Montenegro, NATO, Balcani. Quale futuro?
di Enrico Vigna, Forum Belgrado Italia
Il 2015 ha visto per l’area balcanica un ulteriore colpo alla stabilità ed alla pacificazione dell’area.
Gli scontri di piazza verificatisi negli ultimi mesi dell’anno, dopo che è partita una campagna
propagandistica governativa che intende guidare l’opinione pubblica verso l’entrata nella NATO.
Alcune forze come il Fronte Democratico e il movimento per la pace “NO alla guerra-NO alla
NATO”, hanno deciso di scendere in piazza con proteste che la polizia, su ordine del governo, ha
cercato di reprimere violentemente. Ma penso sia errato pensare che la protesta riguardi in primis la
questione NATO (pur centrale). A chi segue da vicino le vicende montenegrine, non sfugge che,
giustamente, queste forze stanno cercando di portare in piazza la gente con una lettura complessiva
della situazione del paese. Uno stato che sta sprofondando, secondo le stime del FMI e degli
economisti internazionali, verso lo stadio della povertà assoluta per fette sempre più consistenti
della popolazione, ormai celebre a livello internazionale per una corruzione dilagante, una
criminalità che ha messo salde radici nel paese (le varie mafie, italiana, russa, albanese hanno
finanziariamente il paese nelle loro mani, come denunciato anche dai centri di investigazione
italiani ed europei). Non bisogna dimenticare che lo stesso primo ministro del Montenegro,
Djukanovic, è indagato dalla Procura italiana per connivenza con la Sacra Corona Unita pugliese.
Il governo che cosa fa di fronte a questo scenario? Lancia una privatizzazione selvaggia, pratica un
programma di riduzione o addirittura abolizione delle ultime norme di stato sociale, elimina i
benefici rivolti agli investimenti sull’occupazione dei giovani, blocca le pensioni e i salari,
inasprisce le leggi che limitano libertà sociali e politiche…ma investe milioni di euro per campagne
mediatiche di pubblicizzazione e sostegno all’ingresso nella NATO come obiettivo fondamentale
per la crescita del paese. Incontri della NATO organizzate nel più lussuoso hotel della capitale,
ricevimenti nei ristoranti più costosi, meeting in cui il numero degli altoparlanti spesso superava il
numero di cittadini presenti, continui spot televisivi a pagamento sulle TV, decine di cartelloni
pubblicitari in ogni città del Montenegro. Ma tutto questo non per caso, come spiegano bene i
leaders delle proteste: infatti il governo è cosciente che nel paese, la maggioranza della popolazione,
o rifiuta la NATO come prospettiva, oppure la considera come una alleanza ad essa non benevola.
Una alleanza militare, che non solo ha bombardato il paese, ma ha utilizzato armamenti come quelli
a base di l’uranio impoverito o le cluster bombs, devastando per sempre il territorio e l’ambiente. Il
movimento di protesta, per far prendere coscienza di cos’è la NATO, ha prodotto documenti dove si
cita l’opuscolo con le indicazioni obbligatorie, ai tempi dei bombardamenti sulla RFJ, per i soldati
della NATO in Kosovo, dove era scritto testualmente: "L'inalazione di particelle insolubili di
polvere di uranio è associata con conseguenze per la salute a lungo termine, tra cui il cancro e
difetti di nascita. Questi effetti possono diventare visibili solo qualche anno più tardi". Il
movimento ha portato avanti una richiesta ufficiale al Ministro della Sanità montenegrino, il dottor
B. Šegrta, perché presenti pubblicamente le statistiche ufficiali dal tempo della campagna di
bombardamenti NATO, dove si rileva l'aumento di malattie e di decessi per malattie maligne, nel
corso degli ultimi due decenni, e per avviare la formazione di un gruppo di esperti indipendenti,
nonché per fornire una stima di quanta incidenza hanno avuto su questo, i bombardamenti NATO e
l'uso di munizioni all'uranio impoverito.
