L’Odio: dalle origini alla Shoa
RICORDATEVI DI NON DIMENTICARE
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Anna Frank
Amen
Le origini dell’odio
L’olocausto o Shoa
Il razzismo
L’antisemitismo di Hitler
I campi di concentramento
Dai decreti contro gli ebrei
Anna Frank
• Biografia
• Analisi del testo
• Dal diario di Anna
Biografia Anna Frank
Annelies Marie Frank o
più semplicemente Anne
nasce il 12 giugno 1929 a
Francoforte sul Meno in
Germania.
La
sua
famiglia è composta dal
padre Otto Frank, dalla
madre Edith Hollander e
dalla sorella maggiore
Margot.
Analisi del testo
La vicenda inizia il 12 giugno
1942, quando ad Anne per il
suo compleanno le viene
regalato un diario. Lo
chiamerà Kitty e le diverrà
molto caro. Su di esso Anne
scriverà le gioie e le paure di
un adolescente costretta a
vivere
in
clandestinità
rinchiusa in un alloggio
segreto durante la seconda
guerra mondiale.
Era il primo agosto 1944
quando Anna scrive per
l’ultima volta sul suo
adorato diario. Il 4 agosto
le SS, aiutate da una spia
trovarono il nascondiglio e
deportarono i clandestini
nei campi di lavoro. Anna
morì di tifo nel campo di
Bergen Belsen i primi di
marzo del 1945, pochi
giorni dopo sua sorella.
Solo il padre si salvò e fu
lui che fece pubblicare il
diario.
“In tutta la
terra non esiste
inimicizia più
grande di
quella tra
tedeschi ed
ebrei”
Anne Frank, Venerdi 9 ottobre 1942
Le origini dell’odio
• Dall’ostilità religiosa
all’odio razziale
• Un po’ di storia
Dall’ostilità’ religiosa all’odio
razziale
Storicamente l’antisemitismo viene
espresso come il prodotto dell’ostilità
religiosa, alimentata dai cristiani
contro gli ebrei perché accusati i
responsabili dell’uccisione di Gesù
(deicidio), di essere inviati dal diavolo
e di praticare arti magiche. Ciò però
non significa che le autorità
ecclesiastiche abbiano volontariamente
ispirato il razzismo antisemita che,
spesso invece hanno condannato
duramente. E’ appunto l’accusa di
deicidio il marchio di infamia che nel
mondo cristiano accompagnerà gli
ebrei per quasi due mila anni.
Un po’ di storia
Fin dal tempo di Cesare e Augusto, quando Roma aveva dominio di tutto il Mediterraneo, gli
ebrei pur conservando la Palestina come loro centro territoriale e spirituale erano disseminati
in tutti l’Impero Romano e oltre, dove professavano la credenza di un unico Dio. Fu dopo
l’occupazione Romana della Palestina che gli ebrei diedero vita a frequenti ribellioni, sedate
spesso militarmente dalle autorità imperiali. Il punto culminante della repressione fu la
distruzione del tempio e della città di Gerusalemme, tutti nutrivano nei loro confronti
sentimenti di ostilità. Di questo atteggiamento furono vittime anche Gesù assieme ai suoi
seguaci che, per molto tempo furono considerati a Roma come setta ebraica. Ma per i
cristiani, quando i discepoli originari di Gesù erano scomparsi con la distruzione di
Gerusalemme, bisognava segnare la separazione tra la propria religione e quella da cui essa
derivava. Nacquero cosi le prime accuse contro i Giudei, di cui Giuda, traditore di Cristo,
diventa l’emblema stesso. Erano accusati non solo di non aver voluto riconoscere la divinità
ma anche di averlo messo a morte. In ragione a questa accusa essi vennero emarginati dalla
società e guardati con diffidenza. Le masse cercavano di far ricadere le responsabilità delle
proprie disgrazie su un “capro espiatorio” gli ebrei. Nel 1300 si accusarono gli ebrei di
inquinare i pozzi e di diffondere il morbo della peste. Nel 1500 in Spagna i re cattolici
cacciarono dal regno tutti gli ebrei che ci abitavano. Soltanto nel 1781 l’imperatore d’Austria
emanò una patente di tolleranza, mentre dopo la rivoluzione francese, nel 1791 tutti i cittadini
erano uguali. Assai duro fu l’800 per gli ebrei in Russia dove l’assassinio di Alessandro II
portò molti massacri di ebrei (pogrom). Il razzismo antisemita riprese poi vigore dopo la
sconfitta della guerra, nella Germania di Hitler. Gli ebrei ancora una volta sembravano essere
i responsabili delle disgrazie del paese e assunsero nuovamente il “ruolo” di capro espiatorio.
L’olocausto o Shoa
• Dall’ olocausto alla
Shoa
• Le 5 fasi della Shoa
Dall’Olocausto alla Shoa
La parola 'Olocausto', dal greco holokauston che significa "rogo sacrificale
offerto a Dio", si riferiva originariamente ai sacrifici che venivano richiesti
agli ebrei dalla Torah. Solo in tempi recenti è stato attribuito a massacri o su
larga scala. Questa parola viene utilizzata per riferirsi allo sterminio di circa 6
dei 9,5 milioni di ebrei che vivevano in Europa prima della seconda guerra
mondiale In alcuni paesi il termine olocausto viene usato per descrivere
l'omicidio sistematico di altre minoranze che vennero colpiti nelle stesse
circostanze dai Nazisti, compresi i gruppi etnici Rom e Sinti, comunisti,
omosessuali, malati di mente, Testimoni di Geova. A causa del significato che
la parola olocausto porta, molti ebrei trovano problematico l'uso di tale
termine. Così, nel 1938 in Palestina, fu associata la parola Shoa, scritto anche
Shoah o Sho'ah, voce biblica che in lingua ebraica significa "Distruzione,
catastrofe” che, è appunto il termine ebraico per Olocausto. Con questo
termine viene ufficialmente indicato lo sterminio degli ebrei operato dai
nazisti. Nella parola Shoa è implicato che quanto è accaduto non ha alcun
significato religioso, contrariamente da ciò che richiama il termine olocausto,
considerato offensivo, implicare che gli ebrei d’Europa fossero un sacrificio a
Dio. La Shoa è piuttosto un genocidio, ovvero un’azione criminale finalizzata
alla distruzione di un gruppo etnico, nazionale, razziale o religioso. Molti
Rom usano la parola Porajmos, che significa "Divoramento", per descrivere il
tentativo nazista di sterminarli.
Le 5 fasi della Shoa
La Shoa si sviluppa in cinque fasi:
I.
1 privazione dei diritti civili dei cittadini
II. 2 espulsione dai territori della Germania
III. 3 creazione di ghetti, circondati da filo spinato, muri e guardie armate, vere
prigioni in condizioni sanitarie ed economiche precarie.
IV. 4 I massacri effettuati da squadre incaricate di eliminare ogni oppositore del
nazismo.
V. 5 Deportazione nei campi di sterminio in Polonia dove attraverso una selezione gli
ebrei venivano o uccisi subito con il gas oppure mandati nei campi di lavoro e
sfruttati fino all’esaurimento delle forze per essere poi comunque eliminati.
Queste tappe possono essere divise in due periodi storici:
I.
1 dal 1933 al 1940, quando il nazismo vide la soluzione della questione ebraica
nell’immigrazione
II. 2 dal 1941 al 1945, quando venne attuato lo sterminio.
L’antisemitismo fanatici di Hitler
L’origine dell’antisemitismo di Hitler è ancora per molti versi
misteriosa. Svariate sono le ipotesi di psicologi e storici in merito,
alcune piuttosto fantasiose.Il fanatico antisemitismo di Hitler
venne esposto nel suo libro il Mein Kampf, (mia battaglia) che
divenne popolare in Germania dopo l’acquisizione del suo
potere politico. Nel suo libro Hitler afferma che, fino all’epoca
del suo trasferimento a Vienna nel 1907, all’età di diciotto anni, non aveva avuto
quasi nessun contatto con gli ebrei e considerava l’antisemitismo come qualcosa
di volgare, un pregiudizio delle classi inferiori. Ma a Vienna avrebbe avuto una
visione, un’esperienza rivelatrice che l’avrebbe profondamente cambiato. Il 1°
aprile 1933 organizzò una giornata di boicottaggio di tutte le attività tedesche
gestite da ebrei. Questa politica introdusse una serie di atti antisemiti che
sarebbero poi culminati nell’olocausto ebraico. In molte città Europee durante la
II Guerra Mondiale, gli ebrei vennero confinati in zone bel delineate. I così detti
ghetti; vere e proprie prigioni dove molti ebrei morirono di fame e malattie. Nel
dicembre 1941 Hitler, durante la conferenza di Wannsee decise infine di
sterminare tutti gli ebrei. Molti leader nazisti parlarono di “soluzione finale”. Si
iniziò allora a deportare sistematicamente la popolazione ebraica nei campi di
sterminio.
Bergen Belsen
Originariamente si trattava di una serie di baraccamenti per un campo di lavoro
che fu poi abbandonato e trasformato in casermaggio. In seguito, nel 1941, un
anno dopo l’apertura del campo vennero alloggiati dei prigionieri di guerra russi,
che furono decimati da una terribile epidemia di tifo. Nel 1943 Bergen Belsen
divenne un vero Lager. Le condizioni igieniche e di convivenza erano
insostenibili, soprattutto quando scoppiò ancora una volta un'epidemia di tifo,
incontrollabile. Piccolo all'inizio, fu più tardi ampliato. Non vi erano camere a gas
a Belsen, ma tuttavia migliaia di persone vi morirono di malattia e di fame. Negli
ultimi mesi di vita del campo la mancanza di cibo era così acuta che i prigionieri
arrivarono fino al cannibalismo. Mucchi di corpi giacevano in tutto il campo,
fuori e dentro le baracche, alcuni nei pancacci insieme ai vivi. Presso il
crematorio vi erano fosse comuni che erano state coperte, e una era aperta piena
di cadaveri. Le baracche erano stracolme di prigionieri malati e denutriti. Non
c'era servizio sanitario e le condizioni all'interno delle baracche erano spaventose.
