Capitolo I Aspetti storici e linguistici della Valle d’Aosta 1.1 La questione linguistica in Valle d’Aosta La storia linguistica valdostana è ricca di avvenimenti di cui Bauer (1999) offre una descrizione molto dettagliata e ben documentata. In questo paragrafo verrà illustrata una sintesi circoscritta ai fatti salienti.1 Bétemps (1979: 33) scrive: Les raisons qui nous poussent à opter pour le français en tant que langue écrite, sont nombreuses: 1) C’est la langue de notre tradition. C’est un trait qui a caractérisé notre culture et qui mérite donc d’être fortifié dans le cadre d’une conception dynamique de la culture. 2) C’est la langue unifiante qui se rapproche le plus de notre langue maternelle. C’est donc, notre langue NATURELLE. C’est la langue qui traduit le mieux, à côté de notre patois, la réalité qui nous entoure. 3) C’est le moyen le plus pratique pour interpréter notre culture. C’est la langue qui nous caractérise en nous opposant au groupe italien. 4) C’est l’indice le plus évident qui, à Rome, témoigne que nous sommes encore bien vivants et fermement décidés à continuer notre vie. 5) C’est une arme, un moyen de contestation, une stratégie de lutte: si nous nous servons de la langue française, en conformité des dictats du statut, dans toutes nos activités, nous pouvons troubler le système établi qui n’est pas encore préparé à notre prise de position. La citazione elenca i punti centrali del dibattito in difesa della lingua francese intorno a cui nasce e si sviluppa la questione linguistica valdostana. I Valdostani affidano alla lingua francese il loro particolarismo linguistico, storico-culturale e politico. La Valle d’Aosta (la più piccola 1 Cfr. anche Jablonka (1997). 9 regione italiana2) dall’XI secolo fino al 1860 è un dominio del ducato di Savoia. Durante questo periodo, i valdostani difendono con determinazione la propria autonomia politica e ottengono vari privilegi.3 L’editto del 15614 emanato dal duca Emanuele Filiberto di Savoia è fra gli avvenimenti più incisivi della storia linguistica valdostana. Con questo documento Emanuele Filiberto sostituisce il francese al latino nei tribunali e negli atti ufficiali (come anni prima, nel 1539, aveva fatto Francesco I nella celebre ordinanza di Villers-Cotterêts):5 savoir faisons que ayant toujours et de tout tems été la langue française en notre pays et Duché d’Aoste plus commune, et générale que point d’autre; et ayant le peuple, et sujets dudit pays averti, et acoutumé de parler la dite langue plus aisément que nulle autre, aurions entendu que, non obstant nos dits statuts et ordonnances, aucuns désobéissans usent en leurs procédures tant de justice, que autre de la langue latine, la quelle outre ce qu’ils ne la savent user parfaitement, n’est si intelligible aux peuples comme la française: à cette cause avons voulu par ces présentes dire, et déclarer, disons et déclarons notre vouloir et déliberation être résolument que audit pays et Duché d’Aoste, nulle personne quelle que ce soit ait à user tant és procédures des procès, et actes de justice, que à coucher contracts, instruments, enquestes ou autres semblables choses d’autre langue que la française, à peine de nullité des dits contracts et procédures, et de cent livres d’amende à toutes deux les parties contrahentes et playdantes à ce contrevenantes. 