Etica Mediterranea Con l’etichetta etica mediterranea –termine preciso ed insieme estremamente labile – investiamo una serie di situazioni culturali annodate intorno ad un tema centrale che pone in primo piano la costruzione dei modelli di genere, i modelli comportamentali maschili e femminili.Modelli opposti in una prospettiva asimmetrica che ha profonde radici storiche che cercheremo di esplorare. Una riflessione senza pregiudiziali ed a largo raggio che tenga conto delle implicazioni storico-religiose può illuminare i processi che stanno dietro una serie di stereotipi che irrompono e si ricostruiscono in maniera tortuosa nel postmoderno del mondo cosiddetto occidentale . Possiamo così usare l’etichetta etica mediterranea per cercare di seguire i percorsi di formazione di determinati stereotipi all’interno di una area culturale disomogenea ma ecologicamente e storicamente fissata .Anche se la comparazione può portare lontano. Diciamo subito che non ci occuperemo almeno in modo specifico della costruzione delle figure tipo che hanno portato a individuare nel mediterraneo il funzionamento di quella che è stata definita un’etica dell’onore e del disonore, un esempio esemplare della cosiddetta cultura della vergogna. Possiamo rimandare in questa prospettiva a una serie di studi che hanno lasciato traccia. Per esempio i saggi di Julian Pitt Rivers e Pierre Bourdieu nei contributi per i Mélanges in onore di Claude Levi Strauss del 1970. Ci riferiamo a Women and sanctuary in theMediterranean di Pitt Rivers incentrato sul tema dell’ospitalità mediterranea a partire dall’Odissea di Omero dove il rapporto dell’ospite con il femminile è esplicito- vedi il famoso episodio di Odysseus accolto da Nausicaa e da Arete madre e figlia del re nell’isola dei Feaci con tracce nel mondo arabo beduino dove lo statuto di haram definisce il luogo santo come il separato per antonomasia ,il luogo delle donne. Chi riesce entrare è “salvo” ! E rimandiamo sempre nello stesso volume al più sofisticato saggio di Bourdieu incentrato sulla casa cabila , La maison kabyle ou le monde renversé . Ci si occupa qui della organizzazione del luogo della vita quotidiana del gruppo familiare, animali compresi, tra nord e ovest sud ed est ombra e luce,umido e secco , La casa è anzitutto il luogo da difendere , uno spazio delimitato dai muri perimetrali esterni e organizzato da altri muri in una divisione interna che lo propone come luogo nel quale c’è un posto che rimane esterno , il luogo dove entra il visitatore e dove entra ed accede ad un posto interno chi è “destinato” a restare dentro ad esempio la donna. Lo spazio femminile , essenzialmente quello del thalamos è legato all’oscuro, all’umido alla produzione e riproduzione naturale,alimentare ,in una situazione delimitata ( luogo della notte delle donne ma anche degli animali e dove si può conservare anche l’acqua ..). Li entra brevemente,per riposo ,il sonno chi è “destinato” a uscire ,l’uomo che ha il dovere di lasciare la casa all’alba e di mostrarsi in pubblico…. Un comportamento di amplissimo riscontro sino alle soglie di uno specifico culturale urbano attuale . 1 Non ci occuperemo di “antropologia mediterranea” . Tenendo conto anche dei vari e giusti rimandi critici al concetto stesso di una “ mediterraneità” culturale esistente in quanto tale. Una serie di convergenze tuttavia ci permettono di ritenere proficuo un percorso storico ,storico culturale,storico-religioso di area mediterranea che ci conducono a individuare una serie di percorsi differenziati nei tempi e nei modi della storia tali da proporre alla nostra attenzione una serie di comportamenti condivisi, al di là delle diverse identità . Questi comportamenti riguardano in particolare il rapporto maschile- femminile ,il rapporto di genere, spiegato in base ad una specifica asimmetria in favore del maschile . Questa asimmetria è un dato riscontrato un poco ovunque come ha sottolineato tra altri Pierre Bourdieu nella sua ultima opera Il dominio maschile (1998).Tuttavia molti dati portano a far convergere su talune prese di posizione in campo di etica di genere e dei suoi risvolti giuridici gruppi,paesi,nazioni hanno alle spalle il riconoscimento di percorsi storici maturati all’interno di un sistema ecoculturale che possiamo definire mediterraneo. Tutto questo ci porta a ritenere legittimo affrontare a monte i percorsi di costruzione dell’asimmetria di genere all’interno dei singoli apporti di culture mediterranee significanti come la greca,la romana ,l’ebraica e la convergenza di questi apporti nella diversificata ricezione dell’etica cristiana e dell’islam. Di particolare interesse gli interventi al Forum di Pechino del 1995 organizzato nell’ambito della promozione dei Diritti delle Donne. Una recente analisi è proposta da D. Couture , Droit des Femmes et Religions : analyse de quelques discours islamiques et catholiques , Studies in Religion-Sciences Religieuses, 32, 2003 , pp.518 . La pretesa della “dogmatica religiosa” adottata da molti stati islamici ma anche alcuni stati cattolici –accanto allo Stato del Vaticano Polonia,Cile ,Perù, Argentina ad esempio ) di proporre pregiudizialmente di anteporre la prescrizione ,la regola religiosa ,alla legislazione statale è molto significante. Anche al di là della attuazione delle scelte sull’effettivo piano giuridico nell’ambito dei vari diritti adottati dai singoli stati .. Può essere oggetto di grande interesse storico-religioso ed antropologico l’esame dei percorsi storico culturali che nelle singole culture ,attraverso i reciproci contatti di osmosi inevitabili nella situazione ecoantropica mediterranea ha prodotto gli stereotipi del maschile e del femminile che ancora oggi ci coinvolgono profondamente. Andremo indietro nel tempo per cercare di esplorare sia pure in modo assai rapsodico l’impatto dei modelli imposti dai codici comportamentali “religiosi” dell’ebraismo ,del cristianesimo e dell’Islam ma anche di Grecia e Roma nella costruzione e imposizione degli stereotipi stessi. Tenendo ben presente che i codici monoteisti non contribuiscono da soli alla costruzione di quella piattaforma che supporta situazioni percepibili sino ad oggi, 2 situazioni che sfuggono al postmoderno ma nella quale irrompono senza che siano stati predisposti modelli efficaci di elaborazione. La rete di quelli che possiamo definire comportamenti obbligati riguarda non solo convenzioni comportamentali ma ordinamenti vincolanti di tipo giuridico e metagiuridico che intervengono spesso pesantemente attraverso sanzioni di vario tipo e livello nelle modalità dell’uso dei “diritti” che dividono uomini e donne. Nella tessitura della trama rimane indubbio il valore impositivo che assumono le “leggi rivelate “, come espressione diretta di una volontà extraumana, divina,che diventa tanto più ineludibile quanto più totale appare la potenza della fonte emanatrice . Primi codici Noi possediamo codici , modelli formalizzati di comportamento emessi da destinatario che si pone in una posizione di autorità assoluta ,ad esempio investito di autorità regale con tutto il peso che il concetto della regalità concerne a partire almeno dal II millennio a.C. Il famoso Codice di Hammurabi ( 1880 a.C.) ci propone una capillare rete di interventi regolatori in svariati aspetti della vita quotidiana con sanzioni precise nel caso di riconosciuti reati nell’ambito dei rapporti interpersonali con particolare riguardo ai rapporti uomo-donna come l’adulterio (punito con l’annegamento nella legislazione babilonese) l’incesto nelle sue varie forme ma anche lo stupro. Rara ma non assente la legislazione sull’infanticidio e l’aborto . In ogni caso è da tener presente che la fonte emanatrice rimane sempre rigorosamente umana anche se sullo sfondo c’è il richiamo alla dimensione divina rappresentata dalle varie divinità del pantheom politeistico – La raccolta classica è in G.R. Driver- J.C. Miles ,The Babylonian Laws 2vol Oxford 1956 . Per quanto riguarda lo statuto delle donne,in particolare il controllo del loro comportamento nei vari sistemi giudiziari dell’oriente antico vedi S. Lafont ,Femmes droits et justice dans l’antiquité orientale, Friburgo 1999. Vedi anche Martha Roth, Law collections from Mesopotamia and Asia Minor, Atlanta, 1995. I paralleli con i sistemi sanzionari che ritroviamo nella Torah ebraica,nelle sue varie stratificazioni, sono stati segnalati tuttavia le diversità di sistema sono fondamentali . Il corpus legislativo ebraico raccolto nel Pentateuco e condensato soprattutto nelle Leggi di santità del Levitico e del Deuteronomio è formalizzato in quella che rimane la prima edizione,in lingua greca del testo biblico,la famosa edizione detta dei LXX compilata ad Alessandria d’Egitto,la città nuova ,cosmopolita voluta da Alessandro Magno, solo a partire dalla metà del III secolo a.C.,intorno al 230 a.C. I tratti distinguenti sono essenzialmente due : 3 1) fonte di emanazione della legislazione è l’essere extraumano assoluto ,il Dio monoteista che funge da Arcidestinatore e comunica al suo Destinatore ,il profeta ,il prescelto qui Mosé ,che deve veicolare i divini comandi al Destinatario, il popolo. 2) criterio discriminante per la definizione del reato,della condizione di colpa, è l’ impurità . La divisione tra puro ed impuro diventa un mezzo di classificazione delle situazioni , dei luoghi,delle azioni,degli esseri animati, animali, donne e uomini Si tratta di una rigida organizzazione dell’ortoprassi - comportamento giustoformulata nella proiezione rigoristica voluta dao cosiddetti “Uomini del Ritorno”, gli ebrei che deportati in Babilonia da Nabucodnosor possono ritornare in Palestina liberati da Ciro re di Persia e del suo successore Dario alla fine del VI a.C.1 Investe ogni atto della vita , compresa l’alimentazione. Una riflessione sull’insieme delle regole impositive ,i tabu,gli imperativi negativi ,le mizwoth che imbrigliano il quotidiano del fedele ebreo rispetto ciò che deve mangiare a come deve vivere in modo “puro” ,cioè diverso ,la sua situazione quotidiana per preciso comando di una fonte di potere irrecusabile richiede comunque una valutazione articolata . L’”ideologia della purezza” è ritenuta soprattutto un mezzo efficace per ricostruire l’identità della comunità dispersa come si trova riflesso soprattutto nelle opere di Esdra e Nehemia .Si tratta di un tema sul quale concorda la critica più recente Vastissima la bibliografia in proposito2. Il popolo chiamato a seguire questa legislazione “divina”,quindi in quanto tale non contrastabile non mutabile ,deve ogni giorno valutare ciò che lo può mettere in stato di “impurità in una situazione ,separata , sanzionabile come illecita Può accadere in rapporto ad un particolare cibo , un particolare comportamento che riguarda la sfera sessuale ,ma non solo. La vita di chi vuole rimanere nell’ortodossia è gestita da una serie di attenzioni quotidiane che condizionano in modo preciso i rapporti con gli altri . Ad esempio con tutti coloro che non si riconoscono in quelle precise regole e quindi sono al di fuori di quel popolo che attraverso quelle regole si “santifica” ,quindi gli stranieri, gli idolatri, le altre nazioni .. Si crea così un criterio insormontabile di demarcazione tra gli uni e gli altri affidato al riconoscimento di una situazione che è ritenuta “potenzialmente”diversa ,l’impurità appunto ,nella quale ci si viene a trovare in certe circostanze o nella quale si è immersi perché non si obbedisce a certe regole. Possiamo dire che la richiesta di purità attraverso l’astensione da determinati cibi e la richiesta di controllo dell’uso del corpo, in particolare del corpo sessuato si radicalizza in una morale astensionista che caratterizza l’ebraismo cosiddetto del II Tempio e si riverbera nel cristianesimo delle origini. 