orizzonte lavoro
rapporto di ricerca
con il contributo della
Questa pubblicazione è stata realizzata nell’ambito del progetto “Orizzonte Lavoro”, promosso dal Gruppo Scuola dell’Associazione
Industriali di Reggio Emilia con il contributo della Camera di Commercio.
La ricerca e la pubblicazione del presente volume sono state curate da:
Associazione Industriali della provincia di Reggio Emilia,
con il coordinamento di Alberto Seligardi.
Le interviste telefoniche, attraverso metodologia CATI, e i focus group sono stati realizzati dalla Società GPF&Associati di Milano.
Il progetto grafico è stato curato da Industree Spa.
Si ringraziano gli studenti, i genitori e gli insegnanti degli istituti di scuola secondaria di primo grado che hanno partecipato ai focus
group.
Associazione Industriali della provincia di Reggio Emilia
Via Toschi, 32
42100 Reggio Emilia
Tel. 0522 409711
Fax 0522 442116
Indirizzo internet: www.assindustria.re.it
E-mail: [email protected]
indice
premessa............................................................................................................................................. 4
gli obiettivi........................................................................................................................................... 6
la metodologia..................................................................................................................................... 8
i risultati dei focus group. .................................................................................................................... 11
il contesto socio-culturale............................................................................................................... 12
il processo decisionale.................................................................................................................. 13
il posizionamento delle scuole medie superiori................................................................................. 15
le interviste......................................................................................................................................... 17
le aspettative nei confronti della scuola media superiore.................................................................... 18
gli attori del processo decisionale................................................................................................... 20
il processo di informazione............................................................................................................ 20
la preiscrizione............................................................................................................................ 22
il profilo di immagine degli istituti tecnici e professionali industriali..................................................... 22
conclusioni......................................................................................................................................... 24
il profilo del campione......................................................................................................................... 26
premessa
Nel presente volume vengono illustrati i risultati di una ricerca
sul processo di scelta della scuola media superiore e l’orientamento al lavoro promossa dal Gruppo Scuola dell’Associazione Industriali di Reggio Emilia, con il contributo della Camera
di Commercio.
Lo studio fa parte di un più articolato progetto di comunicazione, rivolto a studenti, famiglie e insegnanti per contrastare
una serie di pregiudizi sull’industria e sulle professioni ad essa
collegate, tuttora ampiamente diffusi. Purtroppo la percezione
che la società ha dell’industria non corrisponde all’effettivo
ruolo che il settore svolge nel Paese, non solo come motore
dello sviluppo economico, ma anche come momento di creazione di cultura. Al suo interno vi sono, infatti, uomini e donne
che studiano, progettano e inventano.
L’industria continua a essere vista con diffidenza nell’immaginario collettivo. E le professioni che ad essa fanno riferimento sono indistintamente posizionate al fondo di una ipotetica
classifica, a prescindere da contenuti e qualità del lavoro.
Questa percezione negativa nei confronti dell’industria determina una situazione critica e contraddittoria del mercato del
lavoro locale: i giovani sono sempre meno orientati a una
formazione tecnica e meno propensi a valutare le opportunità offerte dall’industria. E le loro aspettative fanno fatica a
trovare un canale d’incontro coerente con le reali possibilità
occupazionali.
I risultati della ricerca che presentiamo sono indicativi e testimoniano degli stereotipi che ancora condizionano l’immagine
del lavoro nell’industria agli occhi della scuola e degli studenti
reggiani.
Di fronte a questi atteggiamenti ci siamo posti l’obiettivo di
favorire una nuova e migliore conoscenza tra i giovani e le
imprese affrontando il problema dell’approccio al lavoro. Le
nostre imprese hanno bisogno dei giovani, delle loro idee,
della loro cultura, perché non ci può essere industria senza
conoscenza. E la capacità di innovazione delle imprese è
strettamente legata alla qualità del sistema educativo, allo
sviluppo della ricerca e alla presenza di giovani lavoratori
con specializzazioni scolastiche e universitarie in linea con
l’evoluzione del mercato del lavoro.
Il tema dell’orientamento diventa quindi strategico nella valorizzazione della cultura del lavoro e dell’industria, oggi tanto
fortemente importante, quanto assolutamente trascurata. E per
orientarsi in un mercato del lavoro di gran lunga più complesso che in passato, ma anche più stimolante nelle sue varie
articolazioni, i giovani devono poter disporre di un quadro il
più puntuale possibile della realtà del nostro territorio e delle
opportunità lavorative concrete che questo offre.
L’attenzione dell’Associazione Industriali di Reggio Emilia verso i giovani non è solo di oggi. “Orizzonte Lavoro” si affianca
a tutta la preesistente attività a supporto dell’azione di orientamento che la scuola svolge e si propone di aiutare gli studenti
a compiere scelte meditate e consapevoli, anche alla luce delle esigenze formative espresse dal mondo del lavoro.
Cristina Strozzi
Presidente Gruppo Scuola
gli obiettivi
Quando si tratta di decidere a quale istituto di scuola media
superiore iscriversi, l’istruzione tecnica continua ad apparire
ai giovani e alle loro famiglie come una scelta di ‘serie B’. Lo
stesso accade, anche se in misura un po’ più attenuata, per
l’università. Le statistiche parlano chiaro: negli ultimi dieci anni
c’è stato un calo sensibile degli iscritti agli istituti tecnici, il
ramo dell’istruzione secondaria superiore più vicino al mondo
dell’impresa.
Anche la provincia di Reggio Emilia registra una forte flessione delle iscrizioni agli istituti tecnici e professionali industriali.
A fronte di una crescente domanda di cultura tecnico-scientifica da parte delle imprese, le scelte degli studenti vanno in
altre direzioni.
I giovani sottovalutano il lavoro nell’industria perché ne hanno
scarsa conoscenza e quel poco che conoscono continua a
risultare oggetto di vecchi preconcetti. Gli studenti, e spesso
anche la scuola, ignorano che l’industria è una realtà composita in cui la produzione materiale, i servizi, la generazione
di conoscenze e di competenze si integrano reciprocamente,
lasciando ampio spazio alla creatività, alla fantasia, al gusto
di osare dei giovani. La produzione fisica dei manufatti resta
il cuore dell’attività industriale, ma il suo sistema connettivo
è fatto di una miriade di conoscenze organizzate, di attività immateriali, di servizi estremamente specialistici che sono
indispensabili per accrescere e assicurare la qualità del prodotto, la sua competitività e la presenza assistita sui mercati
internazionali. Questa situazione preoccupa seriamente il sistema delle imprese perché penalizza la loro capacità di fare
innovazione. La posta in gioco è la collocazione del nostro
Paese nel sistema mondiale, con il rischio che l’Italia diventi
un mercato di consumo dei beni prodotti all’estero. A Reggio
Emilia, la fuga dall’istruzione tecnica risulta ancora più critica
in quanto colpisce una caratteristica distintiva del tessuto economico locale: la sua vocazione industriale.
