Natura e Cultura N. 17-2014 Gruppo Naturalistico La gramégna CESENA Andare per piante spontanee Mai pericolosi danni alla salute Vi sono piante tossiche e sicuramente velenose. Non è raro il caso che in una stessa pianta vi siano parti commestibili e parti tossiche. Ad esempio i germogli primaverili di Tamus communis e di Clematis vitalba sono commestibili, altrettanto non può dirsi delle loro foglie, dei frutti e delle porzioni sotterranee. Vi è un’assoluta incostanza di tossicità in molte specie; non che una pianta normalmente tossica risulti innocua, però il livello dei principi può aumentare o 1 diminuire e la pianta divenire più o meno pericolosa. Vi concorrono i fattori stagionali ed ecologici, la parte scelta, il periodo di raccolta, lo stato di maturazione e la variabilità genetica. Infatti all’interno di ogni specie vi sono dei chemiotipi particolari. Il variare della concentrazione dei principi attivi altera sensibilmente il quadro della tossicità che risente pure della sensibilità individuale, dello stato di salute e dell’età. Ad esempio le piante contenenti solanina come la Morella e la Dulcamara sono più nocive per i bambini che per gli adulti. Chi coglie le piante tossiche, chi viene in contatto con i loro succhi, chi le strappa per gioco (bambini), chi le usa secondo tradizioni barbare (empiastri) può andare facilmente incontro a vari problemi. Di solito la via più comune di introduzione nell’organismo delle erbe, dei fiori, delle bacche e dei tuberi è quella orale. Si consumano direttamente come cibo o si trasformano in liquori o in grappe amaro-aromatiche. La velocità e l’entità di assorbimento dipendono dalle caratteristiche del prodotto vegetale ingerito, se masticato e deglutito da solo o frammisto ad altri cibi. L’ingestione può provocare danni locali per l’azione diretta irritante, caustica o corrosiva, a carico della mucosa orale e gastrointestinale e danni gravi a livello dei siti-bersaglio per l’assorbimento sistemico. Chi accusa i primi sintomi dopo il contatto con le piante o i loro succhi, dopo l’inalazione dei loro vapori o fumi, dopo la loro ingestione o dopo l’assunzione dei loro estratti deve avviarsi d’urgenza verso le strutture sanitarie offrendo il maggior numero possibile di informazioni. Chi nutre anche solo il sospetto di aver ingerito parti di piante tossiche deve parimenti fare ricorso alle strutture sanitarie. Spesso la sintomatologia può essere tardiva e l’intossicazione difficile da dominare. Ennio Lazzarini ۞۞۞ Andando per libri nuovi, vecchi e antichi, leggendo e imparando Giacomo Donati nel 1914 pubblica a Rimini il Saggio di Psicologia dinamica dal titolo L’Equivalenza Psichica, opera premiata dalla Facoltà Filosofica della R. Università di Bologna. Scrive a pag. 42 a proposito del Mimetismo delle piante: Il prof. Leonildo Matteotti in uno studio intitolato la “Simulazione nelle piante” (opuscolo 3 della Bibliotechina moderna, Sassuolo 1910) ci espone il risultato di alcune sue osservazioni, riguardanti appunto i fenomeni di mimetismo nelle piante rampicanti. Il vilucchio o convolvulo dei campi, Convolvulus arvensis, che abbonda in Italia, assume non solo un colore ed una forma diversa nelle foglie, ma anche una 2 disposizione diversa delle foglie stesse, secondo le piante sulle quali si arrampica. “Erano tutte cuoriformi le glauche opache foglie dei rami avviticchiati alla siringa, erano verdi, lucenti, oblunghe e quasi lineari nei convolvuli abbraccianti le gramigne; ovate e giallicce le sottostanti ai rosai, cuoriformi acuminate quelle che assalivano le belle di notte, saettiformi con lobi enormemente divaricati, in modo da sembrare quasi frastagliate, le foglie avviluppate ai crisantemi, elissoidali allungate per arrotondamento e ravvicinamento dei lobi basali quelle cresciute al piede di una Spiraea japonica”. E non solo le diverse piante di convolvulo imitano le varie specie a cui si avviticchiano, ma anche una medesima pianta di vilucchio (secondo il precitato autore) assume nei suoi diversi rami un differente aspetto, secondo le varie piante che le servono di sostegno. “Una giovane pianta di convolvulo cresceva ai piedi di una lilla fra un pungitopo e delle belle di notte. I rami inferiori sottostanti la siringa avevano lamine grandi spiccatamente cuoriformi, erano la riproduzione identica, per contorno, per colore, e per tutto l’aspetto, della pianta ospitale, un vero simulacro delle foglie della lilla. Alcuni rami della stessa pianta che andavano ad avvolgersi al pungitopo, portavano foglie piccole, strette acuminate, poco diverse dai fillocladi del rusco. Altri rami si rivolgevano veso le belle di notte e la lilla, e delle foglie di questa pianta avevano la forma e