REGIONE LAZIO Assessorato all’Agricoltura INRAN Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione Programma Triennale di Ricerca Agricola, Agroambientale ed Agroindustriale della Regione Lazio (PRAL) 1999-2001. Progetto di ricerca codice 2000/22 I prodotti ittici dei laghi del Lazio Le caratteristiche alimentari certificabili delle produzioni ittiche quale strumento di conoscenza per il consumatore, il recupero di tradizioni e la valorizzazione del ruolo dei pescatori REGIONE LAZIO Assessorato all’Agricoltura INRAN Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione Programma Triennale di Ricerca Agricola, Agroambientale ed Agroindustriale della Regione Lazio (PRAL) 1999-2001. Progetto di ricerca codice 2000/22 I prodotti ittici dei laghi del Lazio Le caratteristiche alimentari certificabili delle produzioni ittiche quale strumento di conoscenza per il consumatore, il recupero di tradizioni e la valorizzazione del ruolo dei pescatori REGIONE LAZIO Dipartimento Economico e Occupazionale Direzione Regionale Agricoltura Area Sviluppo Agricolo e Servizio Informativo Unità Organizzativa Ricerca e Sperimentazione Via R. R. Garibaldi, 7 - 00145 Roma ISTITUTO NAZIONALE DI RICERCA PER GLI ALIMENTI E LA NUTRIZIONE (INRAN) Unità di Studi sui Prodotti Ittici Via Ardeatina 546 - 00178 Roma. Tutti i diritti sono riservati La pubblicazione è stata realizzata nell’ambito del Progetto “Studio delle caratteristiche alimentari di specie ittiche più significative derivanti dalle attività di pesca professionale nei principali bacini lacustri della Regione Lazio, finalizzato alla individuazione di elementi utili alla loro valorizzazione qualitativa ed alla eventuale elaborazione di un marchio di qualità”, responsabile scientifico dott.ssa Elena Orban, (INRAN) finanziato dalla Regione Lazio nell’ambito del Programma Triennale di Ricerca Agricola, Agroambientale, Agroalimentare ed Agroindustriale del Lazio (PRAL) -annualità 2000- Codice Progetto 22/2000. I prodotti ittici dei laghi del Lazio Le caratteristiche alimentari certificabili delle produzioni ittiche quale strumento di conoscenza per il consumatore, il recupero di tradizioni e la valorizzazione del ruolo dei pescatori Progettazione e coordinamento redazionale INRAN: Elena Orban - Maurizio Masci REGIONE LAZIO: Emilio Bongiovanni Testi: Aspetti alimentari e qualità del prodotto: Elena Orban Ambiente lacustre, pesca e protocollo: Massimo Rampacci Revisione redazionale: Emilio Bongiovanni Ringraziamenti: Si ringraziano la Cooperativa G.A.I.A. di Bolsena, Lupidi Valerio (Bolsena), la Cooperativa Pescatori di Bracciano e Ferretti Antonio (Lago del Salto) per aver fornito i campioni ed aver collaborato alla ricerca. Un particolare ringraziamento per il prezioso lavoro svolto va ai partecipanti alla ricerca: INRAN Gabriella Di Lena, Teresina Nevigato, Maurizio Masci, Irene Casini, Roberto Caproni, Loretta Gambelli A.GE.I. Massimo Rampacci, Antonio Maccaroni, Andrea Fusari, Paola De Angelis, Roberto D’Ambra PRESENTAZIONE Il Programma Triennale di ricerca agricola, agroambientale, agroalimentare ed agroindustriale del Lazio (PRAL 1999/2001), finanziato dalla Regione Lazio, ha dato nuovo impulso alla ricerca di settore nella regione ed ha consentito l'avvio di numerosi progetti in risposta alla domanda di conoscenza e di innovazione del mondo produttivo e della collettività. Nell'ambito di tale Programma si inserisce, per il carattere fortemente originale, il progetto dal titolo: "Le caratteristiche alimentari certificabili delle produzioni ittiche quale strumento di conoscenza per il consumatore, il recupero di tradizioni e la valorizzazione del ruolo dei pescatori". Grazie all'attività scientifica svolta dall'Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione ( INRAN ), in collaborazione con l'A.GE.I (Acquacoltura Gestione Ittica), e con gli operatori del settore (pescatori singoli ed associati) è oggi possibile disporre di nuove conoscenze relative alle caratteristiche ambientali e produttive (tipologie, modalità delle attività di pesca) ed alle peculiarità alimentari delle principali specie ittiche (Persico reale, Coregone, Anguilla) dei laghi di Bracciano (RM), Bolsena (VT) e Salto (RI). Tali conoscenze, prontamente acquisibili e applicabili per il miglioramento della filiera produttiva, per la salvaguardia della qualità e per la valorizzazione del prodotto, contribuiranno anche alla promozione dell'immagine delle specie ittiche dei laghi del Lazio ed alla riscoperta di mestieri, tradizioni e prodotti tipici locali, senza prescindere, nel contempo, dai più moderni principi, metodi e strumenti individuati dalla ricerca, che assicurano elevati standard qualitativi, nutrizionali e di sicurezza alimentare. L'Assessore all'Agricoltura Antonello Iannarilli v PREFAZIONE Al consumo di pesce sono collegati aspetti edonistici e salutistici. Le direttive delle Società Scientifiche internazionali che si occupano di alimentazione e salute, l’American Cancer Society in particolare, tra i suggerimenti per un corretto comportamento alimentare, che svolga un’azione preventiva verso le malattie cardiovascolari ed alcuni tumori, inseriscono l’aumento del consumo di pesce almeno 2-3 volte a settimana. Ma quale specie preferire? Sul mercato è possibile trovare specie provenienti da attività di pesca e da acquacoltura nazionali, o di importazione da Paesi comunitari e non, ragion per cui nel consumatore è cresciuta l’esigenza di avere certezze sull’origine di tali produzioni, sulla loro qualità, tracciabilità e sicurezza d’uso. Da alcuni anni l’INRAN, attraverso l’apposita Unità, è impegnato in una serie di ricerche, svolte in collaborazione con il mondo della produzione, che hanno l’obiettivo di dare una risposta a questi quesiti. In particolare gli studi sono rivolti ad approfondire le conoscenze sulla composizione chimico-nutrizionale, sugli aspetti sensoriali e sulla sicurezza d’uso, in funzione dell’ambiente e della filiera produttiva, di prodotti derivanti da attività di pesca e da acquacoltura. Un aspetto importante poi è la ricerca di indicatori di tipizzazione e di tracciabilità delle specie ittiche. La diffusione dei risultati di tali ricerche permette di fornire una corretta ed aggiornata informazione al consumatore ed elementi di conoscenza utili al mondo produttivo. Questo opuscolo rappresenta, infatti, l’elemento di diffusione dei risultati di un Progetto di Ricerca il cui obiettivo era approfondire le conoscenze sulle caratteristiche alimentari e la filiera produttiva delle principali specie ittiche lacustri della Regione Lazio al fine di permettere una diversificazione delle scelte alimentari del consumatore indirizzate soprattutto verso le specie ittiche marine più diffuse sui nostri mercati. Il Presidente dell’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione Prof. Ferdinando Romano vii INDICE Presentazione............................................................................................................... v Prefazione.................................................................................................................... vii 1. Introduzione......................................................................................................... 1 2. Importanza del pesce nell’alimentazione e fattori (ambientali, alimentari, genetici) che influenzano la sua composizione e qualità.................................................................................................................. 