Galileo Galilei Non per vedere Ma per ricercare CHE CONTIENE E SPIEGA OSSERVAZIONI DI RECENTE CONDOTTE CON L'AIUTO DI UN NUOVO OCCHIALE SULLA FACCIA DELLA LUNA, SULLA VIA LATTEA E LE NEBULOSE, SU INNUMEREVOLI STELLE FISSE, E SU QUATTRO PIANETI DETTI ASTRI MEDICEI NON MAI FINORA VEDUTI. Circa dieci mesi fa ci giunse notizia che era stato costruito da un certo Fiammingo un occhiale, per mezzo del quale gli oggetti visibili, pur distanti assai dall'occhio di chi guarda, si vedevan distintamente come fossero vicini; e correvan voci su alcune esperienze di questo mirabile effetto, alle quali chi prestava fede, chi no. Questa stessa cosa mi venne confermata pochi giorni dopo per lettera dal nobile francese Iacopo Badovere, da Parigi; e questo fu causa che io mi volgessi tutto a cercar le ragioni e ad escogitare i mezzi per giungere all'invenzione di un simile strumento, che poco dopo conseguii, basandomi sulla dottrina delle rifrazioni. Preparai dapprima un tubo di piombo alle cui estremità applicai due lenti, entrambe piane da una parte, e dall'altra una convessa e una concava; posto l'occhio alla parte concava vidi gli oggetti abbastanza grandi e vicini, tre volte più vicini e nove volte più grandi di quanto non si vedano a occhio nudo. Che dunque la superficie più chiara della Luna sia cosparsa ovunque di rigonfiamenti e avvallamenti, credo sia manifestato a sufficienza dai fenomeni già spiegati. Rimane da dire delle loro grandezze, che dimostrano come le asperità terrestri siano assai minori di quelle lunari; minori, dico, anche parlando in senso assoluto, non in rapporto soltanto alle dimensioni dei globi terrestre e lunare: e questo si dimostra chiaramente così. Degna di nota sembra anche la differenza tra l'aspetto dei pianeti e quello delle stelle fisse. I pianeti presentano i loro globi esattamente rotondi e definiti e, come piccole lune luminose perfuse ovunque di luce, appaiono circolari: le stelle fisse invece non si vedon mai terminate da un contorno circolare, ma come fulgori vibranti tutt'attorno i loro raggi e molto scintillanti. Il giorno sette gennaio, dunque, dell'anno milleseicentodieci, a un'ora di notte, mentre col cannocchiale osservavo gli astri mi si presentò Giove; poiché mi ero preparato uno strumento eccellente, vidi (e ciò prima non mi era accaduto per la debolezza dell'altro strumento) che intorno gli stavano tre stelle piccole ma luminosissime; e quantunque le credessi del numero delle fisse, mi destarono una certa meraviglia, perché apparivano disposte esattamente secondo una linea retta e parallela all'eclittica, e più splendenti delle altre di grandezza uguale alla loro. Fra loro e rispetto a Giove erano in questo ordine: Il giorno tredici furono da me viste per la prima volta quattro stelle nella seguente posizione rispetto a Giove: tre erano ad occidente e una ad oriente: formavano all'incirca una linea retta; ché quella che era in mezzo tra le occidentali si scostava di poco dalla retta verso settentrione. La orientale era distante da Giove due minuti, e gli intervalli delle rimanenti e di Giove eran di un sol minuto ciascuno. Tutte le stelle mostravano la stessa grandezza e, benché piccole, erano tuttavia lucentissime e di gran lunga più splendenti delle fisse di egual grandezza. Mi piacque aggiungere questi confronti di Giove e i pianeti vicini con la stella fissa, affinché da quelli chiunque possa intendere che i movimenti dei pianeti medesimi, sia secondo la longitudine che secondo la latitudine, concordano minutamente con i moti che si traggono dalle tavole. Queste sono le osservazioni sui quattro Astri Medicei di recente per la prima volta da me scoperti, dalle quali pur non essendo ancora possibile addurre i loro periodi, è lecito dir cose degne di attenzione. In primo luogo, poiché ora seguono, ora precedono Giove ad uguali intervalli e si allontanano da esso solo ben poco spazio ora verso oriente ora verso occidente, e lo accompagnano sia nel moto retrogrado che nel diretto, a nessuno può nascer dubbio che compiano attorno a Giove le loro rivoluzioni, e nello stesso tempo effettuino tutti insieme con periodo dodecennale il lor giro intorno al centro del mondo. Inoltre si volgono in orbite ineguali come manifestamente si comprende dal fatto che nei momenti di massima digressione da Giove non si possono mai vedere due pianeti congiunti, mentre vicino a Giove se ne trovano riuniti due, tre ed a volte tutti insieme. Si nota ancora che sono più veloci le rivoluzioni dei pianeti i quali descrivono intorno a Giove orbite minori: infatti le stelle più vicine a Giove spesso si vedono orientali mentre il giorno prima erano apparse occidentali, e viceversa: ma il pianeta che descrive l'orbita maggiore, ad un accurato esame delle predette rivoluzioni mostra aver periodo semimensile. Abbiamo dunque un valido ed eccellente argomento per togliere ogni dubbio a coloro che, accettando tranquillamente nel sistema di Copernico la rivoluzione dei pianeti intorno al Sole, sono tanto turbati dal moto della sola Luna intorno alla Terra, mentre entrambi compiono ogni anno la loro rivoluzione attorno al Sole, da ritenere si debba rigettare come impossibile questa struttura dell'universo. Galilei forse fu spinto a osservare la Luna in quanto, in un opuscolo satirico pubblicato nel 1606 sotto lo pseudonimo di Alimberto Mauri, asseriva che le irregolarità visibili a occhio nudo sulla superficie lunare fossero dovute all’esistenza di montagne. Nel novembre 1609 Galilei costruì un cannochiale che ingrandiva 15 volte, e, nel marzo 1610 costruì uno strumento in grado di ingrandire 30 volte. Questo fu usato raramente perché il suo campo visivo rendeva più difficile l’osservazione dei satelliti di Giove. La frase del Sidereus in cui afferma di essersi basato sulle leggi della rifrazione non deve far pensare che Galilei compì studi sulle leggi dell’Ottica come fece Keplero nel Dioptricae (1611), la teoria galileiana fu più empirica come scrisse nel Il Saggiatore (1623) [diapositiva seguente]. 