L'ESEMPIO DI HANUMÅN NELLA NOVELLISTICA INDIANA MARIA LUISA GNOATO Uno dei personaggi indubbiamente Hanumån, del Råmåya~a è divinità popolare, protagonista di più famosi molteplici miti e tuttora amato nei villaggi come divinità autonoma, soggetto di mistica devozione in quanto espressione della stessa forza della vita. Ritratti di Hanumån si trovano nelle case e nei luoghi di lavoro, sono a lui dedicati molteplici luoghi sacri, statue di lui si trovano in numerosi santuari e templi 1; e se talvolta egli è rappresentato come un'esile scimmia, che giace ai piedi di Råma e S⁄tå circondandoli con la sua coda, più spesso Råma si può trovare in rappresentazioni di cui Hanumån è la figura principale. Celebre è la raffigurazione di lui che dischiude il proprio torace mostrando nel suo cuore l'immagine di Råma e S⁄tå2. L.T. Wolcott, “Hanumån: The Power-Dispensing Monkey in North India Folk Religion”,in Journal of Asian Studies, New York, 37:4 (1978), pp., 653; 656 e seg. 2 C. Sivaramamurti, L'arte in India, Cernusco sul Naviglio (Milano), Garzanti, 1993, p. 115; 177; 198; 431 (fig.628); 562, e passim (titolo originale L'art en Inde, 1974); K.C. –S. Aryan, Hanumån in art and mythology, Delhi, Rekha Prakashan, (s.d.), Tav. 31. 1 Studi Linguistici e Filologici Online 5.2 Atti del XII Convegno A.I.S.S. Parma, settembre 2004 Hanumån è un autorevole protettore. All'inizio di ogni giorno, e di ogni impresa, sono ripetuti versi dedicati a lui. Piccoli opuscoli, chiamati Hanumån Cål⁄så, “Quaranta versi intorno a Hanumån”, tratti dal Råmåya~a, sono usati come libri di preghiera e talismani3. Si narrano storie intorno alla sua straordinaria forza e si ripetono versi che lodano il suo nome al fine di acquisire parte della sua energia, che può allontanare gli spettri, gli spiriti dei trapassati e tutti gli esseri maligni. Hanumån è infatti un guardiano contro le influenze demoniache e la sua forza rassicura le creature nei riguardi dell'ignoto. Rivolgere il pensiero a Hanumån distoglie e salva dal male. In alcune località egli è adorato dalle donne per guarire dalla sterilità, ma la sua inuguagliabile forza è più spesso venerata dagli uomini che indossano la sua immagine intorno al collo come medaglione protettivo4. .Hanumån compare anche in santuari dedicati a Çiva, di cui, secondo alcuni miti puranici, sarebbe il figlio. La crescente popolarità del Råmåya~a ha indotto i devoti Çaiva a rappresentare Hanumån come l'incarnazione della loro i‚†adevatå.. Hanumån fu considerato come un avatåra di Rudra e nello 3 L.T. Wolcott, op.cit., p. 656. 4 L.T. Wolcott, op. cit. pp. 656-659. 2 Studi Linguistici e Filologici Online 5.2 Atti del XII Convegno A.I.S.S. Parma, settembre 2004 Skanda Purå~a lo stesso Çiva afferma che i nomi di Hanumån contribuiscono al benessere del mondo5. La popolarità di Hanumån come personificazione dell'energia soprannaturale induce a congetturare che la venerazione di una divinità dall'aspetto di scimmia sia esistita nell'India prearia, o che un eroe locale di grande forza sia stato assorbito nell'immagine di Hanumån6. Riferimenti a un personaggio dall'aspetto di scimmia esistono già nell'inno rigvedico X.86, scurrile dialogo che ha come protagonisti V®i‚åkapi, uno scimmione o un ‘uomo scimmia’, Indra e le spose 5 L.T. Wolcott, op. cit., pp. 660-661; Rev. C. Bulke, “The characterization of Hanumån”, JOIB 9:4 (1959-60) pp. 399 e 401; W. Doniger, Çiva. L'asceta erotico, Milano, Adelphi, 1997, pp. 297298 (trad. it. dell'opera Çiva The erotic Ascetic , 1973); C. Ludvik, Hanumån in the Råmåya~a of Vålm⁄ki and the Råmåcaritamånasa of Tulas⁄ Dåsa , Delhi, Motilal Banarsidass Publishers, 1994, p. 11 e 13. 