Anno 14 numero 1 MAGGIO 2010 GIOCHI DI RUOLO Già alcuni anni fa gli educatori di Spazio Giovani trattavano il tema del bullismo con interventi a scuola che coinvolgevano gli alunni in simulazioni che permettevano di prendere in esame diversi ruoli. Oltre alla figura del prepotente e della vittima veniva ad assumere grande importanza il ruolo dello spettatore, cioè quello della persona che normalmente, non essendo interessata, si fa i fatti suoi, si gira e fa finta di niente, alza i tacchi e se ne va. Nelle nostre “scenette” l’accento cadeva sull’invito all’intervento da parte dello spettatore. Il prepotente agisce convinto di avere il consenso e l’approvazione, o perlomeno l’ammirazione o il timoroso assenso da parte di chi assiste tacendo. Si sa che chi tace acconsente. Più difficile è per lui agire indisturbato se chi assiste esprime disapprovazione, quindi è su questo atteggiamento che si cercava di concentrare l’attenzione. Certo non avremmo mai pensato che questa piccola rappresentazione di una scena di vita fosse destinata a diventare la metafora di situazioni più grandi di cui oggi ci troviamo sempre più spesso a dover essere spettatori. E al tempo stesso dobbiamo constatare che forse non c’è angolo di mondo così lontano da non poter toccare il nostro interesse e la nostra sensibilità. Gli esempi più eclatanti in questi giorni sono due: le accuse con relativo arresto e successiva liberazione dei medici di Emergency in Afghanistan e le considerazioni che indicano nella diffusione e nel successo delle trattazioni sulla mafia (tra cui quelle di Placido e di Saviano) la causa di un’immagine negativa e violenta del nostro paese (tra l’altro,purtroppo, questa immagine corrisponde al vero). In questo caso le considerazioni sono state fatte anche, ma non solo, dal Presidente del Consiglio. Questo permette a noi di prendere queste situazioni come esempi e di fare riflessioni di carattere generale. Le principali osservazioni sono queste. La prima: chi agisce contro interessi forti dà sicuramente fastidio, e come tale è soggetto ad offese, minacce ed aggressioni, verbali e non. La seconda osservazione è che gli atteggiamenti aggressivi sono sempre meno velati e sempre più spudorati, e questo, purtroppo, su un piano globale. La terza considerazione è che questi esempi, che si presentano ripetutamente alla ribalta attraverso i diversi strumenti mediatici, non possono che trovare diffusione più ampia nella vita sociale e negli atteggiamenti quotidiani, arrivando ad inquinare la vita di tutti noi. Un’ultima considerazione, in risposta a tutte le precedenti, è quella che riguarda la nostra risposta: possiamo rimanere spettatori passivi? Proprio partendo dagli esempi citati, che sembrerebbero così lontani, possiamo dire che la nostra comunità si è già occupata e ha dato risalto sia alla figura e agli scritti di Saviano, sia al realtà e all’azione, rigorosamente pacifista, dei medici di Emergency. Potremmo fare un lungo esempio di atteggiamenti positivi da parte della nostra cittadinanza, ma questo emerge anche dalle pagine del giornale. Forse ci preme di più invitare a non sottovalutare e ad intervenire nel biasimare anche i sottili atteggiamenti di “normale” prepotenza quotidiana. Non lasciamoci prendere dall’assuefazione. Esprimiamo il biasimo. AA Al via la 50° Sagra degli asparagi QUANDO A MEZZAGO CORREVANO GLI ASINI La famiglia Lari racconta la propria esperienza Quest’anno ricorre il 50° anniversario della Sagra degli Asparagi, e per darne il giusto rilievo sulle pagine del giornale, abbiamo chiesto un incontro con la famiglia Lari, il cui cognome richiama le antiche divinità latine del focolare domestico, evocate nei rituali religiosi e conviviali. I segreti di queste antiche pratiche si sono sicuramente mantenuti nel codice genetico dei nostri Lari ed hanno permesso loro di avviare, custodire e rinnovare la tradizione della sagra legata alla coltivazione dell’asparago rosa. Oltre ad essere una piacevole passeggiata nella storia del maggio, la serata trascorsa con loro ci ha permesso di scoprire che a Mezzago negli anni passati si svolgeva un Palio degli asini, o che da qualche angolo di Palazzo Archinti si potrebbe accedere a vecchie cantine dove si tenevano enormi botti da vino, o trovare il tanto discusso accesso alle famose gallerie sotterranee che portano al convento dei frati di Concesa. La famiglia Lari, composta dal capofamiglia Pietro, dalla moglie Carolina Scomparin, dai figli Ambrogio e Claudio, è arrivata a Mezzago provenendo da Canneto sull’Oglio, nel Mantovano. ”Da alcune ricerche”, ci spiega Ambrogio,” siamo arrivati ad accertare che il cognome ha origine in Francia, l’antica Gallia, dove veniva pronunciato con l’accento finale: Larì”. Siamo andati a trovarli per ripercorrere i cinquant’anni della sagra, ma si parte con una precisazione: ”possiamo far risalire agli anni 60 la festa con banchetti ed esposizione di prodotti, che si svolgeva tutta nel cortile di Palazzo Archinti”, spiega Pietro,”ma la sagra con cucina e degustazione degli asparagi coltivati ha preso il via negli anni 1984/85”. Il loro racconto si snoda nella ricostruzione delle prime feste svolte a maggio, a capodanno e a carnevale, come attività legata all’Arci, l’associazione ricreativa e culturale legata al vecchio P.C.I. Erano feste con pranzo, danze e divertimento. Con i fondi raccolti si rivitalizzava la vita associativa e sportiva: ”I giovani aderenti all’Arci partecipavano a un campionato amatoriale usufruendo dei fondi delle feste”, dice Carolina,”ma noi stessi lavoravamo con entusiasmo perché anche i nostri figli, Claudio e Ambrogio, lavoravano e facevano parte della squadra di calcio”. Spesso il lavoro o l’attività sportiva era il pretesto per coinvolgere qualche giovane che aveva La famiglia Lari in un momento di pausa al Maggio Mezzaghese Foto Studio Giudicianni & Biffi preso strade pericolose. In Palazzo Archinti vivevano numerose famiglie ed il salone era diviso in tanti piccoli appartamenti, ogni finestra corrispondeva a una cucina. Poi, quando iniziano le prime feste, con un lavoro immane viene creato il salone: ”Abbiamo smantellato tutto il soffitto, fatto ancora di canne e di malta, ed è comparsa la volta in mattoni”, continua Pietro, ”poi, con la stessa velocità abbiamo piastrellato il pavimento”. Per quanto riguarda le ricette, inizialmente è la mamma Carolina che riprende i piatti della tradizione, come il risotto con gli asparagi, ma ne introduce, o crea, di nuove, come le lasagne con gli asparagi,”Facevamo anche il ragù e dovevamo avere diverse ricette, perché la gente era tanta ed aumentava sempre: facevamo i totani ripieni, cucinavamo il cervo, il cinghiale, le lumache”. E per comprare si macinavano chilometri, con l’inossidabile Prinz: ”Andavamo a Verona a comprare gli asparagi, quando i nostri erano finiti”,continua Pietro,”ma sulla macchina mettevamo anche interi quarti di manzo”. In cucina è Claudio che diventa sempre più esperto, “è la passione che conta”,ci spiega,”è la passione che ti spinge a modificare per cercare la soluzione migliore”. Poi viene la parentesi della Locanda degli Archinti, e nel 2000, sempre con la collaborazione e la fatica di tanti volontari, si crea la seconda cucina, che funziona in autonomia dal ristorante, e poi rimane in dotazione al maggio. In seguito per la famiglia c’è la scommessa dell’attività a Cascina Orobona, ora conclusa. Oggi il peso e la responsabiltà di tutta l’attività di cucina del maggio è maggiormente suddiviso, quindi non potrebbe più essere appannaggio o identificato con una sola famiglia. Lo stesso Claudio, che oggi continua ad essere il depositario del segreto per la pasta delle lasagne “che poi è sempre la passione”, come dice lui, ci dice anche che “è più giusto e funzionale alla riuscita della festa che si sia in molti a condividere la responsabilità, come si è in molti a lavorare”, conclude con l’approvazione di Ambrogio, che continuerà eroicamente a resistere al calore della piastra per i fritti misti. Prendiamo commiato ma vorremmo rimanere ancora a lungo a farci raccontare episodi del maggio o conoscere dettagli della storia di Mezzago. Anche loro vorrebbero continuare a raccontare, anche perché ne avrebbero ancora per molto: in fondo sono stati pionieri e protagonisti di un’epoca che, anche grazie a loro, resterà memorabile. Alberto Aquili e Antonino Jonathan Luzzi Copertina realizzata da Cristiano Lissoni. www.lissoni.it LA VOCE DEI GRUPPI CONSILIARI Mezzago, 7 Febbraio 2010: celebrato l’ EMERGENCY DAY UN ACERO ROSSO RICORDERA’ TERESA SARTI STRADA Teresa, una figura femminile che sintetizza, con la sua testimonianza, una idea di Pace, la sua idea di Pace, libera da ogni retorica, fatta di concretezza, rivolta a quei soggetti-vittime della follia delle guerre, di tutte le guerre. Siamo in molti ad aver avuto il privilegio di sentirla narrare le origini di Emergency, lo stupore provato in quella circostanza, uno stupore dettato dalla semplicità con la quale Teresa declinava teorie che sapeva di dover tradurre in progetti, ciò ha rivelato a tutti noi la sua grandezza interiore, una nobiltà tutta particolare, priva di frasi di circostanza, ma densa di una precisa consapevolezza, quella del non delegare a terzi responsabilità dettate dalla sua presa di coscienza. La fatica di riconoscersi in questo nostro mondo, è attenuata da presenze che si ergono a stella polare e Teresa è entrata a far parte di quella costellazione, ed è per questo semplice motivo che oggi siamo chiamati a raccoglierne il testimone nella nostra pur umile e fragile militanza. “Scopo di una organizzazione umanitaria è quello di diventare superflua”, questo è il motto che ha fatto scattare in molti di noi l’orgoglio della appartenenza. Appartenere ad una Organizzazione come quella sognata, voluta e creata da Teresa, che prevede il “passo indietro” a cose realizzate, ci fa sentire tutti quanti nella casa giusta: vittime, medici, personale infermieristico e tecnico, dipendenti di sede e volontari, ognuno nel proprio ruolo e con pari dignità. Diventare “superflua” presuppone un duplice onere, oltre a realizzare strutture ospedaliere su standard europeo e consegnarle alle autorità locali che si impegnano ad applicare la Carta dei Diritti Umani al loro interno, si rende necessario ulteriore sforzo, senza il quale appare monco l’operato della Associazione: la diffusione di una cultura di Pace. Gettare le basi per la realizzazione di un sogno attorno al quale si possano creare le condizioni per una Pace vera significa battersi per l’utopia, un obiettivo per il quale i grandi sognatori non hanno mai smesso di lottare, e come il Poeta ha cantato per Teresa alla sua commemorazione funebre che così recitava: “La legge che batteva nel suo cuore, partì che era un mattino di luglio, per conquistare il bello il vero il giusto” Nel caso di Teresa quello di un mondo al quale risultino superflue ogni tipo di organizzazioni umanitarie derivante dal rifiuto del concetto di guerra, e che veda riconosciuto il diritto per ogni essere umano ad esistere in dignità e pace. Teresa ha percorso i suoi anni inseguendo questa utopia, sintetizzata in due semplici sostantivi: Pace e Giustizia, l’uno non può fare a meno dell’altro, non vi può essere Pace senza Giustizia, molte volte l’abbiamo sentita ripetere questo concetto nelle sue esposizioni, ed esportare il suo modello di Pace oggi assume un significato speciale che nella nostra società ai più sfugge, che si può riassumere in un termine semplice e comprensibile: “Restituzione” e l’azione che muove Emergency percorre questo solco ideale. Grazie al contributo di molte persone sensibili, Teresa