Premi Ogni sette anni Anche noi con Emergency Senza Filtro riceve la medaglia dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti: un riconoscimento all’impegno ed alla fattura notevole della testata. Discussi anche a sproposito, soprattutto da chi non li vive e non ne sente l’aspetto spirituale, tornano i riti a Guardia Sanframondi. Solidarietà per Matteo Dell'Aira, Matteo Pagani e Marco Garatti, i tre operatori sanitari di Emergency accusati di cospirazione contro il governo afghano. A pagina 8 A pagina 6 A pagina 4 Anno III - N° 6 / maggio 2010 grandeitalia l’ortica Un bavaglio alla verità Pronto a togliere il disturbo... Il nuovo decreto legge sulle intercettazioni rende molto più difficili almeno un paio di mestieri: quello del giornalista e quello del magistrato. Al primo questa legge non darà più la possibilità di pubblicare intercettazioni prima dell'udienza preliminare. In teoria, dovrebbe essere questo il sen- so: se una persona non è colpevole (e la colpevolezza è certificata solo da un processo) perché fargli perdere la faccia? Facciamo, però, un esempio: avete appena eletto il nuovo presidente della provincia, il quale ha fatto una campagna elettorale completamente incentrata sulla costru- zione di un nuovo ospedale al posto di quello vecchio. La magistratura ha delle prove che il suddetto è in contatto con delinquenti di alto livello ai quali vorrebbe affidare l'appalto del nuovo plesso. Il suo telefono è messo sotto controllo. Nonostante la nuova legge dica che il tempo massimo per in- Summer open days Si intitolano Parole in bianco e nero e Proiezioni dell’anima le due interessanti rassegne su cinema e letteratura pensate per gli allievi della sede di Guardia Sanframondi. In occasione della settimana conclusiva dell’anno scolastico, durante la quale ogni sede del nostro istituto si è attivata per una serie di lezioni alternative e manifestazioni varie, i ragazzi dell’ultimo anno di Guardia Sanframondi saranno impegnati in una operazione complessa, ma molto stimolante. Apprese le rego- le fondamentali per una adeguata analisi del testo filmico, essi stessi presenteranno al triennio cinque lavori cinematografici attinti al prezioso repertorio neorealista. La seconda rassegna, destinata ai ragazzi del biennio, si propone, invece, di raccontare attraverso la narrazione cinematografica sei grandi romanzi della Letteratura europea. Tra i titoli: Roma città aperta, di R. Rossellini, Le quattro giornate di Napoli, di N. Loy, Accattone, di P. P. Pasolini, Orgoglio e Pregiudizio di Simon Langton. liana non verrebbe fuori prima di quattro o cinque anni: insomma si avrebbe, per tutto il suo regolare mandato, un delinquente filomafioso come presidente della provincia senza la possibilità di denunciarlo, anche se casualmente lo si scoprisse… Ma non è certo solo un problema per i giornalisti: lo è anche per i magistrati. Secondo la nuova legge, a scanso di ripensamenti in extremis, le intercettazioni (telefoniche e ambientali) saranno un modo per trovare prove di una già accertata colpevolezza. E a che serve l'intercettazione se è già dimostrata la colpevolezza…? Inoltre le intercettazioni relative ad un processo non potranno essere utilizzate per un altro. Ora ci restano due possibilità: o convinciamo i delinquenti a diventare giornalisti e raccontarci delle loro malefatte, o mostriamo il nostro disappunto per una legge che, inutile girarci intorno, è un bavaglio all'informazione e alla giustizia. Dato che riteniamo sia difficile convincere i delinquenti, abbiamo deciso per la seconda strada: NO ALLA LEGGE BAVAGLIO! tercettare l'indagato è 60 giorni, i magistrati sono fortunati e l'indagato si lascia scappare che per il lavoro dell'ospedale non ci sono problemi. Sarà affidato tutto a loro. Non potendo sapere il fatto prima dell'udienza preliminare, conoscendo i tempi della giustizia ita- regoleeregole Guardia incontra Colombo Previsto per il 10 giugno l’incontro tra Gherardo Colombo e gli studenti della scuola media di Guardia Sanframondi. L’ex PM, già autore di un fortunato libro intitolato Sulle regole e impegnato in questo periodo in teatro insieme con Corrado Augias e Ruggiero Cara nell’opera Processo a Cavour, sarà ancora una volta tra gli allievi, come fa da quando ha lasciato la magistratura, pronto a rispondere alle loro domande. L’iniziativa, presa dalla dirigenza della Scuola Se- condaria di Primo Grado di Guardia, vedrà anche la partecipazione della sede scientifica di Guardia dell’Istituto Telesi@, con una toccante pièce teatrale tratta da Domani, di Roberto Russo. I giovani liceali di Guardia ci condurranno nella torbida realtà delinquenziale del napoletano con un monologo intitolato Tito Manlio Imperioso, interpretato da Fabio Mastantuono, Valerio Garofano e Speranza De Nicola. Guardia Sanframondi (BN) Italia - Sede e stab.to Soc. Contrada Santa Lucia,104-110 tel. +39 0824 864034 - fax +39 0824 864935 - email: [email protected] Credo sia grave trovare difficoltà nello scrivere un articolo per un giornale che ho amato dal momento in cui ho capito che era davvero senza filtro. In questi ultimi giorni, ogni volta che mi sono seduto sulla mia sedia a dondolo, con il pc in grembo, come ero solito fare per le precedenti occasioni editoriali, ci ho provato: Saviano attaccato prima da Berlusconi e poi da Emilio Fede, la crisi greca, l'incontro che avremo con Gherardo Colombo… Tante e tante cose per cui mi trovavo in difficoltà persino ad ordinare i pensieri. Mai mi sono trovato in questa situazione, come oppresso da un sistema che non ci vuole e prova a trasformare menti pensanti come noi in cartelli pubblicitari di una scuola che ha il nome un centro commerciale. Pochi giorni fa ho rivisto I love radio rock, il film di Richard Curtis dedicato ad una radio pirata inglese degli anni sessanta. Era pirata perché trasmetteva suoni diversi da quelli comuni, perché non si adattava al modello musicale imposto dal governo… Ultima scena, la nave sta affondando, ma qualcuno ha ancora qualcosa da dire e trasmette con l'acqua alla gola (in senso letterale): «Cari ascoltatori vi dico solo questo: che Dio vi benedica. Quanto a voi, bastardi al potere, non sperate che sia finita. Anni che vanno, anni che vengono e i politici non faranno mai un c…o per rendere il mondo un posto migliore. Ma ovunque nel mondo, ragazzi e ragazze avranno sempre dei sogni e tradurranno quei sogni in canzoni. Non muore niente d'importante stanotte, solo quattro brutti ceffi su una nave di m…a. L'unico dispiacere stanotte è che negli anni futuri ci saranno tante fantastiche canzoni che non sarà nostro privilegio trasmettere, ma - credete a me - saranno comunque scritte e saranno comunque cantate e saranno comunque la meraviglia del mondo.» Scrivete sempre le vostre meraviglie del mondo, io da quest'anno, con il piacere di aver dato abbastanza fastidio a chi di dovere, tolgo il disturbo. Lorenzo Carangelo MAGGIO 2010 2 perplessitàitaliane L’informazione senza filtro non piace al governo: meglio tacere che correre il rischio di perdere! Ma l’indottrinamento si può compiere anche con un sapiente silenzio... L' ignoranza del popolo consolida il governo Le ultime elezioni regionali hanno confermato la forza del Pdl che, pur avendo registrato qualche sconfitta, ha mantenuto gli ottimi livelli delle passate elezioni, confermandosi il partito preferito dagli italiani. Una vittoria figlia del sempre ineguagliabile, per intensità e minuziosità, lavoro di Silvio Berlusconi. Questa volta, però, bisogna registrare un calo di professionalità da parte del premier, che è stato alquanto svogliato nella sua campagna elettorale. Infatti, se nelle passate elezioni il presidente si era preoccupato di apparire in più programmi televisivi possibili, cercando di annullare le già inconsistenti motivazioni della sinistra, stavolta è stato molto più risolutivo: ha direttamente cancellato i programmi. Quindi appellandosi alla legge sulla parcondicio, secondo la quale “Le emittenti radiotelevisive devono assicurare a tutti i soggetti politici con imparzialità ed equità l'accesso all'informazione e alla comunicazione politica (Art. 2 c. 1)”, ha fatto sì che i programmi di approfondimento politico, come quelli di Santoro (Annozero) di Vespa (Porta a porta)e di Floris (Ballarò), venissero oscurati per tutto il mese precedente le elezioni, etichettandoli come nonimparziali e affermando che in essi si realizzassero dei veri e propri processi nei suoi confronti. D'altro canto, come tutti sanno, Berlusconi è allergico ai processi! É questo il colpo di grazia inflitto all'ormai moribonda informazione italiana, che sta raggiungendo livelli sempre più bassi. L'Italia è uno di quei paesi in cui non è l'informazione a controllare lo Stato, ma lo Stato a manovrare l'informazione e a modificarla secondo i propri bisogni. Il problema è di una gravità preoccupante, in quanto la popolazione, ma sopratutto i giovani che, non avendo nel loro bagaglio culturale conoscenze storiche della politica, devono crearsi un ideale politico cercando di scansare il Grande Fratello da una parte e L'isola dei famosi dall'altra. Le uniche fonti d'informazione non controllabili e “senza filtro” sono quelle della rete, che appartiene a tutti e non ha ancora padroni. Bisogna notare come la lenta ma incessante rovina dell'informazione televisiva italiana corra parallela all'ugualmente inarrestabile dominio della destra capeggiata da Berlusconi. L'esordio in politica dell'attuale presidente del consiglio ha sancito l'inizio di un veloce processo degenerativo del giornalismo italiano e della possibilità di fare della buona informazione. Gran parte dei mass-media italiani sono controllati da Berlusconi, o per meglio dire dalla sua azienda/famiglia, che possiede un grande numero di televisioni, giornali e riviste, tutte conformate ai dettami del re/presidente. Tra queste, nell'ultimo periodo, sono nate le trasmissioni televisive sopra citate, che non sono riuscite a conformarsi ai “suoi” voleri, e per questo oscurate nel periodo in cui avrebbero potuto maggiormente influenzare il pensiero del popolo. Il popolo è trattato nello stesso modo in cui si tratta un bambino, cui si dice solo ciò che si vuole egli sappia. Un governo, quindi, basato sull'ignoranza popolare e che fa di questa una delle sue colonne portanti! Italo D'Andrea regionali regionali Le elezioni regionali appena concluse hanno ridisegnato la cartina politica italiana. La sensibile spinta verso destra (complice l'enorme successo della Lega Nord) è evidente, ma l'affluenza alle urne è stata visibilmente più bassa delle ultime regionali, 64 per cento contro il 71 per cento del 2005, chiaro segnale di una fiducia sempre più precaria dell'elettorato italiano nei confronti dei suoi rappresentanti. VINCERE! NON IMPORTA COME! La mancanza di fiducia degli elettori italiani non è l'unico segnale negativo emerso da queste elezioni se si considera che le uniche regioni in cui si è notata una tendenza al cambiamento (Lazio, Campania, Piemonte, Calabria) sono state quelle coinvolte da scandali extra politici, scandali relativi alla sanità, emergenza rifiuti e quant'altro. Quanto si dovrà aspettare affinchè un serio programma politico sia in grado di portare un cambiamento? Ciò che fa davvero male non è neanche esser spettatori di scandali quotidiani, ma osservare come trionfare per le "disgrazie altrui" sia diventato un motivo di vanto dei politici italiani, che forse sapendo di non aver niente di serio da proporre al paese approfittano di situazioni insolite per mascherare la precarietà della situazione politica ed ogni volta illudere la gente con belle parole, che restano sui giornali per giorni. Per trovare una vera e propria vittoria degna di essere definita tale bisogna analizzare la situazione delle regionali in Piemonte, dove, sebbene senza scandali mediatici, la coalizione di opposizione di Roberto Cota, formata dall'alleanza tra PdL e Lega Nord, ha avuto la meglio su quella del PD capitanata da Mercedes Bresso, seppure con uno scarto inferiore all'uno per cento. I risultati piemontesi sono visibilmenti condizionati dal boom di voti ottenuto dalla lista "outsider" di Beppe Grillo e da una tendenza filo-leghista che, seppur portando il centrodestra alla vittoria, dovrebbe far riflettere gli appartenenti alla coalizione del Popolo della Libertà: c'è davvero tanto da esser contenti di una vittoria frutto più dei meriti degli alleati che dei propri? Davvero l'importante in questo periodo è vincere, sedere su una poltrona ed ignorare come si sia ottenuta quella determinata vittoria e cosa comporterà in futuro! «Abbiamo vinto le elezioni. Faremo il federalismo. Rilanceremo questa regione che è rimasta ferma per cinque anni. Ce la farò con l'aiuto di tutti i piemontesi» sono state le prime dichiarazioni di Roberto Cota al termine dello spoglio elettorale, che sicuramente dimostrano quanto l'esponente della Lega sia convinto della forza del proprio partito oramai quasi alternativo al PdL più che alleato. In Lazio, invece, dove lo scandalo Marrazzo ha rimescolato le carte in tavola, la candidata vincente del PdL Renata Polverini, appresa la notizia della vittoria ha dichiarato che «i miracoli sono possibili, e quando la gente vuole tutto è possibile». Sulla stessa onda le dichiarazioni del neo governatore della Campania Stefano Caldoro, che dopo aver ottenuto la vittoria approfittando del fallimento della sinistra e della gestione Bassolino dice «Abbiamo raccolto una grande volontà di cambiamento. Il voto dimostra che la gente vuole fatti e non più parole. Abbiamo un grande senso di responsabilità, per C'era una volta, in un paese non molto lontano, un bellissimo palazzo: il Palazzo Chigi. Qui nel 1947 gli uomini più intelligenti e colti dell'epoca vararono il documento più importante della storia della loro società: la Costituzione. Quasi tutti rispettavano le leggi ed erano felici, fino a quando prese il potere un partito speciale, che conquistò il favore del popolo con il suo carisma e la sua simpatia, tanto da rimanere al potere fino alla fine del mondo… anche se con qualche dèfaillance. TUTTI GLI UOMINI SONO UGUALI… … ma alcuni sono più uguali di altri I l tempo passava e i membri del Partito, diventati potenti e importanti, iniziarono a pensare di poter ricavare non pochi vantaggi dalla loro posizione. Riuscivano a mascherare i loro privilegi aggiungendo nuove leggi alla Costituzione, ma il popolo non si accorgeva dei cambiamenti perché aveva riposto tutta la sua fiducia nel Partito. Credevano che le leggi fossero sempre state così e che fossero le più giuste del mondo. Protetti dalla barriera dell'ignoranza del popolo e dall'incapacità degli oppositori, continuarono indisturbati a governare. Trovarono il modo di sottrarsi anche ad una delle leggi più importanti mai formulate, anche se mai scritta: chi trasgredisce le regole deve essere punito. Ci riuscirono con un magnifico sotterfugio: inventarono il “legittimo impedimento”, che fu modificato e rimaneggiato ad ogni necessità. La nuova legge recita così: “Per il Presidente del Consiglio dei Ministri costituisce legittimo impedimento […] a comparire nelle udienze dei procedimenti penali, quale imputato [...]” e ancora “Per i Ministri l'esercizio delle attività previste dalle leggi e dai regolamenti che ne disciplinano le attribuzioni, nonché di ogni attività comunque coessenziale alle funzioni di Governo, costituisce legittimo impedimento […] a comparire nelle udienze dei procedimenti penali quali imputati”. La cosa strana è che il Capo Supremo dello Stato, grande ed esperto conoscitore della Costituzione e garante della stessa, ha dato il suo ok firmando la legge, tra lo sgomento dei pochi coscienti questo da domani mattina saremo già a lavoro». Tutte belle parole che quasi farebbero pensare ad una svolta e ad un'aria nuova, ma fermandosi a riflettere un attimo, la causa delle vittorie in Lazio e Campania degli schieramenti del centrodestra è davvero un merito di questi ultimi tale da giustificare tali espressioni di autostima, o è solo un demerito del centrosinistra e dei suoi errori? «Dedico questa vittoria ai tanti calabresi onesti che hanno avuto la voglia di cambiare e che mi hanno dato la grande forza di condurre questa grande campagna elettorale» sono state invece le dichiarazioni di Giuseppe Scopelliti, esponente del