In BassaValsugana ci sono terreni un tempo incontaminati che, bonificati con terra mescolata a scorie di fusione e
polveri di abbattimento fumi, sono diventati serbatoi di veleni potenzialmente pericolosi per l'uomo.
C'è uno stabilimento industriale vetusto, che in passato ha rilasciato nell'aria della valle sostanze altamente inquinanti le
cui tracce, oggettivamente riscontrabili, si trovano ancora oggi impresse nella vegetazione e negli organismi degli esseri viventi che abitano la valle e che, nonostante i procedimenti giudiziari che ne hanno coinvolto i gestori e le migliorie apportate, ha da poco ripreso a lavorare a pieno ritmo e continua a scaricare nell'aria emissioni secondarie con contenuti inquinanti superiori ai limiti di legge. C'è, da poco, un'Autorizzazione Integrata Ambientale che non risolverà questi problemi,
anzi rischia di renderne più difficile la soluzione. Ci sono molti altri importanti problemi ambientali, molti dei quali
ereditati dal passato, la cui soluzione dipende dalle decisioni che noi e i nostri rappresentanti prenderemo nei prossimi anni.
Ma in BassaValsugana non ci sono solo problemi: ci sono anche persone che hanno a cuore la salubrità del luogo in cui
vivono e la qualità della vita della propria gente, e si impegnano, giorno dopo giorno, affinché esse siano tutelate.
Ci sei tu, che con la tua consapevolezza e le tue scelte puoi contribuire a rendere migliore il posto in cui vivi.
Finché c'è tutto questo, c'è speranza per il nostro futuro.
ValsuganAttiva ha deciso di
investire una parte delle proprie
risorse economiche e umane per
informare gli abitanti della Bassa
Valsugana.
È necessario che tutti siano
informati in modo esaustivo su
ciò che è accaduto, sta accadendo e accadrà nel loro territorio: solo così ognuno potrà fare le proprie scelte (di vita e di
voto) in modo responsabile, come ci si aspetta da ogni cittadino.
Quella di ValsuganAttiva rappresenta una voce tra tante, talora
in contraddizione tra loro; tuttavia alcuni dati sono oggettiva-
mente verificabili, e a nostro parere è
importante che la popolazione ne venga a
conoscenza.
Certo, per fare informazione esistono i
media. Tuttavia i media molto spesso non
dispongono di spazio sufficiente a trattare
una questione in modo completo e a ripercorrerne le tappe storiche, impedendo
così al lettore di avere quella “visione panoramica” degli eventi che può essere indispensabile per comprenderli appieno.
Inoltre, non siamo soddisfatti del modo in
cui in alcuni casi sono state presentate le
notizie che riguardano le tematiche di nostro interesse.
Per tutti questi motivi abbiamo deciso di
destinare una parte delle nostre risorse e
del nostro tempo a un'operazione di
informazione diretta rivolta a tutta la popolazione della Bassa Valsugana.
ValsuganAttiva ha l'obiettivo di
stimolare il confronto sulle questioni relative all'ambiente e la
qualità della vita, spaziando tra
gli argomenti più vari: per questo anche chi non condivide il
punto di vista dell'associazione
su uno specifico argomento potrebbe trovare utili spunti.
Così chi non è interessato alla
nuova AIA o alle questioni relative alla salute degli abitanti
potrebbe, ad esempio, trovare
interessante la mappa delle discariche (riconosciute e presunte) e dei depositi di eco-terra
che si trova a pag. 6.
ValsuganAttiva, associazione che si occupa
principalmente di tematiche ambientali, è
interessata a partire dai problemi per elaborare nuove soluzioni, più rispettose
dell'ambiente e della vita delle persone.
Ritiene che la popolazione della Valsugana
sia matura per un confronto aperto sul suo
futuro, che tenga conto anche dei gravi
affronti fatti al territorio in passato, e che
le amministrazioni le debbano riconoscere
un ruolo più attivo nelle decisioni che la
riguardano.
Per questo promuove incontri di informazione e confronto sulle più svariate tematiche: nell'ultima pagina dell'opuscolo trovi
le indicazioni necessarie per partecipare
agli incontri promossi dall'associazione e
per seguire le sue attività.
L'associazioneValsuganAttiva si è costituita ufficialmente il 9 marzo 2011, affondando le proprie radici in precedenti comitati spontanei locali, sorti già qualche anno prima dalla diffusa preoccupazione per la situazione ambientale della
BassaValsugana. L'attività dell'associazione, inizialmente, si è concentrata sulle questioni ambientali legate all'attività
dell'acciaieria di BorgoValsugana; col passare del tempo, a tali questioni se ne sono aggiunte e intrecciate altre.
Ecco una sintesi tematica e cronologica delle iniziative realizzate dal 2011 ad oggi.
Richiesta al Comune di Borgo di far presenziare il prof.
Iobstraibizer, quale tecnico di riferimento di VA, alle indagini nella
discarica Prae. Il 29 giugno VA emette un comunicato stampa per
informare che, a indagini concluse, il consenso non è ancora arrivato
Richiesta al comune di Borgo di accesso alle informazioni
ambientali inerenti le indagini di approfondimento condotte nella discarica Prae in seguito alla segnalazione, fatta daWalterTomio in maggio, di
rinvenimento di scorie nello scavo per la condotta della ditta Polemos
Consegna al comune di Borgo, all'APPA e al Corpo Forestale dello Stato della relazione "Osservazioni in merito all'area
ex discarica Prae". Il 19 settembre VA presenta alcune integrazioni
alla prima relazione
Prelievo di acqua all'imbocco dellaValle di Sella; le analisi rivelano un valore di cromo esavalente superiore al limite di legge
Incontro di chiarimento tra Comune di Borgo,VA e ISER
Acquisto di strumentazione e inizio dell'attività di videosorveglianza dell'acciaieria in collaborazione con
altri comitati locali
Serata pubblica "Inquinamento in Valsugana, Nuovi fumi... vecchie bugie, video e novità su
Acciaieria e Monte Zaccon"
"Processione in onore di Santa Spazaora"
Presidio di VA all'udienza del processo
"Fumo negli occhi" al tribunale di Trento
Presidio davanti alla Pretura di Borgo a
sostegno dell'iniziativa giudiziaria per ripetuti sforamenti di Acciaieria Valsugana nel periodo novembre
2009-settembre 2011
Richiesta ufficiale, al comune di Borgo
Valsugana e alla Provincia di Trento, di accesso agli atti
Domanda ufficiale di informazioni ai comuni di Cariguardanti il rinnovo dell'Autorizzazione Integrata
stelnuovo e Novaledo e all'APPA sullo spostamento di terreno dalla
Ambientale dell'Acciaieria; i giorni 11 luglio e 14 agobonifica de Bellat al piazzale di Eurolegnami a Novaledo
l'APPA risponde ufficialmente concedendo a VA un
Consegna al comune di Borgo della relazione "Os- sto
limitato agli atti, secondo criteri scelti da
servazioni conclusive riguardanti le indagini condotte sulle matrici accesso
Acciaieria
Valsugana; il Comune di Borgo Valsugana riambientali in località Prae"
sponde, con documento datato 28 maggio 2013 ma
Prelievo di acqua da due sorgenti private all'imbocco spedito per posta il giorno 10 settembre 2013, per codella Valle di Sella; il laboratorio di analisi riscontra per la prima un municare che tutto quello che sa proviene dall'APPA e
valore inferiore e per la seconda un valore superiore al limite di allega un aggiornamento datato novembre 2012
legge per il cromo esavalente
Richiesta di poter intervenire nel procediPrelievo d'acqua dalla sorgente che ha restituito un valore mento di rinnovo dell'AIA; il giorno 8 luglio l'APPA
oltre i limiti di legge; le analisi confermano il superamento del comunica che la richiesta è stata accolta
limite
Lettera al Comune di Borgo Valsugana e
Comunicato stampa riguardante i risultati delle analisi all'APPA, contenente le osservazioni di VA sulla futura
effettuate da VA sull'acqua potabile
AIA e la richiesta che il Comune e l'APPA si facciano
Comunicato stampa sulle discariche, con segnalazione di portavoce della cittadinanza
fusti depositati in località Prae
Lettera al Presidente provinciale Ugo
Rossi per richiedere un incontro pubblico sui risultati
dello studio “Approfondimenti sull'incidenza ambienSegnalazione di rinvenimento di nuove scorie affioranti tale dell'acciaieria di Borgo Valsugana”; la richiesta
alla confluenza dei torrenti Fumola e Moggio. A seguito della richie- viene rinnovata il 28 dicembre ed è soddisfatta il
sta di un chiarimento a riguardo, i tecnici APPA comunicano che tale giorno 12 marzo 2014
deposito di scorie è stato regolarmente autorizzato
Nuovo prelievo d'acqua dalla sorgente che ha restituito valori oltre i limiti di legge; le analisi confermano ancora una volta un A partire dal 2014 l'attività di videosorveglianza è
svolta autonomamente da VA
valore di cromo esavalente superiore al limite
Presentazione del libro "Toghe Verdi" di Stefania Divertito presso la sala Conferenze della SOSAT a Trento
"Soldi pubblici e grandi opere in tempo di crisi", incontro pubblico con il prof. Ivan Cicconi
Presidio di VA nella manifestazione contro il traforo del Brennero
Organizzazione della serata di presentazione del libro “La farfalla avvelenata” a Borgo Valsugana
Organizzazione della serata di presentazione del libro “La farfalla avvelenata” a Roncegno Terme
Partecipazione di VA alla Festa dell'Europa di Borgo Valsugana con uno stand informativo
Incontro con Alex Zanotelli, in collaborazione con le associazioni Cedip e Stela
Serata pubblica “Borgo incontra Taranto” con Salvatore Romeo, ex operaio ILVA
Segnalazione ai Carabinieri di Strigno sulle emissioni dell'essiccatoio presente nel comune di Villa Agnedo
"Impianti a biogas.Va sempre tutto bene?", serata di approfondimento sul biogas con il prof. Michele Corti
e il dott. Roberto Cappelletti
L'impianto siderurgico di BorgoValsugana è in funzione dal 1979. Esso rientra nel gruppo delle cosiddette “acciaierie ad
arco elettrico”,in quanto utilizza energia elettrica per raggiungere gli oltre 1.600 gradi necessari a fondere rottami ferrosi e trasformarli in acciaio.