attraverso Emergency e con gli strumenti che gli sono propri, ha restituito e continua a restituire, parte di quanto il benessere delle nostre democrazie hanno sottratto al sud del mondo, tutto ciò senza ricorrere a quei clamori che immiseriscono l’operato ad esaltazione della sola immagine. Oggi la vogliamo ricordare con questo gesto, piantando il suo albero prediletto, un acero rosso, l’albero che nel nostro animo la rende presente essendo Teresa tornata nel tutto; questo per Emergency rappresenta l’albero ideale del “Giusto”. Desideriamo ringraziare questa Amministrazione, per il contributo fattivo ad Emergency, e per l’entusiasmo con il quale ha accolto la nostra richiesta, patrocinando l’iniziativa. Questi gesti meritano un applauso, ma altri Eroi Civili come Teresa Sarti Strada popolano la nostra storia recente. Presenze e cippi che attingono agli animi nobili della nostra società, si possono tradurre in uno stimolo per le nuove generazioni che intendano conoscere più dettagliatamente le vite di questi protagonisti positivi. I motivi per cui i loro padri hanno riconosciuto il valore ideale dedicando ad essi uno spazio pubblico, carica di valore simbolico l’arredo cittadino, che si traduce in presenza visiva per quanti credono nei valori umani. Auspichiamo che questo sia solo il primo di una serie, viviamo un mondo che va contrastato con esempi come Teresa. Posa dell'Acero Rosso in memoria di Teresa Sarti Strada 2 Foto Studio Giudicianni & Biffi L’attuale crisi economica e più in generale la situazione di difficoltà del nostro paese ci presenta situazioni di emergenza nelle quali gruppi consistenti di persone e singole famiglie chiedono risposte a bisogni fondamentali. Quello delle nuove povertà è un fenomeno in forte crescita anche nel nostro Comune. Parlando con gli operatori del sociale ciò che colpisce è la dimensione del disagio e delle difficoltà economiche di nuclei familiari che fino a qualche mese fa erano considerate ” normali” e che oggi fanno fatica ad arrivare alla fine del mese, a far fronte agli impegni presi, a pagare le bollette etc. L’intervento dell’Amministrazione Comunale vuole andare oltre la mera pratica assistenzialistica. Non vogliamo svolgere il ruolo di “Agenzia” del Governo Nazionale o Regionale senza alcun ruolo nel governare la nuova emergenza. Non vogliamo occuparci solo di assistere le situazioni più disperate, delegando i restanti bisogni al mercato e alle organizzazioni caritatevoli, cercando di raggiungere più concittadini possibili e dare risposte ai loro bisogni prima che le situazioni emergenziali si cronicizzino. I diversi rapporti che monitorano l’entità e le caratteristiche della nuova povertà non ci aiutano a capire sulle dimensioni dell’effetto e sui risvolti sociali. Si conoscono le situazioni delle categorie coperte dagli ammortizzatori sociali, ma quasi niente si sa dei lavoratori autonomi, dei lavoratori con contratto a tempo determinato. Ciò che colpisce è la “dignità” con cui si vive questa nuova povertà. Salvo casi eccezionali e già conosciuti ai Servizi Sociali e alle Associazioni che si occupano di questi problemi, spesso non si va a chiedere direttamente perchè si prova vergogna, si manda qualche parente, qualche amico e quando ci si presenta alla porta di Associazioni lo si fa con estremo pudore. Poiché tutti gli studi e gli indicatori dicono che disoccupazione e impoverimento della popolazione si manifestano con tempi diversi e ritardati rispetto a quello della crisi economica, molto probabilmente, gli effetti sociali della crisi si dovrebbero aggravare nel prossimo futuro. Davanti a questo quadro l’Amministrazione Comunale anche se con le casse sempre più vuote per la mancata entrata dell’ICI per la riduzione del FNS ( Fondo Nazionale Sociale), per gli ulteriori tagli della finanziaria, si è impegnata ad affrontare questa nuova emergenza. In questa situazione la prima cosa fatta e,a mio parere, strategica è stata quello di lavorare in rete con le Associazioni di Volontariato del territorio. Da questo è nato il progetto Mutuo Soccorso con cui si intende dare risposte concrete ai bisogni dei cittadini in difficoltà. Primo atto è stato quello di creare un opuscolo per cercare di creare una mappa delle misure che in questo periodo si sono attivate in modo confuso e non coordinate da parte dei vari enti. Sono stati attivati una serie di interventi quali: Microcredito: Piccoli prestiti per superare le emergenze: pagamento delle bollette, spese condominiali,spese mediche, e altro. Banco alimentare e vestiario: distribuzione di generi di prima necessità. Sportello psicologico: dare supporto a persone in crisi e cercare di indirizzarle verso i servizi più adeguati. 3 Borse lavoro trimestrali rinnovabili di 300 E/mese per integrare il reddito. Stipulato convenzioni con la Banca Popolare di Bergamo per l’anticipazione dell’indennità di cassa integrazione, e per concedere dei Prestiti d’Onore a studenti Universitari di famiglie in stato di disagio per permettere di continuare gli studi. I destinatari del progetto sono singole persone, nuclei familiari che si trovano in situazioni di crisi e nella condizione di povertà, di solitudine e di grave emarginazione ed ha una durata di un anno. Colgo l’occasione per ringraziare l’Associazione Comunità e Famiglia, L’Associazione Volontari di Mezzago, La Coop, La Caritas Parrocchiale, La Fondazione San Carlo, La Provincia di Monza e Brianza perché senza il loro contributo nulla sarebbe stato possibile attivare. Francesco Salerno Assessore Servizi Sociali Meno sovvenzioni per non aumentare la tassa rifiuti. Noi reputiamo che non sia questo il momento di mettere le mani nelle già vuote tasche dei mezzaghesi. Da questo specchietto risulta che i cittadini di Mezzago coprono oltre il 100% la tassa sulla raccolta dei rifiuti solidi urbani. Entrate per tassa rifiuti 394.890,00 Arretrati anni precedenti 29.830,00 Contributo CONAI 24.000,00 Altri ricavi 3.000,00 TOTALE entrate 451.720,00 Costi per CEM Costo per raccolta differenziata Costi generali TOTALE uscite 322.150,00 53.000,00 52.953,00 428.103,00 Secondo noi alcuni capitoli di bilancio si potrebbero momentaneamente eliminare per recuperare le risorse necessarie: sportello sperimentale associazioni (5.000) agenda 21 (700) canone programmi leggi d’Italia e regionali (1.850) consorzio Parco Rio Vallone (16.115) comuni virtuosi (200) spese Comuni High Tech (500) contributo A.T.O. (1.100) quota funzionamento info/energia (1.100) A.N.C.I. (820) progetto lavoro vimercatese (4.600) A.N.U.S.C.A. (310) iniziative cultura della pace (2.460) enti Nazionali per la pace (1.440) contributo volume su Mezzago (2.500) contributi associativi vari (750) Questi costi (39.445), non obbligatori per legge, sono sovvenzioni inutili ad enti da cui i Mezzaghesi non traggono alcun beneficio. I consiglieri PDL-LEGA contribuiranno coi gettoni di presenza per aumentare il fondo destinato alle nuove povertà del paese. Giancarlo Brioschi capogruppo PDL-LEGA Progetto MEZZAGO - PRIBOR ACCOGLIENZA DI UN GRUPPO DI BAMBINI BIELORUSSI All’apparenza può sembrare il “solito” gemellaggio, ma a voler guardar bene salta subito all’occhio dove si trova Pribor: provincia di Gomel, Bielorussia. Ricordiamo quello che è successo. Il 26 aprile del 1986 ci fu il gravissimo incidente nucleare presso la centrale atomica di Chernobyl: la radioattività rilasciata all’esterno ha colpito in particolar modo la Bielorussia, l’Ucraina e la Russia, e masse d’aria radioattive hanno girovagato per tutta l’Europa. Sono passati ormai 24 anni dal disastro e nonostante l’evacuazione di una parte della popolazione, sono ancora tantissimi i bambini che con le loro famiglie sono costretti a vivere nelle zone colpite dalla radioattività. La situazione economica del Paese inoltre non permette di importare dall’estero alimenti “puliti”, di conseguenza la popolazione è costretta a nutrirsi dei frutti delle coltivazioni locali, che sfruttano terreni altamente contaminati. Le sostanze radiattive ingerite dai bambini, in via di sviluppo, possono portare all’insorgere di malattie assai gravi come tumori, leucemie e malattie ematiche. Dalla ricerca scientifica emerge come il rimedio più efficace risulta quello di allontanare periodicamente i bambini dalle zone contaminate per almeno un mese: respirare aria pulita e mangiare cibi sani li aiuta a recuperare le difese immunitarie riducendo così i rischi di ammalarsi. La permanenza in un ambiente salubre riduce notevolmente la quantità di radioattività assorbita dall’organismo. Ed oggi cosa succede? A Mezzago l’ospitalità per molti non è una novità, ma quest’anno la formula di accoglienza è cambiata, non saranno più, o meglio non saranno solo, le singole famiglie ad accogliere in casa i bambini, ma sarà lo sforzo di tutto il paese ad accogliere un gruppo di circa 10 bambini e bambine di 8/10 anni. Questa nuova modalità permetterà di accogliere un numero maggiore di bambini che provengono da orfanatrofi e M'ILLUMINO DI MENO Dallo spegnimento simbolico in nome del risparmio energetico all’ accensione virtuosa, a dimostrazione che è possibile produrre energia in modo pulito responsabile e sostenibile. Come ogni anno, lo scorso 12 febbraio, l’Amministrazione Comunale di Mezzago ha aderito a “M’illumino di meno” giornata internazionale del risparmio energetico, lanciata dalla popolare trasmissione radiofonica Caterpillar, in onda su RAI Radio 2. Si è trattato di un piccolo gesto simbolico per sensibilizzare i cittadini sul tema del risparmio energetico e sul ricorso alle fonti energetiche alternative e rinnovabili, concetti che, anche grazie ad iniziative come questa, diventano sempre più familiari e cominciano pian piano a modificare il nostro stile di vita. Attraverso l’accensione virtuosa di moltissime piazze ed edifici alimentati da fonti rinnovabili in tutta Italia, si è voluto porre l’accento sulle possibilità concrete che lo sviluppo delle tecnologie nel settore dell’energia pulita mette a disposizione di ognuno di noi, possibilità che sempre più si caratterizzano come alternative realistiche ed efficaci. GIORNATA DELLA MEMORIA Il ricordo dello sterminio Il 27 gennaio è stata celebrata la Giornata della Memoria. Giornata del ricordo, ricordo come monito alle generazioni future per far sì che non si verifichino mai più eventi catastrofici e diabolici di portata simile alla Shoah. Come prevede l’art. 2 cpv. 2 lett. b) della Legge della scuola, è stabilito significativamente che quest’ultima, interagendo con la realtà sociale e culturale e operando in una prospettiva di educazione permanente, sviluppi il senso di responsabilità ed educhi alla pace e al rispetto dell’ambiente, le scuole medie mezzaghesi si sono impegnate anche quest’anno. Venerdì 29 gennaio, alle 21.00, si è avuta la proiezione del film “Il bambino con il pigiama a righe” (tratto dall’omonimo romanzo di John Boyne), Immagini dedicate all'Olocausto nella Mostra "Binario 21" in Biblioteca a Mezzago nel 2009 che difficilmente rientrano nei programmi di ospitalità familiare tradizionale. In secondo luogo un’accoglienza di questo tipo mira ad aumentare le occasioni di relazioni con i pari: le diverse attività che vedranno coinvolti i piccoli bielorussi saranno infatti proposte anche ai bambini di Mezzago in un’ottica di una migliore integrazione. È infatti noto come il benessere di una persona dipenda molto anche dalle sue condizioni psico-sociali. L’ospitalità, l’affetto e le occasioni di gioco e di incontro possono, quindi, collaborare fortemente al miglioramento dello stato di salute dei bambini. Infine, la sfida più grande che Mezzago ha accettato: il progetto