13 Corriere della Sera Domenica 14 Giugno 2009 Focus Le abitudini che cambiano La mania Non solo abbigliamento, anche orologi, quaderni, vini e piatti nei cataloghi delle aziende La legge Si vuol creare una società chiamata Difesa Servizi che avrà proprio il compito di incassare le percentuali per la cessione dei loghi Vestire alla militare, nuova passione italiana G Boom dei prodotti con marchio delle Forze armate Ma non possono riscuotere la loro percentuale li italiani giocano alla guerra. Vestono tute con la scritta Esercito, indossano magliette col logo Marina Militare, sfoggiano giubbotti da pilota targati Aeronautica. A scuola i ragazzi maneggiano oggetti con marchi di argomento militare, diari, quaderni, zaini, tutti con gli stemmi e le insegne delle Forze armate. Perfino i produttori di vino hanno capito dove tira il vento e si adeguano. La ditta Sella e Mosca mette in commercio un rosso con l’etichetta Brigata Sassari e nel Monferrato imbottigliano Barbera e spumanti con la sigla Marina Militare. Sta diventando una vera e propria mania, oltre che una moda. Da sfruttare. Perché è un business in continua crescita. Se n’è reso conto Guido Crosetto, sottosegretario alla Difesa (Pdl). «È una grossa opportunità. I marchi militari funzionano. Peccato che le Forze armate non ne ricavino un bel niente». Non possono emettere fatturee di conseguenza non hanno modo di incassare percentuali sulle vendite. Ma le cose sono destinate a cambiare. Crosetto si è fatto promotore di un disegno di legge col quale vuole creare una società per azioni denominata Difesa Servizi, gestit a dalle Forze armate. «Potrà emettere fatture — spiega il sottosegretario — incassare le royalty e impedire che il logo delle unità militari venga usato in modo abusivo». I generali sono felici dell’iniziativa. Coi tempi che corrono, dice il capo di stato maggiore dell’Esercito Fabrizio Castagnetti, trovare «nuove risorse finanziarie» è una benedizione. Per cui ben vengano «lo sfruttamento dei marchi, il merchandising, le sponsorizzazioni». A proposito di sponsorizzazioni, l’attuale comandante generale dei Carabinieri Gianfrancesco Siazzu ritiene che si possa «concedere all’impresa fornitrice di apporre il proprio marchio sui capi di abbigliamento». In altre parole, potreste acquistare una tuta con uno stemma dell’Arma e il logo dell’azienda produttrice. Il primo a capire le potenzialità commerciali dei marchi militari è stato Roberto Grassi, titolare di Plg, Professional licensing group. Lavora da anni con sponsor e concessionari di logo. «Ero impressionato — racconta Grassi — dagli oggetti con sigle militari che vedevo nei negozi. Ne parlai con un capo della Marina. Dissi: sicuramente ricaverete buoni utili dallo sfruttamento del vostro marchio. Rispose che veramente loro non avevano concesso alcuna autorizzazione e quindi non ci guadagnavano proprio nulla. Era un mercato completamente abusivo». Ora però Grassi aveva aperto gli occhi ai capi militari. Quello che era considerato solo uno strumento per «elevare l’immagine delle Forze armate», poteva trasformarsi in una fonte di guadagno. Così, da tre anni, è stato sottoscritto con Plg un accordo per la tutela e la commercializzazione di stemmi, emblemi, bandiere. La società tratta con le ditte interessate, concede una licenza che autorizzaa mettere in vendita capi di abbigliamento, generi alimentari, oggetti di cartoleria e cancelleria con l’etichetta del battaglione San Marco, dei paracadutisti della Folgore e di altre unità militari. Una ditta storica come la Dufour si è aggiudicato il diritto di mettere in commercio tavolette di cioccolato e uova di Pasqua targate Marina Militare. Rcs ha ottenuto il permesso di vendere in edicola materiale da collezione della Marina. Mentre l’American Eagle lo stemma lo imprime sulle scarpe, la Locman punta sugli orologi. Nei negozi si trovano anche deodoranti, acque di colonia, dopobarba sui quali campeggia l’immagine di una nave militare. La Richard Ginori offre piatti e zuppiere, interi servizi da tavola decorati con il marchio dell’Esercito. Invece la ditta Cristiano di Thiene si è specializzata in capi di abbigliamento griffati Aeronautica Militare. In particolare produce un giubbotto di pelle da pilota corredato di stemmi. Il capo dell’Aeronautica ne ha regalato uno al presidente della Camera Gianfranco Fini, che lo indossa quando va in visita ai contingenti militari all’estero. Il mercato mostra di gradire. I prodotti si vendono bene. Tanto che la società Officina della Moda si prepara ad aprire una catena di negozi con l’insegna Esercito Italiano. La Marina, attraverso il suo sito ufficiale, permette l’accesso a un negozio online sul quale si possono ordinare tutti gli oggetti con stemmi navali. Le aziende incassano il 65 per cento del ricavato e il restante 35 per cento lo versano alla Plg. La quale poi dovrebbe riconoscere una percentuale alle Forze armate. Ma finché non verrà approvata la Difesa Servizi Spa è impossibil e accettare soldi. Allora ci si arrangia. «Invece del danaro — spiega Grassi — ripaghiamo le Forze armate in vari modi. Le chiamiamo permute in beni e servizi». Le spese per gli stand alle Fiere, ai motor show e ai saloni nautici sono a carico della Plg. I militari incaricati di accogliere i visitatori negli stand sono ospitati gratis. La Plg paga Dvd promozionali, opuscoli, la pubblicità per i concorsi di arruolamento, materiale