4 aprile 2013, Milano, Spazio Sirin Lèo Brouwer, Elogio de la danza, (1964) per chitarra Raffaele Canetta Cardioide, (2012) per flauto e chitarra Mauro Di Vincenzo, Divertimento (2012), per quartetto misto Giovanni Pavesi, De bruna löven (2013), per fisarmonica Irlando Danieli, Hyperurànios (Al di là del cielo) (2005), per violino, flauto e pianoforte Maurizio Azzan, Amma (2010), per due chitarre Gabriele Cosmi, Tre studi sulla purezza- Étude n. 2- Mana (2011), per pianoforte Francesco Venturi, Bozzetto per “L’Età Secolare” (2013), per voci e strumenti Irlando Danieli, Phoenix, per flauto Il simbolo di Microstagione è l’International Klein Blue, un particolarissimo punto di blu concepito e realizzato dall’artista Ives Klein negli anni ‘50: un simbolo di libertà. È la libertà che anima ogni progetto nuovo; il senso di libertà che spinge a scrivere, ad ascoltare, a proseguire il discorso musicale e culturale. Il Klein Blue, detto ciò, non è semplicemente un pigmento o una tinta; infatti il colore di Microstagione ne è soltanto una citazione ideale. Il blu di Klein è una precisa tecnica di preparazione e di stesura, e per questo non può essere riprodotto, va osservato dal vivo; l’intensità è data anche dalla forte unicità di ogni singola campitura, e la sua vista dona all’occhio e alla mente sensazioni forti e impreviste. È l’assoluta irripetibilità dell’esecuzione, il teatro in cui trova spazio il più delicato pezzo di musica, che non vivrebbe di una registrazione. Rappresenta la complicata melodia di timbri che è un concerto, nella sua totalità. È l’enorme laboratorio che c’è dietro una manifestazione culturale e la sinergia di molti elementi, personaggi e capacità che culminano nella performance. Così, parlando di colori (e di arte visiva) per una rassegna di musica contemporanea (arte sonora) - parlando di libertà e di intensità - tutto è già detto. Rimane soltanto da citare il pubblico; l’orecchio che rappresenta il fulcro di una rassegna musicale, ma non secondo la logica dello spettacolo, secondo quella dell’arte: espressione di contenuti e lavoro collettivo. Se il compositore trova la serratura, e l’interprete gira la chiave, è il pubblico che apre la porta. Francesco Venturi Che cos’è? Microstagione è una rassegna dove verranno interpretate musiche di giovani autori ogni volta in dialogo con autori già affermati nella scena contemporanea. Microstagione ha tra i suoi ambiziosi obiettivi quello di portare la musica contemporanea ad un pubblico di non habitué. Microstagione ha permesso di catalizzare le energie di compositori molto diversi fra loro, nel rispetto della diversità di stile di ognuno. Microstagione ha permesso l’incontro dei compositori con gli interpreti. Questi ultimi, nella maggior parte dei casi non adusi alla musica contemporanea, hanno partecipato spontaneamente mettendo in gioco tutta la loro passione e professionalità e dando vita ad un vero e proprio laboratorio. Microstagione ha avuto ed ha potenzialmente un ruolo formativo enorme. Per gli interpreti nella presa di confidenza con i linguaggi contemporanei e con le poetiche dei diversi autori. Per i compositori nella conoscenza autentica dello strumento e dell’interpretazione, troppo spesso affidata a manuali. Per entrambi trova lo spazio e i tempi per confrontarsi con il pubblico senza il quale la musica rimane come in attesa. Microstagione vorrebbe oltrepassare i confini del microcosmo del Conservatorio e coinvolgere altre istituzioni milanesi, nazionali, internazionali. Giulia Accornero Il programma della serata La forte collaborazione tra autore ed interprete che ha contraddistinto la preparazione dei brani di questa sera ha portato alla scelta di presentarli al pubblico con le parole