Tavolara Punta Coda Cavallo
Consorzio tra i comuni di Olbia, Loiri Porto San Paolo e San Teodoro
Ente Gestore dell’Area Marina Protetta Tavolara Punta Coda Cavallo
Progetto finanziato dal Ministero dell’Ambiente e Tutela del Territorio
Direzione Protezione Natura - Intervento Prioritario B1
Questo opuscolo intende illustrare le caratteristiche del
territorio compreso nel perimetro dell’Area Marina
Protetta Tavolara Punta Coda Cavallo ed i contenuti culturali che si integrano nel progetto di sviluppo sostenibile al quale è finalizzata l’istituzione dell’AMP, negli
intendimenti dell’Ente Gestore, il Consorzio costituito
dai Comuni di Olbia, Loiri Porto San Paolo e San Teodoro.
Area Marina Protetta
Tavolara
Punta Coda Cavallo
Area Marina Protetta
Tavolara
Punta Coda Cavallo
Tavolara Punta Coda Cavallo
Tra storia e leggenda
"Appendice alla storia naturale dei quadrupedi
di Sardegna" Francesco Cetti risolve così il problema degli “smisurati topi” di Tavolara. l'Isola
di Taulara nominata per le sue capre selvatiche,
si nomina pure per i suoi smisurati topi.... Di
somiglianti sterminati topi se ne trovano pure
nella isola di San Pietro... Alla dentatura riconobbi, che l'animale era veramente del genere de'
topi....bastevole argomento mi fornirono i
piedi....Riconobbi allora, che quelle pelli non
erano se non se spoglie del comun topo di
Sardegna....e per questa ragione altro che la
comun spezie non saranno i grossi topi di Taulara
, di Molara, e se in altre isole adiacenti se ne trovano...Forse le sue conclusioni furono affrettate e non di topi si trattava, ma di prolaghi. C'è
ragione di ipotizzarlo perchè a Tavolara si rinvengono tuttora non solo fossili, ma anche resti
non ancora fossilizzati di Prolagus sardus.
Tra storia
e
leggenda
In alto, il riparo della Mandria
a Tavolara, nel quale sono
stati ritrovati resti di un
focolare neolitico e fossili
di prolago. In basso,
un cranio fossile di prolago
(Prolagus sardous)
omincia nelle grotte la storia della presenza umana sull’Isola di Tavolara. Sul
lato orientale si affaccia sul mare e sulla
costa dell’isola maggiore il Riparo della
Mandria. Sembra solo una piccola rientranza
nella parete di calcare, ma può ospitare molte
persone e ancora oggi vi trovano spesso rifugio branchi di capre. Negli anni ‘50 del secolo
scorso fu rinvenuto qui dal Maxia quello che
restava di un focolare neolitico, ma soprattutto vengono da qui ancora oggi resti di prolago (Prolagus sardous) un piccolo mammifero
sul quale sono nate molte leggende e forse
anche quella dei topi giganti di Tavolara. Il
prolago, il cui ceppo originario sembra derivare dalla Mongolia, raggiunse in ondate successive Corsica e Sardegna, sfruttando l'abbassamento del livello marino fin dal periodo miocenico. Era un mammifero della famiglia dei
lagomorfi, della taglia di una cavia e un peso
di circa 800 gr. Viveva nutrendosi di vegetali
in un ambiente simile a quello oggi presente
a Tavolara caratterizzato da bosco, rocce e
macchia mediterranea. Probabilmente si estinse perchè entrò in competizione con roditori
"moderni", come il ratto, più che per la predazione operata dall'uomo in Sardegna, per il
quale, sopravvivendo a diverse invasioni faunistiche nell'isola, fu certamente una componente fondamentale della dieta nel paleolitico
e nel neolitico. Ma c’è anche chi ritiene si sia
estinto in epoca molto recente. Nel 1774 nella
C
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n’altra grotta sul versante opposto di
Tavolara racconta dei primi uomini che
vissero sull’isola. È la Grotta del Papa.
Prende il nome dalla guglia che sta nelle vici-
U
nanze, la cui forma ricorda un pontefice con la
tiara sul capo. La grotta, purtroppo a lungo
saccheggiata, rivela ancora tracce di frequentazione che documentano una delle più antiche culture sarde, quella di Bonu Ighinu, risalente al neolitico medio. Infatti, su una delle
pareti hanno resistito al tempo alcune pitture
che rappresentano figure umane stilizzate. Da
allora la grotta fu sempre frequentata dall’uomo come testimoniano ritrovamenti di lucerne
di epoca romana e le tracce dei vandali moderni che hanno sconvolto gli strati archeologici
ed abbattuto stalattiti e stalagmiti.
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In alto, La guglia del Papa dall’interno dell’omonima grotta.
