«SPIRITUS VERITATIS»
STRENNA COMMEMORATIVA
IN OCCASIONE DEL
RITO DI BEATIFICAZIONE DEL SERVO DI DIO
PAOLO VI, SOMMO PONTEFICE
Conclusione della III Assemblea generale straordinaria
del Sinodo dei vescovi
Piazza San Pietro
19 ottobre 2014
XXIX Domenica «per annum»
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INTRODUZIONE
Nel 1931, Giovanni Battista Montini – alacre sacerdote di 33 anni, che al servizio presso la Segreteria di Stato affianca il lavoro pastorale e la cura spirituale, specie
nei confronti degli studenti, da alcuni anni incrementatosi con la nomina ad Assistente
nazionale della Federazione Universitaria Cattolica Italiana (FUCI) – stila alcune note sull’educazione spirituale dei giovani.
Sono tempi nei quali, come oggi, si avverte il particolare bisogno di una presenza
cristiana qualificata nel mondo della cultura, dell’arte e del sociale, l’esigenza di figure
strettamente legate a Cristo e all’Evangelo ma, nel contempo, attente all’uomo e sensibili verso le sue esigenze più vere: «Noi dobbiamo amare il mondo e conquistarlo».
Nella presentazione a don Giuseppe De Luca, sotto il profilo metodologico Montini
sottolinea «l’aspetto individuale del piano spirituale tracciato», ossia l’approccio riflessivo della proposta, tale da risultare il più possibile adeguato alla singolarità di ciascuno
studente e da cui derivare le applicazioni sociali, tenendo conto di «idee e costumi».
Circa i contenuti, l’autore evidenzia invece il carattere sostanzialmente generale del
programma: lo «studio di non aggiungere legami associativi oltre quelli dati dalla Chiesa», e conseguentemente «la voluta imprecisione di corrente ideologica, per non richiedere
a nessuno altra convinzione che quella reclamata dal Vangelo e dalla fede, e per non
cominciare con la polemica, ma con l’offerta più larga possibile d’intesa spirituale».
Intitolato, in riferimento a Gv 16, 13, Spiritus veritatis, e pubblicato anonimo
dalla Tipografia Poliglotta Vaticana, lo scritto delinea i tratti salienti dell’impegno culturale di un cristiano militante, delineando in quattro sintetici articoli i contenuti fondamentali e i riverberi di ordine morale, intellettuale, spirituale e sociale («Quid»,
«Cur», «Quomodo», «Pro et cum quibus»).
Quello formativo non è però il solo valore di tale documento.
Già a prima vista, infatti, esso appare anche come una breve, lucida e densa riflessione personale circa gli orientamenti che l’ancor giovane presbitero intende imprimere
alla propria esistenza («Io mi devo comportare in questo modo», aveva appuntato l’anno
precedente), delineando il proprio metodo per coniugare fede e vita.
Questo programma o – come attualmente usa dire – «regola» di vita riveste perciò
un inequivocabile carattere autobiografico, in quanto probabilmente rappresenta l’unica
testimonianza organica dell’interiorità del futuro pontefice: com’è noto, Montini non
scrive un «Giornale dell’anima» e, se le fonti note sono tanto avare in proposito, ancor
maggiore attenzione merita questo opuscolo.
In occasione della beatificazione di papa Paolo VI, l’iniziativa di riproporre – in
primis a beneficio della Comunità accademica del PIAMS, ma anche di tutti coloro
che ne frequentano gli spazi didattici e di ricerca e di chi con scrupolosa attenzione ne
segue l’attività liturgico-musicale e culturale – non è quindi un gesto semplicemente di
circostanza.
Ad oltre ottant’anni di distanza dal momento in cui furono scritte – e in un’epoca
tanto complessa, precaria e drammatica quanto quella in cui queste pagine ebbero origine, non di rado tentata dal mito della «cittadella cristiana» – la luce che scaturisce da
esse e dal nitido invito del suo autore: «E alla Chiesa, a cui tutto devo e che fu mia, che
dirò? Le benedizioni di Dio siano sopra di te; abbi coscienza della tua natura e della tua
missione; abbi il senso dei bisogni veri e profondi dell’umanità; e cammina povera, cioè
libera, forte ed amorosa verso Cristo»
Si riproduce, qui di seguito la trascrizione della editio princeps, conservata presso
la Biblioteca-Archivio del Pontificio Istituto Ambrosiano di Musica Sacra in Milano.
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SPIRITUS VERITATIS
docebit vos omnem veritatem
(Giov., XVI, 13).
