due stati,
anche se non sa ancora in quale dei
due. Ora, però, se qualcuno di voi
ha letto con attenzione capisce che
nell'esperimento del gatto già
l'interazione della sostanza radioattiva con il contatore Geiger obbligherebbe tale materia ad assumere uno solo dei due stati. Quindi
il gatto, facendo parte del mondo
macroscopico, assume solo uno
dei due stati: o è solo morto o è solo
vivo, anche se, ovviamente,
l'osservazione umana è necessaria
perché l'uomo sappia quale di questi due casi si sia effettivamente verificato. L'esperimento del paradosso di Schrödinger, però, si può
solo vedere come un'ottima illustrazione degli aspetti peculiari della meccanica quantistica, sebbene
se ne possa sfruttare l'aspetto filosofico sottostante.
Edvige Garofano
Numero 7 - maggio 2010
COMITATO DI REDAZIONE
DIRETTORE: Lorenzo Carangelo
VICE-DIRETTORE: Miriam Simone
SF Politica interna - Italo D’Andrea
SF Cronaca italiana - Lia Romano
SF Cronaca locale - Enza Iadarola
SF Nel mondo - Nicola Pigna
SF Società - Milena Acinelli
SF Scienze - Edvige Garofano
SF Scuola - Anastasia Barone
SF Cultura - Angela Capocefalo
SF Musica - Leopoldo Rossi
SF Sport - Giovanni Romano
Coordinatore: prof. Gaetano Panella
Istituto di Istruzione Superiore Telesi@
Redazione presso Liceo Scientifico
Via Municipio - Guardia Sanframondi
area download: www.iistelese.it
Vittorio Conte
MAGGIO 2010
riconoscimentiamanetta
Medaglia dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti a Senza Filtro
Gli “effetti collaterali”
di un lavoro vincente
Ancora riconoscimenti per il nostro amato giornale Senza Filtro!
Infatti è stato inserito nei migliori
venti giornali premiati dal Consiglio nazionale dell'Ordine dei Giornalisti. La premiazione si è svolta a
Benevento ed è stata divisa un due
giornate: nella prima, lunedì 19
aprile, c'è stata una conferenza con
l'Ordine dei Giornalisti, alla quale
hanno partecipato Giovanni Fuccio, Cosimo Bruni e Mario Pedicini, tutti facenti parte del Consiglio
Nazionale dell'Ordine dei Giornalisti. La seconda giornata, martedì
20 aprile, è stata dedicata alla premiazione delle 20 testate, ripartite
per ordine scolastico. Nel Teatro
De Simone le scuole premiate assistono alla presentazione del libro
di Francesco Scolari Il giornalismo scolastico. Tra le testate premiate con la medaglia dell'Ordine
Nazionale dei Giornalisti Senza filtro è presente con una nutrita delegazione di redattori, accompagnati
dalla preside Di Sorbo e dal professore Gaetano Panella, curatore
del progetto Senza Filtro. Cominciata con un'ora di ritardo a causa
dei disagi nei trasporti, la conferenza ha permesso ai relatori di affrontare i temi principali del giornalismo scolastico, e soprattutto di
comunicare ai giovani redattori
l’importanza della verità. Puntuale
l’intervento dell’ex provveditore
agli studi di Benevento, dott. Mario Pedicini, che ha contribuito a
rendere ancora più interessante
l’incontro con un excursus storico
sul giornalismo scolastico, iniziato
con La zanzara e giunto ai giorni
nostri con i giornali on-line. Non
mancano occasioni per chiarire ulteriormente il ruolo del giornale
all'interno delle scuole: secondo
l'Ordine dei giornalisti, le testate
scolastiche sono diventate ormai
un mezzo di comunicazione indispensabile, uno strumento efficace
per favorire la partecipazione responsabile degli studenti alla vita
della scuola e nel quale si incanalano competenze grafiche, informatiche, letterarie. Grazie ai giornali
scolastici si impara, si socializza,
si comunica, si sviluppa il senso critico, si promuovono atteggiamenti
democratici: attraverso il giornale
i ragazzi iniziano a conoscere il significato di libertà, in questo caso
di stampa, e la scuola proprio della
libertà non può fare a meno. Non
delude il Segretario nazionale
dell'Ordine Enzo Iacopino, che ha
sostituito Lorenzo Del Boca, fer-
mo a Roma a causa dei voli sospesi
per le polveri del vulcano islande-
se, nell’intervista che concede in
maniera simpatica e convincente a
quanti, tra i presenti, gli pongono
domande. Il 20 aprile, sul palco del
Teatro San Marco, la nostra Preside accompagna i redattori di Senza
Filtro a ricevere la Medaglia
dell'Ordine, che si aggiunge ai numerosi premi che la nostra testata
si è vista consegnare.
Senza Filtro ottiene in soli tre anni
di vita il suo quarto riconoscimento nazionale, dopo il Primo Premio
di Siena (Penne sconosciute), il
Premio Menzione Speciale di Manocalzati (Avellino) ed il Primo
Premio di Ravenna (GiornaliNoi
Mirabilandia). Che il lavoro dia
frutti è certo l'insegnamento più
grande che i ragazzi di SF possano
ricevere.
Edvige Garofano
Angela Capocefalo
viaggid’istruzione
Nel mezzo del cammin di nostra gita ci ritrovammo per una stazione oscura che la diritta via era smarrita…
Ahi quanto a dir qual era è cosa dura trovare un posto a seder… Oh che sciagura…
Gita + treno??? Una commedia!
È cosi che è iniziato il nostro
viaggio tra ingorghi, attese e
confusioni… Il fermento dei nostri
animi eccitati dall'agognata meta
stava pian piano sfumando nella
vana ricerca di una postazione
dove accomodarsi. Vagando da
una carrozza all'altra c'è chi si è
ritrovato confinato in remoti
vagoni abbandonato a se stesso.
All'arrivo, scendendo dal treno,
abbiamo notato uno strano cartello
con su scritto “Firenze Rifredi”…
E così è sorto spontaneo un
dubbio: non saremmo dovuti
scendere a Firenze Santa Maria
Novella?! L'arcano è presto
svelato e, quando l'odissea
sembrava finita, veniamo
informati del fatto che ci saremmo
dovuti imbarcare su un nuovo
treno. Questa è stata solo la prima
delle numerose sorprese che ci
avrebbe riservato quest'avventura.
Infatti, nonostante fossimo
stremati dal lungo viaggio e dai
repentini sballottamenti di treno in
treno, ci siamo visti costretti anche
a trascinare le valigie fino al tanto
bramato hotel. La scarsa luce
pomeridiana ci consente di
ammirare un'anteprima di Firenze
by night guidati dai professori, i
nostri Virgilio e Beatrice! Per
l'intero tragitto siamo stati
perseguitati dai venditori di rose
rosse in cerca di coppiette a cui
venderle. Dopo aver banchettato
nel ristorante Lorenzo il Magnifico (un nome, un programma!), ci
siamo ritirati all'hotel per riposare
finalmente le nostre stanche
membra. Al risveglio da una notte
un po' agitata a causa di alcuni
spostamenti fugaci (immancabili
nelle gite!), l'intera truppa
intraprende il tour della città. Ci fa
da guida Adriana, un'arzilla
vecchietta che vivacizza la storia
dei monumenti con piacevoli
aneddoti sugli intrighi dei
personaggi del passato, infiocchettando il tutto con la sua pronuncia
toscana. Per la prima volta
sentiamo realizzati, perché
conosciamo le nozioni di storia
dell'arte grazie agli insegnamenti
del nostro professore. Tra le varie
piazze e le maestose statue che si
mostrano nella loro perfezione ai
nostri occhi (come il David di
Michelangelo!), scopiamo una
peculiarità davvero curiosa: la
fontana del porcellino! Leggenda
vuole che se il naso dell'animaletto
viene strofinato, porterà fortuna.