2 3 4 5 10 La regione ha una superficie di 3.262 km2; la popolazione residente, che nel 1991 contava 115.938 abitanti, è nel 2004 pari a 122.040 abitanti (censimenti ISTAT). La Carta delle franchigie (1191) regolamentava l’esercizio della giustizia (Zanotto, 1993: 43); l’Assemblea generale degli stati (sorta forse già nel Trecento, anche se i primi verbali risalgono al 1531) stabiliva la cifra da pagare al sovrano, il cosiddetto «donativo»; il Conseil des Commis (creato dall’Assemblea nel 1536) esplicava molteplici funzioni (curare la difesa del paese, l’ordine pubblico, le finanze, i beni demaniali, ecc.); il Coutumier è una raccolta in sei libri di leggi e usanze valdostane trasmesse oralmente, messe per iscritto tra il 1574 ed il 1581, pubblicate ed entrate in vigore nel 1588; la Cour des Connaissances si occupava dei casi civili e criminali più difficili (Zanotto, 1993: 102-106). Il decreto è preceduto da un documento del 1560 riguardante il senato di Chambéry, nel quale Emanuele Filiberto ordina l’uso del volgare nei tribunali dei territori savoiardi (cfr. Marazzini 1992: 13-14 e 1991: 32). Il testo è in Marazzini (1991: 172-173); cfr. anche Zanotto (1993: 111) e Bauer (1999: 40). All’editto del 1561 seguono altri documenti che prescrivono l’uso del francese negli atti ufficiali della Valle, come le lettere patenti nel 1578 e il Coutumier nel 1588 (Marazzini, 1992: 16; Zanotto, 1993: 111). Il provvedimento del Duca ufficializza un’usanza che era già occasionalmente in atto. Fin dal 1536, infatti, l’Assemblea dei Tre Stati alternava francese e latino nella redazione di alcuni verbali, che poi a partire dal 1554 furono compilati esclusivamente in lingua volgare (Marazzini, 1992: 15). Ciononostante, l’editto del 1561 incontra delle resistenze proprio da parte della stessa Assemblea, che nel 1572 chiede al duca Filiberto di ritornare all’uso del latino (Zanotto, 1993: 111). Tale richiesta, non accolta, è stata fortemente strumentalizzata nella successiva polemica sul bilinguismo della Valle (Marazzini, 1992: 16; Bauer, 1999: 43). A prescindere dalle valutazioni più o meno faziose, il desiderio di ristabilire l’uso del latino è soprattutto una manifestazione della difficoltà per molti notai di servirsi del volgare. Un ulteriore «segno di disagio» è la diversità nei tempi con cui ci si adegua alle nuove direttive linguistiche (Marazzini, 1992: 17). Nell’ordinanza del 1561 la lingua francese in Valle d’Aosta è definita «plus commune, et générale que point d’autre», e i Valdostani sono descritti come un popolo «acoutumé de parler la dite langue plus aisément que nulle autre». Su queste parole si gioca il futuro linguistico della regione. Non esistono, tuttavia, prove che il francese fosse a quest’epoca un codice orale d’uso corrente anche nelle classi meno agiate che si esprimevano in dialetto: Le Val d’Aoste, au Moyen Age, était imprégné de culture française. Le français était la langue de la noblesse. Etait-il celle du peuple? Certainement pas […]. Les classes modestes du Val d’Aoste devaient parler le patois (franco-provençal) au même titre que celles du Piémont, de Savoie ou d’Auvergne parlaient le leur. Un indice en est une prière du XIVe siècle, où le latin est truffé de mots patois. Dans le peuple, la langue française s’est diffusée évidemment avec plus de lenteur (Janin, 1991: 135). A partire dal XV secolo, il francese ha suscitato l’interesse dell’élite locale, in quanto lingua di una brillante tradizione letteraria che le conferiva prestigio. Vari documenti attestano la presenza del francese nella Valle. Sulle pareti di alcuni castelli si sono scoperte iscrizioni in volgare francese, databili tra il XIII e il XV secolo: le iscrizioni nel castello di 11 Fénis (tratte dai Diz et Proverbes des Saiges) sono la prima attestazione della lingua francese in Valle d’Aosta (Marazzini, 1991: 27-29; Marazzini, 1992: 11-12; Zanotto, 1993: 70); altre iscrizioni si trovano nel castello di Quart (Marazzini, 1992: 11) e nel castello di Châtillon (queste ultime tratte dal Roman de Renart). Zanotto (1993: 70) riporta una strofa dei Noëls che i fedeli probabilmente cantavano nella cattedrale di Aosta già durante il XV secolo.6 Anche gli