Anno 14
numero 1
MAGGIO 2010
GIOCHI DI RUOLO
Già alcuni anni fa gli educatori di Spazio Giovani trattavano il tema del bullismo
con interventi a scuola che coinvolgevano gli alunni in simulazioni che permettevano
di prendere in esame diversi ruoli. Oltre alla figura del prepotente e della vittima
veniva ad assumere grande importanza il ruolo dello spettatore, cioè quello della
persona che normalmente, non essendo interessata, si fa i fatti suoi, si gira e fa
finta di niente, alza i tacchi e se ne va. Nelle nostre “scenette” l’accento cadeva
sull’invito all’intervento da parte dello spettatore. Il prepotente agisce convinto
di avere il consenso e l’approvazione, o perlomeno l’ammirazione o il timoroso
assenso da parte di chi assiste tacendo. Si sa che chi tace acconsente. Più difficile è
per lui agire indisturbato se chi assiste esprime disapprovazione, quindi è su questo
atteggiamento che si cercava di concentrare l’attenzione. Certo non avremmo mai
pensato che questa piccola rappresentazione di una scena di vita fosse destinata a
diventare la metafora di situazioni più grandi di cui oggi ci troviamo sempre più
spesso a dover essere spettatori. E al tempo stesso dobbiamo constatare che forse
non c’è angolo di mondo così lontano da non poter toccare il nostro interesse e la
nostra sensibilità. Gli esempi più eclatanti in questi giorni sono due: le accuse con
relativo arresto e successiva liberazione dei medici di Emergency in Afghanistan e
le considerazioni che indicano nella diffusione e nel successo delle trattazioni sulla
mafia (tra cui quelle di Placido e di Saviano) la causa di un’immagine negativa e
violenta del nostro paese (tra l’altro,purtroppo, questa immagine corrisponde al vero).
In questo caso le considerazioni sono state fatte anche, ma non solo, dal Presidente
del Consiglio. Questo permette a noi di prendere queste situazioni come esempi e
di fare riflessioni di carattere generale. Le principali osservazioni sono queste. La
prima: chi agisce contro interessi forti dà sicuramente fastidio, e come tale è soggetto
ad offese, minacce ed aggressioni, verbali e non. La seconda osservazione è che gli
atteggiamenti aggressivi sono sempre meno velati e sempre più spudorati, e questo,
purtroppo, su un piano globale. La terza considerazione è che questi esempi, che
si presentano ripetutamente alla ribalta attraverso i diversi strumenti mediatici, non
possono che trovare diffusione più ampia nella vita sociale e negli atteggiamenti
quotidiani, arrivando ad inquinare la vita di tutti noi. Un’ultima considerazione, in
risposta a tutte le precedenti, è quella che riguarda la nostra risposta: possiamo
rimanere spettatori passivi? Proprio partendo dagli esempi citati, che sembrerebbero
così lontani, possiamo dire che la nostra comunità si è già occupata e ha dato risalto
sia alla figura e agli scritti di Saviano, sia al realtà e all’azione, rigorosamente
pacifista, dei medici di Emergency. Potremmo fare un lungo esempio di atteggiamenti
positivi da parte della nostra cittadinanza, ma questo emerge anche dalle pagine
del giornale. Forse ci preme di più invitare a non sottovalutare e ad intervenire nel
biasimare anche i sottili atteggiamenti di “normale” prepotenza quotidiana. Non
lasciamoci prendere dall’assuefazione. Esprimiamo il biasimo.
AA
Al via la 50° Sagra degli asparagi
QUANDO A MEZZAGO
CORREVANO GLI ASINI
La famiglia Lari racconta la propria esperienza
Quest’anno ricorre il 50° anniversario della Sagra degli
Asparagi, e per darne il giusto rilievo sulle pagine del
giornale, abbiamo chiesto un incontro con la famiglia
Lari, il cui cognome richiama le antiche divinità latine
del focolare domestico, evocate nei rituali religiosi e
conviviali.
I segreti di queste antiche pratiche si sono sicuramente
mantenuti nel codice genetico dei nostri Lari ed hanno
permesso loro di avviare, custodire e rinnovare
la tradizione della sagra legata alla coltivazione
dell’asparago rosa. Oltre ad essere una piacevole
passeggiata nella storia del maggio, la serata trascorsa
con loro ci ha permesso di scoprire che a Mezzago negli
anni passati si svolgeva un Palio degli asini, o che da
qualche angolo di Palazzo Archinti si potrebbe accedere
a vecchie cantine dove si tenevano enormi botti da vino,
o trovare il tanto discusso accesso alle famose gallerie
sotterranee che portano al convento dei frati di Concesa.
La famiglia Lari, composta dal capofamiglia Pietro,
dalla moglie Carolina Scomparin, dai figli Ambrogio e
Claudio, è arrivata a Mezzago provenendo da Canneto
sull’Oglio, nel Mantovano. ”Da alcune ricerche”, ci
spiega Ambrogio,” siamo arrivati ad accertare che il
cognome ha origine in Francia, l’antica Gallia, dove
veniva pronunciato con l’accento finale: Larì”.
Siamo andati a trovarli per ripercorrere i cinquant’anni
della sagra, ma si parte con una precisazione: ”possiamo
far risalire agli anni 60 la festa con banchetti ed
esposizione di prodotti, che si svolgeva tutta nel cortile
di Palazzo Archinti”, spiega Pietro,”ma la sagra con
cucina e degustazione degli asparagi coltivati ha preso
il via negli anni 1984/85”. Il loro racconto si snoda
nella ricostruzione delle prime feste svolte a maggio, a
capodanno e a carnevale, come attività legata all’Arci,
l’associazione ricreativa e culturale legata al vecchio
P.C.I. Erano feste con pranzo, danze e divertimento.
Con i fondi raccolti si rivitalizzava la vita associativa
e sportiva: ”I giovani aderenti all’Arci partecipavano
a un campionato amatoriale usufruendo dei fondi
delle feste”, dice Carolina,”ma noi stessi lavoravamo
con entusiasmo perché anche i nostri figli, Claudio e
Ambrogio, lavoravano e facevano parte della squadra
di calcio”. Spesso il lavoro o l’attività sportiva era il
pretesto per coinvolgere qualche giovane che aveva
La famiglia Lari in un momento di
pausa al Maggio Mezzaghese
Foto Studio Giudicianni & Biffi
preso strade pericolose.
In Palazzo Archinti vivevano numerose famiglie ed il
salone era diviso in tanti piccoli appartamenti, ogni
finestra corrispondeva a una cucina. Poi, quando
iniziano le prime feste, con un lavoro immane viene
creato il salone: ”Abbiamo smantellato tutto il soffitto,
fatto ancora di canne e di malta, ed è comparsa la
volta in mattoni”, continua Pietro, ”poi, con la stessa
velocità abbiamo piastrellato il pavimento”. Per
quanto riguarda le ricette, inizialmente è la mamma
Carolina che riprende i piatti della tradizione, come
il risotto con gli asparagi, ma ne introduce, o crea, di
nuove, come le lasagne con gli asparagi,”Facevamo
anche il ragù e dovevamo avere diverse ricette,
perché la gente era tanta ed aumentava sempre:
facevamo i totani ripieni, cucinavamo il cervo, il
cinghiale, le lumache”.
E per comprare si macinavano chilometri, con
l’inossidabile Prinz: ”Andavamo a Verona a comprare
gli asparagi, quando i nostri erano finiti”,continua
Pietro,”ma sulla macchina mettevamo anche interi
quarti di manzo”. In cucina è Claudio che diventa
sempre più esperto, “è la passione che conta”,ci
spiega,ӏ la passione che ti spinge a modificare per
cercare la soluzione migliore”. Poi viene la parentesi
della Locanda degli Archinti, e nel 2000, sempre con
la collaborazione e la fatica di tanti volontari, si crea
la seconda cucina, che funziona in autonomia dal
ristorante, e poi rimane in dotazione al maggio. In
seguito per la famiglia c’è la scommessa dell’attività
a Cascina Orobona, ora conclusa. Oggi il peso e la
responsabiltà di tutta l’attività di cucina del maggio
è maggiormente suddiviso, quindi non potrebbe
più essere appannaggio o identificato con una sola
famiglia. Lo stesso Claudio, che oggi continua ad
essere il depositario del segreto per la pasta delle
lasagne “che poi è sempre la passione”, come dice
lui, ci dice anche che “è più giusto e funzionale alla
riuscita della festa che si sia in molti a condividere
la responsabilità, come si è in molti a lavorare”,
conclude con l’approvazione di Ambrogio, che
continuerà eroicamente a resistere al calore della
piastra per i fritti misti.
Prendiamo commiato ma vorremmo rimanere ancora
a lungo a farci raccontare episodi del maggio o
conoscere dettagli della storia di Mezzago. Anche
loro vorrebbero continuare a raccontare, anche
perché ne avrebbero ancora per molto: in fondo
sono stati pionieri e protagonisti di un’epoca che,
anche grazie a loro, resterà memorabile.
Alberto Aquili e Antonino Jonathan Luzzi
Copertina realizzata da Cristiano Lissoni. www.lissoni.it
LA VOCE DEI GRUPPI CONSILIARI
Mezzago, 7 Febbraio 2010: celebrato l’ EMERGENCY DAY
UN ACERO ROSSO RICORDERA’
TERESA SARTI STRADA
Teresa, una figura femminile che sintetizza, con la sua testimonianza, una idea di
Pace, la sua idea di Pace, libera da ogni retorica, fatta di concretezza, rivolta a quei
soggetti-vittime della follia delle guerre, di tutte le guerre.
Siamo in molti ad aver avuto il privilegio di sentirla narrare le origini di Emergency,
lo stupore provato in quella circostanza, uno stupore dettato dalla semplicità con la
quale Teresa declinava teorie che sapeva di dover tradurre in progetti, ciò ha rivelato
a tutti noi la sua grandezza interiore, una nobiltà tutta particolare, priva di frasi di
circostanza, ma densa di una precisa consapevolezza, quella del non delegare a
terzi responsabilità dettate dalla sua presa di coscienza.
La fatica di riconoscersi in questo nostro mondo, è attenuata da presenze che si
ergono a stella polare e Teresa è entrata a far parte di quella costellazione, ed è per
questo semplice motivo che oggi siamo chiamati a raccoglierne il testimone nella
nostra pur umile e fragile militanza.
“Scopo di una organizzazione umanitaria è quello di diventare superflua”, questo è il
motto che ha fatto scattare in molti di noi l’orgoglio della appartenenza. Appartenere
ad una Organizzazione come quella sognata, voluta e creata da Teresa, che prevede
il “passo indietro” a cose realizzate, ci fa sentire tutti quanti nella casa giusta: vittime,
medici, personale infermieristico e tecnico, dipendenti di sede e volontari, ognuno
nel proprio ruolo e con pari dignità.
Diventare “superflua” presuppone un duplice onere, oltre a realizzare strutture
ospedaliere su standard europeo e consegnarle alle autorità locali che si impegnano
ad applicare la Carta dei Diritti Umani al loro interno, si rende necessario ulteriore
sforzo, senza il quale appare monco l’operato della Associazione: la diffusione di
una cultura di Pace.
Gettare le basi per la realizzazione di un sogno attorno al quale si possano creare le
condizioni per una Pace vera significa battersi per l’utopia, un obiettivo per il quale
i grandi sognatori non hanno mai smesso di lottare, e come il Poeta ha cantato per
Teresa alla sua commemorazione funebre che così recitava:
“La legge che batteva nel suo cuore, partì che era un mattino di luglio, per conquistare
il bello il vero il giusto”
Nel caso di Teresa quello di un mondo al quale risultino superflue ogni tipo di
organizzazioni umanitarie derivante dal rifiuto del concetto di guerra, e che veda
riconosciuto il diritto per ogni essere umano ad esistere in dignità e pace.
Teresa ha percorso i suoi anni inseguendo questa utopia, sintetizzata in due semplici
sostantivi: Pace e Giustizia, l’uno non può fare a meno dell’altro, non vi può essere
Pace senza Giustizia, molte volte l’abbiamo sentita ripetere questo concetto nelle sue
esposizioni, ed esportare il suo modello di Pace oggi assume un significato speciale
che nella nostra società ai più sfugge, che si può riassumere in un termine semplice
e comprensibile: “Restituzione” e l’azione che muove Emergency percorre questo
solco ideale.
Grazie al contributo di molte persone sensibili, Teresa attraverso Emergency e con
gli strumenti che gli sono propri, ha restituito e continua a restituire, parte di quanto
il benessere delle nostre democrazie hanno sottratto al sud del mondo, tutto ciò
senza ricorrere a quei clamori che immiseriscono l’operato ad esaltazione della sola
immagine.