La produzione di una tonnellata di acciaio richiede circa 1.100 kg di rottame (più altri ingredienti) e l'utilizzo di energia
elettrica per un totale di circa 400 kWh; la produzione oraria di acciaio si aggira attorno alle 90 tonnellate.
Il processo comporta la formazione di scorie (circa 200 kg per tonnellata di acciaio prodotto) e l'emissione di gas e polveri. Tali emissioni possono essere suddivise in due grandi categorie,quella delle emissioni primarie (o “convogliate”) e quella
delle emissioni secondarie o diffuse.
abbattuta; una parte, tuttavia, non viene
catturata e si diffonde sia all'interno
dell'impianto che all'esterno, passando
Le emissioni primarie sono quelle che attraverso le varie aperture del capannone.
si formano durante il processo di fu- Secondo una stima del perito del tribunale
sione, a forno chiuso; esse vengono di Trento, il prof. Borroni, fatta nel 2011,
convogliate in condotte che le tra- le emissioni ai camini oscillano tra 0,2 e
sportano fino alla base dei due camini, 0,6 kg/ora mentre quelle fuggitive variadove sono filtrate ed abbattute, dando no tra 2 e 5 kg/ora (per un totale di quasi
origine alle cosiddette “polveri di 20 ton/anno). Secondo stime dell'APPA,
abbattimento fumi” (per ogni tonnel- negli anni precedenti al 2009 le emissioni
lata di acciaio l'impianto produce circa fuggitive ammontavano a 80 kg/ora (300
17 kg di polveri abbattute). Una picco- ton/anno circa) e a valori ancora più elela parte di queste emissioni primarie vati nei decenni precedenti. La composisfugge all'abbattimento ed esce dai ca- zione e la pericolosità delle emissioni
mini in forme non percepibili alla vista.
fuggitive equivalgono a quelle delle emisLe emissioni secondarie (o diffuse), invece, sioni abbattute o in uscita dai camini.
si liberano esplosivamente quando la volta Una differenza importante tra polveri
del forno viene aperta per ricevere la cari- abbattute e polveri fuggitive è rappreca di rottame; una carica si aggira intorno a sentata dalle dimensioni: pochi millesimi di
30 tonnellate e si ripete tre volte all'ora. millimetro quelle abbattute, fino a pochi
Buona parte di queste emissioni diffuse decimi di millimetro quelle fuggitive. Le
viene aspirata dalla cappa sovrastante il maggiori dimensioni rendono più faforno e quindi convogliata e a sua volta cilmente accertabile la loro presenza.
Una ricerca autonoma condotta
nel 2010 dal gruppo di aderenti
a ISDE (International Society of
Doctors for the Environment)
ha raccolto campioni di polvere
depositata su edifici e altri siti di
Borgo Valsugana. Dalle analisi,
eseguite presso laboratori del
CNR di Padova, risulta che le
polveri contengono frammenti e
sferule che per composizione
chimica corrispondono a quelle
di particolato prelevato all'interno dell'acciaieria e nei sedimenti
della Rosta Fredda, roggia adiacente all'impianto siderurgico
(Dossier 2010).
Se quelle forme di particolato sono
presenti nei siti di Borgo, perché non
cercarle anche altrove? Questo è stato
lo spunto che, nel 2011, ha condotto la
ricerca a rivolgersi allo studio dei muschi, una matrice naturale ubiquitaria
in Valsugana e particolarmente adatta a
intrappolare e conservare per anni le
forme di particolato disperso in atmosfera e poi ricaduto a terra.
Nei circa sessanta muschi campionati
su entrambi i versanti della Valsugana
fino ad una distanza di 15 km a ovest e
a est dell'acciaieria sono state rilevate
forme di particolato, metallico e non,
che per caratteristiche morfologiche e
chimiche – rilevate dal microscopio
elettronico del CNR – corrispondono
a quelle raccolte nei siti di Borgo. Esse
sono sicuramente attribuibili a ricadute
di emissioni diffuse provenienti
dall'acciaieria e non da altre possibili
sorgenti quali inceneritori, centrali
termiche a carbone o cementifici, non
presenti in Valsugana.
L'impatto ambientale delle emissioni ai
camini e di quelle fuggitive appare incontestabile, seppure non precisabile
in termini quantitativi, e sebbene non
sia possibile prevederne le conseguenze nel lungo periodo.
Forme di impatto ambientale più
circoscritte e documentate sono invece
legate ai conferimenti di scorie e
polveri di abbattimento fumi in varie
località del comune di Borgo Valsugana
e di altri comuni della Bassa Valsugana,
per le quali si rimanda alle pagine
successive.
Recentemente alle discariche più note, che hanno contraddistinto la storia recente dellaValsugana (come Monte Zaccon,
San Lorenzo, Prae, Fastro), se ne sono aggiunte di nuove. Esse si collocano in particolare tra gli abitati di Olle e Borgo
Valsugana e in alcuni casi sono abusive; tutte, grandi o piccole che siano, hanno in comune la caratteristica di contenere
scorie o polveri di abbattimento fumi dell’acciaieria di Borgo.
I costi necessari per scongiurare la loro pericolosità promettono di essere molto elevati; d’altronde questa è la pesante
eredità lasciataci dalla presenza di un impianto siderurgico che mai avrebbe dovuto arrivare inValsugana.
parere favorevole all'attività di deposito.
Ora, per cercare di limitare i danni deriI responsabili, sia comunali che provinciali, vanti dal percolamento, è stato posizionato
tendono a minimizzare e rassicurare; eppu- sopra la discarica un telo impermeabile,
re nelle acque che scendono dalle pendici che ha il compito di trattenere le precipitadi San Lorenzo si riscontrano valori pre- zioni meteoriche impedendo, così, un
occupanti di cromo esavalente.
ulteriore dilavamento delle sostanze inquiValsuganAttiva, avvalendosi di laboratori nanti sottostanti, nella speranza che il croqualificati, ha effettuato prelievi presso mo esavalente presente in falda diminuisca.
un’abitazione privata che ha come unica Tuttavia l’acqua piovana non giunge all’infonte di approvvigionamento idrico le terno della discarica solo tramite le precipitaacque di falda di San Lorenzo; in tutti i zioni, ma anche per scorrimento lungo i
prelievi è stata superata la soglia minima di fianchi della montagna. Le ultime analisi,
5 microgrammi/litro, con valori, rispetti- effettuate in data 6 maggio 2014, confermavamente, di 7, 9 e 10.
no le preoccupazioni di ValsuganAttiva: a diÈ ormai appurato che la causa della pre- stanza di sette mesi dal posizionamento
senza del cromo esavalente nelle acque di dei teli il valore di cromo esavalente è
San Lorenzo sono i 150.000 m3 di polveri ancora una volta di 7 microgrammi/l.
di abbattimento fumi depositati nell'ex ca- Pertanto ValsuganAttiva ritiene questa
va di San Lorenzo tra il 1981 e il 1988, scelta, costata al Comune di Borgo la
senza che venisse preso alcun accorgi- cifra di 102.000 €, un provvedimento
mento per garantire la messa in sicurezza d’urgenza e temporaneo, in attesa di
della discarica. All’epoca già si era al una completa rimozione delle sostanze
corrente della pericolosità delle sostanze e la loro dislocazione in siti specializzati
contenute nel materiale depositato; eppure per i rifiuti tossici e pericolosi, anche se
tanto le amministrazioni comunali e pro- quest’operazione avrà un costo stimavinciali quanto i vari uffici tecnici diedero bile attorno ai 7-8 milioni di euro.