Due immagini dei graffiti di
epoca neolitica, raffiguranti
figure umane stilizzate, su
una parete della Grotta del
Papa, in zona A. A destra,
un particolare ingrandito.
Tavolara Punta Coda Cavallo
Sopra, relitto romano del III
secolo d.C. rinvenuto a Porto
San Paolo. Sotto, scavo sul
relitto romano del IV secolo d.C
rinvenuto a Baia Salinedda
i pochi elementi disponibili a terra per
raccontare la storia delle epoche antiche
si è aggiunta, nell’ultimo decennio del
secolo scorso, una notevole quantità di informazioni provenienti da ricerche archeologiche
subacquee. Tavolara è all'imboccatura del
grande golfo che conduce ad Olbia, fondata dai
punici nella prima metà del IV° secolo a.C., e
ha perciò una posizione strategica e di crocevia di una gran quantità di traffici marini. Di
più sembra essere stata al centro di un sistema di postazioni militari fisse collocate ai due
estremi del golfo, dove sono attestati, da evidenze stratigrafiche, oltre 600 anni di frequentazione continua a partire dal IV°-III°
secolo a.C.. Sott'acqua poi, oltre 80 giacimenti archeologici, di diverse tipologie, coprono
un arco di tempo che va dal III° secolo a.C.
all'età moderna. La gran quantità di reperti
subacquei testimonia di quanto secche e piccoli scogli emergenti fossero un pericolo per la
A
4
Tra storia e leggenda
navigazione. Lo mostrano anche i molti relitti
moderni visibili sia su scogli emersi, che al
piede di scogliere sommerse. Lo testimoniano
con ancora maggiore chiarezza i relitti antichi
ritrovati e scavati in questi anni a Porto San
Paolo e a Salinedda, nel territorio di S.Teodoro
a gran quantità di relitti sommersi non è
da addebitare solamente alle difficoltà di
navigazione, ma attesta anche l'intensità e
le modalità dei traffici nella zona. Il rinvenimento di numerose imbarcazioni o resti di carico di dimensioni contenute porta a supporre
che vi sia stato un periodo, in epoca romana,
in cui le grandi onerarie non si avventuravano
sottocosta e la distribuzione dei carichi veniva
effettuata con imbarcazioni più piccole, puntando direttamente ai numerosi insediamenti
sparsi lungo la costa. Questa modalità di
distribuzione delle merci è forse da mettere
anche in relazione con i periodici interramenti
L
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Sotto, un’altra immagine del
relitto di Porto San Paolo.
Si tratta del secondo frammento, una parte di fiancata,
mentre l’altro spezzone
comprendeva una porzione
di chiglia.
Tavolara Punta Coda Cavallo
subiti dal golfo di Olbia, per gli apporti di
materiali da parte del Rio Padrongianus, che
sbocca proprio al suo interno.
Le isole inoltre dovevano rappresentare importanti punti di riferimento lungo le rotte per la
possibilità di approvvigionamenti di acqua e
di cibo. Infatti, oltre ad offrire abbondante
selvaggina, erano più sicure rispetto al rischio
di contrarre la malaria, diffusa invece lungo la
costa. Sott'acqua sono conservati reperti di
diverso tipo. Parti di scafi in legno, ancore,
carichi di anfore e vasellame, manufatti in pietra, grandi ziri.
Tra storia e leggenda
un qualche riconoscimento lo ricevette direttamente da Carlo Alberto, principe di Savoia, che
poi diverrà vero re del regno sabaudo. A riprova
di ciò a Buckingham Palace, tra le immagini di
tutte le dinastie regnanti del mondo, c'è anche
una foto del Re di Tavolara, re del più piccolo
regno del mondo. L'ultimo dei re, Carlo, è scomparso nel 1993 e si è così interrotta la discendenza diretta per primogenitura. Tonino, cui
spetta il titolo come secondogenito, è proprietario di un bel ristorante sulla grande spiaggia
di Spalmatore ed assieme alla sorella Maddalena
custodisce i ricordi del regno, oggi frazione di
Olbia e in gran parte di proprietà di una famiglia romana e del demanio militare.
u la costruzione del faro prima e poi l'insediamento di pescatori ponzesi, attratti
dalle aragoste che allora abbondavano, a
far lievitare la popolazione dell'isola che crebbe
fino ad un massimo di una sessantina di abitanti. In quella fase si sviluppò sull’isola anche
la produzione della calce nei grandi forni anco-
F
D
In alto, una parte del muro
perimetrale del Castello di
Molara, di epoca medievale.
In basso, l’abside della piccola
chiesa di San Ponziano,
di epoca medievale, in località
Cala Chiesa a Molara.
el periodo medievale rimangono testimonianze tanto cospicue quanto misteriose
a Molara. Sulla sommità dell’altura prospiciente a Punta Arresto, a nord est dell’isola,
sorge ancora bene visibile il bastione del
Castello di Molara, sulla cui datazione vi è
molta incertezza. Sul versante settentrionale
dell’isola vi è Cala Chiesa, dove a pochi metri
dal mare seminascosti nella macchia sono ben
riconoscibili i ruderi della chiesetta di S.
