n. 62 E-mail: [email protected] Aut. Trib. di Grosseto 9/2006 Stampa: graficheATLA.com www.lavocedelcapacciolo.it NOTIZIARIO PARROCCHIALE Sorano Febbraio 2010 DEDICATO AI LETTORI Affinchè una realtà come “La Voce del Capacciolo” continui a mantenere il successo meritatosi durante i suoi lunghi anni di vita, c’è bisogno di non abbassare mai la guardia né, tantomeno, allentare l’impegno. Per questo motivo può aiutare leggere due o tre Foto Denci righe di uno scocciatore che, sulla prima pagina del giornale, vi ricorda che nonostante il grande seguito di cui ancora gode il giornalino, c’è sempre bisogno di nuovo e interessante materiale per mantenere i consueti standard di qualità. Nello specifico, vorrei porre l’attenzione sulla inflessione negativa del numero di foto (da sempre colonne portanti delle nostre pagine) che mensilmente arrivano in redazione. Capisco che il numero di foto datate a nostra/vostra disposizione non possa essere infinito e che dopo 5 anni molte delle più interessanti siano già state pubblicate ma proprio per questo motivo è importante avvertire per tempo in modo da prevenire una preoccupante emorragia. Fiducioso in una positiva risposta da parte dei nostri Pag. 1 - Dedicato ai Lettori Daniele Franci lettori, vorrei porre l’attenzione su una proposta che troverete nelle pagine interne di questo numero. Non - Una giornata speciale Altenia Rappoli Pag. 2 - Il vecchio Sireno Pampanini voglio anticiparvi niente ma credo che una iniziativa - Trittico Ettore Rappoli di questo genere, oltre a essere senza dubbio Pag. 3 - Prezioso nettare Ilaria Bachiorrini gradevole e originale, possa concorrere - Dedicato alle mie nipotine Anna Allegrini concretamente a valorizzare il nostro paese dal - L’amicizia Alessandro Porri Pag. 4 punto di vista turistico. D’altra parte quando si cerca - Le vie Cave Romano Morresi di mettere insieme le bellezze paesaggistiche e lo Inserto - Notiziario Sezione AVIS Comunale Sorano spirito poetico (due delle più apprezzate - Personaggi soranesi Otello Rappuoli Pag. 5 caratteristiche soranesi) il risultato non può che - Furto del computer Virgilio Dominici essere d’eccellenza. Sarebbe veramente motivo Pag. 6 - Itinerario poetico Claudio Franci d’orgoglio che un’iniziativa partita da “La Voce del - La Topolino Fiorella Bellumori Pag. 7 Capacciolo” (con poesie pubblicate ne “La Voce del - Al mio amico Graziano Piero Berni Capacciolo”) riuscisse veramente a prendere campo - Il rovo arcano Mario Bizzi Pag. 8 - Programma religioso mese di Febbraio ed essere apprezzata dai soranesi e non. Con questa IL GIORNALINO E’ CONSULTABILE IN INTERNET SU: speranza vi lascio, anche questo mese, alla lettura www.lavocedelcapacciolo.it delle nostre pagine che si preannunciano veramente interessanti. Vi abbraccio. Daniele Franci 2 febbraio 20010 La Voce del Capacciolo UNA GIORNATA SPECIALE Se ci siamo dimenticati di quando eravamo bambini a ricordarcelo è pronto Gino Agostini. Infatti, dopo letto “La tradizione della catena”, ho ripensato alle credenze di cui una giornata fu piena! Ero una ragazzetta quando partii col mi’ babbo in bicicletta, mi disse: “Andiamo a vedere la fine della mietitura in un podere!” La giornata incominciò male perché appena arrivati scoppiò un temporale. Misi il mio golfetto e mi riparai sotto un carretto! Gli uomini invece non andarono a ripararsi, anzi… incominciarono a spogliarsi e rimasti in mutandoni si armarono di falci e bastoni! Con rabbia li brandivano verso le nuvole nere e sicuramente volevano farsi temere e come fu e come non fu… dopo poco non pioveva più! I mietitori si rivestirono bel belli con i vestiti riparati sotto ai cordelli. Si sa il temporale estivo poco dura Così ebbe fine la mietitura! Non finì però la mia meraviglia perché vidi uscir fuori tutta la famiglia, formarono un circolo e cantando stornelli lanciarono in aria i loro cappelli! Fatto ciò, la massaia mi invitò in cantina e lì mi regalò una ricottina poi sottovoce mi disse: “Vedi, questi uomini sembrano burberi, ma te lo dico io… fanno tutto ciò per ringraziare Dio!” Altenia Rappoli Chi saranno questi giovani Castellesi IL VECCHIO Curva la schiena per il troppo lavoro gli occhi che guardan la punta dei piedi racchiudi dentro di te un gran tesoro con orgoglio lo difendi e non concedi. Piegato come l’arcione del basto come il ferro che il fabbro ha forgiato là sulla schiena tua sobbalza al tasto il sole e l’acqua il vento hanno piegato. La vanga, le mani tue ha incallito la falce quanti tagli ti ha recato la zappa che ti fa doler le reni non è il bastone che delicatamente tieni. Ti avvii lentamente al tuo tramonto e la tua mente è piena di rimpianti noi adesso non ci rendiamo conto ma poi capiremo quanto manchi. Vivo il ricordo del tuo passato un tarlo che ti scava nella mente ti penti per quelle volte che hai sbagliato il divagare ormai non serve a niente. Così Gioia di sette anni ha immaginato