Il Fascismo in Italia (1922-1936) Le fasi del fascismo 1. Fase legalitaria (1922-1924) I Fascisti fanno parte di un governo di coalizione. Termina con le elezioni del 1924 e l’uccisione di Matteotti. 2. Fase del regime (1925-1936) Il governo diviene totalitario. Culmina con la proclamazione dell’Impero. 3. Fase dell’alleanza con la Germania (1936-1943). Mussolini segue Hitler fino alla guerra. Il fascismo “legalitario” • Interni: “normalizzazione” del fascismo; inquadramento delle squadre nella Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (1923). • Economia: orientamento liberista e riduzione delle imposte. • Esteri: buoni rapporti con l’intesa; annessione di Fiume; riconoscimento dell’URSS. • Il filosofo neoidealista Giovanni Gentile (1875-1944) fu Ministro della Pubblica Istruzione nel governo Mussolini e autore della riforma del sistema scolastico. Il rafforzamento politico • Usando il trasformismo, Mussolini cerca di legare a sé gli uomini dei partiti alleati per sfuggire al loro controllo (particolari attenzioni sono rivolte ai cattolici). • Nel 1923 la legge elettorale Acerbo introduce il “premio di maggioranza”. • Mussolini presenta alle elezioni del 1924 un “listone” “contro e fuori dai partiti” per assicurare ai fascisti alleati e consensi. Il delitto Matteotti • Il listone vince le elezioni ma il deputato socialriformista Matteotti denuncia, in un discorso alla Camera, le violenze fasciste che hanno accompagnato la votazione. • Dopo pochi giorni viene rapito e ucciso. (giugno 1924). • L’episodio produce indignazione e suona come un allarme per quanti hanno sottovalutato il fascismo. Il fallimento dell’ “Aventino” • L’opposizione diserta il parlamento (“secessione aventiniana”) per ottenere le dimissioni di Mussolini. Anche gli alleati sono perplessi. • Ma Vittorio Emanuele III non interviene. • Mussolini comprende che nessuno ha la forza per rovesciarlo e, nel gennaio del 1925, sfida gli oppositori. Ebbene, dichiaro qui, al cospetto di questa Assemblea e al cospetto di tutto il popolo italiano, che io assumo, io solo, la responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è avvenuto. (Vivissimi e reiterati applausi. Molte voci: “Tutti con voi! Tutti con voi!”). Se le frasi più o meno storpiate bastano per impiccare un uomo, fuori il palo e fuori la corda! Se il fascismo non è stato che olio di ricino e manganello, e non invece una passione superba della migliore gioventù italiana, a me la colpa! (Applausi). Se il fascismo è stato un’associazione a delinquere, io sono il capo di questa associazione a delinquere! (Vivissimi applausi. Molte voci: “Tutti con voi!”). Se tutte le violenze sono state il risultato di un determinato clima storico, politico e morale, ebbene a me la responsabilità di questo, perché questo clima storico, politico e morale io l’ho creato con una propaganda che va dall’intervento ad oggi. B.Mussolini, Discorso alla Camera del 3 gennaio 1925 Le leggi “fascistissime” • Profittando di alcuni attentati inizia la costruzione del regime: Limitazione libertà di stampa e associazione Rafforzamento della figura del capo del governo (che risponde solo al re) Esautorazione del parlamento Limitazione delle autonomie locali Persecuzione degli oppositori (Tribunale speciale per la difesa dello stato) Politica economica • All’iniziale liberismo segue un maggior intervento statale che si concretizza in grandi “battaglie” propagandistiche: Battaglia della Lira: contro la svalutazione per raggiungere la “quota 90” con la Sterlina Battaglia del grano: per ridurre le importazioni ceralicole Grandi bonifiche (Agro Pontino) e opere pubbliche Campagna demografica Corporativismo • La conflittualità sociale viene progressivamente