Comune di Borgosatollo Provincia di Brescia RICERCA ARALDICA DELLO STEMMA COMUNALE Giacomo Danesi Comune di Borgosatollo Provincia di Brescia RICERCA ARALDICA DELLO STEMMA COMUNALE Giacomo Danesi Giacomo Danesi ® [email protected] Tutti i diritti riservati È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo (internet compreso), senza il consenso scritto dell’autore Un particolare ringraziamento a Eugenio Sbalzer e Ivonne Bianchi per la loro preziosa collaborazione Progetto grafico di Alessandra Raineri Finito di stampare nel mese di maggio 2006 presso l’azienda grafica della Società Editrice Vannini - Gussago (BS) MUNICIPIO DI BORGOSATOLLO (Provincia di Brescia) Un giorno dell’estate scorsa, presso il nostro municipio, sì presentò un signore, proveniente dall’Olanda, portando sotto braccio un voluminoso pacco. Chiese di parlare con il Sindaco. Ero assente momentaneamente e al mio posto venne ricevuto dal Vice Sindaco, Angelo Pola. Il signore raccontò che una quindicina d'anni prima, la squadra di tamburello di Borgosatollo partecipò in Olanda ad un torneo di tamburello, appunto. L’ incredibile storia venne ascoltata con curiosità. Poi, con naturalezza, lo sconosciuto signore olandese, in Italia per trascorrere con la famiglia una vacanza sul lago di Garda, aprì il pacco e consegnò il contenitore con il gonfalone dimenticato nei Paesi Bassi. Ringraziato a nome dell’Amministrazione comunale, il gentile signore venne congedato e il gonfalone riposto in un angolo senza essere aperto. Alcuni giorni dopo mi venne raccontata l’incredibile storia, incuriosito aprii lo stendardo e, con grande sorpresa, mi accorsi che nello scudo non era effigiata la pecora rampante, ma un cinghiale! Inutile dire che questa storia mi incuriosì non poco. Logica e scontata la domanda. Perché mai sul gonfalone appare un cinghiale, quando l’apposito decreto del 28 agosto 1931, firmato dal Capo di Governo Benito Mussolini parla chiaramente di una pecora? La cosa era curiosa, e siccome per molta gente il vero stemma che rappresenta il Comune era il cinghiale e non la pecora mi sembrava fosse interessante indagare più a fondo sulle origini e sul significato. Il gonfalone di Borgosatollo dimenticato in Olanda. Nello scudo è effigiato un cinghiale rampante! 5 Sempre lo scorso anno i Sindaci di Castegnato e Ospitaletto Bresciano, Beppe Orizio e l’ing. Giorgio Prandelli, mi avevano fatto dono di due preziosi volumetti, distribuiti successivamente a tutte le famiglie dei due comuni, nei quali erano stati illustrati gli stemmi dei due comuni. Così ho incaricato l’autore dei due lavori, il giornalista Giacomo Danesi, studioso di Araldica Ecclesiastica e Civile, socio dell’Istituto Araldico Genealogico Italiano diretto dal professor Pier Felice degli Uberti, di predisporre uno studio (anche limitato) sulla storia del nostro stemma comunale. Grazie anche alla collaborazione dei nostri funzionari, Eugenio Sbalzer e Ivonne Bianchi, Giacomo Danesi in base ai documenti trovati nel nostro archivio comunale ha realizzato questa ricerca storica che ho il piacere di proporre ai cittadini di Borgosatollo. I documenti trovati non fanno piena luce sulle motivazioni per la quale, nel lontano 1931, i maggiorenti del nostro comune, decisero di effigiare nello scudo una pecora rampante. Le ipotesi sono molte. Di certo negli anni quella strana pecora rampante ha subito diverse variazioni grafiche. E non posso certo dimenticare che nelle nostre scuole, negli anni andati, gli insegnanti non disdegnavano di informarci che quella effigiata nello stemma comunale non era una pecora ma un cinghiale! Il caso poi del gonfalone “ritrovato” in terra olandese rende la storia ancor più curiosa. Forse è giunto il tempo di cambiare il nostro stemma comunale. Con un cinghiale? Può darsi. Di sicuro con qualche simbolo più consono al carattere della nostra gente