Poco dopo l'arrivo dell'esercito britannico, al campo fu girato un film, da mostrare
al processo di Belsen ed ai cittadini tedeschi che lo giudicarono pura propaganda
contro la Germania. La liberazione del campo fu attuata dalle truppe inglesi che
trovarono montagne di corpi senza vita e migliaia di prigionieri ammalati e
affamati.
Dal febbraio 1945 al marzo dello stesso anno morirono 25.000 delle 63.500
deportate; altre 19.000 non erano più in condizioni d'essere salvate neppure dopo
la liberazione del campo, avvenuta il 15 aprile 1945. A Bergen Belsen fu
deportata e morì pochi giorni prima della liberazione anche Anna
Frank, autrice del famoso Diario.
Il razzismo
• Le origini del razzismo
• Dalla teoria razziale al
razzismo
• Dal razzismo al
genocidio
Dalla teoria razziale al razzismo
Nel XIX secolo si consumò il passaggio dalla teoria
razziale al razzismo, soprattutto con l'opera di Joseph
Arthur Gobineau Saggio sull'ineguaglianza delle
razze (1853-1855). Gobineau affermò che la razza è
alla base della civiltà e che quindi la degenerazione
della razza comporta un decadimento della civiltà.
Egli sostenne che per arrestare il decadimento della
razza "ariana", iniziato agli inizi dell'era cristiana,
non si potesse che perseguire un disegno di
discriminazione delle razze "inferiori".
La pubblicazione del libro di Charles Darwin
L'origine della specie (1859) ispirò in seguito una
nuova forma di razzismo, il cosiddetto "razzismo
scientifico", basato sull'idea che il pregiudizio
razziale svolgesse addirittura una funzione evolutiva.
Dal razzismo al genocidio
Durante tutto il XIX secolo il razzismo ebbe un'ampia
diffusione in Europa alimentato anche dall'insorgere del
nazionalismo e, negli Stati Uniti, dove era alla base del
sistema schiavistico. Ma fu dopo la prima guerra mondiale,
nel quadro di crisi economica e sociale ereditato dal
conflitto, che le teorie basate sulla discriminazione razziale
presero corpo in un disegno politico; infatti, la Germania
nazionalsocialista, a partire proprio dalla diffusione del mito
della superiorità della razza ariana, riuscì a mobilitare grandi
masse e a raccoglierle attorno al progetto che aspirava a
imporre la supremazia germanica nel mondo. Il mito della
razza e lo stigma nazista nei confronti degli ebrei, che
furono considerati sottouomini, legittimò e rese possibile il
genocidio di sei milioni di ebrei e di altri cinque milioni di
persone considerate marginali, inferiori; non è un caso che il
progetto di sterminio sia stato chiamato "soluzione finale".
La Germania nazista non fu l'unico paese a essere segnato
dal razzismo; in Italia, nel 1938 vennero emanate le "leggi
per la difesa della razza", che determinarono la
discriminazione degli ebrei e ne favorirono successivamente
la deportazione nei campi di sterminio.
Le origini del razzismo
Il Razzismo è un insieme di teorie e comportamenti basati su una
supposta divisione dell'umanità in razze "superiori" e razze
"inferiori". Secondo le teorie razziste il patrimonio biologico
determinerebbe, oltre ai comportamenti individuali, gli sviluppi
(culturali, politici, economici ecc.) dei gruppi e delle società. Un
atteggiamento di tipo razzistico è costantemente presente nella
storia dell'umanità, come testimonia la pratica antica della
schiavitù. Gli antichi greci, e in seguito i romani. Tuttavia, il
razzismo per come noi lo intendiamo si sviluppò a partire dal
XVII secolo, in seguito alle scoperte geografiche e al
colonialismo. In questo periodo si affermò la convinzione che il
progresso intellettuale, scientifico, economico, politico fosse
un'esclusiva prerogativa dei bianchi e che gli altri popoli non
potessero conseguire gli stessi risultati proprio a causa di una
differenza biologica. Dal XVIII secolo si affermò la teoria
"poligenetica", che fa risalire le popolazioni del mondo a
progenitori diversi.
L'affermarsi di questa convinzione portò a ritenere inalterabili le
differenze tra individui e popoli e a stabilire un principio di
gerarchia secondo il quale la razza bianca era una razza
superiore, predominante sulle altre; in questo modo veniva
giustificato il dominio sugli altri popoli da parte dei bianchi
I lager dello sterminio
I campi di concentramento e sterminio nazisti,
furono utilizzati dal regime nazista dal 1933 per
confinarvi dapprima gli oppositori politici, poi
anche e soprattutto il popolo ebraico, la razza
inferiore. Nel primo periodo (1933) con
l’avvento del potere di Hitler, i lager servivano
a “rieducare” i tedeschi antinazisti come i
comunisti, i socialdemocratici di obbiettori di
coscienza. Fu la Germania nazoinal-socialista
della II Guerra Mondiale a dare la sinistra fama
che da allora conservano. Affidati al controllo
delle SS divennero sede della “soluzione finale”
contro gli ebrei ed altre minoranze. Oltre che di
sperimentazioni scientifiche sugli umani. I lager
più famigerati furono quello di Auschwitz,
Dachau, Bergen-Belsen, Mauthausen. Mentre in
Italia quello di Fossoli come concentramento e
la Risiera di S.Sabba sterminio.
La soluzione finale
Con il termine “soluzione finale” si intende il piano di
sterminio degli ebrei messo in atto dai nazisti a partire dal
1941.E’ del 31 luglio dello stesso anno, la direttiva che
Hermann Goring spedì al capo dei servizi di sicurezza del
Reich, Reinhard Heydrich, in cui per la prima volta si
attestava questa espressione:“A completamento del
compito che le è stato assegnato il 24 gennaio 1939,
riguardante la soluzione del problema ebraico mediante
l’emigrazione e l’evacuazione condotte nel modo più
opportuno,.la incarico di provvedere a tutti i preparativi
necessari relativi alle questioni organizzative, tecniche e
materiali per giungere a una completa soluzione entro la
sfera dell’influenza germanica in Europa. La invito inoltre a
sottopormi, nel prossimo futuro, un piano complessivo
comprendente le misure necessarie per la realizzazione
della soluzione finale del problema ebraico da noi
desiderata.” Due settimane dopo aver dato a Heydrich
carta bianca, Goring dichiarò pubblicamente che “gli ebrei
non hanno più ragione di esistere nei territori dominanti
dalla Germania”.
Descrizione delle eliminazioni
di massa
Nel settembre del 1941 nel campo di Auschwitz furono eseguite le
prime uccisioni in massa con il gas. Il sistema funzionò e da allora
l’eliminazione poté procedere con ritmi molto veloci. Un altro
metodo, ritenuto “più umano” dai nazisti, impiegava cristalli
azzurri di acido cianidrico, che venivano introdotti dall’alto con
l’ordine: “Dategli da mangiare”, in stanze dall’apparente aspetto di
bagni per docce. Le eliminazioni di massa venivano condotte in
modo sistematico: venivano fatte liste dettagliate di vittime
presenti, future e potenziali, così come sono state trovate le
meticolose registrazioni delle esecuzioni. Oltre a ciò, uno sforzo
considerevole fu speso durante il corso dell'olocausto per trovare
metodi sempre più efficienti per uccidere persone in massa, ad
esempio passando dall'avvelenamento con monossido di carbonio
dei campi di sterminio, all'uso dello Zyklon-B. I nazisti condussero
anche molti esperimenti sui deportati. Uno dei nazisti più noti, il
Dottor Josef Mengele, era conosciuto per i suoi esperimenti come
l'"angelo della morte" tra gli internati di Auschwitz.
I campi di concentramento
• I lager dello sterminio
• La soluzione finale
• Descrizione
dell’eliminazione di massa
• Bergen-Belsen
Gli altri distintivi e il progetto Aktion T4
Durante i 12 anni di regime
nazista milioni di persone furono
imprigionate nei campi di
concentramento, non solo gli
ebrei ma anche altre minoranze
come i politici, i delinquenti, gli
omosessuali, gli anti-sociali e le
lesbiche, gli zingari, i testimoni
di Geova e gli immigrati.
L’intolleranza nazista si scagliò
anche verso i più deboli. Per esse
venne varato il “Progetto T4” o
meglio noto come il “Progetto
Eutanasia” che condusse alla
morte circa 70.000 cittadini
tedeschi portatori di handicap.
Stella di David: ebrei
Triangolo rosso: deportati politici
Triangolo verde: criminali comuni
Triangolo blu: apolidi, , repubblicani
Spagnoli
Triangolo viola: testimoni di Geova
Triangolo rosa: omosessuali
Triangolo nero: lesbiche, prostitute
Triangolo marrone: zingari
La Germania
Denominazione ufficiale: Repubblica Federale Tedesca
La Germania è situata nella parte
occidentale dell’ Europa ed è uno dei
membri fondatori dell’ Unione Europea.
Confina, a nord con la Danimarca ed è
bagnata dal Mare del Nord e dal Mar
Baltico, ad est con la Polonia e la
Repubblica Ceca, a sud con Austria e
Svizzera, e ad ovest con Francia,
Lussemburgo, Belgio e Paesi Bassi.
La Germania si estende dalle alte montagne
delle Alpi a sud fino alle coste del Mare
del Nord e del Mar Baltico a nord. La
capitale è Berlino ed è la città più grande
della Germania, sorge sulle rive della
Sprea nel nordest.
Un po’ di informazioni…
CLIMA:
moderatamente
continentale, con inverni freddi
ed estati abbastanza calde.
IDROGRAFIA: due grandi
fiumi scorrono in direzioni
opposte: il Reno e il Danubio.
