L’UE e il lavoro verde
Commissione europea
Direzione generale Ambiente
Numerose altre informazioni sull’Unione europea sono disponibili su Internet via il server Europa
(http://europa.eu.int).
Una scheda bibliografica figura alla fine del volume.
Lussemburgo: Ufficio delle pubblicazioni ufficiali delle Comunità europee, 2000
ISBN 92-828-4816-7
© Comunità europee, 2000
Riproduzione autorizzata con citazione della fonte.
Printed in Germany
3
Prefazione
La politica dell’Unione europea in materia di protezione dell’ambiente e delle risorse naturali ha assunto un’importanza
sempre maggiore dagli anni 80. Ciò è dovuto al fatto che le
minacce di danno ambientale e di esaurimento delle risorse
naturali sono lungi dall’essere sotto controllo. Per fortuna
molte persone sono diventate più consapevoli dei pericoli
latenti e hanno chiesto interventi più incisivi a livello
nazionale e specialmente europeo per proteggere l’ambiente.
Di conseguenza è stata fortemente potenziata la gamma di
misure disponibili per una politica ambientale che spaziano
dalla legislazione agli strumenti finanziari. In particolare, il
trattato di Amsterdam ha consacrato il principio dello sviluppo
sostenibile e di un elevato livello di protezione ambientale
come una delle priorità principali (articolo 2). La politica dell’UE è diventata molto più ampia e diversificata e copre ora
tutti i settori della società avvalendosi di un’ampia serie di
strumenti.
Alcuni argomenti interessano in modo particolare numerosi
cittadini. Uno di essi è il «lavoro verde». La protezione dell’ambiente e l’uso più efficiente delle risorse naturali portano
spesso a un risparmio di costi, ad un aumento della
competitività e al mantenimento e alla creazione di posti di
lavoro. In una situazione dove i livelli di disoccupazione in
Europa sono troppo elevati e la situazione dell’ambiente
permane molto fragile, questa è una buona notizia.
Le misure ambientali dell’UE concernenti il «lavoro verde»
sono illustrate nel presente opuscolo che è destinato agli
amministratori a livello locale e regionale, alle ONG, ai politici
a tutti i livelli, alle parti sociali, ai consumatori e ai cittadini.
Con questa informazione speriamo di fornire degli spunti su
4
come ogni cittadino può apportare il proprio contributo alla
risoluzione dei problemi ambientali.
5
Le problematiche
La protezione ambientale è spesso associata a costi elevati e
alla perdita di posti di lavoro. Esistono però delle prove che
questa percezione è sbagliata. La protezione dell’ambiente e
l’uso più efficiente delle risorse naturali comportano invece
spesso un risparmio di costi, un aumento della competitività
e il mantenimento e la creazione di posti di lavoro.
In una realtà europea dove la disoccupazione è troppo
elevata e la situazione ambientale risulta molto fragile, questa
è una buona notizia. Una buona notizia per i cittadini europei
Riquadro 1
Principali iniziative europee
1993
Il libro bianco sulla crescita, la
competitività e l’occupazione ha
proposto una crescita economica
continua e una maggiore occupazione
parallelamente ad una migliore qualità
della vita e a un minore consumo di
energia e di risorse naturali. Il libro
ha evidenziato la necessità di
abbandonare l’uso poco razionale
della forza lavorativa in Europa e
l’eccessivo sfruttamento delle risorse
naturali e di orientarsi verso forme più
sostenibili di sviluppo.
Maggio 1997
Una conferenza sull’ambiente e
sull’occupazione organizzata
congiuntamente dal Parlamento
europeo e dalla Commissione europea
ha riunito rappresentanti delle
eco- industrie, dei sindacati, dell’amministrazione pubblica (a livello
nazionale, regionale e locale), del
settore finanziario, delle ONG, dell’OCSE, parlamentari europei, funzionari della CE e ricercatori. La conferenza aveva l’obiettivo di dimostrare che
lo sviluppo sostenibile ha ripercussioni
positive sull’occupazione e di
identificare i settori per azioni future.