E’ proprio muovendosi in questo quadro complessivo e sociale che, in particolare a Podgorica, sono
scese in piazza migliaia di persone, con una forma di autorganizzazione, su parole d’ordine che
affermano che l'inclusione del Montenegro nel processo di integrazione euro-atlantica non porta
sviluppo, consolidamento o prosperità al paese. Va rilevato che in questo momento non vi è in
Montenegro un partito o una forza politica consistente, con una politica o una proposta chiara e
concreta, all’interno dello stesso Fronte Democratico che guida le proteste di piazza; al suo interno
vi sono esponenti che appoggiano le proteste ma in realtà sono legati ad interessi interni al sistema e
lontani dalle reali esigenze e bisogni della gente. Si tratterà di capire nell’evolversi della situazione,
chi manterrà una posizione ferma e chi si adeguerà per salvarsi lo scranno. Uno scenario già visto in
Montenegro ai tempi della secessione dalla RFJ e anche in Serbia.
IL TEMPO E’ GIUNTO!
Questo per quanto riguarda la situazione interna al paese, ma è evidente che, come spiegato anche
da analisti militari indipendenti, a Podgorica si svolge un “gioco globale", in cui è coinvolta anche
la Serbia, per creare ulteriori difficoltà alla Russia, che nei Balcani ha un retroterra culturale e
politico molto radicato nelle popolazioni, e su questo sta cercando di riprendere un ruolo di primo
piano e ostacolare l’occidentalizzazione completa della regione. Se la NATO non riuscisse ad
egemonizzare completamente l’area, molte prospettive ed alleanze strategiche dovrebbero essere
ridefinite.
Intanto dopo le manifestazioni di ottobre e i violenti scontri, a metà dicembre si sono svolte nuove
proteste e manifestazioni con la parola d’ordine contro la guerra e contro la NATO, per un
referendum popolare e per le dimissioni del governo.
"Se si impedirà il referendum e ci sarà un tentativo fraudolento in Parlamento circa la decisione
di adesione alla NATO, il Montenegro sarà portato sull'orlo di uno conflitto interno molto
pericoloso", ha dichiarato al comizio, Andrija Madic, il leader del Nuovo Partito Democratico
Serbo, sicuramente il motore più deciso e consistente di queste proteste.
La protesta è nuovamente tornata davanti al parlamento con la partecipazione di quasi 10.000
persone, secondo gli organizzatori.
Il 2 dicembre la NATO ha ufficialmente invitato il Montenegro a diventare un suo membro,
provocando la reazione diplomatica della Russia, che ha bollato questo passo come una minaccia
alla stabilizzazione e pacificazione dei Balcani.
Nel frattempo il Primo Ministro montenegrino Milo Djukanovic, preoccupato per gli esiti della
consultazione popolare, ha risolutamente respinto gli appelli per organizzare un referendum sulla
adesione al Trattato NATO.
"Ci hanno invitato solo per avere un po' di più soldati da mandare nelle loro guerre e poi contro
la Russia. Noi in Montenegro non dobbiamo e non dovremo prendere parte a questa partita", ha
dichiarato Bulatovic, ex presidente del Montenegro jugoslavo, ai manifestanti che sventolavano
bandiere russe e serbe e cantavano "Putin è con i serbi!" e "Madre Russia!"
"Assassini della NATO", urlava la folla, mentre alcuni partecipanti portavano candele in memoria
delle vittime dei bombardamenti della NATO in Montenegro.
"Ci hanno bombardato per più di 70 giorni, quindi come possiamo perdonarli per le vittime e la
distruzione del nostro paese? In nessun modo e mai potremo dimenticare questo", ha detto
Radomir, un elettricista di 46 anni in un intervento.
Il presidente del Centro NO Guerra-NO NATO, Gojko Raicevic ha dichiarato al sito Analytics che
le possibilità di contrastare e piegare l’attuale governo sono fondate sulla speranza che il popolo del
Montenegro non abbia perso la voglia di cercare la libertà sopra ogni altra cosa.
Il Fronte Democratico è una coalizione politica di opposizione in Montenegro. E' composto dal
Nuovo Partito Democratico Serbo, dal Movimento per il cambiamento, dal Partito Democratico del
Popolo, dal Partito dei Lavoratori e dal Partito Unito dei Pensionati e Disabili, oltre ad associazioni,
organizzazioni studentesche, accademici, personalità indipendenti e anche una frazione del Partito
Popolare Socialista. L'obiettivo di questa alleanza è di rovesciare il Partito Democratico dei
Socialisti del Montenegro di Milo Đukanović, che è al potere dal 1991.