Oggi la vogliamo ricordare con questo gesto, piantando il suo albero prediletto, un
acero rosso, l’albero che nel nostro animo la rende presente essendo Teresa tornata
nel tutto; questo per Emergency rappresenta l’albero ideale del “Giusto”. Desideriamo
ringraziare questa Amministrazione, per il contributo fattivo ad Emergency, e per
l’entusiasmo con il quale ha accolto la nostra richiesta, patrocinando l’iniziativa.
Questi gesti meritano un applauso, ma altri Eroi Civili come Teresa Sarti Strada
popolano la nostra storia recente. Presenze e cippi che attingono agli animi nobili
della nostra società, si possono tradurre in uno stimolo per le nuove generazioni
che intendano conoscere più dettagliatamente le vite di questi protagonisti positivi.
I motivi per cui i loro padri hanno riconosciuto il valore ideale dedicando ad essi
uno spazio pubblico, carica di valore simbolico l’arredo cittadino, che si traduce in
presenza visiva per quanti credono nei valori umani.
Auspichiamo che questo sia solo il primo di una serie, viviamo un mondo che va
contrastato con esempi come Teresa.
Posa dell'Acero Rosso in memoria di Teresa Sarti Strada
2
Foto Studio Giudicianni & Biffi
L’attuale crisi economica e più in generale la situazione di difficoltà del nostro paese
ci presenta situazioni di emergenza nelle quali gruppi consistenti di persone e singole
famiglie chiedono risposte a bisogni fondamentali. Quello delle nuove povertà è un
fenomeno in forte crescita anche nel nostro Comune.
Parlando con gli operatori del sociale ciò che colpisce è la dimensione del disagio
e delle difficoltà economiche di nuclei familiari che fino a qualche mese fa erano
considerate ” normali” e che oggi fanno fatica ad arrivare alla fine del mese, a far
fronte agli impegni presi, a pagare le bollette etc.
L’intervento dell’Amministrazione Comunale vuole andare oltre la mera pratica
assistenzialistica. Non vogliamo svolgere il ruolo di “Agenzia” del Governo Nazionale
o Regionale senza alcun ruolo nel governare la nuova emergenza. Non vogliamo
occuparci solo di assistere le situazioni più disperate, delegando i restanti bisogni al
mercato e alle organizzazioni caritatevoli, cercando di raggiungere più concittadini
possibili e dare risposte ai loro bisogni prima che le situazioni emergenziali si
cronicizzino. I diversi rapporti che monitorano l’entità e le caratteristiche della nuova
povertà non ci aiutano a capire sulle dimensioni dell’effetto e sui risvolti sociali. Si
conoscono le situazioni delle categorie coperte dagli ammortizzatori sociali, ma quasi
niente si sa dei lavoratori autonomi, dei lavoratori con contratto a tempo determinato.
Ciò che colpisce è la “dignità” con cui si vive questa nuova povertà. Salvo casi
eccezionali e già conosciuti ai Servizi Sociali e alle Associazioni che si occupano di
questi problemi, spesso non si va a chiedere direttamente perchè si prova vergogna,
si manda qualche parente, qualche amico e quando ci si presenta alla porta di
Associazioni lo si fa con estremo pudore. Poiché tutti gli studi e gli indicatori dicono
che disoccupazione e impoverimento della popolazione si manifestano con tempi
diversi e ritardati rispetto a quello della crisi economica, molto probabilmente, gli effetti
sociali della crisi si dovrebbero aggravare nel prossimo futuro.
Davanti a questo quadro l’Amministrazione Comunale anche se con le casse sempre
più vuote per la mancata entrata dell’ICI per la riduzione del FNS ( Fondo Nazionale
Sociale), per gli ulteriori tagli della finanziaria, si è impegnata ad affrontare questa
nuova emergenza. In questa situazione la prima cosa fatta e,a mio parere, strategica
è stata quello di lavorare in rete con le Associazioni di Volontariato del territorio.
Da questo è nato il progetto Mutuo Soccorso con cui si intende dare risposte concrete
ai bisogni dei cittadini in difficoltà. Primo atto è stato quello di creare un opuscolo per
cercare di creare una mappa delle misure che in questo periodo si sono attivate in
modo confuso e non coordinate da parte dei vari enti.
Sono stati attivati una serie di interventi quali:
Microcredito: Piccoli prestiti per superare le emergenze: pagamento delle bollette,
spese condominiali,spese mediche, e altro.
Banco alimentare e vestiario: distribuzione di generi di prima necessità.
Sportello psicologico: dare supporto a persone in crisi e cercare di indirizzarle verso
i servizi più adeguati.
3 Borse lavoro trimestrali rinnovabili di 300 E/mese per integrare il reddito.
Stipulato convenzioni con la Banca Popolare di Bergamo per l’anticipazione
dell’indennità di cassa integrazione, e per concedere dei Prestiti d’Onore a studenti
Universitari di famiglie in stato di disagio per permettere di continuare gli studi.
I destinatari del progetto sono singole persone, nuclei familiari che si trovano in
situazioni di crisi e nella condizione di povertà, di solitudine e di grave emarginazione
ed ha una durata di un anno.
Colgo l’occasione per ringraziare l’Associazione Comunità e Famiglia, L’Associazione
Volontari di Mezzago, La Coop, La Caritas Parrocchiale, La Fondazione San Carlo,
La Provincia di Monza e Brianza perché senza il loro contributo nulla sarebbe stato
possibile attivare.
Francesco Salerno
Assessore Servizi Sociali
Meno sovvenzioni per non aumentare la tassa rifiuti.
Noi reputiamo che non sia questo il momento di mettere le mani nelle già vuote
tasche dei mezzaghesi.
Da questo specchietto risulta che i cittadini di Mezzago coprono oltre il 100% la
tassa sulla raccolta dei rifiuti solidi urbani.
Entrate per tassa rifiuti
394.890,00
Arretrati anni precedenti
29.830,00
Contributo CONAI
24.000,00
Altri ricavi
3.000,00
TOTALE entrate
451.720,00
Costi per CEM
Costo per raccolta differenziata
Costi generali
TOTALE uscite
322.150,00
53.000,00
52.953,00
428.103,00
Secondo noi alcuni capitoli di bilancio si potrebbero momentaneamente eliminare
per recuperare le risorse necessarie:
sportello sperimentale associazioni (5.000) agenda 21 (700)
canone programmi leggi d’Italia e regionali (1.850)
consorzio Parco Rio Vallone (16.115) comuni virtuosi (200)
spese Comuni High Tech (500) contributo A.T.O. (1.100)
quota funzionamento info/energia (1.100) A.N.C.I. (820)
progetto lavoro vimercatese (4.600) A.N.U.S.C.A. (310)
iniziative cultura della pace (2.460)
enti Nazionali per la pace (1.440)
contributo volume su Mezzago (2.500)
contributi associativi vari (750)
Questi costi (39.445), non obbligatori per legge, sono sovvenzioni inutili ad enti
da cui i Mezzaghesi non traggono alcun beneficio.
I consiglieri PDL-LEGA contribuiranno coi gettoni di presenza per aumentare il
fondo destinato alle nuove povertà del paese.
Giancarlo Brioschi
capogruppo PDL-LEGA
Progetto
MEZZAGO - PRIBOR
ACCOGLIENZA DI UN GRUPPO DI BAMBINI BIELORUSSI
All’apparenza può sembrare il “solito” gemellaggio, ma a voler guardar bene
salta subito all’occhio dove si trova Pribor: provincia di Gomel, Bielorussia.
Ricordiamo quello che è successo. Il 26 aprile del 1986 ci fu il gravissimo
incidente nucleare presso la centrale atomica di Chernobyl: la radioattività
rilasciata all’esterno ha colpito in particolar modo la Bielorussia, l’Ucraina
e la Russia, e masse d’aria radioattive hanno girovagato per tutta l’Europa.
Sono passati ormai 24 anni dal disastro e nonostante l’evacuazione di
una parte della popolazione, sono ancora tantissimi i bambini che con le
loro famiglie sono costretti a vivere nelle zone colpite dalla radioattività. La
situazione economica del Paese inoltre non permette di importare dall’estero
alimenti “puliti”, di conseguenza la popolazione è costretta a nutrirsi dei
frutti delle coltivazioni locali, che sfruttano terreni altamente contaminati. Le
sostanze radiattive ingerite dai bambini, in via di sviluppo, possono portare
all’insorgere di malattie assai gravi come tumori, leucemie e malattie ematiche.
Dalla ricerca scientifica emerge come il rimedio più efficace risulta quello di
allontanare periodicamente i bambini dalle zone contaminate per almeno
un mese: respirare aria pulita e mangiare cibi sani li aiuta a recuperare le
difese immunitarie riducendo così i rischi di ammalarsi. La permanenza in un
ambiente salubre riduce notevolmente la quantità di radioattività assorbita
dall’organismo.
Ed oggi cosa succede? A Mezzago l’ospitalità per molti non è una novità,
ma quest’anno la formula di accoglienza è cambiata, non saranno più, o
meglio non saranno solo, le singole famiglie ad accogliere in casa i bambini,
ma sarà lo sforzo di tutto il paese ad accogliere un gruppo di circa 10
bambini e bambine di 8/10 anni. Questa nuova modalità permetterà di
accogliere un numero maggiore di bambini che provengono da orfanatrofi e
M'ILLUMINO DI MENO
Dallo spegnimento simbolico in nome del risparmio energetico all’ accensione virtuosa,
a dimostrazione che è possibile produrre energia in modo pulito responsabile e
sostenibile.
Come ogni anno, lo scorso 12 febbraio, l’Amministrazione Comunale di Mezzago
ha aderito a “M’illumino di meno” giornata internazionale del risparmio energetico,
lanciata dalla popolare trasmissione radiofonica Caterpillar, in onda su RAI Radio 2. Si è trattato di un piccolo gesto simbolico per sensibilizzare i cittadini sul tema del
risparmio energetico e sul ricorso alle fonti energetiche alternative e rinnovabili,
concetti che, anche grazie ad iniziative come questa, diventano sempre più familiari
e cominciano pian piano a modificare il nostro stile di vita.
Attraverso l’accensione virtuosa di moltissime piazze ed edifici alimentati da fonti
rinnovabili in tutta Italia, si è voluto porre l’accento sulle possibilità concrete che lo
sviluppo delle tecnologie nel settore dell’energia pulita mette a disposizione di ognuno
di noi, possibilità che sempre più si caratterizzano come alternative realistiche ed
efficaci.
GIORNATA DELLA MEMORIA
Il ricordo dello sterminio
Il 27 gennaio è stata celebrata la Giornata della Memoria. Giornata del ricordo,
ricordo come monito alle generazioni future per far sì che non si verifichino mai più
eventi catastrofici e diabolici di portata simile alla Shoah. Come prevede l’art. 2
cpv. 2 lett. b) della Legge della scuola, è stabilito significativamente che quest’ultima,
interagendo con la realtà sociale e culturale e operando in una prospettiva di
educazione permanente, sviluppi il senso di responsabilità ed educhi alla pace
e al rispetto dell’ambiente, le scuole medie mezzaghesi si sono impegnate anche
quest’anno. Venerdì 29 gennaio, alle 21.00, si è avuta la proiezione del film “Il
bambino con il pigiama a righe” (tratto dall’omonimo romanzo di John Boyne),
Immagini dedicate all'Olocausto nella Mostra "Binario 21" in Biblioteca a Mezzago nel 2009
che difficilmente rientrano nei programmi di ospitalità familiare tradizionale.
In secondo luogo un’accoglienza di questo tipo mira ad aumentare le
occasioni di relazioni con i pari: le diverse attività che vedranno coinvolti i
piccoli bielorussi saranno infatti proposte anche ai bambini di Mezzago in
un’ottica di una migliore integrazione. È infatti noto come il benessere di una
persona dipenda molto anche dalle sue condizioni psico-sociali. L’ospitalità,
l’affetto e le occasioni di gioco e di incontro possono, quindi, collaborare
fortemente al miglioramento dello stato di salute dei bambini. Infine, la sfida
più grande che Mezzago ha accettato: il progetto porterà le diverse realtà
sociali del paese alla collaborazione in nome di uno sforzo comune.
Nel concreto il gruppo di bambini, insieme a due accompagnatrici, sarà
ospitato dal 19 giugno al 17 luglio, presso le Scuole elemetari del paese e
un gruppo di volontari si occuperà di organizzare le giornate e di accogliere
ogni esigenza del gruppo.