di entrambi. Verrete quindi guidati attraverso il programma dai compositori o dagli interpreti che si sono espressi liberamente attorno alla loro musica: da brevi passi poetici, suggestivi, ad altri di tipo tecnico o semplicemente descrittivi, fino a quelli di coloro che hanno deciso di raccontarvi la genesi dell’opera. Tutti le informazioni su compositori e interpreti sul sito www.microstagione.eu. Lèo Brouwer, Elogio de la danza, (1964) per chitarra Valentina Valente Brouwer è un compositore, chitarrista e direttore d’orchestra cubano. Nel 1961, suggestionato dall’ascolto di Stockhausen e Penderecki a Varsavia, comincia a rivolgersi con sempre più interesse alle avanguardie a lui contemporanee stringendo in particolare contatti con Hans Werner Henze e Luigi Nono. Elogio de la Danza, composto nel 1964, è concepito con una coreografia a cura di Luis Tràpaga ed è basato su un ritmo che, secondo quando sostiene lo stesso Brouwer, si ispira a quello dei balletti stravinskiani e con i quali ha in comune la riscoperta di una dimensione rituale e mistica. Il brano ispirerà i versi della poetessa cubana Nancy Morejón. Valentina Valente - L’elogio si dipana in due movimenti: il Lento, apparentemente di carattere introduttivo, acquista nella sezione centrale una propria pregnanza ritmica, scandita dal mi grave della chitarra. Da questa sezione germina l’Ostenato: è il momento di danza vera e propria che incalza fino alla fine del brano. Elogio de la danza para Leo Brouwer El viento sopla como un nino y los aires jadean en la selva, en el mar. Il vento soffia come un bambino e i venti sbuffano sulla selva, sul mare. Entra y sales con el viento, soplas la llama frìa: Tu entri ed esci come il vento, tu soffi sulla fiamma fredda: Velos de luna soplas tù y las flores y el musgo van latiendo en el viento sui veli lunari soffi tu e i fiori e il muschio sono mossi in balia del vento Y el cuerpo al filo del agua, al filo del viento, en el eterno signo de la danz. E il corpo a pelo d’acqua, sulla lama del vento nell’eterno segno della danza. Raffaele Canetta, Cardioide, (2012) per flauto e chitarra Valentina Valente, chitarra Cristina Magli, flauto Raffaele Canetta e Valentina Valente - L’idea formale di questo brano è stata evocata dall’immagine della cardioide. Figura geometrica, generata da un fenomeno di rifrazione della luce, si rende visibile sulla superficie del liquido contenuto in un bicchiere. L’immagine deve essere letta in chiave meditativa e un po’ surreale, come quando, guardando sovrappensiero il proprio bicchiere di vino, ci si abbandona a immagini della fantasia. Il brano, suddiviso in 5 momenti, è costruito a partire da un set limitato di situazioni armoniche, che vengono elaborate orizzontalmente dipanando il contrappunto. Questo approccio consente, nonostante il continuo variare di ritmi e gesti, di caratterizzare il pezzo donandogli una forte unità. La coerenza del brano è però interrotta nella sezione centrale dal sopraggiungere di un elemento caotico: una danza in 7/8 che sdrammatizza e alleggerisce il contesto. Mauro Di Vincenzo, Divertimento (2012), per quartetto misto Mattia Fiore, sassofono Francesco Moretti, fisarmonica Michael Barletta, chitarra Elena Imparato, violino Mauro Di Vincenzo - Divertimento nasce all’inizio dell’estate 2012 sotto richiesta di Francesco Moretti, a cui è dedicato. L’originalità dell’organico mi ha incoraggiato a scrivere un brano che fosse in primo luogo piacevole e stimolante per gli esecutori, lasciando loro ampi spazi nei quali poter esercitare quel lavoro interpretativo che viene talvolta precluso dall’eccessiva complessità della musica contemporanea. Il titolo infatti, oltre ad alludere alla libertà formale dell’opera, indica