SOMMARIO ISSN 1826-6371 1 MINORANZA In pericolo le istituzioni slovene I presidenti di Sso e Skgz scrivono alle massime autorità italiane 2 TRIESTE-TRST Promemoria al presidente Berlusconi I presidenti di Sso e Skgz chiedono di essere ricevuti, in tempi brevi, a Palazzo Chigi 3 ROMA Confermati alla Camera i tagli ai finanziamenti Ettore Rosato: è una vergogna per l’Italia e per il Friuli Venezia Giulia 4 SAN PIETRO AL NATISONE Mantenere il modello «bilingue» della scuola Preoccupazione per il decreto che toglie alla scuola mezzi e risorse 5 REGIONE Il consiglio regionale non si esponga al ridicolo La mozione sui dialetti della Benecia 8 UDINE Le leggi di tutela sono poco conosciute Presentati i primi risultati dell’indagine sulle comunità linguistiche del Friuli -Venezia Giulia Anno X N° 11 (133) 30 novembre 2008 10 OPICINA-OP#INE Preoccupazione per la minoranza slovena Assemblea generale della Confederazione delle organizzazioni slovene-Sso 13 UDINE-VIDEN Commosso omaggio a Mirko Œpacapan Nel primo anniversario della morte del consigliere regionale della Slovenska skupnost 15 VALLI DEL TORRE-TERSKE DOLINE Benvenuta Glasbena matica! Avviati due centri didattici nel comune di Lusevera MINORANZA I presidenti di Sso e Skgz scrivono alle massime autorità italiane In pericolo le istituzioni slovene I tagli della finanziaria cancellerebbero il pluralismo e le attività essenziali Europa è un luogo dove diversi popoli e minoranze nazionali danno vita ad uno spazio plurale dal punto di vista culturale e linguistico, dove si è saputo trovare la forza, nel corso della storia, per far convivere in modo fecondo il particolare con il generale. In questo senso è plurale e spiccatamente europea la Regione Friuli Venezia Giulia dove, accanto a quella slovena, vivono anche altre minoranze linguistiche e nazionali autoctone. La presenza slovena rappresenta una ricchezza per l’intera comunità regionale e nazionale. In tutto il dopoguerra e su tutto il territorio dov’è insediata, la minoranza slovena ha operato responsabilmente e con l'obiettivo di avvicinare i popoli e gli Stati. Uno dei traguardi per i quali abbiamo gioito tutti è stato l’ingresso della Slovenia nell'Unione europea, nell’eurozona e nell’area di Schengen. Tutto ciò ha contribuito a consolidare i buoni rapporti tra Italia e Slovenia e gli sloveni si sono aperti ulteriormente verso la cultura e la lingua italiana. Con grande convinzione abbiamo allacciato rapporti più stretti ed ampliato la collaborazione con la minoranza italiana in Slovenia ed in Istria con la quale condividiamo la stessa concezione dei diritti delle minoranze. Il nostro atteggiamento di cittadini leali che parlano un’altra lingua ed hanno una propria specifica cultura, purtroppo, non è stato sempre considerato nella dovuta maniera. Così oggi ci troviamo nuovamente in difficoltà. La legge di tutela per la minoranza slovena (38/2001) si applica, purtroppo, con incomprensibile lentezza. I fatti sono evidenti. Sino ad oggi non è stato ancora sottoscritto il decreto necessario per l'applicazione dell’art. 10. In contrasto con la legge di tutela vengono inoltre cancellati diritti già acquisiti come nel caso della toponomastica bilingue. Sul nuovo tratto autostradale in prossimità di Trieste, che verrà inaugurato a breve, con tutta probabilità non ci sarà la segnaletica stradale bilingue. In provincia di Udine alcune forze politiche stanno tentando di stravolgere la legge di tutela che riconosce la presenza slovena su parte del suo territorio. A questo fine sono già pronti due disegni di legge, presentati uno in Parlamento e l'altro in Consiglio regionale, che si prefiggono di affermare per decreto le diverse parlate locali cancellando e negando la loro matrice slovena. Le nuove norme relative all’organizzazione scolastica rischiano di colpire molto duramente la scuola slovena che rappresenta una realtà specifica ed è tutelata da accordi internazionali in particolare il Memorandum di Londra del 1954 e gli Accordi di Osimo del 1975. La riforma attualmente in discussione con l'introduzione dell'insegnante unico, toglierebbe inoltre alla scuola bilingue di San Pietro al Natisone nella provincia di Udine la ragione stessa della sua esistenza. La scuola rappresenta un elemento basilare per ogni comunità nazionale e se le giovani generazioni non possono sviluppare la propria lingua e la propria cultura, non c'è futuro per quella nazione e per quella minoranza. I tagli generalizzati ai mezzi di informazione, alla stampa, alla radio e televisione a livello nazionale intaccherebbero il pluralismo che non può essere garantito solo dai nume- L’ ri e dai profitti. La minoranza slovena, senza informazione nella propria lingua, risulterebbe fortemente impoverita. A causa dell’oggettiva condizione minoritaria la stampa slovena d'altra parte non può sopravvivere esclusivamente con i proventi delle vendite e della pubblicità. Senza quotidiano, senza settimanali ed altri mezzi d'informazione locali la voce degli Sloveni in Italia verrebbe ridotta al silenzio. Allo stesso modo i tagli al fondo FUS per il teatro colpiranno in misura ulteriore il nostro Teatro Stabile Sloveno il cui status è stato confermato dalla legge di tutela (38/2001). Si tratta di un teatro che svolge la sua attività ad un livello artistico elevato e che grazie ai sottotitoli in italiano è accessibile ad un pubblico molto ampio. Ma senza mezzi finanziari non può operare e a questo proposito va sottolineato il fatto che i membri di diritto, vale a dire Comune di Trieste, Provincia di Trieste e Regione Friuli - Venezia Giulia nei fatti non svolgono il proprio ruolo e non si fanno carico delle proprie competenze stabilite per legge. Purtroppo le nostre rimostranze non si esauriscono qui. Sulla base della succitata legge di tutela (prima tramite la legge sulle aree di confine) la minoranza slovena riceve per le sua attività culturali da 18 anni gli stessi fondi. Considerata l'inflazione, si tratta di una riduzione del 30 per cento circa. Nel 2008 i fondi ammontavano a 5.250.000 euro, mentre la legge finanziaria riduce questi fondi per il 2009 a 4.250.000 euro, a 4.050.000 per il 2010 e 3.120.000 per il 2011, quasi del 40 per cento. Se a questa cifra si aggiunge l'inflazione, risulta che in 18 anni i finanziamenti per la tutela della minoranza slovena si riducono quasi del 70 per cento. Siamo a conoscenza del fatto che sono previsti tagli anche alla dotazione per la comunità italiana in Slovenia e Croazia. Nell'esprimere solidarietà alla minoranza italiana ci chiediamo che valore possono avere le norme di tutela, se queste non hanno poi la copertura finanziaria. Ci troviamo dunque di fronte a leggi di tutela che non vengono applicate o che perdono la loro parte finanziaria diventando solo enunciazioni di principio. A nome dell’Unione culturale economica slovena-Skgz e della Confederazione delle organizzazioni slovene-Sso, quali organizzazioni più rappresentative della minoranza slovena in Italia, ci rivolgiamo a Voi come garanti della Costituzione che prevede la tutela delle minoranze linguistiche e la parità di tutti i cittadini. Questa uguaglianza per gli Sloveni in Italia si sta riducendo ad un livello inaccettabile per noi e per lo stato di diritto italiano. MINORANZA Come scongiurare la riduzione dei finanziamenti? Le recenti proposte del Governo che indicano una drastica riduzione dei finanziamenti per le principali attività della SLOVIT N° 11 del 30/11/08 pag. 1 minoranza slovena, se confermate, porrebbero la comunità in una situazione di rilevante crisi. Sono questi gli argomenti affrontati a Roma dai presidenti dell’Unione culturale economica slovena-Skgz, Rudi Pavœi@ e della Confederazione delle organizzazioni slovene-Sso, Drago Œtoka, che hanno incontrato al Senato una delegazione del Partito democratico e il senatore del Pdl Ferruccio Saro, alla Camera il parlamentare della SVP, Siegfrid Brugger. Il senatore del Pdl Ferruccio Saro ha sottolineato che a causa delle difficoltà generali del momento è difficile non prevedere tagli ai finanziamenti anche sul fronte delle minoranze. Dal canto loro Œtoka e Pavœi@ hanno ribadito la pecularità della comunità slovena nel Friuli - Venezia Giulia e di quella italiana in Istria, anch’essa nel mirino della scure finanziaria governativa. A questo proposito, hanno ribadito, si dovrebbe tenere conto del ruolo delle due minoranze in un'area che proprio per la presenza delle richezza etnico-linguistiche trae la sua specialità ed il suo valore aggiunto. Non va poi dimenticato il ruolo delle due comunità nell'ambito della collaborazione tra il Friuli -- Venezia Giulia, la Slovenia e l'Istria. A questo va aggiunto il fatto che le minoranze, slovena e italiana, sono tutelate attraverso accordi internazionali, nazionali e da una particolare legge regionale. A causa di impegni imprevisti all'estero è stato rinviato l'incontro di Œtoka e Pavœi@ con il Sottosegretario all'Interno Francesco Nitto Palma. All'incontro con la delegazione del Partito democratico erano presenti, oltre alla senatrice slovena Tamara BlaÏina, Luigi Vimercati, Carlo Pegorer e Flavio Pertoldi. Il segretario della Commissione lavori pubblici Vimercati segue da vicino l'iter della Finanziaria, mentre i senatori Pertoldi e Pegorer conoscono bene la situazione della comunità slovena. I deputati del PD hanno ribadito che esporranno nelle commissioni parlamentari l'insostenibilità dei tagli ai finanziamenti per la comunità slovena ed italiana e manterranno la stessa linea pure in Senato. Un incondizionato appoggio alle richieste dei rappresentanti della minoranza è stato espresso da Siegfrid Brugger, capogruppo del gruppo misto Minoranze linguistiche ed esponente della Südtiroler Volkspartei. Le minoranze nazionali e linguistiche dispongono di un esiguo numero di rappresententi in Parlamento, ma Brugger ha promesso tutto il loro sostegno affinchè la legge finanziaria mantenga invariati i finanziamenti per gli sloveni. (www.skgz.org) ROMA L'incontro dei presidenti di Skgz e Sso con il sottosegretario Palma Il sottosegretario di Stato, sen. Nitto Francesco Palma, responsabile per le problematiche delle comunità minoritarie delle zone di confine, ha incontrato i presidenti delle organizzazioni più rappresentative della minoranza slovena in Italia, per l'Unione culturale economica slovena-Skgz, Rudi Pavœi@, e per la Confederazione delle organizzazioni Slovene-Sso, Drago Œtoka. All'incontro, che si è svolto al Viminale, ha partecipato la senatrice slovena Tamara Bla¡ina. I responsabili della comunità slovena nel Friuli - Venezia Giulia hanno espresso al rappresentante del Governo la SLOVIT N° 11 del 30/11/08 pag. 2 loro preoccupazione per l'attuale situazione in cui si è venuta a trovare la minoranza, in particolare per quanto riguarda il mondo della scuola e la riduzione dei finanziamenti alle molteplici attività della minoranza stessa. La legge di tutela (38/2001) si applica con incomprensibile lentezza ed in contrasto con la sudetta legge vengono cancellati diritti già acquisiti come nel caso della toponomastica bilingue. In provincia di Udine si sta tentando di stravolgere la legge di tutela che riconosce la presenza slovena su parte del suo territorio. A questo fine sono già pronti due disegni di legge, presentati uno in Parlamento e l'altro in Consiglio regionale, che si prefiggono di affermare per decreto le diverse parlate locali cancellando e negando la loro matrice slovena. Le nuove norme relative all'organizzazione scolastica rischiano di colpire molto duramente la scuola slovena che rappresenta una realtà specifica ed è tutelata da accordi internazionali in particolare il Memorandum di Londra del 1954 e gli Accordi di Osimo del 1975. I tagli generalizzati ai mezzi di informazione, alla stampa, alla radio e televisione a livello nazionale intaccherebbero il pluralismo che non può essere garantito solo dai numeri e dai profitti. La minoranza slovena, senza informazione nella propria lingua, risulterebbe fortemente impoverita. Allo stesso modo i tagli al fondo nazionale per lo spettacolo colpiranno in misura ulteriore il Teatro stabile sloveno. Però le preoccupazioni maggiori si riferiscono alla proposta in finanziaria di un drastico ridimensionamento (40 per cento) ai finanziamenti per le attività della comunità slovena (oltre 300 enti, associazioni e circoli culturali e sportivi). Il fatto è molto grave in quanto la minoranza slovena riceve per le sue attività culturali da 18 anni gli stessi fondi. Considerata l'inflazione, si tratta di una riduzione del 30 per cento circa che aggiunta al 40 previsto vorrebbe dire il 70 per cento dei finanziamenti in meno. Una tale situazione porterebbe allo smembramento totale della comunità slovena. Pavœi@ e Œtoka hanno espresso la loro solidarietà alla minoranza italiana in Istria, per la quale sono pure previsti dei tagli ai finanziamenti