Ponziano. Sono ancora in piedi l’abside e buona
parte delle fiancate. Il culto di S.Ponziano sembra risalire all’esilio in terra sarda di Papa
Ponziano e le fondamenta delle cumbessias che
circondano la chiesetta testimoniano come
anche qui, come in molte altre località sarde, si
radunassero i fedeli per la festa del santo.
ella prima metà dell’Ottocento prende
corpo la vicenda dei re di Tavolara, in bilico tra storia e leggenda. Giuseppe
Bertoleoni, originario di La Maddalena e proprietario di greggi, occupò all'inizio dell'ottocento alcune isole, tra cui Mortorio, per stabilirsi poi definitivamente a Tavolara. Certo è che
suo figlio, Paolo Bertoleoni, primo re dell'isola,
N
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ra oggi ben visibili: gli ingredienti erano a portata di mano, infatti, pietra calcarea e legna da
ardere non mancano di certo a Tavolara. Fino a
quando nella prima metà degli anni ‘60 del
secolo scorso la marina militare espropriò l’area
di Punta Timone dove risiedeva la maggior
parte della piccola comunità di fanalisti e
pescatori-pastori, che andò a formare il nucleo
a mare dell’odierna Porto San Paolo. A Punta
Timone fu costruita la base ancora oggi ritenuta strategica per le comunicazioni militari in
bassissima frequenza.
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In alto, forni per la calce a
Tavolara. Al centro, il piccolo
cimitero dei re di Tavolara.
In basso, l’edificio
abbandonato del vecchio
faro a Tavolara.
Tavolara Punta Coda Cavallo
Rocce,
piante
endemiche
e animali
rari
e c’è un aspetto del paesaggio che colpisce navigando tra le isole è il contrasto
tra la le pareti verticali di Tavolara, che
sotto il sole dell’estate sembrano voler abbagliare con il loro biancore, e le forme dolci, dai
colori rosati, del granito della costa e delle
altre isole. Il calcare di Tavolara è quello che
resta dell’imponente copertura calcarea che
risale al periodo mesozoico e che lungo la
costa orientale della Sardegna si conserva solo
qui, a Capo Figari e nel Golfo di Orosei. Il calcare di Tavolara porta ben riconoscibili i segni
S
Rocce, piante endemiche e animali rari
tellati dalle onde e altri solchi di battente che
testimoniano della risalita delle acque da
quando, circa 18.000 anni fa, esse si abbassarono fino a circa 120 metri in meno rispetto al
livello attuale. Di questa risalita le testimonianze più evidenti sono però le cosiddette
strade romane. Ben visibili ai lati dello
Spalmatore di Terra, in realtà sono beach
rocks, cioè spiagge fossili collocate ai vari
livelli nei quali il mare sostò nelle pause della
risalita. L’azione degli agenti atmosferici e
marini ha modellato anche il granito che per
la sua natura cristallina subisce però evoluzioni diverse. Dovunque fuori e dentro l’acqua
sono evidenti i tafoni, caratteristiche forme
dell’erosione che costruiscono le architetture
più varie, partendo dal distacco di un primo
minuscolo cristallo, aspostato dal vento e dall’acqua.
d addolcire le forme della roccia ci pensa
nelle isole maggiori la rigogliosa macchia mediterranea, che sia a Molara che
a Tavolara ha anche alcune formazioni arboree. Ma sono le piante endemiche, più di 30
specie, a costituire il patrimonio più prezioso.
Ben sette sono state descritte per la prima
volta sulla base di esemplari raccolti a
Tavolara. Di queste Asperula deficiens è esclusiva di Tavolara ed è per questo una delle
piante più rare del mondo. Così lungo i sentieri e tra i dirupi è possibile scoprire piante
altrove molto localizzate come Centaurea horrida, un paleoendemismo che forma classici
pulvini spinosi nella zona di Punta Timone, e
Centaurea filiformis, dai ciuffi spettinati, diffusa un pò dovunque sui calcari. Vicino ai
ristoranti si incontrano i fiori viola e bianchi
del semprevivo (Limonium sinuatum); in riva
al mare, ma anche a 100 metri di altezza, vive
il Limonium hermaeum, endemismo dei calcari
occidentali della Sardegna, il cui nome ricorda
la denominazione romana dell'isola, Hermaea
insula appunto. Ai piedi delle falesie si incontrano nelle zone in ombra i calici azzurri della
Campanula forsythii. Indifferente al substrato,
Erodium corsicum colonizza le spaccature: è un
piccolo geranio endemico di Sardegna e
Corsica. Per chi conosce le isole bruciate dal
sole nel periodo estivo, la primavera offre uno
spettacolo inaspettato.
