Anno II - Numero 85 - Mercoledì 10 aprile 2013
Direttore: Francesco Storace
Roma, via Filippo Corridoni n. 23
NON POSSIAMO PERMETTERCI CINQUE ANNI DI TASSE MODELLO MONTI
FISCO IMPLACABILE
IL PDL NON SI ILLUDA SUL GOVERNO FACILE
MEGLIO IL VOTO CHE L’INCIUCIO COL PD
Si elegga in maniera condivisa il capo dello Stato e poi si riaprano le urne
di Francesco Storace
a a che serve un
governo tra Pd
e Pdl? Dall’incontro tra Bersani e Berlusconi
e’ difficile prevedere l’uscita
di una pietanza gradita ai cittadini. Perche’ l’hanno tirata
troppo per le lunghe.
Se all’indomani del voto i due
maggiori partiti a vocazione
governativa avessero subito
preso atto della consultazione
elettorale, con le tre minoranze – grillini inclusi – sostanzialmente al 30 per cento
ciascuna – sarebbe stato difficile immaginare un no pregiudiziale dall’esterno. Ma
ora, con tutta la manfrina che
ne e’ seguita, come si fa a
immaginare che si possa procedere tranquillamente, con
tutto quello che si sono sbattuti
sul muso?
Credo che si debba semplicemente aspettare l’elezione
del nuovo presidente della Repubblica, quella si’ da auspicare piu’ condivisa possibile,
e poi procedere ad una nuova
consultazione popolare, scommettendo sul crollo di un movimento a cinque stelle assolutamente deficitario sul fronte
dell’offerta politica e di governo. Ma se deputati e senatori facessero gratis il loro mestiere, che altro potrebbero
gridare i pasdaran del grilli-
M
smo appena —ascesi al soglio
parlamentare?
Il Parlamento appena eletto
non e’ in grado di offrire un
futuro al popolo italiano. Troppo distanti sono le differenze
e del resto appare una barzelletta che possano di nuovo
ritrovarsi insieme – come al
tempo della nomina di Monti,
orrore! – gli avversari di cinque minuti fa, che sabato prossimo scenderanno di nuovo
in piazza, contrapposti come
al tempo delle elezioni. Berlusconi, che invoca di gover-
nare; Bersani, che maledice
il popolo bue che non gli ha
dato la maggioranza al Senato.
Cinque anni di tasse non le
possiamo sopportare e vale
poco la promessa di un governo di scopo che magari
stia li’ per varare una sacrosanta riforma della legge elettorale. Se non ci sono riusciti
nella scorsa legislatura, non
si capisce come faranno a
farlo in questa, nonostante
tutta la buona volonta’ dei
contestatissimi saggi di Gior-
gio Napolitano…
Il leader del Popolo della Liberta’ teme – e non a torto –
giochini giudiziari sulla sua
pelle. Ma e’ sicuro che il salvacondotto possa venire dai
suoi nemici? Io credo che il
Pd stia solo semplicemente
prendendo tempo per rubarsi
anche il Quirinale ed avere
ancora una volta le mani sull’istituzione piu’ importante e
ormai decisiva della repubblica. Berlusconi deve semplicemente dire che non si
puo’ ingannare il popolo ita-
liano e pretendere rispetto,
non posti a palazzo Chigi.
Tanto, qualunque governo dovessero varare, non durerebbe piu’ di qualche mese. E
toccherebbe a chi sta da questa parte del campi dire “resistere, resistere, resistere”.
E se si resiste, si cancella la
sinistra come ipotesi di governo per i prossimi dieci
anni. Per favore, non fatevi
abbindolare dal governo facile. E inutile, oltre che dannoso (per gli italiani).
Robert Vignola a pag. 2
rutte notizie per i lavoratori dipendenti e per
coloro che percepiscono
la pensione. Nelle pieghe del
Decreto Salva Italia si rileva
che sarà possibile da parte di
eventuali creditori ottenere il
pignoramento della pensione
(cosiddetto pignoramento
presso terzi). I pensionati rischieranno così di perdere
tutta la rata mensile e non più
solo un quinto, come previsto
dal codice di procedura civile.
Lo stesso allarme è scattato
anche per chi vive di busta
paga. Il d.l. riguarderebbe infatti pure i lavoratori dipendenti
percipienti salario mensile in
busta paga. Sostanzialmente
sarebbe stato legalizzato il superamento del limite del "quinto pignorabile".
Fermo restando quanto previsto dalle norme, è stato semplicemente trovato un escamotage che consente di rivalersi per intero, grazie al fatto
che, da dicembre 2012, anche
pensioni e stipendi, se superiori ai mille euro, non sono
più pagabili in contanti ma
esclusivamente tramite conto
corrente bancario, postale o
libretto di risparmio.
A partire dal mese di dicembre
dello scorso anno, in coincidenza col pagamento della
tredicesima, l'obbligo di accredito sul conto si è esteso
a gran parte dei lavoratori dipendenti e dei circa 16 milioni
di italiani che percepiscono
una pensione giacché molti
di loro hanno superato il limite
di legge.
B
Marò
CONSULTA
Legge salva Ilva:
è costituzionale
MARGARET THATCHER, IPOCRISIA E PROFEZIE
di Federico Campoli
L
Show per le commissioni
La tragedia della crisi
Crisi
Sanità
I grillini occupano
Camera e Senato
Raffica di suicidi
senza precedenti
Potere d’acquisto
delle famiglie a -4,8%
Non si placa la bufera Le mani della mafia
sull’Idi San Carlo
sui lavori del porto
a pag. 2
a stampa italiana ha già dato il via ad
un ipocrita elogio funebre per la Lady
di ferro. Decisionista, riformista, liberalista. Praticamente, aveva tutti gli “ismi”
degli odierni centrodestra e centrosinistra.
Tutti tranne uno, quello più importante:
l’europeismo. Sono rimasti celebri i suoi
“no, no, no”, pronunciati nella House of
Parliament, contro l’ingresso del Regno
Unito nella Comunità europea. Ma la sua
ostilità alla Ce non era semplice isolazionismo all’inglese o fanatismo monetario. La
Lady di ferro vedeva nel progetto unionista
la realizzazione delle mire tedesche. Fu
sempre lei a dire che “l’Euro risulterà fatale
per le economie dei paesi più poveri” devastandoli. E tutto ciò, secondo la Thatcher,
sarebbe accaduto perchè “la Germania”
avrebbe ritrovato “la sua naturale fobia
dell’inflazione”. Queste parole venivano
pronunciate nel 1990, davanti ai molti suoi
hanno portato alle disastrose conseguenze,
che oggi siamo costretti ad affrontare. Ebbene sì, è proprio Romano Prodi che lancia
questa accusa. Proprio quel Romano Prodi
che nel ’96-’97 diceva che “con l’Euro
avremmo lavorato un giorno in meno e
guadagnato come se avessimo lavorato un
giorno in più”. Lo stesso Romano Prodi
che ha svenduto l’Iri, provocando al nostro
Paese un’emorragia di miliardi di lire. Lo
stesso Romano Prodi, la cui visione della
moneta unica ci ha portato al disastro.
Probabilmente, non sa (o fa finta di non
sapere) che, senza il mantenimento di politiche volte alla sovranità nazionale, non
possono esistere riforme che non portino
ad una crisi. Questo la Thatcher lo sapeva.
Di certo, non si può negare che l’ideologia
liberal-capitalista abbia condotto il Vecchio
Continente al disastro. Ma se, sul piano
economico, il Regno Unito ha retto all’urto
della crisi grazie a lei, forse è il caso di
farsi due domande.
a linea dei giudici di Taranto
non è passata. Dopo una
lunga camera di consiglio, la
Corte costituzionale ha infatti
respinto i ricorsi presentati sulla
cosiddetta legge salva-Ilva. Quest’ultima è stata quindi giudicata
conforme al dettato costituzionale e ciò significa che la produzione di acciaio continuerà
seguendo le prescrizioni fissate
dall’Aia e contenute nel testo
varato il 24 dicembre scorso,
per il quale i giudici avevano
paventato un conflitto tra poteri
dello Stato. La Corte avrebbe
dunque dichiarato in parte inammissibili in parte infondate le
questioni di legittimità sollevate:
ora c’è attesa per le motivazioni
della sentenza.
L
Micol Paglia
Pignorabilità
oltre il quinto
nelle pieghe del
“salva-Italia”
Fruch e Parisi
pag. 6
colleghi scettici. 23 anni dopo la storia le
ha dato ragione. Mentre il Regno Unito sta
ritrovando il suo peso nella scena mondiale,
la Germania continua a tenere il pallino
della situazione e i paesi eurodeboli subiscono inermi i diktat della troika. In questo
contesto, diventa curiosa la critica mossa
da Romano Prodi. L’ex Presidente del Consiglio ha accusato la Thatcher di essere “la
madre della crisi”. Secondo lui, le politiche
liberaliste dell’ex Primo Ministro britannico
Giuseppe Sarra
a pag. 3
Valter Brogino
Trapani
pag. 6
Federico Colosimo
a pag. 8
Il premier indiano:
“Processo breve”
an Ki Moon, il Segretario
generale alle Nazioni Unite,
ha incontrato il Presidente della
Repubblica, Giorgio Napolitano.
“Spero che il caso venga risolto
armoniosamente, giudiziosamente, con il dialogo” ha dichiarato
il sudcoreano durante l’incontro.
Intanto, Mario Monti ha telefonato
al suo omologo indiano, Manmohan Singh, che si è detto
contento della decisione italiana
di rimandare i marò a New Delhi.
“contribuirà a rendere più sollecita
una positiva soluzione del caso”
ha dichiarato il Primo Ministro
indiano. Inoltre, ha detto che,
grazie al nostro atteggiamento, i
due fucilieri verranno sottoposti
ad un processo breve.
Servizio a pag. 5
B
2
Mercoledì 10 aprile 2013
Attualità
Ieri l’atteso incontro alla Camera tra i leader delle maggiori coalizioni in Parlamento
Il corsivo
Tra Bersani e Berlusconi
prove tecniche di dialogo
Per il Quirinale e Palazzo Chigi
c’è anche un’ipotesi… dinastica
Moderato ottimismo di Enrico Letta (Pd) e Angelino Alfano (Pdl):
resta la distanza, ma l’accordo sul Capo dello Stato è possibile
lla fine si sono visti.
Di pomeriggio.
Un’ipotesi che soltanto la mattina di
lunedì sembrava
impossibile, si è invece concretizzata sotto il cielo primaverile di ieri. Un’ora di colloquio e poco più, non abbastanza per pensare di poter
sciogliere i tanti, troppi nodi
che separano le parti dall’aprire la pagina di una nuova
esperienza di governo, né
per produrre l’attesa fumata
bianca sul prossimo inquilino
del Colle. Ma comunque un
buon incontro, secondo la definizione che ne ha dato Enrico Letta, vice presidente del
Pd, con tutta la cautela del
caso. “È stato un buon incontro, ma siamo solo all’inizio”,
questa la dichiarazione affidata da Letta ai taccuini affamati, nell’immediatezza della
chiusura dell’incontro, avvenuto alla Camera. “Un incontro
utile per chiarirci sui criteri
per individuare insieme una
rosa di personalità che possa
rappresentare l'unità del paese. In un momento di grandi
A
divisioni, il Pd sente la forte
responsabilità che sul presidente della Repubblica ci sia
un segnale forte di unità nazionale”, ha aggiunto il vice
presidente del Pd. Spiegando
tuttavia che non è ancora tempo di nomi per il Quirinale.
“Ci siamo concentrati sulla
scelta del presidente della
Repubblica. Penso che ci saranno più incontri con il Pdl
e altri. L'idea è di dare un segnale forte di coesione di
tutte le forze politiche”, ha
concluso Letta.
E come con Bersani era presente Letta, così Berlusconi
ha voluto al suo fianco Angelino Alfano. Al quale sono stati
affidati i primi commenti a
caldo perla sponda del Pdl.
“L'incontro con Bersani e Letta
Il Quirinale:“La carceri
siano a misura d’uomo”
- spiega il segretario del Pdl,
Angelino Alfano, nella nota
diffusa a margine del colloquio - è stato l'occasione per
confermare quel che abbiamo
sempre detto: il Presidente
della Repubblica deve rappresentare l'unità nazionale
e dunque non può essere, e
neanche può apparire, ostile
a una parte significativa del
popolo italiano. Nei prossimi
giorni potranno esserci ulteriori appuntamenti per compiere ogni sforzo tendente ad
assicurare condivisione per
una scelta così delicata e importante”.
Dietro ai commenti, la situazione è insomma in evoluzione. Il moderato ottimismo pare
giustificato da un dato in particolare: il ghiaccio è stato
rotto. Altri segnali, quali il naufragato tentativo di redigere
un comunicato congiunto PdPdl, dicono invece che tra le
parti resta distanza. È vero
però che le terga del Pd sembrano costrette a muoversi
dalle manovre che la corrente
renziana sta mettendo in atto:
il sindaco di Firenze gira l’Italia, ieri era al Vinitaly di Verona
dove è stato accolto come un
star. I suoi sembrano voler in
questa fase sabotare un possibile accordo tra Pd e Pdl,
promuovendo Romano prodi
al Colle: evidentemente vogliono sbarazzarsi di Bersani
e andare al voto (via Primarie)
il prima possibile. Anche per
questo Bersani sembra sceso
a più miti consigli con il centro-destra. Domani incontrerà
la Lega (ieri Bossi consigliava
al Cav di votare per un governo Bersani e immaginava
Marini al Colle), poi toccherà
a Grillo. Probabilmente, alla
fine del nuovo giro di consultazioni, tornerà a vedersi con
Berlusconi. Il 18 aprile, d’altronde, è sempre più vicino.
Robert Vignola
ome nascerà la Terza Repubblica? Con dolore, si
direbbe. Basta darsi una
guardata in giro, leggere le cronache e si vede quanto difficile
sia questo momento per la povera Italia. La politica ci sta
mettendo del suo, ma nel difficile percorso per insediare
qualcuno a Palazzo Chigi da
qualche giorno si fa anche il
nome di Enrico Letta. Il vicesegretario del Pd, anche secondo un articolo apparso a
pagina 2 de Il Tempo di ieri,
sarebbe in soldoni il piano B
per archiviare la pratica Bersani.
Insomma, qualora le diplomazie
del suo partito e del Pdl fallissero nel tentativo in atto di varare un qualche tipo di governo
da affidare a Bersani, l’asso
nella manica sarebbe proprio
Letta, ovviamente da proporre
al prossimo Capo dello Stato.
Il quale, non sfuggirà, se si
C
vuole davvero creare una stagione di dialogo, che debba
essere comunque individuato
in una figura gradita al centrodestra. In tal senso è noto che
il Pdl un suo nome per il Quirinale ce l’ha: è quella di Gianni
Letta, l’eminenza grigia perennemente alle spalle del Cav. Il
quale porta lo stesso cognome
dell’Enrico del Pd non per caso,
ma per parentela, e anche piuttosto stretta. È infatti lo zio del
vice di Bersani.
Tornando alla domanda iniziale,
c’è quindi anche il rischio che
la Terza Repubblica nasca con
un atto, per così dire, di vero e
proprio “nepotismo”, visto che
sarebbe lo zio ad incaricare il
nipote di formare un governo.
Altro che Repubblica presidenziale: sarebbe, forse, il primo
caso di Repubblica di stampo… dinastico.