porterà le diverse realtà sociali del paese alla collaborazione in nome di uno sforzo comune. Nel concreto il gruppo di bambini, insieme a due accompagnatrici, sarà ospitato dal 19 giugno al 17 luglio, presso le Scuole elemetari del paese e un gruppo di volontari si occuperà di organizzare le giornate e di accogliere ogni esigenza del gruppo. È importante ricordare ancora una volta come per tutti vi sarà la possibilità di collaborare al progetto dando la propria disponibilità proponendosi per turni durante il giorno o durante la notte, per la preparazione dei pasti, la spesa della settimana, il lavaggio dei vestiti, l’animazione o l’accompagnamento nelle gite. Oppure è possibile essere d’aiuto nella raccolta di materiale per i bambini: dai vestiti, al materiale da bagno, per il letto, al materiale didattico o alimentari non deteriorabili. La raccolta avverrà presso il magazzino in via Matteotti 32 nei giorni: 8 maggio (dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18) oppure il 9 maggio (dalle 15 alle 18). Mi sembra che ce ne sia per tutti i gusti, o meglio per tutte le “corde”: chiunque può offrire il meglio di sé collaborando alla buona riuscita del progetto. Diamoci da fare!! Il progetto è a cura del comitato locale di Help for Children, patrocinato dall’Amministrazione Comunale e dalla Parrocchia “L’Assunta” di Mezzago, e che vede coinvolte ACF La Vecchia Canonica, l’Associazione Volontari e diversi cittadini residenti in paese. Francesca Anche Mezzago ha voluto dare il proprio contributo aderendo con entusiasmo all’accensione virtuosa, sottolineando in questo modo la necessità sempre più urgente di un deciso cambiamento di rotta, in direzione di una gestione più “illuminata” del nostro futuro. Per farlo abbiamo accesso per una intera notte le luci del nuovo plesso della scuola elementare; l’energia elettrica che lo alimenta infatti è prodotta dall’impianto fotovoltaico installato sul tetto. L’impianto, costituito da 26 pannelli per una potenza installata di 4.6 KWp, è stato “acceso” nel febbraio 2009 e nel corso dell’anno ha prodotto circa 5380 KWh, una quantità di energia sufficiente a coprire l’intero fabbisogno elettrico della scuola, azzerando di fatto la “bolletta”. Un ringraziamento particolare va agli alunni della scuola media e ai loro insegnanti che, con grande sensibilità e disponibilità, hanno reso la serata ancora più interessante e coinvolgente attraverso la lettura di brani scelti e l’accompagnamento musicale della banda “Senza fià”. Michele Bonanomi Assessore ambiente territorio e sostenibilità preceduto e introdotto da alcune letture molto evocative tratte da “L’amico ritrovato” di Fred Uhlmann. Opere letterarie e non che testimoniano l’orrore di una tragedia che ha coinvolto e sconvolto il mondo intero, rivelando all’umanità fino dove è capace di spingersi e arrivare la follia e la devianza dell’uomo, crudele verso sé stesso e le altrui genti. Morte, distruzione e malvagità sono state le protagoniste indiscusse della prima metà del Novecento; eppure c’era chi credeva comunque nella bontà degli uomini. Il cineforum, dedicato alla memoria delle vittime della Shoah, ha riscontrato un buon successo, che indubbiamente conferma l’importante interesse che nutrono i mezzaghesi nei confronti della storia e di quegli avvenimenti che, fino a un secolo fa, si riteneva impossibile potessero avere luogo. Antonino Jonathan Luzzi Foto Studio Giudicianni & Biffi 3 Le pagine dei mezzaghini Questi i nomi dei mezzaghini autori di queste pagine: Federica Caneva, Valentina Galimberti, Matteo Colombo, Vanessa Bassi, Stefano Lovino, Veronica Confalonieri, Andrea Fumagalli e Simone Bellumore. Praticamente anche quest’anno si conclude il ciclo di esperienza giornalistica degli alunni del terzo anno della scuola secondaria di primo grado. Leggeremo sul prossimo numero gli articoli che gli allievi del terzo gruppo stanno componendo in questi giorni, mentre l’anno scolastico è in chiusura. Inviamo a tutti gli auguri per i loro esami e per un’ottima continuazione degli studi. Noi speriamo di avere qualcuno/a di loro tra i futuri redattori del giornale. Ricordiamo che il premio per tutti è stata la consueta e interessante gita alla redazione del Corriere della Sera. Ricordiamo anche che quest’anno per la prima volta gli allievi del secondo anno hanno già partecipato a un laboratorio “propedeutico” con Leila Codecasa. Non possiamo che essere fieri dell’importante spazio che viene riservato dalla scuola secondaria, in collaborazione con il Comune al delicato tema dell’informazione . Il gruppo "Penna alla Mano" LA GIORNATA DELLA MEMORIA: RICORDARE PER NON DIMENTICARE Il 27 gennaio 2010 è la data della liberazione del campo di sterminio di Auschwitz. Come di consuetudine, la scuola media ha celebrato la ricorrenza con una serie di iniziative ricche di contenuti in grado di stimolare la riflessione di giovani e adulti. Presso il Bloom, il giorno 25 gennaio, le classi seconde e terza hanno assistito alla proiezione di un film “difficile”: “Il nastro bianco”, una pellicola legata all’origine della mentalità nazista in un villaggio della Germania ai primi del Novecento. I protagonisti, tutti ragazzi preadolescenti, avevano ricevuto un’educazione basata sulla punizione e sulla paura: saranno questi ragazzi i futuri “torturatori” di interi popoli. Quattro giorni dopo, nell’aula proiezioni della scuola media, è stata proposta la visione de “Il bambino con il pigiama a righe”, una vera e propria storia di amicizia improponibile a i tempi dell’Olocausto. Il finale tragico ha commosso tutti gli spettatori, adulti e ragazzi, perché la scuola, in questa occasione, è stata aperta alla Intervista Cristina Radaelli Bibliotecaria In occasione del decimo anniversario della Biblioteca Comunale, i Mezzaghini hanno aperto un vero e proprio “fuoco incrociato” con Cristina Radaelli, bibliotecaria, nonché memoria storica della Biblioteca. Ne è nato un colloquio franco e disincantato di cui riportiamo le parti principali. Carta d’identità: Nascita: 18 ottobre 1965. Titolo di studio: laurea lettere moderne. Situazione sentimentale: sposata. Figli: 2 figli. Da quanto tempo svolgi questo lavoro? Da circa 20 anni, dal 1990. Prima di venire a Mezzago hai fatto la bibliotecaria in altri Comuni? Sì, Bernareggio,Vimercate, Burago e Carnate. Perché hai scelto di intraprendere questa carriera? Avevo iniziato come insegnante ma mi piaceva di più fare la bibliotecaria Perchè hai scelto di lavorare a Mezzago? Mi è stato chiesto. Trovo la biblioteca molto viva, bene organizzata con una buona Amministrazione Comunale che appoggia decisamente ogni iniziativa. Che compiti svolge una bibliotecaria? Fa di tutto: mette in ordine i libri, organizza lo spazio della biblioteca, svolge funzioni amministrative, programma riunioni ed eventi culturali. Insomma deve gestire un servizio pubblico. Che genere di libri troviamo in biblioteca? Libri di didattica e di formazione , narrativa (romanzi, storie) e saggistica (trattano religione, storia, economia ecc...) di ogni tipo. In biblioteca, inoltre, ci sono quotidiani, riviste. Sono presenti, infine, i “no material books”, cioè CD rom, play-books, e giochi quali la play station. Com’è suddivisa la biblioteca? Lo spazio è funzionale e organizzato in modo razionale per accogliere l’utente : ingresso, piazza centrale, spazio emeroteca (bancone e prestiti) 4 cittadinanza e l’’iniziativa ha riscosso molto successo: più di cento persone si sono trovate a discutere del tema dell’Olocausto intervenendo e portando il proprio contributo. Inoltre, durante la serata, hanno animato il dibattito gli studenti di seconda e di terza media con letture e riflessioni. In particolare sono stati presentati due libri letti e discussi durante le ore di lezione: “L’amico ritrovato” e lo stesso “Il bambino con il pigiama a righe”. L’iniziativa, ovviamente, è stata programmata per soddisfare forti finalità educative: insegnare, innanzitutto, che “ricordare ciò che è stato” serve a non commettere gli errori del passato, e che il rispetto nei confronti dell’ “altro da noi”, ovvero il diverso per razza, religione, abitudini sessuali, valori, è alla base della convivenza civile e determina quello che noi chiamiamo “patrimonio dell’umanità”, ovvero la possibilità di dire all’altro: “sono qui anche per te, viviamo insieme”. al piano terra; al piano superiore ci sono sale per gli studenti universitari finalizzate allo studio e all’approfondimento. Quali servizi offre la biblioteca? I servizi sono molteplici: vanno dal prestito libri e DVD all’utilizzo di internet in una sala specifica con varie postazioni; dall’ attività di lettura con bambini piccoli e adulti alla possibilità di consultare ogni giorno tutti i quotidiani. Qual è il servizio più apprezzato dall’utente? In molti frequentano la biblioteca esclusivamente per leggere i quotidiani; altri per prendere in prestito DVD e film. Comunque gli iscritti apprezzano i servizi offerti in ogni spazio della biblioteca. Quanti sono gli iscritti? Ci sono circa 2000 iscritti. Quanti libri sono presenti in biblioteca? 24 000 libri. Quali sono i suoi progetti per il futuro? Il progetto più grande è quello di trasformare la biblioteca di Mezzago in una “piazza del sapere”, ovvero un luogo di incontro dove gli scambi tra persone siano di tipo culturale. Questo progetto riprende un’idea di Antonella Agnoli . Insomma: un punto di riferimento per la popolazione deve essere la biblioteca in quanto luogo di crescita e di formazione per tutti. Ovviamente, in biblioteca è necessario rispettare sempre le regole ( esempio: non fare rumori forti per non disturbare chi studia) perché essa è un luogo di studio e confronto civile e democratico. Continuerà a fare la bibliotecaria? Sì, continuerò a fare la bibliotecaria. Continuerà a lavorare nella biblioteca di Mezzago o cambierà paese? Continuerò a lavorare a Mezzago, perché mi trovo molto bene sia con i colleghi che con gli utenti. Cosa vorrebbe migliorare nel funzionamento della biblioteca? Vorrei che la biblioteca fosse un luogo in divenire e in continuo sviluppo per stare sempre al passo con i tempi. Vorrebbe gestire una sua biblioteca privata? Di biblioteche ce ne sono di due tipi: pubbliche e private, ma io continuerò a lavorare in biblioteche pubbliche. Ha qualche progetto importante in vista? Stiamo cercando di introdurre il RFID, cioè l’uso di un cip. Contenuto in libri, cd, e dvd, questo cip faciliterebbe i prestiti e impedirebbe i furti. Si installeranno apposite macchine per la lettura del cip così ognuno potrà prelevare automaticamente i libri che preferisce. Valentina & Federica & Stefano Intervista VALERIA COLOMBO Psicopedagogista CARTA D’IDENTITA’ Nome e cognome: Valeria Colombo Data di nascita: 30 novembre 1977 Titolo di studio: diploma di maturità scientifica nel 1996, laurea in psicologia ad indirizzo sociale e dello sviluppo nel 2002 presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore con tesi sul fenomeno anoressia-bulimia e il suo collegamento con la femminilità. PASSATO Quando ha iniziato la professione di psicopedagogista? Dal 2005 pratico la professione, in qualità di psicologa, in uno studio privato ed ho alcuni pazienti. Come psicopedagogista opero collaborando con la cooperativa Aeris. Come mai ha fatto questa scelta lavorativa? Finito il liceo, mi sarebbe piaciuto laurearmi in ingegneria; mi piaceva molto studiare, mi sono proposta, però, di investire il mio sapere per entrare a contatto con le persone e con la loro complessità, non per “fare cose” in modo meccanico e senz’ anima. Infatti adoro stare a contatto con gli altri, vivere i loro problemi, aiutarli e, se