6 L.T. Wolcott, op. cit., p. 659; Rev. C. Bulke, op. cit., p. 402 attribuisce la straordinaria popolarità di Hanumån alla sua connessione con il culto preario degli Yak‚a, spiriti della vegetazione con i quali condivide doni e forme di adorazione, come ricorda anche C. Ludvik, op. cit., p. 3-4; 13 e passim. 3 Studi Linguistici e Filologici Online 5.2 Atti del XII Convegno A.I.S.S. Parma, settembre 2004 dei due7. Contro V®i‚åkapi si scaglia Indrå~⁄, moglie di Indra, che però, malgrado le accuse della moglie, esprime amicizia e sincera simpatia per lui, grazie al quale Indra riceve le modeste offerte di cui oramai deve accontentarsi. L' inno sembra rappresentare il tramonto di Indra. Il dio infatti non è più in grado di farsi offrire sacrifici dagli uomini, se non alle condizioni imposte da V®i‚åkapi. Lo studioso Pargiter ha notato la stretta connessione tra l'inno rigvedico X.86 e alcuni capitoli del Brahma Purå~a in cui si narra che Mahåçani, figlio di Hira~ya, primogenito dei Daitya, assoggettò Indra, il quale potè riabilitare se stesso solo grazie all'aiuto di Çiva e Vi‚~u, da lui invocati sulla riva della Godavar⁄. Grazie all'adorazione di queste divinità, dall'acqua fu generato un uomo, che aveva la natura di Çiva e Vi‚~u e che uccise Mahåçani. Quest'essere prodigioso, lodato da Indra come l'amico più caro, si chiamava Abjaka V®i‚åkapi, come il luogo in cui l'episodio avvenne8. 7 R. Ambrosini, Dal X libro del ¸g-Veda , Pisa, Giardini, 1981, pp. 83-89. Si tratta del t⁄rtha alla confluenza tra i fiumi Godavar⁄ e Phenå : F.E. Pargiter, “Suggestions regarding RigVeda X,86”, in JRAS (1911) pp. 803-805. 8 4 Studi Linguistici e Filologici Online 5.2 Atti del XII Convegno A.I.S.S. Parma, settembre 2004 Un secondo racconto del Brahma Purå~a sembra stabilire una connessione tra i nomi Hanumån e V®i‚åkapi. Le due Apsaras, spose di Keƒarin, Añjanå e Adrikå, le quali, a causa della maledizione di un asceta, hanno rispettivamente la testa di una scimmia e la testa di un gatto, concepiscono dagli dei, Våyu e Nir®iti, i figli Han¨mat e Adri. Le due madri, indotte dai figli a bagnarsi nello stesso sacro t⁄rtha, furono liberate dalla maledizione. Il luogo in cui Han¨mat condusse Adrikå è detto Mårjåra, Han¨mata e V®i‚åkapa9. Secondo altri studiosi questo racconto non consente di ipotizzare alcuna connessione tra i due personaggi: l'episodio non presenta alcun riferimento a V®i‚åkapi, inoltre gli epiteti del t⁄rtha non possono essere considerati sinonimi di una stessa località, ma luoghi sacri distinti tra loro10. Secondo gli studi di Pargiter, V®i‚åkapi potrebbe essere lo stesso Hanumån, essendo possibile considerare il nome V®i‚åkapi, come la traduzione sanscrita di due parole dravidiche, ovvero å~-mandi , termine che potrebbe essere stato sanscritizzato 9 F.E. Pargiter, op. cit., pp. 807-808. 10 10. C. Ludvik, op. cit. pag. 5. 5 Studi Linguistici e Filologici Online 5.2 Atti del XII Convegno A.I.S.S. Parma, settembre 2004 come Hanumån11. L'equivalenza linguistica tra V®i‚åkapi, å~- mandi e Hanumån è stata aspramente contestata dagli studiosi12, ma condivisa è la fede nell'esistenza di un'antico culto locale della scimmia nell'India meridionale. I due racconti del Brahma Purå~a nacquero probabilmente nel Deccan, dove i dravidi veneravano divinità abolite dalla religione ariana, ma sopravvissute grazie alla loro successiva integrazione nell'Induismo. V®i‚åkapi rappresenta probabilmente un antico dio dravidico delle scimmie, divinità ritenuta più importante di Indra e incorporata perciò nel ¸igVeda quando la religione aria si andava affermando nel Sud dell'India, ma non era ancora pienamente accolta con devozione profonda13. 