R.V.
Molti vorrebbero come candidato di bandiera il Pm Guariniello
Un giudice al Quirinale anche per Grillo
Intanto deputati e senatori fanno il loro inutile show
occupando aule a Montecitorio e Palazzo Madama
orna d’attualità il tema
delle carceri. Ieri il Segretario generale della
Presidenza della Repubblica, Donato Marra, in occasione del XXIV Consiglio
Nazionale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria,
ha inviato al Segretario generale, Donato Capece, un
messaggio nel quale ricorda
come “il Presidente Napolitano ha più volte, e anche
molto di recente, colto ogni
occasione per denunciare
l’insostenibilità delle condizioni in cui versano le carceri, sottolineando che ‘il
sovraffollamento degli istituti, le condizioni di vita degradanti che ne conseguono, i numerosi episodi di
violenza e di autolesionismo…, le condotte di inquieta insofferenza o di triste
insofferenza sempre più diffuse tra i reclusi, la mancata
attuazione dunque delle regole penitenziarie europee
T
confermano purtroppo la
perdurante incapacità del
nostro Stato a realizzare un
sistema rispettoso del dettato dell’art. 27 della Costituzione repubblicana sulla
funzione rieducativa della
pena e sul 'senso di umanità'
… cui debbono corrispondere i relativi trattamenti’.
L’acuta criticità della situazione impegna anche la Polizia Penitenziaria a una
complessiva riflessione sul
tema al fine di formulare, in
spirito di costruttiva collaborazione, proposte per un
sistema di gestione della
pena più conforme ai principi costituzionali. Con tale
auspicio il Presidente della
Repubblica rinnova il suo
apprezzamento alle donne
e agli uomini della Polizia
Penitenziaria per l’impegno
e la professionalità con cui
svolgono la loro delicata
funzione”, è la conclusione
della lettera di Marra. R.V.
Quirinale - Ci siamo. Il toto nomi per il
successore di Giorgio Napolitano è cominciato anche fra i grillini. Il Movimento del
comico-leader a 5 stelle sembrerebbe aver
deciso chi sarà il suo candidato per il Colle.
Punteranno, a ciò che si legge sul web, su
Raffaele Guariniello che, nella vita, fa il magistrato. Il giudice piemontese (è assegnato
al Tribunale di Torino dal 1992), avrebbe
sorpassato a destra gli altri, pittoreschi, “papabili” candidati. Nei mesi scorsi, infatti, si
era parlato di Dario Fo (il nome lo aveva
fatto direttamente Beppe Grillo), Gino Strada
e Gustavo Zagrebelsky. A quanto emerso
in rete, però, i “cittadini” a 5 stelle vorrebbero
puntare, anche loro, su un uomo di legge.
Un magistrato, quindi, sarebbe la soluzione
migliore. Specie se si è occupato di processi
noti, come quello del rogo alla TyssenKrupp
ed Eternit. A sostenerlo, ci sarebbe un
nutrito gruppo di parlamentari del MoVimento e molti militanti, soprattutto piemontesi.
Dal canto suo, il probabile candidato incassa
felice (e come non potrebbe essere altrimenti) la nomina: “Io al Colle? L’idea mi
onora”, avrebbe risposto Guariniello a
quanti gli chiedevano come avesse preso
la notizia.
Occupazione - E mentre sul web i grillini
discutono su chi debba prendere il posto
di Napolitano, i neo-eletti a 5 stelle devono
aver scambiato le aule del Parlamento con
quelle di scuola. Già, perché l’ultima brillante
iniziativa degli adepti del comico-leader è
stata quella di occupare Montecitorio e Palazzo Madama. È successo ieri sera. Fino a
mezzanotte ed un minuto, i “cittadini” del
M5S sono rimasti seduti ai loro posti, dando
vita ad un’iniziativa che, più che una protesta,
aveva il sapore di una sceneggiata. La delirante occupazione è dovuta alla mancata
nomina delle commissioni parlamentari.
Così, i parlamentari grillini sono rimasti
nelle rispettive aule anche dopo la fine
della seduta, leggendo brani della Costituzione e dei vari Regolamenti parlamentari.
Una scena che sembra uscita un po’ da
“l’attimo fuggente”, peccato che –è il caso
di ripeterlo- non siamo al liceo ma al Senato
ed alla Camera.
Dalla “Casa” alla Camera - D’altra parte,
non ci si può aspettare nulla di differente
da un movimento-non partito, che fra le
schiere dei suoi eletti può annoverare Rocco
Casalino. Ex concorrente del Grande Fratello
ricordato prevalentemente per le sue dichiarazioni (a tratti oscene) a “Buona Domenica”, riguardanti le sue abitudini sessuali
–i video delle sue ospitate sono tutti “misteriosamente” spariti dal web-, è stato addirittura inserito nel pool di grillini che si è
recato da Pierluigi Bersani al momento
delle consultazioni. Non solo, per Casalino,
adesso è arrivata anche la nomina a re-
sponsabile dei rapporti con tv e multimedia.
Allora sì, che i militanti del M5S possono
stare tranquilli.
Faide interne e dissidenti (eventuali) Intanto, a Bologna, nota roccaforte dei grillini,
è scoppiata una vera e propria faida. Massimo Bugani, capogruppo del M5S del capoluogo emiliano, è stato accusato di aver
inviato mail “offensive ed insultanti” a Federica Salsi, l’ex grillina che –in polemica
con il comico-leader- aveva abbandonato
il MoVimento. È stato necessario l’intervento
congiunto ed in prima persona di Grillo e
Casaleggio per risolvere la situazione, ribadendo il loro appoggio a Bugani, ça va
sans dire.
Ma la faida di Bologna non è l’unico grattacapo dei boss a 5 stelle. Tommaso Currò,
eletto alla Senato fra le file dei grillini, già
sembrerebbe averci ripensato. Voci di corridoio, prontamente smentite, lo vorrebbero
vicino all’uscita dal M5S per andarsi a posizionare nel gruppo misto. Motivo del dissenso sarebbe il mancato dialogo del MoVimento 5 stelle con il Pd. Currò lo avrebbe
detto chiaro e tondo, suscitando l’ira funesta
del resto del non-partito di Grillo. Ora come
ora, “Currò resta dov’è, salvo decisione
dell’assemblea”. Queste le direttive che
vengono dall’alto. Per adesso.
Appuntamento alla prossima puntata.
Micol Paglia
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Mercoledì 10 aprile 2013
Attualità
Incerto il futuro del quotidiano. I soci pronti all’aumento di capitale
Crisi, la ripresa tarda ad arrivare. Continua il trend negativo dell’economia
Editoria: acque agitate al Corriere
Famiglie italiane sempre più povere
Il direttore Ferruccio De Bortoli si taglia lo stipendio del 20%
ma rischia di essere sostituito. Calabresi (La Stampa) in pole
Il reddito per nucleo è quasi un terzo inferiore a quello dei
tedeschi. Ma la forbice potrebbe essere anche più ampia
el silenzio dei media
scoppia il caso Corriere. Il più grande
quotidiano italiano – fondato a Torino nel 1876 da
Eugenio Torelli Viollier e
Riccardo Pavesi - è in crisi
profonda. Il debito ammonterebbe a 845,8 milioni di
euro. Una cifra enorme.
Così, è iniziata la trattativa
dei soci della “Rcs Mediagroup”, casa editrice, con
le banche creditrici.
Nel frattempo – da buon padre
di famiglia, trentennale la sua
esperienza al Corriere – il direttore Ferruccio De Bortoli annuncia il taglio dei propri emolumenti del 20% a partire dal
prossimo mese e invita i redattori a rinunciare al 5% degli stipendi e a tutti i benefit. Una
“piccola” cura dimagrante: dal
ricco contratto integrativo, all’auto (non ne usufruiscono gli
ultimi cronisti assunti) fino al telefonino. Un gesto, secondo De
Bortoli, che “dimostrerebbe l’attaccamento dei giornalisti alla
testata”. Un’azione nobile. Rispetto ai pensionamenti e prepensionamenti richiesti dall’azienda – 110 unità – il direttore
del Corriere propone “la rine-
N
Ferruccio De Bortoli
goziazione di alcuni istituti contrattuali in modo per ridurre in
tre anni il coste del lavoro”.
Senza però “trascurare le fasce
più deboli”.
Secondo indiscrezioni, però,
Ferruccio non sarebbe più gradito alla guida della storica testata. Tra i papabili Mario Calabresi, oggi a “La Stampa”.
Ma il clima non è sereno in via
Solferino. Oggi è prevista anche
la riunione di redazione. Da Torino, John Elkann - terzo socio
di Rcs con il 10,4% - ha annunciato che la ''Fiat aderisce all'aumento di capitale, il piano è
credibile''. Prematuro invece
dire se gli azionisti rileveranno
anche l'eventuale inoptato: "Su
questo dobbiamo vedere più
in là – ha detto - quando si
saprà quant'è. Le banche
sono quelle che dovrebbero garantire il buon esito
dell'operazione".
Sul fronte aziendale, secondo fonti di via Solferino
– nel corso della riunione
degli azionisti di lunedì
scorso – sarebbe stato dato
il via libera all’aumento di
capitale a sostegno del
piano di sviluppo. Due tranche da 400 milioni di euro
per il prossimo luglio e altri
200 entro il 2015. Inoltre, nei
prossimi giorni, sarà convocata
un’assemblea straordinaria per
fare il punto della situazione sul
debito. Dovrebbe esserci anche
un vertice tra il cfo della casa
editrice, Riccardo Taranto, e il
capo della divisione corporate
di Unicredit, Vittorio Ogliengo.
All’ordine del giorno la questione legata al rifinanziamento
e la partecipazione dell’istituto.
“Ci sono lavori in corso, non
siamo ancora arrivati a parlare
di condizioni e cifre. Aspettiamo informazioni più precise”,
si è limitato a dire l’amministratore delegato di Unicredit
Federico Ghizzoni.
Giuseppe Sarra
risi, disoccupazione
e tasse (Imu, Irpef,
Tarsu e imposte locali). Questi i fattori principali
che hanno influito sul crollo
del potere d’acquisto delle
famiglie italiane. Rispetto al
2011 infatti è sceso di 4,8
punti percentuali. Risulta la
rilevazione peggiore dal
1995, anno in cui è stato
istituito il dato. Non è di
buon auspicio neanche la
stima del IV trimestre 2012,
nei confronti dell’anno precedente, che diminuisce ulteriormente (-5,4%). Brusca battuta
d’arresto anche per il reddito
disponibile, sceso del 2,1%.
"Il crollo record del potere di
acquisto ha messo in difficoltà
economiche quasi una famiglia
su quattro (24 per cento), ma la
situazione è destinata addirittura
a peggiorare per quasi la metà
degli italiani (48%)". Questa l’analisi della Coldiretti-Swg in riferimento ai dati diffusi dall’Istat.
Anche il presidente della Bce,
Mario Draghi, qualche giorno
fa aveva annunciato che nel 2013
“la ripresa era ancora a rischio”:
detto e fatto. Il 51% delle famiglie
italiane ha difficoltà a pagare le
spese correnti, mentre l’8% non
C
ha un reddito sufficiente nemmeno per l’indispensabile. Soltanto l’1% dei cittadini infatti può
concedersi dei lussi. Una situazione raccapricciante. Sul fronte
consumi, gli italiani acquistano
semplicemente i prodotti di prima necessità. Nessuna inversione di tendenza neanche nell’Eurozona. Circa il 50 per cento
delle famiglie sono indebitate.
Nella maggior parte dei casi si
tratta di mutui immobiliari per
l’acquisto dell'abitazione. A beneficiarne di tale situazione solo
la Germania. Il reddito familiare
del nostro Paese è quasi un terzo
inferiore a quello dei tedeschi.
Ma la forbice potrebbe essere
anche più ampia – da quanto si
apprende dalla Bce, infatti – i
dati di riferimento risalgono
a tre anni fa.
''Chi si sorprende di fronte
al crollo del potere d'acquisto o al reddito disponibile delle famiglie – ha spiegato il segretario generale
dell’Ugl, Giovanni Centrella
- è in cattiva fede'' che denuncia ''un progressivo impoverimento'' iniziato ''almeno dall'entrata dell'euro''.
Anche la sinistra, ormai, intravede nel quoziente familiare – storica battaglia della
destra italiana - l’unica soluzione
per tamponare la morsa della
crisi.
Il sindacalista, inoltre, boccia anche le politiche di austerità dell’Unione Europea, di Mario Monti
e dei suoi tecnici: ''Se il mercato
interno è in una stasi quasi irreversibile, lo dobbiamo anche
ad una scellerata politica economica perpetrata per anni e
votata al rigore, fatta di tasse e
di tariffe scaricate sul ceto-medio
basso''. Secondo un’indagine effettuata dalla Confsal Unsa, invece, con il blocco dei contratti
scaduti dal 2009 "sta facendo
mancare come minimo 6 mila
euro dalle tasche di ogni lavoG.S.
ratore".
Focus
4
Mercoledì 10 aprile 2013
Equitalia: chi riscuote più cartelle avrà il 3,5% in più dello stipendio annuo
Prima di tutto i “premi incentivanti”
Ogni giorno imprenditori, negozianti e cittadini decidono di uccidersi per i debiti a cui non riescono a far
fronte. Ma i sindacati dei dipendenti dell’ente riscossione si lamentano per i tempi lunghi dell’esazione
di Carola Parisi
utto ricorda Hobbes
e la sua teoria dello
Stato. Il diritto ha origine naturale per
ogni ente, inclusi gli
esseri umani (ma anche l'ambiente in cui vivono), ed è innato in ogni individuo. Avendo
diritto ad ogni cosa, a causa
della scarsità dei beni disponibili, gli uomini ingaggiano
una guerra di tutti contro tutti
(bellum omnium contra omnes) e l'uomo è un lupo divoratore per ogni altro uomo
(homo homini lupus). La sua
concezione degli esseri umani
sta nel considerarli naturalmente egoisti, pericolosi e costantemente bramosi di potere.
Una teoria sulla natura dell’uomo, che nel ‘600 non fu
molto apprezzata, ma che oggi
sembra essere diventata la
chiave di lettura del presente.
Un po’ quello che succede in
T
Equitalia. Una vera e propria
guerra di tutti contro tutti: da
una parte negozianti, imprenditori e cittadini che, ormai
sommersi di debiti, combattono una battaglia, purtroppo
solo ideale, contro l’ente di riscossione (e spesso arrivano
ad uccidersi); dall’altra Equitalia
assegna “premi incentivanti”,
cioè soldi in più pari al 3,5%
dello stipendio annuo, ai dipendenti che riscuoteranno
più cartelle esattoriali (come
previsto nell’art.50 del Contratto applicato a dirigenti, funzionari ed impiegati dell’ente).
A causa della crisi economica
questi “premi produzione” (se
così possono essere chiamati)
si sono fatti più magri. E subito,
puntuale, la rivolta dei sindacati
Cigl-Fisac, UilCa, CislFiba ed
altre sigle che in una nota comunicano: “Gli importi verranno ulteriormente ridotti”.
