COLLEZIONE DI OPUSCOLI DANTESCHI 0 INEDITI DA L. G. PASSERINI OTTAVO VOLUME CITTA S. LAPI RARI DI CASTELLO TIPOaRAPO-EDITORE 1894 e. ANTONELLIS DE 'fIDIlino PI OHE SI CONTENGONO NELLA COMMEDIA DIVINA CON PREFAZIONE A IC DELL 'AW. CITTÀ S. LAPI CUBA- VALERIO DI SCAETTA CASTELLO TIPOaBAFO-BDITOBE 1894 Digit zedby PROPRIETÀ LETTERARIA Digit zedby PREFAZIONE si trovino della divina Ohe testo ora Commedia, in ristampiamo inediti danteschi medesimo di propone cioè dimostrare cinque L'autore trae mente alla messa in che norma nel che in presente poeta Italia dal lor stesso non il solo, civiltà, sia primo ma in poeta tale, di slazione legi- abbia ceduto, pre- zione. codifica- scala delle ferno In- pene giustezza applicate ; e, nendo po- nell' pene alla poeta malefizì veramente delle riflettendo e si e convincimento colla rapporto penale, l' odierna secoli, scoli opuil principi il ciò questo vennero dei in gradazione codici, con a che e di circa nostri dei di rettore, di- riguardare diritto sia fecondissima un'opera penale, nei che del istanza vuol di fonte come dubitare; a Collezione rari, o è ad questa nel registrati non dell'opuscolo che, Fautore testo delitti e pene gica lo- nati, ai dan- senz'altro, visa rav- legislatore penale tutta Europa, stato. Digit zedby nella re giustizia penale secondo l'autoseguitadal poeta, è quelladella legge morale rivelataci dalla coscienza, sono per cui all'uomo dei propridoveri,e per le regoleimmutabili note delle proprieaziocui eglisente la responsabilità ni se ingiustee dirette al male ; nel qual sistema vere di un dola pena è essenzialmente la riparazione violato,la retribuzione del male pel male, La base della ed ha per punizione diviene legittimaper La del immoralità la dell'ordine la conservazione scopo fatto commesso, ciale. so- trinseca l'ine per morale perversitàdell'agente.La rigenerazione dell'uomo che questo del poema, mostrare per diin esame sia,nell'opusoolo è lo scopo e lia quasi tutte le terre d'Itacui il poeta rimprovera a piene di tiranni, il mal la discordia, la vivere, il mal governo, aperta o subdola regnante fra essi. Ciò guerra si passano in rivista premesso, l'autore Commedia, che nella fin dal del reato, che penale, nel considera è primo canto, si ha il trasgredimentodi divina la nozione una legge verso: Perch'i' fui ribellante alla legge, sua In/., I, 125. nell'aggiuntache poi confermata rio sia,in paritempo, contraquesto trasgredimento del corpo alla conservazione e tranquillità che sarebbe sociale nel verso Ohe hanno del canto potenza di successivo: far altrui male. Inf„ II, 89. Digitzedby 7 Ogni reato,generalmente,si elementi : palese nel del dolo testo del danno e ; compone di due questo sarebbe e ai versi: D^ognì malizia,ch'odio in cielo acquista, Ingiuria è il fine,ecc.* Inf„ XI, 22-23. pena consiste in bene, di un diritto: La dolore,o privazionedi è mestieri addurre un e qui non esempi del testo, che ognuno può da sé vedere : ma per la privazioned'un bene, di un basti il verso tamente 126 àe^ìVInfernoimmediadiritto, successivo a quellosuccitato, 126: Non che in vuol sua della L'applicazione me giudicatacolla è pena si vegna. del reo, come Minosse si dimostra con deve colpire, V dell'/»/er»o,né colpisce, o presenza al canto che Così città per la si deduce dal del conte Ugolino: Non dovei tu del individualità sola i malfattore. relativamente verso figliaciporre a tal litto al de- croce. Inf„ XXXIII, 87. si trattiene a mostrare Dopo ciò,l'opuscolo le pene da lievi che, all'inverso dei nostri codici, si fanno gradatamente più gravi^che sono porzionate proai reati giustail verso : » OcTnfr. col verso Ha e coi versi men 65, Par,, IV 48-45, Par.^ VII E : velen, perocohò cosi nulla Guardando In che era sua malieia ; : fu di tanta ingiura alla persona ohe sofferse tal natura. contratta Digit zedby Perchè sia colpa e daol d'una misura; Purg,, XXX, e giusta il terzetto che: in .... Se Vuomo dignità mai non riviene, riempie dove colpa vota, sua non Centra mal dilettar giustepene. con 83-84. Par,, VH, Ritornando l'autore ne conte, la del conte Ugolino, pena V imputabilitàriguardo al sulla deduce d^ imputabilità per mancanza i 108. guardo l'età,ri- i nepoti che o figliuoli Innocenti facea Petà novella. In/,, XXXIII, Accenna 88. che F imputabilità manca, per timore necessità della giusta difesa;ma e per qui gli tati esempì che l'autore adduce coi passi da lui citesi. non parmi confortino troppo la sua Altrettanto devesi dire per quanto egliaggiunge che nella divina Commedia si parli per dimostrare pure del tentativo (pag. 73); e, certo, più felice che nell'opuscolo vien fatto circa è il resoconto dacché questa traspare,certamenalla complicità, te, da Montefeltro sia in Guido (Inf.,XXVII) nel Mosca sia in Curio e ([nf,,XXVIII) sia in Adamo maestro morale: reato coi conti Questo, quanto dacché attribuito relazione sua (Inf.,XXX). Eoména sul nella la a materiale Venedico é a di plicità com- rilevata Caccianimico (Inf.,XVIII). Il De Antonellis il cambiamento crede, inoltre,di di gravezza in uno rinvenire stesso reato Digit zedby 9 per eflFetto di circostanze attenuanti nelle parole notissime cioè una scusa oesca: (pag.79), di Fran* » che Amor a gentil ratto cor s'apprende, Inf„ V, 100. ed provocazionenel una è chi per Ed verso : ingiuriapar ch'adonti, 121. Purg., XVn, vamente pubblicaviolenza relatiin terra e relativamente Attila che fu flagello Einier da Cometo, a Einier Pazzo, aggravante un come ad a Che fecero per alle strade tanta guerra. In/., XII. 138. Crede vante pure ohe vi sia la circostanza aggradel valore del tempo e del luogo relativamente Caco a Per lo furar Del grande nei due versi: fraudolente armento ch'ei fece ch'egliebbe a vicino. In/., XXV, 29-80. ohe,nel presente passo, la pena è più rei tutti grave perchè alla violenza,di cui erano i Centauri, dolento. s'aggiungeva, per Caco, il furar frauSe non innanzi circa la recidiva,che Passando luogo nella divina nella qual sembra e la reiterazione, Semiramide, col verso: so come possa A Fautore aver vizio di lussuria i reati specifica fu si rotta, In/., V, ohe a lui non dia, Comme- incorsa 55. paionoespli- 10 citameate cioè contemplatinelV Infernodantesco, la religione, contro di massime per divulgazione tendenti ad alterarne i dogmi (Farinata e Maometto, (Vanni /»/!,X e XXVIII) per sacrilegio Fuoci, Inf.,XXIV, ladro alla sacrestia dei belli arredi),per bestemmia (Oapanèo,Inf., XIV) per disturbo alle divine funzioni (Guido di Monforte, Inf, XII, 119420) : colui .... Lo cor che Beati contro e la esterna della di fesse in sn in grembo a Dio si còla. Tamigi ancor lo stato, e la sicurezza esso sono interna quellipunitial fondo ghiaccia: ov*è Dell'universo il punto in su che Dite siede. In/,, XI, 64-65. questireati si coordinano quellidi calunnia e di falsa testimonianza [ilfalso Sinone,e l'accusatrice di Giuseppe ebreo (Inf, XXX)], gli abusi dell'autorità pubblica,estorsione,corruzione sità [Ciampoloe frate Gomita (Inf,XXII)] faldi monete, di metalli,di scritture per supposizione di persone [Capocchio, maestro Adamo, e XXX)]. Mirra, Gianni Schicchi (Inf,XXIX delle famiglie, Reati contro Perdine adulterio, stupro, sodomia,lenocinio [Francesca e Paolo, Giasone,Brunetto Latini e il succitato Venedioo mente, Caccianimico (Inf, V, XV e XVIII)]; e, finalreati contro particolari: frodi, furti, omicidi, di cui gliesempì si hanno,ritornando, fra altri, ai già mentovati Caco e Guido di Monforte. A Digit zedby 11 A questa breve dell'opuscolo, potresì trebbesi aggiungereche il poeta contempla alcoloro in cui s'accumulano di, più reati e, quinè data loro una maggior pena : e ciò richiama espressamente Sinone quando dice a maestro rassegna Adamo: E tu per più fallo per nn alcun' altro dimouio qui 8on che ; 116-117. Inf„ XXX, e che la pena, nel mondo si manifesta secondo il fiarao cui a anche defunto,oltre pronta, S'aperse agli occhi dev' come dei Teban la da Branca 92. d'Oria che lasciò Nel essere terra, /n/., XX, e corpo diavolo un in vece sua suo, /n/., XXXIII, tosto nò sta, giu- ciò si evince da An- E Romagnosi. che che operò il tradimento poi non Nell'opuscolo non della pena si accenna alla grazia sovrana o del reato né di cui a chiato. mac- scrizione pre- cosi di proposito all'indulto o si è s'accenna e 145-146. al condono, mente solama all'amnistia, o pare si tocchi della riabilitazione a di re Manfredi,citando il versetto posito pro- del Purg.,Ili,118-120 (pag.83 di questo opuscolo). che la maggior parte di Non si può negare riscontrò nelV Inferno quanto il De Antonellis dantesco,rispettoal diritto di punire,e secondo ivi effettivamente la codificazione odierna, si non Digit zedby 12 palesi:ma è certo che i codici odierni riguardano cioè la colpain senso puramente obbiettivo, considerano la colpacome un debito,che si paga colla pena, che è temporanea, obbiettivamente questa,il reo rientra nei suoi diritti, e, scontata nella dignitàdi prima. Non cosi è, menti e e altrinella divina Commedia: non potrebb' essere, dove pare si punisca subbiettivamente l'individuo e la pena o è eternamente duratura, si rinnova ed è tale che raggiunge o eternamente limite dell'afflizione, l'estremo vale a dire la si ripete del reo, che virtualmente morte su esso lede l'integrità fine. Ancora il tormento senza che per punizione,sedel corpo del reo, cosa condo i nostri codici, guardo rinon avviene, se non al patrimoniose si tratti di multa o di altra pena pecuniaria.Di più, i codici odierni che contemplano sempre un fatto dell'agente, ordine emanato. un nuoce o trasgredisce altrui, cosi presso il poeta nostro ; secondo cui cerNon tamente, 0, almeno, apparentemente,nulla fecero altrui o di trasgressioni di nocumento dini, agli ori neghittosi, i relegati nel limbo, i lussuriosi i prodella loro persona),i golosi, (liberi dighi A quee gli avari e glistessi iracondi. sti potrebbero aggiungersianche gli eretici o, che, se ebbero credenze meglio,gli eresiarchij le abbiano contrarie alle comuni, pare avute quistare semplicementeper conto proprio e non per acseguaci. Dagli eretici in poi pare solo in senso obsi puniscano i delitti commessi — — Digit zedby 13 con ina biettivo, sempre biettiva,perchè eterna. di diritto pena che è subPerciò è che il professore una penale,Enrico Abegg, che per sollecitudine del Witte in scrisse in questo riguardo sata 1865,*66,'67 editi dalla ces- dei tre volumi uno di Sassonia, dotto articolo, un Dante-Gesellschaft concluse,che non si troverebbe nella divina Commedia diretta con sistema che relazione possa avere quelloseguitonei codici nostri. un il presente Nondimeno, utile unendovi opuscolo può farsi l'altro dello stesso autore e che 58, intitolato: Riflessioni sulla divina qual precipuofontedella penale, e del quale peraltro presentelegislazione nel presente sembra abbia eglitrascritto non poca tre inolparte;può farsi utile dico, confrontando ciò che nell'argomentofu scritto dall'OrtoCarrara, dal Carmignani,dal lan, dal professore Nicolini e dal succitato professorAbegg, non esso richiama che i recenti pag. Commedia a studi inseriti sul benemerito dantesco struttura nale Gior- Passerini,intorno alla Inferno(1,341 e segg.). del conte morale Bisenti,febbraio à"M' 18d4. Valbbio Soaetta. Digit zedby Digit zedby AL CAVALIERE VINCENZO LOMONACO . lettere per filosofia e chiarissimo storia della del solenne scrittore maestrato diritto mente per e per cuore impareggiabile virtù nelle a domestiche secondo niuno questo lavoro tenue tributo nuovo all'opera divina dell'immortale alighieri l'autore offre e CONSACRA Digitzedby Digit zedby DELL'AUTORE PREFAZIONE La i divina Commedia de' cultori Fin menti, è più tali di chi libro tale diritto penale aperto breve tempi di in cui appalesò, de' Alla » in-16«, 2 di — prima pagg. 118. Opiwcoli (V. napoletana S.). Danteschi. verenza. rininno fonte ora di mostrare di- quali diamo, ne ghibelUn ignoranza, edizione non proponimento del principi di penale co- somma come che produsse gua. lin- tarne dino- a nostri in per e sappiamo, guardata cenno tanta di a ne è nostro l'ira come in si che fecero abbia non l'ha il : che però quanto nel fare modo di fatto cattedre si italiani tutti poesia, in ebbe comparve, bellezze, spositori sublime miracolo di mani le per per per illustri Per di e che molti le vi da e studi buoni profondi pensieri va ' e fuggiasco, quelli erano un'opera sima fecondis- legislazione; principi (stamp. dell' Iridò) del 1880, flao la quanto 5^6 * ooaehloio Pone di qui di ragione, di cose, ad di e siano a' XXX, conformi alla di capace morale facoltà penale del idea vita e morale le e tutti ai delle e fisico in meno le ricerche tutti su attività sua esistenza. fatto di e vi la esistono filosofia,che primi principi, hanno de' de* cosi stizia giu- scientifiche principio generale con de ren- primi principi delle ai leggi generali, sociale lo e cognizioni sue ed lo mette terra, della diritto,come l'ordine sulla i domini venir semplici bene al la imperocché ; gli uomini, tra verità, ste esimodo qual dirigere di rimontare sociale, sursero riconduce per su doveva non cose, cose, fisica e tal suir estendere delle gli ordini in e delle che suscettibilità sua creati esseri degli cima intelligenza quello tutto relazioni le 16-18. principi rintracciare giustizia. Questa alla d' primi esame stabilire perchè E elevarsi yita^ debbansi a di mettere nella dotato dell'uomo, dice loda. .... Por., proprio ti una sarebbe Poco È M la tatto primi per tutto se e la del- me co- cipi prin- l'ordine principi Digitzedby e delle 20 traria leggiche, lungi dall'essere una creazione arbidell'umana