“Non è la libertà che manca, mancano gli uomini liberi.”
Leo Longanesi
www.forzaromagna.it
N. 6-7
GIUGNO-LUGLIO 2007
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Ide
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PERIODICO CULTURALE
E DI BATTAGLIE POLITICHE
Diretto da Flavio Giunchi
ANNO XI - Aut. Trib. Forlì n. 38/96 del 18/12/96 - Tariffa R.O.C.: ”Poste Italiane s.p.a. - Spediz. in Abb. Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art.1, comma 1, DCB” Forlì - Pubblicità Inf. 45% - Tassa Riscossa - Taxe Perçue - € 1,00
Governo morto, manca il medico legale
di Flavio Giunchi*
I
l Governo e l’Unione sono in difficoltà
crescenti e ora, l’eventuale, possibile
nascita del P.D., Partito Democratico, cioè
l’unificazione fra gli ex comunisti dei D.S.
e gli ex Democristiani della Margherita è
una difficoltà aggiuntiva. Dalle premesse
non pare proprio che avrà successo mettere assieme “il diavolo e l’acqua santa”,
anche perchè si tratta pur sempre di un’operazione politica di vertice e non certamente della volontà popolare della base.
Tuttavia, a parte il
P.D., il Governo è da
tempo in agonia per le
contraddizioni politiche interne che da sempre lo coinvolgono e
dove Prodi è costretto a
mediare o a subire i
diktat della cosiddetta
sinistra radicale o
meglio dire comunista.
Il Governo Prodi in
un anno di attività ha
rischiato più volte il collasso e ora pare proprio
sia arrivato alla fine. Su
questo Governo pesano
provvedimenti
che
hanno lasciato il segno
come l’indulto e il rifinanziamento della mis- (Verdi)
sione in Afghanistan
con la “scomparsa” dei
“pacifisti” italiani.
Pesa lo psicodramma dei DICO e il
deflagrare della questione cattolica con il
family day. Pesano le tensioni sulla legge
elettorale, sul referendum, sulla riduzione
dell’ICI e della nuova legge sul conflitto
d’interessi.
Infine il ruolo decisivo per la sopravvivenza di questo Governo saranno certamente il nodo della Riforma pensionistica, la riforma dell’Ordinamento Giudiziario, il Dpef e il ruolo ricattatorio
della sinistra che va da Rifondazione
Comunista ai Comunisti Italiani passan-
do per il partito dei Verdi. Un altro dato
è l’avvertimento che ci arriva dall’Unione
Europea, cioè che siamo ormai fuori dal
patto di stabilità.
Dopo la sconfitta del Centrosinistra
alle recenti elezione siciliane, l’Unità
usciva con questo titolo: “ Cara Unione,
così non va”. E’ proprio il caso di riconoscere che ha ragione l’On. De Mita che
ha detto: “Il Governo è morto. Manca
solo un medico legale che lo certifichi”.
*Consigliere Comunale Forza Italia di Forlì
Il Governo in ostaggio della banda dei quattro
(Comunisti
Italiani)
(Sinistra
Democratica)
(Rifondazione
Comunista)
n. 5 Maggio
pag. 2
La sinistra
Veltroni torna al punto di partenza non condanna
i nuovi brigatisti
di Rodolfo Ridolfi
sindaco di Roma per recuperare in poco
Il gioco dell’Oca
tempo lo svantaggio determinato da un
anno di governo sciagurato e soprattutto
perché è all’opposizione che si sperimentano le Segolen Royal e che si enfatizzano i
Bayrou necessari ad un nuovo Partito
Democratico ed è in quel contesto che si
può tranquillamente decidere se iscrivere il
Pd al Partito Socialista Europeo o accoppiarlo direttamente all’asinello americano,
sempre che gli elefantini Bush e Giuliani lo
permettano. Veltroni, ha bisogno di tempo
per digerire il PD perchè in passato ha
affermato nella rossa Bologna“Togliamo di
mezzo la parola Partito democratico, genera solo equivoci e riflessi di identità” (
Questo il vero motivo
per cui ha scelto
Torino insieme alla discontinuità rispetto a
Prodi ed al pericolo di
incontrare Consorte, a
Torino al massimo
trova un Fassino che gli
domanda abbiamo un
partito?): Walter come
avvenne per Kerry
negli USA, incassa oggi
del discredito che ha
colpito il centro sinistra, del pauroso calo
di consensi del suo partito e della margherita,
dell’effetto Consorte e
dell’arroganza dei suoi
compagni comunisti ed estremisti:
Diliberto, Mussi, Giordano e Pecoraro e
diventa così il segretario del Pd.
