In BassaValsugana ci sono terreni un tempo incontaminati che, bonificati con terra mescolata a scorie di fusione e polveri di abbattimento fumi, sono diventati serbatoi di veleni potenzialmente pericolosi per l'uomo. C'è uno stabilimento industriale vetusto, che in passato ha rilasciato nell'aria della valle sostanze altamente inquinanti le cui tracce, oggettivamente riscontrabili, si trovano ancora oggi impresse nella vegetazione e negli organismi degli esseri viventi che abitano la valle e che, nonostante i procedimenti giudiziari che ne hanno coinvolto i gestori e le migliorie apportate, ha da poco ripreso a lavorare a pieno ritmo e continua a scaricare nell'aria emissioni secondarie con contenuti inquinanti superiori ai limiti di legge. C'è, da poco, un'Autorizzazione Integrata Ambientale che non risolverà questi problemi, anzi rischia di renderne più difficile la soluzione. Ci sono molti altri importanti problemi ambientali, molti dei quali ereditati dal passato, la cui soluzione dipende dalle decisioni che noi e i nostri rappresentanti prenderemo nei prossimi anni. Ma in BassaValsugana non ci sono solo problemi: ci sono anche persone che hanno a cuore la salubrità del luogo in cui vivono e la qualità della vita della propria gente, e si impegnano, giorno dopo giorno, affinché esse siano tutelate. Ci sei tu, che con la tua consapevolezza e le tue scelte puoi contribuire a rendere migliore il posto in cui vivi. Finché c'è tutto questo, c'è speranza per il nostro futuro. ValsuganAttiva ha deciso di investire una parte delle proprie risorse economiche e umane per informare gli abitanti della Bassa Valsugana. È necessario che tutti siano informati in modo esaustivo su ciò che è accaduto, sta accadendo e accadrà nel loro territorio: solo così ognuno potrà fare le proprie scelte (di vita e di voto) in modo responsabile, come ci si aspetta da ogni cittadino. Quella di ValsuganAttiva rappresenta una voce tra tante, talora in contraddizione tra loro; tuttavia alcuni dati sono oggettiva- mente verificabili, e a nostro parere è importante che la popolazione ne venga a conoscenza. Certo, per fare informazione esistono i media. Tuttavia i media molto spesso non dispongono di spazio sufficiente a trattare una questione in modo completo e a ripercorrerne le tappe storiche, impedendo così al lettore di avere quella “visione panoramica” degli eventi che può essere indispensabile per comprenderli appieno. Inoltre, non siamo soddisfatti del modo in cui in alcuni casi sono state presentate le notizie che riguardano le tematiche di nostro interesse. Per tutti questi motivi abbiamo deciso di destinare una parte delle nostre risorse e del nostro tempo a un'operazione di informazione diretta rivolta a tutta la popolazione della Bassa Valsugana. ValsuganAttiva ha l'obiettivo di stimolare il confronto sulle questioni relative all'ambiente e la qualità della vita, spaziando tra gli argomenti più vari: per questo anche chi non condivide il punto di vista dell'associazione su uno specifico argomento potrebbe trovare utili spunti. Così chi non è interessato alla nuova AIA o alle questioni relative alla salute degli abitanti potrebbe, ad esempio, trovare interessante la mappa delle discariche (riconosciute e presunte) e dei depositi di eco-terra che si trova a pag. 6. ValsuganAttiva, associazione che si occupa principalmente di tematiche ambientali, è interessata a partire dai problemi per elaborare nuove soluzioni, più rispettose dell'ambiente e della vita delle persone. Ritiene che la popolazione della Valsugana sia matura per un confronto aperto sul suo futuro, che tenga conto anche dei gravi affronti fatti al territorio in passato, e che le amministrazioni le debbano riconoscere un ruolo più attivo nelle decisioni che la riguardano. Per questo promuove incontri di informazione e confronto sulle più svariate tematiche: nell'ultima pagina dell'opuscolo trovi le indicazioni necessarie per partecipare agli incontri promossi dall'associazione e per seguire le sue attività. L'associazioneValsuganAttiva si è costituita ufficialmente il 9 marzo 2011, affondando le proprie radici in precedenti comitati spontanei locali, sorti già qualche anno prima dalla diffusa preoccupazione per la situazione ambientale della BassaValsugana. L'attività dell'associazione, inizialmente, si è concentrata sulle questioni ambientali legate all'attività dell'acciaieria di BorgoValsugana; col passare del tempo, a tali questioni se ne sono aggiunte e intrecciate altre. Ecco una sintesi tematica e cronologica delle iniziative realizzate dal 2011 ad oggi. Richiesta al Comune di Borgo di far presenziare il prof. Iobstraibizer, quale tecnico di riferimento di VA, alle indagini nella discarica Prae. Il 29 giugno VA emette un comunicato stampa per informare che, a indagini concluse, il consenso non è ancora arrivato Richiesta al comune di Borgo di accesso alle informazioni ambientali inerenti le indagini di approfondimento condotte nella discarica Prae in seguito alla segnalazione, fatta daWalterTomio in maggio, di rinvenimento di scorie nello scavo per la condotta della ditta Polemos Consegna al comune di Borgo, all'APPA e al Corpo Forestale dello Stato della relazione "Osservazioni in merito all'area ex discarica Prae". Il 19 settembre VA presenta alcune integrazioni alla prima relazione Prelievo di acqua all'imbocco dellaValle di Sella; le analisi rivelano un valore di cromo esavalente superiore al limite di legge Incontro di chiarimento tra Comune di Borgo,VA e ISER Acquisto di strumentazione e inizio dell'attività di videosorveglianza dell'acciaieria in collaborazione con altri comitati locali Serata pubblica "Inquinamento in Valsugana, Nuovi fumi... vecchie bugie, video e novità su Acciaieria e Monte Zaccon" "Processione in onore di Santa Spazaora" Presidio di VA all'udienza del processo "Fumo negli occhi" al tribunale di Trento Presidio davanti alla Pretura di Borgo a sostegno dell'iniziativa giudiziaria per ripetuti sforamenti di Acciaieria Valsugana nel periodo novembre 2009-settembre 2011 Richiesta ufficiale, al comune di Borgo Valsugana e alla Provincia di Trento, di accesso agli atti Domanda ufficiale di informazioni ai comuni di Cariguardanti il rinnovo dell'Autorizzazione Integrata stelnuovo e Novaledo e all'APPA sullo spostamento di terreno dalla Ambientale dell'Acciaieria; i giorni 11 luglio e 14 agobonifica de Bellat al piazzale di Eurolegnami a Novaledo l'APPA risponde ufficialmente concedendo a VA un Consegna al comune di Borgo della relazione "Os- sto limitato agli atti, secondo criteri scelti da servazioni conclusive riguardanti le indagini condotte sulle matrici accesso Acciaieria Valsugana; il Comune di Borgo Valsugana riambientali in località Prae" sponde, con documento datato 28 maggio 2013 ma Prelievo di acqua da due sorgenti private all'imbocco spedito per posta il giorno 10 settembre 2013, per codella Valle di Sella; il laboratorio di analisi riscontra per la prima un municare che tutto quello che sa proviene dall'APPA e valore inferiore e per la seconda un valore superiore al limite di allega un aggiornamento datato novembre 2012 legge per il cromo esavalente Richiesta di poter intervenire nel procediPrelievo d'acqua dalla sorgente che ha restituito un valore mento di rinnovo dell'AIA; il giorno 8 luglio l'APPA oltre i limiti di legge; le analisi confermano il superamento del comunica che la richiesta è stata accolta limite Lettera al Comune di Borgo Valsugana e Comunicato stampa riguardante i risultati delle analisi all'APPA, contenente le osservazioni di VA sulla futura effettuate da VA sull'acqua potabile AIA e la richiesta che il Comune e l'APPA si facciano Comunicato stampa sulle discariche, con segnalazione di portavoce della cittadinanza fusti depositati in località Prae Lettera al Presidente provinciale Ugo Rossi per richiedere un incontro pubblico sui risultati dello studio “Approfondimenti sull'incidenza ambienSegnalazione di rinvenimento di nuove scorie affioranti tale dell'acciaieria di Borgo Valsugana”; la richiesta alla confluenza dei torrenti Fumola e Moggio. A seguito della richie- viene rinnovata