Studio di fattibilità
Introduzione
S.I.BI.L.LA Sistema Biodiversità Lisone Lambro – Studio di Fattibilità
Progetto cofinanziato da Fondazione Cariplo
Partners del Progetto:
Comune di Casaletto Lodigiano (capofila)
Comune di Caselle Lurani
Comune di Salerano sul Lambro
Comune di Cerro al Lambro
Testo a cura del Gruppo Interdisciplinare:
Pian. Fabrizio Calloni
Pian. Chiara Panigatta
Pian. Davide Bassi
Arch. Marco Daniele Engel
Dott. Giovanni Molina
Dott. Michele Sorrenti
Dott. Matthias Reuter
Dott.ssa Giusi Laurenzano
www.studiopacaba.net
Studio di fattibilità
Parte III – Partecipazione e comunicazione
PARTE III
PARTECIPAZIONE
E
COMUNICAZIONE
Studio di fattibilità
Parte III – Partecipazione e comunicazione
Studio di fattibilità
Parte III – Partecipazione e comunicazione
Indice
PREMESSA........................................................................................................................... 1
1.
DISTRIBUZIONE CAPILLARE DI MATERIALE INFORMATIVO.................................... 2
2.
INCONTRI PUBBLICI CON LA CITTADINANZA ....................................................... 8
3.
SIBILLA NELLE SCUOLE .......................................................................................... 15
4.
INCONTRI CON OPERATORI DEL SETTORE PRIMARIO ......................................... 24
Studio di fattibilità
Parte III – Partecipazione e comunicazione
Studio di fattibilità
Parte III – Partecipazione e comunicazione
PREMESSA
Lo studio di fattibilità del Progetto S.I.BI.L.LA è affiancato da un percorso di
sensibilizzazione e comunicazione effettuato presso le comunità locali dei comuni
coinvolti nel progetto, basato su 4 pilastri:
1. distribuzione capillare di materiale informativo alle famiglie residenti nei
comuni;
2. incontri pubblici di informazione con la cittadinanza con momenti di
partecipazione attiva;
3. coinvolgimento e partecipazione degli alunni delle classi IV delle scuole
primarie e delle classi I delle scuole secondarie di primo grado.
4. Incontri con operatori locali del settore agricolo locale.
L’attività di coinvolgimento e partecipazione, che ha visto la compresenza di
esperti di urbanistica e di professionisti che operano nel campo della facilitazione,
è stata fondamentale per innescare il percorso di apprendimento reciproco che
è uno degli elementi fondamentali del progetto Sibilla.
Quando i tecnici che si occupano, a vario titolo, di gestione, programmazione,
pianificazione o progettazione, operano in un determinato territorio non sempre
possono raggiungere un’adeguata conoscenza del contesto semplicemente
sulla base di informazioni tratte da una bibliografia per quanto aggiornata e
completa. Nemmeno i rilievi sul campo possono avere un ruolo efficace se non si
è in grado di interpretare correttamente le motivazioni che hanno determinato
uno stato dei luoghi specifico.
Ecco quindi che il coinvolgimento dei soggetti locali diviene una fonte importante
non solo per la raccolta delle informazioni di dettaglio, ma anche per la loro
interpretazione.
Con soggetti locali si intendono tutti coloro che, per diverse ragioni, si trovano a
convivere in un medesimo territorio, risiedendovi o svolgendovi attività lavorativa
(o entrambe le cose contemporaneamente) portando avanti istanze, logiche e
risorse che, pur talvolta entrando in conflitto reciproco, se adeguatamente
ponderate e pacatamente espresse, contribuiscono in modo sostanziale ad
arricchire non solo il quadro dello scenario al tempo zero, ma anche la strategia
di intervento.
Ovviamente, come si è accennato, l’operazione di apprendimento non avviene
unicamente da parte dei tecnici, ma anche, nel senso opposto, da parte della
cittadinanza, che, tramite un appropriato coinvolgimento, riceve le informazioni
di base, ossia la cornice di senso, entro cui poter esprimere il proprio punto di vista
e la propria progettualità.
Gli incontri pubblici sono stati costruiti proprio su questo doppio binario con una
parte inziale di condivisione della terminologia (cos’è una rete ecologica e in
cosa consistono gli obiettivi del progetto) ed una seconda parte nella quale è
stato dato spazio agli interventi dei presenti e ai loro suggerimenti progettuali.
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Studio di fattibilità
Parte III – Partecipazione e comunicazione
1.
DISTRIBUZIONE CAPILLARE DI MATERIALE INFORMATIVO
La sensibilizzazione delle comunità locali su tematiche di carattere tecnico e di
scarsa divulgazione e conoscenza per i non addetti ai lavori ha avuto una prima
fondamentale fase legata alla predisposizione di “totem” di cartone (vedi sotto),
di un opuscolo informativo trasmesso ad ogni nucleo familiare e di appositi
volantini informativi riportanti la comunicazione dell’avvenuto aggiornamento dei
materiali presenti sulle pagine internet dedicate al progetto e accessibili dai siti
internet istituzionali dei Comuni.
I “Totem”, nella forma di strutture piramidali in cartone con altezza di 140 cm, sono
stati consegnati alle singole amministrazioni nella fase iniziale del progetto.
Queste installazioni, illustranti graficamente i punti salienti del percorso di Sibilla,
sono state collocate all’ingresso di ogni singola struttura scolastica e all’ingresso
delle sedi comunali.
Inoltre la leggerezza della struttura in cartone ha permesso il trasporto dei totem
nelle sedi in cui sono avvenuti gli incontri serali con la cittadinanza.
La presenza di strutture tridimensionali di dimensioni rilevanti ha permesso di
richiamare l’attenzione dei residenti intorno al progetto.
Figura 1 – Totem – immagine per la stampa su cartonato ripiegabile
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Studio di fattibilità
Parte III – Partecipazione e comunicazione
L’opuscolo consiste in una pubblicazione di 8 cartelle formato A4 ripiegato di cui
si riporta di seguito la copertina esterna.