Tutti compatti nel difendere
gli incentivi per i riscossori
più efficienti. Già a fine 2011
…Un’altra storia di debiti e riscatto
uella di Giovanni D., 54 anni, di Fara Gera d’Adda, è una
storia drammatica. Gli ultimi 20 anni sono stati un continuo
andirivieni di cartelle esattoriali e debiti con le banche. Il
tutto culminato poi nel processo per bancarotta fraudolenta per
distrazione di soldi, che, alla fine, sono stati impiegati in gran
parte per pagare Equitalia. Ora giunge finalmente il momento
del riscatto con l’assoluzione, dal momento che il fatto non costituisce reato. Dal 1986 al 1993 era socio con altre tre persone
di un caseificio. Uscito dalla società, per via di un incidente, ha
aperto, con i soldi dell’assicurazione, nel’94 un’attività con mia
moglie. Assemblavano parti elettroniche. Aver lasciato la firma
nella precedente società. “Nemmeno il tempo di aprire la nuova
società e mi sono piombate addosso. Non ne sapevo nulla: 12
milioni di lire che con il tempo sono lievitati a 240 mila euro.- ha
dichiarato- Arrivavano a me, perché gli altri soci non avevano
beni. Prima dalla Bergamo Esattorie, poi da Equitalia, a mio
nome e con quello dell’azienda. Un caos.” Per pagare le cartelle
esattoriali che nel frattempo continuavano ad arrivare, Giovanni
è stato costretto a vendere diverse case. In molti gli hanno conC.P.
sigliato di fallire, ma per orgoglio ha sempre detto no.
Q
un documento sindacale comunicava l’abbassamento dei
parametri per far scattare il
premio, per via del “rallentamento della riscossione”. Un
povero cittadino che non ha
più un soldo, spesso neanche
per mangiare, deve anche
chiedere scusa ai dipendenti
di Equitalia, perché, non riu-
scendo a pagare le cartelle
in tempo, crea dei rallentamenti che potrebbero non far
scattare i premi produzione
ai riscossori. “E’ immorale
premiare un sistema a volte
così vessatorio nei confronti
dei cittadini- attacca l’avvocato
Ivano Giacomelli, segretario
dell’associazione Codici, che
ha avviato una petizione sul
tema.
Forse qualcuno dimentica che
ogni giorno in tutta Italia, a
causa delle cartelle di Equitalia, persone scelgono di togliersi la vita. Hobbes aveva
ragione.
DATI IMPRESSIONANTI: 3,5 MILIONI DI IMMOBILI IPOTECATI, 1 MILIONE DI STIPENDI PIGNORATI
Le soluzioni possibili
Un esempio per capire cosa fare quando “una cartella somiglia a un sopruso”
a lista dei suicidi targati
“Equitalia” si allunga sempre
di più. Si tratta di una vera e
propria “epidemia” che sta dilagando in maniera irrefrenabile, e
dalla quale sembra impossibile
uscire. Le notizie di persone che
non ce la fanno più sono sempre
più allarmanti, e sempre più frequenti. Che Stato è quello che consente che cose così aberranti possano accadere? Che Governo è
quello che non si occupa dei cittadini e che continua a preoccuparsi
solo di miseri giochi di potere? Che
Paese è quello che non provvede
immediatamente a porre un freno
a tutto questo? Che sistema è
quello che abdica la lotta per l’affermazione dei diritti dei più deboli
in favore di strutture sorte spontaneamente per sopperire alle mancanze dello Stato?
Ogni giorno i quotidiani raccontano
di vere e proprie tragedie, spesso
consumate tra le mura domestiche.
Storie di persone che si uccidono,
rinunciando per sempre a lottare.
Oggi invece vogliamo parlare di chi
ha lottato, di chi anziché arrendersi
ha deciso di battersi, e battendosi
è riuscito a vincere.
E’ il caso di un cittadino che, come
tanti, si è visto recapitare una cartella esattoriale di Equitalia pari a
circa 5000 euro con contestuale
fermo amministrativo della propria
autovettura. Autovettura di scarso
valore economico, peraltro. Non
avrebbe potuto in ogni caso costituire per Equitalia una fonte di incasso a fronte del debito richiesto.
Un’autovettura, però, che a quel cittadino consentiva di andare a lavo-
L
rare. Un atto che non aveva altro
scopo che quello di mortificare ancora di più il contribuente, privandolo di un mezzo fondamentale per
la sua vita e per la sua sussistenza.
Il cittadino però non ci sta, ritiene
di non dover pagare, e si cerca un
avvocato per tutelarsi. L’avvocato
si chiama Monica Nassisi, è nota
per essere agguerrita contro i soprusi di Equitalia e per essere stata
la prima a voler combattere contro
questo mostro.
L’avvocato Nassisi procede ad una
verifica dei crediti vantati da Equitalia, e scopre che sono infondati:
il presunto credito è prescritto, non
c’è prova di alcuna notifica di cartelle prima del preavviso di fermo.
La sentenza parla chiaro: il contribuente ha ragione, l’autovettura
torna nella sua disponibilità.
Una storia a lieto fine.
Ma il mostro Equitalia ha perso solo
una battaglia. E non è sufficiente.
Bisogna intervenire in maniera
chiara e completa, subito. E’ necessario farlo affinché nessun cittadino
possa mai più decidere di togliersi
la vita per un debito, peraltro
spesso inesistente. Il Sindaco è
eletto direttamente dai cittadini, è
uno dei rari casi di “democrazia” di
cui questo Paese dispone. E’ dunque ai Sindaci che va rivolto l’appello affinché questa macelleria sociale abbia fine. E’ necessario che i
Comuni tornino ad esigere i tributi
in maniera diretta, senza intermediari: prima di tutto si riuscirebbe a
ridurre i costi, eliminando il cosiddetto “aggio”, ma soprattutto si ritroverebbe quel rapporto tra le Istituzioni e i cittadini che è mancato
per troppo tempo.
E’ una di quelle occasioni che ha la
politica per ritrovare la propria dignità, per ricostruire quel rapporto
di fiducia con gli elettori stanchi
delle continue vessazioni.
Analizziamo, con l’avvocato Monica
Nassisi, le dinamiche relative ad
Equitalia:
Cos’è Equitalia
Equitalia è la società per azioni, a
totale capitale pubblico (51% in
mano all'Agenzia delle Entrate e
49% all'Inps), che riscuote i tributi
e le altre entrate di Stato, Regioni,
Province e Comuni nonché i contributi dell'INPS, INAIL e delle altre
casse di previdenza e assistenza.
Gli enti creditori non cedono il loro
credito ad Equitalia, ma affidano a
questa l'attività di riscossione, per
la quale viene riconosciuto un compenso (chiamato aggio), a carico
del debitore, che è pari al 9% delle
somme richieste. Alla somma da
pagare bisogna aggiungere le sanzioni, gli interessi moratori, le spese
e i diritti per la notifica, le spese per
eventuale attività esecutiva, altre
eventuali somme aggiuntive determinate dall'ente creditore.
Sulla somma totale viene calcolato
sia il compenso di Equitalia che gli
interessi moratori. In questo modo
la somma iniziale cresce giorno per
giorno in misura notevole. Il decreto
sviluppo del 2011 è intervenuto sul
problema degli interessi moratori,
stabilendo che questi devono essere calcolati solo sulla somma iniziale.
Quali sono i poteri di Equitalia
Equitalia per riscuotere in tempi
brevi e per assicurarsi il pagamento
ha il potere di ipotecare e vendere
gli immobili, sottoporre a fermo
amministrativo le autovetture che
poi possono essere vendute, pignorare stipendi, crediti, conti correnti
(senza rispettare il limite di 1/5, che
vale per i normali pignoramenti).
I dati
Gli ultimi dati riportati da "Fisco e
Tributi" sono impressionanti: 6
milioni e mezzo di fermi amministrativi delle autovetture; 3 milioni
e mezzo di immobili ipotecati, di cui
il 50% per somme inferiori agli ottomila euro (limite indicato dalla
legge per procedere all'iscrizione di
ipoteca e alla vendita all'asta della
casa); un milione di pignoramenti
di stipendi, conti correnti, crediti;
1.200 imprese fallite o entrate in
crisi nel periodo marzo 2008-marzo
2010. Non solo: le case vengono
vendute non al valore di mercato,
ma in base alla rendita catastale,
che è pari a circa il 40% del valore
di mercato.
Cosa accade quando il contribuente non può pagare
Chi non può pagare viene segnalato
alla Centrale Rischi della Banca
D'Italia e al CRIF, a cui hanno accesso tutte le banche e le finanziarie.
Chi è segnalato non ha più possibilità di avere prestiti, mutui, scoperti di conto correnti. Se sono in
corso, la Banca può chiedere di restituire, entro 10 giorni, il residuo
del mutuo o del prestito, o di rientrare dallo scoperto.
Cosa può fare il cittadino
Il cittadino potrebbe richiedere una
dilazione, ma è Equitalia che ha il
potere di dilazionare il pagamento
delle somme dovute, e non distin-
gue tra le diverse entrate e tra i diversi enti creditori. L'elenco dei debiti è unico. Se una persona vuole,
per esempio, pagare i suoi debiti
nei confronti del Comune e chiede
di rateizzarli, Equitalia le presenta
una lunga lista in cui ci sono tutte
le somme che i vari enti le hanno
richiesto di riscuotere. Accade che
di molti debiti il contribuente non
abbia mai avuto conoscenza, oppure che si tatti di debiti caduti in
prescrizione. Non è un problema di
Equitalia. Se vuoi la rateizzazione
devi accettare di pagare tutte le
somme, maggiorate di aggi, spese,
interessi. Altrimenti niente rateizzazione. Il contribuente, per evitare di
perdere la casa, di non poter usare
la macchina, di morire di fame, è
costretto ad accettare. La logica è:
"o accetti di rateizzare tutte le
somme che ti chiediamo o non concediamo alcuna rateizzazione". Un
ricatto, in parole povere!
Inoltre, Equitalia non è obbligata
ad accettare l'istanza di rateizzazione presentata dal Contribuente,
ma solo ad esaminarla, in quanto
la norma fa riferimento ad una
mera facoltà.
In ultimo, il contribuente che ritiene di non dover pagare quanto
richiesto nelle cartelle (per debiti
prescritti, mancate notifiche, irregolarità nell'applicazione di sanzioni, interessi, etc) deve opporsi
a queste davanti a un giudice, anticipando altre spese sia per il pagamento degli importi dovuti allo
Stato per ogni processo che per il
legale, senza che questo determini
automaticamente la sospensione
della procedura esecutiva.
Le novità legislative e la responsabilità degli enti pubblici
Il legislatore aveva stabilito che i
Comuni dovessero riscuotere, a
partire dal 1 gennaio 2012, direttamente le loro entrate e che,
quindi, non potessero più concedere l’attività di riscossione ad
Equitalia.
La maggior parte dei Comuni, anche attraverso l’ANCI, ha vivacemente protestato, riuscendo ad ottenere una proroga fino al gennaio
2013. Il Governo Monti ha nuovamente posticipato al 30 giugno
2013 la data del passaggio della
riscossione da Equitalia a i Comuni. In realtà si rischia che salti
anche questa data.
Gli enti pubblici, a questo punto,
hanno enormi responsabilità. I
Comuni, prima di tutto.
Le soluzioni sono possibili
Il legislatore dovrebbe rivedere il
procedimento di esecuzione esattoriale, il quale in pratica obbedisce esclusivamente alla logica di
rimpinguare il più velocemente
possibile le casse dello Stato e
degli enti, senza considerare gli
effetti della crisi economica.
E’ indispensabile mettere mano
in maniera definitiva a questo
continuo perpetrarsi di ingiustizie
legalizzate, prevedendo un controllo dei titoli posti a fondamento
dell’azione esecutiva.
E’ necessario mettere il cittadino
nella condizione di potersi difendere, è assolutamente prioritario
escludere la prima casa dai beni
passibili di ipoteca ed espropriazione immobiliare.
E’ vitale prevedere la possibilità
di rateizzare i singoli debiti, con
sospensione delle procedure esecutive.
E’ essenziale azzerare gli interessi
di mora e le sanzioni.
E’ socialmente corretto sospendere tutte le procedure esecutive
promosse da Equitalia spa e provvedere alla cancellazione delle segnalazioni alle centrali rischi della
Banca d’Italia e al CRIF.
Emma Moriconi
L’intervista completa all’Avvocato
Monica Nassisi è disponibile nella
sezione video del nostro portale.
5
Mercoledì 10 aprile 2013
Esteri
“Spero che il caso venga risolto con il dialogo” ha detto il Segretario generale delle Nazioni Unite
PAKISTAN
Marò, Ban Ki Moon incontra Napolitano
Operazione anti-talebani:
131 morti
Mario Monti telefona al premier indiano, Manmohan Singh. Nuova Delhi
assicura che i due militari non verranno puniti con la pena capitale.
Al massimo, verranno condannati ad una pena detentiva e poi espulsi
inalmente l’Onu si
ricorda di avere
una qualche competenza nell’ambito delle relazioni
internazionali. Il Segretario
generale delle Nazioni Unite,
Ban Ki Moon, ha avuto un colloquio con il Presidente della
Repubblica, Giorgio Napolitano. L’incontro si è incentrato
principalmente sulla questione dei due marò, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. “Spero che il caso venga
risolto armoniosamente, giudiziosamente, con il dialogo”
ha dichiarato Ban Ki Moon,
aggiungendo che seguirà la
vicenda con estremo interesse. Non solo, ma ha definito
la situazione come “spiacevole”. Insomma “enormi”
passi in avanti dall’Onu. Ban
Ki Moon ha confermato la
stessa impressione anche al
viceministro degli Esteri, Staffan De Mistura, e al presidente del Consiglio, Mario
Monti. Poi basta. il Segretario
generale alle Nazioni Unite
ha fatto il suo. Dopo un anno
di colpevole silenzio, questo
è il massimo che poteva fare.
Tanti auguri, una stretta di
mano e un po’ di rammarico
circostanziale per la “spia-
F
cevole situazione” che l’Italia
si trova ad affrontare. Nel frattempo, Mario Monti prova a
farsi vedere presente sulla
scena. Il Presidente del Consiglio ha infatti telefonato oggi
al suo omologo indiano, Manmohan Singh, il quale gli ha
assicurato che la costituzione
del tribunale speciale, incaricato di giudicare i due fucilieri di Marina per l'uccisione di due pescatori scambiati per pirati, è "a uno stadio
abbastanza avanzato". Inoltre,
il premier indiano ha aggiunto
che la decisione italiana di
rimandare i militari a Nuova
Delhi “contribuirà a rendere
più sollecita una positiva soluzione del caso". Singh si è
rivelato compiaciuto della decisione presa da Roma, di far
tornare i due militari in India,
“in linea con gli impegni presi
davanti alla Corte suprema
indiana, al fine di consentire
la prosecuzione del processo". Ma nonostante lo “stato
avanzato” del tribunale speciale, che deciderà della sorte
di Latorre e Girone, le prossime notizie le avremo il 16
aprile. Intanto, i due marò resteranno ancora in India. E
c’è qualcuno del governo in-
diano che gioca un ruolo particolare. Il sottosegretario agli
Interni, R.K. Singh, ha dichiarato che Nuova Delhi non
mancherà di onorare l’impegno preso con Roma, riguardo la pena da comminare ai
due marò. In pratica, l’Agenzia Nazionale di Investigazione, cioè gli 007 che stanno
investigando sulla vicenda
dei due soldati, hanno esposto formale denuncia, evocando la sezione 302 del Codice penale indiano. In particolare, al titolo 3, viene contemplata apertamente la pena
di morte, per gli illeciti di cui
i due marò sono accusati. Ma
il governo di New Delhi tranquillizza, dicendo che verrà
preso in considerazione solo
l’articolo 34C della legge,
cioè la “disposizione di ergastolo” in alternativa alla
pena capitale. Non è ancora
ben chiaro su cosa ci stiano
prendendo in giro gli indiani.