eliminata facendo dello stato l’arbitro dei rapporti tra capitale e lavoro. • E’ la soluzione corporativa, che appare come una “terza via” tra capitalismo e collettivismo. • I suoi principi sono contenuti nella “Carta del Lavoro” approvata nel 1927. L’istituzione del Regime: struttura corporativa •1925 “Patto Vidoni” la Confindustria riconosce come controparte solo le organizzazioni corporative fasciste •1926, Ministero delle corporazioni; •1927 Carta del lavoro Z struttura corporativa; 1) Stato supremo conciliatore dei conflitti sociali attraverso una magistratura del lavoro 2) lavoro dovere sociale; 3) benessere dei singoli devono subordinarsi a quelli superiori dello stato; 4) Iniziativa privata strumento efficace per la crescita nazionale Il lavoro, sotto tutte le sue forme organizzativi ed esecutive, intellettuali, tecniche, manuali è un dovere sociale. A questo titolo, e solo a questo titolo, è tutelato dallo Stato. Il complesso della produzione è unitario dal punto di vista nazionale; i suoi obiettivi sono unitari e si riassumono nel benessere dei singoli e nello sviluppo della potenza nazionale. […] Nel contratto collettivo di lavoro trova la sua espressione concreta la solidarietà tra i vari fattori della produzione, mediante la conciliazione degli opposti interessi dei datori di lavoro e dei lavoratori, e la loro subordinazione agli interessi superiori della produzione. Dalla Carta del Lavoro Quattro fasi • • • • Prima fase : 1922-1925 - Liberismo Seconda fase: 1926-1929 - “Quota 90” Terza fase: 1929- 1935 - La stato dirigista Quarta fase: 1935-1943 - L’Autarchia La fase liberista • Prima fase liberista della politica economica fascista sotto la guida del ministro De Stefani riduzione delle imposte alle aziende e eliminazione delle imposte sui profitti di guerra, agevolazioni del prestito, facilitazioni fiscali alle fusioni aziendali, agevolazione delle esportazioni. • Piccolo boom dell’economia italiana che può contare sul basso costo del lavoro. Privilegiate le esportazioni, crescita fino al 1926, quindi stagnazione. • 1926 Battaglia del grano e Bonifica integrale per combattere la disoccupazione nelle campagne Autosufficienza nella produzione cerealicola Recupero di vasti terreni paludosi alla coltura (19281933) - Agro pontino e creazione nuove città (Sabaudia, Littoria, Pomezia ecc.) La battaglia del grano La svolta: quota 90 • 1926 svolta nella politica economica: ministro delle Finanze Volpi pone l’obiettivo della rivalutazione della lira (quota 90) rispetto alla sterlina (1927) controllo dei prezzi Misure protezionistiche • Secondo alcuni storici, come De Felice, questa scelta è un evidente esempio di motivazioni politiche e di prestigio che si impongono su considerazioni economiche la politica di deflazione crea difficoltà all’industria, e provoca una riduzione delle esportazioni. Licenziamenti Salari più bassi le conseguenze non sono tutte negative 1) La stabilità della moneta favorisce la rinegoziazione dei debiti di guerra e l’afflusso di nuovi prestiti dall’America contrattati da Volpi. 2) Dà maggior fiducia ai piccoli risparmiatori facilitando il risparmio e la creazione di capitali da rinvestire nell’industria 3) La perdita di competitività all’estero sarà compensata dallo Stato che assumerà un nuovo ruolo di imprenditore e dalla compressione dei salari agevolata dal regime (in concomitanza con la crisi degli anni ‘30 riduzione dei salari, calò nei valori reali del 40%, 50%) I ceti medi e il fascismo • Importanti conseguenze si hanno soprattutto sul piano interno la rivalutazione sconfiggendo l’inflazione va incontro agli interessi della piccola borghesia e ai ceti medi a reddito fisso, piccoli risparmiatori che diventano sempre di più la base di consenso del regime La fase dirigista • La crisi del ‘29 colpì l’economia italiana in una fase di recessione con gravi effetti, comuni agli altri paesi: contrazione del mercato, calo dei prezzi, disoccupazione. • Le risposte del regime si svilupparono su 4 fronti: sviluppo dei lavori pubblici, intervento diretto dello stato a sostegno dei settori in crisi, autarchia, economia di guerra. 