dell'illegalità del procedimento. Non potendo Napolitano essere accusato di ignoranza o incompetenza, non lascia molto spazio alla comprensione di tale assenso. Fatto sta che il 7 aprile scorso la proposta è stata firmata ed è diventata una legge. Da una parte si sostiene che “il legittimo impedimento è un atto di giustizia e non di protervia politica” (Rotondi), dall'altra parte c'è chi esige un referendum per la sua immediata abrogazione. Stufi delle proteste dei secondi, il PM della procura De Pasquale si è deciso a prendere in considerazione l'argomento. La sua sentenza è stata chiarissima: la legge è incostituzionale, perché non rispetta gli articoli 101 (La giustizia è amministrata in nome del popolo. I giudici sono soggetti soltanto alla legge.) e 138 (La legge deve essere sottoposta a due votazioni, nella seconda delle quali deve essere approvata a maggioranza assoluta dai componenti delle due camere). Inoltre i giudici della prima sezione del tribunale penale di Milano che si stanno occupando del processo Mediaset hanno coinvolto anche la Corte Costituzionale, dato che la nuova disposizione impedirebbe al Premier di presentarsi ai vari processi (il Premier è infatti indagato per corruzione in atti giudiziari in concorso con David Mills). Sarebbe stato molto più sintetico dire che non rispetta l'articolo 3 della costituzione: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge […] È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini […]”. Forse così sarebbe stato più facile per tutti i sostenitori rendersi conto dell'illegalità della legge, così palese in tutti i paesi democratici del mondo… Così tutti vissero infelici e scontenti… tranne qualcuno... Nicoletta Vitelli PdL, che ha avuto la meglio sul rivale e governatore uscente del PD Igazio Loiero (manco a farlo apposta coinvolto nel 2006 in uno scandalo sanità e poi assolto meno di un mese fa). Dall'analisi di queste elezioni regionali sembra difficile avere un pensiero convinto sulla situazione politica italiana. Bisogna scegliere se sposare la corrente "positivista" dei vincitori, oppure una più titubante e scettica nei confronti dei nostri amministratori, che sembra emergere da una analisi oggettiva dei fatti. A voi la scelta... Valerio Del Nigro MAGGIO 2010 quantierrori LE GIUSTIZIE INGIUSTE Cucchi, Uva, Bianzino…Questi sono solo alcuni dei nomi di persone vittime di pestaggi da parte di pubblici ufficiali. Su youtube i video dei casi americani ci sconvolgono, ci fanno odiare i poliziotti razzisti ritratti mentre pestano l'afro-americano di turno, senza curarci minimamente del fatto che anche nel nostro Paese si sono verificati - e speriamo non si verifichino più - eventi spiacevoli di questo tipo. In Italia notizie di questo genere sono meno frequenti, sebbene non manchino casi di calunnie e pestaggi di vario tipo da parte di poliziotti, carabinieri e guardie molto spesso ingiustificati. Il primo caso di cui troviamo notizia è quello diffuso dall'ordine dei giornalisti e riguarda Stefano Cucchi, un ragazzo di 31 anni, arrestato per esser stato trovato con una piccola quantità di sostanze stupefacenti, e morto disidratato a causa dell'incuranza delle guardie presenti nell'ospedale penitenziario in cui era stato rinchiuso. Il caso risale al 15 ottobre dello scorso anno, ma persino i familiari vennero a scoprire la morte del ragazzo vedendosi arrivare a casa la richiesta di autorizzazione per l'autopsia, che successivamente rivelò la presenza di contusioni, ematomi e fratture su tutto il corpo. Normalissimo, così viene definito Stefano dalla sorella Ilaria in un'intervista: aveva una piccola quantità di stupefacenti, ma drogato o ex drogato, spacciatore o ex spacciatore che fosse, niente può legittimare cosa gli è stato fatto e cosa ha vissuto dal giorno dell'arresto fino alla sua morte, avvenuta una settimana dopo. La legge dovrebbe provvedere a punire questo tipo di errori, ma come sempre non è uguale per tutti: i più deboli vengono attaccati, ma non riescono a far abbastanza rumore per far in modo che vengano ascoltati. Altro esempio è Giuseppe Uva, rincorso e picchiato, caricato su un'auto della polizia, pestato di nuovo in caserma e morto dopo esser stato ricoverato in un ospedale psichiatrico. Altro caso ancora è Aldo Bianzino, coltivava marijuana per sé, fu arrestato ed è stato trovato morto pochi giorni dopo in cella. Dall'autopsia emersero traumi interni e lacerazioni dovute a percosse. Ma anche Federico Aldovrandi va ricordato: stava tornando da un concerto nei pressi di Ferrara, venne invitato a scendere dall'auto e dopo il controllo venne massacrato sul ciglio della strada. Le famiglie di queste persone chiedono giustizia ad una giustizia ingiusta, mi si perdoni il bisticcio. Fa strano sentire che queste cose non sono accadute oltreoceano, ma nel nostro Paese. Anche in Francia ci furono dei casi analoghi, ma lo sdegno della popolazione indusse lo Stato a prendere provvedimenti. Noi italiani nemmeno di fronte a simili oscenità riusciamo a reagire, lasciamo che le cose ci scivolino addosso finché arriva il nostro turno, magari un evento che ci tocca più da vicino e che ci fa pretendere di scatenare l'inferno e ribaltare le cose da soli da un giorno all'altro. Stiamo parlando di fatti di una certa gravità, viene messa in dubbio la nostra sicurezza e vengono violati molti dei nostri diritti. Ricevere una pena commisurata all'entità della colpa è una realtà o solo un'utopia? Adesso sono i poliziotti e i carabinieri che scelgono la pena e la infliggono pure? E loro vengono puniti per non aver adempiuto ai loro doveri e di aver abusato del loro potere? Lungi da me l'idea di instillare odio nei confronti delle forze dell'ordine, il cui lavoro è nella maggior parte dei casi encomiabile, ma a sentire questi episodi ci si accorge di quanto, piuttosto che sentirsi protetti, si sviluppi in noi un senso di timore, che non dovrebbe esistere. Capita quasi che dovrebbe essere l'incarnazione della giustizia e della correttezza in realtà non è poi così giusto, e che ormai dobbiamo aver paura anche di aver ragione, o rinunciare ad avere ragione per avere salva la vita. Ma il principio più sbagliato che ci viene trasmesso da queste situazioni strane, ambigue, è che la violenza se viene fatta dallo Stato, o come in questo caso da un suo rappresentante, è lecita. Lia Romano La politica a-posteriori ventotene Roma, 20 aprile 2010 – È una tiepida mattina di aprile e sulla spiaggia di Ventotene il sole, che fa capolino dopo grigi giorni di pioggia, sembra invitare le persone alla scoperta e al godimento della splendida natura dell'isola. All'invito rispondono subito gli alunni di una scuola media, che sono arrivati lì il giorno prima per una gita scolastica: il tempo di posare gli zaini, di sdraiarsi al sole e poi… un fragore assordante copre per sempre le gioiose risate di due giovani vite! Dei blocchi di tufo si sono improvvisamente staccati da un costone e, precipitando da circa 5 metri di altezza, hanno travolto due ragazzine di quattordici anni che non hanno avuto alcuna possibilità di salvezza. Francesca Colonnello e Sara Panuccio frequentavano la scuola media Anna Magnani di Morena, alla periferia di Roma. A uccidere Francesca è stata una lesione profonda alla testa che non le ha lasciato scampo: è morta sul colpo! Sara, invece, pur schiacciata dal peso della terra, è riuscita a sopravvivere solo per alcuni istanti. Altri due ragazzi sono rimasti feriti, ma non sono in pericolo di vita. La tragedia ha sconvolto tutti ed è stato aperto un fascicolo per duplice omicidio colposo e lesioni contro ignoti. Il distacco della roccia friabile, tipica per la morfologia del territorio, sembrava scongiurato dai lavori di messa in sicurezza effettuati pochi mesi prima. L'isola, infatti, non era interdetta ai bagnanti e ciò aveva spinto gli alunni a scendere sulla spiaggia per un fuori programma concesso dagli accompagnatori. Niente, quindi, lasciava presagire quello che poi è accaduto. Adesso (… ma sempre dopo?!!) toccherà ai magistrati, con l'aiuto dei periti, stabilire se esistono dei responsabili per tutto questo strazio. Il sindaco di Ventotene, Geppino Assenso, afferma che si è trattato di una tragedia improvvisa ed imprevedibile, mentre il genitore di una delle ragazze, recatosi sull'isola subito dopo l'incidente, ritiene che il pezzo di montagna an- cora attaccata era friabile e che quindi bisognava perlomeno mettere una rete di protezione. Più di un anno fa, in realtà, il senatore del Pd Raffaele Ranucci e parlamentari democratici avevano chiesto al governo di adottare provvedimenti urgenti per la messa in sicurezza di Vetotene, per evitare seri pericoli dopo i danni provocati all'isola dalle piogge torrenziali dell'anno precedente. La risposta data in Senato, però, fu del tutto insufficiente e ancora una volta gli allarmi lanciati tempestivamente restano inascoltati e, un po' troppo spesso, portano conseguenze drammatiche come questa. Quello che è sicuro è che l'isola ora è in lutto! Mentre i tecnici della regione Lazio effettuano controlli e accertamenti, ogni polemica, ogni scarico di responsabilità ormai lascia il tempo che trova: qualsiasi parola sembra inopportuna, superflua di fronte al lancinante dolore di genitori, familiari e compagni di due ragazze che non hanno avuto il tempo di “affacciarsi” alla vita! Il mio pensiero va soprattutto ai genitori: staccarsi dal proprio figlio immaginando che si stia divertendo spensieratamente in gita ed essere chiamato all'improvviso per riprenderselo morto è veramente duro da accettare e giustificare. Mi auguro che questo dramma faccia riflettere un po' tutti, ma soprattutto faccia agire chi di dovere a evitare altre tragedie ormai annunciate. È di fondamentale importanza non accorgersi dell'emergenza solo in occasione di lutti, ma intervenire con la prevenzione quotidiana: per fare ciò c'è bisogno di gente capace e che soprattutto non pensi solo ai propri interessi (politici o economici che siano), ma si dedichi al bene di tutta la comunità. Questa dolorosa vicenda non è né la prima né sarà l'ultima se chi di dovere non adempie con responsabilità al proprio compito! I politici servono anche e soprattutto a questo! anche alcuni oggetti che si pensa le appartengano. A causa dello stato di decomposizione del corpo, l'autopsia è difficile e non si hanno molte notizie, ma dalle prime analisi risulta che Elisa sia stata violentata prima di essere stata uccisa, forse strangolata. Ma i familiari hanno un unico desiderio: oltre a voler scoprire l'assassino di Elisa, vogliono dare una sepoltura alla ragazza, in un luogo dove poter pregare per lei. Nonostante i numerosi misteri, il principale sospettato resta sempre Danilo Restivo, indagato per ben due omicidi. Ma nonostante tutto il ragazzo è ancora a piede libero. Le indagini sono appena cominciate, ma com'è possibile che il Restivo abbia ucciso due donne senza aver lasciato neanche una traccia? O sarà vittima di una strana coincidenza? E mentre questo articolo viene redatto si viene a conoscenza che Danilo Restivo è indagato per un terzo omicidio: una studentessa sudcoreana, Jongok Shin, anche lei trovata morta con in mano una ciocca di capelli… Iole Palladino casoclaps Misteri sulla scomparsa di Elisa, perplessità sul reperimento del cadavere, incongruenze sulle dichiarazioni rilasciate... E adesso spunta un terzo possibile assassinio commesso dalla stessa mano che ha ucciso Claps... Alla ricerca del serial killer 12 settembre 1993. A Potenza scompare una ragazza di nome Elisa Claps, che ricompare sotto forma di scheletro 17 anni dopo, il 17 marzo 2010. Tutto comincia l'11 settembre 1993 e i protagonisti della storia sono Elisa, studentessa del liceo classico, cattolica praticante, e il suo ex ragazzo Danilo Restivo, allora ventunenne. Danilo, che nella sua città è chiamato il parrucchiere perchè ha l'abitudine di tagliare ciocche di capelli alle ragazze che incontra sull'autobus, 6 anni prima era stato denunciato per aver seviziato due ragazzini. La sera dell'11 settembre chiama Elisa e le dà appuntamento per il giorno dopo all'ora della messa. La mattina seguente Elisa va in Chiesa con la sua amica Eliana e le dice di aspettarla alle 12 e 15 davanti la Chiesa, perchè deve vedere Danilo. La ragazza aspetta fino alle 13, ma Elisa non arriva e si reca a casa Claps raccontando tutto. I familiari cominciano a cercare Elisa, ma la ragazza è scomparsa, nessuno l'ha vista. Allora telefonano a Danilo, il quale dice di averla vista, ma poi lei è uscita dalla Chiesa da sola, mentre lui è rimasto dentro ancora un pò. Elisa è sparita, ma nessuno interroga Danilo. Tutti lo descrivono come un tipo strano, ad esempio l'operaio Nicola, che allora lavorava con Danilo in una ditta di disifenstazione ambientale, racconta che il ragazzo la notte si svegliava spaventato e sudato gridando “aiuto!”. Nel frattempo il ragazzo si trasferisce in Inghilterra, dove si sposa con una donna più grande di lui. Poco tempo dopo, la sua vicina di casa, Heather Barnett, viene trovata morta con in mano due ciocche di capelli, segno che insospettisce la polizia. Danilo è l'unico sospettato dell'omicidio di Elisa e il principale indagato per l'uccisione della sua vicina; ma la Polizia, che sospetta fortemente del ragazzo, non può arrestarlo perchè non ci sono prove, almeno così dice. Gli anni passano e la famiglia Claps non ha mai smesso di cercare Elisa (nel 1994 un vigile urbano di Matera dice che Elisa si trova in Albania, ma pochi giorni dopo si scopre essere una falsa notizia; nel 1999 su un sito della famiglia Claps arriva un messaggio, scritto da Elisa, che dice di trovarsi in Sudamerica, ma successivamente si scopre che quel messaggio era stato scritto da Restivo), sebbene le indagini ufficiali riprendano il 17 marzo 2010, quando alcuni operai che stanno riparando il sottotetto della Chiesa della Santissima Trinità trovano un cadavere. Viene avvisata immediatamente la Polizia. Tanti sono i misteri e i punti interrogativi: chi ha portato il cadavere di Elisa nel sottotetto, dove si può accedere solo attraverso due porte chiuse a chiave? Che ci faceva un materasso in quel posto? Nessuno sa niente, nessuno ha visto niente... forse... Secondo il viceparroco della SS. Trinità, don Vagno, il corpo è stato ritrovato due mesi prima dalle donne delle pulizie, ma esse negano. Le indagini sono state disastrose fin dall'inizio. Infatti il 12 settembre Danilo tornò a casa con delle ferite e le mani sporche di sangue: la giustifica ai suoi fu che era caduto nel cantiere delle scale mobili (i vestiti sporchi di sangue non furono mai sequestrati dalla Polizia...). La Chiesa non fu mai ispezionata interamente, ma furono controllati solo i sotterranei... Particolari rilevanti mai considerati. Intanto i resti della ragazza sono stati analizzati nell'istituto di medicina legale a Bari e con essi Mariangela Conte La comunità guardiese si prepara ad affrontare con devozione la tradizionale celebrazione della Vegine Assunta. Modificato il percorso millenario per problemi di sicurezza. Numerosi i fedeli impegnati nell’allestimento. Non mancheranno i curiosi. Padre Filippo di Lonardo in assemblea con i ragazzi del liceo scientifico: “Inutile intervenire per fotografare o filmare: c’è solo da partecipare!” Ritornano puntuali dopo sette anni i Riti di Penitenza a Guardia Sanframondi. Dal 16 al 22 agosto la tradizionale e tanto discussa Festa dell'Assunta, una combinazione di fede e cultura popolare, terrà occupati gli abitanti del paese. Le processioni, una di Penitenza ed una di Comunione, attraverseranno le strade per un'intera settimana secondo un ordine stabilito, che terrà impegnati i quattro rioni, Croce, Portella, Fontanella e Piazza. Le partenze, come per gli anni passati, sono previste sempre dalla Chiesa di San Rocco, di San Sebastiano, di San Leonardo e dell'Annunziata. Nei cortei saranno rappresentati i Misteri, circa 100 quadri viventi che riproducono scene bibliche, seguiti dai penitenti e da tutta la popolazione. L'ultimo giorno, la domenica, ci sarà la processione generale con la statua della Vergine Assunta e con i celebri battenti. Quest'anno il percorso sarà differente dagli altri anni a causa dei lavori di messa in sicurezza del centro storico: solo l'ultimo giorno sarà ripristinato il tradizionale itinerario. La preparazione a questa