Nella discarica denominata “Fastro 1” (situata
sulla destra orografica del torrente Moggio),di
proprietà del Comune di Borgo Valsugana e
data in gestione alla Ditta Boccher, i gestori
hanno smaltito illecitamente decine di migliaia di tonnellate di rifiuti, costituiti da scorie di
acciaieria bianche e
nere miscelate con altri
rifiuti di origine ignota
e aventi una concentrazione di contaminanti superiore ai limiti prescritti dalla
normativa vigente e
negli atti autorizzativi
del comune di Borgo e
della Provincia Autonoma di Trento. Tale
smaltimento illecito è
stato possibile grazie alla falsificazione dei registri di carico/scarico tenuti dalla ditta.
La stessa ditta ha depositato nella discarica
circa 2.000 tonnellate di scorie bianche non
previste nel progetto, oltre a fanghi provenienti da industrie estrattive e di lavorazione di
materiali litoidi e “fanghi di lavaggio” di
macchinari utilizzati nella produzione di
calcestruzzo, le cui caratteristiche chimico-fi-
siche non avrebbero consentito il loro smaltimento nella suddetta area.
Altro capitolo riguarda la bonifica agraria del
terreno della Fondazione de Bellat, sito nel
Comune di Castelnuovo,
dove sono stati conferiti
almeno 13.561 m3 (pari a
circa 20.341 tonnellate) di
rifiuti risultanti dalla miscelazione (effettuata nell’impianto della Boccher
s.r.l.) di scorie bianche
prodotte dall’Acciaieria
Valsugana S.p.A. con “terre e rocce da scavo” e rifiuti da demolizione provenienti da cantieri edili e
stradali. Anche tali rifiuti
sono stati depositati illecitamente, non possedendo le caratteristiche chimico-fisiche prescritte dalla legislazione vigente per l'effettuazione di bonifiche agrarie.
Nell’autorizzazione concessa (in data 20
marzo 1997) dal Comune di Borgo alla Ditta
Boccher per la discarica di Fastro 1, in riferimento alle condizioni necessarie per l'auto-
San Lorenzo, montagna storica per i borghigiani e sede di
un millenario eremo, un
tempo era meta di pellegrinaggi per invocare la pioggia
nelle estati siccitose. Ironia
della sorte, ora si dovrebbe
pregare che non piova, per
scongiurare pericolosi incrementi nella percolazione del
cromo esavalente depositato
nell'ex cava di San Lorenzo.
rizzazione della gestione del sito,
si afferma che “in data
15.11.1996 [si è] rilevata l’insussistenza di procedimenti penali e
condanne nei confronti dei soci
della società”.
Nell’autorizzazione per la discarica di Fastro 2 il Comune di
Borgo, in data 23 gennaio 2008,
concede l'autorizzazione “rilevata
l’insussistenza di procedimenti
penali e condanne nei confronti
del legale rappresentante, e degli
amministratori della ditta”.
Ora le carte sono cambiate, dal
momento che il 27 marzo 2012 i
rappresentanti della Ditta Boccher sono stati condannati per le
vicende riguardanti la discarica di
Fastro 1, la bonifica agraria de
Bellat e altri reati ambientali. Ci si
chiede ora come mai il Comune
di Borgo Valsugana, pur non
essendo più rispettate le clausole
legate alle condanne subite sopra
citate, in data 21 dicembre 2012
abbia prorogato l’autorizzazione
alla gestione di Fastro 2.
Il suggestivo sentiero che parte da Olle e, seguendo in senso inverso
il corso del Moggio, raggiunge laValle di Sella è dedicato alla memoria di Don Cesare Refatti, grande amante della natura, che con la sua attività
avvicinò tanti giovani d'inizio Novecento alla montagna. Non sarebbe felice, Don
Cesare, di sapere che la partenza del sentiero che lo ricorda è costellata di discariche.
chiarato di non aver potuto perforare oltre i 10-14 metri a causa
della durezza del materiale depositato; ValsuganAttiva ha contestato quest'affermazione, dal momento che sarebbe stato possibile
effettuare perforazioni molto più
reali
dimensioni
della
discarica
e
che
quindi
La discarica delle Prae è tornata di recente
in profondità utilizzando sonde
era
tutto
regolare.
Ma,
allora,
come
è
stato
agli onori della cronaca, quando, durante gli
diamantate, come quelle usate
possibile
passare
attraverso
un
corpo
discariscavi per la posa delle tubazioni di una
nella discarica di Monte Zaccon
ca
con
una
condotta
forzata
quando
la
legge
centralina idroelettrica lungo l’asse del
(dove si sono raggiunti i 55 m
impedisce
la
realizzazione
di
infrastrutture
al
torrente Moggio, la Ditta Boccher ha
perforando materiali molto simisuo
interno?
intercettato per un tratto di alcune decine di
li).
In
seguito
il
Comune
di
Borgo,
per
fare
chiametri materiale proveniente dall’acciaieria
Inoltre, ValsuganAttiva ha conterezza,
ha
deciso
di
incaricare
lo
studio
ISER
(scorie e polveri fini).
stato la scelta di posizionare i piesrl
di
effettuare
accertamenti
sulla
discarica,
La ditta, in data 7 maggio 2012, ha segnalato
zometri per effettuare prelievi
conclusisi
con
una
Relazione
Tecnica
datata
tale rinvenimento, ma solo dopo aver già pod'acqua all’interno della falda del
16
luglio
2012.
sizionato le tubazioni nel tratto interessato,
Moggio anziché al di sopra del liSulle
modalità
con
cui
sono
stati
effettuati
gli
anziché interrompere immediatamente i lavello massimo raggiunto dalla
accertamenti,
e
le
relative
conclusioni
vori come previsto dalla legge.
falda stessa, con l'ovvia consecontenute
nella
Relazione,
vi
sono
state
le
Non sapendo di suddetta segnalazione, il 14
guenza che le analisi risulteranno
prese
di
posizione
di
ValsuganAttiva,
che
tramaggio 2014 il presidente di ValsuganAttiva,
sempre nei limiti di legge perché
mite
il
suo
tecnico
di
riferimento,
il
profesWalter Tomio, ha segnalato alla Stazione foannacquate.
sor
Piergiorgio
Iobstraibizer,
ha
presentato
restale di Borgo Valsugana il rinvenimento di
In occasione della serata pubblica
tre
contro-relazioni
–
l’ultima
delle
quali
in
materiale sospetto, avvenuto durante una
“10 domande al Sindaco” del 17
seguito
all’incontro
tra
il
Comune
di
Borgo,
passeggiata lungo il Moggio.
gennaio 2014, il Sindaco di Borgo
ISER
e
ValsuganAttiva
avvenuto
il
22
ottobre
Contribuisce a creare perplessità su questa
ha affermato che per l’Ammini2012
–,
nelle
quali
venivano
fatte
notare
le
vicenda il fatto che le scorie e le polveri
strazione Comunale il caso Prae è
criticità
dello
studio
e
si
davano
consigli
per
emerse durante lo scavo si trovavano
chiuso. Per ValsuganAttiva il caso
renderne
i
contenuti
più
aderenti
alla
realtà.
all’esterno della recinzione che avrebbe donon è chiuso: i traguardi che ci si
Le
perplessità
sollevate
da
ValsuganAttiva
rivuto delimitare la discarica, il che avrebbe siera prefissi non sono stati
guardano,
innanzitutto,
la
mancata
effettuagnificato un illecito nella gestione; ci è stato
raggiunti e quindi i 30.000 € della
zione
di
un
carotaggio
appropriato
nel
spiegato che la recinzione non rispecchiava le
centro del corpo della discarica, tale da collettività che il Comune (con
permettere di capire la reale composizione indubbio impegno etico) ha speso
dei materiali conferiti e l'eventuale contami- per cercare di fare chiarezza sono
nazione del terreno sottostante. ISER ha di- serviti a poco.