Il progetto “Orizzonte Lavoro” nasce come risposta dell’Associazione Industriali alla preoccupazione delle imprese
reggiane per la fuga dall’istruzione tecnica e si integra con
una più ampia gamma di attività e collaborazioni sull’orientamento che Assindustria ha avviato ormai da tempo con il
mondo della scuola e con le istituzioni.
L’iniziativa ha il duplice obiettivo di comprendere le cause
del progressivo calo degli iscritti agli istituti tecnici e svolgere
un’azione di sensibilizzazione nei confronti dei giovani affinché guardino con maggior attenzione alle opportunità professionali offerte dall’industria, superando atteggiamenti stereotipati molto diffusi. In particolare il progetto si propone di:
• valorizzare l’immagine del lavoro nell’industria, ancora
troppo spesso percepito in maniera negativa;
• favorire la conoscenza della realtà economica locale, aiutando i giovani a fare scelte più realistiche che tengano
conto anche delle concrete possibilità di impiego offerte
dal territorio;
• superare una concezione dualistica della cultura: da una
parte la cultura umanistica, dall’altra, ben distinta e trascurata, la cultura tecnico-scientifica.
Il progetto si articola in tre fasi. Una prima fase è dedicata alla
realizzazione di una ricerca sul processo di scelta dell’indirizzo scolastico, con lo scopo di analizzare le rappresentazioni
e gli atteggiamenti verso la scuola media superiore e il mondo
del lavoro, nell’industria in particolare.
All’attività di indagine fa seguito una fase di presentazione
e diffusione dei risultati della ricerca presso le istituzioni, il
mondo della scuola e, attraverso i media, ai giovani e alle
famiglie. La terza fase prevede un piano di comunicazione e
sensibilizzazione finalizzato a suscitare l’interesse dei giovani
verso l’industria e a far loro comprendere che l’impresa è cambiata e le immagini stereotipate su di essa sono contraddette
dalla realtà dei fatti.
la metodologia
La finalità principale della ricerca, realizzata dalla società
GPF&Associati, è stata quella di indagare le rappresentazioni
e gli atteggiamenti verso l’istruzione tecnica nella realtà reggiana. L’analisi dei fatti ha permesso di individuare le dinamiche decisionali, le figure chiave chiamate in causa nella scelta
della scuola superiore e, da ultimo, di analizzare l’immagine
degli istituti tecnici e professionali industriali.
Più estesamente, nell’ambito dell’indagine si sono voluti approfondire diversi temi di fondo:
• il profilo dello studente che frequenta l’ultimo anno di
scuola media, con particolare riguardo a interessi, aspirazioni, motivazioni, relazioni e dipendenze nei confronti
di altri soggetti;
• gli attori del processo decisionale, ovvero i soggetti coinvolti nella scelta della scuola superiore che concorrono
a rappresentare il complessivo “universo decisionale” (i
genitori, gli insegnati, gli amici e conoscenti, le persone
che hanno frequentato una determinata scuola media superiore, i centri di orientamento);
• il ruolo e il peso di ciascuno degli attori all’interno del
processo decisionale, ovvero:
- le dinamiche che si instaurano tra i vari attori;
- chi è il decisore ultimo;
- chi è il consigliere di maggior peso e quali consiglieri
hanno secondaria importanza;
- il contributo e il peso di ciascuna delle motivazioni indicate nella genesi del giudizio;
• le caratteristiche, il profilo di immagine e i plus attribuiti
agli istituti tecnici e professionali industriali presenti a Reggio Emilia.
Per una corretta comprensione di un fenomeno articolato e
complesso come quello della scelta della scuola media superiore (con più di un attore coinvolto nel processo decisionale)
si è ritenuto fondamentale adottare un approccio integrato,
composto da una prima fase di tipo qualitativo e da un successivo sondaggio estensivo.
La fase qualitativa si è concentrata sui seguenti obiettivi:
• individuare le direttrici e i principali attori del processo
decisionale;
• acquisire elementi utili per impostare il questionario della
successiva fase estensiva;
• intercettare i motivi di marginalizzazione degli istituti tecnici e professionali, sia presso i protagonisti della scelta
(studenti) sia presso gli adulti che intervengono nel processo decisionale (genitori e insegnanti);
• registrare il profilo di immagine degli istituti tecnici e professionali industriali, anche in modo differenziale rispetto
agli altri indirizzi;
• individuare aree di intervento per ricostruire appeal e interesse intorno agli istituti tecnici e professionali.
Per la fase qualitativa ci si è avvalsi della metodologia dei
focus group*. Nel gennaio 2005 sono stati realizzati tre focus group, uno per ciascuna categoria dei soggetti coinvolti
nella scelta della scuola media superiore (studenti, genitori,
insegnanti).
* La tecnica dei focus group viene adottata nelle ricerche motivazionali e ha lo scopo di approfondire i risvolti psicologici che contribuiscono a formare
le opinioni, utilizzando gli stimoli che l’ambiente e le interazioni della conversazione di gruppo producono.
la metodologia
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Con il gruppo degli studenti si è cercato soprattutto di approfondire le attese nei confronti della scuola superiore,
l’incidenza del contesto amicale nella scelta, le eventuali
pressioni esercitate dagli adulti e il vissuto delle scuole
superiori tra i giovani, in particolare dei tecnici e dei professionali.
La discussione con i genitori è stata finalizzata ad approfondire le aspettative della famiglia nei confronti della
carriera scolastica dei figli, l’effettivo intervento nel processo decisionale, il profilo di immagine e gli eventuali
vissuti pregiudiziali legati al panorama degli istituti tecnici
e professionali.
Il focus group con gli insegnanti è stato utilizzato per cercare di ricostruire l’intervento e il ruolo tutoriale esercitato
nei confronti dei ragazzi sulla scelta della scuola superiore, il criterio consulenziale adottato e, da ultimo, l’immagine sedimentata presso il corpo docente dei diversi
percorsi scolastici e, marcatamente, degli istituti tecnici e
professionali industriali.
