Anno II - Numero 85 - Mercoledì 10 aprile 2013 Direttore: Francesco Storace Roma, via Filippo Corridoni n. 23 NON POSSIAMO PERMETTERCI CINQUE ANNI DI TASSE MODELLO MONTI FISCO IMPLACABILE IL PDL NON SI ILLUDA SUL GOVERNO FACILE MEGLIO IL VOTO CHE L’INCIUCIO COL PD Si elegga in maniera condivisa il capo dello Stato e poi si riaprano le urne di Francesco Storace a a che serve un governo tra Pd e Pdl? Dall’incontro tra Bersani e Berlusconi e’ difficile prevedere l’uscita di una pietanza gradita ai cittadini. Perche’ l’hanno tirata troppo per le lunghe. Se all’indomani del voto i due maggiori partiti a vocazione governativa avessero subito preso atto della consultazione elettorale, con le tre minoranze – grillini inclusi – sostanzialmente al 30 per cento ciascuna – sarebbe stato difficile immaginare un no pregiudiziale dall’esterno. Ma ora, con tutta la manfrina che ne e’ seguita, come si fa a immaginare che si possa procedere tranquillamente, con tutto quello che si sono sbattuti sul muso? Credo che si debba semplicemente aspettare l’elezione del nuovo presidente della Repubblica, quella si’ da auspicare piu’ condivisa possibile, e poi procedere ad una nuova consultazione popolare, scommettendo sul crollo di un movimento a cinque stelle assolutamente deficitario sul fronte dell’offerta politica e di governo. Ma se deputati e senatori facessero gratis il loro mestiere, che altro potrebbero gridare i pasdaran del grilli- M smo appena —ascesi al soglio parlamentare? Il Parlamento appena eletto non e’ in grado di offrire un futuro al popolo italiano. Troppo distanti sono le differenze e del resto appare una barzelletta che possano di nuovo ritrovarsi insieme – come al tempo della nomina di Monti, orrore! – gli avversari di cinque minuti fa, che sabato prossimo scenderanno di nuovo in piazza, contrapposti come al tempo delle elezioni. Berlusconi, che invoca di gover- nare; Bersani, che maledice il popolo bue che non gli ha dato la maggioranza al Senato. Cinque anni di tasse non le possiamo sopportare e vale poco la promessa di un governo di scopo che magari stia li’ per varare una sacrosanta riforma della legge elettorale. Se non ci sono riusciti nella scorsa legislatura, non si capisce come faranno a farlo in questa, nonostante tutta la buona volonta’ dei contestatissimi saggi di Gior- gio Napolitano… Il leader del Popolo della Liberta’ teme – e non a torto – giochini giudiziari sulla sua pelle. Ma e’ sicuro che il salvacondotto possa venire dai suoi nemici? Io credo che il Pd stia solo semplicemente prendendo tempo per rubarsi anche il Quirinale ed avere ancora una volta le mani sull’istituzione piu’ importante e ormai decisiva della repubblica. Berlusconi deve semplicemente dire che non si puo’ ingannare il popolo ita- liano e pretendere rispetto, non posti a palazzo Chigi. Tanto, qualunque governo dovessero varare, non durerebbe piu’ di qualche mese. E toccherebbe a chi sta da questa parte del campi dire “resistere, resistere, resistere”. E se si resiste, si cancella la sinistra come ipotesi di governo per i prossimi dieci anni. Per favore, non fatevi abbindolare dal governo facile. E inutile, oltre che dannoso (per gli italiani). Robert Vignola a pag. 2 rutte notizie per i lavoratori dipendenti e per coloro che percepiscono la pensione. Nelle pieghe del Decreto Salva Italia si rileva che sarà possibile da parte di eventuali creditori ottenere il pignoramento della pensione (cosiddetto pignoramento presso terzi). I pensionati rischieranno così di perdere tutta la rata mensile e non più solo un quinto, come previsto dal codice di procedura civile. Lo stesso allarme è scattato anche per chi vive di busta paga. Il d.l. riguarderebbe infatti pure i lavoratori dipendenti percipienti salario mensile in busta paga. Sostanzialmente sarebbe stato legalizzato il superamento del limite del "quinto pignorabile". Fermo restando quanto previsto dalle norme, è stato semplicemente trovato un escamotage che consente di rivalersi per intero, grazie al fatto che, da dicembre 2012, anche pensioni e stipendi, se superiori ai mille euro, non sono più pagabili in contanti ma esclusivamente tramite conto corrente bancario, postale o libretto di risparmio. A partire dal mese di dicembre dello scorso anno, in coincidenza col pagamento della tredicesima, l'obbligo di accredito sul conto si è esteso a gran parte dei lavoratori dipendenti e dei circa 16 milioni di italiani che percepiscono una pensione giacché molti di loro hanno superato il limite di legge. B Marò CONSULTA Legge salva Ilva: è costituzionale MARGARET THATCHER, IPOCRISIA E PROFEZIE di Federico Campoli L Show per le commissioni La tragedia della crisi Crisi Sanità I grillini occupano Camera e Senato Raffica di suicidi senza precedenti Potere d’acquisto delle famiglie a -4,8% Non si placa la bufera Le mani della mafia sull’Idi San Carlo sui lavori del porto a pag. 2 a stampa italiana ha già dato il via ad un ipocrita elogio funebre per la Lady di ferro. Decisionista, riformista, liberalista. Praticamente, aveva tutti gli “ismi” degli odierni centrodestra e centrosinistra. Tutti tranne uno, quello più importante: l’europeismo. Sono rimasti celebri i suoi “no, no, no”, pronunciati nella House of Parliament, contro l’ingresso del Regno Unito nella Comunità europea. Ma la sua ostilità alla Ce non era semplice isolazionismo all’inglese o fanatismo monetario. La Lady di ferro vedeva nel progetto unionista la realizzazione delle mire tedesche. Fu sempre lei a dire che “l’Euro risulterà fatale per le economie dei paesi più poveri” devastandoli. E tutto ciò, secondo la Thatcher, sarebbe accaduto perchè “la Germania” avrebbe ritrovato “la sua naturale fobia dell’inflazione”. Queste parole venivano pronunciate nel 1990, davanti ai molti suoi hanno portato alle disastrose conseguenze, che oggi siamo costretti ad affrontare. Ebbene sì, è proprio Romano Prodi che lancia questa accusa. Proprio quel Romano Prodi che nel ’96-’97 diceva che “con l’Euro avremmo lavorato un giorno in meno e guadagnato come se avessimo lavorato un giorno in più”. Lo stesso Romano Prodi che ha svenduto l’Iri, provocando al nostro Paese un’emorragia di miliardi di lire. Lo stesso Romano Prodi, la cui visione della moneta unica ci ha portato al disastro. Probabilmente, non sa (o fa finta di non sapere) che, senza il mantenimento di politiche volte alla sovranità nazionale, non possono esistere riforme che non portino ad una crisi. Questo la Thatcher lo sapeva. Di certo, non si può negare che l’ideologia liberal-capitalista abbia condotto il Vecchio Continente al disastro. Ma se, sul piano economico, il Regno Unito ha retto all’urto della crisi grazie a lei, forse è il caso di farsi due domande. a linea dei giudici di Taranto non è passata. Dopo una lunga camera di consiglio, la Corte costituzionale ha infatti respinto i ricorsi presentati sulla cosiddetta legge salva-Ilva. Quest’ultima è stata quindi giudicata conforme al dettato costituzionale e ciò significa che la produzione di acciaio continuerà seguendo le prescrizioni fissate dall’Aia e contenute nel testo varato il 24 dicembre scorso, per il quale i giudici avevano paventato un conflitto tra poteri dello Stato. La Corte avrebbe dunque dichiarato in parte inammissibili in parte infondate le questioni di legittimità sollevate: ora c’è attesa per le motivazioni della sentenza. L Micol Paglia Pignorabilità oltre il quinto nelle pieghe del “salva-Italia” Fruch e Parisi pag. 6 colleghi scettici. 23 anni dopo la storia le ha dato ragione. Mentre il Regno Unito sta ritrovando il suo peso nella scena mondiale, la Germania continua a tenere il pallino della situazione e i paesi eurodeboli subiscono inermi i diktat della troika. In questo contesto, diventa curiosa la critica mossa da Romano Prodi. L’ex Presidente del Consiglio ha accusato la Thatcher di essere “la madre della crisi”. Secondo lui, le politiche liberaliste dell’ex Primo Ministro britannico Giuseppe Sarra a pag. 3 Valter Brogino Trapani pag. 6 Federico Colosimo a pag. 8 Il premier indiano: “Processo breve” an Ki Moon, il Segretario generale alle Nazioni Unite, ha incontrato il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. “Spero che il caso venga risolto armoniosamente, giudiziosamente, con il dialogo” ha dichiarato il sudcoreano durante l’incontro. Intanto, Mario Monti ha telefonato al suo omologo indiano, Manmohan Singh, che si è detto contento della decisione italiana di rimandare i marò a New Delhi. “contribuirà a rendere più sollecita una positiva soluzione del caso” ha dichiarato il Primo Ministro indiano. Inoltre, ha detto che, grazie al nostro atteggiamento, i due fucilieri verranno sottoposti ad un processo breve. Servizio a pag. 5 B 2 Mercoledì 10 aprile 2013 Attualità Ieri l’atteso incontro alla Camera tra i leader delle maggiori coalizioni in Parlamento Il corsivo Tra Bersani e Berlusconi prove tecniche di dialogo Per il Quirinale e Palazzo Chigi c’è anche un’ipotesi… dinastica Moderato ottimismo di Enrico Letta (Pd) e Angelino Alfano (Pdl): resta la distanza, ma l’accordo sul Capo dello Stato è possibile lla fine si sono visti. Di pomeriggio. Un’ipotesi che soltanto la mattina di lunedì sembrava impossibile, si è invece concretizzata sotto il cielo primaverile di ieri. Un’ora di colloquio e poco più, non abbastanza per pensare di poter sciogliere i tanti, troppi nodi che separano le parti dall’aprire la pagina di una nuova esperienza di governo, né per produrre l’attesa fumata bianca sul prossimo inquilino del Colle. Ma comunque un buon incontro, secondo la definizione che ne ha dato Enrico Letta, vice presidente del Pd, con tutta la cautela del caso. “È stato un buon incontro, ma siamo solo all’inizio”, questa la dichiarazione affidata da Letta ai taccuini affamati, nell’immediatezza della chiusura dell’incontro, avvenuto alla Camera. “Un incontro utile per chiarirci sui criteri per individuare insieme una rosa di personalità che possa rappresentare l'unità del paese. In un momento di grandi A divisioni, il Pd sente la forte responsabilità che sul presidente della Repubblica ci sia un segnale forte di unità nazionale”, ha aggiunto il vice presidente del Pd. Spiegando tuttavia che non è ancora tempo di nomi per il Quirinale. “Ci siamo concentrati sulla scelta del presidente della Repubblica. Penso che ci saranno più incontri con il Pdl e altri. L'idea è di dare un segnale forte di coesione di tutte le forze politiche”, ha concluso Letta. E come con Bersani era presente Letta, così Berlusconi ha voluto al suo fianco Angelino Alfano. Al quale sono stati affidati i primi commenti a caldo perla sponda del Pdl. “L'incontro con Bersani e Letta Il Quirinale:“La carceri siano a misura d’uomo” - spiega il segretario del Pdl, Angelino Alfano, nella nota diffusa a margine del colloquio - è stato l'occasione per confermare quel che abbiamo sempre detto: il Presidente della Repubblica deve rappresentare l'unità nazionale e dunque non può essere, e neanche può apparire, ostile a una parte significativa del popolo italiano. Nei prossimi giorni potranno esserci ulteriori appuntamenti per compiere ogni sforzo tendente ad assicurare condivisione per una scelta così delicata e importante”. Dietro ai commenti, la situazione è insomma in evoluzione. Il moderato ottimismo pare giustificato da un dato in particolare: il ghiaccio è stato rotto. Altri segnali, quali il naufragato tentativo di redigere un comunicato congiunto PdPdl, dicono invece che tra le parti resta distanza. È vero però che le terga del Pd sembrano costrette a muoversi dalle manovre che la corrente renziana sta mettendo in atto: il sindaco di Firenze gira l’Italia, ieri era al Vinitaly di Verona dove è stato accolto come un star. I suoi sembrano voler in questa fase sabotare un possibile accordo tra Pd e Pdl, promuovendo Romano prodi al Colle: evidentemente vogliono sbarazzarsi di Bersani e andare al voto (via Primarie) il prima possibile. Anche per questo Bersani sembra sceso a più miti consigli con il centro-destra. Domani incontrerà la Lega (ieri Bossi consigliava al Cav di votare per un governo Bersani e immaginava Marini al Colle), poi toccherà a Grillo. Probabilmente, alla fine del nuovo giro di consultazioni, tornerà a vedersi con Berlusconi. Il 18 aprile, d’altronde, è sempre più vicino. Robert Vignola ome nascerà la Terza Repubblica? Con dolore, si direbbe. Basta darsi una guardata in giro, leggere le cronache e si vede quanto difficile sia questo momento per la povera Italia. La politica ci sta mettendo del suo, ma nel difficile percorso per insediare qualcuno a Palazzo Chigi da qualche giorno si fa anche il nome di Enrico Letta. Il vicesegretario del Pd, anche secondo un articolo apparso a pagina 2 de Il Tempo di ieri, sarebbe in soldoni il piano B per archiviare la pratica Bersani. Insomma, qualora le diplomazie del suo partito e del Pdl fallissero nel tentativo in atto di varare un qualche tipo di governo da affidare a Bersani, l’asso nella manica sarebbe proprio Letta, ovviamente da proporre al prossimo Capo dello Stato. Il quale, non sfuggirà, se si C vuole davvero creare una stagione di dialogo, che debba essere comunque individuato in una figura gradita al centrodestra. In tal senso è noto che il Pdl un suo nome per il Quirinale ce l’ha: è quella di Gianni Letta, l’eminenza grigia perennemente alle spalle del Cav. Il quale porta lo stesso cognome dell’Enrico del Pd non per caso, ma per parentela, e anche piuttosto stretta. È infatti lo zio del vice di Bersani. Tornando alla domanda iniziale, c’è quindi anche il rischio che la Terza Repubblica nasca con un atto, per così dire, di vero e proprio “nepotismo”, visto che sarebbe lo zio ad incaricare il nipote di formare un governo. Altro che Repubblica presidenziale: sarebbe, forse, il primo caso di Repubblica di stampo… dinastico. R.V. Molti vorrebbero come candidato di bandiera il Pm Guariniello Un giudice al Quirinale anche per Grillo Intanto deputati e senatori fanno il loro inutile show occupando aule a Montecitorio