possibile, a risolverli. Hai già avuto esperienze del genere? Sì. Ho lavorato con alunni di scuole diverse e il mio curriculum è ricco di esperienze di questo tipo, tutte gratificanti. Perché ha scelto di lavorare a Mezzago? Non è stata una mia scelta personale, la cooperativa con cui collaboro mi ha proposto di venire qui a sostituire la Dr.ssa Mauri ed ho accettato con entusiasmo e “rimboccandomi le maniche”. PRESENTE Come si trova a scuola? Mi trovo molto bene perché sono entrata in contatto con un gruppo di insegnanti affiatati e collaborativi. Una collaborazione tra commissione “Progetto Genitori”, Comitato Genitori e Amministrazione Comunale. GENITORI E FIGLI: EMOZIONI IN CIRCOLO Il tema delle emozioni nella vita familiare affrontato in quattro serate. Amore, disorientamento, panico, paura, gioia, tensione, gratitudine, nostalgia, rabbia, abbattimento, commmozione, vergogna, letizia, furia....entusiasmo. Ma come abbiamo fatto a non perderci in ben centoventi emozioni!? La psicoterapeuta dott.ssa Elena Faini e la danza-movimento terapeuta Monica Savà ci hanno condotto attraverso i meandri di pancia, testa e parole, per conoscerci meglio e per capire con maggiore efficacia i nostri figli. La premessa fondamentale che non ci siamo mai stancati di sentire è che le emozioni sono esperienze soggettive, così come anche le modalità che scegliamo di usare per manifestarle. Ed è proprio da questo essere diversi ed unici che si crea una sorta di torre di babele che spesso ci impedisce di capire gli altri ed i loro sentimenti. Le emozioni sono legittime, vanno permesse, sono i comportamenti che ne derivano che non sempre sono accettabili. In ogni famiglia i genitori stabiliscono delle regole, tra queste anche quelle che definiscono come (e talvolta “se”) è lecito manifestare la rabbia, la gioia, la paura... l’intervento educativo dei genitori va quindi a impattare sui comportamenti. Ma cosa possiamo fare per aiutare i nostri figli a gestire meglio le loro emozioni talvolta “strabordanti”ed ingestibili? Innanzitutto facciamogli capire che li abbiamo visti, li abbiamo sentiti: li riconosciamo. Secondariamente aiutiamoli a capire quello che stanno provando, a dare un nome al sentimento che li ha in pugno in quel momento. Se io capisco ciò che mi sta succedendo ci posso fare anche i conti! Terzo, conteniamoli: “io sto qua con te in quello che senti, faccio sì che la tua emozione non ti allaghi” In ultimo proviamo a dare delle indicazioni sul comportamento (e non sull’emozione!) se lo riteniamo necessario (vedi regole della famiglia). Per poterci avvicinare agli altri, e quindi anche al loro mondo emotivo, occorre l’empatia, che è la capacità di mettersi nei panni dell’altro, di sentire Perché ha deciso di affrontare il percorso di orientamento scolastico con le classi terze? In realtà, organizzare un progetto didattico di orientamento scolastico è una sfida: e io amo le sfide perché ci si mette in gioco e si cresce facendo esperienza. In questo percorso bisogna considerare tutte le variabili del caso: situazioni di handicap, coordinazione con docenti, alunni e famiglie, consulenze continue, rilevazione di dati e di situazioni di disagio. Una psicopedagogista si occupa non solo delle osservazioni sistematiche nelle classi, ma predispone spazi per colloqui con tutte le figure di riferimento degli alunni. È un’attività complessa ed affascinante. Ci vuole impegno e disponibilità, nonché una forte dose di pazienza per aiutare i ragazzi a scegliere il loro futuro: un vero e proprio investimento formativo! Cosa ne pensa di questa scuola? Personalmente mi sento integrata nel sistema e riscontro molta disponibilità da parte di tutti: docenti e famiglie collaborano. Le piace il suo lavoro? Sì, è una professione appagante Lei è una “psicopedagogista di ruolo”? Sì sono “di ruolo” e sono molto vicina al problema del precariato: non avere un lavoro fisso è un dramma. Purtroppo per affermarsi nel mio settore lavorativo ci vogliono tempi lunghi e tanto impegno durante “la gavetta”. FUTURO Vorrà continuare a fare la psicopedagogista? Mi piace il mio lavoro. Lavoro in molti campi. Asilo, elementari e medie. Non penso però che lavorerò sempre nell’ambito scolastico. Quali sono le sue intenzioni? Tra 10- 20 anni farò un lavoro più tranquillo, in cui saranno i pazienti a venire da me. Quali sono i suoi progetti per il futuro? Penso che avere progetti non sia obbligatorio. Non decido io cosa accadrà in futuro, sono abituata a fare progetti solo nell’immediato. Per ora, aspetto il mese di giugno per programmare le attività dell’anno prossimo. Che cosa si augura per il futuro? Le mie aspirazioni coincidono, per ora, con i miei progetti. Mi piacerebbe occuparmi di altro, penso di aver maturato, nel corso del tempo, una filosofia di vita per cui so cosa fare e cosa no, cosa sia giusto scegliere e cosa no. Valentina & Federica & Stefano quello che l’altro sente. Questa capacità ci permette quindi di capire meglio dov’è nostro figlio in questo momento ed è sintomo di profonda reciprocità. L’empatia ci porta ad un’occasione di sintonia con l’altro: sento il suo e sento il mio. Dobbiamo veramente capire fino a dove arriviamo noi e dove inizia l’altro, altrimenti rischiamo di andare in confusione e di perderci nelle emozioni dei nostri figli e di non essere più di nessun aiuto. “Quando un problema è mio e quando invece è suo?” L’atto empatico ha tre caratteristiche per poter essere efficace: è vero (non facciamo finta, si accorgerebbero sicuramente che stiamo mentendo), è tempestivo (l’emozione è adesso, in questo momento e non fra una settimana) e rispettoso (proprio perchè siamo tutti diversi, facciamo delle ipotesi “mi sembri...arrabbiato, deluso,ecc”). Bisogni e conflitti si gestiscono in modo differrente a seconda dell’età. Con i bambini più piccoli, ad esempio, quando insorgono conflitti non si può parlare troppo a lungo, per spiegare, non riescono a seguire tutto il discorso. Il no, se lo riteniamo importante in quel momento, è contenitivo, definisce il limite oltre il quale non si può andare. Nel rapporto con i figli i genitori hanno la responsabilità di fare sempre il primo passo, di capire le istanze dell’altro. Poi magari si trova una soluzione terza, che non è ne la nostra (di genitori) né la sua (di figlio). Il conflitto gestito bene diventa risorsa invece che rottura, diventa occasione di crescita per tutti. I conflitti con i figli ci vengono a chiamare in prima persona, ci dicono come siamo noi. Ci siamo aperti e confrontati; abbiamo ballato a coppie, tutti insieme, in cerchio, allacciati o di fronte; abbiamo sperimentato il guardare negli occhi l’altro e il sentirsi guardato negli occhi. In ognuno di noi si sono smosse parti differrenti di sè, ognuno di noi ha regito diversamente, ma una stessa domanda c’è rimasta nel cuore (e nella testa!) “chi sono io? E da dove arrivo?”. Il percorso ci ha lasciato tanti spunti, ne faremo tesoro e ci ricorderemo sempre che il nostro compito di genitori è quello di aiutare i nostri figli ad essere consapevoli di chi sono, perchè solo così potranno raggiungere i loro (e non i nostri) obbiettivi e potranno essere veramente felici. Francesca 5 Romanzo a puntate di Rosa Bavetta All’ombra del gattopardo La processione attraversò tutta la baraccopoli, l’arciprete benedisse ogni porta, ogni strada, contrada e vanedda, raccattando fino all’ultima lira e all’ultimo monile. Non tralasciò neppure il paese vecchio, quelle macerie sessantottine causate dal terremoto che da tempo ormai erano diventate la nostra unica memoria storica. Bisognava pregare il santo, affinché intercedesse per i nostri morti presso Dio, così diceva. Ambasciate su ambasciate, questa era la sua religione. E così facendo, dalla baraccopoli al paese vecchio, diventava doveroso e giusto giungere fino alle ‘manniri’, gli ovili ricoperti di lamiera ondulata e circondati da conci di tufo, dove risiedevano pecore e pecorai, come in un altro paese, l’ex regno del fu Don Carmelo B. La sua benedizione toccò anche alle ignare bestie, ed egli ricevette in cambio un paio di agnelli che furono fatti accucciare dentro alcune ceste poste ai piedi della statua, intanto che la perpetua preparava due sporte capienti, perché mai e poi mai li avrebbe condotti in cucina vivi. A mio parere,tutto questo non c’entrava nulla con la fede ed era al di fuori d’ogni religione, ma lo si credeva anch’esso doveroso e giusto e tale doveva rimanere. S’era levato il vento e il concerto della banda,seguito dai fuochi d’artificio,rischiava di andare a monte. Era già sera inoltrata, folate cariche di sabbia rossa ‘unfuscavano la testa, mozzavano il fiato con lingue di fuoco che prosciugavano ogni minima stilla di frescura, travolgendo e ricoprendo ogni cosa. Era la sabbia del deserto, almeno così dicevano i vecchi abituati ormai a risentire degli effetti di quell’Africa fin troppo vicina. I tunisini che da anni si riversavano sulle nostre coste, avevano scoperto l’entroterra, non disdegnavano le nostre baracche e vivevano in mezzo a noi come terremotati anch’essi, ma lavoravano vendendoci per pochi spiccioli ‘lussuosi’ corredi e copriletti di ciniglia, ben diversi dalle coperte grigie dell’esercito, con la lana che graffiava, tanto era grezza. All’ora del concerto, malgrado il vento e la sabbia rossa, uscii lo stesso. Salii verso la piazza sfogliando il libro della memoria, ripassando fatti e personaggi. Li suddivisi in due categorie: quelli ‘sociali’ tipo Don Carmelo che, per quanto me ne potesse importare, facevo rientrare in una sorta di ‘problema civico’, e quelli ‘personali’ , tipo Maria o Glenda, che facevano parte della mia unica adolescenza, visto che sul fatto di non essere un gatto e di non possedere, quindi, sette vite, ero più che certa. I primi, ormai era chiaro, li “Ho letto…” sentivo distanti, immersi in affari ‘da grandi’ che ancora non volevo mi toccassero. I secondi, tipo l’americana Glenda, , mi incuriosivano perché facevano parte del mio giovane mondo e quindi mi toccavano parecchio. Glenda, devo avervelo detto, aveva una sua storia. Il suo uomo, perché di uomo si trattava, non saltava mai la nostra ricreazione. Veniva sempre davanti l’istituto con una grossa macchina nera, ci caricava tutte alla bell’e meglio, e ci scorrazzava per le vie della città fino ad un certo punto quando, ubriache di curve e frenate brusche, ci scaricava alla fermata dell’autobus trattenendo con sé solo l’americana. L’avrebbe riconsegnata alla fermata del paese prima del nostro, così sarebbe tornata a casa insieme a noi studenti. Ma Glenda lo chiamava ‘zio’ e , data l’età, poteva essere anche vero trattandosi d’un vecchio sui trent’anni. Inutile dire che non capivo la natura di quella parentela, zio o cugino, ma da ‘quali latata’? E non capivo neppure la natura del loro rapporto, perché un rapporto c’era: amici stretti, seppur parenti, o forse ziti? C’era nei loro sguardi l’aria segreta di una tresca, l’uomo era persino ammogliato, ma di tale ‘zia’ Glenda non parlava mai. Pensi al diavolo e spuntano le corna: così accadde con Vincenzo, l’uomo! Lo trovai seduto sotto la pensilina dell’unico bar del paese, mentre cercava di accendersi una sigaretta. Il vento glielo impediva. Mi avvicinai: Ciao Vicè, lo scirocco non ti aiuta… - Pare di no- fece, ma, in quello stesso istante, ci riuscì. Mi atteggiai a magara sorridendo: - Magia…magia… Poco gli interessavano le mie sparate, fece una smorfia sputando in un angolo un residuo del trinciato che usava per confezionare le sue sigarette e mi domandò subito di Glenda. Presi coraggio e,sulla scia delle mie ultime elucubrazioni, ne approfittati per chiedergli se si fossero per caso messi insieme. - Perché vuoi saperlo?fece dubbioso, quasi incazzato. Ebbi un certo timore cercando di ridimensionarmi immediatamente: - Mah, accussì…- e feci un’alzata di spalle. - Tuo padre non ti ha insegnato che chi si fa i cazzi suoi campa cent’anni?