Ai metodi di rilevazione di tipo quantitativo ha fatto seguito
una fase estensiva attraverso l’effettuazione di 301 interviste utili a studenti di terza media. La base da intervistare
è stata individuata attraverso un’estrazione casuale dei
nominativi dagli elenchi telefonici per garantire una reale
rappresentatività del campione rispetto alle caratteristiche
socio-anagrafiche dell’area monitorata, stratificata in base
alla distribuzione delle famiglie come da dati ISTAT.
I risultati emersi dalla ricerca sono presentati nelle sezioni
che seguono.
LE FASI DELLA RICERCA
La fase qualitativa
Sono stati condotti tre colloqui di gruppo a carattere esteso-proiettivo così ripartiti:
• un gruppo con studenti di terza media;
• un gruppo con genitori di ragazzi di terza media;
• un gruppo con insegnanti di terza media;
• periodo: gennaio 2005.
La fase quantitativa
L’indagine quantitativa ha visto la somministrazione di
301 interviste utili ed ha avuto le seguenti caratteristiche:
• estensione territoriale: provinciale;
• universo di riferimento: popolazione residente in
provincia di Reggio Emilia di 13 anni (circa 4.100
individui);
• campione: rappresentativo della popolazione tredicenne residente in provincia di Reggio Emilia per
sesso e ampiezza dei centri di residenza;
• metodo di rilevazione: interviste telefoniche realizzate
mediante CATI (Computer Aided Telephone Interview);
• consistenza numerica del campione: 301 casi;
• periodo di rilevazione: 8 – 11 marzo 2005;
• margine d’errore: 5,5%
• destinatari: le interviste erano rivolte ai ragazzi; nel
caso in cui il genitore non avesse concesso il consenso
a intervistare il minorenne, si è intervistato l’adulto stesso facendo riferimento alle aspettative dei ragazzi.
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i risultati dei focus group
i risultati dei focus group
il contesto socio-culturale
La scuola superiore si inserisce oggi in un contesto estremamente dinamico e in mutamento che è necessario focalizzare prima di affrontare un’analisi del processo decisionale relativo alla scelta del percorso di studi.
In un territorio di ricchezza diffusa come quello reggiano, il curriculum scolastico tende ad allungarsi. La scuola
superiore è ormai considerata una tappa intermedia nel
percorso formativo degli studenti (almeno nelle intenzioni)
e non più il tassello conclusivo della carriera scolastica
o il trampolino d’accesso al mondo lavorativo. Di conseguenza l’aspettativa principale va nella direzione di
una preparazione solida per il proseguimento degli studi
universitari. In questo contesto, la scelta di una professione tende a configurarsi soprattutto come un traguardo
di crescita più che come una necessità legata all’età o
alle condizioni socio-economiche. La scelta del lavoro si
sposta in avanti e non costituisce particolare motivo di
preoccupazione né per i genitori né tanto meno per i figli
e, quando prefigurata, riguarda soprattutto il terziario e le
professioni intellettuali. Alcune tra le possibili professioni
future citate sia dai genitori che dai ragazzi sono state
il giornalista, il professore, il regista, il pubblicitario, lo
scrittore di programmi televisivi.
«Oggi la scuola superiore non deve più insegnarti un
lavoro, ci penserà poi l’università», «un tempo la scelta
delle superiori era più decisiva perché indicava già un
lavoro… oggi nessuno la pensa più così»
Inoltre, a livello istituzionale, la Riforma Moratti tende a
ridisegnare il panorama dell’istruzione superiore con la
liceizzazione generalizzata di tutte le scuole superiori
oggi esistenti, con l’eccezione degli istituti professionali.
Gli istituti tecnici saranno quindi destinati a rideclinarsi
come indirizzi all’interno del liceo tecnologico. A fianco
del ramo dell’istruzione, la riforma prevede l’istituzione
della formazione professionale, la cui gestione sarà affi-
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data alle Regioni e di cui ancora non si conoscono i precisi connotati. Si tratta di un cambiamento epocale che,
come osservano gli insegnanti, seppur lamentandone le
conseguenze, ha spinto numerose famiglie a iscrivere i
propri figli ai licei.
«E’ un’americanata… ci saranno queste scuole di avviamento al lavoro in cui gli studenti non riceveranno una
cultura ma verranno indottrinati dalle aziende”, “saranno
realtà scolastiche solo tra virgolette, perché alla fine dietro
ci sarà il business… »
I focus group hanno messo in evidenza che la conoscenza
del panorama scolastico superiore risulta piuttosto vaga e
frammentaria, addirittura lacunosa nel caso degli istituti
professionali. Gli insegnanti e i genitori citano nominalmente le scuole ma mostrano scarsa competenza sui programmi di studio effettivamente disponibili. Gli studenti,
ad eccezione di una stretta minoranza di ragazzi curiosi
e autonomi nella raccolta di informazioni, risultano fortemente influenzati dalla pressione degli adulti, sia docenti
che familiari, come emerge anche dai risultati dell’indagine estensiva. Si tratta di un chiaro segnale di avvertimento: la bassa consapevolezza dell’offerta formativa risulta
sorprendente a fronte della mobilitazione delle attività di
orientamento. Questo contesto finisce necessariamente
per favorire i licei, a danno degli istituti tecnici e professionali che già patiscono di un basso grado di credito
sedimentato: in un quadro di scarsa informazione, l’immagine pregressa diventa decisiva.
I tecnici e i professionali sono caratterizzati inoltre da
piani di studio estremamente articolati e specifici; in questo caso, la ricchezza dell’offerta didattica si traduce in
barriera d’accesso se manca una solida attività di pubblicizzazione. La qualificazione della scuola superiore come
‘rete sociale’ tradisce anche un effetto di disorientamento,
soprattutto dei genitori e degli insegnanti, rispetto ai recenti flussi migratori che hanno ridisegnato la composizione della popolazione degli studenti.
i risultati dei focus group
Nella percezione dei genitori e dei docenti, la distribuzione studentesca nei diversi istituti superiori segue una rigidissima scansione socio-economica ed etnica che prevede
l’affollamento di studenti stranieri (o con genitori stranieri)
e di fasce di reddito basse negli istituti tecnici e soprattutto
in quelli professionali, come vedremo meglio nell’analisi
del profilo d’immagine delle scuole superiori.
desiderio di assistere a una lezione o anche semplicemente di poter visitare le classi, i laboratori o le palestre.
Inoltre, non verrebbero valorizzati alcuni aspetti a cui il
target dei ragazzi è estremamente sensibile, ovvero tutte
le attività che prevedono un connubio tra la didattica e gli
aspetti ludico-esperienziali (scambi culturali con l’estero,
stages, centri sportivi…).