Non si capisce bene se il loro
governo possa davvero influire sulle decisioni dei giudici, oppure se pensano che
l’Italia prenderà per “buona”
una pena all’ergastolo comminata nei confronti dei propri
marò.
Federico Campoli
e Forze armate Usa hanno
lanciato una pesante offensiva nella regione di Tirah,
una regione nel Pakistan nordoccidentale, sul confine afghano.
Non si può certo dire che l’operazione sia andata del tutto a
buon fine. 131morti è il bilancio
dell’operazione. A renderlo noto
sono le fonti militari di stanza ad
Islamabad, la capitale del Paese.
101 estremisti sono rimasti uccisi
nel corso dell’operazione, mentre
sono 30 i militari statunitensi caduti. Gli scontri sono in atto già
da diversi giorni. Precisamente
da venerdì scorso. E questo è il
risultato. L’attacco è stato lanciato
contro alcuni dei principali gruppi
di fondamentalisti islamici operativi tra il Pakistan e l’Afghanistan.
Tehrik, Taliban Pakistan, Lashkar
e Islam sono i nomi delle fazioni
finite nel mirino dell’esercito americano. All’offensiva anti-guerriglia
hanno partecipato le unità delle
truppe regolari e i reparti speciali
(Ssg). La situazione nell’area afghan-pakistana continua ad essere
tesa. Ormai i “taliban” hanno ripreso a tutti gli effetti le attività
L
ostili, con il chiaro intento di recuperare il potere perduto. Due
giorni, fa nel Wardak, in Afghanistan, è esplosa una bomba,
che ha colpito un autobus pubblico. Almeno 9 le vittime e oltre
20 i feriti. Erano tutti civili indifesi.
E il salire della tensione sta giocando dei brutti scherzi per gli
americani. Oltre alle ingenti perdite
subite in questa operazione ad
“ampi respiro”, come le fonti militari stesse la hanno definita, le
truppe statunitensi devono fare i
conti con i bombardamenti avvenuti pochi giorni fa nella provincia orientale di Kunar, sempre
in Afghanistan. Lì, l’offensiva scagliata dagli Usa si è rivelata una
strage di innocenti. I caccia americani hanno infatti bombardato
la zona. Ma nell’attacco sono
state colpite alcune abitazioni di
civili. 11 i bambini sono stati falciati e altre sei donne sono rimaste
uccise. Le fonti statunitensi dichiarano che le persone di sesso
femminile erano solo due, ma le
agenzie pakistane asseriscono
che fossero 6.
F.Ca.
Gravi problemi di libertà d’espressione nell’area di Gaza
Serbia: stermina i parenti e poi tenta il suicidio. Ricoverato in gravi condizioni
Strage di famiglia Hamas ci dà un taglio
Un 60enne ha ucciso 13 congiunti nel sonno.
L’allarme è stato lanciato dalla moglie, nonostante ferita
Al bando creste e code di cavallo: lo stile punk sembra essere
un reale pericolo da arginare con l’arresto coatto
l nuovo pericolo a Gaza?
Le creste e le code di
cavallo. Sì, una capigliatura sembra essere diventato
un serio problema per i militanti di Hamas. Il Centro
palestinese per i Diritti Umani (Pchr) ha infatti denunciato
proprio in questi giorni che
nella città la polizia ha preso
ad arrestare, spesso anche
con gravi atti di violenza,
tutti coloro che non portano
un’acconciatura consona. Alle
vittime di questa nuova legge
viene fatta firmare una dichiarazione in cui impegnarsi
ad abbandonare un eventuale stile ‘free’ consistente
nei capelli lunghi e nell’ indossare pantaloni a vita bassa. Un altro passo verso il
fondamentalismo che dal
2007 i militanti di Hamas
stanno imponendo a favore
dell’Islam: stessa cosa è accaduta alle donne costrette
a girare obbligatoriamente
con il velo e indossare abiti
lunghi. Anche gli inattaccabili
maschi ora sembrano restare
vittima di queste logiche conservatrici: decine i ragazzi
arrestati in questi giorni dalla
I
adnkronos.com
n raptus di follia omicida ha colpito un uomo
di 60 anni, che ha letteralmente sterminato la propria famiglia uccidendo 13
persone. Poi ha provato a suicidarsi, ma è rimasto vivo. È
successo a Velika Ivanca,
piccola località situata ad una
trentina di km da Belgrado.
Le vittime sono sei uomini,
sei donne e un piccolo di
due anni, tutte parenti dell'omicida, ha assicurato la polizia serba. Ljubomir Bogdanovich (il nome del killer)
nella mattinata di martedì è
entrato nel villaggio dove abitava con la famiglia ed ha
U
iniziato a sparare all'impazzata. A dare l'allarme la moglie dell'assassino, l’unica superstite della strage, che, nonostante fosse ferita è riuscita
a chiamare la polizia. Il primo
ad essere stato ucciso è stato
il figlio di 42 anni. Subito
dopo l’uomo ha ucciso la madre e successivamente tutti
gli altri. La polizia sostiene
che le vittime siano state uccise quasi tutte nel sonno.
Ancora ignoto il movente del
massacro. I vicini spiegano
invece che il killer lavorava
come operaio in una ditta
slovena, ma da un anno lui e
il figlio erano disoccupati, an-
che se sembra senza particolare problemi economici.
Secondo i media locali una
strage di tali dimensioni non
si era mai registrata né in
Serbia né nella ex Jugoslavia.
Il killer ha sparato con un’arma che probabilmente deteneva con regolare porto
d’armi, ottenuto negli anni
novanta avendo partecipato
alle guerre della ex Jugoslavia
come militare. Non sembra
che l’autore della strage avesse problemi psichiatrici. L’uomo e la moglie adesso sono
ricoverati in ospedale e le
loro condizioni sono gravi.
Paolo Signorelli
polizia che nega una linea
dura contro i capelli lunghi,
ma nasconde la realtà dichiarando che si tratta semplicemente di alcuni detenuti
mandati dal barbiere. Tutt’altre notizie arrivano dalla
popolazione testimone: “Il 4
aprile – raccontato al Pchr
uno degli arrestati – avevo finito di lavorare quando un
poliziotto mi ha chiamato e
mi ha ordinato di salire sulla
jeep. Dentro c’erano altri 12
uomn. Ci hanno portato alla
stazione di polizia e poi hanno
cominciato a tagliarci i capelli
quando un detenuto ha protestato l’hanno picchiato. A
quel punto mi hanno lasciato
andare”.
La stessa Ong ha avanzata
una richiesta al procuratore
generale per aprire delle indagine su un fatto così grave:
ancora il Pchr ricorda in un
comunicato che : “la Costituzione garantisce le libertà
individuali e che la polizia
non dovrebbe arrestare le
persone basandosi sulla valutazione personale del loro
aspetto fisico”Il governo di
Gaza – conclude l’organizzazione – è tenuto a rispettare le libertà dei cittadini.
Nessuno dovrebbe essere
arrestato senza un ordine di
custodia cautelare. Il pestaggio di detenuti, poi, è considerato tortura per la legge“.
Francesca Ceccarelli
6
Mercoledì 10 aprile 2013
Roma
Sempre più forti i sospetti di un voto di scambio avvenuto domenica scorsa
Rom in fila ai seggi, primarie
effetto boomerang per il Pd
Anche il Comune vuol vederci chiaro, il vice sindaco Sveva Belviso annuncia un esposto in Procura
e Cristiana Alicata ci era andata
cauta, alludendo in maniera sibillina ad una possibile compravendita di voti, il candidato
grillino Marcello De Vito è molto
più diretto: I rom “sono stati pagati 10
euro a voto” .
Il riferimento è ovviamente quanto
successo in occasione delle primarie
del Partito democratico la scorsa domenica. Primarie che hanno visto il
senatore Ignazio Marino imporsi a
larga misura nei confronti dell’eurodeputato Sassoli. Una vittoria con il
suo strascico di polemiche sulle quali
sarà bene andare a fondo, dal momento
che nella grave vicenda, confluiscono
diversi fattori. Il primo è ovviamente è
legato ad un vizio di democrazia con
il risultato della consultazione elettorale
da invalidare, qualora fosse accertato
il fatto, il secondo, non di minore importanza riguarda l’approccio che
un’eventuale giunta di centrosinistra
potrebbe avere nei confronti della popolazione rom. Tutto si può dire del-
S
VERSO IL VOTO
Memorabile
“sbroccata”
di Alemanno a La7
l rientro alle immagini in
studio, dopo un filmato, si
è visto Alemanno in piedi, con
l’ospite più vicino che cercava
di trattenerlo. Ebbene, è subito
dopo che è andata in onda “la
sbroccata”, come ormai vene
definita, a mo’ di tormentone,
sul web.
Certo è che la sfuriata di Gianni
Alemanno a “L’Aria che tira”,
trasmissione di La7, ha qualche
buona ragione in cui affonda
le radici. “Vergognatevi, avete
detto solo un mare di balle su
queste cose”, ha infatti, come
è ormai noto, detto Alemanno
alla conduttrice. “Il debito era
di 12 miliardi 300 milioni al
termine del mandato di Veltroni
che abbiamo ridotto di 3 miliardi. L'aumento dell'Irpef dello
0,90 è stato introdotto dallo
Stato proprio per fronteggiare
quel debito, tanto che l'abbiamo
chiamato 'Veltron tax'. E voi lo
attribuite a me. Ma siete matti?”.
Il sindaco non ha mancato di
citare a memoria fonti che attestano quanto da lui specificato: cioè “la Corte dei Conti,
che ha certificato il debito che
la giunta Veltroni ci ha lasciato”,
appunto, 12 miliardi e passa,
ridotti a 9 nel corso di questi
anni da Alemanno. Insomma,
ci sarebbero stati gli elementi
per la classica tele-rissa, se
solo il sindaco avesse abbandonato gli studi come era stato
tentato di fare e se la conduttrice
della trasmissione Myrta Merlino, che non ha perso l’aplomb
si fosse fatta sfuggire di mano
la situazione.
Robert Vignola
l’amministrazione Alemanno, infatti,
tranne che non abbia cercato di affrontare la spinosa questione, con un
piano nomadi, per alcuni aspetti anche
discutibile, ma che comunque ha permesso sgomberi di campi abusivi
quasi all’ordine del giorno, creazione
di nuovi campi autorizzati, indagini fiscali sugli (ingenti) patrimoni e in caso
di proliferazione di reati o di clandestinità, espatri. Tutto questo potrebbe
esser vanificato da una politica più
permissiva da parte di coloro i quali
in più di un’occasione si son mostrati
poco propensi ad affrontare la questione. Al contrario invece non hanno
mai mancato di servirsene per demagogie e tornaconti elettorali e questo
di domenica potrebbe essere solo uno
dei tanti esempi. Ovviamente il condizionale è d’obbligo perché per ora si
tratta solo di supposizioni di un manciata
di persone, le quali se in possesso di
prove, farebbero bene a tirarle fuori.
Vero è che l’improvvisa voglia di partecipazione dei rom è poco verosimile.
Risulta difficile anche solo immaginare
che queste persone possano esser venute a conoscenza dell’appuntamento
elettorale guardando la tv o comprando
il giornale. Molto più probabile e più
credibile l’intervento di qualcuno che
grazie ad uno stimolo (10 o 20 euro) li
ha invogliati a recarsi alle urne.
Intanto a voler andare a fondo sulla
vicenda sarà il vicesindaco Sveva Belviso la quale ha presentato un esposto
alla procura: “l’Amministrazione capitolina - ha spiegato la Belviso- ha il
compito di assumere le iniziative necessarie per far luce sull'accaduto”.
Ugo Cataluddi
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A
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CASTELLINO (LA DESTRA)
“L’emergenza casa
non si risolve a suon
di sfratti e sgomberi”
ccupazioni e dintorni sono
tornate sotto la lente d’ingrandimento della politica. È
Giuliano Castellino, dirigente
de La Destra, a chiedere però
che la mano delle istituzioni
non si faccia tentare dallo
sgombero facile, in una situazione sociale assai delicata.
“Il Sindaco Alemanno chiede
il pugno di ferro al Prefetto e
al Questore per sgomberare
immediatamente gli immobili
occupati in questi giorni, definendo le occupazioni un allarme sociale. Possibile che il
Primo Cittadino non abbia ancora capito che le occupazioni
sono solo la conseguenza di
un allarme sociale molto più
drammatico e devastante che
si chiama emergenza abitativa?”.
"A Roma - aggiunge Castellino
- sono migliaia i cittadini senza
un tetto o a rischio sfratto e
centinaia gli immobili colpevolmente lasciati vuoti e abbandonati . Per decenni la Capitale è stata in mano a palazzinari e speculatori, non si è
investito un euro sull’edilizia
pubblica o sull’autorecupero
e in più si sono buttati milioni
di euro sull’idea scellerata di
Veltroni dei residence, rimasti
sul groppone delle successive
amministrazioni. Crisi, tagli,
licenziamenti, precarietà e tasse
porteranno sempre più romani
ad occupare”. “Siamo noi a
lanciare un appello al Sindaco
– conclude Castellino - non è
con la repressione ne con la
criminalizzazione che si risolve
il problema, ma aprendo un
tavolo serio tra le parti, iniziando con l’utilizzare tutto il
patrimonio pubblico abbandonato e lasciato nel degrado”.
“E’ da tempo che chiediamo
che si apra un tavolo di confronto tra tutte le parti coinvolte
su l’emergenza abitativa e di
tutta risposta abbiamo ricevuto
solo sgomberi, denunce e processi. Chiediamo alle forze politiche, invece di chiedere interventi duri e repressivi, di
ascoltare la voce e le proposte
dei movimenti per la casa. Questo dramma non è più pensabile
risolverlo con le sole armi della
legge. La situazione è sfuggita
di mano a tutti e tutti sembrano,
o fanno finta, non accorgersene.
L’emergenza casa è come una
valanga che cresce giorno dopo
giorno e si sta abbattendo sulla
nostra città. Il Sindaco Alemanno non chieda sgomberi,
ma convochi un tavolo con il
responsabile delle Politiche Sociali, direttore del Dipartimento
Politiche Abitative e l’Assessorato al Patrimonio, alla Casa
e ai Progetti Speciali di Roma
Capitale, l’Assessore al Bilancio,
Patrimonio, Demanio Regione
Lazio e i rappresentanti dei
movimenti”.
“Forse solo così avrà una fotografia reale della drammatica
situazione – ha concluso Castellino – e si renderà conto
che ci vogliono interventi immediati, che non possono essere certo sfratti e sgomberi”.