Figura 1 – Opuscolo 1 – Copertina e ultima pagina
L’obiettivo che si è inteso raggiungere è quello di attuare un primo approccio al
progetto affinché fossero già note le parole chiave principali e fosse più agevole
in sede di incontri pubblici aprire un dialogo e stimolare la progettualità dei
presenti.
L’opuscolo infatti informa la cittadinanza che è stato avviato il progetto Sibilla e
ne riporta i contenuti a grandi linee.
Per consentire una maggiore comprensione delle tematiche del progetto sono
state inserite nell’opuscolo anche informazioni di carattere tecnico inerenti il
significato del termine “rete ecologica” e cosa si intende generalmente per
“corridoio ecologico”.
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Studio di fattibilità
Parte III – Partecipazione e comunicazione
A valle della fase di coinvolgimento attivo, le cui caratteristiche sono oggetto dei
capitoli che seguono, è stato prodotto un secondo opuscolo distribuito anch’esso
capillarmente alle famiglie che risiedono nei 4 comuni, che invita la cittadinanza
a farsi esploratore del territorio attraverso una serie di suggestioni riguardanti il
territorio emerse dall’azione di studio e progettazione.
Figura 2 – Copertina seconda pubblicazione
L’uso dell’opuscolo ha lo scopo di mantenere vivo l’interesse nei confronti del
progetto, consentendo anche a chi non ha la possibilità di accedere ai materiali
disponibili on-line, di avere un aggiornamento sintetico di quanto accade nel
proprio territorio.
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Studio di fattibilità
Parte III – Partecipazione e comunicazione
L’ultima pubblicazione che si è voluto distribuire capillarmente alle famiglie
residenti nel territorio di Sibilla non riveste la forma dell’opuscolo, come le
precedenti, ma ha le fattezze di un fascicoletto cui si è voluta attribuire la forma
del Vademecum.
Di seguito si riporta l’introduzione al Vademecum scritta in forma di lettera alla
cittadinanza:
Abitanti dei comuni di Casaletto Lodigiano, Caselle Lurani, Salerano e Cerro al Lambro,
il progetto “Sibilla”, che ormai da un anno ha cominciato a muovere i primi passi e che ha
esplorato il territorio con l’aiuto di tecnici, amministratori, cittadini e ragazzi delle scuole,
giunge, con questa pubblicazione, a segnare un punto importante nella definizione della
sua proposta operativa per il futuro di questo territorio.
Per chi non lo sapesse, il progetto Sibilla ha come compito principale quello di trovare
modalità di intervento per creare e/o rafforzare la connessioni ecosistemiche che possono
essere riconosciute sul territorio di quattro comuni affinchè possa partecipare attivamente
al più articolato progetto regionale di Rete Ecologica.
Cosa si intende per connessione ecosistemica? Si intende in sostanza la creazione di
“strade verdi” che colleghino tra loro luoghi che esprimono alti valori di naturalità per la
presenza di una grande varietà di specie vegetali e animali. Le “strade verdi” sono
ovviamente dedicate alle specie animali che hanno l’esigenza di spostarsi per nutrirsi o
riprodursi e che spesso, soprattutto nei contesti agricoli, devono accontentarsi di piccole
aree verdi residue che forniscono loro la possibilità di sostare per brevi o lunghi periodi.
Oltre a ciò durante il loro cammino trovano spesso ostacoli come strade carrabili o aree
urbane che costituiscono minacce talvolta letali.
E’ ovvio che quelle che chiamiamo amichevolmente “strade verdi” non si concretizzano
come infrastrutture reali, ma piuttosto come percorsi preferenziali che consentano gli
spostamenti della fauna con una relativa sicurezza.
Lo scopo principale del progetto Sibilla è proprio quello di creare nuove possibilità di
collegamento est-ovest tra il Lambro ed il Lisone che sono entrambi già riconosciuti a
livello regionale come potenziali linee di connessione ecosistemica.
Una delle linee portanti di questa connessione est-ovest è il Cavo Marocco che attraversa
inoltre ben tre dei quattro comuni coinvolti nel progetto, ma Sibilla ha aperto un nuovo
orizzonte ampliando lo sguardo anche all’interno dei centri abitati. E’ vero che si è
appena affermato che le aree urbane costituiscono una minaccia per le specie animali,
tuttavia, approfondendo l’osservazione, si può notare come i centri abitati di questo
territorio possano rivestire anche il carattere di risorsa per il progetto. Ci troviamo infatti
davanti a contesti nei quali prevale quella che i tecnici definiscono un’edilizia a bassa
densità che tradotto in altri termini significa: edifici dalle dimensioni e dalle altezze
contenute che presentano attorno porzioni di verde privato più o meno estese.
Cosa significa avere tante aree verdi private in questo territorio? Significa che,
paradossalmente, esprimono più biodiversità (varietà “naturale”) i centri abitati rispetto
alle aree agricole che li circondano. Significa avere “in potenza” una serie di “isole verdi”
che, se ben gestite, possono partecipare attivamente al disegno di costruzione delle
“strade verdi” per la fauna.
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Studio di fattibilità
Parte III – Partecipazione e comunicazione
Ecco spiegato il nome di questo opuscolo “L’Arcipelago di Sibilla” che vuole proprio
sottolineare come ogni piccola area verde può contribuire all’incremento della
biodiversità locale e sovralocale.
Tra novembre e dicembre del 2013 il progetto Sibilla è entrato nelle scuole con un’attività
mirante non solo a sensibilizzare i ragazzi al tema della rete ecologica, ma anche ad
ampliare le conoscenze sul contesto dei 4 comuni. In particolare una delle cose che era
stata chiesta agli alunni era di riportare su un questionario le specie vegetali presenti nei
giardini privati (fossero di ville o di condomini). Questo ha permesso ai tecnici del progetto,
su un campione piuttosto nutrito, di avere un’idea di quali fossero le piante e i fiori
ricorrenti e di capire se queste specie potessero essere di aiuto o meno ai fini del progetto.