11 F.E. Pargiter, “V®‚åkapi and Hanumån”, in JRAS (1913), pp. 396-400: secondo Pargiter il nome V®‚åkapi deriva dall'unione dei vocaboli v®‚a - ‘maschio’, che corrisponde alla parola å~ - attestata nelle lingue Canarese, Tamil, Malayalam e kapi- ‘scimmia’, equivalente al vocabolo dravidico mandi12 U. P. Shah, “V®‚åkapi in ¸gVeda” , JOIB 8:1 (1958), p. 44-46 e C. Ludvik, op. cit.,p. 5-6. 13 F.E. Pargiter, “Suggestions...”, cit., pp. 808-809 e “V®‚åkapi...”, cit., 400; L.T. Wolcott,op. cit., p. 659. 6 Studi Linguistici e Filologici Online 5.2 Atti del XII Convegno A.I.S.S. Parma, settembre 2004 Le gesta di Hanumån sono narrate con grande profusione di particolari nel Råmåya~a, dove egli è presentato come figlio di Våyu, dio del Vento, e di Añjanå, sposa di Keçari, capo delle scimmie14. La sua stessa nascita in realtà è oggetto di discussione. Secondo alcuni studiosi i passi dedicati ad Añjanå e a Keçari, come l'epiteto Añjan⁄suta, costituiscono una posteriore interpolazione, mentre certo è il suo legame con Våyu, come dimostrano numerosi epiteti che lo caratterizzano come Våyuputra15. Nel Råmåya~a e nelle numerose opere letterarie ispirate al noto poema, egli é il più importante alleato di Rama contro il demone Råva~a, sovrano di Laπkå. Numerosi sono gli elementi che rendono indimenticabile la figura di Hanumån. Fin dall'infanzia egli si distingue per impetuosità e vigore, in nessun luogo esiste una creatura tanto immensa da poter ostacolare il suo cammino, ed egli è splendido e terrificante al contempo. A causa della ripetuta maledizione di alcuni asceti, Hanumån è del tutto ignaro 14 Il Ramayana , a cura di G. Gorresio, Parigi, Dalla stamperia imperiale di Francia, vol. IX, 1856, p. 35 (Råmåya~a V. XXXII). 15 Rev. C. Bulke, op. cit., pp. 393-396. 7 Studi Linguistici e Filologici Online 5.2 Atti del XII Convegno A.I.S.S. Parma, settembre 2004 della propria forza, che utilizza inconsapevolmente attirandosi ben presto l'ostilità di Indra. che lo colpisce a morte con il suo fulmine, spezzandogli la mascella, hanu, episodio a cui dobbiamo lo stesso nome Hanumån. Våyu cessa allora di soffiare e tutte le creature languono16. Come nei racconti di magia, universalmente diffusi, la morte dell'eroe è temporanea e può essere considerata uno dei più interessanti elementi che connettono favole e racconti ad antichi riti di iniziazione che “quasi ovunque comprendono una rappresentazione mimica della morte e della resurrezione dell'iniziato che può così conseguire il suo potere magico”17. Quando infatti il dio Brahmå apprende l'accaduto ridona la vita al fanciullo e sollecita gli dèi a concedergli doni che lo rendono pari a un immortale. L'intera vicenda di Hanumån è illustrata da Vålm⁄ki attraverso numerosi episodi che racchiudono elementi favolistici sviluppati in racconti epici o popolari che riprendono, o trasformano, vicende e personaggi, proponendo spunti di riflessione, spesso 16 G. Gorresio, Uttaracanda , Parigi, Dalla Stamperia Nazionale, 1870, (Torino e Firenze, Loescher), pp. 142-147 (XXXVIII). 17 V.J. Propp, Le radici storiche dei racconti di fate, Torino, Boringhieri, 1972, pp. 89; 149-150, 477 e passim (trad. it. dell'opera Istoriçeskie korni volçebnoj skazki, 1946). 