la sua bisnonna Altenia in quella giornata speciale" La vita è una lotta ormai sedata si combatte per aver quel che ci manca ma mai si arriva ad aver appagata la bramosia dell’avere è sempre tanta. Sireno Pampanini La Voce del Capacciolo TRITTICO DI ETTORE RAPPOLI NOSTALGIA A volte, tra le altre cose, anche le Feste lontano da Sorano non sono più le stesse. Le feste natalizie erano attese con trepidazione e gioia. Chi era lontano affrontava i disagi del lungo viaggio pur di riunirsi alle famiglie. Sì, a Natale in tavola c’è il panettone, il torrone e il panforte ma solitamente rimangono lì quasi interi. Difficilmente ancora si gioca a tombola e tantomeno si fanno i giochi con le carte. Purtroppo sono trascorsi tanti anni ma la nostalgia è viva più che mai. Penso spesso di venire da te caro paesello mio e di poter ricordare lì ciò che non ritornerà più. Ettore Rappoli UN’ALBA SORANESE Il nuovo giorno è prossimo e l’alba soranese è un odore di terra appena lavorata, di aria pulita e fresca. Intorno è un panorama di colori diversi che non sono mai gli stessi. Dal giallo dei campi di grano al verde dei cespugli di ginestra e rosso all’oriente. E’ argento sulle piccole onde della Lente. Tutto dà un senso di tranquillità e forte emozione: è l’alba a Sorano, rinasce il sole! Ettore Rappoli OGGI Non trovo le parole per esprimere quello che provavo ieri. Il bene per Sorano è quello di sempre e che sento ancora oggi. L’amicizia che mi legava alle persone care di gioventù ieri, è sempre quella vera e intatta che è rimasta viva in me oggi un incancellabile ricordo rimastomi nell’animo ieri, è uguale a quello di un grido nostalgico oggi. Ettore Rappoli febbraio 2010 3 IL PREZIOSO NETTARE Il mondo del vino mi ha da sempre molto affascinato. Mio padre mi ha trasmesso questo grande interesse. Così ho voluto conoscere di più la cultura del vino, diventando Sommelier. In questo articolo vorrei parlarvi delle origini del vino , che sono molto interessanti. La parola “Vino” deriva dal sanscrito “vena” , la radice ven significa amare. Il Vino da sempre è legato all’amore , alla gioia di vivere, bevanda capace di rilassare il corpo e inebriare i sensi. In Grecia era considerato il nettare che rendeva gli uomini simili agli dei. L’invenzione del Vino fu del tutto casuale . L’uomo nella preistoria scoprì per caso che il succo d’uva dimenticato in un recipiente di pelle, a causa dell’alta temperatura, aveva subito una magica trasformazione con esiti sorprendenti. Le prime tracce della coltivazione della vite si trovano in Asia minore , nelle terre tra il Tigre e l’Eufrate. Nella tradizione ebraico –cristiana è nota la figura di Noè che uscito dall’arca pianta una vite e si ubriaca del suo vino. In Grecia l’ubriacatezza assume un ruolo sacrale, si riserva un posto importante al dio del vino, Dioniso. In Italia , chiamata Enotria, terra della vite, nelle colonie si ha la civiltà del vino. Dai Greci il vino si diffonde ai Romani. I Romani lo bollivano per conservarlo meglio, così si trasformava in un liquido denso e sciropposo di alta gradazione e di sapore dolce. Lo allungavano sempre con acqua. Tra i più ricchi era apprezzato il “ mulsum”, vino con il miele ; era normale addolcire o speziare il vino. Nel Medioevo i monaci benedettini e cistercensi tengono in vita la cultura del vino. Produrre vino, parte integrante del rito della messa ,equivale a diffondere il messaggio di Dio. Nei campi di chiese, abbazie e monasteri spuntano le viti. I monaci inventano nuovi uvaggi e sperimentano nuove tecniche. Il secolo dei lumi darà un grande impulso alle tecniche di produzione e alla conoscenza del vino,viene inventato l’imbottigliamento con il tappo di sughero; viene migliorata la tecnica Champenois ,vengono studiati i lieviti e lo zolfo e inventati i torchi. La Francia diffonde in tutto il mondo i suoi grandi vini di Bordeaux e della Champagne. Un grande nemico della vite sbarcato dal Nuovo Continente con un battello a vapore divorerà le viti europee per quaranta anni . Si tratta della filossera. Un francese individuerà il rimedio: innestare le viti europee su ceppi di vite americana. Un bicchiere di vino racchiude in se una grande storia, impegno, conoscenza e tanta dedizione. Come avete costatato il vino ha origini antichissime, è molto bello conoscere una cultura che fa parte del nostro paese e riflettere sulla bellezza che ci circonda. Ilaria Bachiorrini DEDICATO ALLE MIE NIPOTINE (i fiori del mio giardino) Il mio giardino è immaginario perché non posseggo un vero e proprio giardino, però i fiori sì. Sono le mie due nipotine. Hanno gli occhi azzurri come il cielo, sono belle come il mare, sanno cantare, ballare, sono due chiacchierine. Una si chiama Rachele e l’altra Chiara, sono bellissime; insomma sono due fiori! Fiori che così belli non ne ho visti mai al mondo. Cioè i loro babbini ho visto prima di loro, bellissimi, così li chiamo in modo