il colore..... Il Matteotti notato che il vilucchio imita le piante che lo ospitano specialmente nei tratti in cui si trova allo scoperto... conclude colla tendenza a concedere alle piante “una forma sia pur rudimentale di volontà, di desiderio, e direi quasi di sentimento”. Io, osservando che il Matteotti, coll’estirpare ogni giorno (come afferma egli stesso) le pianticelle di convolvulo, esercitava una specie di selezione artificiale, corrispondente alla selezione naturale o sopravvivenza del più adatto (selezione a cui sopravvivevano appunto quelle piante di convolvulo che casualmente presentavano una somiglianza maggiore colle piante che le ospitavano), concludo che i fenomeni di mimetismo osservati si possono interpretare nel modo seguente: I. coll’identità delle condizioni in cui le piante in questione si sviluppavano (materiali nutritizi assorbiti direttamente dal suolo, luce, teperatura, ecc.); II. colla selezione artificiale che proveniva dall’estirpazione quotidiana, che fu la causa occasionale dell’osservazione del fenomeno: selezione favorita da una somiglianza iniziale fortuita; III. con una grande facilità di adattamento caratteristica del convolvulo, che presentò appunto i casi di mimetismo più spiccato: adattamento funzionale che potrebbe costituire appunto il grado più basso del processo imitativo e cioè una specie di simpatia organica, una tendenza a mettersi in qualche modo in armonia colle energie capaci di influenzare comunque si voglia la vita vegetale. Escluderei “la forma sia pure rudimentale di volontà, di desiderio, e direi quasi di sentimento” e spiegherei questa simpatia organica colla identità fondamentale dell’energia costitutiva del mondo vegetale, i cui rappresentanti hanno una 3 individualità meno caratteristica, meno indipendente di quella degli animali e dell’uomo, una individualità che è per così dire più diffusa nell’insieme di tutte quelle manifestazioni energetiche, che noi comprendiamo nel nome di ambiente. Ritengo tuttavia che il fattore fondamentale del mimetismo delle piante rimanga sempre la selezione naturale od artificiale poichè l’adattamento funzionale diretto, o simpatia organica, richiederebbe un’azione pure diretta da pianta a pianta e da foglia a foglia: azione, che se non si può aprioristicamente negare, non si sa tuttavia nel caso pratico con che cosa di definito identificarla, quantunque le più recenti scoperte scientifiche sulla radioattività dei corpi non escludano una notevole influenza a distanza da corpo a corpo. Il lavoro di Vincenzo Rivera, Radiobiologia vegetale, edito a Roma nel 1935, tratta nel capitolo II l’Azione biologica a distanza dei metalli. Gli studi sono andati avanti, però è interessante quanto l’Autore scrive a pag. 252: L’azione biologica a distanza dei metalli è dimostrabile sopra vegetali superiori (graminacee, moracee, leguminose, ecc), vegetali inferiori (funghi, bacteri)... Vi sono specie (vegetali) suscettibili al massimo ed altre che sembrano assolutamente insensibili nei riguardi del medesimo artificio sperimentale. In generale gli organismi sensibili dimostrano una suscettibilità massima per il piombo, minima per i metalli più leggeri, intermedia per il rame, lo zinco, l’argento, il platino e gli effetti sono deprimenti o eccitanti a seconda della “dose”... La suscettibilità per gli effetti biologici a distanza dei metalli non solo apparisce diversa da famiglia a famiglia, da specia a specie, da individuo a individuo, ma varia notevolmente a seconda dello stadio di sviluppo del vegetale superiore ed inferiore perchè si viene attenuando col divenire adulto dell’organo e dell’individuo. Massima suscettibilità dimostrano i tessuti meristemali patologici o neoplastici delle piante e, sembra, anche degli animali, un pò minore i tessuti embrionali normali. Gli effetti sono inibitori o eccitativi, a seconda della maggiore o minore suscettibilità della specie e del tessuto. L’inibizione si rileva sulla mancata germinazione di tutta o parte della popolazione di semi o di germi posti in condizioni ambientali adatte allo sviluppo, oppure sul rallentamento dell’accrescimento del micelio fungino o del germoglio della pianta e sul ritardo dell’inizio della formazione degli organi di diffusione: di regola il germe inibito non è ucciso, ma invece esso a lungo si conserva germinabile: tolto il metallo, cessa l’inibizione..... I germogli normali di piante superiori subiscono il massimo di eccitazione all’accrescimento con schermatura plumbea, ma talora, variando le dosi e la specie, si rilevano effetti deprimenti. Non sembra possa stabilirsi alcun parallelismo tra l’azione di contatto e l’azione a distanza di uno stesso metallo per uno stesso organismo.... 4