inventari delle biblioteche di alcuni di questi castelli contengono titoli di manoscritti in lingua francese: il Roman de la Rose, la Vie de Saint Alexis, i Contes et fabliaux pour damoysiaux, ecc. (Marazzini, 1992: 11). Rari sono però i ritrovamenti di testi francesi di sicura attribuzione a copisti valdostani (Marazzini, 1992: 12). Fra le prime opere che documentano, seppure con qualche dubbio, l’esistenza di una letteratura valdostana in volgare francese, fiorita nel XV secolo, si segnalano la Chronique de la maison de Challant di Pierre du Bois e il Mystère de saint Bernard, ritenuto il capolavoro di tale letteratura: Trattandosi di opera popolare (in quanto teatro religioso), la sua esistenza è stata considerata determinante per provare che la gente della Valle aveva una conoscenza «naturale» del francese […]. Se, come è possibile, il testo di questo mistero fu messo in scena molto prima del sec. XVII, e forse già nel ’400, ciò non vuol ancora dire che il popolo parlasse francese (Marazzini, 1992: 12). La documentazione indicata attesta una certa diffusione della letteratura in francese nella Valle e avvalora l’ipotesi che la gente del posto possedesse una competenza passiva del francese: se la nobiltà locale poteva leggere testi scritti in francese, l’eventuale competenza del popolo passava solo attraverso l’oralità. Il Seicento è il periodo di maggiore influenza della cultura francese. Risale alla fine del secolo la fondazione del Collegio di Saint-Bénin: esso «rappresentò per più di due secoli la cultura valdostana d’espressione francese, e ivi si formarono gli uomini più illustri della regione» (Zanotto, 1993: 122; cfr. anche Bauer, 1999: 48). Uno dei personaggi più meritevoli per la storia politica e linguistica della regione è il 6 12 Per la sostituzione del francese al patois nelle funzioni religiose cfr. Bauer (1999: 41). vescovo di Aosta, Albert Bailly. A lui si deve la prima teorizzazione del particolarismo e dell’autonomia che, da sempre, caratterizzano le scelte politiche della Valle. Bailly definisce la Valle d’Aosta uno «stato intramontano», che non sta né al di qua né al di là delle Alpi, e specifica che la lingua di questo stato è «galica aut sabaudica» (cfr. Bauer, 1999: 38 e Marazzini, 1992: 22). Nel secolo successivo, il francese ha oramai consolidato il suo ruolo di lingua di prestigio. Per la nobiltà europea era d’obbligo dedicarsi allo studio del francese, ma solo nel ducato di Aosta anche le classi basse accedono al suo insegnamento grazie alle scuole rurali (le prime furono fondate nel 1678 e nel 1682, ma ebbero pieno sviluppo nel Settecento). Si tratta delle cosiddette écoles de hameau,7 a cui si deve l’alto grado di alfabetizzazione della Valle in questo periodo (Marazzini, 1992: 25; Zanotto, 1993: 129, Bauer, 1999: 50-51). L’insegnamento del francese era affidato soprattutto al clero. Un momento cruciale per la storia linguistica valdostana è la cessione della Savoia alla Francia nel 1860. Lo Statuto promulgato da Carlo Alberto nel 1848 aveva infatti lasciato ai Valdostani il diritto di usare il francese. Nello Statuto si legge: «La lingua italiana è la lingua ufficiale della Camera. È però facoltativo di servirsi della francese ai membri che appartengono ai paesi in cui questa è in uso, o in risposta ai medesimi» (cit. in Bauer, 1999: 66).8 La politica di tolleranza linguistica prosegue fino all’annessione della Savoia alla Francia. L’Unità d’Italia segna una svolta drammatica per la sopravvivenza del francese nella Valle. Sulla base degli ideali politici del Risorgimento, tra i quali l’idea che all’unità politica doveva corrispondere l’unità linguistica, il deputato Vegezzi-Ruscalla pubblica nel 1861 l’opuscolo Diritto e necessità di abrogare il francese come lingua ufficiale in alcune valli della Provincia di Torino (a cui la Valle d’Aosta apparteneva dal punto di vista amministrativo). Il testo è all’origine di una serie di misure 7 8 Gli hameaux sono raggruppamenti di case troppo piccoli perché siano definiti villaggi (Bauer, 1999: 50). Nella Feuille d’annonces d’Aoste (il primo giornale valdostano, fondato nel 1841) del 31 agosto 1845, Laurent Pléoz lamenta l’ignoranza totale dell’italiano da parte della popolazione valdostana, soprattutto nei comuni rurali (Bauer, 1999: 65). Cfr. anche Zanotto (1993: 173). 