affettuoso…. Che fiori ho nel giardino del mio cuore! Vi voglio un mondo di bene. La vostra nonna Anna Allegrini 4 febbraio 2010 L’AMICIZIA Ho letto sul Capacciolo: le botteghe di Sorano. Esposizione magistralmente elencata, per la perfetta conoscenza diretta e indiretta degli ambienti e dei bottegai, descritta nei particolari per la collocazione e la specifica commercializzazione degli oggetti e degli alimentari, mi consente di “rivedere” i personaggi di quell’epoca in essere fra gli anni trenta e quaranta. Vivo è in me il ricordo del “capoccia”. E’ stato descritto e illustrato cosi’ verosimilmente che non mi è stato difficile rivederlo nell’aspetto fisico e mentale, senza denigrarlo, come si presentava 50/60 anni fa. Vedendo la firma di Maria Grazia Ubaldi, mi riaffiorano nella memoria, come al solito, i ricordi di un passato, dove l’amicizia assumeva il valore di fratellanza. Grande è stato il rapporto d’amicizia con il suo babbo, collega di lavoro alle dipendenze della stessa azienda, con sedi diverse, risalente agli anni 45/46, insediandosi alla guida della fattoria di Sorano, durato fino alla sua prematura scomparsa. Però, lo stesso affetto e la stessa simpatia e la reciproca stima, sono continuati con la famiglia di Maria Grazia, mamma compresa, e dopo avere conosciuto il marito. Il fatto quasi unico, direi, è stata la casuale scoperta della parentela stretta con mio cognato, ambedue senesi, in occasione della preferenza riservata al CTO di Firenze per la sua specializzazione in ortopedia, ospedale, guarda caso, dove lavorava mio cognato da molti anni. Occasione straordinaria per riallacciare un rapporto con la sua presenza alquanto frequente, in Firenze, per ragioni di studio. Passano alcuni anni con contatti occasionali. Poi si verificò uno stato allarmante della salute del mio babbo, prima assistito in casa, poi in ospedale a Pitigliano e ricorremmo all’amico che, con la sua professionalità e la sua cordialità, infondesse nell’ammalato la speranza di una possibile guarigione. Non bastarono le sue presenze frequenti e l’incoraggiamento illusorio, per alleviare la sofferenza, perché, dopo qualche settimana , ebbe termine la sua penosa esistenza. Con questa eccezionale persona non ho avuto modo di sdebitarmi per le sue premurose cure, ma la famiglia deve essere edotta, con la opportunità di questo contatto, della sincera riconoscenza e della mia gratitudine che io nutro verso un amico tanto generoso. Alessandro Porri La Voce del Capacciolo Castellesi in gita LE VIE CAVE (nei miei ricordi) Quelle vie tanto descritte nei libri di storia antica e negli opuscoli illustrativi della Pro-Loco. Per me una delle vie più belle era quella di S. Rocco. Tante volte l’ho percorsa per andare dal mio nonno a Gorla. Dal mio nonno Pippo, lo ricordo alto con folti baffi, giacca e cappello anche d’estate, fumava il sigaro che ogni tanto girava mettendo in bocca la parte ardente per farlo durare di più. Quella via cava percorsa con i miei genitori, con il nonno a cavallo alla miccia e da grandicello anche da solo. La via cava, il nome dice tutto, in alcuni tratti buia e tenebrosa scavata nel tufo, spiragli di luce dall’alto che si facevano strada tra i rami della macchia mediterranea. Mi piaceva percorrerla salendo, anche se il tratto più tenebroso incuteva timore come se dall’alto stessero osservando. Ricordo la Madonnina del Viandante posta lassù in alto, incastonata in una nicchia nel tufo che guardandola tranquillizzava chi quella via percorreva. Chissà dove sarà adesso!! Ad illuminare altre vie più pericolose di quella via cava. Dopo il tratto tenebroso finalmente come uscire dal tunnel, luce, aria e tutto intorno arbusti nati a stento in quella poca terra in mezzo al tufo. Piante di ornello, scopuggi, rose selvatiche, arbusti di quercia, nocchi, lecci. Ricordo piante di crognolo in frutto, quasi alla fine della via, poco prima di S. Rocco. Quei frutti somiglianti ad un’oliva un po’ allungata di colore rosso acceso invitanti come una ricompensa dopo la faticosa salita. Provavo a mangiarne alcuni, un sapore dolce e asprigno che lasciavano poi la bocca tutta allappata, una ricompensa dolce amara. Finalmente S. Rocco, i pianetti, il podere del Palla poi a destra il roncatoio che, scendendo lungo un sentiero dentro il bosco portava alla Calesine. Il salto del rio e di nuovo salire la collina ed ecco il lontananza Gorla, una borgata di poche case, un po’ più in basso la casa dei nonni materni, l’aia, la capanna delle pecore e la casa in pietra dove io trascorrevo parte delle vacanze estive. Ecco perché quella “via cava” di S. Rocco piaceva tanto. Lampi di gioventù. Romano Morresi Notiziario AVIS Comunale Sorano - Dopo 9 mesi DONANUOVI ANNO dall’insediamento del nuovo ZIONI DONATORI Non disponibile direttivo riteniamo utile 1999 86 Non disponibile 2000 101 fare un primo bilancio sulle Non disponibile 2001 95 attività svolte nell’anno