1 gennaio 1611: “La madre degli amori (Venere) imita le apparenze di Cinzia (la Luna).” Quando il discepolo prediletto, Benedetto Castelli, pensò di proiettare l’immagine del Sole su un foglio di carta posto dietro il telescopio, Galilei stabilì che le macchie solari non erano satelliti, ma un materiale oscuro sulla superficie del Sole. Questo artificio o costa d'un vetro solo, o di più d'uno. D'un solo non può essere, perché la sua figura o è convessa, cioè più grossa nel mezo che verso gli estremi, o è concava, cioè più sottile nel mezo, o è compresa tra superficie parallele: ma questa non altera punto gli oggetti visibili col crescergli o diminuirgli; la concava gli diminuisce, e la convessa gli accresce bene, ma gli mostra assai indistinti ed abbagliati; adunque un vetro solo non basta per produr l'effetto. Passando poi a due, e sapendo che 'l vetro di superficie parallele non altera niente, come si è detto, conclusi che l'effetto non poteva né anco seguir dall'accoppiamento di questo con alcuno degli altri due. Onde mi ristrinsi a volere esperimentare quello che facesse la composizion degli altri due, cioè del convesso e del concavo, e vidi come questa mi dava l'intento: e tale fu il progresso del mio ritrovamento, nel quale di niuno aiuto mi fu la concepita opinione della verità della conclusione. (da IL Saggiatore -1623) Le lune di Galileo e il cannocchiale Però, se i Colombo o i Magellano avevano portato saccheggio e guerra tra i popoli che erano andati a visitare, l’esploratore del cielo aveva semplicemente cambiato la concezione dell’Universo, limitandosi a uccidere non esseri umani ma solo pregiudizi che, come aveva dichiarato Galileo in persona nel 1610, per tanti secoli <<avevano tormentato i filosofi con verbose discussioni>>. Nome Diametro Massa Distanza media da Giove Periodo orbitale Io 3643 km 8,93×1022 kg 421 800 km 1,77 giorni Europa 3122 km 4,8×1022 kg 671 100 km 3,55 giorni Ganimede 5262 km 1,48×1023 kg 1 070 400 km 7,16 giorni Callisto 4821 km 1,08×1023 kg 1 882 700 km 16,69 giorni La caratteristica più evidente di Io è la sua natura vulcanica: è il corpo geologicamente più attivo del sistema solare, con un vulcanesimo a base di zolfo o, forse, biossido di zolfo. L'attività vulcanica è con tutta probabilità resa possibile dalle intense forze di marea sprigionate dall'interazione tra Io, Giove e i satelliti Europa e Ganimede; essi sono interessati da un fenomeno di rotazione sincrona, per cui Io compie due orbite per ogni orbita di Europa, la quale a sua volta compie due orbite per ogni orbita di Ganimede. Le oscillazioni nel moto di Io dovute all'attrazione degli altri satelliti medicei causano allungamenti e contrazioni che variano il suo diametro anche di 100 metri, generando calore a causa della frizione interna. Dotata di una superficie ghiacciata particolarmente liscia e priva di crateri da impatto, Europa ospita probabilmente un oceano d'acqua allo stato liquido al di sotto dei suoi ghiacci. I numerosi sorvoli effettuati dalla sonda spaziale Galileo hanno permesso di ipotizzare la presenza di una immensa crosta ghiacciata simile al pack dei mari polari della Terra. Sulla superficie la temperatura si aggira intorno ai 120 K, ma le temperature interne potrebbero essere più alte a causa di forze mareali analoghe a quelle che agiscono su Io. Ganimede è il più grande satellite naturale di Giove e del sistema solare in assoluto; supera Mercurio per dimensioni, e Plutone per dimensioni e massa. Callisto è il satellite naturale più fortemente craterizzato del sistema solare; i crateri da impatto e i loro anelli concentrici sono in effetti le sole formazioni geologiche presenti sulla sua superficie, priva di grandi montagne o altre strutture prominenti. Probabilmente crateri e montagne di grandi dimensioni sono stati cancellati dallo scorrimento dei ghiacci durante tempi geologici. Un test del Dna Quando Galileo Galilei muore nel 1642 a Firenze nella condizione di <<condannato dalla Chiesa>> porta con sé nella tomba un mistero che ora astronomi, genetisti e oftalmologi cercano di sciogliere con l’esame del Dna dei suoi resti. … <<Galileo aveva notato-racconta Galluzzi- dei rigonfiamenti laterali a Saturno che non esistono, invece degli anelli. Egli inseguiva delle idee e tendeva a vedere talvolta ciò che era nelle sue aspettative. Ad esempio immaginava di trovare dei satelliti anche intorno ad altri pianeti come li aveva individuati intorno a Giove. Inoltre ci si domanda se alcuni profili lunari da lui riprodotti corrispondono alla realtà o non siano il risultato di una deformazione ottica legata alla sua patologia>>. La lista della spesa Quindi l’America, oggi costruttrice dei più potenti telescopi, con altrettanto entusiamo guarda alla storia galileiana ancora ricca di scoperte nonostante i quattro secoli trascorsi. <<Rimane ad esempio un equivoco diffuso-ricorda Galluzzi-per cui si pensa che il grande scienziatosi sia occupato delle leggi del moto separatamente dalle osservazioni astronomiche. Invece le prime servivano per sostanziare le seconde, cioè erano finalizzate a spiegare la nuova visione copernicana in cui credeva e che voleva dimostrare…. >> Insieme allo