8 Studi Linguistici e Filologici Online 5.2 Atti del XII Convegno A.I.S.S. Parma, settembre 2004 contrapposti, ma accumunati da inesauribile vitalità. Tra i molti temi che hanno dato vita a favole universalmente diffuse ricordo: - i doni ricevuti dagli dèi, che consentono ad Hanumån di portare a compimento la sua impresa18; - la maledizione di un asceta, che colpisce l'eroe nel momento in cui inconsapevolmente infrange un divieto 19; - l'anello consegnato da Råma a Hanumån come segno di riconoscimento per S⁄tå, elemento che nel poema determina uno svolgimento positivo della vicenda, ma spesso è causa di imprevedibili sviluppi20; - l'inaccessibile grotta d'oro, in un luogo remoto della foresta, abitata da una donna asceta, che come la maga e la casa nel bosco, pressochè onnipresenti nelle favole, anche europee, rappresentano l'accesso a un'altra consapevolezza e preparano l'eroe all'assunzione del compito21; 18 19 G. Gorresio, Uttaracanda , cit., pp.147-149 (XXXIX). G. Gorresio, Urraracanda, cit., pp. 143 e 149-151 (XXXVIII e XL). 20 Il Ramayana, cit., vol. VIII, 1853, pp. 176-178 (Råmåya~a IV, XLII). 21 Il Ramayana , cit., vol. VIII, pp. 201-204 e 204-209 (Råmåya~a IV, L). 9 Studi Linguistici e Filologici Online 5.2 Atti del XII Convegno A.I.S.S. Parma, settembre 2004 - l'acquisizione di notizie fondamentali da creature dalle doti soprannaturali come Sampåti, l'immane e longevo sovrano degli avvoltoi: grazie alla sua vista prodigiosa, egli potrà indicare ai Vånara il luogo in cui S⁄tå è stata imprigionata22. Questi spunti narrativi sembrano trasformare Hanumån nel protagonista di una ben articolata favola di magia; in realtà il poema esprime una vicenda mitica, testimonianza della cosmica lotta contro il male. In questo senso, i numerosi elementi favolistici sono da considerare come il tentativo di esprimere situazioni archetipiche, universalmente diffuse, perché manifestazione dei processi psichici dell'inconscio umano23. Del resto lo stesso mito, come è noto, sgorga spontaneamente dalla profondità della psiche e determina con la sua presenza a livello della coscienza una realtà linguistica, lógos , avente lo stesso valore collettivo riconoscibile nello ‘stato di veglia’, a cui si riferisce Eraclito quando afferma: “Coloro che vegliano hanno un Il Ramayana , cit., vol. VIII, pp. 215-218 e 218-223 (Råmåya~a 22 IV, LVI). 23 M.L. Von Franz, Le fiabe interpretate, Torino, Bollati Boringhieri, 1992 (I. ed. 1980) p. 1 e seg. (titolo originale An Introduction to the Psychology of Fairy Tales, 1969). 10 Studi Linguistici e Filologici Online 5.2 Atti del XII Convegno A.I.S.S. Parma, settembre 2004 unico cosmo in comune”24, cioè un unico mondo al quale partecipano tutti insieme. Proprio quella realtà linguistica, quel lógos, impedisce con la sua struttura un predominio dell'inconscio che conduce all'annichilimento della coscienza. Le immagini mitiche, latenti entro la psiche umana, contrappongono all'inconscio una sorta di barriera, escludendone il predominio indiscriminato25. La ‘natura collettiva’ dell'eroe mitico è mirabilmente illustrata nel Råmåya~a dove i caratteri dei protagonisti si distinguono per ambivalenza e psicologica complementarietà. Råma e i suoi fratelli partecipano della natura di un singolo eroe, incarnato in molteplici forme. Essi sono collettivamente l'incarnazione di Vi‚~u, ma al contempo ciascuno costituisce “il soggetto di coerenti caratterizzazioni, distinte e reciprocamente complementari”26. Ognuno dei quattro fratelli sembra dar vita a un naturale e importante aspetto della psiche. Ad esempio è 24 Eraclito, Frammenti, a cura di M. Marcovich, Firenze, La Nuova Italia, p. 67 (fr. 24). 25 F. Jesi, Letteratura e Mito, Torino, Einaudi, 1981, p. 35 e seg. (I ed. 1968). 26 R.P. Goldman, “Råmaª Sahalak‚ma~aª: psychological and literary aspects of the composite hero of Vålm⁄ki's Råmåya~a” in Journal of Indian Philosophy , Dordrecht, 8 (1980), p. 154. 