È importante ricordare ancora una volta come per tutti vi sarà la possibilità di
collaborare al progetto dando la propria disponibilità proponendosi per turni
durante il giorno o durante la notte, per la preparazione dei pasti, la spesa
della settimana, il lavaggio dei vestiti, l’animazione o l’accompagnamento
nelle gite. Oppure è possibile essere d’aiuto nella raccolta di materiale per i
bambini: dai vestiti, al materiale da bagno, per il letto, al materiale didattico
o alimentari non deteriorabili. La raccolta avverrà presso il magazzino in
via Matteotti 32 nei giorni: 8 maggio (dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18)
oppure il 9 maggio (dalle 15 alle 18). Mi sembra che ce ne sia per tutti
i gusti, o meglio per tutte le “corde”: chiunque può offrire il meglio di sé
collaborando alla buona riuscita del progetto. Diamoci da fare!!
Il progetto è a cura del comitato locale di Help for Children, patrocinato
dall’Amministrazione Comunale e dalla Parrocchia “L’Assunta” di Mezzago,
e che vede coinvolte ACF La Vecchia Canonica, l’Associazione Volontari e
diversi cittadini residenti in paese.
Francesca
Anche Mezzago ha voluto dare il proprio contributo aderendo con entusiasmo
all’accensione virtuosa, sottolineando in questo modo la necessità sempre più urgente
di un deciso cambiamento di rotta, in direzione di una gestione più “illuminata” del
nostro futuro.
Per farlo abbiamo accesso per una intera notte le luci del nuovo plesso della scuola
elementare; l’energia elettrica che lo alimenta infatti è prodotta dall’impianto
fotovoltaico installato sul tetto.
L’impianto, costituito da 26 pannelli per una potenza installata di 4.6 KWp, è stato
“acceso” nel febbraio 2009 e nel corso dell’anno ha prodotto circa 5380 KWh,
una quantità di energia sufficiente a coprire l’intero fabbisogno elettrico della scuola,
azzerando di fatto la “bolletta”.
Un ringraziamento particolare va agli alunni della scuola media e ai loro insegnanti
che, con grande sensibilità e disponibilità, hanno reso la serata ancora più
interessante e coinvolgente attraverso la lettura di brani scelti e l’accompagnamento
musicale della banda “Senza fià”.
Michele Bonanomi
Assessore ambiente territorio e sostenibilità
preceduto e introdotto da alcune letture molto evocative tratte da “L’amico ritrovato”
di Fred Uhlmann. Opere letterarie e non che testimoniano l’orrore di una tragedia che
ha coinvolto e sconvolto il mondo intero, rivelando all’umanità fino dove è capace
di spingersi e arrivare la follia e la devianza dell’uomo, crudele verso sé stesso e le
altrui genti. Morte, distruzione e malvagità sono state le protagoniste indiscusse della
prima metà del Novecento; eppure c’era chi credeva comunque nella bontà degli
uomini.
Il cineforum, dedicato alla memoria delle vittime della Shoah, ha riscontrato un
buon successo, che indubbiamente conferma l’importante interesse che nutrono i
mezzaghesi nei confronti della storia e di quegli avvenimenti che, fino a un secolo
fa, si riteneva impossibile potessero avere luogo.
Antonino Jonathan Luzzi
Foto Studio Giudicianni & Biffi
3
Le pagine dei mezzaghini
Questi i nomi dei mezzaghini autori di queste pagine: Federica Caneva, Valentina
Galimberti, Matteo Colombo, Vanessa Bassi, Stefano Lovino, Veronica Confalonieri,
Andrea Fumagalli e Simone Bellumore. Praticamente anche quest’anno si conclude il ciclo
di esperienza giornalistica degli alunni del terzo anno della scuola secondaria di primo
grado.
Leggeremo sul prossimo numero gli articoli che gli allievi del terzo gruppo stanno
componendo in questi giorni, mentre l’anno scolastico è in chiusura. Inviamo a tutti gli
auguri per i loro esami e per un’ottima continuazione degli studi.
Noi speriamo di avere qualcuno/a di loro tra i futuri redattori del giornale. Ricordiamo che
il premio per tutti è stata la consueta e interessante gita alla redazione del Corriere della
Sera.
Ricordiamo anche che quest’anno per la prima volta gli allievi del secondo anno hanno già
partecipato a un laboratorio “propedeutico” con Leila Codecasa. Non possiamo che essere
fieri dell’importante spazio che viene riservato dalla scuola secondaria, in collaborazione
con il Comune al delicato tema dell’informazione .
Il gruppo "Penna alla Mano"
LA GIORNATA DELLA MEMORIA: RICORDARE PER NON DIMENTICARE
Il 27 gennaio 2010 è la data della liberazione del campo di sterminio
di Auschwitz. Come di consuetudine, la scuola media ha celebrato la
ricorrenza con una serie di iniziative ricche di contenuti in grado di stimolare
la riflessione di giovani e adulti.
Presso il Bloom, il giorno 25 gennaio, le classi seconde e terza hanno
assistito alla proiezione di un film “difficile”: “Il nastro bianco”, una pellicola
legata all’origine della mentalità nazista in un villaggio della Germania ai
primi del Novecento. I protagonisti, tutti ragazzi preadolescenti, avevano
ricevuto un’educazione basata sulla punizione e sulla paura: saranno questi
ragazzi i futuri “torturatori” di interi popoli. Quattro giorni dopo, nell’aula
proiezioni della scuola media, è stata proposta la visione de “Il bambino
con il pigiama a righe”, una vera e propria storia di amicizia improponibile
a i tempi dell’Olocausto. Il finale tragico ha commosso tutti gli spettatori,
adulti e ragazzi, perché la scuola, in questa occasione, è stata aperta alla
Intervista
Cristina Radaelli
Bibliotecaria
In occasione del decimo anniversario della Biblioteca
Comunale, i Mezzaghini hanno aperto un vero e
proprio “fuoco incrociato” con Cristina Radaelli,
bibliotecaria, nonché memoria storica della
Biblioteca.
Ne è nato un colloquio franco e disincantato di cui
riportiamo le parti principali.
Carta d’identità:
Nascita: 18 ottobre 1965.
Titolo di studio: laurea lettere moderne.
Situazione sentimentale: sposata.
Figli: 2 figli.
Da quanto tempo svolgi questo lavoro?
Da circa 20 anni, dal 1990.
Prima di venire a Mezzago hai fatto la bibliotecaria in altri Comuni?
Sì, Bernareggio,Vimercate, Burago e Carnate.
Perché hai scelto di intraprendere questa carriera?
Avevo iniziato come insegnante ma mi piaceva di più fare la bibliotecaria
Perchè hai scelto di lavorare a Mezzago?
Mi è stato chiesto. Trovo la biblioteca molto viva, bene organizzata con una
buona Amministrazione Comunale che appoggia decisamente ogni iniziativa.
Che compiti svolge una bibliotecaria?
Fa di tutto: mette in ordine i libri, organizza lo spazio della biblioteca, svolge
funzioni amministrative, programma riunioni ed eventi culturali. Insomma
deve gestire un servizio pubblico.
Che genere di libri troviamo in biblioteca?
Libri di didattica e di formazione , narrativa (romanzi, storie) e saggistica
(trattano religione, storia, economia ecc...) di ogni tipo. In biblioteca, inoltre,
ci sono quotidiani, riviste. Sono presenti, infine, i “no material books”, cioè
CD rom, play-books, e giochi quali la play station.
Com’è suddivisa la biblioteca?
Lo spazio è funzionale e organizzato in modo razionale per accogliere
l’utente : ingresso, piazza centrale, spazio emeroteca (bancone e prestiti)
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cittadinanza e l’’iniziativa ha riscosso molto successo: più di cento persone
si sono trovate a discutere del tema dell’Olocausto intervenendo e portando
il proprio contributo.
Inoltre, durante la serata, hanno animato il dibattito gli studenti di seconda
e di terza media con letture e riflessioni. In particolare sono stati presentati
due libri letti e discussi durante le ore di lezione: “L’amico ritrovato” e lo
stesso “Il bambino con il pigiama a righe”. L’iniziativa, ovviamente, è stata
programmata per soddisfare forti finalità educative: insegnare, innanzitutto,
che “ricordare ciò che è stato” serve a non commettere gli errori del passato,
e che il rispetto nei confronti dell’ “altro da noi”, ovvero il diverso per razza,
religione, abitudini sessuali, valori, è alla base della convivenza civile e
determina quello che noi chiamiamo “patrimonio dell’umanità”, ovvero la
possibilità di dire all’altro: “sono qui anche per te, viviamo insieme”.
al piano terra; al piano superiore ci sono sale per gli studenti universitari
finalizzate allo studio e all’approfondimento.
Quali servizi offre la biblioteca?
I servizi sono molteplici: vanno dal prestito libri e DVD all’utilizzo di internet
in una sala specifica con varie postazioni; dall’ attività di lettura con bambini piccoli e adulti alla possibilità di consultare ogni giorno tutti i quotidiani.
Qual è il servizio più apprezzato dall’utente?
In molti frequentano la biblioteca esclusivamente per leggere i quotidiani;
altri per prendere in prestito DVD e film. Comunque gli iscritti apprezzano i
servizi offerti in ogni spazio della biblioteca.
Quanti sono gli iscritti?
Ci sono circa 2000 iscritti.
Quanti libri sono presenti in biblioteca?
24 000 libri.
Quali sono i suoi progetti per il futuro?
Il progetto più grande è quello di trasformare la biblioteca di Mezzago in
una “piazza del sapere”, ovvero un luogo di incontro dove gli scambi tra
persone siano di tipo culturale. Questo progetto riprende un’idea di Antonella Agnoli . Insomma: un punto di riferimento per la popolazione deve essere
la biblioteca in quanto luogo di crescita e di formazione per tutti. Ovviamente, in biblioteca è necessario rispettare sempre le regole ( esempio: non fare
rumori forti per non disturbare chi studia) perché essa è un luogo di studio e
confronto civile e democratico.
Continuerà a fare la bibliotecaria?
Sì, continuerò a fare la bibliotecaria.
Continuerà a lavorare nella biblioteca di Mezzago o cambierà paese?
Continuerò a lavorare a Mezzago, perché mi trovo molto bene sia con i
colleghi che con gli utenti.
Cosa vorrebbe migliorare nel funzionamento della biblioteca?
Vorrei che la biblioteca fosse un luogo in divenire e in continuo sviluppo per
stare sempre al passo con i tempi.
Vorrebbe gestire una sua biblioteca privata?
Di biblioteche ce ne sono di due tipi: pubbliche e private, ma io continuerò
a lavorare in biblioteche pubbliche.
Ha qualche progetto importante in vista?
Stiamo cercando di introdurre il RFID, cioè l’uso di un cip. Contenuto in libri,
cd, e dvd, questo cip faciliterebbe i prestiti e impedirebbe i furti. Si installeranno apposite macchine per la lettura del cip così ognuno potrà prelevare
automaticamente i libri che preferisce.
Valentina & Federica & Stefano
Intervista
VALERIA COLOMBO
Psicopedagogista
CARTA D’IDENTITA’
Nome e cognome: Valeria Colombo
Data di nascita: 30 novembre 1977
Titolo di studio: diploma di maturità scientifica nel
1996, laurea in psicologia ad indirizzo sociale e
dello sviluppo nel 2002 presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore con tesi
sul fenomeno anoressia-bulimia e il suo collegamento con la femminilità.
PASSATO
Quando ha iniziato la professione di psicopedagogista?
Dal 2005 pratico la professione, in qualità di psicologa, in uno studio privato
ed ho alcuni pazienti. Come psicopedagogista opero collaborando con la
cooperativa Aeris.
Come mai ha fatto questa scelta lavorativa?
Finito il liceo, mi sarebbe piaciuto laurearmi in ingegneria; mi piaceva molto
studiare, mi sono proposta, però, di investire il mio sapere per entrare a contatto con le persone e con la loro complessità, non per “fare cose” in modo
meccanico e senz’ anima. Infatti adoro stare a contatto con gli altri, vivere i
loro problemi, aiutarli e, se possibile, a risolverli.
Hai già avuto esperienze del genere?
Sì. Ho lavorato con alunni di scuole diverse e il mio curriculum è ricco di
esperienze di questo tipo, tutte gratificanti.
Perché ha scelto di lavorare a Mezzago?
Non è stata una mia scelta personale, la cooperativa con cui collaboro mi
ha proposto di venire qui a sostituire la Dr.ssa Mauri ed ho accettato con
entusiasmo e “rimboccandomi le maniche”.
PRESENTE
Come si trova a scuola?