il 28 dicembre ed è soddisfatta il sta di un chiarimento a riguardo, i tecnici APPA comunicano che tale giorno 12 marzo 2014 deposito di scorie è stato regolarmente autorizzato Nuovo prelievo d'acqua dalla sorgente che ha restituito valori oltre i limiti di legge; le analisi confermano ancora una volta un A partire dal 2014 l'attività di videosorveglianza è svolta autonomamente da VA valore di cromo esavalente superiore al limite Presentazione del libro "Toghe Verdi" di Stefania Divertito presso la sala Conferenze della SOSAT a Trento "Soldi pubblici e grandi opere in tempo di crisi", incontro pubblico con il prof. Ivan Cicconi Presidio di VA nella manifestazione contro il traforo del Brennero Organizzazione della serata di presentazione del libro “La farfalla avvelenata” a Borgo Valsugana Organizzazione della serata di presentazione del libro “La farfalla avvelenata” a Roncegno Terme Partecipazione di VA alla Festa dell'Europa di Borgo Valsugana con uno stand informativo Incontro con Alex Zanotelli, in collaborazione con le associazioni Cedip e Stela Serata pubblica “Borgo incontra Taranto” con Salvatore Romeo, ex operaio ILVA Segnalazione ai Carabinieri di Strigno sulle emissioni dell'essiccatoio presente nel comune di Villa Agnedo "Impianti a biogas.Va sempre tutto bene?", serata di approfondimento sul biogas con il prof. Michele Corti e il dott. Roberto Cappelletti L'impianto siderurgico di BorgoValsugana è in funzione dal 1979. Esso rientra nel gruppo delle cosiddette “acciaierie ad arco elettrico”,in quanto utilizza energia elettrica per raggiungere gli oltre 1.600 gradi necessari a fondere rottami ferrosi e trasformarli in acciaio. La produzione di una tonnellata di acciaio richiede circa 1.100 kg di rottame (più altri ingredienti) e l'utilizzo di energia elettrica per un totale di circa 400 kWh; la produzione oraria di acciaio si aggira attorno alle 90 tonnellate. Il processo comporta la formazione di scorie (circa 200 kg per tonnellata di acciaio prodotto) e l'emissione di gas e polveri. Tali emissioni possono essere suddivise in due grandi categorie,quella delle emissioni primarie (o “convogliate”) e quella delle emissioni secondarie o diffuse. abbattuta; una parte, tuttavia, non viene catturata e si diffonde sia all'interno dell'impianto che all'esterno, passando Le emissioni primarie sono quelle che attraverso le varie aperture del capannone. si formano durante il processo di fu- Secondo una stima del perito del tribunale sione, a forno chiuso; esse vengono di Trento, il prof. Borroni, fatta nel 2011, convogliate in condotte che le tra- le emissioni ai camini oscillano tra 0,2 e sportano fino alla base dei due camini, 0,6 kg/ora mentre quelle fuggitive variadove sono filtrate ed abbattute, dando no tra 2 e 5 kg/ora (per un totale di quasi origine alle cosiddette “polveri di 20 ton/anno). Secondo stime dell'APPA, abbattimento fumi” (per ogni tonnel- negli anni precedenti al 2009 le emissioni lata di acciaio l'impianto produce circa fuggitive ammontavano a 80 kg/ora (300 17 kg di polveri abbattute). Una picco- ton/anno circa) e a valori ancora più elela parte di queste emissioni primarie vati nei decenni precedenti. La composisfugge all'abbattimento ed esce dai ca- zione e la pericolosità delle emissioni mini in forme non percepibili alla vista. fuggitive equivalgono a quelle delle emisLe emissioni secondarie (o diffuse), invece, sioni abbattute o in uscita dai camini. si liberano esplosivamente quando la volta Una differenza importante tra polveri del forno viene aperta per ricevere la cari- abbattute e polveri fuggitive è rappreca di rottame; una carica si aggira intorno a sentata dalle dimensioni: pochi millesimi di 30 tonnellate e si ripete tre volte all'ora. millimetro quelle abbattute, fino a pochi Buona parte di queste emissioni diffuse decimi di millimetro quelle fuggitive. Le viene aspirata dalla cappa sovrastante il maggiori dimensioni rendono più faforno e quindi convogliata e a sua volta cilmente accertabile la loro presenza. Una ricerca autonoma condotta nel 2010 dal gruppo di aderenti a ISDE (International Society of Doctors for the Environment) ha raccolto campioni di polvere depositata su edifici e altri siti di Borgo Valsugana. Dalle analisi, eseguite presso laboratori del CNR di Padova, risulta che le polveri contengono frammenti e sferule che per composizione chimica corrispondono a quelle di particolato prelevato all'interno dell'acciaieria e nei sedimenti della Rosta Fredda, roggia adiacente all'impianto siderurgico (Dossier 2010). Se quelle forme di particolato sono presenti nei siti di Borgo, perché non cercarle anche altrove? Questo è stato lo spunto che, nel 2011, ha condotto la ricerca a rivolgersi allo studio dei muschi, una matrice naturale ubiquitaria in Valsugana e particolarmente adatta a intrappolare e conservare per anni le forme di particolato disperso in atmosfera e poi ricaduto a terra. Nei circa sessanta muschi campionati su entrambi i versanti della Valsugana fino ad una distanza di 15 km a ovest e a est dell'acciaieria sono state rilevate forme di particolato, metallico e non, che per caratteristiche morfologiche e chimiche – rilevate dal microscopio elettronico del CNR – corrispondono a quelle raccolte nei siti di Borgo. Esse sono sicuramente attribuibili a ricadute di emissioni diffuse provenienti dall'acciaieria e non da altre possibili sorgenti quali inceneritori, centrali termiche a carbone o cementifici, non presenti in Valsugana. L'impatto ambientale delle emissioni ai camini e di quelle fuggitive appare incontestabile, seppure non precisabile in termini quantitativi, e sebbene non sia possibile prevederne le conseguenze nel lungo periodo. Forme di impatto ambientale più circoscritte e documentate sono invece legate ai conferimenti di scorie e polveri di abbattimento fumi in varie località del comune di Borgo Valsugana e di altri comuni della Bassa Valsugana, per le quali si rimanda alle pagine successive. Recentemente alle discariche più note, che hanno contraddistinto la storia recente dellaValsugana (come Monte Zaccon, San Lorenzo, Prae, Fastro), se ne sono aggiunte di nuove. Esse si collocano in particolare tra gli abitati di Olle e Borgo Valsugana e in alcuni casi sono abusive; tutte, grandi o piccole che siano, hanno in comune la caratteristica di contenere scorie o polveri di abbattimento fumi dell’acciaieria di Borgo. I costi necessari per scongiurare la loro pericolosità promettono di essere molto elevati; d’altronde questa è la pesante eredità lasciataci dalla presenza di un impianto siderurgico che mai avrebbe dovuto arrivare inValsugana. parere favorevole all'attività di deposito. Ora, per cercare di limitare i danni deriI responsabili, sia comunali che provinciali, vanti dal percolamento, è stato posizionato tendono a minimizzare e rassicurare; eppu- sopra la discarica un telo impermeabile, re nelle acque che scendono dalle pendici che ha il compito di trattenere le precipitadi San Lorenzo si riscontrano valori pre- zioni meteoriche impedendo, così, un occupanti di cromo esavalente. ulteriore dilavamento delle sostanze inquiValsuganAttiva, avvalendosi di laboratori nanti sottostanti, nella speranza che il croqualificati, ha effettuato prelievi presso mo esavalente presente in falda diminuisca. un’abitazione privata che ha come unica Tuttavia l’acqua piovana non giunge all’infonte di approvvigionamento idrico le terno della discarica solo tramite le precipitaacque di falda di San Lorenzo; in tutti i zioni, ma anche per scorrimento lungo i prelievi è stata superata la soglia minima di fianchi della montagna. Le ultime analisi, 5 microgrammi/litro, con valori, rispetti- effettuate in data 6 maggio 2014, confermavamente, di 7, 9 e 10. no le preoccupazioni di ValsuganAttiva: a diÈ ormai appurato che la causa della pre- stanza di sette mesi dal posizionamento senza del cromo esavalente nelle acque di dei teli il valore di cromo esavalente è San Lorenzo sono i 150.000 m3 di polveri ancora una volta di 7 microgrammi/l. di abbattimento fumi depositati nell'ex ca- Pertanto ValsuganAttiva ritiene questa va di San Lorenzo tra