Nella cartina, accanto alle discariche già citate, si possono osservare altre aree, alcune
delle quali sono state sicuramente utilizzate,
in passato, per depositare scorie e polveri di
abbattimento dell’acciaieria; per altre vi è
solo il dubbio e si auspica un accertamento.
Si ricorda, in particolare, una zona nel comune di Castelnuovo attualmente collocata
sulla destra orografica del Moggio, che agli
inizi degli anni Ottanta, quando vi venivano
portate le polveri di abbattimento dei fumi
dell’acciaieria, era ancora alveo del torrente.
All’epoca il WWF aveva segnalato alle autorità competenti il grave rischio per
l’ambiente e la salute, aveva effettuato analisi e fatto fotografie. Sono passati più di
trent’anni, le polveri sono ancora lì: anziché
trasportarle in siti per il trattamento dei rifiuti speciali si è pensato bene di “bonificare”
l’area trasformandola in prato. Sotto l'erba,
però, il terreno resta contaminato.
Sulla sponda opposta nel dicembre 2013, in
occasione di un carotaggio in Via Sacco (nel
parcheggio del centro sportivo) sono state
trovate altre polveri di abbattimento fumi: si
tratta di una discarica che non era stata autorizzata, e che testimonia come per l’accia-
ieria e le amministrazioni degli anni Ottanta
fosse normale trattare il territorio come una
comoda, pratica ed economica pattumiera,
senza che le conseguenze che ciò avrebbe
avuto sul territorio e l’eredità che si lasciava
alle generazioni future scalfissero minimamente le coscienze.
Dov’erano i controllori allora?
I siti inquinati sono parecchi, e nuovi rifiuti
e terreni “sospetti” continuano ad emergere,
complice anche il dilavamento causato dalle
piogge degli ultimi mesi. Ne rappresentano
un esempio le scorie affioranti lungo la pista
pedonale alla confluenza dei torrenti
Moggio e Fumola, dove tra il 1990 e il 1991
sono stati scaricati dalla ditta Boccher
12.000-15.000 m3 di scorie provenienti
dall’acciaieria, incredibilmente autorizzate
dal Servizio Protezione Ambiente della Provincia con il fine di rinforzare l’argine del
torrente Moggio, seguendo il suggerimento
dell'acciaieria stessa.
Ci sembra ormai chiaro che il terreno che
circonda il torrente Moggio, dalla località
Prae fino alla confluenza con il Brenta, è
tutta una discarica di scorie e polveri di
abbattimento fumi.
ValsuganAttiva lo ha segnalato sui giornali e
agli organi competenti, che hanno poi informato la Procura di Trento, ma fino ad ora
non abbiamo notato azioni concrete volte a
fare chiarezza.
Ci riferiamo anche ai fusti in ferro, contenenti sostanze di colore rosso-arancione e
illecitamente sepolti nella discarica delle
Prae, che nonostante la nostra
segnalazione ancora non si è
provveduto a rimuovere. Eppure
la sostanza contenuta in quei fusti, fino a quando non se ne conoscerà l’esatta composizione,
potrebbe essere tale da causare
un disastro ambientale.
L’attività esercitata dalla Leali Steel S.p.A.nello stabilimento di BorgoValsugana rientra fra gli impianti assoggettati all'AIA,
come previsto dal D.Lgs. 152/2006, parte seconda,Titolo IIIbis.
Nel 2007 è stata rilasciata la prima AIA, subordinata alla realizzazione di interventi per la riduzione dell'inquinamento,
in particolare quello derivante dalle emissioni diffuse fuggitive.Nel 2012 l'AIA è stata prorogata in deroga per oltre 11 mesi. Con il provvedimento del 22 novembre 2013 l'AIA viene rinnovata, sostituendo i documenti tecnici di aggiornamento rilasciati dall'APPA nel quinquennio 2007-2012.
Nell'AIA del 2013 sono riportate le osservazioni avanzate, nella fase istruttoria dell'Autorizzazione, da parte dell'AssociazioneValsuganAttiva, dell'Associazione Medici per l'Ambiente ISDE e della ComunitàValsugana e Tesino, riconosciuti
“portatori di interesse” che raccolgono perplessità ed istanze diffuse tra la popolazione locale.
La struttura della nuova autorizzazione
rimane inalterata; accanto ai valori limite di emissione per le diverse matrici
ambientali (emissioni, scarichi idrici e
rumore), già presenti nella precedente
autorizzazione, si stabiliscono delle prescrizioni per la gestione dell’impianto e
per altri interventi di adeguamento o
miglioramento previsti.
La nuova autorizzazione rinvia al 28 febbraio 2014 la
presentazione, da parte della
ditta, del Piano di Monitoraggio e
Controllo (PMC) previsto dal
D.Lgs. 152/2006. Il Piano
dev'essere redatto seguendo le
indicazioni fornite dall’APPA
(riportate
nell'Allegato
4
dell’AIA).
È da rimarcare il fatto che il
PMC avrebbe dovuto essere
approvato e vigente già con la
prima AIA, autorizzata nel
2007, in modo da assicurare il
costante controllo, da parte
della ditta e dell'APPA, di tutta
una serie di informazioni sulla
gestione dell’impianto, tra le
quali il consumo di risorse idriche ed energetiche, la corretta
effettuazione di manutenzioni
agli impianti di trattamento
delle emissioni e delle acque e
così via.
I valori limite di
emissione ed i relativi controlli
vengono definiti in Tabella 1A
dell’Allegato 2. I valori limite da
rispettare sono quelli già definiti
con le precedenti autorizzazioni
e descritti in termini di concentrazione e flusso di massa.
Per quello che attiene i
microinquinanti trovano piena applicazione
i valori limite in concentrazione e flusso di
massa definiti dalla “Legge Kessler” (L.P.
19/11/2010, n. 24) per diossine, IPA e
PCB.
Viene inoltre stabilito un nuovo limite in
concentrazione per l’inquinante PCB
(policlorobifenili diossina-simili), pari a
0,1 ng/Nm3 TEQ (tossicità equivalente).
Non viene invece definito, per questo
parametro, uno specifico limite in flusso di
massa.
Programmato fin dal 2011, esso prosegue
in regime di sperimentazione fino al
31/12/2014, con presentazione dei dati
entro il 31/01/2015.
Vengono confermate la presenza e la gestione del sistema di monitoraggio in continuo
delle emissioni in atmosfera (SME) nei due
camini principali dello stabilimento per i
parametri polveri, monossido di carbonio
(CO) ed ossidi di azoto (NOx). L’apparato
deve consentire la misura in continuo delle
concentrazioni istantanee degli inquinanti,
della portata e della temperatura dei fumi,
permettendo così la determinazione delle
concentrazioni orarie e giornaliere degli
inquinanti e dei flussi di massa emessi.
Con il provvedimento di rinnovo, l’APPA
stabilisce che le misure effettuate con lo SME
sono utilizzabili ai fini della verifica del rispetto dei limiti solamente a seguito della validazione del sistema da parte dell'APPA, e
del conseguente aggiornamento dell'AIA che
definirà puntualmente i suddetti criteri di
valutazione.
La validazione dello SME rappresenta una
novità per l’acciaieria di Borgo Valsugana e
pone delle perplessità.
Il sistema di analisi in continuo, prescritto già
con la prima autorizzazione, doveva, da subito, garantire i requisiti stabiliti dalla stessa
Agenzia in termini di configurazione generale e caratteristiche specifiche del sistema di
trasmissione dei dati. Della strumentazione
viene inoltre (ormai da anni) verificata periodicamente la calibrazione seguendo le
modalità stabilite dalla normativa nazionale.
Non si capisce pertanto in cosa consista la
“validazione” da parte dell’ente controllore
richiamata nell’attuale autorizzazione né con
quale tempistica verrà eseguita.
Sembra perlomeno strano che dopo diversi
sa appare eccessiva.
anni di esercizio della strumentazione che
compone lo SME l’ente accertatore si
accorga che il sistema di misura necessita di
validazione (peraltro non richiamata in nessuna normativa nazionale o provinciale).
Appare senz’altro incongruente mantenere
l’applicabilità delle sanzioni per tutti gli
adempimenti prescritti per la corretta gestione dello SME (calibrazioni periodiche,
trasmissione dei dati...), derogando poi sui
risultati delle misure effettuate con la stessa
strumentazione nel caso di superamento dei
valori limite di emissione.
Analoghe considerazioni riguardano la validità dei controlli autonomi
che la ditta deve effettuare periodicamente,
trasmettendone poi i risultati all’Agenzia
Provinciale. Anche in questo caso l’APPA
afferma che i risultati, quali essi siano, non
hanno validità ai fini dell’applicazione delle
sanzioni penali previste D. Lgs. 152/2006
(art. 29-quattordicies, comma 2).