zucchero, al vino e al cappello per il figlio, nella “lista” scritta a Padova nel novenbre del 1609, ci sono la canna d’organo di stagno, i vetri todeschi e le palle d’artigleria per lavorare le lenti. Diamo avvio a una nuovissima scienza intorno a un soggetto antichissimo. Nulla v'è, forse, in natura, di più antico del moto, e su di esso ci sono non pochi volumi, né di piccola mole, scritti dai filosofi; tuttavia tra le sue proprietà ne trova molte che, pur degne di essere conosciute, non sono mai state finora osservate, nonché dimostrate. Se ne rilevano alcune più immediate, come quella, ad esempio, che il moto naturale dei gravi discendenti accelera continuamente; però, secondo quale proporzione tale accelerazione avvenga, non è stato sin qui mostrato: nessuno, che io sappia, infatti, ha dimostrato che un mobile discendente a partire dalla quiete percorre, in tempi eguali, spazi che ritengono tra di loro la medesima proporzione che hanno i numeri impari successivi ab unitate. Moto eguale o uniforme intendo quello in cui gli spazi percorsi da un mobile in tempi eguali, comunque presi, risultano tra di loro eguali. … che la definizione che daremo del nostro moto accelerato abbia a corrispondere con l'essenza del moto naturalmente accelerato. Questa coincidenza crediamo di averla raggiunta finalmente, dopo lunghe riflessioni; soprattutto per il fatto che le proprietà, da noi successivamente dimostrate [dalla nostra definizione], sembrano esattamente corrispondere e coincidere con ciò che gli esperimenti naturali presentano ai sensi. Moto equabilmente, ossia uniformemente accelerato, diciamo quello che, a partire dalla quiete, in tempi eguali acquista eguali momenti di velocità. Assumo che i gradi di velocità, acquistati da un medesimo mobile su piani diversamente inclinati, siano eguali allorché sono eguali le elevazioni di quei piani medesimi. Inoltre, è lecito aspettarsi che, qualunque grado di velocità si trovi in un mobile, gli sia per sua natura indelebilmente impresso, purché siano tolte le cause esterne di accelerazione o di ritardamento; il che accade soltanto nel piano orizzontale; infatti nei piani declivi è di già presente una causa di accelerazione, mentre in quelli acclivi [è già presente una causa] di ritardamento: da ciò segue parimenti che il moto sul piano orizzontale è anche eterno; infatti, se è equabile, non scema o diminuisce, né tanto meno cessa. E per di più, poiché esiste un grado di velocità acquistato dal mobile nella discesa naturale, e poiché esso è, per sua natura, indelebile ed eterno, bisogna considerare che, se dopo la discesa per un piano declive il moto viene riflesso su un altro piano acclive, su quest'ultimo interviene già una causa di ritardamento: su tale piano, infatti, il medesimo mobile scende naturalmente; perciò ne nasce una certa mescolanza di proprietà contrarie, cioè del grado di velocità che è stato acquistato nella precedente discesa, il quale [grado di velocità] di per se stesso porterebbe il mobile a muoversi all'infinito di moto uniforme, e della naturale propensione al moto deorsum secondo quella medesima proporzione di accelerazione con la quale sempre si muove. Sagr. Parmi veramente che conceder si possa al nostro Accademico, che egli senza iattanza abbia nel principio di questo suo trattato potuto attribuirsi di arrecarci una nuova scienza intorno a un suggetto antichissimo. Ed il vedere con quanta facilità e chiarezza da un solo semplicissimo principio ei deduca le dimostrazioni di tante proposizioni, mi fa non poco maravigliare come tal materia sia passata intatta da Archimede, Apollonio, Euclide e tanti altri matematici e filosofi illustri, e massime che del moto si trovano scritti volumi grandi e molti. Salv. Si vede un poco di fragmento d'Euclide intorno al moto, ma non vi si scorge vestigio che egli s'incaminasse all'investigazione della proporzione dell'accelerazione e delle sue diversità sopra le diverse inclinazioni. Tal che veramente si può dire, essersi non prima che ora aperta la porta ad una nuova contemplazione, piena di conclusioni infinite ed ammirande, le quali ne i tempi avenire potranno esercitare altri ingegni. Nella trattazione, che ora comincio, cercherò di presentare, e di stabilire sulla base di salde dimostrazioni, alcuni fenomeni notevoli e degni di essere conosciuti, che sono propri di un mobile, mentre si muove con moto composto di un duplice movimento, cioè di un movimento equabile e di uno naturalmente accelerato: tale appunto sembra essere quello che chiamiamo moto dei proietti; la generazione del quale così stabilisco. Ora possiamo ripigliare il testo, per vedere in qual maniera ei vien dimostrando la sua prima proposizione, dove egli intende di provarci la linea descritta dal mobile grave, che mentre ci descende con moto composto dell'equabile orizontale e del naturale descendente, sia una semiparabola. Strumentazione nel seicento La nascita della scienza moderna nel seicento è così accompagnata da un'improvvisa crescita della strumentazione in confronto alla lenta evoluzione strumentale dell'antichità classica e pertanto assistiamo nel sec. XVII a un improvviso e rapido moltiplicarsi delle invenzioni di nuovi strumenti [Amsterdamsky,1978; Rossi, 1973 ] . Nel giro di pochi decenni fanno la loro apparizione il telescopio di Galileo (1610), il microscopio di Malpighi (1611), di Hooke (1665) e di van Leenwenhoek (1677), Huigens inventa il pendolo cicloidale (1673), Castelli descrive il termometro ad aria galileano (1638), Jean Rey quello ad acqua (1632) e Magalotti (1666) costruisce il termometro ad alcool. Infine