Ma finita la luna di miele durante la
quale probabilmente ci dovremo sciroppare
gli abbracci e le lacrime di Nanni Moretti e
Jovanotti torneranno i giorni dei “dolori del
giovane Walter” e anche lui, romano che
tifa Juventus, che ha fatto un Dico con tutte
le contraddizioni possibili ed immaginabili,
dovrà fare i conti con le anomalie di una
armata brancaleone che sta riducendo
l’Italia all’immobilismo e ad una litigiosa
ingovernabilità che ci ha emarginato e ridicolizzato in Europa e nel mondo. I Ds, infine, bruceranno anche Veltroni e a quel
punto forse gli effetti italiani della caduta
del muro di Berlino avranno fatto sia pure
con grande lentezza il loro corso.
Dal “Corriere della Sera”
V
eltroni è un personaggio sovrastimato rispetto a quello che ha fatto
vedere sul campo. Da Vice
Presidente del Consiglio e
ministro della cultura, Vice
di Prodi l’abbiamo perso di vista nel 1998.
Quando arrivò D’Alema. Da segretario dei
Ds nel 2001 lo abbiamo perso di vista dopo
che aveva portato il suo partito e la coalizione ad una sconfitta pesantissima contro la
Casa delle Libertà. Sostenendo Il Sindaco di
Roma Rutelli, che oggi è il vice di Prodi ed
occupa il posto che fu suo al governo, sostanzialmente al “cinema”.
Si è messo a fare il sindaco di Roma al posto
di Rutelli, e da buon
uomo di marketing,
bada più alla forma che
alla sostanza. Per cui,
gode a livello nazionale
ed internazionale di
ottima stampa, ma nella
sua città gli abitanti non
sono affatto contenti.
Il sindaco dei
Festival, dei cinema
noiosi prodotti con i
soldi dello Stato, che
interessano da sempre
solo Lui ed il fratello
Valerio, intanto si gode
il lingotto in compagnia di Dario
Franceschini, che i suoi amici di Ferrara
non tengono in nessuna considerazione
(nemo est propheta in Patria) alla faccia di
D’Alema, della Finocchiaro, e del paladino
delle coop rosse Bersani. Tutti per Walter,
Walter per tutti. Passata la sbornia mediatica, dimenticato Paolo Mieli e l’american
dream, torneranno a bruciare la bandiera a
stelle e strisce, che è quello che sanno fare
meglio, ed allora tutti diranno, lo dirà
anche Casini che lo sa ma non lo dice per
via della solfa della successione a
Berlusconi, Veltroni è un bluff. Al trionfo
del “giovane Walter” seguirà la defenestrazione di Prodi e la fine della serietà al governo, con le elezioni anticipate nel 2008 o nel
2009. Il centrosinistra ritornerà all’opposizione, perché solo un miracolo servirebbe al
di Roberto Gasperoni*
N
el breve volgere di questo mese di giugno,
alcuni gravi fatti di cronaca
fanno riflettere sullo stato di
salute della democrazia in
Italia.
Si comincia con la manifestazione svoltasi
all’Aquila a favore dei brigatisti lì detenuti,
condannati in via definitiva per gli omicidi di
Massimo D’Antona e Marco Biagi.
In quella manifestazione, che inspiegabilmente non è stata vietata dalla questura, era
esposto un lugubre striscione con scritto “Marco
Biagi non pedala più”, senza che nessuno dei
presenti sia stato indagato per apologia di reato.
Pochi giorni fa, il figlio dell’ex sindaco di
Firenze Lando Conti, assassinato dalle Brigate
Rosse il 10 febbraio del 1986, è stato esplicitamente minacciato di morte in un volantino
delle nuove Brigate Rosse inviato a due quotidiani toscani. Qual è il motivo che spinge i
nuovi terroristi rossi a minacciare di morte
Lorenzo Conti? La sua iniziativa per fare piena
luce sull’assassinio del padre, visto che soltanto
4 dei 10 componenti del gruppo di fuoco erano
stati condannati per quel delitto. L’aspetto più
scottante dell’iniziativa di Lorenzo Conti è la
richiesta di conoscere le varie iniziative svolte a
favore di terroristi ed ex terroristi divenuti parlamentari (come il deputato Sergio
d’Elia, segretario di presidenza della
Camera), consulenti regionali e assistenti
di ministri in carica. La notizia ha avuto
pochissimo spazio sui media e non mi risulta
che esponenti del centrosinistra abbiano manifestato la loro solidarietà a Lorenzo Conti.