Ma il momento che tutti aspettiamo con ansia è salire i 463 scalini
per raggiungere la sommità della
famosa cupola del Brunelleschi.
Una volta giunti in cima gli animi
divengono spumeggianti al punto
tale da superare qualsiasi vertigine
provocata dall'altezza. La sorpresa
più grande si ottiene guardando in
basso gli uomini a dimensione
formica. Alcuni si lasciano
coinvolgere a intonare la canzone
simbolo dell'intera gita «Gianna,
Gianna» (di cui in verità si conosce
solo la prima strofa) accompagnati
dalla chitarra. Passati poi al
repertorio inglese, il coro delle
“voci bianche” si interrompe per
non sfigurare di fronte al pubblico
straniero che assiste all'esibizione.
Cambiato ristorante in favore di un
altro in cui dominano il colore
rosso e i budini come dessert,
perdiamo la maggior parte della
serata al seguito del professore
Acciu che, volendo cercare un bar
in cui guardare la partita dell'Inter,
ne approfitta per farci allenare
nell'orienteering. Sistemato Acciu
al bar “Oibò” (chissà se la partita
era già finita!), sfiniti dal “giretto”
ci rilassiamo in piazza della
Signoria ascoltando le note di un
chitarrista inglese. Mentre
portiamo il tempo, ecco che alcuni
amici si avvicinano mostrandoci la
foto che hanno scattato insieme a
Pieraccioni, incontrato poco prima
in un vicoletto. All'alba della
mattina seguente veniamo
scaraventati giù dalle brande per
arrivare in orario e metterci in coda
all'ingresso della Galleria degli
Uffizi. Nelle varie sale ci
fermiamo a contemplare estasiati
le opere di Botticelli, Leonardo,
Raffaello… Ritrovatici con
un'altra guida, di nascosto
fuggiamo in massa per ricongiungerci alla nostra cara Adriana, le
cui spiegazioni ci fanno cogliere
pienamente la bellezza delle
opere. All'uscita la guida ci
indirizza verso la chiesa di Santa
Croce, dove sono custodite le
tombe di personaggi storici del
calibro di Galilei, Michelangelo,
Foscolo. A ciò segue un imprevisto
giro della città sull'autobus a due
piani (nemmeno ci trovassimo a
Londra!) e per di più scoperto! Il
vento ci scompiglia i capelli, gli
auricolari non riescono ad infilarsi
nelle orecchie e la sensazione di
colpire con la testa i cartelloni
stradali o magari di prendere un
ramo in faccia è quasi reale! La
sera nell'aria si avverte qualcosa di
diverso: il gusto della Guinness!
Infatti è il Saint Patrick's Day e
irlandesi e non, ballando, vagano
per piazza della Signoria con
boccali di birra. Non mancano
bellezze locali e personaggi
stravaganti che attirano
l'attenzione, come il vagabondo
che pone interrogativi ai passanti e
a se stesso del tipo: «Com'è che
tante menti confluiscono tutte in
un solo luogo?!». Oppure
promuncia espressioni che
rievocano il folle nietzscheano
della Gaia scienza: «Abbiamo
perso la fede!», preannunciando
“uno scrigno d'oro” come fonte
futura di salvezza. Alcuni nostri
compagni più “intraprendenti”
capeggiati dall'audace Acciu
decidono di andare in una
discoteca dove tutti si scatenano e
il prof diventa il re della serata.
Stanno maturando già sentimenti
nostalgici per l'imminente fine
della gita e l'ultimo giorno è alle
porte. Fatta una grande scorta di
cantuccini e vin santo da portare
come souvenir alle famiglie,
giunge, purtroppo, il momento di
tornare a casa. Capiamo di essere
ritornati nella nostra terra quando,
a Napoli, ritroviamo la tipica
confusione disordinata, ben
distante dalla tranquillità
fiorentina. Facciamo appena in
tempo a salire sul pullman, che
l'autista tampona l'auto che gli sta
davanti! So che è sconveniente
raccontarlo, ma nonostante la
drammaticità del momento, a tutti
noi viene sonoramente da ridere…
E per sdrammatizzare passiamo gli
ultimi momenti a cantare la nostra
adorata «Gianna, Gianna»!
MAGGIO 2010
trasfertepropizie
iniziative
À la decouverte
d u f ra n ç a i s !
Le iniziative della nostra scuola?
Da un paio d'anni il nostro Istituto
aderisce ad un progetto volto a favorire la conoscenza della lingua
francese nei giovani studenti. Il nostro Liceo, come è ben noto, registra una considerevole affluenza di
partecipanti interessati a conseguire il Diplome d'Etudes en Langue
Française (DELF), rilasciato dal
Ministère éducation nationale in
80 paesi italiani nelle sedi abilitate, e riconosciuto nel mondo professionale con valore internazionale. Il DELF è un esame “à la carte” costituito da 6 unità cumulabili
di difficoltà graduate, che convalidano competenze comunicative
nelle quattro abilità, valide come
credito formativo ai fini del pun-
teggio per l'Esame di Stato.
Per aumentare il nostro bagaglio di
esperienze, la nostra scuola ha permesso a noi “delfini”, il giorno 22
marzo 2010, di visitare il Grenoble, più comunemente conosciuto
come “Istituto francese di Napoli”.
Fondato nel 1919 su iniziativa
dell'Università di Grenoble,
l'Istituto costituisce un “trait
d'union” della cooperazione intellettuale e universitaria tra la Francia, Napoli e le regioni dell'Italia
meridionale. In un primo momento era situato a Palazzo Corigliano,
nel centro storico, successivamente si è spostato verso il nuovo quartiere residenziale di via Crispi, simbolo dell'Unità italiana moderna.
Dal 1945 apre le sue porte agli studenti, organizza concerti,
spettacoli teatrali, colloqui
e mostre. Le Grenoble accoglie nei suoi spazi il Consolato Generale di Francia, la
scuola francese Alexandre
Dumas e il Centro di ricerche archeologiche Jean Bérard, al punto che essere lì
è come essere in Francia…
Questa esperienza ci ha dato modo di mettere alla prova le nostre conoscenze della lingua tramite alcune attività interattive, acquisendo
così maggiore sicurezza.
Nonostante vari imprevisti, il nostro bilancio non
può che essere positivo. A
ragion di ciò: «Nous devons aller à la decouverte
du français!».
Luisiana Gambuti
Raffaella Foschini
LA SCUOLA GRIDA: STOP AL RAZZISMO!
Sarà capitato a qualcuno di noi di
trovarsi in circostanze tali da pensare che in fondo è facile essere razzisti… Essere donna piuttosto che
uomo, ad esempio, comporta ancora oggi atteggiamenti pregiudiziali
che ricordano molto l'esser razzisti; ma si può avere un atteggiamento discriminante più spesso
per le origini geografiche, per
l'orientamento sessuale, per
l'appartenenza ad un determinato
ceto sociale. Tuttavia, la più pericolosa di queste discriminazioni è
la tendenza a considerare la razza
come fattore determinante dello
sviluppo civile di una società, evitando quindi mescolanze con altri
popoli, considerati di “razza inferiore”. Si parla dunque di razzismo, di quella tendenza psicologica o politica che esalta la purità e la
superiorità di una razza rispetto alle altre e che si è spesso imposta in
alcuni momenti storici determinando tragedie di proporzioni immani (basti pensare alla diabolica e
perversa politica hitleriana contro
gli Ebrei!).