11 Studi Linguistici e Filologici Online 5.2 Atti del XII Convegno A.I.S.S. Parma, settembre 2004 spesso attribuito a Lak‚ma~a il ruolo di portavoce delle “pulsioni aggressive dell'inconscio” di Råma. Mentre Råma sembra costituire la stessa coscienza di Lak‚ma~a, la condotta di Lak‚ma~a è espressione dell'inconscio di Råma, per diventare egli a sua volta fautore di riserbo e razionalità nelle circostanze in cui Råma smarrisce il controllo di sé27. Dal canto suo Hanumån rappresenta la forza naturale dell'eroe, la sua capacità di agire e forse originariamente costituiva con lui un unico personaggio, a entrambi anteriore. Osserviamo che alcune delle doti attribuite a Råma nel poema, corrispondono alle qualità di Hanumån, come lui Råma sembra ignaro della propria divinità, inoltre è attribuita a Råma la capacità di compiere le stesse strabilianti imprese concretamente effettuate da Hanumån28. Numerose sono le favole e i racconti attestanti che anticamente lo stesso eroe veniva trasformato in animale, mentre in testi di epoca successiva egli ottiene come aiutante un animale, che può considerarsi 27 R.P. Goldman, op.cit., p.166 e seg. 28 V.J. Propp, op.cit., p.295 osserva che l’aiutante magico costituisce la personificazione della facoltà dell’eroe di agire in lontananza, in altezza e in profondità. 12 Studi Linguistici e Filologici Online 5.2 Atti del XII Convegno A.I.S.S. Parma, settembre 2004 la facoltà personificata dell'eroe29. Hanumån sembra compensare l'eccessiva razionalità che caratterizza la rappresentazione di Råma e dei suoi fratelli. Hanumån può infatti essere considerato un esempio di interiorizzazione dell'elemento animale, da cui, secondo le numerose popolazioni, fondate sul totemismo, la stirpe umana discende, e da cui è istintualmente potenziata30. Creatura onirica, espressione di parte dell'inconscio, Hanumån ha tutte le caratteristiche che distinguono l'aiutante magico: si muove agilmente nell'aria, ha una prodigiosa conoscenza, unita a capacità taumaturgiche, ma soprattutto egli solo può dischiudere a Råma l'accesso al regno di Råva~a, essendo Hanumån un mediatore tra diverse realtà, e l'unico a cui è attribuita forza tanto possente da poter oltrepassare i confini dell'orizzonte. Tra le molteplici gesta da lui compiute, di grande interesse è la lotta da lui intrapresa con Suraså, durante l'attraversamento dell'oceano31. Per volere delle più autorevoli divinità, desiderose di saggiare la forza di Hanumån, Suraså, madre dei Någa, si trasforma in una demonessa dal terribile aspetto e invita l'eroe a entrare nelle sue fauci. 29 30 31 V.J. Propp, op. cit., pp. 265-267; 322-323. V.J. Propp, op. cit., p. 341. Il Ramayana , cit., vol. VIII, pp. 259-261 (Råmåya~a V.VI). 13 Studi Linguistici e Filologici Online 5.2 Atti del XII Convegno A.I.S.S. Parma, settembre 2004 Nello scontro i due mutano continuamente le loro sembianze, assumendo dimensioni sempre più imponenti, fino a quando Hanumån, assunte proporzioni piccolissime, si getta nella sua enorme bocca spalancata, uscendone immediatamente e del tutto incolume. Lo scontro consiste in una competizione magica in cui il fattore decisivo implica il diventare pressochè invisibile all'altro32, suggerendo al lettore che il problema della lotta contro il male va affrontato a livello spirituale, non dispiegando la propria potenza, ma raccogliendosi all'interno del proprio Sé. L'interpretazione mi sembra confermata dalla repentina emersione dalle acque del monte Mainåka, sollecitato da Oceano a offrire riposo a Hanumån33. Mainåka ricorda il tempo in cui le montagne erano alate e vagavano qua e là, fino a quando furono colpite dai fulmini di Indra, che spezzò le ali a tutti i monti. Sospinto da Våyu, Mainåka fu sommerso nell'oceano, per questo il monte ha conservato la capacità di volare, che gli consente ora di offrire riparo 32 M.L. Von Franz, L'ombra e il male nella fiaba, Torino, Bollati Boringhieri, pp. 220-222 (titolo originale Der Schatten und das Böse im Märchen , 1985 , I pubblicazione: Shadow and Evil in Fairy Tales, 1974). 