Anche questa interpretazione non risulta suffragata da alcun riferimento
normativo; al contrario, il citato articolo di legge sanziona proprio chi non
ottempera alle prescrizioni imposte
con l’autorizzazione, comprese quindi quelle
attinenti il rispetto dei limiti, parte integrante della medesima autorizzazione.
Entro
il 31 dicembre 2013 avrebbe dovuto essere
presentato uno studio di fattibilità sulla possibilità di installare portoni ad apertura
temporizzata, o misure tecniche equivalenti,
che consentano di isolare la campata B del
capannone durante le fasi di caricamento ceste e quella di attivazione dell’aspirazione
ausiliaria, in modo da limitare la formazione
di emissioni diffuse. L’intervento dovrà essere concluso entro il 30 settembre 2014.
Entro il 30 settembre
2014 l'azienda dovrà realizzare il sistema di
aspirazione ausiliaria nella zona del capannone (lato Trento), a ridosso dello scarico scoria. L’intervento, suggerito dal prof. Borroni
nella sua perizia del 2011, era stato già autorizzato, pertanto l'ulteriore proroga conces-
appena al forno viene applicata
l’energia (termica ed elettrica) necessaria al processo di fusione, l’impianto
è già pienamente operativo, passando
direttamente dalla condizione di “zero
produzione” a quella di regime e di
produzione.
Questo sistema di videosorveglianza, sollecitato più volte dalla
Commissione Ambiente della
Comunità di Valle, appare indispensabile per accertare il verificarsi di vistose fuoriuscite di gas e
polveri, come quelle già ripetutamente registrate da telecamere
fatto hanno avuto risultati non propriamente private. Si tratta di emissioni
confortanti, visti i numerosi sforamenti diffuse fuggitive non captate dai
accertati e documentati dal sistema SME nel presidi di abbattimento (la cappa
periodo 2009-2011.
sopra il forno fusorio) e di conteVie- nimento (il tamponamento delle
ne prescritto di rendere disponibili su sito varie aperture del capannone),
web, a partire dal primo gennaio 2014, delle che si disperdono in atmosfera
registrazioni video effettuate con una teleca- per poi ricadere a terra a molti
mera fissa a colori e ad alta risoluzione che chilometri di distanza, inquiinquadra costantemente dall’esterno la nando le diverse matrici
ambientali (edifici, suolo, vegetacappa posta sopra il forno fusorio.
Ad oggi la prescrizione non risulta rispettata. zione, acque, etc).
Entro il 30 giugno 2014 la ditta dovrà riproporre uno studio inerente le emissioni di monossido di carbonio sviluppate
durante il processo di fusione, aggiornando il
documento elaborato nel 2004 (e successivo
al superamento dei limiti accertato
dall'APPA nel 2002).
Occorre evidenziare che già nel 2004 la ditta
aveva documentato la realizzazione di una serie di interventi tecnologici e di ottimizzazione al fine di ridurre la presenza delle
emissioni di monossido di carbonio, che di
Con la nuova autorizzazione
l'APPA stabilisce (accogliendo la
proposta della ditta) che
l’impianto è da ritenersi “a regime” e “nelle più gravose condizioni di esercizio” dopo il primo ciclo
di colata, della durata di cinquanta
minuti circa. Questo significa che
i valori limite di emissione non si
applicano nella prima operazione
di colata del forno, consentendo,
di fatto, di caricare, con le ceste
che compongono la prima colata,
materiale di qualsiasi qualità e
composizione; operazioni già documentate in occasione delle diverse perizie ufficiali e durante le
quali si assiste ad un frequente superamento dei limiti, in particolare per quanto riguarda il monossido di carbonio.
Questa prescrizione, inoltre, non
risulta tecnicamente ragionevole
in quanto, per la natura del processo svolto in acciaieria, non
Nel recente studio della Provincia "Approfondimenti
sull'incidenza ambientale dell'acciaieria di BorgoValsugana
2010-2012" si afferma: "purtroppo la stima delle emissioni
diffuse da capannone e deposito scorie è affetta da una elevata
incertezza; questo aspetto è tanto più negativo quanto più esse
assumono un ruolo significativo nel determinare l'impatto sulla
qualità dell'aria dell'ambiente circostante l'impianto".
Quali sono e saranno gli effetti sugli organismi di queste
trentennali "cure inalatorie"?
Nella delicata e complessa vicenda ambientale dell’acciaieria di BorgoValsugana e tutte le susseguenti ad essa riconducibili, l'associazione dei Medici per l’Ambiente (ovvero ISDE, acronimo di International Society of Doctors for the Environment) ha svolto un ruolo di vivo sostegno del Corpo Forestale dello Stato e della Procura diTrento e di aspra critica nei
confronti degli organi istituzionali provinciali.
Lo stabilimento siderurgico, nel corso della sua attività ultratrentennale, ha avuto un impatto ambientale su un'area ben
più ampia dell’immediato perimetro dell’impianto, con un carico di inquinanti chimici persistenti che dal punto di vista
sanitario rappresentano un intollerabile fattore di rischio di malattia grave per tutti i residenti nei comuni della zona.
L’impianto è stato aperto senza alcun piano
per lo smaltimento delle enormi quantità
di polveri inquinanti prodotte, e nei primi
anni di esercizio non ha avuto alcun dispositivo di abbattimento dei fumi; questo nonostante un decennio di polemiche da
parte della popolazione locale, polemiche
alle quali, come testimoniano i giornali
dell’epoca, i politici (fra i quali l’assessore
Guido Lorenzi, valsuganotto) avevano risposto con risolute rassicurazioni sull'adeguatezza tecnologica dell’impianto: esattamente come sta accadendo oggi.
Quanto è accaduto è solo in parte spiegabile con l’ignoranza da parte degli amministratori di allora e di taluni tecnici circa la
pericolosità di quanto derivante dall’attività di fusione. Ignoranza non imputabile,
comunque, ai vertici tecnici provinciali,
che già sul finire degli anni Ottanta erano
perfettamente consapevoli del carico di
inquinamento che tale impianto immetteva
nella Valsugana: dagli atti – resi pubblici –
delle indagini giudiziarie è infatti emerso
un appunto scritto a mano dal dirigente
APPA di allora, il quale riportava un
commento del prof. Ragazzi su come
l’acciaieria di Borgo fosse comparabile, per
quanto riguarda la diossina, a cinquanta
inceneritori di rifiuti solidi urbani.
Neppure la necessità di promuovere la manodopera locale (argomentazione che
ancor oggi viene usata per sostenere la necessità di opere impattanti) può giustificare
una totale mancanza di precauzioni da
parte di tutti gli organi istituzionali,
intendendo per questi gli uffici tecnici del
Comune, i servizi forestali della Provincia,
gli uffici provinciali di ogni livello. Come
unica eccezione ricordiamo il vigile urbano
Cappello che, “voce nel deserto”, puntualmente denunciava scarichi, emissioni e
altre lordure. Ugualmente ignorate furono
le denunce della locale sezione del WWF,
che si cercò di mettere a tacere anche con
atti violenti.
industrializzate, ovvero il cancro, le malattie cardiovascolari, il diabete, i disordini
immunitari.
Attualmente l’acciaieria, in se- Nel corso degli ultimi decenni l’ambiente
guito alle migliorie apportate, della Valsugana è stato indubbiamente cariha ridotto sensibilmente il cato di sostanze inquinanti (non solo proquantitativo di polveri emesse venienti dall’acciaieria, si intende, ma quedai camini e dal capannone co- st’ultima ha avuto un ruolo sicuramente rime emissioni diffuse, ma conti- levante) e può essere paragonato ad una
nua comunque ad emettere so- persona con uno stile di vita sbagliato: la
stanze inquinanti pericolosissi- Valsugana negli ultimi trent’anni non è
me per la salute su un territorio stata protetta ed ora manifesta chiari segni
che nel tempo ha già accumulato di malattia ambientale. Nessun medico pouna quantità abnorme di tali so- trebbe accettare che un paziente alcolista,
e con chiari sintomi di malattia alcolica,
stanze.