cerimonia comincia molti anni prima e, quando ci si avvicina alle celebra- zioni, l'impegno diventa più assiduo: bisogna pensare agli abiti e agli strumenti da utilizzare nei vari Misteri, allestire le tabelle che precedono i vari quadri, preparare i testi e le musiche per i vari cori rionali e, naturalmente, non bisogna trascurare la preparazione spirituale! Dagli inizi di marzo, infatti, è partita la “Missione Popolare” guidata dal parroco Padre Filippo di Lonardo, che ha cercato di coinvolgere ragazzi, adulti, anziani in un percorso di formazione allo scopo di avvicinare tutta la comunità ai Riti. Sono stati invitati Padre Giancarlo Giannasso e Padre Dino Mario Magnano, ed hanno anche avuto un confronto diretto con noi ragazzi del liceo scientifico, per farci riflettere, attraverso esperienze personali, sul nostro rapporto con Dio. Per quanto riguarda la macchina comunale, ultimamente si nota un gran da fare: numerose strade sono state rinnovate, alberi e siepi sono stati potati e chissà quanti altri miglioramenti dovranno esserci (peccato che questa efficienza sia visibile solo in occasione dei Riti…). Uno degli aspetti più straordinari di questa fase di preparazione dell'evento è vedere l'intera popo- lazione guardiese impegnata in settori diversi, dal canto ai Misteri veri e propri. Molti, inoltre, sono quelli che aspirano ad accaparrarsi il ruolo migliore… Ma sarà veramente spinta da motivazioni religiose e da una vera e propria vocazione nei confronti dell'Assunta? O si tratta di semplice esibizionismo? Spesso si viene criticati magari perché non si partecipa ad un Mistero, ma non si esclude che si possa essere spinti da fede e passione per la Madonna anche solo assistendo. Alessandra Panza 14 AGOSTO 1861: UNA DATA CHE HA SEGNATO IL DESTINO DI UNA PICCOLA CITTADINA DI NOME PONTELANDOLFO Proteggere le tracce del passato sembra ormai un’attività destinata alle cure di perditempo o nullafacenti. Tutelare la storia, la cultura, preservarla dall’oblio lascia sorridere i più... troppo impegnati a sostenere i ritmi della società attuale... PER RICORDARE E NON DIMENTICARE è il titolo di un opuscolo che comprende una raccolta di documenti e fatti molti significativi accaduti il 14 agosto 1861 a Pontelandolfo e a Casalduni. Scriveva Benedetto Croce: «Tanta parte di storia, che ora per noi è cronaca, tanti documenti che ora per noi sono muti, saranno volta a volta percorsi da nuovi guizzi di vita e torneranno a parlare». Queste parole ci aiutano a riflettere e ci invogliano a studiare e a conoscere la storia dei nostri paesi, che in qualche modo ha condizionato lo sviluppo economico e sociale. Pontelandolfo e Casalduni ne sono un esempio. Dopo l'Unità d'Italia, un piccolo gruppo di rivoluzionari, i Briganti, fece irruzione nella processione della festa di S. Donato, che ogni anno si svolgeva nel paesino di Pontelandolfo il 7 agosto. Accusavano il nuovo governo di essere senza religione, preferendo ritornare sotto la dinastia dei Borboni, che a lungo avevano regnato nel Meridione italico. Il governo italiano, venuto a conoscenza di questi moti rivoluzionari, mandò a Pontelandolfo e a Casalduni un esercito di circa 50 uomini, per poter ristabilire l'equilibrio. All'arrivo di questi, la reazione dei Briganti fu molto violenta: li attaccarono subito e li uccisero, divertendosi ad esporre i loro corpi. L'avvenimento fu ritenuto dal governo italiano crudele, e per far fronte a ciò inviò altri 1500 uomini, capitanati dal colonnello Gaetano Negri, con il compito di radere al suolo e incendiare le due cittadine. Così il 14 agosto 1861 a Pontelandolfo e a Casalduni ci fu il delirio. I soldati compirono atti di ruberie, saccheggi e violenze sessuali su tutto il popolo, senza avere un minimo di pietà nemmeno per i bambini e le persone anziane. Alla fine fu incendiato l'intero paese, e il giorno dopo il colonnello Negri Il 18 settembre 1615 Padre Francesco Michele da Napoli si recò a Guardia e, piantando una croce simbolica, indicò la zona prescelta per la costruzione del Convento di San Franceso. I lavori, iniziati nel mese di gennaio dell'anno seguente, terminarono il 13 maggio 1629, quando il convento e la chiesa annessa furono collaudati, dopodichè otto frati e sei laici vi si trasferirono, come voluto dal popolo guardiese. In seguito a diversi movimenti politici, nel 1809 dopo l'ordinanza di soppressione di tutti gli ordini religiosi, il convento venne chiuso per una prima volta. Grazie al ritorno del governo borbonico, nel 1835 il convento fu nuovamente affidato ai frati, ma poco dopo andò incontro ad un nuovo periodo di chiusura in seguito alle leggi di soppressione del Regno d'Italia del 1866. Solo trentasei an- telegrafò al Comando di Napoli: «Ieri, all'alba, giustizia fu fatta per Pontelandolfo e Casalduni». In realtà non fu resa alcuna giustizia, perché i veri colpevoli, i briganti, riuscirono a fuggire per le montagne, lasciando gli interi paesi in balia dell'esercito di Negri. Per comprendere quanto accaduto è, però, necessaria una adeguata contestualizzazione: i briganti solo in questo modo riuscivano a esprimere le loro idee, in paesi in cui la libertà di parola e di pensiero veniva negata in maniera sistematica. Il governo italiano non ebbe altre misure per far fronte alla situazione che il terrore e la violenza. Le numerose testimonianze raccolte hanno, in seguito, consentito a persone come l'On. Giuseppe Ferrari di intraprendere una lunga battaglia in Parlamento per fare luce sui fatti e fare in modo che non si dimenticassero. Le operazioni culturali e le manifestazioni che si tengono su questi tristi episodi sono sempre tante e contribuiscono a mantenere viva la memoria storica, per garantire al meridione italico di riscattarsi dal marchio della barbarie e della inciviltà, dal quale è stato segnato indebitamente. Geremi Falato ni più tardi l'amministratore comunale concesse il convento nuovamente ai frati minori. Questi vi abitarono fino al 1951 per poi abbandonarlo a causa delle condizioni pericolanti in cui l'edificio versava (e purtroppo versa tuttora). Andando quindi a scavare indietro nel tempo, quelle quattro mura che a malapena si mantengono e di cui pochi ricordano l'esistenza hanno una grandissima storia e importanti significati. La presenza del convento rappresenta la forza di volontà, l'operosità, l'ingegno e le capacità artistiche dei nostri antenati, ma forse anche queste, come quelle quattro mura, significano poco o niente per la società di oggi. Nel corso del tempo numerosi sono stati gli interventi di restauro che il convento ha subito. Tra questi ricordiamo i due più importanti, effettuati a spese dei cittadini: il pri- mo, in seguito al terremoto del 1688, quando il convento fu quasi interamente ricostruito; il secondo, del 1805, quando fu ricostruito il campanile, crollato anch'esso per attività sismica. È doveroso notare come, durante i secoli, i nostri antenati, pur essendosi trovati spesso in situazioni economiche estreme, abbiano sempre lottato e collaborato affinchè il convento restasse un importante punto di riferimento. Oltre all'enorme valore simbolico e significativo che il convento riveste vi sono altri elementi che intensificano quel senso di amarezza che si prova nel vederlo abbandonato. Infatti in pochi forse sono a conoscenza del fatto che Michele Foschini, pittore guardiese, nel 1729 dipinse, nel chiostro del convento, numerosissimi affreschi che ricordavano alcuni miracoli di San Francesco e Sant' Antonio. Inoltre vi sono sei cappelle laterali con altari in marmo antico e diverse tele. Questi pregiati lavori, in seguito alle diverse chiusure, durante le quali il convento fu adibito ad altre funzioni, furono ricoperti da strati di calcina, che presumibilmente li hanno in parte preservati dal degrado che ora purtroppo sta avendo la meglio. Ci troviamo di fronte ad un'altro caso di mancata valorizzazione delle bellezze del nostro territorio e della nostra storia: niente è stato fatto finora per recuperare quel convento e quelle opere su cui per secoli migliaia di nostri antenati hanno posato gli occhi. Gli affreschi che si intravedono nei punti in cui l'intonaco non ha resistito sembrano quasi volersi fare spazio per riuscire a riemergere in tutta la loro bellezza. A volte dispreziamo i nostri piccoli comuni e poichè privi di grandi attrazioni li crediamo incapaci di farci provare forti emozioni, ma penso che avere la possibilità di entrare in una chiesa seicentesca e poter ammirare con orgoglio le opere artistiche di un compaesano sia una grandissima emozione. Per poter fare ciò non serve molto: basta un reale interessamento alla questione e togliere un pò di intonaco. Italo D'Andrea Il presidente Obama è riuscito nella sua impresa. Circa 30 milioni di americani avranno diritto ad accedere molto più facilmente alle cure pubbliche Mentre in Italia e in Europa lo Stato sovvenziona i cittadini, che possono fruire liberamente dei servizi offerti dagli ospedali, negli Stati Uniti è la situazione completamente diversa. Non mancano certo gli ospedali pubblici, ma questi non sono all'altezza delle cliniche private, che, però, non sono gratuite, bensì richiedono le cosiddette polizze assicurative. Il sistema funziona pressappoco così: i cittadini pagano delle compagnie assicurative che, in base agli accordi che hanno con le cliniche private, obbligano le persone a rivolgersi a determinate strutture sanitarie. In questo modo se da una parte chi gode di buona salute si assicura la copertura finanziaria per sostenere le cure necessarie, chi versa in cattive condizioni ha molti problemi a trovare un'assicurazione che si prenda la responsabilità del suo stato di salute. Del resto il mercato è così, se una compagnia reputa sconveniente un affare, essa non si impegnerà mai nel portarlo avanti. Dunque, proprio chi è più malato ha più difficoltà ad essere curato. E non sembra questo un paradosso, visto che l'America è considerata la nazione fondata sulla libertà del cittadino, dunque anche la libertà di essere curati? Eppure è così, e solo nel 2010 è stato possibile attuare un piano riformatore di tale importanza. Ma non è stato facile per Obama tagliare questo traguardo così importante, nonostante il presidente abbia utilizzato l'argomento sanità per farne il suo cavallo di battaglia durante la campagna elettorale. Ma analizziamo con precisione come è andata l' approvazione della legge. La riforma è passata alla Camera con 219 voti a favore e 212 contrari, il che prova che anche diversi democratici non avevano dato l'appoggio ad Obama, il quale è riuscito però a trovare il sostegno degli antiabortisti guidati dal deputato Bart Stupak. Il presidente ha ottenuto il suo aiuto nelle ultime ore che precedevano il voto, garantendo a Stupak di bloccare i fondi per ottenere il rimborso spese in caso di interruzione della gravidanza. Il nuovo m odell o sanitario sostanzialmente non varia da quello già presente, ma prevede l'intervento dello Stato nell'aiutare i cittadini meno abbienti ad accedere alle cure. Intanto i repubblicani avevano paragonato l'idea della sanità gestita dallo Stato ad una sorta di socialismo medico, assimilabile alle condizioni di arretratezza del sistema europeo, che tutti noi sappiamo bene essere tutt'altro che arretrato. Inutile porre in rilievo quanto i cittadini, sentendo ciò, siano rimasti sconvolti. Lo Stato troverà i fondi necessari per finanziare questo piano, incrementando, e di molto, le tasse per le case farmaceutiche, che già si sono mobilitate per far fronte a questa loro maxispesa. Avranno diritto al sussidio statale le famiglie con reddito inferiore a 29.000 $. Inoltre i figli fino all'età di 26 anni potranno sfruttare la classe sociale a cui appartengono i loro genitori, vedendosi alleggerire le difficoltà di inserirsi nel mondo del lavoro e di essere autosufficienti (anche in questo campo Obama dovrà cercare di impegnarsi per trovare una soluzione al più presto). Altri provvedimenti riguardanti la riforma prevedono: l'obbligo da parte delle compagnie di assicurazione di non rescindere il contratto con i pazienti malati con cui hanno già un accordo, specialmente se si tratta di bambini; inoltre le aziende con più di cinquanta dipendenti dovranno provvedere loro stesse a pagare la mutua ai loro lavoratori. A mostrare entusiasmo non è solo Obama, ma anche la speaker della Camera, Nancy Pelosi, che si sente felice del primo traguardo raggiunto, visto che anche leioltre al presidente, si era giocata la propria immagine. In America l'opinione pubblica mostra ancora scetticismo, ma si prevedono segnali positivi a breve e lungo termine. Come detto, la destra americana, di chiara tendenza capitalista, sin L'Ungheria, paese da sempre socialista, cambia radicalmente il suo assetto politico con le elezioni dell'11 aprile 2010. La sinistra, che aveva risanato i conti pubblici, è stata sconfitta dall'ex Premier del Fidesz, il partito conservatore dell'estrema destra, Victor Orban, che ha promesso meno tasse e un milione di nuovi posti di lavoro. Ammiratore della politica del Premier italiano Silvio Berlusconi, Orban ha annunciato a 10milioni di Ungheresi l'uscita del Paese dalla disperazione. A questa vittoria si aggiunge anche il fatto che il Movimento per un'Ungheria migliore, il partito nazionalconservatore Jobbik, ha ottenuto il 16,7% dei voti, il che inquieta molto poiché il partito si dichiara ferocemente antisocialista, antisemita e nazionalista e vuole condurre una campagna contro dall'inizio ha mostrato la sua disapprovazione, senza mai aprire un dialogo con Obama. Invece nel resto del mondo, e in particolare in Europa, l'obamamania ha espresso tutta la soddisfazione dei politici, rom, ebrei, comunisti ma anche contro multinazionali e banche. In seguito a ciò l'Università di Tel Aviv ha divulgato un rapporto sull'antisemitismo, mettendo in guardia il mondo intero contro il moltiplicarsi di violenze sugli ebrei e contro il dilagare dell'estrema destra nei Parlamenti. Di fronte a questi straordinari eventi la cosa felici che anche l'America si sia finalmente adeguata ad un sistema sanitario più consono ad una nazione così avanzata e liberista. Guido Giovanni Plensich fondamentale da fare è non restare indifferenti e non giudicare irrilevanti queste posizioni xenofobe, poiché p o t r e b b e r o a ff e r m a r s i i n momenti di crisi come quello che sta vivendo l'Ungheria, riportando in Europa il fantasma del fascismo! Cindy Adamo Maria Di Paola L'ONDA ROSSA TRAVOLGE IL PARLAMENTO THAILANDESE Francia 1789, il popolo si ribella e il Re fugge da Versailles, che viene invasa dai rivoluzionari. Cuba 1959, Che Guevara e Fidel Castro entrano a L'Havana costringendo alla fuga il dittatore Batista. Queste sono delle rivoluzioni significative per la storia, ma non sono le uniche che l'uomo abbia mai promosso, perché le rivoluzioni hanno segnato il passato e continueranno a rappresentare il presente e il futuro. In questi giorni in Thailandia è scoppiata una nuova rivoluzione capeggiata dalle "camicie rosse", un gruppo di migliaia di adepti che manifesta contro il governo guidato dal primo ministro Abhisit Vejjajiva. Le "camicie rosse" sono indossate da persone di ogni ceto sociale, dal negoziante al disoccupa- to, dal contadino alla madre di famiglia, tutte accomunate da un unico obiettivo: quello di far sentire la propria voce e di protestare contro un governo ritenuto non democratico. Queste persone per partecipare vivamente alla protesta hanno donato pochi centilitri del loro sangue per poi mischiarlo con dell'acqua minerale e versarlo sotto le cancellate principali del palazzo governativo. Quando l'immensa onda rossa ha travolto il Parlamento, il premier Vejjajiva ha affermato che lui non darà le dimissioni e non perchè non vuole le elezioni, ma per il semplice motivo che non si possono prendere tali decisioni solo perchè lo vuole un corteo che minaccia di continuare la manifestazione anche con il sangue. In seguito a queste dichiara- zioni, migliaia di camicie rosse il 10 aprile si sono dirette verso la sede della "tv del popolo", circondata dalle forze di sicurezza che hanno respinto gli oppositori del governo lasciando a terra una ventina di feriti. Dopo lo scontro, le camicie rosse hanno ottenuto la ripresa delle trasmissioni della tv, instaurando un rapporto amichevole con le forze dell'ordine, dando