Questo Vademecum non vuole essere un modo di imporre scelte ai privati cittadini nella
gestione delle loro proprietà, ma entra piuttosto nella serie di azioni di sensibilizzazione che
il progetto Sibilla ha voluto portare avanti fin dai primi momenti fornendo indicazioni che si
spera possano essere utili per rendere le aree verdi urbane “amichevoli” per le specie
animali che abitano il territorio e per aumentare la varietà di specie che potenzialmente
possono transitarvi.
A tal proposito l’opuscolo contiene anche un elenco delle principali specie faunistiche
che possono incontrarsi nel contesto dei 4 comuni al fine di incrementare la
consapevolezza presso la cittadinanza della biodiversità che già è presente e di cui
spesso non ci si rende conto a sufficienza.
Con la speranza che le isole dell’arcipelago di Sibilla formino un giorno un piccolo
continente di biodiversità vi auguriamo buona lettura!
Il Vademecum è costituito dalle seguenti sezioni:
• la gestione delle aree verdi, che contiene consigli in merito alla
manutenzione dei giardini e degli spazi verdi privati al fine di trasformarli in
“stepping-stones”1 della rete ecologica.
• schede riferite alle specie arboree, arbustive, floristiche che possono
svolgere un ruolo attivo nell’incremento della biodiversità locale, con
indicazioni in merito ad alcune caratteristiche peculiari ed alla fauna che
può avvantaggiarsi della loro presenza.
1
Stepping stones (“Pietre da guado”): non sempre i corridoi ecologici hanno una continuità
completa; spesso il collegamento può avvenire anche attraverso aree naturali minori poste lungo
linee ideali di passaggio, che funzionino come punto di appoggio e rifugio per gli organismi mobili
(analogamente a quanto fanno i sassi lungo una linea di guado di un corso d’acqua), purché la
matrice posta tra un’area ed un’altra non abbia caratteristiche di barriera invalicabile. Le stepping
stones sono frammenti ambientali di habitat ottimale (o subottimale) per determinate specie,
immersi in una matrice paesaggistica antropizzata. Utili al mantenimento della connettività per
specie abili ad effettuare movimenti a medio/breve raggio attraverso ambienti non idonei. Tra
queste specie si possono indicare:
• specie che compiono movimenti regolari fra ambienti differenti per le loro necessità vitali
(trofiche, riproduttive, ecc.);
• specie relativamente mobili (gran parte degli uccelli, di insetti, chirotteri);
• specie tolleranti a livelli medi di disturbo benchè non abili ad occupare zone permanentemente
modificate dall’uomo.
Per specie poco sensibili alla frammentazione, all’isolamento, alla qualità dell’habitat possono
prevedersi stepping–stones di origine umana (rimboschimenti, zone umide artificiali, ecc.).
(Fonte: Provincia di Bergamo – Piano di settore della Rete Ecologica Provinciale)
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Studio di fattibilità
Parte III – Partecipazione e comunicazione
•
schede riferite alle principali specie faunistiche che potrebbero vivere
stabilmente o attraversare le aree verdi con indicazione dei periodi
prevalenti di attività, grado di interferenza con i manufatti antropici, grado
di conflittualità con gli animali domestici ecc. Le informazioni contenute in
queste schede, oltre a facilitare la riconoscibilità delle specie locali da
parte dei residenti, consente di attuare piccoli accorgimenti nelle aree
verdi che consentano di renderle “accoglienti” per la fauna.
Figura 3 – Copertina “Vademecum”
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Studio di fattibilità
Parte III – Partecipazione e comunicazione
2.
INCONTRI PUBBLICI CON LA CITTADINANZA
In ciascun Comune aderente al progetto è stato organizzato un momento
pubblico di partecipazione, aperto alla cittadinanza, volto da un lato
all’illustrazione delle conclusioni dell’attività di analisi del territorio coinvolto nel
progetto e, dall’altro, a consentire ai convenuti di richiedere approfondimenti
specifici, di apportare il loro punto di vista e di esprimere la propria progettualità.
Gli incontri sono stati effettuati in orari serali per garantire la presenza del maggior
numero di cittadini possibile e si sono aperti, come si è accennato, con
l’esposizione da parte dei tecnici del gruppo interdisciplinare delle attività di
prima conoscenza del territorio, acquisita per la maggior parte tramite testi
specifici e documentazioni ufficiali di enti pubblici (piani, programmi, progetti di
livello regionale, provinciale e comunale).
Sono state evidenziate le caratteristiche del contesto oggetto di studio dal punto
di vista delle peculiarità dell’assetto morfologico, del sistema agro-ambientale e
del loro rapporto con il sistema insediativo sottolineando i punti di forza e di
debolezza.
Successivamente, al fine di condividere un linguaggio comune che consentisse di
agevolare lo svolgimento della fase progettuale dell’incontro, è stato chiarito in
cosa consista uno studio di fattibilità e sono stati presentati in forma sintetica e,
per quanto possibile, non tecnica, i concetti chiave e le tematiche che
sottendono l’obiettivo del progetto Sibilla, ossia la costruzione di interconnessioni
ecosistemiche tra il fiume Lambro e il Lisone.
Di seguito si riportano alcune delle slides della presentazione pubblica:
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Studio di fattibilità
Parte III – Partecipazione e comunicazione
Per stimolare la progettualità dei convenuti ed orientarla principalmente sulle
tematiche funzionali al raggiungimento degli obiettivi del progetto, si è infine
proiettato e commentato un elaborato cartografico contenente le principali
tematiche emerse dall’analisi del contesto con evidenziazione di macro-ambiti
nei quali, a parere dei tecnici, potevano essere sviluppate le azioni del progetto.
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Studio di fattibilità
Parte III – Partecipazione e comunicazione
Figura 3 – Cartografia con primi spunti di riflessione illustrata negli incontri pubblici
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Studio di fattibilità
Parte III – Partecipazione e comunicazione
Terminata la presentazione generale è stato richiesto ai presenti di esprimere il
proprio punto di vista e, se possibile, di suggerire linee di intervento per il
raggiungimento degli scopi del progetto.