Mi trovo molto bene perché sono entrata in contatto con un gruppo di insegnanti affiatati e collaborativi.
Una collaborazione tra commissione “Progetto Genitori”, Comitato Genitori e
Amministrazione Comunale.
GENITORI E FIGLI: EMOZIONI IN CIRCOLO
Il tema delle emozioni nella vita familiare affrontato in quattro serate.
Amore, disorientamento, panico, paura, gioia, tensione, gratitudine, nostalgia,
rabbia, abbattimento, commmozione, vergogna, letizia, furia....entusiasmo.
Ma come abbiamo fatto a non perderci in ben centoventi emozioni!?
La psicoterapeuta dott.ssa Elena Faini e la danza-movimento terapeuta Monica
Savà ci hanno condotto attraverso i meandri di pancia, testa e parole, per
conoscerci meglio e per capire con maggiore efficacia i nostri figli.
La premessa fondamentale che non ci siamo mai stancati di sentire è che
le emozioni sono esperienze soggettive, così come anche le modalità che
scegliamo di usare per manifestarle.
Ed è proprio da questo essere diversi ed unici che si crea una sorta di torre
di babele che spesso ci impedisce di capire gli altri ed i loro sentimenti.
Le emozioni sono legittime, vanno permesse, sono i comportamenti che ne
derivano che non sempre sono accettabili.
In ogni famiglia i genitori stabiliscono delle regole, tra queste anche quelle
che definiscono come (e talvolta “se”) è lecito manifestare la rabbia, la
gioia, la paura... l’intervento educativo dei genitori va quindi a impattare
sui comportamenti. Ma cosa possiamo fare per aiutare i nostri figli a gestire
meglio le loro emozioni talvolta “strabordanti”ed ingestibili? Innanzitutto
facciamogli capire che li abbiamo visti, li abbiamo sentiti: li riconosciamo.
Secondariamente aiutiamoli a capire quello che stanno provando, a dare un
nome al sentimento che li ha in pugno in quel momento.
Se io capisco ciò che mi sta succedendo ci posso fare anche i conti! Terzo,
conteniamoli: “io sto qua con te in quello che senti, faccio sì che la tua
emozione non ti allaghi”
In ultimo proviamo a dare delle indicazioni sul comportamento (e non
sull’emozione!) se lo riteniamo necessario (vedi regole della famiglia).
Per poterci avvicinare agli altri, e quindi anche al loro mondo emotivo,
occorre l’empatia, che è la capacità di mettersi nei panni dell’altro, di sentire
Perché ha deciso di affrontare il percorso di orientamento scolastico con le
classi terze?
In realtà, organizzare un progetto didattico di orientamento scolastico è una
sfida: e io amo le sfide perché ci si mette in gioco e si cresce facendo esperienza. In questo percorso bisogna considerare tutte le variabili del caso:
situazioni di handicap, coordinazione con docenti, alunni e famiglie, consulenze continue, rilevazione di dati e di situazioni di disagio. Una psicopedagogista si occupa non solo delle osservazioni sistematiche nelle classi, ma
predispone spazi per colloqui con tutte le figure di riferimento degli alunni.
È un’attività complessa ed affascinante. Ci vuole impegno e disponibilità,
nonché una forte dose di pazienza per aiutare i ragazzi a scegliere il loro
futuro: un vero e proprio investimento formativo!
Cosa ne pensa di questa scuola?
Personalmente mi sento integrata nel sistema e riscontro molta disponibilità
da parte di tutti: docenti e famiglie collaborano.
Le piace il suo lavoro?
Sì, è una professione appagante
Lei è una “psicopedagogista di ruolo”?
Sì sono “di ruolo” e sono molto vicina al problema del precariato: non avere
un lavoro fisso è un dramma. Purtroppo per affermarsi nel mio settore lavorativo ci vogliono tempi lunghi e tanto impegno durante “la gavetta”.
FUTURO
Vorrà continuare a fare la psicopedagogista?
Mi piace il mio lavoro. Lavoro in molti campi. Asilo, elementari e medie. Non
penso però che lavorerò sempre nell’ambito scolastico.
Quali sono le sue intenzioni?
Tra 10- 20 anni farò un lavoro più tranquillo, in cui saranno i pazienti a
venire da me.
Quali sono i suoi progetti per il futuro?
Penso che avere progetti non sia obbligatorio. Non decido io cosa accadrà
in futuro, sono abituata a fare progetti solo nell’immediato. Per ora, aspetto il
mese di giugno per programmare le attività dell’anno prossimo.
Che cosa si augura per il futuro?
Le mie aspirazioni coincidono, per ora, con i miei progetti. Mi piacerebbe
occuparmi di altro, penso di aver maturato, nel corso del tempo, una filosofia
di vita per cui so cosa fare e cosa no, cosa sia giusto scegliere e cosa no.
Valentina & Federica & Stefano
quello che l’altro sente. Questa capacità ci permette quindi di capire meglio
dov’è nostro figlio in questo momento ed è sintomo di profonda reciprocità.
L’empatia ci porta ad un’occasione di sintonia con l’altro: sento il suo e
sento il mio. Dobbiamo veramente capire fino a dove arriviamo noi e dove
inizia l’altro, altrimenti rischiamo di andare in confusione e di perderci nelle
emozioni dei nostri figli e di non essere più di nessun aiuto.
“Quando un problema è mio e quando invece è suo?”
L’atto empatico ha tre caratteristiche per poter essere efficace: è vero (non
facciamo finta, si accorgerebbero sicuramente che stiamo mentendo), è
tempestivo (l’emozione è adesso, in questo momento e non fra una settimana)
e rispettoso (proprio perchè siamo tutti diversi, facciamo delle ipotesi “mi
sembri...arrabbiato, deluso,ecc”).
Bisogni e conflitti si gestiscono in modo differrente a seconda dell’età.
Con i bambini più piccoli, ad esempio, quando insorgono conflitti non si può
parlare troppo a lungo, per spiegare, non riescono a seguire tutto il discorso.
Il no, se lo riteniamo importante in quel momento, è contenitivo, definisce il
limite oltre il quale non si può andare.
Nel rapporto con i figli i genitori hanno la responsabilità di fare sempre il
primo passo, di capire le istanze dell’altro. Poi magari si trova una soluzione
terza, che non è ne la nostra (di genitori) né la sua (di figlio). Il conflitto gestito
bene diventa risorsa invece che rottura, diventa occasione di crescita per tutti.
I conflitti con i figli ci vengono a chiamare in prima persona, ci dicono come
siamo noi. Ci siamo aperti e confrontati; abbiamo ballato a coppie, tutti
insieme, in cerchio, allacciati o di fronte; abbiamo sperimentato il guardare
negli occhi l’altro e il sentirsi guardato negli occhi. In ognuno di noi si sono
smosse parti differrenti di sè, ognuno di noi ha regito diversamente, ma una
stessa domanda c’è rimasta nel cuore (e nella testa!) “chi sono io?
E da dove arrivo?”. Il percorso ci ha lasciato tanti spunti, ne faremo tesoro
e ci ricorderemo sempre che il nostro compito di genitori è quello di aiutare
i nostri figli ad essere consapevoli di chi sono, perchè solo così potranno
raggiungere i loro (e non i nostri) obbiettivi e potranno essere veramente
felici.
Francesca
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Romanzo a puntate di Rosa Bavetta
All’ombra del gattopardo
La processione attraversò tutta la baraccopoli,
l’arciprete benedisse ogni porta, ogni strada, contrada
e vanedda, raccattando fino all’ultima lira e all’ultimo
monile. Non tralasciò neppure il paese vecchio,
quelle macerie sessantottine causate dal terremoto
che da tempo ormai erano diventate la nostra unica
memoria storica. Bisognava pregare il santo, affinché
intercedesse per i nostri morti presso Dio, così diceva.
Ambasciate su ambasciate, questa era la sua religione.
E così facendo, dalla baraccopoli al paese vecchio,
diventava doveroso e giusto giungere fino alle ‘manniri’,
gli ovili ricoperti di lamiera ondulata e circondati da
conci di tufo, dove risiedevano pecore e pecorai, come
in un altro paese, l’ex regno del fu Don Carmelo B.
La sua benedizione toccò anche alle ignare bestie, ed
egli ricevette in cambio un paio di agnelli che furono
fatti accucciare dentro alcune ceste poste ai piedi della
statua, intanto che la perpetua preparava due sporte
capienti, perché mai e poi mai li avrebbe condotti in
cucina vivi. A mio parere,tutto questo non c’entrava
nulla con la fede ed era al di fuori d’ogni religione, ma
lo si credeva anch’esso doveroso e giusto e tale doveva
rimanere.
S’era levato il vento e il concerto della banda,seguito
dai fuochi d’artificio,rischiava di andare a monte.
Era già sera inoltrata, folate cariche di sabbia rossa
‘unfuscavano la testa, mozzavano il fiato con lingue di
fuoco che prosciugavano ogni minima stilla di frescura,
travolgendo e ricoprendo ogni cosa. Era la sabbia del
deserto, almeno così dicevano i vecchi abituati ormai
a risentire degli effetti di quell’Africa fin troppo vicina.
I tunisini che da anni si riversavano sulle nostre coste,
avevano scoperto l’entroterra, non disdegnavano
le nostre baracche e vivevano in mezzo a noi come
terremotati anch’essi, ma lavoravano vendendoci per
pochi spiccioli ‘lussuosi’ corredi e copriletti di ciniglia,
ben diversi dalle coperte grigie dell’esercito, con la
lana che graffiava, tanto era grezza.
All’ora del concerto, malgrado il vento e la sabbia
rossa, uscii lo stesso. Salii verso la piazza sfogliando
il libro della memoria, ripassando fatti e personaggi.
Li suddivisi in due categorie: quelli ‘sociali’ tipo Don
Carmelo che, per quanto me ne potesse importare,
facevo rientrare in una sorta di ‘problema civico’, e
quelli ‘personali’ , tipo Maria o Glenda, che facevano
parte della mia unica adolescenza, visto che sul fatto
di non essere un gatto e di non possedere, quindi, sette
vite, ero più che certa. I primi, ormai era chiaro, li
“Ho letto…”
sentivo distanti, immersi in affari ‘da grandi’ che ancora
non volevo mi toccassero. I secondi, tipo l’americana
Glenda, , mi incuriosivano perché facevano parte del
mio giovane mondo e quindi mi toccavano parecchio.
Glenda, devo avervelo detto, aveva una sua storia. Il
suo uomo, perché di uomo si trattava, non saltava mai
la nostra ricreazione. Veniva sempre davanti l’istituto
con una grossa macchina nera, ci caricava tutte alla
bell’e meglio, e ci scorrazzava per le vie della città
fino ad un certo punto quando, ubriache di curve e
frenate brusche, ci scaricava alla fermata dell’autobus
trattenendo con sé solo l’americana. L’avrebbe
riconsegnata alla fermata del paese prima del nostro,
così sarebbe tornata a casa insieme a noi studenti. Ma
Glenda lo chiamava ‘zio’ e , data l’età, poteva essere
anche vero trattandosi d’un vecchio sui trent’anni. Inutile
dire che non capivo la natura di quella parentela, zio
o cugino, ma da ‘quali latata’? E non capivo neppure
la natura del loro rapporto, perché un rapporto c’era:
amici stretti, seppur parenti, o forse ziti? C’era nei loro
sguardi l’aria segreta di una tresca, l’uomo era persino
ammogliato, ma di tale ‘zia’ Glenda non parlava mai.
Pensi al diavolo e spuntano le corna: così accadde con
Vincenzo, l’uomo! Lo trovai seduto sotto la pensilina
dell’unico bar del paese, mentre cercava di accendersi
una sigaretta. Il vento glielo impediva. Mi avvicinai: Ciao Vicè, lo scirocco non ti aiuta… - Pare di no- fece,
ma, in quello stesso istante, ci riuscì.
Mi atteggiai a magara sorridendo: - Magia…magia…
Poco gli interessavano le mie sparate, fece una smorfia
sputando in un angolo un residuo del trinciato che
usava per confezionare le sue sigarette e mi domandò
subito di Glenda. Presi coraggio e,sulla scia delle mie
ultime elucubrazioni, ne approfittati per chiedergli se si
fossero per caso messi insieme. - Perché vuoi saperlo?fece dubbioso, quasi incazzato. Ebbi un certo timore
cercando di ridimensionarmi immediatamente: - Mah,
accussì…- e feci un’alzata di spalle. - Tuo padre
non ti ha insegnato che chi si fa i cazzi suoi campa
cent’anni?- aggiunse. Scattò in piedi, mi afferrò per un
braccio, noncurante della gente che entrava ed usciva
dal locale, e mi spinse verso la sua auto parcheggiata
lì davanti. - Ti porto a fare un giretto. Un ti scantari…
- E non ebbi affatto paura. Entrai dentro come un
topolino, abbassai la testa mentre attraversavamo il
paese e la rialzai quando eravamo già tra le macerie
del vecchio. Un pensiero mi fulminò la mente “ Se
questo mi ammazza che faccio?” Ma Vincenzo si
Vª puntata
atteggiò subito a gran signore e sfiorandomi la guancia
con una carezza affettuosa, disse: - Che è successo?