E notizia odierna, poi, l’assoluzione per gli
attivisti di “Fuoriluogo” che al convegno in
memoria di Biagi, svoltosi alla Facoltà di
Economia di Bologna, distribuirono un
opuscolo che in sostanza ne giustificava
l’omicidio.
Dopo questi episodi inquietanti, la mancata condanna politica e, in molti casi, penale
dei protagonisti, fa temere concretamente l’inizio di nuovi anni di piombo.
E’ bene che tutti si confrontino con questa
pericolosa situazione, aggravata dalla crisi permanente della maggioranza di centrosinistra che
ci governa a livello nazionale e locale.
*Consigliere Comunale Forza Italia di Forlì
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pag. 3
n. 5 Maggio
Terroristi democratici?
di Luciano Spada
D
a un po’ di tempo in Italia assistiamo con
sgomento a manifestazioni di solidarietà
con i terroristi delle “Brigate rosse per il
comunismo”, verso quei pochi che sono ancora in galera, per chiedere la loro scarcerazione.
Centinaia di militanti si presentano a Padova, a Bologna ed
in altre città alzando striscioni offensivi verso le Forze dell’ordine ed inneggianti alla violenza, senza che nessuno lo impedisca.
Siamo il Paese che è riuscito a costruire il reato di concorso
esterno in associazione mafiosa e su questo ha condotto decine
di processi; possibile che nessuno riesca a concepire il reato di
“concorso esterno in banda armata”, visto che le prove sono
sotto gli occhi di tutti?
Frotte di giornalisti, intellettuali e politici ci avevano raccontato la balla che il terrorismo era morto alla fine degli anni
’80, salvo poi essere smentiti dagli attentati a Tarantelli,
Giugni, D’Antona, Biagi (tre dei quali sfociati in omicidi orrendi) ed avevano riempito i dibattiti televisivi ed i giornali di sinistra di proposte sul “perdono” ed il reinserimento.
Siamo arrivati al punto che questo febbraio, nei giorni della
commemorazione dell’omicidio Biagi, all’Università di Bologna
veniva invitato Renato Curcio a tenere una conferenza sul mercato del lavoro; c’è una regia anche dietro la beffa, dopo quella
che sicuramente c’è dietro gli omicidi dei giuslavoristi?
Fra il 1969 ed il 1989 il terrorismo ha ucciso 489 persone,
con 5445 feriti e 12.700 attentati. In un solo anno, il terribile
1979, ci furono 2200 attentati firmati da 215 sigle con 22
morti e 149 feriti.
E adesso gli autori di questa strage che fanno? Insegnano,
tengono conferenze, stanno in Parlamento, scrivono libri, si
atteggiano a maestri di vita, a divi televisivi, a predicatori di
richieste ed indulgenze, tanto da essere considerati il fior fiore
della meglio gioventù.
Per molti italiani trovare un editore è un sogno, per gli ex Br
invece è una pratica comune. Basta avere un adeguato curriculum criminale e si diventa subito maestri del pensiero. Sergio
Segio, per esempio, ex capo di Prima Linea, documenta la storia del suo gruppo (23 omicidi) e la chiama “Miccia corta”.
Prima che si possa immaginare quanti sarebbero stati gli omicidi se la miccia fosse stata lunga, Segio ti esce con una nuova
opera, intitolata “Una vita in prima linea”; se non ci fosse da
indignarsi si potrebbe sghignazzare sul macabro gioco di parole. Questi sono “terroristi democratici”, quelli che manifestano
per liberare i pochi che sono ancora in galera “esercitano un
diritto democratico”, mentre le vittime, le loro famiglie e tutti
noi che abbiamo ancora una coscienza siamo solo dei pericolosi fascisti, reazionari, guerrafondai amici di Bush e Berlusconi.
Le note
*
dell’On. Stefano Servadei
Il Ministro Amato ed i Vigili del Fuoco
Il Ministro dell’Interno Giuliano Amato, a proposito delle difficoltà
finanziarie nelle quali si dibatte da tempo il benemerito Corpo dei
Vigili del Fuoco, funzionalmente inquadrato nel suo Ministero, ha
recentemente rilasciato alla stampa la seguente dichiarazione: “Il
Comando dei Vigili mi ha riferito di non disporre dei mezzi finanziari per pagare sia le forniture di carburante che l’affitto per gli edifici
occupati dal Corpo.