«Quando andavo a scuola io, la scelta delle superiori
era solo un fatto di inclinazione per una cosa o un’altra… oggi come insegnanti dobbiamo stare attenti anche
al contesto sociale in cui mandiamo i ragazzi… non è
un fatto di razzismo, ma è chiaro che anche queste cose
contano”
«Con quelli dell’istituto X ho dovuto insistere perché mi
raccontassero dell’anno all’estero… lo sapevo da una
compagna di mia sorella che l’aveva fatto… se fosse stato
per loro, si sarebbe parlato tutto il tempo di cose noiose»,
«quando siamo andate a fare il giro delle scuole sembrava che dovessimo imporci», «io farei vedere di più le cose
che piacciono a noi ragazzi… so che l’istituto Y ha una
palestra stupenda, ma non ce l’hanno mica fatta vedere»
il processo decisionale
L’accompagnamento alla scelta della scuola superiore
vede la mobilitazione di attività e iniziative di diversa
natura tra cui:
• l’orientamento attivato dalle istituzioni;
• la consulenza degli adulti (i consigli e le pressioni
esercitate da professori e genitori);
• il passaparola tra gli studenti.
Diretto soprattutto agli studenti e marginalmente anche ai
genitori, l’orientamento attivato dalle istituzioni è sicuramente un’attività fortemente presidiata che sembra però
produrre risultati modesti. Esso infatti non prevede una mirata segmentazione delle iniziative di promozione, cosa
che sarebbe invece funzionale a vincere le resistenze
degli adulti, responsabilizzandoli riguardo alla conoscenza del panorama scolastico e aggiornandoli sui nuovi
programmi di insegnamento, oltre che sulle opportunità
lavorative per i ragazzi.
L’autopromozione delle scuole risulta spesso deludente
per gli studenti perché non favorirebbe una reale anticipazione della realtà scolastica: viene spesso frustrato il
Dal focus group con i ragazzi è emerso che i siti Web
delle scuole non dedicano uno spazio approfondito ai
(possibili) futuri studenti, perdendo così un’importante occasione di contatto, che rappresenterebbe un investimento
a basso costo per le scuole e offrirebbe ai giovani un
mezzo di informazione con cui hanno dimestichezza e
rispetto al quale potrebbero attivarsi proattivamente.
«Io ho provato a guardare un po’ on line ma, a parte
quello dell’istituto Y, che mi sembrava ben fatto, gli altri
siti erano un disastro», «secondo me la scuola è indietro…
invece di perdere tutto il tempo a parlare e a mandare
persone a scuola da noi, potrebbero migliorare i loro siti
Internet e poi qui a scuola, nelle ore di orientamento, ce
li potremmo guardare», «a me piace comunque andare
a vedere il posto, ma se poi mi viene un dubbio, mi piacerebbe poter controllare comodamente da casa mia…
Internet c’è apposta»
Gli adulti giocano un ruolo attivo e decisivo nel processo
decisionale, come loro stessi ammettono e come i ragazzi
confermano. I professori, chiamati a consigliare per iscrit-
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i risultati dei focus group
to una precisa opzione per il singolo studente, godono
della fiducia sia dei genitori che dei ragazzi.
«Io mi sono fidata di più di quello che dicevano i miei
professori che i miei genitori… alla fine, sono i prof che ti
conoscono meglio da un punto di vista scolastico”, “loro
preparano delle schede di valutazione dove consigliano
una scuola per te»
Nel consigliare i ragazzi, i professori appaiono estremamente direttivi, per quanto, come anticipato, conoscano
piuttosto sommariamente l’articolazione dei programmi
di studio e marcatamente dei tecnici e dei professionali.
Il giudizio orientativo non scaturisce da un dialogo con lo
studente ma è un modo di ribadire il suo rendimento. Inoltre i docenti tendono a gerarchizzare il panorama scolastico superiore, suddividendolo in scuole di ‘serie A’ (licei)
e scuole di ‘serie B’ (tecnici e professionali) e propendono
a decodificare un’iscrizione massiccia nei licei come una
conferma del loro valore di insegnanti.
«E’ molto semplice… se uno studente è anche solo bravino,
gli consigliamo il liceo e via via a scendere sui voti fino al
professionale», «è chiaro che un ragazzo bravo lo mandi
al liceo», «io volevo fare l’agrario e la mia insegnante si
è opposta perché diceva che ero bravo… e io pensavo:
e allora? Sono bravo e mi piace l’ambiente… perché non
posso studiare queste cose?», «a un mio compagno che
non si impegnava tanto ma era patito delle lingue, la prof
ha sconsigliato di fare il linguistico», «io quest’anno ho
avuto solo uno studente che non ha scelto il liceo… fa
piacere che i tuoi studenti vogliano continuare a studiare
seriamente, vuol dire che hai fatto un buon lavoro»
I genitori sembrano disorientati di fronte alla numerosità
e specificità dei programmi di insegnamento; per quanto
non si astengano dall’esprimere una chiara opinione, tendono però alla pigrizia o all’eterodirezione nei confronti
del processo di raccolta delle informazioni. Essi manife-
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stano una chiara indicazione nei confronti dei figli ma,
di fatto, si basano sui racconti degli amici e sui consigli
dei professori. La famiglia è soprattutto preoccupata di
inserire i figli in un contesto culturale e sociale favorevole
e, pur senza una conoscenza diretta, arriva ad escludere
i professionali, immaginandoli popolati di ragazzi dalle
minori capacità linguistiche ed economiche. Infine, come
gli insegnanti tendono a sentirsi confermati professionalmente dalla scelta del liceo da parte degli studenti, così
i genitori tendono a sentirsi gratificati e corrisposti nelle
loro aspettative verso i figli.
«Ci si perde a stare dietro a tutti gli indirizzi… ai nostri
tempi il sistema era più semplice, più automatico», «oggi
orientarsi è molto complesso… un tempo era facile: se
volevi andare all’università andavi al liceo, se no andavi
all’ITI e magari c’era anche qualche altra opzione, ma
non tante come oggi che è diventato un labirinto»
L’atteggiamento degli studenti nell’ambito del processo
decisionale risulta estremamente variegato e tende a
produrre comportamenti diversificati in base al grado di
maturazione dei singoli ragazzi.
La maggioranza degli intervistati tende comunque a riprodurre la scala gerarchica applicata da genitori e insegnanti rispetto al panorama scolastico e a vivere come
lusinga o premio il consiglio di intraprendere studi liceali.
Ai loro occhi appare invece come dequalificante la scelta
dei professionali e spesso anche dei tecnici, di fatto equiparandoli.