Altri fiumi importanti sono:
l’Elba, l’Oder, il Weser, l’Ems
e il Sudeti.
Scorrono anche molti laghi e il
maggiore è il Lago di Costanza.
TERRITORIO: ha una morfologia
molto varia che deriva dalle diverse
strutture geologiche come massicci
antichi, paleozoici, con i congiunti
bassopiani, al centro e a nord, e
quella dei rilievi d’origine alpina,a
sud.
FLORA: quercia, il frassino, il tiglio,
il faggio, sia da conifere come
l’abete e, a quote elevate, il larice.
FAUNA: il cervo, il cinghiale, la
lepre, la donnola, il tasso, il lupo e la
volpe, cicogna bianca, l’aringa il
merluzzo, la carpa, la trota e il pesce
gatto.
POPOLAZIONE: 82.431.390 abitanti, densità media di 235 unità per km². Il gruppo più
numeroso sono i turchi, seguito da slavi dell’ex Iugoslavia, italiani, greci e polacchi, oltre che da
minoranze austriache e spagnole. Quattro minoranze nazionali: sorabi, frisoni, danesi e zigani e
rom tedeschi. Moltissimi sono gli immigrati
LINGUA E RELIGIONE: Il tedesco è la lingua ufficiale ma esistono numerosi dialetti. La
religione è la protestante, in particolare luterana, seguita da quella cattolica e una minoranza di
musulmani; in Germania risiedono inoltre circa 30.000 ebrei.
DIVISIONI AMMINISTRATIVE E CITTA’ PRINCIPALI: La Germania è divisa in sedici stati
confederati. Le maggiori città sono Amburgo, Monaco Colonia, Francoforte, Essen, Dortmund,
Stoccarda, Düsseldorf e Lipsia.
AGRICOLTURA E ALLEVAMENTO: L’agricoltura riveste un ruolo di secondaria importanza
nell’economia tedesca. Le colture principali sono barbabietole da zucchero, patate, orzo,
frumento, segale e luppolo. La Germania produce anche notevoli quantità di uva, destinata alla
vinificazione. Fiorente è l’allevamento, soprattutto di bovini e mucche da latte oltre che di suini
RISORSE FORESTALI: La maggior parte del legname proviene dalle grandi foreste del sudovest. I maggiori porti pescherecci del paese sono quelli di Brema e di Kiel.
RISORSE ENERGETICHE E MINERARIE: ricchi giacimenti minerari. Molto carbone e
cospicua lignite, petrolio, gas naturale e potassio. Abbondanti riserve di sale.
INDUSTRIA: manifatturiera, soprattutto nel settore meccanico, delle lavorazioni del ferro e
dell’acciaio. Forte è anche l’industria chimica, a cui si affianca quella farmaceutica
TRASPORTI E COMUNICAZIONI: La Germania possiede strade e autostrade molto sviluppate
e una buona rete ferroviaria, sono presenti anche numerosi porti.
ORDINAMENTO POLITICO: alla fine della seconda guerra mondiale, il territorio tedesco fu
diviso in due parti nel 1949: la Repubblica federale tedesca e la Repubblica democratica tedesca
la RDT si è fusa poi nel sistema federale della RFT, basato sulla Costituzione del 1949. La
Costituzione stabilisce che il capo di stato è il presidente federale.
L’arte durante il
nazismo
• L’arte “degenerata”
• La mostra d’arte “degenerata”
• Alcune opere considerate
“degenerate”
• Pablo Picasso
L’arte degenerata
Era 15 novembre 1933 quando il ministro della Propaganda nazista Joseph
Goebbels formò la Camera della Cultura del Reich che di fatto stabiliva quali
artisti potevano lavorare e cosa si potesse mostrare al pubblico. Una ferrea
censura costrinse i pochi artisti non allineati rimasti in Germania al silenzio.
Nell'ottobre 1936, con l'avvento del nuovo regime nazionalsocialista in
Germania, i nazisti iniziarono un programma di pulizia etnica anche
nell'ambito dell'arte, "epurando" i musei tedeschi da tutte le opere moderne:
cubiste, espressioniste, dadaiste, astrattiste e primitiviste. La sezione d'arte
moderna della Nationalgalerie di Berlino fu chiusa: fu istituito un tribunale
che purgasse le gallerie e i musei di tutto il paese
Si calcola in circa 16.000 il numero di tele, disegni, sculture che finirono
nella categoria dell‘ "arte degenerata", la maggior parte di espressionisti e di
pittori moderni tedeschi, anche se vi furono comprese opere di grandi
stranieri come Picasso, Van Gogh e Cézanne. Nell'estate del 1937, a Monaco
furono allestite due mostre contemporaneamente. Una esibiva le opere di
artisti ben accetti al regime, dove soprattutto facevano mostra di sé
innumerevoli ritratti del Führer. Quattrocentomila persone visitarono la
mostra. L'altra si svolgeva nella nuovissima Casa dell'Arte Tedesca.
All'interno c'era una mostra grottesca, intitolata "Arte degenerata". Le
migliori opere furono messe all'asta a Lucerna, mentre diverse migliaia
furono bruciate nel cortile della sede del Corpo dei Pompieri di Berlino nel
marzo 1939.
ARTE DI REGIME
Ritratto del Führer
Ubicazione
sconosciuta
La mostra d’arte degenerata
Nel 1937 a Monaco i nazisti organizzano un’esibizione di quella che
loro chiamavano Entartete Kunst, cioè arte degenerata. Lo scopo della
mostra era quello di far sapere ai tedeschi che certe forme e generi
artistici non sono accettati dalla razza superiore, quest'arte è degenerata
in quanto ebraica, bolscevica o comunque di razza inferiore. Qualsiasi
cosa che non rientri nel modo di pensare di Hitler è considerato
"degenerato", perché l’arte deve esaltare lo stile di vita ariano. Gli
autori delle opere proibite, dichiarati malati, sono per la maggior parte
espressionisti, proprio quegli artisti che oggi tutti riconoscono come
personalità di spicco "il più degenerato degli artisti", Pablo Picasso.
Inaugurata da Hitler e Göbbels, l'esposizione è accompagnata da un
catalogo illustrato che, in un capitolo introduttivo spiega i fini di della
manifestazione e presenta l'insieme delle opere raggruppandole sotto
vari temi, ad esempio: "Manifestazioni dell'arte razzista giudaica",
"Invasione del bolscevismo in arte", "La donna tedesca messa in
ridicolo", "Oltraggio agli eroi"," I contadini tedeschi visti dagli ebrei",
"La follia eretta a metodo" o "La natura vista da menti malate". Le 650
opere esposte erano circondate da slogan che puntano a metterle in
ridicolo e accompagnate, a titolo di confronto, dai disegni di malati
mentali internati. l discorso d’apertura alla mostra fu pronunciato da
Adolf Ziegler e disse che i lavori esposti erano “prodotti della follia,
della spudoratezza, dell'incapacità e della degenerazione”. Due milioni
di visitatori si riversarono nella Casa dell'Arte a vedere la mostra.
Manifesto
ufficiale della
mostra d'Arte
degenerata,
Monaco, 1937
Alcune opere appartenenti all’arte
“degenerata”
Otto Mueller, Due zingare in
una stanza, 1927
Ernst kirchner, Autoritratto
in divisa, 1915
Marc Chagall, Autoritratto
con sette dita,1912-13,
Emil Nolde, natura morta
con maschere, 1911
Edvard
Munch,
Grido, 1893
Il
George Grosz, i Ladri
della società, 1920,
Pablo Picasso, La Guernica
Pablo Picasso
Picasso nasce nel 1881 a Malaga, in Andalusia.
Suo padre, insegnava nella locale scuola d’arte e
lo avvia precocemente all’apprendistato artistico.
Il giovane Picasso dimostra subito uno
straordinario talento. Picasso frequenta la Scuola
d’Arti e Mestieri la La Curuna, in Galizia, poi
viene ammesso all’Accademia delle Belle Arti di
Barcellona fino ad arrivare alla prestigiosa
accademia Reale San Ferdinando a Madrid.
A Madrid frequenta il Prado e si applica in modo
particolare nello studio dei grandi pittori spagnoli
come Velàzquez e Goya
Il “periodi” di Picasso
Poveri in riva al
mare, 1903.
Olio su tela
Famiglia di
acrobati con
scimmia, 1905.
Inchiostro di
china, acquarello
e pastello su
cartone
Nell’autunno del 1901 la pittura di Picasso, che fin ad
allora non aveva ancora maturato uno stile personale,
oscillando tra l’ammirazione per Cézanne e le
tematiche post-impressioniste, ha una prima decisiva
svolta. Si inaugura infatti il cosi detto “periodo blu”,
giocato tutto su colori freddi, che si protrarrà fino al
1904.
A partire dal 1905 la tavolozza dell’artista cambia
improvvisamente tono e subentra la calda gradazione
del rosa. Ha cosi inizio la seconda fase picassiana, il
cosi detto “periodo rosa”. Questo periodo di breve
durata, costituisce la logica prosecuzione di quello
precedente. Al mondo degli sfruttati e degli emarginati
del periodo blu si sostituiscono soggetti ripresi
dall’ambiente del circo.
Gli ultimi mesi del 1906 segnano la cosi detta “epoca
negra”, nel corso della quale l’artista si interessa in
modo particolare alla scultura africana e polinesiana.
Les demoiselles d’Avignon
Nel 1907, infine l’artista espone “Les
demoiselles
d’Avignon”,
l’opera
considerata come la capostipite del
movimento cubista. Il periodo migliore
del cubismo picassiano è facilmente
riconoscibile dai colori che si sono fatti
più brillanti e dalle superfici
perfettamente piatte.
L’uso del collage, cioè l’incollare alla
tela oggetti e materiali come legno,
carta, paglia, dà a ogni composizione
un significato nuovo e provocatorio.