- aggiunse. Scattò in piedi, mi afferrò per un braccio, noncurante della gente che entrava ed usciva dal locale, e mi spinse verso la sua auto parcheggiata lì davanti. - Ti porto a fare un giretto. Un ti scantari… - E non ebbi affatto paura. Entrai dentro come un topolino, abbassai la testa mentre attraversavamo il paese e la rialzai quando eravamo già tra le macerie del vecchio. Un pensiero mi fulminò la mente “ Se questo mi ammazza che faccio?” Ma Vincenzo si Vª puntata atteggiò subito a gran signore e sfiorandomi la guancia con una carezza affettuosa, disse: - Che è successo? Raccontami tutto. Così gli raccontai della gravidanza di Maria, della complicità di Glenda, esternando il mio disappunto per avermi nascosto tutto. Avrei voluto, a quel punto, saperne di più da lui, visto che anche l’uomo di Maria era vecchio quanto lui ed erano tutti e quattro amici! Ovviamente, Vincenzo confermò tutto di tresche, rapporti, gravidanze e compagnia bella, ma null’altro volle aggiungere sull’uomo vecchio di Maria, né su sé stesso. Mi offrì tre o quattro sigarette di trinciato forte, un vero schifo, rassicurandomi che non era droga, -sprecata fussi pi na piccilidda comu attìa- e mi riaccompagnò in paese con un’unica raccomandazione: - Sei troppo sveglia ma cerca di stare attenta. Troppe cose ti interessano e invece qua sarebbe meglio non interessarsi di nulla. Manco ai funerali si deve parlare, cu ammazzanu ammazzanu, capisti? - Il suono della banda giungeva fino a me sulle ali del vento. Scesi lentamente verso il palco con finta aria indifferente. Cercai le facce dei miei vecchi tra la folla, senza trovarle. Sul palco i musicanti suonavano le stesse litanie di sempre, diretti dal maestro vecchio quanto l’arciprete, l’edicolante e il tabaccaio, o forse quanto tutti messi insieme! Che strano paese il mio! Un paese di matusalemmi e di magare. No, che dico magare, di buttane! Ricordai che Glenda un giorno se n’era andata in un posto in campagna con Vincenzo e lì lui le aveva preso la mano portandosela tra le gambe, mentre le infilava la sua tra le cosce. Le aveva fatto fumare una sigaretta buona fatta sempre di trinciato, ma che era una cosa nuova. Immersa in quei flash mnemonici, sentii picchiettarmi la spalla e tutto, come d’incanto, svanì. Era mio padre a braccetto di mia madre, entrambi fermi dietro me. “Ora resta con noi” fu l’ordine. Ubbidii, perdendomi con gli occhi fra le migliaia di scintille colorate dei fuochi, ma ad ogni botto il cuore sussultava. “ Se ammazzanu qualcuno a quest’ora, manco si capisce!” pensai. E la mente volò a Nirìa, giovane quanto me, ma morto ammazzato come Don Carmelo. In quale delle mie due categorie di personaggi avrei dovuto inserirlo? In quella sociale o in quella personale? Forse entrambe, poiché ad un tratto mi sembrava che sia quella dei grandi che quella degli adolescenti, si intersecavano misteriosamente e il punto d’incontro non m’era affatto chiaro, a parte qualche faccenda di letto. L’ACCHIAPPASOGNI di Roberta Brioschi Recensione di Antonino Jonathan Luzzi 6 Tutto ha inizio la mattina del 1 dicembre, con la lettura di un’epistola recante una richiesta d’aiuto per dei bambini poveri. Mittente: Babbo Natale. Marco e Fabio, due fratellini molto legati, sono i protagonisti di questa avventura nel mondo dell’amicizia e dell’infanzia; un’avventura che li porterà a conoscere un nuovo ragazzino, Amir (nome che richiama il personaggio nato dalla penna di Khaled Hosseini ne “Il cacciatore di aquiloni”), che i loro genitori decidono di adottare e rendere membro della famiglia a tutti gli effetti. Frutto della sapiente genialità della magistrale mente di Roberta Brioschi, “L’Acchiappasogni”, uscito ad aprile, si configura come una storia forse non troppo originale, ma comunque leggera e frizzante che riesce ad affrontare temi portanti come la tolleranza e la paura del “diverso” in modo semplice ed efficace, con una narrazione scorrevole e diretta che corrobora il tutto rendendolo accattivante e seducente. Questa incantevole storia ha letteralmente rubato il cuore e penetrato l’anima dei dirigenti della EdiGiò, permettendo all’esordiente scrittrice mezzaghese di sbaragliare al concorso “Premio Dickens – III Edizione”, indetto dalla stessa casa editrice, la bellezza di 41 autori tutti pronti a raggiungere la vetta della vittoria e, magari, quella del successo. Un piccolo libro degno di nota, in apparenza di poco interesse per un pubblico adulto, ma che si propone comunque l’arduo obiettivo di divertire i giovani lettori ai quali è indirizzato, anche facendo leva sulla presenza nel racconto di personaggi famosi. A tal proposito si cita il cameo di Marco Materazzi, calciatore della squadra dell’Inter; lo vediamo in copertina che gioca festante in compagnia di Marco e Fabio, i bambini eroi del racconto, e Amir, il loro nuovo fratello. Il titolo non può far altro che accentuare la voglia di andare a fondo nella vicenda, presentandosi come strano e sfizioso al tempo stesso, capace di spingere le persone a chiedersi il perché della scelta di tale strana parola, “L’Acchiappasogni”, costringendo, se così si può dire, i lettori a tuffarsi nel magico mondo ideato dalla Brioschi per trovare la risposta. Una favola, dunque, in grado di far riflettere e sognare qualsiasi bimbo e che regala la speranza, o forse, addirittura, la convinzione, che i sogni, come ci ha abituati a credere Walt Disney, possono davvero avverarsi. Intervista ROBERTA BRIOSCHI Ecco la vincitrice del concorso letterario indetto da EdiGiò Proprio così, cari lettori: la mezzaghese Roberta Brioschi, Assessore all’Istruzione, ha partecipato e raggiunto la vittoria in una competizione letteraria partita dalla rinomata EdiGiò. Titolo dell’opera: “L’Acchiappasogni”. A cosa si è ispirata per scrivere il suo racconto? Beh, si può dire che la maggior parte degli eventi narrati nel libro prendono più o meno spunto dalla mia vita; ho aggiunto però qualcosa che invece vorrei mi accadesse, come ad esempio l’adozione di un bambino, tema trattato nel racconto. Lei sa che “L’Acchiappasogni” è anche il titolo di un romanzo di Stephen King, autore del genere horror? Sì, certo, ma non l’ho mai letto. Comunque il mio è un libro per bambini e non ha nessun risvolto pauroso o men che meno horror. Il titolo si riferisce solo al fatto che i protagonisti (ispirati ai miei figli) alla fine raggiungono e realizzano il proprio sogno, “acchiappano”, per così dire, il proprio sogno. Che temi tratta il suo libro? Diciamo che copre più argomenti, esposti e trattati attraverso i sogni dei protagonisti; ad esempio c’è chi spera di diventare un abile calciatore, chi affronta i problemi adolescenziali del primo amore e chi cerca di integrarsi nella famiglia. Sono sicuramente argomenti importanti, ma non aveva paura che il tutto risultasse noioso agli occhi di un bambino? Ovviamente sì, ma ho cercato di rendere il racconto più scorrevole e accattivante possibile, anche secondo i pareri che mi davano i miei figli; comunque so che non può piacere a tutti e sono aperta a critiche costruttive, anche negative. Poco fa ha detto che i protagonisti sono ispirati ai suoi figli. Sì, infatti. All’inizio erano un po’ contrariati di questo in quanto i nomi dei protagonisti del racconto sono proprio i loro. Ho voluto lasciarli invariati perché potessero sentirsi davvero coinvolti nella storia. Quanto ha impiegato per la stesura della storia? Un periodo che va dai 5 ai 6 mesi, più o meno. Di notte, quando ero libera dagli impegni comunali e materni, mi mettevo comoda e gettavo sulla carta tutte le idee e gli spunti che ritenevo buoni e adatti alla creazione del racconto. “Ho letto…” Aveva già provato a pubblicare qualcosa in passato? Assolutamente no, questa è stata la prima esperienza. Mi hanno incitata molte mie amicizie a partecipare a questo concorso e io ho seguito il consiglio, ma non mi sarei mai aspettata di vincere e ottenere un risultato così strepitoso. Il premio consisteva, appunto, nella pubblicazione del racconto nella collana “I Castori” in 150 copie più altre 50 omaggio che mi sono state regalate dalla EdiGiò. Ha già diffuso la notizia della sua vittoria? In parte sì, ma comunque la maggior parte dei miei conoscenti ancora non lo sa. Beh, ora attraverso il Mezzaghero diventerà notizia di dominio pubblico. Lo so e sono contenta che mi abbiate voluto intervistare; mi fa piacere che si venga a sapere tramite il nostro giornale. Si sente sicura sul suo futuro di scrittrice? Sostanzialmente no perché so che la concorrenza è spietata anche in campo letterario, anche se ammetto che mi piacerebbe molto poter continuare a scrivere. Fin da bambina ho la passione per la scrittura e ho sempre scritto per me, in privato, senza però rendere pubblico niente. Ho quasi terminato un altro racconto con il quale vorrei avere il piacere di partecipare a un altro concorso. Che genere di racconto? È indirizzato a un target di ragazzi più grandi rispetto a “L’Acchiappasogni” e il titolo è “La figlia del partigiano”. E’ sempre in parte autobiografico, anche se naturalmente ho aggiunto elementi di fantasia; la protagonista è una 15enne che cerca di farsi accettare dagli altri mentre imperversa la guerra e nasce la Resistenza. Due aggettivi per descrivere “L’Acchiappasogni”? Spiritoso e in grado di far riflettere. A chi dedica la vittoria? A tutti coloro che avranno la gentilezza di “perdere tempo” per leggere il mio racconto. A chi dedica il racconto? Ai miei figli. Cosa si sentirebbe di dire a uno scrittore o scrittrice in erba? Che quando c’è davvero la passione per qualcosa e ce la si mette tutta, allora nulla è impossibile. Non bisogna rinunciare mai a ciò che si pensa o si crede; altrimenti si perde il lato umano di sé stessi. Antonino Jonathan Luzzi Grazia Honegger Fresco FACCIAMO LA NANNA Quel che conviene sapere sui metodi per far dormire il vostro bambino 2006, 105 p., 14 euro Il Leone Verde Recensione di Francesca Mi capita sempre più spesso, sia per lavoro che per incontri sociali, che le mamme ed i papà, magari alla loro prima esperienza, mi raccontino con enfasi, e soprattutto stanchezza, la fatica di essere genitori … anche di notte. Segnalo quindi questo libro che ha l’obbiettivo di informare i lettori sul perchè si dorme e secondo quali ritmi: in maniera chiara e semplice spiega la fisiologia del sonno degli adulti e dei bambini, tratteggiandone le dovute differenze. Chiariti gli aspetti di funzionamento, che riguardano il fisico, l’autrice si sofferma sulla modalità con la quale approcciare il nostro bambino che dorme (o che non ne vuole sapere!). L’autrice sottolinea l’importanza dell’abituarsi ad osservare il proprio bambino con l’obbiettivo di conoscerne sia i punti di forza che le debolezze. Come per tutti gli aspetti che riguardano lo sviluppo infantile, anche il sonno necessita una modalità di porsi che sia unica ed adatta a quel bambino. Ogni bambino è diverso dagli altri, inizia a camminare quando è pronto, inizia a parlare solo quando è maturo, dorme tutta la notte solo quando il suo sviluppo fisico e mentale glielo permettono. Occorre quindi attendere il tempo giusto, senza pretendere che si possa porsi con una modalità valida dai 2 mesi ai 5 anni. Il titolo del libro richiama il noto best seller “Fate la nanna” dello spagnolo Estivill, che ha spopolato tra i neo genitori negli ultimi anni, proponendo un approccio comportamentista, deciso