Al fine di facilitare lo scambio di informazioni e rendere immediatamente visibili le
risultanze della discussione, è stata predisposta una cartografia di base in formato
A0 contenente il territorio del comune nel quale avveniva l’incontro con
evidenziazione delle edificazioni, della viabilità e dei corpi idrici.
Sono stati distribuiti agli astanti alcuni post-it sui quali si è stato loro chiesto di
scrivere quali fossero i luoghi più apprezzati e/o frequentati e per quale
motivazione (sempre secondo parametri coerenti con l’oggetto dello Studio di
Fattibilità) e se vi fossero anche luoghi che avrebbero potuto essere valorizzati o
migliorati da interventi di naturalizzazione o incremento della fruibilità.
Al fine di rendere tutti partecipi delle informazioni contenute nei post-it, si è infine
chiesto agli astanti di incollarli sulla cartografia in corrispondenza del luogo cui si
riferiva l’appunto.
Si è così costruita una sorta di “carta interattiva” che ha consentito di
comprendere immediatamente, ad esempio, se vi fossero luoghi maggiormente
frequentati e le motivazioni per le quali altri spazi, che apparentemente ad
un’analisi teorica, sembravano idonei alla frequentazione, non fossero realmente
interessanti per la popolazione locale.
Figura 3 – La cartografia interattiva
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Studio di fattibilità
Parte III – Partecipazione e comunicazione
Come ci si aspettava dagli incontri sono emersi elementi interessanti che hanno
consentito di arricchire il quadro di contesto e di costruire in sede di proposta un
pacchetto di azioni che abbiano una maggiore attinenza con quanto espresso
dalla realtà locale.
Ma il valore aggiunto degli incontri è stato anche quello di fare interagire in una
sede “neutrale” soggetti residenti nel medesimo territorio, ma appartenenti a sfere
spesso conflittuali: cittadini, imprenditori agricoli, cacciatori, volontari della
Protezione Civile, amministratori dell’ente pubblico…
Durante gli incontri, essendo stata stimolata una visione “positiva” del territorio e
del suo futuro, si è verificata anche una certa disponibilità di molti intervenuti a
rendersi partecipi a vario titolo nella fase attuativa del progetto, dimostrando che
spesso vi erano visioni preconcette rispetto alle posizioni che avrebbero assunto i
soggetti a seconda delle “appartenenze” (politiche, sociali, economiche…).
Si è quindi in parte verificato che la sostenibilità ambientale, in qualunque modo
sia declinata e percepita, è una tematica rispetto alla quale si avverte una certa
sensibilità da parte delle comunità locali indipendentemente dal ruolo che
svolgono in un determinato territorio.
Di seguito vengono sintetizzati i contributi emersi, suddivisi nelle categorie
“fruizione” e “interventi a favore della biodiversità” al fine di poterli poi tradurre a
livello operativo di proposte per lo studio di fattibilità.
Elementi progettuali emersi
Fruizione
Caselle Lurani
Possibilità di vivere il centro abitato e i suoi dintorni a piedi o in bicicletta
utilizzando percorsi protetti e rafforzando le connessioni con i comuni contermini.
Sistemazione in chiave paesistico/conservativa della palazzina delle chiuse sul
Lisone in località Grugnetto e dell’area circostante
Possibilità di organizzare feste ed eventi che siano occasioni di socializzazione per
i residenti e, al contempo, momenti di riscoperta e condivisione della natura e
del paesaggio, attrezzando o migliorando aree già preposte a questa funzione
Realizzazione di un filare alberato lungo la via Donizetti che collega i nuclei di
Caselle e Calvenzano al fine di rendere maggiormente gradevole la fruizione
ciclo/pedonale soprattutto nella stagione estiva
Realizzazione di un filare alberato lungo la il percorso storico che unisce i nuclei di
Caselle e Casaletto
Migliorare le condizioni di fruibilità dei percorsi interpoderali che sono già
attualmente riconosciuti dalla popolazione locale come tragitti prioritari per gli
spostamenti a piedi o in bicicletta
Realizzazione di punti attrezzati per la sosta in prossimità delle chiuse del Lisone e
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Studio di fattibilità
Parte III – Partecipazione e comunicazione
della ponticella sul Lisone nella frazione di Calvenzano
Salerano sul Lambro
Segnalazione di un frequente e continuato utilizzo ciclopedonale del percorso
storico di collegamento tra Salerano e Caselle, alternativo al tragitto lungo le
provinciali,
ed
evidenziazione
di
una
criticità
in
corrispondenza
dell’attraversamento della SP17.
Realizzazione di una pista ciclabile sulla SP 205, che collega Salerano a Caselle,
con adeguati standard di sicurezza e alberature ai lati che consentano un più
gradevole transito soprattutto nel periodo estivo.
Realizzazione di un percorso ciclopedonale lungo il Lambro, con creazione di
piccole aree di sosta.
Riconoscimento della zona di ripopolamento e cattura “Castiraga” individuata
dal Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Lodi, che occupa la porzione
meridionale del territorio comunale, come area regolarmente fruita dalla
popolazione locale sia del comune che del circondario.
Creazione di un punto panoramico sulla valle del Lambro e di una piccola area
di sosta in corrispondenza del luogo di immissione del Cavo Sillaro nel Lambro.
Casaletto Lodigiano
Possibilità di accedere al tratto di percorso pedonale lungo il Lambro, in
corrispondenza dell’area degli orti nella frazione di Mairano, al fine di rendere
agibile un tragitto circolare che consenta di ampliare le possibilità di fruizione
ciclopedonale del comune.
Realizzazione di un percorso ciclopedonale lungo i tracciati poderali che
attualmente collegano la Cascina Villarossa all’abitato di Becalzù, che vengono
già fruiti dalla popolazione locale.
Realizzazione di un collegamento ciclopedonale tra i nuclei di Gugnano e
Mairano lungo tragitti alternativi alle strade provinciali esistenti.
Realizzazione di percorsi ciclabili in calcestre o sterrato che colleghino il nucleo di
Casaletto a Mairano e a Caselle lungo tragitti alternativi alle strade provinciali
esistenti.