Molte delle sostanze emesse nel continui ad assumere alcool anche se in
passato, e che anche con l'attua- quantitativi minori di prima.
le impianto continuano in modo Numerosi sono i “sintomi” che rivelano la
inarrestabile ad accumularsi nel malattia silenziosa della Valsugana.
territorio, vengono denominate
Innanzitutto citiamo
“inquinanti persistenti”, per il le sferule metalliche rinvenute nelle polvemotivo che non si biodegradano ri raccolte a chilometri di distanza
come i composti naturali ma dall'impianto, cui fa riferimento l'articolo a
impiegano moltissimi anni per p. 4. Esse, per le loro piccole dimensioni,
degenerare in altre sostanze. In possono passare nel sangue attraverso
questo lungo periodo, entrano l’intestino e gli alveoli polmonari ed entranella catena alimentare attra- re nelle cellule, dove svolgono il loro
verso l’acqua, il latte e i suoi de- subdolo effetto legandosi al DNA e
rivati, contribuendo a sviluppare portando facilmente la cellula alla trale ben note e tristi malattie che sformazione neoplastica, oppure causando
affliggono le società moderne quelle alterazioni degenerative che induco-
no le malattie croniche e che non ci
permettono di raggiungere una vecchiaia
serena e libera da malattie.
L'articolo alle pagine 5, 6 e 7
ben documenta le discariche che si continuano a “scoprire” sul territorio valsuganotto: queste si trovano in zone delicate, a
ridosso dei torrenti, sotto le nostre case,
nei prati utilizzati per il pascolo: non è
difficile immaginare come le sostanze pericolose per la salute possano passare dal
terreno nel nostro corpo.
Durante la stagione fredda a
Borgo è consuetudine ormai da molti anni
registrare sforamenti di polveri sottili, superando i limiti di legge per numero di
sforamenti e per concentrazione.
Uno studio epidemiologico indipendente, condotto sugli
operai che hanno lavorato nell’impianto siderurgico di Borgo Valsugana, ha documentato un'importante incidenza di malattie cronico-degenerative e cancro, con
una significativa riduzione della speranza di
vita.
Al di là di questi “sintomi” oggettivi, è assolutamente plausibile che tale inquinamento, protratto per anni e con punte
molto intense, abbia una diretta conseguenza sulla salute della popolazione.
Un'ulteriore considerazione riguarda i dati
epidemiologici sui tumori e su altre malattie che sono stati diffusi dall’Azienda
Provinciale per i Servizi Sanitari, e che, secondo l'APSS, non rivelano un aumento
dell’incidenza di malattie in Valsugana.
Questo commento, tuttavia, va integrato
con alcune considerazioni. I dati epidemiologici, così come sono stati raccolti, non
sono adatti a studiare un fenomeno di
inquinamento puntuale, a meno che questo
non causi quasi una catastrofe. Il campione
esaminato, infatti (tutta la popolazione
della Valsugana), è molto diluito, comprendendo sia soggetti a basso rischio (coloro che abitano lontano dall’impianto o
che si sono trasferiti da poco) che soggetti
ad alto rischio (gli operai, gli abitanti delle
prime cerchie attorno alla fabbrica, le
persone che hanno abitato nella zona per
molti anni e così via): questo fa sì che le
eventuali evidenze siano nascoste da fattori
confondenti. Per chiarire il concetto con
un esempio, se una musica è
suonata assieme ad altri rumori
di fondo preponderanti, ad un
primo ascolto non verrà percepita, ma si sentirà un unico brusio generico. Se un ascoltatore,
invece, riesce ad abbassare sufficientemente il volume del disturbo ed esegue una selezione
attenta dei suoni che gli arrivano, può riuscire a distinguere
quella musica dal resto. Per scoprire i reali danni dovuti all’attività dell’acciaieria occorrono
pertanto studi epidemiologici
progettati e svolti ad hoc.
Secondo i Medici per l’Ambiente i dati epidemiologici devono essere disaggregati in modo da scovare i soggetti a rischio, eliminando così i fattori
confondenti; devono essere studiati gli accessi in Pronto Soccorso per sintomi acuti durante
l’anno, confrontandoli con le
relative concentrazioni di PM10
e PM2,5. Le statistiche inoltre
vanno studiate mettendo a
confronto i dati della Valsugana
con altre vallate alpine che abbiano le medesime densità abitative e caratteristiche oro-geografiche e non, come nel caso
dello studio dell'APSS, con aree
densamente urbanizzate e industrializzate (Trento).
In altre parole, dal punto di vista
conoscitivo molto resta ancora
da fare per dare una corretta definizione agli effetti ambientali
dell’acciaieria di Borgo.
I medici per l’ambiente ribadiscono che, anche in relazione al carico di inquinamento creatosi inValsugana in questi
ultimi decenni, è imperativo che l'impianto siderurgico venga posto in sicurezza ricorrendo a soluzioni tecniche che
garantiscano la segregazione totale del forno, come avviene in altri impianti (ad esempio il SiderurgicoVoestAlpine di
Linz, in Austria) e come è del resto cosa normale persino negli inceneritori di rifiuti solidi urbani.
Ritengono inoltre che una corretta definizione del problema potrà aversi quando saranno esaurite le conflittualità
economico-sociali che tali impianti si portano appresso e delle quali si fanno scudo contro i tentativi di superare il loro
irrazionale modello di sviluppo.
Persiste purtroppo, ed è piuttosto diffusa nelle nostre valli, la pratica “fai da te” di chi crede di risolvere il problema dei
rifiuti domestici semplicemente “eliminandoli” direttamente a casa e li brucia nella propria stufa, evitandosi così il fastidio di separare i vari materiali riciclabili e di conferirli (soprattutto se abbondanti o ingombranti) ai centri di recupero
e contenendo, nel medesimo tempo, la spesa per la tassa sui rifiuti solidi urbani.
La pratica di cui parliamo è illegale, ma difficilmente si hanno segnalazioni o multe; spesso vediamo fumate dense, di
colore strano, e percepiamo odore acre provenire dal camino di un vicino, o addirittura dal materiale bruciato nei fusti
di metallo di qualche fattoria o in un falò in un campo, ma prevalgono la sensazione di disagio nel denunciare una
persona che vive vicino a noi e l’incertezza che quello che vediamo sia davvero ciò che crediamo, e preferiamo borbottare
e allontanarci.
Ma sia chi brucia le immondizie che chi respira “passivamente” le folate di fumi e fuliggine sono davvero consapevoli di
quello che stanno facendo?
Plastica, nylon, polistirolo,
vernici, gomma, residui metallici, carta stampata, legna verniciata, materiale sintetico di
imballaggi e pellame bruciando a
temperature elevate liberano
sostanze altamente tossiche e
persistenti dette “inquinanti
organici persistenti”, o POP
(acronimo inglese di Persistent
Organic Pollutants). I POP sono
sostanze chimiche molto resistenti alla decomposizione (alcune rimangono presenti nel terreno fino a vent'anni prima di dimezzarsi); con la combustione dei
rifiuti essi impregnano l’aria, si
depositano sul suolo e nell’acqua,
entrano nella catena alimentare e
si accumulano nel nostro organismo, il quale non è in grado di eliminarli.
Parliamo di diossine e furani
(PCDD e PCDF); policlorobifenili (PCB); idrocarburi policiclici
aromatici (IPA); metalli pesanti
quali piombo, cadmio, cromo,
mercurio, ferro, zinco; ossidi di
azoto e zolfo. Sono le stesse sostanze che
vengono prodotte durante i processi di
combustione negli inceneritori di rifiuti, che
però si avvalgono di impianti altamente
tecnologici appositamente studiati per limitare al massimo le emissioni di questi inquinanti, tramite l’adozione di miscele di rifiuti
adeguate, il trattamento degli stessi a temperature elevate (che nelle nostre stufe e nei
roghi non vengono raggiunte), la presenza di
filtri per limitare il passaggio degli inquinanti
nei fumi, il convogliamento dei fumi trattati
in ciminiere molto alte, in grado di disperdere il più in alto possibile, e quindi il più lontano possibile, il residuo tossico. Inoltre tale
residuo, per legge, deve avere un contenuto
ultrafine con meno di 0,1 micron di diametro) passano nel torrente circolatorio e
Una volta emessi attraverso i fu- riescono ad attraversare le membrane
mi, gli inquinanti si concentrano cellulari arrivando fino al sistema nervoso
nel particolato (le cosiddette centrale ed ai vari organi, dove i vari inquiPM), passando dalla fase gassosa nanti possono esplicare, oltre a generici
a quella solida; le particelle PM effetti come lo stress ossidativo dei tessuti
più grosse (alcuni micron di dia- e danni al sistema cardiocircolatorio, i loro
metro) restano nelle vie respi- effetti particolari.
ratorie determinando effetti so- È piuttosto diffusa l'abitudine di usare la
prattutto di tipo irritativo e cau- cenere residua come fertilizzante per
sando non solo il peggioramento l’orto; chi avesse avuto la malaugurata idea
delle malattie respiratorie croni- di farlo con la cenere delle immondizie
che già presenti ma anche bruciate dovrebbe sapere che è un
l'insorgenza di nuovi casi, asma, concentrato micidiale di sostanze canceroallergie e infezioni respiratorie gene e tossiche per l’organismo, le stesse
ricorrenti nei bambini; le parti- che si trovano nel fumo che esce dal camicelle più piccole (il particolato no, il quale, se usato nell’orto e nel campo,
delle singole sostanze sopra menzionate inferiore a determinate soglie di
concentrazione. È comunque opportuno ricordare che, nonostante la
tecnologia avanzata ed i limiti di legge
che impongono un limite di concentrazione di 0,1 ng/m3 di diossine
nei fumi al camino, gli inceneritori
restano una delle principali fonti
emissive di diossina in atmosfera e
pertanto una soluzione non idonea a
risolvere il problema dell’eccesso di
rifiuti.
