CAPITOLO SECONDO PRINCIPIO DI CARNOT Generalità Sadi Carnot espresse la sua teoria nella tesi di laurea ed in un breve opuscolo pubblicato nel 1824 dal titolo: “Réflections sur la puissance motrice du feu et sur les machines propres a développer cette puissance - A Paris chez Bachelier, Libraire”. La morte prematura fece sì che questo documento rimanesse per anni sconosciuto e le basi della termodinamica fossero date da altri ricercatori più orientati verso una visione fisica del calore. Per un ingegnere che utilizza il calore ai fini della produzione di energia sotto altre forme, l’impostazione fornita da Sadi Carnot presenta tuttoggi i requisiti di chiarezza e di modernità da renderla preferibile alla impostazione attualmente adottata, sia per la formazione scolastica che, di conseguenza, per la comprensione e la ricerca della ottimazione dei processi di conversione indicati. Come sottolineato da B. Jannamorelli (La potenza motrice del fuoco – ENEA – 1988 – Introduzione) “E’ ben noto che uno dei problemi più delicati riguardanti le trasformazioni e l’utilizzazione dell’energia è il passaggio attraverso la forma di energia termica e Sadi Carnot fu il primo ad affrontare questo problema ricorrendo a concetti molto più semplici di quelli usati nella termodinamica moderna.” E’ evidente che 150 anni fa alcuni concetti relativi al calore ed alle proprietà dei fluidi fossero meno precisi di quelli attuali, ma il fondamento della teoria del calore risulta espresso in modo nettamente più chiaro di quanto oggi viene fatto nell’impostazione classica della termodinamica. Si riprende la traduzione italiana riportata nello stesso testo Cap. 2 Pagina 1 di 9 citato, compresa la utilissima suddivisione per argomenti e l’introduzione di molto esplicativi titoli (riportati in grassetto). La traduzione, molto letterale, utilizza vocaboli, che nel tempo hanno subìto modifiche di significato o sono scomparse dal lessico termico; in particolare si sottolinea il vocabolo “potenza termica” che presenta il significato di “energia termica” ed il vocabolo ”calorico” cui si può attribuire il significato di “calore”, con quella sfumatura di incertezza sulla sua costanza nella trasformazione che lo stesso Carnot sottolinea, ovvero, più precisamente secondo alcuni Autori, di “entropia”. Dall’estratto che segue, appare evidente come il principio, sul quale Carnot fonda le sue riflessioni, sia molto più semplice e generale rispetto all’applicazione costituita dal ciclo che porta il suo nome; tale ciclo costituisce un esempio applicativo nel caso di sorgente di calore a temperatura costante. Altra evidenza è rappresentata dalla considerazione che l’analogia idraulica viene indicata come un modo per fissare le idee, senza peraltro considerare la corrispondenza perfetta: non è dall’analogia che vengono derivati i concetti di base alla teoria. Con tali precisazioni i punti salienti delle considerazioni sperimentali di Carnot sono i seguenti: CONDIZIONE NECESSARIA PER PRODURRE POTENZA MOTRICE DAL CALORE E’ IL RISTABILIMENTO DI EQUILIBRIO NEL CALORICO “La produzione di movimento nelle macchine a vapore è sempre accompagnata da una circostanza sulla quale dobbiamo fissare l’attenzione. Questa circostanza è il ristabilimento dell’equilibrio del calorico, cioé il suo passaggio da un corpo a temperatura più o meno elevata ad un altro a temperatura più bassa.” “Dunque, nelle macchine a vapore, la produzione di potenza motrice è dovuta non ad un consumo reale di calorico, ma al suo trasporto da un corpo caldo ad un corpo freddo.” “Dovunque esiste una differenza di temperatura, dovunque è possibile ristabilire l’equilibrio del calorico, lì si può produrre potenza motrice.” “Tutti i corpi in natura possono essere utilizzati per tale scopo, tutti sono suscettibili di cambiamenti di volume, di contrazioni e successive dilatazioni facendo alternare il caldo ed il freddo.” “...il calore può essere causa di movimento solo in virtù del cambiamento di volume o di forma che fa subire ai corpi.” Cap. 2 Pagina 2 di 9 PRIMA APPROSSIMAZIONE DEL CICLO DI CARNOT ESEGUITO CON VAPORE E DIVISO IN TRE FASI “..dovunque vi sia una differenza di