e alle caratteristiche originarie delle nostre terre, di certo mal rappresentata da una pecora nel posizione (scomoda) di rampante! Il Sindaco Alberto Bellotto Dal Palazzo Municipale, 25 aprile 2006 6 BORGOSATOLLO Dalla città di Brescia, Borgosatollo dista solo 8 chilometri, posizionato a sud-est dalla stessa. Eppure un tempo per mandare qualcuno elegantemente a quel paese si diceva: “Ma va a Pifiù a ferà gli òch col martilì de pàja!”, intendendo Piffione, una frazione di Borgosatollo, un luogo lontano e disagiato. Il perché poi mettere a ferro le piante dei piedi delle oche (usando un martelletto fatto di paglia…) e tutt’altro discorso. Formatosi nei tempi andati intorno a cascinali e altre case, che convergevano su un centro attraversato da quattro importanti strade, oggi Borgosatollo è un paese di circa 8 mila abitanti che trae il suo sostentamento non certo solo dalla campagna ma da numerose attività commerciali, artigianali e industriali. Da cosa deriva il nome Borgosatollo? Ci sono diverse versioni, tutte con la loro valenza. Secondo alcuni studiosi deriva dall’aggettivo “satollo”, ovvero saturo. Questo a significare l’impossibilità di espandersi oltre. La versione più accreditata, invece, vorrebbe il nome derivato da “buscolo satulo”, così era identificata questa località nel XIII secolo. Buscolo satulo inteso come bosco frondoso. Infatti, questo luogo di proprietà prima del Demanio e successivamente della Canonica della 7 Cattedrale di Brescia, era un latifondo boscoso che a partire dal 1200 si diradò sempre più fino a scomparire, lasciando al suo posto un piccolo borgo di legnaioli, contadini e pescatori; un borgo aggregatosi intorno al quadrivio che ancor oggi è il centro paese. Nel corso dei secoli, secondo quest’ultima versione, il nome “Buscolo satulo” si trasformò in Borgosatollo. Certo sarebbe interessante scoprire i successivi passaggi che portarono a questa strana derivazione. Nel XIV secolo, con la caduta del potere feudale, il paese passò nelle mani di esperti agricoltori che determinarono un risveglio economico e un incremento demografico, tanto da attirare in questa zona potenti famiglie del vicinato che vi costruirono signorili ville usate come residenze estive e punto di controllo degli ampi possedimenti. Possedimenti agricoli che, grazie ad importanti opere di bonifiche, costruzioni di seriole, rogge e vasi di irrigazione, rendevano fertilissimo questo territorio. A proposito di rogge una di queste, la roggia Fena che attraversa il paese e collegata alla nobile famiglia Fè, divenne famosa per il detto: “Chi beve alla sua acqua non si allontana più dal paese, anche se straniero”. Avevano nomi curiosi queste importanti vie d’acqua. Eccone alcuni. La Sanpola, la Borsadola, la Piffiona, la Malpensata, la Emilia o Fontanone dei Mei, la Gheda… Negli ultimi decenni il paese è molto cambiato. Anche se una decina di anni fa, alla richiesta da parte dell’Istituto Geografico De Agostini di illustrare sotto l’aspetto paesaggistico, culturale e quant’altro il comune di Borgosatollo, mestamente il sindaco dell’epoca rispose testualmente: “…il paese non offre spunti panoramici o attrazioni meritevoli di attenzione… Non vi sono fiere o mercati… Non si ricordano nomi di persone illustri nate nel paese… Bibliografia locale: non esiste nulla.” Ecco spiegato perché mandare qualcuno a quel paese lo si spediva direttamente a Piffione, frazione di Borgosatollo! 8 LO STEMMA COMUNALE Blasonatura “D’azzurro, alla pecora saliente, rivolta, al naturale.” Scudo: sannitico (francese o moderno), come dispone l’apposito Regio Decreto. Elementi esterni Corona: lo scudo è timbrato dalla corona. E’ quella regolamentare per i Comuni italiani, ovvero formata da un cerchio aperto da quattro pusterle (tre visibili), con due cordonature a muro sui margini, sostenente una cinta, aperta da sedici porte (nove visibili), ciascuna sormontata da una merlatura a coda di rondine; il tutto d’argento e murato di nero. Elementi decorativi Due rami: posti in decusse sotto lo scudo, uno di quercia e uno di alloro, entrambi onusti di frutti. Nastro: i due rami posti sotto lo scudo sono annodati da un nastro di colore azzurro invece che con i colori nazionali bianco, rosso e verde. 