volontà,derivano dalla natura le regolesalutari e giustessa dell'uomo,e sono ste, cui deve uniformare le sue azioni;onde il Lerminier la trattò della influenza della filosofiasu legislazione. intendimento però di mettere a rassegna le svariate teorie sulle quali diversi stabilire i principi autori han cercato del diritto penale,perchèlunga opera sarebbe,increscevole Non e è nostro fuori lo scopo. De' tre ultimi sistemi mente sola- mi, motto, perchè,esclusi i due prie, ritenendo il terzo, sul quale poggiatutto l'edificiodella divina Commedia, possa conohiunella precedente dicemmo come ne, prefaziodersi, faremo in fatto di penalità, aveva l'Alighieri, precedutodi cinque secoli l'incivilimento. che Verso scuola chiamata la società convenzione tutte una del secolo passato la metà surse una filosofica astratta,che, considerando umana della lo effetto di come volontà libera e una collettiva, di le instituzioni civilifaceva conseguenza tal convenzione. Gli uomini, dice Beccaria, si dapprima indipendentied isolati, sero raccol- società,facendo il sacrifizio di una porzione della loro libertà, nente per goderne la rimacon maggior sicurezza. La base adunque della giustizia punitivaè il diritto di legittima difesa esercitata dal corpo sociale. Mably, Rousseau, adottarono, Blakstone, Brigantie molti altri, in sino agliultimi tempi,una tal teoria. Digit zedby Ma 21 simile nii Dove e scritto contratto non è che una pura finzione. quando ha esistito? Dopo quanto ne ha il nostro Eomagnosi, non più si parla della dottrina dello stato naturale. sociale è lo stato Si esistenza La di tutti gli uomini. si veconsulti la storia, drà e questo principio proclamatoin tutt' i tempi. Ma, d'altronde, naturale il diritto alla difesa al cessa pericolo.Quando quando l'ordine è non nente dell'immi- cessare vi è rientrato più sione, aggres- nella società, il diritto alla difesa sarebbe e non inutile, plicabile apalla giustizia penale. sistema è quello di Bentham, il Il secondo di Cameade, di Epicuro, quale,seguitandoi principi di Machiavelli e di Hobbes sull'utile, plicò l'apPer quealla legislazione. metodicamente sta dottrina l'utilità generalecostituisce il principio: lo scopo materiale ossia l'effetto di questasu la vi la idea che della pena, predomina è perchè,eglidice,la pena moltitudine, utilità maggiore. Non dalla sua è giustificata guarda la distribuzione delle pene sia conforme alle intrinseca: l'unico fine che regole della giustizia se si propone la legge penale è quellod'imprimere nelle popolazioni il timore della pena, siccome hanno sola base,quella una incolpazioni cioè dell'interesse della maggioranzasociale per reati. la repressione come degliatti qualificati le sue ^ 1 Bbktham, Teorica Teorica détte pene e dette ricompense, — CHAUvKAn, del codice penale. Digit zedby 22 P interesse una zione, punipuò giustificare perchè varia secondo i climi,le abitudini ed i costumi delle nazioni. Non potendoquindi ben determinato,si potrebbero, sotto un esser le più assurde atrocità. tale pretesto,giustificare D'altronde Bentham, definendo l'utile per ciò de' piaceri^ che procura il massimo essendo e questi delle inteme affezioni difficili a conoscersi, individuo ad un altro,non variabilissime da un rali genepossono tali affezioni addivenire principi per la legislazione. Eliminati cosi i due precedentisistemi, ne viene l'ultimo fondato da PellegrinoRossi nel Trattato del diritto penale. Ha suo egli nella cercato legge morale, rivelataci dalla coscienza, la ragione della giustizia il principio e penale. de' propii doveri sono l'uomo alLe regoleimmutabili disvelate da questo tribunale della coscienza, dal male, il giusto che separa il bene della responsabilità lo convince e dall'ingiusto, delle proprie azioni. Questi doveri morali,e Ma non dell'essere libero ed intelligente questa responsabilità della giustizia penale. mente la pena è essenzialSecondo questo sistema, di un dovere la la riparazione violato, retribuzione del male pel male. sono Perchè la base sìa colpa e daol d^ana misnra. Purg., XXX, Cosi s'osserva in me lo 108. contrappasso. Jnf., XXVIII, Digit zedby 142. 23 in Ed Se dignità mai sna non Gontra non riviene, riempie dove colpa vota, mal dilettar,con giuste pene. combinato Questo principio, 82.«4. Par^ VII, con l'altro dello della pena, cioè la conservazione dine dell'orle regole fondamentali sociale,formano scopo delle teorie del Bossi: nella intrinseca immoralità del la fatto,nella perversitàdell'agente, Il punizionerinviene tutta la sua legittimità. dice Guizot,che soltanto castigonon ha diritto, sulla colpa. E queste teorie si trovano ora adottate da quasitutti i pubblicisti, lune tae, con modificazioni che non alterano il sistema, di guida non solo agliscrittori, sono ancora ma ai legislatori in materia penale. IL del diritto penale,secondo principi gli ultimi progressidella scienza,se ci verrà fatto dimostrare che questistessi principi si contengono nella divina Commedia, si sarà Il fine di questo immortale raggiuntolo scopo. è la rigenerazione morale lavoro dell'Alighieri Stabiliti così i dell'uomo. Quel Veltro,di cui si ò buona che,per sia,^ma che Secondo me, e » il suo dal non fortuna, doveva il veltro dar è lo stesso tanto scritto interessa saper chi salute a quest'umile poeta dopo fornito gato divul- Dblla Torrk Boooisbo Vedi l'opera del conte Poeta-Veltro, Gividale, 1887-1890,ove si ò cercato dare di qnest' interpretazione. (V. S.) poema. titolo: le prove e Digit zedby 24 doveva non Italia, di ricchezza; cupidigia aver Qaestì non ciberà terra Ma sapienza e amore peltro, né virtute. e Inf„ I. 1(^104. questo sapiente,virtuoso E onde Là disinteressato nell'inferno cacciare doveva e invidia prima dipartilla, Ivi, 111. quellache ha malvagia e ria, Che mai non voglia, empie la bramosa che pria, E dopo il pasto ha più fame .... si natura Ivi, 97-99. e che fatto gli avea le tremar vene e i polsi. Ivif 90. Ohi comprende non lo scopo fu di richiamare Commedia che E che questo anche si scorge della divina l'uomo alla rale? mo- sia stato il fine ne fin dai suoi principale primi versi, quando Nel mezzo del cammin di nostra quando cominciano cioò nell'età vita, le passionia ^ declinare, Secondo ^ L'interpretcuzione oomaue me, qui riportata del e. I nel suo stadio sulLo stesso M. GI-.Povta del poema, corre. non l'età ohe il poeta raffigaranel suo poema, ripubblicato dal G-ioJa, in trovò difficoltà nna questa interpretazione (Torino, Boax, 1891) al detto cammini si trovava con studio. suo questa verso deve nuova significareche tra i diversi interpretazioneandrei accettata, né sempre io sia nel vero, cosi mi riservo e che Quel vita (vedi Oonv., cap. 12o, Tr. IV sul veracissimo quando si smarrì per della in fine)il poeta una contro valle. — Taltra come Sicmunemente co- qui è il luogo di dimostrare di farlo in uno scritto separato. (V. S.). Digit zedby 25 Mi ritrovai per cioè tra i vizi e oscnra, la corruzione del felicità ove potendoviessere costumi; la diritta vìa Che selva nna secolo,non buoni i niuno, meglio di sono non smarrita. era Ivi, 1-3. E che qui giova osservare Dante, questo con Ohe verso, e con dritto altrni per mena Taltro : ogni oalle Ivi, 18. aveva dato la vera definizione del come diritto, po, quello che indica l'andare dirittamente allo scoperchè il francese droit, P italiano diritto, j l'inglese rightesprimonoil rapporto più diretto ' delle cose, a differenza de' giureconsultiromani ohe lo facevano derivare da un comando, a jubendo, rapporto tutto esteriore e secondario. Ohe Dante,nell'usare il linguaggiopoetico, bio vi ha dubsi abbia servito delle allegorie, non alcuno,quando eglistesso lo manifesta : O voi che avete gl'intelletti sani, che si asconde, la dottrina Mirate U velame Sotto degli versi strani. In/., IX, 61-68. più d'ognialtro si scorge il fine morale della divina Commedia, quando si osserva quello che dice ai compagni di Ulisse. Ma Considerate Patti Ma non per la vostra foste a semenza: viver seguir virtnte come e bruti, conoscenza. In/., XXVI, Digit zedby 118-120. 27 terra dello in quel suo stato di nostro d'uopofar un quell'epoca.Non è poema, d'Italia a intendimento cenno è discendere ai minuti però ticolari par- farne solamente uno storia,ma schizzo,onde togliereogni dubbiezza sul tema propostoci. Nel regno dominavano gliAngioini,e già re dimostrato quanto pesi ai vinti la Carlo aveva rono straniera: i vesprisiciliani ne fudominazione della trista conseguenza secondo non fu e memoranda. Carlo migliore del padre^ e Roberto, delle favorevoli non letterato, profittare seppe tornano. circostanze che, sfuggite una volta,non piùrii Colonna vastavano In ErOma e gli Orsini deil territorio, ne partivanoi cittadini, tutto mettevano sacco a e a ruba, e sacrilega mano stendevano,orribile a dirsi,sul supremo della chiesa. Non è nostro mento proponigerarca però descrivere gli orrori degliEzzelini da Romano, e quanto avvenne in Milano tra i Torriani ed i Visconti, dato dimanMatteo e come quando sarebbe ritornato in patria,rispose quando i peccati de' Torriani avrebbero sor" " passato i suoi i „ : e cosi fu. E vennero a nella battaglia navale alla Meloria ne restarono de' primi sedici mila prigionieri per dieci anni; e quanto praticarono il conte Ugolino e l'arcivescovo Kug- guerra italiano pisaui co' genovesi come professore Fkancbsoo Lapi, 18^ e preoisamente il libro V Epoca nóO'latina. (V. S.). deU'illiuitre e Schdpfbh, 2^ di detto Città manuale Digit zedby di Castello, tolato: inti- 28 gieri;e di rivalità con Venezia; e e quelladel Amedeo ; cominciò Genova come Avignone, che e in Sicilia; e torio Vit- in pontifìcia di Babilonia; la schiavitù degliAngioinicon in Firenze come guerra di Monferrato marchese fu chiamata le guerre sua prigionìadi della sede '1 tramuiamento e la la gonesi gliArala città fu partitatra guelfie ghibelliniper il fatto dei cellieri Bondelmonti, ed in Pistojatra le famiglieCanbianchi e Cancellieri neri,e come per tal fatto, condotte quellefamigliea Firenze,si ed i Donati; e accrebbero le ire tra i Cerchi renze i popolanigrassi esclusero i nobili di Ficome e di Genova dalle cariche. condizioni Ma per scere cono- di è d^iopo quell'epoca, dare uno sguardo a coloro che, elevatisi sopra signoreggiavanole diverse gli altri cittadini, la guida deglistorici concittà italiane, temporanei, e, con considerare in qualitristicondizioni le avevano venivano e come messi manone ridotte, le vere i costumi A Milano e la morale. dominavano indi gliSforza Visconti, i famoBÌ Ezzelino : pria i Ternani, poi i nella Marca Trivigiana da Romano: a Lodi i Vesta- Venturino rini,i Firaga, i Vignati: a Crema Benzene: i Busca; a Pavia i Beccaria Como a e Langosco: a Bergamo i Suardi: a Brescia i i Pelavicini, i Maggio e i Brusati: a Cremona tova Cavalcabò,i Correggio,Cabrino Fondalo : a Manil Passerini, i Bonacolsi e i Gonzaga : a Novara i Tornielli : ad Alessandria Facino Digit zedby Cane : a 29 Feltre Padova i Carrara Pisa : : a Treviso Verona a Piacenza a i da Camino, : a gliScaligeri ma gli Scotti : a Par- i Pico: Correggio:alla Mirandola e Castruccio Lucca e Castracane Eaven- : a ed i Polenta: Traversar! Paolo na Bellario e i Bossi a i Pela vicini : Donnino San i Fermo a G-entile da Magliano e gli Sforza: a Migliorati, i G-rimaldi: a Bii Malaspina; a Monaco Massa mini i Malatesta : a Bologna i Pepoli: a Urbino i Montefeltro: a Forlì gliOrdelaffi; ad Imola gli Adilosi: a i Casali: Cortona i Calboli a a i Manfredi; Faenza bio Gub- i Q-abrielli a Brettinoro: gliAnnibaleschi vieto Viterbo; i Moldecchi (forseMonaldi) ad Ortetica Fabriano : gli Ottoni a Ma: i Chiavelli a i Cima : a i Salimbeni : Jesi : Vico Cingoli: i a i Malucca a e ; i Simonetti Badicofani a Macerata i Brancaleoni : Sassoferrato i Montorio a a Ur- Aquila; telli i Varano a Camerino : i Baglionia Perugia; i Via Montepula Città di Castello : i del Pecora ciano: bania: gliAlti a i Savelli: nel Lazio alle paludiPontine il lago di Bolsena le terre di Son Ogni : al sud ebbe d'Italia che tutte un dire a verso gliAl- della Toscana Dante tiranni,ed villan i Colonna: Preneste a a i Francipane: i Farnesi dobrandini,ecc., onde Che : : piene diventa Marcel parteggiando viene. Purg., VI, 124-126. Ed di ^ ecco il Sismondi come quell'epoca." bardia erano Le allora descrive città del centro senza alcun lo stato di Lom- dubbio,le più Digit zedby 30 * infelici dell'Italia. Governate ** di ferro dai " da una mano vano signoridi un giorno,che non potevedeohe l'orrore o il disprezzo, inspirare vano incessantemente " il loro territorio in pre- aperda alle guerre civili. Molte castella erano la capitale.Gli emiin rivolta con tamente "• " sortivano per ne rifugiati, grati che vi si erano le mèssi,e si e bruciare depredarele campagne trovava più facile punire queste rapinecon le " " " che con reprimerle.Non si conorappresaglie V esempio di un signore,che non fosse scova dieci stato spodestatopriadi essersi mantenuto rivoluzione, e ciascuna preceanni in una città; la vita duta da un combattimento, che costava di cittadini, era di un accompagran numero " ^ ^ " ^ ^ ^ ^ "• guata dairesilio e dalla rovina di tutto un le e confiscati, tito,di cui i beni erano spianate„ ** dice in Le passioni più impetuose, parcase . — " altro nel secolo decimoterzo davano campo luogo, degli e la moltiplicità agliattentati più frequenti, facilitava la fuga de' colpestati indipendenti puvoli,di modo che l'esercizio della giustizia il compito più importante del nitrioe sembrava — ^ ^ ^ " "" ^^ ^ "" ^ ^ ^ e governo Bentosto lo scopo unico della sua il desiderio di comandare istituzione. si