Ho, pertanto, consigliato di pagare il carburante, confidando che i
proprietari degli stabili di servizio pazientino e non ci sfrattino”.
Ho sempre considerato l’on. Amato un politico serio ed efficiente. E
mi dispiace che, nel caso specifico, non si dimostri né l’una né l’altra
cosa, evideziando una macchina statale alla sfascio in un servizio di
primaria importanza, ed una sua personale asssoluta inadeguatezza.
Perché anziché abbandonarsi a questi pubblici piagnistei, parlandosi
oltretutto da diverso tempo dell’esistenza di un “consistente tesoretto
determinatosi nelle casse erariali” non batte i pugni sui tavoli del
Presidente del Consiglio e del Ministro del Tesoro, e nel caso di risposte
negative non si dimette da Ministro?
Sarebbe assai più persuasivo e meglio difenderebbe il prestigio dello
Stato. Che, per essere recuperato, ha anche bisogno di gesti forti e di
uscire da uno screditante tran-tran.
Una “cara” Consulta
Leggo che la Regione Emilia-Romagna ha costituito la “consulta degli
emiliano-romagnoli all’estero” nella dimensione di 45 membri e con
tanto di gettoni di presenza e di rimborso per le spese di viaggio dal paese
di residenza a Bologna in occasione degli incontri che si svolgeranno.
Tutto considerato, stante la recente innovazione del voto degli italiani all’estero, mi sembra si tratti di un consistente costo aggiuntivo della
politica con finalità di parte.
A carico, tuttavia, della generalità dei contribuenti emiliano-romagnoli.
Rispettare le regole
Leggo che i locali poltronifici gestiti da cinesi, con manodopera della
stessa nazionalità, sottopagata e supersfruttata, hanno concorso per anni
a tenere in crisi, a causa delle condizioni praticate sul mercato, la parte
del settore gestita da imprenditori nostri connazionali nel rispetto delle
regole vigenti nel nostro Paese.
Ciò premesso, sarebbe interessante ed utile conoscere per quali mai
ragioni la citata illegale attività si è protratta tanto a lungo, e non ha
sollecitato urgenti interventi da parte di chi ne era a conoscenza
(imprenditori, sindacati, associazioni di categoria, ecc.).
La corretta accoglienza, la libertà d’impresa, la solidarietà per chi
fugge da realtà rette da soprusi ed infinite miserie, tutto ciò corrisponde
certamente ai doveri di una comunità civile come la nostra.
La condizione pregiudiziale resta, però, che chi viene da noi deve rispettare le nostre regole e leggi, e non deve impunemente esportare nella nostra
realtà pezzi della società dalla quale è fuggito. Anche se questo può convenire a produttori che si valgono delle “lavorazioni per conto” ed altro.
*Ex Deputato, fondatore del MAR
(Movimento Autonomia della Romagna)
n. 5 Maggio
pag. 4
La Voce di Forlì
a cura
del
Gruppo
Consiliare
Forza Italia
“Una problematica sentita e viva, in ogni
luogo di lavoro, ma particolarmente nella
pubblica amministrazione”: il mobbing è
per il consigliere regionale di Forza Italia
Antonio Nervegna “un cancro che nelle
amministrazioni si fa sentire più forte perchè esistono meno possibilità di giungere ad
una soluzione come nel privato, dove si può
arrivare a cambiare azienda se esasperati dal
proprio datore di lavoro”. Il fatto poi che in
Emilia-Romagna le amministrazioni siano
in larga maggioranza affidate al centrosinistra “fa riflettere sul mancato appoggio di Ds
e Margherita alla seconda proposta di legge
regionale sul mobbing firmata invece dall’ala radicale della sinistra”.
A rappresentare quest’ultima, nel Salone
Comunale di Forlì durante un convegno sul
tema, c’era Donatella Bortolazzi, consigliere regionale del Pdci.
Ma le proposte di legge in regione sull’argomento sono ben tre: oltre a questa della sinistra, una della Lega e la prima presentata e promossa proprio da Forza Italia, primo firmatario lo stesso Nervegna , che ricorda: “La prevenzione è alla base di tutto. Significa formazione ed informazione: definire il concetto con
precisione e diffonderlo, creare centri d’ascolto, non lasciare solo chi ha bisogno. Andremo
avanti, nonostante certe resistenze, con questo
progetto di legge e contiamo di portarlo in
assemblea legislativa subito dopo l’estate”.