e forse un po’ troppo rigido al sonno dei bambini. L’autrice di “Facciamo la nanna” invece sceglie uno sguardo diverso e lo chiarisce già a partire dal titolo del libro: i neonati devono essere aiutati dai genitori a dormire, devono essere accompagnati al sonno. I bambini molto piccoli non dormono come gli adulti, hanno cicli notturni più brevi, ogni passaggio da un ciclo all’altro è un periodo vulnerabile durante il quale tanti bambini si svegliano. I frequenti risvegli, soprattutto nei primissimi mesi di vita permettono ai bambini anche di comunicare le loro esigenze: latte, naso chiuso, troppo caldo o troppo freddo,... Alcuni ricercatori, inoltre, hanno capito che il sonno leggero stimola il cervello promuovendone lo sviluppo, durante i primi mesi dove avviene una straordinaria e rapida crescita, il cervello dei neonati ha bisogno di funzionare anche durante il sonno, di qui la forte presenza di sonno leggero. Cosa possono fare mamma e papà? Rispondere alle richieste del bambino in relazione al loro carattere e al ricordo che hanno delle cure ricevute quando erano bambini. La risposta sensibile dei genitori alle richieste di vicinanza e di rassicurazione del piccolo lo aiuterà a diventare autonomo anche nel dormire. Per concludere uno degli aspetti chiave riportati dall’autrice : “liberiamoci del pregiudizio che andare a letto sia un obbligo, un dovere, un castigo e non quell’occasione felice e del tutto naturale di riposo che ci fa vivere meglio” a cui seguono, negli ultimi capitoli, indicazioni sui comportamenti e sulle modalità di porsi che possono aiutare tutti a … dormire di più! Grazia Honegger Fresco fu allieva di Maria Montessori in uno degli ultimo corsi da lei diretti. Da diversi anni si dedica alla formazione degli educatori sia in Italia che all’estero. 7 PrOgetto Continenti Ricorda i Bombardamenti di Gaza Proiezione del film documentario “To Shoot an Elephant” Per ricordare il primo anniversario della fine dei bombardamenti da parte di Israele della striscia di Gaza, lo scorso 11 febbraio abbiamo organizzato, presso la sala Gerardi, la proiezione del film documentario “To Shoot an Elephant” (colpisci un elefante). Il 27 dicembre 2009 l’esercito israeliano dava il via all’operazione “Piombo fuso”, un’operazione durata 21 giorni durante i quali 1412 palestinesi hanno perso la vita e di questi 313 erano bambini. Lo spagnolo Alberto Arce si trovava a Gaza insieme si suoi compagni dell’ISM (International Solidarity Movement ) quando le grida degli F16 israeliani attraversavano violentemente il cielo, mescolandosi agli strazi delle prime vittime civili e dei relativi familiari. In quei ventuno giorni Arce, aiutato da Mohammad Rujailah, un giovane palestinese di 24 anni, da attivista si è trasformato in testimone munito di videocamera, così le sue immagini sono una delle poche testimonianze visive di ciò che è successo in quella che viene ormai definita “la più grande prigione a cielo aperto” del mondo. Si tratta di immagini crude, impressionanti che ci trasportano nelle strade martoriate di Gaza, che ci mostrano le membra straziate dei palestinesi, la polvere , le fiamme, le esalazioni delle bombe al fosforo bianco, il fumo sprigionato dai missili, dalle bombe che colpiscono indiscriminatamente persone, ospedali, scuole del’ONU….. Esseri umani che non possono far altro che subire impotenti questa violenza! Ci toccano nel profondo i loro lamenti disperati: ”Per favore, diteci quanti omicidi volete, quante persone morte, per far smettere questi combattimenti. Diteci il numero!” grida un palestinese. Non c’è colonna sonora, solo le urla, gli spari, le sirene delle ambulanze della Mezzaluna Rossa fanno da sottofondo alle immagini. Il film termina con una frase del giovane Rujailah, che, di fronte alle fiamme che stanno distruggendo il più grande magazzino di aiuti internazionali della striscia colpito dalle bombe israeliane, grida : “Credo che d’ora in poi non darò la colpa ad Israele, darò la colpa alla comunità internazionale, perché sono state stabilite delle leggi e gli israeliani non fanno che infrangerle. E voi non fate niente”. Possiamo restare indifferenti a tutto questo? Ancora una volta dovremmo lasciarci sopraffare dal senso di impotenza che ci tiene chiusi nelle nostre case? Noam Chomsky disse a un giornalista ormai sfiduciato sulla possibilità di cambiamenti nella nostra società: “Forse hai ragione, ma io seguo il principio della scommessa di Pascal, che dice ‘se non facciamo nulla, è certo che il peggio accadrà. Tanto vale fare qualcosa’.” Ha ragione, dobbiamo andare avanti, proseguire nel lavoro di conoscenza Nei prossimi mesi organizzeremo un successivo incontro per raccontare cosa c’è all’origine del conflitto palestinese, convinti che sia fondamentale che la gente conosca, perchè senza verità storica e senza giustizia non ci sarà mai la pace. Progetto Continenti: Gruppo locale di Mezzago Il film è scaricabile gratuitamente all’indirizzo http://www.toshootanelephant. com/node, per chi avesse difficoltà possiamo mettere a disposizione alcune copie, per richiederle telefonare a Fiorangela 039.6021621 o Mariangela 039.6021734 GRUPPO “DONNE INSIEME” Un luogo … la Villa Brasca Il giorno … il mercoledì “Chi trova un amico trova un tesoro …” L’orario … dalle 14.30 alle 16.30 “più teste, più spalle, più braccia, più CUORE …” Un sostegno, un aiuto, un supporto … per non sentirsi più soli, nelle difficoltà; un sorriso, un abbraccio, una parola … per trovare conforto, per stare in allegria e serenità. Dall’ascolto, dal confronto … nascono grandi idee!!! Porta il tuo cuore in questa piccola esperienza … potresti scoprire qualcosa di nuovo, di simpatico, che vale la pena di conservare per tutta la vita! Se questo messaggio ti incuriosisce chiama Marta 338/5746272 Gemellaggio : Mezzago – Reilingen Cari cittadini, Stiamo organizzando il viaggio in Germania, per la seconda parte della cerimonia di gemellaggio con Reilingen. E’ importante che la comunità mezzaghese confermi i sentimenti di interesse, curiosità e gioia, già dimostrati lo scorso ottobre, partecipando numerosa a questo primo scambio con i nostri gemelli tedeschi. Crediamo inoltre che il periodo possa favorire anche la partecipazione dei giovani mezzaghesi, i quali più di tutti potranno cogliere nuove possibilità di crescita anche personale, che questa amicizia internazionale potrà offrire. La partenza è prevista per la mattina di venerdì 11 giugno mentre, il ritorno a Mezzago è domenica 13 giugno in serata. La cerimonia ufficiale si terrà Sabato 12 giugno, nel pomeriggio. Per quanto riguarda il soggiorno sono disponibili circa 30 posti in famiglia, mentre gli altri pernotteranno in un albergo del paese, con una tariffa convenzionata. Il costo del pullman è a carico dell’amministrazione comunale. Le iscrizioni verranno raccolte presso la Biblioteca di Mezzago e presso l’Ufficio Segreteria del Comune di Mezzago, entro SABATO 22 MAGGIO. Coloro che decideranno di partecipare sono invitati all’assemblea che si terrà MERCOLEDI’ 26 MAGGIO alle ore 21.00 presso la Sala Civica della Biblioteca, durante la quale verranno comunicati i dettagli del viaggio e delle tre giornate. Fiduciosi nella vostra partecipazione, vi inviamo sinceri saluti. 8 Il Comitato Gemellaggio Il Sindaco La polisportiva D & F 1^ Crono MTB nel Parco Rio Vallone e 4 idee per il governo del nostro territorio Utilizzo la Mountain Bike più della mia auto. Ho percorso più volte tutti i sentieri del Parco. Quando ho un momento libero inforco la MTB cercando di evitare i percorsi su asfalto, ed è incredibile come basti allontanarsi di qualche centinaio di metri dalle strade, addentrandosi nei terreni agricoli, per sentirsi meglio, meno oberati dal rumore ,più rilassati e con la sensazione di poter respirare liberamente. Ho inserito la disciplina MTB fra le 4 praticate dai bambini DinamiciFelici (le altre sono Nuoto, Pattinaggio, Sci) proprio perché voglio che condividano questo mio pensiero. Considero il parco una realtà preziosa, che aiuta tutti a vivere meglio; il nostro parco è prevalentemente formato da aziende agricole, terreni agricoli adibiti ad orto, agriturismi, maneggi … E’ per il benessere di tutti che questa realtà si deve conservare, ma quanti in realtà possiedono questa consapevolezza ? Quanti fra i bambini di Mezzago e le loro famiglie ? Le scuole, soprattutto le elementari, dedicano tempo ed energie per far conoscere la realtà del parco Rio Vallone. All’interno della polisportiva D&F ci si pone l’obiettivo di dare insieme ad una formazione sportiva di qualità, una educazione ambientale conseguenza della fruizione e conoscenza pratica del territorio in cui viviamo ; proprio per allargare a tutti questa conoscenza, Piccoli sportivi del Gruppo "Dinamici & Felici" in collaborazione con le Autorità scolastiche, col Comitato Genitori, col Comune di Mezzago, con la Pro Loco , con l’ Ente Parco e con le aziende Falegnameria Biffi, Agricoltura Biologica Il Gelso, Agriturismo Fondo Brugarolo si è organizzato un evento sportivo dedicato a tutti i bambini e ragazzi delle scuole Elementari e Medie, la 1^ cronometro MTB nel Parco, aperta anche agli adulti sotto forma di itinerario ciclistico non competitivo. La Crono si terrà lunedì 10 Maggio 2010 con partenza alle 17,00 dal frutteto Chioso di proprietà della Falegnameria Biffi ; il percorso su sterrato attraversa l’Azienda il Gelso ed arriva a Fondo Brugarolo. Si percorre la stessa strada al ritorno. L’auspicio è che i partecipanti, bambini ed adulti, apprezzino questo stile sportivo di usufruire del parco, e si accorgano della cura con cui queste Finale di Stagione scoppiettante per il Calcio Mezzaghese A maggio un mese di prova gratuito per i bambini nati negli anni 2004 e 2005 Un’altra esaltante stagione calcistica volge al termine per l’Associazione Sportiva Dilettantistica Mezzago, non prima di aver regalato a tutti i bambini nati negli anni 2004 e 2005 un mese di prova gratuito (tutti i venerdì di maggio dalle ore 16:30 alle ore 17:30) per poter sfogare la propria voglia di fare sport in un ambiente sano e all’avanguardia, seguiti da personale qualificato. Finale con i botti al “Francesco Brignani”, nel programma del Maggio Mezzaghese infatti spiccano i tornei giovanili organizzati dalla società grigio-rossa. Si apre con la VII Edizione del Torneo riservato alla Categoria Juniores le sere del 3,4,6,7,10,11,13 con le finali in programma il 15 Maggio. La categoria Esordienti scenderà in campo i giorni 18,20,22 e 23 (finali) per la V edizione del Torneo Colombo Luigi. Sabato 29 Maggio invece la V Edizione del prestigioso Torneo Vitali Eugenio Aziende gestiscono i loro spazi agricoli. Purtroppo il territorio del Parco, in tutti i comuni che lo compongono, senza nessuna eccezione, subisce una continua aggressione e rischia di diventare lo spazio permanente di numerose piccole discariche abusive in tutti i punti facilmente raggiungibili con l’auto. I costi di risanamento (tutt’altro che trascurabili) ricadono ovviamente sui bilanci dei comuni interessati e quindi sui contribuenti. Quattro sono le idee che mi sento di proporre agli Amministratori Locali e Nazionali per migliorare la gestione del nostro territorio: 1) Varare un regolamento efficace che reprima comportamenti distruttivi e di abbandono rifiuti nel territorio parco, con pene pecuniarie proporzionali ai reali costi di risanamento che prevedano il sequestro del veicolo utilizzato per compiere questo tipo di reati nel caso di mancato immediato pagamento della multa. Ma soprattutto uno sforzo coordinato sovracomunale per far rispettare queste norme. In assenza di una efficace azione repressiva dovremo rassegnarci ad accettare l’uso del parco come discarica. 