Raccontami tutto. Così gli raccontai della gravidanza
di Maria, della complicità di Glenda, esternando il
mio disappunto per avermi nascosto tutto. Avrei voluto,
a quel punto, saperne di più da lui, visto che anche
l’uomo di Maria era vecchio quanto lui ed erano tutti
e quattro amici! Ovviamente, Vincenzo confermò tutto
di tresche, rapporti, gravidanze e compagnia bella,
ma null’altro volle aggiungere sull’uomo vecchio di
Maria, né su sé stesso. Mi offrì tre o quattro sigarette
di trinciato forte, un vero schifo, rassicurandomi che
non era droga, -sprecata fussi pi na piccilidda comu
attìa- e mi riaccompagnò in paese con un’unica
raccomandazione: - Sei troppo sveglia ma cerca di
stare attenta. Troppe cose ti interessano e invece qua
sarebbe meglio non interessarsi di nulla. Manco ai
funerali si deve parlare, cu ammazzanu ammazzanu,
capisti? - Il suono della banda giungeva fino a me sulle
ali del vento. Scesi lentamente verso il palco con finta
aria indifferente. Cercai le facce dei miei vecchi tra la
folla, senza trovarle. Sul palco i musicanti suonavano
le stesse litanie di sempre, diretti dal maestro vecchio
quanto l’arciprete, l’edicolante e il tabaccaio, o
forse quanto tutti messi insieme! Che strano paese
il mio! Un paese di matusalemmi e di magare. No,
che dico magare, di buttane! Ricordai che Glenda un
giorno se n’era andata in un posto in campagna con
Vincenzo e lì lui le aveva preso la mano portandosela
tra le gambe, mentre le infilava la sua tra le cosce. Le
aveva fatto fumare una sigaretta buona fatta sempre di
trinciato, ma che era una cosa nuova. Immersa in quei
flash mnemonici, sentii picchiettarmi la spalla e tutto,
come d’incanto, svanì. Era mio padre a braccetto di
mia madre, entrambi fermi dietro me. “Ora resta con
noi” fu l’ordine. Ubbidii, perdendomi con gli occhi fra
le migliaia di scintille colorate dei fuochi, ma ad ogni
botto il cuore sussultava. “ Se ammazzanu qualcuno a
quest’ora, manco si capisce!” pensai. E la mente volò
a Nirìa, giovane quanto me, ma morto ammazzato
come Don Carmelo. In quale delle mie due categorie
di personaggi avrei dovuto inserirlo? In quella sociale
o in quella personale? Forse entrambe, poiché ad un
tratto mi sembrava che sia quella dei grandi che quella
degli adolescenti, si intersecavano misteriosamente e
il punto d’incontro non m’era affatto chiaro, a parte
qualche faccenda di letto.
L’ACCHIAPPASOGNI
di Roberta Brioschi
Recensione di Antonino Jonathan Luzzi
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Tutto ha inizio la mattina del 1 dicembre, con la lettura di un’epistola recante una richiesta d’aiuto per dei bambini poveri. Mittente:
Babbo Natale. Marco e Fabio, due fratellini molto legati, sono i protagonisti di questa avventura nel mondo dell’amicizia e
dell’infanzia; un’avventura che li porterà a conoscere un nuovo ragazzino, Amir (nome che richiama il personaggio nato dalla
penna di Khaled Hosseini ne “Il cacciatore di aquiloni”), che i loro genitori decidono di adottare e rendere membro della famiglia
a tutti gli effetti.
Frutto della sapiente genialità della magistrale mente di Roberta Brioschi, “L’Acchiappasogni”, uscito ad aprile, si configura come
una storia forse non troppo originale, ma comunque leggera e frizzante che riesce ad affrontare temi portanti come la tolleranza
e la paura del “diverso” in modo semplice ed efficace, con una narrazione scorrevole e diretta che corrobora il tutto rendendolo
accattivante e seducente. Questa incantevole storia ha letteralmente rubato il cuore e penetrato l’anima dei dirigenti della EdiGiò, permettendo all’esordiente
scrittrice mezzaghese di sbaragliare al concorso “Premio Dickens – III Edizione”, indetto dalla stessa casa editrice, la bellezza di 41 autori tutti pronti a
raggiungere la vetta della vittoria e, magari, quella del successo. Un piccolo libro degno di nota, in apparenza di poco interesse per un pubblico adulto, ma
che si propone comunque l’arduo obiettivo di divertire i giovani lettori ai quali è indirizzato, anche facendo leva sulla presenza nel racconto di personaggi
famosi. A tal proposito si cita il cameo di Marco Materazzi, calciatore della squadra dell’Inter; lo vediamo in copertina che gioca festante in compagnia
di Marco e Fabio, i bambini eroi del racconto, e Amir, il loro nuovo fratello. Il titolo non può far altro che accentuare la voglia di andare a fondo nella
vicenda, presentandosi come strano e sfizioso al tempo stesso, capace di spingere le persone a chiedersi il perché della scelta di tale strana parola,
“L’Acchiappasogni”, costringendo, se così si può dire, i lettori a tuffarsi nel magico mondo ideato dalla Brioschi per trovare la risposta. Una favola, dunque,
in grado di far riflettere e sognare qualsiasi bimbo e che regala la speranza, o forse, addirittura, la convinzione, che i sogni, come ci ha abituati a credere
Walt Disney, possono davvero avverarsi.
Intervista
ROBERTA BRIOSCHI
Ecco la vincitrice del concorso letterario indetto da EdiGiò
Proprio così, cari lettori: la mezzaghese Roberta Brioschi, Assessore all’Istruzione, ha partecipato e raggiunto la vittoria in una competizione letteraria
partita dalla rinomata EdiGiò. Titolo dell’opera: “L’Acchiappasogni”.
A cosa si è ispirata per scrivere il suo racconto?
Beh, si può dire che la maggior parte degli eventi narrati nel libro prendono
più o meno spunto dalla mia vita; ho aggiunto però qualcosa che invece vorrei mi accadesse, come ad esempio l’adozione di un bambino, tema trattato
nel racconto.
Lei sa che “L’Acchiappasogni” è anche il titolo di un romanzo di Stephen King,
autore del genere horror?
Sì, certo, ma non l’ho mai letto. Comunque il mio è un libro per bambini e
non ha nessun risvolto pauroso o men che meno horror. Il titolo si riferisce
solo al fatto che i protagonisti (ispirati ai miei figli) alla fine raggiungono e
realizzano il proprio sogno, “acchiappano”, per così dire, il proprio sogno.
Che temi tratta il suo libro?
Diciamo che copre più argomenti, esposti e trattati attraverso i sogni dei protagonisti; ad esempio c’è chi spera di diventare un abile calciatore, chi affronta i
problemi adolescenziali del primo amore e chi cerca di integrarsi nella famiglia.
Sono sicuramente argomenti importanti, ma non aveva paura che il tutto risultasse noioso agli occhi di un bambino?
Ovviamente sì, ma ho cercato di rendere il racconto più scorrevole e accattivante possibile, anche secondo i pareri che mi davano i miei figli; comunque
so che non può piacere a tutti e sono aperta a critiche costruttive, anche
negative.
Poco fa ha detto che i protagonisti sono ispirati ai suoi figli.
Sì, infatti. All’inizio erano un po’ contrariati di questo in quanto i nomi dei
protagonisti del racconto sono proprio i loro. Ho voluto lasciarli invariati perché potessero sentirsi davvero coinvolti nella storia.
Quanto ha impiegato per la stesura della storia?
Un periodo che va dai 5 ai 6 mesi, più o meno. Di notte, quando ero libera
dagli impegni comunali e materni, mi mettevo comoda e gettavo sulla carta
tutte le idee e gli spunti che ritenevo buoni e adatti alla creazione del racconto.
“Ho letto…”
Aveva già provato a pubblicare qualcosa in passato?
Assolutamente no, questa è stata la prima esperienza. Mi hanno incitata
molte mie amicizie a partecipare a questo concorso e io ho seguito il consiglio, ma non mi sarei mai aspettata di vincere e ottenere un risultato così
strepitoso. Il premio consisteva, appunto, nella pubblicazione del racconto
nella collana “I Castori” in 150 copie più altre 50 omaggio che mi sono state
regalate dalla EdiGiò.
Ha già diffuso la notizia della sua vittoria?
In parte sì, ma comunque la maggior parte dei miei conoscenti ancora non
lo sa.
Beh, ora attraverso il Mezzaghero diventerà notizia di dominio pubblico.
Lo so e sono contenta che mi abbiate voluto intervistare; mi fa piacere che si
venga a sapere tramite il nostro giornale.
Si sente sicura sul suo futuro di scrittrice?
Sostanzialmente no perché so che la concorrenza è spietata anche in campo
letterario, anche se ammetto che mi piacerebbe molto poter continuare a
scrivere. Fin da bambina ho la passione per la scrittura e ho sempre scritto
per me, in privato, senza però rendere pubblico niente. Ho quasi terminato
un altro racconto con il quale vorrei avere il piacere di partecipare a un altro
concorso.
Che genere di racconto?
È indirizzato a un target di ragazzi più grandi rispetto a “L’Acchiappasogni”
e il titolo è “La figlia del partigiano”. E’ sempre in parte autobiografico, anche se naturalmente ho aggiunto elementi di fantasia; la protagonista è una
15enne che cerca di farsi accettare dagli altri mentre imperversa la guerra e
nasce la Resistenza.
Due aggettivi per descrivere “L’Acchiappasogni”?
Spiritoso e in grado di far riflettere.
A chi dedica la vittoria?
A tutti coloro che avranno la gentilezza di “perdere tempo” per leggere il mio
racconto.
A chi dedica il racconto?
Ai miei figli.
Cosa si sentirebbe di dire a uno scrittore o scrittrice in erba?
Che quando c’è davvero la passione per qualcosa e ce la si mette tutta, allora
nulla è impossibile. Non bisogna rinunciare mai a ciò che si pensa o si crede;
altrimenti si perde il lato umano di sé stessi.
Antonino Jonathan Luzzi
Grazia Honegger Fresco
FACCIAMO LA NANNA
Quel che conviene sapere sui metodi per far dormire il vostro bambino
2006, 105 p., 14 euro
Il Leone Verde
Recensione di Francesca
Mi capita sempre più spesso, sia per lavoro che per incontri sociali, che le mamme ed i papà, magari alla loro prima esperienza,
mi raccontino con enfasi, e soprattutto stanchezza, la fatica di essere genitori … anche di notte. Segnalo quindi questo libro che
ha l’obbiettivo di informare i lettori sul perchè si dorme e secondo quali ritmi: in maniera chiara e semplice spiega la fisiologia del
sonno degli adulti e dei bambini, tratteggiandone le dovute differenze.
Chiariti gli aspetti di funzionamento, che riguardano il fisico, l’autrice si sofferma sulla modalità con la quale approcciare il nostro
bambino che dorme (o che non ne vuole sapere!). L’autrice sottolinea l’importanza dell’abituarsi ad osservare il proprio bambino con l’obbiettivo di conoscerne sia i punti di forza che le debolezze. Come per tutti gli aspetti che riguardano lo sviluppo infantile, anche il sonno necessita una modalità di porsi che sia
unica ed adatta a quel bambino. Ogni bambino è diverso dagli altri, inizia a camminare quando è pronto, inizia a parlare solo quando è maturo, dorme
tutta la notte solo quando il suo sviluppo fisico e mentale glielo permettono. Occorre quindi attendere il tempo giusto, senza pretendere che si possa porsi
con una modalità valida dai 2 mesi ai 5 anni. Il titolo del libro richiama il noto best seller “Fate la nanna” dello spagnolo Estivill, che ha spopolato tra i neo
genitori negli ultimi anni, proponendo un approccio comportamentista, deciso e forse un po’ troppo rigido al sonno dei bambini.