Al convegno ha partecipato anche Carlo
Sorgi, giudice della Corte d’Appello di
Venezia sezione Lavoro che in materia ha
emesso numerose sentenze “pilota” che
hanno fatto giurisprudenza e aiutato a comprendere meglio il fenomeno.
Il magistrato ha proposto un breve excursus storico sul mobbing, definendolo come
“la reiterazione di una condotta intimidatoria in ambiente lavorativo, finalizzata ad un
intento dannoso”.
“Molti casi che mi vengono proposti – ha
precisato Sorgi – non sono tecnicamente
definibili ‘mobbing’, ma spesso si tratta di
qualche altro tipo di problematica sul lavoro
affine a questa. Pertanto in media sono
molto poche le sentenze che condannano per
mobbing”. Il nodo focale del problema in
1 9 7 1 - 1 9 9 6
C A S S A
Mobbing, a Forlì
convegno di Forza Italia
con il Giudice Sorgi
Italia è che “manca una vera cultura sul tema,
c’è una certa arretratezza sull’organizzazione
aziendale che ci pone indietro rispetto al
resto dell’Europa. C’è ancora persino chi
sostiene che il mobbing non esista, sia solo
uno dei tanti fenomeni di competizione sul
lavoro. Ma il mobbing c’è, e rappresenta un
costo rilevante sia dal punto di vista produttivo che economico, oltre che, chiaramente,
di salute fisica e mentale. E’auspicabile una
legge regionale, ma occorre anche una legge
nazionale, ma anche l’istituzione di fondi per
combattere il problema”: ha aggiunto Sorgi.
Nel progetto di legge regionale presentato
da Forza Italia per "prevenire e contrastare la
violenza psicologica nei luoghi di lavoro" si
Al convegno promosso da Forza Italia è
intervenuta anche l’avvocato Patrizia
Graziani, responsabile Aequa , area tematica giustizia dei Ds di Forlì-Cesena, che ha
puntualizzato: “la definizione è ancora oggi
sfuggente ed è evidente che manca informazione. Però va anche specificato che il mobbing è uno di quei problemi che spesso faticano ad emergere perchè una denuncia di
questo tipo può costare caro a chi la sporge,
soprattutto, come da noi, nella provincia o
nel piccolo paese”.
Infine, al convegno era presente anche la
sindacalista Uil-Fpl Elide Rusticali, che ha
colto l’occasione per ricordare che “un sindacato deve principalmente intervenire a
Da sinistra: Elide Rusticali, Antonio Nervegna, Massimo Pandolfi, Carlo Sorgi, Donatella Bortolazzi, Patrizia Graziani
prevede – fra l’altro - l’istituzione in ogni provincia un Comitato contro le violenze psicologiche nei luoghi di lavoro (composto dal
responsabile del servizio provinciale formazione e politiche del lavoro, rappresentanze sindacali e associazioni datoriali), che offre consulenza alle vittime, attua procedure di accertamento dei fatti, attiva procedimenti nei confronti del datore di lavoro perchè assuma
misure necessarie a rimuovere azioni di mobbing comprovate. Si prevedono poi l'applicazione di misure disciplinari in base ai contratti collettivi e risarcimenti per i "mobbizzati" e
da parte di chi denuncia fatti inesistenti.
R U R A L E
E D
®
livello di contrattazione, battersi per la definizione e la prevenzione del fenomeno e
riuscire inoltre a fornire un apporto concreto, di ascolto, ai lavoratori”.
Un’ultima polemica innescata da
Nervegna, che ha ricordato: “Quando gli
amministratori pubblici provengono da
nomine ‘politiche’ è più facile andare incontro a problematiche come il mobbing o
comunque complicare i rapporti sul lavoro:
basti guardare alla nostra città, dove abbiamo dirigenti da 30 anni seduti sulla stessa
poltrona. Quello che servirebbe in queste
situazioni è una rotazione”.
A R T I G I A N A
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F O R L I ‘
La Banca
iglia
Amica di Fam
pag. 5
n. 5 Maggio
Fermiamo il raddoppio
dell’inceneritore! E si ragioni su
potenzialità e nuova localizzazione!
di Vanda Burnacci*
A
ll’inizio di questa legislatura, quando c’era
tutto il tempo per i dovuti
approfondimenti, il gruppo consiliare di Forza Italia
pose con grande forza due questioni: la
potenzialità dell’inceneritore di Forlì e la sua
localizzazione; ce n’è ampia traccia nei nostri
interventi in Consiglio Comunale e nella
stampa locale. Invece il gruppo D.S. aveva
una gran fretta di “chiudere” con il raddoppio dell’inceneritore e la Giunta agì in parallelo: il Sindaco Masini decise con lampante
discontinuità rispetto a Rusticali, che sempre
aveva espresso un parere negativo che la
Masini cambiò in positivo.