e Palazzo Madama orna d’attualità il tema delle carceri. Ieri il Segretario generale della Presidenza della Repubblica, Donato Marra, in occasione del XXIV Consiglio Nazionale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, ha inviato al Segretario generale, Donato Capece, un messaggio nel quale ricorda come “il Presidente Napolitano ha più volte, e anche molto di recente, colto ogni occasione per denunciare l’insostenibilità delle condizioni in cui versano le carceri, sottolineando che ‘il sovraffollamento degli istituti, le condizioni di vita degradanti che ne conseguono, i numerosi episodi di violenza e di autolesionismo…, le condotte di inquieta insofferenza o di triste insofferenza sempre più diffuse tra i reclusi, la mancata attuazione dunque delle regole penitenziarie europee T confermano purtroppo la perdurante incapacità del nostro Stato a realizzare un sistema rispettoso del dettato dell’art. 27 della Costituzione repubblicana sulla funzione rieducativa della pena e sul 'senso di umanità' … cui debbono corrispondere i relativi trattamenti’. L’acuta criticità della situazione impegna anche la Polizia Penitenziaria a una complessiva riflessione sul tema al fine di formulare, in spirito di costruttiva collaborazione, proposte per un sistema di gestione della pena più conforme ai principi costituzionali. Con tale auspicio il Presidente della Repubblica rinnova il suo apprezzamento alle donne e agli uomini della Polizia Penitenziaria per l’impegno e la professionalità con cui svolgono la loro delicata funzione”, è la conclusione della lettera di Marra. R.V. Quirinale - Ci siamo. Il toto nomi per il successore di Giorgio Napolitano è cominciato anche fra i grillini. Il Movimento del comico-leader a 5 stelle sembrerebbe aver deciso chi sarà il suo candidato per il Colle. Punteranno, a ciò che si legge sul web, su Raffaele Guariniello che, nella vita, fa il magistrato. Il giudice piemontese (è assegnato al Tribunale di Torino dal 1992), avrebbe sorpassato a destra gli altri, pittoreschi, “papabili” candidati. Nei mesi scorsi, infatti, si era parlato di Dario Fo (il nome lo aveva fatto direttamente Beppe Grillo), Gino Strada e Gustavo Zagrebelsky. A quanto emerso in rete, però, i “cittadini” a 5 stelle vorrebbero puntare, anche loro, su un uomo di legge. Un magistrato, quindi, sarebbe la soluzione migliore. Specie se si è occupato di processi noti, come quello del rogo alla TyssenKrupp ed Eternit. A sostenerlo, ci sarebbe un nutrito gruppo di parlamentari del MoVimento e molti militanti, soprattutto piemontesi. Dal canto suo, il probabile candidato incassa felice (e come non potrebbe essere altrimenti) la nomina: “Io al Colle? L’idea mi onora”, avrebbe risposto Guariniello a quanti gli chiedevano come avesse preso la notizia. Occupazione - E mentre sul web i grillini discutono su chi debba prendere il posto di Napolitano, i neo-eletti a 5 stelle devono aver scambiato le aule del Parlamento con quelle di scuola. Già, perché l’ultima brillante iniziativa degli adepti del comico-leader è stata quella di occupare Montecitorio e Palazzo Madama. È successo ieri sera. Fino a mezzanotte ed un minuto, i “cittadini” del M5S sono rimasti seduti ai loro posti, dando vita ad un’iniziativa che, più che una protesta, aveva il sapore di una sceneggiata. La delirante occupazione è dovuta alla mancata nomina delle commissioni parlamentari. Così, i parlamentari grillini sono rimasti nelle rispettive aule anche dopo la fine della seduta, leggendo brani della Costituzione e dei vari Regolamenti parlamentari. Una scena che sembra uscita un po’ da “l’attimo fuggente”, peccato che –è il caso di ripeterlo- non siamo al liceo ma al Senato ed alla Camera. Dalla “Casa” alla Camera - D’altra parte, non ci si può aspettare nulla di differente da un movimento-non partito, che fra le schiere dei suoi eletti può annoverare Rocco Casalino. Ex concorrente del Grande Fratello ricordato prevalentemente per le sue dichiarazioni (a tratti oscene) a “Buona Domenica”, riguardanti le sue abitudini sessuali –i video delle sue ospitate sono tutti “misteriosamente” spariti dal web-, è stato addirittura inserito nel pool di grillini che si è recato da Pierluigi Bersani al momento delle consultazioni. Non solo, per Casalino, adesso è arrivata anche la nomina a re- sponsabile dei rapporti con tv e multimedia. Allora sì, che i militanti del M5S possono stare tranquilli. Faide interne e dissidenti (eventuali) Intanto, a Bologna, nota roccaforte dei grillini, è scoppiata una vera e propria faida. Massimo Bugani, capogruppo del M5S del capoluogo emiliano, è stato accusato di aver inviato mail “offensive ed insultanti” a Federica Salsi, l’ex grillina che –in polemica con il comico-leader- aveva abbandonato il MoVimento. È stato necessario l’intervento congiunto ed in prima persona di Grillo e Casaleggio per risolvere la situazione, ribadendo il loro appoggio a Bugani, ça va sans dire. Ma la faida di Bologna non è l’unico grattacapo dei boss a 5 stelle. Tommaso Currò, eletto alla Senato fra le file dei grillini, già sembrerebbe averci ripensato. Voci di corridoio, prontamente smentite, lo vorrebbero vicino all’uscita dal M5S per andarsi a posizionare nel gruppo misto. Motivo del dissenso sarebbe il mancato dialogo del MoVimento 5 stelle con il Pd. Currò lo avrebbe detto chiaro e tondo, suscitando l’ira funesta del resto del non-partito di Grillo. Ora come ora, “Currò resta dov’è, salvo decisione dell’assemblea”. Queste le direttive che vengono dall’alto. Per adesso. Appuntamento alla prossima puntata. Micol Paglia 3 Mercoledì 10 aprile 2013 Attualità Incerto il futuro del quotidiano. I soci pronti all’aumento di capitale Crisi, la ripresa tarda ad arrivare. Continua il trend negativo dell’economia Editoria: acque agitate al Corriere Famiglie italiane sempre più povere Il direttore Ferruccio De Bortoli si taglia lo stipendio del 20% ma rischia di essere sostituito. Calabresi (La Stampa) in pole Il reddito per nucleo è quasi un terzo inferiore a quello dei tedeschi. Ma la forbice potrebbe essere anche più ampia el silenzio dei media scoppia il caso Corriere. Il più grande quotidiano italiano – fondato a Torino nel 1876 da Eugenio Torelli Viollier e Riccardo Pavesi - è in crisi profonda. Il debito ammonterebbe a 845,8 milioni di euro. Una cifra enorme. Così, è iniziata la trattativa dei soci della “Rcs Mediagroup”, casa editrice, con le banche creditrici. Nel frattempo – da buon padre di famiglia, trentennale la sua esperienza al Corriere – il direttore Ferruccio De Bortoli annuncia il taglio dei propri emolumenti del 20% a partire dal prossimo mese e invita i redattori a rinunciare al 5% degli stipendi e a tutti i benefit. Una “piccola” cura dimagrante: dal ricco contratto integrativo, all’auto (non ne usufruiscono gli ultimi cronisti assunti) fino al telefonino. Un gesto, secondo De Bortoli, che “dimostrerebbe l’attaccamento dei giornalisti alla testata”. Un’azione nobile. Rispetto ai pensionamenti e prepensionamenti richiesti dall’azienda – 110 unità – il direttore del Corriere propone “la rine- N Ferruccio De Bortoli goziazione di alcuni istituti contrattuali in modo per ridurre in tre anni il coste del lavoro”. Senza però “trascurare le fasce più deboli”. Secondo indiscrezioni, però, Ferruccio non sarebbe più gradito alla guida della storica testata. Tra i papabili Mario Calabresi, oggi a “La Stampa”. Ma il clima non è sereno in via Solferino. Oggi è prevista anche la riunione di redazione. Da Torino, John Elkann - terzo socio di Rcs con il 10,4% - ha annunciato che la ''Fiat aderisce all'aumento di capitale, il piano è credibile''. Prematuro invece dire se gli azionisti rileveranno anche l'eventuale inoptato: "Su questo dobbiamo vedere più in là – ha detto - quando si saprà quant'è. Le banche sono quelle che dovrebbero garantire il buon esito dell'operazione". Sul fronte aziendale, secondo fonti di via Solferino – nel corso della riunione degli azionisti di lunedì scorso – sarebbe stato dato il via libera all’aumento di capitale a sostegno del piano di sviluppo. Due tranche da 400 milioni di euro per il prossimo luglio e altri 200 entro il 2015. Inoltre, nei prossimi giorni, sarà convocata un’assemblea straordinaria per fare il punto della situazione sul debito. Dovrebbe esserci anche un vertice tra il cfo della casa editrice, Riccardo Taranto, e il capo della divisione corporate di Unicredit, Vittorio Ogliengo. All’ordine del giorno la questione legata al rifinanziamento e la partecipazione dell’istituto. “Ci sono lavori in corso, non siamo ancora arrivati a parlare di condizioni e cifre. Aspettiamo informazioni più precise”, si è limitato a dire l’amministratore delegato di Unicredit Federico Ghizzoni. Giuseppe Sarra risi, disoccupazione e tasse (Imu, Irpef, Tarsu e imposte locali). Questi i fattori principali che hanno influito sul crollo del potere d’acquisto delle famiglie italiane. Rispetto al 2011 infatti è sceso di 4,8 punti percentuali. Risulta la rilevazione peggiore dal 1995, anno in cui è stato istituito il dato. Non è di buon auspicio neanche la stima del IV trimestre 2012, nei confronti dell’anno precedente, che diminuisce ulteriormente (-5,4%). Brusca battuta d’arresto anche per il reddito disponibile, sceso del 2,1%. "Il crollo record del potere di acquisto ha messo in difficoltà economiche quasi una famiglia su quattro (24 per cento), ma la situazione è destinata addirittura a peggiorare per quasi la metà degli italiani (48%)". Questa l’analisi della Coldiretti-Swg in riferimento ai dati diffusi dall’Istat. Anche il presidente della Bce, Mario Draghi, qualche giorno fa aveva annunciato che nel 2013 “la ripresa era ancora a rischio”: detto e fatto. Il 51% delle famiglie italiane ha difficoltà a pagare le spese correnti, mentre l’8% non C ha un reddito sufficiente nemmeno per l’indispensabile. Soltanto l’1% dei cittadini infatti può concedersi dei lussi. Una situazione raccapricciante. Sul fronte consumi, gli italiani acquistano semplicemente i prodotti di prima necessità. Nessuna inversione di tendenza neanche nell’Eurozona. Circa il 50 per cento delle famiglie sono indebitate. Nella maggior parte dei casi si tratta di mutui immobiliari per l’acquisto dell'abitazione. A beneficiarne di tale situazione solo la Germania. Il reddito familiare del nostro Paese è quasi un terzo inferiore a quello dei tedeschi. Ma la forbice potrebbe essere anche più ampia – da quanto si apprende dalla Bce, infatti – i dati di riferimento risalgono a tre anni fa. ''Chi si sorprende di fronte al crollo del potere d'acquisto o al reddito disponibile delle famiglie – ha spiegato il segretario generale dell’Ugl, Giovanni Centrella - è in cattiva fede'' che denuncia ''un progressivo impoverimento'' iniziato ''almeno dall'entrata dell'euro''. Anche la sinistra, ormai, intravede nel quoziente familiare – storica battaglia della destra italiana - l’unica soluzione per tamponare la morsa della crisi. Il sindacalista, inoltre, boccia anche le politiche di austerità dell’Unione Europea, di Mario Monti e dei suoi tecnici: ''Se il mercato interno è in una stasi quasi irreversibile, lo dobbiamo anche ad una scellerata politica economica perpetrata per anni e votata al rigore, fatta di tasse e di tariffe scaricate sul ceto-medio basso''. Secondo un’indagine effettuata dalla Confsal Unsa, invece, con il blocco dei contratti scaduti dal 2009 "sta facendo mancare come minimo 6 mila euro dalle tasche di ogni lavoG.S. ratore". Focus 4 Mercoledì 10 aprile 2013 Equitalia: chi riscuote più cartelle avrà il 3,5% in più dello stipendio annuo Prima di tutto i “premi incentivanti” Ogni giorno imprenditori, negozianti e cittadini decidono di uccidersi per i debiti a cui non riescono a far fronte. Ma i sindacati dei dipendenti dell’ente riscossione si lamentano per i tempi lunghi dell’esazione di Carola Parisi utto ricorda Hobbes e la sua teoria dello Stato. Il diritto ha origine naturale per ogni ente, inclusi gli esseri umani (ma anche l'ambiente in cui vivono), ed è innato in ogni individuo. Avendo diritto ad ogni cosa, a causa della scarsità dei beni disponibili, gli uomini ingaggiano una guerra di tutti contro tutti (bellum omnium contra omnes) e l'uomo è un lupo divoratore per ogni altro uomo (homo homini lupus). La sua concezione degli esseri umani sta nel considerarli naturalmente egoisti, pericolosi e costantemente bramosi di potere. Una teoria sulla natura dell’uomo, che nel ‘600 non fu molto apprezzata, ma che oggi sembra essere diventata la chiave di lettura del presente. Un po’ quello che succede in T Equitalia. Una vera e propria guerra di tutti contro tutti: da una parte negozianti, imprenditori e cittadini che, ormai sommersi di debiti, combattono una battaglia, purtroppo solo ideale, contro l’ente di riscossione (e spesso arrivano ad uccidersi); dall’altra Equitalia assegna “premi incentivanti”, cioè soldi in più pari al 3,5% dello stipendio annuo, ai dipendenti che riscuoteranno più cartelle esattoriali (come previsto nell’art.50 del Contratto applicato a dirigenti, funzionari ed impiegati dell’ente). A causa della crisi economica questi “premi produzione” (se così possono essere chiamati) si sono fatti più magri. E subito, puntuale, la rivolta dei sindacati Cigl-Fisac, UilCa, CislFiba ed altre sigle che in una nota comunicano: “Gli importi verranno ulteriormente ridotti”. Tutti compatti nel difendere gli incentivi per i riscossori più efficienti. Già a fine 2011 …Un’altra storia di debiti e riscatto uella di Giovanni D., 54 anni, di Fara Gera d’Adda, è una storia drammatica. Gli ultimi 20 anni sono stati un continuo andirivieni di cartelle esattoriali e debiti con le banche. Il tutto culminato poi nel processo per bancarotta fraudolenta per distrazione di soldi, che, alla fine, sono stati impiegati in gran parte per pagare Equitalia. Ora giunge finalmente il momento del riscatto con l’assoluzione, dal momento che il fatto non costituisce reato. Dal 1986 al 1993 era socio con altre tre persone di un caseificio. Uscito dalla società, per via di un incidente, ha aperto, con i soldi dell’assicurazione, nel’94 un’attività con mia moglie. Assemblavano parti elettroniche. Aver lasciato la firma nella precedente società. “Nemmeno il tempo di aprire la nuova società e mi sono piombate addosso. Non ne sapevo nulla: 12 milioni di lire che con il tempo sono lievitati a 240 mila euro.