molto fastidio al premier, che ha deciso di far bloccare nuovamente il segnale. Questa decisione del premier ha fatto scoppiare tra le forze dell'ordine e le camicie rosse un nuovo scontro, stavolta molto più violento, che ha provocato 21 morti. Il premier si è giustificato con il popolo dicendo che le forze armate hanno usato solo proiettili di gomma. Una versione, questa, contrad- detta diverse volte e non solo dalle camicie rosse, ma anche da diversi giornalisti stranieri. La cosa certa è che in questa lotta non solo sono morte persone innocenti che volevano contare qualcosa per le decisioni dello stato, ma sono rimaste ferite numerosissime persone. Per ora il premier thailandese non dà ancora segnali di dimissioni, ma sembra che le camicie rosse vogliano portare fino in fondo la loro protesta. Come finirà questa rivoluzione? Al momento non possiamo far altro che stare a guardare ciò che succede... ma non si esclude che tra qualche anno sul nostro libro di storia accanto alla rivoluzione francese e quella cubana troveremo anche quella thailandese. Martina di Staso D a qualche tempo l'India è impegnata in una guerra intestina con i maoisti. Questi sono militanti comunisti, seguaci del pensiero di Mao Tse Tung, che compiono attentati contro le autorità civili e militari in nome dei poveri e dei senza terra. Questo non fa certo di loro degli eroi, infatti è celebre la brutalità dei loro metodi, anche contro quelli di cui dicono di essere i tutori (abusi spesso senza motivo e arruolamenti forzati sono all'ordine del giorno). La svolta contro questa sorta di esercito terrorista è avvenuta in gennaio, quando il governo ha deciso di inviare truppe per ristabilire l'ordine nei distretti ormai completamente sotto il controllo del nemico interno. Il risultato? Gravi perdite da tutte le parti e tantissimi disagi per i civili! Dopo un inizio incoraggiante, la via del dialogo è completamente naufragata. Il 23 marzo i maoisti hanno indetto una manifestazione di 48 ore negli stati della confederazione indiana, in cui è più forte la loro presenza, contro l'aumento dei prezzi e l'arresto di elementi di spicco del partito comunista. Durante la protesta si sono susseguite violenze gratuite e inaudite contro cose e persone. Il bilancio di questi due giorni è stato di moltissimi manifestanti, ma in numero maggiore militari e poliziotti morti e con varie infrastrutture danneggiate. Nuovi attacchi, sempre contro i rappresentati dello Stato, si sono registrati in aprile e il 6 dello stesso mese in un solo scontro 76 agenti di polizia sono stati trucidati da un commando di ben 1000 uomini. Giovanni Sanzari MAGGIO 2010 darfur darfur cyberdipendenze Il genocidio che MAMMA VADO A GIOCARE! non piace a nessuno Sono finiti i tempi delle bambole, del nascondino, del gioco della campana e probabilmente anche del pallone. Finita l'epoca di quando da piccoli ci si riuniva, soprattutto in estate, all'aria aperta per giocare tutti insieme. Erano momenti veramente gioiosi, bastava ben poco per divertirsi. Purtroppo nel giro di un decennio tutto questo sembra essere sparito e sono rare le volte in cui si vedono bambini giocare nel vialetto di casa o nei giardini pubblici. I bambini, ma in particolare gli adolescenti, si sono impigriti notevolmente e ciò per una motivazione ormai conosciuta: il nostro “fedele amico” internet. Quando ora si dice “mamma vado a giocare!” in realtà i ragazzini scappano davanti al computer, s'impiantano sulla sedia e non si alzano più! È come una specie di protesi che i giovani hanno sempre con sé e dalla quale non si scollano mai. Se si studia si ha di fronte la pagina di facebook, perché, ovviamente, bisogna essere sempre aggiornati sui post pubblicati dal tizio americano (e sconosciuto) che ci ha aggiunto tra gli “amici”. Se si esce, invece, è sufficiente connettersi con il cellulare ultimo modello che permette di navigare quanto e dove si vuole. Internet sta portando ad una vera e propria dipendenza, che induce all'immersione in un mondo virtuale dal quale è pressoché impossibile uscire. Con il tempo ci si isola e si evitano i contatti reali con le persone, tanto da illudersi che gli amici veri, la vita e gli affetti siano quelli che si trovano nel web. Adesso si preferisce parlare con gli amici di sempre tramite chat, piuttosto che incontrarsi e trascorrere del tempo in compagnia. Tutto ciò perché si ha una scarsissima autostima e il continuo timore di non essere accettati per quel che si è; ci si sente rifiutati e incompresi dal mondo intero. Se un ragazzo ha problemi, di qualunque natura essi siano, preferisce rivolgersi alle risposte di internet invece di chiedere aiuto ai propri genitori o a qualcuno che gli è effettivamente accanto. È presente anche un'altra grande preoccupazione legata all'utilizzo di internet: le trasformazioni delle abitudini sessuali. È un tema importante e delicato che affrontato attraverso una rapida navigazione in rete rischia di divenire banale e parecchio pericoloso. Sul web si trova qualunque cosa ed è facile che un adolescente curioso ed insicuro dia per vero quel che legge, arrivando ad avere del sesso una visione completamente distorta. Non è affatto difficile trovare del materiale pornografico sconcertante o comunque illecito. Tra i rischi più comuni ed evidenti si possono individuare contatti con sconosciuti, pedofili o qualunque tipo di malintenzionati che si camuffano con personalità che non gli appartengono per attirare i ragazzi. In casi come questi bisogna stare all'erta e non fornire mai informazioni di carattere personale né incontrare qualcuno di persona. Per evitare situazioni simili i genitori dovrebbero provare a ripristinare il vecchio e sano dialogo con i propri figli, in particolar modo nella fase adolescenziale, magari navigare con loro per scoprire quali possono essere gli oggetti di interesse, renderli consapevoli dei pericoli che possono incontrare in rete e cercare di responsabilizzarli, facendo capire loro che le regole che valgono nella vita si applicano anche sul web. Se utilizzato in modo consapevole e corretto, internet può essere una buona fonte di informazione, ma è fondamentale che gli adolescenti imparino a distinguere tra realtà e immaginazione ed a capire che il mondo come favola non esiste e mai esisterà. Milena Acinelli pedofilia La singolare vicenda degli abusi sessuali perpetrati da sacerdoti ai danni di minori in tutto il mondo ha sconvolto la chiesa Cattolica, che senza riserve sta reagendo con provvedimenti duri ed esemplari. La Chiesa nel mirino Il problema non è nuovo. Già da qualche anno, quasi periodicamente, si scoprono casi di pedofilia all'ombra delle sacrestie e dei campanili. Si partì dall'America latina e dagli Stati Uniti e si è arrivati in Europa, passando anche per la Germania di papa Ratzinger. Proprio contro il pontefice si sono accaniti i media deviati e faziosi di tutto il mondo. Addirittura qualche infame e poco professionale giornalista è arrivato ad ipotizzare che colpevole di queste perversioni potesse essere anche il fratello del papa stesso. Ovviamente la notizia si è rivelata una trovata mediatica di cattivo gusto, tesa esclusivamente a denigrare il Santo Padre, senza voler realmente fare luce sulla vicenda. Andando al di là della questione mediatica, il problema pedofilia comunque resta una macchia per un certo clero lontano dall'insegnamento evangelico. Il papa è stato netto nel promulgare e diffondere a mezzo stampa una serie di norme che verranno applicate. Colpisce la durezza di alcune di queste. Ad esempio è stata introdotta la possibilità di ridurre allo stato laicale preti pedofili, senza ricorrere al processo canonico. La chiesa ha risposto prontamente ai casi recentemente smascherati ed ha fatto ammenda per quei fatti “coperti” nel passato. Si sono dovuti dimettere i vescovi peccatori di omissione e con loro i sacerdoti che hanno infangato la loro dignità e la storia della cristianità. Queste vicende di abusi hanno aperto all'interno dei sacri palazzi una discussione ormai non più rinviabile. Intanto l'opinione pubblica continua a discutere circa l'attualità e l'opportunità del “voto di castità” per i sacerdoti e i religiosi. Vero è, però, che chi decide di dedicare la propria vita al Signore è consapevole, conosce a cosa va incontro e sceglie, alla luce degli onori e degli oneri. Semmai, la riflessione va improntata in maniera diversa e deve tener conto che i casi di pedofilia esistono anche “extra ecclesia”. Questa, però, non può essere una giustificazione di un crimine vergognoso e squallido. La necessità che emerge da questa vicenda è quella di lavorare sulla prevenzione, promuovendo iniziative di sensibilizzazione tese a denunciare vicende tenute sommerse. Non è più concepibile l'alone di omertà che avvolge tali circostanze, non lo si deve più consentire soprattutto per rispettare le vittime e per render loro giustizia. Nicola Pigna quantierrori ANCHE NOI CON EMERGENCY! Emergency è l'associazione italiana non governativa creata da Gino Strada nel 1994 che si propone come principale obiettivo quello di portare sostentamento e cure mediche nelle zone afflitte dalla guerra. Emergency è oggi presente in tredici paesi, tra i quali l'Afghanistan. Proprio in questo territorio, e più precisamente a Lashkar Gah (nella provincia di Helmand), il 10 Aprile sono stati arrestati tre volontari di Emergency e sei afghani, accusati di complotto contro il governatore della provincia. Gli italiani coinvolti sono Matteo Dell'Aira (41 anni, coordinatore medico dell'ospedale) Matteo Pagani (29 anni, tecnico della logistica) e Marco Garatti (49 anni, chirurgo). I tre operatori sanitari (come racconta Strada) sono stati invitati dai militari locali ad abbandonare l'edificio con il resto del personale per facilitare una perquisizione organizzata in seguito ad un allarme bomba. Durante le ricerche in ospedale i soldati avrebbero ritrovato in un magazzino scatoloni contenenti munizioni e due cinture esplosive. Richiamati, i volontari si sono recati nuovamente in ospedale, dove i militari hanno proceduto all'arresto. Per otto gior- ni la polizia afghana ha detenuto i volontari fornendo alle autorità europee scarse informazioni circa il luogo in cui questi si trovavano e le loro condizioni di salute. Insomma, tutto più simile ad un sequestro che ad un arresto! Strada si è rivolto con un appello al governo italiano e alla Farnesina, sollecitandoli ad usare tutti i mezzi possibili per la localizzazione, la liberazione e il rimpatrio dei tre italiani. Il fondatore di Emergency ha inoltre affermato che le accuse rivolte ai suoi colleghi erano assurde e prive di ogni fondamento, e che le forze afghane stavano ostacolando un la- Darfur, maggio 2007 – Il tribunale penale internazionale emette due ordini di cattura: il primo è per Ahmad Harun, ministro per gli Affari Umanitari, il secondo per Ali Muhamad Ali Abdelrahman, leader delle milizie filogovernative Janjawid. L'accusa è di oltre 51 crimini di guerra perpetrati ai danni della popolazione non Baggara dopo l'inizio del conflitto, avvenuto nel febbraio 2003. Nella piccola regione sudanese le ingenti quantità di petrolio, la siccità e l'arretratezza delle strutture sociali hanno creato i presupposti per una crisi umanitaria annoverabile tra le peggiori degli ultimi decenni. Il silenzio che avvolge gli eventi ha stimolato addirittura la formazione di un blog, Italian Blogs for Darfur, ma l'operato delle associazioni umanitarie è spesso circondato da un clima di ostile oscurantismo. Si calcola, infatti, che in un anno non sia stata dedicata alla triste vicenda sudafricana che un'ora di informazione televisiva e lo scopo del blog sarebbe quello di attuare pressioni sui principali canali di diffusione mediatica, al fine di prendere in considerazione le più gravi emergenze del mondo. Del resto, se il rumore è poco, non si può dire altrettanto del costante lavorio della associazioni umanitarie che operano voro umanitario necessario, poiché consideravano l'associazione non governativa come un “testimone scomodo” dei soprusi in atto in quei luoghi. Il governo italiano, rintracciato il gruppo di volontari, ha preso accordi con il governo afghano affinché fosse organizzato un incontro tra questi e l'ambasciatore italiano Glenza. Nell'intento di accelerare i tempi di liberazione, l'associazione si è dimostrata vicina ai suoi colleghi in difficoltà, promuovendo l'iniziativa Io sto con Emergency, grazie alla quale tutte le persone interessate potevano aderire alla causa semplicemente entrando e registrandosi sul sito. Dalla notevole nell'ombra. Amnesty International ha addirittura sviluppato un sistema di monitoraggio chiamato Eyes on Darfur, che riprende e trasmette al mondo intero quanto sta accadendo in quel territorio adesso. Il quadro che vien fuori sottolinea la raccapricciante condizione delle donne del Darfur e le responsabilità politicoamministrative dell'area in guerra, quelle economico-egemoniche dei paesi dell'Onu. In Darfur l'approvvigionamento d'acqua per singola famiglia spetta alle donne. Il cammino per giungere ad una fonte potabile è spesso di svariati chilometri, e per di più le sventurate sono costrette a subire violenza sistematica ad opera dei ribelli. Non c'è una donna, in quell'area, che non abbia conosciuto lo strazio della violenza sessuale e la leggerezza con la quale l'evento viene accolto nella routine quotidiana sconcerta e disgustata. Le vittime sostengono di preferire gli abusi alla deportazione e alla morte degli uomini, inevitabile se questi si allontanassero di casa. Dalla fine del 2007 l'Unione Africana e l'Onu hanno portato sul posto una forza di peacekeeping. Ma ciò è del tutto insufficiente. Secondo la Commissione d'Inchiesta dell'Onu, incaricata di stilare un rapporto sulle vicende darfurine, il conflitto avrebbe provocato massacri e violenze abominevoli. Tuttavia sarebbe impossibile parlare di genocidio, dal momento che “non sembrano esserci intenti di genocidio”. Sarebbe più opportuno che fossero le donne e i profughi a stabilirlo! Miriam Simone adesione all'iniziativa è nata la manifestazione tenutasi a Roma il 17 Aprile, durante la quale un corteo di persone ha sfilato per la capitale con le bandiere bianche di Emergency e le foto dei tre connazionali. Dell'Aira, Garatti e Pagani sono stati rilasciati il 18 Aprile in mancanza di prove che evidenziassero la loro colpevolezza. Nei giorni successivi i tre volontari sono ritornati in patria e sono state avviate le trattative per favorire la riapertura dell'ospedale di Lashkar Gah, chiuso in seguito alla perquisizione. Maria Serena Ciaburri MAGGIO 2010 invenzioni versol’originario Sempre più sorprendenti le ricerche del CERN: gli scienziati proseguono con le loro ricerche sull'accelerazione di particelle. Tutt'altro che fantascienza: l'individuazione dell'originario sembra sempre più vicina. Vacillano fede, mistica e filosofia. A un passo dalle origini Da sempre appassionato di argomenti come l'origine dell'universo e della materia, l'uomo ha affrontato la questione in vari modi: preferendo affidarsi alla religione o a forze mistiche, ricorrendo ad argomentazioni filosofiche, cercando di fornire risposte scientifiche. Proprio per consentire di dare un taglio scientifico a ricerche di questa natura, si decise nel 1954 di istituire il CERN (Centro Europeo per la Ricerca Nucleare), vale a dire un'autorevole équipe di scienziati e fisici. Con sede a Ginevra, il CERN accoglie il più grande e potente acceleratore di particelle, l'LHC (Large Hadron Collider), entrato in funzione nel 2008 e recentemente oggetto di grande attenzione presso l'opinione pubblica. LHC è il più complesso macchinario mai costruito dall'uomo; è situato lungo dei tunnel, ad una profondità di circa 100 metri, che si estendono anche nel territorio francese, tanto da formare un anello di circonferenza pari a 27 chilometri. Il suo costo è esorbitante (si stima che per la costruzione siano stati finanziati quasi 6,5 miliardi di euro da parte degli Stati europei, tra cui l'Italia, che ha partecipato attivamente realizzando svariati pezzi e fornendo personale qualificato per gli esperimenti. Gli scienziati sperano di ricreare, tramite uno scontro di protoni, i primi istanti successivi al Big Bang, l'esplosione primordiale che avrebbe dato il via all'universo ed alla materia. Se