Bruciando l’immondizia in casa non
facciamo altro che creare un piccolo
inceneritore incontrollato a domicilio, che
emette sostanze tossiche a concentrazioni
anche mille volte superiori a quelle prodotte da un inceneritore; non vi sono sistemi di filtraggio e i comignoli sono molto
bassi, cosicché i fumi possono ricadere al
suolo anche attorno alla nostra casa e nelle
zone vicine in quantità molto elevata (risultando a volte addirittura irritanti per gli
occhi e le vie respiratorie), depositandosi
nei nostri giardini, nei nostri orti, sui giochi
all’aperto dei nostri bambini, fino a rientrare nelle nostre abitazioni attraverso gli infissi, inquinando l’aria che respiriamo.
viene assorbito dalle piante coltivate e,
attraverso la catena alimentare, può
entrare nel nostro organismo e lì accumularsi, determinando danni alla nostra salute.
Vediamo ora in dettaglio perché le sostanze prodotte dalla combustione dei rifiuti sono così temibili.
Le diossine si formano quando
del materiale organico brucia in presenza
di cloro, sia esso inorganico o presente in
composti organici clorurati, come il cloruro di polivinile o PVC (la plastica delle
bottiglie di acque minerali non gasate, le
pellicole fotografiche, bottiglie e flaconi di
detersivi, sacchetti, alveoli per la frutta, le
uova e i cioccolatini, fiale, corde; il suo
composto base è il cloruro di vinile ed è riconosciuto cancerogeno). Diossine, furani
e alcuni policlorobifenili vengono considerati, dal punto di vista tossicologico, legati
soprattutto all’aumento di rischio di tumori quali sarcomi, tumori dei tessuti molli e
leucemie. Le diossine sono sostanze lipofile: tendono ad accumularsi nell’organismo
soprattutto nei tessuti grassi, giungendovi
attraverso la catena alimentare per ingestione di alimenti contaminati (ad esempio
uova, latte e derivati di animali allevati con
foraggio contaminato); ma non dimentichiamo l’ingestione di polvere (di chi respira aria contaminata o per ingestione
occasionale da leccamento nei bambini), la
respirazione ed il contatto dermico.
L’effetto delle diossine si esplica direttamente a livello del DNA, coinvolgendo i
meccanismi di “lettura” corretta dei suoi
vari segmenti.Vi sono possibili correlazioni
tra esposizione a diossine ed insorgenza di
diabete, tiroidite e anche alcuni casi di
obesità, disturbi del sistema immunitario,
alterazione della fertilità (diminuzione
della quantità di spermatozoi nel liquido
seminale e aumento del numero di aborti
spontanei); a seguito di esposizione prenatale, le diossine sono in grado di esplicare i loro effetti teratogeni direttamente
sul feto, che può manifestare la malattia
anche decine di anni dopo la nascita.
L’immondizia contiene
metalli pesanti, soprattutto se vi sono presenti vernici e colori per materie plastiche.
Per metalli pesanti si intendono convenzionalmente quei metalli che hanno una
densità maggiore di 4,5 grammi per centimetro cubo; esempi di metalli pesanti sono
arsenico, cadmio, cromo, mercurio, nichel,
piombo, tallio, vanadio. I metalli pesanti
sono costituenti naturali della crosta terrestre, e molti metalli pesanti in determinate
forme e a concentrazioni opportune sono
essenziali alla vita (pensiamo
solo che la carenza di ferro ci
causa anemia).
Una caratteristica che li rende
pericolosi è la loro tendenza
(che li accomuna agli inquinanti organici persistenti) ad
accumularsi in alcuni tessuti
degli esseri viventi (bioaccumulo) provocando effetti negativi sulla salute umana e
l'ambiente e determinando
danni tissutali diversi a seconda che l’intossicazione sia
acuta (rapida e abbondante) o cronica
(lenta e persistente nel tempo, da accumulo).
Di seguito alcuni esempi: l’allumino è correlato a danni al sistema nervoso centrale,
demenza e perdita di memoria; l’antimonio a danni cardiaci, diarrea, vomito e
ulcera allo stomaco; il cadmio a diarrea,
dolori di stomaco, vomito, fratture ossee,
danni immunitari e disordini psicologici; il
cromo a danni ai reni e al fegato, problemi
respiratori e cancro polmonare; il rame a
Per quanto riguarda gli
Idrocarburi Policiclici Aromatici, o IPA, sembra che l’esposizione a queste sostanze comporti vari danni a livello ematico
e al sistema polmonare ed effetti
di immunosoppressione. L’effetto principale sulla salute associato all’esposizione è certamente il cancro. Alcuni IPA
hanno dimostrato, in test di laboratorio, di essere in grado di
causare il cancro per inalazione
(ai polmoni), per ingestione
(allo stomaco) e per contatto
dermico (alla pelle).
irritazioni a naso, bocca ed
occhi, cirrosi epatica, danni al
cervello e ai reni; il lantanio
(presente nei televisori a colori)
a cancro polmonare e danni al
fegato; il piombo causa danni al
cervello, danni ai reni, difficoltà
di apprendimento, difficoltà di
concentrazione ed iperattività
nei bambini e degenerazione del
sistema nervoso; il manganese
disfunzioni nella coagulazione del sangue,
intolleranza al glucosio
e alterazioni dello scheletro; il mercurio degenerazione del sistema
nervoso,
danni
al
cervello e danni al
DNA; il nickel embolia
polmonare,
difficoltà
respiratorie, asma e
bronchite cronica e reazioni allergiche della
pelle.
La pratica dell’incenerimento dei rifiuti a domicilio è comunque di per sé pericolosa: i gas emessi sono corrosivi e
provocano danni alle superfici di scambio di calore e alla canna fumaria; i costi di risanamento sono elevati e superano
alla fine di gran lunga i costi del corretto smaltimento delle immondizie. Più costose risultano anche la pulizia e la
manutenzione, a causa delle incrostazioni che si creano all’interno della stufa. I depositi che vi si formano aumentano
il rischio di incendio ed inoltre le compagnie assicurative possono esercitare la regressione sull’assicurato laddove
sospettino una pratica di combustione non corretta: le analisi chimiche dei residui rappresentano una prova sufficiente
per dimostrare una combustione illegale e quindi perseguibile.
I rifiuti non scompaiono magicamente: divengono solo invisibili agli occhi, sostanze ormai fuori controllo che potrebbero
farci pagare caro il presunto risparmio di oggi.
Brucerete ancora i rifiuti nella stufa di casa vostra?
Ad aggravare la già pesante situazione della qualità ambientale inValsugana si aggiungono anche nuovi impianti e
una futura viabilità sempre più trafficata.
gestori un'importante
fonte di guadagno, al
punto che per le aziende
che le utilizzano gli
Il biogas è una miscela di vari tipi introiti sono spesso più importanti rispetto a
di gas che si forma tramite una quelli dell’attività primaria: l’energia elettrifermentazione in assenza di ossi- ca prodotta, al netto di quella utilizzata per il
geno; il metano ne è il principale consumo interno, viene infatti immessa in
componente: può arrivare a costi- rete e remunerata con 0,28 € al kWh contro
gli 0,07 € derivanti da energia prodotta da
tuirne fino all’80%.
Il processo di sviluppo del biogas altre fonti.
viene ottenuto a partire da residui Tuttavia, come spesso accade di fronte a
organici, che possono essere co- tecnologie che sembrano promettere
stituiti, ad esempio, da rifiuti, ve- importanti benefici, ci si dimentica di
getali in decomposizione, carcas- considerare gli aspetti sfavorevoli, quelli
se in putrescenza, liquami zoo- che, posti sull'altro piatto della bilancia,
tecnici, fanghi di depurazione, possono riequilibrare il giudizio e suscitare
qualche perplessità
scarti agro-industriali.