Bruno Rossi
O
7
Mercoledì 10 aprile 2013
Italia
Regione Lazio
Malasanità
Tagli di bilancio
Un altro caso
La vicenda IDI
Decaminada al gip:
“Non so nulla
dei 14 milioni”
Zingaretti pronto Forlanini, muore mentre
a spegnere l’Asp aspetta una visita medica
Storace (La Destra): “Strano, in campagna
elettorale ne aveva promesso il rilancio…”
La vittima è un anziano di 73 anni, in fila insieme al figlio
La Procura indaga sul decesso di una donna a Tor Vergata
ulmine a ciel sereno all’orizzonte dell’Asp. Nell’ambito della razionalizzazione delle aziende il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, ha annunciato la chiusura dell’Agenzia di sanità pubblica che sarà inserita con una
proposta di legge all’interno
del Bilancio in approvazione
entro fine aprile. “Il Bilancio –
ha spiegato -, per i tempi stretti,
sarà in gran parte ereditato
dall’impianto che abbiamo ereditato dalla vecchia amministrazione per poi ipotizzarne
in giugno una variazione nella
quale poter con più forza dare
un segnale di discontinuità. Già
nella manovra di Bilancio vogliamo dare segnali chiari sui
temi della sanità che sulla razionalizzazione delle nostre
aziende: per questo ci sarà la
decisione di chiusura dell’Asp,
le cui funzioni saranno internalizzate salvaguardando la
forza lavoro. Crediamo sia giusto dare dei segnali di riorganizzazione degli strumenti di
governante del sistema sanitario regionale e soprattutto affrontare il tema dei costi che
era diventato esorbitante. Sedici
milioni di euro che credo sia
molto ma molto di più se non
addirittura il doppio dell’Agenas
e diverse volte superiore ad
altre strutture simili di altre re-
n nuovo caso di malasanità scuote l’ambiente ospedaliero
romano. Un uomo
èmorto ieri all’ospedale Forlanini, mentre aspettava
di essere visitato. Nello Cerrocchi, 73 anni, voleva un consulto sulla bronchite che da
tempo lo perseguitava. L'uomo
non era andato da solo ma si
era fatto accompagnare dal figlio. Secondo la ricostruzione
dei fatti fornita da quest’ultimo
e da numerosi testimoni, mentre erano in sala d'attesa l'uomo
ha iniziato a sentirsi male: il figlio ha chiamato aiuto, così i
medici hanno provato per 45
minuti a rianimare il 73enne
ma senza riuscire a tenerlo in
vita. L'uomo si è spento davanti
al figlio all'interno dell'ospedale.
Intanto sull’altra storia di presunta malasanità è stata avviata
un’indagine in procura a Roma.
Si tratta della morte di Giuseppina Mazzariello, la donna
di 53 anni morta all'alba di
giovedì scorso nel pronto soccorso del Policlinico Tor Vergata
di Roma, dove sarebbe stata
portata dal marito quattordici
ore prima per forti dolori addominali dovuti a calcoli alla
cistifellea. Il fascicolo al momento è stato rubricato come
“atti relativi a”, ossia senza in-
F
gioni. L’Asp ha concluso - è la
prima scelta forte che vogliamo
fare alle quali seguiranno presto
molte altre scelte di innovazione
e trasparenza”.
La notizia viene letta tutt’altro
che bene da Francesco Storace, capo dell’opposizione. Per
il quale la chiusura dell’Asp
sarà un mancato impegno preso in campagna elettorale, ma
soprattutto una preoccupante
cessione di una quota assai
delicata della sovranità popolare, quale appunto quella della
sanità “Nicola Zingaretti sostiene oggi che vuole tagliare
l'agenzia di sanità pubblica,
eliminarla, sopprimerla. Cioè,
sanità commissariata, assessorato sparito, controlli inesistenti, decide solo lui. Ma in
campagna elettorale, nel suo
programma, sosteneva: "Rilancio dall’Agenzia di Sanità Pubblica, oggi mortificata e incapace di valorizzare le professionalità presenti al suo interno,
che dovrà diventare il moderno
strumento di sostegno all’innovazione e di monitoraggio
della qualità della sanità del
Lazio, in grado di controllare
l’appropriatezza dei percorsi
di cura". Immaginava: ora s'è
scordato di quello che diceva...”, conclude il consigliere
regionale de La Destra.
Robert Vignola
U
Dalla Pisana
Elezione del Capo
dello Stato,
nominati
i “grandi elettori”
iorno di nomine ieri in
Regione Lazio. I tre
delegati della Regione Lazio
per l'elezione del Presidente
della Repubblica sono il
governatore Nicola
Zingaretti, il presidente del
Consiglio regionale Daniele
Leodori (Pd), il consigliere
regionale Pdl nonché ex
presidente del Consiglio
Regionale con la giunta
Polverini, Mario Abbruzzese.
Ad eleggerli è stata l’aula
consiliare.
Era stato deciso che fosse un
esponente del Movimento 5
Stelle a presiedere il
Comitato di controllo
contabile del Consiglio
regionale del Lazio. Il
Consiglio, presieduto da
Daniele Leodori (Pd), nella
riunione avvenuta in
mattinata ha eletto Valentina
Corrado, che ha 27 anni. I
gruppi in consiglio sono 12
di cui 5 monogruppi.
V. B.
dagati né ipotesi di reato. Il
ministro della Salute, Renato
Balduzzi che ha chiesto alla
Regione Lazio una relazione
urgente.
A presentare un esposto è stato il marito, Antonino Nastasi,
che vuole chiarire le responsabilità per questa morte. La
denuncia ai carabinieri chiama
in causa medici e infermieri
del pronto soccorso del policlinico perché, dice, “non si
può morire di calcoli alla cistifellea. Me l'hanno ammazzata. Voglio giustizia”.
Per la direzione sanitaria del
policlinico Tor Vergata parla
DA ROMA E DAL LAZIO
la dottoressa Isabella Mastrobuono. “Attendiamo l'esito dell'autopsia per chiarire le cause
del decesso della paziente.
Valuteremo la cartella clinica
della donna per ricostruire anche l'operato del personale
che l'ha assistita. Come da
prassi, abbiamo già avviato
una nostra indagine interna
per verificare il percorso assistenziale della paziente e accertare se, eventualmente, si
possano ravvedere delle responsabilità da parte dei medici e degli infermieri del pronto soccorso”.
Valter Brogino
Operazione GdF
Borgata Finocchio
Fallimenti a raffica,
s’indaga a Roma
Presi due pericolosi
latitanti pugliesi
uattro ordinanze di custodia
cautelare, 5 misure di
interdizione dall'esercizio di
attività imprenditoriali, 26
perquisizioni locali presso
società, studi professionali,
banche, oltre a un ateneo di
Milano. È il bilancio dell'attività
del nucleo di polizia valutaria
della Guardia di Finanza che ha
eseguito a Roma, Napoli, Udine
e Milano un provvedimento
firmato dal gip Maria
Bonaventura su richiesta della
procura capitolina nell'ambito
di un'inchiesta sui fallimenti
(oltre 150 milioni di euro di
imposte evase) di due società
che fanno capo ad una famiglia
romana che opera nel settore
alberghiero da tre generazioni.
I finanzieri hanno eseguito
sequestri per l'equivalente di
circa 80 milioni di euro, oltre al
sequestro probatorio delle
quote di controllo della società
statunitense Southern State
Sign Company che controlla a
cascata le diverse società
italiane, proprietarie di
importanti complessi
alberghieri in Veneto, Lazio e
Puglia.
ue pericolosi latitanti
pugliesi, armati e pronti a
sparare sono stati localizzati
arrestati a Roma, località
borgata Finocchio. Il blitz è
stato svolto congiuntamente
dai carabinieri di Frascati e di
Barletta insieme ai carabinieri
del Ros di Roma e a personale
della Guardia di finanza di
Barletta. Uno dei due arrestati
era evaso dalla casa
circondariale di Turi (Bari) il 28
dicembre 2012 , non avendo
fatto rientro al termine di un
permesso: il secondo era
ricercato perché destinatario di
un ordine di custodia cautelare
emesso da tribunale di
Bologna per rapina. Entrambi
erano inoltre ricercati poiché,
lo scorso 18 marzo, fermati a
Barletta per un controllo da
una pattuglia della Gdf, dopo
aver mostrato documenti falsi,
non avevano esitato a sparare
per guadagnarsi la fuga. I due
malviventi, nonostante fossero
armati di due pistole revolver e
di una mitraglietta Scorpio,
completi di munizioni non
hanno avuto il tempo di reagire
e sono stati catturati.
adre Franco Decaminada, consigliere delegato dall'ente ecclesiastico proprietario dell'Idi
del San Carlo di Nancy e
di Villa Paola, è stato interrogato oggi dal gip per
oltre due ore. L'atto istruttorio, davanti al giudice
Antonella Capri, si è svolto
in un'aula del tribunale di
piazzale Clodio.
Il religioso, insieme ad altri
due, è stato arrestato la
scorsa settimana con l'accusa di appropriazione indebita, bancarotta fraudolenta e false fatturazione.
Gli inquirenti ritengono
che il sacerdote e chi gli
era vicino abbia distratto
fondi dalle casse dell'istituto per 14 milioni di euro.
Padre Decaminada, che è
ai domiciliari, alla presenza del pm Giuseppe Cascini e del suo difensore,
ha respinto le accuse sostenendo di essere "totalmente all'oscuro". Ha ripetuto di non avere certezza dei particolari finanziari e che comunque tutto
è avvenuto senza che lui
sapesse nulla.
Rispetto alla proprietà in
Maremma che è finita sotto
sequestro Decaminada ha
ammesso di averla acquistata per assecondare le
richiesta di un confratello
che voleva farne la sede
di una comunità di recupero. Ma dopo la morte
di questo prete è stato lo
stesso Decaminada a far
completare i lavori e restituire alla 'Provincia' la
proprietà.
P
Roma, via Filippo Corridoni n.23
Tel. 06 37517187 - 06 45449107
Fax 06 94802087
Q
G
L’emergenza rifiuti
Ultimo giorno di conferimenti a Malagrotta
eri i rifiuti a Colfelice sono passati, anche se tra i mugugni
dei manifestanti. Domani invece
a Malagrotta non passeranno
più. A meno di grosse e costose
sanzioni imposte dall’Ue per il
conferimento di rifiuti non trattati
nella megadiscarica alla periferia
nord-ovest della metropoli. Ragion per cui gente ed istituzioni
hanno cominciato ad interrogarsi
su cosa accadrà. “A breve sentirò
il ministro Clini e il commissario
Sottile per capire cosa è stato
elaborato. Ma a Roma non c'è il
rischio di avere spazzatura in
strada come a Napoli”, ha comunque assicurato il sindaco di
Roma Gianni Alemanno alla vigilia
dello stop del conferimento dei
I
rifiuti non trattati a Malagrotta.
“L'unico rischio potrebbe essere
l'infrazione comunitaria, le multe,
perché c'è Malagrotta ma l'Unione
europea non ammette il conferimento del 'tal quale'”, ha aggiunto
Alemanno.
Dal canto suo, il Presidente della
Regione Lazio Nicola Zingaretti
pare invece intenzionato a chiedere solidarietà ai suoi colleghi.
“Giovedì alla conferenza dei presidenti delle Regioni sosterrò e
chiederò ad altre Regioni di accogliere i rifiuti di Roma per un
periodo transitorio per essere lavorati. Altrimenti Roma è in difficoltà e confido nella solidarietà
di altre Regioni”, ha detto ieri.
B.R.
D
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8
Mercoledì 10 aprile 2013
Italia
Milano
Porto di Trapani
La svolta
Duro colpo a Cosa Nostra
Le mani di Messina Denaro
Garofalo: l’ex Cosco sulla Coppa America
ammette l’omicidio
Dopo tre anni il condannato parla in aula
Colpo di scena: “Merito l’odio di mia figlia,
mi assumo la responsabilità del delitto”
Dopo più di tre anni, Carlo
Cosco, l’ex compagno di
Lea Garofalo, ha “vuotato
il sacco” ammettendo le proprie responsabilità. Condannato
in primo grado all’ergastolo,
l’uomo ha confessato in aula
nel processo d’appello in corso
a Milano l’omicidio della testimone di giustizia calabrese.
Cosco ha reso dichiarazioni
spontanee, spiegando che “alcune circostanze” gli hanno
impedito di confessare prima,
e lo ha fatto proprio nel tentativo
di chiedere perdono alla figlia
Denise (ora 21enne), testimone
nel dibattimento, e da sempre
certa della sua colpevolezza.
“Io adoro mia figlia, merito il
suo odio perché ho ucciso sua
F
madre. Guai a chi sfiora mia figlia, prego di ottenere un giorno il suo perdono” queste le
parole di Cosco condannato
insieme ad altri cinque complici
(Vito Sergio, Giuseppe Cosco,
Rosario Curcio, Massimo Sabatino e Carmine Venturino)
che spera ora di riuscire ad
ottenere uno sconto di pena.
Lea Garofalo venne sequestrata
in pieno centro a Milano, in
zona Arco della Pace, il 24 novembre del 2009 e uccisa. Nel
processo di primo grado l’accusa aveva sostenuto che la
donna fosse stata uccisa con
un colpo di pistola e poi sciolta
nell’acido. Le dichiarazioni di
un pentito, Carmine Venturino,
anche lui condannato all’ergastolo per l’omicidio, hanno però
fornito un’altra ricostruzione:
Lea, stando alle parole del pentito, venne strangolata e il suo
corpo venne poi bruciato in
un fusto. Alle parole di Venturino
gli uomini della Dda milanese
hanno trovato poi una serie di
riscontri, tra cui alcuni resti di
ossa che una perizia ha ritenuto
compatibili a quelli della donna.
Il pm di Milano Marcello Tatangelo ha avanzato la richiesta
di sentire il pentito, che ha
detto: “Voglio venire in aula a
raccontare la verità”.
Barbara Fruch
Sequestrati beni per 30 milioni di euro a due imprenditori
Nei guai l’ex Presidente della Provincia Antonio D’Alì
uro colpo a Cosa
Nostra. Sequestrati
beni per 30 milioni
di euro a due imprenditori legati,
presumibilmente, al super boss
latitante Matteo Messina Denaro. Clamorosa, e senza precedenti, la decisione del Tribunale di Trapani. Perché tra i
beni sottoposti a sigilli c’è anche il porto di Trapani, i cui lavori per l’ “America’s Cup”,
per la pre-regata Louis Vuitton
act 8 e 9” del 2005 - un appalto
da 46.334.000 euro - furono
decisi, secondo gli inquirenti,
da Cosa nostra.
Francesco e Vincenzo Morici,
padre e figlio, sarebbero legatissimi, con doppio filo, all’ultimo superstite del vertice
dei Corleonesi - Matteo Messina Denaro - dal 1993 imprendibile. Il quarto latitante
più ricercato del mondo, continua a fare affari, in Italia e all’estero. Il nuovo business? I
lavori di ristrutturazione all’interno, per l’appunto, del porto
di Trapani.
“Il vertice mafioso - si legge
nel provvedimento di sequestro dei beni - gestiva tramite
i Morici ed altri imprenditori
a loro legati l’aggiudicazione
degli appalti pubblici e l’esecuzione dei lavori. Chi vinceva
la gara doveva garantire il ver-
D
Torino
Ancora massaggi
hard di cinesi
assaggi hard in due centri
benessere cinesi. Scoperti ieri
mattina dalla guardia di finanza di
Torino che li sequestrati
denunciando sei persone. Tra
queste, tre sorelle di nazionalità
cinese, che gestivano i locali, un
commercialista che si occupava
della regolarizzazione delle
massaggiatrici hot assumendole
come colf e un docente
universitario di 72 anni, che
promuoveva i centri con annunci
sul web. I centri, uno a Moncalieri e
l’altro a Torino, erano frequentati
assiduamente da almeno 200
clienti a settimana. Le indagini sono
partite una volta rilevata l’anomala
movimentazione finanziaria del
72enne, che oltre a detenere una
quota delle attività ha inoltre
eseguito in pochi anni bonifici
diretti in Cina per circa 500mila
euro, a favore di soggetti collegati ai
centri. I finanzieri hanno riscontrato
l’effettiva “consumazione” dei
rapporti sessuali a pagamento
grazie ad appostamenti ed alle
testimonianze di numerosi clienti.