Torricelli inventa il barometro nel 1663 e la pompa pneumatica è descritta da Robert Boyle nel 1660 { Rossi, 1973 }. Metodo scientifico Mi par che nelle dispute di problemi naturali non si dovrebbe cominciare dalle autorità di luoghi delle Scritture, ma dalle sensate esperienze e dalle dimostrazioni necessarie Galileo Galilei, Lettera a Madama Cristina di Lorena, in Opere, edizione nazionale, ristampa, Firenze, 1968, p. 317. … tutto ciò che si muove è mosso da qualcos’altro … Nei passi introduttivi dei Philosophiae Naturalis Principia Mathemtica (1687) Newton espose le tre leggi del moto, che divennero il fondamento della scienza della meccanica e dell’intera struttura della scienza fisica moderna. … Per quel che riguarda la terza legge Newton riteneva di non avere predecessori nella sua formulazione … Attribuì invece a Galilei le prime due leggi. … la meccanica di Galilei colloca il problema della forza in un nuovo contesto. … l’impeto, il talento, l’energia, il momento, la virtù … SIMP. Io non credo però d'esser tanto smemorato, ch'io non me n'abbia a ricordare. Dalle cose dette si raccoglie che il proietto, mosso velocemente in giro dal proiciente, nel separarsi da quello ritiene impeto di continuare il suo moto per la linea retta che tocca il cerchio descritto dal moto del proiciente nel punto della separazione; per il qual moto il proietto si va sempre discostando dal centro del cerchio descritto dal moto del proiciente. SALV. Voi dunque sin ora sapete la ragione del venir estrusi i gravi aderenti alla superficie d'una ruota mossa velocemente; estrusi, dico, e lanciati oltre alla circonferenza, sempre più lontani dal centro. SIMP. Di questo mi par di restar assai ben capace; ma questa nuova cognizione più tosto mi accresce che mi scemi l'incredulità che la Terra possa muoversi in giro con tanta velocità, senza estruder verso il cielo le pietre, gli animali, etc. (da Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo – Seconda Giornata – 1632) SIMP. Dirò, per esempio, che quando quello fusse un milion di volte più veloce di questo, la penna e anco la pietra verrebbero estruse. SALV. Voi dite così, e dite il falso, solo per difetto non di logica o di fisica o di metafisica ma di geometria: perché, se voi intendeste solo i primi elementi sapreste che dal centro del cerchio si può tirare una retta linea sino alla tangente che la tagli in modo che la parte della tangente tra 'l contatto e la segante sia uno, due e tre milioni di volte maggior di quella parte della segante che resta tra la tangente e la circonferenza; e di mano in mano che la segante sara più vicina al contatto questa proporzione si fa maggiore in infinito: onde non è da temere che per veloce che sia la vertigine e lento il moto in giù, la penna, o altro più leggiero, possa cominciare a sollevarsi, perché sempre l'inclinazione in giù supera la velocità della proiezione. SAGR. Io non resto interamente capace di questo negozio. SALV. Io ve ne farò una dimostrazione universalissima, e anco assai facile. (da Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo – Seconda Giornata – 1632) Questa illustrazione è il diagramma che permise a Galilei di dimostrare che un grave in quiete non sarebbe stato estruso per la tangente a causa della rotazione terrestre. Si ritiene che gli aspetti fisici e matematici della dimostrazione fossero stati letti da Newton prima della pubblicazione de Philosophiae naturalis principia mathematica (1687). Forse anche per il fatto che: Col ristrigner l'angolo E A B si diminuiscono i gradi di velocità L K, I H, G F; ed in oltre col ritirar le parallele K L, H I, F G verso l'angolo A si diminuiscono pure i medesimi gradi, e l'una e l'altra diminuzione si estende in infinito: adunque la velocità del moto in giù si potrà ben diminuir tanto e tanto (potendosi doppiamente diminuire in infinito), che ella non basti per restituire il mobile sopra la circonferenza della ruota, e per fare in conseguenza, che la proiezione venga impedita e (da Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo – Seconda Giornata – 1632 ) tolta. Forza Velocità Accelerazione Aristotele: quanto più un corpo pesa, tanto più velocemente scende di quota. Galilei: sotto l’effetto della sola forza peso tutti i corpi cadono di moto uniformemente accelerato con identiche modalità. In assenza di forza risultante non può esservi accelerazione. Galilei non dispone degli strumenti matematici atti a definire la velocità e l’accelerazione istantanee. Newton: con il calcolo infinitesimale introduce il concetto di differenziale di una grandezza, quantità infinitamente piccola, ma che non è zero. Contro il metodo Il processo a Galileo fu uno dei tanti … . Ma una converticola di intellettuali, con l’aiuto di scrittori sempre alla ricerca dello scandalo, sono riusciti a montarlo enormemente, così quel che in fondo era solo un contrasto tra un esperto e un’istituzione che difendeva una visione più ampia delle cose … . E’ una posizione infantile e anche ingiusta nei confronti delle molte altre vittime della giustizia del XVII secolo. E’ particolarmente ingiusta nei confronti di Giordano Bruno, che fu mandato al rogo, ma che gli intellettuali di formazione scientifica preferiscono dimenticare. Non è l’interesse per l’umanità, sono piuttosto interessi di parte ad avere un ruolo importante nell’agiografia di Galileo. Nel 1584 Bruno pubblica a Londra la sua opera La cena de le ceneri scritta in Italiano e anch’essa in forma di dialogo con quattro interlocutori, uno dei quali è Teofilo, l’alter-ego di Bruno, che ha per argomento centrale la natura