La decomposizione del materiale
Molte centrali a biogas
organico viene svolta da alcuni ti- usano liquami animali combinati con vegepi di batteri che si “cibano” della tali perché, mescolando più tipologie di
sostanza organica e producono, prodotti organici, la resa si ottimizza. Per
come scarti, anidride carbonica, alimentare una centrale da 1 MW ottiidrogeno molecolare e
metano.
Nelle centrali il biogas
così ottenuto viene
bruciato e utilizzato
per produrre energia
elettrica e calore.
Le centrali a biogas
rappresentano per i
dell’Assemblea
Regionale n. 51 del 26
luglio 2011, ha proibito
l’installazione
delle centrali a biogas
nelle zone di produzione del Parmigiano Reggiano.
Inoltre
in
sperimentazioni
condotte dal CRPA (Centro Ricerche
Produzioni Animali
S.p.A.) in reattori di laboratorio
si è dimostrato che nella produzione di biometano con l’impiego di insilati (nella prova mais e
sorgo) si riscontra un incremento di circa 17 volte del numero delle spore contenute nel
digestato rispetto a quelle presenti nell’insilato introdotto. Al
contrario, nessun aumento di
spore nel digestore viene registrato se per la produzione di
biometano si utilizzano solo
deiezioni animali.
Ciò dimostra che sarebbe meglio
utilizzare solo deiezioni; tuttavia
queste da sole non sono molto
remunerative, dal momento che
il reale scopo di questi impianti
non è tanto lo smaltimento delle
deiezioni ma la produzione della
maggiore quantità di energia
mizzandone la resa, ad esempio, occorre
coltivare mediamente 300 ettari di terreno.
Questo comporta due problemi: il primo di
carattere etico, in quanto si sottrae terreno
agricolo all'uso alimentare per trasformarlo
in terreno per la produzione di energia; il
secondo di carattere ambientale, perché
realizzare coltivazioni che non hanno
l'obbligo di sottostare ai limiti imposti per i
prodotti destinati all’alimentazione significa
avere la possibilità di utilizzare una maggior
quantità di fertilizzanti e pesticidi, con il
conseguente inquinamento di terreni e falde
acquifere.
I digestori
necessari per trasformare la materia organica in metano non riescono a neutralizzare
completamente i batteri in essa presenti, in
particolare i clostridi, batteri termoresistenti alla cui famiglia appartengono quelli
che causano botulismo e tetano. Questi
batteri sono pertanto presenti nello scarto
dei digestori (il cosiddetto “digestato”), che
viene smaltito utilizzandolo
come
concime per i terreni
agricoli, con tutti i
problemi che questo
può comportare. Per
questo motivo la Regione Emilia-Romagna, con delibera
zione di un’altra, che
sarà gestita da una società di nove allevatori
locali, nel territorio
comunale
di Villa
Agnedo.
elettrica possibile e la sua successiva immis- Attualmente in Provincia di Trento vi sono
sione in rete.
delle limitazioni sulla tipologia di materiali
Ma gli organici da conferire nelle centrali a biogas
impianti a biogas suscitano anche altre ma, con l’ultimo aggiornamento legislativo
perplessità.
in materia, si è concessa la possibilità di reUn problema da non sottovalutare è costi- cuperare materiale organico fino a 50 km di
tuito dal cattivo odore che questi impianti distanza dall’impianto di produzione. Se
emettono, con conseguenti disagi per le po- non interverranno ulteriori modifiche, la
polazioni che vivono nei loro dintorni; legge provinciale prevede l'utilizzo di liquainoltre non bisogna dimenticare che i liqua- mi animali con la possibilità di integrarli
mi e la materia vegetale devono essere tra- con apporti di matrice vegetale fino ad un
sportati nelle zone di trasformazione, con il massimo del 25%.
conseguente inquinamento prodotto dai nu- Così come vengono abitualmente gestite,
merosi mezzi di trasporto necessari, che anche in Valsugana, le centrali a biogas non
smentisce la descrizione dell'energia pro- solo sono causa di ulteriore inquinamento
dotta da questo genere di impianti come in un’area già satura, ma potrebbero rive“energia pulita”.
larsi una fonte di rischio per il propagarsi di
La trasformazione in energia elettrica avvie- avvelenamenti da botulismo negli animali
ne, poi, attraverso dei cogeneratori, che a da allevamento: un caso del genere si è veloro volta sono fonte di ulteriori emissioni rificato di recente in provincia di Padova,
inquinanti in atmosfera.
dove è stato necessario abbattere cinquanta
In vacche da latte a causa di avvelenamento da
Valsugana attualmente è funzionante una botulismo in un’area dove sono presenti
centrale a biogas a sostegno di una porcilaia quattro centrali a biogas nel raggio di pochi
nel territorio comunale di Ospedaletto; ne chilometri.
è stata recentemente approvata la costru-
cessario assoggettare
l’impianto
all’AIA
Nel comune di Villa Agnedo è presente un (Autorizzazione Inteimpianto di essiccamento termico di rifiuti grata Ambientale),
speciali non pericolosi gestito dalla S.E.A. forma precauzionale
S.p.A., ditta con sede a Trento. L'auto- di controllo per
rizzazione rilasciata dall’APPA in data 12 impianti pericolosi
aprile 2012 consente di trattare in questo per la salute e per
impianto i fanghi provenienti dai l’ambiente.
depuratori delle acque civili della provincia Da parecchi mesi,
di Trento. Una successiva autorizzazione, nella zona compresa
datata 20 dicembre 2012, amplia la gamma tra Castelnuovo, Villa
dei rifiuti trattabili, inserendovi anche il di- Agnedo e Ospedagestato prodotto dal trattamento della fra- letto, vengono sezione organica dei rifiuti solidi urbani gnalati frequenti epi(FORSU) nell’impianto di depurazione di sodi di emissioni con
Rovereto.
odori nauseabondi che rendono difficile la
È previsto che l’impianto possa trattare respirazione e creano bruciore alla gola.
una quantità massima di 18.000 tonnellate Ciò che esce dai camini non è solo cattivo
all’anno, per una quantità massima di 50 odore ma sostanze chimiche, tanto che
tonnellate al giorno. Tali limiti non sono l’APPA, in data 17 settembre 2013, ha ristati fissati in modo casuale: se non si supe- tenuto opportuno fissare dei limiti per i
rano le 50 tonnellate al giorno non è ne- due camini dell’essiccatoio della S.E.A.:
La circolazione veicolare è un’altra piaga
per la nostra valle, che per la sua particolare conformazione geografica ha poche possibilità di ricambio d’aria; le scelte in
materia di viabilità fatte dalla Regione Veneto, con la costruzione della pedemonta-
na, non faranno che aggravare una situazione già fortemente compromessa.
La “Nuova Valsugana”, come viene definita
la nuova arteria prevista, una volta che saranno ultimati i lavori riverserà infatti nella
nostra valle una maggior quantità di veicoli
dal camino E1 polveri inerti totali 2,59 kg/h, monossido di
carbonio 108 kg/h, ossido di
azoto 36 kg/h e aldeide formica
66,66 kg/h; dal camino E2: ossidi di zolfo 21,06 kg/h e cloro
1,08 kg/h.
in transito. L’incremento sarà
dovuto soprattutto a mezzi per
il trasporto merci, come camion
e TIR, che troveranno più conveniente di prima scegliere questa strada, resa più scorrevole.
Si parla anche di far pagare un
pedaggio per il passaggio sulla
pedemontana veneta e sul tratto
della Valsugana che corre in
territorio veneto, che comunque, secondo uno studio del
Politecnico di Milano, non
influirà sull'entità del trasporto
merci perché il percorso, se
paragonato ad altre tratte, risulterà comunque conveniente
per gli autotrasportatori.
ValsuganAttiva chiede che il
Trentino si opponga a questo
progetto, perché il nostro territorio, già gravemente penalizzato da inquinamento di varia
provenienza, non può sostenere
una scelta di questo genere.
È più importante la viabilità, che
risponde agli interessi di chi in
questa valle ci transita solamente, o la qualità dell’aria e la
salute di chi in questa valle ci
passa la sua vita?
È ora di capire quanti TIR vale la
vita di un valsuganotto!
Se anche tu sei convinto che i piccoli gesti fanno la differenza, che ognuno di noi può contribuire a smuovere le
montagne, ci sono molti modi per dare il tuo contributo alle nostre attività.
A seconda delle risorse che hai voglia di impegnare, puoi scegliere di iscriverti all'associazione, fare una donazione oppure semplicemente prendere parte agli incontri e alle manifestazioni che organizziamo.
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