uni al bi- nuovi reprimerei reati,e si avevano meno magistrati, per assicurare la prosperità che per soddisfare l'ambizione di della nazione, I delitti pard' individui. un più gran numero folla d'inimiad una ticolari diedero principio sogno di zedby Digit 31 oizie da ^ alle a famiglia ; reiezione famìglia ma- origined'una gelosiacostante l^el nostro secolo i misfatti, casta e casta, quasi reietti le leggipuniscono,si trovano T fu ^'gisia^ture ^ tra ^ cke ^ dalla nascita dalla fortuna e classi nelle ultime verache le colpesono di modo società, hanno né la "' non : i loro parenti mente personali nò la forza di difenderli durante la intenzione, né di vendicarli dopo la loro morte. loro vita, tanti al contrario,si contavano Nel trecento tra i grandiche tra il popolo. Questo colpevoli della ^ ^ ** ^ ^ ^ " ^ ^ ^ ^ ^ ^ ** ^ ne' nostri costumi cambiamento ha le reso na- : ed é d'altronde la governarsi di un miglioramentonella morale pubprova blica. I parenti, gli amici estranei alla colpa estranei o alla difesa del colpevole erano non o alla sua punizione; e l'autorità pubblicaera chiamata a spiegaretutta la incessantemente sua energia per reprimerei delitti che smemi delinbravano l'intiero stato, per raggiungere quenti che un potente alleato proteggeva Dice Giovanni Villani,parlando appunto di zioni più facili a „. il duodecimo **Oonvien cominciare quell'epoca: però che richiede lo stile del nostro tratlibro, materia e grandimutazioni, tato perchénuova in que' tempi avvennero e diverse rivoluzioni * " " alla nostra ^ die cittadine ^ ^ me addietro che diverse, ^ discorper le nostre reggimento de' Venti, co- città di Firenze ** e '1mal avemo fatto menzione io autore che ; e fieno si fui presente, mi fa dubitare che per i nostri successori appena sia- zedby Digit 32 "? " credute no di vero furono e ; cosi altrove nel libro Ed diremo appresso pure „. come ottavo, la città di Firenze Essendo capitoloprimo : le in grande e possente e felice stato in tutte in grande ricchezza, di quella cose, e i cittadini bene in accordo, perocché la grassezza non ma ^ naturalmente del tranquillo genera e soverchio i cittadini tra loro superbiae novità si erano micidì,e fedite, e molti invidiosi e insuperbiti, " " ^ " "" " " e e mascittadino all'altro, l'uno faoea oltraggi grandi e possenticonimpotenti ; e cosi in contado i nobili detti " simamente " tro a' popolanied come in cittade faceano ^ ** persone Dino e ne' beni Compagni forza altrui si sta la nostra "* stri cittadini ostinati in mal " " " " " . sua cosi tribolata, " " nelle occupandoli^ scriveva nella città violenza e storia: "Costanno fare: ciò che i no- si fa si si fa cosa di,si biasima l'altro.... non si reputie non laudabile,che in contrario non l'uno per ha vi si uccidono: il male Gli uomini si biasimi. leggenon si punisce; ma degliamici o può moneta ai suoi voi confondere " volete ** città ? contro "vostri concittadini a e cosi spendere, è E lo stesso autore liberato dal maleficio fatto „. diceva il malfattore come " : Signori,perchè disfare una cosi buona ai pugnare ? contro altro vittoria avrete? non chi volete fratelli? che pianto,,.Ed altrove,parlandosempre di pieni quell'epoca;Levatevi,o malvagicittadini, ^ il ferro e il fuoco colle di scandali, e pigliate ^ pavostre mani, e distendete la vostra malizia, ''che " zedby Digit 38 " volontà e i pessimiproiiii(iue ponimenti; non penate più,andate e mettete in ^ rovina le bellezze della vostra città, spandeteil della fede spogliatevi ssbngue de' vostri fratelli, dell'amore,seminate le vostre menzogne e „. nel descrivere Il Muratori;negliAnnali d^ Italia, in quellastessa quelle processioni, epoca che gl'imolesi che passandoda città a città, portarono rono a Bologna, e ventimila bolognesiandasuccessivamente altrettanti a Modena, ed si recarono modenesi a Reggio ed a Parma, gridando misericordia a Dio, e pace agli uomini, le compagnie soggiunge ^ cosi ebbero principio de' Devoti altri beni concerde' Battuti, con e " nenti il miglioramentodella pietàe de' costumi, ^ troppo allora disordinati nelle città italiane,,. lesate le vostre ^ ^ " " da ultimo E il Denina nel libro delle Rivoluzioni ^ " " " " " ^ d'Italia os^rva che scrissero storici lombardi : " duodecimo Ma tutti gli dopo il trecento Ricoobaldi Ferrarese, come Rolandino, Galvano Fiamma, ed altri anonimi scrittoridi Modena, di Padova, di Piacenza,tutti si accordano a dire, che dal tempo de' padrie degli avi loro erano i costumi grandemente trascorsi nel lusso e nella morbidezza E „. questo piccolocenno, che di gravi scrittori, poggiato su torità l'au- han delle trattato d'Italia in cose senza te, sufficienci sembra quell'epoca, in più oltre dilungarci, per conoscere quali condizioni l'Italia si trovava Dante. 3 — Opuscoli Danteschi. al tempo di 86 Il lavoro di sofo. e specialpai'ecohi scrittori, mente dell'Ozanam del Giulianii intesi a far e rilucere la dottrina filosofica, che si asconde sotto il velame Dante dell'immortale poema, dimostrano di temporanei lunga sopravvanzasse i suoi congannano e però s'inper concetti filosofici; no, coloro,i quali unicamente lo encomiaperchè cantò l'inferno con la melodia del paradiso. " Ma a gran torto s'appongonocoloro, "dice Cesare Oantù nella Storia degliItaliani, " ohe solo un'allegoria vogliono trovare politica come — — ^ ^ in Il e cielo e terra. poema, cui pose mano problema cardinale che Esohilo presentivanel un " Prometeo,che ShakspeareatteggiòtlqW Amleto, ^ ohe Faust cercò spiegarecon la scienza.Don Giovanni con la voluttà, Werter con l'amore,fa r indaginedi Dante, come di tutti i pensatori ; " questo contrasto fra il niente e la immortalità, fra le aspirazioni ad un bene supremo e l'avvi'^ limento di mali continui Ki tenuto adunque „. che Dante ebbe una e questa, seguendo filosofia, le condizioni di quell'epoca, si fondava su quella dei santi padri,e perciòtutta cristiana, chi potrà " * * negare alla medesima uno scopo mente immensa- morale? Come i monumenti piramididi pensierofilosofico di quelle indiani e le Egitto esprimono il festano nazioni,cosi le belle arti del medio evo maniil pensierocristiano di quell'epoca.Se al anche si percorrono tutte le città d'Italia, tempo presente, dice il Bianco nella sua opera Digit zedby 36 DelVarte e suo tutte quasi tutte col suo rogano nella storia,e b'intersvolgimento le sue si troverà che magnificenze, nel medio sursero porto,col famoso gran del Doge^ eoU'aeree Venezia E evo. Marco^ col palagio san Genova e torri; e Pisa di Morreale ; maraviglie ; e le tombe le loro chiese e le guglie e Napoli eon e BrOma che si elevano al cielo, quasi indicanti il voto che migliaiadi credenti innalzano all'Eterno; Firenze con santa Croce, futuro tempio delle e Maria del Fiore e il palaze santa zo glorieitaliane, le loro con vecchio. i E in tali monumenti se dipintidi Cimabue chi non conosce erano quell'epoca so? tutte ondecchè tendevano e che di si osservano Giotto,amici tutte le arti belle dirette dal sentimento le condizioni alla creazione di Dante, di reli^o- d'Italia di allora del poema sacro, del cristianesimo. umana all'epopea Più di ogni altro però,le condizioni di un dalle sue popolo si conoscono leggi,perchè se formate dai costumi,come fetto dall'efqueste sono si conosce la causa^ cosi dalle leggisono quelliindagati;e perciòle leggisi potrebbero il termometro de' popoli,la chiamare morale de' loro bisogni, delle loro passioni, espressione delle condizioni di lor vita. Voler però discendere ad un minuto di tutte le leggiparesame ziali dei tanti municipiitalianiall'epoca di Dante, o pure andar analizzando e '1 codice de' Visigoti, e V Editto di Teodorico, e '1codice dei Longobardi la legge Salica,e i e e quellodegliAlemanni, Digit zedby 37 di Capitolari hanno Carlo avuto un Magno tempo Lodovico,sol e lor sanzione chè per- nella sarebbe lavoro di molti volumi,e fuori penisola, del tòma nato propostoci.Ma se eoi Canciani e Doed ultimamente Antonio d'Asti, col tedesco che il diritto romano Savigny volesse sostenersi, persistevanel medio evo, uopo e ripeterequanto illustre scrittore, il De Thomasis; ha nostro un osservato su queste leggi." Vi eran dunque in ^ quellalegislazione penale(nellaromana) tutti i ^ vizi de' qualiun codice può essere accusato : con^ fusi ed ^ sima natura ^ " " ^ ^ "^ occulti assimilati tra loro i reati di differentis: caratterizzaticome delittii peccati ninna regolacon la qualediscemere la maggioreo minore gravitàde' reati: ninna pròporzionetra i reati e le pene : le pene commesse ; e più o men per lo più all'arbitrio de' giudici dure secondo le condizioni de' delinquenti : adot: tati in fine come mezzi di prova, i mezzi ^ che la ragioneaborrisce e l'umanità respinge che se voglionsiconsiderare le Costituzioni di Federico quelleche formavan legge in tutte le n, come d'Italia al tempo di Dante,ed i città ghibelline servazioni Capitoliangioini da Carlo I a Roberto, le osdel De Thomasis, su le leggi penali si trovano tutte applicabili alla legislazione romane, di quell'epoca.Le pene non eran per tutti d'armi, uguali. Per l'ammenda nell'asportazione secondo : Si quidem comes diceva Federico fuerit plex quinque uncias: si Baro quatuor: si miles simsi rusticus fuerit tres: si burgensisduas: „ , Digit zedby 38 uneiam unam compoimt} fisconostro vi Non era le pene. Gli usurai avean di tutti i loro beni,* così per gliocla perdita tra proporzione i reati e ' contro e oupatoridel vicariato e giustizierato, straniere senza con chiunque contraesse nozze sua permissione.^Carlo I d'Angiò punì in tal modo glioccupatoride' beni del demanio ; ^ al dava il taladro di un'oncia, lo stesso legislatore, glio della mano pina, f allo straniero, per la seconda rala stessa pena; straniero la perdita, al non del piede.^Carlo II d'Angiò,a chi percuoteva talune speciedi arme, il taglio della mano. con Federico II toglieva anche la mano al percussore armi interdette.* Alle lenoni delle proprie con la perditadel naso;^^contro ai rei di talune figlie, bestemmie ordinò il tagliodella lingua.^* ^ Il re Boberto dettò la morte città di Napoli baciasse Parafan de Bivera ciò una estese ne chi contro donna ; il viceré la morte a in qualunque luogo del praticasse * Const. InieniioniB nella d. chiunque e regno,*^ noatrae. * Const. UìBurariorum 8 Const. Duram *• QMem 'hereàitarium regnwn. noatrorum Capit. Praedeceaaorum Ad hoc. Capii. nequiiiam. et diram, , » « regum, "^ Capit. Plcteuit 8 Gapit. Qui « Const. 8i quia àUquem. 10 Const. Lenaa " Const. Slaaphemantea. 1* Editto del 9 marco 1668. registratonella Prammatica mulier. E d'uopo avvertire, ohe in quell'epoca lantab. baciata cum de conailio, ronca ferrea, aólUcitantea pudicitiam. in pubblico, per riparare all'onore,era de oacuuna necessitata quell'uomo. Digit zedby donna a sare spo- 39 no; leggidi simil conio,che si tralasciache è d'uoporammentare se non quelladello ciarsi Federico II, con la quale ordinava brustesso vivi gli eretici posti in talune di cappe piombo, ^ onde Dante ebbe a dire di quelledegP ipocriti: molte altre Di fuor Ma dorate dentro Che son, si ch'egliabbaglia; tutte piombo e gravi tanto Federico di le mettea paglia. Inf.y XXin, 64-66. del conte Ugolino co' suoi ohe innocenti facea l'età novella,non figliuoli, è un esempio della ferocia delle leggi di quell'epoca? Or se dalle leggisi deve giudicarede' lia costumi,chi non vede in qualicondizioni l'Itasi trovava a quell'epoca, e come dall'Alighieri di richiamar l'uomo alla morale, sia si cercava quando descrisse come E la stessa morte Pnmano spiritosi purga, Pi*r^.,I, 6. sia quando Se U vide ciel l'addolcia o lo 'nfemo l^attosca f Ir\f.,VI. 84. Lo stato però d'Italia conoscerlo Il quale,per ^Gonst. dallo stesso dimostrare InconsuUìóm a stieri quel tempo fa mepoema dell'Alighieri. quanta oorrurione di tuninicam. Digit zedby co- 40 vi stume le lodi dei quel seoolo,fa in era tempi precedenti. Firenze, dentro Ond^ella dalla cerchia toglie ancora e antica, tersa e nona Si stava in pace, sobria e pudica. Non catenella,non corona, avea cintura donne non Non contigiate, Che fosse a veder più che la persona. faceva,nascendo, ancor paura La figliaal padre,che il tempo e la dote Non fuggian quinci e quindi la misura. di famiglia vote : Non avea case Non v'era giunto ancor Sardanapalo Non A ciò che in mostrar si camera puolìe. Bellincion Berti vid^o andar cinto Di cuoio e d*osso, e venir dallo specchio donna La sua, il viso senza dipinto. Par,, XV, tal desorìzione Una vien fatta anohe 97-114. da Giovanni Villani,parlando de' tempi precedentia quellidi Dante. Nel parlarpoi delle nobilissime Tracase versari ed Anastagi di Ravenna, dopo di aver detto E l'una gente e l'altra è dire data, Purg^ XIV, 108. soggiunge: Le donne Che Là ne dove i cavalier,gli affanni e gli agi. e cortesia invogliava amore ì cuor fatti si malvagi. son e Ivi, loe.iiL Ed altrove: In sul paese ohe Adige Solca valore e cortesia Prima che Federigo e riga trovarsi, avesse Po briga. Purg,, XVI, Digit zedby 115-117. 