il 1981 e il 1988, scelta, costata al Comune di Borgo la senza che venisse preso alcun accorgi- cifra di 102.000 €, un provvedimento mento per garantire la messa in sicurezza d’urgenza e temporaneo, in attesa di della discarica. All’epoca già si era al una completa rimozione delle sostanze corrente della pericolosità delle sostanze e la loro dislocazione in siti specializzati contenute nel materiale depositato; eppure per i rifiuti tossici e pericolosi, anche se tanto le amministrazioni comunali e pro- quest’operazione avrà un costo stimavinciali quanto i vari uffici tecnici diedero bile attorno ai 7-8 milioni di euro. Nella discarica denominata “Fastro 1” (situata sulla destra orografica del torrente Moggio),di proprietà del Comune di Borgo Valsugana e data in gestione alla Ditta Boccher, i gestori hanno smaltito illecitamente decine di migliaia di tonnellate di rifiuti, costituiti da scorie di acciaieria bianche e nere miscelate con altri rifiuti di origine ignota e aventi una concentrazione di contaminanti superiore ai limiti prescritti dalla normativa vigente e negli atti autorizzativi del comune di Borgo e della Provincia Autonoma di Trento. Tale smaltimento illecito è stato possibile grazie alla falsificazione dei registri di carico/scarico tenuti dalla ditta. La stessa ditta ha depositato nella discarica circa 2.000 tonnellate di scorie bianche non previste nel progetto, oltre a fanghi provenienti da industrie estrattive e di lavorazione di materiali litoidi e “fanghi di lavaggio” di macchinari utilizzati nella produzione di calcestruzzo, le cui caratteristiche chimico-fi- siche non avrebbero consentito il loro smaltimento nella suddetta area. Altro capitolo riguarda la bonifica agraria del terreno della Fondazione de Bellat, sito nel Comune di Castelnuovo, dove sono stati conferiti almeno 13.561 m3 (pari a circa 20.341 tonnellate) di rifiuti risultanti dalla miscelazione (effettuata nell’impianto della Boccher s.r.l.) di scorie bianche prodotte dall’Acciaieria Valsugana S.p.A. con “terre e rocce da scavo” e rifiuti da demolizione provenienti da cantieri edili e stradali. Anche tali rifiuti sono stati depositati illecitamente, non possedendo le caratteristiche chimico-fisiche prescritte dalla legislazione vigente per l'effettuazione di bonifiche agrarie. Nell’autorizzazione concessa (in data 20 marzo 1997) dal Comune di Borgo alla Ditta Boccher per la discarica di Fastro 1, in riferimento alle condizioni necessarie per l'auto- San Lorenzo, montagna storica per i borghigiani e sede di un millenario eremo, un tempo era meta di pellegrinaggi per invocare la pioggia nelle estati siccitose. Ironia della sorte, ora si dovrebbe pregare che non piova, per scongiurare pericolosi incrementi nella percolazione del cromo esavalente depositato nell'ex cava di San Lorenzo. rizzazione della gestione del sito, si afferma che “in data 15.11.1996 [si è] rilevata l’insussistenza di procedimenti penali e condanne nei confronti dei soci della società”. Nell’autorizzazione per la discarica di Fastro 2 il Comune di Borgo, in data 23 gennaio 2008, concede l'autorizzazione “rilevata l’insussistenza di procedimenti penali e condanne nei confronti del legale rappresentante, e degli amministratori della ditta”. Ora le carte sono cambiate, dal momento che il 27 marzo 2012 i rappresentanti della Ditta Boccher sono stati condannati per le vicende riguardanti la discarica di Fastro 1, la bonifica agraria de Bellat e altri reati ambientali. Ci si chiede ora come mai il Comune di Borgo Valsugana, pur non essendo più rispettate le clausole legate alle condanne subite sopra citate, in data 21 dicembre 2012 abbia prorogato l’autorizzazione alla gestione di Fastro 2. Il suggestivo sentiero che parte da Olle e, seguendo in senso inverso il corso del Moggio, raggiunge laValle di Sella è dedicato alla memoria di Don Cesare Refatti, grande amante della natura, che con la sua attività avvicinò tanti giovani d'inizio Novecento alla montagna. Non sarebbe felice, Don Cesare, di sapere che la partenza del sentiero che lo ricorda è costellata di discariche. chiarato di non aver potuto perforare oltre i 10-14 metri a causa della durezza del materiale depositato; ValsuganAttiva ha contestato quest'affermazione, dal momento che sarebbe stato possibile effettuare perforazioni molto più reali dimensioni della discarica e che quindi La discarica delle Prae è tornata di recente in profondità utilizzando sonde era tutto regolare. Ma, allora, come è stato agli onori della cronaca, quando, durante gli diamantate, come quelle usate possibile passare attraverso un corpo discariscavi per la posa delle tubazioni di una nella discarica di Monte Zaccon ca con una condotta forzata quando la legge centralina idroelettrica lungo l’asse del (dove si sono raggiunti i 55 m impedisce la realizzazione di infrastrutture al torrente Moggio, la Ditta Boccher ha perforando materiali molto simisuo interno? intercettato per un tratto di alcune decine di li). In seguito il Comune di Borgo, per fare chiametri materiale proveniente dall’acciaieria Inoltre, ValsuganAttiva ha conterezza, ha deciso di incaricare lo studio ISER (scorie e polveri fini). stato la scelta di posizionare i piesrl di effettuare accertamenti sulla discarica, La ditta, in data 7 maggio 2012, ha segnalato zometri per effettuare prelievi conclusisi con una Relazione Tecnica datata tale rinvenimento, ma solo dopo aver già pod'acqua all’interno della falda del 16 luglio 2012. sizionato le tubazioni nel tratto interessato, Moggio anziché al di sopra del liSulle modalità con cui sono stati effettuati gli anziché interrompere immediatamente i lavello massimo raggiunto dalla accertamenti, e le relative conclusioni vori come previsto dalla legge. falda stessa, con l'ovvia consecontenute nella Relazione, vi sono state le Non sapendo di suddetta segnalazione, il 14 guenza che le analisi risulteranno prese di posizione di ValsuganAttiva, che tramaggio 2014 il presidente di ValsuganAttiva, sempre nei limiti di legge perché mite il suo tecnico di riferimento, il profesWalter Tomio, ha segnalato alla Stazione foannacquate. sor Piergiorgio Iobstraibizer, ha presentato restale di Borgo Valsugana il rinvenimento di In occasione della serata pubblica tre contro-relazioni – l’ultima delle quali in materiale sospetto, avvenuto durante una “10 domande al Sindaco” del 17 seguito all’incontro tra il Comune di Borgo, passeggiata lungo il Moggio. gennaio 2014, il Sindaco di Borgo ISER e ValsuganAttiva avvenuto il 22 ottobre Contribuisce a creare perplessità su questa ha affermato che per l’Ammini2012 –, nelle quali venivano fatte notare le vicenda il fatto che le scorie e le polveri strazione Comunale il caso Prae è criticità dello studio e si davano consigli per emerse durante lo scavo si trovavano chiuso. Per ValsuganAttiva il caso renderne i contenuti più aderenti alla realtà. all’esterno della recinzione che avrebbe donon è chiuso: i traguardi che ci si Le perplessità sollevate da ValsuganAttiva rivuto delimitare la discarica, il che avrebbe siera prefissi non sono stati guardano, innanzitutto, la mancata effettuagnificato un illecito nella gestione; ci è stato raggiunti e quindi i 30.000 € della zione di un carotaggio appropriato nel spiegato che la recinzione non rispecchiava le centro del corpo della discarica, tale da collettività che il Comune (con permettere di capire la reale composizione indubbio impegno etico) ha speso dei materiali conferiti e l'eventuale contami- per cercare di fare chiarezza sono nazione del terreno sottostante. ISER ha di- serviti a poco. Nella cartina, accanto alle discariche già citate, si possono osservare altre aree, alcune delle quali sono state sicuramente utilizzate, in passato, per depositare scorie e polveri di abbattimento dell’acciaieria; per altre vi è solo il dubbio e si auspica un accertamento. Si ricorda, in particolare, una zona nel comune di Castelnuovo attualmente collocata sulla destra orografica del Moggio, che agli inizi degli anni Ottanta, quando vi venivano portate le polveri di abbattimento dei fumi dell’acciaieria, era ancora alveo del torrente. All’epoca