9 10 LO STEMMA COMUNALE UNA PECORA O UN CINGHIALE? Per raccontare e documentare la storia dello stemma comunale di Borgosatollo non basterebbe un ponderoso volume! Lo spazio limitato di questa piccola pubblicazione non renderà certo merito alla sua complicata storia, ma servirà sicuramente ad avere un’idea della genesi di uno stemma che ha in una pecora rampante, o meglio saliente essendo la stessa un ungulato, il suo centro d’interesse. Per convenzione io, comunque, continuerò a chiamarla rampante. Il primo cenno cartaceo che riguarda lo stemma del comune, risale al 25 gennaio del 1925. In una lettera alla ditta Giuseppe Conti e C. di Brescia, il Commissario Prefettizio di Borgosatollo si rammarica di non aver ancora ricevuto la cancelleria a suo tempo ordinata e allega il disegno “…che Ella riprodurrà sulle carte intestata a questo Comune come stemma del medesimo.” La lettera del Commissario Prefettizio. Lo stemma in bianco e nero. Le linee orizzontali vogliono significare il colore azzurro. 11 Sorge spontanea la prima domanda. Chi ha deciso che lo stemma del comune di Borgosatollo fosse rappresentato da una pecora rampante in campo azzurro e rivolta araldicamente verso sinistra? In araldica la pecora è sempre rappresentata di profilo e passante, pascente o come agnello pasquale. Questi è rappresentato nella posizione di passante, o seduto, che stringe nella zampa destra una croce dalla quale pende una banderuola bianca caricata da una croce rossa. Secondo un appunto del giornalista Giannetto Valzelli, la pecora rampante fu imposta dai maggiorenti fascisti del luogo per “punire” i numerosi antifascisti del paese. Interessante deduzione. Nulla a che vedere, comunque, con l’araldica che vuole la pecora come simbolo di dolcezza e mansuetudine. Ben diversa, comunque, dal significato che comunemente si vuol dare ad una persona bollandola come pecora! Il 25 gennaio del 1926 il commissario prefettizio trasmette al Regio Ufficio di Araldica, con sede a Firenze, una copia conforme dello stemma di Borgosatollo “…perché sia riprodotto e conservato, come UFFICIALE in Cod. Ufficio di Araldica. Gradirò un cenno di ricevuta… ”. Cenno di ricevuta che il Regio Ufficio di Araldica fiorentino si guarda bene d’inviare. Con tutta probabilità perché si saranno accorti che lo stemma non aveva nessuna ufficialità, come imponeva la legge. Inutile una lettera di sollecito del commissario prefettizio inviata il 26 febbraio successivo. D'assoluto interesse la lettera che il commissario invia alla Camera di Commercio La lettera inviata alla Camera di Commercio ed Industria. La lettera d'accompagnamento inviata al Regio Ufficio di Araldica a Firenze dal commissario prefettizio. 12 ed Industria di Brescia in data 12 marzo 1926 con oggetto lo stemma comunale. Il commissario prefettizio invia alla Camera di Commercio copia dello stemma comunale, specificando che in esso è raffigurata “Pecora rampante in campo verde”. Un vero peccato che non esista copia di questo invio. Il motivo? Semplice. La copia dello stemma inviata al Regio Ufficio di Araldica di Firenze era sicuramente identica alla copia inviata alla Ditta Giuseppe Conti e C. per essere riprodotta sulla carta intestata. La pecora per l’occasione era “rampante” in campo azzurro, come le linee orizzontali stanno a testimoniare. In araldica i colori riprodotti negli scudi si possono identificare dalla posizione del tratteggio. Nel breve Piccolo Dizionario Araldico in fondo alla pubblicazione, è possibile avere