Quid
LA DIRETTIVA MORALE
V
oglio che la mia vita sia una testimonianza alla verità per imitare così
Gesù Cristo, come a me si conviene. (Giov., XVIII, 37).
Intendo per testimonianza la custodia, la ricerca, la professione della verità. Intendo per verità l’adesione ad ogni intelligibile realtà: Dio quindi
somma e prima Verità, che in Sé sussiste Padre, Figlio, Spirito; ed ogni cosa che in me e fuori di me può essere oggetto di conoscenza e di espressione, e per ogni luce a me concessa, dalla natura e dalla grazia, può essere
posseduto, goduto e manifestato dal mio spirito.
Con questo proposito voglio dare uno specifico significato morale alla
mia vita e voglio per questa via cercare la mia perfezione spirituale e la mia
salute eterna, in conformità alla preghiera di Gesù per i suoi discepoli:
«Santificali nella verità: la tua Parola è verità» (Giov., XVIII, 17).
Questo proposito deve rimanere caro segreto della mia coscienza, e valido solo di fronte a Dio e ad essa.
L’esercizio del pensiero acquista così per me una somma importanza
morale. Devo amare il silenzio, l’attenzione, il metodo, l’orario per rendere
proficuo e virtuoso lo studio. Non devo dissipare in vane letture il tempo e
lo spirito; ma cercare di sceglierle bene; con criterio conveniente per una
larga coltura, ma con ordine e con intento di profittare, per qualche verso,
di tutte.
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Un deciso vigore applicherò per tenere libera la mente da dubbi futili,
da abbandoni pessimisti, da fantasmi impuri, da intenzioni astute, doppie,
egoiste, da pigrizia di ricerca e di riflessione.
Invece procurerò di seguire le ispirazioni felici, di sviluppare i buoni pensieri, di conservare e far fruttificare le certezze sperimentate.
Con occhio pio e puro cercherò in ogni verità particolare riflessi della
Verità prima, e non lascerò definitivamente posare ed esaurirsi il desiderio
di sapere nell’indagine terrestre; ma manterrò agile alla mente lo slancio
per un abituale allargarsi ed innalzarsi in Dio, profittando, ove mi siano
concessi, dei doni dello Spirito Santo.
La disciplina morale che intendo seguire non aggiunge obblighi né impone vincoli particolari a quelli inerenti al mio stato.
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Cur
LA DIRETTIVA INTELLETTUALE
I
ntento della disciplina morale che mi prefiggo, oltre quello della mia
personale perfezione, è di contribuire all’incremento della vera e buona
cultura.
Per quanto sarà possibile all’indole del mio lavoro, cercherò di promuovere lo studio di cose religiose.
Convinto della provvidenziale missione confidata al magistero della
Chiesa cattolica nelle cose divine e necessarie alla salvezza umana, coltiverò
in me la passione della fedeltà alla Chiesa, come Maestra di verità, e con
umile ed intelligente comprensione cercherò di appropriarmi la sapienza
vitale degli imperituri insegnamenti di essa.
Qualunque sia dunque l’ordine dei miei studi, amerò la letteratura che
raccoglie il pensiero tradizionale della Chiesa. S. Agostino e s. Tommaso
avranno da me venerazione particolare. Mi farò precetto di conoscere con
sufficiente esattezza ed ampiezza la dottrina cristiana.
Ma tutto ciò per illuminare e sorreggere, non per sostituire o inceppare
lo studio che mi sono scelto come ramo della mia competenza; perché devo dare alla mia preparazione professionale le migliori fatiche intellettuali,
vincendo l’indolenza dilettantista per precisare un campo di studio e di lavoro.
Questo proposito di serietà deve tradursi anche in una sincera probità
scientifica ed in una misurata critica dell’opera mia, così che né fretta, né
vanità mi tentino ad immature affermazioni e pubblicazioni; ma nello stesso tempo deve anche infondermi il coraggio e l’umiltà per tendere a qualche conclusivo risultato di mia ed altrui utilità e per far fruttare quanto
meglio possibile i talenti intellettuali che Dio mi ha dato.
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Quomodo
LA DIRETTIVA SPIRITUALE
uesto programma di vita esige ch’io abbia intensità ed unità spirituali
Qintimamente
cristiane, superiori alla comune maniera di chi semplicemente si dice credente e praticante.
Eppure nessuna regola, nessuna aggiunta straordinaria distingua la mia
vita cristiana dalla sua forma normale ed essenziale.