«A me hanno detto che ero perfettamente in grado di fare
qualsiasi scuola e mi consigliavano il classico… sulle altre
scuole non mi sono nemmeno informata», «i bravi vanno
nei licei, è ovvio»
Effetti di segmentazione si registrano invece sul livello di
approfondimento e accuratezza delle informazioni raccolte. La maggioranza degli studenti tende a non approfon-
i risultati dei focus group
dire l’esplorazione, affidandosi al passaparola tra amici
e seguendo i consigli di genitori e insegnanti. Di fatto,
sembra una scelta di gruppo in cui ci si confronta sulle
opzioni e si raggiunge una decisione comune, almeno
all’interno dei piccoli gruppi dei compagni di banco o
degli amici più stretti. Vi è però anche una minoranza
che sembra aver attivato un’esplorazione autonoma e
approfondita che passa attraverso telefonate alle scuole
per appuntamenti di visita in piccoli gruppi, tentativi di
raccolta delle informazioni su Internet oppure, ancora,
dialoghi e interviste con amici più grandi già inseriti nella
scuola superiore.
il posizionamento delle scuole
superiori
Nei paragrafi che seguono sono riportate, in sintesi, le
valutazioni relative al posizionamento delle scuole superiori tracciato dagli intervistati, che denotano una scansione tripartita e nominale. L’assenza di una scansione
più eterodossa segnala una conoscenza sommaria e, in
parallelo, una scarsa profilatura delle varie realtà ovvero
di una carente attività di comunicazione di identità distintive e differenziali.
Licei
• uno standard di istruzione qualificata;
• buona preparazione per l’accesso all’università;
• sintonia con la nuova declinazione socio-culturale del
concetto di formazione;
• ambiente sociale protetto;
• chiara vocazione delle diverse realtà: umanistica,
scientifica, linguistica.
«A meno che il ragazzo non abbia problemi particolari,
il liceo è sempre la scelta migliore… dà una formazione
seria ed è un percorso di studi consolidato»
Istituti Tecnici
• uno standard di istruzione considerato nel complesso discreto, con valutazioni più positive da parte
dei genitori. Là dove i figli maggiori di alcuni hanno
frequentato l’ITI, la conoscenza e l’esperienza diretta
tendono a far superare le barriere pregiudiziali;
• un curriculum di studi che abbina la crescita culturale,
anche se con valutazioni oscillanti, ai campi dell’applicazione e della manualità;
• un contesto sociale sicuramente più chiassoso e turbolento rispetto a quello percepito nei licei, ma di fatto
non giudicato pericoloso dai genitori.
«Mio fratello ha fatto un tecnico e non è che fosse un lavativo», «mio figlio maggiore ha fatto l’ITI e poi ingegneria»,
«io penso che sia una scuola un po’ di serie B rispetto a
un liceo, ma va bene per i ragazzi che non eccellono
nello studio e che amano di più le cose tecniche», «sicuramente una scuola con una certa tradizione, più adatta ai
ragazzi che non amano tanto la lettura ma preferiscono le
attività pratiche», «sono scuole in cui si fanno molte ore in
laboratorio, ad imparare ad usare macchine e strumenti»
Istituti Professionali
• uno standard di istruzione considerato basso e penalizzante per le scelte future degli studenti, sia professionali che accademiche;
• un effetto di confusione rispetto alla gamma di indirizzi e quindi rispetto al loro profilo differenziale (la
mancata comprensione delle diverse identità didattiche porta a un effetto di appiattimento sul nome ‘professionale’);
• un contesto sociale vissuto come poco favorevole alla
crescita culturale (basso livello di scolarizzazione) e
alla buona condotta;
• gli insegnanti sottolineano anche un ulteriore aspetto
che determina la dequalificazione didattica ed esperienziale dei professionali: l’innalzamento dell’età
dell’obbligo a 15 anni costringe gli studenti di terza
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i risultati dei focus group
media che non hanno alcun interesse nei confronti del
proseguimento degli studi a iscriversi al primo anno
delle superiori, affollando gli istituti professionali. Negli esercizi proiettivi, questo aspetto viene tematizzato in modo iperbolico.
«Un ragazzo che fa un professionale farà molta fatica se
poi cambierà idea e andrà a fare l’università», «ti insegnano una professione, ma è difficile per un ragazzo di
quell’età scegliere che lavoro fare, quindi magari si trova
a fare una scelta e successivamente capisce che avrebbe
voluto fare altro nella vita», «sono diventati dei parcheggi
per quegli studenti che vorrebbero abbandonare la scuola alla fine delle medie», «sono delle aree di sosta in attesa che scatti l’età in cui possono andare a lavorare», «se
girassero un video sulle scuole professionali, io ci vedrei
bene dei ragazzi un po’ alternativi, che fumano durante le
lezioni e che prendono in giro i professori», «un po’ una
palestra per la microcriminalità», «io avrei paura come
insegnante a lavorare in certi professionali», «nel video
mostrerei come si divertono nell’intervallo, ma poi che in
classe c’è quello bravino che si annoia perché gli altri non
sanno nemmeno coniugare i verbi»
Oltre alle resistenze dovute alla scarsa informazione, si
delinea un’area problematica del tutto interna alla realtà
dei tecnici e dei professionali, rispetto a cui è immaginabile un percorso di ottimizzazione e correzione. Genitori
e insegnanti proiettano, su queste scuole, un vissuto di
arretratezza e di scarsa modernità degli sbocchi professionali offerti e rilevano un carattere vetusto dei laboratori
e delle attrezzature che dovrebbero servire a simulare le
future situazioni lavorative.
«Mi sembra che siano scuole un po’ arretrate; non offrono ai ragazzi vere opportunità interessanti di lavoro…
offrono lavori un po’ vecchi», «se queste scuole si organizzassero per formare a professioni più moderne, ma-
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gari dei settori emergenti come il mondo della pubblicità
o anche le nuove professioni del mondo della moda…»,
«mi danno la sensazione di realtà vecchie, con queste
macchine da tornio ormai in disuso», «dovrebbero essere
all’avanguardia come materiale tecnologico e strutture,
invece sembrano più arretrati dei licei»
Che sia una descrizione realistica dell’effettivo stato in cui
versano le scuole o un’aberrazione degli intervistati, si
tratta comunque di un elemento problematico che pone
i tecnici e i professionali in una situazione paradossale.
Questi istituti si presentano come realtà-ponte tra la scuola
e il mondo del lavoro ma nei fatti, o almeno nel vissuto
degli intervistati, non dimostrano una reale presa sull’evoluzione del mercato del lavoro, formando a professioni
non ancorate allo sviluppo tecnologico oppure in via di
estinzione. Inoltre non offrono, attraverso attrezzature e laboratori moderni, una chiara prova a sostegno della professionalità qualificata a cui intenderebbero preparare.