temperatura si può produrre potenza motrice.” PRIMO ENUNCIATO DEL TEOREMA DI CARNOT “Il massimo di potenza motrice risultante dall’impiego del vapore è anche il massimo di potenza motrice realizzabile con qualsiasi mezzo.” “Dal momento che ogni ristabilimento di equilibrio del calorico può essere causa della produzione di potenza motrice, ogni ristabilimento di equilibrio che sarà effettuato senza produzione di questa potenza dovrà essere considerato come una effettiva perdita: ora, anche con una breve riflessione ci si accorge che ogni cambiamento di temperatura non dovuto ad un cambiamento di volume dei corpi è un inutile ristabilimento di equilibrio nel calorico. La condizione necessaria per il massimo è allora che nei corpi impiegati per realizzare la potenza motrice del calore non avvenga nessun cambiamento di temperatura che non sia dovuto ad una variazione di volume. Reciprocamente, ogni volta che questa condizione è verificata il massimo sarà raggiunto. Questo principio non deve mai essere perso di vista nella costruzione delle macchine termiche; ne è la base fondamentale. Se non può essere soddisfatto completamente, almeno ci si dovrà allontanare da esso il meno possibile.” Analogia fra macchine termiche ed idrauliche “In conseguenza dei concetti fino ad ora stabiliti si può paragonare molto bene la potenza motrice del calore a quella di una cascata d’acqua; entrambe hanno un massimo che non si può superare, qualunque sia, da una parte, la macchina impiegata per sfruttare l’azione dell’acqua e qualunque sia, dall’altra, la sostanza impiegata per sfruttare l’azione del calore. La potenza motrice di una cascata d’acqua dipende dalla sua altezza e dalla quantità di liquido; la potenza motrice del calore dipende anche essa dalla quantità di calorico impiegata e da ciò che si potrebbe chiamare, da ciò che in effetti chiameremo, l’altezza della sua caduta, cioè dalla differenza di temperatura dei corpi tra i quali si compie lo scambio del calorico.” “Nella caduta d’acqua, la potenza motrice è rigorosamente proporzionale alla differenza di livello tra il serbatoio Cap. 2 Pagina 3 di 9 superiore ed il serbatoio inferiore. Nella caduta del calorico la potenza motrice aumenta indubbiamente con la differenza di temperatura tra il corpo caldo e quello freddo; ma non sappiamo se essa è proporzionale a tale differenza. Ignoriamo, per esempio, se la caduta di calorico tra 100°C e 50°C fornisce più o meno potenza motrice della caduta del medesimo calorico da 50°C a 0°C. E’ questo un problema che ci proponiamo di esaminare più avanti.” Ciclo completo di Carnot, eseguito con aria e formato da quattro fasi “....immaginiamo un fluido elastico, l’aria atmosferica per esempio, chiusa in un contenitore cilindrico....Rappresentiamoci ora la serie di operazioni che verranno descritte: “1. Stato iniziale del fluido “2. Espansione isoterma alla temperatura del corpo A. “3. Espansione adiabatica fino alla temperatura del corpo B. “4. Compressione isoterma alla temperatura del corpo B. “5. Compressione adiabatica fino alla temperatura del corpo A. “ 6. Espansione isoterma alla temperatura del corpo A. “7. Si ripete quanto descritto al numero (3) e così successivamente i numeri (4), (5), (6), (3), (4), (5), e così via. “L’aria quindi ci è servita come macchina termica; anzi l’abbiamo impiegata nel modo più vantaggioso possibile, perchè non è stato effettuato alcun ristabilimento di equilibrio nel calorico che fosse inutile.” “Tutte le suddette operazioni possono essere nel senso e nell’ordine inverso......il risultato delle operazioni inverse è il consumo della potenza motrice, che era stata prodotta prima, ed il ritorno del calorico dal corpo B al corpo A; cosicché queste due serie di operazioni si annullano, in un certo modo l’una neutralizza l’altra”. Cap. 2 Pagina 4 di 9 Teorema di Carnot “La potenza motrice del calore è indipendente dagli agenti impiegati per realizzarla; la sua quantità è fissata unicamente dalle temperature dei corpi fra i quali si effettua in definitiva il trasporto di calorico.” “Qui si sottintende che ogni metodo per sviluppare la potenza motrice raggiunge la perfezione di cui è