Giugno 1997
Il trattato di Amsterdam impegna gli
Stati membri a raggiungere tre
obiettivi: la crescita economica, un
elevato livello di occupazione e lo
sviluppo sostenibile. Il trattato impone
anche l’inserimento in tutte le politiche
dell’UE della dimensione ambientale e
occupazionale.
Ottobre 1997
La Commissione europea pubblica una
comunicazione sull’ambiente e sull’occupazione in cui si precisa il lega-
me tra ambiente e occupazione, sono
proposte misure politiche di supporto
per sfruttare gli effetti occupazionali
delle politiche ambientali e sono
presentate alcune azioni chiave.
Ottobre 1998
Il Consiglio europeo adotta una
risoluzione che rafforza le raccomandazioni esposte nella Comunicazione
della Commissione sull’ambiente e sull’occupazione.
Febbraio 1999
Adozione degli orientamenti in materia
di occupazione per il 1999. Gli
orientamenti 12 e 13 evidenziano il
settore ambientale come una fonte di
nuovi posti di lavoro. L’orientamento
14 sottolinea la necessità di
ristrutturare il sistema di tassazione
e menziona la possibilità di introdurre
imposte sull’energia e sull’inquinamento.
6
per i quali giustamente la situazione dell’ambiente e la
minaccia della disoccupazione costituiscono le
preoccupazioni principali.
Queste preoccupazioni sono condivise dai politici a livello
europeo, nazionale e locale. Negli ultimi anni ci si è resi
sempre più conto che il nostro futuro non può essere tutelato
unicamente dalla crescita economica. Quest’ultima deve
andare di pari passo con un livello elevato di occupazione e
di sviluppo sostenibile. Questi tre principi sono alla base del
trattato di Amsterdam del giugno 1997.
Bisogna fermare l’attuale tendenza verso un uso eccessivo
delle risorse naturali e un uso poco razionale delle risorse
umane. Le persone devono poter avere un lavoro e al tempo
stesso godere di un ambiente sano e di una buona qualità
della vita. Per raggiungere questo obiettivo bisognerà
sfruttare accortamente le sinergie tra le politiche
dell’ambiente e dell’occupazione. Occorrerà anche la
partecipazione dell’industria, dei sindacati, delle autorità
pubbliche, delle organizzazioni non governative, delle
istituzioni finanziarie e di ricerca a livello europeo, nazionale
e locale.
7
La situazione
dell’occupazione
in Europa
I cambiamenti strutturali dell’economia europea, la tendenza
verso una maggiore globalizzazione e la carenza di persone
qualificate per i posti di lavoro che offre la società odierna
sono tra i motivi principali addotti per spiegare gli elevati
tassi di disoccupazione nell’Unione europea. Anche se nell’ultimo anno la disoccupazione è leggermente diminuita, un
tasso medio di 9,8 % nell’EU-15 permane troppo elevato.
Il trattato di Amsterdam del 1997 impone agli Stati membri
e alla Commissione europea di intervenire a favore della
creazione di posti di lavoro. Gli interventi saranno basati sugli
orientamenti annuali in materia di occupazione proposti dalla
Commissione europea e approvati dal Consiglio dei ministri.
Gli orientamenti per il 1999 sottolineano l’importanza delle
piccole e medie imprese (PMI) e del settore dei servizi come
principali fonti di nuovi posti di lavoro, che si possono
trovare anche nel settore dell’ambiente. Il ricorso a tecnologie
più efficienti e che consumano meno energia, alle fonti
energetiche rinnovabili e la fornitura di servizi in settori
come la raccolta dei rifiuti e il riciclo sono soltanto alcuni dei
possibili esempi.
L’occupazione legata all’ambiente è spesso caratterizzata da
una qualificazione tecnica elevata. Le persone con una solida
formazione ambientale hanno quindi buone possibilità di
entrare sul mercato del lavoro o di rimanervi.
Gli orientamenti in materia di occupazione per il 1999
prescrivono di invertire la tendenza verso l’aumento
dell’imposizione fiscale sul lavoro eventualmente introducendo
un’imposta sull’energia o sulle emissioni inquinanti. La
creazione di posti di lavoro sarà stimolata usando il gettito
della tassa sull’energia e l’ambiente per ridurre i costi del
lavoro senza un aumento dell’imposizione generale.