Riprogettazione delle aree verdi poste in contiguità ad aree agricole tramite un
incremento delle alberature e delle attrezzature al fine di armonizzare gli spazi
urbani e quelli rurali.
Interventi a favore della biodiversità
Caselle Lurani
Sistemazione in chiave paesistico/ambientale dell’area circostante le chiuse sul
Lisone in località Grugnetto
Incremento delle presenze vegetazionali lungo i tracciati del Lisone e del Cavo
Marocco
Incremento delle presenze vegetazionali lungo i percorsi poderali ai margini delle
aree agricole, al fine di potenziare il ruolo di fasce ecotonali che questi spazi
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Studio di fattibilità
Parte III – Partecipazione e comunicazione
possono svolgere.
Possibilità di mantenere un livello costante di acqua nel Lisone che garantisca la
sopravvivenza delle specie ittiche e favorisca l’incremento generale di presenze
faunistiche e vegetazionali.
Salerano sul Lambro
Segnalazione di teste di fontanile scarsamente manutenute con conseguente
perdita della funzionalità e degrado dell’ecosistema circostante.
Segnalazione della presenza di un’area estrattiva lungo il Lambro a Sud
dell’abitato di Salerano per la quale deve essere verificata la consistenza e la
caratteristica (area estrattiva vera e propria, area di riserva, giacimento…)
Segnalazione della presenza di aree gradevoli lungo il tracciato fluviale del
Lambro, in corrispondenza degli orti, presso le quali poter attivare interventi di
valorizzazione.
Incremento delle presenze vegetazionali in corrispondenza del terrazzamento
che digrada verso il Lambro, area già fruita dalla popolazione locale.
Creazione filari arboreo arbustivi lungo il corso del Cavo Sillaro.
Casaletto Lodigiano
Richiesta di piantumazioni a filare lungo i tracciati idrografici a gestione diretta
dei fondi agricoli
Valorizzazione delle aree verdi pubbliche all’interno dei nuclei abitati tramite
interventi di incremento delle dotazioni vegetazionali.
Riqualificazione delle chiuse del Lisone al fine di garantirne la funzionalità e
realizzare una presenza costante di acqua nel corpo idrico.
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Studio di fattibilità
Parte III – Partecipazione e comunicazione
3.
SIBILLA NELLE SCUOLE
Sempre nell’ottica di attivare un meccanismo di mutuo apprendimento tra
sapere tecnico e conoscenza non esperta di chi vive il territorio, il percorso del
progetto ha visto anche il coinvolgimento degli studenti delle scuole primarie e
secondarie di primo grado dei comuni coinvolti in Sibilla.
Il dare voce anche ai ragazzi è sembrato utile al fine di completare il mosaico
delle aree di valore e fruibili che possono entrare a far parte della fase attuativa
del progetto. Infatti le esigenze ed i punti di vista di adulti e ragazzi non sempre e
non necessariamente collimano e non era possibile pensare di avere un quadro
esaustivo delle realtà locali unicamente con gli incontri serali di cui si è detto nel
paragrafo precedente.
Nello specifico, gli obiettivi dell’attività svolta nelle scuole, condivisi
preventivamente con i dirigenti scolastici e con i docenti, sono stati:
• Attivare una comunicazione capillare nelle scuole, con la speranza che
possano fungere da scatola di risonanza che contribuisca a diffondere
nell’intero territorio l’informazione della esistenza e della potenzialità del
progetto Sibilla;
• Rendere i ragazzi, in quanto esperti conoscitori del proprio territorio,
attraverso l’espressione del proprio punto di vista, parte attiva nel percorso
di realizzazione dello studio di fattibilità;
• Ottenere informazioni e proposte utili per completare la realizzazione del
progetto.
La proposta di attività è stata chiamata “Sibilla a scuola” e l’idea di base è stata
invitare gli alunni a compiere un’esplorazione del territorio che abitano e
frequentano cercando di unire il loro punto di vista di ragazzi con la modalità di
osservazione propria del pianificatore territoriale, e provando poi a rendere
comunicabile e comprensibile il loro modo di interpretare il territorio.
L’ottica con la quale è stato compiuto il lavoro è stata quella di attribuire alla rete
ecologica anche un ruolo polivalente (seguendo in questo le linee
programmatiche regionali) che non si limiti a rafforzare l’interconnessione tra
habitat, ma possa avere anche un valore come servizio ecosistemico.
In questo senso la richiesta ai ragazzi di concentrare l’attenzione sulla fruibilità
investe un valore positivo in quanto associa ad eventuali istanze reali la possibilità
di concentrare interventi concreti di (ri)naturalizzazione che svolgano un duplice
servizio, ecologico e per la collettività.
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Studio di fattibilità
Parte III – Partecipazione e comunicazione
La proposta di attività con le scuole è stata sottoposta alle amministrazioni e alle
dirigenze delle scuole nel marzo del 2013.
A fine aprile 2013 si è proceduto al contatto diretto con gli insegnanti delle scuole
interessate al fine di illustrare dettagliatamente l’attività e averne un primo
riscontro.
A luglio 2013 si sono tenuti degli incontri con gli insegnanti e dirigenti delle scuole
dei comuni di Cerro al Lambro e Caselle Lurani.
A inizio settembre 2013 sono ripresi i contatti con gli insegnanti e si è messo a
punto un calendario di incontri in classe che hanno avuto inizio ad ottobre 2013
per concludersi nella prima metà di dicembre 2013.
Hanno partecipato al programma “Sibilla a scuola”:
• le classi quinte della primaria di Riozzo (Cerro al Lambro) – 32 alunni e 3
insegnanti;
• le classi prime della secondaria di Cerro al Lambro – 66 alunni e 6 insegnanti;
• le classi quarte della primaria di Caselle Lurani – 31 alunni e 3 insegnanti;
• le classi prime della secondaria di Caselle Lurani – 44 alunni e 6 insegnanti;
• le classi quarte della primaria di Salerano – 28 alunni e 2 insegnanti;
• la classe quarta della primaria di Mairano (Casaletto Lodigiano) – 20 alunni e 1
insegnante.