capace. Questa condizione è soddisfatta se, come abbiamo sottolineato in precedenza, non si hanno variazioni di temperatura nel corpo ad eccezione di quelle dovute a cambiamenti di volume, oppure, ciò che è lo stesso ma detto in altre parole, se non c’è mai contatto tra corpi a temperature sensibilmente differenti.” Potenza motrice del calore e temperatura “La caduta di calorico produce più potenza motrice a temperature basse che a temperature alte. “Così una data quantità di calore svilupperà più potenza motrice passando da un corpo mantenuto a 1°C ad un altro mantenuto a 0°C che se questi corpi fossero a 101°C e 100°C.” “Non siamo in grado di determinare esattamente, con i dati sperimentali in nostro possesso, la legge secondo cui varia la potenza motrice del calore nei diversi punti della scala termometrica. Questa legge è intimamente connessa con quella delle variazioni del calore specifico dei gas a differenti temperature – una legge che gli esperimenti non ci hanno ancora fatto conoscere con sufficiente esattezza.” Cap. 2 Pagina 5 di 9 Perplessità di Carnot sulla validità della teoria del calorico “La legge fondamentale che ci proponevamo di confermare ci sembra, tuttavia, esigere nuove verifiche per essere messa fuor di dubbio. Essa è basata sulla teoria del calore come oggi è concepita, e bisogna dire che questo fondamento non ci pare di una solidità incontestabile.” Confronto fra l'impiego di sostanze allo stato solido e liquido e l'impiego di sostanze allo stato aeriforme per la produzione di potenza motrice dal calore “Abbiamo mostrato che la condizione per l’impiego più efficace del calore nella produzione di movimento è che tutte le variazioni di temperatura che avvengono nei corpi siano dovute a cambiamenti di volume. Tanto più si soddisfa questa condizione, tanto meglio il calore sarà utilizzato.” “La condizione per il più efficace impiego del calore per lo sviluppo di potenza motrice impone precisamente che tutte le variazioni di temperatura siano dovute a cambiamenti di volume.” “I fluidi elastici, gas o vapori, sono i mezzi veramente adatti a sviluppare la potenza motrice del calore. In essi si combinano tutte le condizioni necessarie per assolvere a questa funzione”. “Sono facilmente comprimibili, possono essere espansi quasi infinitamente; variazioni di volume causano in essi grossi cambiamenti di temperatura; e, infine, sono movibili, facili da trasportare da un posto all’altro, facili da riscaldare e raffreddare, il che li rende capaci di produrre rapidamente gli effetti desiderati.” Cap. 2 Pagina 6 di 9 Condizioni da soddisfare per la realizzazione delle macchine termiche “Si possono facilmente ideare moltissime macchine adatte a sviluppare la potenza motrice del calore usando fluidi elastici; ma da qualsiasi lato si guarda il problema, non si possono perdere di vista i seguenti principi: 1. La temperatura del fluido deve essere portata al valore più alto possibile, per ottenere una notevole caduta del calorico, e di conseguenza una buona produzione di potenza motrice. 2. Per la stessa ragione bisogna raffreddare il fluido fino ai limiti del possibile. 3. Si deve predisporre tutto in modo che il passaggio del fluido dalla temperatura più alta a quella più bassa sia dovuto ad incrementi di volume; cioè, in modo che il raffreddamento del gas avvenga spontaneamente per effetto della rarefazione”. “I limiti della temperatura che è possibile far raggiungere al gas nella fase di riscaldamento sono semplicemente i limiti della temperatura ottenibile per combustione: sono molto alti”. “I limiti del raffreddamento si trovano nella temperatura del corpo più freddo che si possa facilmente e liberamente usare; tale corpo è di solito l’acqua del posto”. Vantaggi delle macchine termiche ad alta pressione “E’ facile scorgere i vantaggi posseduti dalle macchine ad alta pressione sulle macchine a pressione più bassa. Questa superiorità risiede essenzialmente nella facoltà di utilizzare una maggiore caduta di calorico.” Cap. 2 Pagina 7 di 9 Considerazioni conclusive Dagli stralci riportati si nota chiaramente l’insistenza con la quale Carnot sottolinea che la potenza motrice è determinata