ciò dovesse riuscire, la fisica subirebbe una netta deviazione e, innovata radicalmente, si troverebbe nelle condizioni di individuare ed analizzare componenti della materia che sfuggono ai classici strumenti di rilevamento, come il bosone di Higgs e la materia oscura. Il bosone di Higgs, meglio conosciuto con il nome altisonante, inquietante e propagandistico “la particella di Dio”, è la sostanza base che darebbe massa alle particelle che compongono la materia, convalidando il Modello Standard, la teoria della strutturazione della materia attualmente in uso. La rilevazione della materia oscura è l'altro grande obiettivo. Essa dovrebbe costituire circa il 90% della massa dell'universo, nel quale genererebbe il 30% di energia. La materia oscura è quella parte buia dello spazio che ha massa, ma non trattenendo la luce, non risulta visibile. La difficoltà degli esperimenti consiste principalmente nel riuscire a far scontrare i fasci di protoni nella giusta maniera e con la giusta energia. Steve Myers, direttore degli acceleratori del CERN, afferma che allineare due fasci di protoni è come far scontrare due aghi sparandoli dalle sponde opposte dell'Atlantico. Dopo qualche guasto riparato e qualche esperimento mal riuscito le ricerche sembrano procedere nella giusta direzione: nel corso dell'ultimo esperimento del 30 marzo 2010 si è quasi riusciti a creare un mini Big Bang attraverso lo scontro di fasci di protoni, che hanno generato un'energia tre volte più intensa rispetto a quella rilevata anni fa a Chicago in un complesso di ricerche analogo. Ormai si è sempre più vicini al raggiungimento di obiettivi chiari, nonostante l'opinione catastrofica di chi crede che certi esperimenti possano portare alla fine dell'universo… A questo proposito l'Università della California e l’Accademia delle Scienze russa hanno esaminato le varie implicazioni che potrebbero portare esperimenti di questo genere, tra le quali non manca l'ipotesi di un possibile buco nero, che, tuttavia, data la scarsa dimensione e potenza, non costituirebbe un rischio né per gli scienziati né per la Terra… Gianluca Morone I L C O M P U T E R DESOSSIRIBONUCLEICO Negli ultimi anni registi e scrittori riempiono i libri e le sale cinematografiche con storie su computer piccolissimi in grado di effettuare cose grandiose. Ultimamente si sta veramente realizzando l'opportunità di creare computer piccolissimi, ricorrendo non più al più comune silicio, ma al DNA! La disciplina che si occupa della realizzazione di queste meraviglie è la bioinformatica, la probabile futura frontiera scientifica informatica. L'idea di un computer al DNA non è una novità, infatti già nel 1994 ne fu realizzato un prototipo dal biologo molecolare Max Adleman (lo stesso che diede la definizione di “virus informatico”). Il funzionamento del prototipo di Adleman si basava sul funzionamento del DNA, che è una sequenza di proteine composta da quattro basi collegate a coppia tra di loro e disposte lungo una doppia elica. Ma ciò che compone il DNA sono soprattutto le quattro molecole, chiamate Adenina (A), Citosina (C ), Guanina (G), Timina (T). Queste molecole, combinandosi, creano la struttura che tiene unita la doppia elica. Adleman pensò di sostituire queste molecole con la sequenza binaria del codice informatico (0,1), che costituisce il bit, in modo da creare un codice di trasferimento che sfruttasse la posizione sulla doppia elica. Il risultato aveva le dimensioni di una goccia, ma si dimostrò sorprendente: fu in grado, infatti, di risolvere dei problemi matematici molto complicati, come quello del commesso viaggiatore (che consisteva nel trovare il percorso più breve per passare attraverso dei punti di un piano, co- me se fossero città, senza passare 2 volte nello stesso punto). Il computer era un insieme di DNA ed enzimi: il primo con la funzione di software, mentre gli enzimi con quella di hardware. Nel 2002 fu realizzato in Israele un altro prototipo sempre a base di DNA ed enzimi, ma stavolta poteva essere addirittura programmato e svolgere 330000 miliardi di operazioni al secondo, con una velocità superiore di 100000 volte ad ogni altro computer fino ad allora realizzato. Più tardi un gruppo di ricercatori del Weizmann Institute of Scienze con a capo il teorico bioinformatico Ehud Shapiro capì che il limite del computer a DNA risiedeva nella sua piccolissima struttura fisica, che rendeva inutile la sua capacità di calcolo, per quanto molto elevata, perché senza periferiche di ingresso e uscita. Perciò nel 2004 Shapiro creò un computer a DNA con periferiche di input e output. Oggi nei laboratori californiani della Caltech California Technology si stanno sviluppando gli inserimenti delle porte logiche tramite gli enzimi, anche se per adesso abbiamo solo le porte YES e AND. Questo tipo di tecnologia potrà portare veramente l'umanità verso nuove incredibili scoperte, perché ha una vasta gamma di applicazioni, ad esempio nel campo medico, in cui la costruzione di nanobot, piccoli robot che potranno entrare nell'organismo umano, lascia ipotizzare la possibilità di scoprire la presenza e le cause di malattie per poi trovarne una cura. esperimenti VIVO MORTO O X Facendo ricerche su internet mi sono imbattuta in un articolo che parlava di Schrödinger, il fisico e matematico austriaco importante per il suo contributo alla meccanica quantistica, in particolar modo per la celebre equazione con cui vinse il Premio Nobel nel 1933. Schrödinger è passato alla storia anche per un suo esperimento mentale: il Gatto di Schrödinger, con il quale voleva dimostrare l'incompletezza e le contraddizioni che sono presenti nella teoria quantistica. Andiamo a spiegare l'esperimento. Immaginiamo di chiudere in una scatola d'acciaio un gatto con una piccola quantità di sostanza radioattiva. La disintegrazione di questa sostanza viene registrata con un contatore Geiger (strumento utile per misurare radiazioni provenienti da decadimenti di nuclei di elio, elettroni e fotoni ad alta energia), il quale a sua volta mette in azione un martello che infrange una fialetta di veleno in forma gassosa. Immaginato l'esperimento, andiamo a vedere il paradosso che ne deriva. Seguendo alla lettera le leggi della meccanica quantistica, passato un certo periodo di tempo dall'istante in cui il gatto è stato messo all'interno della scatola ed ha avuto inizio l'esperimento, ci si trova nella situazione in cui il momento della disintegrazione della sostanza radioattiva non può essere calcolato con esattezza, risultando esso sovrapposizione di più tempi, il che rende impossibile verificare lo stato di vita o di morte del gatto. Anzi ci si trova in una situazione, paradossale appunto, in cui la fialetta di veleno può essere rotta e non rotta e contemporaneamente il gatto può essere vivo (se la fiala non è rotta), o morto (se la fiala si rompe). Proseguendo, Schrödinger enuncia un ulteriore paradosso: se apriamo la scatola per vedere cosa è successo al gatto? Se dopo un certo periodo dall'inizio dell'esperimento la scatola viene aperta e l'osservatore guarda che il Geiger (attraverso lo spostamento dell'indice) mostra di aver rivelato una disintegrazione radioattiva, bisogna ammettere che è stato “l'atto del guardare” a far morire il gatto, conferendo realtà alla disintegrazione radioattiva. Ma non finisce qui: e se decidessimo di lasciare il gatto li dove si trova? Se lo sperimentatore decide di rimandare indefinitamente l'osservazione della scatola, il gatto resta nel suo stato schizofrenico di vita latente fino a quando non gli viene data una dimensione definitiva, in virtù della curiosità di uno sperimentatore. In altre parole, è come se decidessimo noi se far morire il gatto oppure no! Ma come hanno reagito gli altri fisici quantici a questo esperimento? Di solito la meccanica quantistica si ferma a particelle microscopiche, ma nel nostro caso si parla di un gatto, che non è certo una parti- cella, ma un insieme di particelle, quindi i nostri cari fisici hanno ritenuto che non ha senso estendere le “regole” della teoria quantistica al macromondo, e che le conseguenze della sovrapposizione degli stati, che nel nostro caso caratterizza la durata di una disintegrazione radioattiva (e del relativo stato di salute del gatto), devono rimanere confinate a livello microscopico. Al contrario, una minoranza di fisici ritiene che occorra un profondo ripensamento degli rapporti macromondo-micromondo. È mai stato verificato se il gatto vive o muore? Esperimenti su gatti non sono stati fatti, ma hanno sperimentato la cosa con i fotoni. L'esperimento è molto più semplice di quello che sembra: immaginiamo di immettere un fotone in un cavo a fibra ottica. Il fotone, essendo un'onda, gode di due stati quantici contemporaneamente (gli stati quantistici rappresentano una possibile configurazione di una particella microscopica o di un atomo), esattamente come la sostanza radioattiva sopra citata. Ora immaginiamo di mettere un secondo cavo a metà del primo, per intercettare il fotone mentre attraversa il primo, e di registrare l'informazione riguardo allo stato di tale fotone: in questo istante avviene ciò che in quantistica si c h i a m a “ c o m p i e r e un'osservazione”, e, come nel paradosso di Schrödinger, da quel momento la luce si trova in uno solo dei due stati quantici (esattamente come il gatto). Comprendiamo, quindi, che l'esperimento funziona perfettamente. Questo esperimento ha fatto comprendere che non serve un osservatore umano per forza, infatti nell'esperimento l'osservazione è stata fatta dal secondo cavo quando ha intercettato il fotone passante nel primo. Già in quel momento la realtà macroscopica ha interagito con quella quantica, obbligando quest'ultima a incanalarsi in uno dei due stati. Quando poi arriva l'osservatore vedrà che il fotone è già in uno solo dei due stati. Se ad esempio l'osservatore già sapesse che l'intercettazione è avvenuta, ma non avesse ancora letto il risultato sul monitor del suo computer, dovrebbe comunque già concludere e capire che in quel momento il fotone si trova in uno dei due stati, anche se non sa ancora in quale dei due. Ora, però, se qualcuno di voi ha letto con attenzione capisce che nell'esperimento del gatto già l'interazione della sostanza radioattiva con il contatore Geiger obbligherebbe tale materia ad assumere uno solo dei due stati. Quindi il gatto, facendo parte del mondo macroscopico, assume solo uno dei due stati: o è solo morto o è solo vivo, anche se, ovviamente, l'osservazione umana è necessaria perché l'uomo sappia quale di questi due casi si sia effettivamente verificato. L'esperimento del paradosso di Schrödinger, però, si può solo vedere come un'ottima illustrazione degli aspetti peculiari della meccanica quantistica, sebbene se ne possa sfruttare l'aspetto filosofico sottostante. Edvige Garofano Numero 7 - maggio 2010 COMITATO DI REDAZIONE DIRETTORE: Lorenzo Carangelo VICE-DIRETTORE: Miriam Simone SF Politica interna - Italo D’Andrea SF Cronaca italiana - Lia Romano SF Cronaca locale - Enza Iadarola SF Nel mondo - Nicola Pigna SF Società - Milena Acinelli SF Scienze - Edvige Garofano SF Scuola - Anastasia Barone SF Cultura - Angela Capocefalo SF Musica - Leopoldo Rossi SF Sport - Giovanni Romano Coordinatore: prof. Gaetano Panella Istituto di Istruzione Superiore Telesi@ Redazione presso Liceo Scientifico Via Municipio - Guardia Sanframondi area download: www.iistelese.it Vittorio Conte MAGGIO 2010 riconoscimentiamanetta Medaglia dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti a Senza Filtro Gli “effetti collaterali” di un lavoro vincente Ancora riconoscimenti per il nostro amato giornale Senza Filtro! Infatti è stato inserito nei migliori venti giornali premiati dal Consiglio nazionale dell'Ordine dei Giornalisti. La premiazione si è svolta a Benevento ed è stata divisa un due giornate: nella prima, lunedì 19 aprile, c'è stata una conferenza con l'Ordine dei Giornalisti, alla quale hanno partecipato Giovanni Fuccio, Cosimo Bruni e Mario Pedicini, tutti facenti parte del Consiglio Nazionale dell'Ordine dei Giornalisti. La seconda giornata, martedì 20 aprile, è stata dedicata alla premiazione delle 20 testate, ripartite per ordine scolastico. Nel Teatro De Simone le scuole premiate assistono alla presentazione del libro di Francesco Scolari Il giornalismo scolastico. Tra le testate premiate con la medaglia dell'Ordine Nazionale dei Giornalisti Senza filtro è presente con una nutrita delegazione di redattori, accompagnati dalla preside Di Sorbo e dal professore Gaetano Panella, curatore del progetto Senza Filtro. Cominciata con un'ora di ritardo a causa dei disagi nei trasporti, la conferenza ha permesso ai relatori di affrontare i temi principali del giornalismo scolastico, e soprattutto di comunicare ai giovani redattori l’importanza della verità. Puntuale l’intervento dell’ex provveditore agli studi di Benevento, dott. Mario Pedicini, che ha contribuito a rendere ancora più interessante l’incontro con un excursus storico sul giornalismo scolastico, iniziato con La zanzara e giunto ai giorni nostri con i giornali on-line. Non mancano occasioni per chiarire ulteriormente il ruolo del giornale all'interno delle scuole: secondo l'Ordine dei giornalisti, le testate scolastiche sono diventate ormai un mezzo di comunicazione indispensabile, uno strumento efficace per favorire la partecipazione responsabile degli studenti alla vita della scuola e nel quale si incanalano competenze grafiche, informatiche, letterarie. Grazie ai giornali scolastici si impara, si socializza, si comunica, si sviluppa il senso critico, si promuovono atteggiamenti democratici: attraverso il giornale i ragazzi iniziano a conoscere il significato di libertà, in questo caso di stampa, e la scuola proprio della libertà non può fare a meno. Non delude il Segretario nazionale dell'Ordine Enzo Iacopino, che ha sostituito Lorenzo Del Boca, fer- mo a Roma a causa dei voli sospesi per le polveri del vulcano islande- se, nell’intervista che concede in maniera simpatica e convincente a quanti, tra i presenti, gli pongono domande. Il 20 aprile, sul palco del Teatro San Marco, la nostra Preside accompagna i redattori di Senza Filtro a ricevere la Medaglia dell'Ordine, che si aggiunge ai numerosi premi che la nostra testata si è vista consegnare. Senza Filtro ottiene in soli tre anni di vita il suo quarto riconoscimento nazionale, dopo il Primo Premio di Siena (Penne sconosciute), il Premio Menzione Speciale di Manocalzati (Avellino) ed il Primo Premio di Ravenna (GiornaliNoi Mirabilandia). Che il lavoro dia frutti è certo l'insegnamento più grande che i ragazzi di SF possano ricevere. Edvige Garofano Angela Capocefalo viaggid’istruzione Nel mezzo del cammin di nostra gita ci ritrovammo per una stazione oscura che la diritta via era smarrita… Ahi quanto a dir qual era è cosa dura trovare un posto a seder… Oh che sciagura… Gita + treno??? Una commedia! È cosi che è iniziato il nostro viaggio tra ingorghi, attese e confusioni… Il fermento dei nostri animi eccitati dall'agognata meta stava pian piano sfumando nella vana ricerca di una postazione dove accomodarsi. Vagando da una carrozza all'altra c'è chi si è ritrovato confinato in remoti vagoni abbandonato a se stesso. All'arrivo, scendendo dal treno, abbiamo notato uno strano cartello con su scritto “Firenze Rifredi”… E così è sorto spontaneo un dubbio: non saremmo dovuti scendere a Firenze Santa Maria Novella?! L'arcano è presto svelato e, quando l'odissea sembrava finita, veniamo informati del fatto che ci saremmo dovuti imbarcare su un nuovo treno. Questa è stata solo la prima delle numerose sorprese che ci avrebbe riservato quest'avventura. Infatti, nonostante fossimo stremati dal lungo viaggio e dai repentini sballottamenti di treno in treno, ci siamo visti costretti anche a trascinare le valigie fino al tanto bramato hotel. La scarsa luce pomeridiana ci consente di ammirare un'anteprima di Firenze by night guidati dai professori, i nostri Virgilio e Beatrice! Per l'intero tragitto siamo stati perseguitati dai venditori di rose rosse in cerca di coppiette a cui venderle. Dopo aver banchettato nel ristorante Lorenzo il Magnifico (un nome, un programma!), ci siamo ritirati all'hotel per riposare finalmente le nostre stanche membra. Al risveglio da una notte un po' agitata a causa di