Si è deciso di organizzare tre incontri per plesso scolastico a cadenza
bisettimanale al fine di coinvolgere ciascun plesso nell’attività per un periodo
totale di circa un mese.
Il calendario degli incontri si è cosi sviluppato:
Primo incontro
21 ottobre 2013: scuola secondaria di Cerro al Lambro; scuola primaria di Riozzo;
28 ottobre 2013: scuola secondaria di Caselle Lurani; scuola primaria di Caselle
Lurani;
30 ottobre 2013: scuola primaria di Salerano;
4 novembre 2013: scuola primaria di Mairano;
Secondo incontro
4 novembre 2013: scuola secondaria di Cerro al Lambro, scuola primaria di Riozzo;
11 novembre 2013: scuola secondaria di Caselle Lurani;
13 novembre 2013: scuola primaria di Salerano;
14 novembre 2013: scuola primaria di Caselle Lurani;
18 novembre 2013: scuola primaria di Mairano;
Terzo incontro
18 novembre 2013: scuola secondaria di Cerro al Lambro, scuola primaria di
Riozzo;
27 novembre 2013: scuola primaria di Salerano;
2 dicembre 2013: scuola primaria di Caselle Lurani, scuola secondaria di caselle
Lurani, scuola primaria di Mairano.
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Studio di fattibilità
Parte III – Partecipazione e comunicazione
Entrando nello specifico l’attività svolta nelle scuole si è articolata in tre incontri i
cui contenuti sono di seguito dettagliati:
Primo Incontro
L’incontro è stato propedeutico all’avvio dell’attività e, come già fatto per gli
incontri serali, si è proceduto innanzi tutto ad una presentazione del progetto e
all’approfondimento delle parole chiave e delle tematiche (rete ecologica,
corridoi ecologici, studio di fattibilità…) attraverso un linguaggio di facile
comprensione adeguato al livello degli studenti.
Compiuta la presentazione si è spiegato ai ragazzi che veniva chiesto loro di
avere un ruolo attivo per la costruzione del progetto ed in particolare sono stati
invitati ad osservare il territorio che abitano e percorrono, seguendo le istruzioni di
un apposito “kit dell’esploratore”, redatto a cura dei tecnici del progetto e fornito
ad ogni alunno, composto da:
• Una base cartografica in formato A3 riportante le principali frazioni di ogni
comune di riferimento con indicazione dei luoghi di riferimento (scuole,
farmacie, centri sportivi…) al fine di facilitare l’orientamento. Dei centri abitati
(di cui si è riportato anche l’intorno) erano riprodotti gli edifici, la viabilità e i
corpi idrici.
• Un questionario suddiviso in tre sezioni:
1. Nella prima sezione era richiesto agli alunni di comunicare quali fossero i
percorsi che sono soliti fare a piedi o in bicicletta, specificando
separatamente quelli compiuti autonomamente e quelli lungo i quali
vengono accompagnati. Inoltre era richiesto di specificare quali fossero le
strade o i luoghi che i ragazzi non frequentano o non possono frequentare.
Ad ogni tipologia di percorso il kit assegnava un colore che era quello con
cui il tragitto doveva essere riportato sull’apposita cartografia fornita.
2. Nella seconda sezione veniva richiesto ai ragazzi di concentrarsi
sull’osservazione del giardino della propria villa o del proprio condominio, o
del balcone o del terrazzo, al fine di rilevare le essenze presenti;
3. La terza sezione richiedeva un’osservazione diretta sul campo, effettuata
da soli o in gruppo con lo scopo di scegliere al massimo tre luoghi
all’aperto considerati “belli”, in cui la loro percezione del territorio è
positiva, e al massimo tre luoghi “brutti”, con percezione negativa, e
successivamente fotografarsi all’interno di questi luoghi con un’espressione
del volto che indicasse positività o negatività in base alla propria
sensazione. Queste fotografie sarebbero dovute essere stampate sia in
formato normale che in formato tessera per le successive attività.
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Studio di fattibilità
Parte III – Partecipazione e comunicazione
Figura 4 – Kit di lavoro per alunni scuole
La reazione delle classi al progetto è stata positiva, gli alunni hanno esposto
numerose domande di carattere operativo e soprattutto dimostrato vivo interesse
per il proprio territorio.
La proposta di immedesimarsi nel ruolo di esploratori sembra essere stata positiva
per il coinvolgimento dei ragazzi.
E’ stato specificato che l’esplorazione sarebbe potuta avvenire in vari modi:
uscite di classe, con i propri genitori, con gli amici, da soli, è stato deciso di
lasciare piena autonomia organizzativa ad alunni ed insegnanti.
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Studio di fattibilità
Parte III – Partecipazione e comunicazione
Secondo incontro
Avvenuto due settimane dopo il primo, si è configurato come un momento di
revisione dell’attività di esplorazione delle classi.
L’obiettivo è stato di fare il punto della situazione, rispondere ad eventuali dubbi
sorti durante le osservazioni, discutere le proposte.
Si è verificato che la maggior parte delle classi coinvolte ha organizzato un’uscita
con l’insegnante, in cui i ragazzi hanno potuto compiere un’esplorazione
comune; tuttavia molti alunni hanno anche investigato soli, con amici e parenti.
Come indicazione per proseguire il lavoro è stato chiesto alle classi di procedere
ad un’azione di sintesi dei percorsi segnati sulle singole cartografie, per poter
arrivare ad un unico prodotto comune.
Terzo incontro
Il terzo ed ultimo incontro si è concretizzato come un momento conclusivo e
collegiale organizzato come un “evento” di lavoro comune per la costruzione di
un quadro d’insieme.
L’obiettivo è stato quello di riportare su un’unica grande tavola 1,5 m x 2,5 m il
lavoro svolto da tutti gli alunni coinvolti nel progetto per ottenere infine un quadro
generale della loro percezione del territorio su tutta l’area interessata da Sibilla.
L’attività si è svolta in più fasi.