Ancora oggi esistono tendenze politiche che si dichiarano ferocemente razziste, antisemitiche e nazionaliste e che potrebbero promuovere nel mondo intero atteggiamenti di intolleranza con conseguenze disastrose per il nostro pianeta: si tratterebbe di un catastrofi-
co passo indietro, verso epoche
che l'intera umanità ricorda come i
periodi più tristi e drammatici di
tutta la sua storia. Sembrerà banale, ma anche trasmissioni televisive di successo come il Grande fratello, con la logica dell'esclusione
dal gioco, per la quale si chiede la
partecipazione del pubblico a casa,
si concorre inconsapevolmente ad
alimentare comportamenti di intolleranza, impedendo all'attuale
società di sviluppare un sistema di
inclusione che risulterebbe più sano per tutti. Per prevenire e, dunque, cercare di combattere queste
tendenze è necessario promuovere
una vera ed innovativa politica di
integrazione a favore dei nuovi cittadini. Alla base di questa politica
vi è un vero e proprio patto con la
cittadinanza, fatto di ampi diritti e
stringenti doveri.
Al di là di tutti i provvedimenti presi dalla nostra Costituzione, in Italia, così come negli altri paesi, la
scuola rappresenta il vero banco di
prova su cui investire per il futuro.
È a scuola che gli italiani e i nuovi
cittadini si incontrano per la prima
volta e sperimentano i processi di
convivenza. È durante l'età adolescenziale che prendono forma alcuni stereotipi e preconcetti che rischiano di consolidarsi nell'età
adulta e di trasformarsi in una forma di razzismo. La scuola, dunque, deve divenire un vero e proprio crocevia di culture ed il mezzo
fondamentale per combattere
l'integrazione. Tuttavia anche in
Italia possiamo assistere a forme di
razzismo e discriminazione verso
gli immigrati e gli stranieri. Basti
pensare al fatto che il Ministro
dell'Istruzione Gelmini ha fissato
un tetto del 30% di alunni con cittadinanza non italiana per singola
classe. Migliaia di alunni stranieri
rischiano di essere “deportati” in altre scuole. Infatti quando il provvedimento sarà esteso
all'ordinamento scolastico italiano, saranno gli studenti stranieri
che rischieranno di non poter scegliere liberamente la scuola dove
iscriversi. Se, quindi, non interverranno deroghe da parte degli uffici
scolastici regionali, le famiglie che
vivono in centri medio-piccoli o
con un'unica scuola sarebbero costrette a cercare l'alternativa in altri
comuni, magari a distanza di chilometri. Dal 20 al 22 maggio si terrà a Firenze la Conferenza biennale 2010 L'educazione per combattere l'esclusione sociale promossa
dal “Comitato economico e sociale
europeo”(LESE). La biennale intende esplorare i rapporti tra
l'educazione - in tutte le sue forme
e i suoi processi - e l'esclusione sociale. Tutte le scuole che si sono impegnate in questo progetto parteciperanno alla conferenza, con lo
scopo di promuovere e favorire
l'integrazione, combattendo così
l'incubo del razzismo.
Cindy Adamo
scuolaefficiente
Le “fasce di merito” del ministro Brunetta
Sempre più sorprendenti le misure prese dal governo per assicurare la piena efficienza del settore pubblico.
Contro i fannulloni riduzioni di stipendio. Ma incentivi economici per chi fa il proprio dovere!
«Il lavoro pubblico è stato usato per
l'operato dei dipendenti?
scorrere sei mesi fortanto tempo come un ammortizzaOgni amministrazione predisporrà
mativi presso gli uffi- Anche i docenti
tore sociale, soprattutto da parte dalgli obiettivi da raggiungere per ciaci amministrativi di nel mirino:
le donne, che uscivano a fare la spescun anno e in conclusione rileverà
uno Stato dell'Unione
sa in orario di lavoro.»
quanta parte degli
europea o di un orga- classifica di
Queste le parole che
obiettivi è stata effettinismo comunitario o merito con
usa Renato Brunetta,
vamente conseguita.
internazionale.
ministro per la pubbli- Obiettivi della
Verrà così istituito un
E la scuola…? I do- conseguenti
ca amministrazione,
organismo centrale di
centi saranno soggetti premi e
per definire l'operato riforma:
valutazione con il comad una valutazione
dei dipendenti del set- ridurre gli
pito di coordinare e soche li farà accedere ad punizioni...
tore pubblico italiano.
vraintendere alle valuuna classifica di meriQuesto ciò a cui la sua assenteisti,
tazioni degli organi into: il 25% degli inser i f o r m a “ a n t i - aumentare
dividuali, per garantignati che si troveranfannulloni”, ora divere così la trasparenza
no ai primi posti avranno diritto
nuta legge, tenta di por- l’efficienza,
dei sistemi di valutaad un premio di efficienza, menre rimedio. Tra gli valorizzare i
zione. La prima valutre il 25% che finirà ai piedi della
obiettivi della riforma
tazione toccherà, però,
classifica avrà una riduzione del
l a r i d u z i o n e meriti.
ai dirigenti delle sinsalario. La classifica, inoltre, indell'assenteismo,
gole strutture. Verranfluirà non solo sulla busta paga
l ' a u m e n t o
no, inoltre, stanziati 4
dei docenti, ma anche sulla loro
dell'efficienza dei dipendenti pubmilioni di euro alla realizzazione di
carriera.
blici e la valorizzazione dei meriti di
progetti sperimentali per il miglioNiente di meglio: è quello che
impiegati e dirigenti.
ramento delle metodologie di valustavamo aspettando! Una scuola
«I bravi, che sono la maggioranza tazione.
migliore con docenti
ha rassicurato Brunetta - avranno fiArrivano, dunque, le
preparati che faccianalmente una pubblica amministrapagelle come a scuola
no al meglio il loro
zione apprezzata dai cittadini italiae, così, i bocciati vemestiere! Quello che
ni, che non sarà più una palla al piedranno una riduzione Pagelle come a lascia perplessi è il
de, ma il motore dello sviluppo del
del saldo in busta pa- scuola: i
modo, ma soprattutPaese. Questo risultato significa più
ga e invece i promosto “chi” sarà a giudireputazione, ma anche più remunesi verranno incenti- promossi
carli. La suddetta legrazione, salari e premi legati alla provati economicamen- verranno
ge, infatti, non preduttività. Quindi per quelli che vorte.
vede per la scuola la
ranno percorrere questa rivoluzione
Cambiamenti anche incentivati, i
formazione di un orci saranno benefici, onori e salari
per la classe dirigenganismo indipenbocciati
più alti».
te: saranno previsti
dente per la valutaNobili, dunque, le intenzioni del midei concorsi per retrocessi...
zione della perfornistro Brunetta; meno convincenti i
l'accesso alla prima
mance. A giudicare i
modi per raggiungere tali obiettivi.
fascia dirigenziale. I
docenti saranno, dunIncentivi e premi di produzione per
vincitori del concorque, i dirigenti. Ma
i dipendenti più attivi e più infaticaso, prima di accedere
come può un diribili, ma chi sarà a giudicare
al proprio incarico, dovranno tragente che non passa neanche un
po' del suo tempo in
classe con studenti e
docenti giudicare
l'operato di questi ultimi? Non si potrebbe
correre il rischio di premiare quanti, tra i docenti, si impegnano in
progetti vari che li rendono di certo più visibili e attivi agli occhi
dei dirigenti, ma la cui
unica utilità è spesso
contribuire a far circolare più denaro nella
scuola, senza ricadute
proficue sui curricoli
dei ragazzi…? E soprattutto, chi farà i controlli nelle scuole che
non funzionano? Chi assicurerà giuste retribuzioni o provvedimenti
al personale scolastico?