il WWF aveva segnalato alle autorità competenti il grave rischio per l’ambiente e la salute, aveva effettuato analisi e fatto fotografie. Sono passati più di trent’anni, le polveri sono ancora lì: anziché trasportarle in siti per il trattamento dei rifiuti speciali si è pensato bene di “bonificare” l’area trasformandola in prato. Sotto l'erba, però, il terreno resta contaminato. Sulla sponda opposta nel dicembre 2013, in occasione di un carotaggio in Via Sacco (nel parcheggio del centro sportivo) sono state trovate altre polveri di abbattimento fumi: si tratta di una discarica che non era stata autorizzata, e che testimonia come per l’accia- ieria e le amministrazioni degli anni Ottanta fosse normale trattare il territorio come una comoda, pratica ed economica pattumiera, senza che le conseguenze che ciò avrebbe avuto sul territorio e l’eredità che si lasciava alle generazioni future scalfissero minimamente le coscienze. Dov’erano i controllori allora? I siti inquinati sono parecchi, e nuovi rifiuti e terreni “sospetti” continuano ad emergere, complice anche il dilavamento causato dalle piogge degli ultimi mesi. Ne rappresentano un esempio le scorie affioranti lungo la pista pedonale alla confluenza dei torrenti Moggio e Fumola, dove tra il 1990 e il 1991 sono stati scaricati dalla ditta Boccher 12.000-15.000 m3 di scorie provenienti dall’acciaieria, incredibilmente autorizzate dal Servizio Protezione Ambiente della Provincia con il fine di rinforzare l’argine del torrente Moggio, seguendo il suggerimento dell'acciaieria stessa. Ci sembra ormai chiaro che il terreno che circonda il torrente Moggio, dalla località Prae fino alla confluenza con il Brenta, è tutta una discarica di scorie e polveri di abbattimento fumi. ValsuganAttiva lo ha segnalato sui giornali e agli organi competenti, che hanno poi informato la Procura di Trento, ma fino ad ora non abbiamo notato azioni concrete volte a fare chiarezza. Ci riferiamo anche ai fusti in ferro, contenenti sostanze di colore rosso-arancione e illecitamente sepolti nella discarica delle Prae, che nonostante la nostra segnalazione ancora non si è provveduto a rimuovere. Eppure la sostanza contenuta in quei fusti, fino a quando non se ne conoscerà l’esatta composizione, potrebbe essere tale da causare un disastro ambientale. L’attività esercitata dalla Leali Steel S.p.A.nello stabilimento di BorgoValsugana rientra fra gli impianti assoggettati all'AIA, come previsto dal D.Lgs. 152/2006, parte seconda,Titolo IIIbis. Nel 2007 è stata rilasciata la prima AIA, subordinata alla realizzazione di interventi per la riduzione dell'inquinamento, in particolare quello derivante dalle emissioni diffuse fuggitive.Nel 2012 l'AIA è stata prorogata in deroga per oltre 11 mesi. Con il provvedimento del 22 novembre 2013 l'AIA viene rinnovata, sostituendo i documenti tecnici di aggiornamento rilasciati dall'APPA nel quinquennio 2007-2012. Nell'AIA del 2013 sono riportate le osservazioni avanzate, nella fase istruttoria dell'Autorizzazione, da parte dell'AssociazioneValsuganAttiva, dell'Associazione Medici per l'Ambiente ISDE e della ComunitàValsugana e Tesino, riconosciuti “portatori di interesse” che raccolgono perplessità ed istanze diffuse tra la popolazione locale. La struttura della nuova autorizzazione rimane inalterata; accanto ai valori limite di emissione per le diverse matrici ambientali (emissioni, scarichi idrici e rumore), già presenti nella precedente autorizzazione, si stabiliscono delle prescrizioni per la gestione dell’impianto e per altri interventi di adeguamento o miglioramento previsti. La nuova autorizzazione rinvia al 28 febbraio 2014 la presentazione, da parte della ditta, del Piano di Monitoraggio e Controllo (PMC) previsto dal D.Lgs. 152/2006. Il Piano dev'essere redatto seguendo le indicazioni fornite dall’APPA (riportate nell'Allegato 4 dell’AIA). È da rimarcare il fatto che il PMC avrebbe dovuto essere approvato e vigente già con la prima AIA, autorizzata nel 2007, in modo da assicurare il costante controllo, da parte della ditta e dell'APPA, di tutta una serie di informazioni sulla gestione dell’impianto, tra le quali il consumo di risorse idriche ed energetiche, la corretta effettuazione di manutenzioni agli impianti di trattamento delle emissioni e delle acque e così via. I valori limite di emissione ed i relativi controlli vengono definiti in Tabella 1A dell’Allegato 2. I valori limite da rispettare sono quelli già definiti con le precedenti autorizzazioni e descritti in termini di concentrazione e flusso di massa. Per quello che attiene i microinquinanti trovano piena applicazione i valori limite in concentrazione e flusso di massa definiti dalla “Legge Kessler” (L.P. 19/11/2010, n. 24) per diossine, IPA e PCB. Viene inoltre stabilito un nuovo limite in concentrazione per l’inquinante PCB (policlorobifenili diossina-simili), pari a 0,1 ng/Nm3 TEQ (tossicità equivalente). Non viene invece definito, per questo parametro, uno specifico limite in flusso di massa. Programmato fin dal 2011, esso prosegue in regime di sperimentazione fino al 31/12/2014, con presentazione dei dati entro il 31/01/2015. Vengono confermate la presenza e la gestione del sistema di monitoraggio in continuo delle emissioni in atmosfera (SME) nei due camini principali dello stabilimento per i parametri polveri, monossido di carbonio (CO) ed ossidi di azoto (NOx). L’apparato deve consentire la misura in continuo delle concentrazioni istantanee degli inquinanti, della portata e della temperatura dei fumi, permettendo così la determinazione delle concentrazioni orarie e giornaliere degli inquinanti e dei flussi di massa emessi. Con il provvedimento di rinnovo, l’APPA stabilisce che le misure effettuate con lo SME sono utilizzabili ai fini della verifica del rispetto dei limiti solamente a seguito della validazione del sistema da parte dell'APPA, e del conseguente aggiornamento dell'AIA che definirà puntualmente i suddetti criteri di valutazione. La validazione dello SME rappresenta una novità per l’acciaieria di Borgo Valsugana e pone delle perplessità. Il sistema di analisi in continuo, prescritto già con la prima autorizzazione, doveva, da subito, garantire i requisiti stabiliti dalla stessa Agenzia in termini di configurazione generale e caratteristiche specifiche del sistema di trasmissione dei dati. Della strumentazione viene inoltre (ormai da anni) verificata periodicamente la calibrazione seguendo le modalità stabilite dalla normativa nazionale. Non si capisce pertanto in cosa consista la “validazione” da parte dell’ente controllore richiamata nell’attuale autorizzazione né con quale tempistica verrà eseguita. Sembra perlomeno strano che dopo diversi sa appare eccessiva. anni di esercizio della strumentazione che compone lo SME l’ente accertatore si accorga che il sistema di misura necessita di validazione (peraltro non richiamata in nessuna normativa nazionale o provinciale). Appare senz’altro incongruente mantenere l’applicabilità delle sanzioni per tutti gli adempimenti prescritti per la corretta gestione dello SME (calibrazioni periodiche, trasmissione dei dati...), derogando poi sui risultati delle misure effettuate con la stessa strumentazione nel caso di superamento dei valori limite di emissione. Analoghe considerazioni riguardano la validità dei controlli autonomi che la ditta deve effettuare periodicamente, trasmettendone poi i risultati all’Agenzia Provinciale. Anche in questo caso l’APPA afferma che i risultati, quali essi siano, non hanno validità ai fini dell’applicazione delle sanzioni penali previste D. Lgs. 152/2006 (art. 29-quattordicies, comma 2). Anche questa interpretazione non risulta suffragata da alcun riferimento normativo; al contrario, il citato articolo di legge sanziona proprio chi non ottempera alle prescrizioni imposte con l’autorizzazione, comprese quindi quelle attinenti il rispetto dei limiti, parte integrante della medesima autorizzazione. Entro il 31 dicembre 2013 avrebbe dovuto essere presentato uno studio di fattibilità sulla possibilità di installare portoni ad apertura temporizzata, o misure tecniche