A
In alto, il granito di Molara
contrasta con la falesia calcarea
di Tavolara. In basso,
spiaggia fossile a Tavolara
dello scorrere del tempo: grandi e piccole
cavità si aprono fuori dall’acqua e sott’acqua,
segno del carsismo tipico delle zone sedimentarie. Una delle forme più caratteristiche è il
grande arco ad est dell’isola, residuo del crollo di una grande grotta. Ma sui calcari di
Tavolara è ben visibile anche l’evoluzione del
rapporto tra terra e mare. A circa 8 metri d’altezza in vari punti della falesia orientale è evidente il solco di battente fossile che indica
dove fosse il livello del mare circa 120.000
anni fa. Così come sotto la superficie del mare
sono visibili i resti di condotti carsici sman-
8
ra pietre e vegetazione su Tavolara,
Molara e Molarotto vivono alcune delle
più importanti colonie di uccelli marini
T
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In alto, fioritura di Centaurea
filiformis, al centro Erodium
corsicum; in basso,
Centaurea horrida a
Li Cantonacci di Tavolara
Tavolara Punta Coda Cavallo
Un gabbiano corso
nella colonia riproduttiva
di Molara.
In basso: una coppia di
berte minori sul nido
in una grotta di Tavolara
del Mediterraneo. La popolazione stimata
delle berte minori è di circa 7000 coppie nidificanti. I nidi occupano ogni tipo di anfratto
soprattutto nei versanti orientali di Tavolara e
Molara. Più problematica la stima delle coppie
di berta maggiore, che viene osservata in ogni
periodo dell'anno in gruppi di 30-40 individui.
Forse la presenza più caratteristica è quella
del marangone dal ciuffo. Già a dicembre gli
adulti mettono la livrea nuziale: il becco
diventa giallo carico, l'occhio di un verde smeraldo e il piumaggio assume un aspetto brillante con iridescenze verdi. La cresta è eretta
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Rocce, piante endemiche e animali rari
sul capo e da quel momento ogni spaccatura,
ogni cespuglio ospita almeno una coppia. A
Tavolara si possono contare più di 300 nidi,
ma è a Molarotto dove il marangone la fa da
padrone. Sul piccolo scoglio occupa tutti gli
anfratti, si nasconde tra i malvoni e molti nidi
dei ritardatari sono allo scoperto. A volte formano grandi gruppi e pescano insieme: se la
mangianza è abbondante può capitare di
vederli assieme a berte, gabbiani reali e corsi.
Può succedere anche di vedere due, tre delfini
(Tursiops truncatus) entrare nel gruppo per
associarsi al banchetto. Sono scene non da
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Un pulcino di garzetta
richiede l’imbeccata nella
colonia dell’isolotto Rosso
di Brandinchi.
In basso: la lucertola
endemica dell’isola di
Molarotto (Podarcis tiliguerta
ranzii) si rinviene solo
sul piccolo scoglio.
Tavolara Punta Coda Cavallo
"alta stagione" ovviamente, ma in autunno ed
in inverno fino all'inizio della primavera nel
mare di Tavolara, Molara e Molarotto succede
anche questo.
I
gabbiani reali nel periodo riproduttivo
occupano tutte le isole, con più di 1000
coppie nidificanti. A Molara nidifica il gabbiano corso. La colonia, accerchiata dai gabbiani reali, negli ultimi anni ha cambiato sito
più volte, ma il numero delle coppie è sempre
considerevole. Fuori dal periodo riproduttivo i
corsi si disperdono lungo la costa, avvicinandosi a riva: ma non perdono quel non so che
di nobile che li distingue dai reali. Hanno il
volo più lieve e manovrano con maggiore
destrezza. Sulle piccole isole di granito nidificano le sterne comuni: coppie isolate depongono le uova sulla roccia e difendono accanitamente il nido da qualsiasi intruso. Ospiti
recenti delle isole più piccole sono le garzette. Eleganti aironi dalla livrea candida, becco
nero, zampe nere e piedi gialli, formano piccole colonie dove i nidi sono quasi al suolo
uno a ridosso dell’altro. Le alte falesie di
Tavolara ospitano indisturbate almeno 3 coppie di falco pellegrino, oltre alla poiana ed al
gheppio.
In alto, un gruppo di
fenicotteri nello Stagno di
S.Teodoro e sullo sfondo le
falesie di Tavolara.