Chi farà le
valutazioni?
E chi
controllerà i
controllori...?
Sarà questo il tentativo
di avere un amministrazione pubblica più
funzionale e soprattutto un sistema scolastico più efficace, o è solo l'ennesimo tentativo
di gettare fumo negli
occhi degli italiani?
Enza Iadarola
MAGGIO 2010
eventi
Premio Strega 2010
Benevento ospita i dodici finalisti
Nato il 17 febbraio 1947, con
un'idea di Maria Bellonci, in
collaborazione con Guido Alberti,
il Premio Strega è uno dei più
importanti premi Nazionali della
letteratura italiana. Il Premio,
attualmente corrispondente a 5000
euro, è assegnato ogni anno a un
libro di narrativa in prosa di un
autore italiano. Il libro viene scelto
per mezzo di due votazioni degli
Amici della domenica, che
costituiscono un corpo elettorale
di circa quattrocento persone
inserite in modi diversi nella
cultura italiana. Inoltre il Premio
Strega ha contribuito, nel corso di
questi sessantatré anni, a
raccontare il nostro paese, la sua
storia passata o contemporanea, la
sua lingua, le sue tradizioni. E,
naturalmente, il Premio ha
contribuito alla formazione della
letteratura italiana, poiché molti
dei libri vincenti possono essere
definiti dei “classici” contemporanei: è il caso de L'isola di Arturo di
Elsa Morante (vincitore nel 1957),
de Il nome della rosa di Umberto
Eco (1981) o de La chimera di
Sebastiano Vassalli (1990).
La serata del 22 aprile al teatro
Vittorio Emmanuele a Benevento
si è aperta con la lettura di un passo
tratto da 5 storie ferraresi, nel
decennale della morte del suo
autore, Giorgio Bassani, vincitore
del Premio Strega nel 1956. La
conduttrice Livia Azzariti ha poi
proceduto a presentare gli autori
dei libri finalisti. Guest star: una
splendida Isabella Ferrari che, di
volta in volta, ha letto passi tratti
da ogni libro in concorso. I dodici
libri in finale sono:
Acciaio, di Silvia Avallone, del
quale sono già stati venduti i diritti
per un film; La casa, dell'appena
ventunenne Angela Bubba, che
racconta la storia della vita della
madre con uno stile personalissimo ispirato alla letteratura russa e
con ammiccamenti ad Elsa
Morante, come la stessa autrice
testimonia (il suo scopo è “mettere
le parole giuste in bocca alle
persone giuste”). Seguono Non ti
voglio vicino, di Barbara
Garlaschelli, che scava nella
psicologia per raccontare i drammi
di un'infanzia violata; Bambini nel
bosco, di Beatrice Masini, un
romanzo per ragazzi che prende
spunto da due film quali The
Island, di Michael Bay, e Lady in
the water, di M. Night Shyamalan;
Tutta mio padre, di Rosa
Matteucci un libro accostato a
Gadda, nel quale si succedono
piccole catastrofi nella celebrazione dell'arte del perdere, raccontate
con ironia e stile; Un anno fa
domani, di Sebastiano Mondadori,
che si sviluppa in un andirivieni di
passato e presente nella descrizione di un “antieroe che, nella sua
ossessiva ricerca della felicità
possibile e sempre sfuggente,
finisce per commuovere anche il
più severo dei lettori” dice Lidia
Ravera. Ancora si avvicendano
Strane cose, domani, di Raul
Montanari, tratto da una esperienza dell'autore e definito dal
vincitore del Premio Strega del
2009 una “perfetta sintesi della
nostra epoca”; Sono comuni le
cose degli amici, di Matteo Nucci,
che, come il titolo lascia intuire, si
ispira alla filosofia di Platone, del
quale l'autore ha curato il
Simposio; Accanto alla tigre, di
Lorenzo Pavolini, che cerca di
ricostruire un ritratto del nonno, lo
spietato Ministro nero della
dittatura fascista, Alessandro
Pavolini; Canale Mussolini, di
Antonio Pennacchi, autore anche
di Il fascio comunista, dal quale è
stato tratto il film Mio fratello è
figlio unico di Daniele Lucchetti;
Prenditi cura di me, di Francesco
Recami che parla dell'accanirsi
della malasorte contro un perdente
di natura; Hanno tutti ragione, di
Paolo Sorrentino, ambientato in
una Napoli degradata: il romanzo è
uno sguardo realista su una realtà
che è grottesca di suo.
A chiudere la serata è stato Tullio
De Mauro, direttore della
fondazione Maria e Goffredo
Bellonci, il quale ha precisato che i
voti non sono assolutamente
condizionati dagli editori.
Benevento si apre sempre di più
alla cultura: da questi incontri la
città trae nuove opportunità per
inserirsi nei centri culturali
nazionali. Ma, soprattutto, offre ai
giovani occasioni per entrare a
contatto con intellettuali, letterati,
linguisti e perfino registi per trarne
esperienze di vita e per riscoprire e
riavvicinarsi ad un mondo che
ormai sembra colonizzato dal
demone di Federico Moccia.
Dopo Benevento, la prima
votazione si terrà in casa Bellonci,
dove mercoledì 9 giugno ci sarà la
Sulle orme di Kerouac
li precostituiti.
I Beat ricercano nuovi valori morali, una nuova ragione nel mondo,
nuove spiegazioni della vita; e lo
fanno anche attraverso l'alcol, la
marijuana, il sesso, lo studio delle
filosofie orientali come il Buddhismo Zen. Questo non deve essere
inteso come una fuga dalla realtà
ma, al contrario, come la ricerca di
una visione alternativa di questa
per poter espandere la propria
conoscenza. Sebbene la Beat Generation si configuri come
un'avanguardia, è possibile individuare una sorta di ripresa dei temi
di alcuni autori del passato, soprattutto quelli dei poeti maledetti
come Arthur Rimbaud, per la
figura del poeta-veggente, e Charles Baudelaire, per la ricerca degli
aspetti più profondi della realtà
che portano al simbolismo.
Il romanzo, ambientato nel 1947, è
composto da cinque parti, in cui è
narrato il viaggio realmente compiuto dall'autore attraverso gli
Stati Uniti; i personaggi corrispondono a persone realmente esistite:
Sal Paradise, il protagonista, è lo
stesso Kerouac, Dean Moriarty,
fugura chiave del romanzo, è Neal
Cassady, altro esponente di spicco
della Beat Generation.
Sal è un aspirante scrittore che,
attirato dallo stile di vita di Dean
(così come nella realtà, Kerouac
considerava Cassady un punto di
riferimento), decide di partire per
la costa occidentale per raggiungerlo a Denver, viaggiando in
autostop. A questo primo viaggio
ne seguono altri, in cui Dean e Sal
non fanno programmi, vivono alla
giornata e non si danno mai appuntamenti precisi per rivedersi. Le
avventure di Sal portano a riflettere sul valore dell'amicizia,
sull'amore, sulla ricerca di se stessi, sul bisogno di ribellione. Il filo
conduttore della narrazione è
proprio il viaggio, che porta i protagonisti alla continua ricerca di
nuovi modi di vivere, ma è un
viaggio che rischia di portare ad
uno scontro con la realtà e con
l'accettarla per quello che è.
Lo scrittura è sorprendentemente
spontanea, spesso anteposta alla
struttura grammaticale, infatti è
impossibile non perdersi nei discorsi di Dean: «Sì, certo, so esattamente cosa vuoi dire e in realtà
me li sono già posti tutti questi
problemi, ma quello che voglio è la
comprensione di quei fattori che se
si dovesse fare assegnamento sulla
dicotomia schopenhaueriana per
ogni cosa intimamente compresa…» Il ritmo è veloce, e consente
ai numerosi personaggi che si
alternano nei vari quadri narrativi
di mantenere viva l'attenzione del
lettore, anche perché ognuno di
questi ha qualche caratteristica
particolare evidenziata anche dal
soprannome (Carlo Marx, Old
Bull Lee, Big Ed Dunkel).