dell’eucaristia. Il sistema copernicano è usato da Bruno in funzione di una speculazione filosofica per poter affermare che il principio divino universale si estende oltre che all’uomo anche alle altre entità dell’universo e che sono dotate di un’anima e agendo con la magia si possono provocare mutamenti sociali e politici. Galilei era convinto che la Bibbia dicesse come si va in cielo, non come vanno i cieli. Ciò che preoccupava il cardinale Bellarmino e gli altri teologi cattolici non era tanto il fatto che Galilei sosteneva e diffondeva la teoria copernicana quanto il metodo usato per giungere alla conoscenza del mondo; il pericolo era che il libro della natura potesse sostituire la Bibbia come via verso la verità. Ero mosso da simili preoccupazioni, il 10 novembre 1979, in occasione della celebrazione del primo centenario della nascita di Albert Einstein, quando espressi davanti a questa medesima Accademia l’auspicio che “dei teologi, degli scienziati e degli storici, animati da spirito di sincera collaborazione, approfondissero l’esame del caso Galileo e, in un riconoscimento leale dei torti, da qualunque parte essi venissero, facessero scomparire la sfiducia che questo caso ancora oppone, in molti spiriti, a una fruttuosa concordia tra scienza e fede” (AAS 71 [1979] 1464-1465). Una commissione di studio è stata costituita a tal fine il 3 luglio 1981. Ed ora, nell’anno stesso in cui si celebra il 350° anniversario della morte di Galileo, la Commissione presenta, a conclusione dei suoi lavori, un complesso di pubblicazioni che apprezzo vivamente. … Se la cultura contemporanea è segnata da una tendenza allo scientismo, l’orizzonte culturale dell’epoca di Galileo era unitario e recava l’impronta di una formazione filosofica particolare. Questo carattere unitario della cultura, che è in sé positivo e auspicabile ancor oggi, fu una delle cause della condanna di Galileo. La maggioranza dei teologi non percepiva la distinzione formale tra la Sacra Scrittura e la sua interpretazione, il che li condusse a trasporre indebitamente nel campo della dottrina della fede una questione di fatto appartenente alla ricerca scientifica. … Un altro insegnamento che si trae è il fatto che le diverse discipline del sapere richiedono una diversità di metodi. Galileo, che ha praticamente inventato il metodo sperimentale, aveva compreso, grazie alla sua intuizione di fisico geniale e appoggiandosi a diversi argomenti, perché mai soltanto il sole potesse avere funzione di centro del mondo, così come allora era conosciuto, cioè come sistema planetario. L’errore dei teologi del tempo, nel sostenere la centralità della terra, fu quello di pensare che la nostra conoscenza della struttura del mondo fisico fosse, in certo qual modo, imposta dal senso letterale della S. Scrittura. … | | | | | | | | | | | | | | | | | | | | | | | | | | Da //asv.vatican.va/it/doc/1616.htm Dopo la condanna delle tesi scientifiche sostenute da Galileo si giunse, com’è noto, all’abiura pronunciata dal grande pisano nella chiesa della Minerva il 22 giugno 1633. Nei mesi che seguirono Galileo ottenne da Urbano VIII di poter scontare la pena della prigionia nella sua villa di Arcetri (1 dicembre 1633). Da qui il 17 dicembre 1633 inviava una lettera interamente autografa al suo «protettore», il cardinale Francesco Barberini, per il cui intervento aveva ottenuto quel favore. Perché i teologi non capirono Galileo Il progetto galileiano consiste nel volere una scienza che non si accontenta di esplorare e descrivere fenomeni ma deve portare ad una comprensione totalizzante della natura. Questa nuova filosofia si scontrava con quella aristotelica, allora imperante. Alla Chiesa mancò all’inizio del Seicento una personalità del calibro intellettuale di un Tommaso d’Aquino, che sapesse valutare correttamente l’impatto filosofico della nuova scienza, a cominciare dalla scoperte astronomiche di Galilei nel 1609. Perché i teologi non capirono Galileo Come ha dimostrato Pietro Redondi, nel suo “Galileo eretico”, l’atomismo di Galilei giocò un ruolo non indifferente dietro le quinte del processo del 1633. L’esperimento mentale, introdotto da Galilei, può essere considerato alla base della della scoperta della gravitazione universale (a Luna cade come una mela?) o della teoria della gravità di Einstein (cosa succede ad un ascensore in caduta libera?). Una geniale teoria errata Galileo tentò di dimostrare la mobilità della terra tramite il fenomeno delle maree; avrebbe fatto di tutto pur di trovare una prova che spiegasse il moto di rotazione e quello di rivoluzione intorno al sole. Dopo aver rifiutato teorie, come quella dello scienziato inglese William Gilbert (autore del De Magnete), secondo il quale le maree sono riconducibili all'attrazione esercitata dalla luna sulle masse d'acqua (teoria che poi si sarebbe rivelata quella "esatta"), Galilei, nella quarta giornata del Dialogo, mette in bocca a Salviati la sua spiegazione: durante una marea il livello del mare si alza e si abbassa a causa delle accelerazioni e delle decelerazioni cui è sottoposta la superficie terrestre; tutto ciò è dovuto ai due moti che la terra compie, quello di rotazione e quello di rivoluzione. L’esperimento mentale SALV. Riserratevi con qualche amico nella maggiore stanza che sia sotto coverta di alcun gran navilio, e quivi fate d'aver mosche, farfalle e simili animaletti volanti; siavi anco un gran vaso d'acqua, e dentrovi de' pescetti; …fate muover la nave con quanta si voglia velocità; … ché (pur che il moto sia uniforme e non fluttuante in qua e in là) voi non riconoscerete una minima