1 vedi M.Smith ,Gli uomini del ritorno, tr.it Verona 1983 Vedi J.Klawans Impurity and Sin in Ancient Judaism ,Oxford 2000 ; M.J.H.M. Poorthuis – J Scwartz cur. Purity and Holiness .The Heritage of Leviticus,Leiden 2000 ……e molti altri titoli 2 4 In particolare molto evidente è la posizione “pericolosa” nella quale rimane intrappolato il genere femminile, le donne che le regole di purità indicano come periodicamente impure per il mestruo ed occasionalmente per il parto sottraendole quindi per segno biologico alla possibilità di partecipare in maniera continuata alla vita collettiva ,alla vita pubblica. La negatività del femminile è raccontata già nel primo libro del Pentateuco ,il libro di apertura dell’Antico Testamento, il Genesi Qui la negatività si presenta attraverso la secondarietà. Eva è tratta dalla costola di Adamo – ed attraverso la colpa - la curiosità che la spinge ad infrangere un primo tabu alimentare ,non mangiare il frutto di quell’albero, provoca la caduta di Adamo il primo uomo, la cacciata dall’Eden e la condizione attuale dolorosa dell’umanità. Questa negatività mitica si radicalizza nella contestualizzazione rituale ,storica, delle Leggi speciali. Evidente nel segno di quella impurità ciclica che accompagna le donne in quanto tali. Anche in una grande mitologia mediterranea ,la mitologia greca, la venuta al mondo della prima donna , Pandora sottolinea la negatività di un personaggio creato per volere degli dei con l’intenzione esplicita di essere rovina per il genere mashile Lo racconta il poeta Esiodo in tutti e due i suoi poemi ,nella Teogonia e nelle Opere e i Giorni (VII a.C). Tuttavia in Grecia la discriminazione che investe il genos gynaikon la razza delle donne , non comporta l’impurità,almeno sino ad un certo momento ma l’esplicta secondarietà : le donne sono venute dopo .Pandora ,la prima donna è stata “creata” quando già nel faticoso processo di emersione del cosmo dal caos erano venuti in esistenza gli uomini maschi insieme agli dei ed alle dee3. Il tema dell’impurità ad un certo punto diventa comunque centrale nell’organizzazione di quelle che possiamo definire tassonomie mediterranee ,non solo nell’ebraismo attraverso una rete estesa ma ben al di fuori del dominio legislativo gestito dalla rivelazione di Elohim -Yahwe . La continenza cristiana 3 vedi sul tema Esiodo e la Bibbia in http://www.lett.units/ichco 5 Il cristianesimo innova apertamente rispetto l’ebraismo nel campo dell’ etica tuttavia nonostante l’abolizione dei tabu legati alle leggi di purità il corpo rimane al centro di un’attenzione particolare negativa La messa in disparte del corpo,la considerazione del corpo,in particolare il corpo sessuato, come impedimento per la salvezza e soprattutto come causa di perdizione percorre in modo evidente la costruzione delle etiche dei primi secoli cristiani e si mantiene come fiume sotterraneo di larga e profonda corrente sino alla contemporaneità . Le logiche dell’enkrateia , della continenza dell’esercizio del controllo della mente sulle emozionalità legate al corpo,al nesso psiche-soma ,sono esplicite, teologicamente motivate ,anche attraverso l’esegesi dei passi del Genesi sulla creazione della prima coppia e sulla posizione di Eva. Le scelte encratite sono presenti nel corpo scritturale cristiano canonico che come noto si costruisce attraverso una scelta operativa tra scritti che rappresentavano i punti di vista di gruppi in cerca di identità in un panorama assai diversificato . L’atteggiamento antinomico adottato dal Cristo nel senso di dichiarato contrasto dei tratti più vistosi delle norme dell’ortoprassi giudaica –abolizione dei tabu alimentari dell’impurità del mestruo, del riposo del sabato più volte notato- non deve far dimenticare anche altri interventi dirompenti nei riguardi delle pratiche sociali. Sono logia enunciati precisi dietro ai quali si nascondono possibilità di modelli interpretativi radicali e ci avvertono di come il programma del Cristo, abbandonato il tema della dicotomia puro impuro,voglia modificare in modo circostanziato le pratiche che regolano i rapporti matrimoniali Ad esempio il Cristo vuole incidere sulla regolamentazione della famiglia proponendo il modello di una unione monogama –sperimentato probabilmente a Qumran ma presente nella tradizione greca e romana - resa indissolubile dall’abolizione del divorzio . Sullo sfondo si delinea tuttavia un’ etica rigorosa che finisce con la valorizzazione della verginità,della castità ,del celibato in un’ ottica di genere che rimane comunque rigorosamente maschile. Possiamo affermare che quest’ottica rigorista,maschile,antisomatica, decisamente antifemminile propria di molti gruppi giudeo -cristiani e non solo è pesantemente influente sugli orientamenti dell’organizzazione di genere nel cristianesimo ed ha i suoi antecedenti non solo e non tanto nel mondo “biblico” ma anche e soprattutto nel mondo greco. Il sospetto verso il corpo è segnalato con implicazioni varie e contrastanti nel mondo di margine degli orfici, i problematici seguaci del mitico Orfeo, i cosiddetti orphikoi che conosciamo vistosamente attivi nel mondo greco di VI-V a.C. Sospetto che ritroviamo nella riflessione dei filosofi ,in particolare in Platone ma non solo. Un esempio particolarmente interessante di etica encratita e misogina è proposto dall’eroe ateniese Ippolito ,il bellissimo e casto figlio di un’Amazzone ,un’ultima mitica donna guerriera ,e di un ultimo re di Atene ,Teseo . Ippolito è il protagonista di un celebre dramma di Euripide . 6 Ippolito è coinvolto per sua disgrazia in un intrigo amoroso costruito secondo il classico exemplum del tema biblico di Giuseppe e la moglie di Putifarre ( il giovane casto accusato ingiustamente dalla donna rifiutata ) Nel caso greco si tratta della matrigna ,la giovane moglie del padre ,Fedra). Casto, vegetariano,lettore dei misteriosi testi attribuiti al mitico cantore Orfeo,seguace della casta dea Artemide , Ippolito non può pensare a Fedra nonostante le sue esplicite proposte . Per Ippolito il genere femminile non dovrebbe esistere. Ippolito vorrebbe da Zeus una radicale modifica del come stare nel mondo e così prega : O Zeus perché hai fatto venire alla luce del sole le donne,questo subdolo malanno per gli uomini ? Se volevi propagare il genere umano non dovevi partire da loro. Gli uomini mortali potevano vivere in pace nelle loro case libere da femmine e comperare nei tuoi templi in cambio di oro,ferro e bronzo pesato ,per il valore commisurato all’offerta di ciascuno ,lo sperma atto a procreare figli ( Euripide ,Ippolito,614-624 ) . Sullo sfondo il modello attivo nell’organizzazione ideologica della polis democratica di V secolo che proclama il dogma dell’autoctonia degli Ateniesi (nati dalla vergine dea Atena con la mediazione di Ge ,la Terra madre come incubatrice )– Un primo mito di identità nazionale 4. Contemporaneamente si avvia l’affermazione della sostanziale sterilità della femmina documentata ampiamente dal teatro ,ad esempio nell’Orestea di Eschilo ( il matricida Oreste è assolto da un mitico primo tribunale perché il fatto non costituisce reato nel senso che solo il padre genera )e più tardi confermata dalle ricerche zoologiche di Aristotele 5 4 vedi N.Loraux ,Les Enfants d’Athéna Paris 1981prima edizione) 5 Chirassi Colombo ,Giochi dell’imaginario greco, in M.Sbisa cur.I Figli della Scienza , Milano 1985) 7 Questo filone affiora dietro l’atteggiamento etico cristiano e affonda le sue radici direttamente nella pessimistica interpretazione del cosmo e dell’umanità che appare con evidenza nella letteratura giudaica pseudoepigrafa legata alla diaspora ellenistica di II-I a.C.e oltre . In particolare ci riferiamo al composito Libro di Enoch , al Testamento dei dodici patriarchi alLibro dei Giubilei 6. Modelli “morali “ probabilmente seguiti dalle comunità di margine ai quali appartiene la “biblioteca “ scoperta nelle grotte di Qumran sul Mar Morto dove viveva appartata una com unità particolare molto attenta proprio alle regole di purità, una comunità che possiamo definire esplicitamente astensionista ,anche se non entriamo qui nei particolari 7. Il mondo attuale,l’umanità attuale,è immersa in una situazione di peccato che ,oltre alla disubbidienza di Eva -variamente interpretata-comporta il tema della caduta degli angeli attratti dalla bellezza delle figlie degli uomini .Dalla loro unione sarebbero nati i Giganti propagatori del male nel mondo provocato dal desiderio sessuale,dalla lussuria ,suscitata dalla bellezza delle donne che si trovano così investite della responsabilità di evitare di mostrarsi . Vedi in particolare Il Libro dei Vigilanti parte del Libro di Enoch ampiamente citato dall’autorevole autore della patristica latina Tertulliano come supporto ai suoi consigli di abbigliamento per le cristiane di Cartagine . Vedi il De cultu faeminarum Sulla toilette delle donne .L’enunciato della pericolosità del femminile si accompagna ad una esplicita devalorizzazione della sessualità considerata negativa in sé nel processo di salvezza come liberazione dalla condizione di male propria di questo mondo . La posizione assunta dal cristianesimo “ canonico” è complessa e passa attraverso un’elaborazione che troviamo già nei vangeli sinottici . Comporta ad esempio un intervento diretto sulle regole di comportamento familiare . Ci riferiamo all’enigmatico cenno alla valenza salvifica dell’eunuchismo in Matteo 19,12 ( i paralleli sono Marco 10 2-12 ; Luca 18,15 16,18 ) “Vi sono degli eunuchi i quali sono nati così dal ventre della madre e vi sono degli eunuchi i quali sono stati fatti eunuchi dagli uomini e vi sono degli eunuchi che si sono fatti eunuchi loro stessi per il regno dei cieli .Chi può essere capace di queste cose lo sia“ Il logion ad una prima lettura potrebbe essere letto come un superamento dei condizionamenti che l’incubo della porneia ,la lussuria, implicava per l’etica quotidiana secondo le scelte riflesse dai gruppi legati alle ideologie espresse dalla letteratura pseudoepigrafa sopra citata . Il cristianesimo “canonico” , quello elaborato nei testi che compongono la testimonianza evangelica , doveva organizzare una etica inseribile in un contesto di 6 ( per un introduzione alla produzione apocrifa dell’Antico testamento P. Sacchi , L’apocalittica giudaica e la sua storia , Brescia 1990). 7 Per una informazione diretta sui testi in traduzione italiana completa del Targum di Giobbe vedi L.Moraldi, I manoscritti di Qumran, ed. tascabile Milano TEA, 1994 8 vita “vivibile” nell’ambito di una struttura adatta a sostenere il progetto di un impero ben radicato nel mondo come quello romano . Da ciò il progressivo allontanamento dall’attesa del Giudizio,del ritorno di Cristo per inaugurare la nuova Gerusalemme annunciata dall’Apocalisse di Giovanni. Dobbiamo tener presente che nello stesso testo di Marco Gesù poco prima aveva annunciato l’ indissolubilità del matrimonio, negazione del divorzio,contravvenendo apertamente la legge mosaica che ammette il divorzio,anzi il ripudio come gli fanno notare i discepoli 8. Al quesito dei Farisei : è lecito all’uomo mandare via la sua moglie per qualunque ragione ? ( 19,3) Gesù risponde : Non avete voi letto che colui che da principio fece ogni cosa fece gli uomini maschio e femmina ? E disse : perciò l’uomo lascerà il padre e la madre e si congiungerà con sua moglie e saranno una carne sola . Così che non sono più due ma una stessa carne.Ciò dunque che Dio ha congiunto l’uomo non separi“. La concessione del divorzio per gli ebrei è così spiegata: Mosè ha permesso il ripudio per la “durezza dei cuori” Da principio non era così- : I discepoli obiettano : se così sta l’affare dell’uomo con la moglie non è utile maritarsi” A questo punto Gesù inserisce l’enigmatica dichiarazione sugli eunuchi preceduta da “non tutti possono capirlo ma solo coloro ai quali è stato concesso “ L’eunuchismo volontario ha uno statuto complesso nei modelli dei politeismi mediterranei cioè nel mondo nel quale sono inserite le comunità ebraiche e nel quale si costruiscono i vari gruppi che si riconoscono variamente nella predicazione del messia . L’eunuchismo cultuale è praticato dai seguaci più stretti nel culto di Kybele la Megale Meter Magna Mater ,e di Atargatis , Dea Syria grandi dee transculturali del mediterraneo extracristiano. Le motivazioni possono essere varie . In ogni caso,almeno per certi aspetti, nei culti delle dee la preoccupazione di fondo sembra essere un atteggiamento antigenerazionale piuttosto che antisessuale. Particolarmente interessante l’interpretazione che l’Imperatore Giuliano da della castrazione di Attis ,il paredro della Megale Meter ,la Grande Madre come mito di fondazione della castrazione cultuale dei Galloi ,i sacerdoti più strettamente responsabili dei suoi rituali. Si tratta di una interpretazione in chiave allegorica che riflette in modo