Angela Capocefalo
dialettoritrovato
T'ÀGGIA DÎCË 'NA PARÒLA
Uagliý s¸* n¸ r¸ sapavat a la Uardia bbélla a part¸ r¸ quaštjell¸,
l'ùua e tuttë l'àutë cosë, cë sta në
libbrë chë tënè da la A a la Z ògnë
pìccula nostra pàrola e së chiama
“PAROLE NEL TEMPO”.
Ì mo m'aggë addëcrëjat a trëvà
chèstë paròle... E facimm' na cosa,
ì v dongu 'r vjerb e vuja l' accumpnit' cu àutë-parol'
· Tacchëjà = camminare con
sveltezza
· Sóssë = alzare
· Itëcà (jètëcà) = criticare
· Dëštrëcà = districare , sciogliere
· Dëšpënzà = distribuire
· Appappà (së) = prendere per
buono, credere ciecamente
· Mpappënà = confondere
· Palëjà = bastonare
· Uîtà = guidare, condurre
· Appëzà = rimetterci
· Rëcëlà = rotolare
· Dëstruijë = distruggere
· Ìnë = andare
· Ummëtî = umidire
· Òdë = godere
· Lampëjà = lampeggiare , balenare
· Magnëlëjà = mangiucchiare
· Ègnë = riempire
· Arrësëlëjà = riordinare, uniformare
· Rampënëjà = graffiare
· Arrëssëcà = rosicchiare
· Rëcojjë = raccogliere
il primo luglio al Ninfeo di Villa
Giulia, dove si assisterà alla
designazione del vincitore.
Angela Pezzillo
cinema
leggere
«Cos'è quella sensazione che si
prova quando ci si allontana in
macchina dalle persone e le si vede
recedere nella pianura fino a diventare macchioline e disperdersi? È il mondo troppo grande che
ci sovrasta, è l'addio. Ma intanto ci
si proietta in avanti verso una
nuova folle avventura sotto il
cielo.»
Da molti è considerato il “testo
sacro” della Beat Generation, il
movimento culturale nato negli
Stati Uniti agli inizi degli anni '50,
divenuto col tempo un vero mito
letterario, emblema di una generazione in fuga alla ricerca di sé in un
orizzonte al di là di ogni spazio e di
ogni tempo. La denominazione fu
creata dallo stesso Kerouac per
indicare quella “generazione battuta” dalla società, dall'avidità del
denaro, dal nuovo conformismo
iniziato nel secondo dopoguerra;
la generazione formata da giovani
inquieti, amanti della vita, ma
contrari agli schemi sociali e mora-
votazione per i cinque libri che
accederanno alla fase finale. I
cinque finalisti saranno ospitati a
Vienna il 18 giugno, per poi
concludere il loro viaggio a Roma
Ora lasciamo da parte il vernacolo.
“PAROLE NEL TEMPO”, il libro pubblicato nel 2008 da Enrico
Garofano, stimato docente guardiese, è una raccolta di 600 pagine
di termini dialettali della nostra
Guardia Sanframondi, arricchito
di etimologie, derivazioni varie,
frasi e detti tipici. Il libro contiene
anche la nomenclatura essenziale
della vite e del vino, come del grano e della farina. Nella parte finale
viene spiegato il motivo del nome
del nostro paese e vi è una parte dedicata alle foto di oggetti del mondo contadino guardiese. Se provate a leggere ai vostri nonni alcuni
detti, di sicuro torneranno indietro
con i ricordi alla loro infanzia e rinfrescheranno termini che ormai erano andati nel dimenticatoio.
Leggete ora la prima lettera di ogni
parola; vi sfido a non ridere e a raccogliere il mio invito alla lettura…!
Ne vale assolutamente la pena…
* ë indica la e muta
Stefano De Lucia
Questo luogo è un luogo unico al mondo, una terra colma
di meraviglie, mistero e pericolo...
Siete pronti a tornare
nel paese delle meraviglie?
03/03/2010 è la data d'uscita
dell'atteso film di Tim Burton Alice in wonderland. Ispirata ai romanzi di Lewis Carrol, Alice nel
paese delle meraviglie e Attraverso lo specchio e quel che Alice vi
trovò, la trasposizione cinematografica del dark-director è diversa
da quella più conosciuta disneyana. Ma cosa ha spinto Burton a fare
una nuova versione? In un intervista afferma: «Qualcosa che riamane così a lungo nel subconscio della gente, che parla il linguaggio dei
sogni, che ispira tante diverse menti creative non può essere liquidato
come una storia per l'infanzia». Il
suo non è né un sequel né un remake, ma una rilettura per le nuove generazioni. Alice, a differenza delle
altre versioni, ha diciannove anni e
viene condotta, a sua insaputa, alla
sua festa di fidanzamento. Ricevuta la proposta da un giovane al quale non intende ricambiare, in un primo momento non riesce a rispondere e poi scappa, e proprio come
la prima volta, seguendo il bianconiglio si ritrova nel paese delle meraviglie, dove tutti l'aspettano tra il
dubbio che sia l'Alice giusta o no. I
personaggi del sottomondo le spiegano cosa stia succedendo e perché sia tutto così cambiato: la Regina Rossa, temuta per la sua mania
di tagliare la testa a chi disobbedisce, regna al posto della Regina
Bianca, sua sorella un po' svampita
che tutti adorano. Questa volta Ali-
ce non vaga per il paese delle meraviglie cercando il bianconiglio, ma
ha il compito di restituire il trono alla Regina Bianca, riconferendo a
tutti la propria dignità e la propria
capacità di giudizio, compromessa
dal dover compiacere una regina
capricciosa ed onnipresente. Nel
film ritroveremo anche gli altri personaggi, come il cappellaio matto,
superbamente interpretato da
Johnny Depp, i gemelli Pincopanco e Pancopinco, ai quali dà il volto Matt Lucas, il fante di cuori Stayne (Crispin Glover). Nel ruolo della Regina Rossa c'è Helena Bonham Carter, la cui testa è stata ingrandita per dare l'effetto capocciona, mentre la Regina Bianca è
Anne Hathaway; Alice è Mia Wasikowska. Proprio della protagonista Tim Burton dice: «Ha una freschezza da giovane e un'anima antica. Perfetta per il ruolo di Alice che
è tutto una contraddizione e una ricerca dinamica di riconciliare i due
aspetti». La maggior parte delle
scene del sottomondo sono state girate con il green screen. L'effetto
3D è l'aspetto meno convincente,
nel senso che non ha aggiunto niente alla spettacolarità dell'impianto
scenico ed alla sapienza narrativa
di Burton e compagni. Ma su questo aspetto si può sorvolare, perché
il film è bellissimo!
Rosalia De Blasio
MAGGIO 2010
lucaaquino
Le colpevoli sperimentazioni di un trombettista appassionato
Continuano le interviste di Senza Filtro. Questa volta Speranza De Nicola avvicina uno dei rappresentanti più innovativi del panorama jazz europeo, che peraltro è un sannita d.o.c.
Autodidatta, inclinato ad affrontare ogni espressione musicale, ricercatore di nuove sonorità e nuovi stili, lontano da ogni forma di pregiudizio musicale, Luca Aquino si concede alle
domande della nostra redazione.