Tale parere positivo è la massima assurdità: sull’area di Coriano esiste un secondo
inceneritore privato (Mengozzi) di rifiuti
ospedalieri e resti animali che, con le autorizzazioni della Provincia va verso il raddoppio della su potenzialità. C’è una verità
senza mezze misure: accanto al raddoppio
del’inceneritore Mengozzi non può esserci
anche il raddoppio dell’inceneritore Hera.
Il capogruppo D.S. definì sempre “surreale” la proposta di Forza Italia di una nuova
localizzazione. Noi gli rispondiamo che
invece, come noi, proprio la Provincia in
passato ha più volte, fondamentalmente,
proposto che si ricercasse un nuovo sito.
Quindi la Provincia era convinta che
andasse attivato uno studio scientifico sulla
localizzazione più adatta. Di tale studio
purtroppo si parlò in documenti e sedi
Architettura
razionalista
L’Assessore alla Cultura
risponde a Giunchi
Il Consigliere di Forza Italia aveva chiesto
all’Assessore Marzocchi di valorizzare il territorio romagnolo e forlivese in particolare,
programmando mostre di pittori e scultori
del periodo compreso fra le due guerre mondiali, con rassegne d’arte dedicate ai grandi
autori del Futurismo e sui temi dell’architettura razionalista.
Giunchi si era fatto interprete della proposta
dell’ On. Vittorio Sgarbi, Assessore al
Comune di Milano e di Sauro Moretti ex
Consigliere DS del Comune di Forlì.
L’Assessore Marzocchi dopo aver dichiarato
che la proposta di Sgarbi è stata soltanto
informale e che non è mai giunto un progetto preciso, ha sostenuto che “il tema dell’architettura razionalista è all’attenzione dell
Amministrazione Comunale e che già da
qualche tempo è oggetto di studio per una sua
valorizzazione.”
Il Consigliere Giunchi, dichiaratosi soddisfatto
per la risposta, ha sottolineato tuttavia la necessità di allargare un “percorso culturale” sull’ar-
La Voce di Forlì
a cura
del
ristrette. Ma lo stop è sempre stato politi- Gruppo
co: i politici diessini e il centro-sinistra Consiliare
hanno sempre fatto barriera contro una
Forza Italia
ricerca approfondita e reale.
I cittadini hanno dato vita ad un Comitato
di protesta contro l’inceneritore? Ebbene i
D.S. usano questa tattica: i loro stessi elettori
ed iscritti protestano; parte dei dirigenti liscia
loro il pelo facendo credere che hanno potere
di manovra; i veri e puri diessini decidono e Fiera, aeroporto, Camera di
procedono come arieti a forte velocità.
Commercio, l'inceneritore e
Centinaia di medici sottoscrivono docula Zangheri: i casi di Forlì
menti allarmati sulla salute? L’A.S.L. tiene
a battesimo un documento ambivalente; e
di Ubaldo Steppa
un luminare come Amadori sostiene che è
aumentata la vita dei malati di tumore ma
ome mai a Forlì i successi vengono subito
non parla di come evitare di ammalarsi.
annacquati e le cose positive messe in
Qualche Circoscrizione propone la spericampo lasciano spazio alle tante contraddiziomentazione del porta porta?
Il gruppo consiliare di Forza Italia con- ni, ai problemi che portano inevitabilmente
corda ponendo due condizioni: diminuire ad alimentare un senso di pessimismo? Non si
la potenzialità dell’inceneritore e spingere fa, infatti, in tempo a gioire per il buon esito
tutti i Comuni della Provincia a differen- della mostra su Lega, per l'avvio di un po' di
turismo e delle nuove infrastrutture viarie sotto
ziare e sperimentare.