esplicito quella visione totalmente negativa del mondo “materiale “ , della physis che troviamo nel neo platonismo come nella gnosi, negli scritti pseudoepigrafi ebraici oltre che sottilmente presente nel cristianesimo ortodosso. Nell’Orazione per la Madre degli dei Attis definito un theos gonimos ,dio fecondo, per eccesso di fecondità si “affaccia “ verso l’abisso dell’esistenza e vi precipita Attis percorre tutti i gradi del cosmo in una caduta rovinosa sprofonda sino ad un centro dove in una grotta sta la Ninfa essenza materiale e femminile,umida,pronta ad annientare la sua qualità di fuoco, secca,eterea ,maschile. L’autocastrazione indotta da una provvidenziale pazzia provocata dalla Madre lo libera dai legami della materia 8 U.Ranke ,Eunuchi per il regno dei cieli .La Chiesa cattolica e la sessualità ,(1988) Milano 1990 9 e permette il suo ritorno ascensionale al pleroma etereo dove viene reintegrato nel suo statuto divino. L’esperienza dell’Attis del discorso di Giuliano variamente interpretata anche come modello delle peripezie dell’anima che deve sottrarsi ai legami della materia per trovare il suo giusto posto,richiama altri percorsi analoghi .Ad esempio le pratiche teurgiche ed ermetiche. Ma rimanda anche alle interpretazioni negative degli encratiti radicali cristiani.9 Motivazioni fortemente astensionistiche in senso sessuofobo circolano infatti in modo evidente nei gruppi giudeocristiani dei primi secoli. Benché astensionisti ed encratiti siano combattuti dai gruppi impegnati a organizzare l’identità cristiana come centro di un potere politicamente influente confrontandosi e poi entrando nella struttura dell’impero romano,tracce dell’atteggiamento astensionista in senso sessuofobo sono evidenti . Evidente risulta il sospetto che circonda il corpo- il corpo femminile anzi tutto- come causa della situazione degradata dell’umanità attuale. Oltre la “colpa” di Eva che persuase Adamo a mangiare ciò che era proibito,sono pericolose le “figlie degli uomini “ tutte le donne che con la loro bellezza hanno fatto cadere anche gli angeli ed hanno introdotto nel mondo il peccato per eccellenza ,il desiderio. Il libro di Enoch le cui parti più antiche risalgono al III a.C era ben noto negli ambienti cristiani .Nella parte detta Libro dei Vigilanti la storia del male nel mondo inizia proprio dall’innamoramento degli angeli . Sono duecento guidati da Semeyaza in aramaico semihayaz “ il mio nome ha visto”E lui che dice ai confratelli Venite scegliamoci delle donne tra le figlie degli uomini e generiamoci dei figli” L’angelo sa che è un grande peccato e fa agli altri un patto di fedeltà .Gli angeli si scelgono le donne , le frequentano,le mettono incinte ed insegnano loro le “arti magiche “insegnarono ad esse incantesimi e magie e mostrarono loro il taglio di piante e radici “ . Passo molto interessante che rimanda a quelle pratiche di “magia” ed erboristeria “tradizionalmente “ note già nel mondo greco –romano precristiano e attribuite alle donne, figure mitiche ( come Circe e Medea ) ma anche figure contemporanee . Dalle donne e dagli angeli nasce la prima stirpe degradata ,i Giganti che cominciano a depredare la terra e gli uomini sino a quando la terra in rivolta denuncia il suo stato agli angeli rimasti in cieli e questi supplicano l’Altissimo di intervenire. Il libro di Enoch sarà esplicitamente citato dal cristiano Tertulliano nell’opuscolo di consigli sul come vestirsi dedicato alle “consorelle” femmine. I noti passi delle epistole di Paolo ( Ephesii 5,21-33 ;Colossesi 3,18 )che sottolineano il ruolo necessariamente subordinato,“velato“ della donna mostrano quanto il sospetto verso il femminile poteva assumere un aspetto normativo imposizione di un certo comportamento in pubblico- anche nella costruzione dell’etica cristiana 10. I passi paolini sembrano in contraddizione con le aperture al 9 Sulla definizione di teurgia e la sua effettiva pratica come modalità di ascesa dell’anima o come tecnica di controllo delle entità extraumane vedi C.van Lifferinge La Théurgie des oracles Chaldaiques à Proclos ,Liegi 1999 10 Paolo ,Eph. 5,21 “ Siate sottomessi gli uni agli altri nel timore di Cristo.Le mogli siano sottomesse ai mariti come al Signore .Il marito infatti è capo della moglie come anche Cristo è 10 mondo femminile presenti nei vangeli sinottici ,in particolare in Luca 7,39 , Giovanni 4,27, richiamati nel capitolo V della Mulieris dignitatem di Giovanni Paolo II .11 La “modestia” nel comportamento e nell’abito è esplicitamente richiesta alle donne come segno e come mezzo per evitare ai maschi la tentazione. Quella tentazione che si poteva combattere anche nel mondo cristiano con la castrazione preventiva . Giustino (+165) importante autore della patristica racconta nella sua Apologia un episodio significante (I,9 ) : un giovane cristiano aveva chiesto al prefetto romano di Alessandria il permesso di farsi castrare mentre gli imperatori Domiziano ed Adriano avevano emesso editti di divieto della castrazione.Non avendo ottenuto il consenso il giovane sceglie comunque la sfida dell’autocontrollo attraverso il celibato e la castità Un secolo dopo Clemente Alessandrino (+215),altro importantissimo rappresentante del primo cristianesimo greco commentando il passo di Matteo sull’eunuchismo rimprovera quella che per lui è interpretazione sbagliata di Basilio che nelle parole di Cristo aveva visto una esortazione a fuggire con ogni mezzo la sessualità ,anche nel matrimonio. Clemente spiega il passo inquadrandolo nel contesto della proibizione del divorzio che introduce la vera novità “sacramentale” cristiana che nella monogamia e nell’indissolubilità del vincolo matrimoniale legittima la sessualità limitandola solo ai fini della procreazione. La sessualità procreativa manifesta il rispetto per la creazione divina . Non si può respingere l’opera di Dio anche se la situazione della sessualità è esplicitamente vista come legata alla caduta, alla cacciata dall’Eden alla colpa dei protoplasti , Adamo ed Eva ed in particolare di Eva. Troviamo lo stesso atteggiamento in un altro autore della patristica Ireneo di Lione che combatte le posizioni degli eretici entratiti rimproverando il mancato riconoscimento del valore centrale della creazione .La creazione presuppone il disegno divino della procreazione. Taziano detto il Siro (uno degli apologisti encratiti della fine del II d.C.). nel Diatesseron ( “sintesi dei quattro vangeli “) presenta una versione modificata del passo di Matteo (19,1-9) : l’unione in una sola carne ,giustificazione dell’indissolubilità del legame matrimoniale ) sarebbe invenzione di Adamo. Si correggono i primi capitoli del Genesi : gli angeli sono stati creati prima di Adam prima della coppia umana .Entrambe le categorie hanno la libera decisione di scegliere i consigli del Logos che avendo la preveggenza suggerisce ciò che è bene e ciò che è male .Ma Adamo ed Eva hanno dato ascolto a un protogonos più astuto di tutti , una figura angelica che si profila come il conduttore delle schiere angeliche ribelli a Dio . Attraverso un excursus sul destino astrale demonico al quale gli uomini capo della Chiesa ….E come la Chiesa sta sottomessa Cristo così anche le mogli siano soggette ai mariti in tutto.E voi mariti amate le vostre mogli come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei per renderla santa ,purificandola per mezzo del lavacro dell’acqua accompagnato dalla parola a fine di farsi comparire dinanzi la sua Chiesa tutta gloriosa ,senza macchia né ruga ,ma santa e immacolata “ – Paolo,Colos 3,18 : Voi mogli siate sottomesse ai mariti ,come si conviene ,nel Signore. Voi mariti amate le vostre mogli non inaspritevi con esse 11 In Luca il celebre episodio del perdono della peccatrice credente e in Giovanni ,l’incontro con la Samaritana presso il pozzo di Giacobbe. 11 non si possono sottrarre Taziano finisce con l’invito alla rinuncia del mondo con una complicata interpretazione della situazione antropologica che troviamo altrove con molte varianti ricorrente nella letteratura patristica . Taziano riprende l’esegesi dei primi paragrafi del Genesi sulla creazione della prima coppia : l’uomo ha l’eikon e la homoiosis ,immagine e somiglianza con Dio ma solo a livello dello pneuma ,qui inteso come intelletto –nous -spirito superiore che lo rende immortale e lo distingue dalla psyché ( anima) che gli conferisce la potenza animale zotiké ,quella che lo fa vivere . L’uomo se vuole avere l’unità dell’immagine e della somiglianza con dio deve abbandonare la situazione “animale”. Da ciò la valutazione assolutamente positiva della scelta antisessuale e antimondana. Il modello di Taziano si allinea alla tripartizione di Paolo tra corpo-anima –spirito.La vita sta solo nello spirito. Lo spirito che è pneuma identificabile con il nous è maschile , l’anima psyché è femminile. Taziano fonda in Siria verso la fine del II secolo un gruppo encratita stretto basato sulla scelta del rifiuto delle nozze ma anche della carne e del vino. Un sobrio regime che rientra nella strategia significante delle regole alimentari, ancora nonostante tutto da studiare nelle sue implicazioni . La figura di Taziano apre la numerosa serie di autorevoli “padri “. autori della patristica greca e romana apertamente coinvolti nella interpretazione astensionista . Pesanti attacchi sessuofobi, antimondani e antifemminili si trovano sparsi anche nella letteratura apocrifa cristiana e in particolare nell’intricato mondo degli “gnostici”. Senza approfondire in questo settore ricordiamo che si indica più o meno concordemente con questo nome gli autori di un insieme di speculazioni essenzialmente negative sul cosmo, sul posto dell’umanità nel cosmo ,su Dio. Speculazioni rese note essenzialmente dalla critica degli eresiologi cristiani della patristica e confermate ed arricchite dalla scoperta nel 1945 della biblioteca copta di Nag Hammadi. Evidente nella costruzione del sistema gnostico la speculazione intorno a temi centrali del racconto di creazione dell’Antico Testamento e la riflessione di Platone ,in particolare in quello che è considerato un suo ultimo dialogo il Timeo. Tema centrale la denuncia dello stato di totale degenerazione del nostro mondo frutto di uno scompaginarsi del nucleo divino nella sua pienezza,il pleroma . Questo mondo creazione da parte di un demiurgo stupido o apertamente malvagio contrasta con il dio pleromatico. Causa strumento, anche involontario di questo sfaldarsi del pleroma è esplicitamente una figura femminile , Sophia , Elena,Eden E’una figura femminile che dovrà essere “redenta”e con la sua redenzione potrà ricostruire l’integrità pleromatica perduta. Il rifiuto del matrimonio e della procreazione , la conseguente svalutazione del femminile sono espliciti in diversi Vangeli cosiddetti apocrifi esplicitamente cristiani 12 Sono il Vangelo degli Egiziani ,il Vangelo di Filippo ,il Vangelo di Tommaso dove compare una forte scelta antimondana e antifemminile 12. Nel Vangelo degli Egiziani (citato da Clemente Alessandrino negli Stromata ,III,VI ,45)una donna , Salomè ,chiede a Cristo : fino a quando ci sarà la morte ? Gesù risponde: fino a quando le donne partoriranno. Lo stesso Clemente alessandrino ( Stromata III XIII 9 1-29 ) cita Giulio Cassiano (III sec.d.C.) autore di un testo Perì eunouchias, sulla castrazione Qui si definiscono beati gli eunuchi come albero “non infruttifero”. Allo stesso Cassiano è attribuita la citazione di un logion che riprende quello del Vangelo degli Egiziani :” – la morte cesserà quando si calpesterà la veste della vergogna e “i due diventeranno uno e il maschio con la femmina e non vi sarà né maschio né femmina Enigmatico il rimando al tema dell’androgino . Quale il modello per l’androgino Il maschio più la femmina o l’opposto “debole” nella soluzione dell’ermafrodito ? Nel Vangelo di Tommaso, il logion 22 riprende il tema della indifferenziazione . “Si potrà entrare nel regno dei cieli solo quando farete di due una cosa sola ,l’interno come l’esterno,e la parte sopra come quella inferiore,quando ridurrete il maschio e la femmina ad un unico individuo così che il maschio non sia maschio e la femmina non sia femmina “ Tuttavia l’indifferenziazione non è il fine . L’ultimo detto del Vangelo di Tommaso ( 114) propone il processo di unificazione necessario come un passaggio dal