equivalenti, che consentano di isolare la campata B del capannone durante le fasi di caricamento ceste e quella di attivazione dell’aspirazione ausiliaria, in modo da limitare la formazione di emissioni diffuse. L’intervento dovrà essere concluso entro il 30 settembre 2014. Entro il 30 settembre 2014 l'azienda dovrà realizzare il sistema di aspirazione ausiliaria nella zona del capannone (lato Trento), a ridosso dello scarico scoria. L’intervento, suggerito dal prof. Borroni nella sua perizia del 2011, era stato già autorizzato, pertanto l'ulteriore proroga conces- appena al forno viene applicata l’energia (termica ed elettrica) necessaria al processo di fusione, l’impianto è già pienamente operativo, passando direttamente dalla condizione di “zero produzione” a quella di regime e di produzione. Questo sistema di videosorveglianza, sollecitato più volte dalla Commissione Ambiente della Comunità di Valle, appare indispensabile per accertare il verificarsi di vistose fuoriuscite di gas e polveri, come quelle già ripetutamente registrate da telecamere fatto hanno avuto risultati non propriamente private. Si tratta di emissioni confortanti, visti i numerosi sforamenti diffuse fuggitive non captate dai accertati e documentati dal sistema SME nel presidi di abbattimento (la cappa periodo 2009-2011. sopra il forno fusorio) e di conteVie- nimento (il tamponamento delle ne prescritto di rendere disponibili su sito varie aperture del capannone), web, a partire dal primo gennaio 2014, delle che si disperdono in atmosfera registrazioni video effettuate con una teleca- per poi ricadere a terra a molti mera fissa a colori e ad alta risoluzione che chilometri di distanza, inquiinquadra costantemente dall’esterno la nando le diverse matrici ambientali (edifici, suolo, vegetacappa posta sopra il forno fusorio. Ad oggi la prescrizione non risulta rispettata. zione, acque, etc). Entro il 30 giugno 2014 la ditta dovrà riproporre uno studio inerente le emissioni di monossido di carbonio sviluppate durante il processo di fusione, aggiornando il documento elaborato nel 2004 (e successivo al superamento dei limiti accertato dall'APPA nel 2002). Occorre evidenziare che già nel 2004 la ditta aveva documentato la realizzazione di una serie di interventi tecnologici e di ottimizzazione al fine di ridurre la presenza delle emissioni di monossido di carbonio, che di Con la nuova autorizzazione l'APPA stabilisce (accogliendo la proposta della ditta) che l’impianto è da ritenersi “a regime” e “nelle più gravose condizioni di esercizio” dopo il primo ciclo di colata, della durata di cinquanta minuti circa. Questo significa che i valori limite di emissione non si applicano nella prima operazione di colata del forno, consentendo, di fatto, di caricare, con le ceste che compongono la prima colata, materiale di qualsiasi qualità e composizione; operazioni già documentate in occasione delle diverse perizie ufficiali e durante le quali si assiste ad un frequente superamento dei limiti, in particolare per quanto riguarda il monossido di carbonio. Questa prescrizione, inoltre, non risulta tecnicamente ragionevole in quanto, per la natura del processo svolto in acciaieria, non Nel recente studio della Provincia "Approfondimenti sull'incidenza ambientale dell'acciaieria di BorgoValsugana 2010-2012" si afferma: "purtroppo la stima delle emissioni diffuse da capannone e deposito scorie è affetta da una elevata incertezza; questo aspetto è tanto più negativo quanto più esse assumono un ruolo significativo nel determinare l'impatto sulla qualità dell'aria dell'ambiente circostante l'impianto". Quali sono e saranno gli effetti sugli organismi di queste trentennali "cure inalatorie"? Nella delicata e complessa vicenda ambientale dell’acciaieria di BorgoValsugana e tutte le susseguenti ad essa riconducibili, l'associazione dei Medici per l’Ambiente (ovvero ISDE, acronimo di International Society of Doctors for the Environment) ha svolto un ruolo di vivo sostegno del Corpo Forestale dello Stato e della Procura diTrento e di aspra critica nei confronti degli organi istituzionali provinciali. Lo stabilimento siderurgico, nel corso della sua attività ultratrentennale, ha avuto un impatto ambientale su un'area ben più ampia dell’immediato perimetro dell’impianto, con un carico di inquinanti chimici persistenti che dal punto di vista sanitario rappresentano un intollerabile fattore di rischio di malattia grave per tutti i residenti nei comuni della zona. L’impianto è stato aperto senza alcun piano per lo smaltimento delle enormi quantità di polveri inquinanti prodotte, e nei primi anni di esercizio non ha avuto alcun dispositivo di abbattimento dei fumi; questo nonostante un decennio di polemiche da parte della popolazione locale, polemiche alle quali, come testimoniano i giornali dell’epoca, i politici (fra i quali l’assessore Guido Lorenzi, valsuganotto) avevano risposto con risolute rassicurazioni sull'adeguatezza tecnologica dell’impianto: esattamente come sta accadendo oggi. Quanto è accaduto è solo in parte spiegabile con l’ignoranza da parte degli amministratori di allora e di taluni tecnici circa la pericolosità di quanto derivante dall’attività di fusione. Ignoranza non imputabile, comunque, ai vertici tecnici provinciali, che già sul finire degli anni Ottanta erano perfettamente consapevoli del carico di inquinamento che tale impianto immetteva nella Valsugana: dagli atti – resi pubblici – delle indagini giudiziarie è infatti emerso un appunto scritto a mano dal dirigente APPA di allora, il quale riportava un commento del prof. Ragazzi su come l’acciaieria di Borgo fosse comparabile, per quanto riguarda la diossina, a cinquanta inceneritori di rifiuti solidi urbani. Neppure la necessità di promuovere la manodopera locale (argomentazione che ancor oggi viene usata per sostenere la necessità di opere impattanti) può giustificare una totale mancanza di precauzioni da parte di tutti gli organi istituzionali, intendendo per questi gli uffici tecnici del Comune, i servizi forestali della Provincia, gli uffici provinciali di ogni livello. Come unica eccezione ricordiamo il vigile urbano Cappello che, “voce nel deserto”, puntualmente denunciava scarichi, emissioni e altre lordure. Ugualmente ignorate furono le denunce della locale sezione del WWF, che si cercò di mettere a tacere anche con atti violenti. industrializzate, ovvero il cancro, le malattie cardiovascolari, il diabete, i disordini immunitari. Attualmente l’acciaieria, in se- Nel corso degli ultimi decenni l’ambiente guito alle migliorie apportate, della Valsugana è stato indubbiamente cariha ridotto sensibilmente il cato di sostanze inquinanti (non solo proquantitativo di polveri emesse venienti dall’acciaieria, si intende, ma quedai camini e dal capannone co- st’ultima ha avuto un ruolo sicuramente rime emissioni diffuse, ma conti- levante) e può essere paragonato ad una nua comunque ad emettere so- persona con uno stile di vita sbagliato: la stanze inquinanti pericolosissi- Valsugana negli ultimi trent’anni non è me per la salute su un territorio stata protetta ed ora manifesta chiari segni che nel tempo ha già accumulato di malattia ambientale. Nessun medico pouna quantità abnorme di tali so- trebbe accettare che un paziente alcolista, e con chiari sintomi di malattia alcolica, stanze. Molte delle sostanze emesse nel continui ad assumere alcool anche se in passato, e che anche con l'attua- quantitativi minori di prima. le impianto continuano in modo Numerosi sono i “sintomi” che rivelano la inarrestabile ad accumularsi nel malattia silenziosa della Valsugana. territorio, vengono denominate Innanzitutto citiamo “inquinanti persistenti”, per il le sferule metalliche rinvenute nelle polvemotivo che non si biodegradano ri raccolte a chilometri di distanza come i composti naturali ma dall'impianto, cui fa riferimento l'articolo a impiegano moltissimi anni per p. 4. Esse, per le loro piccole dimensioni, degenerare in altre sostanze. In possono passare nel sangue attraverso questo lungo periodo, entrano l’intestino e gli alveoli polmonari ed entranella catena alimentare attra- re nelle