Innanzi tutto ritengo opportuno fare una premessa a questa non facile e complessa ricostruzione storica sintetizzata in poche righe : san Restituto è il patrono della città di Bozzolo, san Pietro è il patrono della parrocchia. Compatroni della città sono: san Nicola da Tolentino e san Liborio; del primo abbiamo ancora testimonianza con la presenza, sopra la nicchia, nella splendida soasa del XVII secolo, posta nella seconda cappella a sinistra della chiesa di san Pietro, dello stemma comunale di Bozzolo con la quercia e le ghiande. Come giunse a Bozzolo il culto del nostro santo? Il 1 ottobre 1647 il cardinale Marzio Ginetti donò alla duchessa Dorotea Mattei di Roma le reliquie di san Restituto martire; successivamente, in data 10 aprile 1649, con documento rogato dal notaio romano Leonardo Leonardi, la duchessa romana le donò alla figlia Maria Mattei, moglie del principe Scipione Gonzaga. Sabato 14 novembre 1654, la nostra duchessa donò alla chiesa arcipretale di san Pietro della città di Bozzolo la reliquia in suo possesso con documento rogato dal notaio bozzolese Endimio Marchesi. Il giorno successivo, alle ore 15 circa, tutto il clero, i frati agostiniani e cappuccini, tutte le confraternite, il principe Scipione con la principessa e numerosissimi fedeli, partendo dal convento dei padri cappuccini, portarono processionalmente l’arca del santo fino alla chiesa di san Pietro, allora posta in “Siberia”, e fu collocata sotto l’altare maggiore, rimanendovi fino al 25 novembre 1805 allorché fu trasferita nell’attuale chiesa di san Pietro. Lo storico e poeta bozzolese mons. Cesare Donini nel 1942 pubblicò l’opuscolo “BOZZOLO E S: RESTITUTO”, dedicato al novello sacerdote Piero Piazza e ai membri del Circolo san Restituto, da cui ho ricavato la maggior parte delle notizie; egli, a sua volta, attinse agli annali del cardinale Cesare Baronio per narrare la storia di Restituto. Questi, si racconta, fu arrestato a Roma durante la persecuzione di Diocleziano del 302 d.C. perché predicava contro gli dei. Fu condotto davanti al prefetto Ermogene che lo invitò ripetutamente a sacrificare ma egli si rifiutò, per questo fu colpito con pietre e flagellato. Rinchiuso in carcere, ottenne da Dio, con le sue preghiere, un terremoto che divelse le porte e permise a tutti gli altri carcerati di fuggire. Ricondotto al tribunale, Ermogene, dopo averlo invitato vanamente a rinnegare la sua fede sacrificando agli dei, comandò che fosse decapitato. I suoi carnefici, legategli le mani dietro la schiena, lo decapitarono fuori dal Campidoglio e il suo corpo fu gettato presso l’arco di Settimio Severo. A tarda sera, una pia e ardita matrona lo raccolse, lo nascose nella sua casa e poi lo seppellì in un suo campo, sulla via Nomentana, “in miliaro decimo sexto… in crypta in inferioribus… sub die sexto Kalendas iunias” (il 27 maggio in un ipogeo al XVI miglio). Nei manoscritti più antichi il racconto finisce qui, ma a partire dal XII secolo si aggiunge che al tempo del papa Adriano IV (1154-1159) venne traslato a sant’Andrea in Aurisario che sorgeva nei pressi della basilica di santa Maria Maggiore. Gli Antoniani, venuti in possesso della chiesa, nel 1622 inviarono il corpo in Francia, al monastero di sant’Antoine en Viennois. Sulla vita di san Restituto abbiamo a disposizioni varie fonti, per citarne alcune ricordo: il Martirologio Geronimiano che lo commemora in giorni diversi, il 27 maggio, il 29 maggio sulla via Aurelia e l’11 giugno al VII miglio della via Nomentana (presso l’attuale Monterotondo). La seconda commemorazione fu accettata dai martirologi storici e quindi è passata anche nel Martirologio Romano del 1584, sotto il pontificato di Gregorio XIII, ove si legge che Restituto, santo e martire, era sepolto al XVI miglio della via Nomentana. Altre fonti ci parlano dei resti di un santo Restituto martire che sono conservati in un’urna marmorea posta presso l’altare maggiore della chiesa di san Francesco d’Assisi a Ripa Grande. Un altro è ricordato sulla via Aurelia. Un cimitero di san Restituto esisteva presso l’attuale basilica di santa Maria Maggiore. Un’altra fonte cita un’urna argentea del corpo di san Restituto martire, portato a Noto da Roma dal gesuita padre Giuseppe Landolina nella basilica del Santissimo Salvatore. Tutte queste citazioni non fanno chiarezza sulla provenienza delle reliquie del nostro santo perché al 29 maggio viene ricordato il dies natalis di altri santi con il nome di Restituto. Il patrono bozzolese è identificato con san Restituto martire di Roma. Sia Restituto di Bozzolo che Restituto delle altre città vanno comunque senz’altro distinti dall’omonimo martire. Le sole citazioni nel martirologio geronimiano del IV secolo prima e romano del 1584 