Non disponibile 2002 104 appena trascorso. Di seguito Non disponibile 2003 88 alcuni dati associativi Non disponibile 2004 84 riguardanti i donatori e le Non disponibile 2005 83 donazione. Gli iscritti al 31 2006 88 5 dicembre 2009 all’AVIS 2007 98 10 Comunale con almeno una 2008 113 8 donazione effettuata negli 2009 141 21 ultimi due anni sono 97. Da questo dato emerge una prevalenza di uomini 65, rispetto alle donne 32. I nuovi soci che nel corso del 2009 hanno effettuato la loro prima donazione sono stati ben 21 (Foderi Arianna, Bachiorinni Ilaria, Canini Federica, Cherubini Emanuele, Dominici Mauro, Gorelli Annunziata, Guerrini Fabio, Mastropietro Luca, Mecarozzi Roberto, Morgiani Maura, Pitardi Carla, Rappoli Paola, Rappoli Valerio, Scalabrelli Remilda, Schneiteer Thabea, Taviani Andrea, Trippetti Lara, Checchini Domenico, Squarcia Elisa, Guerrini Sergio già donatore in passato , Domenichini Pier Luigi già donatore in passato). A questi si vanno ad aggiungere altre 11 persone che hanno presentato domanda di iscrizione e per le quali sono in atto i previsti accertamenti sanitari. Il dato riguardante i nuovi donatori risulta veramente eccezionale, in pratica c’è stato un aumento del 162,5% rispetto allo scorso anno. Fra queste new entry il fatto positivo, oltre al numero veramente alto, è l’età relativamente giovane dei nuovi donatori periodici i quali avranno davanti a loro un lungo periodo in qualità di donatori attivi. Un altro dato di assoluto rilievo è quello delle donazioni effettuate nel 2009 che ammontano ad un totale di 141 di cui: n. 129 di sangue intero e n. 12 raccolte in aferesi. In pratica si è registrato un aumento di 28 unità rispetto al 2008 con un incremento del 24,7%. Valore più alto registrato negli ultimi 11 anni (vedasi tabella in alto).Per chiarire meglio il concetto ai non addetti ai lavori concretamente i nostri iscritti nell’anno 2009 hanno messo a disposizione dei malati all’incirca 65 litri di sangue. Non è cosa da poco! Il traguardo è veramente importante se si considera che l’obiettivo prefissato di crescita a livello regionale è del 2% . Nel periodo preso in esame hanno cessato di donare, per problemi di salute n. 2 persone. Quindi tra i 21 nuovi iscritti e coloro che hanno cessato di donare avvertiamo un saldo attivo di 19 unità. Mi sembra interessante riportare anche qualche dato relativo all’età dei nostri donatori. Partendo dal concetto n. 11 febbraio 2010 che la vita, intesa nella sua pienezza si raggiunge al compimento dei 40° compleanno, dobbiamo constatare che la nostra AVIS sia mediamente giovane avendo circa la metà degli iscritti al di sotto di tale età. Purtroppo ancora pochi sono i giovanissimi. Questo dato sta a dimostrare che alla donazione ci si avvicina in età più matura. I nostri più giovani donatori sono Guerrini Gabriele e Scalabrelli Simone classe 1989, il più anziano è della classe 1946. Anche l’indice di donazione (numero delle donazioni che ogni socio ha fatto nel corso dell’anno) risulta in ripresa. Questo ulteriore dato positivo è stato raggiunto soprattutto grazie ad alcuni donatori che nel corso del 2009 hanno fatto 3 donazioni che sono il tetto massimo consentito nell’arco di un anno – procedura sangue intero (Baldelli Daniele, Bianchi Remo, Ciuffoletti Rodolfo, Ficulle Mario, Finocchi Dario, Fiorani Donatella, Lo Conte David, Marzari Pier Giorgio, Riondato Sabina, Scalabrelli Simone, Serrotti Augusto). Gli indicatori riportati stanno ad indicare un anno di grande crescita segno evidente dell’efficace azione informativa e promozionale svolta. Il merito di tutto questo va ai nostri donatori, persone veramente eccezionali e generose. A loro un grazie di cuore. La crescita delle donazioni non è purtroppo sufficiente al fabbisogno di sangue che è in continuo aumento. Per l’anno a venire serviranno impegno, entusiasmo e idee per portare nuovi donatori e nel cercare di alzare l’indice di donazione. Non ci resta che ricordare a tutti coloro che leggeranno questo articolo che il sangue è un bene prezioso, che la donazione è un gesto importante per il prossimo e che il prossimo siamo noi tutti. Per concludere alcune delle attività principali svolte nel corso dell’anno: allestimento di stand promozionali con distribuzione di materiale informativo, torneo di calcetto avisino quadrangolare dove sono stati coinvolti una quarantina di bambini delle elementari e i rispettivi genitori, realizzazione di un notiziario AVIS abbinato al giornalino “La Voce del Capacciolo” giunto al suo 11° numero, avvio di una campagna promozionale per il reclutamento di nuovi donatori tramite lettera a tutte le famiglie del Comune, lettere di ringraziamento a tutti gli ex donatori del Comune, richieste di varie convenzioni con alcuni esercizi pubblici del territorio, festeggiamenti 30° fondazione, allestimenti di bacheche AVIS e affissione di manifesti/locandine informative in varie sedi