cellule, dove svolgono il loro verso l’acqua, il latte e i suoi de- subdolo effetto legandosi al DNA e rivati, contribuendo a sviluppare portando facilmente la cellula alla trale ben note e tristi malattie che sformazione neoplastica, oppure causando affliggono le società moderne quelle alterazioni degenerative che induco- no le malattie croniche e che non ci permettono di raggiungere una vecchiaia serena e libera da malattie. L'articolo alle pagine 5, 6 e 7 ben documenta le discariche che si continuano a “scoprire” sul territorio valsuganotto: queste si trovano in zone delicate, a ridosso dei torrenti, sotto le nostre case, nei prati utilizzati per il pascolo: non è difficile immaginare come le sostanze pericolose per la salute possano passare dal terreno nel nostro corpo. Durante la stagione fredda a Borgo è consuetudine ormai da molti anni registrare sforamenti di polveri sottili, superando i limiti di legge per numero di sforamenti e per concentrazione. Uno studio epidemiologico indipendente, condotto sugli operai che hanno lavorato nell’impianto siderurgico di Borgo Valsugana, ha documentato un'importante incidenza di malattie cronico-degenerative e cancro, con una significativa riduzione della speranza di vita. Al di là di questi “sintomi” oggettivi, è assolutamente plausibile che tale inquinamento, protratto per anni e con punte molto intense, abbia una diretta conseguenza sulla salute della popolazione. Un'ulteriore considerazione riguarda i dati epidemiologici sui tumori e su altre malattie che sono stati diffusi dall’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari, e che, secondo l'APSS, non rivelano un aumento dell’incidenza di malattie in Valsugana. Questo commento, tuttavia, va integrato con alcune considerazioni. I dati epidemiologici, così come sono stati raccolti, non sono adatti a studiare un fenomeno di inquinamento puntuale, a meno che questo non causi quasi una catastrofe. Il campione esaminato, infatti (tutta la popolazione della Valsugana), è molto diluito, comprendendo sia soggetti a basso rischio (coloro che abitano lontano dall’impianto o che si sono trasferiti da poco) che soggetti ad alto rischio (gli operai, gli abitanti delle prime cerchie attorno alla fabbrica, le persone che hanno abitato nella zona per molti anni e così via): questo fa sì che le eventuali evidenze siano nascoste da fattori confondenti. Per chiarire il concetto con un esempio, se una musica è suonata assieme ad altri rumori di fondo preponderanti, ad un primo ascolto non verrà percepita, ma si sentirà un unico brusio generico. Se un ascoltatore, invece, riesce ad abbassare sufficientemente il volume del disturbo ed esegue una selezione attenta dei suoni che gli arrivano, può riuscire a distinguere quella musica dal resto. Per scoprire i reali danni dovuti all’attività dell’acciaieria occorrono pertanto studi epidemiologici progettati e svolti ad hoc. Secondo i Medici per l’Ambiente i dati epidemiologici devono essere disaggregati in modo da scovare i soggetti a rischio, eliminando così i fattori confondenti; devono essere studiati gli accessi in Pronto Soccorso per sintomi acuti durante l’anno, confrontandoli con le relative concentrazioni di PM10 e PM2,5. Le statistiche inoltre vanno studiate mettendo a confronto i dati della Valsugana con altre vallate alpine che abbiano le medesime densità abitative e caratteristiche oro-geografiche e non, come nel caso dello studio dell'APSS, con aree densamente urbanizzate e industrializzate (Trento). In altre parole, dal punto di vista conoscitivo molto resta ancora da fare per dare una corretta definizione agli effetti ambientali dell’acciaieria di Borgo. I medici per l’ambiente ribadiscono che, anche in relazione al carico di inquinamento creatosi inValsugana in questi ultimi decenni, è imperativo che l'impianto siderurgico venga posto in sicurezza ricorrendo a soluzioni tecniche che garantiscano la segregazione totale del forno, come avviene in altri impianti (ad esempio il SiderurgicoVoestAlpine di Linz, in Austria) e come è del resto cosa normale persino negli inceneritori di rifiuti solidi urbani. Ritengono inoltre che una corretta definizione del problema potrà aversi quando saranno esaurite le conflittualità economico-sociali che tali impianti si portano appresso e delle quali si fanno scudo contro i tentativi di superare il loro irrazionale modello di sviluppo. Persiste purtroppo, ed è piuttosto diffusa nelle nostre valli, la pratica “fai da te” di chi crede di risolvere il problema dei rifiuti domestici semplicemente “eliminandoli” direttamente a casa e li brucia nella propria stufa, evitandosi così il fastidio di separare i vari materiali riciclabili e di conferirli (soprattutto se abbondanti o ingombranti) ai centri di recupero e contenendo, nel medesimo tempo, la spesa per la tassa sui rifiuti solidi urbani. La pratica di cui parliamo è illegale, ma difficilmente si hanno segnalazioni o multe; spesso vediamo fumate dense, di colore strano, e percepiamo odore acre provenire dal camino di un vicino, o addirittura dal materiale bruciato nei fusti di metallo di qualche fattoria o in un falò in un campo, ma prevalgono la sensazione di disagio nel denunciare una persona che vive vicino a noi e l’incertezza che quello che vediamo sia davvero ciò che crediamo, e preferiamo borbottare e allontanarci. Ma sia chi brucia le immondizie che chi respira “passivamente” le folate di fumi e fuliggine sono davvero consapevoli di quello che stanno facendo? Plastica, nylon, polistirolo, vernici, gomma, residui metallici, carta stampata, legna verniciata, materiale sintetico di imballaggi e pellame bruciando a temperature elevate liberano sostanze altamente tossiche e persistenti dette “inquinanti organici persistenti”, o POP (acronimo inglese di Persistent Organic Pollutants). I POP sono sostanze chimiche molto resistenti alla decomposizione (alcune rimangono presenti nel terreno fino a vent'anni prima di dimezzarsi); con la combustione dei rifiuti essi impregnano l’aria, si depositano sul suolo e nell’acqua, entrano nella catena alimentare e si accumulano nel nostro organismo, il quale non è in grado di eliminarli. Parliamo di diossine e furani (PCDD e PCDF); policlorobifenili (PCB); idrocarburi policiclici aromatici (IPA); metalli pesanti quali piombo, cadmio, cromo, mercurio, ferro, zinco; ossidi di azoto e zolfo. Sono le stesse sostanze che vengono prodotte durante i processi di combustione negli inceneritori di rifiuti, che però si avvalgono di impianti altamente tecnologici appositamente studiati per limitare al massimo le emissioni di questi inquinanti, tramite l’adozione di miscele di rifiuti adeguate, il trattamento degli stessi a temperature elevate (che nelle nostre stufe e nei roghi non vengono raggiunte), la presenza di filtri per limitare il passaggio degli inquinanti nei fumi, il convogliamento dei fumi trattati in ciminiere molto alte, in grado di disperdere il più in alto possibile, e quindi il più lontano possibile, il residuo tossico. Inoltre tale residuo, per legge, deve avere un contenuto ultrafine con meno di 0,1 micron di diametro) passano nel torrente circolatorio e Una volta emessi attraverso i fu- riescono ad attraversare le membrane mi, gli inquinanti si concentrano cellulari arrivando fino al sistema nervoso nel particolato (le cosiddette centrale ed ai vari organi, dove i vari inquiPM), passando dalla fase gassosa nanti possono esplicare, oltre a generici a quella solida; le particelle PM effetti come lo stress ossidativo dei tessuti più grosse (alcuni micron di dia- e danni al sistema cardiocircolatorio, i loro metro) restano nelle vie respi- effetti particolari. ratorie determinando effetti so- È piuttosto diffusa l'abitudine di usare la prattutto di tipo irritativo e cau- cenere residua come fertilizzante per sando non solo il peggioramento l’orto; chi avesse avuto la malaugurata idea delle malattie respiratorie croni- di farlo con la cenere delle immondizie che già presenti ma anche bruciate dovrebbe sapere che è un l'insorgenza di nuovi casi, asma, concentrato micidiale di sostanze canceroallergie e infezioni