8
Riquadro 2
Orientamenti 12, 13 e 14 degli orientamenti in materia di occupazione per il 1999
Gli Stati membri
«promuoveranno i mezzi per sfruttare
appieno le possibilità offerte dalla
creazione di posti di lavoro a livello
locale, nell’economia sociale, nel
settore delle tecnologie ambientali e
nelle nuove attività connesse al
fabbisogno non ancora soddisfatto
dal mercato…»;
«… svilupperanno condizioni quadro
volte a sfruttare appieno il potenziale
occupazionale del settore dei servizi e
dei servizi connessi con l’industria, ad
esempio attraverso lo sfruttamento del
potenziale occupazionale della società
dell’informazione e del settore
ambientale per creare posti di lavoro
più numerosi e migliori».
La situazione
dell’ambiente
in Europa
Ciascuno Stato membro «… fisserà ...
un obiettivo di riduzione progressiva
della pressione fiscale sul lavoro e dei
costi non salariali dello stesso...
Esaminerà, se del caso, l’opportunità
di introdurre un’imposta sull’energia
o sulle emissioni inquinanti ovvero un
altro provvedimento fiscale».
Fonte: GU C 69, volume 42, 12 marzo 1999.
Negli ultimi 20 anni, l’introduzione e l’attuazione della
legislazione ambientale dell’UE hanno permesso di ridurre
le emissioni nell’aria e nell’acqua. Ad esempio, una riduzione
dell’anidride solforosa (SO2) e degli ossidi di azoto (NOX)
nell’aria e del fosforo nell’acqua ha ridotto le piogge acide e
migliorato la qualità dei corsi d’acqua. Questi risultati però
non sono affatto sufficienti: concentrazioni elevate di ozono,
crescenti quantità di rifiuti, acque inquinate da pesticidi e
fertilizzanti, il riscaldamento del pianeta sono soltanto alcuni
esempi delle minacce ambientali cui siamo confrontati. La
tabella 1 fornisce una panoramica dei problemi ambientali
chiave.
9
Tabella 1
Valutazione dei progressi compiuti nei principali
temi ambientali in Europa (1993–1998)
Problema ambientale chiave
Progressi nella situazione
dell’ambiente
Cambiamento climatico
I
Acidificazione
Ozono troposferico
F
I
I
Sostanze chimiche
F
Rifiuti
I
Biodiversità
I
Acque interne
F
I
I
Esaurimento dell’ozono stratosferico
Ambiente marino e costiero
Degrado del terreno
Ambiente locale
Rischi tecnologici e naturali
F
6
6 = Situazione positiva.
F = Poco o nessun cambiamento.
I = Sviluppi negativi.
Fonte: Agenzia europea dell’ambiente, L’ambiente in Europa: seconda
valutazione, 1998.
Malgrado i progressi compiuti, l’industria manifatturiera
continua ad essere responsabile di gran parte dell’inquinamento ambientale. L’aumento del trasporto stradale,
l’uso di combustibili fossili nel settore dell’energia e le pratiche
agricole che hanno un impatto negativo sull’acqua e sul terreno
mettono inoltre a rischio i futuri progressi in campo ambientale.
10
L’occupazione
e l’ambiente
Gli effetti netti sull’occupazione delle politiche ambientali
sono positivi. È possibile che la legislazione ambientale
comporti in alcuni settori e regioni perdite di lavoro ma,
globalmente, il numero di posti creati supera nettamente
quelli persi. Inoltre, le perdite si verificano spesso nelle
industrie tradizionali e fortemente inquinanti mentre i nuovi
posti di lavoro sono creati in settori orientati al futuro come
le tecnologie pulite, le energie rinnovabili, il riciclo, il
risanamento urbano e rurale, la conservazione della natura.
La crescita dell’occupazione è particolarmente forte nel
settore dei servizi ambientali.