In basso, un airone bianco
maggiore sulla spiaggia
di Porto Taverna e
sullo sfondo Tavolara
a è l’aquila reale sicuramente la presenza faunistica più importante. Da alcuni
anni una coppia si riproduce stabilmente sull’isola ed ogni anno si possono osservare le evoluzioni ancora incerte del piccolo
facilmente riconoscibile per le macchie bianche sulle ali scure. Tavolara è forse nel
Mediterraneo l’unica piccola isola ad ospitare
il nido del nobile rapace. Le aquile spesso si
spostano sull’isola maggiore per rimpinguare
la dieta, ma cercano prede anche nelle colonie
dei gabbiani, predano qualche capretto dai
denti d’oro. Ennesima leggenda quella che
vuole le capre di Tavolara come rappresentanti di una razza endemica caratterizzata da una
patina dorata sulla dentatura. In realtà le
capre di Tavolara sono solo le dirette discendenti di quelle abbandonate a metà anni sessanta dagli abitanti dell'isola quando, con la
costruzione della base militare, si trasferirono
sulla terraferma.
M
Rocce, piante endemiche e animali rari
di Podarcis tiliguerta, la ranzii. La livrea
molto scura, punteggiata di celeste, la rende
straordinariamente ed inaspettatamente
mimetica sui graniti pieni di fessure, soprattutto quando la luce del sole a picco esaspera i contrasti.
ella foca monaca purtroppo resta solo il
ricordo di quando ancora sostava a riposare sulla spiaggia di levante a Punta
Timone e i pescatori dovevano scacciarla per
poter mettere a mare le loro piccole imbarcazioni di legno. Quella stessa spiaggia dove
sotto un grande masso cercava ombra al
momento di figliare. L’ultimo avvistamento del
grande pinnipede nei pressi di Tavolara risale
al 1992, ma la sua presenza stabile ormai è
solo poco più che una leggenda.
D
A
fare da contorno al paesaggio della costa
e delle isole vi sono due importanti zone
umide. A Porto San Paolo, il piccolo stagno di Porto Taverna, diviso dal mare da un
piccolo complesso dunale, nonostante le
dimensioni, ospita nel periodo dello svernamento notevoli presenze faunistiche. Ben più
importante lo Stagno di SanTeodoro, alle spalle della grande spiaggia de La Cinta con dune
colonizzate da ginepri. Lo stagno ospita
durante l’inverno centinaia di fenicotteri, ma
anche specie ben più rare come cicogne nere e
smerghi minori. Centinaia di anatre di tutte le
specie, folaghe, svassi e molte altre varietà di
uccelli acquatici svernano nella laguna, dove è
attivo un centro di piscicoltura, che svolge
attività di ittiturismo con un centro di ristoro.
'è un’altra rarità che resta da ricordare.
Esclusivamente sullo scoglio di
Molarotto vive numerosissima la lucertola di Molarotto, appunto, una sottospecie
C
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In alto, marangoni dal ciuffo.
Al centro, una capra
rinselvatichita a Tavolara.
In basso, in una foto del
1953, l’ultima foca catturata
a Tavolara (per gentile
concessione di Aurelio Spano).
Tavolara Punta Coda Cavallo
Lo scrigno
sommerso
In alto, una piccola cernia.
In basso, l’incontro con
una grande cernia tra
i massi di calcare che
ricoprono il fondale
di Tegghja Liscia a Tavolara.
e c'è un sito d'immersione che sintetizza
i fondali di Tavolara è Tegghja Liscia.
Sulla parete verticale fuori dall'acqua un
grande masso incombe e sembra stia per cadere da un momento all'altro. Così almeno fanno
pensare gli enormi blocchi di calcare che
movimentano il fondo fin dai primi metri di
profondità. E non si fa a tempo a lasciare la
catena della boa d'ormeggio che sciami di
centinaia di saraghi fasciati si lasciano avvicinare indolenti. Più in là gruppi numerosi di
corvine stanno a mezz'acqua all'ombra di una
grande pietra e non si spostano se ci si avvicina. Da un masso sbuca un dentice e anche
lui si lascia guardare, mentre poco più in là
un'orata bruca incurante di subacquei e bolle.
Intanto ci si accorge di essere sotto scorta
perché un sarago maggiore di dimensioni
generose, sempre lo steso, segue i subacquei
come un cagnolino pronto a posare per il
primo piano se c'è qualche fotografo. Più a
fondo scivola sulla posidonia uno sciame
argentato di barracuda. Quando sembra di aver
gustato tutto lo spettacolo, ci si accorge che
manca ancora il finale. Una zona di massi
sparsi tra la posidonia con due più alti e
S
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Lo scrigno sommerso
appuntiti offre l'ultima sorpresa: sulla foglie
piegate sta posata un'enorme cernia che, se
non si sa che c'è, si rischia di finirci addosso.