dalla “caduta di calorico” più che dal consumo dello stesso (gli mancano elementi precisi su come la quantità di questo calorico si modifichi nell’operazione di produzione di potenza motrice); è comunque segno di grande modestia la considerazione che questa sua impostazione dipende dalle conoscenze a suo tempo acquisite sul calore e che comunque richiedono ulteriori approfondimenti. E’ tendenza comune indicare che la scoperta di Carnot sia da attribuire a quanto precedentemente indicato come TEOREMA DI CARNOT ed alla conseguente applicazione indicata come CICLO DI CARNOT. Ad un esame più attento, anche in relazione al fatto che il ciclo di Carnot, costituito da due isoterme e da due adiabatiche, è di difficile realizzazione, tanto che non lo si trova mai realizzato praticamente, si riscontra che l’intuizione del Carnot è molto più generale ed è espressa nella frase: “Qui si sottintende che ogni metodo per sviluppare la potenza motrice raggiunge la perfezione di cui è capace. Questa condizione è soddisfatta se, come abbiamo sottolineato in precedenza, non si hanno variazioni di temperatura nel corpo ad eccezione di quelle dovute a cambiamenti di volume, oppure, ciò che è lo stesso ma detto in altre parole, se non c’è mai contatto tra corpi a temperature sensibilmente differenti.” In questa frase è evidente che il ciclo proposto di due isoterme e due adiabatiche rappresenta solo una esemplificazione di operazioni per l’ottenimento della massima produzione di potenza motrice, nel caso di due corpi A e B rispettivamente a temperature costanti; il restringere la portata della scoperta di Carnot al solo ciclo che viene caratterizzato con il suo nome, costituisce un netto declassamento del valore e della portata del principio fisico che gestisce tutte le trasformazioni energetiche che coinvolgono il calore. La frase di cui sopra invece indica l’idea chiave nella sua forma più generale e più chiara, l’idea che deve indirizzare nello studio e nell’esame generale e puntuale di tutti gli impianti, in particolare quelli nei quali la sorgente non è a temperatura fissa (prodotti della combustione che si raffreddano durante la cessione del calore, fluidi che si scaldano con gradualità ecc.). Cap. 2 Pagina 8 di 9 Tale idea permette di comprendere in forma semplice anche i processi più complessi di ricupero del calore e di rigenerazione termica, permettendo non solo di focalizzare le zone di perdita di potenza motrice, ma di calcolarne altresì l’entità. La chiara formulazione che “ogni metodo per sviluppare la potenza motrice“ massima ”di cui è capace” richiede siano soddisfatte le condizioni che non esistano “variazioni di temperatura ad eccezione di quelle dovute a cambiamento di volume” e ”non c’è mai contatto fra corpi a temperature sensibilmente differenti” rappresenta un elemento di validità e di importanza nettamente superiori a tutti gli altri concetti esemplificativi introdotti per fornire la comprensione del concetto più generale esposto. La maggiore importanza di questo concetto è insita nel fatto che esso può essere applicato non solo ad un intero ciclo, ma ad ogni sua fase o ad ogni sua parte; inoltre tale principio coinvolge l’esterno del sistema che fornisce il calorico, come ad esempio la produzione del calorico tramite combustione chimica o reazione nucleare. Da ultimo la continua sottolineatura che la produzione di potenza motrice è indipendente dal tipo di sostanza che si utilizza come intermediaria, rende l’impostazione di Carnot una vera termodinamica del calore, che può essere sviluppata al di sopra e senza riferimento ad uno specifico fluido, le cui proprietà possono derivare da altre discipline, con nomi da inventare, che trattino le proprità termofisiche delle sostanze. Anche la trasmissione del calore, che costituisce uno dei Capitoli particolarmente approfondito nelle nostre Discipline, viene chiaramente indirizzata dalla precisazione che le perdite sono localizzate nello scambio fra corpi a temperature sensibilmente differenti e che “se questo principio non può essere soddisfatto completamente, almeno ci si dovrà allontanare da esso il meno possibile”. Cap. 2 Pagina 9 di 9