del Comune, incontri promozionali, e tanto altro ancora. Claudio Franci 2 MERITEVOLI AVISINI Mi si è presentato, il momento del bisogno, ed ha potuto essere soddisfatto con difficoltà ed ansie tali, da desiderare che nessuno mai, per dover comprendere l’importanza del sangue, si trovi in quelle necessità. La situazione mi è stata chiara e mi ha chiamato in causa, toccata dalle speranze e dalle attese di chi avevo in quel momento vicino, di me stessa, poiché il suo bisogno era anche il mio e potrebbe diventarlo anche materialmente. Decidere per il bene degli altri migliora lo stile del nostro comportamento, va oltre il loro bene fisico, diventa reale anche la nostra felicità. In certi frangenti, come il reperimento del bene indispensabile che è il sangue, ci è richiesta una scelta e non si può fare a meno di dare il nostro contributo, scegliendo la via della donazione. E’ doveroso non ignorare il problema del fabbisogno di sangue che non può essere prodotto artificialmente. Molti hanno timore dei prelievi, per vari motivi, sono svogliati o mancano d’informazione; vanno loro incontro queste pagine, che diffondono materiale atto ad educare alla donazione e alla salute ed incitano a far acquistare quegli atteggiamenti che si contraddistinguono per gesti di altruismo, garanti della sicurezza del bisognoso, ma anche per la prevenzione a tutela della salute del donatore, il cui stato viene sottoposto ad accurati e periodici accertamenti. Sono richiamo ad un’efficace solidarietà con gli altri, ad una utilizzazione della nostra vita a fin di bene, ad alleviare la sofferenza. Sono parole che toccano, in particolare, la sensibilità dei parenti dei sofferenti, di chi in passato è stato egli stesso sofferente e sa cosa significhi essere incoraggiati da una speranza. Sono appello a tutti, a risolvere seri problemi e se può costare un po’ di sacrificio, possiamo superarlo con la buona volontà, prendendo in considerazione la possibilità di fare qualcosa di concreto, valutando gli effetti reali che sono stati ottenuti dai donatori. Possibilità percorribili che hanno dato i loro frutti, sono stati fatti molti passi da quel lontano 1927, erano in diciassette a rispondere a tale appello, ora è salito l’elenco ignoto dei tanti volontari e si spera che la sua dinamica evolutiva continui. A loro, che da ogni angolo si offrono per una grande causa, guardiamo con gratitudine, senza loro, le vite sarebbero ridotte e senza quegli atti, il significato più profondo della nostra vita sarebbe impoverito enormemente. Il loro impegno è encomiabile, aperti alla dignità, al pregio della vita umana, come dimostra l’esperienza promossa dall’associazionismo avisino, che nella sua sigla vuol dire non essere tiepidi verso i bisognosi, far guerra, in loro favore, al male, dando quell’aiuto che parla della capacità di amare, energia di cui siamo dotati, che dà speranza nei momenti difficili. Il loro è aiuto serio e concreto, perché non fatto di parole, ma di esempio pratico da seguire, che è darsi in dono, in maniera impegnativa e costante. Queste pagine, alla portata di tutti, svolgono un’attività di sensibilizzazione per cercare di garantire l’afflusso dei donatori, presso le strutture trasfusionali, perché non vengano più rinviati gli interventi chirurgici, che richiedono un notevole impiego di sangue, perché non si riducano le scorte. Offriamo quindi la nostra attenzione ai malati e la nostra risorsa preziosa, rinnovabile, che riaccende la vita, “il sangue”. Fiorella Bellumori febbraio 2010 Nell’inserto AVIS del mese scorso avevamo lanciato una campagna promozionale per reclutare nuovi donatori. I primi risultati sono più che soddisfacenti. Infatti, in questo mese di gennaio 2010 ben 4 persone hanno risposto positivamente all’appello. Anche i contributi in denaro per sostenere la nostra Associazione sono stati numerosi. A tal proposito un grazie di cuore a tutti ed in particolare al Circolo Alba di Pratolungo, alla Fondazione Goria di Montorio e alla Pro-loco di Sorano per la generosissima offerta. Tutti questo sta a dimostrare che siamo un popolo sensibile e molto vicino alle persone sofferenti. LA GIUSTA CAUSA DELL’AVIS Parlare bene di Associazioni di volontariato, come quella dell’AVIS è per me una cosa estremamente facile. E’ facile dire che i donatori sostengono una giusta causa e che è ammirevole il loro gesto, donare il sangue. E così una persona generosa e in modo assolutamente anonimo offre quelle piccole gocce di vita a chiunque ne ha bisogno senza conoscerlo e senza ricevere niente in cambio , nemmeno un semplice grazie. Io voglio dire grazie davvero, dal profondo del mio cuore, a tutti coloro che generosamente salvano la vita di sconosciuti come è successo a mia madre durante il lungo periodo della sua malattia. Quelle benedette gocce rosse, sconosciute, le hanno ridato la vita. Grazie a tutti i donatori AVIS. Simonetta Manetti La Voce del