In generale, l’occupazione legata all’ambiente:
• si può trovare nelle grandi industrie, nelle PMI, nei settori
ad indirizzo non lucrativo come cooperative e associazioni e
nelle imprese miste pubbliche/private;
Riquadro 3
— Nel 2010 il mercato mondiale delle
tecnologie e dei servizi ambientali
dovrebbe rappresentare secondo le
stime 740 miliardi di ecu. Le imprese dell’UE sono in buona posizione
per affermarsi su una gran parte di
questo mercato (1).
— In Europa almeno 3,5 milioni di
persone lavorano in settori legati
all’ambiente (2). Di questi:
• 2 milioni di posti di lavoro
riguardano le tecnologie pulite,
l’energia rinnovabile, il riciclo dei
rifiuti, la protezione della natura e
del paesaggio e il rinnovamento
delle zone urbane e rurali;
• 1,5 milioni di persone lavorano in
imprese ecologiche che producono
beni e servizi ambientali usati direttamente a scopo ambientale (3).
— Entro il 2010, soltanto nel settore dell’
energia rinnovabile si potrebbero
creare 500 000 – 1 milione di posti di
lavoro in più (4).
(1) Global environmental markets: an
update, Ecotec, 1997.
(2) Rapporto sull’ occupazione
nell’EU 1997, Eurostat.
(3) Una stima delle eco-industrie
nell’UE,
Ecotec-Eurostat-Commissione
europea, DG Ambiente, 1997.
(4) Comunicazione della Commissione
europea, Energia per il futuro: le
fonti energetiche rinnovabili,
COM(97) 599 def.
11
• può essere a lungo termine o a carattere più temporaneo
e fornire soprattutto ai giovani la possibilità di migliorare le
loro chances in futuro di un lavoro a lungo termine;
• spesso migliora le capacità delle persone grazie ad una
formazione supplementare.
Zone con forti
sinergie
tra ambiente
ed occupazione
La Commissione europea ha identificato i seguenti
settori come particolarmente adatti per il collegamento
ambiente-occupazione. Su questi settori dovrebbero
concentrarsi le misure politiche di sostegno a livello europeo,
nazionale e locale.
Industria manifatturiera
• Gli investimenti nelle tecnologie pulite riducono l’uso
di risorse naturali come l’energia e l’acqua e limitano la
produzione di rifiuti. Il risparmio di costi che ne deriva
aumenta la competitività e può mantenere e/o creare posti
di lavoro.
• Lo sviluppo e la commercializzazione di prodotti «verdi» può
creare nuove opportunità commerciali e/o un’espansione
commerciale con effetti positivi sull’occupazione.
Trasporti
• Incoraggiamento di alternative all’automobile privata
grazie a un miglioramento dell’infrastruttura per i trasporti
pubblici, per i ciclisti e i pedoni e combinazione dei modi
di trasporto.
12
• Ricerca e sviluppo di opzioni tecnologiche più pulite come
l’automobile che consuma poca energia e produce zero
emissioni.
Energia
• Miglioramento della conservazione dell’energia negli
edifici pubblici e privati.
• Consulenza energetica per l’industria e le famiglie.
• Produzione e uso di energie rinnovabili (solare,
fotovoltaica, eolica, biomassa) e piani di trasformazione
dei rifiuti in energia.
Agricoltura
• Gestione e conservazione delle amenità naturali.
• Gestione sostenibile delle foreste.
• Sviluppo ed uso di nuove colture non alimentari, ad esempio
produzione di energia dalla biomassa.
• Agricoltura biologica.
Comportamento dei consumatori
• Il comportamento dei consumatori influenza fortemente
il tipo di prodotti e servizi offerti e rappresenta pertanto un
importante fattore di stimolo per modalità di produzione e
consumo più sostenibili nei settori sopra citati.
13
Ambiente e
occupazione: esempi
di integrazione
riuscita
1. Il programma di miglioramento ambientale a Berlino
(Germania) è un piano innovativo per ridurre
l’inquinamento causato dalle piccole e medie imprese
che ha contribuito a creare e a mantenere posti di lavoro
nonché a migliorare la competitività delle aziende
partecipanti. Il programma ha sostenuto 94 progetti in 64
imprese distinte di diversi settori industriali. Sono stati
ottenuti miglioramenti ambientali riducendo il consumo di
energia e di acqua, la produzione di rifiuti e di inquinanti
dell’aria come l’ossido di carbonio (CO2) e gli ossidi di
azoto (NOX). Il programma ha creato almeno 178 nuovi
posti di lavoro in imprese di servizio e agenzie ambientali e
670 anni/persona di lavoro per i fornitori di tecnologia.