Il costo di una prestazione variava
dai 50 ai 150 euro, con volume
d’affari illecito pari ad almeno
500mila euro l’anno.
M
Vicenza
Maltrattavano disabile. Arrestate due donne
na docente di sostegno ed
una collaboratrice dell’Usl.
Per modo di dire. Sono state infatti arrestate ieri dai carabinieri
con l’accusa di aver picchiato
un alunno disabile. “Abbiamo
prove evidenti che testimoniamo
questo pestaggio”, hanno dichiarato gli agenti. È successo ieri,
in una scuola media di Vicenza
dove due donne di 59 e 54 anni
maltrattavano uno studente autistico da tempo. Le “coraggiose”
si sono rese protagoniste di percosse a mani nude, prese in giro
e schiaffi nei confronti del ragazzo
disabile minorenne. I militari sono
intervenuti in aula, sorprendendo
le due indagate mentre stavano
compiendo atti di maltrattamento
nei confronti del minore.
Gli accertamenti sono partiti qualche giorno fa, dopo che il padre
del giovane aveva sporto denuncia
U
avendo notato alcuni lividi sul
corpo del figlio. “Segni strani ed
ematomi sul corpo di mio figlio
mi avevano insospettito”, ha commentato il genitore.
La vergognosa storia è stata affidata al pool “fasce deboli” di
Vicenza che sta indagando per
capire se, oltre alle due donne,
ci siano altri responsabili.
Da alcuni ambienti vicini agli inquirenti sembrerebbe che le “signore” siano ricorse alla violenza
perché non riuscivano a gestire
il carattere difficile del giovane.
Per adesso non ci sono altre notizie riguardanti il fatto: massimo
riserbo, infatti, da parte della polizia per indagare più a fondo su
un episodio che ha dello sconcertante. Anche i magistrati che
stanno seguendo il caso non
hanno commentato.
Micol Paglia
samento di una percentuale ai
funzionari della Provincia Regionale di Trapani e alla famiglia mafiosa di Trapani”. Dunque, la “Louis Vuitton Cup”. Il
fiore all’occhiello dell’allora
Presidente della Provincia, Antonio D’Alì, oggi accusato di
concorso esterno a Cosa nostra.
“I lavori di completamento dei
moli foranei e di realizzazione
delle banchine a ponente dello
sporgente Ronciglio - finalizzati
alla pre-regata dell’ ‘America’s
Cup’, la cui organizzazione fu
affidata all’onnipresente Protezione civile - furono concordati con il reggente della famiglia mafiosa, Francesco
Pace, con esponenti politici, in
particolare Antonio D’Alì e con
la benedizione del latitante
Matteo Messina Denaro”.
In alcune telefonate intercettate,
Francesco Morici sostiene di
essere in attesa del concretizzarsi di una “promessa” del
senatore per i lavori da effettuare nel porto: “gli hanno assegnato un po’ di soldi … qua
ne ho un’altra… quella che il
senatore mi ha promesso che
me la faceva passare… quella
di 20, 30 miliardi… questa…
la convenzione… questa per
la cosa del porto”.
A mettere nei guai D’Alì e i
Morici, un “pentito” collaboratore, Antonino Bittarella, che
ha raccontato agli inquirenti
che l’appalto fu vinto proprio
grazie all’intervento di Cosa
Nostra.
Il provvedimento di sequestro,
per concludere, riguarda 9
partecipazioni societarie, 142
beni immobili e 36 rapporti
bancari.
Federico Colosimo
Udine
Caso Sacher:
le anomalie
ncora ombre nel l’omicidio
A
del 66enne Mirco Sachre
di Udine. Mentre cominciano
ad emergere elementi salienti
dall’interrogatorio delle due
15enni accusate di omicidio
volontario o preterintenzionale,
il loro racconto appare agli
inquirenti ancora pieno di lacune. Le ragazze hanno ribadito di aver reagito a un tentativo di violenza. Da quanto
si è appreso, le due quindicenni avrebbero passato però
già la mattinata di domenica
in compagnia del pensionato,
prima in un bar poi a casa
dell’uomo. Dopo di che avrebbero chiesto a Sacher di accompagnarle in centro. Saliti
in auto, l’uomo avrebbe deviato
l’auto in un campo e tentato
l’approccio sessuale. Le ragazzine avrebbero riferito di
aver avuto una discussione
accesa con l’anziano ma questo contrasterebbe con quanto
riferito dai due testimoni. Sotto
accertamenti anche i cellulari
delle ragazze e della vittima:
le due adolescenti erano in
possesso infatti anche del portatile dell’uomo. Una delle due
ha detto di aver inserito la
sua scheda nel telefono in
quanto il suo era scarico. Saranno verificati pure i tabulati
per capire se vi siano state
chiamate anche verso i due
ragazzi di Pordenone. Anche
sulla morte restano lati oscuri:
le ragazze hanno spiegato di
aver messo le mani al collo
dell’uomo, ma sul corpo non
sarebbe stato notato alcun segno particolare. Segni di colluttazione sono stati invece
riscontrati su una delle due
ragazze che avrebbe su un
seno un morso o un graffio.
Salerno
Napoli
Torino
Restivo: l’accusa
chiede 30 anni
Trovato cadavere
a Posillipo
Pacco bomba
a La Stampa
on può esserci altro colpevole
acabro ritrovamento a
N
M
oltre Danilo Restivo. Per
Napoli. Un cadavere in
questo al termine della sua
avanzato stato di
n pacco bomba è stato
U
recapitato ieri mattina alla
sede del quotidiano La
requisitoria all’udienza del
processo di appello sull’omicidio
di Elisa Claps, il pm Rosa Volpe
ha chiesto la conferma della
condanna a 30 anni per Restivo,
unico imputato. L’uomo, in primo
grado, processato con rito
abbreviato, fu condannato dal
gup Elisabetta Boccassini.
Restivo si è innervosito in aula
davanti alla foto di Elisa mostrata
dalla madre della vittima: ad un
certo punto l’uomo avrebbe
anche sbattuto i fogli degli
appunti che aveva in mano.
L’udienza è stata aggiornata a
giovedì prossimo quando la
parola passerà alla difesa
dell’imputato e all’avvocato di
parte civile. Ma prima che i
giudici si ritirino in camera di
consiglio, Restivo dovrebbe
rendere dichiarazioni spontanee,
leggendo passaggi del memoriale
di 120 pagine scritto in carcere.
La sentenza dovrà arrivare entro
il 28 aprile: a fine mese infatti
Restivo ritornerà in Inghilterra,
dove è detenuto per l'omicidio
della sarta Haether Barnett.
Stampa a Torino. Il plico
poteva esplodere, secondo
quanto hanno accertato gli
artificieri dei carabinieri
intervenuti sul posto insieme
alla Digos che sta indagando,
ma probabilmente un difetto
dell’innesco ha evitato il
peggio. Sul sito web del
quotidiano torinese si legge
che nel pacco c’era un
contenitore di un cd. Secondo
gli artificieri il pacco
presentava tracce di esplosivo
all’interno ma l’innesco non
ha funzionato probabilmente
per un difetto nella
realizzazione. Inoltre, il pacco
è risultato negativo al
controllo del metal-detector in
quanto la custodia del cd era
ricoperta di tessuto. Tra le
ipotesi al vaglio degli
inquirenti la più attendibile al
momento sembra quella
legata agli anarchici della Faiinformale che utilizza la
tecnica delle buste esplosive,
destinate a uffici pubblici e
istituzioni.
decomposizione è stato
rinvenuto ieri all’interno del
parco a Posillipo: il corpo
sembrerebbe appartenere ad un
uomo di età adulta. A scoprire il
cadavere, a ridosso della
scogliera della Grotta di Seiano
all’interno del parco, sono stati i
custodi richiamati dal cattivo
odore proveniente dagli scogli.
La salma è stata rimossa grazie
all’intervento dei vigili del fuoco
e trasportata al Secondo
Policlinico di Napoli per esami.
Sarà difficile risalire alla sua
identificazione, ma analizzando
gli indumenti indossati e la
corporatura della salma è
probabile che si tratti di un uomo
di età avanzata. Sul posto i
Carabinieri che hanno avviato le
indagini. La scoperta è stata fatta
nella stessa area dove c'è Villa
Ambrosio, la casa dove quattro
anni fa vennero massacrati i
coniugi Ambrosio: i due vennero
lasciati morire a terra mentre gli
assassini si fermarono a
mangiare con cibo prelevato dal
frigorifero della casa.
9
Mercoledì 10 aprile 2013
Italia
La crisi continua a uccidere. ieri altre tre vittime: un imprenditore, un geometra e un dipendente d’azienda
Si muore di disoccupazione e di lavoro
Ad Ancona un uomo viene salvato in extremis dalla moglie. Intanto si registrano anche morti bianche e infortuni gravi
,isoccupazione e sicurezza sul lavoro: due temi
“caldi” in uno stato ormai
incapace di saper gestire
l’occupazione sotto tutti i
punti i vista. Se da un lato continua
prepotentemente dal nord al sud
l’ondata di suicidi dettata dalla crisi
dall’altra si registrano numerosi infortuni sul lavoro. Insomma anche
chi il posto ce l’ha non può dormire
sonni tranquilli.
La crisi uccide ancora - Tre vittime
anche nella giornata di ieri. A Macomer (Nuoro) un imprenditore in
gravi difficoltà economiche si è tolto
la vita. Carlo Cossu, 54 anni, si è impiccato ieri mattina nella sua segheria
della zona industriale di Bonu Trau.
L’uomo, separato dalla moglie dalla
quale aveva avuto due figlie, era
uscito di casa (dove viveva da solo)
domenica notte senza più farne ritorno. Secondo le testimonianze raccolte dalle forze dell’ordine intervenute sul posto, Cossu nell’ultimo periodo non sembrava più lo stesso
perché spaventato e depresso per
la crisi economica e le difficoltà finanziarie che stava vivendo. Dramma
anche nel bellunese, dove un 46enne
D
di Feltre si è ammazzato perché temeva di perdere il lavoro. L’uomo,
che si era allontanato da casa lunedì
pomeriggio e del quale la famiglia
aveva denunciato la scomparsa, è
stato trovato senza vita in un boschetto
nell’area di Pedavena. Secondo diverse testimonianze raccolte dai carabinieri, il 46enne, dipendente di
una azienda di occhialeria che ha
annunciato possibili provvedimenti
di mobilità, da tempo manifestava la
paura di essere tra le persone messe
in mobilità. Sempre ieri mattina, verso
le 8, a Portogruaro un geometra di
64 anni è stato trovato penzolante
da una gru. Sono stati gli operai del
cantiere della cittadella scolastica di
via Giai, a denunciare il fatto ai carabinieri. L’uomo, che abitava a Conegliano, nel trevigiano, ha lasciato un
biglietto in cui chiedeva scusa per il
suo gesto.
Tragedia sfiorata ad Ancona - Ha
tentato il suicidio ma è stato salvato
in extremis dalla moglie. D.P., 46
anni, da mesi senza lavoro, aveva
perso la speranza nel futuro e così
ha deciso di farla finita: si è tagliato
le vene di entrambi i polsi. È accaduto
lunedì pomeriggio, intorno alle 18,
in un appartamento nel quartiere
delle Palombare ad Ancona. L'uomo
è stato salvato dalla moglie, che lo
ha trovato in bagno, riverso in una
pozza di sangue ma ancora vivo. La
donna era appena rincasata quando,
non vedendo il marito, ha iniziato a
chiamarlo fino a che non lo ha scoperto privo di sensi. Chiamato il 118,
sul posto sono intervenute le ambulanze e le forze dell’ordine. Dopo le
prime cure sul posto l’uomo è stato
accompagnato d’urgenza al pronto
soccorso dell’ospedale regionale
delle Torrette di Ancona. Ricoverato
in sala urgenze, non è in pericolo di
vita.
Gli incidenti sul lavoro - Un morto
e due feriti gravi: è questo il bilancio
degli incidenti sul lavoro nella giornata di ieri. A Palermo un operaio,
Giovanni Mannino, 41 anni, è morto
in mattinata dopo essere stato investito
da un camion che faceva retromarcia.
Stava lavorando nel cantiere per la
realizzazione della linea tranviaria
in via Leonardo da Vinci. A nulla è
valso il tentativo di rianimarlo da
parte dei medici del 118. I rilievi
sull’incidente sono condotti dagli
agenti della polizia municipale mentre
sull’accaduto indagano anche i carabinieri. A Frosinone un operaio di
32 anni è precipitato da un’altezza
di tre metri: l’uomo stava lavorando
su una scala quando, per cause da
stabilire, è caduto nel vuoto. Subito
soccorso dal personale del 118, è
stato trasferito in eliambulanza all’ospedale di Latina: le sue condizioni
sono gravi. Si trova in gravi condizioni
anche un uomo di circa 70 anni di
Baranello vittima di un drammatico
infortunio in campagna. L’agricoltore
è rimasto ferito, verso le 11 di ieri
mattina, dall’attrezzo agricolo che
stava maneggiando, un motozappa,
mentre lavorava la terra in contrada
Macchie. Caduto in terra, è stato travolto dal trattore ancora in movimento.
L’uomo è stato trasportato nel Pronto
Soccorso dell’ospedale Cardarelli di
Campobasso dall’ambulanza del
118.
Barbara Fruch
MILANO
REGGIO CALABRIA
5 cent in più
sul caffè:
Comune in rivolta
Assenteismo,
17 arresti
e 78 indagati
bastato un aumento di 5
centesimi sul caffè per far
scattare la protesta dei dipendenti comunali. È successo a
Milano, dove è stata messa in
atto una vera e propria sommossa. La causa principale è
da addebitarsi al costo del caffè
che passa da 25 a 30 centesimi.
Poi ancora i biscotti passati da
30 a 70 centesimi, la pasta frolla
a da 30 a 50, le merendine da
70 centesimi a 1,10 euro. Un
trend che si è verificato anche
in qualsiasi altro luogo di lavoro
in Italia. Ma i dipendenti comunali hanno colto la palla al balzo
ed hanno inizialmente distribuito
volantini per poi organizzare
colazioni di protesta per opporsi
a questo “immotivato aumento”.
In realtà un motivo c’è: la crisi,
il calo delle vendite e il conseguente aumento di tutti i prezzi.
Ma ai dipendenti del Comune
di Milano, come scrivono nel
manifesto di protesta, il passaggio della gestione delle macchinette automatiche da
un’azienda a un’altra (per due
anni) non è andato giù. Principalmente per il ritocco dei prezzi.
Sono state fatte così assemblee,
distribuiti volantini, proprio come
se si trattasse del licenziamento
di centinaia di persone. Nello
scritto si parla di “organizzazione
in gruppi d’acquisto per reperire
caffè e snack a prezzi bassi” e
della “richiesta d’aiuto del consiglio comunale”. Così mentre
in Italia ci sono padri di famiglia
senza stipendio da mesi questi
“personaggi” si preoccupano
dei cinque centesimi in più. B.F.