all’ascoltatore lo spirito con cui è stato svolto il lavoro compositivo e la direzione verso cui volge il carattere generale, determinato non tanto dall’atmosfera, a tratti cupa, di alcune sezioni, quanto dall’arbitrarietà con cui esse vengono interrotte da momenti più ironici e scanzonati. Francesco Moretti - L’amicizia e la fiducia artistica sono stati ingredienti fondamentali nella nascita di un brano dall’organico alquanto inverosimile. La riflessione sulle varie combinazioni timbriche è stata lunga: la fisarmonica può funzionare con tutti gli altri strumenti anche se con la chitarra è necessaria una buona mano perché non la si faccia scomparire sotto la vibrazione di quindici chilogrammi di ance e mantice. Violino e chitarra? Celebri i brani di Paganini ma certo improbabili se accompagnati da saxofono e fisarmonica. Mauro aveva la stoffa giusta per arrischiarsi in una simile proposta, nata dalla fantasia di unire in un solo gruppo diversi solisti con cui all’epoca collaboravo. Le sue capacità tecniche, la passione e lo stile raffinato che lo contraddistingue mi facevano presagire che il lavoro non si sarebbe risolto in un semplice esperimento, bensì in un’opera compiuta, oggi edita. Giovanni Pavesi, De bruna löven (2013), per fisarmonica Francesco Moretti Giovanni Pavesi - Il brano è stato concepito come una sorta di introduzione ad alcune delle tecniche esecutive che più frequentemente sono state utilizzate nelle opere di numerosi compositori contemporanei. Tale partitura, pertanto, è rivolta in particolar modo a quegli esecutori che desiderano accostarsi per la prima volta alle tecniche contemporanee, e a quegli ascoltatori che, pur incuriositi dai nuovi linguaggi musicali, non hanno ancora acquisito piena familiarità con essi. Durante la stesura del pezzo, preziosissimi sono stati i consigli, le osservazioni, i suggerimenti di natura tecnica e gli stimoli ad approfondire alcuni aspetti compositivi che l’amico Francesco Moretti, da musicista sensibile e curioso qual è, ha fatto si che mi accompagnassero nel lavoro. Il titolo fa riferimento al verso iniziale di un breve componimento del poeta svedese Tomas Tranströmer. De bruna löven är lika dyrbara som Dödahavsrullar. Le foglie brune sono preziose come i rotoli del Mar Morto. Il suono si genera dal nulla, dal rapido ticchettio dei registri, dai brevi soffi del mantice. Nasce e prende vita nel registro acuto, attraverso l’ addizione di nuove altezze e l’introduzione di diverse combinazioni di registri. Dal lento procedere degli accordi, si passa al rapido incalzare di piccoli arabeschi sempre più veloci ed articolati che conquistano il registro medio-grave dello strumento. Qui gli elementi accordale e lineare si alternano, creando un gioco di brevi giustapposizioni che, esaurendo la loro energia, ci riportano agli elementi iniziali attraverso i quali il pezzo va progressivamente estinguendosi. Francesco Moretti - Il nostro primo incontro fu proprio in occasione di Microstagione1: Giovanni tra il pubblico, Francesco tra gli esecutori. Destino volle che pochi mesi dopo a Giovanni arrivò la commissione della casa editrice Berben per la stesura di un brano di media difficoltà per fisarmonica sola da proporre come brano nuovo al festival e concorso musicale della val Tidone. Nasce da qui un rapporto di stima, fiducia e forza critica grazie al quale, in fase di stesura, elemento dopo elemento, ho messo a disposizione: dettagli tecnici relativi allo strumento, necessità di chiarezza semiografica, potenzialità timbriche e effettistiche. Il compositore ha potuto stupire continuamente l’esecutore per la fecondità e la ricchezza delle idee, la grande pazienza con cui ha tentato un dialogo –non sempre immediato- con il