2 3. Importanza della filiera per la salvaguardia della qualità del prodotto................. 6 4. Caratteristiche ambientali e produttive dei Laghi di Bracciano, Bolsena e Salto..................................................................................................................... 8 5. Le attività di pesca, gli attrezzi e le specie ittiche................................................ 12 6. Caratteristiche alimentari delle principali specie ittiche dei Laghi di Bracciano, Bolsena e Salto: Persico reale (Perca fluviatilis), Coregone (Coregonus lavaretus), Anguilla (Anguilla anguilla)................................................................. 17 7. I pesci d’acqua dolce in cucina: le ricette della tradizione culinaria delle zone lacustri laziali........................................................................................................ 26 8. Considerazioni finali e raccomandazioni............................................................. 29 9. Bibliografia........................................................................................................... 30 Appendice. Analisi dettagliata della composizione chimico-nutrizionale di Persico Reale, Coregone ed Anguilla: differenze tra i laghi...................................................... 32 1. INTRODUZIONE L’importanza dei prodotti ittici nella dieta dell’uomo è cosa ormai nota e l’invito di nutrizionisti e medici ad inserire il pesce almeno 2 volte a settimana nella propria alimentazione è stato recepito dal consumatore, come dimostrato dalle statistiche che indicano un consumo di 23 Kilogrammi pro capite annui di questi prodotti. Molto apprezzate sono le specie marine, più diffuse sui nostri mercati, mentre, ad eccezione della trota oggetto di allevamento, poco si conosce delle specie di acqua dolce. Coregone, persico reale, anguilla, sono specie di pesce poco, o per nulla, presenti sulle nostre tavole, li possiamo gustare infatti solo quando ci rechiamo a fare qualche gita fuori porta presso uno dei magnifici laghi di cui è ricca la regione Lazio. I Laghi di Bracciano, di Bolsena e del Salto sono infatti ecosistemi di grande interesse turistico, ambientale e naturalistico. Le attività di pesca e le produzioni ad essi collegate costituiscono un indubbio valore dal punto di vista ecologico, socio-economico e socio-culturale, con risvolti importanti a livello alimentare, occupazionale, turistico-ricreativo e commerciale. La superficie decisamente ridotta rispetto a quella marina e la forte riduzione della produttività (dovuta anche a problemi di inquinamento, presente, in passato, nei bacini lacustri) hanno condizionato la commercializzazione e quindi la limitata diffusione delle specie ittiche di acqua dolce sui mercati. Di conseguenza, sono molto scarse le conoscenze delle loro caratteristiche alimentari da parte del consumatore che si pone la domanda se siano identiche, o meno, alle specie marine. Valorizzare tali produzioni vuol dire innanzitutto conoscerle, conoscere il loro valore nutrizionale, il loro sapore, odore, aroma (caratteristiche organolettiche), la loro salubrità (sicurezza d’uso), conoscere l’ambiente in cui vivono, la loro storia (come vengono pescati e trattati a bordo delle imbarcazioni e a terra, in quanto tempo li possiamo trovare sui mercati), in altre parole conoscerne la filiera produttiva, determinante per la loro qualità e freschezza. Valorizzare tali specie ittiche vuol dire promuovere iniziative tese alla realizzazione di un prodotto qualitativamente garantito, realizzabile attraverso una sempre maggiore responsabilizzazione dei pescatori nella gestione e conservazione delle risorse e in tutte le fasi della filiera, con l’adozione di protocolli di pesca e trattamento del pescato idonei dal punto di vista igienico. I Protocolli di Buona Prassi di Produzione, elaborati dalle Associazioni di settore o da Organizzazioni di normazione, in uso ormai in tutti i settori alimentari, servono da guida per una corretta e responsabile gestione delle varie fasi della filiera dal momento che le Normative Comunitarie prevedono ormai il controllo dell’intero processo produttivo e non più del solo 1 prodotto. Tali protocolli, attraverso l’identificazione e la documentazione di tutte le attività connesse ai vari prodotti ittici (tracciabilità), rispondono anche all’esigenza del consumatore di avere certezze sull’origine e la storia del prodotto acquistato, e creano i presupposti per un processo di certificazione del prodotto e dell’intero sistema produttivo. I temi sopra riportati vengono affrontati in questo lavoro, che riporta i risultati di un Progetto di Ricerca svolto dall’INRAN, nell’ambito del PRAL (1999-2001) della Regione Lazio, che prevedeva la collaborazione con i pescatori professionali che operano sui principali laghi regionali (Bracciano e Bolsena vulcanici, del Salto bacino artificiale) l’A.GE.I., gli Enti pubblici e privati locali. Obiettivi del lavoro erano: • lo studio della qualità alimentare, in funzione dell’ambiente e della stagione, delle principali specie ittiche oggetto di pesca professionale nei principali bacini lacustri della regione Lazio • la messa a punto di un protocollo per le fasi di cattura e manipolazione a bordo al fine di prolungarne freschezza ed igienicità • l'informazione corretta ed aggiornata del consumatore 2. IMPORTANZA DEL PESCE NELL’ALIMENTAZIONE E FATTORI (AMBIENTALI, ALIMENTARI, GENETICI) CHE INFLUENZANO LA SUA COMPOSIZIONE E QUALITÀ Le Società Internazionali che si occupano di alimentazione e salute dell’uomo, forniscono alcune regole per una vita sana che prevenga l’insorgere di malattie cardiovascolari ed alcuni tumori: fare una vita attiva, evitare il fumo, fare una dieta variata ed equilibrata, senza eccedere nell’assunzione di calorie, consumare più frutta e verdura e sostituire almeno 2 volte la settimana il consumo di carne con il pesce. Il pesce, infatti, è altamente digeribile, ha un elevato valore nutrizionale, fornisce proteine di elevato valore biologico che, oltre ad essere i mattoni di costituzione del nostro organismo, svolgono in esso importanti funzioni. Rispetto alle altre carni (manzo, vitello, pollo, coniglio) il pesce ha una composizione dei grassi particolare. Questi grassi sono ricchi di molecole insature, acidi grassi insaturi, in particolare gli omega-3, tra i quali ve ne sono alcuni, conosciuti con la sigla EPA e DHA, di cui i prodotti 2 ittici sono l’unica fonte alimentare significativa. Tali acidi grassi fanno parte delle membrane delle nostre cellule, sono essenziali per lo sviluppo cerebrale e della retina, in più, dall’EPA vengono prodotte molecole, prostaglandine della serie 3, che hanno la capacità di migliorare la fluidità del sangue. Numerosi studi epidemiologici hanno in fine dimostrato che gli omega-3 sono in grado di diminuire i fattori di rischio delle malattie cardiovascolari abbassando i livelli dei trigliceridi del sangue e del colesterolo, in particolare l’LDL colesterolo, cioè “quello cattivo”. Molti studi hanno dimostrato, invece, che diete ricche di acidi grassi saturi (presenti soprattutto nei grassi di animali terrestri) sono associate ad un maggior rischio di malattie cardiovascolari. Le Società scientifiche che si occupano di nutrizione raccomandano di assumere