2. Entreprise nouvelle vers l’insertion économique (ENVIE)
a Strasburgo (Francia): questa impresa, creata per
riciclare gli elettrodomestici, è ora diventata una rete
nazionale presente in 25 città. Inizialmente era volta a
fornire un lavoro a breve termine retribuito ai giovani,
nuove capacità e disciplina del lavoro per aiutarli a entrare
sul mercato del lavoro regolare. Il progetto è stato ora
aperto ad altri gruppi di età ed offre non soltanto
un’esperienza lavorativa ma anche una formazione
specializzata presso l’impresa stessa oppure nell’ambito di
workshop di imprese private che cooperano. I vantaggi
ambientali del progetto sono il recupero di condensatori e
di lubrificante per compressori, la diminuzione degli
scarichi illegali di spazzatura e la riparazione di
elettrodomestici per riutilizzo. Dal 1984 ENVIE ha fornito
tirocini di lavoro a oltre 1 800 persone in tutta la nazione.
Accanto a molti lavoratori su base temporanea (400
soltanto nel 1996) ENVIE conta 100 posti di lavoro
permanenti come amministratori e dirigenti.
14
3. Il Tweed Horizon Centre for Sustainable Technology nella
regione frontaliera scozzese del Regno Unito è una
vecchia università trasformata in edificio per uffici. Offre
un ambiente «protetto» per l’avvio di imprese sostenibili
con un potenziale di crescita sui mercati mondiali,
promuove tecnologie come la produzione combinata
di calore e di elettricità in centrali alimentate con
biocombustibile ed incoraggia la riconversione dei terreni
agricoli eccedenti. Il progetto è stato completato nel 1996
e comprende ora 18 imprese con un fatturato di 3,5 milioni
di ecu nel secondo anno e 70 posti di lavoro di cui 40-50
di creazione recente. Le imprese che partecipano a Tweed
Horizon operano in numerosi campi commerciali tra cui
il riciclo e l’efficienza energetica.
4. Nelle isole Canarie (Spagna), il programma AdaptRenovable, finanziato dal Fondo sociale europeo, mira a
sviluppare l’energia rinnovabile e le risorse idriche per
ridurre la dipendenza da risorse importate e limitate. Ciò
contribuirà a gestire meglio il fabbisogno di energia e di
acqua nelle isole imposto dal turismo. Il progetto fa parte
di un programma più vasto per aiutare le piccole e medie
imprese ad adattarsi alle nuove condizioni commerciali
ed economiche. Il progetto dovrebbe creare 50 posti di
lavoro e fornire una formazione a 350 persone nei campi
dell’energia rinnovabile, della dissalazione e del riutilizzo
dell’acqua.
15
L’EU, l’ambiente
e lo sviluppo:
azione futura
La costruzione di un’Unione europea che incoraggi la crescita
economica e fornisca al tempo stesso sufficienti possibilità di
lavoro in un ambiente pulito e sano deve essere il nostro
obiettivo. Ciò comporterà il ricorso a diversi strumenti politici
quali la piena attuazione della legislazione ambientale, aiuti
finanziari, incentivi fiscali, informazione, educazione e
formazione e politiche attive concernenti il mercato del
lavoro. L’integrazione riuscita di ambiente ed occupazione
sarà possibile però soltanto se tutti i partner interessati
(industria, sindacati, autorità pubbliche, organizzazioni non
governative e settori della finanza e della ricerca) sono
disposti a cooperare insieme.