- ha dichiarato- Arrivavano a me, perché gli altri soci non avevano beni. Prima dalla Bergamo Esattorie, poi da Equitalia, a mio nome e con quello dell’azienda. Un caos.” Per pagare le cartelle esattoriali che nel frattempo continuavano ad arrivare, Giovanni è stato costretto a vendere diverse case. In molti gli hanno conC.P. sigliato di fallire, ma per orgoglio ha sempre detto no. Q un documento sindacale comunicava l’abbassamento dei parametri per far scattare il premio, per via del “rallentamento della riscossione”. Un povero cittadino che non ha più un soldo, spesso neanche per mangiare, deve anche chiedere scusa ai dipendenti di Equitalia, perché, non riu- scendo a pagare le cartelle in tempo, crea dei rallentamenti che potrebbero non far scattare i premi produzione ai riscossori. “E’ immorale premiare un sistema a volte così vessatorio nei confronti dei cittadini- attacca l’avvocato Ivano Giacomelli, segretario dell’associazione Codici, che ha avviato una petizione sul tema. Forse qualcuno dimentica che ogni giorno in tutta Italia, a causa delle cartelle di Equitalia, persone scelgono di togliersi la vita. Hobbes aveva ragione. DATI IMPRESSIONANTI: 3,5 MILIONI DI IMMOBILI IPOTECATI, 1 MILIONE DI STIPENDI PIGNORATI Le soluzioni possibili Un esempio per capire cosa fare quando “una cartella somiglia a un sopruso” a lista dei suicidi targati “Equitalia” si allunga sempre di più. Si tratta di una vera e propria “epidemia” che sta dilagando in maniera irrefrenabile, e dalla quale sembra impossibile uscire. Le notizie di persone che non ce la fanno più sono sempre più allarmanti, e sempre più frequenti. Che Stato è quello che consente che cose così aberranti possano accadere? Che Governo è quello che non si occupa dei cittadini e che continua a preoccuparsi solo di miseri giochi di potere? Che Paese è quello che non provvede immediatamente a porre un freno a tutto questo? Che sistema è quello che abdica la lotta per l’affermazione dei diritti dei più deboli in favore di strutture sorte spontaneamente per sopperire alle mancanze dello Stato? Ogni giorno i quotidiani raccontano di vere e proprie tragedie, spesso consumate tra le mura domestiche. Storie di persone che si uccidono, rinunciando per sempre a lottare. Oggi invece vogliamo parlare di chi ha lottato, di chi anziché arrendersi ha deciso di battersi, e battendosi è riuscito a vincere. E’ il caso di un cittadino che, come tanti, si è visto recapitare una cartella esattoriale di Equitalia pari a circa 5000 euro con contestuale fermo amministrativo della propria autovettura. Autovettura di scarso valore economico, peraltro. Non avrebbe potuto in ogni caso costituire per Equitalia una fonte di incasso a fronte del debito richiesto. Un’autovettura, però, che a quel cittadino consentiva di andare a lavo- L rare. Un atto che non aveva altro scopo che quello di mortificare ancora di più il contribuente, privandolo di un mezzo fondamentale per la sua vita e per la sua sussistenza. Il cittadino però non ci sta, ritiene di non dover pagare, e si cerca un avvocato per tutelarsi. L’avvocato si chiama Monica Nassisi, è nota per essere agguerrita contro i soprusi di Equitalia e per essere stata la prima a voler combattere contro questo mostro. L’avvocato Nassisi procede ad una verifica dei crediti vantati da Equitalia, e scopre che sono infondati: il presunto credito è prescritto, non c’è prova di alcuna notifica di cartelle prima del preavviso di fermo. La sentenza parla chiaro: il contribuente ha ragione, l’autovettura torna nella sua disponibilità. Una storia a lieto fine. Ma il mostro Equitalia ha perso solo una battaglia. E non è sufficiente. Bisogna intervenire in maniera chiara e completa, subito. E’ necessario farlo affinché nessun cittadino possa mai più decidere di togliersi la vita per un debito, peraltro spesso inesistente. Il Sindaco è eletto direttamente dai cittadini, è uno dei rari casi di “democrazia” di cui questo Paese dispone. E’ dunque ai Sindaci che va rivolto l’appello affinché questa macelleria sociale abbia fine. E’ necessario che i Comuni tornino ad esigere i tributi in maniera diretta, senza intermediari: prima di tutto si riuscirebbe a ridurre i costi, eliminando il cosiddetto “aggio”, ma soprattutto si ritroverebbe quel rapporto tra le Istituzioni e i cittadini che è mancato per troppo tempo. E’ una di quelle occasioni che ha la politica per ritrovare la propria dignità, per ricostruire quel rapporto di fiducia con gli elettori stanchi delle continue vessazioni. Analizziamo, con l’avvocato Monica Nassisi, le dinamiche relative ad Equitalia: Cos’è Equitalia Equitalia è la società per azioni, a totale capitale pubblico (51% in mano all'Agenzia delle Entrate e 49% all'Inps), che riscuote i tributi e le altre entrate di Stato, Regioni, Province e Comuni nonché i contributi dell'INPS, INAIL e delle altre casse di previdenza e assistenza. Gli enti creditori non cedono il loro credito ad Equitalia, ma affidano a questa l'attività di riscossione, per la quale viene riconosciuto un compenso (chiamato aggio), a carico del debitore, che è pari al 9% delle somme richieste. Alla somma da pagare bisogna aggiungere le sanzioni, gli interessi moratori, le spese e i diritti per la notifica, le spese per eventuale attività esecutiva, altre eventuali somme aggiuntive determinate dall'ente creditore. Sulla somma totale viene calcolato sia il compenso di Equitalia che gli interessi moratori. In questo modo la somma iniziale cresce giorno per giorno in misura notevole. Il decreto sviluppo del 2011 è intervenuto sul problema degli interessi moratori, stabilendo che questi devono essere calcolati solo sulla somma iniziale. Quali sono i poteri di Equitalia Equitalia per riscuotere in tempi brevi e per assicurarsi il pagamento ha il potere di ipotecare e vendere gli immobili, sottoporre a fermo amministrativo le autovetture che poi possono essere vendute, pignorare stipendi, crediti, conti correnti (senza rispettare il limite di 1/5, che vale per i normali pignoramenti). I dati Gli ultimi dati riportati da "Fisco e Tributi" sono impressionanti: 6 milioni e mezzo di fermi amministrativi delle autovetture; 3 milioni e mezzo di immobili ipotecati, di cui il 50% per somme inferiori agli ottomila euro (limite indicato dalla legge per procedere all'iscrizione di ipoteca e alla vendita all'asta della casa); un milione di pignoramenti di stipendi, conti correnti, crediti; 1.200 imprese fallite o entrate in crisi nel periodo marzo 2008-marzo 2010. Non solo: le case vengono vendute non al valore di mercato, ma in base alla rendita catastale, che è pari a circa il 40% del valore di mercato. Cosa accade quando il contribuente non può pagare Chi non può pagare viene segnalato alla Centrale Rischi della Banca D'Italia e al CRIF, a cui hanno accesso tutte le banche e le finanziarie. Chi è segnalato non ha più possibilità di avere prestiti, mutui, scoperti di conto correnti. Se sono in corso, la Banca può chiedere di restituire, entro 10 giorni, il residuo del mutuo o del prestito, o di rientrare dallo scoperto. Cosa può fare il cittadino Il cittadino potrebbe richiedere una dilazione, ma è Equitalia che ha il potere di dilazionare il pagamento delle somme dovute, e non distin- gue tra le diverse entrate e tra i diversi enti creditori. L'elenco dei debiti è unico. Se una persona vuole, per esempio, pagare i suoi debiti nei confronti del Comune e chiede di rateizzarli, Equitalia le presenta una lunga lista in cui ci sono tutte le somme che i vari enti le hanno richiesto di riscuotere. Accade che di molti debiti il contribuente non abbia mai avuto conoscenza, oppure che si tatti di debiti caduti in prescrizione. Non è un problema di Equitalia. Se vuoi la rateizzazione devi accettare di pagare tutte le somme, maggiorate di aggi, spese, interessi. Altrimenti niente rateizzazione. Il contribuente, per evitare di perdere la casa, di non poter usare la macchina, di morire di fame, è costretto ad accettare. La logica è: "o accetti di rateizzare tutte le somme che ti chiediamo o non concediamo alcuna rateizzazione". Un ricatto, in parole povere! Inoltre, Equitalia non è obbligata ad accettare l'istanza di rateizzazione presentata dal Contribuente, ma solo ad esaminarla, in quanto la norma fa riferimento ad una mera facoltà. In ultimo, il contribuente che ritiene di non dover pagare quanto richiesto nelle cartelle (per debiti prescritti, mancate notifiche, irregolarità nell'applicazione di sanzioni, interessi, etc) deve opporsi a queste davanti a un giudice, anticipando altre spese sia per il pagamento degli importi dovuti allo Stato per ogni processo che per il legale, senza che questo determini automaticamente la sospensione della procedura esecutiva. Le novità legislative e la responsabilità degli enti pubblici Il legislatore aveva stabilito che i Comuni dovessero riscuotere, a partire dal 1 gennaio 2012, direttamente le loro entrate e che, quindi, non potessero più concedere l’attività di riscossione ad Equitalia. La maggior parte dei Comuni, anche attraverso l’ANCI, ha vivacemente protestato, riuscendo ad ottenere una proroga fino al gennaio 2013. Il Governo Monti ha nuovamente posticipato al 30 giugno 2013 la data del passaggio della riscossione da Equitalia a i Comuni. In realtà si rischia che salti anche questa data. Gli enti pubblici, a questo punto, hanno enormi responsabilità. I Comuni, prima di tutto. Le soluzioni sono possibili Il legislatore dovrebbe rivedere il procedimento di esecuzione esattoriale, il quale in pratica obbedisce esclusivamente alla logica di rimpinguare il più velocemente possibile le casse dello Stato e degli enti, senza considerare gli effetti della crisi economica. E’ indispensabile mettere mano in maniera definitiva a questo continuo perpetrarsi di ingiustizie legalizzate, prevedendo un controllo dei titoli posti a fondamento dell’azione esecutiva. E’ necessario mettere il cittadino nella condizione di potersi difendere, è assolutamente prioritario escludere la prima casa dai beni passibili di ipoteca ed espropriazione immobiliare. E’ vitale prevedere la possibilità di rateizzare i singoli debiti, con sospensione delle procedure esecutive. E’ essenziale azzerare gli interessi di mora e le sanzioni. E’ socialmente corretto sospendere tutte le procedure esecutive promosse da Equitalia spa e provvedere alla cancellazione delle segnalazioni alle centrali rischi della Banca d’Italia e al CRIF. Emma Moriconi L’intervista completa all’Avvocato Monica Nassisi è disponibile nella sezione video del nostro portale. 5 Mercoledì 10 aprile 2013 Esteri “Spero che il caso venga risolto con il dialogo” ha detto il Segretario generale delle Nazioni Unite PAKISTAN Marò, Ban Ki Moon incontra Napolitano Operazione anti-talebani: 131 morti Mario Monti telefona al premier indiano, Manmohan Singh. Nuova Delhi assicura che i due militari non verranno puniti con la pena capitale. Al massimo, verranno condannati ad una pena detentiva e poi espulsi inalmente l’Onu si ricorda di avere una qualche competenza nell’ambito delle relazioni internazionali. Il Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki Moon, ha avuto un colloquio con il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. L’incontro si è incentrato principalmente sulla questione dei due marò, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. “Spero che il caso venga risolto armoniosamente, giudiziosamente, con il dialogo” ha dichiarato Ban Ki Moon, aggiungendo che seguirà la vicenda con estremo interesse. Non solo, ma ha definito la situazione come “spiacevole”. Insomma “enormi” passi in avanti dall’Onu. Ban Ki Moon ha confermato la stessa impressione anche al viceministro degli Esteri, Staffan De Mistura, e al presidente del Consiglio, Mario Monti. Poi basta. il Segretario generale alle Nazioni Unite ha fatto il suo. Dopo un anno di colpevole silenzio, questo è il massimo che poteva fare. Tanti auguri, una stretta di mano e un po’ di rammarico circostanziale per la “spia- F cevole situazione” che l’Italia si trova ad affrontare. Nel frattempo, Mario Monti prova a farsi vedere presente sulla scena. Il Presidente del Consiglio ha infatti telefonato oggi al suo omologo indiano, Manmohan Singh, il quale gli ha assicurato che la costituzione del tribunale speciale, incaricato di giudicare i due fucilieri di Marina per l'uccisione di due pescatori scambiati per pirati, è "a uno stadio abbastanza avanzato". Inoltre, il premier indiano ha aggiunto che la decisione italiana di rimandare i militari a Nuova Delhi “contribuirà a rendere più sollecita una positiva soluzione del caso". Singh si è rivelato compiaciuto della decisione presa da Roma, di far tornare i due militari in India, “in linea con gli impegni presi davanti alla Corte suprema indiana, al fine di consentire la prosecuzione del processo". Ma nonostante lo “stato avanzato” del tribunale speciale, che deciderà della sorte di Latorre e Girone, le prossime notizie le avremo il 16 aprile. Intanto, i due marò resteranno ancora in India. E c’è qualcuno del governo in- diano che gioca un ruolo particolare. Il sottosegretario agli Interni, R.K. Singh, ha dichiarato che Nuova Delhi non mancherà di onorare l’impegno preso con Roma, riguardo la pena da comminare ai due marò. In pratica, l’Agenzia Nazionale di Investigazione, cioè gli 007 che stanno investigando sulla vicenda dei due soldati, hanno esposto formale denuncia, evocando la sezione 302 del Codice penale indiano. In particolare, al titolo 3, viene contemplata apertamente la pena di morte, per gli illeciti di cui i due marò sono accusati. Ma il governo di New Delhi tranquillizza, dicendo che verrà preso in considerazione solo l’articolo 34C della legge, cioè la “disposizione di ergastolo” in alternativa alla pena capitale. Non è ancora ben chiaro su cosa ci stiano prendendo in giro gli indiani. Non si capisce bene se il loro governo possa davvero influire sulle decisioni dei giudici, oppure se pensano che l’Italia prenderà per “buona” una pena all’ergastolo comminata nei confronti dei propri marò. Federico Campoli e Forze armate Usa hanno lanciato una pesante offensiva nella regione di Tirah, una regione nel Pakistan nordoccidentale, sul confine afghano. Non si può certo dire che l’operazione sia andata del tutto a buon fine. 131morti è il bilancio dell’operazione. A renderlo noto sono le fonti militari di stanza ad Islamabad, la capitale del Paese. 