almeno 1 grammo al giorno di acidi grassi omega-3. Figura 1. Fonti alimentari di acidi grassi omega-3, in particolare di EPA e DHA, ed effetti positivi di questi ultimi sulla salute dell’uomo 3 Da quanto detto, si può dedurre come la composizione dei grassi della nostra dieta sia importante in quanto influenza la composizione dei grassi del nostro corpo e può contribuire a prevenire numerose patologie. Nei pesci, tranne alcune eccezioni, il colesterolo è contenuto in quantità non elevata ( 45-70 milligrammi in 100 grammi). Ciò è importante in quanto le raccomandazioni sono di non assumerne più di 300 milligrammi al giorno. I pesci sono anche una buona fonte di elementi minerali. Tra essi meritano di essere menzionati: il selenio, elemento essenziale per l’attività di alcune molecole (enzimi) che proteggono le cellule dai danni dell’invecchiamento (danno ossidativo); il fosforo, depositato nelle ossa insieme al calcio; lo zinco, distribuito in tutti i tessuti del corpo e parte integrante di molecole coinvolte in varie reazioni biologiche dell’organismo; il ferro, contenuto nella struttura di emoglobina e mioglobina, responsabili del trasporto di ossigeno ai tessuti del nostro corpo. Le vitamine, regolatrici dei processi vitali del nostro organismo, sono presenti nei prodotti ittici in discreta quantità, in particolare quelle del gruppo B (B1, B2, B12) e la niacina. Alcuni pesci grassi contengono nel loro tessuto muscolare anche la vitamina A, importante per il meccanismo della visione ed il funzionamento del sistema immunitario e la vitamina E, importante per la protezione delle cellule dall’invecchiamento. La composizione corporea, l'aroma, l'odore e la consistenza delle carni (caratteristiche organolettiche) delle varie specie sono determinate dalla base genetica, dal tipo e composizione della loro alimentazione, dal periodo di pesca (se un pesce è in periodo riproduttivo o no), dalle caratteristiche dell'ambiente. Se un pesce è carnivoro (si nutre di altri pesci) o plantofago (si nutre di microscopici organismi vegetali o animali sospesi in acqua, cioè il plancton), se si nutre in superficie o a contatto con i fondali, di solito più inquinati, sono elementi che determinano tra le specie, o nell'ambito della stessa specie nelle varie stagioni, differenze nel contenuto in nutrienti, nel colore e aroma delle carni o nella presenza di inquinanti. La taglia, è un altro elemento che influenza la composizione corporea, soprattutto il contenuto in grassi, di alcune specie ad es.: l'anguilla. Le caratteristiche e la qualità dell’ambiente acquatico, in termini di temperatura e salinità dell’acqua, ossigenazione, etc., ma anche di ricchezza di nutrimento, di elevata presenza di fito- e zooplancton variabili stagionalmente come quantità e composizione, hanno anch’esse influenza su alcuni aspetti della loro composizione, ad esempio sul contenuto di quegli acidi grassi omega-3 (o n-3) che nei periodi invernali, quando la temperatura dell’acqua si abbassa, sono presenti di solito in maggior quantità in quanto permettono al pesce di mantenere fluide le membrane cellulari. 4 Figura 2. Fattori ambientali ed alimentari che influenzano la composizione corporea, le caratteristiche organolettiche e la sicurezza d’uso delle specie ittiche Le modalità di pesca, trattamento e conservazione a bordo e a terra avranno poi influenza sul mantenimento della freschezza del pesce e di conseguenza del suo valore nutrizionale. 5 3. IMPORTANZA DELLA FILIERA PER LA SALVAGUARDIA DELLA QUALITÀ DEL PRODOTTO Dal momento che il pesce è un alimento altamente deperibile, per poter mantenere integro questo patrimonio nutrizionale e per avere un prodotto sicuro dal punto di vista igienico, è importante che tutte le tappe della filiera produttiva (dalla qualità dell’ambiente acquatico, alle modalità di pesca, dal trattamento del prodotto a bordo e a terra, fino alla distribuzione e vendita) vengano gestite in modo responsabile ed igienico sino al piatto del consumatore. A tal fine è stato messo a punto in questo studio un protocollo di manipolazione del pesce, catturato con differenti attrezzi da pesca, pienamente accettato dai pescatori coinvolti nell’indagine (Tabella 1). Tali procedure, oltre a rispettare la normativa specifica per l’esercizio della pesca nelle acque interne, hanno previsto una serie di accorgimenti, per superare eventuali punti critici della filiera fino ad ora in uso, che potevano pregiudicare l’igienicità e la freschezza del prodotto. Figura 3. Filiera produttiva 6 Tabella 1. Protocollo adottato nella cattura e manipolazione del prodotto a bordo Fase Specifica delle operazioni Gli attrezzi da pesca ed il loro impiego devono minimizzare il danneggiamento o il deterioramento del pesce Pesca Gli attrezzi da pesca devono essere selettivi per la specie bersaglio ed evitare la cattura di soggetti sottotaglia La durata dell’azione di pesca deve essere effettuata in relazione alla temperatura dell’acqua, di conseguenza al tempo di deterioramento del prodotto sugli attrezzi, più breve nei mesi estivi Una volta a bordo il pesce deve essere maneggiato con cautela, rapidità ed efficienza Il pesce catturato per primo deve essere il primo ad essere lavorato; Il pesce danneggiato o non idoneo al consumo umano deve essere separato dal resto del pescato Manipolazione del prodotto a bordo Il pesce catturato deve essere introdotto in contenitori atossici contenenti acqua pulita e ghiaccio Le anguille commercializzate vive devono essere introdotte in contenitori puliti opportunamente coperti per proteggerle dai raggi solari Il pesce non deve essere sovraccaricato all’interno dei contenitori All’interno dell’imbarcazione tutto il pescato deve essere protetto dagli effetti nocivi dei raggi solari che ne provocano l’aumento della temperatura e la rapida disidratazione Il pesce deve essere lavato con acqua pulita o con acqua potabile Allo sbarco Il prodotto deve essere selezionato per specie e per taglia Il prodotto deve essere incassettato sotto ghiaccio Il prodotto deve essere distribuito nel più breve tempo possibile 7 4. CARATTERISTICHE AMBIENTALI E PRODUTTIVE DEI LAGHI DI BRACCIANO, BOLSENA E SALTO 4.1. Lago di Bracciano (Roma) Il Lago di Bracciano (Lacus Sabatinus), situato a circa 30 chilometri a nord di Roma, è un tipico lago vulcanico di forma subcircolare, con un diametro di circa 9 Km, situato ad un'altitudine di 164 m s.l.m., in un territorio a morfologia collinare. Ha un’estensione di 57,5 Km² e raggiunge una profondità massima di 164 metri. Occupa un’insieme di cavità crateriche dei monti Sabatini ed è alimentato da un modesto bacino imbrifero di circa 150 km2. Ha come immissari varie sorgenti sotterranee tra cui quelle termominerali di Vicarello, e due Figura 4. Veduta del lago di Bracciano emissari: l'Arrone, che riversa nel Tirreno lo scolmo del lago, e l'acquedotto Paolo, che porta a Roma l'acqua omonima alimentando anche fontane e giardini della città del Vaticano. Il lago ricade nel comprensorio del Parco Naturale Regionale del complesso lacuale di Bracciano e Martignano che comprende anche elementi di elevato valore storico-culturale 8 costituiti dai tre centri storici che si affacciano sul bacino: Bracciano, Anguillara Sabazia e Trevignano Romano, oltre ad aree di interesse archeologico. Le acque del lago rappresentano un’importante riserva idropotabile per la città di Roma e per