33 Il Ramayana, cit., vol. VIII, pp. 261-267 (Råmåya~a V.VII). 14 Studi Linguistici e Filologici Online 5.2 Atti del XII Convegno A.I.S.S. Parma, settembre 2004 a Hanumån. Il racconto rievoca il noto passo rigvedico II.12.2 dove si afferma che Indra fermò gli oscillanti monti e consolidò la terra vacillante. In età primordiale i monti sarebbero stati una varietà particolare di nuvole e Indra li avrebbe privati della facoltà di volare per stabilizzare con il loro peso la superficie tremante della terra34. Le ali ed il volo esprimono innalzamento verso il cielo ed arricchiscono il valore trascendente attribuito al monte, luogo di elevazione e di transizione verso l'eternità. Questo episodio, come l'intera vicenda di Hanumån, infonde fiducia nel provvidenziale intervento della divinità, evidenzia la dimensione spirituale dell'evento e consente di considerare Hanumån come un dono dato dagli dei per osteggiare il predominio dell'elemento irrazionale. Hanumån insegna a contrapporre all'ignoto la devozione per Råma, incarnazione del principio divino e dunque elemento di interiore unificazione e di forza. Nel poema di Vålm⁄ki, Hanumån sembra esistere in funzione della sua devozione per Råma, rappresentata con intensità sempre maggiore nelle opere epiche medievali, ispirate al noto poema. In particolare nel Råmacaritmånasa di Tulas⁄ Dåsa, Hanumån è 34 H. Zimmer, Miti e simboli dell'India, Milano, Adelphi, 1993, pag. 101 (titolo originale Myths and Symbols in Indian Art and Civilization , 1946). 15 Studi Linguistici e Filologici Online 5.2 Atti del XII Convegno A.I.S.S. Parma, settembre 2004 l'espressione di uno sconfinato amore per Råma a cui sembra dovere la sua stessa forza35. Il concetto è stato sinteticamente espresso dallo stesso Hanumån in un celebre passo in cui leggiamo: “Dal punto di vista del corpo, io sono il tuo servitore, dal punto di vista dell'anima individuale, io sono parte di te, dal punto di vista del Sé, io sono te. Questo è il mio convincimento”36. Ulteriori considerazioni possono essere tratte dalle novelle aventi per protagonisti dei Vidyådhara uomini che hanno acquisito doti sovrumane grazie alla loro conoscenza sconfinata. Come Hanumån, ai Vidyådhara è attribuito l'epiteto Våyuputra 35 36 37 ed L.T. Wolcott, op. cit., pp. 654-655. dehabuddhyå tu dåso'smi j⁄vabuddhyå tvad aµçakaª / åtmabuddhyå tvam evåham iti me niçcitå matiª // Il passo é ascritto al Mahånå†aka, o Hanumånnå†aka . La compilazione di quest'opera, di cui esistono due redazioni risalenti al secolo XI, è attribuita dalla tradizione allo stesso Hanumån: J. Ghosh, Epic Sources of Sanskrit Literature , Calcutta, Sanskrit College, 1963, pp. 167-168 e C. Ludvik, op. cit., p. 9 e pp. 136-137. 37 C. Ludvik, op. cit., p. 7 e 13; il Samugga Jåtaka (N. 436), dove si racconta la storia di un vidyådhara definito Vayussa Putta è ricordata anche da Rev. C. Bulke, op. cit., p. 397; J.A.B. van 16 Studi Linguistici e Filologici Online 5.2 Atti del XII Convegno A.I.S.S. Parma, settembre 2004 essi sanno trascorrere l'oceano, o inabissarsi in esso, per incontrare la fanciulla amata, per liberarla da voraci demoni o al fine di riportare da un lontano regno le conoscenze, o i doni, da lei attesi. Queste novelle, racchiuse nel Kathåsaritsågara , rievocano la vicenda di Hanumån per l'affinità della struttura, per la fondamentale importanza assunta dall'elemento soprannaturale e soprattutto per il carattere dei protagonisti, tutti animati dalle principali doti attribuite ad Hanumån, tra le quali ricordo soprattutto l'innata