1) Rilancio della politica della bonifica integrale ‘31-’34 bonifiche agro pontino, costruzione di villaggi rurali e città nuove: (Sabaudia e Vittoria). 1a) Ristrutturazione urbanistica di diverse città fra cui Roma (progettazione dell’EUR) Autarchia (1935) • Piena e totale autosufficienza sul piano delle risorse e della produzione • Motivazioni: Sanzioni economiche comminate dalla Società delle Nazioni dopo guerra d’Etiopia • Conseguenze: Positive: sollecitò orgoglio patriottico e creò consenso Negative:fu antieconomica: imponeva ai consumatori italiani prodotti nazionali d’alto costo e minore qualità L’economia fascista: l’autarchia • 2) Per fare fronte alla crisi delle grandi Banche Miste (C.I, B.C.; BdR) pericolosamente esposte nella crisi azionaria, il governo creò: nel ‘31 l’IMI con il compito di sostituire le banche miste nel finanziamento delle industrie Nel ’33 l’IRI, che valendosi di capitali statali divenne il maggior azionista delle banche in crisi, rilevandone le partecipazioni industriali e quindi ottenendo il controllo di importanti industrie italiane in settori chiave come quello siderurgico (Ansaldo, Ilva Terni) o estrattivo e cantieristico. • La ristrutturazione favorisce una ripresa economica a partire dal ‘35 guidata dal ruolo dello stato che assumeva la funzione di banchiere e imprenditore. • Nel ‘39 l’Italia era il paese con il maggior numero di industrie statalizzate dopo l’URSS, in un regime di economia però capitalistica. Si assisteva perciò a quella che sarà definita una “privatizzazione dei profitti sostenuta da una socializzazione delle perdite” Commesse di Stato e protezionismo 3) Si accentua il protezionismo cercando di rendere l’Italia autosufficiente. Si intensifica la battaglia del grano con gravi ripercussioni in campo agricolo data la penalizzazione dei settori più dinamici rivolti all’esportazione 4) Dal 1935, con la guerra d’Etiopia poi la guerra di Spagna e il riarmo generalizzato, che porteranno le spese belliche al 40% del bilancio, lo stato supplirà con la sue richieste alla debolezza del mercato interno, sempre asfittico per la compressione dei salari Una valutazione Valutazione contrastante di questa politica: • secondo alcuni questa politica favorisce il capitale e sostiene la crescita, • secondo altri, dopo la prima fase positiva di intervento dello stato, il privilegiare l’economia di guerra sottrae risorse ai consumi, accentua l’isolamento economico del paese, senza riuscire a trarre quei benefici che la stessa politica produsse sull’economia tedesca. Lo stato totalitario • Nel regime fascista esiste un unico “[… ] per il fascista, tutto è nello Stato, e partito che si identifica con lo stato. nulla di umano o spirituale esiste, e tanto • La vitahadell’individuo, subordinata meno valore, fuori dello Stato. In tal all’interesse dellaè nazione, senso il fascismo totalitario,viene e lo Stato organizzata regime invalore, ogni aspetto. fascista, sintesidal e unità di ogni interpreta, sviluppa e potenzia tutta la vita del popolo.” Mussolini La Nazione italiana è un organismo avente fini, vita, mezzi di azione superiori per potenza e durata a quegli degli individui divisi o raggruppati che la compongono. È una unità morale, politica ed economica, che si realizza integralmente nello Stato fascista. Carta del Lavoro La