alcuni comuni del suo hinterland: per questo motivo, sin dal 1978, viene tutelato dal punto di vista igienico-sanitario dalla Regione Lazio e mantenuto costantemente sotto monitoraggio da vari enti, per il controllo delle qualità chimico-fisiche e biologiche. Esse risultano di ottima qualità per il basso carico di nutrienti presente e soprattutto per l’assenza di pesticidi clororganici. La sua salvaguardia ha previsto nel corso degli anni ’80 la realizzazione di una condotta circumlacuale, che raccoglie le acque di scarico dei comuni che gravitano direttamente sul bacino. La condotta, gestita dall’A.C.E.A., termina con un impianto di trattamento in cui i liquami sono depurati e scaricati nel fosso Arrone. Dal 1987, inoltre, è stata vietata la navigazione a motore e l’uso di fertilizzanti e pesticidi. Il bacino è inserito in una cinta collinare caratterizzata da un rapido declinare, che offre un’ampia gamma vegetazionale di boschi a latifoglie, con presenze di querceti di roverella, cerreti, castagneti, e faggete. Nelle aree ripariali, dove la profondità delle acque è minore, si osservano ecosistemi caratterizzati da giuncheti, fragmiteti con piccoli boschi di salice, pioppo ed ontano. La notevole limpidezza delle acque favorisce lo sviluppo di foreste di alghe del genere Chara, che oltre ad indicare un buono stato della qualità delle acque del lago costituiscono una risorsa fondamentale per numerose specie ittiche. 4.2. Lago di Bolsena (Viterbo) Il Lago di Bolsena (Lacus Volsiniensis), ubicato sui monti Volsini a circa 305 m s.l.m., rappresenta il quinto lago d’Italia per estensione ed il più grande tra quelli di origine vulcanica, con una superficie di circa 114 km² ed una profondità di circa 150 m. La sua forma è di carattere subcircolare ed il bacino è caratterizzato dalla presenza di due isole: Martana e Bisentina. Il principale apporto di acqua deriva dalle precipitazioni, poiché il reticolo idrografico è caratterizzato da corsi d’acqua di scarsa entità. L’unico emissario è il Fiume Marta che sfocia nel Tirreno presso Tarquinia, dopo un percorso di circa 49 km. Lungo le rive del lago sorgono i centri di Bolsena, Marta e Capodimonte, più numerosi sono i Comuni che si affacciano sulla conca craterica. La zona, ricca di testimonianze storiche ed archeologiche, fu abitata fin dalla prima età del ferro, come dimostrato dai resti sommersi di villaggi villanoviani. 9 In epoca pre-etrusca vi sorgeva il centro di Bisenzio e successivamente l’etrusca Vesna, che divenne la latina Volsinii e l’attuale Bolsena. Le caratteristiche del clima e del suolo, la morfologia dello specchio lacustre e del territorio circostante sono tali da favorire la presenza di numerosi ambiti vegetazionali tra i quali gli ambienti umidi legati alla presenza del lago, le superfici boschive, le aree di pertinenza agricola proprie del versante orientale del lago, le isole Martana e Bisentina. Figura 5. Veduta del lago di Bolsena La vegetazione del lago presenta una tipica zonizzazione, si passa dalla vegetazione delle rive a quella con radici sommerse e fusto aereo, per arrivare a quella completamente sommersa. Sulla sponda emersa e nella zona di interfaccia fra terra e acqua è presente il canneto caratterizzato da fragmiteti e più in profondità da giuncheti, più rari sono i popolamenti a tifa. Nei mesi più caldi, nelle aree localizzate in prossimità della foce di piccoli corsi d’acqua, è presente la lenticchia d’acqua. La vegetazione arborea della conca vulcanica, (caldera), del Lago di Bolsena è caratterizzata prevalentemente da cerrete e querceti misti, floristicamente molto ricchi. Come Bracciano, anche Bolsena è definito un “lago a caracee”, per la notevole consistenza delle colonie di alghe del genere Chara. La ricchezza di organismi vegetali favorisce lo sviluppo di altri organismi acquatici, partendo dallo zooplancton e dagli invertebrati acquatici 10 (molluschi, anellidi, crostacei ed insetti), che costituiscono l’alimento di numerose specie ittiche. L’ambiente acquatico del lago, secondo indagini recenti, ha mostrato un netto miglioramento rispetto a quanto osservato da studi effettuati in precedenza. Tale aspetto è da mettere in relazione agli interventi di salvaguardia effettuati, riconducibili principalmente alla realizzazione del collettore degli scarichi urbani e la chiusura delle discariche presenti nel bacino. Nel corso del 1990, infatti, i Comuni del Lago di Bolsena: Bolsena, Bagnoregio, Montefiascone, Marta, Capodimonte, Valentano, Gradoli, Grotte di Castro e San Lorenzo Nuove, con l’Amministrazione Provinciale di Viterbo avviarono le opere per la realizzazione del canale circumlacuale, intervento che si è dimostrato di grande efficacia per la salvaguardia del lago, grazie anche all’assenza di industrie, allevamenti zootecnici ed agricoltura di tipo intensivo. 4.3. Lago del Salto (Rieti) Il Lago del Salto (m 535 slm) è un grande bacino artificiale di circa 820 ha, realizzato negli anni ‘40 con uno sbarramento del fiume Salto, che nasce sui monti della Marsica e confluisce nel Velino presso Rieti. Figura 6. Veduta del lago del Salto 11 Il lago è lungo una decina di chilometri e largo uno, con una profondità massima di circa 90 metri; è molto articolato con insenature e fiordi che penetrano nelle valli scavate dal torrente nelle tenere rocce marnoso arenacee, infatti le sponde misurano circa 40 km. Una galleria artificiale lo collega con il Lago del Turano, con lo scopo di realizzare un grande bacino idroelettrico che alimenta la centrale elettrica di Cotilia. Il lago occupa l’ampia vallata di Cicolano, un’area, oggi allagata, dove sorgevano gli originari paesi di Borgo San Pietro, Tiglieto, Fiumata e Sant’Ippolito, ricostruiti successivamente sulle sue rive. La fascia vegetazionale con radici sommerse e fusto aereo e le macrofite lacustri non sono ben rappresentate: le forti escursioni del livello delle acque a cui è soggetto l’invaso e l’immediata profondità anche in prossimità delle rive ne limitano lo sviluppo. I dati relativi al fito e zooplancton indicano una discreta stagionalità con un minimo invernale seguito da un incremento primaverile. Le sponde del Lago del Salto, nelle zone non interessate dalle oscillazioni del livello delle acque, sono ancora ricoperte dai boschi che circondano l’invaso, costituiti in prevalenza da Cerro, Castagno, Pioppo e Salice. Le attività produttive attorno al bacino sono legate principalmente all’agricoltura, alla pastorizia ed al turismo. Le acque del lago, non sono quindi soggette a pericoli legati all’inquinamento industriale. La principale fonte di apporto di nutrienti, causa dei limitati fenomeni di crescita abbondante di alghe e fitoplancton (eutrofici) che si osservano nei mesi estivi, è rappresentata dagli scarichi urbani, anche se tale problema è in via di risoluzione grazie alla realizzazione di depuratori. Al riguardo è importante sottolineare l’impegno della Giunta regionale del Lazio, la quale ha stipulato un accordo di programma, firmato dalla Provincia di Rieti e dai comuni interessati, per il completamento dei lavori di realizzazione di una serie di impianti di depurazione e collettori fognari per la salvaguardia del lago. 5. LE ATTIVITÀ DI PESCA, GLI ATTREZZI E LE SPECIE ITTICHE Nei laghi considerati è molto sviluppata sia la pesca sportiva sia quella professionale. L’importanza dei laghi come fonte di sostentamento è testimoniata dal numero di pescatori professionali che operano nei differenti bacini lacustri, come illustrato nella Tabella 2, sia 12 associati in cooperative che in forma autonoma. La pesca nelle acque dolci della regione Lazio è regolamentata dalla Legge n. 87 del 7 Dicembre 1990, “Norme per la tutela del patrimonio ittico e per la disciplina dell’esercizio della pesca nelle acque interne del Lazio”, che costituisce una normativa generale di riferimento, mentre la codifica degli attrezzi consentiti è riportata nella Deliberazione della Giunta Regionale n. 116 del 26 Luglio 2002. Tabella 2. Numero di pescatori che operano sui laghi di Bolsena, Bracciano e Salto Bacino lacustre Lago di Bolsena Lago di Bracciano Lago del Salto Numero di pescatori 138 55 7 Figura 7. Tipica barca ed attrezzi da pesca Figura 8. 