13 volte a sradicare l’uso del francese (soppressione dell’insegnamento nelle scuole, italianizzazione della toponomastica, concessioni di benefici ai Valdostani che optavano per l’uso esclusivo dell’italiano, ecc.), che suscitò violente reazioni di protesta (Zanotto, 1993: 174-75; Bauer, 1999: 68-81). Per quanto alcune disposizioni siano abolite per arginare l’inasprirsi delle tensioni, lo Stato italiano non abbandona il proposito di italianizzare la regione. Le polemiche si riaccendono fra il 1880 e il 1885 con l’introduzione dell’italiano nei tribunali e per la stesura dei relativi documenti. L’apertura nel 1886 della ferrovia che collega Ivrea ad Aosta (Janin, 1991: 174) intensifica i contatti con la popolazione di lingua italiana, la cui penetrazione in Valle diventa massiccia, soprattutto per il turismo. Nel secolo successivo, durante la fase di sviluppo industriale della Valle, la ferrovia facilita l’arrivo di manodopera di lingua italiana. Nella seconda metà del XIX secolo, momento di grave crisi economica, si assiste ad un vero e proprio esodo all’estero della popolazione valdostana. L’ultimo atto, che «fu l’inizio della fine», (Zanotto, 1993: 175) è la cessione al governo, nel 1888, del Collegio di Saint-Bénin: l’insegnamento del francese diviene facoltativo. Con l’avvento del fascismo la sorte del francese in Valle diventa irreversibile e l’intolleranza verso il francese raggiunge i massimi livelli: le écoles de hameau sono soppresse, si abolisce l’insegnamento del francese (1925), che sparisce dai documenti ufficiali, nel 1939 la toponomastica risulta completamente tradotta in italiano, scompaiono le insegne pubbliche con scritte in francese o bilingui, si vieta la stampa in francese. Parte integrante della politica fascista contro l’uso del francese è la continua immigrazione di manodopera di lingua italiana. Di nuovo non mancano le azioni di resistenza dei Valdostani per i quali oramai «la défense de la liberté se confond avec celle du français» (Janin, 1991: 494).9 Nel dicembre del 1943 si tiene a Chivasso un incontro dei rappresentanti delle valli alpine. La Dichiarazione di Chivasso reclama il diritto per questi territori di essere politicamente, amministrativamente e linguisticamente indipendenti, nel rispetto delle proprie tradizioni stori9 14 Al fine di proteggere la lingua francese la Jeune Vallée d’Aoste (organizzazione fondata nel 1925, che rimpiazza la precedente Ligue valdôtaine istituita nel 1909) raccoglie le firme di circa ottomila capifamiglia ad una Pétition en faveur de la langue de nos pères (Zanotto, 1993: 201; Janin, 1991: 494). che e culturali. Le velleità separatiste della Valle d’Aosta, il cui obiettivo ultimo era l’annessione alla Francia, continuano fino a quando, nel secondo dopoguerra, non trovano il proprio riconoscimento ufficiale nello Statuto Speciale, approvato nel 1948. Alcuni articoli dello Statuto sono di particolare interesse, perché riguardano direttamente la lingua francese e le norme del suo insegnamento scolastico:10 Art. 38: La langue française et la langue italienne sont à parité en Vallée d’Aoste. Les actes publics peuvent être rédigés dans l’une ou l’autre langue, à l’exception des actes de