femminile –segno della dualità –al maschile segno dell’uno. A Simon Pietro che dice : Maria se ne vada da noi perché le donne non meritano la vita “ Gesù risponde: La trarrò così da renderla uomo. Così anche lei diventerà spirito vivente ,simile a voi uomini :Ogni donna che si fa uomo entrerà nel regno dei cieli “ Solo l’uomo dunque è colui che può capire il valore della sintesi astensionista . Si delinea il valore essenziale del monachos ,colui che sta solo, modello dell’ascesi cristiana Il “solitario” comprende il valore delle parole del Cristo e rinuncia ad ogni legame. Al matrimonio ,alla procreazione ,ma anche alla sessualità cioè all’uso del proprio corpo. Tuttavia nella proiezione del monachos , situazione di chi sa stare solo, entrano di prepotenza anche donne che nella rinuncia al proprio corpo si fanno uomini veramente virili. L’aspirazione all’ideale della vita casta, nel senso etimologico, di astensione può giustificare la castrazione . La castrazione- rinuncia al pungolo della sessualità , può essere scelta come strumento per aiutare il cammino alla perfezione Origene (III d.C.) un grande dottore della Chiesa si castra a 18 anni richiamandosi agli altri cristiani che già avevano compiuto questo atto (Commentarium in Matthaeum 15, 3).La sessualità ha giustificazione solo a fini procreativi . In questa prospettiva si giustifica persino l’incesto secondo l ‘esempio delle figlie di Lot che 12 I testi dei vangeli giudeo cristiani e gnostici apocrifi sono presentati in traduzione italiana con pertinente introduzione da M.Erbetta,Gli apocrifi del Nuovo Testamento , vol.I Casale Monferrato 1982 13 si uniscono al padre con l’inganno perché è l’unico mezzo per avere discendenza (Origene in Genesim Homiliae ,n.4). La teologia negativa della sessualità è esplicita in altri autori della patristica Gregorio di Nissa afferma che Adamo ed Eva non conoscevano la sessualità . Solo il peccato ha portato al regime sessuale. La riproduzione nell’Eden sarebbe altrimenti avvenuta per altra via , una via angelica.(De opificio hominis 17). Dio creatore , nella sua onniscienza – è un dato molto importante -sapendo che l’uomo avrebbe rinunciato alla vita angelica aveva dotato il corpo umano della sessualità animale. Gregorio interpreta così i due versetti della Bibbia “ Dio li creò, l’uomo a immagine e somiglianza -come uomo e donna li creò ( Gen 1,27). Gregorio in IV secolo con un cristianesimo trionfante nel quadro dell’impero romano accetta la legittimità del sesso ma sottolinea che è ammissibile solo per la riproduzione. Rimane l’aspirazione “escatologica”,la proposta per il nuovo paradiso, che comporta il ritorno alla vita angelica dove Eva, era solo l’amica di Adamo. La sessualità risultato del peccato, della colpa quindi della pena, sarà abolita. Giovanni Crisostomo ,vescovo di Costantinopoli nel 398 , difensore della scelta monastica e della vita ascetica come modalità di perfezione giustifica comunque il matrimonio come luogo della sessualità controllata . Nel De virginitate (17-19 ) sostiene che il matrimonio,cioè la sessualità anche non solo ai fini della procreazione ,è il rimedio - come dice Paolo-alla sfrenatezza istintuale. Una sfrenatezza che poteva constatare dal momento che egli stesso denuncia gli abusi di incontinenza anche in ambienti ecclesiastici L’appunto riguarda le “virgines subintroductae” ,ragazze coabitanti in modo non chiaro con sacerdoti .Crisostomo comunque con il suo richiamo a Paolo contraddice ciò che fino al 1983 era ancora scritto nel codice di diritto canonico cattolico per il quale “fine del matrimonio è la procreazione “.! Ambrogio , vescovo di Milano difende lo statuto eminente della verginità e l’astensione dalla sessualità .Sostiene che valorizzazione della verginità è dovuta al cristianesimo. Questo non è esatto. La verginità è statuto molto valutato nell’ambito del politeismo greco e romano .Tuttavia è vero che il cristianesimo ne ha fatto la sua virtù Basti pensare alla figura di Maria vergine,immune dal peccato, come modello ideale , nuova Eva salvatrice ( Epistola 63,32 ). Anche se il valore specifico della verginità di Maria attraverso la maternità ha una precisa e complessa valenza teologica. Maria come madre del Figlio di Dio non può non essere una madre rigorosamente vergine ! Anche negli Atti Apocrifi degli Apostoli la svalutazione della situazione umana è molto presente 13. Gli Atti di Pietro con Simone raccontano il contrasto dell’apostolo con il celebre mago Simone considerato un iniziatore gnostico avversario di Pietro. Come negli Atti di Filippo l’apostolo crocifisso a testa in giù dichiara di rappresentare l’uomo caduto a terra testa che solo la croce ha salvato. Ma per ottenere salvezza bisogna traduzione italiana e presentazione della problematica accessibili in M. Erbetta Apocrifi del Nuovo Testamento,vol II Torino1966 ) 13 14 liberarsi dalla concupiscenza, dalla sessualità, anche dal cibo che porta alla sessualità come carne e vino. L’invito alla castità accompagna la conversione. E’interessante che per le donne la conversione e l’adozione del regime di enkrateia suggeriscano anche la modifica dell’aspetto la scelta di vestirsi da uomo. Il cambiamento di abito nel senso di una mascolinizzazione dello stato di virtù è molto frequente : Tecla (negli Acta Pauli et Techlae ) ; Catarine e Marianne negli Acta di Filippo .Il concilio di Gangres tuttavia vieterà esplicitamente questi cambi di abito Negli Atti di Tommaso Gesù stesso compare nella stanza di due giovani sposi per impedire la consumazione delle nozze ,”sordida unione “rinunciando alla quale entreranno nella “camera nuziale dell’immortalità”. Il IV secolo vede una grande produzione di trattati “sulla verginità” che viene esaltata come il modello di vita più alto possibile in terra per le donne come per gli uomini. Anche al di fuori dei movimenti eretici,al di fuori delle scelte degli gnostici l’attenzione della ortodossia cristiana per il controllo della sessualità e soprattutto il controllo del comportamento femminile come elemento “demonizzante” è molto spinta. Le donne sono fatte esplicitamente responsabili nei riguardi degli uomini che possono andare per causa loro incontro a perdizione . Un tema che ritorna con insistenza anche nella elaborazione della restrittiva etica islamica . Nella Historia Lausiaca interessante diario di viaggio che Palladio compie tra eremiti,anacoreti penitenti solitari che si potevano incontrare in Egitto ,in Siria,in Asia Minore ,scritto intorno al 420 d.C. abbiamo una testimonianza dal vivo della diffusa ricerca di fuga da questo mondo come fenomeno diffuso . Importante la testimonianza di una giovane ,Alessandra, che si segrega in una cella sottraendosi ad ogni possibilità di essere vista per non indurre in tentazione il suo innamorato. Esempio “umile “ di virtù femminile tra i modelli dei grandi “atleti” dell’ ascetismo, tutti maschi come gli stiliti Simeone e Daniele . Per le donne vale comunque l’autocontrollo nel quotidiano .Da ciò il richiamo esplicito alle modalità del come vestirsi e del come comportarsi perché nel loro apparire le donne devono essere consapevoli di portare su se stesse la colpa di Eva che fece cadere Adamo e la colpa delle loro antenate ,le figlie degli uomini che fecero cadere gli angeli. L’importanza data alla gestione del corpo rispetto l’esercizio della sessualità spiega tutta la serie di interventi che la chiesa si arroga sin dagli inizi sulla regolamentazione della famiglia e della procreazione. La Chiesa ufficiale deve comunque condannare le posizioni estreme degli “eretici “ . Clemente Alessandrino deve condannare lo gnostico Basilide e Taziano nei loro enunciati contro il matrimonio (Stromata III, 12; 89) sostenendo quello che rimane un leit motiv della morale cristiana:l’esercizio della sessualità è peccato se non finalizzato alla procreazione. “Non è cosa giusta se uno indulge al piacere amoroso ed è avido di soddisfare i suoi desideri e tanto meno se si abbandona a passioni irragionevoli coltivandone il 15 desiderio e contaminandosi. A chi è sposato è consentito come al contadino di spargere il seme solo se è il tempo della semina” (Pedagogo II, 10, 102, 1) Il rigore di Clemente continua insistendo nei particolari sulle modalità del rapporto sessuale anche coniugale precisando la responsabilità del marito, che non deve avere con la propria moglie rapporti come quelli che si hanno con una prostituta. Si apre così in modo esplicito quella via alla doppia morale –ben presente anche nella tradizione veterotestamentaria -che riconoscendo la realtà della prostituzione divide radicalmente il modello femminile e sottintende il riconoscimento indiretto di una opzione comportamentale riservata al maschio (Pedagogo II, 10, 99, 3). Ancora, Clemente ritiene non opportuno il rapporto con la donna incinta, non perché impura ma perché in situazione non fertile (Pedagogo II, 92, 2)! Così è ritenuto non opportuno un rapporto sessuale tra coniugi anziani, non più atti alla procreazione (Pedagogo II, 95, 3). Sempre ancora Clemente ricorda la necessità di padroneggiare l’organo dei rapporti sessuali come si padroneggiano gli altri organi del corpo, mani e piedi. con riferimento all’esercizio di autocontrollo raccomandato dai filosofi storici (Pedagogo II, 10, 9, 2). . Ritiene che il matrimonio doveva essere accettato solo come mezzo per impedire l’estinzione della specie.In questa ottica Origene definisce molto più casto l’incesto delle figlie di Lot, che si uniscono al padre per procurarsi una discendenza, piuttosto che unioni coniugali consumate solo per il piacere (In genesim Homiliae 5, 4). Gregorio di Nissa, fratello minore di Basilio il Grande, pone per primo il problema per così dire “mitico” : quale era lo statuto della sessualità per la prima coppia, Adamo ed Eva? La risposta prevede che la riproduzione prima del peccato originale sarebbe avvenuta alla maniera degli angeli, che si riproducono al di là del sesso (De opificio hominis 17). Gregorio precisa ancora attraverso un’analisi di approfondimento del testo biblico dove si narra la creazione della prima coppia che la sessualità espressa nel passo del Genesi I, 27 “come uomo e donna li creò” deve essere considerata un’aggiunta successiva e non strutturale al primo enunciato: “Dio creò l’uomo a sua immagine e somiglianza”. Gregorio giustifica il sesso in quanto voluto da Dio in previsione del peccato originale, quando, dopo la caduta inevitabile , la procreazione ottenuta sessualmente diveniva il solo mezzo per lottare contro la morte (Oratio catechetica magna 28). Soltanto dopo il peccato originale comincia infatti secondo Gregorio la fase animalesca dell’uomo attuale. Se fosse rimasto a immagine di Dio, l’uomo sarebbe rimasto libero dalle passioni e sarebbe rimasto nello stato di chi, “sprovvisto di ogni vestito di pelli, guardava con fiduciosa sicurezza il volto di Dio e non giudicava ancora il bene secondo il gusto e la vista suoi, ma trovava piacere solo nel Signore, e a questo fine si serviva dell’aiuto della moglie che gli era stata donata” (De Verginitate 12)Solamente la fine del mondo potrà restituire la forma di vita angelica dei primi tempi. Con la resurrezione infatti i risorti non si sposeranno né saranno sposati (De opificio hominis 17). Ritroviamo la stessa posizione in Giovanni Crisostomo, il Boccadoro, morto nel 407. Nel paradiso Adamo ed Eva vivevano come angeli , “non c’era alcun desiderio del coito, non c’erano né concepimento né doglie né nascita né qualsiasi altro genere 16 di corruzione”. La donna era aiuto per Adamo nel senso di agire dando molta consolazione (Homiliae in genesim 15, 3, 4). Il peccato originale costò ad Adamo ed Eva anche la perdita della verginità introducendoli ad una vita piena di dolore e di fatica, nella quale c’è il matrimonio, e “questo corpo mortale e da schiavi” che li costringe alla sessualità (De verginitate 14;17; 19 - Homiliae in genesim 18). Nella situazione attuale gli uomini devono prendere moglie per sfuggire la fornicazione, come afferma l’apostolo Paolo (I Corinzi 7, 3) Ricordiamo che sino al 1983 nel Codice di Diritto Canonico della chiesa cattolica attivato nel 1917 da papa Benedetto XV stava sempre scritto che la procreazione è il primo fine del matrimonio. Anche per Ambrogio, il famoso vescovo di Milano (+ 397) la verginità