Guernica
Nel 1937, nel pieno della guerra civile spagnola, Picasso è sconvolto dalle notizie sui
bombardamenti della cittadina di Guernica. Alla ottusa furia sterminatrice di quell’azione
terroristica, l’artista risponde realizzando in appena due mesi l’enorme tela intitolate appunto
Guernica, vero e proprio atto d’accusa contro la guerra e la dittatura. L’opera, simbolicamente
esposta nel Padiglione Spagnolo dell’Esposizione Universale di Parigi del 1937, destò nel mondo
libero uno scalpore ed una commozione pari all’indifferenza e all’ironia con la quale venne
invece giudicata nella Germania di Hitler e l’Italia di Mussolini.
Picasso era un eccellente disegnatore, il suo segno sempre di una nitidezza inconfondibile, sia che
tratti soggetti cubisti sia che prediliga il ritratto figurativo.
La posizione politica di Picasso è sempre stata democratica e antifascista. Nella seconda guerra
mondiale, nella Germania di Hitler, alcune sue opere insieme a moltissime altre di grandi artisti,
furono pubblicamente bruciate sulle piazze come esempio di arte degenerata.
Da vecchio, quando ormai la sua
fama era divenuta universale amava
ripetere: “a tredici anni dipingevo
come Raffaello. Ci ho messo tutta la
vita per imparare a dipingere come
un bambino.”
Pablo Picasso muore a Mougins l’8
aprile 1973 e la notizia fece in un
baleno il giro di tutto il mondo. Con
lui moriva il più grande artista del
novecento.
Massacro in Corea
Massacro in Corea venne realizzato nel 1951, pochi mesi dopo lo scoppio del conflitto,
avvenuto nell’estate del 1950. L’artista si ispira nella composizione di questa tela all’opera
di Goya, la fucilazione del tre maggio 1808 sulla montagna del Principe Pio. Questo quadro
conservato al Musée National Picasso di Parigi, è una conferma dell'impegno pacifista del
pittore. L'opera raffigura alcuni soldati americani che fucilano un gruppo di donne e
bambini, la cui nudità ne sottolinea l'innocenza. La posizione dei soldati, con un braccio e
una gamba protesi in avanti, ricorda il capolavoro del Louvre “il giuramento degli Orazi” di
David. Il quadro venne esposto al Salon de Mai dove non trovò una calda accoglienza.
Picasso disse: “Questo dipinto ha sconcertato e non è piaciuto. Ma io stesso ho incominciato
a vederlo tale qual è e so perché è stato accolto con stupore: non avevo rifatto Guernica”.
Per l’aspetto monumentale e narrativo insieme, Massacro in Corea costituisce un manifesto
e un monito contro le guerre.
La fucilazione del tre maggio
La fucilazione del tre maggio sulla montagna del Principe Pio è un grandioso dipinto storico di Francisco
Goya. L’autore porta sulla tela il dramma della rivolta antinapoleonica vissuta in prima persona, quando
assistette all’eroica resistenza del popolo madrileno contro le truppe francesi.
I soldati sono schierati in modo compatto, deciso e minaccioso. Gli alti colbacchi neri e le scure divise li
caratterizzano negandogli ogni parvenza umana. Dai loro volti infatti, non solo non è possibile percepire
l’espressione ma, anche i lineamenti paiono inghiottiti dalla notte.
I partigiani ammassati gli uni contro gli altri sono rappresentati con un realismo cario di pietà e i loro
sentimenti sono ben visibili. La cupezza dei toni ha il duplice significato di rispecchiare sia i valori
naturali che quelli sentimentali.
Grazie ad una lanterna posta ai piedi dei soldati l’artista riesce a gettare tutt’intorno incerte ma violente
lame di luce capace di proiettare delle ombre.
In basso, come stracci sudici si accalcano i cadaveri di coloro che sono già stati fucilati.
In lontananza è possibile vedere la martoriata città di Madrid, addormentata nella notte della vendetta.
Il giramento degli Orazi
Realizzato da Jacques-Louis David, su commissione del re di
Francia.
Il soggetto è scelto dalla storia della Roma monarchica quando,
durante il regno di Tullio Ostilio i tre fratelli Orazi, romani,
affrontarono i tre fratelli Curazi, Albani; per risolvere in duello
una contesa sorte tra Roma e Albalonga. I tre Curazi morirono e
uno solo degli Orazi si salvò decretando la vittoria della propria
città.
La scena, non priva di una certa teatralità, si svolge nell’atrio di
una casa romana inondata dalla luce solare.
I personaggi sono distinti in due gruppi mentre il padre degli
Orazi si erge nel mezzo, consapevole di mettere a repentaglio la
vita dei figli chiedendo loro il giuramento. Il rosso del mantello
richiama l’attenzione su di lui individuandolo come personaggio
chiave mentre leva in alto le spade lucenti che, successivamente
consegnerà ai figli. E’ proprio su quella mano tenuta stretta che
sta il punto di fuga.
A destra le donne mute sono abbandonate al dolore nella
rassegnazione. In posizione più arretrata la madre degli Orazi
copre con il suo velo scuro, in segno di lutto, i suoi due figli più
piccoli. La figlia Sabina, affranta si volge verso la cognata
Camilla (moglie del maggiore dei fratelli).
La Seconda Guerra mondiale
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L’invasione della Polonia
I Tedeschi a Parigi
L’Italia entra in guerra
La battaglia d’Inghilterra
L’attacco Tedesco all’Unione Sovietica
Il Giappone attacca gli Stati Uniti
Vivere sotto i nazisti
La svolta della guerra
La caduta del fascismo in Italia
La Resistenza Italiana
La caduta del nazismo
Fine della guerra
L’invasione della Polonia
Il 1° settembre 1939 le truppe naziste invasero la Polonia,
stroncando rapidamente la resistenza di un esercito
debole e impreparato. Il comando tedesco sperimentò per
la prima volta in questa occasione la guerra lampo, basata
sull’attacco rapido di divisioni blindate e di corpi di
fanteria motorizzata protetti da un efficacie copertura
aerea. Varsavia, la capitale Polacca, resistette appena 10
giorni. L’Unione Sovietica, a sua volta in virtù del “Patto
di non aggressione” con la Germania, attacco la Polonia,
il 17 settembre dalla parte orientale del paese. La Polonia
in questo modo veniva letteralmente cancellata dalla carta
geografica.
Il 3 settembre Francia e Inghilterra dichiararono guerra
alla Germania, mentre gli Stati Uniti e il Giappone
proclamavano la loro neutralità. Cominciò così la
Seconda guerra mondiale. I mesi successivi passarono
con tranquillità, consapevoli della loro inferiorità gli
Alleati prendevano tempo per potenziare i loro
armamenti. Tutte e tre le potenze sapevano che prima o
poi si sarebbe combattuto sul serio.
Parata di truppe tedesche nella
Varsavia occupata il 5 ottobre
1939.
I Tedeschi a Parigi
Gli eserciti di Hitler, nell’aprile del 1940 occuparono la Danimarca e la
Norvegia, per assicurarsi l’approvvigionamento del ferro svedese e per
garantirgli basi più adatte ad attaccare l’Inghilterra. Nel mese di maggio infatti
scatenò la grande offensiva contro la Francia e le truppe inglesi che erano
venute li in suo aiuto. Lungo il confine con la Germania i Francesi avevano
costruito un imponente sistema di fortificazioni, la linea Maginot (dal nome
del suo ideatore) che essi ritenevano invalicabile. Questa linea però si dimostrò
del tutto inefficace. I tedeschi finsero di voler sfondare attraverso l’Olanda e il
Belgio, paesi che furono invasi malgrado la loro neutralità, per attirarvi il
grosso delle forze anglo-francesi. Così poterono lanciare un potente attacco
attraverso il Lussemburgo e la Ardenne e penetrarono di slancio in territorio
francese. Il 14 giugno i Tedeschi entrarono a Parigi. La Francia era ormai
sconfitta e pochi giorni dopo il maresciallo Petain, nuovo capo del Governo
accettò di firmare l’armistizio.
La Francia fu divisa i due: la parte atlantica passo sotto il diretto controllo
germanico mentre la parte meridionale fu affidata a un’amministrazione
francese collaboratrice dei tedeschi, cioè il governo di Vichy. Nel frattempo il
maresciallo Charles De Gaulle rifugiatosi in Inghilterra si proclamava capo
della “Francia Libera”. L’appello fu raccolto da una parte dell’esercito francese
che continuò a combattere in Africa a fianco degli Inglesi e diede inizio al
movimento di Resistenza nella Francia occupata contro l’invasione nazista.
L’Italia entra in guerra
L’Italia entrò n guerra affianco alla Germania pochi giorni prima della
caduta di Parigi. Mussolini credeva che la guerra stesse per concludersi
con il trionfo germanico e temeva di arrivare troppo tardi. Giunse così,
come la chiamo il Duce “l’ora fatale”. Il 10 giugno l’Italia dichiarò
guerra a Francia e Inghilterra.mentre i tedeschi attaccavano Parigi,
l’esercito italiano attacco la Francia sulle Alpi occidentali, con molte
perdite umane e scarsi successi. La Francia ormai piegata dai tedeschi
in due settimane dovette firmate l’armistizio anche con l’Italia. Le
difficoltà che aveva avuto l’Italia contro la Francia ormai già distrutta
dall’esercito di Hitler dimostravano l’impreparazione del nostro paese
nei confronti della guerra. E’ cosi che iniziano le prime sconfitte. Nel
novembre del 1940 gli aerei inglesi silurarono le navi Italiane ancorate
nel golfo di Taranto e pochi mesi più tardi la flotta inglese inflisse
gravissime perdite a quella italiana nelle acque di capo Matapan.