Nella prima fase è stato chiesto agli alunni, divisi in piccoli gruppi, di riportare sulla
tavola complessiva i percorsi che hanno segnato singolarmente utilizzando la
legenda dei colori unificata. Ciò consente di avere un’immediata restituzione dei
luoghi urbani ed extraurbani attraversati dai ragazzi.
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Studio di fattibilità
Parte III – Partecipazione e comunicazione
Nella seconda fase i ragazzi sono stati chiamati a costruire con uno stuzzicadenti
e lo scotch delle bandierine riportanti le fotografie con gli stati d’animo scattate
durante la fase di esplorazione. Successivamente, sempre a gruppi, i ragazzi
hanno affisso le bandierine sulla tavola.
Anche in questo caso l’affollarsi di bandierine su determinati luoghi fornisce
l’immediata percezione di quali siano gli spazi più frequentati e quelli che
potrebbero essere migliorati o riqualificati.
A questo lavoro analitico interpretativo, è stata associata una terza fase di
proposta progettuale, in cui è stato chiesto ai ragazzi, attraverso l’utilizzo di
apposite bandierine raffiguranti alcune specifiche attività e modalità di fruizione,
di segnalare sul proprio territorio aree che potrebbero, a loro giudizio, essere
sottoposte ad interventi progettuali.
Figura 5 – Indicazioni attività e modalità fruitive
Percorsi ciclopedonali
Filari di alberi e
cespugli
Aree verdi per la sosta
e per il gioco
Luoghi piacevoli vicino
ai corridoi d’acqua
Le aree ove è stata richiesta dai ragazzi un’attenzione progettuale si localizzano
prevalentemente in corrispondenza con i tracciati e i percorsi di fruizione esito
della “prima fase”.
Potenziamento e messa in sicurezza di Percorsi Ciclopedonali
Vengono individuati per la maggior parte i percorsi che i ragazzi compiono
accompagnati, che corrispondono a tragitti di collegamento tra i centri abitati
che si sviluppano negli spazi agricoli.
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Studio di fattibilità
Parte III – Partecipazione e comunicazione
Questa richiesta di intervento sottolinea la presenza di un’effettiva fruizione
dell’ambito periurbano e riflette la necessità di poter migliorare le condizioni
qualitative dell’uso degli spazi e verificare la possibilità di una loro estensione.
Ulteriore elemento di richiesta è il prolungamento e completamento del sistema di
percorsi ciclabili urbani ed interurbani esistenti, potendo garantire in questo modo
anche un ampliamento delle aree fruite in autonomia dai ragazzi.
Messa a dimora di Filari di alberi e cespugli
La presenza di filari viene vista come elemento di arredo lungo i percorsi di
fruizione del territorio. Oltre ad essere percepito come unità di misura della
“bellezza” del paesaggio, viene associata al filare un’utilità pratica nel rendere
più gradevole l’uso di un percorso durante le ore più assolate dei periodi
primaverili ed estivi.
Nuove Aree verdi per la sosta e il gioco
La loro collocazione è stata proposta quasi esclusivamente nelle immediate
vicinanze dei centri urbani, come integrazione del “sistema del verde” ivi
presente.
Realizzazione di Luoghi piacevoli lungo le vie d’acqua
Le vie d’acqua, sia il Fiume Lambro che il Colatore Lisone e il Cavo Marocco non
sono state riconosciute come risorse ove realizzare potenzialmente aree gradevoli
per la sosta. Fanno eccezione alcune realtà nei centri urbani come l’area del
“Grugnetto” a Caselle Lurani.
E’ stato interessante osservare come alcune delle aree progettuali individuate dai
ragazzi si localizzassero in corrispondenza di luoghi già emersi come di interesse
durante gli incontri serali con la cittadinanza, mentre altre, soprattutto con
riferimento ai tracciati idrografici, escluse dalle considerazioni dei ragazzi
assumono per gli adulti un ruolo potenzialmente positivo.
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Studio di fattibilità
Parte III – Partecipazione e comunicazione
Gli incontri nelle scuole e le fasi di lavoro sono stati filmati e fotografati al fine di
dare testimonianza dell’attività svolta e restituire efficacemente il contributo che
alunni e insegnanti hanno dato alla realizzazione dello studio di fattibilità del
progetto Sibilla.
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Studio di fattibilità
Parte III – Partecipazione e comunicazione
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Studio di fattibilità
Parte III – Partecipazione e comunicazione
4.
INCONTRI CON OPERATORI DEL SETTORE PRIMARIO
L’interlocuzione diretta con operatori del settore primario è stata indispensabile
per una comprensione delle reali condizioni di svolgimento della pratica agricola
e della effettiva fattibilità delle azioni previste all’interno dello Studio di Fattibilità.
I colloqui sono avvenuti presso le sedi aziendali garantendo un clima di confronto
produttivo, utile alla interazione con il settore maggiormente interessato dalle
scelte dello Studio, permettendo di ascoltare in separata sede le differenti
opinioni senza forme di condizionamento esterno.
Struttura delle aziende agricole visitate
TIPOLOGIA I
Struttura organizzativa complessa caratterizzata da presenza di allevamento
zootecnico integrato con impianti a Fonti di Energia Rinnovabile (F.E.R.) di tipo
fotovoltaico e/o impianto a biogas.
La particolarità dell'impianto biogas in costruzione è la calibratura dello stesso sul
fabbisogno aziendale, con l’obiettivo del soddisfacimento del fabbisogno di
energia necessario alla gestione delle stalle e contestualmente per assorbire i
carichi zootecnici generati dall'allevamento insediato.
TIPOLOGIA II
Azienda agricola zootecnica priva di impianto a biogas o altre tipologie di fonti
energetiche alternative.
TIPOLOGIA III
Azienda agricola caratterizzata da presenza di allevamento zootecnico per
carne da macellazione priva di impianto a biogas o altre tipologie di fonti
energetiche alternative.
TIPOLOGIA IV
Azienda agricola priva di allevamento e priva di impianto a biogas o altre
tipologie di fonti energetiche alternative.