41 miglie queidelle due nobili fadi Firenze,Nerli e del Veeohio,erano tenti convestir di semplicepelle senza ornamento, le loro donne attendere al fuso,fortunate, chè percerta della sua e non era sepoltura, ognuna che lUkimiueiiiapure e abbandonate erano di dità dai loro mariti che, per avi- guadagno,andavano l'una cullava il bambino mentre in Francia; mercatare a piangente, l'altra filando: FaToleggiaya oon la sua di Fiesole e De' trojanii famiglia di Boma. Par., XV, 125-126. lunque però parlavade' tempi suoi. Quasia l'opinionedi Dante per rigenerare si è che egline considerava le certo l'Italia, Ma così non piaghe. Rodolfo imperador fn, che potea Italia le piaghe ch'hanno Sanar morta. Purg,, VII, 94-95. Ohe le terre Son d'Italia tutte piene di tiranni,ed un Marcel diventa Ogni villan che parteggiando viene. Purg., VI, 124-126. Ahi serva Nave Non Italia,di dolore ostello, in gran nocchiero senza tempesta, donna di provinole,ma bordello! Ivi, 76-78. E chiama terra qnella parte della In quellad'Italia. prava ten?a prava Italica,che siede intra Bialto E le fontane di Brenta e di Piava. Par., IX, 25-27. Né meno "dimos erano lo stato d*Italia di le invettive che il poeta fa a talune Digit zedby l'epoca queldelle 48 E tra la che gente al mondo ce dipiù traligna, ohe Tal fatto ò e cambia fiorentino, merca. e Par., XVI, E qual costume 61. le fiorentine di avessero l'epoca, quel- lo fa dire da Forese: futuro Tempo Gai Nel non qual m'ò nel in pergamo sarà Alle sfacciate L'andar già cospetto, quest'ora molto sarà donne mostrando antica, interdetto fiorentinci le poppe con il petto. Purg,, XXIII, 98-lOa. E dice pur La tua Che di Firenze: città che pria di colui volse le è pianta, spalle al fattore. suo Par,j IX, 127-128. Ed altrove: fai tanto che Provvedimenti,ch'a Non giunge quel ohe sottili novembre mezzo tu d'ottobre fili. Purg,, VI, 142-144. E da ultimo altra ironia con cercò vendicarsi Io, che al divino All'eterno E dal di Fiorenza della sua sdegnosa quell'anima ingratapatria: dall'umano tempo in era venuto, popol giusto e sano.... 37-39. Par,, XXXI, E che al tempo di Cacciaguida: il giglio ritroso, posto division fatto vermiglio. ." Non Nò per era ad asta mai a Par,, XVI, Né delle altre città italiane lodarsi. Ecco 162-154. egliaveva quelloche dice di Pistoia: Digit zedby più a 44 Ah Pistoia,Pistoia,che D^incenerarti Poiché si,che più in mal far lo stanzi non dnri, non avanzi ! tno seme Inf., XXV, E Pisa chiama 10-12. vituperiodel]e genti: Pisa! vituperio delle genti Del bel paese là dove il 9% suona: Ahi Poiché i vicini Muovasi punir te a lenti, son la Gorgona, Capraia e siepe ad Arno in su la foce, Si ch'egliannieghi in te ogni persona. la faccian E Que' di Siena chiamati son or Gtonte si vana fu /«/., XXXIII, 79 84. gente : vana giammai la senese? come Inf., XXIX, E parlandode' Tu li vedrai medesimi tra in altro quella gente 121-122. luogo: vana. Purg., XIII, 151. E di que'di Faccian Fiesole : le bestie fiesolane Di lor medesme, e S^alouna surge ancor strame toochin la pianta, nel lor letame. non Inf.f XV, Ed ancor Ma 73-75. di Padova: tosto ila.che Padova al che Vicenza Cangerà Pacqua palude, bagna. Par., IX, 46-47. anche Dice di Ferrara: Troppo sarebbe la rioevesae il sangue stanco chi il pesasse Ohe £ larga bigoncia, ferrarese, ad oncia ad oncia. Par., IX, 55-57. Digit zedby 45 E Nocera Gualdo e del governo Onde Perugia Da ; e freddo caldo e dirietro le giogo Nocera greve l'avaro oppressatedal- erano Roberto: re sente porta Sole Per ohe piange Qnaldo. con Par., XI, 48-48. E mette que' del i conti Casentino,massime Guidi, Tra brutti Che di porci|più degni d'altro cibo fatto in galle, uman uso. Purg., XIV, E cani vili piccoli, e 43-44. ringhiosichiama gli aretini: Botoli poi (l'Amo)^ venendo giuso, Bìnghiosi più, che non chiede lor possa. trova Purg,, XIV, 46-47. . la quale piange Guglielmo il buono, perchè Carlo Angioinola guerreggiava, la sua con e Federigod'Aragona la travagliava E la Sicilia su * avarizia : E quel che vedi nell'arco fu, cui quella Guglielmo Ohe declivo, piange Carlo Federigo e plora terra vivo. Par., XX, E per vita agiatae morbida 61-63. mette que' di Bologna : Frati gaudenti fummo e bolognesi. /n/., XXTTI, E nella lettera di mente a Guido ottusa e 103. Novello chiama bestiale di ignoranza, i Veneziani il buono equivoco, poiché non è O-riglielnio che piange snlla Sicilia,ma la Sicilia ohe rimpiange la perdita di esso Guglielmo. (V. S.). ^ Qui Fautore prese Digit zedby 46 e costumi, pessimie vituperosissimi fango di ogni licenza. altre oittà d'Italia dice pure Delle tua Romagna Senza non nel gaerra Bavenna è, e fa non stata : mai, molt^anni, la à Polenta nel de^ snoi tiranni. cnor sta, com'è L'aqailada e sommersi cora; 1»/., XXVn, 37-4L di Porli: Ia fé' già la Innga prova, franoegohi sangninoso macohìo, di S Sotto cioè che terra le branche verdi si ritrova, Ivi, 49-45. degliOrdelaffi. E '1 mastin vecchio cioè i Malatesta Le '1 nuovo e da Verrucchio ; signoridi Bimini. di Lamone eiUà e di Santemo: il lioncel dal nido Conduce bianco, Ivi, 49-60. cioè Faenza nardo e Imola Pagani.E E si reggevano di Cesena: quella cui il Cosi Tra com'ella tirannia che Savio bagna il da Mai- fianco, si è tra U plano e U monte, si vive e stato franco. Ivi, 62-64. dopo aver conosciuto,con le parolestesse lo stato dell'Italia, e delle diverse dell'Alighieri, città a quell'epoca, ler sue troppo lungo sarebbe vole stesse sue paroleveder lo straanche con zio di taluni italiani, che per le loro male opere Ciacco fra' dannati, trova come Or Digit zedby 47 eolpa della gola, la dannosa Per inf., VI, 58. tra e più nere le aDÌme Tegghiaio, che fnr si degni, Jacopo Busticncci, Arrigo e U Mosca, E gii altri che al ben far poser gl'ingegni. Farinata 4 e In/., VI, 79-81. E que' che coperchiopiloso al hanno non capo, In cnì avarìzia il usa soperchio, suo Inf„ e VII, 48. Argenti "Filippo spiritobizzarro, si yolgea co' denti, medesmo Il fiorentino Ch^in sé Inf,, Vili, 82-63. e dal colui che Fa de' servi servo d'Arno trasmutato in Bacchigliene; lnf„ XV, 113. e colui che Condusse a far la la Ghìsola voglia bella del Marchese. 56. Jnf„ XVIII, e Guido Bonatti ed Asdente, al Gh*aver atteso Ora vorrebbe, ma cuojo ed allo si tardi spago pente. ItKf.,XX, E 119-120. frate Gomita: Quel di C4allura,vasel d'ogni froda, inf., XXII, Facci,trovato tra i qualepiacquevita bestiale: e Vanni ladri 82. al sacrileghi, zedby Digit 48 Vita bestiai mi Siccome a Bestia, e piacque, e non umana, ch'io fui;son Vanni Pucci Pistoia mi fu degna tana; mul Infy XXIV, sostener villan Del ia4»ia6. lo puzzo d'Aguglion,di quel da Signa, Par,, XVI, 56. e come Le che solean mura, Fatte sono Sacca son badia, esser le cocolle spelonche, piene di farina ria. e Far., XXII, 76-78. rimorde le antiche case come E, finalmente, i Malatediredate dalle prischevirtù, e come d'Oria che sta fanno de' denti succhio,e Branca vive ancora, e la sua anima spasimain inferno, avendo lasciato un di e corpo tecchi un sono demonio governare il suo prossimano.I Oapuletie Monspetto. soe gli altri in gliuni già tristi, suo Alberto della Scala è mal peggiodella mente. e a Guido da del corpo intero, Montefeltro, le cui opere Non e furon leonine,ma di volpe, tutti seppe Gli accorgimenti e le coperte vie. liSf,,XXVII, .... Che E di Binier da Corneto, e Binier pazzo. fecero alle strade tanta guerra. Jf^f.,XII, 137-138. si scagliacontro quell'epoca. come 75-76. vati gli uoniini più ele- Digit zedby 49 acconcio allo scettro Roberto,per essere meno alla cocolla;Eduardo che d'Inghilterrae di Scozia,che non tenersi nella Boberto sanno lor mèta; e codardo il re di Boemia; effeminato Alfonso di Spagna; dirazzato Federigo d'Aragona gli ; usuraio Dionigi di Portogallo ; infingardi tore un austriaci; principedi Rascia (Servia)falsadi ducati veneti;Vincislao di Boemia, cui lussuria ed ozio pasce; Filippo III,re di Francia, il quale Il re fuggendo mori disfiorando e il giglio. Vn, Purg^ E Carlo 105. d'Angiò, Onde Puglia già si duole: Provenza e Ivi, 126. Wun beccaio;Filippoil Bello, Ugo Capete figliuol lia il mal di Francia; Carlo di Valois viene in Itan'esce e senz'arme, solo Con la Quindi non qual terra, ma più con la lancia giostrò Giuda Guadagnerà, Quanto e per peccato ed sé tanto lieve simil più danno onta grave conta. Purg», XX, 73-76. Sia lo stato dunque che si voglia riguardare o quellodelle diverse suo città, generaled'Italia, dice de' più elevati individui, o quanto l'Alighieri certo si è che le condizioni di questa classica in dipintecome quell'epocavengono debbesi ritenere santo e e sublime tristissime, da lui,la rigenerazione lo scopo propostosi rale moterra dell'uomo. 4 •— Opuscoli JDanteacTU. : \ -. . ?^^^\ 51 riori della vita fondati nella Il diritto in tal modo si mostra natura come dell'uomo. una qualità di rapporto nella una vita,e non giàcome lità quala bontà, la virtù,la moralità. semplice,come Queste ultime proprietà non presuppongono necessariamente coesistenza di più uomini, una morale per so potendosiessere buono, virtuoso, in quanto alla qualità solo,nel propriointerno, delle proprie intenzioni e delle azioni che ne il rìsultamento, si può essere sono ma non sto giuche quando ci troviamo in rapporto se non ad una La morale esprime una o più persone. mentre qualitàsemplicedell'essere intellettuale, che il diritto disegna una qualitàdi rapporto tra L'uomo più persone. può e deve fare il bene per in ciò appunto consiste la sua moralità, che si .fonda su de' motivi. la purezza deve egliinnanzi tutto indagare, se quello lo bene: Laonde che eglifa bietto della è buono per l'essere che sarà l'ob- badare ai vantaggi che possono derivare a sé stesso. Bisognaquindi nelle azioni degliuomini,le interne distinguere, che appartengono al dominio della coscienza,e le esterne che riguardanole relazioni degliuomini le obbligazioni tra loro; onde giuridiche sono appellate dal Tommasio obbligazioni perfette, forzate; perchè possono essere quelledella morale delle obbligazioni imperfette, poi sono pite dappoichése esse non sono volontariamente ademesecuzione. restano senza Ma, a prescindere che sua il Rosmini azione,senza vorrebbe il diritto subordinato al- Digit zedby 52 l'etica, perchè questa si svolgeintomo ai doveri, ed il diritto parlade' diritti, ha una e quella teria maessenzialmente ria morale,e questo una mateinformata da una zione relama eudomonologica^ la legge morale: e del padre che ha con rale Taparelliche si tenne al concetto dì leggemouniversale;anche l'etica ed il è d'uopo dritto, principistabiliti di solamente sono la differenza tra ammessa nella divina osservare, Commedia anche etica,ma che i non di diritto penale. sia cosi basta per poco cementare quanto l'Alighieri espone nel canto ottavo del Paradiso. Ohe Carlo Carlo Martello,figliodell'angioino II, al poeta, se per l'uomo sarebbe dimanda gio pegfosse cittadino, se non congiunto aglialtri uomini si : sasocial legge,ed eglirisponde, con rebbe e chiara se peggiose non fosse cittadino, la ragione, strarla. conosce senza ne bisogno di dimo- ** Per ** Si l'uomo Or di',sarebbe in terra non rispos'io e qui ragion ** „ s* e' il peggio fosse cive ? non „ cheggio „. Par,, Vili, 115-117. riprendeCarlo Martello,può essere nel mondo ciascuno della civil comse vera cittadinanza, pagnia versi non impiega la vita diversamente per diesercitando diverse opere ed arti necessarie uffici, all'ordine universale ed al privato e ciò anche per autorità e no: pubblicointeresse, E di Aristotile. Digit zedby 53 ** E può egli esser, Diversamente ** No, se vostro si vive non diversi per il maestro giù se uffioi» ? vi scrive ben ^. Ivi, 118-120. fici Se, dunque, conviene che diversi siano gliufnel mondo, ne segue che diverse siano le le inclinazioni, indoli, per le qualidiversi effetti si possono generare. Va] quanto dire, che Iddio, nella avendo fatto Puomo cievole, soprovvidenza, e la società non potendo sussistere senza gnò bisoun ripartimentodi uffici e di professioni, diversi provvedere ohe gU uomini nascesser di tendenza,di capacità, conchiude: e d'indole, sua natura, se fortuna trova Discorde a sé, oom'ogni altra Sempre di Fuor region, fa sua mala semente prova. Ivi, 18d-141. Ed altro avere convincente men non dal canto esempio potremmo del Purgatorio, XVI dice al poeta che gli quando Marco Lombardo dietro al uomini, essendo inclinati a correre bene falso, convenne guidarliverso il vero bene col freno della legge,e convenne un avere re, città alche discernesse della vera o reggitore, ad altri additasse la torre^cioè distinguense e men della vera e ben ordinata società almen la la giustizia.Parla de' piaceri parte principale, sensuali dell'uomo. in pria sente sapore, Quivi s'inganna,e dietro ad esso oon*e, il suo amore torce Se guida o fren non ; fren Onde convenne legge per porre; Di picoiolbene Digit zedby 54 Convenne Della discemesse che cittade almen vera leggi son, Le averi rege chi ma pon la torre. ad mano esse? Purg,, XVI, Qui TAlighieriparla delFuomo in aglialtri uomini, alla società. Chi alle leggi?cioè chi le eseguisce?chi o chi le fa ? osservare non tutte sono 91-97. rapporto mano pon le osserva, cose che guardano ri- l'ordine sociale? dunque, che è stato lo scopo della è l'etica, la morale divina Commedia, non ma sociale, ridiche, quellasu la qualepoggiano le azioni giudal Eossi è stata tolta a principio e che del diritto penale. E se a questo principio si aggiunga La morale quanto per lavoro,che fonte come ^ sia intorno noi è stato dimostrato l'altro nel- ha considerato la divina Commedia della presente legislazione nale, peall'indole del reato, gradazionedelle pene, e natura penalitàe in seguitosarà dimostrato, certamente si come in quell'opera sublime quasitutti i prinavranno cipi del dritto penale. Ne in Dante mancavano tali principi, quasi a caso li avesse gittatiin maravigliosaper quellapotenza che quell'opera hanno gliingegnistraordinari di abbracciar tutto ne' partisublimi del loro genio,e che Iddio rare sia intomo alla volte manda la terra,a dimostrare come st'argilla quesoffio divino possa maanimata dal suo ^ Vedi al oap. più VII su innanzi citato pag. 58. (V. S.) nuovamente questo layoro Digit zedby tore dell'au- 56 nifestare