mutazione in tutti li nominati effetti, né da alcuno di quelli potrete comprender se la nave cammina o pure sta ferma: … (da Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo – Seconda Giornata – 1632) La scodella di Galileo E questo sarà col mostrarvi, due superficie eguali, ed insieme due corpi pur eguali e sopra le medesime dette superficie, come basi loro, collocati, andarsi continuamente ed egualmente, e queste e quelli, nel medesimo tempo diminuendo, restando sempre tra di loro eguali i loro residui, e finalmente andare, sì le superficie come i solidi, a terminare le lor perpetue egualità precedenti, l'uno de i solidi con l'una delle superficie in una lunghissima linea, e l'altro solido con l'altra superficie in un sol punto, cioè, questi in un sol punto, e quelli in infiniti. Salv. È necessario farne la figura, perché la prova è pura geometrica. è manifesto che dal rettangolo ADEB verrà descritto un cilindro, dal semicircolo AFB una mezza sfera, e dal triangolo CDE un cono. Inteso questo, voglio che ci immaginiamo esser levato via l'emisferio, lasciando però il cono e quello che rimarrà del cilindro, il quale, dalla figura che riterrà simile a una scodella, chiameremo pure scodella: La cicloide Mi sono stati mandati di Parigi due quesiti da quei matematici, circa de' quali temo di farmi puoco honore, perchè mi parono cure disperate. L'uno è la misura della superficie del cono scaleno; l'altro, la misura di quella linea curva simile alla curvatura di un ponte, descritta dalla revolutione di un cerchio sino che scorra con tutta la sua circonferenza una linea retta etc., e dello spatio piano compreso da quella e del corpo generato per la revolutione intorno all'asse et alla base; il che mi ricordo che una volta mi dimandò lei, ma che infruttuosamente mi vi affaticai. Di gratia, mi dica se sa che queste dua cose siano state dimostrate da niuno, perchè, per quello ch'io vedo, mi parono difficilissimi. BONAVENTURA CAVALIERI a GALILEO in Arcetri. Bologna, 14 febbraio 1640. De' quesiti mandatigli di Francia non so che ne sia stato dimostrato alcuno. Gli ho con lei per difficili molto a essere sciolti. Quella linea arcuata sono più di cinquant'anni che mi venne in mente il descriverla, e l'ammirai per una curvità graziosissima per adattarla agli archi d'un ponte. Feci sopra di essa, e sopra lo spazio da lei e dalla sua corda compreso, diversi tentativi per dimostrarne qualche passione, e parvemi da principio che tale spazio potesse esser triplo del cerchio che lo descrive; ma non fu così, benchè la differenza non sia molta. Tocca all'ingegno del P. Cavalieri, e non ad altro, il ritrovarne il tutto, o mettere tutti li specolativi in disperazione di poter venire a capo di questa contemplazione. GALILEO a BONAVENTURA CAVALIERI [in Bologna]. Arcetri, 24 febbraio 1640. … che la pura lingua toscana ne porge … Descrive dunque l'Inferno Dante, ma sì lo lascia nelle sue tenebre offuscato, che ad altri dopo di lui ha dato cagione di affaticarsi gran tempo per esplicar questa sua architettura; tra i quali due sono che più diffusamente ne hanno scritto: l'uno è Antonio Manetti, l'altro Alessandro Vellutello, ma però questo da quello assai diversamente, e l'uno e l'altro molto oscuramente, non già per loro mancamento, ma per la difficoltà del suggetto, che non patisce esser con la penna facilmente esplicato. Onde noi, per ubbidire al comandamento fattoci da chi comandar ci può, oggi qui venuti siamo a tentare se la viva voce, accompagnando il disegno, potesse, a quelli che comprese non l'hanno, dichiarare l'intenzione dell'una opinione e dell'altra; ed in oltre, se ci sarà tempo, addurre quelle ragioni per l'una e per l'altra parte che potessero persuadere, le diverse descrizioni esser conformi all'intendimento del Poeta; ingegnandoci nel fine, con alcune altre nostre dimostrare qual più di esse alla verità, ciò è alla mente di Dante, si avvicini: dove forse faremo manifesto, quanto a torto il virtuoso Manetti ed insieme tutta la dottissima e nobilissima Academia Fiorentina sia dal Vellutello stata calunniata. Ma perché o procedessero su la destra o su la sinistra, non molto importa al principale intendimento nostro, che è stato di dichiarare il sito e figura dell'Inferno di Dante, ed insieme difendere l'ingegnoso Manetti dalle false calunnie ingiustamente sopra tal materia ricevute, e massime perché non lui solo ma tutta la dottissima Academia Fiorentina pungevano, alla quale per molte cagioni obligatissimo mi sento; avendo, per quanto la bassezza del mio ingegno mi concedeva, dimostrato quanto più sottile sia l'invenzione del Manetti, porrò fine al mio ragionamento. Tiensi un ampio, massiccio e tondo scudo D’eterea tempra sulle terga, e pende Dall’omero superbo il grave disco, Pari all’orbe lunar, quando dal poggio Di Fiesole o in Val d’Arno il sapiente Tosco lo guarda sulla sera armato D’astronomiche lenti; e nuove terre, Nuovi fiumi e montagne il maculato Globo gli svela. Così (però men certo) il sapiente Cristal di Galileo contrade e terre Fantastiche contempla entro la luna; Libro Primo – vv. 358-366 E così chi le Cicladi costeggia, Samo e Delo mirando uscir dall’acque, Da Paradiso Perduto – J. Milton – 1667 Nebbie erranti le stima. Traduz. A. Maffei- Ed. Elettronica 2001 Libro Quinto – vv. 360-365 Scritta nel 1868 – Da http://www.illaboratoriodigalileogalilei.it/galileo/iconografia/ico_ver/riv_lib/riv011_c.html Il liutista Vincenzo Galilei Il padre introduce il figlio Galileo agli studi della matematica di Pitagora e alle regole che stanno alla base dei rapporti musicali. Fa capire quanto