ed hanno chiesto al Sottosegretario di intervenire anche per gli amici d'oltre confine. Il sottosegretario Palma ha evidenziato la reale difficoltà in cui si è venuta a trovare la minoranza slovena nel FVG ed ha promesso che contatterà il ministero dell'Istruzione e delle Finanze per cercare di trovare una soluzione adeguata. (www.skgz.org) TRIESTE-TRST Promemoria al presidente Berlusconi I presidenti di Skgz e Sso chiedono di essere ricevuti, in tempi brevi, a Palazzo Chigi In occasione del summit europeo che, martedì 18 novembre si è tenuto a Trieste, i presidenti dell’Unione culturale economica slovena-Skgz, Rudi Pavœi@, e della Confederazione delle organizzazioni slovene-Sso, Drago Œtoka, hanno consegnato un memoriale al premier Silvio Berlusconi. Nel porgergli il benvenuto nella nostra regione, i rappresentanti della comunità slovena hanno voluto esporre personalmente al Capo del Governo i numerosi problemi che attanagliano la comunità stessa. Causa la fitta agenda il premier non ha potuto incontrare gli esponenti sloveni, che hanno pertanto chiesto un’incontro in tempi brevi a Palazzo Chigi. Nella lettera i rappresentanti sloveni definiscono drammatica la posizione della comunità a causa dei paventati tagli ai finanziamenti previsti dalla finanziaria. Ciò significherebbe la chiusura di numerosi enti ed associazioni slovene. Al premier chiedono, inoltre, un intervento affinchè venga posizionata la segnaletica bilingue sul tratto autostradale che attraversa le province di Gorizia e Trieste, come peraltro previsto dagli accordi internazionali. RIM Confermati alla Camera i tagli ai finanziamenti Ettore Rosato: è una vergogna per l’Italia e per il Friuli - Venezia Giulia Nel corso della seduta di mercoledì 13 novembre la Camera dei deputati ha approvato la proposta del governo di tagliare i finanziamenti alla minoranza slovena nel triennio 20092011. Con i voti del centrodestra l’assemblea ha respinto l’emendamento del Partito democratico (firmatari Ettore Rosato, Alessandro Maran e Ivano Strizzolo), con il quale si chiedeva il ripristino dell’importo originario. Quest’anno la minoranza slovena ha ricevuto da Roma 5,25 milioni di euro. Se il Senato confermerà la decisione della Camera, nel 2009 la minoranza percepirà 4,13 milioni di euro, nel 2010 un importo di 4,06 milioni e 3,12 milioni di euro nel 2011. L’anno prossimo la comunità slovena dovrebbe, quindi, ricevere dallo Stato italiano 1,12 milioni di euro sotto forma di contributi distribuiti dall’amministrazione regionale Fvg. Il Partito democratico ha chiesto al governo che fosse almeno mantenuto per il 2009 l’importo percepito dalla minoranza nel 2008, e cioè 5,25 milioni di euro. A nome dei firmatari dell’emendamento Rosato ha esortato i deputati a motivare i tagli alla minoranza, ma non ha ricevuto risposta. Un silenzio che, ci ha riferito in seguito, giudica vergognoso. Il deputato triestino ha accusato il governo Berlusconi di tagliare alla minoranza slovena i fondi di sostentamento. «A farne le spese – ha detto – saranno le istituzioni culturali della minoranza, che operano non solo a favore della minoranza, ma anche della più ampia comunità. Gli sloveni utilizzano in modo accorto il denaro pubblico e per questo non meritano questi tagli» che, ha aggiunto, non danneggiano solo gli sloveni, ma influenzeranno negativamente gli attuali buoni rapporti tra Italia e Slovenia e rappresentano uno smacco anche per la regione Friuli - Venezia Giulia e la coalizione di centrodestra, che ne è al timone. Quest’ultima dovrebbe levare la sua voce contro questi tagli ai finanziamenti che essa riceve dallo Stato. Su disposizioni date dal ministro alle finanze, Giulio Tremonti, nel corso della seduta il centrodestra ha respinto tutte gli emendamenti dell’opposizione alla legge finanziaria 2009 e al bilancio 2009-2011. È quanto ha fatto anche nell’ambito delle commissioni parlamentari, dove i rappresentanti della maggioranza hanno respinto anche gli emendamenti del partito popolare del Sud Tirolo-Svp. In sostanza, ci troviamo di fronte alla bocciatura sistematica di tutti gli emendamenti del centrosinistra. Dopo il sì della Camera, i provvedimenti per la finanziaria (inclusi quelli relativi alla minoranza slovena) passeranno al vaglio del Senato. La senatrice slovena Tamara Bla¡ina annuncia emendamenti e un’impegnativa battaglia parlamentare. S. T. (Primorski dnevnik, 13. 11. 2008) IL COMMENTO Il silenzio del governo e del centrodestra Chi tace acconsente, dice il proverbio. Ne siamo stati recentemente testimoni nel corso di una seduta della Camera dei deputati, a Roma. Sono, infatti, caduti nel vuoto i tentativi del deputato Ettore Rosato, che ha invitato il governo e il centrodestra a motivare i tagli ai finanziamenti previsti a danno della minoranza slovena. In risposta ha ricevuto un silenzio, per noi doloroso anche se prevedibile. Il ministro Tremonti ha dato disposizioni ai deputati della coalizione di maggioranza di rigettare sistematicamente tutte le correzioni al bilancio proposte dall’opposizione. Il risparmio della spesa pubblica si è trasformato in tagli indiscriminati, soprattutto nel caso della minoranza slovena. Rosato ha evidenziato due aspetti importanti, a nostro avviso, sul piano politico. Ha richiamato l’attenzione sugli effetti negativi che i tagli alla minoranza slovena potrebbero produrre sugli attuali buoni rapporti tra Italia e Slovenia. Ha poi sottolineato come tali provvedimenti vadano a danneggiare direttamente anche l’amministrazione regionale del Friuli - Venezia Giulia, la quale, afferma il deputato del Partito democratico, dovrebbe alzare la voce contro l’atteggiamento del governo, mentre di fatto tace. Secondo alcune previsioni, in Senato il governo potrebbe dimostrare una certa comprensione verso le proposte avanzate dal centrosinistra. Un dato che, per quanto riguarda la comunità slovena, sarà necessario verificare con i fatti. Ad ogni modo l’esito della recente seduta della Camera dei deputati non promette nulla di buono. Sandor Tence (Primorski dnevnik, 13. 11. 2008) IL COMMENTO Crisi! Adesso è chiaro, anche noi appartenenti alla comunità slovena in Italia non facciamo eccezione alla radicale politica dei tagli ai finanziamenti annunciata dal governo. Se è inutile aggiungere che questi provvedimenti colpiranno soprattutto il personale impiegato all’interno delle istituzioni minoritarie, mi sia concesso almeno di sottolineare che la comunità slovena in Italia, compresi quanti non lavorano presso le sue istituzioni, ne uscirà più povera. Gli effetti dei tagli ai finanziamenti si ripercuoteranno sui singoli e porteranno ad un aumento della fuga di cervelli altrove. Già da tempo, infatti, assistiamo impotenti all’esodo dei nostri giovani intellettuali alla ricerca di un lavoro: molti se ne vanno in Slovenia, parecchi altrove in Italia e la gran parte all’estero. Già da anni, poi, all’interno della comunità slovena i figli di famiglie benestanti, conseguita la maturità, se ne vanno all’estero o si iscrivono a prestigiose univerSLOVIT N° 11 del 30/11/08 pag. 3 sità italiane e, conseguita la laurea, cercano un impiego lontano da casa. Giovani leve che, in un modo o nell’altro, la nostra comunità finisce col perdere per sempre. Per questo motivo nessuno si meravigli se oggi i vertici di quasi tutti gli organi amministrativi di importanti istituzioni e organizzazioni slovene sono perlopiù appannaggio di pensionati, ex dipendenti statali. Il taglio dei finanziamenti porterà solo all’esasperazione di questo stato di cose all’interno delle nostre strutture, che, private del necessario sostentamento economico, perderanno ogni attrattiva agli occhi dei giovani. Se, invece, la nostra comunità vuole sopravvivere e svilupparsi deve avere tanta forza, da avvicinare i giovani e offrire ad alcuni anche la possibilità di una crescita professionale e di una posizione economicamente stabile. Si preannunciano, quindi, tempi di crisi, per far fronte alla quale è necessario che la comunità slovena, rappresentata dalla Confederazione delle organizzazioni slovene-Sso e dall’Unione culturale economica slovena-Skgz, elabori soluzioni comuni e condivise nell’interesse di tutte le parti coinvolte e non solo di pochi “eletti”, quali il teatro, la Glasbena matica e il Primorski dnevnik. Jurij Paljk (Novi glas, 20. 11. 2008) LA RIFLESSIONE Essere eletto presidente dello Ssg e del Sdgz quando la strada è in salita Non manca molto all’approvazione della legge finanziaria da parte del governo, quando anche noi sapremo quale sorte spetterà alla comunità slovena e alle sue istituzioni. In questi giorni i presidenti dell’Unione culturale economica slovena-Skgz, Rudi Pavœi@, della Confederazione delle organizzazioni slovene-Sso, Drago Œtoka, e la senatrice Tamara Bla¡ina sono impegnati in diversi incontri, da Lubiana a Roma, al fine di scongiurare la politica dei tagli. E obiettivamente sarebbe difficile fare di più. In questo contesto, che lascia poco spazio alle speranze, la gestione delle organizzazioni minoritarie non rappresenta un compito facile. E forse a più di qualcuno è sfuggito il fatto che proprio in questi giorni, dopo una lunga ricerca dei candidati, sono stati nominati i presidenti di due delle più importanti istituzioni minoritarie, la conduttrice radiofonica e televisiva Martina Kafol al vertice del Teatro stabile sloveno-Ssg, mentre la gestione dell’Unione regionale economica slovena-Ures è stata affidata a Niko Tenze. Ad entrambi auguriamo di poter assolvere, per quanto possibile, il proprio compito con serenità in un periodo in cui sarebbe più facile scrollarsi di dosso ogni responsabilità. Auspichiamo che i loro collaboratori sappiano apprezzarne l’impegno nella consapevolezza delle non poche difficoltà e preoccupazioni che il loro incarico comporta. Duœan Udovi@ (Primorski dnevnik, 5. 12. 2008) La Cooperativa Most pubblica anche il quindicinale bilingue Dom. Copie omaggio sono disponibili allo 0432 700896 SLOVIT N° 11 del 30/11/08 pag. 4 S. PIETRO AL NAT. - ŒPIETAR Mantenere il modello «bilingue» della scuola Espressa preoccupazione per il decreto che toglie alla scuola mezzi e risorse C’è preoccupazione per le sorti del modello didattico sul quale si basa la specialità e il successo della scuola bilingue di San Pietro al Natisone. Se venisse attuato il decreto Gelmini, che prevede il maestro unico, verrebbe compromesso dalle fondamenta il modello che prevede una lingua - un insegnante adottato dalla scuola fin dal suo sorgere. Il consiglio dell’istituto si è fatto carico di questa preoccupazione e nella riunione del 28 ottobre ha approvato un documento nel quale chiede alle autorità politiche e scolastiche il mantenimento del modello didattico. Del problema è stato interessato anche il presidente della regione Friuli - Venezia Giulia, Renzo Tondo, il quale si è impegnato ad intervenire presso i competenti organismi per una positiva soluzione del problema. Il consiglio d’istituto, si legge nel documento, «espressa la propria preoccupazione per il provvedimento che toglie alla scuola in generale mezzi e risorse di cui avrebbe bisogno per espletare al meglio la sua funzione e rispondere agli stimoli della società contemporanea; – evidenziato che il provvedimento in esame non prevede alcuna disposizione specifica per le aree di insediamento delle comunità linguistiche storiche né indicazioni per le scuole delle minoranze linguistiche, riconosciute e regolate da apposite leggi; – ritenuto che per la scuola con insegnamento bilingue sloveno-italiano – fortemente radicata sul territorio e oggetto di grande interesse da parte di altre realtà multilingui del nostro paese e dell'Europa – l’introduzione dell’insegnante unico e la riduzione del tempo-scuola siano improponibili in quanto cancellano il modello stesso della scuola che fin dalla sua istituzione nel 1984 basa la sua attività sulla modalità una persona-una lingua, garantendo così pari opportunità e dignità alle due lingue d'insegnamento; - considerato che il Governo ha accolto l’ordine del giorno che lo impegna a prevedere, nei regolamenti attuativi, per le scuole con lingua d’insegnamento slovena la garanzia di un tempo scuola adeguato all’insegnamento di tutte le lingue previste dall’ordinamento (lingua madre, lingua d'ambiente e lingua straniera) e a confermare l’ordinamento didattico vigente con classi affidate a due insegnanti, di cui uno preposto all'insegnante in lingua italiana e l’altro in lingua slovena, nella scuola primaria con insegnamento bilingue di San Pietro al Natisone; - auspica che i regolamenti attuativi tengano in considerazione i compiti specifici che le leggi nazionali e regionali assegnano alle scuole sul cui territorio risiedono le minoranze linguistiche storiche e assicurino alle scuole delle minoranze linguistiche, a prescindere dalla consistenza della popolazione scolastica, un’offerta formativa adeguata; - ribadisce la specificità e l’importanza della scuola con insegnamento bilingue sloveno-italiano in un territorio che per troppo tempo è stato emarginato e penalizzato nelle sue aspirazioni linguistiche e culturali; - chiede il mantenimento del modello finora attuato, con un tempo scuola sufficientemente lungo (40 ore settimanali compreso il tempo mensa) per svolgere tutto il program- ma scolastico nelle due lingue di insegnamento e con l’affidamento delle classi a due insegnanti per assicurare la modalità glottodidattica una persona-una lingua». (Dom, 15. 