grandezza, formandoue da poter dire di lui : privilegiati, O la sua esseri beato,che un bonefic*astro di Dio, Strappar ti volle dalla man all'aom. fin dove gianga Onde mostrare te Il sapremo poter del Mastro etemo ; ^ egliche definì il diritto jus est realis et personalis proportiOj servata servai societatem, quae mo corrupta corrumpit. Di qui si scorge ohe il sompoeta, fin da' tempi suoi,e precedendoquanto in Alemagna ed altrove si è scritto su la materia, dava a con distinguerela morale dal diritto, questo un carattere obbiettivo. Ed il Carmignasi esprime nì,ragionandodi questa definizione, cosi: ravvisa il ^L'Alighieri nelle sue leggi,benché diritto nella ragione e per queste sole leggi desono conosciute,ed esistono le proporzioni, finendolo una personalee reale proporzioneda ad uomo, osservata la quale havvi relauomo zione sociale tra loro. Nella quale definizione ** La prima è cinquegrandiverità si ravvisano. che non potendo la definizione convenire al morale, per cui un'azione è buona e principio ^ * " " " " " ^ cattiva in sé stessa,senza relazione ai diritti di conalcuno,bisogna conchiudere che l'Alighieri " cepi la differenza razionale tra la morale ed il ** il diritto. La seconda è, che nel suo sistema, * è una diritto non ma una nozione,la facoltà, " * Versi dell'autore al Kanoini. Digit zedby 56 quale spetta all'officiodell'intelletto. La ter" za come è, che il diritto, nozione,ha una esi" stenza propria,indipendenteda quelladi una ed in fatti egli che glicorrisponda, obbligazione di obbligazioni non parla. La quarta consiste " nel dare al diritto per originee titolo la egua" glianzadi ragione,la qualesi converte in eguaglianzain faccia alla legge,in quanto che non tra loro, potrebberoi diritti stare in proporzione " fossero. La quintafinalmente è, se egualinon ohe il diritto non tra gliuomini, può concepirsi '^ che nel loro stato di società, qualesolo glipone " in relazione gli uni coglialtri „ A questa definizione vi fecero delle belle osservazioni ** " " " " " . il conte loro discorsi Mamiani ed il Giuliani ne' stampatinegli atti dell'Accademia di filosofia italica. Tali autori italiani, potrebbero però, come di parzialità; essere onde, a confermare sospetti viepiùquanto il nostro poeta sentiva addentro in materia di diritto, uopo è trascrivere quello che dal fondo della Germania, in epoca non a diceva il professoredi diritto noi lontana, ne ^ nella università di Berlino,il sig.Stahl. La " coltura della filosofiadel diritto del medio " ha " sviluppo. Il solo Dante, progressivo la deduzione filosofica, per quelloche riguarda è di una : ei si emancipa dallo somma originalità tutti gliscrittori postesso Aristotile, e sorpassa filosofico del concetto litici nella profondità „ ** " " '^ carattere un sione e tradizionale anzi che di evo succes- di . Digit zedby 67 Ma dubbiezza se dovesse mai restare ì su principidi diritto penale che si contengono nella divina Commedia, tale dubbiezza svanisce sicuramente,quando si leggerà quello che lo scrisse nella sua lettera a Can stesso Alighieri Grande mu8 intorno a questo immortale Pri- est,qui habetur per literam;alius est significata per literam. Et primus sensus qui haòetur per secundìis dicitur literalis, vero moralis totius . poema: . . Est . . . subiectum sive allegoricus, operisliteraliter accepti status animarum post mortem de ilio,et circa illum nmpliciter sumptus. Nam Si vero a^cipiatotius operisversatur processus. subiectum tur opus est homo, prout allegorice, merendo, et demerendo per arbitrii libertatem lustitiae proemiantiet punienti obnoxius est viventes in hac Finis totius (operis) e^t removere vita de statu miseriae,et perduceread statum felicitatis. tantum . . . E . . questo Ha suggel oh'ogn^aomo sganni. In/., XIX, 21. VII. principiomorale che fu lo biamo di sopra abscopo della divina Commedia, come ritto altri principidi divi sono dimostrato, nella prima e seconda penale,specialmente cantica. Di fatti la prima cantica di che tratta ? Oltre certamente però del di delitti e mestieri trascrivere pene. quanto per Che sia così è noi si trova Digit zedby aver 59 si de' di sole Temer Ch^hcmno potenza di far altrui male V altre De quellecose nOf che non son : paurose. In/., II, 88-90. pensierodi 3** Il solo voler deUnqnere non costitnisce reato: Ahi quanto oanti gli uomini Presso Ma per a color che entro i esser denno veggon pur l'opra, pensiermircm col senno! non Inf„ XVI, 118-120. di due elementi si compone Se le azioni umane del danno. sono Il reato e : del dolo quelle i reati, la legge, fan nascere che, trasgredendo conoscitori e determinanti è mestieri guardarei principi di tali azioni, ohe sono l'intelligenza la volontà,per così dichiararle più o meno e imputabili. zione L'oggetto delle leggi penaliè la conservadel corpo sociale. Laonde, e la tranquillità il danno che al corpo sociale quanto è più o meno si arreca, tanto è più o meno grave il reato. Dante in un Ecco e come verso mezzo stringe tutte queste teorie: D'ogni malizia oh*odio Ingiuria è il fine; in cielo acquista, In/,, XI, 22-23. la magparola malizia si osserva giore di imputabilità un'azione fatta con tutti i di volontà: e con la pae gradi d'intelligenza rola ingiuriaogni offesa o danno che si possa Dove altrui nella recare. Digit zedby 60 II male Delle pene. inflittocontro E un un è che viene minacciato di Tautore ed reato,chiamasi pena. un poichéi mali consistono o nella sofferenza di dolore,o nella privazionedi un piacere,di che la pena o ne bene, di un diritto, segue sofferenza o una una privazione. Ecco Dante come la pena mette nella zione sensa- del dolore: Noi venuti sem Che vedrai tu Oh' hanno al luogo ov' io t'ho detto le genti dolorose, perduto 1 ben lo 'ntelletto. de Quivi sospiri, pianti ed alti guai Bisuonavan senza stelle, per Paer Peroh' io al cominciar lagrimai: lìngue,orribili favelle, di dolore, accenti d'ira. Diverse Parole Voci ne alte Faceano un in Sempre la Come fioche e e suon di man elle, con tumulto, il qual si aggira quell'ariasenza tempo tinta, rena quando a spira. turbo In/., Ili, 16-30. quando E Nuovi si vede intorno: tormenti,e nitovi tormentati, Inf., VI. 4. SU i quali Grandine Per grossa e acqua tinta e neve si riversa. l'aer tenebroso Ivi, 10-11. E Cerbero glispirti,gliscuoia Chraffia ed isquatra. Ivi, la Fa Dante conchiudere si riducono che al quasi tutte le pene di dolore;come quelledelle Digit zedby 61 no legginostre, se si eccettui l'ammenda,si riducodella persona, o alla distrual costringimento zione de' suoi diritti. 0 privazione Nella privazione di un bene mette Dante anche la pena. Perch'i' fu' ribellante alla sua vuol che in sua città per me Non L'oggettodelle legge, 8Ì vegna. In/., I, 125-126. è il timore l'esempio, si astenga dal delinquere.Per affinchè ognuno di dice il nostro la qual cosa poeta a Virgilio, le pene di quello inferno, voler conoscere per fuggire quel male. .... Poeta, io ti pene o richieggio Per quello Iddio, che tu non Aceioch' i' fugga questo male conoscesti, e paggio, Che tu mi meni là dove or dicesti, Si che io vegga la porta di san Pietro, mesti. E color che tu fai cotanto Ivi, 13".136. Applicazionedelle da darsi all'autore male conoscer suo prima la pena. si secolo, La distruzione maniera un Se pene. tale venuta conoscere autore, e un d'uopo di quindi applicargli abbia superato il dalla storia del processo. de' barbari in dell'imperoromano, d'incivilimento. è del reato, è Quanto Dante può la pena I cosi con Italia, la distrusse ogni di detti giudizi Dio, quellidell'esame della croce, del pane e del cacio;glisperimentide' vomeri ardenti, dell'acqua i combatfredda e bollente ed i duelli; timenti quellicontro i testimoni o giudiziari, Digit zedby 62 contro pari,e i le torture; tutte siffattecose di quel tempo. appartenevano alla prova specifica Mette il nostro poeta Minosse, che la fa da giudicede' malfattori: Esamina le Giudica Dico che e colpe neW entrata qutmdo l'anima malnata Li vien dinanzi, tutta Dicono , manda si confessa.... ed odono V, If»f., Ma tu chi se',ch'in su lo 5-16. scogliomuse, Forse per indugiar d'ire alla pena Ch^ è giudicatain su le tue accuse f Inf., XXVIII, Or non è questo l'attuale sistema Veder che tò.45. della procedura giudiceprima riceve le accuse, poi esamina le colpe,indi ascolta coloro che vanno i qualiodono al giudizio, mandati al luogo della mentre son e giudicati tuali, E pure le nostre leggianteriori alle atpena. dalla tortura,ecc., facevano a prescindere al condannare gli accusati senza essere presenti civilimento innanzi nello intanto giudizio ; e ci credevamo penale? un !!! .... La pena dual persona le pene non colpireche la sola indivi-Il principio di ragioneohe del reo. debbono ma colpiregl'innocenti, non deve la sola individuai persona del reo, stabilito le leggiche attualmente contrario delle romane, pubblicazionede' beni bellamente esposto dal come hanno imperano,al francesi e patrie, la con de' condannati,si trova innostro poeta in una Digit zedby 63 vettiva,eh' ei fa contro que*di Pisa,dopoquell'originale che fa il conte e pateticoracconto Ugolino della figliuoli. Che se morte il conte sua Ugolino e area di quellade' Yooe D^aver tradita te delle castella, Non dovei tu % figliuoi porre a tal croce. In/,, XXXin, Della scala delle Se o suoi 86-87. pene. la pena è un male, e questo male consiste in una sofferenza o in una privazione, ne di sofferenze o di privazioni segue che quante maniere vi possono essere, tante possono essere le leggihan sanzionato per pene : pene. Le nostre 1. La 2. 3. 4. 5. morte; L'ergastolo; I ferri; La reclusione; La relegazione; 6. L'esilio dal regno; 7. La 8. La 9. La 10. Il interdizione dai pubbliciuffizi; interdizione patrimoniale; prigionìa; confino; 11. La interdizione 12. La detenzione; 13. Il mandato in a tempo; ^ casa ; 14. L'ammenda. * L'autore si riferisce alle leggi penali vigentinel napoletano nel 1860. (V. S.) Digit zedby 64 Infernodi Dante la scala delle pene è nell'ordine inverso,perchè le leggi nostre cominciano dalle più gravi e gradatamentescendono alle meno: quelledeir ideato suo inferno dalle meno cominciano gravi,e gradatamentesi fanno di maggiore intensità. In quellaarchitettura ohe presenta un cono rovesciato, composto di cerchi, gironie bolge,quanto più si scende, di gravezza i reati, tanto più crescono tanto e più le pene si fanno maggiori. Di fatti in un i poltroni che hau mette vuoto ampio cavernoso per pena il semplicedisprezzo. NelV ^ speranza di morte, E la lor oieoa vita è tanto bassa, Che invidiosi son d'ogni altra sorte. Questi F non hanno di loro il mondo etaer Miaerieordia e giustizia li ernia ragìoniam di Non lor ma non lassa; sdegna: guarda e passa. Inf„ III, 46-51. postida Dante sospesinel Limbo, la I dannati i sono nel primo cerchio cui pena è di spiri so- soltanto. E ciò avventa di duol senza martiri. sol di tanto offesi in disio. Che senza speme vivemo If\f., IV, 28-42. cerchio stanno Nel secondo Nel terzo coloro quinto son L'autore f mólto — Da i che urtansi trasonra e to. ven- da grandine. percossi postiin mosconi i battuti dal da oho una Nel to quarscambievolmente. Nel palude: i poltroni vespe clC eran ivi erano ignudi e stimolati {,Inf., Ili, 65 e 66).(V. S.) Digit zedby 65 Vidi genti fangose in qnel pantano offeso. Ignude tutte e con sembiante Questi si perootean Ma con la testa Troncandosi non pur con mano, col petto e co' piedi, coi denti a brano brano. a e Inf., VII, 110-114. Nel sesto di fuoco. bollono cerchio Nel in una in i dannati settimo in stanno composto di sepolcri tre gironi riviera di sangue, sono rati incarcepiovon su di essi dilatate falde piante e il cui fondo è compartito di fuoco. Nell'ottavo, i frustati dai demoni, gli in dieci bolge,stanno schifoso attuflfatiin uno sterco,i capovoltie fittiin terra sino alle gambe che hanno le piante di fiamme, alcuni vólti i visi alle reni accese altri che bollono nella vanno a ritroso, e che cappe di piombo,i pece, i vestiti di gravissime tormentati dai serpenti, gli ascosi nelle vampe, da una crudelmente tagliati quelliche vengono spada dal demonio, i cruciati da infiniti malori ed ultimo cerchio diviso Nel nono e pestilenze. i dannati in un stanno in quattro partizioni, lago gelato fitti nel ghiaccio. Ed ecco la pena come serbando un'ordine una all'altra con nostre pene quellamessa 5 — mano inverso a mano di si aggrava, bilito quellosta- che nell'insieme leggi,ma gradazione,passando da una pena proporzionetale,che la scala delle non può dirsi aver vantaggiosu da Dante nel suo ferno. immaginato in- dalle nostre forma a Opuscoli Danteschi, 67 che un deve essere male, pena non del quale basti per controbilanciare la giacchéla il timore spintaal Dopo reato. Beatrice aver rimproveratoil poeta, cui per Tanta gligravò vergogna la fronte, XXX, Purg^ dice che ella lo fatto aveva a 7a fine Che m'intenda oolni,che di là piagne, Perchè $ia colpa e duol d*wui misura. Ivi, 107-8. Ed è veramente come degno Dante ai reati. pene abbia di ammirazione vare, l'osser- le saputo proporzionare Egli stesso lo fa dire a Bertramo dal Bornio, che pose disunione tra Arrigo re d' Inghilterra di lui : Giovanni e figlio * Peroh* i' parti*cosi Partito porto giunte persone, il mio cerebro, lasso ! suo principioeh' è in questo troncone. in me lo contrappasso, Così ai osserva Dal Inf., XXVIII, E 138-142. ne, questo contrappasso^ossia pena del taglio- si vede Cosi in tutte della divina le pene FilippoArgenti,per la sua media. Com- va ira,ave- per pena: Tutti gridavano: **A FilippoArgenti!,, E il fiorentino spiritobiaszarro In sé medesmo si volgeaco* denti. inf., vm, * Kon