13 Schema e foto del Martavello, impiegato per la pesca di anguille, tinche e lucci Generalmente i pescatori professionali che operano nella regione Lazio utilizzano attrezzi simili (Tabella 3) per la cattura delle stesse specie ittiche nei differenti ambienti lacustri. Tabella 3. Attrezzi più comunemente in uso tra i pescatori professionali che operano nelle acque dei laghi della regione Lazio Attrezzo da pesca Caratteristiche e specie bersaglio Altana Rete verticale, lasciata generalmente in opera per qualche ora, in attesa che i pesci rimangano impigliati nelle maglie, le quali possiedono dimensioni variabili in funzione della specie e delle taglie che si vogliono catturare. Nei nostri laghi è impiegata soprattutto per la pesca del coregone Bertovello o martavello Attrezzo che opera sul fondo. Ha una forma cilindro-conica, a dimensione variabile, costituita da anelli rigidi (con diametro decrescente) avvolti da una rete a formare più camere settate nelle quali i pesci possono transitare unidirezionalmente, dall’entrata fino all’ultima camera, ove il prodotto si concentra. Tale attrezzo viene utilizzato per la pesca delle anguille, tinche, lucci e scardole Martavellone Simile al bertovello, ma di dimensioni maggiori, è utilizzato soprattutto a Bolsena per la pesca delle tinche, lucci ed anguille Rete da fondo o persichiera Rete verticale che viene calata sul fondo per la cattura di persici, tinche e lucci Tramaglio Rete verticale che opera sul fondo, costituita da tre panni di cui i due esterni a maglia più grande rispetto a quello interno. Si utilizza per la cattura di lucci, persici reali, tinche, ecc. Palangaro Attrezzo costituito da una trave madre, allla quale sono collegati ami con braccioli. E' utilizzato principalmente per la cattura delle anguille 14 La denominazione degli strumenti può variare a seconda degli ambienti in cui vengono utilizzati. Nel Lago di Bolsena ad esempio la retona è lo strumento utilizzato per la cattura del coregone, la retina per i latterini, la retoncina per la tinca, la persichiera per il persico reale. L’ittiofauna presente nei laghi è quella tipica delle acque dolci lacustri esociprinicole dell’Italia centro-meridionale (vedi Tabella 4), anche se i popolamenti ittici sono stati modificati dalle Tabella 4. Principali specie ittiche presenti (●) nei laghi di Bolsena, Bracciano e Salto Lago di Bolsena Lago di Bracciano Lago del Salto ANGUILLA (Anguilla anguilla) ● ● ● COREGONE (Coregonus lavaretus) ● ● ● LUCCIO (Esox lucius) ● ● ● Specie ittica TROTA FARIO (Salmo trutta morpha fario) ● CARPA (Cyprinus carpio) ● ● ● CAVEDANO (Leuciscus cephalus) ● ● ● TINCA (Tinca tinca) ● ● ● SCARDOLA (Scardinius erythrophthalmus) ● ● ● CARASSIO (Carassius carassius) ● ● ● ROVELLA (Rutilius rubilio) ● ● ALBORELLA (Alburnus alburnus), ● ● TRIOTTO (Rutilus erythrophthalmus) ● ● GARDON (Rutilus rutilus) ● ● LATTERINO (Atherina boyeri) ● ● PERSICO SOLE (Lepomis gibbosus) ● ● ● PERSICO REALE (Perca fluviatilis) ● ● ● PERSICO TROTA (Micropterus salmoides) ● ● ● PESCE GATTO (Ictalurus melas) ● CEFALO CALAMITA (Liza ramada) ● ● ● MEGIATTO (Mugil cephalus) ● ● ● 15 ripetute introduzioni di specie non originarie di queste aree ("alloctone") di rilevante valore economico, come il Coregone lavarello, o di interesse per la pesca sportiva. Le speciebersaglio dei pescatori professionali sono essenzialmente il coregone, l’anguilla, il persico reale ed il latterino; le altre specie rappresentano soltanto una fonte di reddito esiguo, sia per la ridotta importanza ponderale nelle catture totali, sia per il basso valore commerciale. Il mantenimento della pesca nei differenti ambienti lacustri è in parte legato ai costanti interventi delle Amministrazioni provinciali di Roma, Viterbo e Rieti, che da anni operano una gestione articolata attraverso le semine a scopo di ripopolamento (utilizzando soggetti di origine selvatica o riprodotti artificialmente negli incubatoi presenti nei laghi), la vigilanza ed il coinvolgimento degli stessi pescatori professionali, sempre più coscienti ed impegnati nella tutela e gestione responsabile delle risorse al fine di preservare la loro attività. L’attività di gestione della pesca nel Lago di Bolsena, ad esempio, vanta una tradizione secolare, infatti già nel 1887 furono compiuti i primi tentativi di ripopolamento delle acque del lago. Nel 1936 a Capodimonte esisteva già un incubatoio gestito da pescatori locali, quale succursale del Regio Istituto Ittiogenico di Roma, il quale nei successivi anni proseguì l’attività di ripopolamento basato soprattutto su semine di anguille, trota lacustre ed iridea, coregone, persico reale e cefali. Le specie oggetto di pesca professionale variano nell’arco dell’anno, in relazione alla loro biologia (la pesca è di norma proibita durante il periodo riproduttivo) e alla loro catturabilità (la pesca di una data specie è sospesa quando la quantità pescata è talmente bassa da rendere antieconomica l’azione di pesca). Le produzioni nei laghi considerati variano in relazione a molteplici fattori quali il numero di pescatori, la produttività dell’ambiente lacustre, l’intensità delle attività di pesca, ecc.. Secondo indagini recenti compiute dall’Istituto di ricerca privato A.GE.I. S.C.r.l. di Roma nel corso del 2001, nell’ambito del un programma di ricerca “Definizione e realizzazione di un modello statistico per l’indagine tecnico-economica della pesca professionale nelle acque dolci” finanziato dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, la quantità di pescato prelevato dai pescatori professionali nel Lago di Bracciano ammonta a 183.200 kg, nel Lago del Salto a 20.000 kg, mentre nel Lago di Bolsena, il dato riferito a 45 pescatori su 138 addetti, mostra una produzione di circa 59.000 kg. 16 6. CARATTERISTICHE ALIMENTARI DELLE PRINCIPALI SPECIE ITTICHE DEI LAGHI DI BRACCIANO, BOLSENA E SALTO: PERSICO REALE (Perca fluviatilis), COREGONE (Coregonus lavaretus) ED ANGUILLA (Anguilla anguilla) Le specie considerate sono quelle più rappresentative, dal punto di vista quantitativo, dei Laghi di Bracciano, Bolsena e del Salto. Esse sono state studiate, effettuando prelievi stagionali (Dicembre, Febbraio, Giugno, Settembre), nelle taglie maggiormente commercializzate. I risultati dettagliati sulla loro composizione e variabilità stagionale sono riportati, in maniera semplificata, in Appendice (Tabelle 8-16) Persico reale, Coregone ed Anguilla hanno un elevato valore nutrizionale, pur con alcune differenze tra di loro, legate alla specie e di conseguenza alle diverse abitudini alimentari. Variazioni