11. 2008) LJUBLJANA La politica dei tagli non deve colpire la scuola Il ministero sloveno per l’Istruzione e lo Sport ha recentemente espresso la sua preoccupazione sulla riforma Gelmini, prevista dal governo italiano, ed ha sottolineato la necessità di rispettare la specificità delle scuole delle minoranze linguistiche, che sono tutelate anche da convenzioni bilaterali ed internazionali. Il ministero parte dalla condizione fondamentale che gli organi statali considerino la minoranza un interlocutore a pieno titolo, senza il cui consenso non è possibile apportare alcuna modifica e riduzione ai diritti sinora acquisiti. In pratica il ministero sloveno considera inaccettabile l’applicazione, attuata senza il benestare della minoranza, della riforma Gelmini alle scuole slovene. Da qui è stata ribadita la necessità: che la scuola slovena sia estesa a tutto il territorio etnico interessato, come previsto dai trattati internazionali bilaterali; che venga salvaguardata la ricca offerta formativa, a tutti i livelli, della scuola slovena; che vi sia una differenziazione tra le graduatorie del corpo docente impiegato nelle scuole della minoranza rispetto a quello della scuola italiana. Il ministero auspica, dunque, che in Italia la logica della razionalizzazione finanziaria non precluda un atteggiamento positivo e costruttivo verso il sistema scolastico delle minoranze nazionali e linguistiche e promette il proprio appoggio alla minoranza affinché si trovi una soluzione adeguata alla questione scolastica. (Primorski dnevnik, 2. 12. 2008) REGIONE È una discriminazione delle lingue del Fvg Il Comitato 482 al presidente Ballaman La contrarietà espressa dai gruppi di opposizione avrebbe dovuto bloccare sul nascere la proposta, avanzata nei giorni scorsi dal presidente del Consiglio regionale Edouard Ballaman, di sostituire il servizio di interpretariato attualmente in uso presso l’Aula consiliare con un servizio «a chiamata» subordinato alla dichiarazione anticipata da parte dei consiglieri che avessero deciso di avvalersi del loro diritto di intervenire in friulano, sloveno o tedesco. Il presidente Ballaman, infatti, aveva previsto che questa misura non sarebbe passata se non ci fosse stato l’assenso di tutti i gruppi consiliari. Tale vicenda, tuttavia, ci offre anche lo spunto per proporre alcune riflessioni che vanno oltre l’episodio specifico, sottolinea il portavoce del Comitato 482 Carli Pup. Anche se l’intento che ha mosso il presidente Ballaman ad avanzare tale proposta risulta condivisibile, ridurre cioè le spese di funzionamento del Consiglio, la soluzione suggerita ci trova quanto meno perplessi. Innanzi tutto, – prosegue il Comitato 482 – chiedere solamente a quanti intendono parlare in friulano, sloveno o tedesco di dichiararlo anticipatamente, è palesemente discriminatorio. Se si riconosce alle lingue e, a quanti le parlano, pari dignità, infatti, tale proposta risulta inaccettabile poiché porrebbe dei vincoli solo a quanti utilizzano alcune lingue. Tanto più se si considera che il servizio di interpretariato, in realtà non serve a quanti si esprimono in friulano, sloveno o tedesco, bensì agli altri, cioè a quanti non comprendono queste lingue. Toccherebbe piuttosto a loro, dunque, farsene carico e non a quanti hanno il sacrosanto diritto di esprimersi nella propria lingua nativa. Ciò che, tuttavia, lascia maggiormente perplessi, sottolinea il Comitato 482, è che, ogni qualvolta si rende necessario operare dei tagli, l’attenzione tende sempre a cadere sui fondi dedicati alle minoranze linguistiche. In questo caso reputiamo in buona fede, ma spesso non è affatto così. Si tratta, tra l’altro, di interventi il cui intento è più demagogico che concreto, considerata la risibile entità di tali risorse. Basti pensare che i fondi regionali per friulano, sloveno e tedesco (lingue parlate dalla maggioranza della popolazione regionale) non raggiungono nemmeno lo 0,1 per cento del bilancio della Regione Friuli – Venezia Giulia. Si tratta davvero di cifre irrisorie, tanto più se pensiamo che la specialità della nostra regione dipende, ora più ancora che in passato, proprio dalla presenza di comunità di lingua diversa da quella italiana. Una specialità che permette al Friuli – Venezia Giulia di godere, in proporzione, di risorse decisamente maggiori di quelle amministrate dalle Regioni a Statuto ordinario. Per quanto ci riguarda, siamo convinti che, in tempi di difficoltà economica, sia importante cercare di razionalizzare la spesa pubblica e che tale impegno debba riguardare tutti i settori. Crediamo, tuttavia, che tale razionalizzazione non possa minare diritti garantiti costituzionalmente. Tanto più quando, in realtà, nonostante quanto previsto dalla Costituzione e dalle specifiche leggi statali e regionali, tali diritti sono già sottoposti a continue violazioni e alla progressiva riduzione dei fondi che dovrebbero servire per garantirli. Siamo stufi di essere vittime di una demagogia che vede nei diritti linguistici solo una spesa da tagliare. Siamo stufi di essere sempre i primi ad essere chiamati quando si tratta di fare dei sacrifici e gli ultimi quando si tratta di godere dei benefici, sottolinea il Comitato. Anche noi siamo capaci di fare demagogia e proponiamo una soluzione, non per ridurre, per eliminare del tutto le spese di interpretariato: basta che i consiglieri che non capiscono una o più lingue proprie della nostra regione frequentino un corso che permetta loro almeno di comprenderle. Così ogni consigliere potrà parlare nella lingua che preferisce, senza che gli altri per capirlo abbiano bisogno di un interprete. (Novi Matajur, 20.11.2008) REGIONE Il consiglio regionale non si esponga al ridicolo La mozione sui dialetti della Benecia Martedì, 28 ottobre, verrà posta all’ordine del giorno del consiglio regionale la discussione e l’approvazione di una SLOVIT N° 11 del 30/11/08 pag. 5 mozione con la «richiesta di modifica dell’art. 2 della alegge 15 dicembre 1999, n. 482 – Tutela delle lingue denominate Natisoniano, Po-nasem e Resiano della Provincia di Udine». La mozione, sottoscritta dai consiglieri del Pdl Novelli, Camber, Asquini, Ferone e Marin, in sostanza appoggia la proposta di legge che il sen. Ferruccio Saro ha presentato al senato per modificare la legge 482 e che, per legge, «promuove» al rango di lingue i dialetti sloveni della provincia di Udine. La data del 28 ottobre richiama eventi lugubri e nefasti per l’Italia. Non vorremmo che continui ad esserlo per gli sloveni della provincia di Udine che parlano, conservano ed amano le proprie parlate slovene, e lo diventi per il consiglio regionale il quale, approvando quella mozione, da una parte si esporrebbe al ridicolo di fronte al mondo accademico italiano, che già due volte ha definito come sloveni quei dialetti, dall’altra si porrebbe nella linea di quanti, partenndo da quella data, hanno attuato politiche oppressive nei confronti degli sloveni della provincia di Udine. Non seguirebbero neppure Mussolini, il quale sapeva benissimo, e lo ha scritto, che quei dialetti erano sloveni! Come promemoria per i nostri lettori e per i consiglieri regionali riportiamo il documento che l’Associazione italiana slavisti ha approvato a Udine il 21 settembre 2006. – L’assemblea dell’Associazione italiana degli slavisti, riunita a Udine in occasione del 4° Congresso italiano di slavistica, ritiene doveroso esprimersi sull’origine e l’appartenenza dei dialetti sloveni che si parlano lungo la fascia confinaria della Provincia di Udine. L’uso strumentale di definizioni di questi dialetti (quali ‘po nasin’, ‘natisoniano’ …) e delle genti che li parlano (quali ‘slavofone’, ‘popolazioni autoctone di origine slava’ ecc.) appare funzionale a negare l’appartenenza di questi dialetti e di queste genti alla comunità linguistica e culturale slovena. A questo proposito ribadiamo quanto già affermato nel 1989 dall’Ais in un documento in cui tra l’altro si sottolineavano i seguenti punti: – Gli sloveni della provincia di Udine (Valli del Natisone, Val di Resia e Valle del Torre e del Cornappo) parlano tre diversi dialetti sloveni, appartenenti, come i dialetti sloveni delle province di Gorizia e Trieste, al gruppo dei dialetti sloveni comunemente definiti del Litorale. L’appartenenza di questi dialetti alla lingua slovena è attestata da un’innumerevole serie di studi scientifici, recepiti e messi a frutto con contributi originali dai glottologi e dagli slavisti italiani e stranieri. – Una relativa diffusione della lingua letteraria slovena nel passato e l’«arcaicità» dei dialetti sloveni in uso nelle località della provincia di Udine suddette non è dovuta a una presunta e scientificamente inesatta estraneità di questi dialetti alla lingua slovena, bensì a fattori storici e amministrativi che hanno determinato la situazione linguistica attuale. – La peculiarità dei dialetti sloveni della popolazione slovena della provincia di Udine, nonché il loro particolare sviluppo storico, non possono essere quindi assunti a motivazione di un’artificiosa distinzione di queste parlate dal resto della lingua slovena o da una differenziata applicazione delle leggi di tutela (482/99 e 38/01). Negli ultimi decenni, attraverso l’opera delle associazioni culturali slovene e della scuola bilingue di San Pietro al Natisone, si è rafforzato l’attaccamento alle varianti dialettali locali e il loro uso anche in forma scritta. Allo stesso tempo è cresciuto in modo significativo l’interesse e lo studio della lingua slovena standard. Per questo motivo riteniamo opportuna una piena applicazione delle leggi di tutela a salvaguardia del patrimonio tradizionale e come opportunità di SLOVIT N° 11 del 30/11/08 pag. 6 ulteriore crescita culturale ed integrazione europea della minoranza slovena della Provincia di Udine. (Dom, 31. 10. 2008) IL COMMENTO Dialetti da usare Al di là dell’infinita querelle su lingua e dialetto – ribadiamolo una volta per sempre: secondo gli slavisti italiani quelli parlati nelle valli del Natisone e del Torre, nonché in Val Resia e Valcanale sono dialetti della lingua slovena punto e basta – fa piacere che nella Slavia stia emergendo la volontà unanime di salvaguardare le parlate locali. Finalmente si sta voltando pagina dopo i violenti tentativi di assimilazione. Ricordate il proclama: «Questi slavi bisogna eliminarli» lanciato dal Giornale di Udine pochi giorni dopo l’annessione delle nostre terre al Regno d’Italia? Ricordate le campagne fasciste contro gli «alloglotti» e persino la proibizione della lingua locale in chiesa? Ricordate le persecuzioni nel secondo dopo guerra da parte di gladiatori, tricoloristi e compagnia bella contro chiunque osasse pregare, intonare un canto o dire pubblicamente una frase in madrelingua? Tanto che è una specie di miracolo se ancora si parla «po slovensko». Sembrano finiti i tempi in cui solo le organizzazioni slovene, tra mille difficoltà, tenevano issata la bandiera della lingua tramandataci dai padri, in balìa del miope monolinguismo (italiano, naturalmente) della scuola, che ha prodotto generazioni e generazioni di analfabeti nella propria lingua, e dei mezzi di comunicazione di massa radiofonici e soprattutto televisivi. Ora tutti, proprio tutti: amministrazioni locali, associazioni e singoli cittadini, spingono per le parlate locali. Ci sono gli strumenti legislativi statali (n. 482/99 e n. 38/01) e regionali (n. 26/07) per la lingua slovena – naturalmente in tutte le sue varianti territoriali – ed anche mezzi finanziari, seppure sotto la scure dell’attuale Governo alle prese con il deficit pubblico, per attuarli. Per cui appaiono davvero inutili nuove iniziative normative specifiche per la Slavia da parte del Consiglio regionale o addirittura del Parlamento nazionale: finirebbero per ingarbugliare la questione ed appesantire i procedimenti burocratici. Quel che serve, invece, è la buona volontà. Bisogna operare affinché la nostra lingua abbia valenza pubblica: nelle tabelle stradali e nelle insegne, nelle assemblee degli enti locali, negli uffici pubblici, nelle manifestazioni culturali e turistiche, nei mezzi di informazione, nelle chiese. Ed è necessario in primo luogo l'ingresso a pieno titolo della lingua locale nella scuola – in ogni scuola e non solo nell’Istituto bilingue di San Pietro al Natisone – al fine di evitare, particolarmente per le giovani generazioni, i rischi della dispersione e della cancellazione di una ricca e preziosa identità storica e culturale. Questo obiettivo è da tempo proprio dei circoli culturali sloveni e si esprime negli organi d’informazione, nell’editoria, nelle trasmissioni radiofoniche – purtroppo quelle televisive sono tuttora precluse alla provincia di Udine –, nei cori, nella compagnia filodrammatica «Beneœko gledaliœ@e», nelle iniziative culturali. Facessero altrettanto gli enti locali e il restante associazionismo, saremmo davvero a cavallo e la nostra variante linguistica non rischierebbe l’estin- zione. Gli amici dello «Stellini», della «Lega delle Slavia», del «San Leonardo», del «Castagno», del «Forum» e similari si impegnino, allora, concretamente per la salvaguardia delle parlate che dicono di aver tanto a cuore. Le usino nelle loro manifestazioni e pubblicazioni, sollecitino i loro simpatizzanti ad adoperarle nei consigli comunali e in comunità montana, esortino i parroci e gli operatori pastorali a farle risuonare sia in forma parlate che cantata nelle chiese e nelle aule di catechismo, spingano gli insegnanti a farle imparare alle nuove generazioni. Non importa che considerino i dialetti sloveni della provincia di Udine paleoslavo, veteroslavo, natisoniano, ponassim, resiano o altro ancora. L’importante è che li sostengano coerentemente, li adoperino e li tramandino. Ci rassicurino che il loro non è un bluff. Solo agendo in tale direzione dimostrerebbero la propria buone fede e fugherebbero il sospetto che le loro iniziative politiche siano nient’altro che la prosecuzione delle campagne persecutorie, assimilatorie ed etnocide che hanno funestato la storia locale da 142 anni a questa parte. M. K. (Dom, 15. 