volontaria è la prima virtù cristiana. In realtà Ambrogio commette un palese errore assegnando solo ai cristiani la valorizzazione dello statuto virginale .La parthenia ,la verginità anche se non intesa solamente in senso fisico ,è considerata uno modello di grande valore anche nel mediterraneo mondo “pagano”come dimostrano gi statuti particolari delle dee vergini greche , Athena Artemis e Hestia .Per il mondo romano ricordiamo il ruolo del sacerdozio romano delle vergini Vestali alle quali viene affidato il compito simbolico di vegliare sul fuoco del focolare centro della respublica compito che nel contempo le affrancava dalla tutela della famiglia rendendole tra le donne romane le sole in grado di testare sui iuris .Ed il tema andrebbe ovviamente approfondito . Ambrogio è palesamente non corretto quando afferma che la verginità è virtù “di nostra esclusiva proprietà. Essa manca ai pagani, non è praticata dai popoli che vivono in uno stato di natura selvaggio. Non c’è da nessuna parte essere vivente presso cui essa sui trovi. Noi respiriamo tutti la medesima aria, abbiamo in comune il modo di essere del corpo terreno, non ci differenziamo dagli altri nella nascita, tuttavia soltanto in ciò ci sottraiamo alle meschinità di una natura per altro comune a tutti, dal momento che la castità verginale apparentemente stimata dai pagani, è in realtà da loro offesa, benché sia posta sotto la protezione della religione, dai selvaggi è perseguitata o neppure conosciuta” (De virginibus I, 3). Si deduce ovviamente da queste affermazioni che Ambrogio si schieri tra i primi sostenitori della necessità per i sacerdoti di rinunciare a qualsiasi rapporto sessuale con le proprie mogli (De officiis ministrorum I, 50, 248). Ambrogio sottolinea il valore delle donne che scelgono di condurre una vita ritirata dedicata al mantenimento della verginità.Nell’ottica della supervalutazione dello statuto virginale Ambrogio contribuisce anche fortificare il tema della verginità di Maria anche post-partum andando contro l’”eresia” di Gioviniano e dei suoi seguaci che dubitavano di questo. Gioviniano fu condannato durante un sinodo convocato a Milano L’imperatore Teodosio lo fece fustigare con flagelli di piombo ed esiliare in un’isola. Le notizie sono registrate da Girolamo, che descrive la morte di Gioviniano come un vomito dell’anima tra fagiani e carne di maiale. Ambrogio sottolinea comunque il carattere di onere del matrimonio e del suo valore solo di remedium per chi non riesce a salvarsi altrimenti (De viduis 2, 12). 17 Ancora Ambrogio condanna il rapporto sessuale consumato in una situazione non adatta alla procreazione. Nell’Expositio evangeli secundum Lucam I, 44 fare sesso con una donna incinta è un comportamento peggiore di quello che guida l’istinto della conservazione presso gli animali. “Gli animali non appena si accorgono che il loro utero è pregno non si abbandonano più al rapporto sessuale e alla brama dell’amante ma assumono le funzione di genitori. Gli uomini invece non conoscono nessun riguardo né nei confronti di chi è stato concepito né nei confronti di Dio. Il primo lo rendono impuro e il secondo lo esasperano. Frena la tua intemperanza e guarda le mani del tuo creatore che plasmano un uomo nel grembo materno. Egli è all’opera e tu vuoi disonorare la tranquilla santità del grembo materno attraverso la voluttà? O prendi a modello gli animali o temi Dio.” Nello stesso testo Ambrogio aveva messo in guardia i coniugi anziani dall’avere rapporti sessuali quando non c’è più speranza di avere figlioli: “Quanto più vergognoso sarà per la gente anziana un comportamento che la stessa gioventù prova imbarazzo a confessare. Ci sono giovani coniugi che per timore di Dio mortificano il loro cuore nella continenza e subito dopo che hanno avuto la prole si astengono da queste azioni proprie della giovinezza”. Lo stesso tema è sostenuto da Girolamo nel Commentarius ad Ephesios III, 5, 25. Nel 382 Girolamo fondò a Roma un circolo ascetico di matrone ricche e nobili votate alla castità. Poco dopo questo circolo di donne sotto la guida di Eustochio, figlia della nobile vedova Paola si trasferì con Girolamo a Betlemme dove furono fondati due primi monasteri, uno femminile e l’altro maschile. Le regole per questi primi gruppi monastici si riassumono nella presentazione dei valori della verginità che diventa modello mariano per eccellenza, contenute nello scritto Adversus Helvidium de Mariae verginitate perpetua. Qui si prende posizione contro Elvidio che parlava dei fratelli e delle sorelle di Gesù mettendo in dubbio la perpetua verginità della madre del Cristo. I dubbi sulla verginità di Maria costituiscono un elemento costante delle controversie mariane. Insieme ad Elvidio viene attaccato Gioviniano contro il quale Girolamo scrisse un libello Adversus Iovinianum, che nell’esaltazione della verginità arriva al totale ripudio del matrimonio chiamando in causa un’espressione tratta dalla I epistola ai Corinzi 7, 1 di Paolo, nella quale si afferma “E’ cosa buona per l’uomo non toccare donna”. L’argomentazione sulla frase di Paolo dice “E di conseguenza è qualcosa di male toccare una donna. Tuttavia si deve accondiscendere al matrimonio solo per evitare qualcosa di peggio. Ma quale valore si può accordare ad un bene che viene concesso per evitare il peggio?” A commento Girolamo cita la frase di un certo Sesto, proveniente da una raccolta pagana che suonava così: “chi ama troppo appassionatamente la propria moglie è comunque un adultero”. L’avversione alla sessualità non è solo cristiana .La ritroviamo nella scuola stoica attribuita anche al filosofo Seneca . Il tema è ripreso da Tommaso d’Aquino nella sua Summa Theologiae II Q. 54 A.8 dove l’amore passionale anche coniugale equivale ad adulterio. Il tema fu ripreso da Giovanni Paolo II nell’udienza generale dell’8 ottobre 1980, pubblicato in Der Spiegel n. 47, p. 9. 18 Tutte queste premesse propongono una morale fondamentalmente per “casti” e giustificano l’uso del corpo sessuato solo come mezzo per evitare l’estinzione della stirpe in attesa del giudizio e ridimensionano anche le problematiche che riguardano la responsabilità rispetto i procreati. Si riorganizza così da un punto di vista giuridico anche il problema dell’infanticidio nelle sue varie forme e si ridisegnano le responsabilità dirette del padre e soprattutto della madre. Per quest’ultima diventa imperativo anche il problema dell’aborto e della contraccezione ,problemi variamenti elusi ,anche se non assenti, nei vari codici del mediterraneo e del vicino oriente precristiani. Sappiamo che solamente nel 374 d.C. un editto conservato nel Codex Justinianus dichiara reato l’esposizione dei bambini appena nati. La pratica in realtà era molto diffusa ed anche sanzionata in diverse “leges sacrae” prescrizioni particolari per l’accesso a santuari di divinità varie ben presenti nel Mediterraneo precristiano dove troviamo prescrizioni in materia etica molto interessanti14 Il filosofo Seneca nel De ira trova giustificabile l’affogamento dei neonati deformi (De ira I, 15). Svetonio nella Vita di Caligola afferma che l’esposizione dei neonati è un fatto a discrezione dei genitori. Comunque la legislazione romana repubblicana affidava al pater familias il diritto di decidere sulla vita dei nati . Una legge precisa – riferita da Dionigi -obbligava il padre ad allevare tutti i figli maschi ma solo la figlia femmina primogenita !(Dionigi di Alicarnasso II 15-27) Plutarco ricorda che nella famosa legislazione di Sparta attribuita a Licurgo, legislazione che sarebbe stata se non dettata certo dalla stessa Pithya,la sacerdotessa prophetis dell’Apollo di Delfi, i neonati deformi, giudicati inadatti dagli anziani della comunità venivano precipitati dal monte Taigeto perché non fossero di peso. Comunque le madri facevano passare i loro neonati in un bagno di vino per eliminare quelli non sufficientemente robusti (Vita di Licurgo 16). Anche in questo caso, come per l’aborto e la contraccezione gli interventi di questo tipo maturano al di fuori di aree di legislazione effettiva delle città . Le cosiddette Leggi sacre del Mediterraneo che riguadano codici di accessi a vari santuari contengono invece a partire dal III a.C. varie ingiunzioni a riguardo. Risulta interessante per quanto riguarda l’infanticidio, la sua proibizione quanto dice lo storico romano Tacito (Historiae V, 3-13), in un lungo ( malevolo) excursus sugli ebrei.La proibizione dell’infanticidio sarebbe una legge particolare di questo popolo. Gli ebrei considerano infatti una colpa uccidere qualcuno dei loro figli poiché si preoccupano di moltiplicare il numero dei loro discendenti. Sempre nello stesso passo Tacito accenna anche ad una natura molto sensuale degli ebrei, che evidentemente va incontro al desiderio di avere tanti figli.Stranamente tuttavia lo stesso Tacito, che considera l’attenzione alla prole degli ebrei un fatto disdicevole,di un popolo dedito alla “superstizione”, celebra la vocazione alla prolificità dei Germani, che 14 Sul tema vedi Chirassi Colombo I Tra nomoi e Nomos Oscillazioni di etica mediterranea in Dynasthai Didaskein Studi in onore di Filippo Cassola ,Trieste ,2006 111-126 19 considerano una colpa porre un limite al numero dei figli o eliminare uno dei figli cadetti (Germania 19). Un forte attacco all’aborto e all’uccisione dei neonati da parte delle comunità ebraiche si trova comunque in una fonte per così dire diretta, negli scritti di Filone di Alesssandria, ebreo - contemporaneo di Gesù Cristo - noto rappresentante della comunità della sua città, erudito di lingua e cultura greche e uomo politico . Filone denuncia apertamente l’uccisione dei bambini molto diffusa preso vari popoli pagani (Sulle leggi particolari 3, 20, 113). Il rifiuto della pratica dell’abbandono neonatale – atto preliminare dell’infantcidio-è presente anche nell’Apologia I, 27 di Giustino martire: ma la preoccupazione riguarda non tanto la sopravvivenza quanto il destino “morale “dei bambini per il fatto che la maggior parte dei bambini esposti finiscono avviati alla prostituzione. Solo secondariamente si teme che possano rischiare di morire. L’uccisione del neonato o l’esposizione è stigmatizzata in ogni caso come pratica presso i pagani rifiutata dai cristianesimo . Così Lattanzio nelle Divinae Institutiones 5,19,15 redatte intorno al 304-13 d.C. quando il cristianesimo non aveva ancora lo statuto di religio licita .Siamo prima del concilio di Nicea del 325. L’abbinamento aborto e infanticidio ritorna tuttavia condannato in vari testi cristiani anche precedenti . Nella Lettera di Barnaba si dice espressamente che non si deve uccidere il feto né con l’aborto né dopo che è nato (19, 5). Atenagora nella Supplicatio pro Christianis definisce assassine le donne che abortiscono e ricorda come i cristiani proibiscano l’esposizione dei bambini. Stesso abbinamento aborto = infanticidio si trova nella Apologia 9, 7 di colui che è considerato il primo rappresentante della patristica latina, Tertulliano: “Ai pagani uccidere è abituale uccidere i neonati annegandoli, esponendoli al freddo, alla fame, ai cani. Ai cristiani , cui l’omicidio è stato proibito sempre e comunque non è consentito uccidere il feto neppure nell’utero materno. Non vi è differenza infatti se si uccide uno già nato o se lo si uccide mentre sta nascendo.” Stesse immagini ritornano negli scritti di Minucio Felice (Octavius 30, 2): “Vi vedo esporre alle fiere e agli uccelli rapaci i figli neonati. A volte li uccidete strangolandoli in maniera crudele. Vi sono anche alcune madri che con medicine e pozioni uccidono nel loro corpo il germe di vita futura e commettono infanticidio prima di aver partorito.” Ambrogio più sottilmente distingue tra esposizione praticata dai poveri (o da chi si trova in necessità come raccontano i molti miti “eroici” di esposizioni di bambini destinati poi a grandi destini, a cominciare da Mosè o da Romolo e Remo..) e aborto praticato essenzialmente dai ricchi. Questi ultimi “uccidono il frutto del proprio corpo affinché i loro beni non finiscano divisi tra molti e annientano con bevande simili a veleni i figli che stanno ancora nel grembo materno. E prima che sia trasmessa, la vita è annientata” (Hexaemeron 5, 18, 58). E le ambiguità si accumulano. Nella legislazione romana repubblicana conosciamo almeno