In questo contesto il ruolo principale della Commissione
europea è fornire il quadro generale per l’azione in
cooperazione a livello nazionale, regionale e locale e fornire
le necessarie iniziative politiche:
• piena attuazione della legislazione ambientale dell’UE,
soprattutto nei settori dell’acqua, dei rifiuti e della
conservazione della natura. L’attuazione della legislazione
ambientale dell’UE comporterà nuovi investimenti e creerà
quindi occupazione nei 15 Stati membri nonché nei paesi
che aderiranno prossimamente all’Unione europea;
• continuazione degli sforzi per garantire che i finanziamenti
degli strumenti finanziari europei come il Fondo di coesione
siano assegnati a programmi e progetti che promuovono e
perseguono contemporaneamente la crescita economica,
l’occupazione e lo sviluppo sostenibile. In questo contesto
è essenziale sostenere un’educazione e una formazione
ambientale rispondenti a profili di lavoro nuovi ed
aggiornati;
16
• correzione dell’attuale sistema fiscale abbandonando
l’imposizione sul lavoro e spostandola sull’inquinamento
ambientale e sullo spreco di risorse naturali. Un primo passo
in questa direzione è stata la proposta di una direttiva del
Consiglio sulla tassazione dell’energia. Il gettito dell’imposta
sull’energia/ambiente servirà a diminuire i costi del lavoro;
• orientamenti agli Stati membri per le loro strategie e
politiche nazionali sull’occupazione tramite la pubblicazione
annuale degli «Orientamenti in materia di occupazione».
Gli orientamenti in materia di occupazione 1999 impongono
agli Stati membri di promuovere misure atte a sfruttare
pienamente le possibilità di lavoro, ad esempio nel settore
delle tecnologie ambientali e in quello dei servizi ambientali;
• promozione ed estensione della valutazione tecnologica per
includere l’occupazione e gli effetti ambientali. Ciò faciliterà
il progetto decisionale delle imprese pubbliche e private
che desiderano combinare le finalità ambientali ed
occupazionali;
• analisi comparativa, ambientale e sociale, in determinati
settori industriali. L’analisi comparativa può essere
estremamente utile per orientare gli investimenti verso
prodotti e progetti più puliti e per realizzare un risparmio
dei costi;
• la diffusione dell’informazione migliora la visibilità delle
attività in corso in materia di ambiente e di occupazione nei
settori pubblico e privato. Tra breve sarà disponibile su
Internet una banca dati sulle industrie legate all’ambiente.
La DG Ambiente intraprende inoltre studi su vari aspetti
dell’occupazione legata all’ambiente, come la valutazione
del potenziale di esportazione delle tecnologie ambientali
17
e i loro effetti sull’occupazione. Essa contribuisce anche
al finanziamento di sei progetti di informazione e
sensibilizzazione sull’ambiente e l’occupazione che sono
svolti da organizzazioni esterne;
• una nuova edizione degli orientamenti in materia di
occupazione 1999 che imponga agli Stati membri di sfruttare
pienamente le opportunità di creazione di posti di lavoro
anche nel settore ambientale e in modo specifico
nell’industria dei servizi ambientali.
L’Unione europea entra nel XXI secolo con un’unica moneta e
si sta espandendo con nuovi Stati membri e non può quindi
permettersi di ignorare o accettare i costi economici e sociali
legati ad una disoccupazione elevata e ad un ambiente
insoddisfacente.
Il fatto che il miglioramento ambientale e la creazione
di posti di lavoro vadano di pari passo è una buona notizia.
Trasformiamola in realtà!
18
Altre informazioni e modulo di ordinazione
La direzione generale Ambiente della Commissione europea è
responsabile per le questioni relative all’ambiente, alla sicurezza nucleare e alla protezione civile. La DG Ambiente produce periodicamente rapporti ed altre pubblicazioni concernenti
l’intero spettro dei temi ambientali.
Si possono trovare maggiori informazioni sulle politiche
ambientali sul sito web della DG Ambiente sul server Europa:
http://europa.eu.int/comm/dgs/environment.
Il sito comprende un catalogo on line di pubblicazioni, molte
delle quali gratuite.
È anche possibile ordinare l’elenco delle pubblicazioni disponibili della DG Ambiente completando il modulo allegato e
rispedendolo al seguente indirizzo:
Internet: http://europa.eu.int/comm/dgs/environment
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Ulteriori informazioni
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