informazioni in merito. Il colore verde, come gli studiosi d'araldica ben sanno, è rappresentato araldicamente con linee diagonali da destra a sinistra. La conferma indiretta l’abbiamo dalla lettera qui riprodotta e che porta la data del 24 giugno 1926. Nella missiva, in alto a sinistra, ecco apparire (forse una delle prime volte sulla carta intestata del comune) lo stemma comunale. Come si può notare la “pecora rampante” appare nello scudo su fondo azzurro. Lo si deduce dalle righe orizzontali. La curiosa pecora appare poi, sempre sulla carta intestata del comune in data 14 dicembre del 1926, leggermente diversa sia nello scudo che nella forma dello scudo. Nella lettera la curiosa forma dello scudo e della pecora a distanza di soli pochi mesi della precedente. La lettera inviata dal podestà all’Associazione degli Impiegati e Salariati Comunali 13 Ma ora viene il bello. Qualcuno in alto loco deve aver notato che lo stemma del comune di Borgosatollo era “fasullo”. Lo deduco da una lettera che il podestà invia non al Regio Ufficio Araldico di Firenze, ma addirittura alla Segreteria della Consulta Araldica di Roma. Non ho rintracciato la lettera “romana”, ma nella stessa sicuramente fu chiesto al podestà notizie sull’uso di uno stemma proprio, non essendo lo stesso stato registrato presso la Consulta Araldica. Incredibile e ingenua la risposta del primo cittadino, come possiamo leggere nella lettera. Il podestà nega che il municipio di Borgosatollo faccia uso di uno stemma proprio, affermando nel contempo che il municipio usa un semplice timbro con la scritta che lo denomina. Incredibile ma vero! Il podestà per la risposta fa uso di una carta da lettera con tanto di stemma comunale, ovvero la “pecora rampante”, posto in alto a destra. A sinistra, come imponeva l’allora legge vigente, ecco apparire il fascio littorio. Con una lettera datata 11 ottobre 1926 L’Ufficio Amministrativo della Consulta Araldica presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri fa rispettosamente notare che: “Questa Presidenza rileva che, contrariamente a quanto la S.V. scrive con la nota controindicata, codesto comune ad uso nella intestazione della carta di ufficio di un particolare stemma civico…”! La missiva del podestà, in data 26 settembre 1926, alla Consulta Araldica. La lettera di risposta della Presidenza del Consiglio dei Ministri. 14 Come vuole un italico vizio, il “colpevole” è immediatamente identificato nel Segretario Comunale in funzione nel comune di Borgosatollo due anni prima! Nella risposta il podestà, dopo aver incolpato il Segretario Comunale in funzione due anni prima, ammette che “…nessun titolo dunque, nessuna tradizione ne ragione logica ci autorizzano a mantenere lo scudo con la “PECORA PINGUE” sulla carta intestata”. Curioso il termine usato dal podestà: “Pecora pingue”! Appena terminata la fornitura della carta intestata con tanto di stemma fasullo, il podestà promette che lo stemma non sarà più “ricordato”. Con una successiva lettera datata 20 ottobre 1926, l’ufficio apposito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri prende atto della lettera del podestà, non dimenticando di ricordare allo stesso il divieto di far uso dello stemma dello Stato e invitandolo a domandare uno stemma nuovo nel caso non avesse un proprio simbolo storico. L’anno successivo ecco finalmente istituzionalizzata la richiesta dello stemma. La lettera, indirizzata a S.E. Il Capo del Governo (Per la Consulta Araldica), con il quale domanda il riconoscimento dello stemma civico del Comune di Borgosatollo, con allegato il bozzetto colorato, porta la data del 28 agosto 1930. La copia della lettera inviata al Capo del Governo per ottenere il riconoscimento ufficiale dello stemma civico. La lettera di risposta del podestà all’Ufficio Amministrativo della Consulta Araldica. 