Capacciolo PERSONAGGI SORANESI Nel periodo in cui ho vissuto sotto la Fortezza, ho conosciuto numerosi personaggi che a mio avviso hanno fortemente caratterizzato Sorano nella seconda metà del secolo appena trascorso. La maggior parte di essi avevano come caratteristica saliente il senso dell'ironia che, a mio avviso, contraddistingue molti capaccioli, sempre pronti alla battuta e a cogliere l'aspetto ironico della vita, forse nel celato tentativo di esorcizzare il dramma umano che si consuma con il tragico epilogo che tutti sappiamo. Talora l'ironia prende la via del sarcasmo e solo eccezionalmente quella del cinismo. Chi aveva una accentuata capacità di sintesi nel cogliere gli aspetti ironici della vita era Mario Torres, figlio di Giannina e fratello di Maria, tutte care persone che ho ben conosciuto e che ricordo sempre con molta nostalgia. Mario era solito, per il lavoro che faceva, passare le giornate all'interno della sua piccola oreficeria, davanti ad Orlando, il barbiere, spesso in compagnia di Apelio che avevo conosciuto fin da quando abitavo al Poio. Rivedo con il pensiero Mario sempre curvo sul piccolo banco da lavoro con il classico monocolo puntato sui meccanismi degli orologi che aggiustava e di tanto in tanto interloquiva con Apelio, che invece era piuttosto loquace, con secche e divertenti battute. In una occasione entrammo all'interno dell'orificeria io e Giovanni Crisanti (Giovanni della Luce per inderci con i più attempati). Era accaduto che Giovanni un giorno avesse portato con sè, sottraendolo al padre Remo, un grosso e pesante orologio da taschino, un cipollone ante prima guerra mondiale che mostrava a tutti con orgoglio. Purtroppo di lì a poco nel rincorrerci l'un con l'altro, l'orologio uscì di tasca a Giovanni e finì a terra in mille pezzi. Ci volle un bel po' per ritrovare tutte le rotelline e chissà se ci riuscimmo. Raccolti tutti, o quasi, i pezzi dentro ad un fazzoletto li portammo a Mario Torres mettendogli sul tavolo senza dire nulla, mentre era intento col monocolo ad osservare un altro meccanismo. Mario senza alzare la testa, con la sua solita flemma spostò di lato la vista tramite il monocolo e disse queste testuali parole: "che c'avete giocato a piastre?". Sono circa 50 anni che rido di questa straordinaria battuta ma anche della faccia che Giovanni fece in quella occasione. In un'altra occasione, credo ad opera di Apelio, ma potrei sbagliarmi, a Mario venne chiesto ironizzando sulla sua altezza che tempo fecesse lassù e lui rispose: "guarda 'sto barometro", invitando l'improvvido interlocutore a guardare verso i c.d. "paesi bassi". Vs aff.mo Otello febbraio 2010 5 FATTO DEL COMPUTER QUEL RAPIMENTO, SCOMPARE RIMA ED OGNI DOCUMENTO Dopo mesi mi sono domandato, non vedendo più su questo giornale, le molte rime mie che avevo inviato, se avessero preso un altro canale. Direttamente mi sono informato, son scomparse in un furto demenziale. Rubato il computer e il contenuto, e chi ha dato ha dato, chi ha avuto ha avuto. Mi dispiace assai per quel che è accaduto, non per le rime che non hanno valore, ma pei documenti son dispiaciuto, che avranno importanza per l’autore. Spero che non sia poi tutto perduto, ci mancava pur ’sto rapinatore. Lo dice il settimo comandamento, della roba altrui non far rapimento. Ed ora passo ad un altro argomento, sempre attinente alla situazione. Spedirò ancor più d’un componimento, se nel giornal troverà posizione. Ma se ci fosse qualche impedimento, per mancanza di spazio o altra questione, io non me ne avrò certamente a male perché son tanti a scriver sul giornale. La cosa assai importante ed essenziale, è che ogni pagina sia completata. Sia racconto o articolo artigianale, qualsiasi novità va raccontata. Ogni notizia anche se è un po’ banale, in questo giornale va collocata. Che puntualmente mese per mese, la trasmette ad ogni lettor cortese. Virgilio Dominici Virgilio ha riportato in rima lo spiacevole episodio del furto del computer dove era archiviato molto materiale giunto in redazione. Complimenti all’autore che è riuscito a strappare un sorriso anche di fronte a un episodio così fastidioso . Piero Allegrini 1972 – Cavalierato Vittorio Veneto 6 febbraio 2010 La Voce del Capacciolo POESIA ITINERANTE LUNGO IL CENTRO STORICO DI SORANO “La Voce del Capacciolo” si sta sempre più indirizzando verso quel filone evocativo sugli usi, costumi e tradizioni di una volta, con lo scopo primario di mantenere viva la memoria storica del nostro paese. Tra le tante iniziative realizzate in questi anni spiccano quelle riguardanti l’allestimento di interessanti mostre di vecchie fotografie e la pubblicazione di due volumi di poesie: la Voce in Rima 1 e 2. Restando sempre in tema di poesia, che è una componente significativa della nostra cultura popolare, per questo 2010 avremo intenzione di proporre qualche cosa di singolare, che possa servire anche come attrazione