creazione del consenso •Penetrazione del partito nella società e inquadramento successivo. Ruolo delle organizzazione giovanili e associazioni dopolavorsitiche gestite dal regime. (GIL, GUF, OND). • Costruzione di un assistenzialismo autoritario. Organizzazione di mutue e previdenze sociali. • Dal 1935, per sostenere la campagna demografica: assegni famigliari •1927-31 Fascistizzazione dell’insegnamento e della pubblica amministrazione. La mobilitazione delle masse • Il fascismo in questo modo sembra rispondere alle esigenze di partecipazione delle masse alla vita civile, incanalando queste richieste entro strutture organizzative e di controllo diffuse capillarmente nella società. • In quest’ottica ruolo fondamentale hanno anche le grandi manifestazioni pubbliche, le adunate oceaniche mobilitate dal regime in una grande rappresentazione collettiva della nazione in marcia per il raggiungimento dei suoi obiettivi ideali. • Nessuno strumento propagandistico fu trascurato per conquistare il consenso, a cominciare dalle più giovani generazioni Politica estera • Nonostante le “tendenze revisionistiche” del Fascismo, l’aggressività italiana fu inizialmente moderata. • Mussolini godette della stima di Francia, Inghilterra e USA per aver salvato l’Italia dal bolscevismo. • Di prestigio fu anche la conclusione della questione romana con la firma dei Patti Lateranensi (11 febbraio 1929). Il genio romano, impersonato in Mussolini, il più grande legislatore vivente, ha mostrato a molte nazioni come si può resistere all’incalzare del socialismo e ha indicato la strada che un Paese può seguire quando sia coraggiosamente condotto. Col Regime Fascista, Mussolini ha stabilito un centro d’orientamento, dal quale i paesi che sono impegnati nella lotta corpo a corpo con il socialismo, non devono esitare ad essere guidati... W. Churchill Il Concordato Pio XI e Mussolini firmano i Patti Lateranensi che risolvono la frattura fra Chiesa e Stato Italiano religione cattolica diventa religione di stato si introduce l’insegnamento di religione nelle scuola si riconoscono gli effetti civili del matrimonio religioso si riconosce libertà della chiesa nell’amministrazione dei beni ecclesiastici. Si riconosce lo Stato del Vaticano (territorio città del Vaticano). LEGITTIMAZIONE DEL FASCISMO. • Mussolini chiamato da Pio XI “l’uomo della Provvidenza” • Riorganizzazione urbanistica di Roma. Sventramento per aprire la via della Conciliazione verso S.Pietro • I contrasti successivi fra organizzazioni fasciste e cattoliche per il controllo dell’educazione e della formazione della gioventù non riducono il sostegno della Chiesa al Regime che si ripresenterà nel 1935/36 nel corso della Guerra d’Etiopia La politica estera fascista • A partire dalla fine degli anni ‘20 svolta politica in senso revisionista: appoggia lo sviluppo di regimi di destra e fascisti nell’area balcanica, cerca di isolare la Jugoslavia. Buone relazioni con Usa e Inghilterra • Dopo l’avvento di Hitler al potere timore per un rafforzamento tedesco. Trattati bilaterali con Austria e Ungheria (1934) e difesa dell’Austria dopo l'assassinio Dolfuss (1934) • Accordi di Stresa del 1935 contro il riarmo tedesco Con gli accordi di Stresa, Mussolini crede di avere l’appoggio di Inghilterra e Francia nella ripresa dell’azione coloniale contro l’Etiopia La politica coloniale • Negli anni ‘20, seguendo la politica già avviata dai governi liberali, riconquista della Libia grazie a feroci pratiche di antiguerriglia che culminarono in vere e proprie deportazioni di intere popolazioni • A partire dall’inizio degli anni ‘30, in connessione con la crisi internazionale si elaborano progetti imperialisti di espansione coloniale in Etiopia. • Motivazioni