101 estremisti sono rimasti uccisi nel corso dell’operazione, mentre sono 30 i militari statunitensi caduti. Gli scontri sono in atto già da diversi giorni. Precisamente da venerdì scorso. E questo è il risultato. L’attacco è stato lanciato contro alcuni dei principali gruppi di fondamentalisti islamici operativi tra il Pakistan e l’Afghanistan. Tehrik, Taliban Pakistan, Lashkar e Islam sono i nomi delle fazioni finite nel mirino dell’esercito americano. All’offensiva anti-guerriglia hanno partecipato le unità delle truppe regolari e i reparti speciali (Ssg). La situazione nell’area afghan-pakistana continua ad essere tesa. Ormai i “taliban” hanno ripreso a tutti gli effetti le attività L ostili, con il chiaro intento di recuperare il potere perduto. Due giorni, fa nel Wardak, in Afghanistan, è esplosa una bomba, che ha colpito un autobus pubblico. Almeno 9 le vittime e oltre 20 i feriti. Erano tutti civili indifesi. E il salire della tensione sta giocando dei brutti scherzi per gli americani. Oltre alle ingenti perdite subite in questa operazione ad “ampi respiro”, come le fonti militari stesse la hanno definita, le truppe statunitensi devono fare i conti con i bombardamenti avvenuti pochi giorni fa nella provincia orientale di Kunar, sempre in Afghanistan. Lì, l’offensiva scagliata dagli Usa si è rivelata una strage di innocenti. I caccia americani hanno infatti bombardato la zona. Ma nell’attacco sono state colpite alcune abitazioni di civili. 11 i bambini sono stati falciati e altre sei donne sono rimaste uccise. Le fonti statunitensi dichiarano che le persone di sesso femminile erano solo due, ma le agenzie pakistane asseriscono che fossero 6. F.Ca. Gravi problemi di libertà d’espressione nell’area di Gaza Serbia: stermina i parenti e poi tenta il suicidio. Ricoverato in gravi condizioni Strage di famiglia Hamas ci dà un taglio Un 60enne ha ucciso 13 congiunti nel sonno. L’allarme è stato lanciato dalla moglie, nonostante ferita Al bando creste e code di cavallo: lo stile punk sembra essere un reale pericolo da arginare con l’arresto coatto l nuovo pericolo a Gaza? Le creste e le code di cavallo. Sì, una capigliatura sembra essere diventato un serio problema per i militanti di Hamas. Il Centro palestinese per i Diritti Umani (Pchr) ha infatti denunciato proprio in questi giorni che nella città la polizia ha preso ad arrestare, spesso anche con gravi atti di violenza, tutti coloro che non portano un’acconciatura consona. Alle vittime di questa nuova legge viene fatta firmare una dichiarazione in cui impegnarsi ad abbandonare un eventuale stile ‘free’ consistente nei capelli lunghi e nell’ indossare pantaloni a vita bassa. Un altro passo verso il fondamentalismo che dal 2007 i militanti di Hamas stanno imponendo a favore dell’Islam: stessa cosa è accaduta alle donne costrette a girare obbligatoriamente con il velo e indossare abiti lunghi. Anche gli inattaccabili maschi ora sembrano restare vittima di queste logiche conservatrici: decine i ragazzi arrestati in questi giorni dalla I adnkronos.com n raptus di follia omicida ha colpito un uomo di 60 anni, che ha letteralmente sterminato la propria famiglia uccidendo 13 persone. Poi ha provato a suicidarsi, ma è rimasto vivo. È successo a Velika Ivanca, piccola località situata ad una trentina di km da Belgrado. Le vittime sono sei uomini, sei donne e un piccolo di due anni, tutte parenti dell'omicida, ha assicurato la polizia serba. Ljubomir Bogdanovich (il nome del killer) nella mattinata di martedì è entrato nel villaggio dove abitava con la famiglia ed ha U iniziato a sparare all'impazzata. A dare l'allarme la moglie dell'assassino, l’unica superstite della strage, che, nonostante fosse ferita è riuscita a chiamare la polizia. Il primo ad essere stato ucciso è stato il figlio di 42 anni. Subito dopo l’uomo ha ucciso la madre e successivamente tutti gli altri. La polizia sostiene che le vittime siano state uccise quasi tutte nel sonno. Ancora ignoto il movente del massacro. I vicini spiegano invece che il killer lavorava come operaio in una ditta slovena, ma da un anno lui e il figlio erano disoccupati, an- che se sembra senza particolare problemi economici. Secondo i media locali una strage di tali dimensioni non si era mai registrata né in Serbia né nella ex Jugoslavia. Il killer ha sparato con un’arma che probabilmente deteneva con regolare porto d’armi, ottenuto negli anni novanta avendo partecipato alle guerre della ex Jugoslavia come militare. Non sembra che l’autore della strage avesse problemi psichiatrici. L’uomo e la moglie adesso sono ricoverati in ospedale e le loro condizioni sono gravi. Paolo Signorelli polizia che nega una linea dura contro i capelli lunghi, ma nasconde la realtà dichiarando che si tratta semplicemente di alcuni detenuti mandati dal barbiere. Tutt’altre notizie arrivano dalla popolazione testimone: “Il 4 aprile – raccontato al Pchr uno degli arrestati – avevo finito di lavorare quando un poliziotto mi ha chiamato e mi ha ordinato di salire sulla jeep. Dentro c’erano altri 12 uomn. Ci hanno portato alla stazione di polizia e poi hanno cominciato a tagliarci i capelli quando un detenuto ha protestato l’hanno picchiato. A quel punto mi hanno lasciato andare”. La stessa Ong ha avanzata una richiesta al procuratore generale per aprire delle indagine su un fatto così grave: ancora il Pchr ricorda in un comunicato che : “la Costituzione garantisce le libertà individuali e che la polizia non dovrebbe arrestare le persone basandosi sulla valutazione personale del loro aspetto fisico”Il governo di Gaza – conclude l’organizzazione – è tenuto a rispettare le libertà dei cittadini. Nessuno dovrebbe essere arrestato senza un ordine di custodia cautelare. Il pestaggio di detenuti, poi, è considerato tortura per la legge“. Francesca Ceccarelli 6 Mercoledì 10 aprile 2013 Roma Sempre più forti i sospetti di un voto di scambio avvenuto domenica scorsa Rom in fila ai seggi, primarie effetto boomerang per il Pd Anche il Comune vuol vederci chiaro, il vice sindaco Sveva Belviso annuncia un esposto in Procura e Cristiana Alicata ci era andata cauta, alludendo in maniera sibillina ad una possibile compravendita di voti, il candidato grillino Marcello De Vito è molto più diretto: I rom “sono stati pagati 10 euro a voto” . Il riferimento è ovviamente quanto successo in occasione delle primarie del Partito democratico la scorsa domenica. Primarie che hanno visto il senatore Ignazio Marino imporsi a larga misura nei confronti dell’eurodeputato Sassoli. Una vittoria con il suo strascico di polemiche sulle quali sarà bene andare a fondo, dal momento che nella grave vicenda, confluiscono diversi fattori. Il primo è ovviamente è legato ad un vizio di democrazia con il risultato della consultazione elettorale da invalidare, qualora fosse accertato il fatto, il secondo, non di minore importanza riguarda l’approccio che un’eventuale giunta di centrosinistra potrebbe avere nei confronti della popolazione rom. Tutto si può dire del- S VERSO IL VOTO Memorabile “sbroccata” di Alemanno a La7 l rientro alle immagini in studio, dopo un filmato, si è visto Alemanno in piedi, con l’ospite più vicino che cercava di trattenerlo. Ebbene, è subito dopo che è andata in onda “la sbroccata”, come ormai vene definita, a mo’ di tormentone, sul web. Certo è che la sfuriata di Gianni Alemanno a “L’Aria che tira”, trasmissione di La7, ha qualche buona ragione in cui affonda le radici. “Vergognatevi, avete detto solo un mare di balle su queste cose”, ha infatti, come è ormai noto, detto Alemanno alla conduttrice. “Il debito era di 12 miliardi 300 milioni al termine del mandato di Veltroni che abbiamo ridotto di 3 miliardi. L'aumento dell'Irpef dello 0,90 è stato introdotto dallo Stato proprio per fronteggiare quel debito, tanto che l'abbiamo chiamato 'Veltron tax'. E voi lo attribuite a me. Ma siete matti?”. Il sindaco non ha mancato di citare a memoria fonti che attestano quanto da lui specificato: cioè “la Corte dei Conti, che ha certificato il debito che la giunta Veltroni ci ha lasciato”, appunto, 12 miliardi e passa, ridotti a 9 nel corso di questi anni da Alemanno. Insomma, ci sarebbero stati gli elementi per la classica tele-rissa, se solo il sindaco avesse abbandonato gli studi come era stato tentato di fare e se la conduttrice della trasmissione Myrta Merlino, che non ha perso l’aplomb si fosse fatta sfuggire di mano la situazione. Robert Vignola l’amministrazione Alemanno, infatti, tranne che non abbia cercato di affrontare la spinosa questione, con un piano nomadi, per alcuni aspetti anche discutibile, ma che comunque ha permesso sgomberi di campi abusivi quasi all’ordine del giorno, creazione di nuovi campi autorizzati, indagini fiscali sugli (ingenti) patrimoni e in caso di proliferazione di reati o di clandestinità, espatri. Tutto questo potrebbe esser vanificato da una politica più permissiva da parte di coloro i quali in più di un’occasione si son mostrati poco propensi ad affrontare la questione. Al contrario invece non hanno mai mancato di servirsene per demagogie e tornaconti elettorali e questo di domenica potrebbe essere solo uno dei tanti esempi. Ovviamente il condizionale è d’obbligo perché per ora si tratta solo di supposizioni di un manciata di persone, le quali se in possesso di prove, farebbero bene a tirarle fuori. Vero è che l’improvvisa voglia di partecipazione dei rom è poco verosimile. Risulta difficile anche solo immaginare che queste persone possano esser venute a conoscenza dell’appuntamento elettorale guardando la tv o comprando il giornale. Molto più probabile e più credibile l’intervento di qualcuno che grazie ad uno stimolo (10 o 20 euro) li ha invogliati a recarsi alle urne. Intanto a voler andare a fondo sulla vicenda sarà il vicesindaco Sveva Belviso la quale ha presentato un esposto alla procura: “l’Amministrazione capitolina - ha spiegato la Belviso- ha il compito di assumere le iniziative necessarie per far luce sull'accaduto”. Ugo Cataluddi Eurosky Tower . Entrare in casa e uscire dal solito. A La parte migliore è quando si torna a casa Eurosky Tower è il grattacielo residenziale di 28 piani che sta sorgendo a Roma, nel prestigioso quartiere dell’EUR. Un progetto modernissimo e rivoluzionario che coniuga esclusività e tecnologia, ecosostenibilità ed eleganza. Eurosky Tower è destinato a diventare un simbolo di Roma e soprattutto un grande investimento che si rivaluterà nel tempo. Le residenze sono state progettate per offrire spazi comodi, ma al tempo stesso funzionali, perfettamente rifiniti in ogni dettaglio e con tagli che vanno dai 50 mq fino agli oltre 300 mq. La combinazione dell'esclusività del progetto, del prestigio della vista e della qualità progettuale offre un'opportunità unica per chi ricerca una residenza abitativa di primissimo livello nella Capitale. 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Possibile che il Primo Cittadino non abbia ancora capito che le occupazioni sono solo la conseguenza di un allarme sociale molto più drammatico e devastante che si chiama emergenza abitativa?”. "A Roma - aggiunge Castellino - sono migliaia i cittadini senza un tetto o a rischio sfratto e centinaia gli immobili colpevolmente lasciati vuoti e abbandonati . Per decenni la Capitale è stata in mano a palazzinari e speculatori, non si è investito un euro sull’edilizia pubblica o sull’autorecupero e in più si sono buttati milioni di euro sull’idea scellerata di Veltroni dei residence, rimasti sul groppone delle successive amministrazioni. Crisi, tagli, licenziamenti, precarietà e tasse porteranno sempre più romani ad occupare”. “Siamo noi a lanciare un appello al Sindaco – conclude Castellino - non è con la repressione ne con la criminalizzazione che si risolve il problema, ma aprendo un tavolo serio tra le parti, iniziando con l’utilizzare tutto il patrimonio pubblico abbandonato e lasciato nel degrado”. “E’ da tempo che chiediamo che si apra un tavolo di confronto tra tutte le parti coinvolte su l’emergenza abitativa e di tutta risposta abbiamo ricevuto solo sgomberi, denunce e processi. Chiediamo alle forze politiche, invece di chiedere interventi duri e repressivi, di ascoltare la voce e le proposte dei movimenti per la casa. Questo dramma non è più pensabile risolverlo con le sole armi della legge. La situazione è sfuggita di mano a tutti e tutti sembrano, o fanno finta, non accorgersene. L’emergenza casa è come una valanga che cresce giorno dopo giorno e si sta abbattendo sulla nostra città. Il Sindaco Alemanno non chieda sgomberi, ma convochi un tavolo con il responsabile delle Politiche Sociali, direttore del Dipartimento Politiche Abitative e l’Assessorato al Patrimonio, alla Casa e ai Progetti Speciali di Roma Capitale, l’Assessore al Bilancio, Patrimonio, Demanio Regione Lazio e i rappresentanti dei movimenti”. “Forse solo così avrà una fotografia reale della drammatica situazione – ha concluso Castellino – e si renderà conto che ci vogliono interventi immediati, che non possono essere certo sfratti e sgomberi”. Bruno Rossi O 7 Mercoledì 10 aprile 2013 Italia Regione Lazio Malasanità Tagli di bilancio Un altro caso La vicenda IDI Decaminada al gip: “Non so nulla dei 14 milioni” Zingaretti