stagionali nella loro composizione corporea sono evidenti soprattutto nel contenuto in grasso, generalmente più elevato nei mesi estivi, e nel contenuto in omega-3, importanti per la loro influenza sulla nostra salute, generalmente un po’ più elevati nei mesi invernali. Tali differenze sono più marcate per coregone ed anguilla del Lago di Bolsena. Meno evidenti sono le variazioni nei pesci del Lago del Salto. La presenza di alcuni elementi minerali come rubidio e cesio evidenzia il collegamento delle specie ittiche di Bolsena e Bracciano ad un ambiente di natura vulcanica differenziandoli dai pesci del Lago del Salto che ne contengono una concentrazione 10 volte più bassa. Il rubidio generalmente insieme al cesio si trova nelle vulcaniti, nelle acque minerali, e in più basse concentrazioni nella crosta terrestre, nell’acqua di mare, in animali e piante e nel sangue umano. Attualmente i pareri sul ruolo biologico di tale minerale sono discordanti. Alcuni studi sperimentali hanno ipotizzato che possano fungere da agenti chemioterapici. Per poter comprendere meglio il valore nutrizionale di queste specie è stato effettuato un confronto tra la composizione chimico-nutrizionale delle loro carni e quella di alcune specie marine, molto presenti sul mercato ed apprezzate dal consumatore tialiano, come il Nasello (Merluccius merluccius) e l'Orata di acquacoltura (Sparus aurata). Come si può evidenziare dalle Tabelle 5-7, il valore nutrizionale del pesce di acqua dolce è paragonabile a quello delle specie marine con identica ricchezza in proteine di elevata qualità, Omega 3 e minerali. 17 Tabella 5. Confronto fra la composizione in nutrienti (media annuale) delle specie ittiche di acqua dolce ed alcune specie marine maggiormente presenti sul mercato (g/100 g di parte edibile) Nasello Orata di acquacoltura Coregone Persico Anguilla 150.00 ± 30.00 332.81 ± 50.00 240.06 ± 31.86 118.72 ± 15.48 221.72 ± 38.31 Acqua 79.98 ± 0.22 67.94 ± 2.48 76.93 ± 2.03 79.65 ± 0.66 64.66 ± 2.86 Proteine 18.70 ± 0.10 19.46 ± 0.58 19.21 ± 1.01 18.14 ± 0.63 15.63 ± 0.45 Grassi 1.13 ± 0.01 10.14 ± 2.67 2.67 ± 1.06 0.92 ± 0.20 17.90 ± 3.08 Acidi grassi omega-3 0.26 ± 0.20 1.77 ± 0.20 0.49 ± 0.05 0.19 ± 0.02 1.68 ± 0.10 Minerali totali 1.24 ± 0.05 1.31 ± 0.12 1.22 ± 0.07 1.23 ± 0.13 0.92 ± 0.04 85 ± 2 169 ± 10 101 ± 13 81 ± 3 224 ± 27 Peso Valore energetico (Kcal) Tabella 6. Lipidi insaponificabili in specie di mare e di acqua dolce (valori riferiti a 100 g di parte edibile) Nasello Orata di acquacoltura Coregone Persico Anguilla Colesterolo (mg) 45.14 ± 0.93 70.52 ± 0.22 53.50 ± 5.18 62.18 ± 10.94 126.85 ± 22.69 Vitamina E (mg) 0.19 ± 0.01 1.19 ± 0.47 1.28 ± 0.53 0.79 ± 0.30 8.35 ± 7.10 Vitamina A (µg) 3.36 ± 0.03 13.72 ± 9.91 5.86 ± 2.95 tracce 1510 ± 300 Squalene (mg) 0.15 ± 0.03 1.55 ± 0.08 0.54 ± 0.14 0.21 ± 0.05 2.70 ± 0.69 18 Tabella 7. Elementi minerali in specie di mare e di acqua dolce (mg per 100 g di parte edibile) Nasello Orata di acquacoltura Coregone Persico Anguilla Fosforo 200.00 ± 20.00 230.00 ± 15.50 235.50 ± 10.00 223.50 ± 7.50 185.40 ± 4.50 Sodio 112.33 ± 21.12 38.47 ± 0.51 26.55 ± 17.24 40.09 ± 15.02 23.07 ± 7.72 Potassio 400.00 ± 10.00 457.33 ± 20.50 180.24 ± 39.25 314.53 ± 133.48 119.42 ± 0.53 Magnesio 33.20 ± 5.40 33.27 ± 3.40 15.38 ± 7.30 22.17 ± 10.22 9.92 ± 7.33 Calcio 20.17 ± 2.56 57.19 ± 8.89 11.11 ± 7.18 39.86 ± 21.40 8.20 ± 5.12 Ferro 0.24 ± 0.03 0.32 ± 0.03 0.37 ± 0.14 0.20 ± 0.04 0.30 ± 0.08 Zinco 0.39 ± 0.02 0.49 ± 0.05 0.62 ± 0.12 0.68 ± 0.09 1.72 ± 0.26 Selenio 0.04 ± 0.01 0.02 ± 0.01 0.03 ± 0.01 0.03 ± 0.01 0.03 ± 0.01 19 6.1. Persico Reale (Perca fluviatilis) Unico rappresentante del genere Perca presente in Italia, è invece ampiamente distribuito nell’Europa nord occidentale. Sebbene sia ancora in dubbio il fatto che questa specie sia veramente indigena nel nostro paese, la sua presenza nelle acque interne del nord Italia è documentata da diversi secoli: nel centro sud e nelle isole è invece sicuramente specie di recente introduzione. Tipica dei laghi e dei maggiori corsi d’acqua planiziali, generalmente mostra tendenze gregarie, anche se gli individui di maggiori dimensioni assumono abitudini più solitarie. La dieta è costituita principalmente da invertebrati (crostacei, molluschi), ma anche da piccoli pesci. Nelle nostre acque interne il periodo riproduttivo si estende da marzo fino a giugno-luglio. Le uova sono addensate in lunghi nastri gelatinosi, che vengono attaccati alla vegetazione acquatica o alle pietre sommerse, sempre in acque piuttosto basse, in prossimità delle rive. Figura 9. Persico Reale Dal punto di vista alimentare, è una specie di buon interesse commerciale con carni saporite, molto apprezzate, anche se piuttosto ricche di spine. Per questo motivo, il pesce persico, viene in prevalenza commercializzato previa filettatura. In tale forma, soprattutto, è entrato nella tradizione gastronomica delle zone lacustri 20 Le taglie in cui il pesce viene commercializzato sono molto variabili: si parte da 50 grammi, fino ad arrivare 120-130 e 200 grammi. Dal punto di vista nutrizionale il persico ha carni molto magre a tutte le taglie considerate, ricche di proteine di elevato valore biologico. I suoi grassi, anche se pochi, sono grassi strutturali e quindi caratterizzati dalla presenza di un elevato contenuto di acidi grassi polinsaturi, in particolare tra il 28 e il 35 % di omega-3 (o n-3), tra i quali predomina il DHA. Tale acido grasso è importante perché costituisce il 25-33% dei grassi del cervello ed il 4050% di quelli della retina nell’uomo. Pesci di taglia piccola 50 - 60 grammi hanno dimostrato un contenuto in acqua maggiore rispetto alle taglie più grandi ed un quantitativo inferiore di proteine e vitamina E. Il persico reale è ricco di fosforo, potassio, selenio ma ha un contenuto in ferro inferiore a quello delle principali specie marine. Figura 10. Principali nutrienti forniti da 100 grammi di parte edibile (polpa privata dello scarto) di persico reale (Perca fluviatilis) 21 6.2. Coregone (Coregonus lavaretus) Specie stenoterma, che può vivere cioè solo entro un ristretto ambito di temperature in acque temperate fredde. Il coregone appartiene alla famiglia dei Salmonidi. I coregoni, di origine nord-europea, sono stati introdotti in Italia alla fine del secolo scorso, a partire dai laghi prealpini, provenendo da alcuni laghi svizzeri. L’introduzione di questo salmonide è stata effettuata nei laghi dell’Italia settentrionale e centrale in più riprese ed ha portato alla costituzione di popolazioni locali. Nei grandi laghi italiani sono attualmente identificabili due rappresentanti del genere Coregonus: Coregonus lavaretus, forma ibrida, denominata “lavarello” e Coregonus macrophtalmus, denominata “bondella”. (Corti et al., 1995). Le abitudini sono gregarie, vivono cioè in branchi, la dieta è essenzialmente a base di plancton (plantofaga) e più raramente bentofaga, cioè a base di organismi vegetali e animali che vivono fissi o a continuo contatto del fondale del lago. L’accrescimento è piuttosto rapido e la maturazione sessuale avviene al 2° anno. Figura 11. Coregone Il coregone lavarello si riproduce in inverno su fondali ghiaiosi o sassosi, vicino al litorale, e comunque a bassa profondità. Le uova sono demersali, cioè si trovano in prossimità del fondo, ed hanno dimensioni comprese tra 2,5 e 3 mm; la schiusa avviene in circa un mese se la