l’autorité judiciaire, qui sont rédigés en italien. Art. 38: Nella Valle d’Aosta la lingua francese è parificata a quella italiana. Gli atti pubblici possono essere redatti nell’una o nell’altra lingua, eccettuati i provvedimenti dell’autorità giudiziaria, i quali sono redatti in lingua italiana. Les administrations de l’Etat prennent à leur service dans la Vallée, autant que possible, des fonctionnaires originaires de la Région ou qui connaissent le français. Le Amministrazioni statali assumono in servizio nella Valle possibilmente funzionari originari della regione o che conoscano la lingua francese. Art. 39: Dans les écoles de n’importe quel ordre ou degré qui dépendent de la Région, un nombre d’heures égal à celui qui est consacré à l’enseignement de l’italien est réservé, chaque semaine, à l’enseignement du français. L’enseignement de quelques matières peut être dispensé en français. Art. 39: Nelle scuole di ogni ordine e grado, dipendenti dalla Regione, all’insegnamento della lingua francese è dedicato un numero di ore settimanali pari a quello della lingua italiana. L’insegnamento di alcune materie può essere impartito in lingua francese. Art. 40: L’enseignement des différentes matières est régi par les dispositions et les programmes en vigueur dans l’Etat, avec les adaptations convenant aux nécessités locales. Art. 40: L’insegnamento delle varie materie è disciplinato dalle norme e dai programmi in vigore nello Stato, con gli opportuni adattamenti alle necessità locali. Ces adaptations, ainsi que les matières pouvant être enseignées en Tali adattamenti, nonché le materie che possono essere insegnate in lingua 10 Articoli citati in Bauer (1999: 171-2). 15 langue française, sont approuvées et rendues exécutoires, sur préavis des Commissions mixtes composées de représentants du ministère de l’Instruction publique, de représentants du Conseil de la Vallée et de représentants du corps enseignant. francese, sono approvati e resi esecutivi, sentite Commissioni miste composte di rappresentanti del Ministero della pubblica istruzione, di rappresentanti del Consiglio della Valle e di rappresentanti degli insegnanti. L’art. 38 riconoscendo la parità giuridica fra italiano e francese pone le basi del bilinguismo ufficiale. La regione entra di diritto, e non solo per tradizione, nella rosa dei territori francofoni: «De francophone, le Val d’Aoste est devenu bilingue» (Janin, 1991: 501). All’epoca attuale la realtà linguistica valdostana è così descritta: «l’on apprend le français à l’école, mais l’on parle le patois à la maison, et l’italien dans la vie publique. La situation linguistique du Val d’Aoste est donc très complexe […] et il semble bien que la région soit en train de passer du patois francoprovençal à l’italien par abandon virtuel du français» (Janin, 1991: 577). Perché Janin definisce «virtuale» l’abbandono del francese? La risposta è in un’affermazione di Berruto (1983: 86) che, riferendosi alla comunità valdostana, scrive: «se l’italiano è al primo posto nell’uso il francese e il patois sono al primo posto nell’ideologia». Il percorso storico tracciato mostra come la questione linguistica in Valle d’Aosta abbia assunto, sempre più, le caratteristiche di una questione politica. Non a caso, l’Union Valdôtaine11 è il partito di maggioranza nel Consiglio regionale e, allo stesso tempo, l’organo più impegnato nella salvaguardia del francese e delle tradizioni etnoculturali della Valle. 1.2 La lingua francese nel sistema scolastico valdostano Con l’entrata in vigore dello Statuto Speciale il dibattito sulla lingua francese si focalizza sulle modalità di applicazione degli artt. 39 e 40. 11 Il partito, fondato nel 1945, continua l’ideologia politica del movimento della Jeune Vallée d’Aoste. 16