pronto Forlanini, muore mentre a spegnere l’Asp aspetta una visita medica Storace (La Destra): “Strano, in campagna elettorale ne aveva promesso il rilancio…” La vittima è un anziano di 73 anni, in fila insieme al figlio La Procura indaga sul decesso di una donna a Tor Vergata ulmine a ciel sereno all’orizzonte dell’Asp. Nell’ambito della razionalizzazione delle aziende il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, ha annunciato la chiusura dell’Agenzia di sanità pubblica che sarà inserita con una proposta di legge all’interno del Bilancio in approvazione entro fine aprile. “Il Bilancio – ha spiegato -, per i tempi stretti, sarà in gran parte ereditato dall’impianto che abbiamo ereditato dalla vecchia amministrazione per poi ipotizzarne in giugno una variazione nella quale poter con più forza dare un segnale di discontinuità. Già nella manovra di Bilancio vogliamo dare segnali chiari sui temi della sanità che sulla razionalizzazione delle nostre aziende: per questo ci sarà la decisione di chiusura dell’Asp, le cui funzioni saranno internalizzate salvaguardando la forza lavoro. Crediamo sia giusto dare dei segnali di riorganizzazione degli strumenti di governante del sistema sanitario regionale e soprattutto affrontare il tema dei costi che era diventato esorbitante. Sedici milioni di euro che credo sia molto ma molto di più se non addirittura il doppio dell’Agenas e diverse volte superiore ad altre strutture simili di altre re- n nuovo caso di malasanità scuote l’ambiente ospedaliero romano. Un uomo èmorto ieri all’ospedale Forlanini, mentre aspettava di essere visitato. Nello Cerrocchi, 73 anni, voleva un consulto sulla bronchite che da tempo lo perseguitava. L'uomo non era andato da solo ma si era fatto accompagnare dal figlio. Secondo la ricostruzione dei fatti fornita da quest’ultimo e da numerosi testimoni, mentre erano in sala d'attesa l'uomo ha iniziato a sentirsi male: il figlio ha chiamato aiuto, così i medici hanno provato per 45 minuti a rianimare il 73enne ma senza riuscire a tenerlo in vita. L'uomo si è spento davanti al figlio all'interno dell'ospedale. Intanto sull’altra storia di presunta malasanità è stata avviata un’indagine in procura a Roma. Si tratta della morte di Giuseppina Mazzariello, la donna di 53 anni morta all'alba di giovedì scorso nel pronto soccorso del Policlinico Tor Vergata di Roma, dove sarebbe stata portata dal marito quattordici ore prima per forti dolori addominali dovuti a calcoli alla cistifellea. Il fascicolo al momento è stato rubricato come “atti relativi a”, ossia senza in- F gioni. L’Asp ha concluso - è la prima scelta forte che vogliamo fare alle quali seguiranno presto molte altre scelte di innovazione e trasparenza”. La notizia viene letta tutt’altro che bene da Francesco Storace, capo dell’opposizione. Per il quale la chiusura dell’Asp sarà un mancato impegno preso in campagna elettorale, ma soprattutto una preoccupante cessione di una quota assai delicata della sovranità popolare, quale appunto quella della sanità “Nicola Zingaretti sostiene oggi che vuole tagliare l'agenzia di sanità pubblica, eliminarla, sopprimerla. Cioè, sanità commissariata, assessorato sparito, controlli inesistenti, decide solo lui. Ma in campagna elettorale, nel suo programma, sosteneva: "Rilancio dall’Agenzia di Sanità Pubblica, oggi mortificata e incapace di valorizzare le professionalità presenti al suo interno, che dovrà diventare il moderno strumento di sostegno all’innovazione e di monitoraggio della qualità della sanità del Lazio, in grado di controllare l’appropriatezza dei percorsi di cura". Immaginava: ora s'è scordato di quello che diceva...”, conclude il consigliere regionale de La Destra. Robert Vignola U Dalla Pisana Elezione del Capo dello Stato, nominati i “grandi elettori” iorno di nomine ieri in Regione Lazio. I tre delegati della Regione Lazio per l'elezione del Presidente della Repubblica sono il governatore Nicola Zingaretti, il presidente del Consiglio regionale Daniele Leodori (Pd), il consigliere regionale Pdl nonché ex presidente del Consiglio Regionale con la giunta Polverini, Mario Abbruzzese. Ad eleggerli è stata l’aula consiliare. Era stato deciso che fosse un esponente del Movimento 5 Stelle a presiedere il Comitato di controllo contabile del Consiglio regionale del Lazio. Il Consiglio, presieduto da Daniele Leodori (Pd), nella riunione avvenuta in mattinata ha eletto Valentina Corrado, che ha 27 anni. I gruppi in consiglio sono 12 di cui 5 monogruppi. V. B. dagati né ipotesi di reato. Il ministro della Salute, Renato Balduzzi che ha chiesto alla Regione Lazio una relazione urgente. A presentare un esposto è stato il marito, Antonino Nastasi, che vuole chiarire le responsabilità per questa morte. La denuncia ai carabinieri chiama in causa medici e infermieri del pronto soccorso del policlinico perché, dice, “non si può morire di calcoli alla cistifellea. Me l'hanno ammazzata. Voglio giustizia”. Per la direzione sanitaria del policlinico Tor Vergata parla DA ROMA E DAL LAZIO la dottoressa Isabella Mastrobuono. “Attendiamo l'esito dell'autopsia per chiarire le cause del decesso della paziente. Valuteremo la cartella clinica della donna per ricostruire anche l'operato del personale che l'ha assistita. Come da prassi, abbiamo già avviato una nostra indagine interna per verificare il percorso assistenziale della paziente e accertare se, eventualmente, si possano ravvedere delle responsabilità da parte dei medici e degli infermieri del pronto soccorso”. Valter Brogino Operazione GdF Borgata Finocchio Fallimenti a raffica, s’indaga a Roma Presi due pericolosi latitanti pugliesi uattro ordinanze di custodia cautelare, 5 misure di interdizione dall'esercizio di attività imprenditoriali, 26 perquisizioni locali presso società, studi professionali, banche, oltre a un ateneo di Milano. È il bilancio dell'attività del nucleo di polizia valutaria della Guardia di Finanza che ha eseguito a Roma, Napoli, Udine e Milano un provvedimento firmato dal gip Maria Bonaventura su richiesta della procura capitolina nell'ambito di un'inchiesta sui fallimenti (oltre 150 milioni di euro di imposte evase) di due società che fanno capo ad una famiglia romana che opera nel settore alberghiero da tre generazioni. I finanzieri hanno eseguito sequestri per l'equivalente di circa 80 milioni di euro, oltre al sequestro probatorio delle quote di controllo della società statunitense Southern State Sign Company che controlla a cascata le diverse società italiane, proprietarie di importanti complessi alberghieri in Veneto, Lazio e Puglia. ue pericolosi latitanti pugliesi, armati e pronti a sparare sono stati localizzati arrestati a Roma, località borgata Finocchio. Il blitz è stato svolto congiuntamente dai carabinieri di Frascati e di Barletta insieme ai carabinieri del Ros di Roma e a personale della Guardia di finanza di Barletta. Uno dei due arrestati era evaso dalla casa circondariale di Turi (Bari) il 28 dicembre 2012 , non avendo fatto rientro al termine di un permesso: il secondo era ricercato perché destinatario di un ordine di custodia cautelare emesso da tribunale di Bologna per rapina. Entrambi erano inoltre ricercati poiché, lo scorso 18 marzo, fermati a Barletta per un controllo da una pattuglia della Gdf, dopo aver mostrato documenti falsi, non avevano esitato a sparare per guadagnarsi la fuga. I due malviventi, nonostante fossero armati di due pistole revolver e di una mitraglietta Scorpio, completi di munizioni non hanno avuto il tempo di reagire e sono stati catturati. adre Franco Decaminada, consigliere delegato dall'ente ecclesiastico proprietario dell'Idi del San Carlo di Nancy e di Villa Paola, è stato interrogato oggi dal gip per oltre due ore. L'atto istruttorio, davanti al giudice Antonella Capri, si è svolto in un'aula del tribunale di piazzale Clodio. Il religioso, insieme ad altri due, è stato arrestato la scorsa settimana con l'accusa di appropriazione indebita, bancarotta fraudolenta e false fatturazione. Gli inquirenti ritengono che il sacerdote e chi gli era vicino abbia distratto fondi dalle casse dell'istituto per 14 milioni di euro. Padre Decaminada, che è ai domiciliari, alla presenza del pm Giuseppe Cascini e del suo difensore, ha respinto le accuse sostenendo di essere "totalmente all'oscuro". Ha ripetuto di non avere certezza dei particolari finanziari e che comunque tutto è avvenuto senza che lui sapesse nulla. Rispetto alla proprietà in Maremma che è finita sotto sequestro Decaminada ha ammesso di averla acquistata per assecondare le richiesta di un confratello che voleva farne la sede di una comunità di recupero. Ma dopo la morte di questo prete è stato lo stesso Decaminada a far completare i lavori e restituire alla 'Provincia' la proprietà. P Roma, via Filippo Corridoni n.23 Tel. 06 37517187 - 06 45449107 Fax 06 94802087 Q G L’emergenza rifiuti Ultimo giorno di conferimenti a Malagrotta eri i rifiuti a Colfelice sono passati, anche se tra i mugugni dei manifestanti. Domani invece a Malagrotta non passeranno più. A meno di grosse e costose sanzioni imposte dall’Ue per il conferimento di rifiuti non trattati nella megadiscarica alla periferia nord-ovest della metropoli. Ragion per cui gente ed istituzioni hanno cominciato ad interrogarsi su cosa accadrà. “A breve sentirò il ministro Clini e il commissario Sottile per capire cosa è stato elaborato. Ma a Roma non c'è il rischio di avere spazzatura in strada come a Napoli”, ha comunque assicurato il sindaco di Roma Gianni Alemanno alla vigilia dello stop del conferimento dei I rifiuti non trattati a Malagrotta. “L'unico rischio potrebbe essere l'infrazione comunitaria, le multe, perché c'è Malagrotta ma l'Unione europea non ammette il conferimento del 'tal quale'”, ha aggiunto Alemanno. Dal canto suo, il Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti pare invece intenzionato a chiedere solidarietà ai suoi colleghi. “Giovedì alla conferenza dei presidenti delle Regioni sosterrò e chiederò ad altre Regioni di accogliere i rifiuti di Roma per un periodo transitorio per essere lavorati. Altrimenti Roma è in difficoltà e confido nella solidarietà di altre Regioni”, ha detto ieri. B.R. D email: [email protected] Direttore responsabile Francesco Storace Direttore editoriale Guido Paglia Società editrice Amici del Giornale d’Italia Amministratore Roberto Buonasorte Direttore Generale Niccolò Accame Marketing e Pubblicità Daniele Belli Progetto grafico e impaginazione Raffaele Di Cintio Nicola Stefani Sito web www.ilgiornaleditalia.org Per la pubblicità su Il Giornale d’Italia rivolgiti a Eco Comunicazione e Marketing via di San Bartolomeo 9 Grottaferrata (Rm) 06 94546475 8 Mercoledì 10 aprile 2013 Italia Milano Porto di Trapani La svolta Duro colpo a Cosa Nostra Le mani di Messina Denaro Garofalo: l’ex Cosco sulla Coppa America ammette l’omicidio Dopo tre anni il condannato parla in aula Colpo di scena: “Merito l’odio di mia figlia, mi assumo la responsabilità del delitto” Dopo più di tre anni, Carlo Cosco, l’ex compagno di Lea Garofalo, ha “vuotato il sacco” ammettendo le proprie responsabilità. Condannato in primo grado all’ergastolo, l’uomo ha confessato in aula nel processo d’appello in corso a Milano l’omicidio della testimone di giustizia calabrese. Cosco ha reso dichiarazioni spontanee, spiegando che “alcune circostanze” gli hanno impedito di confessare prima, e lo ha fatto proprio nel tentativo di chiedere perdono alla figlia Denise (ora 21enne), testimone nel dibattimento, e da sempre certa della sua colpevolezza. “Io adoro mia figlia, merito il suo odio perché ho ucciso sua F madre. Guai a chi sfiora mia figlia, prego di ottenere un giorno il suo perdono” queste le parole di Cosco condannato insieme ad altri cinque complici (Vito Sergio, Giuseppe Cosco, Rosario Curcio, Massimo Sabatino e Carmine Venturino) che spera ora di riuscire ad ottenere uno sconto di pena. Lea Garofalo venne sequestrata in pieno centro a Milano, in zona Arco della Pace, il 24 novembre del 2009 e uccisa. Nel processo di primo grado l’accusa aveva sostenuto che la donna fosse stata uccisa con un colpo di pistola e poi sciolta nell’acido. Le dichiarazioni di un pentito, Carmine Venturino, anche lui condannato all’ergastolo per l’omicidio, hanno però fornito un’altra ricostruzione: Lea, stando alle parole del pentito, venne strangolata e il suo corpo venne poi bruciato in un fusto. Alle parole di Venturino gli uomini della Dda milanese hanno trovato poi una serie di riscontri, tra cui alcuni resti di ossa che una perizia ha ritenuto compatibili a quelli della donna. Il pm di Milano Marcello Tatangelo ha avanzato la richiesta di sentire il pentito, che ha detto: “Voglio venire in aula a raccontare la verità”. Barbara Fruch Sequestrati beni per 30 milioni di euro a due imprenditori Nei guai l’ex Presidente della Provincia Antonio D’Alì uro colpo a Cosa Nostra. Sequestrati beni per 30 milioni di euro a due imprenditori legati, presumibilmente, al super boss latitante Matteo Messina Denaro. Clamorosa, e senza precedenti, la decisione del Tribunale di Trapani. Perché tra i beni sottoposti a sigilli c’è anche il porto di Trapani, i cui lavori per l’ “America’s Cup”, per la pre-regata Louis Vuitton act 8 e 9” del 2005 - un appalto da 46.334.000 euro - furono decisi, secondo gli inquirenti, da Cosa nostra. Francesco e Vincenzo Morici, padre e figlio, sarebbero legatissimi, con doppio filo, all’ultimo superstite del vertice dei Corleonesi - Matteo Messina Denaro - dal 1993 imprendibile. Il quarto latitante più ricercato del mondo, continua a fare affari, in Italia e all’estero. Il nuovo business? I lavori di ristrutturazione all’interno, per l’appunto, del porto di Trapani. “Il vertice mafioso - si legge nel provvedimento di sequestro dei beni - gestiva tramite i Morici ed altri imprenditori a loro legati l’aggiudicazione degli appalti pubblici e l’esecuzione dei lavori. Chi vinceva la gara doveva garantire il ver- D Torino Ancora massaggi hard di cinesi