11. 2008) TRIESTE-TRST decreto sul bilinguismo visibile, in merito al quale Brezigar ha riferito che il presidente della regione Fvg, Renzo Tondo, ha invitato i comuni a trasmettere le loro posizioni riguardo. Manca il responso di tre comuni della provincia di Udine che dovrebbero pervenire a breve. La seconda questione, presa in esame dal Comitato paritetico, riguarda il bilinguismo visibile nella provincia di Trieste, nel cui territorio di attuazione il Comitato paritetico ha già incluso la zona del Carso orientale. A tale proposito la maggioranza si è pronunciata per l’affissione in tempi brevi delle tabelle bilingui sul tratto autostradale Padriciano/Padri@e-Cattinara/Katinara. Il Comitato paritetico ha espresso, inoltre, la sua preoccupazione in merito al fatto che alcuni rappresentanti della coalizione regionale di centrodestra si ergono a paladini della valorizzazione e della tutela di alcune parlate «slave» della provincia di Udine. In questo modo essi tentano di estraniare un determinato territorio etnico sloveno dall’applicazione della legge di tutela per la minoranza slovena 38/2001. Si tratta, come ha evidenziato la stragrande maggioranza del Comitato, di iniziative infondate e smentite dalle ricerche scientifiche che definiscono le parlate slave in questione varianti dialettali della lingua slovena, già contemplate dalla legge di tutela. I.G. (Novi glas, 13. 11. 2008) Questioni urgenti esaminate UDINE-VIDAN dal Comitato paritetico A sei mesi di distanza dall’ultima convocazione, il Comitato paritetico, competente in materia di controllo sull’attuazione della legge di tutela, si è nuovamente riunito lo scorso 6 novembre presso la sede della giunta regionale, a Trieste. Nel corso della riunione è stata condotta un’approfondita discussione sulle questioni attuali legate all’attuazione della legge di tutela. «Una riunione – ha sottolineato, nel corso della conferenza stampa che è seguita il presidente Bojan Brezigar – utile ad assumere gli opportuni mandati che mi consentiranno di intervenire in vari ambiti istituzionali da Trieste a Roma». In conferenza stampa Brezigar ha, quindi, ricordato i temi principali affrontati nel corso della seduta, a partire dall’urgente questione dei tagli che intende operare il governo sui finanziamenti, destinati alle principali istituzioni della minoranza slovena, nonostante essi siano previsti in base alla legge di tutela. La decurtazione deliberata dal governo, pari al 40 per cento dei finanziamenti in tre anni, rappresenterebbe un vero shock per la minoranza slovena. Si tratta, quindi, di una questione prioritaria che vedrà impegnato Brezigar in prima persona, così pure la riforma scolastica in base al decreto Gelmini. Quest’ultimo si preannuncia particolarmente deleterio per il sistema scolastico sloveno a Trieste, Gorizia e a San Pietro al Natisone. In quest’ultimo caso la Scuola bilingue risentirebbe notevolmente dell’introduzione del maestro unico, che sovvertirebbe il modello bilingue italiano-sloveno, sul quale poggia l’istituzione scolastica tanto attesa nella Slavia friulana-Bene@ija. Alcune prese di posizione sulla riforma Gelmini, avanzate dalla maggioranza del Comitato paritetico, sono state appoggiate anche dall’esponente di centrodestra Adriano Ritossa. Questo dimostra come l’applicazione del decreto rappresenti una questione spinosa anche all’interno della coalizione di maggioranza attualmente al governo. Nel corso della seduta si è parlato anche della firma del Cristiano Shaurli: strumentale la modifica della legge 482 Il consigliere provinciale critica la campagna del centrodestra per la tutela del resiano, natisoniano e po nasem La maggioranza di centrodestra ha approvato un ordine del giorno che chiede la modifica dell’art.2 della L.482, al fine di riconoscere il resiano, il natisoniano ed il po-naœem. La nostra astensione come ho argomentato in Consiglio, parte dalla convinzione che le parlate locali sono patrimonio culturale e linguistico importante e vanno tutelate, ma se questo riconoscimento non vuol essere solo strumentale, contro qualcuno o occasione di visibilità politica che ben poco ha a che fare con una moderna politica plurilinguistica, bisogna partire dagli strumenti e dai livelli opportuni. Le norme regionali già prevedono queste possibilità, il decreto in discussione in Regione sentiti anche i Comitati Paritetici, ne prevede il rafforzamento a partire dal loro uso negli uffici pubblici. Diverso invece diventa richiedere una modifica alla L.482, una legge quadro sulla tutela delle lingue minoritarie, che ha avuto un percorso importante quanto difficile, soprattutto diventa irresponsabile richiedere la modifica dell’art.2 che elenca le lingue tutelate. Se vicino alla tutela dello sloveno, dovessimo elencare le diverse specificità locali, ognuna con la sua storia e la sua importanza, non si capisce perché non si dovrebbero inserire le diverse parlate di origine germanica, a partire da quelle presenti nella nostra provincia, la ricchezza delle diverse parlate friulane, il maranese, il folpo, i diversi dialetti della lingua sarda riconosciuta, fino, paradossalmente, al ricoSLOVIT N° 11 del 30/11/08 pag. 7 noscimento dei dialetti e delle parlate locali dell’Italiano. Non entro in questioni sociolinguistiche, come peraltro non fa la legge, e nella necessità di una lingua di riferimento in particolare per l’insegnamento scolastico, ciò che mi preme dire, invece, è che non vedo in questo momento imposizioni forzate anzi mi pare si stia lavorando per valorizzare all’interno degli uffici pubblici, nelle espressioni culturali come nella didattica quotidiana il riconoscimento del grande patrimonio delle nostre specificità territoriali. Appare, quindi, pura strumentalità, peraltro fatta da forze politiche come An che in passato non hanno certo brillato per attenzione alla tutela delle lingue minoritarie, la richiesta di modifica dell’art 2 della 482., dispiace soprattutto che questa strumentalità giochi sul giusto amore e impegno di tante persone per le loro tradizioni, culture e specificità lin- guistiche. Sarebbe più responsabile usare gli strumenti appropriati di livello regionale e provinciale che già esistono, ragionare con serietà se ne servono altri ancora più efficaci per rispondere a queste esigenze evitando di raggirare le persone con richieste di modifica di una legge quadro nazionale, che nessun governo per fortuna, neanche quello attuale, prenderà nemmeno in considerazione. Vedremo, quindi, fra un anno a cosa avrà portato questo “grande” impegno della destra che governa ai diversi livelli ed auspico che allora qualcuno, magari chi ha a cuore veramente questi problemi e non li affronta con superficialità e strumentalità politica, chieda loro conto. Cristiano Shaurli Cons.Prov. Provincia di Udine Presentati i primi risultati dell'indagine sulle comunità linguistiche del Friuli - Venezia Giulia UDINE Le leggi di tutela sono poco conosciute Tremila persone hanno risposto al sondaggio condotto dallo Slori e dalla Società filologica S ono stati presentati giovedì 20 novembre a Udine i primi risultati dell'indagine sulle comunità linguistiche del Friuli - Venezia Giulia, commissionata nel 2006 dal Servizio Statistica della Regione Autonoma Friuli -Venezia Giulia e realizzata dallo Slori (Istituto Sloveno di Ricerche) e dalla Società Filologica Friulana. L’indagine rappresenta un passaggio fondamentale per la conoscenza «sul campo» non solo delle opinioni dei cittadini residenti nei comuni dove sono presenti le comunità linguistiche friulana, slovena e germanofona, ma soprattutto del grado di conoscenza e di apprezzamento delle politiche statali, regionali e comunali attualmente messe in atto e delle aspettative future. I risultati raccolti mediante 3000 interviste telefoniche sono stati presentati dall’Assessore regionale alla Cultura Roberto Molinaro, dai presidenti dei due enti che hanno svolto l’indagine Milan Bufon e Lorenzo Pelizzo e dall'ex direttrice del Servizio Statistica della Regione Adriana Jane¡i@. Dai dati è emerso che la maggioranza degli intervistati non conosce le leggi di tutela delle minoranze linguistiche. Solo il 38,7 per cento ha infatti dichiarato di conoscerne l'esistenza e questo vale soprattutto per l’area abitata anche dalla comunità friulana. Nell’area slovena e germanofona le norme di tutela sono invece conosciute circa dalla metà degli intervistati. Ciò nonostante la grande maggioranza ritiene che sia giusto che le lingue minoritarie siano tutelate per legge e che sia utile o molto utile insegnarle a scuola (68,3 per cento). Ciò vale soprattutto per l’insegnamento del tedesco (82 per cento) e dello sloveno (83,3 per cento), meno invece per il friulano (62,1 per cento). Per quanto riguarda la lingua madre quasi la metà degli intervistati ha dichiarato di aver imparato come prima lingua il friulano, lo sloveno o il tedesco oppure una di queste tre contemporaneamente con l'italiano. Nonostante ciò però la lingua prevalentemente parlata in famiglia è solo nel 28,6 per cento dei casi quella minoritaria, mentre nel 14,3 per cento dei casi vengono parlate in misura uguale la lingua minoritaria e l'italiano. SLOVIT N° 11 del 30/11/08 pag. 8 Quasi la totalità degli intervistati (il 94,2 per cento) ritiene molto o abbastanza importante la lingua materna. Rispetto all'area friulana e slovena dove ci sono stati casi, seppur pochi, di persone che hanno dichiarato di non ritenere per niente importante la lingua madre, nell'area tedesca a parte tre intervistati che hanno dichiarato di ritenere la lingua madre poco importante, tutti gli altri l'hanno definita come minimo abbastanza importante. Secondo il 35,7 per cento degli intervistati le lingue autoctone vengono usate molto o abbastanza negli uffici comunali. Delle tre lingue minoritarie quella che a seconda degli intervistati, abitanti nella relativa area, viene utilizzata meno è quella tedesca. Per il 34,9 per cento delle persone intervistate l'uso delle lingue minoritarie nei mass media negli ultimi cinque anni è aumentato, mentre per il 49 per cento è rimasto uguale. La lingua il cui uso è aumentato maggiormente secondo gli intervistati è stata quella friulana (39,2 per cento), mentre per quanto riguarda lo sloveno e il tedesco solo per il 25,9 per cento ossia l’11 per cento dei residenti nelle relative aree il loro uso nei mass media è aumentato negli ultimi anni. Per il 33,6 per cento degli intervistati la situazione delle lingue autoctone è migliorata negli ultimi cinque anni. Questo vale soprattutto per la lingua slovena (41,6 per cento). Il 41,1 per cento delle persone ritengono che la situazione sia rimasta invariata, ma per quanto riguarda il friulano e il tedesco il 20 per cento ovvero il 19 per cento degli intervistati ritengono che la situazione sia peggiorata. I dati emersi dall'indagine, anche se relativi e non assoluti, dovrebbero essere abbastanza attendibili, visto che si tratta di un campione molto numeroso (di solito per le indagini Istat nella nostra regione viene scelto un campione di 1500 persone). Delle 3000 persone maggiorenni che hanno accettato di rispondere alle domande del questionario, 2150 vivono nelle zone dov’è presente la comunità friulana, 750 nel territorio dov'è presente la comunità slovena e 100 nelle zone abitante anche dalla comunità germanofona. Il questionario è stato preparato in quattro lingue, il che si è rivelato molto utile. Avendo modo di rispondere alle domande nella propria lingua madre infatti, meno persone hanno rifiu- tato di partecipare all'indagine. La ricerca in questo campo va sicuramente ancora approfondita come ha ribadito anche l’assessore Molinaro, al momento però è in programma solo la pubblicazione dei risultati già ottenuti. T. G. (Novi Matajur, 27. 