Altrettanto disastrose furono le prime operazioni militari italiane in
Africa invasero l’Egitto ma, altrettanto disastrose furono le prime
operazioni militari italiane in Africa. Hitler, in soccorso di Mussolini
mandò un corpo di spedizione che riportò all’offensiva le truppe
dell’Asse con una tecnica basata sulla rapidità e l’astuzia. Desideroso
di ottenere un’altra vittoria Mussolini attacco la Grecia nell’ottobre
1940 ma l’offensiva finì subito in un disastro, subendo pesanti perdite.
Anche questa volta l’esercito tedesco andò in loro soccorso.
Occuparono la Bulgaria, la Jugoslavia, la Grecia e l’isola di Creta.
La battaglia d’Inghilterra
Caduta la Francia rimaneva in armi contro la Germania
solo l’Inghilterra. Hitler pensava che gli inglesi avrebbero
accettato le sue offerte di pace, ma rimase deluso.
Winston Churchill, conservatore, avversario del nazismo,
in un suo discorso chiamò il paese tutto alla lotta contro i
nazisti.
L’8 agosto Hitler scatenò l’aviazione militare tedesca in
una serie di massicci bombardamenti aerei sulla città e le
basi militari britanniche. La città di Coventry venne rasa
al suolo e Londra gravemente colpita. Gli inglesi non si
demoralizzarono e l’aviazione inglese riuscì a contrastare
l’aviazione tedesca grazia all’uso del radar, una recente
invenzione che consentiva di conoscere con anticipo le
dimensioni e la direzione dell’attacco nemico. Le perdite
sempre più gravi costrinsero Hitler in ottobre a
sospendere l’offensiva aerea e a rinviare lo sbarco
sull’isola.
La battaglia d’Inghilterra dimostrava che era possibile
resistere alla terribile macchina da guerra hitleriana.
battaglia d’Inghilterra
L’attacco tedesco all’Unione
Sovietica
Nonostante l’insuccesso dell’offensiva contro l’Inghilterra, Hitler era ormai padrone di tutta
l’Europa continentale, avendo nella primavera del 1941, occupato anche la penisola balcanica.
Hitler spostò così il suo fulcro della sua strategia verso Oriente e decise di attaccare l’Unione
Sovietica. Sebbene il patto di non aggressione nazi-sovietico impegnasse i due paesi a non
combattersi, Stalin si dimostrava sempre più preoccupato della presenza di Hitler nei Balcani,
a ridosso dei confini dell’Unione Sovietica, mentre la strategia hitleriana prevedeva
l’eliminazione del comunismo. L’Urss, centro del comunismo mondiale restava l’ultimo
ostacolo da superare per completare la costruzione del nuovo ordine tedesco in Europa. Nel
giugno 1941 Hitler, senza dichiarazioni di guerra diede il via all’operazione Berbarossa. Le
truppe tedesche ricevettero l’ordine di considerare la lotta conto il “bolscevismo” in termini di
sterminio. La “guerra lampo” tedesca ebbe all’inizio un grande successo appropriandosi
dell’Ucraina e la Crimea ma poi, Stalin fece appello a tutte le forze, compresa la Chiesa
ortodossa, per combattere la “grande guerra patriottica”. Nacque un vigoroso ed efficace
movimento di resistenza ma i tedeschi intanto continuavano le loro vittorie e giunsero fino a
20 km da Mosca, alla metà d’ottobre quando iniziò il rigido inverno russo. Il comunismo
sembrava ormai sul punto di crollare e pochi al mondo avrebbero creduto alla sua salvezza
ma, i soldati sovietici resistettero accanitamente e passavano al contrattacco in più punti
finché l’offensiva tedesca dovette arrestarsi. Anche sul fronte orientale la “guerra lampo” era
dunque fallita, bloccati dalla neve, dal fango e da gelo che arrivava a toccare i 30 gradi sotto
lo zero, i soldati tedeschi si apprestavano ad affrontare un durissimo inverno.
Il Giappone attacca gli Usa
Fin dal 1937 il Giappone aveva attaccato la Cina e coltivava il progetto di
estendere il suo dominio su tutta l’area del Pacifico. Le vittorie della
Germania e dell’Italia convinsero l’esercito nipponico a passare all’attacco,
una scelta pericolosa, poiché comportava la guerra inevitabile con gli Stati
uniti.
Nel dicembre del 1941 gli aerei giapponesi attaccarono di sorpresa la base
americana di Pearl Harbor, nelle isole Hawaii e distrussero buona parte
della flotta statunitense nel Pacifico.
Eliminate le flotte nemiche il Giappone ebbe via libera in tutta l’area del
Pacifico e occuparono in pochi mesi l’Indocina francese, le Filippine, Hong
Kong, la Birmania, Singapore, l’Indonesia e la Nuova Guinea.
L’aggressione Giapponese provocò l’entrata in guerra degli Stati Uniti, i
quali già da tempo sostenevano con ingenti mezzi la lotta dell’Inghilterra
contro il nazismo. Nell’agosto del 1941 Roosevelt e Churchill, inoltre,
avevano firmato la Carta Atlantica, un documento che indicava nei principi
della democrazia i cardinali della futura ricostruzione dell’ordine mondiale
e fissava la parola d’ordine come guerra antifascista come guerra di
democrazia e contro il nazismo. All’inizio del 1942 le forze dell’Asse
apparivano vittoriose su tutti i fronti ma non avevano ancora ottenuto
nessun successo definitivo tranne quello sulla Francia. Sarà l’immenso
potenziale bellico degli Stati Uniti che doveva ancora entrate in scena a
determinare le sorti finali della guerra
attacco a Pearl Harbor
Vivere sotto i nazisti
Nel frattempo più di mezza Europa imparò tragicamente
cosa voleva dire vivere sotto i nazisti. Il dominio germanico
impose dunque il “nuovo ordine” ovvero il sistematico
sfruttamento economico dei territori occupati e la spietata
persecuzione poliziesca contro le popolazioni assoggettate.
Particolarmente atroce fu la sorte dell’Est Europeo, lo
“spazio vitale” che doveva alimentare la macchina bellica
germanica e garantire un soddisfacente tenore di vita ai
tedeschi, che fu sottoposto ad uno spietato sfruttamento di
tipo coloniale. I prigionieri di guerra russi e polacchi furono
sfruttati nei campi di lavoro fino alla morte o sterminati nei
campi di concentramento. Nel 1942 Hitler ordinò di
procedere alla “soluzione finale del problema ebraico”, il
nuovo ordine esigeva l’eliminazione delle “razza nocive” e
in primo luogo lo sterminio totale della razza ebraica.
Gli ebrei venivano rastrellati in tutta l’Europa e deportati in
massa nei campi di concentramento. Qui, le SS e la Gestapo
li sterminavano nelle camere a gas e nei forni crematori.
Ebrei, zingari, prigionieri Polacchi, Russi, Italiani, Francesi
e Tedeschi furono le vittime dell’orribile carneficina.
La svolta della guerra
Tre il 1942 e 1943 la guerra ebbe una svolta decisiva. Nella seconda metà del 1942 le offensive germaniche verso il
Caucaso, del Giappone nel Pacifico, degli italo-tedeschi nell’Africa nord-orientale vennero arrestate e, con l’inizio
del 1943 gli eserciti alleati passarono al contrattacco su tutti i fronti. Sul fronte russo le truppe naziste lanciarono
un’offensiva in direzione del Don e del Volga meridionale, del Caucaso e del Mar Caspio, e attaccarono la città di
Stalingrado, dove si combatté una tra le più grandi battaglie della storia. Entrati nella città dopo aspri combattimenti,
i Tedeschi vi incontrarono una resistenza imprevista. Quando i tedeschi credevano ormai in pugno la situazione, si
trovarono improvvisamente accerchiati in una morsa di ferro. La resistenza di Stalingrado aveva dato tempo
all’Armata Rossa di intrappolare nella città l’intera armata tedesca, a cui non restò altro che arrendersi. La Battaglia
di Stalingrado durò dal luglio 1942 al febbraio 1943 e fu la prima grande sconfitta dell’esercito germanico in Russia,
una sconfitta che segnò l’inizio della fine. Subito dopo infatti cominciò la controffensiva dell’esercito sovietico che
prese le mosse proprio nella zona del Don. Qui si consuma la tragedia del corpo di spedizione italiano da 20.000
uomini ne rimasero la metà. Intanto, nel Pacifico, gli Americani affrontavano i Giapponesi : dapprima ne arrestarono
l’avanzata con le due grandi battaglie navali del Mare dei Coralli e delle Isole Midway, quindi la conquista dell’isola
di Guadalcanal spalancò agli Americani le porte per la riconquista del Pacifico.
Infine nel Nord Afica, le truppe britanniche sconfissero Tedeschi e Italiani nella battaglia di El Alamein in Egitto
stroncando l’offensiva italo-tedesca verso Suez.
Gli inglesi procedettero poi alla conquista di tutto il Nord Africa, che fu portata a termine nel 1943 con l’aiuto di
truppe Americane. Diventa così possibile, grazie al controllo del Mediterraneo, organizzare l’invasione dell’Italia.
Nell’estate del 1943 gli eserciti dell’Asse sui ritrovarono in ritirata su tutti i fronti.
Determinante fu, in questa svolta, il contributo degli Stati Uniti, il cui potentissimo apparato industriale cominciò a
sfornare armi, aerei e navi che andavano a rifornire tutti i fronti.
Altrettanto determinante fu l’attività della resistenza che in Cina, Jugoslavia, Russia, Francia e molti altri paesi
europei impegnava le truppe occupanti, distogliendone una parte dal fronte, pendeva gli approvvigionamenti del
nemico sabotando i collegamenti con le retrovie e forniva preziose informazioni agli Alleati.
La caduta del fascismo in Italia
I primi di luglio del 1943 le truppe anglo-americane sbarcarono in
Sicilia e la conquistarono facilmente, poi cominciarono a salire verso
la penisola. Bombardamenti massicci colpivano Genova, Torino,
Milano, Palermo. Mussolini era sempre più isolato e il 25 luglio il
Gran Consiglio del Fascismo, per la prima volta dopo vent’anni votò
una mozione di sfiducia nei suoi confronti. Il re lo fece arrestare e lo
esiliò sul Gran Sasso e in tutta l’Italia esplose l’entusiasmo popolare.