Q-iovanui, ma Earioo detto il re 61-68. giovane. (V. S.)" Digit zedby indovini, per Gli troppo innanzi vedere do la faccia con in voluto aver questo monno futuro,là stan- nel spalle,camminando alle a ri* troso. da le reni Ohe indietro Ed Ferehè U tornato era volto, li convenla, lor tolto» difMnzi era venir 'l veder 13-16. Inf., XX, E gì'ipocriticome puniti! ben stanno una giù trovammo gente dipinta, lenti passi intomo assai con giva Piangendo, e nel sembiante stanca e vinta. con cappucci bassi Egli avean cappe Dinanzi agli occhi,fatte de la taglia Che per li monaci in Gologna fassi. Di fuor dorate san, si ch'egli abbaglia; dentro Ma tutte piombo e gravi tanto L" Che Che Federico Oh, in Noi paglia. ! ci manca volgemmo ancor pnre a man loro insieme, intenti al tristo pianto: lo peso per Venia Di faticosomanto etemo Con Ma di le mettea sì quella gente pian, compagnia che noi ad stanca nnovi eravam ogni d'anca. muover Inf., XXin, Ohe pittura! direbbe 66-72. il padre Cesari. I simoniaci preferitoi beni della per aver terra a quelli del cielo,bruciano in certi fóri la testa in giù ed i piedi in alto,per cui con egli esclama: O Ohe U E e Sapienza,quanta somma mostri quanto dopo sublime in cielo,in giustotua aver terra e nel mal mondo, viréU comparte I Inf,, XIX, descritto poesia,come è Parte con tanta i ladri che 10-12. naturalezza si trasmuta- Digit zedby no in per là sono profittaredell'altrai, trasmutati serpenti,dice: O potenza di Dio cotai Ohe colpiper ! se' vera quanto vendetta croaeia, Inf,, XXIV, 119-120. Utilità delle pene proporzionateai reati. Quando le pene colui che proporzionateai reati, vuol tra la gioia della delinquere,meditando vendetta,del piacereo del guadagno col timore della pena, allontana da sé quellaspintacriminosa. E quando tale spinta vince la minaccia della pena, l'applicazione di questa si rende utile o per l'esempio recidiva, agli per allontanare una altri;e cosi la spinta al reato deve esser vinta dalla ragione col timore della pena. sono Intesi ohe dannati Enno Che la fatto tormento cosi a i peccator ragion eommettono carnali, al talento, Inf., V, 87-89. IX. Della Il primo è il dolo: e imputabilità. elemento ed dalla del reato, il dolo volontà: vien di si è detto, come telletto costituito dall'inmodo ohe i gradi no imputabilitàin qualunque reato si valutache su lo in ragion diretta della influenza la volontà la intelligenza e stesso esercitano e perchè ove l'eflTettodi un'azione si dell'agente: della Digit zedby 70 alla conforme trova cioè corrisponde che lo ha prodotto, ed alla volontà, alla intelligenza causa il dolo. ivi consiste dai calcoli della è formato L'intelletto mediante i quali i beni conosce gione, ra- ed i mali. Guido Montefeltro da cVio forma Mentre mi Che la madre rispondeal poeta: fui d^ossa di e polpe die,l'operemie furon Non leonine,ma di volpe. Gli cteeorgtmenti e le coperte vie Io seppi tutte 78-77 Inf., XXVII, i Dopo che r intelletto ha conosciuto i beni ed mali,determina la volontà ad abbracciare i primi ed a fuggirei secondi. Giunse Con quel mal V intellettot voler,che e 'l mosae pur mal fumo e chiede 'l vento, Purg,, V, 112-118. Nella danno imputabilitàdeve espresso vedremo come ingiuria, Della Se ne azioni mancanza Per non che ed il danno dove in d'imputabilità. mancanza il dolo segue dal nostro guardarsianche il la parola poeta con seguito. costituiscono tali estremi mancano, imputabili.Quindi può d' imputabilità : sono mancanza (V intelletto. Per il reato esservi dirsi un Digit zedby le in- 71 telletto sano, è mestieri che si abbia la ragione, oioè che si possa percepire,giudicare e gionare. raMancando perciò la ragione,o pure non manca potendosipercepiregiudicaree ragionare, la imputar e quindi manca l'intelletto, bilità. Quinci comprender puoi, ch'esser conviene in voi d*ogni virtate, Amor sementa d'ognioperazion che M merla pene, Purg., XVII, 108-105. Per Vetà. Per di mancanza azioni de' le imputabili ragionenon fanciulli no so- di meno anni. nove Quando il conte l'arcivescovo Euggieri volle punire dice il nostro come XTgolino, quellainvettiva D'aver i contro poeta in pisani tradita te de le castella, I^f., XXXIII, lo biasima per che aver Innocenti voluto punireanche i 88. li, figliuo- facea l'età novella. Ivi, 8B. Per la volontà. l'animo ragione, che Allorché,dietro si determina l'intelletto ha creduto di la i calcoli del- ad eseguireciò meglio,ne viene la volontà: Perocché Tutto 'l heny cVè del volere s'accogliein lei ..... obbietta, . Par., XXXIII, Digit zedby 108-104. 72 libertà. La Per volontà deve la facoltà di determinarsi sarebbe non perchè,altrimenti, ad una piuttostoche Lo maggior don, che Dio, per libera, esaere ad un'altra sna cosa. larghezza, Fésse creando, e alla sua bontate Più conformato, e quel ch*ei più apprezza, Fu della volontà la liberiate, Di E che le creature tutte sole e intelligenti, furo, e dotate. son Par., V, 19-24. Per Il timore timore. che nasce la violenza, per sia fisica sia gliendo tomorale,usata nell'agente, la libertà di determinarsi, canza porta la mandi imputabilità. Allor Di E mi volsi cui paura Tuom come quel che veder cui tarda gli convien fuggire^ sgagliarda. subita Inf.,XXI, 25-27. Vinse paura la mia buona Che di loro abbracciar mi voglia^ facea ghiotto. ^ 50-51. In/., XVI, necessità della giusta difesa. Le Per non azioni cessità imputabili,quando si fanno per nedella giustadifesa, e precisamente do quansi vede. l'uomo sono Venuto a man degli avversari suoi. In/.,XXII, Perchè allora Necessità *l c'induce e non diletto. Inf., xn, ^ A 45. ohe stato questo luogo sarebbe oitare il seguente terzetto di Par., IV, 109-111. me pare a Voglia assoluta Ma Se non più al danno, quanto teme, più affanno. (V. S.). consente in In tanto oonsentevi si ritrae, oadere in 87. Digit zedby aoconoio 73 tentatlYO. Del un Chitmque,con la volontà di commettere che misfatto, giunge ad atti tali di esecuzione, nulla rimanga per la sua parte,onde mandarla ad efiFetto, costanze se questo non ha avuto luogo per cirfortuite indipendentidalla sua tà, volon- commette misfatto un tore all'au- Se mancato. gere qualchealtro atto per giundel medesimo, commette alla consumazione tentativo [Art.69 e 70 LL. PP]. rimanga ancora un Il tentativo classe de' dovrebbe non reati,perchènello esser stesso posto nella si trova non i] danno, che è un elemento essenziale del reato ; le leggidi tutti i tempi han ma soggettato a il tentativo, perchè il timore che reca alla pena società colui che masto fatto tutto,o cui poco è ri- ha consumare per misfatto, compromette un sociale. il corpo Che dove 1^argomento de la mente volere ed alla possa, S*agginnge al mal Neitèun ripctrovi può fcvtla gente, Inf„ XXXI, Della Della danno un eomplicità. complicità.Sono commissione reato, che per 55-57. o complicicoloro mandato mezzo di per che commettere doni, di promesse Digit zedby 75 il dnbitar sommerse Cesare, affermancto che il fornito In Sempre l'attender sofferse. danno con 97-99. /n/.,XXVin, Ed ohe Puocisione di Boiioonsigliò delmonte Bondelmonti,perohè non volle sposare dato parolr, la figliadegliAmidei, a oui aveva cendo ohe fu Forigine delle fazioni in Firenze, die il Mosca ha capo fa U Ohe mal seme fatta, cosa per la gente tòsca. lOT-loa Iffi, La dì Ourione: pena O quanto mi sbigottito lingua tagliatanella strozza la Con pareva Curio, ch'a dicer fu cosi ardito! Ivi, loo-ioa. Ed il Mosca: ch'avea .... Puna e l'altra man mozza. Ivi, 108. Guido da che volendo espiare lo Montefeltro, di san sue opere di volpe, si era fatto monaco Francesco,per aver dato il consiglio, (Lunga con promessa Ti farà trionfar ne Pattender l'alto corto seggio), In/,, XXVII, n'ebbe il castigodel complice,come 110-111. eglistesso dice: Francesco Per ma me; Gli disse Venir sen Perchè Dal poi com4' venne : un ** Noi fu morto de' neri cherubini portar, non mi far torto. dee laggiù tra' miei meschini, diede 'l consiglio f redolente^ (^uale in qua stato gli sono a' crini; Digit zedby 76 Gh*assolyer Né pentére e la oontradizion Per O dolento! me Quando Tu si pnò chi non volere insieme non non puossi, ohe noi consento mi come sì pento; „, riscossi. ** Forse prese, dicendomi: pensavi eh* io loico fossi n* mi Ivi, 112-128. di primo grado, esempio della complicità la qualei complicison con puniticon la stessa si ha in quel maestro pena degliautori principali, Adamo, valentissimo monetier bresciano, coi conti di Roména, falsificò i che, di concerto fiorini d'oro di Firenze improntatida un lato r immagine del Battista: con Un ** O voi che alcuna senza sieto pena io perchè) nel mondo gramo , attendete a noi, guardate e Diss^egli Alla miseria del maestro Adamo; Io ebbi,vivo, assai di quel ch'io volli, E ora, lasso! un gocciol d'acqua bramo. (E non so „ "? Li ruscelletti che da' verdi colli Del Casentin discendon giuso in Arno, Facendo i lor canali freddi e molli, Sempre mi stanno innanzi e non indarno: Che l'immagine lor vie più m'asciuga. '1 male Ohe La ond'io nel volto discamo. mi che mi rigidagiustizia fruga, Tragge oagion dal loco,ov'io peccai, A metter più li miei sospiriin fuga. Ivi è Boména La là dov'io falsai lega suggellatadel Battista, Perch'io Ma il corpo su arso s'io vedessi qui l'anima Di Guido d'Alessandro o Per fonte Branda c'è l'una Dentro Ombre Ma che ohe mi S' io fossi pur vanno non già, se di tanto trista o di lor frate, darei la vista. l'arrabbiate intomo vai, ch'ho lasciai. dicon vero; le membra ancor legate? leggiero, Digit zedby 77 Ch'io potessiin I' sarei già messo lo per andare un'oncia, sentiero, questa gente sconcia, lui tra Cercando cent'anni ...«,. Inf,, XXX, 58-86. materiale sono coloro Complici per concorso che han procurato armi, istrumenti o altri mezzi, che han servito all'azione, o che scientemente facilitato o assistito Fautore o gliautori avranno delle azioni ne' fatti i qualile avranno rate, prepa- facilitate o consumate. Venedico, subornato dal Este, diede credere a il medesimo l'avrebbe di lui la condusse. Ghisola a Per aver è piacere litato preparato e facipunito: andava, gli ooohi miei in al io si tosto costai non son Di ano dissi: ed scontrati; Furo già veder digiano a figurarlogli occhi affissi: E 1 dolce daca meco si ristette, Ed assenti ch'alqaanto indietro gissi. quel frastato celar si credette '1 viso; ma Bassando gli valse. poco ** „. Perciò E Ch'io dissi: ** Tu che l'occhio Se le fazion che porte non son Venedico se' ta Oaccianimico chi ti Ma Ed egli a mena a •* me: a terra gette, false, : pungenti salse? volentier lo dico; si Mal ^ sforzami la taa chiara favella. Ohe mi fa sovvenir del mondo antico. I' fai colui che la Ghisola bella Ma Condussi far che suoni Come Cosi De a la vogliadel marchese, la sconcia parlando il percosse la sua scuriada: Euffian,qui non son e un da sorella che sua sposata, e cosi questo reato,egline Mentr'io Obizzo marchese novella. demonio disse: *Via, femmine da conio Itif,,XVin, Digit zedby „. 40^. 78 di gravezze in Cambiamenti ano stesso reato. e della mancanza imputabilità che le azioni si secondo d'imputabilità, fatte o con volontà e libertà, sono o intelletto, di uno Ma può o più di questiestremi. senza darsi che, quantunque tali facoltà non siano in all'atto criminoso, tutta la loro ampiezza concorse se l'azione pure lo siano in parte: ed allora, d' imputabilità, non può dirsi mancante neppure si può dire tutta imputabile. to fatPer quanto sia rapidoe momentaneo un Si è discorso della costitutivo di reato, dice il chiarissimo Nico- lini,esso atti è composto di molti essenzialmente dalla intema cominciando successivi, in fino al punto Ognuno è consumato. un hanno grado di questi atti può più grave. uno diminuzione di alcune diversificaugualmente il peso atto. l'effetto voluto cui reità: tutti riuniti insieme essenzialmente o di Finalmente un berazione deli- reato re avene giunzione Più,l'agcircostanze di ogni particolare isolato ed un altro di aggiuntoad un altro risultano evidentemente pesi differenti. Alcuni reati adunque per lo S|olo cangiamento tare circostanze possono da misfatti divendelitti o contravvenzioni, e per contrario di alcune da contravvenzioni s%tti 4 farsi o pure delitti, da delitti o contravvenzioni. Vedi gopra la nota a pag. ^ 66. (V. S.). Digitiz tzedby farsi mi- 79 ben qatUa rigtiardi Se tu tentema^ chi quelli. Che su di fuor sostengonpenitenxa: Tu vedrai ben perchè da questi felli crucciata Siati dipartiti e perchè men rechiti alla mente E li martelli. giustizia divina La son In/., XI, 86-90. in denti primo luogo dipendalla volontà,dall'età, dallo stato del reo, Queste circostanze e sono minuiscono di scusa, e diV intensità del reato ; come de d'altronla violazione pubblica,il valore,il tempo, il di necessità dalle circostanze luogo, la recidiva il mezzo, che circostanze sono o la reiterazione e l'intensità del accrescono reato. GamMamenti di gravezza stesso reato in uno effetto di circostanze diminuenti. per circostanze che diminuiscono Le del reato, come dalla di fatto un della mancanza cenno dalla dipendenti detto,sono dallo volontà,dall'età, circostanze solo abbiamo la gravezza necessità o del stato di scusa. reo e dalle Avendo delle di ninna minore, diciamo prime,quando si è parlato potendo variare imputabilità, imputabilitàalla maggioreo ora della scusa e della provocazione. ' Della una scusa, scusa Francesca al suo da Eimini cerca delitto. ch'ai cor gentil ratto si apprende. Prese costui della bella persona Amor Che mi fu tolta,e '1 modo anopr m'offende. Digit zedby vare tro- 80 Amor, che Mi prese Che, perdona, del costui piacer si forte, m'abbandona. non vedi,ancor nullo come amar noi ad