una legge che poteva essere considerata come diretta contro l’aborto e la contraccezione: si tratta delle 20 Leggi cornelie De veneficiis promulgate da Silla nell’81 a.C.. Venivano proibite tutte le pozioni usate sia come mezzi di potenziamento della virilità e della fertilità ma sia anche come abortivi e contraccettivi. Le leggi stabiliscono la pena capitale nel caso della morte dell’uomo o della donna così avvelenati. Si tratta quindi di una tutela degli adulti e non dei feti. Conosciamo una legge sull’aborto promulgata dall’imperatore Settimio Severo e da Caracalla, ma riguarda solamente l’aborto provocato da una moglie in ambito matrimoniale, come “furto” ai danni del marito e della sua legittima prole. Una donna libera era invece autorizzata ad abortire se lo voleva. E’interessante comunque ricordare che l’aborto compare come reato anche nell’antico codice di Hammurabi, ma la punizione è in realtà per l’uomo che causa un aborto maltrattando una donna incinta! (LH 209-214 Roth) Un primo documento considerato cristiano – ma i problemi sul testo sono moltissimi - nel quale insieme ad altre importanti regole etiche si condanna l’aborto è la Didachè o Dottrina dei dodici apostoli (II sec. d.C.). Nel testo chi procura aborto deve essere considerato un assassino che uccide l’immagine di Dio nel corpo della madre (5, 2). L’etica cristiana rivendica così una posizione antiabortistica precisa . Nel Sinodo di Elvira (Spagna, inizio del IV sec.d.C) l’aborto è condannato con la scomunica perpetua. Nel sinodo di Ancira (Ankara 314 d.C.) si stabilisce che le donne che abortiscono devono essere punite con dieci anni di penitenza ecclesiastica. Nelle Costituzioni apostoliche (IV sec.) la condanna è solamente per l’uccisione del feto che ha già preso forma (7, 3, 2). Secondo i Canoni di S. Basilio (seconda metà del IV sec.) la condanna è per ogni tipo di aborto indipendentemente dal grado di sviluppo del feto. Le modalità di organizzazione dello specifico del reato rimangono altamente contenziose . Da ricordare le considerazione sulla fisiologia fetale trattate con precisione rispetto il problema dell’anima da Aristotele: il feto maschile si “anima “40 giorni dopo il concepimento e quello femminile non prima di 90. In precedenza il feto ha un’anima vegetale ed acquista solo dopo quella animale (Historia animalium 7, 3, 583 b). Da ricordare che le regole di impurità per la donna partoriente elencate nel Levitico (12, 1-5) prevedono 40 giorni per un figlio maschio, 80 per una femmina. Il Vangelo di Luca (2, 22) dice che Maria rimase impura secondo la Legge ebraica per 40 giorni). Il predicatore Giovanni Crisostomo (IV sec. d.C.) si scaglia contro coloro che uccidono i neonati o sopprimono l’inizio della vita, alludendo chiaramente a infanticidio o aborto o anche contraccezione. In particolare, per quanto riguarda la contraccezione, coinvolge la condanna con quella della prostituzione : gli uomini che cercano le prostitute spargono il loro seme “là dove il campo tende a distruggere i frutti, dove si usano tutti i mezzi contro la gravidanza, dove si desidera l’omicidio prima della nascita.” Nell’ottica di Crisostomo la prostituta è anche un’assassina. Coloro che vanno con le prostitute obbligano queste donne a fare qualcosa che è peggiore dell’omicidio “Queste donne 21 non uccidono ciò che ha preso forma, ma impediscono che esso prenda forma. A costoro Crisostomo rivolge l’interrogativo: “Disprezzi tu il dono di Dio e ti metti in contrasto con le sue leggi? Trasformi l’atrio della nascita in un atrio di massacro? La donna, creata per perpetuare la vita si trasforma per colpa tua in strumento di morte. Inoltre per essere sempre usata dai suoi amanti e desiderata, per poter spillare molto più denaro, è disposta ad un’azione del genere e prepara così la tua rovina. Infatti anche se la rovina viene da lei sei tua d esserne la causa. Da ciò deriva anche l’idolatria: per apparire più graziose, molte donne usano arti magiche, pozioni, filtri d’amore, veleni e numerose altre diavolerie. Persino dopo tale infamia, dopo l’assassinio e la stregoneria, a molto uomini la cosa sembra ancora innocente , persino a molti uomini che hanno moglie, perché vengono preparati dei veleni non a danno del grembo della prostituta ma a danno della moglie offesa (In Epistulam ad romanos homilia 24). la crociata antisessuale di Agostino L’organizzazione sistematica di un’etica antisessuale ufficiale appartiene comunque ad Agostino, morto nel 430, la cui posizione rimane attualissima ancora per la dottrina cristiana contemporanea. Agostino poggia la sua teoria della condanna dell’atto sessuale ponendolo in rapporto diretto con il peccato originale, che ha provocato la dannazione per tutti coloro che non vengono redenti, cioè battezzati nel nome di Cristo. L’atto sessuale in sé contagia il bambino nel momento in cui lo si mette in vita ed esige una attenzione particolare per il feto e il neonato, che si trovano in una situazione di estremo rischio. Nei Sermones 323 e 324 Agostino ricorda un miracolo di resurrezione molto particolare: una madre disperata per la morte del figlio ancora catecumeno, non battezzato, porta il cadavere del figlio al santuario dove c’erano le reliquie di S. Stefano per ottenere la risurrezione momentanea del ragazzo in modo da poter essere battezzato e salvarsi. Il valore contaminante attribuito all’atto sessuale rende conto di molte ambiguità . In ogni caso Agostino sottolinea con forza la necessità di considerare il matrimonio solo come mezzo per la generazione dei figli Questo in particolare contro la dottrina dei manichei, seguaci della gnosi dualista di Mani, che al contrario cercavano di eliminare anche in una situazione matrimoniale proprio la procreazione. Per Agostino la contraccezione è completamente proibita :anzi il rapporto sessuale coniugale non è lecito se non nei tempi considerati fecondi, che anch’egli, condividendo i pareri della ginecologia del tempo,afferma essere il periodo che segue le mestruazioni. Paradossalmente Agostino dichiara la non liceità del suggerimento di unico modello contraccettivo ammesso –recentemente - dalla chiesa cattolica che è quello dell’attenzione ai ritmi naturali. Agostino anzi attacca la “falsificazione” del rapporto coniugale usato in modo arbitrario “contro natura” in diverse opere dove sempre compare la posizione antimanichea. Ad esempio nel De moribus ecclesiae et de moribus manicheorum 18, 65 e nel Contra Faustum 15, 7. 22 Pio XI nella Casti connubii del 1930 cita un passo di Agostino tratto dal De adulterinis coniugiis sui rapporti coniugali adulterini dove si ricorda come illecito e turpe il rapporto sessuale con la propria moglie con intenzionale evitazione del concepimento sull’esempio di Onan, figlio di Giuda, che per questo fu punito da Dio con la morte. In realtà il caso veterotestamentario di Onan con la punizione da parte di Dio del coitus interruptus non riguarda l’atto in sé, ma la violazione di un diritto ereditario che Onan eludeva impedendo alla moglie del fratello morto avere dal fratello vivo discendenza legittima per il fratello morto (Genesi 38)! Agostino oltre i manichei attacca anche i seguaci di Giuliano di Eclano, a sua volta un seguace del vescovo Pelagio. Per costoro il piacere sessuale era considerato naturale, anzi un bene speciale del matrimonio. Per respingere questa affermazione Agostino propone con insistenza la sua interpretazione della vita paradisiaca come una svita senza sesso . In varie opere come il De genesi contra manicheos I, 19; nel De bono niugali 2; o il De genesi ad litteram 3, 21 si propongono diverse interpretazioni sull’amore spirituale, non corrotto dalla “concupiscenza” che nel paradiso avrebbe permesso la propagazione della specie anche senza la sessualità. La sessualità è essenzialmente frutto del peccato ed in particolare si concentra sulla femmina . In una situazione priva di peccato la stessa donna sarebbe non necessaria, neppure come adiutorium aiuto per l’uomo, che in questo caso sarebbe stato meglio rappresentato da un altro uomo. Nei suoi scritti più tardi come il De civitate dei composto fra il 413 e il 426 e nel De retractatione Agostino torna indietro rispetto la dottrina della assenza di sesso nella situazione paradisiaca, ma la procreazione sessuata comunque deve avvenire al di fuori del piacere. Gli organi sessuali sono stati organizzati al fine della procreazione in modo razionale quindi devono essere sottoposti a controllo razionale. Vedi il famoso passo del De genesi ad litteram 9, 10 nel quale si dice: “Se possiamo mettere in movimento le mani e i piedi secondo la volontà per quelle azioni che si fanno per quelle membra senza resistenza con grande facilità, perché non dovremmo supporre che gli organi genitali non diversamente dagli altri al servizio degli uomini avrebbero obbedito al cenno della volontà per procreare se non fosse sopraggiunta la libidine come conseguenza per il peccato di disobbedienza?” Il tema è ripreso in modo anche più esplicito nel De civitate dei 14, 23: l’uomo avrebbe seminato la prole , la donna l’avrebbe accolta con gli organi genitali mossi dalla volontà, quando e nella misura in cui ciò era necessario e non eccitati dalla libidine. L’attacco quindi è a questo punto esplicitamente alla passione, al piacere,a tutto ciò che sfugge all’esercizio della volontà. L’uomo paradisiaco, pur essendo sessuato, era totalmente capace di dominare gli organi sessuali.Era un uomo capace di controllo ! Così scrive in De civitate dei 14, 24: “Ci sono persone capaci di muovere le orecchie sia una alla volta sia insieme, altre che sono capaci di tirare giù sulla fronte tutto il cuoio capelluto e poi di tirarlo indietro. Ci sono alcuni che dopo aver divorato una quantità notevole di cose varie, con una piccola contrazione del diaframma sono capaci di tirare fuori intatta una qualsiasi delle cose divorate come se le togliessero dalla borsa… Come dunque il corpo di alcuni anche ora nella carne corruttibile può 23 obbedire in modo meraviglioso insolito per la natura, quale ragione c’è di non credere che prima del peccato le membra umane non abbiano potuto obbedire alla volontà di generare senza alcuna libidine. In seguito alla disobbedienza a Dio l’uomo ha perso la capacità di obbedire a se stesso. L’attacco al piacere compare ancora in uno degli ultimi scritti agostiniani il Contra duas epistulas pelagianorum I, 17 del 420. Qui si afferma che il piacere avrebbe potuto anche essere presente nella situazione paradisiaca, ma solo quando la concupiscentia carnalis fosse in obbedienza alla volontà di procreare . Nell’ultima parte della sua vita Agostino quindi accetta la possibilità e liceità del piacere ma solo se rigorosamente sottoposto alla volontà ed alla ragione. Il tema del piacere ossessiona tutta la produzione agostiniana e pur accettandolo come condizione anche necessaria per la procreazione, Agostino indica come il piacere sia anche l’origine della maledizione sulla donna come conseguenza del peccato originale; Genesi 3, 16: “Tu partorirai con dolore”. Perciò Maria, che ha concepito Gesù virginalmente, senza sesso, quindi anche senza piacere, partorisce senza dolore perché del piacere non deve vergognarsi (Enchiridion 41). L’esaltazione giustificativa del fine procreativo nel rapporto eterosessuale porta Agostino anche a giustificare la possibilità che un uomo abbia molte donne se quest’uomo vuole approfittare di più opportunità riproduttive. Invece coloro che ricercano una sola donna lo fanno in modo ingiustificato ed egoistico. Nel De bono coniugali 17, 20 questo atteggiamento ritraduce in modo esplicito con l’affermazione che la poligamia non è in contrasto con l’ordine della creazione mentre lo è la poliandria. L’esempio addotto rispecchia la situazione padronale e schiavistica del tempo. Scrive infatti: uno schiavo non ha mai molto padroni, ma ne ha uno solo; invece un padrone ha molte schiave. Noi non abbiamo ancora sentito che le sante donne abbiano servito più mariti contemporaneamente mentre sappiamo che molte sante donne hanno servito un solo marito” . Agostino rimanda così al contratto matrimoniale cristiano che sottolinea la subordinazione della moglie la marito (Sermones 37, 6, 7 e 332 , 4). Al contrario il diritto romano del tempo non prevedeva la subordinazione della donna all’uomo . Il modello della subordinazione femminile come è noto si radica nella dottrina cristiana ad opera essenzialmente di Paolo ed è filtrato dal modello ebraico. In I Corinzi 14, 34 si legge: “Nessuna donna parli nell’ecclesia”, affermazione che esclude perentoriamente ogni donna da qualsiasi forma di alto magistero. Filtra comunque dall’area ebraica e comunque da un’area mediterranea diversificata l’ombra dell’impurità : Agostino richiede l’astensione sessuale nella domenica, nei giorni di festa, nel tempo del digiuno, nelle ore della preghiera e nel catecumenato come tempo di preparazione al battesimo (De fide et operibus 6, 8). Ritroviamo lo stesso atteggiamento in Girolamo, che richiede l’astensione almeno di un giorno per poter accedere in stato di purità all’eucaristia (Epistulae 48, 15). 