alcuni spostamenti fugaci (immancabili nelle gite!), l'intera truppa intraprende il tour della città. Ci fa da guida Adriana, un'arzilla vecchietta che vivacizza la storia dei monumenti con piacevoli aneddoti sugli intrighi dei personaggi del passato, infiocchettando il tutto con la sua pronuncia toscana. Per la prima volta sentiamo realizzati, perché conosciamo le nozioni di storia dell'arte grazie agli insegnamenti del nostro professore. Tra le varie piazze e le maestose statue che si mostrano nella loro perfezione ai nostri occhi (come il David di Michelangelo!), scopiamo una peculiarità davvero curiosa: la fontana del porcellino! Leggenda vuole che se il naso dell'animaletto viene strofinato, porterà fortuna. Ma il momento che tutti aspettiamo con ansia è salire i 463 scalini per raggiungere la sommità della famosa cupola del Brunelleschi. Una volta giunti in cima gli animi divengono spumeggianti al punto tale da superare qualsiasi vertigine provocata dall'altezza. La sorpresa più grande si ottiene guardando in basso gli uomini a dimensione formica. Alcuni si lasciano coinvolgere a intonare la canzone simbolo dell'intera gita «Gianna, Gianna» (di cui in verità si conosce solo la prima strofa) accompagnati dalla chitarra. Passati poi al repertorio inglese, il coro delle “voci bianche” si interrompe per non sfigurare di fronte al pubblico straniero che assiste all'esibizione. Cambiato ristorante in favore di un altro in cui dominano il colore rosso e i budini come dessert, perdiamo la maggior parte della serata al seguito del professore Acciu che, volendo cercare un bar in cui guardare la partita dell'Inter, ne approfitta per farci allenare nell'orienteering. Sistemato Acciu al bar “Oibò” (chissà se la partita era già finita!), sfiniti dal “giretto” ci rilassiamo in piazza della Signoria ascoltando le note di un chitarrista inglese. Mentre portiamo il tempo, ecco che alcuni amici si avvicinano mostrandoci la foto che hanno scattato insieme a Pieraccioni, incontrato poco prima in un vicoletto. All'alba della mattina seguente veniamo scaraventati giù dalle brande per arrivare in orario e metterci in coda all'ingresso della Galleria degli Uffizi. Nelle varie sale ci fermiamo a contemplare estasiati le opere di Botticelli, Leonardo, Raffaello… Ritrovatici con un'altra guida, di nascosto fuggiamo in massa per ricongiungerci alla nostra cara Adriana, le cui spiegazioni ci fanno cogliere pienamente la bellezza delle opere. All'uscita la guida ci indirizza verso la chiesa di Santa Croce, dove sono custodite le tombe di personaggi storici del calibro di Galilei, Michelangelo, Foscolo. A ciò segue un imprevisto giro della città sull'autobus a due piani (nemmeno ci trovassimo a Londra!) e per di più scoperto! Il vento ci scompiglia i capelli, gli auricolari non riescono ad infilarsi nelle orecchie e la sensazione di colpire con la testa i cartelloni stradali o magari di prendere un ramo in faccia è quasi reale! La sera nell'aria si avverte qualcosa di diverso: il gusto della Guinness! Infatti è il Saint Patrick's Day e irlandesi e non, ballando, vagano per piazza della Signoria con boccali di birra. Non mancano bellezze locali e personaggi stravaganti che attirano l'attenzione, come il vagabondo che pone interrogativi ai passanti e a se stesso del tipo: «Com'è che tante menti confluiscono tutte in un solo luogo?!». Oppure promuncia espressioni che rievocano il folle nietzscheano della Gaia scienza: «Abbiamo perso la fede!», preannunciando “uno scrigno d'oro” come fonte futura di salvezza. Alcuni nostri compagni più “intraprendenti” capeggiati dall'audace Acciu decidono di andare in una discoteca dove tutti si scatenano e il prof diventa il re della serata. Stanno maturando già sentimenti nostalgici per l'imminente fine della gita e l'ultimo giorno è alle porte. Fatta una grande scorta di cantuccini e vin santo da portare come souvenir alle famiglie, giunge, purtroppo, il momento di tornare a casa. Capiamo di essere ritornati nella nostra terra quando, a Napoli, ritroviamo la tipica confusione disordinata, ben distante dalla tranquillità fiorentina. Facciamo appena in tempo a salire sul pullman, che l'autista tampona l'auto che gli sta davanti! So che è sconveniente raccontarlo, ma nonostante la drammaticità del momento, a tutti noi viene sonoramente da ridere… E per sdrammatizzare passiamo gli ultimi momenti a cantare la nostra adorata «Gianna, Gianna»! MAGGIO 2010 trasfertepropizie iniziative À la decouverte d u f ra n ç a i s ! Le iniziative della nostra scuola? Da un paio d'anni il nostro Istituto aderisce ad un progetto volto a favorire la conoscenza della lingua francese nei giovani studenti. Il nostro Liceo, come è ben noto, registra una considerevole affluenza di partecipanti interessati a conseguire il Diplome d'Etudes en Langue Française (DELF), rilasciato dal Ministère éducation nationale in 80 paesi italiani nelle sedi abilitate, e riconosciuto nel mondo professionale con valore internazionale. Il DELF è un esame “à la carte” costituito da 6 unità cumulabili di difficoltà graduate, che convalidano competenze comunicative nelle quattro abilità, valide come credito formativo ai fini del pun- teggio per l'Esame di Stato. Per aumentare il nostro bagaglio di esperienze, la nostra scuola ha permesso a noi “delfini”, il giorno 22 marzo 2010, di visitare il Grenoble, più comunemente conosciuto come “Istituto francese di Napoli”. Fondato nel 1919 su iniziativa dell'Università di Grenoble, l'Istituto costituisce un “trait d'union” della cooperazione intellettuale e universitaria tra la Francia, Napoli e le regioni dell'Italia meridionale. In un primo momento era situato a Palazzo Corigliano, nel centro storico, successivamente si è spostato verso il nuovo quartiere residenziale di via Crispi, simbolo dell'Unità italiana moderna. Dal 1945 apre le sue porte agli studenti, organizza concerti, spettacoli teatrali, colloqui e mostre. Le Grenoble accoglie nei suoi spazi il Consolato Generale di Francia, la scuola francese Alexandre Dumas e il Centro di ricerche archeologiche Jean Bérard, al punto che essere lì è come essere in Francia… Questa esperienza ci ha dato modo di mettere alla prova le nostre conoscenze della lingua tramite alcune attività interattive, acquisendo così maggiore sicurezza. Nonostante vari imprevisti, il nostro bilancio non può che essere positivo. A ragion di ciò: «Nous devons aller à la decouverte du français!». Luisiana Gambuti Raffaella Foschini LA SCUOLA GRIDA: STOP AL RAZZISMO! Sarà capitato a qualcuno di noi di trovarsi in circostanze tali da pensare che in fondo è facile essere razzisti… Essere donna piuttosto che uomo, ad esempio, comporta ancora oggi atteggiamenti pregiudiziali che ricordano molto l'esser razzisti; ma si può avere un atteggiamento discriminante più spesso per le origini geografiche, per l'orientamento sessuale, per l'appartenenza ad un determinato ceto sociale. Tuttavia, la più pericolosa di queste discriminazioni è la tendenza a considerare la razza come fattore determinante dello sviluppo civile di una società, evitando quindi mescolanze con altri popoli, considerati di “razza inferiore”. Si parla dunque di razzismo, di quella tendenza psicologica o politica che esalta la purità e la superiorità di una razza rispetto alle altre e che si è spesso imposta in alcuni momenti storici determinando tragedie di proporzioni immani (basti pensare alla diabolica e perversa politica hitleriana contro gli Ebrei!). Ancora oggi esistono tendenze politiche che si dichiarano ferocemente razziste, antisemitiche e nazionaliste e che potrebbero promuovere nel mondo intero atteggiamenti di intolleranza con conseguenze disastrose per il nostro pianeta: si tratterebbe di un catastrofi- co passo indietro, verso epoche che l'intera umanità ricorda come i periodi più tristi e drammatici di tutta la sua storia. Sembrerà banale, ma anche trasmissioni televisive di successo come il Grande fratello, con la logica dell'esclusione dal gioco, per la quale si chiede la partecipazione del pubblico a casa, si concorre inconsapevolmente ad alimentare comportamenti di intolleranza, impedendo all'attuale società di sviluppare un sistema di inclusione che risulterebbe più sano per tutti. Per prevenire e, dunque, cercare di combattere queste tendenze è necessario promuovere una vera ed innovativa politica di integrazione a favore dei nuovi cittadini. Alla base di questa politica vi è un vero e proprio patto con la cittadinanza, fatto di ampi diritti e stringenti doveri. Al di là di tutti i provvedimenti presi dalla nostra Costituzione, in Italia, così come negli altri paesi, la scuola rappresenta il vero banco di prova su cui investire per il futuro. È a scuola che gli italiani e i nuovi cittadini si incontrano per la prima volta e sperimentano i processi di convivenza. È durante l'età adolescenziale che prendono forma alcuni stereotipi e preconcetti che rischiano di consolidarsi nell'età adulta e di trasformarsi in una forma di razzismo. La scuola, dunque, deve divenire un vero e proprio crocevia di culture ed il mezzo fondamentale per combattere l'integrazione. Tuttavia anche in Italia possiamo assistere a forme di razzismo e discriminazione verso gli immigrati e gli stranieri. Basti pensare al fatto che il Ministro dell'Istruzione Gelmini ha fissato un tetto del 30% di alunni con cittadinanza non italiana per singola classe. Migliaia di alunni stranieri rischiano di essere “deportati” in altre scuole. Infatti quando il provvedimento sarà esteso all'ordinamento scolastico italiano, saranno gli studenti stranieri che rischieranno di non poter scegliere liberamente la scuola dove iscriversi. Se, quindi, non interverranno deroghe da parte degli uffici scolastici regionali, le famiglie che vivono in centri medio-piccoli o con un'unica scuola sarebbero costrette a cercare l'alternativa in altri comuni, magari a distanza di chilometri. Dal 20 al 22 maggio si terrà a Firenze la Conferenza biennale 2010 L'educazione per combattere l'esclusione sociale promossa dal “Comitato economico e sociale europeo”(LESE). La biennale intende esplorare i rapporti tra l'educazione - in tutte le sue forme e i suoi processi - e l'esclusione sociale. Tutte le scuole che si sono impegnate in questo progetto parteciperanno alla conferenza, con lo scopo di promuovere e favorire l'integrazione, combattendo così l'incubo del razzismo. Cindy Adamo scuolaefficiente Le “fasce di merito” del ministro Brunetta Sempre più sorprendenti le misure prese dal governo per assicurare la piena efficienza del settore pubblico. Contro i fannulloni riduzioni di stipendio. Ma incentivi economici per chi fa il proprio dovere! «Il lavoro pubblico è stato usato per l'operato dei dipendenti? scorrere sei mesi fortanto tempo come un ammortizzaOgni amministrazione predisporrà mativi presso gli uffi- Anche i docenti tore sociale, soprattutto da parte dalgli obiettivi da raggiungere per ciaci amministrativi di nel mirino: le donne, che uscivano a fare la spescun anno e in conclusione rileverà uno Stato dell'Unione sa in orario di lavoro.» quanta parte degli europea o di un orga- classifica di Queste le parole che obiettivi è stata effettinismo comunitario o merito con usa Renato Brunetta, vamente conseguita. internazionale. ministro per la pubbli- Obiettivi della Verrà così istituito un E la scuola…? I do- conseguenti ca amministrazione, organismo centrale di centi saranno soggetti premi e per definire l'operato riforma: valutazione con il comad una valutazione dei dipendenti del set- ridurre gli pito di coordinare e soche li farà accedere ad punizioni... tore pubblico italiano. vraintendere alle valuuna classifica di meriQuesto ciò a cui la sua assenteisti, tazioni degli organi into: il 25% degli inser i f o r m a “ a n t i - aumentare dividuali, per garantignati che si troveranfannulloni”, ora divere così la trasparenza no ai primi posti avranno diritto nuta legge, tenta di por- l’efficienza, dei sistemi di valutaad un premio di efficienza, menre rimedio. Tra gli valorizzare i zione. La prima valutre il 25% che finirà ai piedi della obiettivi della riforma tazione toccherà, però, classifica avrà una riduzione del l a r i d u z i o n e meriti. ai dirigenti delle sinsalario. La classifica, inoltre, indell'assenteismo, gole strutture. Verranfluirà non solo sulla busta paga l ' a u m e n t o no, inoltre, stanziati 4 dei docenti, ma anche sulla loro dell'efficienza dei dipendenti pubmilioni di euro alla realizzazione di carriera. blici e la valorizzazione dei meriti di progetti sperimentali per il miglioNiente di meglio: è quello che impiegati e dirigenti. ramento delle metodologie di valustavamo aspettando! Una scuola «I bravi, che sono la maggioranza tazione. migliore con docenti ha rassicurato Brunetta - avranno fiArrivano, dunque, le preparati che faccianalmente una pubblica amministrapagelle come a scuola no al meglio il loro zione apprezzata dai cittadini italiae, così, i bocciati vemestiere! Quello che ni, che non sarà più una palla al piedranno una riduzione Pagelle come a lascia perplessi è il de, ma il motore dello sviluppo del del saldo in busta pa- scuola: i modo, ma soprattutPaese. Questo risultato significa più ga e invece i promosto “chi” sarà a giudireputazione, ma anche più remunesi verranno incenti- promossi carli. La suddetta legrazione, salari e premi legati alla provati economicamen- verranno ge, infatti, non preduttività. Quindi per quelli che vorte. vede per la scuola la ranno percorrere questa rivoluzione Cambiamenti anche incentivati, i formazione di un orci saranno benefici, onori e salari per la classe dirigenganismo indipenbocciati più alti». te: saranno previsti dente per la valutaNobili, dunque, le intenzioni del midei concorsi per retrocessi... zione della perfornistro Brunetta; meno convincenti i l'accesso alla prima mance. A giudicare i modi per raggiungere tali obiettivi. fascia dirigenziale. I docenti saranno, dunIncentivi e premi di produzione per vincitori del concorque, i dirigenti. Ma i dipendenti più attivi e più infaticaso, prima di accedere come può un diribili, ma chi sarà a giudicare al proprio incarico, dovranno tragente che non passa neanche un po' del suo tempo in classe con studenti e docenti giudicare l'operato di questi ultimi? Non si potrebbe correre il rischio di premiare quanti, tra i docenti, si impegnano in progetti vari che li rendono di certo più visibili e attivi agli occhi dei dirigenti, ma la cui unica utilità è spesso contribuire a far circolare più denaro nella scuola, senza ricadute proficue sui curricoli dei ragazzi…? E soprattutto, chi farà i controlli nelle scuole che non funzionano? Chi assicurerà giuste retribuzioni o provvedimenti al personale scolastico? Chi farà le valutazioni? E chi controllerà i controllori...? Sarà questo il tentativo di avere un amministrazione pubblica più funzionale e soprattutto un sistema scolastico più efficace, o è solo l'ennesimo tentativo di gettare fumo negli occhi degli italiani? Enza Iadarola MAGGIO 2010 eventi Premio Strega 2010 Benevento ospita i dodici finalisti Nato il 17 febbraio 1947, con un'idea di Maria Bellonci, in collaborazione con Guido Alberti, il Premio Strega è uno dei più importanti premi Nazionali della letteratura italiana. Il Premio, attualmente corrispondente a 5000 euro, è assegnato ogni anno a un libro di narrativa in prosa di un autore italiano. Il libro viene scelto per mezzo di due votazioni degli Amici della domenica, che costituiscono un corpo elettorale di circa quattrocento persone inserite in modi diversi nella cultura italiana. Inoltre il Premio Strega ha contribuito, nel corso di questi sessantatré anni, a raccontare il nostro paese, la sua storia passata o contemporanea, la sua lingua, le sue tradizioni. E, naturalmente, il Premio ha contribuito alla formazione della letteratura italiana, poiché molti dei libri vincenti possono essere definiti dei “classici” contemporanei: è il caso de L'isola di Arturo di Elsa Morante (vincitore nel 1957), de Il nome della rosa di Umberto Eco (1981) o de La chimera di Sebastiano Vassalli (1990). La serata del 22 aprile al teatro Vittorio Emmanuele a Benevento si è aperta con la lettura di un passo tratto da 5 storie ferraresi, nel decennale della morte del suo autore, Giorgio Bassani, vincitore del Premio Strega nel 1956. La conduttrice