condusse Amor amato una morte, Inf., V, 100-106. E che pare Daate la ammetta scusa quando : risponde O lasso ! Quanti dolci pensier,quanto disio Menò .... A al doloroso passo! costoro i tuoi martiri Francesca lagrimar mi fanno tristo e pio. Ivi, 112-117. provocazione. La provocazioneè Della circostanza una che diminuisce anche la gravezza del reato. Ud è ehi per ingiuriapar eh* adonti, Sì che 8Ì fa della vendetta ghiotto, tal convien E che 'l male altrui impronti. Purg,, XVII, in di gravezza effetto di circostanze Cambiamenti per uno 121-133. stesso reato aggravanti. Delle violenze pubbliche.La violenza pubblica il reato, perchè minaccia mente direttaaggrava il corpo sociale. Le nostre dono leggirichienella violenza pubblica che il reato sia de' qualidue almeno,da tre individui, commesso, di armi proprie. siano apportatori Nel primo girone del settimo cerchio Dante trovò i violenti contro che altamente la vita stridevano e i beni del simo, prosin una riviera di sangue. Digit zedby gli occhi che s'approccia riviera del sangue, in la qual bolle La violenza in altrui noócia; Qual che per Ma ficca dier nel Che valle: a di nelPaver e sangue piglio. Inf„ XII, 46.105. gli dioe Dove il Centauro: La- divina giustiziadi qua punge che fu.fictgello in terra^ QueWMtila Pirro E Sesto ^ ed in eterno e ^ lagrime-ohe Le A. Bioier Ohe da col Corneto, a fecero alle strade munge disserra boUor Binier tanta Pazzo, guerra. Ivi, 133-138. Del luogo. In talune il tempo, il mezzo ed il speciedi reati il valore,. remo circostanze aggravanti,cke noi diluogo sono tali da costituire un reato qualificato. Tali di circostanze non sfuggironoa la gran mente ucciso Gerione nella Dante. Ercole-,dopo aver valore, del tempo e del in Italia un condotto armento Spagna, aveva buoij che faceva pascolare nelle vicinanze Aventino. monte Caco, profittandodel d'un'oscura notte rubò ne molti, che di del buio strascinò per la coda nel proprio antro, a fine di meglio del valore, Le circostanze occultare il furto. — del tempo fanno a Caco infliggere una pena giore mag- degli altri ladri. Lo mio Che Di disse maestro sotto il sasso : ** Quegli di monte è Caco, A-ventino Per fece spesse volte laco. fratei per un cammino, lo furar frodoUnte ch'ei fece Del grande armento, Non sangue va co' suoi eh* egliebbe a vicino Inf,, XXV, 6 — Opuscoli Danteschi. ^ 25-30. 83 vizio di lussuria A fu si rotta: Inf„ V, 66. allora una pena più grave potrà distruggere l'abitudin quel- criminosa. La recidiva coloro contro han la reiterazione e a' qualila pena che luogo an- stata era donata, con- penale sia con grazia, sia con indulgenzasovrana, perchènon mai il sovrano si propone la lusingadella impunità, con per aprirecosi la strada ad ulteriori reati, perchè il porre in obblìo i già commessi; ma de' reati condannato,o imputato,emendandosi rientrasse nell'ordine. Questi atti del passati, principe quando possono farsi utili al corpo sociale, il beneficato, del ricevuto beneficio, memore l'azione arrestata o si astiene dal commettere Manfredi nuovi reati. Così dice : Poscia ch'io ebbi rotta la persona Di due punte mortali, io m rtmdti Piangendo a quei che volentier perdona, Purg,, Ed allora il III, 118-120. dirà: sovrano Giuatizia vuole e pietà mi ritiene, Purg., X, 93. X. Classificazione La di gravezza dal dolo, ma un de' reatt reato non si misura dal danno ancora risente la società, o mf^diato o immediato. Digit zedby mente sola- che ne Laou- 84 maggiore il danno sociale che un di intensità. reato tanto più il reato cresce arreca, Se si riflettesu le leggiattuali, chiaramente in un si conosce, che la maggior gravezza reato si ha, quando lo stesso reato attacca l'esistenza della società, come, quellireati che offendono la dello stato ; meno la sicurezza esterna religione, gravi sono quelliche non attaccano la sicurezza de,quanto interna è della società: la conservazione e e meno Ecco come quei coniare i particolari. Dante, cinque secoli prima, classificò i reati. ancora D'o^i malizia Ingiuria O forza con in cielo ch'odio è il fine,e ogni o altrui contrista: frode con acquista^ fin cotale proprio male, perchè frode spiace a Dio: e però stan di sutto Gli frodolenti, e più dolor gli assale. De' violenti il primo cerchio è tutto : Ma perchè si fa forza a tre persone, In tre gironi è distinto e costrutto. A Dio, a sé, al prossimo si puone è dell'uom Ma Più Far Come forza: dico in sé ed in lor cose, udirai con aperta ragione. "per forza Morte Nel prossimo Buine, incendi omicidi Onde Guastatori e e si ferute dogliose danno, e toilette ciascun che e nel suo avere dannose, mal fiere. predon tutti tormenta Lo giron primo jwr diverse schiere. Puote in sé man uomo avere violenta, E ne* suoi beni: e però nel secondo Giron oonvien Qualunque Biscazza E piange Puossi Col E e senzp, prò si penta priva sé del vostro mondo, facultade ; la sua e fonde là dove far forza cuor ohe ne negando dee giocondo. deitade, bestemmiando quella, esser la e spregiandonatura e sua boutade: Digit zedby 85 E lo minor però Del E La segno giron suggella Sodoma e suo Caorsa, e chi, spregiando Dio, col frode,onde ogni coscienza Può l'uomo Ed in quel Questo modo Onde fidanza di retro lo vincol Pur in colui usare che è morsa, ohe si fida, imborsa. non ch'uccida d'amor nel cerchio favella. cuor par che secondo fa natura ; s'annida Ipocrisia,lusinghe e chi affattura, Falsità,ladroneccio e simonia, Buffian, baratti Per l'altro e modo simile lordura. quell'amor s'obblia. fa natura, Di che la fede Che quel oh' è poi aggiunto, speziaisi cria: Onde nel cerchio minore, ov' è '1 punto De l'universo, in su che Dite siede, in etemo è consunto. trade Qualunque e JnA, XI, 22-66. pare questo quadro, che solo potrebbesvilup- Da sistema un i reati si come misura che dì legislazion penale,si conosce fanno di maggiore intensità il danno cresce I reati hanno una a sociale. classificazione dalle nostre cioè,delitti e contravvenzioni leggi,in .misfatti, cioè dal reato più grave al più lieve. E se si riflette alla classificazione de' reati nella divina Commedia, si troverà che dal più lieve 'si passa in un'ampia cavèrna al più grave, mentre lato a della porta dell'inferno si trovano Quelli sciaurati che mai fur non vivi, In/., in, e che Dal 64. danno sociale. produsseroun positivo primo cerchio di quelloinferno. non Che 1 mal de l'universo tutto insacca, Inf., VII, 18. Digit zedby 80 sino al reati sesto,dove si trova tutti i sono sociale la ed il particolari, Dite, i danno è immediato. non sino all'ultimo cerchio di città di Dite Dalla Giuda contro la città di i reati no misfatti,perchèattaccai principali doveri dell'uomo e religione, la sicurezza veri sono ed interna di esterna uno sendo stato,es- tori, scismi,i falsagli omicidi ed i traditori della patria. assai meglio Questa classificazione si conosce da un dubbio che Dante fa a Virgilio. ivi punitii seminatori Maestro, di chiaro assai procede distingue Questo baratro, e '1 popol che *1 possiede: dimmi: Ma quei de la palude pingue Che il vento, e che batte la pioggia, mena E che s'incontran si aspre lingue, con Perchè non de la città roggia dentro Son* ei puniti,se Dio gli ha in ira? tal foggia? E se non a gli ha, perchè sono Ed egli a me delira Perchè tanto : Disse, 1*ingegno tuo da quel oh'ei suole ? ** La ragione,ed tua assai ben. * » ** ^ , ** Ovver Non Con la mente dove altrove mira? ti rimembra di quelle parole la tua etica pertratta le quai Le tre disposizionche Incontinenza, malizia e Bestialitado ? e come '1 ciel vuole: non la matta incontinenza biasimo accatta offende^e men Se tu riguardi ben questa sentenza, E rechiti alla mente chi son quelli Che »u di fuor sostengonpenitenza: ben perchè da questifelli Tu vedrai Sien dipartiti, cruecicUa e perchè men Men La Dio divina li giustizia martelli f „. Inf,, XI, 67-90. 1 CÌQÒ ì lussuriosi, i golosi ed gl'iraooadi, i prodighi. Digit zedby 87 Beati la contro può esistere quindi que' reati che società senza attaccano la Non la religione; taccano atreligione, l'esistenza della società. ancora contro religione. religionesono : 1^ il I reati sacrilegio ; 2° la tendenti ad alterare i di massime divulgazione dogmi della religione;3"^ la bestemmia; 4t^ il disturbo alle divine funzioni. i rare bisogna annovesacrileghi i ladri di oggetti sacri. Vanni Fucancora in serpente, come ci era trasmutato ladro;per cui disse Dante a Virgilio: Sacrilegio.Fra E **.... g^ù '1 pinse: ^idi già,uom di sangue e di crucci 1 peocator che intese,non s'infinse, Ma drizzò verso l'animo '1 volto, me e Gh!io E dimaixda qual colpa qua E Poi '1 di trista vergogna disse Nella : •*,Piùmi miseria si duol dove tu „. dipinse: che mi tu m'hai cólto vedi, Ohe quando fui de l'altra vita tolto. I' non quel che tu chiedi: posso negar In gih 8on tanto messo perch* i* fui de^ belli arredi L€KÌro alla sctgrestia „ Inf,, XXIV, 128-138. tendenti ad alterare Divulgazionedi massime i dogmi della religione.Come divulgatoredi massime ed apportatore di la religione, contro scismi,vieu punito Maometto: Mentre ohe tutto Guardommi, Dicendo: Vedi come "Or e in lui veder con le man vedi, com' m'attacco, s'aperseil petto, i' mi dilacco; storpiatoè Maometto: Digit zedby Dinanzi a Fesso E nel sen me gli altri tutti dal volto ohe vivi, e però al oinffetto: mento tu di scandalo Seminator Fur piangendoAli va vedi di e qui, sciama, fessi così, son « ... 28-88. In/., XXVni, professanomasàme che -Galoro la contro re- lìgioBe, Panima Ohe col corpo fanno, morta /li/.,X, 15. e za, di miscareden- per farsi autori la manifestano puniti: sono erano gli avelli fiamme sparte, Per le quali eran si del tutto accesi, chiede verun' arte. Che ferro più non Tutti gli lor coperchi eran sospesi, Qhè tra fuor E che si duri n'uscivan ben lamenti, di miseri parean ed offesi. ** :Ed io: Maestro, quai son quelle genti, Che, seppellitedentro da quell'arche, Si fan sentir con gli sospir dolenti?,, Ed Qui son gli ereainrche egli a me: Co^ lor seguacid'ogni setta; e, molto •* Più che credi, non son le tombe carche. . . . „ Inf,, IX, 118. Dante, nel veder Capanèo sul quale Bestemmia. Piovean di fuoco di Come dilatate in neve alpe l"lde, ' vento. senza In/., XIV, dimanda . E Virgilio: a " Chi quel grande ohe non par che Lo 'ncendio, e giace dispettoso e torto. Si ohe la pioggia non par ohe '1 maturi? che si fue accorto, quel medesmo il mio Oh' i' dimandava duca di lui. i* fu' vivo, tal son Gridò : morto. Quale . . . è •* Se Giove stanchi il suo fabbro da cui Crucciato Onde 29-90. prese la folgore acuta, l'ultimo di percosso fui: Digit zedby curi „ 89 0 s* eglisH/ancìiigli altri Mongibello Gridando, buon In a la fucina a maim. a muta negra, Vulcano, aiuta, aiuta: di Flegra, fece alla pugna SI com'ei E me sedettidi tutta Non potrebbe ne mio il duca Allora parlò di O La in ciò ohe Gapanèo, superbia,se' tua forza l'avea si forte udito: Tanto, eh' i' non •* foirza. vendetta allegra. ,. sua aver tu s'ammorza non più piinìto: Nullo martirio, fuorché la tua rabbia, al tuo furor dolor compito „. Sarebbe Poi si rivolse Dicendo: in me l'un ed Tebe; disdegnoe miglior labbia, de' sette regi ebbe e par eh'egliabbia che *l pregi. par con fu "Quel Oh'assiser Dio a poco . . „ . Ivi, -ie-TO. Disturbo foi*te per alle divine di Mòn- funzionL Q-uido di vendidatrsi della morte padre, suo da Odoardo per diritto di stato, giustiziare trucidò in Viterbo Arrigo della real casa d'Inghilterra e Cugino di Odoardo,e ciò fece in chiesa alP^levazione dell'Ostia, piar cui,sebbene il fine fosse stato un omicidio, sturbo dine venne un Il cuore funzione. alla sacra d'Arrigo fu posto sopra una colonna sul ^migi in coppa fatto d'oro per ai mostrava Mostrocci Dicendo Lo del memoria cuor un' : fatto. poeti i ombra un sola, canto Colui fesse in grembo che in sul Tamigi ancor a ÌHo si còla. „ Tnf,, XII, 118-120. lo stato. cònsideriato l'tiomo, tutto perfetto, egli non Mentre omicidii; per ** De' reati contro bra dannati dall' tin il Centauro Mentre in sé,stesso è ohe una Digit zedby se?m- parte 91 stui perchè residendo in col'ordine della sotutto il potere politico e cietà, la stessa si troverebbe direttamente oflFesa; onde la maggior pena merita chi tanto tasse, attendà a Giuda, la maggior pena Dante come il primo attentato Bruto a e Cassio,per avere alla vita umana del re di tutti gliuomini, ed i sacra del persona due ultimi per re, repubblicaromana. Lucifero trovò Da ** Nel fondo che dell'inferno Dante tre faccie: con tre facea cosi ne dolenti. quel dinanzi il mordere era nulla che talvolta la schiena Verso '1 graffiar, della pelle tutta Bimanea brulla. Quell'anima lass i che ha maggior pena Disse 1 maestro, '^è Qiuda Scariotto, Ohe '1 capo ha altri duo gli De Quel Vedi E della capo ogni bocca dirompea co' denti Un peccatore a guisa di maciulla, Si che A trucidato Cesare aver che pende dal si storce come l'altro dentro è e ch'hanno Caaaiojohe le gambe non par , mena. di sotto, '1 capo nero e fuor ^ è Bruto: ceffo, fa motto: si membruto. . .f» . In/., XXXIV, Un reato Carlin de' il contro la sicurez25a dello stato de' Pazzi,perchè bianchi,li tradì,dando Castel di Trivigne. E perchè non Sappi ch'io mi sono jE7 aspetto Oarlin metti in essendo ai neri,per ancora stato,chiunque la naro, da- più sermoni, '1 Camicion che mi mise com- del partito de Pazzi, acagioni, Inf., XXXn, Attacca 55-66. sicurezza eccita la guerra 67-69. dello in tema civile tra Digit zedby pò- 92 6 popolazione o tra gli abitanti di ^polazione abbiamo stessa popolazione.Del primo caso esempi nel Mosca, che disse ha capo Che fu mal seme genie tosta; Inf„ e secondo del 107-108. XXVin, Q-éri del l'esempio in abbiamo gli fatta, cosa la per una Bello,che, per le tante risse che destramente dei fu ucciso da uno tra gliabitanti, spargeva stato vendicato, me coessere Sacchétti,e per non lo fu poi dopo trent'aìini, Sen Senza parlarmi,si in ciò m* ha Ed glo io come e' fatto a stimo; più pio. sé 84-06. /n/., XXIX, calHUn'ia Della dimanda Dr.nte ^defilafalsa testintonianza. e al maestro " Ohe Qui li son li duo tapini come bagnata il verno, stretti a* tuoi destri confini ? faman man Giacendo " Ohi Adamo: trovai, e poi volta dierno non „ „, Bispose, (juand'io piovvi in questo greppo, E non credo che dieno in sempiterno. è la falsa che accusò Giuseppa: Vuna L^alùro è 'l falso Sinon greco, da Troja ; " Per febbre acuta tanto leppo gittctn „. ìnf.,XXX, Degli Della abusi d^ll'aatorità pubblica. concussione. Godi, Fiorenza, poiché se' Che per mare 1 e per terra si gtande, batti Pali, Digit zedby 93 si spaude. per lo 'uferuo il tuo nome li ladron trovai cinque cotali E Tra onde mi vien vergogna, cittadini, sali. in grande onranza non ne Tuoi E tu Inf 1^. XXVI, , Oianfa de* Donati,Angelo questicinque erano Puccio cato ScianGuercio Cavalcanti, Brunelleschi, e Buoso me degliAbati appartenentialle prifamigliedi Firenze, che da Dante furono posti nella settima bolgiadell'ottavo cerchio tra i ladri, perchèoccupando eglinole prime cariche, nistrazione nell'ammile loro concussioni con profittarono della cosa pubblica. E Della Zanche, con traffico la Oh' ridussero costringimento, e giustizia gli offici; di Gallura, si Denar Si di ciascun se ne loda mano : negU alivi ufi^ianqhe piccialma sovraiio. ei dice: e Barattier fa non donno Usa con esso Michel Logodoro:- e lingue lor non a Le in donno suo tohe^ e lasciolli^dipiano^ come Di Gomita, d'ogni froda. vasel i nemici ebbe a Frate fé' lor si che E Michele e di mezzi Fu Quel Gomita Frate estorsione. dir di Zanche Ss^rdigna si sentono stanche. . . In/., XXII, Questi due . 