Anzi una sola nota mi sia straordinaria, e cioè un particolare amore a
ciò che è essenziale e comune nella vita spirituale cattolica. Così avrò la
Chiesa Madre di carità: la sua liturgia sarà la regola preferita per la mia spiritualità religiosa; la parrocchia il luogo preferito per la mia preghiera; la
riverenza al parroco, al vescovo, al papa, l’espressione concreta del mio
omaggio alla carità e all’unità e della mia rinuncia all’egoismo e al particolarismo. Mi sia quindi caro che alla mia educazione spirituale presiedano la
semplicità dei dogmi fondamentali della fede e l’armonia della costituzione
unitaria della Chiesa, bastando e sovrabbondando alla mia pietà, per esser
vivace e verace, la fortuna di appartenere semplicemente, ma direttamente
al seguito di Cristo, e di partecipare, con l’adesione al suo Corpo mistico,
ai suoi meriti, alla sua storia, alla sua gloria.
Nutrirò la mia anima della sapienza e del gaudio di qualche pia meditazione, almeno settimanale, ispirandola principalmente alle letture liturgiche del tempo, al Vangelo o ad altri scritti della Bibbia, o a quelli di
qualche grande savio cristiano; e spingerò abitualmente così in alto i desideri della mia anima da rendermi connaturale bisogno l’esercizio della
preghiera.
Per ricordare tutti questi impegni ed alimentare questo spirito procurerò (senza farmene stretto obbligo), di recitare nei giorni festivi, in
unione a tutta la Chiesa orante, una o due delle ore canoniche dell’Ufficio
divino (per es., le Lodi, Prima, Vespro, Compieta).
E cercherò l’opportunità di raccogliermi, possibilmente ogni anno, in
un breve ritiro spirituale.
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Pro et cum quibus
LA DIRETTIVA SOCIALE
D
ocile all’invito della verità da conquistare, devo esserlo anche
all’invito della verità da propagare. Non mi basti essere un fedele; mi
sia doveroso essere un apostolo.
Perciò amerò. Amerò ancora innanzitutto la verità confidatami da Dio,
chiedendo a Lui la grazia di difenderla, senza esitazioni, restrizioni, compromessi, e di professarla, scevra da esibizioni, con pura libertà e cordiale
fortezza di spirito, e di mostrarmi sempre coerente, nel pensiero, nella parola, nell’azione.
Ma gli altri non si accorgano facilmente di questa interiore offerta alla
verità, e solo s’avvedano che i miei rapporti con essi sono sempre improntati ad una grande umiltà, ad una grande bontà.
Ed anche: ad una grande sincerità. Una primitiva sincerità di linguaggio
e di modi deve essere riflesso esteriore dell’energia con cui voglio interiormente servire il vero.
Poi mi studierò di esercitare qualche opera di carità anche materiale, e
di essere normalmente calmo e cortese, ed anche, a tempo debito, lietamente socievole.
E per quanto lo consentirà il raccoglimento dello studio, vedrò di favorire la diffusione della verità negli altri. Determinerò quale possa essere per
me la forma migliore per far ciò, accordandola possibilmente con lo stesso
ordine dei miei studi e senza soverchio scapito della libertà ch’essi reclamano.
La cattedra, la stampa, l’opera d’arte, la conferenza, la corrispondenza, il
consiglio e sempre l’amicizia, e poi ogni altra forma di comunicazione con
gli altri, potranno essere, a ragion veduta, un dovere per me; dovere, che
una volta prefisso, adempirò volentieri e con disinteresse.
Se incontrerò altri che come me siano impegnati dalla stessa offerta interiore, li avrò carissimi e ne gradirò l’amicizia, aggiungendo ad altre eventuali già esistenti relazioni una particolare dilezione, intesa ad avvalorare i
comuni propositi.
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Nei limiti del giusto e del possibile, procurerò anche di aiutare la loro attività scientifica e di sostenerli nelle loro necessità professionali.
Se mai sorgesse con queste amicizie un gruppo omogeneo, esso non costituirà associazione, bastando all’unione degli intenti e degli animi i vincoli consueti della carità della Chiesa. Si studierà piuttosto con quali iniziative si possa insieme contribuire all’incremento degli studi e alla mutua
consolazione ed edificazione.
Maria, sede della Sapienza, mi aiuti a mantenere questi propositi.

10
INDICE
Introduzione .......................................................................................... Pag. 3
................................................................ »
5
Quid.
La direttiva morale .............................................................................. »
5
Cur.
La direttiva intellettuale ...................................................................... »
7
Quomodo.
La direttiva spirituale .......................................................................... »
8
Pro et cum quibus.
La direttiva sociale .............................................................................. »
9
[G.B. Montini], Spiritus veritatis
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