assaggi hard in due centri benessere cinesi. Scoperti ieri mattina dalla guardia di finanza di Torino che li sequestrati denunciando sei persone. Tra queste, tre sorelle di nazionalità cinese, che gestivano i locali, un commercialista che si occupava della regolarizzazione delle massaggiatrici hot assumendole come colf e un docente universitario di 72 anni, che promuoveva i centri con annunci sul web. I centri, uno a Moncalieri e l’altro a Torino, erano frequentati assiduamente da almeno 200 clienti a settimana. Le indagini sono partite una volta rilevata l’anomala movimentazione finanziaria del 72enne, che oltre a detenere una quota delle attività ha inoltre eseguito in pochi anni bonifici diretti in Cina per circa 500mila euro, a favore di soggetti collegati ai centri. I finanzieri hanno riscontrato l’effettiva “consumazione” dei rapporti sessuali a pagamento grazie ad appostamenti ed alle testimonianze di numerosi clienti. Il costo di una prestazione variava dai 50 ai 150 euro, con volume d’affari illecito pari ad almeno 500mila euro l’anno. M Vicenza Maltrattavano disabile. Arrestate due donne na docente di sostegno ed una collaboratrice dell’Usl. Per modo di dire. Sono state infatti arrestate ieri dai carabinieri con l’accusa di aver picchiato un alunno disabile. “Abbiamo prove evidenti che testimoniamo questo pestaggio”, hanno dichiarato gli agenti. È successo ieri, in una scuola media di Vicenza dove due donne di 59 e 54 anni maltrattavano uno studente autistico da tempo. Le “coraggiose” si sono rese protagoniste di percosse a mani nude, prese in giro e schiaffi nei confronti del ragazzo disabile minorenne. I militari sono intervenuti in aula, sorprendendo le due indagate mentre stavano compiendo atti di maltrattamento nei confronti del minore. Gli accertamenti sono partiti qualche giorno fa, dopo che il padre del giovane aveva sporto denuncia U avendo notato alcuni lividi sul corpo del figlio. “Segni strani ed ematomi sul corpo di mio figlio mi avevano insospettito”, ha commentato il genitore. La vergognosa storia è stata affidata al pool “fasce deboli” di Vicenza che sta indagando per capire se, oltre alle due donne, ci siano altri responsabili. Da alcuni ambienti vicini agli inquirenti sembrerebbe che le “signore” siano ricorse alla violenza perché non riuscivano a gestire il carattere difficile del giovane. Per adesso non ci sono altre notizie riguardanti il fatto: massimo riserbo, infatti, da parte della polizia per indagare più a fondo su un episodio che ha dello sconcertante. Anche i magistrati che stanno seguendo il caso non hanno commentato. Micol Paglia samento di una percentuale ai funzionari della Provincia Regionale di Trapani e alla famiglia mafiosa di Trapani”. Dunque, la “Louis Vuitton Cup”. Il fiore all’occhiello dell’allora Presidente della Provincia, Antonio D’Alì, oggi accusato di concorso esterno a Cosa nostra. “I lavori di completamento dei moli foranei e di realizzazione delle banchine a ponente dello sporgente Ronciglio - finalizzati alla pre-regata dell’ ‘America’s Cup’, la cui organizzazione fu affidata all’onnipresente Protezione civile - furono concordati con il reggente della famiglia mafiosa, Francesco Pace, con esponenti politici, in particolare Antonio D’Alì e con la benedizione del latitante Matteo Messina Denaro”. In alcune telefonate intercettate, Francesco Morici sostiene di essere in attesa del concretizzarsi di una “promessa” del senatore per i lavori da effettuare nel porto: “gli hanno assegnato un po’ di soldi … qua ne ho un’altra… quella che il senatore mi ha promesso che me la faceva passare… quella di 20, 30 miliardi… questa… la convenzione… questa per la cosa del porto”. A mettere nei guai D’Alì e i Morici, un “pentito” collaboratore, Antonino Bittarella, che ha raccontato agli inquirenti che l’appalto fu vinto proprio grazie all’intervento di Cosa Nostra. Il provvedimento di sequestro, per concludere, riguarda 9 partecipazioni societarie, 142 beni immobili e 36 rapporti bancari. Federico Colosimo Udine Caso Sacher: le anomalie ncora ombre nel l’omicidio A del 66enne Mirco Sachre di Udine. Mentre cominciano ad emergere elementi salienti dall’interrogatorio delle due 15enni accusate di omicidio volontario o preterintenzionale, il loro racconto appare agli inquirenti ancora pieno di lacune. Le ragazze hanno ribadito di aver reagito a un tentativo di violenza. Da quanto si è appreso, le due quindicenni avrebbero passato però già la mattinata di domenica in compagnia del pensionato, prima in un bar poi a casa dell’uomo. Dopo di che avrebbero chiesto a Sacher di accompagnarle in centro. Saliti in auto, l’uomo avrebbe deviato l’auto in un campo e tentato l’approccio sessuale. Le ragazzine avrebbero riferito di aver avuto una discussione accesa con l’anziano ma questo contrasterebbe con quanto riferito dai due testimoni. Sotto accertamenti anche i cellulari delle ragazze e della vittima: le due adolescenti erano in possesso infatti anche del portatile dell’uomo. Una delle due ha detto di aver inserito la sua scheda nel telefono in quanto il suo era scarico. Saranno verificati pure i tabulati per capire se vi siano state chiamate anche verso i due ragazzi di Pordenone. Anche sulla morte restano lati oscuri: le ragazze hanno spiegato di aver messo le mani al collo dell’uomo, ma sul corpo non sarebbe stato notato alcun segno particolare. Segni di colluttazione sono stati invece riscontrati su una delle due ragazze che avrebbe su un seno un morso o un graffio. Salerno Napoli Torino Restivo: l’accusa chiede 30 anni Trovato cadavere a Posillipo Pacco bomba a La Stampa on può esserci altro colpevole acabro ritrovamento a N M oltre Danilo Restivo. Per Napoli. Un cadavere in questo al termine della sua avanzato stato di n pacco bomba è stato U recapitato ieri mattina alla sede del quotidiano La requisitoria all’udienza del processo di appello sull’omicidio di Elisa Claps, il pm Rosa Volpe ha chiesto la conferma della condanna a 30 anni per Restivo, unico imputato. L’uomo, in primo grado, processato con rito abbreviato, fu condannato dal gup Elisabetta Boccassini. Restivo si è innervosito in aula davanti alla foto di Elisa mostrata dalla madre della vittima: ad un certo punto l’uomo avrebbe anche sbattuto i fogli degli appunti che aveva in mano. L’udienza è stata aggiornata a giovedì prossimo quando la parola passerà alla difesa dell’imputato e all’avvocato di parte civile. Ma prima che i giudici si ritirino in camera di consiglio, Restivo dovrebbe rendere dichiarazioni spontanee, leggendo passaggi del memoriale di 120 pagine scritto in carcere. La sentenza dovrà arrivare entro il 28 aprile: a fine mese infatti Restivo ritornerà in Inghilterra, dove è detenuto per l'omicidio della sarta Haether Barnett. Stampa a Torino. Il plico poteva esplodere, secondo quanto hanno accertato gli artificieri dei carabinieri intervenuti sul posto insieme alla Digos che sta indagando, ma probabilmente un difetto dell’innesco ha evitato il peggio. Sul sito web del quotidiano torinese si legge che nel pacco c’era un contenitore di un cd. Secondo gli artificieri il pacco presentava tracce di esplosivo all’interno ma l’innesco non ha funzionato probabilmente per un difetto nella realizzazione. Inoltre, il pacco è risultato negativo al controllo del metal-detector in quanto la custodia del cd era ricoperta di tessuto. Tra le ipotesi al vaglio degli inquirenti la più attendibile al momento sembra quella legata agli anarchici della Faiinformale che utilizza la tecnica delle buste esplosive, destinate a uffici pubblici e istituzioni. decomposizione è stato rinvenuto ieri all’interno del parco a Posillipo: il corpo sembrerebbe appartenere ad un uomo di età adulta. A scoprire il cadavere, a ridosso della scogliera della Grotta di Seiano all’interno del parco, sono stati i custodi richiamati dal cattivo odore proveniente dagli scogli. La salma è stata rimossa grazie all’intervento dei vigili del fuoco e trasportata al Secondo Policlinico di Napoli per esami. Sarà difficile risalire alla sua identificazione, ma analizzando gli indumenti indossati e la corporatura della salma è probabile che si tratti di un uomo di età avanzata. Sul posto i Carabinieri che hanno avviato le indagini. La scoperta è stata fatta nella stessa area dove c'è Villa Ambrosio, la casa dove quattro anni fa vennero massacrati i coniugi Ambrosio: i due vennero lasciati morire a terra mentre gli assassini si fermarono a mangiare con cibo prelevato dal frigorifero della casa. 9 Mercoledì 10 aprile 2013 Italia La crisi continua a uccidere. ieri altre tre vittime: un imprenditore, un geometra e un dipendente d’azienda Si muore di disoccupazione e di lavoro Ad Ancona un uomo viene salvato in extremis dalla moglie. Intanto si registrano anche morti bianche e infortuni gravi ,isoccupazione e sicurezza sul lavoro: due temi “caldi” in uno stato ormai incapace di saper gestire l’occupazione sotto tutti i punti i vista. Se da un lato continua prepotentemente dal nord al sud l’ondata di suicidi dettata dalla crisi dall’altra si registrano numerosi infortuni sul lavoro. Insomma anche chi il posto ce l’ha non può dormire sonni tranquilli. La crisi uccide ancora - Tre vittime anche nella giornata di ieri. A Macomer (Nuoro) un imprenditore in gravi difficoltà economiche si è tolto la vita. Carlo Cossu, 54 anni, si è impiccato ieri mattina nella sua segheria della zona industriale di Bonu Trau. L’uomo, separato dalla moglie dalla quale aveva avuto due figlie, era uscito di casa (dove viveva da solo) domenica notte senza più farne ritorno. Secondo le testimonianze raccolte dalle forze dell’ordine intervenute sul posto, Cossu nell’ultimo periodo non sembrava più lo stesso perché spaventato e depresso per la crisi economica e le difficoltà finanziarie che stava vivendo. Dramma anche nel bellunese, dove un 46enne D di Feltre si è ammazzato perché temeva di perdere il lavoro. L’uomo, che si era allontanato da casa lunedì pomeriggio e del quale la famiglia aveva denunciato la scomparsa, è stato trovato senza vita in un boschetto nell’area di Pedavena. Secondo diverse testimonianze raccolte dai carabinieri, il 46enne, dipendente di una azienda di occhialeria che ha annunciato possibili provvedimenti di mobilità, da tempo manifestava la paura di essere tra le persone messe in mobilità. Sempre ieri mattina, verso le 8, a Portogruaro un geometra di 64 anni è stato trovato penzolante da una gru. Sono stati gli operai del cantiere della cittadella scolastica di via Giai, a denunciare il fatto ai carabinieri. L’uomo, che abitava a Conegliano, nel trevigiano, ha lasciato un biglietto in cui chiedeva scusa per il suo gesto. Tragedia sfiorata ad Ancona - Ha tentato il suicidio ma è stato salvato in extremis dalla moglie. D.P., 46 anni, da mesi senza lavoro, aveva perso la speranza nel futuro e così ha deciso di farla finita: si è tagliato le vene di entrambi i polsi. È accaduto lunedì pomeriggio, intorno alle 18, in un appartamento nel quartiere delle Palombare ad Ancona. L'uomo è stato salvato dalla moglie, che lo ha trovato in bagno, riverso in una pozza di sangue ma ancora vivo. La donna era appena rincasata quando, non vedendo il marito, ha iniziato a chiamarlo fino a che non lo ha scoperto privo di sensi. Chiamato il 118, sul posto sono intervenute le ambulanze e le forze dell’ordine. Dopo le prime cure sul posto l’uomo è stato accompagnato d’urgenza al pronto soccorso dell’ospedale regionale delle Torrette di Ancona. Ricoverato in sala urgenze, non è in pericolo di vita. Gli incidenti sul lavoro - Un morto e due feriti gravi: è questo il bilancio degli incidenti sul lavoro nella giornata di ieri. A Palermo un operaio, Giovanni Mannino, 41 anni, è morto in mattinata dopo essere stato investito da un camion che faceva retromarcia. Stava lavorando nel cantiere per la realizzazione della linea tranviaria in via Leonardo da Vinci. A nulla è valso il tentativo di rianimarlo da parte dei medici del 118. I rilievi sull’incidente sono condotti dagli agenti della polizia municipale mentre sull’accaduto indagano anche i carabinieri. A Frosinone un operaio di 32 anni è precipitato da un’altezza di tre metri: l’uomo stava lavorando su una scala quando, per cause da stabilire, è caduto nel vuoto. Subito soccorso dal personale del 118, è stato trasferito in eliambulanza all’ospedale di Latina: le sue condizioni sono gravi. Si trova in gravi condizioni anche un uomo di circa 70 anni di Baranello vittima di un drammatico infortunio in campagna. L’agricoltore è rimasto ferito, verso le 11 di ieri mattina, dall’attrezzo agricolo che stava maneggiando, un motozappa, mentre lavorava la terra in contrada Macchie. Caduto in terra, è stato travolto dal trattore ancora in movimento. L’uomo è stato trasportato nel Pronto Soccorso dell’ospedale Cardarelli di Campobasso dall’ambulanza del 118. Barbara Fruch MILANO REGGIO CALABRIA 5 cent in più sul caffè: Comune in rivolta Assenteismo, 17 arresti e 78 indagati bastato un aumento di 5 centesimi sul caffè per far scattare la protesta dei dipendenti comunali. È successo a Milano, dove è stata messa in atto una vera e propria sommossa. La causa principale è da addebitarsi al costo del caffè che passa da 25 a 30 centesimi. Poi ancora i biscotti passati da 30 a 70 centesimi, la pasta frolla a da 30 a 50, le merendine da 70 centesimi a 1,10 euro. Un trend che si è verificato anche in qualsiasi altro luogo di lavoro in Italia. Ma i dipendenti comunali hanno colto la palla al balzo ed hanno inizialmente distribuito volantini per poi organizzare colazioni di protesta per opporsi a questo “immotivato aumento”. In realtà un motivo c’è: la crisi, il calo delle vendite e il conseguente aumento di tutti i prezzi. Ma ai dipendenti del Comune di Milano, come scrivono nel manifesto di protesta, il passaggio della gestione delle macchinette automatiche da un’azienda a un’altra (per due anni) non è andato giù. Principalmente per il ritocco dei prezzi. Sono state fatte così assemblee, distribuiti