mio punto di vista di strumentista, senza però mai scendere a compromessi. Ad ogni incontro i suggerimenti tecnici proposti da Francesco venivano sfruttati creativamente in un materiale sempre originale e sempre più consapevole delle possibilità peculiari di questo strumento. Personalmente l’ho trovata un’esperienza estremamente arricchente: lavorare oggi con i compositori significa anche imparare a rendersi disponibili a riscoprire il proprio strumento, nonché scoprirsi capaci di ascoltare con nuove orecchie. Irlando Danieli, Hyperurànios (Al di là del cielo) (2005), per violino, flauto e pianoforte Trio Antares Paola Terenzio, flauto Alberto Intrieri, violino Angelo Colletti, pianoforte Paola Terenzio - Ogni volta che suono questo brano lo sento rivivere e pulsare in maniera diversa. La sua magia supera qualsiasi pensiero o spiegazione terrena perché la sua natura è eterea e spaziale. Per questo mi immagino una sala di spettatori ad occhi chiusi pronti per il loro viaggio nell’infinito spazio dell’Hyperurànios. Il suono li guiderà cullandoli delicatamente, strattonandoli improvvisamente per poi ricondurli alla pace estatica di un mondo che solo loro potranno ricreare e vedere grazie al suono e all’armonia, al di là del cielo. Alberto Intrieri - La più forte motivazione che mi ha spinto ad accettare di interpretare Hyperurànios consiste nel fatto che il suo Autore, il Maestro Irlando Danieli, sia contattabile, avvicinabile ed incontrabile. La fortuna della musica contemporanea è proprio questa: poter confrontare le idee dell’esecutore con quelle della sorgente creativa e metterle al servizio di quest’ultima. L’incontro col Maestro è stato delizioso, costruttivo e soprattutto emozionante. Spero che la stessa emozione serpeggi anche stasera tra le sedie del pubblico. Buon ascolto. Angelo Colletti - Gli accordi iniziali evocano un ambiente astrale, spaziale, un’ atmosfera densa di suggestioni, di stupore e di presagi: un lento salire e improvvise fermate; tutto è avvolto da un silenzio arcano, in un mondo che “non pesa e non si posa”. Un’ estatica fluttuazione tra un richiamo nostalgico della memoria, di ciò che è stato e non è più, e uno sguardo vertiginoso verso un ignoto ancora senza forma. Poi uno spazio statico, sacro, da cui giungono ancora, come rumori lontani, echi di un mondo che ormai non appartiene: brusii sinistri, oscurità e lampi, senza gravità. E’ l’ultimo atto di una contemplazione delle forme sensibili prima di essere risucchiati, come in un violento strappo, in un vortice ascendente dove si è in balia di forze antiche e primordiali dell’universo per arrivare ad una zona rarefatta dove silenzio, calma, pace, armonia regnano in uno spazio puro ed eterno. Maurizio Azzan, Amma (2010), per due chitarre Duo Ambrosi-Monarda Andrea Monarda - Spesso i brani per duo di chitarre sono il risultato dell’arrangiamento di brani pianistici e le parti affidate a chitarra I e II lasciano trapelare la loro natura tastieristica. Esiste certo un repertorio originariamente concepito per due chitarre ma, nella maggior parte dei casi, è agevolmente eseguibile da un solo interprete. Amma invece è il risultato delle potenzialità compositive che l’autore ha saputo presagire in quest’organico. Le due chitarre si intrecciano interagendo continuamente, sia dal punto di vista prettamente tecnico che energetico. Da notare la costante ricerca di Azzan delle timbriche della chitarra che dona al brano originalità e freschezza. Maurizio Azzan - Amma deriva il proprio titolo dal greco antico άμμα, termine che indica ciò che serve per legare, come una corda o una catena, il nodo che esse generano e, per estensione, la forte stretta fra due pugili in lotta fra loro. In quest’ottica di