temperatura si mantiene intorno a 6-8 °C. Il coregone è una specie di notevole interesse commerciale e costituisce un apprezzato piatto tipico entrato ormai nella tradizione turistica locale. Le sue carni hanno un elevato contenuto in proteine di alto valore biologico e un contenuto in grasso poco elevato, variabile con la stagione. Generalmente sono più grassi nella stagione estiva. I coregoni del Lago del Salto 22 hanno un contenuto in grasso sempre più elevato rispetto ai corrispettivi pesci di Bolsena e Bracciano. La composizione in acidi grassi è un po’ differente da quella del persico in quanto rispecchia le differenti abitudini alimentari delle due specie, carnivoro il persico, plantofago (si nutre prevalentemente di plancton) il coregone. Tali acidi grassi sono anch’essi caratterizzati da un buon contenuto in omega-3 (24-28% del totale degli acidi grassi), più elevati nel periodo invernale. I coregoni di Bolsena hanno mostrato livelli superiori di tali acidi grassi, rispetto ai coregoni delle altre due provenienze, a tutte le stagioni considerate. Poco elevato è anche il tenore in colesterolo (43-60 milligrammi in 100 grammi di parte edibile), inferiore a quello del persico, mentre buono è il tenore in Vitamina E, importante per la sua azione protettiva nei confronti delle ossidazioni cellulari. Il coregone si è rivelato anche una buona fonte di elementi minerali quali il ferro (più elevato rispetto al persico), il selenio e lo zinco. Il ferro e lo zinco sono contenuti in maggior quantità nel periodo invernale. Come per il persico anche nel coregone il rubidio e il cesio sono più elevati nei pesci di Bolsena e Bracciano. Figura 12. Principali nutrienti forniti da 100 grammi di parte edibile (polpa privata dello scarto) di Coregone (Coregonus lavaretus) 23 6.3. Anguilla (Anguilla anguilla) E’ una delle specie più comuni e più pregiate delle acque interne italiane. La riproduzione dell’anguilla avviene nel Mar dei Sargassi. Le larve, facendosi trasportare dalla corrente, raggiungono dopo 3 anni le coste europee, dove, trasformate in piccole anguille, entrano nelle acque dei fiumi (attraverso le foci) dai quali passano ai torrenti, fino a raggiungere stagni e laghi. E’ infatti nelle acque dolci che avviene la fase di accrescimento (fase trofica), precedente il raggiungimento della maturità sessuale che stimola la migrazione di ritorno (catadroma) verso il mare. Nel Lago del Salto, come in tutti gli invasi artificiali, la popolazione è costituita da esemplari immessi con i ripopolamenti. Figura 13. Anguilla L’accrescimento fino alla maturità sessuale può essere molto variabile in funzione della disponibilità di alimento nell’ambiente e della latitudine del corpo idrico colonizzato. L’alimentazione è basata soprattutto su organismi che vivono a contatto con- o nei fondali (organismi macrobentonici), anche se non è rara la sua attività predatoria verso piccoli pesci. L’anguilla ha carni buone, molto apprezzate, che hanno una composizione un po’ diversa da quella dei pesci riportati in precedenza. Il contenuto in proteine è inferiore, i grassi sono più elevati (16-23% di parte edibile) e nella loro composizione prevalgono gli acidi grassi monoinsaturi, in particolare l’acido oleico componente prevalente dell’olio di oliva, mentre il contenuto in n-3 (omega-3) è inferiore (8-10% del totale degli acidi grassi) a quello delle altre due specie riportate in precedenza. Anche il colesterolo è più elevato (120-140 mg in 100 24 grammi di parte edibile) nelle carni di anguilla che però sono ricche di vitamina A e vitamina E. Per quanto riguarda i minerali l’anguilla è ricca di zinco. Figura 14. Principali nutrienti forniti da 100 grammi di parte edibile (polpa privata dello scarto) di Anguilla (Anguilla anguilla) 25 7. I PESCI D’ACQUA DOLCE IN CUCINA: LE RICETTE DELLA TRADIZIONE CULINARIA DELLE ZONE LACUSTRI LAZIALI Nella tradizione culinaria delle zone lacustri del Lazio il pesce riveste un ruolo fondamentale tanto che sono state elaborate moltissime ricette delle quali si riportano le più importanti e conosciute. La Sbroscia E' il piatto più caratteristico dei pescatori del Lago di Bolsena. Tale preparazione prevede l’uso contemporaneo dei pesci di cui abbiamo parlato in precedenza. In un tegame infatti vengono messi pesci ridotti in tranci (anguilla, persico reale, gamberi di lago, tinca) insieme ad aglio, olio, cipolla, peperoncino ed erbe aromatiche secondo i gusti (prezzemolo, basilico, mentuccia) aggiungendo acqua, lasciando bollire ed aggiungendo il pomodoro. A cottura ultimata si preparano delle scodelle con pane abbrustolito e vi si versa la zuppa. Filetti di Persico fritti Dopo aver squamato e filettato il persico, controllando di aver eliminato tutte le spine sottili, bisogna lavare ed asciugare i filetti, passarli nella farina e successivamente nelle uova sbattute. Si friggono quindi nell’olio bollente aggiungendo il sale alla fine. 26 Coregone arrosto alla brace Il pesce privato delle pinne, delle squame e dei visceri viene posto su una graticola insaporendo con olio e sale e, a seconda dei gusti, con aglio e finocchio selvatico. A cottura ultimata il pesce viene aperto e condito con limone o con salsa verde. Il coregone viene anche arrostito al forno o in padella. Anguilla arrosto allo spiedo E’ una specie assai apprezzata dal punto di vista gastronomico tanto è vero che veniva già mangiata al tempo degli Etruschi e poi dei Romani. Una delle ricette culinarie più affermate è l’anguilla arrosto che si cucina alla brace alternando tranci di anguilla a foglie di alloro e provvedendo poi a cospargerli con olio e aceto salato e pepato servendosi di un rametto di rosmarino. Le anguille ridotte in tranci vengono anche cucinate in umido e quelle di piccola taglia anche fritte. 27 Anguilla con piselli L'anguilla viene pulita e spellata (gettando le interiora) tagliata a pezzi di 6 o 7 cm e accuratamente lavata. In un tegame di coccio viene fatto un soffritto con olio di oliva, aglio e peperoncino piccante, a cui vengono aggiunti pomodori pelati e passati, acqua calda e piselli. Dopo cinque o sei minuti viene aggiunta l'anguilla e si porta a cottura completa a contenitore coperto, senza rimescolare con mestoli, ma soltanto agitando il tegame. 28 8. CONSIDERAZIONI FINALI E RACCOMANDAZIONI Quanto è stato finora detto ha permesso di evidenziare che il valore nutrizionale dei pesci d’acqua dolce è paragonabile a quello delle specie di origine marina, come si può verificare nelle Tabelle 5, 6 e 7 ove viene riportato il confronto tra i nutrienti di alcune specie ittiche molto diffuse sui nostri mercati quali il nasello (Merluccius merluccius), l’orata (Sparus aurata) di acquacoltura e le specie ittiche di acqua dolce oggetto di questo studio. Le differenze nella composizione in nutrienti riscontrate tra le specie lacustri considerate sono da ricollegarsi sia alla loro base genetica che alla differente abitudine alimentare (carnivoro il persico, plantofago il coregone). Le differenze riscontrate poi, nell’ambito della stessa specie, nelle varie stagioni, sono da collegarsi alle differenze esistenti tra i Laghi di Bolsena, di Bracciano e del Salto, sia per quanto riguarda le condizioni ambientali durante l’anno e sia per quanto riguarda la composizione delle popolazioni ittiche, del fitoplancton e dello zooplancton (variabili nella quantità e nella composizione durante le differenti stagioni). Per il mantenimento della qualità e del valore nutrizionale di queste specie, come del resto per tutte le specie ittiche, è necessaria un’attenta gestione della filiera produttiva. In primo luogo bisogna mantenere elevata la qualità dell’ambiente acquatico, in quanto, l’eventuale presenza di contaminanti, derivanti da attività agricola (pesticidi) o da altra attività umana, può influenzare la presenza di queste sostanze nelle carni dei pesci. Gli strumenti da pesca non devono danneggiare il pescato che deve essere mantenuto a bassa temperatura, sotto ghiaccio sia a bordo delle imbarcazioni che a terra presso i punti vendita. Una volta acquistato, deve essere rapidamente privato dei visceri, lavato e posto nel frigorifero fino al momento di cucinarlo, su un piatto ricoperto da “pellicola di materiale plastico per alimenti" o da carta argentata, facilmente reperibili in commercio. 