utile per le conferenze stampa. D’ora in poi stamperà a proprie spese i calendari delle varie Il futuro La nuova società, spiega il sottosegretario alla Difesa Guido Crosetto, «potrà emettere fatture e impedire che il logo delle unità militari venga utilizzato in modo abusivo» I c onti Attualmente su ogni prodotto ufficiale le aziende incassano il 65% e il restante 35% va alla Plg, società che cede i marchi e che ripaga le Forze armate con beni, servizi e anche beneficenza Forze armate. Una parte dei fondi è dirottata verso associazioni benefiche. La Marina ha indicato come beneficiaria la fondazione Andrea Doria, che si prende cura degli orfani dei marinai, mentre l’Esercito fa devolvere i soldi a favore di associazioni dei familiari dei caduti. L’Aeronautica, racconta il capo di stato maggiore Daniele Tei, ha accettato «una collaborazione finanziaria per il restauro» di una sede dell’aviazione. Bisogna difendersi dagli abusivi. Negozi, riviste, siti online offrono montagne di oggetti marcati con sigle militari senza averne autorizzazione. Cercando su Google la voce «articoli militari» saltano fuori ben 435.000 siti. «I segni distintivi delle Forze armate — lamenta il generale Francesco Landolfi, direttore del Bilancio della Difesa — sono privi di una specifica tutela, perciò risultano esposti ad abusi e ad usi non autorizzati, impropri e fraudolenti». La Plg difende l’autenticità dei marchi con l’applicazione di un ologramma sui prodotti. Ma fermare gli abusivi è un’impresa. Ben venga allora la nuova legge, dice il capo di stato maggiore della Difesa Vincenzo Camporini, «che colma un grave vuoto normativo e impone multe a chi usa i marchi senza permesso». In realtà la multa prevista di 5 mila euro non sembra un deterrente spaventoso. «Va innalzata di almeno dieci volte», conclude il sottosegretario Crosetto. Marco Nese Nuove strategie per incrementare il bilancio Dalle previsioni del tempo alle fiction: per i generali è finito il tempo del tutto gratis ROMA — Non solo marchi e simboli. Le Forze armate dispongono di molte altre risorse. E si preparano a monetizzarle. «Forniscono importanti servizi ai civili - s piega Guido Crosetto, sottosegretario alla Difesa -. Tutto gratis». Ma quando sarà operativa la Spa Difesa Servizi, per ogni intervento verrà presentato il conto. Con relativa fattura. La Rai, ad esempio, se vuole continuare a mandare in video i colonnelli dell’Aeronautica dovrà pagare. Attorno alle previsioni meteorologiche ruotano notevoli interessi pubblicitari che fanno affluire fondi nelle casse della tv. L’Aeronautica punta a ritagliarsene una fetta. Le reti televisive, in genere, puntano molto sull’immagine delle Forze armate. Trasmettono programmi realizzati con l’aiuto dei militari, mandano in onda film e sceneggiati che utilizzano marchi e mezzi di tipo militare. Tutto questo, secondo Aldo Cinelli, direttore generale degli armamenti, «potrebbe rientrare fra le attività» per le quali è prevista una remunerazione. Sui set dei film storici, i registi hanno spesso bisogno di comparse vestite da militari. Allora, ragionano alcuni generali, facciamo sapere ai produttori cinematografici che potrebbero avere a disposizione militari veri per la cui partecipazione dovrebbero pagare un compenso. Insomma, le Forze armate le stanno studiando tutte per incrementare il loro magro bilancio a spese dei civili. Il comandante generale dei carabinieri Gianfrancesc o Siazzu, che lascerà la ca- rica il prossimo 22 luglio , lancia un’idea che potrebbe risultare utile sia all’Arma che ai civili. Sui tetti e attorno ad alcune caserme dell’Italia meridionale suggerisce di impiantare pannelli solari. Gli uomini dell’Arma avrebbero energia a costo zero e l’azienda interessata a montare le apparecchiature fotovoltaiche potrebbe guadagnare vendendo l’energia residua. La stessa iniziativa sarebbe applicabile, secondo il capo di stato maggiore dell’Aeronautica Daniele Tei, nelle aree aeroportuali: «Le possiamo mettere a disposizione per installare centrali fotovoltaiche. Noi forniamo lo spazio in una cornice di assoluta sicurezza e al tempo stesso contribuiamo a fornire preziose risorse per la comunità». Il primo Il colonnello Edmondo Bernacca (1914-1993) è stato il primo a fare le previsioni del tempo in tv Tutto avrà un prezzo. I servizi dell’Istituto geografico della Marina e la preziosa cartografia realizzata dai militari non saranno più disponibili a titolo gratuito. L’ammiragli o Paolo La Rosa, capo di stato maggiore della Marina, aspetta introiti anche dai corsi addestrativi svolti dai suoi uomini a favore di civili, «corsi per la navigazione, corsi di vela presso le scuole della Marina, corsi antincendio e antifalla navali tenuti presso i centri di addestramento di Taranto e La Spezia». Fondi si potrebbero ricavare dagli arsenali e dagli aeroporti militari permettendo ai civili di utilizzarli. Abbiamo tanti immobili di prestigio, dice il capo di stato maggiore della Difesa Vincenzo Camporini, «mettiamoli a disposizione a pagamento per mostre, esposizioni, convegni. Sarebbero ideali anche per farvi svolgere le prove dei candidati di concorsi pubblici». Uno degli edifici più belli che si pensa di poter aprire al pubblico per iniziative cultural i è la caserma dei carabinieri a piazza del Popolo a Roma. Un edificio ideato dal Valadier, considerato un gioiello di grande valore storico e artistico. M.Ne.