del conflitto 1) in parte economiche per trainare, grazie alle commesse statali l’industria 2) ma soprattutto di politica interna La propaganda • Attenta preparazione del conflitto sia dal punto di vista militare che della propaganda, l'intervento è giustificato con la missione civilizzatrice dell’Italia, per i vantaggi economici che porterà al paese, per vendicare la sconfitta di Adua, per riequilibrare l’assetto internazionale sbilanciato a vantaggio delle potenze coloniali tradizionali • L’Italia ha i mezzi per vincere: il 9 maggio 1936 si celebra “il ritorno dell’Impero sui fatali colli di Roma”. Le conseguenze della guerra d’Etopia, • Dopo lo scoppio della guerra la Società delle Nazioni, guidata da Francia e Inghilterra promuove l’applicazione di sanzioni contro l’Italia. • Le sanzioni, inefficaci perché troppo limitate, favoriscono invece la coesione della nazione attorno al regime. Nei mesi della guerra il fascismo raggiunge il maggior consenso nella popolazione • Dopo l’occupazione di Addis Abeba, si assiste all’introduzione di leggi di separazione razziale in Abissinia e ad una feroce repressione della guerriglia interna Conseguenze • All’interno, la guerra consolida il consenso attorno al regime: le sanzioni rafforzano il nazionalismo italiano. • L’embargo spinge la politica economica sulla via dell’autarchia. • L’Italia, isolata sul piano internazionale, è attratta nell’orbita della Germania (anche per l’affinità ideologica). • Sul piano internazionale la frattura con la Francia e l’Inghilterra favorirà un avvicinamento di Germania e Italia • 1936 - Asse Roma-Berlino. Consistenti aiuti italiani ai nazionalisti nella guerra di Spagna • 1937 L’Italia entra nel patto Anticomintern con Germania e Giappone e esce dalla Società delle Nazioni • 1938 le leggi razziali • 1939 - Patto d’Acciaio con la Germania La politica razziale 49 Testata del Corriere della Sera dell'11 novembre 1938 50 Le leggi razziali • Le leggi razziali fasciste sono un insieme di provvedimenti legislativi e amministrativi (leggi, ordinanze, circolari, ecc.) che vennero varati in Italia fra il 1938 e il primo quinquennio degli anni quaranta, inizialmente dal regime fascista e poi dalla Repubblica Sociale Italiana, rivolti prevalentemente – ma non solo – contro le persone di religione ebraica. • Furono lette per la prima volta il 18 settembre 1938 a Trieste da Benito Mussolini dal balcone del Municipio in occasione della sua visita alla città (.DISCORSO DI MUSSOLINI A TRIESTE-1938 - YouTube) 51 « È tempo che gli Italiani si proclamino francamente razzisti. Tutta l'opera che finora ha fatto il Regime in Italia è in fondo del razzismo. Frequentissimo è stato sempre nei discorsi del Capo il richiamo ai concetti di razza. La questione del razzismo in Italia deve essere trattata da un punto di vista puramente biologico, senza intenzioni filosofiche o religiose. La concezione del razzismo in Italia deve essere essenzialmente italiana e l'indirizzo arianonordico. » (La difesa della razza, anno I, numero 1, 5 agosto 1938, p. 2) 52 Premesse teoriche • Il fondamento e la premessa teorica alla leggi razziali furono alcune considerazioni che miravano a stabilire l'esistenza della razza italiana e la sua appartenenza al gruppo delle così dette razze ariane. A tali considerazioni si cercò di dare un fondamento scientifico, benché quest'ultimo sia poi risultato inconsistente. • Dopo l'entrata in vigore nel 1937 del Regio decreto legge n. 880 – che vietava il madamismo (l'acquisto di una concubina) e il matrimonio degli italiani coi «sudditi delle colonie africane» – altre leggi di spiccata indole razzista vennero promulgate dal parlamento 53 italiano. Presupposti teorici Un documento fondamentale, che ebbe un ruolo non indifferente nella promulgazione delle cosiddette leggi razziali è il Manifesto degli scienziati razzisti (noto anche come Manifesto della Razza), pubblicato una prima volta in forma anonima sul Giornale d'Italia il 15 luglio 1938 con il titolo Il Fascismo e i problemi della razza, e poi ripubblicato sul numero uno della rivista La difesa della razza il 5 agosto 1938 firmato da 10 scienziati. 