24 Stessa posizione in Origene, che ritiene temerari coloro che entrano nella chiesa dopo aver avuto un rapporto sessuale (Selecta in Ezechielem 7). Il concetto di impurità legato all’atto sessuale che il cristianesimo deriva ampiamente dal mondo greco-romano dell’epoca non dall’ebraismo-viene enfatizzato e si pone anche alla base della richiesta di celibato casto che contraddistingue ancor oggi la chiesa cattolica. Nelle posizioni estreme dei gruppi cosiddetti encratiti che propongono una interpretazione totalmente svalutata del mondo la donna è colpevolizzata anche in quanto responsabile a monte della riproduzione che attiva quel meccanismo ampiamente sottolineato come inquinante che abbina in questa direzione il parto e la morte. Colpevolizzata per suscitare negli uomini quell’impulso che li porta fatalmente alla sessualità . Al di là delle posizioni antimondane dei gruppi encratiti radicali la sessualità che passa attraverso il corpo femminile è giustificata solo come mezzo di garanzia della sopravvivenza del gruppo per la ripetuta regola che legittimizza il sesso solo a fini procreativi. il velo cristiano In questa prospettiva le indicazioni degli autori della patristica per quanto riguarda il comportamento femminile, anche nelle sue modalità esteriori, sono assai esplicite. Leggiamo nel già citato Pedagogus di Clemente Alessandrino II 33, 2 che la donna deve in ogni circostanza essere velata a meno che non stia in casa. Se si vela il volto non trascinerà nessuno al peccato. Il passo enfatizza la richiesta già presente in Paolo che vuole la donna velata quando partecipa al culto e riecheggia il motivo della pericolosità della bellezza femminile come suscitatrice di tentazioni , provocatrice di quel peccato che si rivela come la base di ogni altro, il desiderio che si traduce nel complesso termine greco di porneia La richiesta esplicita del velo è presente in varie opere “educative” destinate a organizzare il buon comportamento femminile in un ‘ottica che comunque eredita la diffidenza rispetto il comportamento del mondo femminile nel suo complesso ben evidente nelle città greche ma anche a Roma . Da non dimenticare comunque che in epoca ampiamente precristiana nelle città greche,particolari magistrati i gynaikonomoi avevano il compito di sorvegliare il buon costume delle donne. Così a Roma l’ordo matronarum godeva di molti privilegi ma contestualmente era sottoposto a precisi obblighi. In diverse opere i padri si esprimono in maniera precisa sull’aspetto che le donne devono avere in pubblico, sul come devono essere vestite e come devono comportarsi Ricordiamo di Tertulliano avvocato e vescovo di Cartagine grande creatore del lessico latino cristiano due testi molto esplcito sul tema ,il De virginibus velandis e il De culto feminarum. 25 In particolare Nel de cultu dedicato esplicitamente a quella che possiamo definire la “toilette” delle donne ,Tertulliano non manca di richiamare le sue consorelle all’obbligo di riflettere sul loro statuto antropologico, di considerare la loro genealogia .Come figlie di Eva dovrebbero sempre essere piangenti ricordando la prima peccatrice . Inoltre come donne dovrebbero tener sempre presente il disastro provocato proprio dal loro apparire,dalla loro bellezza ricordando quell’episodio della caduta degli angeli raccontato nel testo pseudoepigrafo ebraico detto il Libro di Enoch . La bellezza delle figlie degli uomini ha sedotto gli angeli che sono scesi in terra per generare con loro la stirpe maligna dei Giganti e diffondere la conoscenza delle arti, delle tecniche che alterano l’ordine della creazione. Il testo di 1 Enoch ( attribuito a Enoch settimo discendente di Adamo ed Eva ) conosciuto completo in una versione etiope ma divulgato in varie versioni greche aramaiche,anche latine è un opera databile al II secolo a.C. ed era noto nella comunità di Qumran in epoca precristiana. Si tratta di una complessa serie di rivelazioni in esplicita prospettiva apocalittica , escatologica contenuta già nel capitolo di apertura. La storia futura è l’attesa del giudizio che sarà preparata dall’arrivo del Giusto,il Figlio dell’Uomo. Porterà alla condanna dei cattivi risultato della corruzione del mondo in seguito alla caduta degli angeli trascinati dalla bellezza delle donne .Il giudizio premierà i giusti che hanno resistito al male ,il tutto in uno scenario di totale sovvertimento quando terra e cielo non avranno più riferimenti di ordine cosmico perché sole,luna e stelle saranno usciti dai loro tracciati .Il male attualmente non può essere estirpato perché i Giganti nati dalla carne delle figlie degli uomini e dallo spirito delle creature angeliche rimangono presenti sulla terra e agiscono in modo da sviare l’umanità tutta. Il libro esercitò una vasta influenza nella costruzione di una prospettiva escatologica nella cristianità strettamente legata al problema del bene e della costruzione della moralità .I Enoch rimane centrale per la Chiesa cristiana di Etiopia La responsabilità delle donne nella difesa della morale comune e soprattutto in difesa della moralità maschile che non deve essere messa in pericolo da atteggiamenti provocatori, dall’esercizio della seduzione,è molto evidenziata nelle esortazioni dei padri. L’esortazione comunque non diventa obbligo impositivo del velo come molto più tardi nel mondo islamico dove pur non essendo dispositivo coranico dilaga ed oggi diventa modello spesso di scelta identitaria non pienamente valutata nelle sue conseguenze . L’obbligo del velo è comunque postulato di qualche pio padre come Crisostomo che interpreta un passo dell’Epistola ai Corinzi di Paolo (11, 5) come un obbligo di velatura per la donna (In Epistulam I ad Corinthios Homilia 26). Per Crisostomo la donna deve essere completamente velata . In realtà l’esortazione di Paolo riguarda in particolare la pettinatura che deve essere raccolta in trecce e protetta da un fazzoletto o una retina, questo ovviamente per le donne “per bene”, mentre le “altre” potevano divertirsi con elaborate acconciature stigmatizzate ampiamente nell’attacco ai parrucchieri del De cultu feminarum di Tertulliano. Le altre comunque potevano essere stigmatizzate dai ben pensanti ma ovviamente non punite! 26 Così vengono ritenuti sconvenienti i capelli lunghi e sciolti come quelli di Maria Maddalena, prototipo della prostituta Ma non si uccide la Maddalena per i suoi capelli sciolti Nelle Costituzioni Apostoliche (raccolta di contenuto giuridico e canonico di IV secolo, che confluì in parte nel Decreto di Graziano, formulario per la radicalizzazione del Canone episcopi nella lotta alle streghe nel XII secolo) la volontà degli apostoli vorrebbe che le donne andassero sempre velate per strada. Questa esigenza di velamento per la supposta pericolosità insita nella figura sessuata femminile diventa conferma sul piano pratico dei perché dell’allontanamento del servizio femminile dalla liturgia. Il sinodo di Nimes del 394 proibisce ogni tipo di ministero alle donne attaccando i priscilliani (i seguaci di Priscilla), gruppo eretico che permetteva anzi poneva al centro della liturgia il servizio femminile. Un sinodo della Chiesa d’oriente tenuto a Nisibi (485) proibisce addirittura alle donne di entrare nel battistero e di assistere al battesimo. Gli statuti sinodali di S.Bonifacio, evangelizzatore della Germania (VIII d.C.) proibisce alle donne di cantare in chiesa. Ancora nel XX secolo si proibisce alle donne di essere ministre presso l’altare, proibizione ribadita nel Codex Iuris Canonici confermato nel 1917 da papa Benedetto XV. Il ministrante alla messa non può essere una donna a meno che non manchi un uomo: la donna comunque per nessuna ragione si avvicini all’altare. Nel Nuovo Codice di Diritto Canonico voluto da Giovanni Paolo II si permette la partecipazione di qualche fedele alla messa, dove la non menzione del sesso apre la strada alla possibile partecipazione femminile, ma nel Canone 230*1 si afferma che solo gli uomini hanno diritto ad accedere al ruolo di accoliti che apre il servizio all’altare. La estradizione delle donne rispetto al canto in chiesa che si fa risalire a Bonifacio è stata variamente ribadita anche se Pio XII ha permesso con cautela il canto sacro femminile ma sempre al di fuori del presbiterio (Instructio de musica sacra AAS 48, 1958, 658). Il sospetto riguardo il corpo femminile continua così il sospetto complessivo che percorre una parte almeno del cristianesimo delle origini.Sospetto dal quale non si salva neppure il sacramento matrimoniale Papa Leone Magno (+461) in un’omelia di Natale afferma che solo il concepimento di Maria è senza colpa, mentre tutti gli altri concepimenti sono atti peccaminosi (Sermones 22, 3). Alberto Magno (1193-1280) nelle Quaestiones super de animalibus XV, 11 definisce la sostanza inquinante del corpo femminile in termini fisiologici e costruisce su questa asserzione una serie di affermazioni che costituiscono una specie di guida pratica per l’uomo . Dice Alberto Magno “la donna è meno consona alla moralità dell’uomo perché ha in sé più liquidità dell’uomo. Caratteristica del liquido è di ricevere facilmente e di trattenere male . Il liquido è un elemento facilmente mutevole, perciò le donne sono volubili e curiose.Quando una donna ha un rapporto con un uomo è molto probabile che desideri stare allo stesso tempo anche con un 27 altro. La donna non è affatto fedele. Se tu le dai fiducia ne sarai deluso. Credi a un maestro esperto. Per questo gli uomini avveduti rendono partecipi il meno possibile le loro mogli dei loro progetti e delle loro azioni. La donna è un uomo mal riuscito e rispetto all’uomo ha una natura difettosa e imperfetta, perciò è insicura. Quello che non riesce ad ottenere da sola cerca di raggiungerlo con gli inganni demoniaci. Perciò, per farla breve, l’uomo si deve guardare da ogni donna come da un serpente velenoso o da un diavolo cornuto. Se io dovessi dire tutto ciò che so sulle donne tutti si stupirebbero. La donna per essere precisi non è più intelligente dell’uomo ma più furba. L’intelligenza tende al bene e la furbizia al male. Pertanto nei comportamenti cattivi è più intelligente la donna perché è più furba dell’uomo. La sua sensibilità spinge la donna verso ogni male mentre la ragione spinge l’uomo verso ogni bene.” Alberto Magno fece approvare a Parigi il rogo dei libri talmudici motivando il provvedimento in risposta alla commissione istituita per una protesta degli ebrei da papa Innocenzo IV .La motivazione si basava che il talmud conteneva favole sulla santissima vergine. I roghi avvennero sotto il regno di Luigi IX di Francia il re fatto santo per i suoi supposti miracoli . Re Luigi aveva stabilito che nessun laico doveva disputare con gli ebrei sul concepimento verginale di Maria e se qualcuno diffamava la fede cristiana doveva essere punito Quindi si poteva infiggere la spada nel corpo agli ebrei tanto quanto essa poteva penetrare. Alberto Magno insiste sull’inclinazione delle donne al godimento, al piacere. Sempre nelle Quaestiones super de animalibus (XIII, 18) riporta un’affermazione tratta dalle sue esperienze confessionali a Colonia testo che introduce a quella ampia letteratura confessionale per la quale si hanno svariate testimonianze nei secoli successivi. Alberto Magno dice di poter confermare che “i corteggiatori abili seducono le donne con accorti toccamenti. E quanto più queste sembrano rifiutare l’invito tanto più in realtà lo vogliono e si propongono quindi di consentire. Ma per apparire caste fanno come se lo biasimassero”. Le donne quindi fingono la ritrosia ,il rifiuto, che non è mai da considerare “vero” ! La casistica nell’ambito della costruzione di una morale popolare- ma variamente recepita ed usata anche a livello giudiziario a vasto raggio ed a lunga durata- è rilevante. Alberto Magno come Tommaso d’Aquino ammette il piacere come necessario per spingere al rapporto coniugale al fine della conservazione della specie. Tuttavia le donne provano anche in questo una situazione estrema: godono troppo (In Lucam I, 38). Il piacere quindi in ogni caso è sempre sporco contaminante , brutto ,turpe, morboso, umiliante, degradante ,”femminile” L’etica sessuale di Alberto Magno così organizzata propone dunque la donna non oggetto ma soggetto per eccellenza del piacere, esempio vivente di ogni degradazione. Tutta la produzione di Alberto Magno gira intorno alla regolamentazione dei rapporti all’interno della coppia orientati utilizzando non soltanto argomenti teologici ma anche fisiologici ,”neurobiologici “ diremmo . Secondo una tendenza che è attualmente al centro di vari interessi . 