Il nuovo governo, presieduto dal maresciallo Badoglio, negoziò
segretamente con gli Alleati l’armistizio, che fu reso noto l’8
settembre. A questa notizia i tedeschi occuparono immediatamente la
penisola. Il re, il governo e gran parte dei generali si misero subito in
salvo a Brindisi, territorio occupato dagli Alleati, lasciando l’esercito
senza ordini e istruzioni.
La situazione si fece presto drammatica, l’esercito fu esposto alle
rappresaglie tedesche, venivano catturati e spediti nei campi di
concentramento nazisti, oppure fucilati sul posto. Intanto Mussolini
liberato da un reparto di paracadutisti tedeschi, ricostituiva un
governo fascista la Repubblica Sociale Italiana con sede a Salò, sul
lago di Garda.
L’Italia era dunque spaccata in due: il sud, occupato dagli Alleati
Anglo-Americani, sotto la monarchia e il governo di Badoglio e il
centro-nord, occupato dai tedeschi, sotto il governo collaborazionista
della Repubblica di Salò guidato da Mussolini.
La resistenza Italiana
L’avanzata degli alleati nella penisola fu molto lenta, i tedeschi infatti opponevano uno sbarramento accanito.
Napoli, una città che aveva subito pesantemente le conseguenze della guerra insorse contro i Tedeschi tre il 27 e
il 30 settembre del 1943, dopo accaniti combattimenti, gli occupati furono costretti a ritirasi. Fu questo il primo
grande episodio della resistenza Italiana. Intanto, i partiti politica ricostituitisi dopo la caduta del fascismo
avevano dato vita il 9 settembre a Roma al Comitato de Liberazione Nazionale, che si proponeva di promuovere
la lotta degli Italiani contro l’occupazione tedesca e contro il fascismo.
Il 13 ottobre il governo Badoglio dichiarò guerra alla Germania combatterono a fianco degli Alleati.
Nell’Italia occupata dai tedeschi si costituirono, subito dopo l’8 settembre, i primi nuclei partigiani Già nel 1944
l’azione delle forze partigiane fu posta sotto il comando unificato del Corpo Volontari della Libertà diretto dal
generale Cadorna. i partigiani scatenarono operazioni di guerriglia, sabotaggi, attentati, e anche battaglie in
campo aperto. La loro lotta che durò quasi due anni e assunse subito un duplice carattere: di guerra contro il
nemico tedesco e di guerra civile, contro il nemico fascista.
I nazi-fascisti furono tenuti costantemente sulla difensiva e si sentirono presto isolati, mentre il popolo italiano,
che era stato coinvolto in una guerra odiosa, complice di un alleato feroce, poteva ora riscattarsi dagli occhi del
mondo. Alle azioni dei partigiani, i nazisti e i fascisti risposero con crudeli rappresaglie sulla popolazione
civile.superato il durissimo inverno 1944-1945 senza deporre le armi, la Resistenza italiana diede un contributo
determinante alla liberazione del Nord Italia nella primavera del1945. l’insurrezione nazionale dilagò il 25 e il
26 aprile del 1945 , mentre gli alleati invadevano la valle Po, i partigiani lanciarono un attacco contro le forze
nemiche. I tedeschi fuggirono e la repubblica di Salò si sfasciò. Mussolini fu catturato da partigiani , mentre
travestito da soldato tedesco cercava di scappare. Venne fucilato al 28 aprile
La caduta del nazismo
La grande offensiva contro la Germania venne sferrata dove il nemico meno
l’aspettava, in Normandia. Tra il 5 e il 6 giugno del 1944, il generale americano
Eisenhower diede il via all’“operazione Overlord” dove navi da guerra , tre
milioni di soldati, aerei scatenarono l’inferno sui fortini tedeschi della costa
francese. Lo sbarco si concluse con un pieno successo e la Francia fu liberata e
affidata e a un governo guidato dal generale De Gaulle. Intanto, negli stessi mesi
l’Armata Rossa raggiunse Varsavia e procedette all’occupazione della Romania e
della Bulgaria, mentre la Jugoslavia riacquistava la propria libertà grazie al
proprio esercito partigiano guidato dal maresciallo Tito.
In previsione della vittoria finale, ormai certa i capi delle potenze alleate:
Roosevelt per gli Usa, Churchill per l’Inghilterra r Stalin per l’Urss, si riunirono
nel febbraio del 1945 a Yalta, in Russia, per decidere le linee principali del
sistemazione dopo la guerra. Gli accordi di Yalta ebbero un’importanza storica e
venne infine coordinata l’offensiva finale contro i Tedeschi: ormai il nazismo
aveva le ore contate. Mentre i bombardamenti radevano al suolo l’intera
Germania le truppe alleate avanzavano dalla Francia, dalla Russia e dall’Italia.
Intanto a Berlino , dal bunker sotterraneo dove si era rifugiato, Hitler continuava a
trasmettere ordini folli: rifiutava di ammettere la sconfitta e in una delirante
alternanza incitava il popolo alla vittoria o al sacrificio collettivo. Ma i tedeschi
ormai avevano smesso di credere di obbedire al loro Fuhrer. Quando i primi
soldati Russi entrarono nella capitale tedesca, ormai completamente distrutta, il
Fuhrer si tolse la vita, il 30 aprile 1945.
Il 7 maggio 1945 la Germania accettava di firmare la resa.
Fine della guerra
Nonostante i progressi dell’avanzata americana nel Pacifico,
il Giappone, ormai solo, resisteva tenacemente. Ai tremendi
bombardamenti americani che ormai colpivano il paese
stesso, i Giapponesi rispondevano con le micidiali missioni
dei piloti suicidi chiamati KamiKaze (vento divini), i quali si
lanciavano con i loro aerei carichi i esplosivo contro le navi
americane infliggendo gravi perdite al nemico. Il nuovo
presidente americano Truman, succeduto a Roosevelt morto
poco tempo prima, decise allora di usare la nuova terribile
arma, la bomba atomica, appena messa a punto da un equipe
di scienziati.
Il 6 agosto 1945 la prima bomba atomica cadde sulla città di
Hiroshima uccidendo 90.000 persone in pochi minuti e
altre130.000 morirono in seguito, per le ferite riportate e in
conseguenza alle radiazioni. Tre giorno dopo toccò alla città
di Nagasaki dove si ripeté l’ecatombe. Il1° settembre del
1945 il Gippone firmò la Resa. La seconda Guerra mondiale
era finita con la vittoria degli Stati Uniti.
Amen
• Trama
• Recensione
Francese
• L’affaire Dreyfus
• Le procès Dreyfus
• Les consequences politiques
L’affaire Dreyfus
Une des plus grandes crises
politiques et morales de la
IIIèmeRépublique, qui déchaîna
l'opinion publique de 1896 à 1899
sur la culpabilité du capitaine
d'origine juive Alfred Dreyfus,
condamné à tort pour espionnage.
Au delà du scandale judiciaire,
"l'Affaire" révéla les profonds
clivages politiques et idéologiques
de la France d'avant 1914.
Le procès Dreyfus
En septembre 1894, en pleine période de révision des plans de guerre après la
conclusion de l'accord secret franco-russe, fut découvert au service de renseignements
français un bordereau anonyme contenant une liste de documents militaires français
confidentiels destinée à l'ambassade d'Allemagne.
Un officier du 2e bureau de l'état-major général, juif d'origine alsacienne, le capitaine
Dreyfus, fut inculpé sur une simple ressemblance d'écriture et traduit devant le
Conseil de guerre qui le condamna le 22 décembre suivant à la dégradation et à la
déportation à vie sur l'île du Diable. Sa famille, en particulier son frère Mathieu, fit le
possible pour faire triompher son innocence. Plus tard, l’Eclair puis le Matin attirèrent
l'attention du public sur la nature suspecte des preuves qui avaient entraîné la
condamnation de l'officier. Bernard Lazare, un critique et publiciste juif, publia une
brochure favorable à Dreyfus. Le colonel Piquart, nouveau chef du service des
renseignements, découvrit un document accablant un officier d'infanterie, le
commandant Esterházy. Un an plus tard le Figaro, sous la plume de Mathieu, le révéla
au public. Pour éviter une révision du procès de Dreyfus, les autorités militaires
traduisirent Esterházy devant le Conseil de guerre qui l'acquitta, le 10 janvier 1898. Le
gouvernement progressiste qui n'entendait remettre en cause ni l'autorité de la chose
jugée ni l'autorité de l'armée approuva. Piquart fut envoyé en Tunisie. Le
surlendemain, l'écrivain Émile Zola publia dans le journal de Georges Clemenceau,
l'Aurore, une lettre ouverte au président de la République, sous le titre "J'accuse", dans
laquelle il dénonçait le déni de justice commis par l'armée et ses complices, hommes
politiques et magistrats. Zola fut condamné pour diffamation à un an de prison ferme
et à une amende, mais l'affaire Dreyfus était devenue "l'Affaire".
Les conséquences politiques
L'Affaire Dreyfus, dans l'immédiat, suscita un reclassement des forces politiques et
la formation d'un bloc des gauches décidé à appliquer un programme anticlérical
(séparation de l'Église et de l'État, 1905).
À plus long terme, les républicains furent ceux qui avaient choisi le camp
dreyfusard en plaçant au premier rang de leurs valeurs politiques la défense des
Droits de l'Homme, la justice, la laïcité et le respect des droits de la nation.