Livia Azzariti ha poi proceduto a presentare gli autori dei libri finalisti. Guest star: una splendida Isabella Ferrari che, di volta in volta, ha letto passi tratti da ogni libro in concorso. I dodici libri in finale sono: Acciaio, di Silvia Avallone, del quale sono già stati venduti i diritti per un film; La casa, dell'appena ventunenne Angela Bubba, che racconta la storia della vita della madre con uno stile personalissimo ispirato alla letteratura russa e con ammiccamenti ad Elsa Morante, come la stessa autrice testimonia (il suo scopo è “mettere le parole giuste in bocca alle persone giuste”). Seguono Non ti voglio vicino, di Barbara Garlaschelli, che scava nella psicologia per raccontare i drammi di un'infanzia violata; Bambini nel bosco, di Beatrice Masini, un romanzo per ragazzi che prende spunto da due film quali The Island, di Michael Bay, e Lady in the water, di M. Night Shyamalan; Tutta mio padre, di Rosa Matteucci un libro accostato a Gadda, nel quale si succedono piccole catastrofi nella celebrazione dell'arte del perdere, raccontate con ironia e stile; Un anno fa domani, di Sebastiano Mondadori, che si sviluppa in un andirivieni di passato e presente nella descrizione di un “antieroe che, nella sua ossessiva ricerca della felicità possibile e sempre sfuggente, finisce per commuovere anche il più severo dei lettori” dice Lidia Ravera. Ancora si avvicendano Strane cose, domani, di Raul Montanari, tratto da una esperienza dell'autore e definito dal vincitore del Premio Strega del 2009 una “perfetta sintesi della nostra epoca”; Sono comuni le cose degli amici, di Matteo Nucci, che, come il titolo lascia intuire, si ispira alla filosofia di Platone, del quale l'autore ha curato il Simposio; Accanto alla tigre, di Lorenzo Pavolini, che cerca di ricostruire un ritratto del nonno, lo spietato Ministro nero della dittatura fascista, Alessandro Pavolini; Canale Mussolini, di Antonio Pennacchi, autore anche di Il fascio comunista, dal quale è stato tratto il film Mio fratello è figlio unico di Daniele Lucchetti; Prenditi cura di me, di Francesco Recami che parla dell'accanirsi della malasorte contro un perdente di natura; Hanno tutti ragione, di Paolo Sorrentino, ambientato in una Napoli degradata: il romanzo è uno sguardo realista su una realtà che è grottesca di suo. A chiudere la serata è stato Tullio De Mauro, direttore della fondazione Maria e Goffredo Bellonci, il quale ha precisato che i voti non sono assolutamente condizionati dagli editori. Benevento si apre sempre di più alla cultura: da questi incontri la città trae nuove opportunità per inserirsi nei centri culturali nazionali. Ma, soprattutto, offre ai giovani occasioni per entrare a contatto con intellettuali, letterati, linguisti e perfino registi per trarne esperienze di vita e per riscoprire e riavvicinarsi ad un mondo che ormai sembra colonizzato dal demone di Federico Moccia. Dopo Benevento, la prima votazione si terrà in casa Bellonci, dove mercoledì 9 giugno ci sarà la Sulle orme di Kerouac li precostituiti. I Beat ricercano nuovi valori morali, una nuova ragione nel mondo, nuove spiegazioni della vita; e lo fanno anche attraverso l'alcol, la marijuana, il sesso, lo studio delle filosofie orientali come il Buddhismo Zen. Questo non deve essere inteso come una fuga dalla realtà ma, al contrario, come la ricerca di una visione alternativa di questa per poter espandere la propria conoscenza. Sebbene la Beat Generation si configuri come un'avanguardia, è possibile individuare una sorta di ripresa dei temi di alcuni autori del passato, soprattutto quelli dei poeti maledetti come Arthur Rimbaud, per la figura del poeta-veggente, e Charles Baudelaire, per la ricerca degli aspetti più profondi della realtà che portano al simbolismo. Il romanzo, ambientato nel 1947, è composto da cinque parti, in cui è narrato il viaggio realmente compiuto dall'autore attraverso gli Stati Uniti; i personaggi corrispondono a persone realmente esistite: Sal Paradise, il protagonista, è lo stesso Kerouac, Dean Moriarty, fugura chiave del romanzo, è Neal Cassady, altro esponente di spicco della Beat Generation. Sal è un aspirante scrittore che, attirato dallo stile di vita di Dean (così come nella realtà, Kerouac considerava Cassady un punto di riferimento), decide di partire per la costa occidentale per raggiungerlo a Denver, viaggiando in autostop. A questo primo viaggio ne seguono altri, in cui Dean e Sal non fanno programmi, vivono alla giornata e non si danno mai appuntamenti precisi per rivedersi. Le avventure di Sal portano a riflettere sul valore dell'amicizia, sull'amore, sulla ricerca di se stessi, sul bisogno di ribellione. Il filo conduttore della narrazione è proprio il viaggio, che porta i protagonisti alla continua ricerca di nuovi modi di vivere, ma è un viaggio che rischia di portare ad uno scontro con la realtà e con l'accettarla per quello che è. Lo scrittura è sorprendentemente spontanea, spesso anteposta alla struttura grammaticale, infatti è impossibile non perdersi nei discorsi di Dean: «Sì, certo, so esattamente cosa vuoi dire e in realtà me li sono già posti tutti questi problemi, ma quello che voglio è la comprensione di quei fattori che se si dovesse fare assegnamento sulla dicotomia schopenhaueriana per ogni cosa intimamente compresa…» Il ritmo è veloce, e consente ai numerosi personaggi che si alternano nei vari quadri narrativi di mantenere viva l'attenzione del lettore, anche perché ognuno di questi ha qualche caratteristica particolare evidenziata anche dal soprannome (Carlo Marx, Old Bull Lee, Big Ed Dunkel). Angela Capocefalo dialettoritrovato T'ÀGGIA DÎCË 'NA PARÒLA Uagliý s¸* n¸ r¸ sapavat a la Uardia bbélla a part¸ r¸ quaštjell¸, l'ùua e tuttë l'àutë cosë, cë sta në libbrë chë tënè da la A a la Z ògnë pìccula nostra pàrola e së chiama “PAROLE NEL TEMPO”. Ì mo m'aggë addëcrëjat a trëvà chèstë paròle... E facimm' na cosa, ì v dongu 'r vjerb e vuja l' accumpnit' cu àutë-parol' · Tacchëjà = camminare con sveltezza · Sóssë = alzare · Itëcà (jètëcà) = criticare · Dëštrëcà = districare , sciogliere · Dëšpënzà = distribuire · Appappà (së) = prendere per buono, credere ciecamente · Mpappënà = confondere · Palëjà = bastonare · Uîtà = guidare, condurre · Appëzà = rimetterci · Rëcëlà = rotolare · Dëstruijë = distruggere · Ìnë = andare · Ummëtî = umidire · Òdë = godere · Lampëjà = lampeggiare , balenare · Magnëlëjà = mangiucchiare · Ègnë = riempire · Arrësëlëjà = riordinare, uniformare · Rampënëjà = graffiare · Arrëssëcà = rosicchiare · Rëcojjë = raccogliere il primo luglio al Ninfeo di Villa Giulia, dove si assisterà alla designazione del vincitore. Angela Pezzillo cinema leggere «Cos'è quella sensazione che si prova quando ci si allontana in macchina dalle persone e le si vede recedere nella pianura fino a diventare macchioline e disperdersi? È il mondo troppo grande che ci sovrasta, è l'addio. Ma intanto ci si proietta in avanti verso una nuova folle avventura sotto il cielo.» Da molti è considerato il “testo sacro” della Beat Generation, il movimento culturale nato negli Stati Uniti agli inizi degli anni '50, divenuto col tempo un vero mito letterario, emblema di una generazione in fuga alla ricerca di sé in un orizzonte al di là di ogni spazio e di ogni tempo. La denominazione fu creata dallo stesso Kerouac per indicare quella “generazione battuta” dalla società, dall'avidità del denaro, dal nuovo conformismo iniziato nel secondo dopoguerra; la generazione formata da giovani inquieti, amanti della vita, ma contrari agli schemi sociali e mora- votazione per i cinque libri che accederanno alla fase finale. I cinque finalisti saranno ospitati a Vienna il 18 giugno, per poi concludere il loro viaggio a Roma Ora lasciamo da parte il vernacolo. “PAROLE NEL TEMPO”, il libro pubblicato nel 2008 da Enrico Garofano, stimato docente guardiese, è una raccolta di 600 pagine di termini dialettali della nostra Guardia Sanframondi, arricchito di etimologie, derivazioni varie, frasi e detti tipici. Il libro contiene anche la nomenclatura essenziale della vite e del vino, come del grano e della farina. Nella parte finale viene spiegato il motivo del nome del nostro paese e vi è una parte dedicata alle foto di oggetti del mondo contadino guardiese. Se provate a leggere ai vostri nonni alcuni detti, di sicuro torneranno indietro con i ricordi alla loro infanzia e rinfrescheranno termini che ormai erano andati nel dimenticatoio. Leggete ora la prima lettera di ogni parola; vi sfido a non ridere e a raccogliere il mio invito alla lettura…! Ne vale assolutamente la pena… * ë indica la e muta Stefano De Lucia Questo luogo è un luogo unico al mondo, una terra colma di meraviglie, mistero e pericolo... Siete pronti a tornare nel paese delle meraviglie? 03/03/2010 è la data d'uscita dell'atteso film di Tim Burton Alice in wonderland. Ispirata ai romanzi di Lewis Carrol, Alice nel paese delle meraviglie e Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò, la trasposizione cinematografica del dark-director è diversa da quella più conosciuta disneyana. Ma cosa ha spinto Burton a fare una nuova versione? In un intervista afferma: «Qualcosa che riamane così a lungo nel subconscio della gente, che parla il linguaggio dei sogni, che ispira tante diverse menti creative non può essere liquidato come una storia per l'infanzia». Il suo non è né un sequel né un remake, ma una rilettura per le nuove generazioni. Alice, a differenza delle altre versioni, ha diciannove anni e viene condotta, a sua insaputa, alla sua festa di fidanzamento. Ricevuta la proposta da un giovane al quale non intende ricambiare, in un primo momento non riesce a rispondere e poi scappa, e proprio come la prima volta, seguendo il bianconiglio si ritrova nel paese delle meraviglie, dove tutti l'aspettano tra il dubbio che sia l'Alice giusta o no. I personaggi del sottomondo le spiegano cosa stia succedendo e perché sia tutto così cambiato: la Regina Rossa, temuta per la sua mania di tagliare la testa a chi disobbedisce, regna al posto della Regina Bianca, sua sorella un po' svampita che tutti adorano. Questa volta Ali- ce non vaga per il paese delle meraviglie cercando il bianconiglio, ma ha il compito di restituire il trono alla Regina Bianca, riconferendo a tutti la propria dignità e la propria capacità di giudizio, compromessa dal dover compiacere una regina capricciosa ed onnipresente. Nel film ritroveremo anche gli altri personaggi, come il cappellaio matto, superbamente interpretato da Johnny Depp, i gemelli Pincopanco e Pancopinco, ai quali dà il volto Matt Lucas, il fante di cuori Stayne (Crispin Glover). Nel ruolo della Regina Rossa c'è Helena Bonham Carter, la cui testa è stata ingrandita per dare l'effetto capocciona, mentre la Regina Bianca è Anne Hathaway; Alice è Mia Wasikowska. Proprio della protagonista Tim Burton dice: «Ha una freschezza da giovane e un'anima antica. Perfetta per il ruolo di Alice che è tutto una contraddizione e una ricerca dinamica di riconciliare i due aspetti». La maggior parte delle scene del sottomondo sono state girate con il green screen. L'effetto 3D è l'aspetto meno convincente, nel senso che non ha aggiunto niente alla spettacolarità dell'impianto scenico ed alla sapienza narrativa di Burton e compagni. Ma su questo aspetto si può sorvolare, perché il film è bellissimo! Rosalia De Blasio MAGGIO 2010 lucaaquino Le colpevoli sperimentazioni di un trombettista appassionato Continuano le interviste di Senza Filtro. Questa volta Speranza De Nicola avvicina uno dei rappresentanti più innovativi del panorama jazz europeo, che peraltro è un sannita d.o.c. Autodidatta, inclinato ad affrontare ogni espressione musicale, ricercatore di nuove sonorità e nuovi stili, lontano da ogni forma di pregiudizio musicale, Luca Aquino si concede alle domande della nostra redazione. In questo numero, Senza Filtro ha l'occasione di intervistare Luca Aquino, trombettista e flicornista sannita, giovane talento autodidatta. È sicuramente un artista eclettico, come è dimostrato dall'eterogeneità dei suoi due album Sopra le nuvole e Lunaria, una varietà che non disturba, anzi diventa un segno distintivo di grande creatività e ricchezza. Non a caso, negli album ritroviamo, accanto a sonorità tipicamente jazz, anche suoni digitali e incursioni nel chill-out, nel blues, nella musica popolare italiana, perché il principio di Luca Aquino è: “La musica innanzitutto”... Un esempio significativo è il brano Nuvola grigia, da Lunaria, in cui dominano i fiati, introdotti da una buona dose di elettronica e supportati anche da contrabbasso e chitarra elettrica, mentre in You don't know e Ballad for Nhalì, da Sopra le nuvole, è vincente il "classico" connubio trombapianoforte. La musica di Aquino è, insomma, qualcosa di originale e insolito, e proprio questo modo nonconvenzionale di fare jazz lo ha portato a ricevere diversi riconoscimenti a livello nazionale ed internazionale, come il premio Massimo Urbani. Ne consigliamo l'ascolto a chiunque abbia voglia di provare emozioni diverse, a tutti quelli che, stanchi della solita "musica di consumo", vogliono fruire di musica colta, lontana dalle basse esigenze del business. Luca accetta di rispondere alle nostre domande e, in primis dalla sua spinta partecipativa, capiamo che è uno entusiasta di quello che fa, che è un musicista convinto e soprattutto una persona genuina e vera. Senza Filtro. Innanzitutto grazie per aver accettato l'intervista con Senza Filtro! La prima domanda è piuttosto banale: come è nata la passione per la tromba e il flicorno? Prima di questi suonavi qualche altro strumento? Luca Aquino. Ma sono io a ringraziare voi. Mio zio è sassofonista e mi regalò una tromba molto vecchia che è ancora con me; prima non avevo mai studiato musica e la tromba sembrava uno strumento semplice, con solo tre tasti, ma poi mi ha fatto sudare. Ritengo sia uno strumento fantastico, in grado di commuovere con una sola nota. Oggi, tra l'altro, tromba e flicorni sono strumenti attuali con i quali si può suonare anche hard rock con pedaliere varie. S.F. Sia Lunaria che Sopra le nuvole risultano all'orecchio dell'ascoltatore come un mix eterogeneo di generi e sound diversi. Ad esempio, nel brano Nadir, lo sposo e la fata Malika il jazz viene fatto sposare con sorprendente successo ad atmosfere orientaleggianti. Come si fa ad unire generi così diversi risultando sempre originali? L. A. Ritengo che il jazz sia un modo di suonare e non più un semplice stile dal quale dipendere. In Europa, specialmente in Norvegia, ci s'ispira molto ai suoni orientali, perché essenziali, e anche i jazzisti italiani si stanno allontanando dal dominio sonoro e t e c n i c o d e g l i s t a n d a rd americani. Esistono tanti musicisti che si rifanno al jazz tradizionale, ai pattern d'un tempo e a stereotipi obsoleti, dai quali io mi sono allontanato, anche se ancora non riesco a liberarmene del tutto. S.F. Il tuo suono è spesso sorretto dal ricorso all'elettronica (dai riverberi gonfi al loop-generator ecc.), ma quanto conta l'elettronica nella fase compositiva? L. A. L'elettronica è un elemento primario nel mio approccio alla composizione. Scelgo il suono e poi decido cosa e come suonare, ma durante i live posso completamente dimenticarmi delle pedaliere e suonare la tromba pulita tutto il set. Non mi sento vittima dell'elettronica, perché comunque suono uno strumento che esiste e vive da secoli, senza essere processato da riverberi o delay. S.F. La traccia 14 dell'album Lunaria, Delirio berkiddese, ha un sound particolare ed insolito... Oltre che alla pizzica ed al Salento, a cosa si ispira? L. A. S'ispira a Paolo Fresu, che mi ha aiutato a intraprendere strade diverse e ad osare. È un unione tra il free, il rock, il rap e le melodie mediterranee. S.F. Anche il brano A di Sopra le nuvole ha in sé qualcosa di speciale, come se, piuttosto che scoprire l'esito di una ricerca, tendesse a nasconderlo… Puoi svelarcene il significato? L. A. È proprio così: nel brano A viveva il timore reverenziale nei confronti degli “accademici”, dei quali ora m'importa poco. Avevo scoperto musicisti come Jon Hassell o Molvaer, che mi avevano aperto un orizzonte colmo di colori mai visti, e in A provavo ad inserirli. S.F. Che la tua sia una esperienza musicale “senza confini” è dimostrato anche dalla scelta di inserire nel tuo lavoro