Miodrag Lekic ex ambasciatore a Roma della RFJ, ha guidato la lista dell'alleanza alle elezioni
parlamentari dell’ottobre 2012 e alle elezioni presidenziali del 2013, supportato sia dal Fronte
Democratico che dal Partito Popolare Socialista. Secondo la relazione della commissione elettorale
fu sconfitto con un margine strettissimo da Filip Vujanović, sostenuto dalle forze governative. Ma
molti osservatori internazionali indipendenti rilevarono che la vittoria di Vujanovic era frutto di una
massiccia frode elettorale.
Una breve cronaca degli avvenimenti.
Dalla fine di settembre alla fine di ottobre per 20 giorni le forze di opposizione all’attuale governo,
insieme a sindacati, giovani e associazioni civili, hanno manifestato e occupato la piazza davanti al
Parlamento a Podgorica, per chiedere le dimissioni del governo Djukanovic e contro le misure
antipopolari sempre più dure riguardanti lo stato sociale, le privatizzazioni, la corruzione e la
criminalità che hanno in mano il paese e la società montenegrina; a fianco di questo veniva richiesto
un Referendum popolare per decidere la ventilata decisione di adesione alla NATO, diventata poi
ufficiale il 2 dicembre. In tutto questo tempo decine di migliaia di montenegrini hanno occupato
pacificamente notte e giorno la piazza del parlamento, ma a differenza di Piazza Maidan a Kiev, alle
5.45 del 16 ottobre 2015 un migliaio di membri delle unità speciale di polizia, portate da tutto il
Montenegro, e di forze di polizia regolari in tenuta antisommossa, hanno brutalmente attaccato e
sgomberato questa pacifica protesta. La polizia ha arrestato decine di manifestanti oltre ai
parlamentari del FD Slaven Radunovic e Vladislav Bojovic. Nell’attacco ci sono stati anche decine
di feriti tra cui uno molto grave. Anche il presidente del Partito Nazionale Democratico e membro
del Presidium del FD Milan Knezevic è stato brutalmente e senza alcuna motivazione, picchiato e
spruzzato sul viso con gas lacrimogeni e urticanti e trasportato con urgenza al Centro di Emergenza
ospedaliero della capitale.
Il Metropolita della Chiesa Ortodossa serba Amfilohije alle manifestazioni di Podgorica
“Non vi è alcun motivo per la polizia di stare qui a controllare chi è qui per costruire, altri sono i
luoghi dove si distrugge, si rapina, si ruba, distruggendo così il Montenegro e il suo onore…si
allontani la polizia da qui e da queste persone, lottano per la libertà, per essa sono qui e vogliono
la libertà di costruire il proprio futuro", ha dichiarato alla piazza il metropolita Amfilohije.
“Invece di favorire una equa ripartizione di tutti i beni, c’è chi ha collaborato con la criminalità
europea; ora che sono diventati borghesi, si dicono a favore la democrazia. Tutto ciò che è stato
costruito dal popolo, questi lo hanno ridotto ad una triste realtà. Quella che era una nazione, ora
non c'è più. Ora abbiamo miliardari che insieme con altri miliardari europei e americani
disgregano il paese. E dall’altra parte abbiamo sempre più poveri.” 'Non va bene ", diceva San
Pietro. Non si costruisce su questo il futuro del Montenegro", ha detto l'arcivescovo. "La vera
Europa è Dante, non questi che hanno bombardato il Montenegro non troppo tempo fa ".
Il Metropolita ha anche dichiarato che “quelli senza cervello [krivomozgići] hanno invocato
l'occupante. Chi è che mi proclama nemico del popolo? Questo governo? Lo sanno che qui c’è
stata per cinquant'anni una ideologia comunista, che ha anche avuto qualcosa di buono, quando
ha predicato la fraternità e la condivisone paritaria delle risorse e l'uguaglianza tra le nazioni?
Costoro ora sono uniti con il crimine europeo e ora sono per la democrazia e la borghesia", ha
aggiunto.
Il leader del FD Andrija Mandic ha ringraziato Amfilohije per la sua presenza e ha detto che
"avevano sperato tanto che lui fosse stato con loro lì in quella piazza, anche la notte". Al che
Amfilohije ha chiesto un posto in una delle tende della protesta.
Video attacco e arresti delle forze speciali montenegrine:
https://youtu.be/nCQAmyVdTpo
https://www.facebook.com/podgoricavremeplov/videos/1066123183419238/
NON NEL MIO NOME!!
A cura di Enrico Vigna, portavoce del Forum Belgrado Italia,
dicembre 2015
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