N
È
uovo terremoto sul Comune
di Reggio Calabria. Arrestati
con l’accusa di concorso in
truffa ai danni dell’Ente 17 impiegati. Altri 78, invece, sono
finiti nel registro degli indagati.
Si erano organizzati in gruppi,
ufficio per ufficio. Ed ogni giorno,
a turno, c’era chi timbrava per
tutti. Così i colleghi potevano
fare con comodo. Arrivare con
calma e, nel frattempo, sbrigare
le proprie commissioni. E c’era
chi andava a fare la spesa, chi
in farmacia, chi accompagnava
i bambini a scuola. Risolte le
faccende familiari, poi, si ricominciava. Lunghe passeggiate
su Corso Garibaldi (il salotto
buono della città), un giretto
per i negozi e interminabili chiacchierate. Fin quando il sindaco
dell’epoca, Giuseppe Raffa (l’inchiesta è dei primi mesi del
2010), non si è scocciato di
trovare uffici deserti e di sentir
suonare a vuoto i telefoni e ha
chiamato la Guardia di Finanza.
Un mese di riprese video ed
appostamenti hanno permesso
di smascherare un sistema di
favori reciproci e scambi di
badge grazie ai quali diversi impiegati riuscivano ad assentarsi
– come già detto - indisturbati
dal posto di lavoro anche per
diverse ore al giorno. Così facendo, 95 dipendenti “infedeli”,
sono stati scoperti.
Nei prossimi giorni, gli interrogatori. Tutti rischiano ora una
condanna da uno a cinque anni
di reclusione oltre al possibile
licenziamento per giusta causa.
Federico Colosimo
Società
10
Mercoledì 10 aprile 2013
I dati forniti dal ministero della Sanità parlano chiaro: registrato un sensibile aumento dell’uso di alcol
Beve fuori pasto il 40% dei giovani
La ‘generazione chimica’, comincia già in età pre-adolescenziale ad avvicinarsi all’alcol. Il bisogno di sentirsi
grandi ed accettati dal gruppo o semplicemente la voglia di trasgressione li porta ad ubriacarsi sempre più spesso
di Carola Parisi
i beve per dimenticare.
Questa è una di quelle
frasi che chiunque ha
pronunciato, tra il serio
e lo scherzo, almeno
una volta nella propria vita. Ma
guardando i dati sull’alcolismo
in Italia, verrebbe da dire che
si beve un po’ per tutto. Ma
soprattutto, si beve troppo. I
dati forniti dal ministero della
Sanità parlano chiaro: è stato
registrato un sensibile aumento
dell’uso di alcol specialmente
lontano dai pasti. Questa abitudine molto diffusa nei paesi
del nord Europa è conosciuta
come binge drinking, ovvero
il bere in maniera compulsiva
fino a ubriacarsi. E così i ragazzi
passano dai succhi di frutta
alla birra ed ai superalcolici
sempre prima. Sono infatti tra
il 30 ed il 40% i giovani in Italia
che bevono fuori pasto (negli
Usa si arriva, addirittura, al
44%). Il 13-14% del totale è
composto da ragazzini di 1112 anni. La ‘generazione chimica’, comincia già in età pre-
L’iniziativa: Bere è contro le ragazze
S
na campagna contro l'abuso di alcol fra le giovani donne. E'
l'iniziativa ''Bere è contro le ragazze'', voluta dalla commissione
delle Elette del Comune di Roma, in collaborazione con la Facoltà di Medicina e Psicologia dell' Università degli Studi ''La Sapienza''. L'iniziativa - presentata oggi in Campidoglio di fronte a
cento studenti - ha portato alla realizzazione di un opuscolo informativo sui rischi legati all'eccessiva assunzione di alcol, che verrà
distribuito negli Istituti scolastici del Comune di Roma, con l'obiettivo
è attuare un'azione sul territorio per prevenire e contrastare i pericoli
per la salute che derivano dal crescente abuso di alcol da parte delle
giovanissime, particolarmente a rischio rispetto ai coetanei maschi
per struttura fisica e corredo ormonale. ''Mentre nel nostro paese il
fenomeno dell'alcolismo è in diminuzione - ha sottolineato Monica
Cirinnà, presidente della commissione delle Elette - i dati Istat indicano come emergenza sanitaria una crescita dell'abuso di alcol nella
popolazione giovanile. Il fenomeno del binge drinking si sta diffondendo e coinvolge sempre più ragazze. Crediamo che più dei divieti
e della demonizzazione dell'alcol sia utile per le nostre ragazze una
corretta informazione che possa aiutarle a fare scelte consapevoli
C.P.
per il proprio futuro''.
U
adolescenziale ad avvicinarsi
all’alcol. Il bisogno di sentirsi
grandi ed accettati, gli sbalzi
d’umore tipici dell’adolescenza
o semplicemente la voglia di
trasgressione li porta a bere
senza misura e senza nessun
tipo di coscienza sulle conseguenze di tale assunzione. L’Or-
ganizzazione mondiale della
sanità ricorda che l’intossicazione alcolica è causa di un
decesso su 4 tra i 15 ed i 18
anni, ed è la causa di un caso
su tre di lesioni (risse), omicidi
e suicidi tra gli 11 ed i 20 anni
d’età. “E’ una moda, un cambiamento della cultura del bere,
Cos’è il binge drinking
un' "abbuffata alcolica", evento in cui la persona assume varie bevande a base di alcool
ripetutamente in modo compulsivo fino ad
ubriacarsi. Con questa denominazione è definito
il consumo di almeno 5 o 6 bicchieri (e comunque molto al di sopra delle proprie caratteristiche
di tolleranza), molte volte in modo quasi consecutivo e rapido, ovvero senza sorseggiare, ma
trangugiando l'alcool tutto d'un fiato.
È
dobbiamo prenderne atto noi
adulti ed insegnare ai ragazzi,
usando il loro linguaggio, che
il bere è un’abilità da imparare”- spiega Massimo Biondi,
professore ordinario di psichiatria dell’Università Sapienza di Roma. In occasione della
presentazione della campagna
“Bere è contro le ragazze”,
promossa dal comune di
Roma, dalla Sapienza e dall’ospedale Sant’Andrea, continua: “non si deve mai bere a
stomaco vuoto e mai se si è
stanchi, bisogna saper rifiutare,
imparare a sentire i sapori,
ma soprattutto a fermarsi e
chiedere aiuto agli amici”conclude il Prof. Biondi.
Il bere senza controllo e al
solo scopo di ubriacarsi ha
preso piede velocemente in
Italia e, nei giovani, ha preso il
posto del bere conviviale.
Emanuele Scafato, direttore
dell’Osservatorio nazionale alcol e tossicodipendenze dell’Istituto superiore di sanità,
denuncia: “E’ colpa degli adulti
se i giovani bevono troppo e
male, da un lato la forte pressione del marketing (non esiste
infatti una legge che proibisca
o limiti la pubblicità di prodotti
alcolici ndr) che offre dell’alcol
un’immagine di successo.
Dall’altro i genitori hanno smarrito il controllo sui comportamenti dei figli”. “Adesso va il
‘bevi quanto ti pare, ad ogni
ora del giorno e a basso costo”- conclude Scafato.
NEGLI STATI UNITI È APERTA LA DISCUSSIONE SULLA CANNABIS. USATA IN 16 STATI PER FINALITÀ SANITARIE
Legalizzare la marijuana? I distributori di droga
La maggioranza dice si (per scopi medici)
arijuana sì, marijuana
no. Il dibattito è particolarmente acceso in
gran parte dei Paesi del
Mondo, ma negli Stati Uniti negli ultimi mesi si è discusso
molto di questo tema, soprattutto da quando in California
l’uso per scopi terapeutici
della cannabis è stato autorizzato ufficialmente e in Colorado e nel Washington addirittura è arrivato il sì alla
legalizzazione. Secondo un
recente sondaggio di Pew Research Center, la maggioranza dei cittadini statunitensi
sarebbe favorevole alla lega-
M
lizzazione per uso personale.
Secondo il sondaggio, il 52%
degli americani sarebbe dalla
parte dei due Stati che ora
dovranno scontrarsi con l’amministrazione federale dopo
il referendum che ha avuto
esito positivo, mentre il 45%
dei cittadini si dice contrario.
Una netta spaccatura dunque
per l’opinione pubblica che
sicuramente alimenterà polemiche e dibattiti molto accesi
nei prossimi mesi. Rispetto al
2011 c’è stato un aumento del
7% dei favorevoli, una percentuale che secondo gli analisti
è destinata a salire.
a marijuana venduta
come uno snack nelle
macchinette automatiche? Sembrerebbe così in
California, dove la cannabis
è legale, ma solo per fini medici e la società Dispense
Labs ha realizzato la Autospense, un distributore che
permette a coloro che la
usano per curarsi di comprarla in contanti o con carta
di credito. Nello specifico, i
pazienti consumatori per poterla ritirare dovranno mostrare un certificato apposito
L
sottoscritto da un medico e
digitare un PIN, dopo aver
mostrato le proprie impronte
digitali. Insomma, il processo
è super controllato e monitorato da una videocamera che
ne rileva tutti i passaggi, proprio per verificarne eventuali
anomalie o manomissioni. In
questo modo, si eviterebbe
lo spaccio illegale e la pericolosità di sostanze non certificate che possono altrimenti avere effetti dannosi,
come spiega l’ideatore del
dispositivo Joe DeRobbio.
Allarme tra i quindicenni
un ragazzo su 5 si fa le canne
rmai non ne parla più
nessuno. Un tema col
silenziatore. Eppure
l’uso delle droghe tra gli
adolescenti è una trincea da
allarme rosso: in Lombardia, ad esempio, un quindicenne su quattro ha già
familiarizzato con la cannabis, "la canna”. Alla diffusione delle droghe leggere,
in Italia illegali, si associa
il rapporto con alcol e sigarette, sottovalutato per
gli effetti devastanti che
può avere sulla salute in
un’età critica, come quella
tra i 13 ed i 15 anni. Il quadro emerso da un’indagine
dell’Osservatorio regionale
sulle dipendenze dell’Asl è
un pugno nello stomaco.
Almeno una volta, un quindicenne (maschio) su tre
ha fumato una canna, e il
20% ne fa abitualmente
uso. Con il 41% dei quindicenni (donne comprese)
che ammette di fumare sigarette. L’alcol entra nelle
loro vite anche prima: a 13
O
anni uno su tre beve una
tantum, a 15 il 47% lo fa
ogni mese. "C’è da preoccuparsi — spiega Riccardo
Gatti, direttore del dipartimento dipendenze dell’Asl
di Milano —. Si assumono
sostanze che fanno male
con troppa leggerezza, perché sono ormai viste come
beni di consumo alla pari
di una canzone da scaricare. C’è un fattore culturale, con la mancanza di un
pensiero critico nelle famiglie dove i genitori sembrano aver metabolizzato la
cannabis o l’alcol. Ma c’è
anche un problema-internet: i nativi digitali conoscono lo spinello già a 15
anni, mentre nelle generazioni precedenti il primo
contatto si aveva in età universitaria. I motori di ricerca hanno preso il posto
dei genitori, che invece dovrebbero imparare a navigare coi figli, parlando la
loro stessa lingua".
C.P.
Cinema
11
Mercoledì 10 aprile 2013
Cinema e letteratura un connubio storico che ancora oggi affascina piccolo e grande schermo
‘Bookciak, Azione’, si girano i grandi classici
Torna una nuova edizione del concorso che da ampio spazio ai filmmakers che vogliono cimentarsi con brevi contributi cine-letterari
di Francesca Ceccarelli
inema e letteratura
quale rapporto più
conflittuale ma culturalmente redditizio? Da sempre questo connubio affascina lettori
e cinefili che amano disquisire sul valore di questa relazione che talvolta sfocia
anche nella delusione. L’eccezione che conferma la regola, se da sempre registi e
scrittori decidono volontariamente o no di lavorare assieme. Solo qualche esempio
per rendere l’idea: Furore di
Steinbeck o Lolita di Nabokov e ancora Arancia Meccanica di Burgess.
Proprio questo dualismo è
C
alla base del Premio Bookciak, Azione!, concorso per
videomaker ispirato ai libri
indetto dal portale ww.bo-
Nella foto qui sopra una scena dal film “Lolita”di Nabokov
okciak.it e patrocinato da
Sky Arte, nel quale i filmmaker partecipanti dovranno
cimentarsi nella realizzazione
di specifici Bookciak-movie,
ovvero video della durata
massima di 3 minuti ispirati
alle suggestioni visive dai
romanzi appositamente scelti.
A muovere la nascita del concorso l’esigenza di avvicinare
ulteriormente il mondo dell’editoria, frantumato ormai
su tutto il territorio nazionale
e spesso lontano dai veri
luoghi del dibattito culturale
e delle produzioni cinematografiche. Il progetto nasce
sotto il patrocinio del Mini-
IN USCITA AL BOTTEGHINO
Hansel & Gretel - Cacciatori di streghe
Sopra una foto di “Arancia meccanica” di Anthony Burgess
Un film di azione che trae spunto dalla famosa fiaba dei fratelli Grimm
on sono solo i film
d’animazione ad attingere dall’immaginario fiabesco del vecchio continente. Ora anche
i film d’azione hollywoodiani prendono spunto dalle immortali narrazioni del
patrimonio culturale europeo. Hansel & Gretel –
Cacciatori di streghe (titolo
originale Hansel and Gretel: Witch Hunters) trae
spunto dalla favola omonima dei fratelli Grimm
per trasformarsi in un action movie dove l’avventura prende il posto dell’atmosfera surreale della
novella originale. Sono trascorsi quindici anni dalla
traumatica esperienza vissuta dai fratellini nella casa
fatta di marzapane, dove,
dopo essere stati rapiti da
una megera, erano stati
tenuti prigionieri. Hansel
e Gretel sono diventati due vendicativi ed
efficaci cacciatori di streghe, molto abili
nel loro lavoro perché, per un motivo sconosciuto, incantesimi e maledizioni non
hanno alcun effetto su di loro. Il sindaco di
Augsburg, a due giorni dalla “Luna di sangue”, affida loro un incarico. Le fattucchiere,
capeggiate dalla malvagia Muriel, stanno
programmando il sacrificio di numerosi
bambini durante il loro truculento raduno.
Il compito dei fratelli sarà quello di neutralizzarle prima della fatidica notte, scac-
N
ciando la congrega dalla città e dalle vicine
foreste. A rendere difficile la missione c’è
il brutale sceriffo Berringer, un alcolizzato
che si è impadronito del potere e utilizza
modi spietati per condurre una personale
caccia alle streghe. Il film, diretto dal regista
Tommy Wirkola, vede come interpreti
principali, nel ruolo dei due fratelli, Gemma
Arterton (di recente in Men in Black 3) e
Jeremy Renner (protagonista di The Bourne
Legacy). La realizzazione della pellicola
era tra i progetti della Paramount Pictures
già nel 2009. Nel novembre di quell’anno,
infatti, il lungometraggio era in fase di
pre-produzione. Solo durante la gestazione, due anni fa per l’esattezza, la Metro-Goldwyn-Mayer si associò per sviluppare il progetto e contestualmente
venne annunciato che il film sarebbe
stato girato in 3D. Iniziate nel marzo del
2011, le riprese si sono svolte a Braunschweig, Berlino e Potsdam, in Germania.
Il film uscirà nelle sale italiane il primo
Maggio.