Si arriva ad un metro quando lei si solleva e si
sposta lentamente. Ed eccone comparire un'altra, poi un'altra ancora e un'altra. Comincia
così un gioco a rimpiattino tra i massi con i
cernioni che sembrano stare assolutamente al
gioco.
così in tutti i punti d'immersione, sia tra
i calcari di Tavolara, che tra i graniti lisci
di Molara. E' così alla Secca del Papa,
dove al ritorno del pesce si aggiunge il rutilante gioco delle gorgonie rosse e gialle. È una
delle più belle secche del Mediterraneo. A
circa un quarto di miglio da riva dai 42 metri
del fondo si innalza, fino a 15, il pinnacolo
più alto. Lo circonda una nuvola di castagnole, pronte ad aprirsi e subito a ricompattarsi
per il frequente arrivo di voraci ricciole. Giù
dal colmo della secca, scendendo verso nord
ovest si aprono, tra sciami di castagnole rosse,
i grandi ventagli delle paramuricee. La luce
delle torce fa risaltare il rosso vivo delle colonie; molte hanno una variante di colore gialla
È
15
In alto, una coppia di murene
a Molarotto, in zona A.
In basso, un gruppo di dentici
in caccia alla Secca del Papa
a Tavolara
Tavolara Punta Coda Cavallo
Lo scrigno sommerso
In immersione alla Secca
di S.Teodoro.
In basso, una nuvola
di castagnole.
e l'impatto visivo è ancora maggiore.
Costeggiando altre due guglie più basse, ricoperte anch'esse dalle gorgonie, si giunge su
un'ampia zona di coralligeno. Mimetizzate sul
fondo, un pò guardinghe, ma curiose, 5 o 6
grandi cernie osservano la discesa dei subacquei. Solo quando la distanza si fa troppo
stretta si sollevano e lentamente guadagnano
un anfratto, pronte a riaffacciarsi per controllare cosa succede. Può accadere che, mentre si
osservano le evoluzioni dei grandi serranidi,
improvvisamente compaia un branco di grossi
dentici: immagine fugace, ma così forte da
restare a lungo negli occhi. Al ritorno la piramide della secca sembra indicare la via verso
la superficie. Ma c’è anche il gran finale con
un folto sciame di barracuda dalle livree
lucenti che scivola lentamente tra i rilievi e
poi inizia ad inanellare misteriosi girotondi.
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I
fondali del versante sud di Tavolara sono
caratterizzati dall'ambiente di falesia, che
in alcuni punti scende diritta fino alla profondità di 22 m. Al piede della parete ampie
frane di massi, brucate dai ricci, si alternano
a zone colonizzate da Posidonia oceanica.
Piccoli condotti carsici si aprono in vari punti
creando tipici ambienti di grotta dove si
riproducono le magnose (Scyllarides latus). Il
lato nord dell'isola invece è contornato da una
ristretta zona di frana, poco profonda, che termina su una piana detritica dove è insediata
la prateria di posidonia.Tutta la falesia sommersa di Tavolara, per la sua natura calcarea è
segnata dalla presenza di animali demolitori e
di alghe costruttrici. Dentro il calcare infatti
si insediano spugne (Cliona) e bivalvi
(Lithophaga) che indeboliscono la struttura
della parete, sottoposta all'incessante azione
17
Un’aragosta ha cercato
rifugio all’interno
di una grotta, a Tavolara
Tavolara Punta Coda Cavallo
erosiva delle onde. Al contrario, nelle zone con
minore illuminazione, alghe rosse calcaree
costruiscono formazioni sporgenti, ricche di
anfratti che divengono ambienti adatti ad una
miriade di altri organismi. Una specie in particolare modella concrezioni a forma di marciapiede che si protendono dalla roccia, appena
sotto il livello del mare, in corrispondenza di
spaccature soggette ad un forte idrodinamismo. Lithophyllum lichenoides è il suo nome ed
è un indicatore di buona salute ambientale,
essendo particolarmente sensibile agli agenti
inquinanti, soprattutto agli idrocarburi.
N
In alto, un cerianto offre
riparo tra i suoi tentacoli a
giovanissimi re di triglie.
In basso, le olive di mare
sono i frutti della posidonia.
otevolmente diverso è il paesaggio sottomarino attorno a Molara, alle isole più
piccole e più a sud sulle Secche di San
Teodoro. I graniti riproducono sott'acqua gli
scenari della terra emersa. Grandi panettoni di
roccia fessurati, bucati e ricchi di tafoni ricoprono il fondo. Lo Scoglio del Fico a poche
decine di metri da Molara è il prototipo di questa sequenza di secche rocciose. Sott'acqua il
granito è ricoperto da un sottile feltro di alghe
su cui spiccano frequenti le colonie di idrozoi,
popolate da colorati nudibranchi; nelle zone
d'ombra compaiono i rossi, i gialli e gli arancioni delle spugne. Nelle spaccature e negli
anfratti sono comuni le corvine e le cernie.