Però, il capogruppo D.S. devia e ammo- la zona aeroportuale (le tangenziali sono, per
nisce: “ la Burnacci dica agli elettori dove la verità, in grave ritardo.), per il felice convuole localizzare l’inceneritore”.
senso ai mercoledì di aperture serali che la città
I candidati Sindaci sono di là a venire, mormora sui bilanci deficitari di Fiera, aeronelle giuste sedi democratiche.
porto e sulla strana gestione dell'Atr che
Ma già oggi rispondiamo: se i D.S. e il aumenta sensibilmente i prezzi dei biglietti e
centro-sinistra fermeranno l’inceneritore, il ricorre a pubblicità a luci rosse sui bus che
gruppo di Forza Italia dirà a voce alta dove devono accogliere gli studenti all'uscita da
andrebbe posto un inceneritore con poten- scuola. Eloquente, poi, è il caso della lunga e
zialità minore. Chi ci conosce sa che avremo
difficile successione alla Camera di Commercio
il coraggio delle scelte, senza demagogia.
dove si fatica a scegliere il nuovo presidente.
*Consigliere Comunale Forza Italia di Forlì Che figura ci fa il vicepresidente vicario della
Camera di Commercio, che non è stato chiamato neppure a reggere la transizione a un
Traffico e
nuovo presidente? Le ragioni politiche sovrastasicurezza
no le esigenze più elementari e ancora una
A Forlì 11 morti
volta i comunisti forlivesi dimostrano di essere
dall’inizio dell’anno
succubi di quella componente che fra pochi
Il Consigliere Comunale Flavio Giunchi ha mesi, con l'avvio del Partito democratico, li
inviato al Sindaco di Forlì Nadia Masini sovrasterà anche nella leadership.
un’interpellanza urgente per sapere quali ini- Chi sarà, infatti, la guida più rappresentatiziative intende prendere la Giunta Comunale va del Partito democratico a Forlì? Le lotte
per tutelare la sicurezza dei cittadini dai intestine per assicurarsi le future poltrone sono
pericoli dovuti agli eccessi di velocità e se è già cominciate. Intanto, però, l'opinione pubstato predisposto un piano per il controllo e la blica forlivese è scossa da due petizioni che da
prevenzione della rumorosità in quanto trop- tempo attraversano la città, quella ambientape motociclette sono fuori dei parametri acu- lista sull'inceneritore e quella sulla Casa di
stici previsti.
Riposo Zangheri che il Comune vuole "scipIn particolare il Consigliere di Forza Italia pare" alla gestione privata. Casi che la dicosostiene che il traffico cittadino è sempre più no lunga sulla incapacità di ascolto e sulla
fuori controllo per le biciclette che non rispet- chiusura che l'Amministrazione riserva alle
tano i sensi unici, invadono i loggiati come richieste dei propri cittadini. È un vero pecfossero piste ciclabili e auto e moto sfrecciano
cato che con queste zavorre ai piedi il cama forte velocità nelle cosidette “zone 30” del
centro storico e non rispettano i limiti nelle mino di Forlì sia reso difficile e non sia affatto spedito. Certamente i potenti sorrideranno
altre strade urbane.
e diranno che "tutto va bene". Ma può bastachitettura razionalista che comprenda, oltre re un semplice dato sportivo: il prossimo anno
Forlì, i maggiori centri della Romagna, da nel campionato di calcio di serie B giocheranno Cesena, Rimini e Ravenna, mentre il
Predappio a Castrocaro fino a Rimini.
S.G. Forlì è sprofondato nel girone della vergogna.
Gli insuccessi
e le zavorre
C
n. 5 Maggio
pag. 6
Forlì
In Libreria
Brigate Rosse
e lapide Ruffilli
Aldo Grandi intervista
il br Fiore ed i parenti
delle sue vittime
Nel Consiglio Comunale del 21 aprile u.s. è iniziata la discussione del documento presentato dal Consigliere Flavio
Giunchi che chiedeva di aggiungere alla targa che ricorda il
sacrificio del Sen. Roberto Ruffilli le parole: “…assassinato
dalle Brigate Rosse del Partito Comunista Combattente”.
Con la mediazione del Consigliere, Sen. Romano Baccarini
si è convenuto di ritirare il documento in discussione e di
riunirsi in Conferenza dei Capigruppo per modificare il testo
della lapide “secondo gli orientamenti ormai acquisiti”, cioè
integrando con la citazione della matrice degli esecutori materiali del delitto.
Il capogruppo (DS) Marco Errani ha dichiarato: “Credo che
ci siano le condizioni per una discussione serena su questo
punto. Del resto credo che tutte le forze politiche siano impegnate nella lotta al terrorismo che purtroppo non è ancora finita nel nostro Paese …”.