volantini, proprio come se si trattasse del licenziamento di centinaia di persone. Nello scritto si parla di “organizzazione in gruppi d’acquisto per reperire caffè e snack a prezzi bassi” e della “richiesta d’aiuto del consiglio comunale”. Così mentre in Italia ci sono padri di famiglia senza stipendio da mesi questi “personaggi” si preoccupano dei cinque centesimi in più. B.F. N È uovo terremoto sul Comune di Reggio Calabria. Arrestati con l’accusa di concorso in truffa ai danni dell’Ente 17 impiegati. Altri 78, invece, sono finiti nel registro degli indagati. Si erano organizzati in gruppi, ufficio per ufficio. Ed ogni giorno, a turno, c’era chi timbrava per tutti. Così i colleghi potevano fare con comodo. Arrivare con calma e, nel frattempo, sbrigare le proprie commissioni. E c’era chi andava a fare la spesa, chi in farmacia, chi accompagnava i bambini a scuola. Risolte le faccende familiari, poi, si ricominciava. Lunghe passeggiate su Corso Garibaldi (il salotto buono della città), un giretto per i negozi e interminabili chiacchierate. Fin quando il sindaco dell’epoca, Giuseppe Raffa (l’inchiesta è dei primi mesi del 2010), non si è scocciato di trovare uffici deserti e di sentir suonare a vuoto i telefoni e ha chiamato la Guardia di Finanza. Un mese di riprese video ed appostamenti hanno permesso di smascherare un sistema di favori reciproci e scambi di badge grazie ai quali diversi impiegati riuscivano ad assentarsi – come già detto - indisturbati dal posto di lavoro anche per diverse ore al giorno. Così facendo, 95 dipendenti “infedeli”, sono stati scoperti. Nei prossimi giorni, gli interrogatori. Tutti rischiano ora una condanna da uno a cinque anni di reclusione oltre al possibile licenziamento per giusta causa. Federico Colosimo Società 10 Mercoledì 10 aprile 2013 I dati forniti dal ministero della Sanità parlano chiaro: registrato un sensibile aumento dell’uso di alcol Beve fuori pasto il 40% dei giovani La ‘generazione chimica’, comincia già in età pre-adolescenziale ad avvicinarsi all’alcol. Il bisogno di sentirsi grandi ed accettati dal gruppo o semplicemente la voglia di trasgressione li porta ad ubriacarsi sempre più spesso di Carola Parisi i beve per dimenticare. Questa è una di quelle frasi che chiunque ha pronunciato, tra il serio e lo scherzo, almeno una volta nella propria vita. Ma guardando i dati sull’alcolismo in Italia, verrebbe da dire che si beve un po’ per tutto. Ma soprattutto, si beve troppo. I dati forniti dal ministero della Sanità parlano chiaro: è stato registrato un sensibile aumento dell’uso di alcol specialmente lontano dai pasti. Questa abitudine molto diffusa nei paesi del nord Europa è conosciuta come binge drinking, ovvero il bere in maniera compulsiva fino a ubriacarsi. E così i ragazzi passano dai succhi di frutta alla birra ed ai superalcolici sempre prima. Sono infatti tra il 30 ed il 40% i giovani in Italia che bevono fuori pasto (negli Usa si arriva, addirittura, al 44%). Il 13-14% del totale è composto da ragazzini di 1112 anni. La ‘generazione chimica’, comincia già in età pre- L’iniziativa: Bere è contro le ragazze S na campagna contro l'abuso di alcol fra le giovani donne. E' l'iniziativa ''Bere è contro le ragazze'', voluta dalla commissione delle Elette del Comune di Roma, in collaborazione con la Facoltà di Medicina e Psicologia dell' Università degli Studi ''La Sapienza''. L'iniziativa - presentata oggi in Campidoglio di fronte a cento studenti - ha portato alla realizzazione di un opuscolo informativo sui rischi legati all'eccessiva assunzione di alcol, che verrà distribuito negli Istituti scolastici del Comune di Roma, con l'obiettivo è attuare un'azione sul territorio per prevenire e contrastare i pericoli per la salute che derivano dal crescente abuso di alcol da parte delle giovanissime, particolarmente a rischio rispetto ai coetanei maschi per struttura fisica e corredo ormonale. ''Mentre nel nostro paese il fenomeno dell'alcolismo è in diminuzione - ha sottolineato Monica Cirinnà, presidente della commissione delle Elette - i dati Istat indicano come emergenza sanitaria una crescita dell'abuso di alcol nella popolazione giovanile. Il fenomeno del binge drinking si sta diffondendo e coinvolge sempre più ragazze. Crediamo che più dei divieti e della demonizzazione dell'alcol sia utile per le nostre ragazze una corretta informazione che possa aiutarle a fare scelte consapevoli C.P. per il proprio futuro''. U adolescenziale ad avvicinarsi all’alcol. Il bisogno di sentirsi grandi ed accettati, gli sbalzi d’umore tipici dell’adolescenza o semplicemente la voglia di trasgressione li porta a bere senza misura e senza nessun tipo di coscienza sulle conseguenze di tale assunzione. L’Or- ganizzazione mondiale della sanità ricorda che l’intossicazione alcolica è causa di un decesso su 4 tra i 15 ed i 18 anni, ed è la causa di un caso su tre di lesioni (risse), omicidi e suicidi tra gli 11 ed i 20 anni d’età. “E’ una moda, un cambiamento della cultura del bere, Cos’è il binge drinking un' "abbuffata alcolica", evento in cui la persona assume varie bevande a base di alcool ripetutamente in modo compulsivo fino ad ubriacarsi. Con questa denominazione è definito il consumo di almeno 5 o 6 bicchieri (e comunque molto al di sopra delle proprie caratteristiche di tolleranza), molte volte in modo quasi consecutivo e rapido, ovvero senza sorseggiare, ma trangugiando l'alcool tutto d'un fiato. È dobbiamo prenderne atto noi adulti ed insegnare ai ragazzi, usando il loro linguaggio, che il bere è un’abilità da imparare”- spiega Massimo Biondi, professore ordinario di psichiatria dell’Università Sapienza di Roma. In occasione della presentazione della campagna “Bere è contro le ragazze”, promossa dal comune di Roma, dalla Sapienza e dall’ospedale Sant’Andrea, continua: “non si deve mai bere a stomaco vuoto e mai se si è stanchi, bisogna saper rifiutare, imparare a sentire i sapori, ma soprattutto a fermarsi e chiedere aiuto agli amici”conclude il Prof. Biondi. Il bere senza controllo e al solo scopo di ubriacarsi ha preso piede velocemente in Italia e, nei giovani, ha preso il posto del bere conviviale. Emanuele Scafato, direttore dell’Osservatorio nazionale alcol e tossicodipendenze dell’Istituto superiore di sanità, denuncia: “E’ colpa degli adulti se i giovani bevono troppo e male, da un lato la forte pressione del marketing (non esiste infatti una legge che proibisca o limiti la pubblicità di prodotti alcolici ndr) che offre dell’alcol un’immagine di successo. Dall’altro i genitori hanno smarrito il controllo sui comportamenti dei figli”. “Adesso va il ‘bevi quanto ti pare, ad ogni ora del giorno e a basso costo”- conclude Scafato. NEGLI STATI UNITI È APERTA LA DISCUSSIONE SULLA CANNABIS. USATA IN 16 STATI PER FINALITÀ SANITARIE Legalizzare la marijuana? I distributori di droga La maggioranza dice si (per scopi medici) arijuana sì, marijuana no. Il dibattito è particolarmente acceso in gran parte dei Paesi del Mondo, ma negli Stati Uniti negli ultimi mesi si è discusso molto di questo tema, soprattutto da quando in California l’uso per scopi terapeutici della cannabis è stato autorizzato ufficialmente e in Colorado e nel Washington addirittura è arrivato il sì alla legalizzazione. Secondo un recente sondaggio di Pew Research Center, la maggioranza dei cittadini statunitensi sarebbe favorevole alla lega- M lizzazione per uso personale. Secondo il sondaggio, il 52% degli americani sarebbe dalla parte dei due Stati che ora dovranno scontrarsi con l’amministrazione federale dopo il referendum che ha avuto esito positivo, mentre il 45% dei cittadini si dice contrario. Una netta spaccatura dunque per l’opinione pubblica che sicuramente alimenterà polemiche e dibattiti molto accesi nei prossimi mesi. Rispetto al 2011 c’è stato un aumento del 7% dei favorevoli, una percentuale che secondo gli analisti è destinata a salire. a marijuana venduta come uno snack nelle macchinette automatiche? Sembrerebbe così in California, dove la cannabis è legale, ma solo per fini medici e la società Dispense Labs ha realizzato la Autospense, un distributore che permette a coloro che la usano per curarsi di comprarla in contanti o con carta di credito. Nello specifico, i pazienti consumatori per poterla ritirare dovranno mostrare un certificato apposito L sottoscritto da un medico e digitare un PIN, dopo aver mostrato le proprie impronte digitali. Insomma, il processo è super controllato e monitorato da una videocamera che ne rileva tutti i passaggi, proprio per verificarne eventuali anomalie o manomissioni. In questo modo, si eviterebbe lo spaccio illegale e la pericolosità di sostanze non certificate che possono altrimenti avere effetti dannosi, come spiega l’ideatore del dispositivo Joe DeRobbio. Allarme tra i quindicenni un ragazzo su 5 si fa le canne rmai non ne parla più nessuno. Un tema col silenziatore. Eppure l’uso delle droghe tra gli adolescenti è una trincea da allarme rosso: in Lombardia, ad esempio, un quindicenne su quattro ha già familiarizzato con la cannabis, "la canna”. Alla diffusione delle droghe leggere, in Italia illegali, si associa il rapporto con alcol e sigarette, sottovalutato per gli effetti devastanti che può avere sulla salute in un’età critica, come quella tra i 13 ed i 15 anni. Il quadro emerso da un’indagine dell’Osservatorio regionale sulle dipendenze dell’Asl è un pugno nello stomaco. Almeno una volta, un quindicenne (maschio) su tre ha fumato una canna, e il 20% ne fa abitualmente uso. Con il 41% dei quindicenni (donne comprese) che ammette di fumare sigarette. L’alcol entra nelle loro vite anche prima: a 13 O anni uno su tre beve una tantum, a 15 il 47% lo fa ogni mese. "C’è da preoccuparsi — spiega Riccardo Gatti, direttore del dipartimento dipendenze dell’Asl di Milano —. Si assumono sostanze che fanno male con troppa leggerezza, perché sono ormai viste come beni di consumo alla pari di una canzone da scaricare. C’è un fattore culturale, con la mancanza di un pensiero critico nelle famiglie dove i genitori sembrano aver metabolizzato la cannabis o l’alcol. Ma c’è anche un problema-internet: i nativi digitali conoscono lo spinello già a 15 anni, mentre nelle generazioni precedenti il primo contatto si aveva in età universitaria. I motori di ricerca hanno preso il posto dei genitori, che invece dovrebbero imparare a navigare coi figli, parlando la loro stessa lingua". C.P. Cinema 11 Mercoledì 10 aprile 2013 Cinema e letteratura un connubio storico che ancora oggi affascina piccolo e grande schermo ‘Bookciak, Azione’, si girano i grandi classici Torna una nuova edizione del concorso che da ampio spazio ai filmmakers che vogliono cimentarsi con brevi contributi cine-letterari di Francesca Ceccarelli inema e letteratura quale rapporto più conflittuale ma culturalmente redditizio? Da sempre questo connubio affascina lettori e cinefili che amano disquisire sul valore di questa relazione che talvolta sfocia anche nella delusione. L’eccezione che conferma la regola, se da sempre registi e scrittori decidono volontariamente o no di lavorare assieme. Solo qualche esempio per rendere l’idea: Furore di Steinbeck o Lolita di Nabokov e ancora Arancia Meccanica di Burgess. Proprio questo dualismo è C alla base del Premio Bookciak, Azione!, concorso per videomaker ispirato ai libri indetto dal portale ww.bo- Nella foto qui sopra una scena dal film “Lolita”di Nabokov okciak.it e patrocinato da Sky Arte, nel quale i filmmaker partecipanti dovranno cimentarsi nella realizzazione di specifici Bookciak-movie, ovvero video della durata massima di 3 minuti ispirati alle suggestioni visive dai romanzi appositamente scelti. A muovere la nascita del concorso l’esigenza di avvicinare ulteriormente il mondo dell’editoria, frantumato ormai su tutto il territorio nazionale e spesso lontano dai veri luoghi del dibattito culturale e delle produzioni cinematografiche. Il progetto nasce sotto il patrocinio del Mini- IN USCITA AL BOTTEGHINO Hansel & Gretel - Cacciatori di streghe Sopra una foto di “Arancia meccanica” di Anthony Burgess Un film di azione che trae spunto dalla famosa fiaba dei fratelli Grimm on sono solo i film d’animazione ad attingere dall’immaginario fiabesco del vecchio continente. Ora anche i film d’azione hollywoodiani prendono spunto dalle immortali narrazioni del patrimonio culturale europeo. Hansel & Gretel – Cacciatori di streghe (titolo originale Hansel and Gretel: Witch Hunters) trae spunto dalla favola omonima dei fratelli Grimm per trasformarsi in un action movie dove l’avventura prende il posto dell’atmosfera surreale della novella originale. Sono trascorsi quindici anni dalla traumatica esperienza vissuta dai fratellini nella casa fatta di marzapane, dove, dopo essere stati rapiti da una megera, erano stati tenuti prigionieri. Hansel e Gretel sono diventati due vendicativi ed efficaci cacciatori di streghe, molto abili nel loro lavoro perché, per un motivo sconosciuto, incantesimi e maledizioni non hanno alcun effetto su di loro. Il sindaco di Augsburg, a due giorni dalla “Luna di sangue”, affida loro un incarico. Le fattucchiere, capeggiate dalla malvagia Muriel, stanno programmando il sacrificio di numerosi bambini durante il loro truculento raduno. Il compito dei fratelli sarà quello di neutralizzarle prima della fatidica notte, scac- N ciando la congrega dalla città e dalle vicine foreste. A rendere difficile la missione c’è il brutale sceriffo Berringer, un alcolizzato che si è impadronito del potere e utilizza modi spietati per condurre una personale caccia alle streghe. Il film, diretto dal regista Tommy Wirkola, vede come interpreti principali, nel ruolo dei due fratelli, Gemma Arterton (di recente in Men in Black 3) e Jeremy Renner (protagonista di The Bourne Legacy). La realizzazione della pellicola era tra i progetti della Paramount Pictures già nel 2009. Nel novembre di quell’anno, infatti, il lungometraggio era in fase di pre-produzione. Solo durante la gestazione, due anni fa per l’esattezza, la