L'affaire Dreyfus dura plus de dix ans, de septembre 1894, date de la découverte
des fuites à l'état-major, au 12 juillet 1906. En substance, le capitaine Alfred
Dreyfus fut condamné pour espionnage en décembre 1894. La révision du procès
eut lieu à Rennes en juin 1899 et Dreyfus fut condamné de nouveau, avec
circonstances atténuantes puis grâcié par le président Loubet. Il fallut attendre
encore six ans avant que la pleine réhabilitation de Dreyfus ne soit établie. Le 23
février 1899, les antidreyfusard, avait même tenté un coup d'État. L'Affaire qui
révélait la profondeur de l'antisémitisme français mit aussi à mal le prestige de
l'armée, le milieu parlementaire qui ne sut pas, à quelques individualités près,
prendre nettement position dans l'Affaire. L'affaire Dreyfus s'incrivit aussi dans le
cadre diplomatique et stratégique nouveau lié à la reconstitution d'alliances par la
IIIe République; d'abord avec la Russie (1892), puis, avec le Royaume-Uni (1904).
Trama del film Amen
Questa è la storia di Kurt Gerstein, un sotto-ufficiale delle SS tedesche
durante la 2° guerra mondiale, incaricato dai superiori di procedere
materialmente alla “soluzione finale”, ovvero l’eliminazione fisica
degli ebrei concentrati nei ghetti del Governatorato Generale. Gerstein,
vede con i propri occhi gli effetti del Zyklon B su migliaia di ebrei
rinchiusi nelle camere a gas. Queste scene segnano irrimediabilmente la
coscienza e la sua morale cattolica che rivela a un giovane prete
italiano, Riccardo Fontana, ciò che sta accadendo. Fontana e Gerstein,
animati da una forte morale cristiana, cercano aiuto presso la Santa
Sede, affinché il papa riveli al mondo la politica di sterminio che si sta
facendo più intensa. Purtroppo però gli alti vertici del Vaticano non
sembrano prendere in considerazione le testimonianze dei due. Così,
dopo che nel messaggio di Natale 1941-1942 il papa non ha parlato del
genocidio, Fontana e Gerstein decidono di agire da soli per cercare di
fermare lo sterminio. Gerstein, approfittando della sua posizione, cerca
di rallentare e sabotare la “macchina di morte”, falsificando documenti,
bloccando spedizioni e consegne di Zyklon B e corrompendo ufficiali e
addetti, fino a quando non se ne accorge un superiore.Il prete invece
come atto di solidarietà verso le vittime decide di prendere un
convoglio di deportati verso la morte. Alla fine della guerra Gerstein è
ancora vivo e è pronto a rivelare agli Alleati le atrocità a cui ha
assistito. Sfortunatamente però tutti i documenti relativi alle
ordinazioni di Zyklon B portano la sua firma e, ormai certo che gli
Alleati non gli crederebbero si uccide prima di essere processato. Il
film si conclude con il diretto superiore di Gerstein che si reca da un
vescovo in Vaticano per sfuggire alla giustizia degli Alleati.
Produzione: Francia
Regia: Costantin CostaGravas
Recensione
Questo film, anche se è a tratti molto crudi
mi è piaciuto e mi ha colpito parecchio.
Amen presenta la tragicità della “soluzione
finale” in modo estremamente realistico
Entrambi i protagonisti sono mossi da una
forte morale cristiana che durante il film
viene ben messa alla luce. Sono rimasta
molto colpita dal comportamento della
gerarchia vaticana e dalla passività della
Chiesa di fronte all’olocausto. A queste due
cose, si oppone l’eroismo di Fontana e
Gerstein, motivati da una forte fede cristiana
che li accompagnerà entrambi fino alla
morte. I due protagonisti pieni di amore
verso il signore e di speranza combatteranno
fino alla fine. Il film purtroppo però non ha
una conclusione positiva, infatti finisce
senza arrivare alla verità tanto combattuta.
Dai decreti contro gli ebrei
Decreto del 18 settembre 1942 - Razionamento del
cibo agli ebrei
Decreto del 18 ottobre 1936 - Ordinanza di
eliminazione degli ebrei dalla vita economica
Legge del 7 aprile 1933 - Rinnovo
dell'amministrazione pubblica
Legge del 15 settembre 1935 - Protezione del sangue
e dell'onore tedesco
Primo regolamento alla legge di cittadinanza tedesca
Legge di Norimberga del 1935 - La cittadinanza
tedesca
Manifesto degli scienziati razzisti del 5 agosto 1938
Decreto del 17 novembre 1938 - Provvedimenti per
la difesa della razza italiana
Decreto del 5 settembre 1938 - Provvedimenti
razzisti nella scuola fascista
Matematica
• L’infinito
• Il simbolo dell’infinito
• L’Albergo infinito
• I limiti
Il concetto d’infinto
L'infinito, dal latino "finitus", cioè limitato con prefisso negativo “in”, è la qualità di ciò che non ha
limiti. Il concetto matematico di infinito ha la sua naturale collocazione nella teoria degli insiemi.
Un insieme A si dice infinito se ogni suo sottoinsieme finito è un sottoinsieme proprio. In altre
parole, A è infinito se e solo se è equivalente a un suo sottoinsieme proprio.
Normalmente si tende a pensare all’ infinito come a qualcosa che non ha mai fine uno spazio che si
estende all' infinito o un tempo infinito, eterno.
Spesso ci si chiede se si può raggiungere l’infinto. La risposta è no perché possiamo aumentare
ANCORA il nostro nuovo immaginario numero, fosse anche di una sola unità o qualsiasi altro
valore
TOT+X oppure TOT*X
Quindi, continuando a ragionare in termini di QUANTITA', cioè di un qualcosa che esiste SOLO in
funzione del limiti/confini che la rendono tale, l'infinito "quantitativo" non è e non sarà MAI
raggiungibile, semplicemente perché un tale infinito NON PUO' ESISTERE.
Una distanza "TOT" esiste come tale, e diversa dalla distanza "TOT-X", solo se esistono i due
estremi (a, b) che la delimitano nello spazio.
.
Infinito = ILLIMITATO
Illimitato = senza limiti
Il simbolo dell’infinito
L'uroburos, il serpente che si morde la coda, è il simbolo
dell'infinito spaziale e temporale. L'uroburos, è anche il
simbolo del paradosso logico l'uroburos, il serpente con
la coda in bocca, è il prototipo del circolo vizioso. Cos'è
più "vizioso" del mordere sé stessi, con l'idea
presumibile di mangiar sé stessi. Il che è in fondo
impossibile. La mascella non può divorar la mascella, lo
stomaco non può digerire sé stesso una buona
definizione del paradosso. Il "serpente infinito"
rappresenta un uroburos che si è riunito con sé stesso. È
caduto nel segno matematico dell'infinito. L’assenza
dell’infinito è espressa in k.
L’albergo infinito
• David Hilbert
• Il paradosso dell’Albergo
infinito
David Hilbert
Hilbert nacque in Prussia nel 1862, svolse tutti i suoi studi
nella sua città natale. Insegnò nell’ Università locale per
degli anni fino a quando ottenne la cattedra di Matematica
nella prestigiosa Università di Göttingen in Russia che era
il centro di riferimento per lo studio della matematica di
quel tempo. A Göttingen, dove appena arrivato iniziò uno
studio critico dei fondamenti della geometria che doveva
influenzare tutta la sua opera successiva, restò fino alla fine
della sua carriera. Morì in Russia nel 1943. Hilbert è
universalmente considerato uno dei più grandi matematici
di tutti i tempi. A lui si devono importanti contributi in vari
campi della matematica. Per mostrare alcune caratteristiche
del concetto di infinito, e le differenze fra operazioni con
insiemi finiti ed infiniti Hilbert immagina un hotel con
infinite stanze, tutte occupate, ed afferma che qualsiasi sia
il numero di altri ospiti che sopraggiungano, sarà sempre
possibile ospitarli tutti, anche se il loro numero è infinito.
Il paradosso
dell’Albergo infinito
In un normale albergo il numero delle stanze è
finito e se sono tutte occupate non c’è alcun
modo di fare atre prenotazioni e di poter quindi
ospitare nuovi ospiti.
All’albergo infinito di Hilbert le cose vanno
diversamente infatti, se le stanze sono tutte
occupate e un nuovo cliente vuole passare una
notte al hotel, non ci sono problemi; basta
spostare l’ospite della stanza 1 nella stanza
due, l’ospite della stanza 2 nella stanza 3 e così
via, all’infinito. Così facendo la stanza 1 si
libera per il nuovo cliente senza togliere la
stanza a nessun altro ospite.
Dopo di questo cliente, al hotel infinito che era ancora al completo
arrivano un numero infinito di persone. Cosi come avvenne con il
cliente precedente, per accogliere tutte le persone bastava spostare il
cliente della stanza 1 nella stanza 2 il cliente della stanza 2 nella stanza
4, quello della stanza 3 nella 6 e così via, all’infinito. In questo modo si
liberano tutte le stanze dispari e ce ne sono infinite per sistemare le
infinite persone.
Il giorno seguente all’arrivo delle infinite persone, gli ospiti mal
contenti delle stanze di numero pari chiedono di partire tutti. Sono
stanchi di esser continuamente spostarsi all’arrivo di ogni ospite. Il
direttore è molto arrabbiato perché ora tutte le stanze di numero pari
ovvero, il 50% delle camere dell’albergo sono libere e quindi il livello
di occupazione è piuttosto basso.
Un cliente, vedendo la situazione del hotel non volendo veder chiudere
un’azienda così flessibile, suggerì al direttore di spostare gli ospiti
riavvicinandoli tra loro eliminando le stanze libere. Così. Il cliente della stanza
uno rimarrà li, il cliente della stanza 3andrà alla 2 il cliente della stanza 5 alla 3,
quello della 7 nella 4 e così via. Alla fine tutte le camere sono nuovamente piene
e il direttore è entusiasta.
Il giorno dopo il direttore seppe che l’attività degli altri alberghi, visto che il suo
faceva parte di una catena che ha un numero infinito di alberghi gemelli, uno in
ogni galassia dell’universo infinito, andava male e si prevedevano massicce
chiusure.