L’autrice di “Facciamo la nanna” invece sceglie uno sguardo diverso e lo chiarisce già a partire dal titolo del libro: i neonati devono essere aiutati dai genitori
a dormire, devono essere accompagnati al sonno. I bambini molto piccoli non dormono come gli adulti, hanno cicli notturni più brevi, ogni passaggio da
un ciclo all’altro è un periodo vulnerabile durante il quale tanti bambini si svegliano. I frequenti risvegli, soprattutto nei primissimi mesi di vita permettono ai
bambini anche di comunicare le loro esigenze: latte, naso chiuso, troppo caldo o troppo freddo,...
Alcuni ricercatori, inoltre, hanno capito che il sonno leggero stimola il cervello promuovendone lo sviluppo, durante i primi mesi dove avviene una straordinaria e rapida crescita, il cervello dei neonati ha bisogno di funzionare anche durante il sonno, di qui la forte presenza di sonno leggero.
Cosa possono fare mamma e papà? Rispondere alle richieste del bambino in relazione al loro carattere e al ricordo che hanno delle cure ricevute quando
erano bambini. La risposta sensibile dei genitori alle richieste di vicinanza e di rassicurazione del piccolo lo aiuterà a diventare autonomo anche nel dormire.
Per concludere uno degli aspetti chiave riportati dall’autrice : “liberiamoci del pregiudizio che andare a letto sia un obbligo, un dovere, un castigo e non
quell’occasione felice e del tutto naturale di riposo che ci fa vivere meglio” a cui seguono, negli ultimi capitoli, indicazioni sui comportamenti e sulle modalità
di porsi che possono aiutare tutti a … dormire di più!
Grazia Honegger Fresco fu allieva di Maria Montessori in uno degli ultimo corsi da lei diretti. Da diversi anni si dedica alla formazione degli educatori sia
in Italia che all’estero.
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PrOgetto Continenti Ricorda i Bombardamenti di Gaza
Proiezione del film documentario “To Shoot an Elephant”
Per ricordare il primo anniversario della fine dei bombardamenti da parte di
Israele della striscia di Gaza, lo scorso 11 febbraio abbiamo organizzato,
presso la sala Gerardi, la proiezione del film documentario “To Shoot an
Elephant” (colpisci un elefante). Il 27 dicembre 2009 l’esercito israeliano dava
il via all’operazione “Piombo fuso”, un’operazione durata 21 giorni durante i
quali 1412 palestinesi hanno perso la vita e di questi 313 erano bambini. Lo
spagnolo Alberto Arce si trovava a Gaza insieme si suoi compagni dell’ISM
(International Solidarity Movement ) quando le grida degli F16 israeliani
attraversavano violentemente il cielo, mescolandosi agli strazi delle prime
vittime civili e dei relativi familiari. In quei ventuno giorni Arce, aiutato da
Mohammad Rujailah, un giovane palestinese di 24 anni, da attivista si è
trasformato in testimone munito di videocamera, così le sue immagini sono
una delle poche testimonianze visive di ciò che è successo in quella che viene
ormai definita “la più grande prigione a cielo aperto” del mondo. Si tratta
di immagini crude, impressionanti che ci trasportano nelle strade martoriate
di Gaza, che ci mostrano le membra straziate dei palestinesi, la polvere ,
le fiamme, le esalazioni delle bombe al fosforo bianco, il fumo sprigionato
dai missili, dalle bombe che colpiscono indiscriminatamente persone,
ospedali, scuole del’ONU….. Esseri umani che non possono far altro che
subire impotenti questa violenza! Ci toccano nel profondo i loro lamenti
disperati: ”Per favore, diteci quanti omicidi volete, quante persone morte,
per far smettere questi combattimenti. Diteci il numero!” grida un palestinese.
Non c’è colonna sonora, solo le urla, gli spari, le sirene delle ambulanze
della Mezzaluna Rossa fanno da sottofondo alle immagini.
Il film termina con una frase del giovane Rujailah, che, di fronte alle fiamme
che stanno distruggendo il più grande magazzino di aiuti internazionali della
striscia colpito dalle bombe israeliane, grida : “Credo che d’ora in poi non
darò la colpa ad Israele, darò la colpa alla comunità internazionale, perché
sono state stabilite delle leggi e gli israeliani non fanno che infrangerle.
E voi non fate niente”. Possiamo restare indifferenti a tutto questo? Ancora
una volta dovremmo lasciarci sopraffare dal senso di impotenza che ci
tiene chiusi nelle nostre case? Noam Chomsky disse a un giornalista ormai
sfiduciato sulla possibilità di cambiamenti nella nostra società: “Forse hai
ragione, ma io seguo il principio della scommessa di Pascal, che dice ‘se non
facciamo nulla, è certo che il peggio accadrà.
Tanto vale fare qualcosa’.”
Ha ragione, dobbiamo andare avanti, proseguire nel lavoro di conoscenza
Nei prossimi mesi organizzeremo un successivo incontro per raccontare cosa
c’è all’origine del conflitto palestinese, convinti che sia fondamentale che la
gente conosca, perchè senza verità storica e senza giustizia non ci sarà mai
la pace.
Progetto Continenti: Gruppo locale di Mezzago
Il film è scaricabile gratuitamente all’indirizzo http://www.toshootanelephant.
com/node, per chi avesse difficoltà possiamo mettere a disposizione alcune
copie, per richiederle telefonare a Fiorangela 039.6021621 o Mariangela
039.6021734
GRUPPO “DONNE INSIEME”
Un luogo … la Villa Brasca
Il giorno … il mercoledì
“Chi trova un amico trova un tesoro …”
L’orario … dalle 14.30 alle 16.30
“più teste, più spalle, più braccia, più CUORE …”
Un sostegno, un aiuto, un supporto … per non sentirsi più soli, nelle difficoltà;
un sorriso, un abbraccio, una parola … per trovare conforto, per stare in allegria e serenità. Dall’ascolto, dal confronto … nascono grandi idee!!!
Porta il tuo cuore in questa piccola esperienza … potresti scoprire qualcosa di nuovo, di simpatico, che vale la pena di conservare per tutta la vita!
Se questo messaggio ti incuriosisce chiama Marta 338/5746272
Gemellaggio : Mezzago – Reilingen
Cari cittadini,
Stiamo organizzando il viaggio in Germania, per la seconda parte della cerimonia di gemellaggio con
Reilingen. E’ importante che la comunità mezzaghese confermi i sentimenti di interesse, curiosità e gioia, già
dimostrati lo scorso ottobre, partecipando numerosa a questo primo scambio con i nostri gemelli tedeschi.
Crediamo inoltre che il periodo possa favorire anche la partecipazione dei giovani mezzaghesi, i quali più
di tutti potranno cogliere nuove possibilità di crescita anche personale, che questa amicizia internazionale
potrà offrire.
La partenza è prevista per la mattina di venerdì 11 giugno mentre, il ritorno a Mezzago è domenica 13 giugno
in serata.
La cerimonia ufficiale si terrà Sabato 12 giugno, nel pomeriggio.
Per quanto riguarda il soggiorno sono disponibili circa 30 posti in famiglia, mentre gli altri pernotteranno
in un albergo del paese, con una tariffa convenzionata. Il costo del pullman è a carico dell’amministrazione
comunale.
Le iscrizioni verranno raccolte presso la Biblioteca di Mezzago e presso l’Ufficio Segreteria del Comune di
Mezzago, entro SABATO 22 MAGGIO.
Coloro che decideranno di partecipare sono invitati all’assemblea che si terrà MERCOLEDI’ 26 MAGGIO
alle ore 21.00 presso la Sala Civica della Biblioteca, durante la quale verranno comunicati i dettagli del
viaggio e delle tre giornate.
Fiduciosi nella vostra partecipazione, vi inviamo sinceri saluti.
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Il Comitato Gemellaggio
Il Sindaco
La polisportiva D & F
1^ Crono MTB nel Parco Rio Vallone
e 4 idee per il governo del nostro
territorio
Utilizzo la Mountain Bike più della mia auto. Ho percorso più volte tutti i
sentieri del Parco. Quando ho un momento libero inforco la MTB cercando
di evitare i percorsi su asfalto, ed è incredibile come basti allontanarsi di
qualche centinaio di metri dalle strade, addentrandosi nei terreni agricoli, per
sentirsi meglio, meno oberati dal rumore ,più rilassati e con la sensazione di
poter respirare liberamente. Ho inserito la disciplina MTB fra le 4 praticate
dai bambini DinamiciFelici (le altre
sono Nuoto, Pattinaggio, Sci) proprio
perché voglio che condividano questo
mio pensiero. Considero il parco
una realtà preziosa, che aiuta tutti
a vivere meglio; il nostro parco è
prevalentemente formato da aziende
agricole, terreni agricoli adibiti ad
orto, agriturismi, maneggi … E’ per il
benessere di tutti che questa realtà si
deve conservare, ma quanti in realtà
possiedono questa consapevolezza ?
Quanti fra i bambini di Mezzago e le
loro famiglie ?
Le scuole, soprattutto le elementari,
dedicano tempo ed energie per far
conoscere la realtà del parco Rio
Vallone.
All’interno della polisportiva D&F ci si
pone l’obiettivo di dare insieme ad una
formazione sportiva di qualità, una
educazione ambientale conseguenza
della fruizione e conoscenza pratica
del territorio in cui viviamo ; proprio
per allargare a tutti questa conoscenza, Piccoli sportivi del Gruppo "Dinamici & Felici"
in
collaborazione con le Autorità
scolastiche, col Comitato Genitori, col Comune di Mezzago, con la Pro Loco
, con l’ Ente Parco e con le aziende Falegnameria Biffi, Agricoltura Biologica
Il Gelso, Agriturismo Fondo Brugarolo si è organizzato un evento sportivo
dedicato a tutti i bambini e ragazzi delle scuole Elementari e Medie, la 1^
cronometro MTB nel Parco, aperta anche agli adulti sotto forma di itinerario
ciclistico non competitivo.
La Crono si terrà lunedì 10 Maggio 2010 con partenza alle 17,00 dal
frutteto Chioso di proprietà della Falegnameria Biffi ; il percorso su sterrato
attraversa l’Azienda il Gelso ed arriva a Fondo Brugarolo. Si percorre la
stessa strada al ritorno.
L’auspicio è che i partecipanti, bambini ed adulti, apprezzino questo stile
sportivo di usufruire del parco, e si accorgano della cura con cui queste
Finale di Stagione scoppiettante per il Calcio Mezzaghese
A maggio un mese di prova gratuito per
i bambini nati negli anni 2004 e 2005
Un’altra esaltante stagione calcistica volge al termine per l’Associazione
Sportiva Dilettantistica Mezzago, non prima di aver regalato a tutti i bambini
nati negli anni 2004 e 2005 un mese di prova gratuito (tutti i venerdì di
maggio dalle ore 16:30 alle ore 17:30) per poter sfogare la propria voglia
di fare sport in un ambiente sano e all’avanguardia,
seguiti da personale qualificato. Finale con i botti al
“Francesco Brignani”, nel programma del Maggio
Mezzaghese infatti spiccano i tornei giovanili
organizzati dalla società grigio-rossa.
Si apre con la VII Edizione del Torneo riservato alla
Categoria Juniores le sere del 3,4,6,7,10,11,13 con
le finali in programma il 15 Maggio.
La categoria Esordienti scenderà in campo i giorni
18,20,22 e 23 (finali) per la V edizione del Torneo
Colombo Luigi.
Sabato 29 Maggio invece la V Edizione del prestigioso
Torneo Vitali Eugenio
Aziende gestiscono i loro spazi agricoli.
Purtroppo il territorio del Parco, in tutti i comuni che lo compongono, senza
nessuna eccezione, subisce una continua aggressione e rischia di diventare
lo spazio permanente di numerose piccole discariche abusive in tutti i punti
facilmente raggiungibili con l’auto. I costi di risanamento (tutt’altro che
trascurabili) ricadono ovviamente sui bilanci dei comuni interessati e quindi sui
contribuenti. Quattro sono le idee che mi sento di proporre agli Amministratori
Locali e Nazionali per migliorare la gestione del nostro territorio:
1) Varare un regolamento efficace che reprima comportamenti distruttivi e di
abbandono rifiuti nel territorio parco, con pene pecuniarie proporzionali ai
reali costi di risanamento che prevedano il sequestro del veicolo utilizzato
per compiere questo tipo di reati nel caso di mancato immediato pagamento
della multa. Ma soprattutto uno sforzo coordinato sovracomunale per
far rispettare queste norme. In assenza di una efficace azione repressiva
dovremo rassegnarci ad accettare
l’uso del parco come discarica.
2) Il parco purtroppo verrà sventrato
dalla
pedemontana,
un’opera
progettata 30 anni fa, secondo la
logica del “ tutti in auto “.