forza d'animo che induce l'eroe ad affrontare ogni pericolo pur di mantenere la parola data, che spesso si trasforma nello stesso destino dell'eroe. Rammento per esempio la determinazione di Çaktideva nel suo tentativo di raggiungere la Città d'Oro: sorretto dal fermo proposito di mantenere la sua parola egli, benchè solo e oppresso da indicibili difficoltà, realizzerà ogni sua più profonda aspirazione38. Buitenen, “The Indian Hero as Vidyådhara”, in Studies in Indian Literature and Philosophy, edited by L. Rocher, Delhi, Motilal Banarsidass, 1988, pp. 135-145 (Milton Singer (ed.) Traditional India: Structure and Change (Journal of American Folklore, 71,1958,305-311). 38 Somadeva, L'oceano dei fiumi dei racconti , a cura di F. Baldissera, V. Mazzarino, M.P. Vivanti, Torino, Einaudi, 1993, vol. I, pp. 236280 (Kathåsaritsågara V. 24-26). 17 Studi Linguistici e Filologici Online 5.2 Atti del XII Convegno A.I.S.S. Parma, settembre 2004 Un altro elemento che distingue gli eroi del mondo della novella è lo spirito di rinuncia. Hanumån non esita a rinunciare al merito della liberazione di S⁄tå, da lui raggiunta a Laπkå, affinchè la gloria dell'impresa possa ricadere su Råma, allo stesso modo i protagonisti di numerose novelle sono pronti a ogni tipo di sacrificio. Questo tema, fortemente idealizzato nell'epos, è talvolta oggetto di ironia nel mondo della novella39, dove però non mancano iperbolici exempla di rinuncia e devozione. Basti per tutti l'esempio di V⁄ravara che non esiterà a sacrificare l'intera sua famiglia, e la sua stessa vita, al fine di assicurare il benessere del sovrano40. Di grande interesse é l'uso di rinviare, anche ripetutamente, l'esecuzione di un fatto drammatico impedendone involontariamente la realizzazione. Quando Hanumån si imbatte nella minacciosa Suraså, non disdegna di assecondarla, ma propone di rinviare la lotta al suo ritorno da Laπkå41. 39 Jambhaladatta, Gli enigmi dello spettro, a cura di M.L. Gnoato, Venezia, Marsilio, pp. 103-105 (novella n. XVII). 40 41 Jambhaladatta, op. cit., pp. 61-64 (novella IV). Il Ramayana, cit., vol. VIII, p. 260 (Råmåya~a V.VI). 18 Studi Linguistici e Filologici Online 5.2 Atti del XII Convegno A.I.S.S. Parma, settembre 2004 L'espediente ricorre in numerose novelle in cui l'inghiottimento di un giovane, il ratto di una fanciulla, o altre azioni truffaldine, sono concordemente rinviati, con estremo candore, a quando i protagonisti insidiati avranno realizzato i loro propositi, come accade a Låva~yavat⁄ che riuscirà a tornare incolume e intatta dal proprio sposo dopo aver promesso a un innamorato di possederla, a un ladro di derubarla e a un demone di divorarla42. Questo espediente, insieme alla possibilità di tentare più volte la stessa impresa, fino al successo finale, mi sembra trasmettere una profonda fiducia nell'uomo e nella possibilità di trascendere le limitazioni legate alla realtà fenomenica, uno dei fondamentali principi espressi dal Råmåya~a, mirabilmente illustrati anche dal mondo della novella. Tra le più condivise caratteristiche di Hanumån è necessario ricordare la sua capacità di mutare aspetto e dimensione. L'epiteto più frequentemente a lui attribuito è kåmar¨pin ‘che ama assumere molte forme’, ed elemento tipico della metamorfosi è la fiducia che un ente, o un personaggio, possa mutarsi in un altro, pur restando identico a se stesso. La mentalità magico-religiosa tende infatti a trasformare irresistibilmente in rapporti di identità quelli che 42 Jambhaladatta, op. cit., pp. 79-81 (novella X). 