11. 2008) MINORANZE Lingue come ricchezza dell’umanità Il 16 maggio 2007, la sessantunesima sessione dell’Assemblea Generale della Nazioni Unite, dando seguito ad una ben precisa risoluzione dell’Unesco tesa a salvaguardare la diversità linguistica mai come oggi minacciata, ha dichiarato il 2008 Anno internazionale delle lingue. Le lingue, infatti, per le loro complesse implicazioni in termini di identità, comunicazione, integrazione sociale, sviluppo ed educazione, rivestono un ruolo essenziale non solo per le reali identità dei gruppi sociali e dei singoli individui, avendo inoltre una funzione specifica nel promuovere la loro coesistenza pacifica e costituendo un importante fattore strategico per la progressione verso uno sviluppo durevole e una armoniosa interazione tra un mondo ormai globale e le realtà locali. Ogni lingua dunque ha una sua pubblica utilità: non costituisce soltanto il mezzo attraverso il quale si trasmette il sapere, ma, attraverso articolati programmi educativi che la utilizzano come veicolo, è in grado di far arrivare e comprendere quelle specifiche informazioni che si stanno rivelando particolarmente utili, ad esempio, in ambito sanitario nella pianificazione famigliare o nella lotta alla malaria o ad altre malattie endemiche. Negli ultimi decenni, la cultura dell’uomo moderno identifica ciò che definisce con l’espressione “patrimonio culturale” come unicamente o strettamente legato alle manifestazioni materiali, cioè quegli artefatti tangibili o visibili (ad esempio i monumenti) che il tempo o l’uomo non sono riusciti a cancellare: spesso, troppo spesso, non viene dato peso ad altre tradizioni culturali – come quelle linguistiche – che al pari delle prime sono ugualmente tramandate da una generazione all’altra e che in modo altrettanto valido contribuiscono a costituire il nocciolo della cultura – in senso lato – di un popolo. L’educazione è un diritto a cui l’uomo deve naturalmente aspirare, ma è anche un importante mezzo di trasmissione del sapere e di identificazione in una realtà in cui la globalizzazione e dunque la massificazione della cultura sta sempre più erodendo spazi a tutto il resto. Personalmente non sono convinto che oggi il multilinguismo abbia la considerazione che in realtà meriterebbe: molti sono infatti i programmi educativi che ancora non prendono posizioni chiare sul problema giungendo, invece, sempre più spesso ad ignorare realtà culturali e linguistiche diverse. Non ci si rende conto che una educazione bilingue o multilingue equivarrebbe a promuovere e garantire una uguaglianza sociale nel rispetto dei singoli diritti, oltre che a migliorare la stessa qualità dell’insegnamento o la comprensione tra culture differenti. Ogni singola lingua è essenziale per uno sviluppo armonico dell’umanità e il non impiego o peggio ancora la scomparsa di ogni lingua è sicuramente una perdita per la stessa umanità: con essa non si perdono solo le parole, ma una intera cultura, quella che tramite tali parole viene trasmessa entrando a far parte del patrimonio genetico delle nuove generazioni. Dal 1996 tra le pubblicazioni dell’Unesco figura l’Atlas of the World’s Languages in danger of Disappearing, vale a dire un dettagliato resoconto del patrimonio culturale linguistico dell’intero pianeta; quello che io definisco un bollettino di guerra linguistico. In ogni nuova versione si allunga infatti la lista delle lingue scomparse – in genere per fagocitosi, termine con cui noi medici indichiamo un qualcosa che “mangia” un altro qualcosa, facendolo scomparire – o di quelle che sono in procinto di scomparire. Tra pochi anni delle oltre 6000 lingue parlate sul nostro pianeta ne rimarranno meno della metà e di queste un’altra metà sarà destinata entro un lasso di tempo sufficientemente breve a seguirne la stessa sorte. Avendo parte delle mie radici in Russia, conosco molto bene il collasso culturale che molte popolazioni hanno dovuto subire con le brutali operazioni di pulizia linguistica che spesso anticipavano o seguivano quelle anche peggiori di pulizia etnica: lingue locali azzerate in favore del russo, uso del cirillico anche per scrivere lingue che si servivano “naturalmente” di caratteri arabi, giornali chiusi, scuole obbligate a programmi spesso neppure consoni alle realtà locali, Gulag per chi cercava di opporsi. Essendo nato in Italia, conosco molto bene analoghe realtà che purtroppo non solo in passato hanno cercato di privilegiare un nazionalismo forzato a danno delle culture locali della Bene@ija solo perché considerate diverse, altre. Dunque ben vengano i comitati per il sostegno della cultura locale, ben vengano le scuole bilingui come quella di S. Pietro al Natisone, ben vengano i corsi per imparare o migliorare nel parlare la lingua o i dialetti sloveni. L’uso libero della lingua è sinonimo di eguaglianza tra le genti, dice l’Unesco. L’uso libero di una lingua è sinonimo anche di correttezza civica da parte delle istituzioni di uno Stato che si voglia riconoscere in quei crismi di libertà, di tolleranza, di democrazia sui quali ha voluto costruire la propria Costituzione. Ben vengano allora le scuse di governi civili verso realtà etniche e linguistiche oppresse: sono di poco tempo fa’ quelle americane, canadesi e australiane rivolte alle loro popolazioni locali. Vorremmo – da italiani degni di questo nome – che anche il nostro paese potesse essere scritto nella colonna dei paesi civili. Massimo Baldacci (Dom, 31. 10. 2008) SLOVIT/SLOVENI IN ITALIA Quindicinale di informazione DIRETTORE RESPONSABILE: GIORGIO BANCHIG ost società cooperativa a r.l. EDITRICE: PRESIDENTE: GIUSEPPE QUALIZZA DIREZIONE E AMMINISTRAZIONE: 33043 CIVIDALE DEL FRIULI, BORGO SAN DOMENICO, 78 TELEFONO: 0432 700896 - FAX 0432 701455 E-MAIL [email protected] - STAMPA IN PROPRIO REG. TRIB. UDINE N. 3/99 DEL 28 GENNAIO 1999 ASSOCIATO ALL’UNIONE m STAMPA PERIODICA ITALIANA UNA COPIA = 1,00 EURO ABBONAMENTO ANNUO = 20,00 EURO C/C POSTALE: 12169330 MOST SOCIETÀ COOPERATIVA A R.L. - 33043 CIVIDALE SLOVIT N° 11 del 30/11/08 pag. 9 Assemblea generale della Confederazione delle organizzazioni slovene - Sso OPICINA-OP#INE Preoccupazione per la situazione della minoranza slovena I punti salienti della relazione del presidente Drago Œtoka « Per la sopravvivenza e lo sviluppo della minoranza slovena», questo è il motto che ha fatto da sfondo all’assemblea generale della Confederazione delle organizzazioni slovene-Sso, nel corso della quale il presidente Drago Œtoka ha tratteggiato la situazione non proprio incoraggiante in cui versa la minoranza slovena. Si preannuncia un futuro a tinte fosche, a causa dei tagli annunciati dal governo, dei ritardi nell’attuazione delle norme di tutela e della campagna antislovena, caldeggiata da alcuni consiglieri regionali di maggioranza, che sta interessando la Slavia friulana-Bene@ija. Secondo Œtoka il governo Berlusconi non ha un atteggiamento di rifiuto verso la minoranza, ma ignorandola è come se lo avesse. Œtoka ha poi fatto riferimento all’installazione delle tabelle bilingui, due delle quali slovene, sul nuovo tratto autostradale. Per quanto riguarda i rapporti con la Slovenia lo Sso auspica che il neoeletto governo di centrosinistra sia un interlocutore attento della minoranza come lo è stato il precedente governo Janœa. Positive le impressioni riportate da Œtoka in merito al suo recente incontro con il neoeletto ministro per gli Sloveni d’oltre confine e nel mondo, ˘ekœ. Il presidente del Sso ha, quindi, ringraziato per il loro operato il responsabile uscente dell’Ufficio per gli Sloveni d’oltre confine e nel mondo, Zorko Pelikan, e l’ex console generale Jo¡e Œuœmelj. Di seguito Œtoka ha fatto riferimento ai buoni rapporti tra la lo Sso e l’Unione culturale economica slovena-Skgz, con la quale, ha aggiunto, i tempi non sono ancora maturi per l’unione, da tempo caldeggiata dalla Skgz, delle due organizzazioni slovene più rappresentativa in una sola. Concetto ribadito dal presidente della Skgz, Rudi Pavœi@, che ha auspicato in un proseguo, nell’unità d’intenti, della fattiva collaborazione con lo Sso. Il consigliere regionale Igor Gabrovec ha salutato i presenti anche a nome della Slovenska skupnost, il partito sloveno che rappresenta, ed ha proposto la costituzione da parte della minoranza di una sorta di unità di crisi, volta alla soluzione delle questioni più scottanti. Ha, poi, espresso la necessità di una ricerca del dialogo politico da parte degli sloveni anche con quei partiti del centrodestra, che nei loro confronti mostrano una certa apertura. Il sottosegretario al ministero per gli sloveni d’oltre confine e nel mondo, Boris Jesih, reputa opportuno e necessario che la minoranza rifletta sul suo futuro anche in momenti particolarmente difficili come questo. La situazione non è migliore nella Carinzia austriaca, dove alla recente scomparsa di Haider è seguito un inasprimento della politica contro la locale minoranza slovena, per la quale il vicepresidente del Consiglio nazionale degli sloveni della Carinzia-Nsks, Marjan Pipp, suggerisce di unire le forze e costituire una sola organizzazione minoritaria. Nel suo intervento in italiano e sloveno, il presidente SLOVIT N° 11 del 30/11/08 pag. 10 dell’Unione italiana, Maurizio Tremul, ha sottolineato l’importanza della collaborazione tra la comunità slovena in Italia e quella italiana in Slovenia soprattutto in vista dei tagli ai finanziamenti preannunciati dal governo italiano a danni di entrambe. A nome della presidente della provincia di Trieste, Maria Teresa Bassa Proropat, è intervenuto il consigliere Zoran Sosi@, mentre in rappresentanza del consolato generale sloveno ha parlato il console Bo¡idar Humar. Sandor Tence (Primorski dnevnik, 29. 11. 2008) L’INTERVISTA «Sarà necessario stringere la cinghia…!» Il presidente dello Sso, Drago Œtoka, riflette sui pro blemi con i quali la comunità slovena dovrà confron tarsi in futuro L’assemblea generale della Confederazione delle organizzazioni slovene-Sso si inserisce in uno dei periodi più difficili mai vissuti dalla nostra comunità slovena in Italia. L’aver ricoperto cariche importanti nella vita pubblica della minoranza (basti citare il lungo periodo in cui è stato consigliere regionale della Slovenska skupnost-Ssk) le ha permesso di conoscere a fondo i meccanismi che regolano la vita della minoranza e soprattutto il sistema politico italiano. In base alla sua visione globale sullo sviluppo e sulle difficoltà nel riconoscimento dei propri diritti affrontati finora dalla minoranza, quale futuro ci attende? «Ci troviamo ad affrontare problemi non facili causati da fattori avversi, tra i quali emerge soprattutto la crisi economica mondiale che anche in Italia ci vede sull’orlo di una vera e propria recessione, che ancora attende una soluzione adeguata. A questo si aggiunge l’atteggiamento negativo del governo di centrodestra verso la comunità slovena che, temo, ci riserverà ancora amare sorprese. Emblematico, a questo proposito, il bilancio previsto per il prossimo triennio con un taglio di quasi 5milioni all’importo complessivo finora destinato alla minoranza. Se a questo si aggiunge il fenomeno dell’inflazione ordinaria, possiamo prevedere solo tempi difficili per la nostra comunità con conseguenti tagli. Se il paragone con il periodo fascista può apparire esagerato nel contesto storico-politico in cui viviamo, va detto che l’atteggiamento del governo nei nostri confronti ci riporta indietro nel tempo. Basti vedere cosa sta succedendo nella Slavia friulana ed a Resia, percorse da una campagna nazionalista che rinnega la matrice slovena dei dialetti locali». Pensa che il taglio annunciato dal governo sia inevitabile o crede che alla fine si giungerà ad una soluzione di compromesso? «Ripeto, non sono ottimista in merito a questa questione, ma mi auguro che il governo sloveno intervenga con il pugno di ferro anche sulla base dei trattati internazionali che l’Italia è chiamata a rispettare». Nel caso in cui il governo italiano applichi i tagli previsti, quali saranno le conseguenze per la comunità slovena e quale futuro si prospetta per le giovani generazioni? «Detto in parole povere: sarà necessario stringere la cinghia, limitare le attività. Dovremo dedicare