54 55 • LE RAZZE UMANE ESISTONO. La esistenza delle razze umane non è già una astrazione del nostro spirito, ma corrisponde a una realtà fenomenica, materiale, percepibile con i nostri sensi. Questa realtà è rappresentata da masse, quasi sempre imponenti di milioni di uomini simili per caratteri fisici e psicologici che furono ereditati e che continuano a ereditarsi. Dire che esistono le razze umane non vuol dire a priori che esistono razze umane superiori o inferiori, ma soltanto che esistono razze umane differenti. • ESISTONO GRANDI RAZZE E PICCOLE RAZZE. Non bisogna soltanto ammettere che esistano i gruppi sistematici maggiori, che comunemente sono chiamati razze e che sono individualizzati solo da alcuni caratteri, ma bisogna anche ammettere che esistano gruppi sistematici minori (come per es. i nordici, i mediterranei, i dinarici, ecc.) individualizzati da un maggior numero di caratteri comuni. Questi gruppi costituiscono dal punto di vista biologico le vere razze, la esistenza delle quali è una verità evidente. 56 • • • IL CONCETTO DI RAZZA È CONCETTO PURAMENTE BIOLOGICO. Esso quindi è basato su altre considerazioni che non i concetti di popolo e di nazione, fondati essenzialmente su considerazioni storiche, linguistiche, religiose. Però alla base delle differenze di popolo e di nazione stanno delle differenze di razza. Se gli Italiani sono differenti dai Francesi, dai Tedeschi, dai Turchi, dai Greci, ecc., non è solo perché essi hanno una lingua diversa e una storia diversa, ma perché la costituzione razziale di questi popoli è diversa. Sono state proporzioni diverse di razze differenti, che da tempo molto antico costituiscono i diversi popoli, sia che una razza abbia il dominio assoluto sulle altre, sia che tutte risultino fuse armonicamente, sia, infine, che persistano ancora inassimilate una alle altre le diverse razze. LA POPOLAZIONE DELL'ITALIA ATTUALE È NELLA MAGGIORANZA DI ORIGINE ARIANA E LA SUA CIVILTÀ ARIANA. Questa popolazione a civiltà ariana abita da diversi millenni la nostra penisola; ben poco è rimasto della civiltà delle genti preariane. L'origine degli Italiani attuali parte essenzialmente da elementi di quelle stesse razze che costituiscono e costituirono il tessuto perennemente vivo dell'Europa. È UNA LEGGENDA L'APPORTO DI MASSE INGENTI DI UOMINI IN TEMPI STORICI. Dopo l'invasione dei Longobardi non ci sono stati in Italia altri notevoli movimenti di popoli capaci di influenzare la fisionomia razziale della nazione. Da ciò deriva che, mentre per altre nazioni europee la composizione razziale è variata notevolmente in tempi anche moderni, per l'Italia, nelle sue grandi linee, la composizione razziale di oggi è la stessa di quella che era mille anni fa: i quarantaquattro milioni d'Italiani di oggi rimontano quindi nella assoluta maggioranza 57 a famiglie che abitano l'Italia da almeno un millennio. • • • ESISTE ORMAI UNA PURA "RAZZA ITALIANA". Questo enunciato non è basato sulla confusione del concetto biologico di razza con il concetto storico–linguistico di popolo e di nazione ma sulla purissima parentela di sangue che unisce gli Italiani di oggi alle generazioni che da millenni popolano l'Italia. Questa antica purezza di sangue è il più grande titolo di nobiltà della Nazione italiana. È TEMPO CHE GLI