«E’ un po’ contraddittorio… dovrebbero essere all’avanguardia, visto che sono collegate al mondo dell’industria
e della tecnologia», «per essere più credibili e non dare
la sensazione del parcheggio, mi aspetterei che avessero
delle dotazioni particolari», «se devono essere scuole in
cui si fa pratica, gli strumenti devono essere i più evoluti
altrimenti quando i ragazzi andranno a lavorare dovranno imparare da capo»
In questo quadro di scarsa credibilità dei tecnici e dei
professionali, non mancano però significative eccezioni
che si profilano come aree di qualità del panorama extraliceale. Di queste scuole si apprezzano la vocazione alla
sperimentazione e all’innovazione della didattica, l’investimento in strutture interne e attività extra-didattiche, una
scansione in indirizzi chiara e interessante che abbina
professioni classiche ed alcune tipiche del territorio o di
stampo moderno.
17
le interviste
le interviste
le aspettative nei confronti della
scuola media superiore
Come appare evidente, la scuola deve perseguire l’obiettivo della massima valorizzazione del complesso di capacità attitudinali (apertura mentale, duttilità, flessibilità) e delle
competenze trasversali (lingue straniere, metodo di studio,
capacità di creare collegamenti interdisciplinari).
Ma la scuola superiore viene vissuta anche come un milieu
sociale e psicologico in cui i ragazzi si trovano inseriti in
un’età della vita fondamentale per la loro formazione. La
scuola diventa così sempre più un ambiente in cui i giovani
creano una rete di esperienze e contatti e sempre meno
un semplice contenitore didattico. Per i ragazzi assumono
rilevanza altri fattori quali la funzione socializzante della
scuola (deve insegnarmi a stare con gli altri: 35%) oppure la natura positiva dell’ambiente stesso (26%). In realtà,
sono soprattutto i genitori ad auspicarsi per i figli che la
I risultati relativi alle aspettative nei confronti dell’istruzione
superiore, rilevati nella fase quantitativa, confermano quanto emerso durante i focus group: la scuola viene sempre più
percepita come un luogo di investimento socio-culturale in
cui hanno pari dignità sia l’apprendimento sia alcuni elementi di contesto. Fra le aspettative più diffuse, figura al
primo posto la crescita culturale non solo come valore in
sé (65%) ma anche nell’accezione di una preparazione
solida al proseguimento degli studi (53%), oltre che dispensatrice di una forma mentis contemporanea, in grado di
insegnare un metodo di studio (50%).
Le aspettative nei confronti della scuola superiore
64,8
deve fornirmi un buon livello culturale
60,6
69,2
52,8
47,7
deve darmi una preparazione per l’università
58,2
49,5
deve insegnarmi un metodo per studiare
45,2
54,1
46,5
deve insegnarmi un mestiere
58,7
33,6
35,2
31,6
39,0
deve insegnarmi a stare con gli altri
25,9
26,5
25,3
deve essere un buon ambiente
8,6
7,7
9,6
deve essere una soluzione temporanea
prima di iniziare a lavorare
5,3
6,5
4,1
deve farmi studiare il meno possibile
altro
0,3
0,6
0
non indica
0,3
0,6
0
0
18
totale intervistati
maschi
femmine
100
le interviste
scuola superiore sia un “luogo socialmente sicuro”, indirizzando i ragazzi verso istituti che non presentano problemi
di utenza.
La scuola è ormai considerata dalla maggior parte degli
intervistati una tappa intermedia nel percorso formativo (almeno nelle loro intenzioni) e l’aspettativa va nella direzione di una preparazione solida per il proseguimento degli
studi all’università. Esiste però un 47% di intervistati che
ritiene che la scuola superiore debba fornire le conoscenze
tecnico-teoriche necessarie per il passaggio al mondo delle
professioni. Infine, solo una minoranza (9%) ha una visione
più negativa della scuola superiore e la considera una soluzione temporanea prima di poter iniziare a lavorare.
Quali sono gli elementi che vengono presi in esame e qual
è il peso che questi assumono nel determinare la scelta
della scuola media superiore? Sono, in primo luogo, la modernità dei programmi (92%) e la struttura scolastica, che
deve essere funzionale e offrire un ambiente piacevole in
cui studiare (86%). Seguono, sempre collegate al concetto
di innovazione e di adeguatezza alle reali esigenze del
mercato, le opportunità professionali che il percorso formativo può offrire (86%). Anche la prima impressione, specie
se positiva, gioca un ruolo fondamentale (86%), così come
appaiono rilevanti sia la possibilità di ricevere una solida
preparazione di base utile per affrontare l’università (83%)
sia la presenza di un corpo insegnanti qualificato (83%).
Infine, ulteriori elementi che possono influire sulla scelta della scuola superiore sono la possibilità di visitare direttamente la scuola con le sue attrezzature sportive e i laboratori
(82%) e le attività di orientamento (81%).
L’importanza di alcune motivazioni nella scelta della scuola superiore
57,5
le materie interessanti e i programmi moderni
la scuola è ben organizzata, ha belle aule,
palestre, laboratori
34,6
48,2
38,2
le opportunità professionali che la scuola offre
41,5
44,2
l’impressione migliore che la scuola ti ha fatto
42,2
43,5
la preparazione che la scuola dà per l’università
50,8
la possibilità di visitare la scuola, le classi, le
palestra, i laboratori, ecc.
il consiglio di genitori, insegnanti e
consulenti di orientamento
27,2
le attività parascolastiche (stages, corsi all’estero...)
27,2
il grado di difficoltà della scuola
(c’è da studiare poco/tanto)
40,9
20,6
23,3
13,6
il fatto che è una scuola di prestigio
il fatto che in quella scuola ci vanno anche
gli amici
4,3
la possibilità di visitare la scuola in modo virtuale
26,6
20,9
3,3
9,3
4,0
8,0
6,0
10,0
5,3
13,0
5,3
15,6
7,0
13,6
20,3
26,2
29,6
1,0
6,6
6,3
15,0
25,9
1,0
2,7
24,3
4,0
29,9
12,3
1,0
4,7
10,0
1,0
49,2
37,2
1,7
3,0
45,5
13,6
il fatto che non sia frequentata da ragazzi
“turbolenti”, “vivaci”
3,7
4,7
36,5
35,2
i corsi di orientamento e le informazioni raccolte
8,6
2,3 6,3
28,2
45,2
1,3
3,7
32,6
54,8
la presenza di insegnanti validi
1,73,33,0
25,9
30,9
29,2
25,2
40,2
0
100
molto
abbastanza
non so
poco
per nulla
19
le interviste
gli attori del processo decisionale
Se oltre due terzi degli studenti intervistati dichiara che il
consiglio di genitori e insegnanti è molto o abbastanza importante nello scegliere la scuola superiore, il ruolo degli
adulti non appare tra gli elementi determinanti.