particolare attenzione soprattutto a quelle organizzazioni e circoli, che hanno dipendenti fissi. Le due organizzazioni slovene più rappresentative, Sso e Skgz, supporteranno le organizzazioni ed i circoli associati, che però dovranno gestire il proprio budjet con oculatezza». Che cosa pensa della nomina da parte del governo sloveno di Borut Pahor del ministro per gli sloveni d’oltre confine e nel mondo? «Penso che il ministro eletto, dr. Boœtjan ˘ekœ, sia la persona giusta per questo incarico. È un uomo colto, conosce a fondo i problemi della realtà slovena d’oltre confine e nel mondo e confido che il suo operato sia improntato all’obiettività. Reputo positivo che ad occuparsi della questione minoritaria sia un ministro, affiancato nel suo operato dal sottosegretario e dal presidente della commissione parlamentare per gli Sloveni d’oltre confine e nel mondo, Miro Petek. Mi auguro in una collaborazione fattiva e costruttiva tra la nostra comunità e questo gruppo di lavoro». Oltre alla questione finanziaria, ve ne sono altre che preoccupano la minoranza, quali il bilinguismo visibile e la scuola. Cosa ci dice a riguardo? «Per quanto riguarda la scuola dirò in breve che essa per noi rappresenta un bene prezioso, da salvaguardare da eventuali tagli. La diffusione e lo sviluppo delle scuole slovene sono contemplati anche dai trattati internazionali e, a questo proposito, nessuno può imporre soluzioni che ne danneggerebbero il sistema. Comprendiamo la volontà di modernizzare il sistema scolastico da parte dello Stato italiano, tuttavia la scuola slovena rappresenta una realtà a sé stante, che va tutelata nella sua specificità. Per quanto riguarda il bilinguismo visibile, si tratta di un diritto che va riconosciuto ad una comunità riconosciuta a livello internazionale, come lo è la nostra. La segnaletica bilingue dovrebbe interessare tutto il territorio, sul quale è insediata la nostra comunità. Diversamente ricorreremo a denunce, ricorsi e proteste anche presso i tribunali dell’Unione europea e a quel punto penso che il governo italiano non resterà indifferente». Quali sono le altre questioni ancora aperte, che interessano la nostra comunità, soprattutto a livello regionale? «Il presidente della regione Renzo Tondo ha promesso pubblicamente che emetterà il decreto, che va ad aggiungersi alla firma da parte del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano dell’elenco dei 32 comuni in cui è prevista l’attuazione della legge di tutela». (…) Igor Gregori (Novi glas, 27. 11. 2008) TRIESTE-TRST Incontro informativo sui tagli del governo Convocato da dipendenti degli enti primari sloveni in Italia Giovedì 27 novembre si è tenuta nei locali della Biblioteca nazionale slovena e degli studi di Trieste una riunione di dipendenti degli enti primari sloveni in Italia al fine di discutere sulle conseguenze dei tagli previsti dalla legge finanziaria sui finanziamenti statali agli enti primari degli sloveni in Italia (art. 16 della legge 23/2/2001 n° 38). La somma si ridurrà dai poco più di 5 milioni di euro stanziati nell'anno 2008 per l’attività di oltre 20 enti primari e di una miriade di enti ed associazioni minori, a poco più di 4 milioni di euro per l'anno 2009, per arrivare a poco più di 3 milioni nel 2011. Va sottolineato che tale riduzione avviene dopo 18 anni (a partire dal 1991) in cui, seppur in base a leggi diverse, l'ammontare nominale degli stanziamenti per le istituzioni della minoranza slovena è rimasto sostanzialmente uguale. Se applicati, i tagli prospettati metteranno a repentaglio un numero non indifferente di posti di lavoro, con il conseguente pericolo reale della totale scomparsa di enti, istituzioni ed organizzazioni che sono patrimonio non solo della comunità slovena, ma dell'intera comunità multiculturale della regione. Di fronte al progetto della drastica riduzione di fondi i dipendenti degli enti in questione (Editoriale Stampa Triestina s.r.l. di Trieste, Società cooperativa a.r.l. Most di Cividale del Friuli, Società cooperativa a.r.l. Mladika di Trieste, Società cooperativa a.r.l. Novi Matajur di Cividale del Friuli, Società cooperativa a.r.l. Goriœka Mohorjeva di Gorizia, Società PR.A.E. - Promozione attività editoriale s.r.l. di Trieste, Istituto sloveno di ricerche-Slori di Trieste, Teatro stabile sloveno-Ssg di Trieste, Biblioteca nazionale slovena e degli studi-Nœk di Trieste, Centro musicale sloveno “Glasbena matica” di Trieste, Centro sloveno di educazione musicale “Emil Komel” di Gorizia, Unione dei circoli culturali sloveni-Zskd di Gorizia, Centro culturale sloveno-Slovenska prosveta di Trieste, Unione culturale cattolica slovena-Zskp di Gorizia, Unione delle associazioni sportive slovene in Italia Zsœdi di Trieste, Associazione “Kulturni dom Gorica” di Gorizia, Associazione culturale “Kulturni center Lojze Bratu¡” di Gorizia, Associazione Casa dello studente sloveno “Sre@ko Kosovel” di Trieste, Associazione Casa dello studente sloveno “Simon Gregor@i@” di Gorizia, Associazione Kinoatelje di Gorizia, Unione economica e culturale slovena-Skgz e Confederazione delle organizzazioni slovene –Sso) hanno sottolineato la necessità di una azione unitaria e hanno deliberato, come primo passo, di avere quanto prima un'incontro con i vertici delle organizzazioni di riferimento degli sloveni in Italia (Skgz e Sso), con i consiglieri regionali sloveni, con la senatrice Tamara Bla¡ina e con il deputato Ettore Rosato al fine di fare il punto sulla situazione e sulle iniziative da mettere in atto per impedire l’attuazione dei tagli. TRIESTE-TRST Tutelare i posti di lavoro Assemblee convocate dai dipendenti delle organiz zazioni slovene e da Sso e Skgz All’assemblea convocata, lunedì 1° dicembre, presso il SLOVIT N° 11 del 30/11/08 pag. 11 Prosvetni dom di Opicina, dai dipendenti delle istituzioni slovene sono intervenuti la senatrice slovena Tamara Bla¡ina, i consiglieri regionali sloveni Igor Gabrovec e Igor Kocijan@i@ e il segretario dell’Unione culturale economica slovena-Skgz, Marino Marœi@. Oltre alla palese preoccupazione dei dipendenti per l’eventualità di perdere il posto di lavoro a seguito dei tagli annunciati dal governo Berlusconi, dall’incontro è emerso che la tutela dei posti di lavoro è considerata una priorità dai politici. La senatrice Bla¡ina ha ricordato che il taglio annunciato alla minoranza nella finanziaria del 2009 è la conseguenza della legge 133, che è stata formulata dal ministro Tremonti. Dopo la recente approvazione del decreto da parte della Camera dei deputati, in questi giorni la legge 5 è al vaglio della Commissione del Senato. Dal canto suo la Bla¡ina ha presentato degli emendamenti, che preservano dai tagli le minoranze slovena in Italia e italiana in Slovenia, e la legge 482, che tutela le minoranze presenti in Italia. Come ha evidenziato la stessa Bla¡ina non è il caso di farsi illusioni, dal momento che probabilmente gran parte di questi emendamenti verranno respinti dalla maggioranza. Ciononostante la senatrice è convinta che sia necessario fare pressione sia sullo Stato che sulla regione e, a questo proposito, l’intervento della Slovenia potrebbe rivelarsi efficace (anche perché il ministro Frattini ha più volte dichiarato pubblicamente che il governo Berlusconi non cambierà atteggiamento verso le minoranze). Più ottimistico l’intervento del consigliere regionale Kocijan@i@, il quale ha sottolineato che nel decreto della legge finanziaria regionale per il 2009 l’importo destinato alla minoranza slovena è rimasto immutato rispetto agli anni precedenti ed ammonta a 4.876.000 euro. Dal momento che si tratta di contributi che lo Stato devolve alla regione, ci si chiede se sarà la regione a coprire la differenza prodotta dai tagli del governo. Una soluzione questa che verrà proposta dai consiglieri regionali sloveni Kocijan@i@ e Gabrovec. Quest’ultimo ritiene opportuno un aumento dei contributi alla minoranza slovena da parte della regione. Nel corso dell’incontro con i dipendenti delle organizzazioni slovene che, mercoledì 3 dicembre, è stato convocato nella sala Gregor@i@ a Trieste, i presidenti della Confederazione delle organizzazioni slovene-Sso, Drago Œtoka, e dell’Unione culturale economica slovena-Skgz, Rudi Pavœi@, hanno illustrato i loro tentativi atti a scongiurare i tagli alla minoranza previsti dal governo e il conseguente pericolo di riduzione del personale impiegato nelle organizzazioni slovene. I due presidenti non sperano in un’inversione di rotta del governo e confidano nella regione e nel governo sloveno, che ha recentemente promesso il suo sostegno alla comunità slovena.Diretta l’osservazione del direttore dell’Unione emigranti sloveni, Renzo Mattelig, sui provvedimenti adottati dal governo Berlusconi. «In Italia – ha detto – più che i soli, mancano i finanziamenti per gli sloveni e per quanti non simpatizzano per il centrodestra», che notoriamente palesa un atteggiamento ostile alla minoranza slovena. (Primorski dnevnik, 3-4.12. 2008) SGONICO-ZGONIK Sardo@ all’Anas: subito i cartelli bilingui Il sindaco di Sgonico: tabelle per la superstrada «Integrare la segnaletica stradale esistente con le relative SLOVIT N° 11 del 30/11/08 pag. 12 denominazioni ed indicazioni in lingua slovena pena l’applicazione delle sanzioni vigenti in materia». È questa la richiesta formulata dal sindaco di Sgonico, Mirko Sardo@, attraverso un’ordinanza scritta indirizzata all’Anas Spa, l’ente gestore del tratto di autostrada e delle relative rampe di accesso site nel territorio comunale tuttora sprovviste della segnaletica con la dicitura bilingue. «L’ordinanza protocollata in data 18 novembre dovrà essere ottemperata nel termine di sessanta giorni continui – recita il documento – altrimenti scatterà «l’applicazione delle sanzioni vigenti in materia». Questo il commento del primo cittadino di Sgonico, Marko Sardo@: «Vogliamo che le leggi nazionali e regionali in materia di tutela della lingua slovena vengano applicate anche per temi non di secondo conto come la segnaletica stradale». Il sindaco ha poi ricordato che anche in caso di apposizione di segnali stradali di nuova collocazione le diciture e le indicazioni dovranno essere sia in lingua italiana che in quella slovena. Un problema quello dei cartelli bilingui emerso recentemente anche nel comune di San Dorligo della Valle dopo l’ultimazione dei lavori della Grande viabilità. «Anche nella nostra zona persiste l’assenza dei cartelli bilingui sull’autostrada ed è un problema che sta coinvolgendo anche altre realtà della provincia di Trieste», ha affermato il sindaco Giorgio Ret. Infine anche il Comune di Muggia ha voluto aderire, ma solo moralmente, all’iniziativa presentata da Sardo@: «Per problemi tecnico-legali legati al nostro statuto comunale non possiamo emanare anche noi un’ordinanza simile, ma voglio che sia chiaro che il nostro appoggio al sindaco Sardo@ è totale», ha commentato il primo cittadino Nerio Nasladek. Riccardo Tosques (Il Piccolo, 3. 12. 