inscindibile unione, il rapporto fra le due chitarre non sarà di tipo dialettico, basato cioè sulla predominanza alternata dell’una sull’altra, bensì sintetico, allo scopo di ottenere dalla somma dei due strumenti un suono unitario e fortemente coeso. Gabriele Cosmi, Tre studi sulla purezza- Étude n. 2- Mana (2011), per pianoforte Megumi Nakanomori Megumi Nakanomori - Tentando di trovare le parole, in una lingua in cui sono soltanto ospite, osservo lo spartito e mi sorprendo nell’accorgermi di quanto l’indicazione interpretativa posta da Gabriele all’inizio di Mana -con nostalgia- mi abbia influenzata. Soffermarsi al sentimento della nostalgia significa soffrire, dal latino sub ferre, portare, sopportare. All’inquietudine che d’impatto spinge la mente verso spazi e tempi altri dal presente, alle immagini lampeggianti dei ricordi, il cuore trema in una tensione che sa di non poter trovare pace; tensione che in me si risolve in una spinta alla ricerca del silenzio. Il silenzio mi permette non di sfuggire al sentimento ma di contemplarlo. Proprio questa dimensione a cui approdo mi appare armonica con quella tessuta da Gabriele in Mana. Gabriele Cosmi - Tre Studi sulla purezza è un breve ciclo di composizioni per pianoforte. Per quanto riguarda il secondo studio, Mana, ho cercato di ricreare un’immagine di trasparenza sonora. Non si tratta di una musica che impone la sua presenza; è introspettiva, come se si perdesse o si sfibrasse di continuo. Come un qualcosa che si percepisce ma è visibile solo in parte, a tratti, a causa della sua leggerezza, della sua assenza di peso. Questo concetto influenza totalmente la scrittura pianistica; ho pensato di scavare nel profondo della storia dello strumento riportandone alla luce solo l’ essenza. Ho voluto creare un luogo rituale al quale non si arriva e da dove non si parte. Lo si esplora restando immobili. Francesco Venturi, Bozzetto per L’Età Secolare (2013), per voci e strumenti Andrea Mocci, sassofoni Giorgio Spreafico, fagotto Massimo Cialfi, zampogna Francesco Moretti, fisarmonica Megumi Nakanomori, pianoforte, lastra sonora Issei Watanabe, violoncello Cristina Greco, Giuditta Comerci, Cristina Selvaggi, soprani introspezione elevazione Dir. Paolo Pecin → → 1. Attacca 16. Sagra Dalla prefazione della partitura: ( MOV.2 ) 15. Sole Celebrazione dell’INCANTO PIANO DEL VIAGGIO Quintetto (secondo recitativo) Tanto più profondo è il viaggio, tanto più in alto risalirà lo spirito 14. Luna e la pioggia di numeri 9 invocazioni 13. Estasi IV Quintetto 12. Attraverso i Loggiati Duetto 11. Presto Cadenza accompagnata 10. Estasi III Quintetto 9. Agnus Dei Lex mea Sol Niente fa Doppio trio 8. Vento -4- Pavana 7. Estasi II Quartetto 6. Filosofia Corale 5. Quasi una Ciaccona Duetto 4. Estasi I Quartetto 3. Eschilo e Agostino Duetto e trio 2. Sagra Celebrazione del DISINCANTO Irlando Danieli, Phoenix, per flauto Alessia Marcotrigiano Alessia Marcotrigiano - Il suono del flauto solo scinde l’aria, rompe il silenzio, trasformando, nota dopo nota, la realtà mobile e in divenire di ogni partecipante, ascoltatore e interprete, unendoli in un unicum musicale fatto di distensioni e contrazioni, di spasmi e di abbandoni che richiamano a un ancestrale e comunitario battito cardiaco: la vita scorre dal flauto nella sala, tra la gente, nel loro dentro e nel loro fuori e in chissà quali spazi a noi ancora ignoti. Microstagione e l’Associazione per lo Studio e la Promozione della Musica Contemporanea ringraziano tutti coloro che hanno dato il loro contributo alla realizzazione di questa serata, e in particolare: Mila Bertinetti & Franco Montevecchi per la calorosa ospitalità di Spazio Sirin Mauro Bonifacio A.S.P.M.C. [email protected] www.microstagione.eu