Le risposte fornite dai giovani fanno pensare a una sorta di
sopravvalutazione del proprio ruolo nel processo decisionale: stando ai risultati delle interviste telefoniche, la scelta
ultima verrebbe presa nel 98% dei casi dai ragazzi.
L’interpretazione del materiale empirico raccolto durante i
focus group ci fornisce però delle sfumature più profonde
che aiutano a comprendere meglio il processo decisionale. Dai colloqui di gruppo motivazionali emerge che
gli studenti di terza media tendono a riprodurre la scala
gerarchica applicata da genitori e insegnanti. Ossia, essi
vivono come lusinga o premio il consiglio di intraprende-
re studi liceali, viceversa valutano come dequalificante la
scelta dei professionali e spesso anche dei tecnici, di fatto
equiparandoli.
il processo di informazione
Dall’indagine emerge una conoscenza del panorama
scolastico superiore piuttosto vaga e frammentaria, addirittura lacunosa nel caso degli istituti professionali. Se in
prima battuta la quasi totalità del campione intervistato
(93%) dichiara di avere raccolto informazioni o di aver
partecipato ad attività di orientamento, traspare poi la
limitatezza di questo processo informativo, circoscritto,
nel 54% dei casi, alle scuole che già interessavano. Il
restante 46%, invece, si è informato anche sulle scuole
che non conosceva.
L’importanza del consiglio degli adulti nella scelta della scuola superiore
76,4
71,0
molto/abbastanza
82,2
22,6
27,1
poco/per nulla
17,8
1,0
non so
1,9
0
0
100
totale intervistati
maschi
femmine
20
le interviste
Si tratta, in particolare, di chi ha scelto il tecnico o il professionale industriale (53%), a dimostrazione della tesi
che una migliore comunicazione dell’offerta formativa
proposta da questi istituti riduce le barriere di ingresso.
Anche relativamente alle iniziative adottate per ottenere
informazioni sulle scuole superiori, le due fasi della ricerca giungono al medesimo risultato. In primo luogo le attività più seguite sono quelle realizzate dalle istituzioni:
• autopromozione delle scuole superiori mediante visita
alle sedi scolastiche (70%);
• orientamento interno alla scuola media (69%);
• consultazione di pubblicazioni (62%).
Un ulteriore canale per la raccolta delle informazioni è il
passaparola tra gli studenti, specie con chi già frequenta
le scuole superiori che più interessano (54%).
Infine, troviamo la consulenza degli adulti: la raccolta diretta delle informazioni da parte dei genitori interessa il
37% degli intervistati, mentre i colloqui con i consulenti
di orientamento sono poco diffusi (14%). All’ultimo posto
figura la consultazione dei siti Internet delle scuole (12%),
uno strumento fortemente desiderato dai ragazzi, ma
penalizzato dalla mancanza di uno spazio Web chiaro
ed esaustivo appositamente dedicato ai potenziali nuovi
studenti.
Iniziative adottate per la raccolta delle informazioni
70,1
69,3
70,9
visite alle scuole superiori
69,4
partecipazione alle attività di orientamento
organizzate dalla scuola media
64,3
pubblicazioni e opuscoli
62,3
60,7
63,8
74,5
53,7
50,0
57,4
colloqui con amici che frequentano
queste scuole
42,7
40,7
44,7
partecipazione alle attività di orientamento
nelle scuole superiori
36,7
32,9
40,4
si sono informati i genitori
13,5
13,6
13,5
colloqui con consulenti di
orientamento o psicologi
12,1
11,4
12,8
consultazione siti Internet delle scuole superiori
0,7
1,4
0
altro
totale intervistati
maschi
femmine
0,4
0
0,7
non indica
0
100
21
le interviste
la preiscrizione
Al momento della preiscrizione, la maggior parte degli
intervistati era ancora piuttosto indecisa (54%), mentre
il rimanente 46% sapeva già a quale istituto si sarebbe
iscritto. Relativamente alla scelta effettuata è emerso che
un intervistato su due ha optato per un liceo (si tratta in
particolare delle ragazze: 58%).
Viceversa, sono soprattutto i ragazzi ad aver preferito
un istituto professionale o tecnico (il 37% dei maschi ha
scelto un istituto tecnico, a fronte del 34% della media
campionaria; il 21% ha scelto un istituto professionale,
rispetto al 16% del totale degli intervistati).
Tra chi ha scelto un istituto tecnico o professionale, solamente il 24% si è iscritto all’indirizzo industriale, mentre
il 76% si è distribuito tra i restanti indirizzi (in particolare
ragioneria, geometri, alberghiero).
il profilo di immagine degli istituti
tecnici e professionali industriali
Per quanto riguarda il profilo di immagine si è voluto differenziare l’oggetto di indagine della fase quantitativa da
quello della fase qualitativa. Se nei focus group si è individuato il posizionamento degli istituti tecnici e professionali
all’interno del panorama scolastico, nella fase quantitativa è stata analizzata specificatamente l’immagine degli
istituti tecnici e professionali industriali.
I giudizi espressi nelle interviste sull’indirizzo industriale
risultano essere più positivi rispetto alle risultanze dei focus group.
22
Le opinioni degli intervistati circa le caratteristiche attribuite agli istituti tecnici e professionali industriali consentono
di individuare i punti di forza e le criticità di queste scuole
(vedi grafico).
In particolare, la preparazione degli insegnanti appare
soddisfacente (64%). Segue il riconoscimento della maggiore vicinanza con le imprese e la possibilità di effettuare
stages (58%). Infine sono apprezzate da più di un intervistato su cinque le (maggiori) possibilità occupazionali offerte dagli istituti tecnici e professionali industriali (56%).
La maggior parte degli intervistati dice di non condividere alcune valutazioni negative poste in relazione agli
istituti tecnici e professionali sulle quali è stato loro chiesto
di esprimersi durante le interviste telefoniche, non attribuendole a nessuna di queste scuole (“preparano solo a
professioni poco qualificate”, “hanno programmi poco
aggiornati e moderni”, rispettivamente il 45% e il 44%).
Dal confronto diretto tra istituti tecnici e istituti professionali emerge però una percezione decisamente più positiva
dei primi: ben il 43% degli intervistati ritiene infatti che
chi sceglie gli istituti professionali abbia poca voglia di
studiare.