29 9. BIBLIOGRAFIA AA.VV., 1971. "Limnologia ed ecologia dei Laghi di Bolsena, Bracciano, Trasimeno e Vico." Istituto Italiano di Idrobiologia di Pallanza. Verbania. A.A.V.V., 1987. La provincia di Roma per la salvaguardia dei laghi. Provincia di Roma Assessorato alla P.I. - Assessorato sanità e ambiente. Bazzanti M., 1981. Survey of the macrobenthic community in an area of Lake Bracciano (Central Italy). Boll. Zool.,48:295-303. Beckett C.D., Aartila T.P., Miller C.A., 1992. 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Biometrie dei pesci analizzati, valore energetico e composizione in nutrienti di 100 grammi di parte edibile (polpa privata dello scarto) di Persico Reale (valori minimi e massimi riscontrati nel corso dell’anno) Bolsena Bracciano Salto Min. Max Min. Max Min. Max Lunghezza (cm) 20.38 23.30 21.20 22.20 20.15 22.40 Peso (g) 98.02 132.17 113.40 133.54 96.67 140.75 Parte edibile (% peso) 55.29 64.33 59.31 70.14 57.22 61.48 pH 6.53 7.10 6.66 6.96 6.58 6.89 Contenuto in acqua (g) 78.47 81.53 79.01 80.07 79.06 79.93 Proteine (g) 17.29 18.93 18.14 18.99 17.06 18.87 Grassi (g) 0.64 1.15 0.74 1.01 0.78 1.20 Azoto non proteico (g) 0.31 0.33 0.31 0.35 0.32 0.34 Minerali totali(g) 1.04 1.44 1.11 1.18 1.19 1.54 Colesterolo (mg) 53.81 74.67 51.41 73.15 41.91 68.03 Vitamina E (mg) 0.64 1.26 0.76 1.09 0.32 0.51 Squalene (mg) 0.15 0.25 0.15 0.24 0.11 0.28 75 86 79 85 75 86 Valore energetico (Kcal) 32 Tabella 9. Elementi minerali di Persico Reale (valori minimi e massimi riscontrati nel corso dell’anno) Bolsena Min Bracciano Max Min Salto Max Min Max mg/100 g Fosforo 220.5 225.0 228.9 235.0 210.6 220.4 Sodio 21.60 50.50 21.43 29.15 25.13 46.89 Potassio 342.68 407.38 161.12 393.61 383.15 404.16 Magnesio 25.42 28.57 10.63 27.17 21.82 30.09 Calcio 51.87 152.64 15.59 68.52 28.62 118.11 µg/100 g Selenio 26 30 30 40 38 50 Zinco 535 650 680 787 660 760 Ferro 140 181 208 260 180 210 Mercurio 12 15 7 22 6 7 Rubidio 2230 2810 3000 3900 850 870 70 70 46 130 0.8 1 Cesio Tabella 10. Distribuzione degli acidi grassi, percentuale degli acidi grassi polinsaturi n-3 e n-6 e rapporto n-3/n6 nei lipidi totali di Persico Reale (valori minimi e massimi riscontrati nel corso dell’anno) Bolsena Bracciano Salto % degli acidi grassi totali Min. Max Min. Max Min. Max Saturi totali 29.75 32.90 29.75 31.58 29.08 33.68 Monoinsaturi totali 15.18 27.31 18.56 24.10 20.18 24.57 Polinsaturi totali 37.93 46.97 40.66 44.86 39.66 43.68 Polinsaturi n-3 28.08 33.04 27.70 30.48 29.42 35.69 Polinsaturi n-6 9.54 13.93 11.74 14.38 7.99 11.48 Rapporto n-3 / n-6 2.34 2.98 1.99 2.46 2.77 4.47 33 Coregone Tabella 11. Biometria, valore energetico e composizione in nutrienti di 100 grammi di parte edibile (polpa privata dello scarto) di Coregone (valori minimi e massimi riscontrati nel corso dell’anno) Bolsena Bracciano Salto Min. Max Min. Max Min. Max Lunghezza (cm) 30.88 33.75 29.00 32.30 29.25 32.25 Peso (g) 246.57 272.21 156.13 256.34 200.69 252.23 Parte edibile (% peso) 71.29 76.18 69.30 75.40 77.69 81.62 pH 6.32 6.85 6.37 6.69 6.41 6.95 Contenuto in acqua (g) 75.04 79.96 73.99 77.82 74.87 79.64 Proteine (g) 17.86 20.17 18.36 20.42 17.64 19.89 Grassi (g) 1.15 2.81 1.78 4.16 2.03 4.22 Azoto non proteico (g) 0.37 0.40 0.38 0.40 0.36 0.41 Minerali totali (g) 1.18 1.35 1.18 1.28 1.07 1.24 Colesterolo (mg) 42.98 59.60 50.34 58.82 49.60 60.41 Vitamina E (mg) 0.51 1.54 0.87 2.19 0.94 1.40 Squalene (mg) 0.34 0.54 0.48 0.86 0.38 0.69 Vitamina A (µg) 1.7 6.5 5.17 11.49 tr 5.30 Valore energetico (kcal) 82 106 89 119 89 118 34 Tabella 12. Elementi minerali di Coregone catturato nei laghi laziali (valori minimi e massimi riscontrati nel corso dell’anno) Bolsena Min Bracciano Max Min Salto Max Min Max mg/100 g Fosforo 224.30 235.70 240.60 245.20 224.00 240.00 Sodio 10.39 19.21 11.51 20.90 16.88 46.17 Potassio 154.66 446.93 160.63 436.74 225.43 410.16 Magnesio 10.25 28.16 10.25 28.16 20.83 29.17 Calcio 13.44 44.06 13.44 44.06 5.40 43.12 µg/100 g Selenio 28 30 27 30 40 48 Zinco 510 574 500 682 640 820 Ferro 310 318 300 495 228 590 Mercurio 5 8 7 9 4 6 Rubidio 2300 2500 2640 3010 187 250 38 41 46 51 0.5 0.8 Cesio Tabella 13. Distribuzione degli acidi grassi, percentuale degli acidi grassi polinsaturi n-3 e n-6 e rapporto n-3/n6 nei lipidi totali di Coregone (valori minimi e massimi riscontrati nel corso dell’anno) Bolsena Bracciano Salto % degli acidi grassi totali Min. Max Min. Max Min. Max Saturi totali 28.84 32.18 27.92 30.64 30.51 30.95 Monoinsaturi totali 21.00 33.20 30.80 35.08 25.20 35.92 Polinsaturi totali 30.32 43.06 29.27 36.28 28.14 39.08 Polinsaturi n-3 23.92 32.46 21.80 26.86 21.54 29.94 Polinsaturi n-6 6.35 10.60 7.47 9.85 6.60 9.63 Rapporto n-3 / n-6 3.06 3.78 2.61 2.92 2.68 3.27 35 Anguilla Tabella 14. Biometria, valore energetico e composizione in nutrienti di 100 g di parte edibile (polpa privata di scarto) di Anguille (valori minimi e massimi riscontrati nel corso dell’anno) Bolsena Bracciano Min. Max Min. Max Lunghezza (cm) 50.10 52.75 41.20 51.60 Peso (g) 219.57 244.59 133.67 251.00 Parte edibile (% peso) 76.27 81.86 73.08 83.85 pH 5.92 6.42 5.91 6.31 Contenuto in acqua (g) 60.30 69.55 63.12 66.75 Proteine (g) 15.46 16.05 14.77 16.16 Grassi (g) 12.46 23.12 16.09 18.87 Azoto non proteico (g) 0.28 0.30 0.26 0.30 Minerali totali (g) 0.87 0.97 0.88 0.99 Colesterolo (mg) 102.62 174.20 120.73 142.96 Vitamina E (mg) 1.76 24.13 3.35 10.83 Squalene (mg) 2.10 3.88 1.96 3.29 Valore energetico (kcal) 174 272 204 234 36 Tabella 15. Elementi minerali di anguille (valori minimi e massimi riscontrati nel corso dell’anno) Bolsena Min Bracciano Max Min Max mg/100 g Fosforo 168.0 177.5 179.38 182.3 Sodio 17.61 21.3 28.53 32.1 Potassio 119.79 121.50 119.04 123.98 Magnesio 4.58 5.87 4.74 5.56 Calcio 15.10 17.30 11.82 18.65 µg/100 g Tabella 16. Ferro 190 286 330 380 Zinco 1350 1790 1800 1938 Selenio 23 23 30 32 Mercurio 3 8 5 6 Rubidio 770 880 750 770 Cesio 60 70 50 60 Distribuzione degli acidi grassi saturi, monoinsaturi e polinsaturi totali, percentuale degli acidi grassi polinsaturi n-3 e n-6 (% degli acidi grassi totali) e rapporto n-3/n-6 nei lipidi totali di Anguille (valori minimi e massimi riscontrati nel corso dell’anno) Bolsena Bracciano % degli acidi grassi totali Min. Max Min. Max Saturi totali 29.17 32.17 28.87 29.70 Monoinsaturi totali 46.36 48.19 44.40 47.96 Polinsaturi totali 14.64 17.85 17.41 21.11 Polinsaturi n-3 8.21 13.59 8.83 12.58 Polinsaturi n-6 4.26 7.47 8.05 10.41 Rapporto n-3 / n-6 1.28 3.19 0.85 1.47 37