In questo numero, Senza Filtro ha
l'occasione di intervistare Luca
Aquino, trombettista e flicornista
sannita, giovane talento
autodidatta. È sicuramente un
artista eclettico, come è dimostrato
dall'eterogeneità dei suoi due
album Sopra le nuvole e Lunaria,
una varietà che non disturba, anzi
diventa un segno distintivo di
grande creatività e ricchezza. Non
a caso, negli album ritroviamo,
accanto a sonorità tipicamente
jazz, anche suoni digitali e
incursioni nel chill-out, nel blues,
nella musica popolare italiana,
perché il principio di Luca Aquino
è: “La musica innanzitutto”... Un
esempio significativo è il brano
Nuvola grigia, da Lunaria, in cui
dominano i fiati, introdotti da una
buona dose di elettronica e
supportati anche da contrabbasso e
chitarra elettrica, mentre in You
don't know e Ballad for Nhalì, da
Sopra le nuvole, è vincente il
"classico" connubio trombapianoforte.
La musica di Aquino è, insomma,
qualcosa di originale e insolito, e
proprio questo modo nonconvenzionale di fare jazz lo ha
portato a ricevere diversi
riconoscimenti a livello nazionale
ed internazionale, come il premio
Massimo Urbani. Ne consigliamo
l'ascolto a chiunque abbia voglia di
provare emozioni diverse, a tutti
quelli che, stanchi della solita
"musica di consumo", vogliono
fruire di musica colta, lontana
dalle basse esigenze del business.
Luca accetta di rispondere alle
nostre domande e, in primis dalla
sua spinta partecipativa, capiamo
che è uno entusiasta di quello che
fa, che è un musicista convinto e
soprattutto una persona genuina e
vera.
Senza Filtro. Innanzitutto grazie
per aver accettato l'intervista con
Senza Filtro! La prima domanda è
piuttosto banale: come è nata la
passione per la tromba e il
flicorno? Prima di questi suonavi
qualche altro strumento?
Luca Aquino. Ma sono io a
ringraziare voi. Mio zio è
sassofonista e mi regalò una
tromba molto vecchia che è ancora
con me; prima non avevo mai
studiato musica e la tromba
sembrava uno strumento semplice,
con solo tre tasti, ma poi mi ha
fatto sudare. Ritengo sia uno
strumento fantastico, in grado di
commuovere con una sola nota.
Oggi, tra l'altro, tromba e flicorni
sono strumenti attuali con i quali
si può suonare anche hard rock
con pedaliere varie.
S.F. Sia Lunaria che Sopra le
nuvole risultano all'orecchio
dell'ascoltatore come un mix
eterogeneo di generi e sound
diversi. Ad esempio, nel brano
Nadir, lo sposo e la fata Malika il
jazz viene fatto sposare con
sorprendente successo ad
atmosfere orientaleggianti. Come
si fa ad unire generi così diversi
risultando sempre originali?
L. A. Ritengo che il jazz sia un
modo di suonare e non più un
semplice stile dal quale dipendere.
In Europa, specialmente in
Norvegia, ci s'ispira molto ai suoni
orientali, perché essenziali, e
anche i jazzisti italiani si stanno
allontanando dal dominio sonoro
e t e c n i c o d e g l i s t a n d a rd
americani. Esistono tanti musicisti
che si rifanno al jazz tradizionale,
ai pattern d'un tempo e a stereotipi
obsoleti, dai quali io mi sono
allontanato, anche se ancora non
riesco a liberarmene del tutto.
S.F. Il tuo suono è spesso sorretto
dal ricorso all'elettronica (dai
riverberi gonfi al loop-generator
ecc.), ma quanto conta l'elettronica
nella fase compositiva?
L. A. L'elettronica è un elemento
primario nel mio approccio alla
composizione. Scelgo il suono e
poi decido cosa e come suonare,
ma durante i live posso
completamente dimenticarmi
delle pedaliere e suonare la
tromba pulita tutto il set. Non mi
sento vittima dell'elettronica,
perché comunque suono uno
strumento che esiste e vive da
secoli, senza essere processato da
riverberi o delay.
S.F. La traccia 14 dell'album
Lunaria, Delirio berkiddese, ha un
sound particolare ed insolito...
Oltre che alla pizzica ed al Salento,
a cosa si ispira?
L. A. S'ispira a Paolo Fresu, che mi
ha aiutato a intraprendere strade
diverse e ad osare. È un unione tra
il free, il rock, il rap e le melodie
mediterranee.
S.F. Anche il brano A di Sopra le
nuvole ha in sé qualcosa di
speciale, come se, piuttosto che
scoprire l'esito di una ricerca,
tendesse a nasconderlo… Puoi
svelarcene il significato?
L. A. È proprio così: nel brano A
viveva il timore reverenziale nei
confronti degli “accademici”, dei
quali ora m'importa poco. Avevo
scoperto musicisti come Jon
Hassell o Molvaer, che mi avevano
aperto un orizzonte colmo di
colori mai visti, e in A provavo ad
inserirli.
S.F. Che la tua sia una esperienza
musicale “senza confini” è
dimostrato anche dalla scelta di
inserire nel tuo lavoro discografico
cover lontane anni-luce l'una
dall'altra (da No surprises dei
Radiohead a Mi sei scoppiato
dentro il cuore di Bruno Canfora, a
Amore che vieni, amore che vai, di
De Andre'). Il tuo sembra quasi un
“essere jazz”, piuttosto che un
“suonare jazz”, come se la
traduzione in chiave jazz di un
brano pop avvenisse in te mentre
lo ascolti, e non solo quando lo
suoni. Sto sbagliando?
L. A. Sì, è proprio così! Il jazz è
dappertutto, è come una spugna,
pronto a immagazzinare idee e a
bypassarle nel proprio
background; si può suonare jazz in
qualsiasi musica, tranne in quella
colta, classica: lì è tutt'altra storia
ed io la temo tanto…
S.F. La vittoria del prestigioso Jazz
Award 2009 come miglior nuovo
talento italiano è stata inaspettata?
Quanta soddisfazione ha portato?
L. A. In fondo ancora non mi rendo
conto, forse perché non ne ho il
tempo, e in realtà dovrei
soffermarmi di più e rallentare i
miei ritmi, sempre vertiginosi. In
Italia, comunque, ci sono tanti
musicisti di talento ed io sono stato
fortunato a vincere il Top Jazz.
S.F. Quest'anno per te, oltre che
dagli impegni discografici, è stato
caratterizzato da un intenso live
set, che vanta, peraltro,
collaborazioni prestigiose con
esponenti di spicco del panorama
jazzistico internazionale. Come
bilanci
sono avvenuti gli incontri più
significativi con i musicisti che
hanno suonato con te? Fino a che
punto si tratta di affinità artistiche
e dove, invece, entra in gioco
l'etichetta discografica?
L. A. Gli incontri tra noi jazzisti
non si programmano a tavolino,
c'è bisogno di casualità e, come
dice un mio amico, “di sugo”; ciò
che conta sono i live, altrimenti il
jazz morirebbe senz'aria. Non ci si
accontenta di incidere album per il
continuo bisogno di rinnovamento
insito nel jazz e solo nei live lo si
può dimostrare. Quando ascolto il
mio Lunaria, che ha un anno, sento
un bimbo che tira fuori tante note
pur di essere notato.
Le etichette discografiche puntano
su Jovanotti, Vasco e chi vende
migliaia e migliaia di dischi, ma io
sono onoratissimo di essere parte
integrante della squadra
Universal Music, che mi stima e mi
continua a produrre album.
S.F. Dopo Lunaria e Sopra le
nuvole c'è qualche progetto in
cantiere? Fino a quando dovremo
attendere?