Molto diffusi i saraghi fasciati, sempre più diffusi i saraghi maggiori. La Secca di San
Teodoro, di fronte alla grande spiaggia della
Cinta, è molto vasta ed è formata da numerosi
rilievi di granito dalle forme rotondeggianti. Ai
margini delle zone rocciose più ampie, tra
massi accatastati, spesso vi sono passaggi e
scorci suggestivi. Usuale l'avvistamento di
sciami di barracuda, cernie, corvine e murene.
I rilievi sono circondati da ampi praterie di
posidonia e da zone detritiche e l'immersione
ha in genere uno sviluppo itinerante e ad ogni
catasta di massi si può trovare una sorpresa.
Lo scrigno sommerso
tà di pesce, soprattutto saraghi e salpe e al
margine delle rocce nel blu branchi di dentici
spesso di grosse dimensioni.
’è infine per gli appassionati l’attrattiva
dei relitti. A partire dalla Chrisso, arenatisi contro gli scogli di Punta La Greca la
notte di Capodanno del 1974 e successivamente smantellata con inesorabile progressione della violenza delle onde. È in bassissima
profondità ma offre scorci suggestivi e osservazioni interessanti. Al largo di Molara c’è il
relitto dell’Oued Yqem, una nave da carico
francese affondata nel 1941 da un sommergibile. Tra i resti martoriati si nascondono saraghi, grosse cernie, murene e gronghi. A ridosso dello scoglio dei Fratelli giace smembrato
in più tronconi il relitto dell’Omega, residuo
del drammatico naufragio in una notte di tempesta del 1974. Circondato dalla prateria di
posidonia, spesso è teatro di scorribande di
sciami di ricciole. Infine c’è il misterioso relitto di un aereo, un Reggiane 2001, al largo di
Molara, l’unico esemplare rimasto di questo
velivolo della seconda guerra mondiale.
C
a Molara fino a Molarotto alle forme arrotondate si sostituisce un paesaggio subacqueo irto di guglie che si alternano a
larghe zone di detrito e posidonia dove spesso
svettano grandi nacchere (Pinna nobilis). Più a
fondo intricate costruzioni di coralligeno
danno rifugio a cernie, saraghi e aragoste. Le
guglie sono la componente fondamentale del
paesaggio di Punta Arresto, dove si nuota tra
profondi canyons orlati dai picchi di granito,
macchie di posidonia, chiazze di detrito e
accumuli di massi. Dovunque una gran quanti-
D
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In alto, immersione
sul relitto della Chrisso.
In basso, paramuricee rosse
e gialle alla Secca del Papa.
Tavolara Punta Coda Cavallo
Cartografia e regolamento
L'Area Marina Protetta "Tavolara Punta Coda Cavallo", affidata al
Consorzio costituitosi tra i tre
comuni di Olbia Loiri Porto San
Polo e S.Teodoro come Ente
gestore, è stata istituita secondo
la Legge 979 del 1982, integrata
dalla Legge 394 del 1991, con
Decreto del Ministero dell'Ambiente, il 12.12.97 e successive modifiche. Occupa un’area di
mare di 15.000 ha circa, suddivisa in zone a diverso grado di tutela secondo lo schema seguente:
ZONA A - Riserva Integrale
è consentito:
- L'accesso al personale dell'Ente
Gestore, per attività di servizio, e
al personale scientifico, per lo
svolgimento di ricerche debitamente autorizzate.
- La realizzazione di visite guidate
subacquee, regolamentate dall'Ente
Gestore, in aree limitate secondo
percorsi
prefissati,
tenendo
comunque conto delle esigenze di
elevata tutela ambientale.
Sono vietati:
- La balneazione.
- La pesca professionale e sportiva.
- Il transito di natanti fatta eccezione per quelli dell'Area Marina
Protetta.
ZONA B - Riserva Generale
è consentito:
- La navigazione a natanti ed
imbarcazioni a bassa velocità (non
oltre i 10 nodi).
- Le visite anche subacquee regolamentate dall'Ente Gestore dell'Area
Marina Protetta.
Da Molara un insieme
della porzione
settentrionale dell’AMP,
fino a Capo Ceraso
- La balneazione.
- L'ormeggio alle apposite strutture predisposte dall'Ente Gestore
dell'Area.
- La piccola pesca, con attrezzi
selettivi che non danneggino i fondali, ai pescatori professionisti dei
Comuni le cui coste sono comprese
nell'Area Marina Protetta, con un
carico giornaliero regolamentato
dall'Ente Gestore.
Sono vietati:
- La pesca professionale con reti a
strascico e cianciolo.
- La pesca sportiva con qualunque
mezzo esercitata.
ZONA C - Riserva Parziale
è consentito:
- La navigazione a natanti e imbarcazioni
- L'ormeggio come regolamentato
dall'Ente Gestore.
- Le immersioni subacquee, compatibili con la tutela dei fondali.