Metro-Goldwyn-Mayer si associò per sviluppare il progetto e contestualmente venne annunciato che il film sarebbe stato girato in 3D. Iniziate nel marzo del 2011, le riprese si sono svolte a Braunschweig, Berlino e Potsdam, in Germania. Il film uscirà nelle sale italiane il primo Maggio. Emiliano Stella stero per i Beni e le attività culturali – Direzione Generale per il Cinema, e realizzato in collaborazione con Anica (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Multimediali), Apt (Associazione Produttori Televisivi) e Anac (Associazione Nazionale Autori Cinematografici). Ma non si esaurisce nel concorso l’attività del portale Bookciak.it: gli addetti si occupano anche di catalogare tutte le novità editoriali e le opere di autori italiani, circa tremila libri l’anno, nonchè spazio e visibilità a titoli rimarrebbero altrimenti nell’oblio. Una buona opportunità anche per i produttori: a disposizione un motore di ricerca ad hoc organizzato per voci tematiche. Anche quest’anno una giuria d’eccezione che sceglierà i vincitori: Ettore Scola, autore di capolavori comeC’eravamo tanti amati e La Terrazza, Citto Maselli, che ha portato in scena Gli indifferenti di Moravia, Ugo Gregoretti attore, regista e drammaturgo che con Rossellini, Godard e Pasolini firmo l’episodio di Ro.Go.Pa.G chiamato “Il pollo ruspante”, e Gianluca Arcopinto, produttore indipendente tra i più ispirati dell’intero panorama nazio- nale. Proprio come sostegno alle piccole realtà editoriali la scelta dei libri a cui gli autori dovranno ispirarsi per partecipare è assai innovativa: Verrà cantando il sangue di Vittorio Del Tufo (Rogiosi editore), Se son rose di Massimo Vitali (Fernandel), ePelleossa di Paolo Cognetti (Minimum fax). Una difficile operazione quella della razionalizzazione dei contenuti letterari visto il bacino non solo nazionale ma internazionale: dagli Stati Uniti all’Europa. Addirittura secondo una rilevazione dell’Anica, negli ultimi cinque anni sono stati quasi 200 i titoli prodotti in Italia tratti da romanzi, racconti, testi teatrali e opere letterarie . Ormai strumenti di promozione come il booktrailer sono passati: troppo commerciali. Il Bookciak-movie è il futuro, rivelandosi un veicolo promozionale più chiaro, deciso e diretto. Le opere vincitrici del contest avranno l’opportunità di essere presentati alle Giornate degli autori al festival di Venezia e andranno in onda su Sky Arte. Strada libera quindi agli artisti che vogliano cimentarsi nell’impresa: c’è tempo fino al 30 giugno per iscriversi e al 20 luglio per inviare il proprio lavoro. Calcio 12 Mercoledì 10 aprile 2013 La Lazio vince il derby degli accoltellati Una sfida che ha visto prevalere gli scontri allo spettacolo in campo. Un totale di 8 feriti, 6 romanisti e 2 laziali - I disordini sono scoppiati intorno alle 18, quando a Ponte Milvio due ultrà giallorossi sono rimasti feriti. Alemanno commenta così: “Sono sconcertato, sembra proprio che ci sia una maledizione” di Federico Colosimo POLEMICHE INUTILI, DA PARTE DEI GIORNALISTI, DOPO L’INCONTRO erby capitolino, dentro e fuori lo stadio. Si, perché non solo si sono fronteggiate le due squadre all’interno del rettangolo di gioco, ma anche le due tifoserie fuori l’Olimpico, prima e dopo la gara. Per un totale di otto accoltellati. Fortunatamente nessuno ferito in modo grave, colpito solo di striscio dalla cosiddetta “puncicata”. Gli ultras, che finora sono stati identificati ed arrestati dalla polizia, sono quattro. E si tratta di giovani romani, laziali e romanisti, tutti tra i 24 e i 27 anni. Alcuni di loro anche con precedenti di polizia. Per tutti i fermati è stato disposto il daspo per la durata di 5 anni. Attraverso filmati e video, nelle prossime ore, la Digos cercherà di individuare altri responsabili. Nei dintorni dell’Olimpico, e nelle zone limitrofe, trovato un vero e proprio arsenale: rinvenuti, infatti, coltelli, cacciavite, manici di piccone, bastoni ed asce. Tutto materiale nascosto accuratamente fuori lo stadio. Un derby ad altissima tensione, dunque, nonostante il rafforzamento delle misure di sicurezza messo in atto dalle forza dell’ordine, in una capitale già blindata dalle prime ore della mattina. Si sa, quando c’è Lazio Roma può succedere di tutto. Ma certi episodi si pensava fossero superati. E poi traffico in tilt e code chilometriche per tutto il pomeriggio. I primi incidenti sono scoppiati intorno alle 18, a Ponte Milvio, dove due ultrà romanisti sono stati accoltellati poco dopo aver parcheggiato. Subito dopo, D Sfottò post stracittadina: Radu l’unico a pagare? I scoppiati tafferugli e scontri tra le tifoserie e la polizia, nella zona di Ponte Duca D’Aosta, spesso teatro di episodi di questo genere durante il derby. Petardi contro le forze dell’ordine, che hanno risposto con “cariche di alleggerimento” e lancio di lacrimogeni contro i tifosi per cercare di sedare la tensione. In un primo momento era circolata anche la notizia di un attacco di alcuni tifosi, con sassi e fumogeni, contro un’ambulanza che stava soccorrendo i feriti. Una notizia smentita direttamente dal 118 poche ore dopo: “nessun attacco contro di noi, abbiamo soltanto visto esplodere alcuni petardi non distanti da qui”. Ma non è tutto. Attimi di paura anche nel quartiere Flaminio, Camilluccia e nelle zone vicine allo stadio Olimpico dove alcuni tifosi sono venuti a contatto. Molti i negozianti, per timore di nuovi scontri, hanno chiuso prima i loro esercizi: “non si può far giocare una partita di questo genere di lunedì, giornata lavorativa e per di più con lo sciopero dei mezzi pubblici proclamato proprio in vista del derby”, hanno protestato i commercianti. Per le strade, intanto aumentava l'odore acre dei fumogeni lanciati dai tifosi per attaccare le forze dell'ordine o gli ultrà della squadra avversaria. Intorno alle 20 altri incidenti. Questa volta accoltellato un laziale. Il bilancio dei feriti da arma da taglio salirà poi a otto. E mentre all’interno dello Stadio la partita finiva 1 a 1 ed Hernanes falliva l’opportunità di spedire la Roma all’inferno, la città rimaneva paralizzata nel traffico fino a mezzanotte, quando la situazione è tornata alla normalità. Infine, a completare il quadretto della giornata di follia romana, sono arrivate le deliranti dichiarazioni di Alemanno: ''Sono sconcertato per quello che è avvenuto. Sembra quasi ci sia una maledizione: non si possono fare questi bellissimi eventi, che sono come una festa, senza pagare il prezzo di gesti orribili, aggressioni e scontri''. Dichiarazioni, che tutto sembrano tranne essere quelle di un sindaco della città nella quale si sono verificati i disordini. L’OPERA ERA STATA RUBATA NEL 2002 NELLO YACHT DEL PROPRIETARIO A SAVONA Trovato in casa Bettega il dipinto di Chagall Il famoso ''Le nu au Bouquet'' era stato acquistato dall’ex dirigente juventino per un milione e 200mila euro. Fermate tre persone stato ritrovato dopo undici anni il capolavoro dell’artista russo Marc Chagall. Il celebre dipinto ''Le nu au Bouquet'' era stato rubato nel 2002 su uno yacht ormeggiato al porto di Savona. Il fatto curioso è che l’opera si trovasse a Torino nella abitazione dell’ex bandiera e dirigente juventino, Roberto Bettega. Lo storico numero dieci dei bianconeri lo aveva acquistato in una galleria di Bologna nel 2003 – ad un anno dalla scomparsa – per una cifra di un milione e 200mila euro; di cui 175mila in contanti, il resto cedendo alcune sue opere. Bettega è parte lesa nell’inchiesta insieme al vecchio proprietario statunitense del famoso ''Le nu au Bouquet'' che – nel frattempo - è già stato risarcito dall’assicurazione. I carabinieri del nucleo tutela patrimonio culturale di Torino hanno denunciato per furto e ricettazione tre persone: un romeno di 39 anni – ex componente dell’equipaggio dell’imbarcazione – un suo connazionale di 41 anni e un gallerista di Bologna, Italo Spagna. L’opera risale al 1920 e venne acquistata dallo statunitense nel 1988. Secondo indiscrezioni, i È l derby capitolino, ormai si sa, da che mondo è mondo, non è una partita come le altre. Ha un sapore speciale, difficile da descrivere. In palio, non solo i 3 punti, ma molto di più. Il primato cittadino, gli sberleffi, le prese in giro. La sfida tra Roma e Lazio c’è due volte all’anno. Ogni sei mesi. Quella partita, vinta da una o dall’altra squadra, però, viene ricordata per tutti i 365 giorni. I tifosi sono in fibrillazione. E’ brutto dirlo, ma lecito. Vincere o perdere il derby non è la stessa cosa. E’ così per gli appassionati ed è così anche per i giocatori in campo. Calciatori che giorno dopo giorno vengono incitati dai propri beniamini a dare tutto. Quei 90 minuti, per loro, sono vitali. Gloria eterna per chi vince, critiche esasperate per chi perde. Due giorni fa, però, la stracittadina è finita 1-1. Senza né vinti né vincitori, in campo. Quel che è successo fuori, lo sanno tutti. Inutile, quindi, aggiungere altro. Dentro lo stadio Olimpico, invece, i tifosi, quelli veri, si sono resi protagonisti. Splendida, infatti, la coreografia dei biancocelesti e le loro “sciarpate” continue. Sullo stesso piano, lo sventolio delle bandiere giallorosse. Divertenti, gli sfottò e le risposte agli striscioni. Calciatori e, perché no, anche tifosi. Giusto o sbagliato che sia. Totti e De Rossi insegnano. Entrambi, vivono per i loro colori. La sentono quella partita e molto. De Rossi, per esempio, sono anni che non fa registrare, al termine del match, un semplice 6 in pagella. Poi, c’è, per l’appunto, Francesco Totti che, in ogni conferenza stampa pre e post derby, non fa altro che ricordare l’odio sportivo per i cugini biancocelesti. Lo fa fuori e dentro dal campo. La maglietta “vi ho purgato ancora” insegna. Nulla di male, semplice sfottò. Provocatorio sì, ma giusto. Se lo fa il capitano-tifoso della Roma, dunque, tutto ok. Tante risate, nessuna polemica. Neanche dopo il gol quando, esultando, di fronte a tutte le telecamere, si di- ladri avrebbero sostituito il dipinto con una copia. Gli investigatori – dopo una lunga indagine – hanno scoperto che i ladri dell’opera erano anche riusciti a farsi rilasciare dalla Fondazione Chagall una nuova autenticazione del ''Le nu au Bouquet''. Da quanto si apprende, la vendita fu attribuita ad un collezionista bergamasco, un noto cliente della galleria bolognese, e nel 2003 fu acquistato dall’opinionista di Mediaset Premium Bettega. ''Ci costituiremo parte civile – ha detto l'avvocato Luigi Chiappero e legale del bomber bianconero - e speriamo di recuperare qualcosa, visto che siamo in sofferenza per la quantità di denaro spesa''. E precisa: ''Roberto Bettega era in assoluta buona fede ed è persona offesa in questo procedimento come lo è in quello di Bologna''. A questo punto c’è chi si interroga sul futuro dell’opera. A reclamare la proprietà del dipinto potrebbe essere la compagnia assicuratrice. Per Bettega invece non resterà che cercare giustizia nelle aule dei tribunali. Giuseppe Sarra . mostra poco “signore” e urla: “godo come un maiale”. A fine partita, invece, quando a comportarsi in maniera poco elegante c’è Radu, difensore romeno in forza alla Lazio dal 2008, scoppia un vero e proprio scandalo. Il tutto per aver festeggiato, insieme ai propri beniamini, un pareggio importante al termine di un secondo tempo sofferto per via di un rigore sbagliato (da Hernanes) e dell’inferiorità numerica a seguito dell’espulsione di Biava. Come di consueto, Radu, tifoso sin da bambino dei colori biancocelesti, si reca sotto la curva Nord. Osannato dai propri tifosi, il difensore si lascia trasportare dai cori e, per due volte, intona “Roma merda”. Qui, l’apoteosi. “Radu fascista”, l’accusa becera e infondata di molte persone e giornalisti. “Radu ‘cattivo esempio’, squalificatelo”, quella di altri. Polemiche inutili in un post partita dove si dovrebbe parlare solo dello spettacolo offerto in campo. Ma non è ancora finita. Oltre il danno, la beffa. Radu rischia ora il deferimento e, come se non bastasse, un provvedimento. Squalifica o multa per intendersi. Ma non vi sembra un po’ troppo? Il tutto per colpa di quei giornalisti che, invece di calmare gli animi, pensano solo ad innescare nuove ed inutili polemiche in un post partita già difficile. In tutto questo, “assolto”, invece, l’arbitro Silvio Paolo Mazzoleni. Partita non all’altezza la sua. Già al centro delle polemiche, Mazzoleni. Non solo per aver diretto in maniera vergognosa l’incontro del 17 marzo del 2013 tra Pescara e Chievo Verona ma per aver risposto, in modo inadeguato, ai giocatori abruzzesi. “Dite ai vostri rappresentanti – l’avvertimento – di lamentarsi meglio durante la settimana”. Su questi fatti gravissimi, la Procura Federale, incredibilmente, ancora non si è pronunciata. Paolo Signorelli L’ex bandiera del Cagliari è accusato di falso ideologico. Nei guai anche il deputato Pili Visita in carcere a Cellino: indagato Riva igi Riva, leggenda del calcio italiano e storica bandiera del Cagliari, è indagato. Falso ideologico, l’ipotesi di reato. Nel registro degli indagati, anche il deputato del Pdl, Mauro Pili e l’editore del giornale l’Unione Sarda, Sergio Zuccheddu. Per la visita in carcere, lo scorso 19 febbraio, al presidente del Cagliari Massimo Cellino, arrestato nell’inchiesta sulla realizzazione dello stadio “Is Arenas”. Al centro della vicenda ci sono le presunte false dichiarazioni fatte al momento di entrare a Buoncammino, perché se è vero che i parlamentari possono entrare in carcere senza au- G torizzazioni (questo è il caso di Pili), è anche vero che possono essere accompagnati da collaboratori che li seguono per ragioni d'ufficio che devono anche specificare di non svolgere attività giornalistica. Riva ha spiegato di essere entrato all’interno dell’istituto penitenziario con la consapevolezza di non violare alcuna legge. “E’ conosciuto ovunque – le parole del legale – Per questo motivo non poteva presentarsi come collaboratore di nessuno. Semplicemente, non conosceva le regole”. Qualcuno poteva spiegargliele. F. Co.