2008) GORIZIA-NOVA GORICA «Romoli e Brulc si diano da fare per la città unica» L’auspicio del presidente del governo sloveno, Borut Pahor L’Unione culturale economica slovena-Skgz condivide l’auspicio del neo premier sloveno Borut Pahor, «goriziano» di San Pietro, attuale primo ministro sloveno, presente al dibattito sull’economia, la scienza e le sinergie transfrontaliere organizzato dal quotidiano Primorske Novice, svoltosi a Nova Gorica lo scorso martedì, ha lanciato una chiara sfida alle città di entrambe le parti del confine: le due Gorizie dovrebbero intraprendere una solida via di collaborazione, diventare un unico centro urbano e così cogliere al volo, anche grazie ai finanziamenti provenienti dall’UE, le grandi opportunità di sviluppo economico, scientifico e di ricerca che possono essere realizzate in questo territorio. Il presidente provinciale dell’Unione culturale economica slovena-Skgz, Livio Semoli@: «Confido nell’appoggio in favore di quest’area transfrontaliera del nuovo eletto premier sloveno e condivido appieno il suo auspicio, secondo il quale, alle due Gorizie viene data questa grande occasione di sviluppo. Ritengo inoltre molto condivisibile anche l’affermazione, che qui non si tratta di una città divisa, ma di due distinte entità cresciute una accanto all’altra, poste oggi di fronte la grande sfida della comune pianificazione socioeconomica in un’area non più divisa dalle frontiere. In primis però, si dovrebbero superare le diffidenze ancora presenti in entrambe le parti del confine ed invitare le due municipalità a collaborare più intensamente, non solo sul piano politico, ma anche su quello economico. Le opportunità ci sono, non ultime le risorse dell’UE e le grandi potenziali sinergie in molteplici campi, da quello universitario a quello delle multiutility. I due sindaci Romoli e Brulc hanno l’opportuna conoscenza ed esperienza politica per diventare i principali protagonisti della indispensabile riconversione di questo territorio e l’opportunità unica di essere i primi sindaci post confini. Sono certo quindi che consci della grande responsabilità,sapranno dare la tanto attesa svolta, anche per porre freno alla decadenza soprattutto economica che ci affligge da troppi anni». Prosegue Semoli@: «In questo senso sarebbe opportuna nella nostra città una convergenza di tutte le forze politiche, una convenzione per la rinascita di Gorizia, dove dovrebbero essere responsabilizzate tutte le componenti politiche e sociali. Un progetto economico-politico a medio-lungo termine, che abbia come obbiettivo la città del terzo millennio e non più quella dell’epoca postbellica, della benzina agevolata e della zona franca, che dopo sessant’anni di finanziamenti, ha lasciato ben poche basi strutturali di sviluppo. La Skgz saluta inoltre la costituzione del nuovo Ministero per gli sloveni d’oltreconfine e nel mondo alla cui presidenza è stato designato il prof. Boœtjan Îekœ, ottimo conoscitore delle problematiche legate agli sloveni che vivono al di fuori dei confini sloveni. Il suo ruolo sarà di rilevante importanza per lo sviluppo della comunità slovena in Italia, in particolare se troverà negli interlocutori del governo italiano l’opportuna sensibilità e disponibilità. La proposta inserite nella finanziaria, di ridurre del 30 per cento le risorse destinate alle attività culturali della minoranza slovena, se confermate dal Parlamento italiano, provocherebbero una drastica riduzione, se non la definitiva cessazione di una serie di manifestazioni culturali. Come cittadini italiani di lingua slovena riteniamo di dover poter avere la possibilità di proseguire nelle nostre attività, anche perchè abbiamo già di fatto subito una reale decurtazione del 50 per cento (dovuta all’inflazione) dei finanziamenti essendo rimasti inalterati dal 1992 al 2008». (www.skgz.org) UDINE-VIDEN Sono poi intervenute numerose autorità, dal preside della facoltà di Medicina di Udine, prof. Bazzocchi, al presidente del consiglio regionale, dott. Edouard Ballaman, il quale, pur non avendo conosciuto direttamente Mirko Œpacapan, ha commosso i presenti sottolineando come indimenticabile sia per tutti il ricordo del lieve sorriso di Mirko e la sua dedizione agli impegni intrapresi finché la malattia glielo ha concesso. Parole toccanti anche dall'amico e compagno di tante battaglie politiche. l’avv. Damijan Terpin, segretario regionale della Slovenska skupnost, che con visibile emozione ha sottolineato come Mirko si sentisse in dovere di fare prima di tutto il medico, pur non trascurando mai tutte le altre attività che la malattia, all'improvviso, ha interrotto. E accanto ai politici e agli amici sloveni di sempre, a testimonianza di un affetto e di una gratitudine che non si perderanno, sedevano in sala tanti e tanti pazienti di Mirko «pediatra», amato a Udine come a Gorizia. Gli artisti che poi si sono esibiti hanno continuato nel tributo di stima e affetto, dedicandogli un repertorio spaziante da Chopin, con il Notturno n. 2 op. 9 con il quale Mirko si diplomò maestro di pianoforte, agli amati Bach e Saint Saens, nell'interpretazione toccante del pianista F. Mussutto, della flautista L. Sello e della soprano A. Dell’Oste. Un'insuperabile corale Hrast ha concluso la serata, eseguendo per la prima volta un brano musicato da Mirko, «Poslednje pismo Ivana Gradnika», finora mai ascoltato in teatro a Udine, il cui testo è stato brevemente tradotto in italiano dalla moglie, che ha sottolineato l'impressionante alito profetico delle parole di Gradnik, che sa di dover morire e di dover abbandonare la propria amata, ma che lascia la speranza che cento alberi verdi germoglino dal suo seme. E con questa speranza, che non vada perduto nulla del patrimonio culturale, politico. ma soprattutto umano che Mirko ha lasciato in eredità a tutti coloro, italiani e sloveni, che vorranno impegnarsi ogni giorno e per tutti i giorni che verranno, che si è conclusa una serata dedicata al difficile tema delle cure palliative, che sono di «accompagnamento» alla morte, alleggerita dal ricordo di una persona che anche nei giorni più bui ha saputo sorridere. Manuela Quaranta (Dom, 30. 11. 2008) S. PIETRO AL NATISONE-ŒPIETAR L’Istituto dà più visibilità Commosso omaggio a Mirko Œpacapan alle nostre associazioni Nel primo anniversario della morte del consigliere regionale della Slovenska skupnost La presidente dell’Istituto per la cultura sloven, Bruna Dorbolò, presenta i Beneœki kulturni dnevi Un Teatro palamostre gremito di pubblico, come da tempo non si verificava, ha voluto rendere omaggio a Mirko Œpacapan in occasione del primo anniversario della sua scomparsa, avvenuta il 23 novembre dell’anno scorso. Il ricordo del suo entusiasmo, della sua poliedricità, delle sue innate capacità, mai ostentate eppur da tutti riconosciute, ha permeato l'intera serata, a cominciare dal breve ritratto dei suoi ultimi mesi di malattia, che la moglie, dott.ssa Manuela Quaranta, ha tratteggiato, concludendo il suo intervento con le parole di speranza di un poeta contemporaneo, H. Holland: «La morte non esiste. Sono solo scivolato nella stanza accanto». Avviati a San Pietro al Natisone i Beneœki kulturni dnevi, un’iniziativa che si è svolta regolarmente tra il 1973 e il 1992, ma che da 16 anni a questa parte nessuno aveva più orga nizzato. Quest’anno l’Istituto per la cultura slovena ha ripre so l’iniziativa e preparato un ciclo di conferenze molto inte ressanti. Ne abbiamo parlato con la presidente dell’Istituto Bruna Dorbolò. Come mai avete deciso di ricominciare con i Beneœki kulturni dnevi? «In realtà per più motivi. A me personalmente l’esperienza dei Bene@anski kulturni dnevi, come li chiamavano a quei SLOVIT N° 11 del 30/11/08 pag. 13 tempi, ha giovato moltissimo. Ascoltare le conferenze sulla lingua e su altri temi legati comunque alla Bene@ija, mi ha permesso di conoscere le mie radici slovene e di esserne orgogliosa. Credo che potrà essere così anche per la nuova generazione. Inoltre in molti ci hanno chiesto di riprendere l’esperienza dei Beneœki kulturni dnevi, ai quali evidentemente in tanti sono rimasti legati. È nostra intenzione in ogni caso ripetere poi l’iniziativa ogni anno. Il tema principale verrà proposto da noi oppure dal pubblico». Quest’anno avete scelto la lingua come tema principale. Come mai? «La lingua è la cosa più visibile che ci contraddistingue. Un ciclo di conferenze sulla lingua ci permette inoltre di rispondere nel migliore dei modi a tutti quelli che stanno mettendo in discussione l’origine dei nostri dialetti facendo ipotesi linguistiche senza averne nessun titolo. Desidero anche aggiungere che le ultime conferenze saranno dedicate alla valorizzazione che la nostra lingua può dare a tutto il territorio. Vorremmo infatti che l’uso della lingua contribuisse anche allo sviluppo dell’economia». Le prime edizioni dei Beneœki kulturni dnevi sono state organizzate dal Centro Studi Nedi¡a, ora invece se ne occuperà l’Istituto per la cultura slovena. Cos’è in realtà questo istituto? «L’istituto è stato fondato due anni fa e riunisce tutte le associazioni, organizzazioni e singoli artisti delle Valli del Natisone, del Torre, della Val Canale e della Val Resia. Il direttivo è composto da rappresentanti di associazioni che operano nelle zone della provincia di Udine dove viviamo noi sloveni, ma anche dai presidenti provinciali della SKGZ e della SSO. L’istituto gestisce i rapporti con le amministrazioni pubbliche, dando in questo modo più visibilità, forza e influenza a tutti gli associati». Le singole associazioni operano nella provincia di Udine già da moltissimo tempo. Come mai l’Istituto non è stato fondato prima? «Dopo l’adozione delle leggi 482 e 38 per la tutela delle minoranze linguistiche e della minoranza slovena ci è sembrato necessario unificare finalmente tutte le voci degli sloveni della provincia di Udine. L’idea è nata in realtà già trent’anni fa quando la proposta di fondare un istituto di questo tipo è arrivata dal prof. Paolo Petricig e dall’arch. Valentino Simonitti, che sono stati anche i promotori principali dei primi Beneœki kulturni dnevi. A quei tempi però la nostra priorità era soprattutto la scuola e quindi il progetto è stato accantonato. Ora che il nostro centro scolastico è stato finalmente statalizzato abbiamo potuto dedicarci nuovamente al progetto del prof. Petricig e dell’arch. Simonitti. Valeva la pena comunque di aspettare così a lungo. Nel frattempo abbiamo ottenuto risultati molto importanti nel campo scolastico e proprio attraverso la nostra scuola si sono avvicinate a noi nuove forze giovani». Dov’e si trova la vostra sede? «In realtà non abbiamo ancora una nostra vera e propria sede. Al momento siamo ospiti nel Centro di cultura sloveno di San Pietro al Natisone dove si trovano oltre a noi ad esempio anche la scuola di musica della Glasbena matica e la Beneœka galerija. Una delle nostre ambizioni è invece avere una sede più visibile, una specie di Casa della cultura. Ciò ci permetterebbe di farci conoscere dagli altri e dimostrare a tutti che in questi luoghi abita una comunità che da millenni parla la propria lingua slovena. Inoltre, SLOVIT N° 11 del 30/11/08 pag. 14 renderebbe la nostra gente più orgogliosa e consapevole delle radici e della ricchezza che ci è stata tramandata dai nostri avi». I Beneœki kulturni dnevi sono probabilmente una delle maggiori manifestazioni organizzate dal vostro istituto. Vi state dedicando anche ad altro? «Siamo molto ambiziosi e abbiamo in mente tanti progetti che speriamo di riuscire a realizzare. Uno di questi riguarda un progetto di collaborazione transfrontaliera che abbiamo preparato con la comunità italiana in Istria. Mediante questo progetto speriamo di ottenere anche la nostra sede. Da noi (non solo a San Pietro ma anche nella Val Canale, nella Val Resia e Val Torre) e in Istria dovremmo aprire dei centri collegati tra di loro in modo telematico. Questi centri dovrebbero fornire ai visitatori (concittadini e turisti) informazioni di vario tipo sul territorio nel quale operiamo e sulla nostra comunità linguistica, di conoscere attraverso delle registrazioni audio i diversi dialetti parlati nella provincia di Udine, ecc. Si tratterebbe insomma di una specie di museo telematico. Nella stessa struttura però potremmo avere anche una sala per le conferenze, una sala per le rappresentazioni o per altri tipi di manifestazioni culturali, una biblioteca, ecc. Un altro dei nostri obiettivi è anche conoscere le altre minoranze linguistiche in Italia e all’estero e verificare le possibilità di collaborazione con loro». T.G. (Novi Matajur, 13. 11. 2008) S. PIETRO AL NATISONE - ŒPIETAR L’evoluzione della lingua slovena dagli antichi manoscritti ad oggi Iniziati i Beneœki kulturni dnevi con gli interventi dei proff. Giorgio Ziffer dell’Università di Udine e Marko Stabej dell’Università di Lubiana Organizzati dall’Istituto per la cultura slovena sono tornati in Beneœki kulturni dnevi - Incontri culturali della Benecia, una serie di lezioni tenute da docenti universitari ed esperti della materia che quest’anno hanno come tema «Odkrivajmo naœ jezik - Scopriamo la nostra lingua», e che risultano tanto più necessari in un momento in cui c’è ancora tanta disinformazione sull’origine e l’appartenenza dei dialetti sloveni della provincia di Udine. Sul significato di questa iniziativa, che ha avuto inizio lo scorso 13 novembre nella sala consiliare di San Pietro al Natisone, si sono soffermate la presidente dell’Istituto per la cultura slovena, Bruna Dorbolò, e la dirigente dell’Istituto comprensivo bilingue di San Pietro, ˘iva Gruden. Nel suo intervento, dal titolo «Dal paleoslavo ai primi manoscritti sloveni», il prof. Ziffer, direttore del Dipartimento di lingue e civiltà dell’Europa centro orientale, ha citato i manoscritti che hanno contribuito mano mano alla codificazione della lingua slovena scritta. Ha ricordato i più antichi ed importanti Bri¡inski spomeniki / Monumenti di Frisinga, risalenti al X-XI secolo e scoperti nell'Ottocento, che contengono formule di confessioni e prediche sul peccato e la penitenza, formule di abiura il Celovœki o Rateœki rokopis / Manoscritto di Klagenfurt o di Rate@e, nel quale sono trascritti il Credo il Pater noster e l’Ave Maria risalente a un periodo compreso tra il 1362 e il 1390, lo Stiœki rokopis / Manoscritto di Sti@na degli anni 1428-1440, che riporta brevi testi di carattere religioso il #ernjevœki rokopis / Manoscritto di Cergneu della fine del XV secolo con notazioni, anche di carattere dialettale, di offerte alla confraternita della Madonna, lo Starogorski rokopis / Manoscritto di Castelmonte degli anni 1492-1498, che riporta I testi del Credo, del Pater noster e dell’Ave Maria e, infine, il Videmski rokopis / Manoscritto di Udine del 1458 con una serie di numeri