Last Of My Kind, supportato
naturalmente dal leader di sempre,
il chitarrista Jerry Cantrell. A
Looking In View è, a ragione, il
primo estratto dell' album, mentre
ascoltando Your Decision viene da
pensare che sia la “macchia” del
lavoro. Fortunatamente brani
come l'acustica e nostalgica When
The Sun Rose Again e Acid
Bubble, in pieno stile AIC,
permettono all'ascoltatore di
essere riportato nell'atmosfera
giusta, favorita da Lessons
Learned (che tuttavia si presenta
un po' ripetitiva), Take Her Out e
Private Hell, brano carico di
disperazione, trascinato da
toccanti cori ridondanti.
Speranza De Nicola
recensioni
Sound energico ed accattivante, temi trattati con consapevolezza e convinzione,
testi espliciti per il ritorno in grande stile dei Rammstein.
L'Amore è per tutti…
A new beginning
Se si dovesse stilare una classifica
degli eventi musicali più
sensazionali dell'anno passato,
spiccherebbe senza dubbio
l'uscita, avvenuta il 29 Settembre,
di Black Gives Way To Blue,
l'album che segna il ritorno di una
band epica quale quella degli Alice
In Chains.
La novità è ovviamente la new
entry William DuVall: il cantante
ha da sostenere una pesante eredità
sulle sue spalle, essendo
succeduto al leggendario Layne
Staley, icona del grunge più
profondo e disperato degli anni
Novanta. Non si tratta del solito
ritorno di una band che vuole
sfruttare la popolarità passata, ma
di musicisti che, grazie ad un
lavoro nostalgico carico d'
energia, arrivano a scuotere la
pressoché piatta scena rock
odierna, in cui tutto è già stato
visto e sentito.
Black Gives Way To Blue si apre in
maniera lenta ma decisa con All
Secrets Known: è energia
sprigionata dopo anni di silenzio.
Check My Brain continua a
coinvolgere con un riff spigoloso
(ma non troppo) ed incalzante.
DuVall dimostra le sue capacità in
L. A. A fine maggio a Benevento il
festival Riverberi sugli ottoni e a
settembre nasce Icaro, album del
quale sono completamente
soddisfatto, anche se sarà davvero
di nicchia, quasi inascoltabile…
L'inizio è ottimo: avrò come
copertina un'opera di Mimmo
Paladino.
Speriamo che la sua musica riesca
a conquistarvi e a portarvi in alto,
proprio "sopra le nuvole"! Grazie
La title track, in cui al piano c'è
l'inaspettato Elton John, è la degna
chiusura di un album che,
inevitabilmente, guarda al
passato: è un omaggio nostalgico
al grande Staley, ma è anche un
brano pieno di speranza, come lo
stesso titolo lascia intendere.
«A new beginning», canta Cantrell
in All Secrets Known: e, dopo 14
anni di silenzio ed aver ascoltato
Black Gives Way To Blue, pensi
davvero che valeva proprio la pena
di ricominciare, anche se non puoi
più sentire la voce disperata e
unica del divino Staley…
Fernanda Pengue
Dopo quattro anni dallo scadente
Rosenrot, i Rammstein ritornano
con Liebe Ist Für Alle Da, che
questa volta non sembra deludere
le aspettative. Già dal primo
ascolto si percepisce tutta l'energia
che aveva caratterizzato gli altri
due capolavori, Mütter e Reise
Reise, con quelle sonorità che
Flake (il tastierista della band)
definiva in un'intervista Tanz
Metall (Dance Metal).
L'album comincia con Rammlied,
canzone auto-celebrativa molto
aggressiva e dal carattere
Industrial. Si continua con Ich tu
wir de (Ti faccio male), uno dei
pezzi migliori, scelto anche per il
videoclip promozionale. Le
trombe danno l'incipit della traccia
3, Waidmanns Heil (Il saluto del
cacciatore), brano epico e possente
che ci porta subito a Haifisch
(Squalo). La quinta canzone è
Bückstabü, dove Till Lindemann
dà una splendida interpretazione
vocale in growl. Un attimo di
tregua c'è dato da Frühling in Paris
(Primavera a Parigi), una ballad in
francese quasi tutta in acustico.
Werner Blum (Sangue Viennese)
sembra continuare sulla stessa
strada della precedente, ma
all'improvviso la canzone diventa
più corposa e ritmata. Giungiamo
così al singolo Pussy (e non penso
ci sia bisogno di tradurre!) con un
testo molto esplicito, che inneggia
al sesso senza falsi pudori. Il
videoclip di questo brano
assomiglia più a un video a luci
rosse e, come d'altronde si
prevedeva, è stato censurato in
tutto il mondo. Andando avanti
nell'ascolto troviamo Liebe Ist Für
Alle Da (L'Amore è per tutti) che,
pur essendo il pezzo dal quale
prende il nome la raccolta, si rivela
essere poco interessante e quasi
banale. Ci si avvia verso la
conclusione con Mehr (Più) e
Roter Sand (Sabbia rossa), un'altra
ballad che, come da tradizione,
chiude l'album. Oltre al video di
Pussy in Germania e Australia è
stata vietata la vendita dell'intero
cd ai minori di diciotto anni,
perché i testi sono stati considerati
fuorvianti per i più giovani.
È certo un album degno dei
Rammstain, anche se questa volta
Lindemann e compagnia hanno
oltrepassato ogni limite di
decenza…
Guido Coletta
MAGGIO 2010
RedBullF1showRun
calciolocale
A Napoli Webber e Buemi
È stato al cospetto dell'esagerata
bellezza di Castel dell'Ovo, sul lungomare Caracciolo, che sabato 24
aprile si è sentito un rombo bestiale, che solo il motore di un auto da
corsa poteva emettere. Come non
accorgersi del Red Bull F1 show
run? Nonostante la scarsa pubblicità, tantissimi spettatori sono accorsi a vedere i due piloti di Formula Uno che si sono esibiti partendo dalla rotonda Diaz: Mark
Webber, pilota di scuderia Red
Bull Racing, e Sebastien Buemi,
pilota della Toro Rosso di Faenza.
Il pomeriggio è stato aperto dal
quattro volte campione del mondo
di Stunt Riding, il tedesco Chris
Pfeiffer, che si è esibito in spettacolari piroette in sella alla sua due
ruote, una BMW F800R, meravigliando il pubblico. È stato poi il
turno di Sebastien Buemi, che ha
corso su una Red Bull Nascar. Ma
naturalmente tutti aspettavano di
vedere dal vivo una mitica auto-
vettura della categoria F1, regina
dei motori. Ecco sfrecciare la Red
Bull Racing pilotata da Mark Webber: solo pochi secondi, il tempo
di sentire i giri del motore alla massima potenza e vedersi passare
avanti una monoposto a 256
km/h… ha chiuso la sua esibizione con uno straordinario testacoda, facendo concorrenza al Vesuvio per la fumata proveniente dalle sue Bridgestone, che hanno lasciato uno spesso strato di gomma
sull'asfalto, tra le urla di gioia e le
risate emozionate degli spettatori.
Non contenti, i due piloti si sono
scambiati le autovetture offrendo
al pubblico un ulteriore spunto di
divertimento.
Nonostante non sia lo sport italiano per eccellenza, molti sono coloro che, appassionati di automobilismo, vedono in una monoposto
non solo un gran numero di cavalli
che caratterizzano la potenza del
motore, ma un capolavoro, una me-
raviglia aerodinamica messa su
strada dal lavoro di fisici, matematici e ingegneri.