Ciò comportava una notizia buona e una cattiva, quella buona e che i capi degli
alberghi erano rimasti così impressionati da alcuni dei suoi recenti sforzi per
sistemare i vari infiniti clienti nelle infinite camere che hanno deciso di licenziare
tutti gli altri direttori e di chiudere tutti gli altri alberghi della catena infinita a
parte il suo.
La cattiva notizia era che tutti gli infinti clienti presenti in ciascuno degli altri
alberghi della catena infinita devono essere trasferiti nel suo albergo. Così
improvvisamente il direttore deve cercare sistemazioni per un flusso infinito di
ospito provenienti dagli altri infinitamente numerosi alberghi, mentre il suo
albergo è già pieno.
Aveva cominciato trovando una stanza i più per un cliente quando l’albergo
era già pieno, poi aveva trovato posto per un numero infinito di persone
inattese sempre nel suo albergo pieno e adesso, gli si chiede di trovare
sistemazione a un numero infinito di comitive, ciascuno delle quali è
formata da un numero infinito di clienti.
Tutto il personale dell’albergo viene messo a lavorare sul problema fino a
che non si arriva a una idea promettente.
Si lascia dov’è il cliente della stanza 1, si sposta quello della stanza 2 alla
stanza 1001, quello della stanza 3 alla stanza 2001, quello della stanza 4
alla 3001 e cosi via.
Ora si mettono i clienti dell’albergo 2 nelle camere 1002, 2002, 3002, gli
ospiti dell’ albergo 3 nelle camere 1003, 2003, 3003 e così via. All’inizio
pare che questa idea sia buona ma, che ne sarà dei clienti del 1001esimo
albergo? Non avranno posto letto in quanto i primi 1000 clienti in arrivo
avranno occupato tutte le stanze.
Poi arrivarono ad un’altra idea, si pensò di mettere gli
ospiti dell’albergo 1 nelle camere 2, 4,8, 16, e così via,
moltiplicando sempre per 2; i clienti dell’albergo 2 nelle
stanze, 3, 6, 9 ,27, 81, moltiplicando per 3, cosi fino
all’infinito.
Il direttore però si rese conto che questo modo di
assegnazione delle camere creava dei problemi in quanto
alcune camere finirebbero per avere più di un ospite, per
esempio, nella stanza 16 si ritroverebbero il quarto cliente
dell’albergo 1 e il secondo cliente dell’albergo 3.
Bisognava quindi esser sicuri che lo schema di
assegnazione mandi una persona sola in ciascuna stanza.
Cosi arrivarono ad una terza soluzione, usare i numeri primi (2, 3, 5, 7, 11, 13, 17, 19,
23.ce ne sono infiniti) perché qualche numero intero può essere espresso come
prodotto di fattori primi in un unico modo. Il direttore è molto interessato e scolta con
pazienza, riflette attentamente e poi annuncia al personale come verranno effettate le
sistemazioni.
Si sistemeranno gli infiniti clienti dell’Albergo 1 nelle stanze 2, 4, 8, 16, 32,…; quelli
dell’Albergo 2 nelle camere 3, 6, 9, 27, 81,…; quelli dell’Albergo 3 nelle stanza 5, 25,
125, 625,…; quelli in arrivo dall’Albergo 4 nelle stanze 7, 49, 343,…: e così via.
Nessuna stanza potrà mai essere assegnata a più di un ospite perché, se P e Q sono
numero primi diversi mente M e N sono numeri interi, allora P elevato alla M non
potrà mai essere uguale a QN.
Facendo alcune prove, il personale si resero conto che le cose possono essere un po’
semplificate e il procedimento per l’assegnazione delle camere può essere messo in
atto con l’uso di una semplice calcolatrice.
Basta mettere l’ospite nella M-esima stanza dell’N-esimo albergo nella stanza numero
2 alla M x 3 alla N; per esempio il sesto ospite del quarto albergo andrà nella camera 2
alla 6 x 3 alla 4 = 64 x 81 = 5184.
Nessuna stanza quindi potrà avere due occupanti.
Alcune stanze per con questo sistema rimarranno sempre vuote infatti, le camere con
numeri come, 6, 10, 12, che non sono potenze di numeri primi rimarranno vuote.
Così , il direttore si rivolge a un suo ex
compagno di scuola che lo aiuta
arrivando ad un’altra soluzione molto
più efficiente.
Si costruisce una tabella nella quale le
coppie di numeri tra parentesi denotano
il numero delle stanze di provenienza
dell’ospite in arrivo e il numero
dell’albergo da cui arriva. Così, per
esempio, l’elemento della quinta riga
della quarta colonna indica l’ospite
della quinta stanza del quarto Albergo.
(1,1)
(1,2)
(1,3)
(1,4)
(1,5)
(1, n)
(2,1)
(2,2)
(2,3)
(2,4)
(2,5)
(2,n)
(3,1)
(3,2)
(3,3)
(3,4)
(3,5)
(3,n)
(4,1)
(4,2)
(4,3)
(4,4)
(4,5)
(4,n)
(5,1)
(5,2)
(5,3)
(5,4)
(5,5)
(5,n)
...
...
...
...
...
...
(m,1)
(m,2)
(m,3)
(m,4)
(m,5)
(m,n)
Ora c’è una semplice regola per smistare tutti i nuovi arrivati servendosi della nuova
tabella. Quando gli ospiti arrivano, si dice al personale addetto al ricevimento di
mettere il cliente della (1, 1) nella stanza 1; il cliente della (1, 2) nella stanza 2; il
cliente della (2, 2) nella stanza 3; il cliente della (2, 1) nella stanza 4.
Con ciò sono sistemati tutti i clienti del quadrato 2x2 in alto a sinistra nella tabella.
(1,1) nella
stanza 1
(1,2) nella
stanza 2
(1,3)
(1,4)
(1,5)
(1, n)
(2,1) nella
stanza 4
(2,2) nella
stanza 3
(2,3)
(2,4)
(2,5)
(2,n)
(3,1)
(3,2)
(3,3)
(3,4)
(3,5)
(3,n)
(4,1)
(4,2)
(4,3)
(4,4)
(4,5)
(4,n)
(5,1)
(5,2)
(5,3)
(5,4)
(5,5)
(5,n)
...
...
...
...
...
...
(m,1)
(m,2)
(m,3)
(m,4)
(m,5)
(m,n)
Ora si passa al quadrato 3 x 3. si mette il cliente della (1, 3) nella stanza 5, quello
della (2, 3) nella stanza 6, quello della (3, 3) nella stanza 7, quello della(3, 1) nella 9.
così è sistemato il quadrato 3 x 3 in alto a sinistra.
(1,1) nella stanza 1
(1,2) nella stanza
2
(1,3) nella stanza
5
(1,4)
(1,5)
(1, n)
(2,1) nella stanza 4
(2,2) nella stanza
3
(2,3) nella stanza
6
(2,4)
(2,5)
(2,n)
(3,1) nella stanza 9
(3,2) nella stanza
8
(3,3) nella stanza
7
(3,4)
(3,5)
(3,n)
(4,1)
(4,2)
(4,3)
(4,4)
(4,5)
(4,n)
(5,1)
(5,2)
(5,3)
(5,4)
(5,5)
(5,n)
Cosi facendo, non solo ogni ospite sarà assegnata una camera , ma non ne rimarrà
vuota nemmeno una.
Il livello di occupazione è di nuovo al 100 per cento.
Gli affari dell’Albergo infinito non sono mai andati così bene. Le entrate
sono infinite, i costi infiniti, ma anche i profitti sono infiniti. Va tutto
bene fino a quando però il direttore riceve una cartella delle tasse. Il
contabile dell’albergo si è dato da fare per assicurarsi l’aliquota più
bassa possibile, ma qualsiasi sia l’aliquota, quando la si applica
all’entrata infinita il risultato è infinito. Il direttore arrabbiato chiede
come possa esser accaduto e il contabile calmandolo gli spiega che, pur
pagando la sua aliquota infinita i profitti rimarranno assolutamente
invariati , sempre infiniti.
La storia non finisce bene. I proprietari dell’Albergo infinito sono
sempre più logorati dalle complicazioni che sorgono dalla gestione di
infiniti clienti provenienti da infiniti alberghi in un numero infinito di
galassie. Così decidono di compiere un radicale cambiamento al di
strategia commerciale, cambiando il nome della catena, il marchio dei
loro prodotti e vanno a occupare una nuova nicchia di mercato
Decidono di diventare l’Albergo più minimalista che ci sia:
l’Albergo Zero. La vita così è più semplice. Niente più stanze,
clienti, personale, niente più costi d’esercizio, la temperatura
ambientale viene tenuta sotto lo zero, niente più perdite,niente
più problemi. Nella hall, sono esposte opere d’arte moderne
che hanno tutto l’aspetto di tele non dipinte, e una copia
gratuita del libro da Zero a Infinito, la grande storia del nulla
offerta a titolo di consolazione a ognuno degli speranzosi
clienti, che sono numerosi , infinitamente numerosi. Sulla
parete, il pensiero del giorno:
“Se la gente no crede che la matematica sia semplice,
è solo perché non si rende conto di quanto sia complicata
la vita.”
I limiti
y 3x2-7x+2 = = forma indeterminata
4x2-5x+1 

Svolgo il limite con: X∞

lim
X∞
x2 (3- 7+2)
x x2 = 3
x2 (4-5+1)
x x2
4
Svolgo i limiti con:X-∞

lim
X-∞
x2 (3- 7+2)
x x2 = 3
x2 (4-5+1)
x x2
4
Milioni di vittime sacrificate ingiustamente, uomini ridotti a pelle
ed ossa, bambini allontanati dalle loro madri, famiglie distrutte,
uomini e donne tolti alla loro vita, ai loro cari, condotti ad un
unico crudele destino a cui solo pochi riuscivano a sfuggire…
Fine
Pala Raffaella
classe 5ª B Tur
anno 2005/2006
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