importante sia lo sperimentare e verificare nella realtà fisica l’esattezza della teoria. Scrive nel 1581 Dialogo della musica antica e della moderna la stessa forma di scrittura usata poi dal figlio nel suo Dialogo. L’esperienza del padre permise a Galileo di chiudere la prima giornata dei Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze (1638) intrattenendo i due interlocutori sull’altezza del suono, sui fenomeni di consonanza e dissonanza: Fermato questo punto, potremo per avventura assegnar assai congrua ragione onde avvenga che di essi suoni, differenti di tuono, alcune coppie siano con gran diletto ricevute dal nostro sensorio, altre con minore, ed altre ci feriscano con grandissima molestia; che è il recar la ragione delle consonanze più o men perfette e delle dissonanze. Filosofia … galileiana La visione dell’universo come entità matematicamente strutturata è certo legata al platonismo La distinzione fra metodo compositivo e metodo risolutivo è certo legata all’aristotelismo L’applicazione dell’analisi matematica ai problemi di fisica da Archimede La costruzione e l’uso del cannocchiale dalla tradizione intellettuale degli artigiani superiori del Rinascimento. Galilei è atomista convinto, vede tutta la materia composta da particelle. Il nuovo di Galilei e di … Nova de universis philosophia – F. Patrizi – 1591 Novo teatro di machine – V. Zonca – 1607 Astronomia nova seu Physica coelestis – Keplero – 1609 Novum organum – Bacone – 1620 Discorsi intorno a due nuove scienze – Galilei – 1638 De mundo nostro sublunari philosophia nova – W. Gilbert - 1651 Il fatto che proprio oggi, 21 dicembre, in questa stessa ora, cade il solstizio d’inverno, mi offre l’opportunità di salutare tutti coloro che parteciperanno a vario titolo alle iniziative per l’anno mondiale dell’astronomia, il 2009, indetto nel 4° centenario delle prime osservazioni al telescopio di Galileo Galilei. Angelus – 21 dicembre 2008 – Benedetto XVI La rivoluzione astronomica Niklas Kopperlingk (Copernico) in De hypothesibus motuum coelestium commentariolus (fra il 1507 e il 1512): − − − − − − Non esiste un solo centro di tutti gli orbi celesti o sfere Il centro dellaTerra non coincide con il centro dell’universo, ma solo con il centro della gravità e della sfera della Luna Tutte le sfere ruotano attorno al Sole Il rapporto fra la distanza Terra-Sole e l’altezza del firmamento è minore del rapporto tra il raggio terrestre e la distanza Terra-Sole Il firmamento rimane immobile, mentre la Terra compie una completa rotazione sui suoi poli fissi in un moto diurno Ciò che appare come movimenti del Sole non deriva dal suo moto, ma dal moto della Terra attorno al Sole. Tyge (Tycho) Brahe in De mundi aetherei recentioribus phaenomenis liber secundus (1588) Se la Terra fosse in moto una pietra lasciata cadere da una torre, non cadrebbe, come invece avviene, ai piedi della torre − La Terra è immobile al centro di un universo racchiuso da una sfera stellare la cui rotazione quotidiana dà conto dei circoli giornalieri delle stelle − La Terra è al centro delle orbite della Luna e del Sole − Il Sole è al centro delle orbite degli altri cinque pianeti: Mercurio, Venere, Marte, Giove, Saturno − Johann Kepler (Keplero) in Astronomia nova seu Physica coelestis (1609) − L’orbita della Terra non è un cerchio ma un ovale, si incurva nell’afelio e riprende l’ampiezza di un cerchio al perielio (Prima legge). − La velocità della Terra è maggiore quando essa si avvicina al Sole, minore quando si allontana da esso (Seconda legge) In Harmonices mundi libri quinque (1619) − I quadrati dei tempi di rivoluzione di qualunque coppia di pianeti sono proporzionali ai cubi delle loro distanze medie dal Sole (Terza legge) C O P E R N I C O B R A H E K E P L E R O Viviamo al centro di una bolla cosmica? Questo nostro universo, di cui conosciamo abbastanza bene età, evoluzione, struttura gerarchica (ammassi di galassie, galassie, stelle) composizione chimica (70% della materia osservabile è idrogeno, 27% elio e tutti gli altri elementi ammontano al 3%), struttura geometrica (è un universo piatto, che obbedisce alla geometria euclidea, in cui la radiazione si propaga in linea retta) presenta due grosse incognite che forse riusciremo a decifrare in un futuro non troppo lontano: cos’è la materia oscura? E cos’è l’energia oscura? … L’incertezza con cui conosciamo le distanze delle galassie permette di avanzare l’idea [G. Ellis, cosmologo] che noi ci troviamo all’interno di una vasta bolla sferica in cui la densità di materia è molto più bassa che nelle regioni circostanti . Di conseguenza l’azione della gravità sarà minore che nelle regioni circostanti e la bolla espanderà più rapidamente che nelle regioni lontane. Buchi Neri Quando una stella ha bruciato tutto il suo combustibile nucleare nel corso di miliardi di anni di reazioni di fusione nucleare, la pressione diretta verso l’esterno diventa insufficiente a contrastare l’enorme campo gravitazionale che preme verso l’interno. Si può allora scatenare – se sono verificate opportune condizioni iniziali - una gigantesca implosione di tutta la massa della stella; quest’ultima collassa sotto il proprio peso e forma un buco nero. … Nel 1974 Hawking scoprì, utilizzando la meccanica quantistica e la teoria della relatività generale, che i buchi neri emettono radiazione, che possiedono entropia. Purtroppo la radiazione è impossibile rilevarla sperimentalmente. (B. Greene – L’universo elegante - Einaudi – 2000) La figura è tratta da: Buchi neri nel mio bagno schiuma – C.V. Vishveshwara – Springer - 2007 Ogni genio ha il suo punto