discografico cover lontane anni-luce l'una dall'altra (da No surprises dei Radiohead a Mi sei scoppiato dentro il cuore di Bruno Canfora, a Amore che vieni, amore che vai, di De Andre'). Il tuo sembra quasi un “essere jazz”, piuttosto che un “suonare jazz”, come se la traduzione in chiave jazz di un brano pop avvenisse in te mentre lo ascolti, e non solo quando lo suoni. Sto sbagliando? L. A. Sì, è proprio così! Il jazz è dappertutto, è come una spugna, pronto a immagazzinare idee e a bypassarle nel proprio background; si può suonare jazz in qualsiasi musica, tranne in quella colta, classica: lì è tutt'altra storia ed io la temo tanto… S.F. La vittoria del prestigioso Jazz Award 2009 come miglior nuovo talento italiano è stata inaspettata? Quanta soddisfazione ha portato? L. A. In fondo ancora non mi rendo conto, forse perché non ne ho il tempo, e in realtà dovrei soffermarmi di più e rallentare i miei ritmi, sempre vertiginosi. In Italia, comunque, ci sono tanti musicisti di talento ed io sono stato fortunato a vincere il Top Jazz. S.F. Quest'anno per te, oltre che dagli impegni discografici, è stato caratterizzato da un intenso live set, che vanta, peraltro, collaborazioni prestigiose con esponenti di spicco del panorama jazzistico internazionale. Come bilanci sono avvenuti gli incontri più significativi con i musicisti che hanno suonato con te? Fino a che punto si tratta di affinità artistiche e dove, invece, entra in gioco l'etichetta discografica? L. A. Gli incontri tra noi jazzisti non si programmano a tavolino, c'è bisogno di casualità e, come dice un mio amico, “di sugo”; ciò che conta sono i live, altrimenti il jazz morirebbe senz'aria. Non ci si accontenta di incidere album per il continuo bisogno di rinnovamento insito nel jazz e solo nei live lo si può dimostrare. Quando ascolto il mio Lunaria, che ha un anno, sento un bimbo che tira fuori tante note pur di essere notato. Le etichette discografiche puntano su Jovanotti, Vasco e chi vende migliaia e migliaia di dischi, ma io sono onoratissimo di essere parte integrante della squadra Universal Music, che mi stima e mi continua a produrre album. S.F. Dopo Lunaria e Sopra le nuvole c'è qualche progetto in cantiere? Fino a quando dovremo attendere? Last Of My Kind, supportato naturalmente dal leader di sempre, il chitarrista Jerry Cantrell. A Looking In View è, a ragione, il primo estratto dell' album, mentre ascoltando Your Decision viene da pensare che sia la “macchia” del lavoro. Fortunatamente brani come l'acustica e nostalgica When The Sun Rose Again e Acid Bubble, in pieno stile AIC, permettono all'ascoltatore di essere riportato nell'atmosfera giusta, favorita da Lessons Learned (che tuttavia si presenta un po' ripetitiva), Take Her Out e Private Hell, brano carico di disperazione, trascinato da toccanti cori ridondanti. Speranza De Nicola recensioni Sound energico ed accattivante, temi trattati con consapevolezza e convinzione, testi espliciti per il ritorno in grande stile dei Rammstein. L'Amore è per tutti… A new beginning Se si dovesse stilare una classifica degli eventi musicali più sensazionali dell'anno passato, spiccherebbe senza dubbio l'uscita, avvenuta il 29 Settembre, di Black Gives Way To Blue, l'album che segna il ritorno di una band epica quale quella degli Alice In Chains. La novità è ovviamente la new entry William DuVall: il cantante ha da sostenere una pesante eredità sulle sue spalle, essendo succeduto al leggendario Layne Staley, icona del grunge più profondo e disperato degli anni Novanta. Non si tratta del solito ritorno di una band che vuole sfruttare la popolarità passata, ma di musicisti che, grazie ad un lavoro nostalgico carico d' energia, arrivano a scuotere la pressoché piatta scena rock odierna, in cui tutto è già stato visto e sentito. Black Gives Way To Blue si apre in maniera lenta ma decisa con All Secrets Known: è energia sprigionata dopo anni di silenzio. Check My Brain continua a coinvolgere con un riff spigoloso (ma non troppo) ed incalzante. DuVall dimostra le sue capacità in L. A. A fine maggio a Benevento il festival Riverberi sugli ottoni e a settembre nasce Icaro, album del quale sono completamente soddisfatto, anche se sarà davvero di nicchia, quasi inascoltabile… L'inizio è ottimo: avrò come copertina un'opera di Mimmo Paladino. Speriamo che la sua musica riesca a conquistarvi e a portarvi in alto, proprio "sopra le nuvole"! Grazie La title track, in cui al piano c'è l'inaspettato Elton John, è la degna chiusura di un album che, inevitabilmente, guarda al passato: è un omaggio nostalgico al grande Staley, ma è anche un brano pieno di speranza, come lo stesso titolo lascia intendere. «A new beginning», canta Cantrell in All Secrets Known: e, dopo 14 anni di silenzio ed aver ascoltato Black Gives Way To Blue, pensi davvero che valeva proprio la pena di ricominciare, anche se non puoi più sentire la voce disperata e unica del divino Staley… Fernanda Pengue Dopo quattro anni dallo scadente Rosenrot, i Rammstein ritornano con Liebe Ist Für Alle Da, che questa volta non sembra deludere le aspettative. Già dal primo ascolto si percepisce tutta l'energia che aveva caratterizzato gli altri due capolavori, Mütter e Reise Reise, con quelle sonorità che Flake (il tastierista della band) definiva in un'intervista Tanz Metall (Dance Metal). L'album comincia con Rammlied, canzone auto-celebrativa molto aggressiva e dal carattere Industrial. Si continua con Ich tu wir de (Ti faccio male), uno dei pezzi migliori, scelto anche per il videoclip promozionale. Le trombe danno l'incipit della traccia 3, Waidmanns Heil (Il saluto del cacciatore), brano epico e possente che ci porta subito a Haifisch (Squalo). La quinta canzone è Bückstabü, dove Till Lindemann dà una splendida interpretazione vocale in growl. Un attimo di tregua c'è dato da Frühling in Paris (Primavera a Parigi), una ballad in francese quasi tutta in acustico. Werner Blum (Sangue Viennese) sembra continuare sulla stessa strada della precedente, ma all'improvviso la canzone diventa più corposa e ritmata. Giungiamo così al singolo Pussy (e non penso ci sia bisogno di tradurre!) con un testo molto esplicito, che inneggia al sesso senza falsi pudori. Il videoclip di questo brano assomiglia più a un video a luci rosse e, come d'altronde si prevedeva, è stato censurato in tutto il mondo. Andando avanti nell'ascolto troviamo Liebe Ist Für Alle Da (L'Amore è per tutti) che, pur essendo il pezzo dal quale prende il nome la raccolta, si rivela essere poco interessante e quasi banale. Ci si avvia verso la conclusione con Mehr (Più) e Roter Sand (Sabbia rossa), un'altra ballad che, come da tradizione, chiude l'album. Oltre al video di Pussy in Germania e Australia è stata vietata la vendita dell'intero cd ai minori di diciotto anni, perché i testi sono stati considerati fuorvianti per i più giovani. È certo un album degno dei Rammstain, anche se questa volta Lindemann e compagnia hanno oltrepassato ogni limite di decenza… Guido Coletta MAGGIO 2010 RedBullF1showRun calciolocale A Napoli Webber e Buemi È stato al cospetto dell'esagerata bellezza di Castel dell'Ovo, sul lungomare Caracciolo, che sabato 24 aprile si è sentito un rombo bestiale, che solo il motore di un auto da corsa poteva emettere. Come non accorgersi del Red Bull F1 show run? Nonostante la scarsa pubblicità, tantissimi spettatori sono accorsi a vedere i due piloti di Formula Uno che si sono esibiti partendo dalla rotonda Diaz: Mark Webber, pilota di scuderia Red Bull Racing, e Sebastien Buemi, pilota della Toro Rosso di Faenza. Il pomeriggio è stato aperto dal quattro volte campione del mondo di Stunt Riding, il tedesco Chris Pfeiffer, che si è esibito in spettacolari piroette in sella alla sua due ruote, una BMW F800R, meravigliando il pubblico. È stato poi il turno di Sebastien Buemi, che ha corso su una Red Bull Nascar. Ma naturalmente tutti aspettavano di vedere dal vivo una mitica auto- vettura della categoria F1, regina dei motori. Ecco sfrecciare la Red Bull Racing pilotata da Mark Webber: solo pochi secondi, il tempo di sentire i giri del motore alla massima potenza e vedersi passare avanti una monoposto a 256 km/h… ha chiuso la sua esibizione con uno straordinario testacoda, facendo concorrenza al Vesuvio per la fumata proveniente dalle sue Bridgestone, che hanno lasciato uno spesso strato di gomma sull'asfalto, tra le urla di gioia e le risate emozionate degli spettatori. Non contenti, i due piloti si sono scambiati le autovetture offrendo al pubblico un ulteriore spunto di divertimento. Nonostante non sia lo sport italiano per eccellenza, molti sono coloro che, appassionati di automobilismo, vedono in una monoposto non solo un gran numero di cavalli che caratterizzano la potenza del motore, ma un capolavoro, una me- raviglia aerodinamica messa su strada dal lavoro di fisici, matematici e ingegneri. Angela Pezzillo Quando mancano cinque giornate al termine del campionato regionale di prima categoria, lo Sporting Guardia si trova in una posizione di metà classifica, con una salvezza già archiviata da alcune giornate ed un dignitoso settimo posto, complice anche il recente pareggio interno, sotto il diluvio, con il Real Airola. Grazie a tale risultato la squadra sannita si tira fuori dalle zone pericolose, dove invece ancora navigano le formazioni come il Real Bucciano, ormai matematicamente retrocesso, e dove si infuoca la lotta per la permanenza nella categoria tra Amorosi, Apice e Virtus Goti, la squadra di Sant'Agata dei Goti. In questo momento abbandonerrebbero il nostro campionato Amorosi e Virtus Goti, oltre al già citato Bucciano, ma tutto come al solito si saprà in definitiva solo alla fine del campionato. Si saprà soprattutto la squadra vincitrice del torneo! Se la giocheranno in tre: il San Martino, il Torrecuso, che era saldamente in testa fino a poche giornate addietro, e il San Marco dei Cavoti. Le tre compagini sono separate da soli tre punti, perciò saranno decisive le restanti gare da disputare, come del resto, lo saranno per il nostro sporting juventus... scusate... Guardia, in lotta ancora per un posto nell'Europa che conta!! Sì, perchè il piazzamento in Champions League, cioè il quarto posto occupato attualmente dal Solopaca, disterebbe solo nove lungezze, perciò ci sarà bisogno di un ultimo sfor- calcio zo da parte degli atleti sanniti e un maggiore sostegno da parte dei tifosi locali, in vista proprio dello scontro diretto con la formazione appena citata. Hanno contribuito a tale eccellente risultato, oltre alla forte amicizia che lega i membri interni dello staff guardiese alla squadra, anche le innumerevoli cene e le frequentazioni al bar o nei locali del posto in seguito ad una vittoria! Ovviamente il tutto è a carico del presidente Giocondo Pascale, al quale, insieme al vicepresidente Lando Falato e al direttore sporti- vo Emilio Garofano vanno la maggior parte dei complimenti per il lavoro svolto e l'impegno di continuare sulla stessa cresta d'onda anche per l'anno prossimo, potenziando ulteriormente il settore giovanile e rinvigorendo la rosa della prima squadra. Solo eseguendo queste semplici operazioni non ci sarà nulla da meravigliarsi se il prossimo anno la finale di Champions League sarà Sporting Guardia vs Barcellona...! Alberto Sanzari volleylocale Una classifica in continua evoluzione per la nostra Fremondo Volley Finita con un risultato di 3 set a zero la partita entusiasmante contro Bumper, la squadra proveniente da Cusano Mutri. Con questa perentoria vittoria, la Fremondo supera un facile ostacolo confermandosi terza in classifica, dietro le due squadre beneventane, Benevento Volley e Accademia Volley. La nostra squadra si trova a pochi punti dalla vetta e quindi dalle finali per la promozione in serie D, impresa non riuscita per un soffio lo scorso anno, malgrado l'arrivo in finale. Ma il campionato durerà ancora a lungo fortunatamente. Dopo la piccola pausa primaverile il campionato riprenderà regolarmente con le partite settimanali. Questi mesi saranno un test fondamentale per la tenuta della squadra. Adesso c'è bisogno di una maggiore resistenza fisica e psichica: l'unione del gruppo potrà essere l'arma in più per conquistare la vetta della classifica e sperare quindi in un anno in serie D. Ma bisogna aspettare gli inizi di Giugno per la fine del campionato e in questo periodo di tempo si presenteranno molte occasioni per far raggiungere la cima della classifica alla nostra Fremondo e finire in prima posizione questo campionato. Sarebbe una “rivincita” per la squadra, essendosi impegnata al meglio, ma non essendo riuscita a raggiungere l'obiettivo. Emanuela De Nicola Roma, la città eterna, teatro del derby forse più emozionante e sentito d'Italia. Non una semplice partita di calcio, ma una sfida in cui è in gioco l'onore delle due squadre, in accesa rivalità da sempre. La tensione è tangibile per le strade romane. Per i tifosi questa è la partita dell'anno, che mette in secondo piano tutti gli altri obiettivi stagionali, siano essi campionato o Champions. Priorità: vincere il derby! C'è in ballo il predominio sulla città, sempre in senso calcistico ovviamente, e i giocatori sanno di non poter fallire. Durante quell'ora e mezza la città è paralizzata, bloccata. Ognuno allo stadio, o davanti al proprio televisore per chi non è riuscito ad accaparrasi un biglietto, a tifare, sperare, soffrire per i propri colori. Le due squadre arrivano a quest'appuntamento con umori divergenti. La Roma al settimo cielo, dopo aver scavalcato l'Inter e conquistato la vetta della classifica, la Lazio, in piena lotta per non retrocedere, con il morale a terra e in aperta contestazione con la tifoseria. Eppure chi l'avrebbe mai detto... Solo sei mesi fa la situazione era capovolta: i giallorossi, dopo un avvio disastroso, si portavano dietro ancora i problemi della pas- sata stagione che li ha visti fuori dalla champions, e consideravano l'obiettivo scudetto più che un'utopia. I biancocelesti, invece, avevano iniziato la stagione alla grande, battendo l'Inter nella supercoppa italiana, preagurandosi una stagione con più rosee prospettive. Quest'anno i derby se li è aggiducati entrambi la Roma, all'andata grazie alla rete di Cassetti, che ha sbloccato una partita che fino ad allora aveva regalato poche emozio- ni, mentre al ritorno, dopo il momentaneo vantaggio laziale con Rocchi, i giallorossi hanno messo spalle al muro l'avversario con un uno-due in dieci minuti firmato Vucinic. La Lazio ha avuto modo di vendicarsi cedendo di fatto all'Inter la partita che avrebbe potuto decidere lo scudetto, in uno stadio dove paradossalmente i tifosi di casa, i laziali, facevano il tifo per la squadra avversaria. In qualsiasi modo vada a finire il campionato, i giallorossi possono dirsi contenti di ciò che ha fatto la squadra nella gestione Ranieri, sperando che nella prossima stagione si continui da dove hanno lasciato quest'anno. Tutt'altro si può dire per i tifosi laziali, che si aspettavano molto di più dalla propria squa- dra che, date le qualità tecniche della rosa, ha reso molto al di sotto delle aspettative, rischiando una clamorosa retrocessione. Giovanni Romano motoGP Dopo il magnifico epilogo della stagione passata, eccoci davanti al televisore per un nuovo spettacolare incontro con il campionato di Moto GP. Come da pronostico, i protagonisti saranno sempre loro: Stoner e il nostro caro Valentino, pluri - campione del mondo. La differenza con gli altri partecipanti si fa sentire, però, come si suol dire, i pronostici sono stati creati per essere sfatati. Lo spettacolo sicuramente non mancherà, perché ognuno vorrà ottenere il massimo e dimostrare il proprio valore. Le prima gara già si è svolta la settimana scorsa ed è stata super emozionante, con nuove sorprese e nuo- vi scenari. A spuntarla è stato il solito dottor Rossi, però tutti i giochi sono aperti, visto che ci troviamo alla prima gara. Vale, con la sua esperienza, ha portato a termine una gara durissima e difficilissima, in cui conferma nuovamente il suo strapotere balistico e soprattutto mentale, caratteristico di un vero e proprio talento. Gli altri non staranno a guardare e tanto meno ad aspettare e quindi ci vedremo alla prossima gara in Giappone. E, come disse il nostro Paolone Beltramo: “Accendete i motori e scatenate l'inferno…” Pasquale Velardo