Riscontro rispetto al progetto
INTERESSE verso il Progetto S.I.BI.L.LA. e disponibilità di massima rispetto alla
possibilità di implementare azioni che possano essere a sostegno del
rafforzamento della biodiversità del territorio, ferma restando una sostanziale
necessità di studiare soluzioni che siano compatibili con la gestione aziendale
dello spazio agricolo.
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Studio di fattibilità
Parte III – Partecipazione e comunicazione
PERPLESSITA’ sulla possibilità che il Progetto S.I.BI.L.LA. – come altri della medesima
natura – possa essere attuato sul territorio comunale a causa delle difficoltà nella
gestione e manutenzione dei fondi.
CURIOSITA’ riguardo la possibilità di reperire le risorse da molteplici fonti di
finanziamento, considerando gli importi di dimensione consistente per la messa in
opera e per la gestione degli interventi del progetto.
Le tabelle che seguono riassumono in forma sintetica le principali considerazioni
emerse dagli incontri suddivise secondo due criteri: “criticità” e “potenzialità”
CRITICITA’
Nel corso degli ultimi anni il contesto rurale (inteso in termini di biodiversità) è
mutato profondamente anche in conseguenza di una differente “richiesta di
accesso all'acqua” da parte dei soggetti che operano nel settore agricolo cui
ha fatto seguito una diversa gestione del sistema irriguo locale e consortile.
Tuttavia si considera l’esistenza di un legame oggettivo tra “gestione del sistema
delle acque” e “mantenimento/incremento del livello di biodiversità” all'interno
di un territorio, perché le modalità di “permanenza” e di “deflusso” delle acque
in un dato luogo costituisce uno dei fattori chiave per la formazione ed il
mantenimento di un certo habitat.
Vengono manifestati dubbi sulla possibilità di incrementare la portata del Lisone
sia in termini di quantità che di frequenza nel corso dell’anno a causa della sua
natura di colatore soggetto al recepimento delle acque da altri corpi idrici.
Difficoltà a coniugare esigenze di manutenzione dei corpi idrici irrigui con le
necessità legate alla coltivazione dei fondi a causa della struttura aziendale in
prevalenza caratterizzate da una gestione di tipo familiare (e scarsa presenza di
personale).
Diffusione di pratiche monocolturali depauperanti a carattere intensivo, legate
da un lato alla volontà di assecondare in modo acritico politiche imposte a livello
comunitario (PAC - Politica Agricola Comunitaria); e dall'altro alla scelta operata
da parte di diversi agricoltori di procedere all'installazione di impianti F.E.R. (Fonti
Energia Rinnovabili) di dimensione “industriale” più che aziendale.
Accelerazione dei processi di “dismissione” di pratiche colturali di tipo integrato o
comunque finalizzate alla produzione di derrate per il mercato alimentare,
aprendo la strada a produzioni di carattere intensivo per finalità non alimentari
[esempio emblematico, in questo senso, la pratica – sempre più diffusa – di
sviluppare produzioni agronomiche funzionali al mercato energetico del biogas,
(coltivazione di mais)].
Difficoltà ad immaginare di trovare forme di incentivazione/stimolo rivolte al
mondo agricolo che siano “propositive” e non a carattere assistenzialista, come
spesso accade anche con riferimento alle modalità di attuazione delle politiche
comunitarie (PAC).
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Studio di fattibilità
Parte III – Partecipazione e comunicazione
Presenza significativa di persone che, soprattutto nei mesi estivi e primaverili,
percorrono le strade poderali spingendosi sino a ridosso dei tracciati idrografici,
accompagnata da situazioni di danneggiamento (di vegetazione, arginature…)
e abbandono di rifiuti lungo i percorsi fruiti.
Ciò genera nei conduttori diffidenza verso la possibilità di strutturare percorsi
tematici e utilizzi condividi dello spazio agricolo.
Presenza sul territorio di progetti simili, promossi ad esempio dalla Provincia di
Lodi, che hanno portato alla predisposizione di interventi di rimboschimento o di
piantumazione che per carenze di gestione e di progettazione hanno portato al
fallimento degli innesti
Possibili problematiche relative ai costi di riconversione dei terreni ai fini agricoli al
termine dei progetti. Ad esempio ove viene effettuato l’inserimento di alberature
sussiste il problema della rimozione della ceppaia.
POTENZIALITA’
Possibilità di attivare un “deflusso minimo vitale” lungo tutto il periodo dell’anno
per il Colatore Lisone, attraverso accordi con gli enti di gestione e controllo delle
acque di livello sovralocale.
Tale soluzione consentirebbe a diverse specie animali e vegetali di popolare il
corso d'acqua o fruirne, riducendo fenomeni di erosione delle sponde dovuti
all'alternarsi di prolungati periodi di magra con brevi periodi di piena (determinati
sia dallo sgretolamento delle sponde e del greto normalmente sommersi – e
quindi privi di vegetazione – che da danni prodotti da animali che eleggono a
tana le aree spondali scavando buche che ne indeboliscono la compattezza).
Creazione di un sistema di invasi a diversa altimetria, sfruttando le quote naturali
dei suoli, allo scopo di accumulare acqua all'interno di un determinato territorio e
regolarne poi il graduale deflusso verso il colatore Lisone al fine di ottenere un
livello idrometrico costante.
Disponibilità a sviluppare in prossimità del Lisone un approfondimento
relativamente alla presenza di aree in cui vi siano (o siano individuabili) zone
umide e garzaie.
Richiesta di un’attenzione particolare per le tipologie di fauna che potrebbero
essere introdotte, o la cui presenza potrebbe essere rafforzata, dalla costituzione
della connessione ecosistemica, in quanto potrebbero generarsi criticità (e
conflitto) nei confronti del sistema agricolo e zootecnico.
Un esempio che viene fatto in questo senso è quello della volpe, che può
trasmettere patologie al bestiame, determinando in questo senso danni
economicamente rilevabili all'attività zootecnica.
Onde garantire una un maggiore interessamento al progetto e alle sue modalità
di attuazione viene suggerito di contemplare tra le possibili modalità di
definizione delle aree per l’incremento di biodiversità la messa in opera di colture
potenzialmente redditizie come ad esempio pioppete da taglio.
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