cieco E’ il titolo di una nota scritta dal fisico F. Dyson in cui afferma: Sappiamo, cinquant’anni dopo la morte di Einstein, che i buchi neri abbondano nell’universo e rivestono un ruolo importante nella sua evoluzione … Per noi, i buchi neri sono la conferma più bella e spettacolare della teoria di Einstein della relatività generale. Sono i luoghi in cui la teoria di Einstein mostra tutto il suo potere e la sua gloria. E tuttavia, Einstein stesso non credeva ai buchi neri: non era neppure interessato e esaminare l’evidenza che potessero realmente esistere. La mancanza d’interesse di Einstein per i buchi neri rimane uno dei misteri durevoli nella vita di un genio. (C.V. Vishveshwara - Buchi neri nel mio bagno schiuma –– Springer – 2007) Modello gastronomico Pensa alla pasta di un dolce che lievita; se nella pasta sono immerse delle noccioline, a mano a mano che la pasta si gonfia queste si allontanano una dall’altra; ma le noccioline sono ferme, è la pasta che si gonfia. Inoltre non è detto che l’espansione inizi da un punto. Lo spazio si gonfia ovunque così come le lievitazione della pasta non ha un centro di inizio: il lievito agisce contemporaneamente in ogni punto della pasta. Nell’universo l’espansione trascina via l’uno dall’altro gli ammassi di galassie; ma una singola galassia o un singolo gruppo di galassie non si espande: la forza di gravità prevale e lo tiene legato. (M. Hack, E. Gjergo – Così parlono le stelle – Sperling & Kupfer Editori – 2007) Brevissima Cronologia 1608 – 1612 : Keplero formula le 3 leggi del moto planetario 1609 : Galilei usa il telescopio 1659 : Huygens scopre che le appendici di Saturno sono una serie di anelli 1665 – 1667: Newton scopre la legge della gravitazione universale 1718 : Halley scopre che le stelle si muovono nello spazio 1838 : Bessel, Struve e Henderson misurano le distanze delle stelle 1842 : l’effetto Doppler 1877 : Schiapparelli scopre i “canali” di Marte 1916 : Einstein pubblica la relatività generale 1917 : Completato il telescopio di Mount Wilson 1918 : Shapley scopre forma e dimensioni della Via Lattea 1920 : Saha dimostra che la temperatura delle stelle determina il loro spettro Brevissima Cronologia 1923 : Hubble mostra che le nebulose a spirale sono galassie 1929 : Hubble scopre che l’Universo si sta espandendo 1933 : Zwichy anticipa il problema della materia oscura 1937 : Ruber costruisce il primo radiotelescopio 1948 : Completato il telescopio di Mount Palomar 1958 : Van Allen scopre “le fasce” ad alta densità di particelle cariche attorno alla Terra 1960 : Gli astronomi di Mount Palomar scoprono il primo quasar (radiosorgente quasi stellare) 1967 : Bell e Hewish scoprono le pulsar (stella di neutroni) 1981 : Guth propone la teoria dell’inflazione cosmica 1990 : Lanciato lo Hubble Space Telescope 1992 : Identificati i primi pianeti extrasolari 1995 : Scoperti pianeti in orbita intorno a stelle simili al Sole 1998 : Turner conia il termine “energia oscura” Bibliografia Sidereus Nuncius – Galileo Galilei – Edizione elettronica Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze inerenti alla mecanica e i movimenti locali – Galileo Galilei – Edizione elettronica Due lezioni all’Accademia fiorentina circa la figura, sito e grandezza dell’inferno di Dante – Galileo Galilei – Edizione elettronica Galilei Antologia – a cura di S. Vanni Rovighi – La Scuola Newton e la dinamica del XVII secolo – R. S. Westfall – Il Mulino Storia della Scienza – Diretta da Paolo Rossi Gruppo editoriale l’Espresso Gli strumenti nello sviluppo della scienza: da ausiliari a protagonisti – Salvo D’Agostino – Università “La Sapienza” Aristotele, Galileo, Newton: forza, velocità e accelerazione – Andrea Frova – Dipartimento di Fisica, Università “La Sapienza” Concorso bandito dalla rivista Insegnare Filosofia – Classe II sez. i – Liceo Classico “T. Mamiani” – Prof. T. Orlando Galileo Galilei: mito e realtà – Coordinam. M. Gargantini Feyerabend e Galileo: il testo mai letto in italia – P. Feyerabend - Corriere della Sera – 25/01/2008 La clessidra ad acqua di Galileo, ovvero un precursore dei modrerni trasduttori – G. Torzo – Corso Aggiornamento Irrsae Veneto Modelli, ipotesi, verità, certezza e il caso Galileo. Una proposta didattica – A. Briguglia Informazioni sugli astri medicei da Wikipedia Le rivelazioni del telescopio di Galileo – W.R.Shea – Le Scienze Luglio 1997 La mela di Newton e il Dialogo di Galileo - S.Drake – Le Scienze Ottobre 1980 Galileo e l’eresia di Giordano Bruno – L.S.Lerner ed E.A. Gosselin – Le Scienze Gennaio 1987 L’affare Galileo – O. Gingerich – Le Scienze Ottobre 1982 Discorso di Giovanni Paolo II ai partecipanti alla sessione plenaria della Pontificia Accademia della Scienze – 31 ottobre 1992 Vincenzio e l’imprinting epistemologico di Galileo Galilei – P. Greco – JCOM 4(1) Marzo 2005. Processi di osmosi tra scienza e musica nell’epoca della rivoluzione scientifica – S. Barbacci – Jekyll.comm 4 Marzo 2003 Viviamo al centro di una bolla cosmica? – M. Hack – Corriere della Sera – 03/01/2009 Un test del Dna per svelare i misteri di Galileo – G. Caprara - Corriere della Sera – 22/01/2009 Le lune di Galileo e il cannocchiale – G. Giorello – Corriere della Sera – 03/03/09 Galileo, la “lista della spesa” – G. Caprara – Corriere della Sera – 11/04/09 Perché i teologi non capirono Galileo - N. Cabibbo - Corriere della Sera - 23/05/09 Le Scienze – Ottobre 2009 – Breve Cronologia J. Baker – 50 grandi idee di Fisica – Ed. Dedalo -2007 S. Bais – Equazioni Le icone del sapere – Ed. Dedalo -2005 P. Nolan – Complementi di Fisica – Ed. Zanichelli -1996