15 Estremamente interessante la documentazione predisposta dal Commissario Prefettizio per ottenere il regolamentare riconoscimento dello stemma di Borgosatollo. Eccola. Il manoscritto autografo, firmato dal Commissario Prefettizio, con gli appunti inerenti alla richiesta del riconoscimento dello stemma civico. Di grande interesse poi l’atto ufficiale inviato a Roma. Dallo stesso si apprende che lo stemma civico proposto “…appare riprodotto in pietra sull’arco del portone d’ingresso del Palazzo Municipale, sul parracarro (sic!) segnante il confine del territorio comunale verso Ghedi e nel pilastro d’ingresso del Cimitero risulta costituito da una “pecora pingue e lanosa” collocata in senso longitudinale sopra uno scudo ovale.” L’atto ufficiale che accompagnava la lettera e il bozzetto del nuovo stemma. 16 Il Capo del Governo, Primo Ministro e Segretario di Stato Benito Mussolini, in data Roma addì 28 agosto 1931 – IX, dichiarava che: “Spettare al Comune di Borgosatollo, in Provincia di Brescia, il diritto di fare uso dello stemma comunale miniato nel foglio qui annesso che è: “D’azzurro, alla pecora rampante, rivolta, al naturale.” Il Regio Decreto firmato da Benito Mussolini, datato 28 agosto 1931. IX. Durante il periodo fascista fu istituito il capo del littorio, con il decreto del 12 ottobre 1933, da inserire... “nella forma della figura araldica del Capo” negli stemmi delle Province, dei Comuni, delle Congregazioni di Carità e degli Enti parastatali autorizzati a fregiarsene. La miniatura dello stemma risulta essere opera di Pietro Fedele. 17 Nella foto il Capo con il fascio littorio è cancellato con i caratteri di una macchina da scrivere. E’ il 16 maggio del 1945. Una curiosità: nello scudo il Capo littorio è ancora rappresentato, mentre lo stesso è stato tolto dal timbro. La data è del 2 giugno 1945. Con la firma dell’armistizio dell’8 settembre 1943, e la successiva nascita del Partito Fascista Repubblicano, che il 25 novembre del 1943 assume la denominazione ufficiale di Repubblica Sociale Italiana, lo stemma si modifica. Dal Capo sparisce il fascio littorio e la Repubblica Sociale Italiana, meglio conosciuta come Repubblica di Salò, impone accanto allo stemma il Fascio Repubblicano. Ma non tutte le amministrazioni si adeguano alla nuova direttiva. Lo stemma di Borgosatollo in seguito non subirà sostanziali modifiche. A scuola, a molte generazioni di borgosatollesi sarà loro insegnato che nello stemma del comune, a dispetto dell’evidenza, è raffigurato un cinghiale e non una pecora. Nel gonfalone dimenticato in terra olandese, riportato a Borgosatollo nell’estate del 2005 da un anonimo turista, è raffigurato un cinghiale rampante. La decisione del sindaco Bellotto di predisporre in tempi brevi tutta la necessaria documentazione, affinché il comune si doti di un nuovo stemma, appare quanto mai opportuna. 18 PICCOLO DIZIONARIO ARALDICO ALBERO L’albero generico significa concordia nella patria, nell’esercito, nella famiglia. Questo perché i rami provengono da un unico tronco. ALLORO È la più nobile delle figure vegetali usate nel blasone, poiché con l’alloro si coronavano a Roma gli imperatori, i guerrieri trionfanti, i poeti ed i vincitori dei giochi Olimpici. È quasi sempre rappresentato onusto di frutti. ANIMALI Sono le figure più nobili del blasone. Il loro colore araldico è il più possibile simile al loro colore naturale. ARALDICA È la scienza che regola e governa la composizione degli stemmi. ARALDO Figura incaricata di regolare le feste cavalleresche e di annunciare i tornei medioevali. ARMA Lo scudo insieme alle pezze araldiche e agli smalti. AZZURRO Essendo il colore del cielo simbolizza tutte le idee più alte: fermezza incorruttibile e la gloria. Cicerone si vestiva spesso d’azzurro per far comprendere che i suoi pensieri erano alti. Eginardo lasciò scritto che Carlo Magno si vestiva alla francese, cioè con