19 Studi Linguistici e Filologici Online 5.2 Atti del XII Convegno A.I.S.S. Parma, settembre 2004 per la mentalità occidentale sono meri rapporti di somiglianza, analogia o contatto43. Nella XV novella della Vetålapañcaviµçati il dio Mahåkåla, invocato da Harisvåmin desideroso di possedere un incantesimo, spiega: “La capacità di compiere sortilegi appartiene solo all'uomo che non conosce distinzione tra sé e gli altri”. Harisvåmin dunque non esita a donare metà della sua stessa vita alla propria sposa, consentendole così di rinascere44. Una vicenda analoga è celebre anche nel mondo greco45, e molto ricorrente nella tradizione favolistica greca e latina è il tema della trasformazione magica, spesso utilizzato però per affermare l'immutabilità della propria condizione sociale originaria46. Nella tradizione indiana invece la metamorfosi 43 D. A. Conci, “Fenomenologia della metamorfosi”, in Da spazi e tempi lontani. La fiaba nelle tradizioni etniche, Napoli, Guida Editori, 1991, pp. 458-9. 44 Jambhaladatta, op. cit. p. 96 (novella XV). 45 Alludo naturalmente ad Alcesti; sulla versione di Euripide si veda l'opera di D. Del Corno, I narcisi di Colono, Milano, Cortina, 1998, pp. 147-173. 46 Ricordo ad esempio la favola esopica La gatta e Afrodite, ripresa da J. de La Fontaine, Favole, Milano, Rizzoli, 1980, vol. I, pp. 182-183 (trad. it. da Fables choisies mises en vers, 1962). 20 Studi Linguistici e Filologici Online 5.2 Atti del XII Convegno A.I.S.S. Parma, settembre 2004 costituisce una delle molte testimonianze della fede nell'onnipervadenza dell'Essere supremo, variamente denominato, ma pronto ad assumere tutte le forme, costituendo la ragion d'essere di ogni cosa. Il carattere e le gesta di Hanumån, caleidoscopicamente riprese nel mondo della novella, sembrano dunque ispirare soprattutto fiducia, simpatia, consapevolezza del proprio valore, certezza che “attraverso la moltitudine dei dolori tutti gli uomini possano raggiungere il successo”47 e soprattutto fede che ogni vicenda sia sostenuta dalla divinità. Questo aspetto è indubbiamente approfondito nelle versioni medievali del Råmåya~a 48 , espressioni della più fervida Råmåbhakti, ma anche le più semplici novelle, in cui si può intravedere l'esempio di Hanumån, indicano a ogni creatura la possibilità di superare ogni ostacolo trasformando consapevolmente il proprio cuore nella sede della divinità. DR. MARIA LUISA GNOATO UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI MILANO [email protected] SUMMARY 47 Somadeva, op. cit., vol. II, pp. 1188 e passim 48 Rev. C. Bulke, op. cit., pp. 399-401 e C. Ludvik, op. cit., pp. 8-15. 21 Studi Linguistici e Filologici Online 5.2 Atti del XII Convegno A.I.S.S. Parma, settembre 2004 One of the most famous personalities in the Råmåya~a is Hanumån, god of the people, manifestation of the power of life itself; he can be considered the embodiment of the divine energy of Råma and may be constituted with him as a single being in the past. Hanumån is always beside Råma, and due to his many gifts, has always been an object of mystical adoration, and is still, to this day, worshipped in the villages. Hanumån has had a particular influence on Indian Literature and above all on tales. He may be considered the most authoritative exemple of the assistant with magic powers to the hero. Thus Hanumån is a fundamental personality in the creation of fables and stories. The character and actions of Hanumån is reflected in the world of the tales, expressing trust, empathy and rendering every situation with inextinguishable vitality. Hanumån indicates to every living being the possibility of overcoming every obstacle placing in its own heart the abode of the divinity. ACRONIMI UTILIZZATI JRAS - Journal of the Royal Asiatic Society, London JOIB - Journal of the Oriental Institute, Baroda 22