respiratorie gene e tossiche per l’organismo, le stesse ricorrenti nei bambini; le parti- che si trovano nel fumo che esce dal camicelle più piccole (il particolato no, il quale, se usato nell’orto e nel campo, delle singole sostanze sopra menzionate inferiore a determinate soglie di concentrazione. È comunque opportuno ricordare che, nonostante la tecnologia avanzata ed i limiti di legge che impongono un limite di concentrazione di 0,1 ng/m3 di diossine nei fumi al camino, gli inceneritori restano una delle principali fonti emissive di diossina in atmosfera e pertanto una soluzione non idonea a risolvere il problema dell’eccesso di rifiuti. Bruciando l’immondizia in casa non facciamo altro che creare un piccolo inceneritore incontrollato a domicilio, che emette sostanze tossiche a concentrazioni anche mille volte superiori a quelle prodotte da un inceneritore; non vi sono sistemi di filtraggio e i comignoli sono molto bassi, cosicché i fumi possono ricadere al suolo anche attorno alla nostra casa e nelle zone vicine in quantità molto elevata (risultando a volte addirittura irritanti per gli occhi e le vie respiratorie), depositandosi nei nostri giardini, nei nostri orti, sui giochi all’aperto dei nostri bambini, fino a rientrare nelle nostre abitazioni attraverso gli infissi, inquinando l’aria che respiriamo. viene assorbito dalle piante coltivate e, attraverso la catena alimentare, può entrare nel nostro organismo e lì accumularsi, determinando danni alla nostra salute. Vediamo ora in dettaglio perché le sostanze prodotte dalla combustione dei rifiuti sono così temibili. Le diossine si formano quando del materiale organico brucia in presenza di cloro, sia esso inorganico o presente in composti organici clorurati, come il cloruro di polivinile o PVC (la plastica delle bottiglie di acque minerali non gasate, le pellicole fotografiche, bottiglie e flaconi di detersivi, sacchetti, alveoli per la frutta, le uova e i cioccolatini, fiale, corde; il suo composto base è il cloruro di vinile ed è riconosciuto cancerogeno). Diossine, furani e alcuni policlorobifenili vengono considerati, dal punto di vista tossicologico, legati soprattutto all’aumento di rischio di tumori quali sarcomi, tumori dei tessuti molli e leucemie. Le diossine sono sostanze lipofile: tendono ad accumularsi nell’organismo soprattutto nei tessuti grassi, giungendovi attraverso la catena alimentare per ingestione di alimenti contaminati (ad esempio uova, latte e derivati di animali allevati con foraggio contaminato); ma non dimentichiamo l’ingestione di polvere (di chi respira aria contaminata o per ingestione occasionale da leccamento nei bambini), la respirazione ed il contatto dermico. L’effetto delle diossine si esplica direttamente a livello del DNA, coinvolgendo i meccanismi di “lettura” corretta dei suoi vari segmenti.Vi sono possibili correlazioni tra esposizione a diossine ed insorgenza di diabete, tiroidite e anche alcuni casi di obesità, disturbi del sistema immunitario, alterazione della fertilità (diminuzione della quantità di spermatozoi nel liquido seminale e aumento del numero di aborti spontanei); a seguito di esposizione prenatale, le diossine sono in grado di esplicare i loro effetti teratogeni direttamente sul feto, che può manifestare la malattia anche decine di anni dopo la nascita. L’immondizia contiene metalli pesanti, soprattutto se vi sono presenti vernici e colori per materie plastiche. Per metalli pesanti si intendono convenzionalmente quei metalli che hanno una densità maggiore di 4,5 grammi per centimetro cubo; esempi di metalli pesanti sono arsenico, cadmio, cromo, mercurio, nichel, piombo, tallio, vanadio. I metalli pesanti sono costituenti naturali della crosta terrestre, e molti metalli pesanti in determinate forme e a concentrazioni opportune sono essenziali alla vita (pensiamo solo che la carenza di ferro ci causa anemia). Una caratteristica che li rende pericolosi è la loro tendenza (che li accomuna agli inquinanti organici persistenti) ad accumularsi in alcuni tessuti degli esseri viventi (bioaccumulo) provocando effetti negativi sulla salute umana e l'ambiente e determinando danni tissutali diversi a seconda che l’intossicazione sia acuta (rapida e abbondante) o cronica (lenta e persistente nel tempo, da accumulo). Di seguito alcuni esempi: l’allumino è correlato a danni al sistema nervoso centrale, demenza e perdita di memoria; l’antimonio a danni cardiaci, diarrea, vomito e ulcera allo stomaco; il cadmio a diarrea, dolori di stomaco, vomito, fratture ossee, danni immunitari e disordini psicologici; il cromo a danni ai reni e al fegato, problemi respiratori e cancro polmonare; il rame a Per quanto riguarda gli Idrocarburi Policiclici Aromatici, o IPA, sembra che l’esposizione a queste sostanze comporti vari danni a livello ematico e al sistema polmonare ed effetti di immunosoppressione. L’effetto principale sulla salute associato all’esposizione è certamente il cancro. Alcuni IPA hanno dimostrato, in test di laboratorio, di essere in grado di causare il cancro per inalazione (ai polmoni), per ingestione (allo stomaco) e per contatto dermico (alla pelle). irritazioni a naso, bocca ed occhi, cirrosi epatica, danni al cervello e ai reni; il lantanio (presente nei televisori a colori) a cancro polmonare e danni al fegato; il piombo causa danni al cervello, danni ai reni, difficoltà di apprendimento, difficoltà di concentrazione ed iperattività nei bambini e degenerazione del sistema nervoso; il manganese disfunzioni nella coagulazione del sangue, intolleranza al glucosio e alterazioni dello scheletro; il mercurio degenerazione del sistema nervoso, danni al cervello e danni al DNA; il nickel embolia polmonare, difficoltà respiratorie, asma e bronchite cronica e reazioni allergiche della pelle. La pratica dell’incenerimento dei rifiuti a domicilio è comunque di per sé pericolosa: i gas emessi sono corrosivi e provocano danni alle superfici di scambio di calore e alla canna fumaria; i costi di risanamento sono elevati e superano alla fine di gran lunga i costi del corretto smaltimento delle immondizie. Più costose risultano anche la pulizia e la manutenzione, a causa delle incrostazioni che si creano all’interno della stufa. I depositi che vi si formano aumentano il rischio di incendio ed inoltre le compagnie assicurative possono esercitare la regressione sull’assicurato laddove sospettino una pratica di combustione non corretta: le analisi chimiche dei residui rappresentano una prova sufficiente per dimostrare una combustione illegale e quindi perseguibile. I rifiuti non scompaiono magicamente: divengono solo invisibili agli occhi, sostanze ormai fuori controllo che potrebbero farci pagare caro il presunto risparmio di oggi. Brucerete ancora i rifiuti nella stufa di casa vostra? Ad aggravare la già pesante situazione della qualità ambientale inValsugana si aggiungono anche nuovi impianti e una futura viabilità sempre più trafficata. gestori un'importante fonte di guadagno, al punto che per le aziende che le utilizzano gli Il biogas è una miscela di vari tipi introiti sono spesso più importanti rispetto a di gas che si forma tramite una quelli dell’attività primaria: l’energia elettrifermentazione in assenza di ossi- ca prodotta, al netto di quella utilizzata per il geno; il metano ne è il principale consumo interno, viene infatti immessa in componente: può arrivare a costi- rete e remunerata con 0,28 € al kWh contro gli 0,07 € derivanti da energia prodotta da tuirne fino all’80%. Il processo di sviluppo del biogas altre fonti. viene ottenuto a partire da residui Tuttavia, come spesso accade di fronte a organici, che possono essere co- tecnologie che sembrano promettere stituiti, ad esempio, da rifiuti, ve- importanti benefici, ci si dimentica di getali in decomposizione, carcas- considerare gli aspetti sfavorevoli, quelli se in putrescenza, liquami zoo- che, posti sull'altro piatto della bilancia, tecnici, fanghi di depurazione, possono riequilibrare il giudizio e suscitare qualche perplessità scarti agro-industriali. La decomposizione del materiale Molte centrali a biogas organico viene