un saio azzurro. In Italia fu distintivo dei Guelfi. BIANCO Lo si sostituisce generalmente con l’argento. Si trovano di questo colore pezze araldiche, fiori, animali, ecc. Era il colore di parte Guelfa. BLASONE È la scienza che insegna a comprendere il significato delle armi nelle diverse figure araldiche, la proprietà, le leggi dell’araldica e la descrizione perfetta d’ ogni arma. BLASONARE Descrivere le armi secondo i principi della scienza araldica, indicando i colori e le posizioni delle pezze araldiche. Per blasonare un’arma s’incomincia a indicare il colore del campo dello scudo, poi si passa alle figure principali descrivendone lo smalto, la loro posizione, il loro numero e quindi i loro attributi. 19 CAMPO Il fondo dello scudo sul quale si disegnano le figure e le pezze. CAPO È la pezza onorevole di primo ordine. Occupa la terza parte superiore dello scudo e vuol simboleggiare l’elmo del cavaliere. CIMATO Messo sulla cima. CINGHIALE Rappresenta l’audacia unita alla ferocia. Classica figura rappresentata nei blasoni che vogliono rappresentare la caccia. Molti i modi di raffigurarlo nel blasone. Il più classico è nella posizione rampante. Ma si trovano anche nella posizione di passante, difeso, accollato, lampassato, ecc. COLORI I colori principali sono quattro: il rosso, l’azzurro, il verde, il nero. A questi si aggiungono tre secondari: il violaceo, o porpora, la carnagione ed il colore naturale. Il bianco e il giallo sono sostituiti dall’argento e dall’oro (denominati metalli), escluso quando le figure sono rappresentate al naturale, vale a dire con le tinte proprie. La tinta propria delle figure tratte dal corpo umano si chiama carnagione. Originale il sistema proposto per primo dal francese Vulson de la Colombière, intorno al 1600, per individuare i diversi colori con speciali tratteggi. Fu però Padre Silvestro da Pietrasanta a renderlo operativo pubblicandolo a Roma nel 1637. IL COLORE IL SUO TRATTEGGIO Sia reso merito al francese Vulson de la Colombière che intorno al 1600 propose di individuare i colori mediante il tratteggio. Ottima intuizione! Ma fu un gesuita italiano che per primo ne fece uso nel suo fondamentale libro “Tesserae gentilitiae ex legibus fecialium descriptae”, pubblicata a Roma nel 1637. Il suo nome? Padre Silvestro da Pietrasanta. Geniale il suo sistema. Eccolo in breve. METALLI ORO ARGENTO COLORI ROSSO AZZURRO NERO CORONA Classico ornamento di forma circolare, di metallo, fiori o foglie, che si pone sul collo o sul capo. Si porta come decorazione, nelle feste o ai funerali, al 20 VERDE PORPORA Un libero rifacimento del sistema, proposto da Vulson de la Colombière e attuato da Padre Silvestro da Pietrasanta, sull’individuazione del colore tramite il tratteggio valor militare o al merito civile. In araldica le corone indicano il grado di nobiltà. Si pongono sopra lo scudo o in cima all’elmo. CORONA DI COMUNE E’ formata da un cerchio aperto da quattro pusterle (tre visibili), con due cordonature a muro sui margini, sostenente una cinta, aperta da sedici porte (nove visibili), ciascuna sormontata da una merlatura a coda di rondine; il tutto d’argento e murato di nero. DECUSSE Una pezza araldica formata dalla sovrapposizione della banda e della sbarra. DECUSSATA Dicesi la croce di Sant’Andrea e le pezze poste in quella posizione. DESTRA La destra di uno scudo è quella posta a sinistra di chi lo guarda. FIGURE ARALDICHE Tutto ciò che si può mettere all’interno di uno scudo per formare uno stemma. LO SCUDO E LE SUE PARTIZIONI Ricordato che il fondo dello scudo si dice campo, e che se il campo è di un solo smalto lo scudo lo si denomina pieno, lo scudo stesso lo si può dividere con una o più linee in più campi che prendono il nome di partizioni. Se è diviso da una linea chiaramente il campo sarà diviso in due parti. Se invece sono due, ecco che lo scudo potrà essere