poi non sono sufficienti a fare di san Restituto una figura storicamente esistita, poiché su di lui non vi è altra testimonianza, né vi sono riferimenti topografici o temporali. Capita spesso, in particolare quando si tratta di figure che risalgono ai primi tempi del cristianesimo, che l’identità di un santo si sdoppi, dando vita a due figure distinte con alcune caratteristiche in comune ma che in genere fanno riferimento a diverse città. Questo fenomeno ha diverse spiegazioni, prima fra tutte quella di voler porre all’origine della storia cristiana della propria città una personalità eminente o sante reliquie della prima epoca cristiana in un periodo di grandi ritrovamenti di cimiteri. Poi ci sono i problemi legati alla scarsità di fonti scritte e dettagliate circa le vicende del primo cristianesimo: raramente si scrivevano biografie complete. Il garante dell’autenticità della reliquia di san Restituto fu il cardinale Ginetti, ma è noto che quell’epoca fu contrassegnata da grandi polemiche sul commercio delle indulgenze e delle reliquie. In un articolo dell’Osservatore Romano del 20 dicembre 2009 il giornalista, recensendo una pubblicazione di Giovanni Sicari «Reliquie Insigni e “Corpi Santi” a Roma» scrive:”Solo dalle leggende agiografiche precisa l'autore, a questo riguardo - sappiamo che le tombe di santa Vittoria, di san Restituto, dei santi Primo e Feliciano e di san Getulio si trovavano in ambiente sotterraneo”. Comunque, sull’età del nostro patrono, possiamo avere qualche certezza dalla documentazione che il dott. Enernao Togliani rese a mons. Cesare Donini nella ricognizione del 5 luglio 1926 alle ossa presenti nell’urna. Il medico concludendo la sua relazione scrisse: “considerato che le ossa esaminate stanno ad indicare uno scheletro non ancora molto sviluppato e tenuto conto che lo smalto dei denti è tuttavia bianchissimo…si può argomentarne S. Restituto all’epoca del martirio essere stato nella vigoria giovanile, tra i 18 e i 20 anni”. La vecchia urna di san Restituto, posta sotto l’altare delle quattro vergini e martiri della seconda cappella a destra della chiesa di san Pietro, era in condizioni pessime. Nel 1961 l’allora arciprete don Stelio Placchi affidò allo scultore Selvino Sabbadini la realizzazione della nuova urna in bronzo (64x38,3x44h cm) nella quale, sulla parte superiore, fu scolpita l’epigrafe, che un tempo si leggeva sull’uscio della piccola cella sotto l’altare maggiore precedente a quello attuale, e lo stemma di Bozzolo. Va segnalato, tuttavia, che nella trascrizione l’avverbio di luogo e il verbo HEIC VENERANTUR (qui si venerano)sono stati sostituiti dalla congiunzione e dall’attributo ET VENERANDA (e venerabili). SACRA HEIC VENERANTUR OSSA DIVI MARTYRIS RESTITUTI PRÆCIPUI HUIUS CIVITATIS PATRONI HUC FIDENTER ACCEDITE INCOLÆ PRECES FUNDITE NON EUM VANA IN VOTA VOCABITIS (Qui si venerano le ossa del santo martire Restituto patrono principale di questa città. Cittadini, accorrete qui fiduciosi; rivolgetegli preghiere; non tarderete a constatare che non l’avrete invocato invano). Infine mons. Donini, nelle memorie dedicate al santo, scrive: ”Si era nel Marzo 1926, alla vigilia dei lavori di decorazione della nostra Parrocchia, quando fiorì nella mente d’uno dei Sacerdoti nostri una bell’idea; quella di mettere tra gli altri affreschi uno in onore di S. Restituto. E fu dato a me l’incarico di farmi promotore dell’idea e della spesa tra i compagni”. Il pittore veronese Gaetano Miolato eseguì l’affresco del martirio di san Restituto nell’intradosso della volta della navata centrale in un tondo iscritto entro una cornice a fiori e foglie d’acanto. La scena è ambientata in un anfiteatro con la presenza di soldati romani, il carnefice con la spada e in alto gli angeli che reggono la palma e corona del martirio. Attorno al tondo, entro la cornice si legge: ISTE SANCTUS CONTEMPSIT VITAM MUNDI ET PERVENIT AD COELESTIA REGNA. (Questo santo disdegnò la vita e raggiunse il regno celeste). Ora, per completare questa mia breve e disarticolata ricostruzione del nostro patrono, affido al direttore della corale parrocchiale san Restituto l’inno composto dal bozzolese Cesare Donini, nel periodo della seconda guerra mondiale, affinché possa musicarlo e solennemente cantarlo nella festa patronale. Un inno di gloria Nell’ora che volge Il sangue tuo puro, a Te Restituto, tra croci e dolori, o Martire invitto, di Bozzolo aiuto, esalta nei cuori, dell’aspro conflitto s’elevi dai cuor. la fede e l’amor. ne plachi l’orror. Al sacro tuo nome Rafferma la speme Proteggi i vicini, noi figli novelli nell’alme sconvolte, difendi i lontani; degli anni più belli cancella le stolte il nuovo domani T’offriamo l’onor. fiacchezze del cuor. impetra al Signor.