81-90. puniti nella quinta oscurissima bolgiatutta ripienadi pece bollente,in cui stavano i barattieri guardatidai demoni. Della Ed corruzione. io: "Maestro Che tu Venuto Lo erano duca mio, sappi chi a mio fa se tu puoi, è lo seianrato de gli avversari suoi^. allato: accostò si gli man Digit zedby 94 Domandollo ond' ei fosse;e di Navarra quei rispose: 1* fui del regno * Mia madre a Che m'avea Quivi miai a che i* rendo Di pose, generato d^un ribaldo Distruggitordi so Poi fui famiglio del mi nato. signor mi d'un servo di e sue buon cose. Tebaldo: re far baratteria^ ragionein questo caldo „. Ivi, 4a-54. Ciampolo,che si rese. il favorito i posti e suo padrone,e pose in commercio grazie. fu Costui De' di falsità monete. dell'ottavo cerchio Dante Della monete, dove Nella decima bolgia i falsatori di trovò Adamo, il maestro conobbe le pubblica. la fede reati contro del il quale dice: rigidagiustiziache mi fruga, Traggo cagion del luogo, ov'io peccai, A metter più gli miei sospiriin fuga. è I\)i Romena, là dov' io falscti del Battista^ La legatuggellata La Perebbe V il corpo per lor tra £i m' indussero son QWavean su arso si fatta lasciai. famiglia: battere i fiorini tre carati di mondiglie^. a Inf„ XXX, Della non de' falsità avendo non corso farebbe metalli. Le monete estere sasse regno, chi le falcontraffare metalli; cosi nel nostro che 70W. dice Griffolino d'Art'szzo; Digit zedby 95 nell'ultima Ma bolgia delle per Dannò Minos a usai, che nel mondo V alchimia Me dieoe oni fallar lece. non perchè sappi chi si ti seconda Gontra i sanesi,aguzza vèr me rocchio, che la Si faccia mia ben ti risponda: Si vedrai eh' i' son l'ombra di Capocchio, Che faUai li metalli con alchimia^ ben t'adocchio, E ten dee ricordar, se Ma Com'i' fui di natura scimia. buona 118-139. In/., XXIX, falso nelle scritture pubbliche. Nella stessa decima bolgia delFottavo cerchio,trovò i falsatori nelle pubbliche scritture, Dante per fu lo Schicchi. di persona, come supposizione Risponde G-riffolino d'Arezzo: Del Di Quell'è l'anima antica Mirra scellerata,ohe divenne Al padre,fuor del dritto Questa a peccar con esso sé in altrui FaUiacando Come l'altro che 'n là Per guadagnar in Falsificare Testando e amica. amore, cosi venne, forma: son va, sostenne la torma, la donna de tè huoso Donati, dando al testamento norma. Inf., XXX, Del 37-45. falsomorale. s'egliavvien, eh' io l'altro cassi Falsificato fia lo tuo parere. o Par., II, 88-84. De^ reati che attaccano DelV adulterio. Per da Rimini l'ordine delle famiglie. questo reato si trovò dove condannata, Digit zedby cesca Fran- 96 La infernal. che mai bufèra gli spirticon la sua Voltando e percotendo li resta, non Mena rapina, molesta. Isnf.tV, 31-33. E da è non confessa il Noi tacersi leggevamo Per giorno un Lancilotto,come Soli Francesca stessa delitto. suo Di la come eravamo amor alcun senza e per diletto lo strinse: sospetto. più fiate gli occhi ci sospinse Quella lettura,e scoloroooi '1 viso: Ma solo un punto fu quel che ci vinse. Quando leggemmo, il disiato riso baciato da cotanto Esser La baciò mi bocca Galeotto da mai Questi,che me tutto fu il libro Quel giorno pih non e amante, non fia diviso, ti^emante : chi lo scrisse: vi leggemmo avante. Inf„ V, 127-188. Dello cerchio stupro. Nella prima bolgiadell'ottavo Dante trovò Giasone,il quale passò per .... Poiché Tutti Ivi 1* isola di Lenno, 1^ardite femmine li maschi loro a spietate dienno. morte segui e con parole ornate hi^le ingannò,la giovinetta Che prima tutte l'altre avea ingannate. Lasciolla quivigravida e 8olèiùa: Tal colpa a tal martire lui condanna: Con con lui sen chi da va tal parte inganna. In/,,XVIII, girone del settimo tra' qualiconobbe i sodomiti, Nel trovò a terzo cui dimandò Li suoi Ed egli a chi 88-97. cerchio Brunetto erano compagni più noti e più sommi. me: Saper d^alcuni è buono : ** Digit zedby Dante tini, La- 97 fia laudabile Degli altri 1 Ohe Insomma D'un sen Colni Fu cheroi, e quella turba con va d*Accorso avuto vedervi, tigna brama, de' servi servo Baochiglione, in d'Amo trasmutato grama, e anco, di tal potei ohe dal Ove suono. di gran fama, lerci. peccato al mondo Francesco S'avessi tanto a tutti fur grandi medesmo Priscìan E corto sappi ohe litterati E sarla tempo il tacerci, protesinervi lasciò li mal n Inf,, XV, Del cerchio dai Nella lenocinlo. Dante i trovò 102-114. prima bolgiadell'ottavo ch'erano frustati rujB"ani, demoni; A la man Nuovi Di Di che destra vidi tormenti e la pietà, frustatori, prima bolgia era repleta. nuova nuovi qua, di là, su per lo Vidi dimon cornuti con li battean Ohe Ahi Le di retro. levar le prime percosse! e già le A lor seconde aspettava forze, gran crudelmente faoean come tetro sasso nò berze, nessuno le terze. In/., XVin, Ed quel Venedioo cui a complicità, ivi trovò nella Oosi De parlando il percosse la sua souriada,e Bufficmjqui non san del un quale 22-99, si è parlato demonio disse: ^Via^ femmine da conio „, Ivi, 64. De' reati Degli omicidi. cerchio trovò Dante di Monforte,come 7 — contro i particolari. primo gironedel settimo gliomicidi,tra i qualiGuido si è detto,che Nel opuscoli X)9nU8^M, 99 par ohe niun per soopo con dubbio i delitti rimanga, ohe la stessa ha le pene. Come stenere dunque soqualche oritioo che Dante parlò di e quasi che l'essere eretico, delitti, traditore della patria, omicida,dovesse falsario, caratterizzare il colpevolecome vizioso,e non come delinquente,ed il libro che di ciò tratta di semplicemorale, e non di diritto pecome nale? Ondecchè biamo abse per noi verrà gran fatto, potuto aggiungere un nonnulla a questa che ha formato l'ammirazione di gloriaitaliana, tutti i più culti ingegni per più secoli, e lo sarà maggiormente per gli avvenire,sino a che luce di vero, di bello e di buono letti intelagli umani rifulgerà. vizi e non di Digit zedby Digitzedby Luoghi CITATI Cam/media divina della VOLUME QUESTO IN 108-104, Inf.,1,1-8,18,90,97.9Ì), Inf.y XXX, 116-117. 180-135. 124-126, 109-111, II, 88-90. 64^' III,1-9,16-80,46-51, „ „ IV, 28-42. V, 5-15,81-83,87-89, 55, 127-188. 100-106, 112-117, VI, 4, 10-11,18,45, 79-81, „ « „ „ « „ Purg., I, 5. II, 118-120. „ VI, 76-78,124-138,142-144. VII, 94-95,105, 126. X, 93. „ VII, 18, 48, 110-114. „ Vili, 61-63. IX, 61-68,118. n X, „ XXXI, 5557. XXXII, 22-35,67-69. XXXIII, 79-88,146-146. 55-56. XXXIV, „ 84. , „ „ XIII, 151. XIV, 43-44,46-47,58-60, „ 15. „ 108-111. 22-90. XI l Xli, 46-105,118-120,138- „ „ XIV, 29-80,46-70. „ „ XV, ra-75, 102-114. „ „ „ r, „ „ n . „ XVI, 50-51,78-75,118-120. XVII, 1-12. Par,, XVIII, 22-39,40-66,88-97. XIX, 10-12,21. XX, 13-15,32,119-120. XXI, 25-27. 81-90. XXII, 43-54,: XXIII, 58-72,103. 119-120, 124-126, XXIV, n „ „ , „ „ „ 128-188,142-144. „ „ „ „ „ XXV, 10-12, 25-88. XXVI, 1-6 118-120. „ „ 37-41, 48-45,49- XXVII, -60, 52-54,78-77,110-123. XXVIII, 28-36,43-45,97-103. 107-108, 189-142. „ XXIX, XVI, 12591-97,115-117, -126. 138. „ ,35-37, 42-45,58-99, 34-86,55-57, -139, 121.12Ì?. 118- „ „ „ „ „ „ XVII, 108-105,121-128. XX, 73-76. 98-102. XXin, XXX, 78, 107-108. II, 83-84. IV, 65, 109-111. V, 19-24. VII, 43-46, 82-84. Vili, 115-120,139-141. IX, 25-27, 46-47, 55-57 127-128. XI, 46-48. XV, 97-114. XVI, 56, 61, 152-154. XX, 61-63. XXII, 76-78. XXVI, 115-117. 16-18. XXX, 37-39. XXXI, 103-104. XXXIII, zedby Digit Tayola degli autori rìeordati Abegg Enrico, pag. 18. Agostino (S.),34. Giuliani Anselmo Guizot Goethe (S.),84. Aristotile, 52, 56. Bentham Geremia, 21, Bianco, 35. Blakstone, 20. Boccaccio Giovanni, Lerminier 22. 26. (S.),84. de Gabriele, 20. Mably Briganti Filippo,20. Byron Giorgio, 35. Canciani Paolo, 87. Gantù G. Alessandro, 13, 21. Francesco, Antonio, 18. 68. Niccola, 21Chauvean-Lagarde Compagni Dino, 32. Conforti Raffaele, 34. Della Torre Ruggero, 23. Carlo, 83. De Thomasis, 87. Antonio Donato d^Astì, 37. Denina Epicuro, Eschilo, Fiamma Gioia Ortolan G. L. E., 13. Ozanam A. Federico, G. M. Bambaldi 21. 35. Galvano, 88. Carmine, 24. 35. Landò, 13. Giovanni, 24. Benvenuto, Riccobaldi, Carrara Cesari Eugenio, 20. Machiavelli Niccolò, 21. Mamiani Terenzio, 56. Milton Giovanni, 34. Muratori L. Antonio, 83. Nicolini Niccola, 18, 66, 78. Penta 55. Cameade, 21. G. L. Passerini Cesare, 35. Carmignani Tommaso, Slopstoc F., 84. Cesare, 20. Bonnot Volfango, 35. Francesco, 28. Hobbes Beccaria Bonaventura Giambattista,35, 56. 26. 88. Bolandino, 33. Romagnosi G. Domenico, 11,21 Rosmini C. Cesare, 51. Rossi Pellegrino, 22, 28, 54. G. Giacomo, 20. Rousseau Savigny F. Carlo, 37. Schupfer Francesco, 26, Shakespeare Guglielmo, Sismondi Stahl Sismondo, Federico 27. 35. 29. Giulio, 56. Taparelli Luigi, 52. Tommasio Cristiano, 51. (S.),84. Villani Giovanni, 31, 40. Tommaso Digitzedby INDICE MATERIE DELLE Prefazione Pag. Dedica „ Prefazione Oapo e Capo dell'Autore I. Eliminati „ i sistemi del sì stabilisce deirutilità, II. Si dimostra come Capo III. A. nella lavoro fu la si fa di Dante immortale dimostrare vieppiù Capo • genere cristiano tutto Capo Y. Lo il ottenere scrivere si abbia se sacro 19 23 lo . s'avvisò morale, ben „ « a* suoi tempi IV. Dante, ad 17 scopo morale lia d'Itadelle condizioni cenno un . di Dante suo composizione morale dell'uomo rigenerazione del del Bossi la teoria 15 sociale contratto lo scopo 5 suo il riguardo dominante nel poema allo medio 26 tutto scopo suo „ nel spirito evo. . B4 . n di anche quel tempo si conosce i meglio dallo stesso poema dell'Alighierin cui il poeta sferza aspramente della Capo stato non ricava dalle VII. la anche politica e sociale, e ciò si Dei reati e parole r, delle pene „ reati Dei Delle n pene n Applicazionedelle La dell'Alighieri l'uomo, delrigenerazione morale stesse sue pena non deve persona Scala del 89 lo scopo come la solamente ma Capo „ Si dimostra fu costumi età sua VI. i corrotti pene „ ^0 57 ^ 60 61 duai colpireche la sola indivireo « delle pene ^ Digit zedby 62 63 104 Capo INDICE DÌ9tin»ione YIII. , delle pene proporzione e delle stesee ai reeUi Pag. Distinzione delle pene Proporzionedelle » ai reati pene Capo 69 « imptOabilUà d^ imputabilità mancanza IX. DelP Velia ivi « mancanza Per l'età Per la volontà Per libertà n ivi n 71 ivi « , «ivi giusta difesa Della complicità necessità Per di . . Cambiamenti Cambiamenti in Della scusa Della provocazione ivi ^ stesso reato uno in ivi » , di gravezza di gravezza di diminuzione effetto per 72 « timore Per . 70 d'intelletto Per 1 ivi « Utilità delle pene 56 ivi . 78 ^ stesso reato, uno di circostanze . ,,79 . „ n di gravezza in uno stesso reato, di circostanze effetto aggravanti 80 j 4 Cambiamenti per . . . , „ ivi i ' violenze Delle Del Capo pubbliche valore, del tempo Della recidiva Della reiterazione X. e del luogo n n n dei reati Classificazione De* reati contro la n religione, . Divulgazione di massime i «ivi - tendenti « dogmi della religione n n alle divine Dei reati contro Dei reati funzioni „ lo stato di esterna „ la sicurezza reati contro interna di » calunnia Degliabusi e della deW autorità ivi 88 89 90 uno stato Della 87 uno stato Dei 83 „ la sicurezza contro ivi ad alterare Bestemmia Disturbo 81 82 falsa testimonianza, pubblica . „ « Della concussione n Della estorsione ^ Della corruzione n Digit zedby i'^i 92 ivi i^i 93 ivi ^ 105 INDICE la Dei reati contro fede pubblica Della falsità di monete Della falsità dei metalli ? Pag. » Del falso nelle scritture Del falso Dei reati che attaccano r pabbliche .... n morale n bordine delle famiglie „ Dell'adulterio n Dello stupro Del lenocinlo Degli omicidi frode Tavola dei ivi ivi 95 ivi ivi ivi 96 y, . i" n De» furti Della 94 97 ivi ^98 n luoghi della divina Commedia ivi tati ci- in questo volume Tavola degli autori ricordati r 101 102 ^ Digit zedby