Oggi ovviamente le reali esigenze
di mobilità richiedono investimenti
in metropolitane e reti ciclabili, ma
oramai la pedemontana si farà. Si è
ancora in tempo però per far costruire
una adeguata barriera antirumore,
utilizzabile, grazie all’orientamento
est ovest del tracciato, come supporto
per pannelli fotovoltaici
Realizzeremmo così una centrale per
la produzione di energia elettrica da
fonte solare, come già sperimentato
in altri tratti autostradali del nord
Italia, e trasformeremmo un danno
al nostro ambiente in una risorsa.
3) Tutti sanno che i Comuni
con l’abolizione dell’ICI, sono
impossibilitati a garantire servizi
Foto Favalli
essenziali per i propri cittadini.
A mio avviso non c’è bisogno di
reintrodurla né di inventare altre tasse. Occorre invece che tasse che si
riferiscono al territorio, come quella sugli affitti degli immobili, pagate allo
Stato, vadano invece al Comune che sarà così stimolato a controllare e far
rispettare le regole del soggiorno, non permettendo più i cosiddetti “ affitti in
nero “.
4) Per lo stesso motivo occorre che parte dei proventi del bollo auto pagati ora
alle Regioni, vengano assegnati invece ai Comuni, vincolandoli all’utilizzo di
una mobilità leggera alternativa all’auto (ciclabili, pedonabili , …. ), con
conseguente beneficio per il territorio, per l’ambiente e per la salute di tutti i
cittadini.
www.dinamicifelici.it
Tiziano Favalli
vedrà calcare il campo comunale mezzaghese le seguenti squadre: Brescia
Calcio, G.S. Concorezzese, F.C. Internazionale, A.C. Monza Brianza,
Calcio Como, G.S. Olimpic Trezzanese, Nuova Usmate e la squadra di
casa dei pulcini 1999. Il giorno seguente, 30 Maggio, in contemporanea
si svolgeranno la III edizione del Torneo Francesco Brignani e la III Edizione
del Torneo A.S.D. Mezzago per le categorie Pulcini 2000 e 2001 con la
partecipazione delle seguenti squadre: Brescia Calcio, G.S. Concorezzese,
Di.Po Vimercatese, U.S. Alessandria, U.S. Buraghese e le compagini
mezzaghesi.
Ultimo appuntamento è per il giorno 12 Giugno quando alle ore 21, per
la 34 edizione del Trofeo Dossena riservato alla
categoria primavera, due delle seguanti squadre
professionistiche, si contenderanno all’approdo
alle finali di Crema: F.C. JUVENTUS, A.C. MILAN,
F.C. INTERNAZIONALE, ATALANTA B.C., U.S.
CREMONESE, NAZIONALE LEGA PRO, i Cechi dello
SLAVIA PRAGA ed i brasiliani del ESPORTE CLUB
BAHIA.
Vi preghiamo di consultare il sito ufficiale della società
per le date della ripresa delle attività sportive in
programma per i primi giorni di Settembre:
www.acmezzago.com
Foto Studio Giudicianni & Biffi
9
Un angolo di mondo
A cura di Beatrice Solcia
In questo numero la nostra rubrica di viaggi ci porta a Sarajevo, una città vicina all’Italia, ma ben poco conosciuta e purtroppo
ricordata per i segni che la guerra ha lasciato.
Buona lettura! Mandate i vostri racconti di viaggio a [email protected]
UN VIAGGIO SPECIALE… A SARAJEVO
Mi capita spesso di viaggiare all’estero per lavoro, ma mai come
questa volta mi sono sentita così emozionata all’idea di mettere
piede in Bosnia Herzegovina e visitare la sua capitale, Sarajevo.
Fino a qualche mese fa non sapevo assolutamente nulla di questo paese,
per la verità neanche troppo distante dall’Italia (anche se purtroppo per
raggiungerlo da Milano è necessario affrontare due decolli e due atterraggi).
Non me ne sono mai interessata particolarmente fino a quando mi è capitata
per caso la fortuna di incontrare una persona speciale che mi ha guidata
attraverso la città nel corso della mia breve visita, il suo nome è Haris Begovic,
musulmano bosniaco, nato e cresciuto a Sarajevo. Altro motivo di interesse: l’ultimo bellissimo libro che ho letto scritto da
Margaret Mazzantini, Venuto al Mondo, che narra di una storia piuttosto
travagliata ambientata a Sarajevo per l’appunto, durante gli anni pre e
post guerra, che sconvolse le vite della popolazione locale tra il 1992 e il
1995. In quel periodo io ero nel pieno dell’adolescenza, troppo occupata
a divertirmi con gli amici per soffermarmi sulle immagini di devastazione
che trasmettevano in tv e per preoccuparmi di ciò che stava al di fuori del
mio piccolo mondo... E così, a distanza di ben 14 anni ho tentato, per
quanto possibile, di recuperare il tempo perso, informandomi almeno un
po’ su quanto accaduto in terra balcana prima della partenza. Ma non è
mia intenzione fare qui un resoconto dei fatti storici poiché ciò che accadde
è ampiamente illustrato e descritto su molti libri e documentari e anche
facilmente rintracciabile su internet.
Piuttosto vorrei tentare di descrivere certe sensazioni che ho vissuto
camminando per le strade di Sarajevo nel corso di un troppo breve weekend
di marzo.
Ancora adesso solamente la musicalità della parola stessa, Sarajevo, evoca
in me una sensazione di mistero e fascino… Era sera quando giunsi a
destinazione: pensai che faceva decisamente meno freddo di quel che mi
aspettavo e nel tragitto in macchina verso l’albergo, che avevo prenotato
tramite un sito internet, il buio e la stanchezza non mi permettevano di mettere
a fuoco le sagome di alcune case e costruzioni diroccate… intravedevo
degli spazi aperti, qualche gru e cantiere qua e là, ma soprattutto - lungo la
strada che costeggia il fiume Miljacka, che attraversa la città - notai subito
la presenza di qualche moschea, poco più avanti c’era una chiesa cattolica,
ed ecco una sinagoga, per finire una chiesa ortodossa… non vedevo l’ora
di vedere e scoprire la città alla luce del giorno!
L’albergo che avevo scelto si trova in pieno centro, nella parte vecchia della
città, a due passi da Bascarsija, che è la piazza dove si concentra gran parte
10
Sarajevo vista dall'alto delle colline.
Foto Barbara Falsoni
dell’attività commerciale locale, è la piazza dei bazar, intorno alla quale
pullulano viuzze dove è possibile trovare di tutto: botteghe di artigianato
locale, ristorantini e bar. Essendo affamata la prima cosa che feci fu proprio
camminare per queste viuzze e mi assalì un forte odore di spezie, carne e
cipolla. Scoprii poco più tardi che praticamente ovunque cucinavano cevap,
piatto tipico locale a base di carne, che mi divorai in quattro e quattr’otto!
Sarà stata l’emozione di trovarmi in un luogo così distante dalla mia realtà
ma mi sentivo addosso un’energia incredibile, la stanchezza era passata,
sicuramente anche grazie al cevap!
Molto positiva fu anche l’impressione iniziale che ebbi di coloro che
gestivano l’albergo dove alloggiavo, una struttura dalle dimensioni modeste
"L'uomo multiculturale costruirà il mondo".
Foto Barbara Falsoni
ma ristrutturata di recente e pulita. Sejo, il proprietario, fu molto gentile e
cordiale con me: mi raccontò subito della sua esperienza a Chicago in
America dove, per sfuggire dalla miseria della guerra, aveva scelto di vivere
per qualche anno, pur non conoscendo la lingua, improvvisandosi dapprima
camionista e poi taxista, per poi infine decidere di rientrare nel suo paese
di origine e tentare di tornare a una vita normale avviando una propria
attività a gestione famigliare. La storia di Sejo, fatta di sacrifici, sofferenza e
speranza è solo una delle tante della gente comune di Sarajevo… Giusto il
tempo di frequentare il primo anno della Facoltà di Medicina della città per
rendersi conto che non c’era futuro per lui in quel campo.
Anche il mio amico Haris, subito dopo gli anni dell’assedio, decise di
andarsene dal suo paese d’origine e di trasferirsi in Austria da uno zio che
per sua fortuna già viveva là. Mi disse che uno dei motivi per cui aveva
scelto di iscriversi all’Università di Medicina era il fatto di aver visto morire
un amico per strada e di essersi sentito impotente per non aver saputo come
aiutarlo… Mi raccontò dell’assurdità in tempo di guerra di ritrovarsi a parlare
da un fronte nemico all’altro con un ex compagno delle elementari che era
sì bosniaco, ma di etnia serba… Mentre parlava pensavo alla frivolezza e
spensieratezza dei miei 16 anni rispetto ai suoi, non so perché provai un
senso di vergogna e in quel momento non seppi cosa dire…
I segni della guerra a Sarajevo sono evidenti ovunque, vi sono lapidi e
cimiteri misti sia nel centro città che sulle colline intorno. Inoltre su tutti i muri
e per strada è possibile notare le cosiddette “rose”, ovvero i buchi lasciati
dalle granate e dai bombardamenti che richiamano tristemente la forma del
fiore. Purtroppo la sensazione predominante è che tante persone abbiano
perso la vita in questa città…
In genere adoro scattare fotografie per portare a casa un ricordo del viaggio
segue a pag. 11
ma a Sarajevo è stato diverso, per un senso di rispetto non
me la sono sentita di fotografare quei segni. Siccome alloggiavo nella zona
più commerciale e turistica della città chiesi alla mia guida di mostrarmi
anche i dintorni di Sarajevo e così mi portò sulle colline caratterizzate da
strade strette in salita e dalla presenza di tante case ravvicinate. E’ un vero
spettacolo godere della vista dell’intera città dall’alto… ma allo stesso si
comprende quanto potesse essere semplice da quella prospettiva assediare e
prendere di mira una città come Sarajevo, che si estende lungo una valle ed
è stretta fra le montagne senza alcuna possibilità di fuga…
Oggi la Bosnia Herzegovina si presenta come un paese diviso, basti pensare
che ben il 49% del territorio è chiamato Republika Srpska, popolato per la
maggioranza da Serbi di religione ortodossa. Questa regione del territorio ha
una propria autonomia istituzionale, la propria bandiera, la propria polizia
locale, le proprie scuole. Mi fa accapponare la pelle pensare che tra quella
gente ci siano persone che presero parte attivamente all’assedio macchiandosi
di crimini di guerra e che, rimaste impunite, ora possano condurre una vita
normale con le loro famiglie. Nonostante l’atmosfera affascinante poiché
multiculturale e interreligiosa che il semplice turista respira a Sarajevo, quasi
come fosse una seconda Gerusalemme, la guerra di fatto si è conclusa ma
purtroppo rimane un paese diviso dall’odio tre le varie etnie che lo popolano.
E’ davvero una terra bellissima, con un grosso potenziale ma piena di contrasti
e contraddizioni. La scultura di una figura umana che intreccia le linee di
un globo dalla didascalia promettente: «L’uomo multiculturale costruirà il
mondo», che si trova in una piazza del centro di Sarajevo, secondo me è il
simbolo evidente di questa contraddizione, in un paese dove tra le strade e
i volti della gente è calato il buio della ragione. Ma è forse anche il simbolo
di una promessa per il futuro, la speranza che gli errori del passato non si
ripetano mai più.
Barbara Falsoni
30° Anniversario della resurrezione di Monsignor OSCAR ROMERO
Questo il titolo del cartello esposto
sulla cancellata della cattedrale di
San Salvador, il 24 marzo 2010.
E noi, con un gruppo di persone
organizzate da Pax Christi di Milano,
abbiamo voluto partecipare a questo
evento.
A dire il vero gli appuntamenti sono
stati diversi, ve ne raccontiamo
qualcuno. Sabato 13 marzo presso
il palazzetto della Fiera : Concerto
in omaggio a Mons. Romero, con
la partecipazione di gruppi musicali
salvadoregni di tutte le tendenze.
Rock, rap, melodici e tradizionali
che si sono esibiti alla presenza del
nuovo presidente della repubblica
Samuel Morales, eletto un anno fa con
la vittoria del FLMN dopo anni e anni
di elezioni farsa che mantenevano al
potere funzionari al sostegno delle
oligarchie e dei mandanti delle stragi.
Migliaia di persone molto colorate,
con striscioni, manifesti foto di persone
uccise durante la lunga guerra civile,
gente finalmente libera di dare il
proprio contributo a ROMERO,
al martire e protettore dei poveri.
E’ stata una festa di popolo molto
coinvolgente.