turistica per il rilancio del nostro paese. L’idea (che riprende in parte quella lanciata da Giuliano Porri in un articolo apparso sul n. 25 della Voce) è quella di dare vita ad una mostra itinerante in rima, affiggendo sui muri del centro storico pannelli in ceramica o altro materiale che si intoni all’ambiente, con sopra inciso una poesia, una rima, un sonetto scelti fra i tanti pubblicati sulla “Voce”. La scelta del componimento dovrà ricadere su quei testi che abbiano uno stretto legame con il luogo in cui gli stessi saranno poi collocati. A titolo di esempio: all’ingresso del Centro Storico potrebbe essere piazzata una targa con la poesia “Il Vecchio Borgo” di M. Vanni. Dietro o sotto la porta d’ingresso del paese la poesia “L’Arco del Ferrini” di Mario Lupi. All’inizio di Via Roma quella di Sireno Pampanini “Via Roma 60 anni fa”. Davanti la Cantina di Navio Porri “Vino e Acqua”. Mario Bizzi ne ha diverse e tutte interessanti e simpatiche. Una che fa al nostro caso potrebbe essere “La Palla dell’Orso. Davanti alla loggetta della casa natale di Felice Leoni “La Casa dove sono nato” e tante altre ancora che non sto qui a citare. La realizzazione del progetto consentirebbe al visitatore di apprezzare le bellezze straordinarie del Centro Storico e contemporaneamente leggere simpatici versi in rima elegantemente esposti. Il tutto arricchirebbe e renderebbe più interessanti quei luoghi già di per sè pregni di storia. Le vecchie mura, i monumenti, gli angoli più caratteristici di Sorano andrebbero a configurarsi come uno spazio espositivo permanente, visitabile dal turista in ogni periodo dell’anno. Gli itinerari naturalistici e paesaggistici sarebbero così impreziositi e integrati da un itinerario poetico in grado di trasmettere al visitatore la nostra cultura popolare e mantenere viva, soprattutto tra i giovani, la memoria storica. Alcuni paesi sono balzati alla ribalta per qualche loro caratteristica peculiare. Non c’è necessità di fare cose grandiose, a volte basta una semplice iniziativa purchè sia particolare. Perché no! Anche Sorano potrebbe diventare famoso per le sue poesie sui muri. Vale la pena provare. La realizzazione del progetto non credo sia particolarmente laboriosa. Il sottoscritto si impegna in prima persona a portare avanti l’idea ma, per far ciò, necessita innanzitutto trovare le risorse finanziarie per l’acquisto e la realizzazione delle targhe. Oltre all’aspetto finanziario, che credo non sia un problema irrisolvibile, serve sicuramente la partecipazione di tutti ma in particolare la volontà e la fattiva collaborazione dell’Amministrazione Comunale. Come in tutte le cose lo scoglio principale è dare avvio al progetto ma soprattutto partire con il piede giusto. Il sasso è stato lanciato, ci farebbe piacere conoscere il parere dei soranesi e ricevere una risposta dal nostro Sindaco se condivide o meno l’idea. Claudio Franci La Voce del Capacciolo LA TOPOLINO Ci tormentava il fatto, a chi dell’uno e l’altro, il primo posto fosse riservato, fra le poltrone della topolino, che il babbo avea ordinato. Intessuta un’epopea di parolacce, con la regola costante da seguire, suonava la mia voce al maschile e Roberto accordava al femminile: “Te stai di dietro io al posto a corte, anche‘n chiesa davanti i più piccini sennò p’andà lassù, che’ corri forte, arrocchi pè le cave e su pè Laterini” nera come un tizzo, pè ‘n dì ‘ncazzata a sedè n’quella sedia sembrava alzata “Ti dò Castel Sereno e Laterini te, di dietro cò Zula e su’ canini” S’andò per le lunghe a bocca piena, e la mamma che non s’intrometteva, faceva avanti e indietro con la cena. Gradiva il babbo far pianino si era allungato quel brodino strano, con noi così paziente in miglior loco avea la mente “E io guido!”Impastato con la tigna mio fratello, continuava destramente, non sapevo contrastarlo. “ Bastaaa!!!! Scendete voi due, immediatamente” impose, con l’indice puntato, il babbo dal viaggio ritornato. Alla mensa pronta, una pedata, aveva inchiodato una frenata, di traverso andò la panatela, fu penuria nella sua scodella, poi rumor d’infranti vetri….. la mi nonna ch’era a piedi entrò nella questione non certo con le buone “ Peppi’, ma ‘n credi ch’el cavallo matto c’ha’ dato al tu’ cugino ‘n gli fa manco un baffo a ‘sta magna topolino?” Fiorella, Roberto Bellumori, Filippo febbraio 2010 7 Bambini, protagonisti di tutto quanto ci accadeva intorno, ci sentivamo già i proprietari della topolino, che era ancora da acquistare e litigavamo per il posto dove sedersi. Era l’ora di cena e passavamo in rassegna tutte le parolacce che sapevamo. A tavola dovevamo essere composti ed era strano che il babbo ci lasciasse stare. Un calcio alla tavola apparecchiata, quasi la rovesciò, il vino si versò sulla tovaglia e finalmente anche il suo piatto si svuotò. “Scendete immediatamente” immerso nei pensieri era entrato, martellato dall’eco delle nostre insistenze, dentro