Angela Pezzillo
Quando mancano cinque giornate
al termine del campionato regionale di prima categoria, lo Sporting
Guardia si trova in una posizione di
metà classifica, con una salvezza
già archiviata da alcune giornate ed
un dignitoso settimo posto, complice anche il recente pareggio interno, sotto il diluvio, con il Real Airola. Grazie a tale risultato la squadra sannita si tira fuori dalle zone
pericolose, dove invece ancora navigano le formazioni come il Real
Bucciano, ormai matematicamente
retrocesso, e dove si infuoca la lotta per la permanenza nella categoria tra Amorosi, Apice e Virtus Goti, la squadra di Sant'Agata dei Goti. In questo momento abbandonerrebbero il nostro campionato Amorosi e Virtus Goti, oltre al già citato
Bucciano, ma tutto come al solito
si saprà in definitiva solo alla fine
del campionato. Si saprà soprattutto la squadra vincitrice del torneo!
Se la giocheranno in tre: il San Martino, il Torrecuso, che era saldamente in testa fino a poche giornate
addietro, e il San Marco dei Cavoti.
Le tre compagini sono separate da
soli tre punti, perciò saranno decisive le restanti gare da disputare, come del resto, lo saranno per il nostro sporting juventus... scusate...
Guardia, in lotta ancora per un posto nell'Europa che conta!! Sì, perchè il piazzamento in Champions
League, cioè il quarto posto occupato attualmente dal Solopaca, disterebbe solo nove lungezze, perciò ci sarà bisogno di un ultimo sfor-
calcio
zo da parte degli atleti sanniti e un
maggiore sostegno da parte dei tifosi locali, in vista proprio dello
scontro diretto con la formazione
appena citata. Hanno contribuito a
tale eccellente risultato, oltre alla
forte amicizia che lega i membri interni dello staff guardiese alla squadra, anche le innumerevoli cene e
le frequentazioni al bar o nei locali
del posto in seguito ad una vittoria!
Ovviamente il tutto è a carico del
presidente Giocondo Pascale, al
quale, insieme al vicepresidente
Lando Falato e al direttore sporti-
vo Emilio Garofano vanno la maggior parte dei complimenti per il lavoro svolto e l'impegno di continuare sulla stessa cresta d'onda anche per l'anno prossimo, potenziando ulteriormente il settore giovanile e rinvigorendo la rosa della
prima squadra. Solo eseguendo
queste semplici operazioni non ci
sarà nulla da meravigliarsi se il
prossimo anno la finale di Champions League sarà Sporting Guardia vs Barcellona...!
Alberto Sanzari
volleylocale
Una classifica in continua evoluzione per la nostra
Fremondo Volley
Finita con un risultato di 3 set a zero la partita entusiasmante contro Bumper,
la squadra proveniente da Cusano Mutri. Con questa perentoria vittoria, la
Fremondo supera un facile ostacolo confermandosi terza in classifica, dietro
le due squadre beneventane, Benevento Volley e Accademia Volley. La nostra squadra si trova a pochi punti dalla vetta e quindi dalle finali per la promozione in serie D, impresa non riuscita per un soffio lo scorso anno, malgrado l'arrivo in finale. Ma il campionato durerà ancora a lungo fortunatamente. Dopo la piccola pausa primaverile il campionato riprenderà regolarmente con le partite settimanali. Questi mesi saranno un test fondamentale
per la tenuta della squadra. Adesso c'è bisogno di una maggiore resistenza fisica e psichica: l'unione del gruppo potrà essere l'arma in più per conquistare
la vetta della classifica e sperare quindi in un anno in serie D. Ma bisogna
aspettare gli inizi di Giugno per la fine del campionato e in questo periodo di
tempo si presenteranno molte occasioni per far raggiungere la cima della
classifica alla nostra Fremondo e finire in prima posizione questo campionato. Sarebbe una “rivincita” per la squadra, essendosi impegnata al meglio,
ma non essendo riuscita a raggiungere l'obiettivo.
Emanuela De Nicola
Roma, la città eterna, teatro del derby forse più emozionante e sentito d'Italia. Non una semplice partita di calcio, ma
una sfida in cui è in gioco l'onore delle due squadre, in accesa rivalità da sempre.
La tensione è tangibile per le strade romane. Per i tifosi questa è la
partita dell'anno, che mette in secondo piano tutti gli altri obiettivi
stagionali, siano essi campionato
o Champions. Priorità: vincere il
derby! C'è in ballo il predominio
sulla città, sempre in senso calcistico ovviamente, e i giocatori sanno di non poter fallire. Durante
quell'ora e mezza la città è paralizzata, bloccata. Ognuno allo stadio,
o davanti al proprio televisore per
chi non è riuscito ad accaparrasi
un biglietto, a tifare, sperare, soffrire per i propri colori. Le due
squadre arrivano a
quest'appuntamento con umori divergenti. La Roma al settimo cielo, dopo aver scavalcato l'Inter e
conquistato la vetta della classifica, la Lazio, in piena lotta per non
retrocedere, con il morale a terra e
in aperta contestazione con la tifoseria. Eppure chi l'avrebbe mai detto... Solo sei mesi fa la situazione
era capovolta: i giallorossi, dopo
un avvio disastroso, si portavano
dietro ancora i problemi della pas-
sata stagione che li ha visti fuori
dalla champions, e consideravano
l'obiettivo scudetto più che
un'utopia. I biancocelesti, invece,
avevano iniziato la stagione alla
grande, battendo l'Inter nella supercoppa italiana, preagurandosi
una stagione con più rosee prospettive.
Quest'anno i derby se li è aggiducati entrambi la Roma, all'andata
grazie alla rete di Cassetti, che ha
sbloccato una partita che fino ad allora aveva regalato poche emozio-
ni, mentre al ritorno, dopo il momentaneo vantaggio laziale con
Rocchi, i giallorossi hanno messo
spalle al muro l'avversario con un
uno-due in dieci minuti firmato
Vucinic. La Lazio ha avuto modo
di vendicarsi cedendo di fatto
all'Inter la partita che avrebbe potuto decidere lo scudetto, in uno
stadio dove paradossalmente i tifosi di casa, i laziali, facevano il tifo
per la squadra avversaria. In qualsiasi modo vada a finire il campionato, i giallorossi possono dirsi
contenti di ciò che ha fatto la squadra nella gestione Ranieri, sperando che nella prossima stagione si
continui da dove hanno lasciato
quest'anno. Tutt'altro si può dire
per i tifosi laziali, che si aspettavano molto di più dalla propria squa-
dra che, date le qualità tecniche
della rosa, ha reso molto al di sotto
delle aspettative, rischiando una
clamorosa retrocessione.
Giovanni Romano
motoGP
Dopo il magnifico epilogo della
stagione passata, eccoci davanti al
televisore per un nuovo spettacolare incontro con il campionato di
Moto GP.
Come da pronostico, i protagonisti
saranno sempre loro: Stoner e il nostro caro Valentino, pluri - campione del mondo.
La differenza con gli altri partecipanti si fa sentire, però, come si suol dire, i pronostici sono stati creati
per essere sfatati. Lo spettacolo sicuramente non mancherà, perché
ognuno vorrà ottenere il massimo
e dimostrare il proprio valore. Le
prima gara già si è svolta la settimana scorsa ed è stata super emozionante, con nuove sorprese e nuo-
vi scenari. A spuntarla è stato il solito dottor Rossi, però tutti i giochi
sono aperti, visto che ci troviamo
alla prima gara. Vale, con la sua
esperienza, ha portato a termine
una gara durissima e difficilissima, in cui conferma nuovamente il
suo strapotere balistico e soprattutto mentale, caratteristico di un
vero e proprio talento. Gli altri non
staranno a guardare e tanto meno
ad aspettare e quindi ci vedremo alla prossima gara in Giappone. E,
come disse il nostro Paolone Beltramo: “Accendete i motori e scatenate l'inferno…”
Pasquale Velardo
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intero maggio 2010