28 Così come consiglio terapeutico si avverte che rapporti coniugali troppo frequenti conducono a vecchiaia precoce ed alla morte, oppure fanno perdere i capelli (De animalibus I, 9; I, 15). Se sono troppo eccessivi il cervello si indebolisce e gli occhi diventano incavati e deboli. Si ricorda l’episodio di un monaco brizzolato che era andato da una bella donna come un affamato e durante una notte l’aveva “desiderata” per 66 volte. Come conseguenza al mattino dopo il monaco fu trovato in stato di grave prostrazione e poco dopo morì. Poiché era un nobile ( !) il corpo venne aperto e si trovò che non aveva più cervello o almeno era ridotto alle dimensioni di una melagrana e gli occhi erano spariti (Quaestiones super de animalibus . cit. XV, 14) Sempre nello stesso passo si ricorda che i cani corrono dietro alle persone che hanno molti rapporti. La spiegazione è che i cani amano gli odori forti e corrono dietro ai cadaveri. Il corpo di un uomo che ha molti rapporti si avvicina la corpo cadaverico per l’abbondante seme guastato (XV, 5). Alberto Magno segue Aristotele nella dottrina che nega al seme femminile la partecipazione alla procreazione. Le donne emettono seme ma questo non è adatto a generare perché acquoso e debole. Solamente il seme maschile crea, cioè dà la forma, mentre il seme femminile è ciò che viene plasmato. Secondo un’opinione che risale anche al medico Galeno il seme maschile tende ad una forma perfetta e realizza quindi nella riproduzione il maschile quando è al massimo del rendimento. In caso di debolezza realizza una riproduzione femminile. (L. Brandl, Die Sexualethik des Hl Albertus Magnus 1954). Il coinvolgimento di Aristotele, che propone nelle sue opere dedicate alla fisiologia della riproduzione animale la sterilità totale del femminile, rinforza il modello teologico della posizione asimmetrica della donna come non “ad immagine” nel racconto del Genesi. Per Aristotele (De generatione animalium 2, 3) la femmina è arren peperomenon, uomo mutilato. Alberto Magno traduce mas occasionatus, cioè un maschio che è incappato in qualche cosa di non intenzionale, in uno sbaglio della natura. Tenendo presente questa prospettiva si può capire come Tommaso d’Aquino possa scrivere nella Summa Theologiae II-II (Q. 186 a4) che il celibato permanente è indispensabile per una pietà perfetta. Dopo tutte le dispute lo statuto virginale è riconosciuto dunque come statuto perfetto. L’impossibilità di estendere il celibato casto in maniera totale- pena l’estinzione della specie !- provoca una complessa e articolata legislazione religiosa rispetto il comportamento sessuale, anche nell’ambito coniugale e una precisa penalizzazione del comportamento femminile. I libri penitenziali che si susseguono a partire dal VI sec. d.C. contengono indicazioni molto precise per i confessori che devono trattare di argomenti sessuali. Se sessualità ci deve essere sia procreativa ! In particolare viene presa di mira la contraccezione, esplicitamente paragonata ad un infanticidio. Martino di Braga nei Capitula Martini 77 stabilisce che se una donna che si sia data alla lussuria e in seguito ha ucciso il bambino che è stato concepito o se ha avuto 29 desiderio di abortire o se ha preso precauzioni per non concepire, sia che faccia queste cose in adulterio o in stato matrimoniale, può ricevere la comunione solo sul letto di morte. Per misericordia si può cambiare la pena in 10 anni di penitenza ecclesiastica. Pesanti regole contro la contraccezione sempre considerata alla stregua di assassinio si trovano nel libro penitenziale di Reginone di Prum e nel Decreto di Burcardo di Worms sempre citati come i primi autori di manuali contro la repressione delle streghe . Particolarmente condannato i modi del rapporto coniugale intesi a impedire la procreazione. Specifiche clausole di penitenza vengono proposte per il coitus interruptus, rapporti anali e orali. Nei Canones Gregorii attribuiti ad un arcivescovo anglosassone di VIII secolo si trovava comunque scritto che un rapporto anale doveva essere espiato con una penitenza ecclesiastica di 15 anni mentre solo 7 anni erano previsti per un omicidio premeditato! Nei testi destinati ai confessori come il Decreto di Burcardo si proponevano in modo molto esplicito le domande che il confessore doveva fare ai confessandi. La lettura dei libri penitenziali permette di osservare come la sessualità matrimoniale venga scomposta su uno spettro di comportamenti rispetto ai quali ci sono valutazioni differenziate. Il tema centrale è l’evitazione del piacere ed il mantenimento del fine primario che è la procreazione. In ogni caso la sessualità è esercizio impuro, contaminante. Il piacere aumenta la contaminazione. Ed a proposito del piacere si propone la disputa teologica se il rapporto con una donna bella sia più contaminante del rapporto con una donna brutta.Si scontrano su questo dilemma Pietro Cantore, che sostiene che la donna bella sia più contaminante della brutta e Alano di Lille, che sostiene che chi ha rapporti con una donna bella pecca di meno perché guardando la sua bellezza soccombe più facilmente. Uguccione cardinale di Ferrara (+1210) sottolinea a più riprese che il piacere non può mai essere senza peccato: soltanto chi non sente nulla non pecca. Uguccione si sofferma sui modi nei quali il marito si procura l’eccitazione sessuale che rende possibile i rapporti trasformandoli in peccato mortale. In ogni caso il rapporto coniugale è considerato come estrema medicina contro l’insorgere dei reciproci desideri. In questo caso il rapporto coniugale è visto come medicina. Il rapporto coniugale deve essere garantito in ogni caso si verifichi il pericolo di incontinenza. Uguccione propone il caso di un marito che venga eletto papa contro il volere della moglie. In questo caso l’uomo è tenuto ad assolvere il dovere coniugale nei confronti della moglie se non riesce a persuaderla a scegliere la castità.15 In vari testi teologici si vietano esplicitamente cibi che eccitano sessualmente e provocano la ricerca di posizioni diverse da quella usuale nel rapporto. 15 Dati precisi sul tema sono raccolti nel testo di M. Müller, Grundlagen der katholischen Sexualethik, 1968) 30 Da tenere in considerazione la Summa contenuta Codex latinus monacensis nel 22233. Nella Summa di Rolando da Cremona (XIII secolo) e di Ugo di Saint-chair (XIII sec), in particolare Rolando di Cremona raccomanda alle persone corpulente che per il loro rapporto devono congiungersi alla maniera degli animali di farlo sempre mettendosi in uno stato di costrizione spirituale.Come suggerimento anche dimagrante si consiglia di lavorare molto, sudare, dormire poco, evitare la carne, mangiare pane di miglio e bere aceto. A Ugo di S. Vittore, famoso teologo del XII secolo si deve una delle prime interpretazioni dell’amore come unione solo casta che inaugura il modello cavalleresco dell’amor cortese. L’amore puro unisce il cavaliere alla sua dama al di là di ogni rapporto fisico. Ugo di S. Vittore è convinto che l’atto carnale non appartiene all’essenza del matrimonio. L’istituzione matrimoniale non riguarda né la procreazione né la guarigione dall’incontinenza ma l’esaltazione della reciproca unione spirituale. Il matrimonio prevede anche l’unione della carne, ma per il teologo di S. Vittore sarebbe più perfetto se i coniugi evitassero ogni rapporto carnale. In questo senso Ugo di S. Vittore introduce nel diritto canonico il problema della validità dell’unione matrimoniale basata sul consensus e non sul concubitus. Formula tratta dal diritto romano. Il caso classico posto ad exemplum nella disquisizione sul tema fu “Il matrimonio di Stefano e della figlia del conte Regimondo” scritto attribuito a Incmaro di Rheims morto nell’882.Incmaro è incaricato di risolvere il caso della figlia del conte Regimondo abbandonata dallo sposo subito dopo il festino di nozze senza consumazione. Incmaro risolse citando un passo attribuito ad Agostino ed estrapolato ad uso secondo il quale il matrimonio non è valido se le persone non fanno uso dei loro diritti matrimoniali. La disputa intorno alla copula ed al consenso fu oggetto di dibattito fra le università di Parigi (difesa del consenso) e l’università di Bologna con il monaco Graziano (difesa della copula).La disputa fu risolta da papa Alessandro III che nel 1181, introdusse un compromesso valido fino ad oggi per la Sacra Rota: un matrimonio si basa sul consenso per essere valido ma è indissolubile solo se è stato consumato. L’intromissione della Chiesa nel controllo delle pratiche sessuali si spinge tuttavia a punte estreme organizzando precisi codici di comportamento sostenuti su varie piattaforme teologiche per regolamentare la procreazione. I mezzi attraverso i quali si impedisce la procreazione sono tutti condannati. In particolare il coitus interruptus, considerato spreco peccaminoso. Dispute estremamente analitiche sono variamente prese in considerazione da diversi ecclesiastici tra il XIII e XIV secolo ( vedi l’opera dell’arcivescovo Pietro della Palude ) e forniscono la casistica che entrerà a far parte dei manuali dei confessori. La disputa perdurante ancora nel XX secolo e attuale riguarda le tipologie dell’amplexus reservatus e della copula sicca come modalità che in qualche modo 31 permetterebbero “legittimamente” di evitare la generazione attraverso quell’esercizio di autocontrollo che rimanda ad Agostino ed alla prima patristica 16 Il quadro di fondo emergente da questa breve rassegna di dati spiega ampiamente i perché dell’intrusione pressante attuale della Chiesa cattolica in Italia –un grande paese mediterraneo – rispetto la facoltà di legiferare dello stato nel controverso campo della bioetica e della genetica tecnologica. E si apre un altro capitolo .Necessaria una messa in prospettiva storicoreligiosa e antropologica degli effetti che il cono d’ombra di sospetto sempre gettato dalla morale cattolica sulla sessualità ha sul legislatore anche inconsciamente guidato a proporre vincoli altamente lesivi delle libertà . Al contempo un ridimensionamento del problema di fondo dovrebbe sdrammatizzare a il concetto di sterilità e di genitorialità necessariamente biologica .Sciogliendo apertamente il nesso sessualità procreazione e l’imperativo categorico di una maternità essenzialmente legata alla fisicità –entrambi così radicati nell’elaborazione dell’etica cristiana si avvierebbe il processo di formazione di un concetto nuovo di famiglia . Una famiglia non basata essenzialmente sugli “obblighi “ del sangue ma sui legami di scelte che riguardano persone visibili prima che invisibili embrioni e con al centro anzitutto un modello altamente funzionale di adozione . Un modello nuovo di famiglia per sciogliere anche i nodi dell’etnicità e raggiungere traguardi avanzati possibili nella costruzione di una etica della reciprocità e dell’attenzione ai bisogni dell’altro, dei bambini anzitutto, non i figli geneticamente stabiliti per rapporti predeterminati ma tutti i già nati bisognosi di uguali attenzioni. 16 Rimandiamo per i dati sul tema al volume di Uta Ranke-Heinemann, Eunuchi per il regno dei cieli. La chiesa cattolica e la sessualità, tr. it. 1990, (pp. 168- 171). S. Pfurtner, La Chiesa e la sessualità, Milano, 1974 32