svolta da alcuni ti- usano liquami animali combinati con vegepi di batteri che si “cibano” della tali perché, mescolando più tipologie di sostanza organica e producono, prodotti organici, la resa si ottimizza. Per come scarti, anidride carbonica, alimentare una centrale da 1 MW ottiidrogeno molecolare e metano. Nelle centrali il biogas così ottenuto viene bruciato e utilizzato per produrre energia elettrica e calore. Le centrali a biogas rappresentano per i dell’Assemblea Regionale n. 51 del 26 luglio 2011, ha proibito l’installazione delle centrali a biogas nelle zone di produzione del Parmigiano Reggiano. Inoltre in sperimentazioni condotte dal CRPA (Centro Ricerche Produzioni Animali S.p.A.) in reattori di laboratorio si è dimostrato che nella produzione di biometano con l’impiego di insilati (nella prova mais e sorgo) si riscontra un incremento di circa 17 volte del numero delle spore contenute nel digestato rispetto a quelle presenti nell’insilato introdotto. Al contrario, nessun aumento di spore nel digestore viene registrato se per la produzione di biometano si utilizzano solo deiezioni animali. Ciò dimostra che sarebbe meglio utilizzare solo deiezioni; tuttavia queste da sole non sono molto remunerative, dal momento che il reale scopo di questi impianti non è tanto lo smaltimento delle deiezioni ma la produzione della maggiore quantità di energia mizzandone la resa, ad esempio, occorre coltivare mediamente 300 ettari di terreno. Questo comporta due problemi: il primo di carattere etico, in quanto si sottrae terreno agricolo all'uso alimentare per trasformarlo in terreno per la produzione di energia; il secondo di carattere ambientale, perché realizzare coltivazioni che non hanno l'obbligo di sottostare ai limiti imposti per i prodotti destinati all’alimentazione significa avere la possibilità di utilizzare una maggior quantità di fertilizzanti e pesticidi, con il conseguente inquinamento di terreni e falde acquifere. I digestori necessari per trasformare la materia organica in metano non riescono a neutralizzare completamente i batteri in essa presenti, in particolare i clostridi, batteri termoresistenti alla cui famiglia appartengono quelli che causano botulismo e tetano. Questi batteri sono pertanto presenti nello scarto dei digestori (il cosiddetto “digestato”), che viene smaltito utilizzandolo come concime per i terreni agricoli, con tutti i problemi che questo può comportare. Per questo motivo la Regione Emilia-Romagna, con delibera zione di un’altra, che sarà gestita da una società di nove allevatori locali, nel territorio comunale di Villa Agnedo. elettrica possibile e la sua successiva immis- Attualmente in Provincia di Trento vi sono sione in rete. delle limitazioni sulla tipologia di materiali Ma gli organici da conferire nelle centrali a biogas impianti a biogas suscitano anche altre ma, con l’ultimo aggiornamento legislativo perplessità. in materia, si è concessa la possibilità di reUn problema da non sottovalutare è costi- cuperare materiale organico fino a 50 km di tuito dal cattivo odore che questi impianti distanza dall’impianto di produzione. Se emettono, con conseguenti disagi per le po- non interverranno ulteriori modifiche, la polazioni che vivono nei loro dintorni; legge provinciale prevede l'utilizzo di liquainoltre non bisogna dimenticare che i liqua- mi animali con la possibilità di integrarli mi e la materia vegetale devono essere tra- con apporti di matrice vegetale fino ad un sportati nelle zone di trasformazione, con il massimo del 25%. conseguente inquinamento prodotto dai nu- Così come vengono abitualmente gestite, merosi mezzi di trasporto necessari, che anche in Valsugana, le centrali a biogas non smentisce la descrizione dell'energia pro- solo sono causa di ulteriore inquinamento dotta da questo genere di impianti come in un’area già satura, ma potrebbero rive“energia pulita”. larsi una fonte di rischio per il propagarsi di La trasformazione in energia elettrica avvie- avvelenamenti da botulismo negli animali ne, poi, attraverso dei cogeneratori, che a da allevamento: un caso del genere si è veloro volta sono fonte di ulteriori emissioni rificato di recente in provincia di Padova, inquinanti in atmosfera. dove è stato necessario abbattere cinquanta In vacche da latte a causa di avvelenamento da Valsugana attualmente è funzionante una botulismo in un’area dove sono presenti centrale a biogas a sostegno di una porcilaia quattro centrali a biogas nel raggio di pochi nel territorio comunale di Ospedaletto; ne chilometri. è stata recentemente approvata la costru- cessario assoggettare l’impianto all’AIA Nel comune di Villa Agnedo è presente un (Autorizzazione Inteimpianto di essiccamento termico di rifiuti grata Ambientale), speciali non pericolosi gestito dalla S.E.A. forma precauzionale S.p.A., ditta con sede a Trento. L'auto- di controllo per rizzazione rilasciata dall’APPA in data 12 impianti pericolosi aprile 2012 consente di trattare in questo per la salute e per impianto i fanghi provenienti dai l’ambiente. depuratori delle acque civili della provincia Da parecchi mesi, di Trento. Una successiva autorizzazione, nella zona compresa datata 20 dicembre 2012, amplia la gamma tra Castelnuovo, Villa dei rifiuti trattabili, inserendovi anche il di- Agnedo e Ospedagestato prodotto dal trattamento della fra- letto, vengono sezione organica dei rifiuti solidi urbani gnalati frequenti epi(FORSU) nell’impianto di depurazione di sodi di emissioni con Rovereto. odori nauseabondi che rendono difficile la È previsto che l’impianto possa trattare respirazione e creano bruciore alla gola. una quantità massima di 18.000 tonnellate Ciò che esce dai camini non è solo cattivo all’anno, per una quantità massima di 50 odore ma sostanze chimiche, tanto che tonnellate al giorno. Tali limiti non sono l’APPA, in data 17 settembre 2013, ha ristati fissati in modo casuale: se non si supe- tenuto opportuno fissare dei limiti per i rano le 50 tonnellate al giorno non è ne- due camini dell’essiccatoio della S.E.A.: La circolazione veicolare è un’altra piaga per la nostra valle, che per la sua particolare conformazione geografica ha poche possibilità di ricambio d’aria; le scelte in materia di viabilità fatte dalla Regione Veneto, con la costruzione della pedemonta- na, non faranno che aggravare una situazione già fortemente compromessa. La “Nuova Valsugana”, come viene definita la nuova arteria prevista, una volta che saranno ultimati i lavori riverserà infatti nella nostra valle una maggior quantità di veicoli dal camino E1 polveri inerti totali 2,59 kg/h, monossido di carbonio 108 kg/h, ossido di azoto 36 kg/h e aldeide formica 66,66 kg/h; dal camino E2: ossidi di zolfo 21,06 kg/h e cloro 1,08 kg/h. in transito. L’incremento sarà dovuto soprattutto a mezzi per il trasporto merci, come camion e TIR, che troveranno più conveniente di prima scegliere questa strada, resa più scorrevole. Si parla anche di far pagare un pedaggio per il passaggio sulla pedemontana veneta e sul tratto della Valsugana che corre in territorio veneto, che comunque, secondo uno studio del Politecnico di Milano, non influirà sull'entità del trasporto merci perché il percorso, se paragonato ad altre tratte, risulterà comunque conveniente per gli autotrasportatori. ValsuganAttiva chiede che il Trentino si opponga a questo progetto, perché il nostro territorio, già gravemente penalizzato da inquinamento di varia provenienza, non può sostenere una scelta di questo genere. È più importante la viabilità, che risponde agli interessi di chi in questa valle ci transita solamente, o la qualità dell’aria e la salute di chi in questa valle ci passa la sua vita? È ora di capire quanti TIR vale la vita di un valsuganotto! Se anche tu sei convinto che i piccoli gesti fanno la differenza, che ognuno di noi può contribuire a smuovere le montagne, ci sono molti modi per dare il tuo contributo alle nostre attività. A seconda delle risorse che hai voglia di impegnare, puoi scegliere di iscriverti all'associazione, fare una donazione oppure semplicemente prendere parte agli incontri e alle manifestazioni che organizziamo.