in sloveno. Fatta questa sintetica presentazione dei documenti più antichi della lingua slovena, il prof. Ziffer ha sottolineato che se è vero che la lingua slovena, nei suoi primi secoli di vita, a causa delle condizioni storico-politiche in cui è cresciuta, non ha potuto sviluppare una vera e propria tradizione scrittoria è altrettanto vero che le zone di frontiera con il mondo latino e quello germanico hanno avuto un ruolo fondamentale per la nascita e la crescita di una coscienza linguistica. Infatti, è proprio in queste zone che si sentì di più l'esigenza di codificare per iscritto la lingua madre, conferendole in questo modo maggiore dignità. Il prof. Ziffer ha poi svelato una sua «scoperta» che da tempo sta approfondendo e che, se confortata da ulteriori risultati, porterà ad aumentare il numero e l’importanza dei «monumenti» che sono all’origine della lingua slovena scritta. Secondo il docente il primo documento sloveno, che segna la vera cesura tra paleoslavo e lingua slovena sarebbe il «Vangelo di Nicodemo» un apocrifo neotestamentario risalente al X secolo. Il testo narra il processo di Gesù, il processo di Giuseppe d'Arimatea e la discesa di Gesù agli Inferi. Come la maggior parte delle traduzioni della Bibbia questa non è stata fatta dal greco ma dal latino. La lingua usata è arcaica e particolare: contiene costrutti sintattici ed elementi lessicali rari, rispetto alla tradizione ecclesiastica documentata in quello stesso periodo. Ad esempio, questo è l'unico testo in cui la parola Pasqua è tradotta con *velika noscht come nella tradizione della Chiesa di Aquileia e la parola «supplizio» con *monka. Come mai la lingua usata nel Vangelo di Nicodemo si distingue così tanto dagli altri scritti paleoslavi coevi? Le risposte sono due: o «mancavano» i termini per tradurre dati vocaboli e il traduttore ha coniato dei neologismi che sarebbero stati comprensibili solamente con il testo a fronte, teoria abbastanza improbabile dal momento che il Vangelo di Nicodemo all'epoca era un testo semicanonico, usato nel mondo latino e nella Slavia ortodossa durante la Settimana santa, oppure la lingua è sì il paleoslavo, ma con dei tratti «dialettali», molto vicini agli ascoltatori. Per le particolarità di alcuni termini ed espressioni il Ziffer ritiene che che questo sia un documento dello sloveno scritto. Tra le particolarità ha citato la preposizione *od seguita dal genitivo usata per esprimere il complemento di specificazione, presente ancora nel dialetto sloveno del Natisone, ma anche nella poesia di France Preœeren Od ¡elezne ceste; e ancora *@res nel senso di al di là e sopra e *junjej (junger, giovane), dal quale deriverà joger nel senso di discepolo (usato dai predicatori fino al secolo XIX anche nelle Valli del natisone, ndr). Nel Vangelo di Nicodemo è presente anche il termine *nedol¡en di cui il dizionario etimologico di Marko Snoj data la prima comparsa nel XVI secolo. Il prof. Ziffer, concludendo il suo interessante intervento, ha affermato che l'origine della lingua slovena va ricercata anche attraverso lo studio e un'accurata analisi dei dialetti che conservano le caratteristiche più peculiari e arcaiche. Il prof. Marko Stabej, docente di slovenistica presso la Facoltà di filosofia dell’Università di Lubiana, ha tracciato, invece, il percorso della lingua slovena dalla Riforma protestante a oggi. Sappiamo che il Catechismus di Trubar (1550) è indirizzata Vsem Slovencem / A tutti gli sloveni, (Vsem Slovencom, gnado, mir, milost inu pravu spoznane bo¡je). Chi sono gli sloveni in un contesto in cui la «slovenità» non era definita dai confini? Il prof. Stabej ha affermato che si possono definire tali tutti quelli che capivano e parlavano questa lingua. Rispetto ai primi manoscritti sloveni, il testo di Trubar dal punto di vista lessicale e sintattico è molto più affine alla lingua odierna. Non essendo stata una lingua ufficiale lo sloveno si è evoluto solo grazie all'utilizzo dei parlanti e al loro identificarsi come sloveni. Nel momento in cui una lingua aveva i mezzi per tradurre un testo sacro come la Bibbia, assumeva automaticamente valore. Oltre a Trubar anche Jurij Dalmatin nel 1584 si cimentò e portò a compimento la traduzione sia del Vecchio che del Nuovo testamento. Le strutture della lingua slovena, vennero poi analizzate nella grammatica di Bohori@ dal titolo Articae horulae del 1584. Chiaramente essendo questo il primo tentativo di decodificazione della lingua, venne usata come base la grammatica latina. Fondamentale per la decodificazione della lingua è il dizionario di Hieronim Megiser Dictionarium quatuor linguarum del 1594. Tuttavia, il primo passo verso una vera e propria motivazione intellettuale furono la redazione da parte di Marko Pohlin della Kranjska gramatika (La grammatica della Carniola) del 1768 e di Gramatik der slavischen Sprache in Krain, Kärnten und Steinmark / La grammatica della lingua slovena della Carniola, della Carantania e della Stiria da parte di Jernej Kopitar del 1808-1809. È in questo periodo che lo sloveno si diffonde maggiormente, viene addirittura studiato dai borghesi, acquistando sempre maggiore dignità. Il prof. Stabej ha affermato che intorno 1820 per quanto riguarda l’uso dello sloveno si erano formate due tendenze: da una parte c’era chi, come Jernej Kopitar, sosteneva un uso pratico della lingua, dall’altra c’è chi (come France Preœeren ) non si accontentava di ciò e desiderava che lo sloveno venisse usato ovunque e in tutte le circostanze; non solo nella poesia ma anche nei giornali. L’importanza della lingua slovena è continuata a crescere tanto che nel 1848 venne chiesto all’imperatore che la lingua slovena abbia pari diritti delle altre lingue e che la comunicazione pubblica sia fatta in sloveno. Ilaria Banchig (Dom, 30. 11. 2008) VALLI DEL TORRE-TERSKE DOLINE Benvenuta Glasbena matica! Avviati due centri didattici nel comune di Lusevera Il seme che Glasbena matica aveva messo a dimora nelle Valli del Torre comincia a germogliare. A cento anni dalla sua presenza a Trieste e dintorni, a trent’anni della sua prestigiosa attività a San Pietro al Natisone e dintorni, la scuola di musica approda anche ai piedi dei Musi e del Gran Monte. Saranno Lusevera e Taipana le prossime filiali di un fermento musicale di matrice slovena che, prendendo le mosse da un aspetto prettamente artistico, è in grado di ramificare a vasto raggio, divenendo occasione di collaborazione, di socializzazione, di promozione del territorio SLOVIT N° 11 del 30/11/08 pag. 15 sul quale gravita. Ne dà notizia Davide Clodig, coordinatore di Glasbena matica per la provincia di Udine. «A novembre – spiega – saranno avviati due centri didattici nel comune di Lusevera: uno nel museo etnografico del capoluogo, l’altro a Pradielis nei locali di una struttura comunale di recente restauro, proprio di fronte al centro Lemgo. Complessivamente vi parteciperanno 15 allievi». Un inizio davvero sorprendente. «L’approccio a Lusevera è stato facilitato da un clima di squisita sensibilità musicale, prodotto dalla stupenda orchestrina parrocchiale, da tanti giovani che danno vita a complessini, da una precedente storia di happening musicali, non ultimo il riuscitissimo incontro d’inizio agosto a Zavarh-Villanova tra artisti di Alta Val Torre, Valli del Natisone e Tolmin». Quali saranno le materia di insegnamento, ovvero gli strumenti che gli allievi saranno chiamati ad apprendere o a perfezionare? «Cominceremo con pianoforte e chitarra, quelli che più facilmente incontrano i favori dei giovani. Più avanti potremmo avviare corsi per fisarmonica diatonica e altri strumenti di specifico gradimento». Diverso il discorso per Taipana, dove Glasbena matica non ha ancora definito una data di inizio. «Se Lusevera è già una bella realtà, per Taipana è invece tutto da costruire, anche se le prospettive di un approdo esistono realmente. Sul territorio abbiamo operato da anni, anche con l’ausilio di Lucia Tomasetig. Da ricordare, tra l’altro, che a Platischis, nel centro vacanze della cooperativa le Valli dell’orso, abbiamo tenuto due stages estivi che avevano fatto registrare un sicuro interesse, che peraltro si era andato via via affievolendo». Come pensa, allora, di recuperare Taipana? «Come in tutte le cose, con l’informazione, con incontri, con esibizioni. Potrebbero essere proprio gli allievi di Lusevera i migliori promoter nei confronti dei coetanei taipanesi, attraverso serate dimostrative o anche con iniziative che stiamo pianificando. Non ultimo, come già avvenuto in Alta Val Torre, contiamo sulla preziosa collaborazione con il Comune, che ha nel sindaco Elio Berra una persona assolutamente sensibile e propositiva». Con filiali a Lusevera e Taipana, Glasbena matica andrà a coprire tutta la fascia del Nord-Est, legando musicalmente la Slavia friulana. Ma sotto il profilo prettamente artistico, quali sono i risultati che si stanno registrando? «Proprio domenica scorsa (19 ottobre, ndr.), l’orchestra di fisarmoniche di Œpietar/San Pietro al Natisone ha vinto il concorso internazionale di Castelfidardo, uno dei più prestigiosi, se non il più prestigioso in assoluto. Il riconoscimento ha sicuramente gratificato i nostri giovani per impegno e qualità artistiche, ma ha conseguentemente certificato che Glasbena matica è una scuola di eccellenza». Ma Davide Clodig vuole andare oltre la scuola, aprendo una finestra sul territorio. «È chiaro che Glasbena matica è specificamente dedicata all’aspetto artistico, ma poi c’è tutto un discorso legato al territorio che conferisce alla nostra scuola una valenza socioculturale di notevole spessore. E mi spiego meglio. A ragazzi e ragazze offriamo un giusto approccio alla musica, che si traduce in crescita artistica, per così dire, e creSLOVIT N° 11 del 30/11/08 pag. 16 scita umana, predisponendoli a riversare all’esterno quanto appreso. Lo fanno partecipando nei vari gruppi musicali e nelle corali. Oltre ad arricchirsi personalmente a scuola, riversano sul territorio un bagaglio artistico che diviene vettore di socialità, con grande vantaggio per tutti. Senza tralasciare l’indotto, ovvero il coinvolgimento delle proprie famiglie, a volte di intere comunità». Gianpietro Carniato (Dom, 31. 10. 2008) STREGNA Presentato l’opuscolo «Stregna, terra di castagne» È una pubblicazione agile, fatta per essere tenuta in tasca, destinata a chi ancora non conosce questo angolo delle Valli del Natisone e desidera visitarlo, ma anche per i suoi stessi cittadini. Stregna-Srednje, Terra di castagne, Zemlja kostanja, The land of chestnuts, edita dal Comune di Stregna e presentata presso la Finestra sul mondo slavo a Tribil Superiore sabato, 22 novembre, è un utile strumento per promuovere il territorio in chiave turistica. Lo ha sottolineato alla presentazione il sindaco Claudio Garbaz che ha anche annunciato l'avvio, in breve, dell'albergo diffuso che nel solo comune di Stregna ha portato alla realizzazione di una cinquantina di posti letto. È una guida che non si limita a presentare spunti di storia, arte e ricordi, ma piuttosto aiuta a leggere e capire il territorio con i suoi 21 centri abitati che, come dimostrano le carte dei catasti storici dei singoli paesi, sono testimonianza dell'ottimizzazione del rapporto tra abitazioni e natura, una natura abitata, come l'ha definita l'architetto Mariagrazia Santoro che assieme alla collega Paola Cigalotto ha curato la pubblicazione. (...) Il territorio inoltre viene presentato in relazione alla frontiera che ora non c'è più ma ha lasciato tracce, relazioni, percorsi. E sono naturalmente evidenziate anche le caratteristiche del paesaggio ed i mutamenti che si stanno verificando con il passaggio dal «tempo dei prati», come viene definito, a quello dei boschi. Si fa cenno alle feste tradizionali, si propongono alcuni sentieri ed itinerari oltre a tutte le informazioni di servizio su come arrivare a Stregna, dove dormire e dove mangiare. Nel panorama delle pubblicazioni di questo genere questa si differenzia oltre che per l'approccio anche per la cura dei testi che sono essenziali, ma ricchi di spunti ed indizi e sono frutto di una grandissima selezione, come ha sottolineato la curatrice. Questa è solo la prima pietra, ha aggiunto l’assessore al turismo del Comune di Stregna Amilcare Vernoni, che ha anche espresso l’opinione che a questa pubblicazione dovrebbe seguirne un’altra specifica per la parte culturale. Infine la parola è passata a Liliana Stulin, presidente della società cooperativa Albergo diffuso. Il progetto riguarda i comuni di Stregna, Drenchia e Grimacco (che è capofila). Le case vacanza sono situate a Topolò, Zamir, Baier, Presserie, Tribil Superiore e Oblizza. A queste va aggiunta la struttura realizzata nell'ex scuola di Tribil Superiore che è attrezzata anche con una moderna cucina ed è in grado di accogliere ed ospitare 25 persone. J. N. (Novi Matajur, 27. 11. 2008)