ITALIANI SI PROCLAMINO FRANCAMENTE RAZZISTI. Tutta l'opera che finora ha fatto il Regime in Italia è in fondo del razzismo. Frequentissimo è stato sempre nei discorsi del Capo il richiamo ai concetti di razza. La questione del razzismo in Italia deve essere trattata da un punto di vista puramente biologico, senza intenzioni filosofiche o religiose. La concezione del razzismo in Italia deve essere essenzialmente italiana e l'indirizzo ariano–nordico. Questo non vuole dire però introdurre in Italia le teorie del razzismo tedesco come sono o affermare che gli Italiani e gli Scandinavi sono la stessa cosa. Ma vuole soltanto additare agli Italiani un modello fisico e soprattutto psicologico di razza umana che per i suoi caratteri puramente europei si stacca completamente da tutte le razze extra–europee, questo vuol dire elevare l'italiano a un ideale di superiore coscienza di sé stesso e di maggiore responsabilità. È NECESSARIO FARE UNA NETTA DISTINZIONE FRA I MEDITERRANEI D'EUROPA (OCCIDENTALI) DA UNA PARTE E GLI ORIENTALI E GLI AFRICANI DALL'ALTRA. Sono perciò da considerarsi pericolose le teorie che sostengono l'origine africana di alcuni popoli europei e comprendono in una comune razza mediterranea anche le popolazioni semitiche e camitiche stabilendo relazioni e simpatie ideologiche assolutamente inammissibili. 58 • GLI EBREI NON APPARTENGONO ALLA RAZZA ITALIANA. Dei semiti che nel corso dei secoli sono approdati sul sacro suolo della nostra Patria nulla in generale è rimasto. Anche l'occupazione araba della Sicilia nulla ha lasciato all'infuori del ricordo di qualche nome; e del resto il processo di assimilazione fu sempre rapidissimo in Italia. Gli ebrei rappresentano l'unica popolazione che non si è mai assimilata in Italia perché essa è costituita da elementi razziali non europei, diversi in modo assoluto dagli elementi che hanno dato origine agli Italiani. • I CARATTERI FISICI E PSICOLOGICI PURAMENTE EUROPEI DEGLI ITALIANI NON DEVONO ESSERE ALTERATI IN NESSUN MODO. L'unione è ammissibile solo nell'ambito delle razze europee, nel quale caso non si deve parlare di vero e proprio ibridismo, dato che queste razze appartengono a un ceppo comune e differiscono solo per alcuni caratteri, mentre sono uguali per moltissimi altri. Il carattere puramente europeo degli Italiani viene alterato dall'incrocio con qualsiasi razza 59 extra–europea e portatrice di una civiltà diversa dalla millenaria civiltà degli ariani. » • • Fra i, settembre e il novembre del 1938 vennero emanati una serie di decreti legge che culminarono La legislazione antisemita comprendeva: • il divieto di matrimonio tra italiani ed ebrei, il divieto per gli ebrei di avere alle proprie dipendenze domestici di razza ariana, il divieto per tutte le pubbliche amministrazioni e per le società private di carattere pubblicistico – come banche e assicurazioni – di avere alle proprie dipendenze ebrei, il divieto di trasferirsi in Italia a ebrei stranieri, la revoca della cittadinanza italiana concessa a ebrei stranieri in data posteriore al 1919 il divieto di svolgere la professione di notaio e di giornalista e forti limitazioni per tutte le cosiddette professioni intellettuali il divieto di iscrizione dei ragazzi ebrei – che non fossero convertiti al cattolicesimo e che non vivessero in zone in cui i ragazzi ebrei erano troppo pochi per istituire scuole ebraiche – nelle scuole pubbliche il divieto per le scuole medie di assumere come libri di testo opere alla cui redazione avesse partecipato in qualche modo un ebreo. Fu inoltre disposta la creazione di scuole – a cura delle comunità ebraiche – specifiche per ragazzi ebrei. Gli insegnanti ebrei avrebbero potuto lavorare solo 60 in quelle scuole. 61