Il cd prodotto da queste band è
stato regalato al presidente, che
ha confermato la sua opzione
preferenziale per i poveri, sulle orme
di Romero, chiedendo scusa per la
sua uccisione a nome del governo
Salvadoregno. Incredibile!!!!!!!!!
Sabato 20 marzo “Incontro ecumenico
internazionale delle comunità e dei
gruppi cristiani”, culminato con la
marcia dalla piazza “Salvador du
mundo” alla Cattedrale.
Un fiume di persone, popolo festoso,
allegro di tutte le età e di tante
nazioni. Un fiume colorato di migliaia
Direttore responsabile
Antonio Colombo
Capo redattore
Alberto Aquili
Registrazione al Tribunale di Monza
N°1805 del 23/05/2005
San Salvador: Concerto popolare
Foto Giuseppe Scarabelli
San Salvador: Commemorazione di Monsignor Romero
Foto Giuseppe Scarabelli
San Salvador: Altare dove fu assassinato Monsignor Romero
Foto Giuseppe Scarabelli
Consulente informatico
Nick Radaelli
Fotografie
Studio Giudicianni
Progetto grafico e Stampa
Tipolitografia Riva Villasanta
di persone. Celebrazione eucaristica
in piazza della Cattedrale. Padre
Sobrino, unico gesuita salvatosi dal
massacro di sette suoi compagni nel
1998, ha fatto un’omelia bellissima,
citando Mons. Pedro Casaldaliga.
Non si può descrivere la commozione
nostra e della gente.
Organizzato dalle Comunità di
base del Paese, il 24 marzo, ritrovo
all’”ospitalitto” dove vicino ad un
ospedale oncologico per donne
indigenti, sorge la chiesa in cui fu
assassinato Mons. Romero durante
una celebrazione eucaristica.
Sicuramente ha visto in faccia chi gli
ha sparato.
Qui sono convenuti tanti Pastori,
comunità
internazionali
e
salvadoregne compreso il Vescovo
emerito del Chapas Mons. Manuel
Ruiz che, prima della celebrazione,
hanno confessato tutti i mali di cui il
Paese soffre, un atto di solidarietà
e una riflessione su cosa oggi ci
insegna la figura di Mons. Romero.
Poi processione fino alla Cripta della
cattedrale, dove riposa il corpo di
Mons.Romero. Sorpendente è stata
l’omelia di Mons. S. Ruiz, molto
incarnata nella quotidianità della
vita: DIRITTI UMANI, ECOLOGIA,
AMBIENTE, DIRITTO ALLA TERRA,
RINNOVAMENTO DELLA CHIESA.
Che bella Chiesa conciliare!!
Abbiamo avuto modo di apprezzare
questo popolo: molto responsabile,
al corrente delle vicende del Paese,di
cosa fa il Governo, la Chiesa, con
uno spirito critico molto sviluppato,
con una sensibilità ecologica che noi
ci sogniamo. Una bella lezione di
società civile. Grazie salvadoregni.
Giuseppe e Gigliola Scarabelli
Hanno collaborato
Antonino Jonathan Luzzi, Beatrice Solcia, Fiorangela Crespi,
Francesca
Cicogna,
Francesco
Salerno,
Giancarlo
Brioschi,
Gianluca Porcheddu, Gigliola Crespi, Giorgio Monti, Lara Cambiaghi,
Leila Codecasa, Maddalena Villa, Mariangela Villa, Roberta Brioschi,
Rosa Bavetta, Veronica Vitali, Ivan Fedeli e i Mezzaghini.
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L'angolo della cucina
La ricetta di Albi
Frittelle di baccalà
Ingredienti (per 4-6 persone)
500 g di filetti di baccalà già ammollato
250 g di farina 00
8 g di lievito in polvere per pizze e torte salate
2 cucchiai di olio extravergine di oliva
Prezzemolo, aneto o erba cipollina, oppure barbine fresche di finocchio
Olio di semi di arachide per friggere
Sale e pepe
Preparazione
Tagliare la polpa del baccalà ammollato a pezzetti di 3-4 cm di lato e
asciugare bene con carta da cucina.
Preparare la pastella: setacciare la farina in una ciotola con il lievito,
aggiungere un pizzico di sale e le erbe tritate, l’olio extravergine, quindi
versare a filo 2 dl circa di acqua ghiacciata, mescolando con una frusta per
ottenere una pastella senza grumi.
Scaldare l’olio di semi in una padella a bordi alti, immergere i pezzetti
di baccalà nella pastella, pochi per volta, ricoprendoli in modo uniforme;
tuffarli nell’olio bollente e friggerli a fuoco medio per 3-4 minuti,rigirandoli:
Sgocciolarli con un mestolo forato ed asciugare su carta assorbente.
Potete provare anche questa versione, più sbrigativa, con 100 g. di polpa di
baccalà tritati grossolanamente; la pastella ottenuta con 4 cucchiai di farina
e 6 cucchiai di birra, 1 uovo e un trito di mezzo aglio e una manciata di
prezzemolo e sale. Si incorpora il baccalà e si frigge il composto a cucchiaiate
in olio di semi di arachide ben caldo. Ottime!!
I TUOI PRIMI NOVANTA ANNI:
BUON COMPLEANNO COOPERATIVA DI MEZZAGO
ART. 45 della costituzione
La Repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata. La legge
ne promuove e favorisce l’incremento con i mezzi più idonei e ne assicura, con gli opportuni controlli, il carattere e le finalità. La legge
provvede alla tutela e allo sviluppo dell’artigianato.
Quest’articolo sottolinea come lo Stato favorisce la costituzione di una forma di organizzazione economica, la società cooperativa, che ha come scopo principale
non il profitto (come qualsiasi altra società) ma la mutualità, cioè un vantaggio per i soci: in termini di minori spese, come nelle cooperative di consumo o per
costruire delle case, oppure in termini di maggiore retribuzione, come nelle cooperative fra lavoratori.
Questo implica grande responsabilità ma anche grande orgoglio e voglia di esserci.
Questo anno l’esserci si esprime nel rispondere positivamente alla richiesta di sentirsi coinvolta nel progetto che l’Amministrazione Comunale ha intrapreso per
dare risposta alla situazione di nuove povertà che la crisi economica ha evidenziato.
L’impegno è quello di inserire il progetto nel catalogo premi 2010 destinato ai propri soci e contribuire al banco alimentare presso il nostro punto vendita che
consentirà il rifornimento di generi di prima necessità a famiglie in situazioni di disagio.
Negli anni passati la cooperativa c’è stata, c’è e continuerà ad essere presente sul territorio in modi diversi, articolati e fedeli al proprio scopo sociale.
Ci rendiamo conto quotidianamente di quanti e quali sono i problemi che la gente deve affrontare e cerchiamo, per quanto ci è possibile, di fornire un aiuto
anche dove la questione non è direttamente di nostra competenza.
Veniamo costantemente interpellati per fornire appoggio a iniziative di tante associazioni, sociali, sportive, culturali e ci fa piacere credere che il nostro intervento
sia in qualche modo un contributo alla crescita dei progetti proposti.
L’impegno della Cooperativa di Mezzago è quello di perseguire e proseguire la strada intrapresa nella consapevolezza che la nostra presenza costante e
tenace possa positivamente influenzare la vita della piccola comunità di Mezzago.
Vi lasciamo ricordandovi 2 appuntamenti importanti presso Palazzo Archinti:
• ASSEMBLEA ORDINARIA DI BILANCIO DEI SOCI • FESTA DI COMPLEANNO A SETTEMBRE
TUTTI I SOCI SONO INVITATI A PARTECIPARE
COOP. CONS. PROD. EDIF. con RAMO AGR. e CIRC. SOCIALE SOCIETA’ COOPERATIVA con sede in MEZZAGO (MB) - PIAZZA LIBERTA’ 1
I Signori Soci sono convocati in Assemblea ordinaria in prima convocazione alle ore 06.00 del giorno 30 aprile 2010 presso la sede legale in
PIAZZA LIBERTA’ 1 – MEZZAGO ed occorrendo, l’Assemblea sarà tenuta in seconda convocazione presso la stessa sede, alle ore 20.30 del giorno
28 MAGGIO 2010
per discutere e deliberare sul seguente:
ORDINE DEL GIORNO
1. Lettura del bilancio chiuso al 31/12/2009 e della Nota Integrativa, Relazione sulla gestione, Relazione del Revisore Contabile, delibere relative.
2. Nomina del Consiglio di Amministrazione e determinazione del compenso a norma dell’art. 2389 C.C.;
3. Varie ed eventuali.
Mezzago, 31 marzo 2010
ll Presidente
CORNO CLAUDIO
Via del Bosco, 10
20050 Mezzago (Mi)
Tel. 039.6020128
Cell. 348.7661624
Creazione giardini - Manutenzione
Potature alto fusto - Piante - Siepi - Irrigazioni
12
2010
maggio mezzaghese
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BILANCIO COMUNALE DI PREVISIONE 2010
La Previsione 2010 tiene conto delle esigenze dei nostri cittadini, ma risente fortemente del peso della crisi economica e dei
tagli reali avvenuti nei trasferimenti statali, forse ancor più rilevanti nel prossimo anno.
I comuni cercano di rispondere, nell’ambito delle loro limitate competenze a questa situazione, ma patiscono della mancanza
di una vera e propria politica nazionale che da un lato affronti l’emergenza rappresentata dalla crescente disoccupazione, della
cassa integrazione, e della precarietà del lavoro e dall’altro metta in atto politiche anticicliche al fine di sostenere la ripresa dei
settori produttivi.
La legge Finanziaria purtroppo non contiene segnali significativi in questo senso, anzi continua a ridurre i trasferimenti ai
Comuni, a limitarne la capacità d’azione (alla faccia del Federalismo!).
Affinché i Comuni possano essere veramente elementi di sviluppo, cosa fondamentale in questo momento, servirebbe un
federalismo autentico, non solo propagandistico e inefficace.
Il Bilancio Comunale, che anche quest’anno vede diminuire le risorse finanziarie a disposizione, tiene conto sul versante delle
entrate del blocco delle aliquote fiscali, dei tagli ai trasferimenti statali, della mancata restituzione dell’ICI sulla prima casa,
della riduzione degli stanziamenti derivanti dal Fondo Sociale Nazionale.
In questa ottica per quanto riguarda le entrate abbiamo deciso di non gravare sul costo dei servizi a carico dell’utenza, mentre
sul fronte delle entrate tributarie verrà aumentata la Tassa Rifiuti per riportare al pareggio il costo del servizio al cittadino.
Nonostante questo quadro poco ottimistico continueremo a mantenere i servizi sociali a buon livello perché siamo convinti
che la coesione e l’integrazione sociale, la crescita culturale e scolastica, la sicurezza, la valorizzazione del volontariato, la
salvaguardia dei giovani e dell’ambiente, siano elementi di cui la nostra comunità non può fare a meno.
In questi mesi si affacciano nuove povertà, e un numero maggiore di cittadini accede ai servizi sociali o non ce la fa più a
pagare l’affitto o il mutuo o addirittura le bollette.
Anche nel nostro comune è in aumento il numero di cittadini in cassa integrazione e il numero di chi perde il lavoro.
In un momento di grave crisi come quello che stiamo vivendo, il nostro sistema di servizi sociali deve mettere in atto, con le
poche risorse a disposizione veri e propri interventi emergenziali.
Abbiamo deciso un significativo aumento del contributo comunale da destinare ad un FONDO DI SOLIDARIETÀ che sarà
gestito in collaborazione con la Parrocchia e altri Enti di Volontariato.
Ad esso saranno affiancate una serie di misure e di interventi diretti a sostenere i casi di bisogno che verranno collegialmente
valutati.
Nel 2010 particolare attenzione sarà riservata alle scuole comunali: per la difesa del tempo pieno, per una scuola completa e
ricca di proposte educative e formative, e per una offerta attenta ai diritti dei minori con particolare attenzione nei confronti
dei bambini diversamente abili.
La nostra scelta a favore dell’ambiente si concretizza nel continuare le politiche di riduzione alla fonte dei rifiuti (raccolta
differenziata – porta la sporta –), nei progetti di efficientamento energetico del patrimonio pubblico comunale, nell’impegno
a migliorare il verde pubblico e la vivibilità dei luoghi pubblici.
In una situazione generale di grande difficoltà, finanziaria per i Comuni, ed economica per i cittadini, abbiamo lavorato in
continuità con quanto fatto nel precedente mandato, per proporre un Bilancio sano, serio e responsabile.
Mezzago, maggio 2010
Il Sindaco
Antonio Colombo
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Maggio 2010 - Il Mezzaghero