2) Il parco purtroppo verrà sventrato dalla pedemontana, un’opera progettata 30 anni fa, secondo la logica del “ tutti in auto “. Oggi ovviamente le reali esigenze di mobilità richiedono investimenti in metropolitane e reti ciclabili, ma oramai la pedemontana si farà. Si è ancora in tempo però per far costruire una adeguata barriera antirumore, utilizzabile, grazie all’orientamento est ovest del tracciato, come supporto per pannelli fotovoltaici Realizzeremmo così una centrale per la produzione di energia elettrica da fonte solare, come già sperimentato in altri tratti autostradali del nord Italia, e trasformeremmo un danno al nostro ambiente in una risorsa. 3) Tutti sanno che i Comuni con l’abolizione dell’ICI, sono impossibilitati a garantire servizi Foto Favalli essenziali per i propri cittadini. A mio avviso non c’è bisogno di reintrodurla né di inventare altre tasse. Occorre invece che tasse che si riferiscono al territorio, come quella sugli affitti degli immobili, pagate allo Stato, vadano invece al Comune che sarà così stimolato a controllare e far rispettare le regole del soggiorno, non permettendo più i cosiddetti “ affitti in nero “. 4) Per lo stesso motivo occorre che parte dei proventi del bollo auto pagati ora alle Regioni, vengano assegnati invece ai Comuni, vincolandoli all’utilizzo di una mobilità leggera alternativa all’auto (ciclabili, pedonabili , …. ), con conseguente beneficio per il territorio, per l’ambiente e per la salute di tutti i cittadini. www.dinamicifelici.it Tiziano Favalli vedrà calcare il campo comunale mezzaghese le seguenti squadre: Brescia Calcio, G.S. Concorezzese, F.C. Internazionale, A.C. Monza Brianza, Calcio Como, G.S. Olimpic Trezzanese, Nuova Usmate e la squadra di casa dei pulcini 1999. Il giorno seguente, 30 Maggio, in contemporanea si svolgeranno la III edizione del Torneo Francesco Brignani e la III Edizione del Torneo A.S.D. Mezzago per le categorie Pulcini 2000 e 2001 con la partecipazione delle seguenti squadre: Brescia Calcio, G.S. Concorezzese, Di.Po Vimercatese, U.S. Alessandria, U.S. Buraghese e le compagini mezzaghesi. Ultimo appuntamento è per il giorno 12 Giugno quando alle ore 21, per la 34 edizione del Trofeo Dossena riservato alla categoria primavera, due delle seguanti squadre professionistiche, si contenderanno all’approdo alle finali di Crema: F.C. JUVENTUS, A.C. MILAN, F.C. INTERNAZIONALE, ATALANTA B.C., U.S. CREMONESE, NAZIONALE LEGA PRO, i Cechi dello SLAVIA PRAGA ed i brasiliani del ESPORTE CLUB BAHIA. Vi preghiamo di consultare il sito ufficiale della società per le date della ripresa delle attività sportive in programma per i primi giorni di Settembre: www.acmezzago.com Foto Studio Giudicianni & Biffi 9 Un angolo di mondo A cura di Beatrice Solcia In questo numero la nostra rubrica di viaggi ci porta a Sarajevo, una città vicina all’Italia, ma ben poco conosciuta e purtroppo ricordata per i segni che la guerra ha lasciato. Buona lettura! Mandate i vostri racconti di viaggio a [email protected] UN VIAGGIO SPECIALE… A SARAJEVO Mi capita spesso di viaggiare all’estero per lavoro, ma mai come questa volta mi sono sentita così emozionata all’idea di mettere piede in Bosnia Herzegovina e visitare la sua capitale, Sarajevo. Fino a qualche mese fa non sapevo assolutamente nulla di questo paese, per la verità neanche troppo distante dall’Italia (anche se purtroppo per raggiungerlo da Milano è necessario affrontare due decolli e due atterraggi). Non me ne sono mai interessata particolarmente fino a quando mi è capitata per caso la fortuna di incontrare una persona speciale che mi ha guidata attraverso la città nel corso della mia breve visita, il suo nome è Haris Begovic, musulmano bosniaco, nato e cresciuto a Sarajevo. Altro motivo di interesse: l’ultimo bellissimo libro che ho letto scritto da Margaret Mazzantini, Venuto al Mondo, che narra di una storia piuttosto travagliata ambientata a Sarajevo per l’appunto, durante gli anni pre e post guerra, che sconvolse le vite della popolazione locale tra il 1992 e il 1995. In quel periodo io ero nel pieno dell’adolescenza, troppo occupata a divertirmi con gli amici per soffermarmi sulle immagini di devastazione che trasmettevano in tv e per preoccuparmi di ciò che stava al di fuori del mio piccolo mondo... E così, a distanza di ben 14 anni ho tentato, per quanto possibile, di recuperare il tempo perso, informandomi almeno un po’ su quanto accaduto in terra balcana prima della partenza. Ma non è mia intenzione fare qui un resoconto dei fatti storici poiché ciò che accadde è ampiamente illustrato e descritto su molti libri e documentari e anche facilmente rintracciabile su internet. Piuttosto vorrei tentare di descrivere certe sensazioni che ho vissuto camminando per le strade di Sarajevo nel corso di un troppo breve weekend di marzo. Ancora adesso solamente la musicalità della parola stessa, Sarajevo, evoca in me una sensazione di mistero e fascino… Era sera quando giunsi a destinazione: pensai che faceva decisamente meno freddo di quel che mi aspettavo e nel tragitto in macchina verso l’albergo, che avevo prenotato tramite un sito internet, il buio e la stanchezza non mi permettevano di mettere a fuoco le sagome di alcune case e costruzioni diroccate… intravedevo degli spazi aperti, qualche gru e cantiere qua e là, ma soprattutto - lungo la strada che costeggia il fiume Miljacka, che attraversa la città - notai subito la presenza di qualche moschea, poco più avanti c’era una chiesa cattolica, ed ecco una sinagoga, per finire una chiesa ortodossa… non vedevo l’ora di vedere e scoprire la città alla luce del giorno! L’albergo che avevo scelto si trova in pieno centro, nella parte vecchia della città, a due passi da Bascarsija, che è la piazza dove si concentra gran parte 10 Sarajevo vista dall'alto delle colline. Foto Barbara Falsoni dell’attività commerciale locale, è la piazza dei bazar, intorno alla quale pullulano viuzze dove è possibile trovare di tutto: botteghe di artigianato locale, ristorantini e bar. Essendo affamata la prima cosa che feci fu proprio camminare per queste viuzze e mi assalì un forte odore di spezie, carne e cipolla. Scoprii poco più tardi che praticamente ovunque cucinavano cevap, piatto tipico locale a base di carne, che mi divorai in quattro e quattr’otto! Sarà stata l’emozione di trovarmi in un luogo così distante dalla mia realtà ma mi sentivo addosso un’energia incredibile, la stanchezza era passata, sicuramente anche grazie al cevap! Molto positiva fu anche l’impressione iniziale che ebbi di coloro che gestivano l’albergo dove alloggiavo, una struttura dalle dimensioni modeste "L'uomo multiculturale costruirà il mondo". Foto Barbara Falsoni ma ristrutturata di recente e pulita. Sejo, il proprietario, fu molto gentile e cordiale con me: mi raccontò subito della sua esperienza a Chicago in America dove, per sfuggire dalla miseria della guerra, aveva scelto di vivere per qualche anno, pur non conoscendo la lingua, improvvisandosi dapprima camionista e poi taxista, per poi infine decidere di rientrare nel suo paese di origine e tentare di tornare a una vita normale avviando una propria attività a gestione famigliare. La storia di Sejo, fatta di sacrifici, sofferenza e speranza è solo una delle tante della gente comune di Sarajevo… Giusto il tempo di frequentare il primo anno della Facoltà di Medicina della città per rendersi conto che non c’era futuro per lui in quel campo. Anche il mio amico Haris, subito dopo gli anni dell’assedio, decise di andarsene dal suo paese d’origine e di trasferirsi in Austria da uno zio che per sua fortuna già viveva là. Mi disse che uno dei motivi per cui aveva scelto di iscriversi all’Università di Medicina era il fatto di aver visto morire un amico per strada e di essersi sentito impotente per non aver saputo come aiutarlo… Mi raccontò dell’assurdità in tempo di guerra di ritrovarsi a parlare da un fronte nemico all’altro con un ex compagno delle elementari che era sì bosniaco, ma di etnia serba… Mentre parlava pensavo alla frivolezza e spensieratezza dei miei 16 anni rispetto ai suoi, non so perché provai un senso di vergogna e in quel momento non seppi cosa dire… I segni della guerra a Sarajevo sono evidenti ovunque, vi sono lapidi e cimiteri misti sia nel centro città che sulle colline intorno. Inoltre su tutti i muri e per strada è possibile notare le cosiddette “rose”, ovvero i buchi lasciati dalle granate e dai bombardamenti che richiamano tristemente la forma del fiore. Purtroppo la sensazione predominante è che tante persone abbiano perso la vita in questa città… In genere adoro scattare fotografie per portare a casa un ricordo del viaggio segue a pag. 11 ma a Sarajevo è stato diverso, per un senso di rispetto non me la sono sentita di fotografare quei segni. Siccome alloggiavo nella zona più commerciale e turistica della città chiesi alla mia guida di mostrarmi anche i dintorni di Sarajevo e così mi portò sulle colline caratterizzate da strade strette in salita e dalla presenza di tante case ravvicinate. E’ un vero spettacolo godere della vista dell’intera città dall’alto… ma allo stesso si comprende quanto potesse essere semplice da quella prospettiva assediare e prendere di mira una città come Sarajevo, che si estende lungo una valle ed è stretta fra le montagne senza alcuna possibilità di fuga… Oggi la Bosnia Herzegovina si presenta come un paese diviso, basti pensare che ben il 49% del territorio è chiamato Republika Srpska, popolato per la maggioranza da Serbi di religione ortodossa. Questa regione del territorio ha una propria autonomia istituzionale, la propria bandiera, la propria polizia locale, le proprie scuole. Mi fa accapponare la pelle pensare che tra quella gente ci siano persone che presero parte attivamente all’assedio macchiandosi di crimini di guerra e che, rimaste impunite, ora possano condurre una vita normale con le loro famiglie. Nonostante l’atmosfera affascinante poiché multiculturale e interreligiosa che il semplice turista respira a Sarajevo, quasi come fosse una seconda Gerusalemme, la guerra di fatto si è conclusa ma purtroppo rimane un paese diviso dall’odio tre le varie etnie che lo popolano. E’ davvero una terra bellissima, con un grosso potenziale ma piena di contrasti e contraddizioni. La scultura di una figura umana che intreccia le linee di un globo dalla didascalia promettente: «L’uomo multiculturale costruirà il mondo», che si trova in una piazza del centro di Sarajevo, secondo me è il simbolo evidente di questa contraddizione, in un paese dove tra le strade e i volti della gente è calato il buio della ragione. Ma è forse anche il simbolo di una promessa per il futuro, la speranza che gli errori del passato non si ripetano mai più. Barbara Falsoni 30° Anniversario della resurrezione di Monsignor OSCAR ROMERO Questo il titolo del cartello esposto sulla cancellata della cattedrale di San Salvador, il 24 marzo 2010. E noi, con un gruppo di persone organizzate da Pax Christi di Milano, abbiamo voluto partecipare a questo evento. A dire il vero gli appuntamenti sono stati diversi, ve ne raccontiamo qualcuno. Sabato 13 marzo presso il palazzetto della Fiera : Concerto in omaggio a Mons. Romero, con la partecipazione di gruppi musicali salvadoregni di tutte le tendenze. Rock, rap, melodici e tradizionali che si sono esibiti alla presenza del nuovo presidente della repubblica Samuel Morales, eletto un anno fa con la vittoria del FLMN dopo anni e anni di elezioni farsa che mantenevano al potere funzionari al sostegno delle oligarchie e dei mandanti delle stragi. Migliaia