Flavio Giunchi ha concluso ricordando l’istituzione della
“Giornata della Memoria” voluta dal Presidente della
Repubblica Giorgio Napolitano, per colmare “un vuoto di
memoria storica e di attenzione umana e civile di fronte alle
vittime del terrorismo ….”.
Il Consigliere di Forza Italia ha poi citato le dichiarazioni di
Olga D’Antona, deputato dell’Ulivo, la quale ha detto: “Le
Brigate Rosse che apparentemente sembrano riemergere in
realtà non sono mai scomparse e seppure sotto diverse sigle
non hanno mai cessato di dimostrare la loro presenza. Solo gli
ultimi 12 arresti sono stati preventivi, ma per arrivare a prevenirli ci sono voluti tre omicidi: quello di mio marito, di Biagi
e di Petri. Per troppo tempo – ha dichiarato - c’è stata l’idea del
compagno che sbaglia e della continuità storica con la
“Resistenza”.
Raffaele Fiore è il primo di sei fratelli,
nato nel 1954 in Puglia. Operaio e diciamo
rivoluzionario, brigatista rosso, assassino,
ergastolano che oggi gode dei benefici di
legge che l’hanno tirato fuori del carcere.
Il 28 aprile 1977 Raffaele Fiore uccide
l’avvocato Fulvio Croce. Aveva 76 anni, era
il Presidente dell’Ordine forense di Torino
Raffaele
che doveva difendere, d’ufficio, i brigatisti
Fiore
che rifiutavano il processo.
Sei mesi dopo uccide Carlo Casalegno, vice direttore del “La
Stampa” e il 16 marzo 1978 era in Via Fani a Roma, a sparare
sulla scorta di Aldo Moro per sequestrare il Presidente della
Democrazia Cristiana.
Nel libro Aldo Grandi intervista Fiore e dà voce ai familiari dei
morti assassinati dal br e dai suoi compagni.
Si può essere ex brigatisti, ma non si può essere ex assassini
Il figlio di Aldo Casalegno dice: “Non ho mai conosciuto Fiore, né
mi capiterà mai di conoscerlo perché non desidero avere contatti con
lui. Si può essere ex brigatisti, ma non si può essere ex assassini”.
Fiore a sua volta dice: “Non ho mai voluto avere rapporti con i
familiari delle vittime perché lo ritengo inutile e ipocrita”. Ne verrebbero fuori solo frasi di circostanza, aggiunge, tanto più che “con
coloro che abbiamo ammazzato non avevamo alcun tipo di rapporto diretto. Il mio, il nostro, era un legame politico. Per noi
erano dei simboli, degli obiettivi politici e non persone”. Gli uomini non esistevano. Chi sparava rappresentava il proletariato, e chi
veniva ammazzato il potere da abbattere; che poi avesse una
moglie, un figlio o un fratello a cui veniva strappato per sempre, era
un particolare irrilevante per chi tirava un grilletto guidato dall’idea
S. G. politica. La cancellazione dell’individuo che s’è verificata allora ha
scavato un fossato che non sembra colmabile nemmeno oggi.
Troppo grande è la distanza tra chi vede i fatti dal lalto delle persone che li hanno subiti, e chi li ha provocati e li spiega con il filtro
di un ideale, anche se alla fine restano solo i lutti e il carcere.
Altri assassini sono riusciti a intrecciare un dialogo con i parenti di chi hanno ucciso, ma esiste pure l’incomunicabilità seguita
al piombo di quella stagione. Così come esistono dei vuoti della
memoria collettiva che questo libro prova a riempire.
Ripercorrendo le gesta dei brigatisti e ricordando le vittime
dimenticate solo perché poco dopo ne sono arrivate altre più illustri. Successe al giudice Riccardo Palma, assassinato a Roma il 14
febbraio 1978 mentre usciva di casa per andare in ufficio. “Di lì
a pochi giorni ci fu il caso Moro – ricorda il figlio – e tutto, indagini comprese, passò in secondo piano. Chi poteva avere interesVia De Amicis-Milano
se a parlare della vicenda di mio padre e degli altri delitti? In realE’ il 14 Maggio ‘77:
tà essi non servivano. C’era solo il caso Moro”.
Il vicebrigadiere
Antonio Custra
Giuseppe Memeo
spara alla polizia.
Ma ad uccidere
Antonio Custra è
Mario Ferrandi,
detto “Coniglio”
Aldo Grandi, “L’ultimo brigatista” edizioni BUR
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Stefano Giunchi
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