- La piccola pesca, (con attrezzi
selettivi che non danneggino i fondali, ai pescatori professionisti dei
Comuni le cui coste sono comprese
nell'Area Marina Protetta.
- La pesca sportiva con lenze e
canne da fermo.
DISCIPLINA PROVVISORIA
Nell'Area Marina Protetta vige una
disciplina provvisoria emanata dalla
Capitaneria di Porto di Olbia che
regola nel dettaglio le diverse attività e prevede tra l'altro, che nelle
zone "B" e "C" è vietato l'ancoraggio, salvo che sui fondali sabbiosi o
ciottolosi e nelle aree appositamente individuate ed attrezzate.
Dalla cresta di Tavolara
una visione sulla parte
meridionale dell’AMP,
con Molarotto, Molara
e Capo Coda Cavallo
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Tavolara Punta Coda Cavallo
Per uno
sviluppo
compatibile
’Area Marina Protetta Tavolara Punta Coda
Cavallo comprende i territori costieri dei
tre comuni di Olbia, Loiri Porto San Paolo
e San Teodoro. La costituzione del Consorzio
dei tre Comuni e l’affidamento ad esso della
gestione hanno consentito di dare pieno sviluppo alle attività di programmazione e di
gestione e di superare la fase dell’ordinaria
amministrazione in precedenza svolta in modo
lodevole dalla Capitaneria di Porto di Olbia.
L’AMP ha ottenuto la certificazione di qualità
ambientale SGA, secondo EMAS, e ha avviato
un programma di gestione ambientale 20042007. Una serie di interventi sono già stati
attuati per l’attiva zione di un sistema di sedi
L
Per uno sviluppo compatibile
periferiche e di centri visita con l’obbiettivo di
un aumento della sensibilità e dell’affermazione del ruolo dell’AMP. Una seconda linea di
progetti è finalizzata alla riduzione degli scarichi a mare, dei rifiuti incontrollati, dei motori inquinanti e dei fenomeni di erosione
costiera. Un terzo gruppo di progetti riguarda
gli effetti sulla biodiversità dovuti alla presenza di Caulerpa taxifolia ed agli ancoraggi
non controllati. Al fine di ridurre il rischio di
incidenti ambientali e per la diffusione di
regole di corretta fruizione è in allestimento
un sistema di sorveglianza e vigilanza autonomo. Altre risorse sono state indirizzate verso
progetti di educazione ambientale nelle scuole e di fruibilità e conoscenza del territorio.
Infine un considerevole sforzo sarà sviluppato
per aumentare la fruibilità gestita e compatibile dell’Isola di Tavolara, con l’obiettivo di
farla divenire il centro anche culturale
dell’AMP.
olti di questi progetti sono già in corso
di attuazione e tutti concorrono all’obbiettivo primario dell’attività dell’Ente
gestore: affermare la possibilità di conservare
una risorsa naturale di valore inestimabile,
senza ridurre le possibilità di sviluppo.
M
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Pagina a sinistra in alto:
Tavolara dalla spiaggia di
Spalmatore di Terra.
In basso, nella visone aerea
Capo Coda Cavallo, Molara
e la falesia meridionale
di Tavolara, in una giornata
di Agosto.
In questa pagina in alto,
la spiaggia di Brandinchi
nel mese di Agosto e
sullo sfondo Tavolara.
Tavolara Punta Coda Cavallo
Consorzio tra i Comuni di Olbia,
San Teodoro e Loiri Porto San Paolo
Ente gestore - Via Dante 1,
07026 Olbia
Tel 0789 203013 fax 0789 204514
eMail: [email protected]
Info Points
I.CI.MAR. - Museo del Mare
Via Niuloni 1, 08020 San Teodoro
0784 866010
Pro Loco
Porto San Paolo 07020
0789 480105
Comune di Loiri Porto San Paolo
(07020) SS
V. Dante
Tel. 0789.41.10.6
Fax 0789.41.01.6
Comune di Olbia
(07026) SS
C. Umberto 1
Tel. 0789.52.000
Fax 0789.25.007
Indirizzi utili
Comune di San Teodoro
(08020) NU
P. Emilio Lussu 1
Tel. 0784.86.09.99
Fax 0784.86.51.92
Capitaneria di Porto
Olbia
V.le Isola Bianca 07026 (SS)
Tel. 0789.21.24.3
Fax 0789.27.737
Dall’isola Piana, gli isolotti
dei Topi e Verde, la falesia
settentrionale di Tavolara e la
rocca di Punta Timone con le
antenne della base militare.
Edizione a cura
dell’Editrice Taphros
Immagini e testi: Egidio
Trainito; la foto grande di
pag. 14 è di Will Postlethwaite
Stampa e allestimento:
Poligrafica Solinas, Nuoro
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Area Marina Protetta Tavolara Punta Coda Cavallo