la topolino e aveva fatto una frenata per farci scendere. La mamma parve condiscendente alla nuova “frescaccia” ma recise nel ridicolo l’assurda questione, palesando il suo sospetto, sia sul senno della topolino, che sulla bizzarria del cavallo, primo mezzo di trasporto del babbo. Il cavallo matto era stato regalato, non si sa se vivo o morto, al cugino di Montebuono, in seguito ad un inaspettato salto nel fossato antistante il Maschio. Fiorella Bellumori AL MIO AMICO GRAZIANO Fra gli amici miei più cari forse può sembrare strano, senza troppe esitazioni spicca il nome di Graziano. Per riassumer la sua vita ci vorrebbe solo Pina, raccontando la sua storia impiegherebbe una mattina. Le battaglie già intraprese è evidente sono tante cominciando dai formaggi, auto, pizze e carburante. La tua mente mai riposa, perché sempre in movimento rincorrendo dolci sogni trasportati via dal vento. Ti ringrazio amico mio per averci dimostrato che rischiar non è peccato, anche se ci metti poco a rimetter tutto in gioco. Ora mischia le tue carte come fosse una partita col coraggio che distingue la tua favola infinita. Piero Berni Caccia al tesoro 1979 – Sorano Festa dell’Avanti La Voce del Capacciolo febbraio 2010 IL ROVO ARCANO. Francesco del Belindieri abitava fuori del paese, verso la Fratta, e faceva l’amore con una ragazza della Fiorita. Fare all’amore significava, allora, stare con la propria fidanzata qualche volta la settimana, sotto l’occhio vigile di una terza persona che reggeva, come si diceva, il lume, la candela. Una sera di primavera, ritornando dalla Fiorita, France’ venne sorpreso da un rovescio di pioggia sempre più minacciosa. Era all’altezza del cimitero e pensò subito di ripararsi entrando nel vano d’ingresso. La pioggia continuava implacabile e si era fatto molto tardi, così France’ decise di accucciarsi in un loculo di recente costruzione e di mettersi a dormire lì dentro arrangiandosi alla meglio. La mattina dopo, molto presto, venne fuori mezzo assonnato e indolenzito, in modo del tutto naturale. Era smesso di piovere, ormai, e forse si poteva anche vedere, qua e là, qualche fuoco fatuo dall’aria incuriosita per la presenza di quello strano individuo che osava sostare solo e arbitrariamente in quel luogo. Dall’altra parte della strada, France’ strizzò gli occhi e vide un uomo solitario, lo riconobbe e pensò di chiamarlo per scambiare un semplice saluto di cortesia. “Ehi, Venanzio”, disse. “E’ già ora?” Intendeva riferirsi naturalmente alla passeggiata del mattino, ma Venanzio intuì tutt’altra cosa e, nello stesso momento in cui si sentì chiamare, sorpreso e impaurito, si spostò di scatto proprio al margine della strada e si sentì trattenere da un rovo uscito un po’ troppo fuori dalla siepe di recinzione che interpretò come una grinfia aggressiva e malvagia. A sentire poi quella voce strana , rauca, misteriosa, in quel luogo e a quell’ora, avvertì una scena da Settimo Sigillo; venne preso dal panico, pensò a un richiamo troppo prematuro e scappò via incacalito a gambe levate strappandosi la giacca con quel maledetto rovo. Non smise di correre fino a che raggiunse il Portone dove incontrò alcune persone che andavano a lavorare nei campi. Felice di essere ancora tra i vivi, tirò un profondo sospiro di sollievo, ma pensò subito di cambiare l’itinerario della passeggiata del mattino. Chi aveva parlato? Che voleva quello da me? Pensò preoccupato. Era riuscito a vedere appena un’ombra e nella sua immaginazione passavano ancora le cose più strane. Poi ritornò finalmente sereno e sorrise anche lui della faccenda tanto che si permise di raccontarla a qualcuno. Quando si ricordano le cose di un paese, si ha sempre l’impressione che siano accadute ovunque e che forse siano addirittura inventate, compresi i protagonisti di turno. Eppure la storiella che si ritiene sia accaduta a Sorano non si può pensare altrove; è impossibile, improbabile. Il fatto narrato è sempre un unicum irripetibile e personaggi simili non si trovano proprio da 8 nessun’ altra parte. Sarà vero, oppure no – Capacciol la raccontò. Mario Bizzi Nelle vicende umane il lato oscuro s’affaccia prepotente nella vita da rendere il percorso un po’ in salita ed il cammino a volte anche più duro. Mario Bizzi Parrocchia di Sorano Appuntamenti rilevanti del mese di febbraio 2 febbraio 2010 Candelora - ore 16.00 Messa in S. Nicola e benedizione delle candele 11 febbraio 2010 Orbetello (Duomo) Giornata del Malato - ore 15.00 arrivi e a seguire processione e messa. Piccolo rinfresco e alle 18.00 partenze. Se servono carrozzine avvisare il Parroco 17 febbraio 2010 in San Nicola Le Ceneri - ore 16.00 Messa delle Ceneri 19 Febbraio 2010 in S. Nicola alle ore 15.30 conferenza sulla Sacra Sindone. Interverrà la dott.ssa Emanuela MARINELLI Esperta 26 Febbraio 2010 II Venerdì di Quaresima - Ultimo venerdì del mese ore 15.30 Via Crucis e SS. Messa per tutti i nostri defunti.