Emiliano Stella
stero per i Beni e le attività
culturali – Direzione Generale per il Cinema, e realizzato in collaborazione con
Anica (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Multimediali), Apt (Associazione Produttori Televisivi) e Anac (Associazione Nazionale Autori
Cinematografici). Ma non si
esaurisce nel concorso l’attività del portale Bookciak.it:
gli addetti si occupano anche
di catalogare tutte le novità
editoriali e le opere di autori
italiani, circa tremila libri l’anno, nonchè spazio e visibilità
a titoli rimarrebbero altrimenti nell’oblio. Una buona
opportunità anche per i produttori: a disposizione un
motore di ricerca ad hoc organizzato per voci tematiche.
Anche quest’anno una giuria
d’eccezione che sceglierà i
vincitori: Ettore Scola, autore
di capolavori comeC’eravamo tanti amati e La Terrazza,
Citto Maselli, che ha portato
in scena Gli indifferenti di
Moravia, Ugo Gregoretti attore, regista e drammaturgo
che con Rossellini, Godard
e Pasolini firmo l’episodio
di Ro.Go.Pa.G chiamato “Il
pollo ruspante”, e Gianluca
Arcopinto, produttore indipendente tra i più ispirati
dell’intero panorama nazio-
nale. Proprio come sostegno
alle piccole realtà editoriali
la scelta dei libri a cui gli
autori dovranno ispirarsi per
partecipare è assai innovativa: Verrà cantando il sangue
di Vittorio Del Tufo (Rogiosi
editore), Se son rose di Massimo Vitali (Fernandel), ePelleossa di Paolo Cognetti (Minimum fax). Una difficile operazione quella della razionalizzazione dei contenuti
letterari visto il bacino non
solo nazionale ma internazionale: dagli Stati Uniti all’Europa. Addirittura secondo
una rilevazione dell’Anica,
negli ultimi cinque anni sono
stati quasi 200 i titoli prodotti
in Italia tratti da romanzi, racconti, testi teatrali e opere
letterarie . Ormai strumenti
di promozione come il booktrailer sono passati: troppo
commerciali. Il Bookciak-movie è il futuro, rivelandosi un
veicolo promozionale più
chiaro, deciso e diretto. Le
opere vincitrici del contest
avranno l’opportunità di essere presentati alle Giornate
degli autori al festival di Venezia e andranno in onda su
Sky Arte. Strada libera quindi
agli artisti che vogliano cimentarsi nell’impresa: c’è
tempo fino al 30 giugno per
iscriversi e al 20 luglio per
inviare il proprio lavoro.
Calcio
12
Mercoledì 10 aprile 2013
La Lazio vince il derby degli accoltellati
Una sfida che ha visto prevalere gli scontri allo spettacolo in campo. Un totale di 8 feriti, 6 romanisti
e 2 laziali - I disordini sono scoppiati intorno alle 18, quando a Ponte Milvio due ultrà giallorossi sono
rimasti feriti. Alemanno commenta così: “Sono sconcertato, sembra proprio che ci sia una maledizione”
di Federico Colosimo
POLEMICHE INUTILI, DA PARTE DEI GIORNALISTI, DOPO L’INCONTRO
erby capitolino, dentro e fuori lo stadio.
Si, perché non solo
si sono fronteggiate
le due squadre all’interno del rettangolo di gioco,
ma anche le due tifoserie fuori
l’Olimpico, prima e dopo la
gara. Per un totale di otto accoltellati. Fortunatamente nessuno ferito in modo grave, colpito solo di striscio dalla cosiddetta “puncicata”. Gli ultras,
che finora sono stati identificati
ed arrestati dalla polizia, sono
quattro. E si tratta di giovani romani, laziali e romanisti, tutti
tra i 24 e i 27 anni. Alcuni di
loro anche con precedenti di
polizia. Per tutti i fermati è stato
disposto il daspo per la durata
di 5 anni. Attraverso filmati e
video, nelle prossime ore, la
Digos cercherà di individuare
altri responsabili.
Nei dintorni dell’Olimpico, e
nelle zone limitrofe, trovato un
vero e proprio arsenale: rinvenuti, infatti, coltelli, cacciavite,
manici di piccone, bastoni ed
asce. Tutto materiale nascosto
accuratamente fuori lo stadio.
Un derby ad altissima tensione,
dunque, nonostante il rafforzamento delle misure di sicurezza
messo in atto dalle forza dell’ordine, in una capitale già blindata dalle prime ore della mattina. Si sa, quando c’è Lazio
Roma può succedere di tutto.
Ma certi episodi si pensava
fossero superati. E poi traffico
in tilt e code chilometriche per
tutto il pomeriggio.
I primi incidenti sono scoppiati
intorno alle 18, a Ponte Milvio,
dove due ultrà romanisti sono
stati accoltellati poco dopo aver
parcheggiato. Subito dopo,
D
Sfottò post stracittadina: Radu l’unico a pagare?
I
scoppiati tafferugli e scontri tra
le tifoserie e la polizia, nella
zona di Ponte Duca D’Aosta,
spesso teatro di episodi di questo genere durante il derby.
Petardi contro le forze dell’ordine, che hanno risposto con
“cariche di alleggerimento” e
lancio di lacrimogeni contro i
tifosi per cercare di sedare la
tensione.
In un primo momento era circolata anche la notizia di un attacco di alcuni tifosi, con sassi
e fumogeni, contro un’ambulanza che stava soccorrendo i
feriti. Una notizia smentita direttamente dal 118 poche ore
dopo: “nessun attacco contro
di noi, abbiamo soltanto visto
esplodere alcuni petardi non
distanti da qui”.
Ma non è tutto. Attimi di paura
anche nel quartiere Flaminio,
Camilluccia e nelle zone vicine
allo stadio Olimpico dove alcuni tifosi sono venuti a contatto. Molti i negozianti, per
timore di nuovi scontri, hanno
chiuso prima i loro esercizi:
“non si può far giocare una
partita di questo genere di lunedì, giornata lavorativa e per
di più con lo sciopero dei
mezzi pubblici proclamato
proprio in vista del derby”,
hanno protestato i commercianti. Per le strade, intanto
aumentava l'odore acre dei
fumogeni lanciati dai tifosi per
attaccare le forze dell'ordine
o gli ultrà della squadra avversaria.
Intorno alle 20 altri incidenti.
Questa volta accoltellato un
laziale. Il bilancio dei feriti da
arma da taglio salirà poi a
otto. E mentre all’interno dello
Stadio la partita finiva 1 a 1
ed Hernanes falliva l’opportunità di spedire la Roma all’inferno, la città rimaneva paralizzata nel traffico fino a mezzanotte, quando la situazione
è tornata alla normalità.
Infine, a completare il quadretto della giornata di follia
romana, sono arrivate le deliranti dichiarazioni di Alemanno: ''Sono sconcertato
per quello che è avvenuto.
Sembra quasi ci sia una maledizione: non si possono fare
questi bellissimi eventi, che
sono come una festa, senza
pagare il prezzo di gesti orribili, aggressioni e scontri''.
Dichiarazioni, che tutto sembrano tranne essere quelle
di un sindaco della città nella
quale si sono verificati i disordini.
L’OPERA ERA STATA RUBATA NEL 2002 NELLO YACHT DEL PROPRIETARIO A SAVONA
Trovato in casa Bettega il dipinto di Chagall
Il famoso ''Le nu au Bouquet'' era stato acquistato dall’ex dirigente
juventino per un milione e 200mila euro. Fermate tre persone
stato ritrovato dopo undici anni il capolavoro dell’artista russo Marc Chagall. Il celebre dipinto ''Le nu au Bouquet'' era stato
rubato nel 2002 su uno yacht ormeggiato al
porto di Savona. Il fatto curioso è che l’opera
si trovasse a Torino nella abitazione dell’ex
bandiera e dirigente juventino, Roberto Bettega. Lo storico numero dieci dei bianconeri
lo aveva acquistato in una galleria di Bologna
nel 2003 – ad un anno dalla scomparsa – per
una cifra di un milione e 200mila euro; di cui
175mila in contanti, il resto cedendo alcune
sue opere. Bettega è parte lesa nell’inchiesta
insieme al vecchio proprietario statunitense
del famoso ''Le nu au Bouquet'' che – nel frattempo - è già stato risarcito dall’assicurazione.
I carabinieri del nucleo tutela patrimonio culturale di Torino hanno denunciato per furto e
ricettazione tre persone: un romeno di 39 anni
– ex componente dell’equipaggio dell’imbarcazione – un suo connazionale di 41 anni e un
gallerista di Bologna, Italo Spagna.
L’opera risale al 1920 e venne acquistata dallo
statunitense nel 1988. Secondo indiscrezioni, i
È
l derby capitolino,
ormai si sa, da che
mondo è mondo,
non è una partita
come le altre. Ha un
sapore speciale, difficile da descrivere. In
palio, non solo i 3
punti, ma molto di
più. Il primato cittadino, gli sberleffi, le
prese in giro. La sfida
tra Roma e Lazio c’è
due volte all’anno.
Ogni sei mesi. Quella
partita, vinta da una o
dall’altra
squadra,
però, viene ricordata
per tutti i 365 giorni. I
tifosi sono in fibrillazione. E’ brutto dirlo,
ma lecito. Vincere o
perdere il derby non è
la stessa cosa. E’ così
per gli appassionati ed
è così anche per i giocatori in campo. Calciatori che giorno
dopo giorno vengono
incitati dai propri beniamini a dare tutto. Quei
90 minuti, per loro, sono vitali. Gloria eterna
per chi vince, critiche esasperate per chi perde.
Due giorni fa, però, la stracittadina è finita 1-1.
Senza né vinti né vincitori, in campo. Quel che
è successo fuori, lo sanno tutti. Inutile, quindi,
aggiungere altro. Dentro lo stadio Olimpico,
invece, i tifosi, quelli veri, si sono resi protagonisti. Splendida, infatti, la coreografia dei
biancocelesti e le loro “sciarpate” continue.
Sullo stesso piano, lo sventolio delle bandiere
giallorosse. Divertenti, gli sfottò e le risposte
agli striscioni. Calciatori e, perché no, anche
tifosi. Giusto o sbagliato che sia. Totti e De
Rossi insegnano. Entrambi, vivono per i loro
colori. La sentono quella partita e molto. De
Rossi, per esempio, sono anni che non fa registrare, al termine del match, un semplice 6 in
pagella. Poi, c’è, per l’appunto, Francesco Totti
che, in ogni conferenza stampa pre e post
derby, non fa altro che ricordare l’odio sportivo
per i cugini biancocelesti. Lo fa fuori e dentro
dal campo. La maglietta “vi ho purgato ancora”
insegna. Nulla di male, semplice sfottò. Provocatorio sì, ma giusto. Se lo fa il capitano-tifoso della Roma, dunque, tutto ok. Tante risate,
nessuna polemica. Neanche dopo il gol quando,
esultando, di fronte a tutte le telecamere, si di-
ladri avrebbero sostituito il dipinto con una copia. Gli investigatori – dopo una lunga indagine
– hanno scoperto che i ladri dell’opera erano
anche riusciti a farsi rilasciare dalla Fondazione
Chagall una nuova autenticazione del ''Le nu
au Bouquet''. Da quanto si apprende, la vendita
fu attribuita ad un collezionista bergamasco,
un noto cliente della galleria bolognese, e nel
2003 fu acquistato dall’opinionista di Mediaset
Premium Bettega.
''Ci costituiremo parte civile – ha detto l'avvocato Luigi Chiappero e legale del bomber
bianconero - e speriamo di recuperare qualcosa, visto che siamo in sofferenza per la quantità di denaro spesa''. E precisa: ''Roberto Bettega era in assoluta buona fede ed è persona
offesa in questo procedimento come lo è in
quello di Bologna''.
A questo punto c’è chi si interroga sul futuro
dell’opera. A reclamare la proprietà del dipinto
potrebbe essere la compagnia assicuratrice.
Per Bettega invece non resterà che cercare
giustizia nelle aule dei tribunali.
Giuseppe Sarra
.
mostra poco “signore” e urla: “godo
come un maiale”. A
fine partita, invece,
quando a comportarsi in maniera poco
elegante c’è Radu, difensore romeno in
forza alla Lazio dal
2008, scoppia un
vero e proprio scandalo. Il tutto per aver
festeggiato, insieme
ai propri beniamini,
un pareggio importante al termine di un
secondo tempo sofferto per via di un rigore sbagliato (da
Hernanes) e dell’inferiorità numerica a seguito dell’espulsione
di Biava. Come di
consueto, Radu, tifoso sin da bambino
dei colori biancocelesti, si reca sotto la
curva Nord. Osannato dai propri tifosi,
il difensore si lascia trasportare dai cori e, per
due volte, intona “Roma merda”. Qui, l’apoteosi. “Radu fascista”, l’accusa becera e infondata di molte persone e giornalisti. “Radu ‘cattivo esempio’, squalificatelo”, quella di altri.
Polemiche inutili in un post partita dove si dovrebbe parlare solo dello spettacolo offerto in
campo. Ma non è ancora finita. Oltre il danno,
la beffa. Radu rischia ora il deferimento e, come
se non bastasse, un provvedimento. Squalifica
o multa per intendersi. Ma non vi sembra un
po’ troppo?
Il tutto per colpa di quei giornalisti che, invece
di calmare gli animi, pensano solo ad innescare
nuove ed inutili polemiche in un post partita
già difficile.
In tutto questo, “assolto”, invece, l’arbitro Silvio
Paolo Mazzoleni. Partita non all’altezza la sua.
Già al centro delle polemiche, Mazzoleni. Non
solo per aver diretto in maniera vergognosa
l’incontro del 17 marzo del 2013 tra Pescara e
Chievo Verona ma per aver risposto, in modo
inadeguato, ai giocatori abruzzesi. “Dite ai vostri rappresentanti – l’avvertimento – di lamentarsi meglio durante la settimana”. Su questi
fatti gravissimi, la Procura Federale, incredibilmente, ancora non si è pronunciata.
Paolo Signorelli
L’ex bandiera del Cagliari è accusato di falso ideologico. Nei guai anche il deputato Pili
Visita in carcere a Cellino: indagato Riva
igi Riva, leggenda del calcio italiano e
storica bandiera del Cagliari, è indagato.
Falso ideologico, l’ipotesi di reato. Nel
registro degli indagati, anche il deputato del
Pdl, Mauro Pili e l’editore del giornale l’Unione
Sarda, Sergio Zuccheddu. Per la visita in carcere, lo scorso 19 febbraio, al presidente del
Cagliari Massimo Cellino, arrestato nell’inchiesta sulla realizzazione dello stadio “Is Arenas”.
Al centro della vicenda ci sono le presunte false
dichiarazioni fatte al momento di entrare a
Buoncammino, perché se è vero che i parlamentari possono entrare in carcere senza au-
G
torizzazioni (questo è il caso di Pili), è anche
vero che possono essere accompagnati da collaboratori che li seguono per ragioni d'ufficio
che devono anche specificare di non svolgere
attività giornalistica.
Riva ha spiegato di essere entrato all’interno
dell’istituto penitenziario con la consapevolezza
di non violare alcuna legge. “E’ conosciuto
ovunque – le parole del legale – Per questo
motivo non poteva presentarsi come collaboratore di nessuno. Semplicemente, non conosceva le regole”. Qualcuno poteva spiegargliele.
F. Co.
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