di persone molto colorate, con striscioni, manifesti foto di persone uccise durante la lunga guerra civile, gente finalmente libera di dare il proprio contributo a ROMERO, al martire e protettore dei poveri. E’ stata una festa di popolo molto coinvolgente. Il cd prodotto da queste band è stato regalato al presidente, che ha confermato la sua opzione preferenziale per i poveri, sulle orme di Romero, chiedendo scusa per la sua uccisione a nome del governo Salvadoregno. Incredibile!!!!!!!!! Sabato 20 marzo “Incontro ecumenico internazionale delle comunità e dei gruppi cristiani”, culminato con la marcia dalla piazza “Salvador du mundo” alla Cattedrale. Un fiume di persone, popolo festoso, allegro di tutte le età e di tante nazioni. Un fiume colorato di migliaia Direttore responsabile Antonio Colombo Capo redattore Alberto Aquili Registrazione al Tribunale di Monza N°1805 del 23/05/2005 San Salvador: Concerto popolare Foto Giuseppe Scarabelli San Salvador: Commemorazione di Monsignor Romero Foto Giuseppe Scarabelli San Salvador: Altare dove fu assassinato Monsignor Romero Foto Giuseppe Scarabelli Consulente informatico Nick Radaelli Fotografie Studio Giudicianni Progetto grafico e Stampa Tipolitografia Riva Villasanta di persone. Celebrazione eucaristica in piazza della Cattedrale. Padre Sobrino, unico gesuita salvatosi dal massacro di sette suoi compagni nel 1998, ha fatto un’omelia bellissima, citando Mons. Pedro Casaldaliga. Non si può descrivere la commozione nostra e della gente. Organizzato dalle Comunità di base del Paese, il 24 marzo, ritrovo all’”ospitalitto” dove vicino ad un ospedale oncologico per donne indigenti, sorge la chiesa in cui fu assassinato Mons. Romero durante una celebrazione eucaristica. Sicuramente ha visto in faccia chi gli ha sparato. Qui sono convenuti tanti Pastori, comunità internazionali e salvadoregne compreso il Vescovo emerito del Chapas Mons. Manuel Ruiz che, prima della celebrazione, hanno confessato tutti i mali di cui il Paese soffre, un atto di solidarietà e una riflessione su cosa oggi ci insegna la figura di Mons. Romero. Poi processione fino alla Cripta della cattedrale, dove riposa il corpo di Mons.Romero. Sorpendente è stata l’omelia di Mons. S. Ruiz, molto incarnata nella quotidianità della vita: DIRITTI UMANI, ECOLOGIA, AMBIENTE, DIRITTO ALLA TERRA, RINNOVAMENTO DELLA CHIESA. Che bella Chiesa conciliare!! Abbiamo avuto modo di apprezzare questo popolo: molto responsabile, al corrente delle vicende del Paese,di cosa fa il Governo, la Chiesa, con uno spirito critico molto sviluppato, con una sensibilità ecologica che noi ci sogniamo. Una bella lezione di società civile. Grazie salvadoregni. Giuseppe e Gigliola Scarabelli Hanno collaborato Antonino Jonathan Luzzi, Beatrice Solcia, Fiorangela Crespi, Francesca Cicogna, Francesco Salerno, Giancarlo Brioschi, Gianluca Porcheddu, Gigliola Crespi, Giorgio Monti, Lara Cambiaghi, Leila Codecasa, Maddalena Villa, Mariangela Villa, Roberta Brioschi, Rosa Bavetta, Veronica Vitali, Ivan Fedeli e i Mezzaghini. 11 L'angolo della cucina La ricetta di Albi Frittelle di baccalà Ingredienti (per 4-6 persone) 500 g di filetti di baccalà già ammollato 250 g di farina 00 8 g di lievito in polvere per pizze e torte salate 2 cucchiai di olio extravergine di oliva Prezzemolo, aneto o erba cipollina, oppure barbine fresche di finocchio Olio di semi di arachide per friggere Sale e pepe Preparazione Tagliare la polpa del baccalà ammollato a pezzetti di 3-4 cm di lato e asciugare bene con carta da cucina. Preparare la pastella: setacciare la farina in una ciotola con il lievito, aggiungere un pizzico di sale e le erbe tritate, l’olio extravergine, quindi versare a filo 2 dl circa di acqua ghiacciata, mescolando con una frusta per ottenere una pastella senza grumi. Scaldare l’olio di semi in una padella a bordi alti, immergere i pezzetti di baccalà nella pastella, pochi per volta, ricoprendoli in modo uniforme; tuffarli nell’olio bollente e friggerli a fuoco medio per 3-4 minuti,rigirandoli: Sgocciolarli con un mestolo forato ed asciugare su carta assorbente. Potete provare anche questa versione, più sbrigativa, con 100 g. di polpa di baccalà tritati grossolanamente; la pastella ottenuta con 4 cucchiai di farina e 6 cucchiai di birra, 1 uovo e un trito di mezzo aglio e una manciata di prezzemolo e sale. Si incorpora il baccalà e si frigge il composto a cucchiaiate in olio di semi di arachide ben caldo. Ottime!! I TUOI PRIMI NOVANTA ANNI: BUON COMPLEANNO COOPERATIVA DI MEZZAGO ART. 45 della costituzione La Repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata. La legge ne promuove e favorisce l’incremento con i mezzi più idonei e ne assicura, con gli opportuni controlli, il carattere e le finalità. La legge provvede alla tutela e allo sviluppo dell’artigianato. Quest’articolo sottolinea come lo Stato favorisce la costituzione di una forma di organizzazione economica, la società cooperativa, che ha come scopo principale non il profitto (come qualsiasi altra società) ma la mutualità, cioè un vantaggio per i soci: in termini di minori spese, come nelle cooperative di consumo o per costruire delle case, oppure in termini di maggiore retribuzione, come nelle cooperative fra lavoratori. Questo implica grande responsabilità ma anche grande orgoglio e voglia di esserci. Questo anno l’esserci si esprime nel rispondere positivamente alla richiesta di sentirsi coinvolta nel progetto che l’Amministrazione Comunale ha intrapreso per dare risposta alla situazione di nuove povertà che la crisi economica ha evidenziato. L’impegno è quello di inserire il progetto nel catalogo premi 2010 destinato ai propri soci e contribuire al banco alimentare presso il nostro punto vendita che consentirà il rifornimento di generi di prima necessità a famiglie in situazioni di disagio. Negli anni passati la cooperativa c’è stata, c’è e continuerà ad essere presente sul territorio in modi diversi, articolati e fedeli al proprio scopo sociale. Ci rendiamo conto quotidianamente di quanti e quali sono i problemi che la gente deve affrontare e cerchiamo, per quanto ci è possibile, di fornire un aiuto anche dove la questione non è direttamente di nostra competenza. Veniamo costantemente interpellati per fornire appoggio a iniziative di tante associazioni, sociali, sportive, culturali e ci fa piacere credere che il nostro intervento sia in qualche modo un contributo alla crescita dei progetti proposti. L’impegno della Cooperativa di Mezzago è quello di perseguire e proseguire la strada intrapresa nella consapevolezza che la nostra presenza costante e tenace possa positivamente influenzare la vita della piccola comunità di Mezzago. Vi lasciamo ricordandovi 2 appuntamenti importanti presso Palazzo Archinti: • ASSEMBLEA ORDINARIA DI BILANCIO DEI SOCI • FESTA DI COMPLEANNO A SETTEMBRE TUTTI I SOCI SONO INVITATI A PARTECIPARE COOP. CONS. PROD. EDIF. con RAMO AGR. e CIRC. SOCIALE SOCIETA’ COOPERATIVA con sede in MEZZAGO (MB) - PIAZZA LIBERTA’ 1 I Signori Soci sono convocati in Assemblea ordinaria in prima convocazione alle ore 06.00 del giorno 30 aprile 2010 presso la sede legale in PIAZZA LIBERTA’ 1 – MEZZAGO ed occorrendo, l’Assemblea sarà tenuta in seconda convocazione presso la stessa sede, alle ore 20.30 del giorno 28 MAGGIO 2010 per discutere e deliberare sul seguente: ORDINE DEL GIORNO 1. Lettura del bilancio chiuso al 31/12/2009 e della Nota Integrativa, Relazione sulla gestione, Relazione del Revisore Contabile, delibere relative. 2. Nomina del Consiglio di Amministrazione e determinazione del compenso a norma dell’art. 2389 C.C.; 3. Varie ed eventuali. Mezzago, 31 marzo 2010 ll Presidente CORNO CLAUDIO Via del Bosco, 10 20050 Mezzago (Mi) Tel. 039.6020128 Cell. 348.7661624 Creazione giardini - Manutenzione Potature alto fusto - Piante - Siepi - Irrigazioni 12 2010 maggio mezzaghese 50esima Sagra dEgli Asparagi 13 14 15 2010 maggio mezzaghese 50esima Sagra dEgli Asparagi 16 BILANCIO COMUNALE DI PREVISIONE 2010 La Previsione 2010 tiene conto delle esigenze dei nostri cittadini, ma risente fortemente del peso della crisi economica e dei tagli reali avvenuti nei trasferimenti statali, forse ancor più rilevanti nel prossimo anno. I comuni cercano di rispondere, nell’ambito delle loro limitate competenze a questa situazione, ma patiscono della mancanza di una vera e propria politica nazionale che da un lato affronti l’emergenza rappresentata dalla crescente disoccupazione, della cassa integrazione, e della precarietà del lavoro e dall’altro metta in atto politiche anticicliche al fine di sostenere la ripresa dei settori produttivi. La legge Finanziaria purtroppo non contiene segnali significativi in questo senso, anzi continua a ridurre i trasferimenti ai Comuni, a limitarne la capacità d’azione (alla faccia del Federalismo!). Affinché i Comuni possano essere veramente elementi di sviluppo, cosa fondamentale in questo momento, servirebbe un federalismo autentico, non solo propagandistico e inefficace. Il Bilancio Comunale, che anche quest’anno vede diminuire le risorse finanziarie a disposizione, tiene conto sul versante delle entrate del blocco delle aliquote fiscali, dei tagli ai trasferimenti statali, della mancata restituzione dell’ICI sulla prima casa, della riduzione degli stanziamenti derivanti dal Fondo Sociale Nazionale. In questa ottica per quanto riguarda le entrate abbiamo deciso di non gravare sul costo dei servizi a carico dell’utenza, mentre sul fronte delle entrate tributarie verrà aumentata la Tassa Rifiuti per riportare al pareggio il costo del servizio al cittadino. Nonostante questo quadro poco ottimistico continueremo a mantenere i servizi sociali a buon livello perché siamo convinti che la coesione e l’integrazione sociale, la crescita culturale e scolastica, la sicurezza, la valorizzazione del volontariato, la salvaguardia dei giovani e dell’ambiente, siano elementi di cui la nostra comunità non può fare a meno. In questi mesi si affacciano nuove povertà, e un numero maggiore di cittadini accede ai servizi sociali o non ce la fa più a pagare l’affitto o il mutuo o addirittura le bollette. Anche nel nostro comune è in aumento il numero di cittadini in cassa integrazione e il numero di chi perde il lavoro. In un momento di grave crisi come quello che stiamo vivendo, il nostro sistema di servizi sociali deve mettere in atto, con le poche risorse a disposizione veri e propri interventi emergenziali. Abbiamo deciso un significativo aumento del contributo comunale da destinare ad un FONDO DI SOLIDARIETÀ che sarà gestito in collaborazione con la Parrocchia e altri Enti di Volontariato. Ad esso saranno affiancate una serie di misure e di interventi diretti a sostenere i casi di bisogno che verranno collegialmente valutati. Nel 2010 particolare attenzione sarà riservata alle scuole comunali: per la difesa del tempo pieno, per una scuola completa e ricca di proposte educative e formative, e per una offerta attenta ai diritti dei minori con particolare attenzione nei confronti dei bambini diversamente abili. La nostra scelta a favore dell’ambiente si concretizza nel continuare le politiche di riduzione alla fonte dei rifiuti (raccolta differenziata – porta la sporta –), nei progetti di efficientamento energetico del patrimonio pubblico comunale, nell’impegno a migliorare il verde pubblico e la vivibilità dei luoghi pubblici. In una situazione generale di grande difficoltà, finanziaria per i Comuni, ed economica per i cittadini, abbiamo lavorato in continuità con quanto fatto nel precedente mandato, per proporre un Bilancio sano, serio e responsabile. Mezzago, maggio 2010 Il Sindaco Antonio Colombo