diviso in tre o quattro parti. Contrassegno le parti con le lettere dell’alfabeto. Questo per significare in quale ordine lo scudo va successivamente blasonato, ricordando una regola importante: in araldica la destra dello scudo è a sinistra di chi guarda, e viceversa. METALLI Sono l’oro e l’argento. PARTIZIONI SEMPLICI PARTITO TRONCATO A A A NERO È il simbolo della stabilità o costanza e del dolore. Non era di questo parere il Ginanni che lo giudicava il più ignobile dei colori perché gli ricordava le tenebre. Il nero fu introdotto dai cavalieri che portavano il lutto. TRINCIATO B B B TAGLIATO ADDESTRATO SINISTRATO ONUSTO DI FRUTTI Pianta o ramo con frutti. A B A A B B PARTIZIONI Figura araldica che determina la divisioni dello scudo secondo le direzioni araldiche. Un esempio, tra i tanti, di come uno scudo può essere diviso da una linea. 21 PECORA È il simbolo per eccellenza della mansuetudine e della dolcezza. Si pone sempre di profilo e passante, pascente o agnello pasquale. Quasi mai rampante. PELLICCE Sono l’ermellino e il vajo. Valgono tanto come colore che come metallo. PEZZE ARALDICHE Figura araldica costituita da figure naturali e artificiali che sono state alterate dall’araldica. QUERCIA È il simbolo della forza e potenza, nobiltà, animo forte e antico dominio. È quasi sempre rappresentato onusto di frutti. ROSSO A tratteggio si rappresenta con le linee perpendicolari. Questo colore appare in quasi il 70% degli stemmi italiani. Numerosi i suoi significati. Eccone alcuni: amore verso Dio e verso il prossimo, generosità, grandezza, nobiltà, dominio, audacia e valore. SCUDO È il fondo sul quale si disegnano le figure e le pezze araldiche. SINISTRA La sinistra di uno scudo è quella posta a destra di chi lo guarda. SMALTI I metalli, i colori e le pellicce. In Italia spesso anche il campo di cielo. TIMBRARE Porre elmi, corone, cappelli e tocchi sullo scudo. VERDE È il colore che simboleggia la vittoria, l’onore, la cortesia, la civiltà, l’allegrezza, l’abbondanza e l’amicizia. Fu il colore dei Ghibellini. Rappresenta anche la speranza. Il motivo? Semplice. Perché allude ai campi primaverili di colore verde, appunto. E ciò fa sperare in una copiosa messe. 22 Lo Stemmario dei Comuni Bresciani Già pubblicati: Provincia di Brescia - dicembre 2005 Comune di Castegnato - maggio 2005 Comune di Ospitaletto - luglio 2005 Giacomo Danesi è nato nel lontano 1945, per caso, in uno sperduto paesino della Calabria da madre calabrese e da padre bresciano-bergamasco. Giornalista, ha collaborato con il quotidiano Brescia Oggi e successivamente per 20 anni come corrispondente per il quotidiano Il Giorno. Ha diretto Radio Number One, il mensile Dentro Casa ed è stato direttore editoriale dell’Edinord di Bergamo. Ha pubblicato per la Redani Editrice “Il Nuovissimo Almanacco di Brescia e Provincia”; per le Edizioni “Joannes De Centris” di Bergamo il volume “Ci hanno detto” e per l’Editrice Vannini di Brescia “Occhielli – Titoli – Som(m)ari”, una inedita raccolta di errori giornalistici. Nel 2004, edito dall’Associazione Industriale di Brescia, ha raccolto e commentato, in un volume, una cinquantina di detti e proverbi dialettali attinenti all’industria bresciana. Nel 2005, per l’Amministrazione Provinciale di Brescia, ha dato alle stampe il volume: “Cöntem sö töt dall’A alla Z - Pensieri parole opere e... omissioni della lingua bresciana”. Socio dell’Istituto Araldico Genealogico Italiano, è ormai prossima la pubblicazione del volume: “L’Araldica ecclesiastica da Leone XIII a Benedetto XVI”. È in preparazione lo Stemmario Storico dei Comuni Bresciani. È direttore responsabile del magazine La Gazzetta del Viaggiatore. Senza figli, sposato, vive nel bresciano e in giro per il mondo. Photo© Marisa Pagnoni - Cervinia 26-8-78 Di prossima pubblicazione: Comune di Adro Comune di Bione Comune di Cazzago San Martino