Come ultima domanda in chiusura di intervista è stato
chiesto ai ragazzi di indicare quali elementi avrebbero
potuto favorire l’iscrizione a un indirizzo industriale.
Le risposte fornite rispecchiano le aspettative nei confronti
della scuola superiore che abbiamo visto in precedenza.
Innanzi tutto anche l’indirizzo industriale deve soddisfare
le aspettative di una buona preparazione socio-culturale,
ovvero:
• dare una forma mentis contemporanea, mediante la
caduta di barriere geografiche e la proposta di stages all’estero (36%);
le interviste
• profili professionali moderni, in linea con le richieste
del mercato del lavoro (22%);
• momenti di alternanza attraverso esperienze di stages in azienda (21%).
Vi è poi un 21% degli intervistati che ritiene necessaria
la pubblicizzazione dei programmi scolastici e degli indirizzi formativi proposti dagli istituti tecnici e professionali.
Emerge quindi, ancora una volta, la scarsa informazione
diffusa su questa tipologia di indirizzo scolastico.
• combinare una buona formazione teorica ad una
pratica (34%);
• preservare la possibilità del proseguimento degli studi attraverso una buona preparazione per l’università
(34%).
All’indirizzo industriale viene richiesto anche un maggior
adeguamento alla realtà lavorativa sotto forma di:
• rinnovamento e modernizzazione dei laboratori, per
renderli consoni alla realtà aziendale (30%);
Il profilo di immagine degli istituti tecnici e professionali industriali
gli insegnanti sono qualificati e capaci
15,3
danno la possibilità di frequentare stages
15,6
offrono una preparazione adatta per entrare
nel mondo del lavoro
5,6
16,3
20,9
offrono un buon insegnamento
63,5
14,6
7,6
16,9
32,2
hanno delle attrezzature e dei laboratori
moderni
27,9
preparano solo a professioni poco qualificate
9,6
hanno materie e programmi poco aggiornati
10,0
sceglie questo indirizzo chi ha
poca voglia di studiare
10,0
9,0
26,9
15,3
58,1
5,0
7,3
1,0
55,5
6,6
12,3
11,0
solo gli istituti professionali industriali
4,0
44,9
44,2
7,6
7,0
0
solo gli istituti tecnici industriali
1,0
49,2
18,3
43,2
1,7
52,8
10,0
7,6
2,3
32,2
100
non so
di entrambi gli istituti
di nessuno dei due istituti
23
24
conclusioni
Quali conclusioni si possono trarre dal complesso
delle considerazioni fin qui riportate e dalla lettura
articolata dei risultati?
La ricerca individua alcuni snodi critici, intorno ai quali ruota
il complesso processo decisionale che porta alla scelta della
scuola media superiore, e fornisce elementi di riflessione per
la messa a punto di progetti mirati per l’orientamento.
Il primo dato chiave è relativo alla nuova declinazione socioculturale del concetto di formazione, che considera la scuola
superiore una tappa intermedia di un più lungo curriculum
scolastico. In quest’ottica, la scelta di una professione non costituisce particolare motivo di preoccupazione e viene rinviata
a un futuro più lontano.
L’immagine dei licei ne esce rafforzata perché si tende a dare
maggior peso a fattori quali il metodo di studio o il buon livello culturale - caratteristiche positive che sono ampiamente
riconosciute a queste scuole - a scapito di una formazione più
articolata in grado di offrire, oltre alla necessaria cultura di
base, anche quelle conoscenze tecnico-scientifiche che trovano ampia applicazione nelle professioni dell’industria.
Inoltre, la ricerca mette in evidenza, specificatamente tra gli
insegnanti, una visione gentiliana della scuola che riproduce
una gerarchizzazione dei saperi - e di conseguenza degli istituti scolastici - generando un circolo vizioso. Se la scuola viene
vissuta anche come un luogo in cui creare una rete di relazioni
e contatti, in cui ha un peso rilevante la natura dell’ambiente
stesso, la distribuzione dei ragazzi nei diversi istituti secondo
una scansione determinata dal rendimento scolastico tenderà
ad esasperare la polarizzazione dell’utenza, discriminando di
fatto gli istituti tecnici e professionali che verrebbero percepiti
come luoghi poco sicuri.
Nei focus group, trova poi conferma l’immagine di una società caratterizzata da un atteggiamento negativo nei confronti
dell’industria, le cui radici affondano in una cultura anticapitalistica che nella nostra provincia appare assai più radicata
che altrove, come è stato rilevato da un’indagine sociologica
presentata nel giugno 2005 in occasione dell’Assemblea dell’Associazione Industriali.
La scelta professionale, quando prefigurata, si indirizza verso
il terziario oppure verso alcune professioni intellettuali (giornalista, regista, pubblicitario…), senza che vi sia una conoscenza della loro reale diffusione sul territorio.
Un’ulteriore dato che viene evidenziato dall’indagine è la
scarsa conoscenza del panorama scolastico, sia da parte dei
genitori che degli insegnanti. La maggiore articolazione degli
indirizzi, tipica degli istituti tecnici e professionali, si traduce in
una penalizzazione e il timore di compiere scelte vincolanti induce le famiglie a privilegiare una scelta di tipo generalista.
In conclusione, gli spazi di intervento per favorire una più
ampia iscrizione agli istituti tecnici e professionali industriali
attengono principalmente alla capacità di queste scuole di
dimostrare di essere in grado di offrire una buona preparazione, sia sotto l’aspetto dei saperi teorici che delle competenze
professionali.
Sempre in accordo con la domanda sociale di un maggiore
livello di istruzione, occorre rassicurare le famiglie circa la
richiesta di una formazione che possa consentire un agevole
proseguimento degli studi all’università.
Da ultimo, vi è la necessità di dare maggiore risalto ai temi
dell’innovazione, della sperimentazione e della modernità
(agendo su una più ampia diffusione dei programmi scolastici
proposti), dell’occupabilità, delle attività parascolastiche (stages presso aziende e all’estero) e della modernizzazione delle
attrezzature e dei laboratori.
25
26
il profilo del campione
Base: totale intervistati (301 casi)
Genere
maschio
51%
femmina
49%
Ampiezza del centro
fino a 10.000
abitanti
37%
oltre 100.000 abitanti
(Reggio Emilia)
31%
da 10.000 a
100.000 abitanti
32%
Profilo dell’intervistato
studente
63%
genitore
37%
(valori percentuali)
27
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orizzonte lavoro - Unindustria Reggio Emilia